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Sommario del 09/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al nuovo ambasciatore del Regno Unito : il relativismo morale causa frustrazione, disperazione e violenza
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Becciu presiede l’Eucaristia con i vescovi ordinati nell’ultimo anno
  • La settima giornata del Congresso eucaristico nazionale
  • Oggi in Primo Piano

  • Sale l'allarme terrorismo negli Usa. L'ambasciatore Diaz: dialogo e lotta alla povertà per vincere la violenza
  • Siccità nel Corno d'Africa: violenze contro i profughi affamati
  • Più di 600 i migranti ancora tenuti in ostaggio dai predoni nel Sinai
  • Il saluto del cardinale Tettamanzi alla diocesi di Milano
  • Convegno di spiritualità ortodossa al Monastero di Bose. Intervista col priore Enzo Bianchi
  • Il cardinale Ravasi alla Sagra Musicale Umbra: ritrovare un rapporto fecondo tra musica e fede
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: un cristiano ucciso durante il pellegrinaggio a Mariamabad
  • India: nel Karnataka, giovani aggrediti e arrestati per essersi convertiti al cristianesimo
  • Entra nel vivo la Campagna Noppaw per il Nobel alle donne africane
  • Cile: raccolta fondi della Chiesa in aiuto delle popolazioni del Corno d’Africa
  • Sud Sudan: l’incoraggiamento dei vescovi per una riconciliazione politica
  • Irlanda: contro gli abusi, è necessaria la cooperazione tra Chiesa e Stato
  • Usa: proposta di legge per proclamare monumento nazionale la croce di Ground Zero
  • 11 settembre. Il messaggio del Consiglio Mondiale delle Chiese: “Costruire insieme la pace”
  • Australia: aperta a tutti la commemorazione delle vittime delle Torri Gemelle
  • Giappone: a 6 mesi da sisma e tsunami, la Caritas accanto alla popolazione colpita
  • Argentina: la colletta "Más por Menos" in difesa e promozione della vita
  • Regno Unito: celebrazioni per il primo anniversario della visita del Papa
  • Svizzera: per la prima volta un laico eletto segretario generale della Conferenza episcopale
  • Ungheria. I vescovi: i cattolici dichiarino la propria identità cristiana in occasione del censimento
  • Burundi: le sfide dell’etica globale al centro di un seminario promosso dai vescovi
  • Congo: venti religiosi in missione nel mondo su mandato del cardinale Monsengwo
  • Hong Kong: gli 80 anni dell'Holy Spirit Seminary
  • La visita del cardinale Vallini a mons. Sigalini, in ospedale dopo un incidente
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama presenta il piano da 447 miliardi di dollari contro la crisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al nuovo ambasciatore del Regno Unito : il relativismo morale causa frustrazione, disperazione e violenza

    ◊   Istruzione, opportunità sociali, occupazione: è quanto chiede il Papa, nel discorso al nuovo ambasciatore del Regno Unito, Nigel Marcus Baker, ricevuto stamani a Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere credenziali. Benedetto XVI apprezza le iniziative a livello internazionale della Gran Bretagna per la riduzione del debito e i finanziamenti allo sviluppo e ricorda gli insegnamenti del Beato cardinale Newman, utili a quanti “cercano soluzioni alle questioni politiche, economiche e sociali della nostra epoca”. Nelle parole del Papa anche un richiamo alla storica visita della regina in Irlanda e il richiamo ai disordini di quest’estate. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Quando le politiche non tengono conto o non promuovono valori oggettivi, il risultante relativismo morale, invece di condurre ad una società libera, giusta e solidale, tende a produrre frustrazione, disperazione, solitudine e disprezzo per la vita e la libertà degli altri”. Così il Papa ricorda le violenze avvenute quest’estate per le strade di molte città della Gran Bretagna, incoraggiando a sostenere “eccellenza nell’istruzione, opportunità sociali e mobilità economica, occupazione a lungo termine”. Benedetto XVI chiede chiaramente che il benessere sia meglio distribuito nella società. Sottolinea strade da percorrere: “difendere i valori essenziali di una società sana, attraverso la difesa della vita e della famiglia; un’educazione morale dei giovani; una fraterna considerazione dei poveri e dei deboli. A questo – assicura il Papa – continuerà a dare il suo contributo la Chiesa cattolica locale. “La Santa Sede e il Regno Unito – afferma il Papa – continueranno a condividere un interesse comune per la pace tra le nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli in tutto il mondo, in particolare poveri e deboli, e la diffusione dei diritti umani autentici”. Il tutto attraverso “uno stato di diritto e un giusto governo partecipativo”. Benedetto XVI ricorda il successo della recente storica visita della regina Elisabetta in Irlanda definendola “una tappa importante nel processo di riconciliazione con l’Irlanda del Nord che – aggiunge – sta felicemente diventando sempre più stabile nonostante alcuni episodi nei mesi scorsi”. E Benedetto XVI lancia il suo appello affinchè piuttosto che ricorrere alla violenza “si cerchi sempre la via del dialogo per la pace e la prosperità dell’intera comunità”. A proposito dell’intera famiglia umana, Benedetto XVI esprime parole di apprezzamento per le iniziative della Gran Bretagna in quanto Paese donatore di aiuti e loda il recente annuncio del premier Cameron di blindare il budget di aiuti previsti. Benedetto XVI sottolinea che lo sviluppo dei Paesi in difficoltà è anche a beneficio di quelli ricchi e chiede “non solo la creazione di mercati economici ma anche la promozione del rispetto reciproco, della solidarietà”, alla luce della visione cristiana dei diritti e della dignità della persona. Il Papa chiede “modelli di sviluppo che utilizzino le moderne conoscenze per lo sfruttamento delle risorse naturali nel rispetto dell’ambiente.

    Nigel Marcus Baker, laureato in storia, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1989 e da allora, tra gli altri, ha ricoperto diversi incarichi in ambasciata ed è stato ambasciatore in Bolivia. Proprio oggi compie 45 anni.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche mons. Bruno Musarò, arcivescovo tit. di Abari, nunzio apostolico a Cuba; mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia (Italia), con il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

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    Mons. Becciu presiede l’Eucaristia con i vescovi ordinati nell’ultimo anno

    ◊   Ieri mattina, nella Festa della Natività della Vergine Maria, il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Chiesa del Regina Apostolorum di Roma, insieme con i 119 presuli ordinati negli ultimi dodici mesi, provenienti da 35 Paesi, che partecipano al convegno annuale promosso dalla Congregazione per i Vescovi. Con l’arcivescovo hanno concelebrato, tra gli altri, il cardinale Marc Ouellet e l’arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, rispettivamente presidente e segretario del dicastero. Nell’omelia, mons. Becciu, commentando il Vangelo proposto dalla liturgia della Natività di Maria, ha affermato che “tutto è nelle mani di Dio e tutto è anche nelle nostre mani. La realizzazione di ogni progetto buono e giusto che serve per il bene di tutti, dipende dall’incontro di due sì, di due volontà e di due libertà che si intrecciano e combaciano: quella di Dio e quella di ciascuno di noi. In questa prospettiva, nella vita personale come nelle attività pastorali, da una parte dobbiamo impegnarci come se il risultato dipendesse totalmente dai nostri sforzi, dall’altra non dobbiamo dimenticare che il vero successo della nostra missione è totalmente dono della Grazia”. Mons. Becciu, ricordando le parole dette dal Risorto: «Sono con voi fino alla fine del mondo», ha affermato: “Il Dio che è in noi è il Dio che rimane tra noi. Non siamo da soli a portare avanti il compito pastorale, ma siamo uniti nell’amore e nella fede a tutti i fratelli nell’episcopato. Il Dio fra noi è la nostra forza e la nostra gioia”. Quindi, parlando del “sì” Maria, ha rilevato: “Come vescovi siamo chiamati alla medesima disponibilità nei confronti della Parola di Dio, ad accoglierla, a farla diventare carne nella nostra vita, fino a generare attorno a noi la Chiesa”.

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    La settima giornata del Congresso eucaristico nazionale

    ◊   L’Eucaristia come riferimento del cristiano nella sua vita di cittadino è il tema della settima giornata del XXV Congresso eucaristico di Ancona che continua a svilupparsi con celebrazioni e dibattiti nelle diverse città marchigiane. Ieri la Processione Eucaristica ha richiamato nel centro della città circa diecimila fedeli. Intanto aumentano le presenze nel capoluogo in attesa delle celebrazioni conclusive di domani e della grande giornata di domenica 11 settembre, quando sarà Benedetto XVI a chiudere questo raduno ecclesiale dedicato al rinnovamento della fede nell’Eucaristia. Da Ancona il servizio di Fabio Colagrande:

    L’esclamazione di San Pietro nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni “Signore da chi andremo?”, tema centrale del Congresso di Ancona, è stata il punto di partenza stamani, alla Fiera de capoluogo marchigiano, della Lectio del vescovo ausiliare di Milano, Franco Giulio Brambilla, che ha introdotto il tema ‘Eucaristia e cittadinanza’. Se nella sua professione di fede il primo degli Apostoli afferma che solo Gesù ‘ha parole di vita eterna’ oggi noi cristiani dobbiamo chiederci quali conseguenze concrete ha questa affermazione nella nostra vita ecclesiale e sociale. ‘La Chiesa è insieme il luogo e il frutto della Parola di vita eterna, solo se diventa spazio della comunione. E la Chiesa e il cristiano sono segni di vita eterna solo quando diventano luoghi della carità e costruiscono la città nella giustizia e nella speranza’ ha ricordato il teologo. E’ toccato poi al Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lorenzo Ornaghi e a Francesco Belletti, responsabile del Forum delle Associazioni familiari, riflettere sui modi nuovi in cui i cattolici possono testimoniare la fede eucaristica anche in ambito civile. Da entrambi è giunto il monito a diminuire l’egemonia della politica nella vita cittadina, per dare spazio ad altre forme di partecipazione civile dei cattolici. D’altronde che la sfera politica debba oggi servire il bene comune ‘senza esercitare alcuna egemonia nella vita della città, ma lasciando spazio alle diverse forme sociali che si dispongono in rete attorno alla persona e alle sue relazioni’, lo aveva affermato nei giorni scorsi ad Ancona anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Crociata. ‘Oggi non ha senso un partito cattolico in Italia’ ha affermato il prof. Ornaghi. ‘La presenza civile dei cattolici nella società pubblica è così importante che richiede strumenti diversi di una realtà partitica temporalmente limitata’. ‘I cattolici – ha aggiunto il politologo - possono avere una presenza più efficace nell’arena politica attraverso una partecipazione a più livelli nutrendo le rappresentanze sociali con le loro caratteristiche di solidarietà, e con gli strumenti della sussidiarietà’.

    ‘La ricchezza che può offrire la Chiesa alla città – ha aggiunto Lucia Fronza Crepaz del Movimento dei Focolari - è la sua capacità di mettere assieme tutti i soggetti della società in tutti i campi, e di fare di questo un punto di forza’, creando così ‘uno spaccato di città che non guarda alla tutela del proprio mondo cattolico, ma guarda, insieme, al bene comune’.

    Ai lavori in corso in un’altra diocesi della Metropolia, Osimo, è intervenuto poi sul tema ‘Eucaristia: fonte per l’accoglienza’ il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò. Declinando l’efficacia civile del Sacramento Eucaristico sul fronte di una delle questioni più urgenti della società civile italiana il presule ha sottolineato che ‘nell’Eucaristia troviamo l’intima unione con Dio, Unità e Trinità, e nello stesso tempo incontriamo i fratelli e le sorelle migranti e itineranti, intimamente uniti a Gesù Cristo, che per ciascuno di noi ha dato la vita’. Gli immigrati che popolano le città italiane, ha dunque spiegato il presule, rappresentano Gesù nel mondo di oggi, soprattutto dove e quando ‘si fa sentire più acuto il grido di sofferenza e ricerca di aiuto che lanciano’.

    Ieri il centro storico di Ancona ha vissuto un momento di devozione eucaristica che ha coinvolto anche i cittadini più distratti e aumentato il clima di partecipazione a questo raduno ecclesiale nazionale in attesa della visita del Papa. Circa diecimila persone hanno infatti preso parte a una Processione eucaristica ‘da mare a mare’ che ha percorso in preghiera le strade della capitale dorica con un corteo orante di circa due chilometri.

    ‘Camminiamo con il Corpo eucaristico di Cristo lungo le strade – ha spiegato durante la Santa Messa nell’area portuale l’arcivescovo Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali - per ricordare che nel cammino della vita noi non siamo soli: il Figlio divino nato da Maria si è fatto a noi vicino, è diventato nostro compagno di viaggio’.

    Nella giornata dedicata a ‘Eucaristia e tradizione’ è intervenuto ieri alla Fiera di Ancona, nell’ambito del XXV Congresso eucaristico italiano, il vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, che ha rivolto a una platea di sacerdoti, seminaristi e diaconi una riflessione dedicata al valore dell’Eucaristia per coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine. Il nostro inviato Fabio Colagrande gli ha chiesto cosa significa per un sacerdote riscoprire il senso dell’Eucaristia:

    R. – Vuol dire riscoprire il senso del Sacramento eucaristico perché la freschezza dell’Eucaristia dal punto di vista del discepolo deve essere una riscoperta rinnovata continuamente. Nell’Eucaristia il discepolo ha la possibilità di incontrare il suo Signore, quindi è il significato fondamentale della sua vita che viene evidenziato e ha la prospettiva ministeriale del mettere al servizio della gente del popolo di Dio quel dono straordinario di amore che l’Eucaristia rappresenta per lui. Quindi in questo senso l’Eucaristia risponde alle domande fondamentali della vita dell’uomo: che cosa devo fare della mia vita e che cosa posso fare per gli altri? Per un prete la risposta a questo è esattamente nell’essere discepolo e nel volere così bene alla gente da spendere la propria vita perché la gente possa conoscere e accogliere l’amore di Dio che in Gesù Cristo ci è donato.

    D. – Lei qui ad Ancona ci ha detto: noi sacerdoti non siamo conservatori, difensori di un’antica tradizione che continuano a ripetere e si lamentano della degenerazione dei costumi della società ma siamo altro…

    R. – Sì, volevo dire che tutto il senso della nostra vita è quel progetto di Dio sul mondo e sulla umanità che va nella direzione della comunione e della dedizione reciproca, cioè quel progetto che ha in Gesù Cristo una sua realizzazione anticipata. Viviamo in una prospettiva di futuro, la memoria che ci portiamo nel cuore, che è una memoria di un amore grande ricevuto, ed è esattamente quella che ci attrezza per costruire insieme con tutti gli uomini una umanità più umana, quella che Paolo VI chiamava la “civiltà dell’amore”.

    D. - Quanto è importante per lei questa prospettiva dell’Eucaristia per la vita quotidiana, per rinnovare proprio l’evangelizzazione, la pastorale?

    R. – La sfida è soprattutto questa, cioè riuscire a intrecciare l’Eucaristia con l’esperienza quotidiana. E’ importante perché l’Eucaristia pone un valore fondamentale che è quello dell’amore e del servizio come valore supremo, per cui tutti gli altri valori della vita umana, dai valori fisici a quelli sociali, a quelli culturali, hanno nell’amore oblativo il loro riferimento fondamentale e questo dà un ordine alla vita, dà un ordine ai valori, dà una gerarchia e quindi permette di muoversi con scioltezza dentro al mondo. La cosa importante è però riuscire a collegare questo con tutto l’impegno quotidiano, perché allora diventa significativo.

    R. – Infine, come membro della Cei che importanza dà a questo raduno ecclesiale attorno alla fonte e al culmine della vita della Chiesa, che si concluderà con la presenza di Benedetto XVI?

    D. – E’ ancora uno di quei momenti, di quegli eventi che ci aiutano a crescere come Chiesa nel senso della comunione, dell’unità e della percezione della vocazione storica che la Chiesa italiana ha adesso, oggi. (bf)

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    Oggi in Primo Piano



    Sale l'allarme terrorismo negli Usa. L'ambasciatore Diaz: dialogo e lotta alla povertà per vincere la violenza

    ◊   Sale l’allarme terrorismo negli Stati Uniti a due giorni dalle commemorazioni per i 10 anni degli attentati dell’11 settembre 2001. Il presidente Obama ha chiesto di raddoppiare gli sforzi di fronte a una minaccia credibile di attacchi in occasione delle cerimonie a New York e Washington. I vescovi statunitensi hanno sottolineato in un comunicato che questo anniversario, oltre a ricordare quanti sono stati colpiti dalla violenza terrorista, chiama tutti i cittadini a “mettere da parte le differenze”; è urgente – affermano - ritrovare “uno spirito di unità per rinnovare il Paese e il mondo”. L’11 settembre, infatti, ha affermato ai nostri microfoni l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Miguel Diaz, è una giornata tragica per l’intera umanità. Ascoltiamo la sua riflessione in questa intervista di Alessandro Gisotti:

    R. – L’anniversario dell’11 settembre è anzitutto un giorno per far memoria di coloro che abbiamo perso ed essere vicini alle loro famiglie. Cittadini di più di 90 Paesi sono morti in questi tragici attacchi. Ma vogliamo ricordare anche coloro che cercano una vita migliore e continuare lo sforzo comune per prevenire nuovi attacchi.

    D. – Quali sono, secondo lei, i cambiamenti più profondi che l’11 settembre ha causato nella società americana?

    R. – Ovviamente l’11 settembre è stato un giorno di solidarietà umana: gli attentati hanno infatti portato ad una unione nazionale e – penso – internazionale. Lo spirito di resistenza, lo spirito di resistenza umana è un qualcosa che è stato veramente evidente…

    D. – Com’è possibile costruire ponti di dialogo tra religioni e culture e ponti di pace nel mondo del dopo 11 settembre?

    R. – Adesso è ancora più importante continuare questo sforzo, che abbiamo già cominciato in diverse parti del mondo, per convertire il dialogo in azione comune. E’ molto importante continuare il dialogo interreligioso e interculturale per offrire l’opportunità di costruire ponti fra le differenti culture, fra i differenti popoli del mondo. E’ molto importante continuare questo dialogo, ma soprattutto è importante continuare un’azione comune: la lotta contro la povertà, la lotta contro la violenza. Questo è il tipo di dialogo internazionale che dobbiamo continuare.

    D. - In questo decimo anniversario quali sono le sue speranze per il futuro?

    R. – Penso che sia molto importante continuare l’apertura all’altro. Le differenze non devono diventare un momento di violenza: la differenza deve diventare opportunità per imparare dall’altro, che cosa l’altro può offrirci e che cosa io posso offrire all’altro. (mg)

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    Siccità nel Corno d'Africa: violenze contro i profughi affamati

    ◊   E’ sempre drammatica la situazione umanitaria in Somalia. Nella sola Mogadiscio si stima che si siano riversate oltre 120 mila persone in fuga dalla carestia. Una situazione che il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), Ong che opera in Somalia da oltre 20 anni, ritiene in peggioramento almeno fino al dicembre di quest’anno. Attualmente Mogadiscio è sotto il controllo del governo di transizione, ma molte aree del Paese sono ancora in mano agli estremisti islamici "Shabab" e lì resta difficoltoso far giungere gli aiuti. Oltre alla grave carestia, a suscitare l’allarme internazionale sono gli episodi di violenza che vengono commessi quotidianamente a danno dei rifugiati, tanto che lo stesso comandante dell'Amisom, il contingente internazionale dell’Unione Africana, ha richiesto il dispiegamento di altri 3 mila uomini. Proprio sul cibo e sugli aiuti, inoltre, incombe nella capitale la piaga della corruzione. Stefano Leszczynski ha intervistato Rosaia Ruberto, coordinatrice dei programmi del Cisp in Somalia.

    R. – La situazione a Mogadiscio è veramente drammatica. Le Nazioni Unite hanno dichiarato una sesta regione in stato di carestia. Gli sfollati continuano ad arrivare a Mogadiscio sperando di poter accedere almeno a un minimo di assistenza, tutti i giorni. Attualmente ci sono 190 campi di insediamenti spontanei di sfollati che a migliaia continuano ad arrivare dalle zone colpite.

    D. – Poi ci sono molti centri in cui resta ancora difficilissimo poter giungere con i soccorsi…

    R. - In Somalia attualmente il territorio più accessibile è nelle zone controllate dal governo transitorio, che sono aumentate a partire da luglio, ma molte zone rimangono inaccessibili per il personale espatriato.

    D. - Qual è la situazione sanitaria?

    R. – La situazione è veramente molto grave. Ci sono i rapporti dei nostri operatori sanitari che ci avvertono che non riescono assolutamente a far fronte alle richieste. Operatori che devono assistere, purtroppo, alla morte di bambini tutti i giorni, perché nonostante noi forniamo medicinali e supportiamo queste strutture, la situazione si è talmente aggravata che noi non abbiamo potuto subito avere accesso a fondi sufficienti per coprire tutte le esigenze.

    D. – Oltre alla situazione della carestia e del conflitto, ci sono altre emergenze che riguardano categorie sociali molto deboli come le donne, i bambini…

    R. – Effettivamente questo è un problema grave. Si stanno lanciando varie iniziative di sensibilizzazione, di formazione del personale, e per la creazione di centri comunitari di protezione perché crediamo molto nella capacità della comunità stessa di proteggere i propri membri più deboli. Questi sono interventi un po’ più a medio lungo termine, non è qualcosa che si risolve dall’oggi al domani. (bf)

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    Più di 600 i migranti ancora tenuti in ostaggio dai predoni nel Sinai

    ◊   Incatenati in container nel deserto del Sinai e sottoposti a torture e sevizie per chiedere a parenti e amici di pagare il riscatto ed essere liberati dai propri aguzzini. E’ la drammatica condizione in cui si trovano centinaia di profughi, soprattutto eritrei ed etiopi, tenuti in ostaggio da trafficanti di esseri umani al confine tra Egitto e Israele. Questo turpe traffico, di cui si è cominciato ad avere notizia nel mese di novembre del 2010, prosegue ancora oggi, spesso senza adeguata attenzione mediatica. Su questa vicenda - per la quale si moltiplicano gli appelli tesi a sollecitare l'intervento della comunità internazionale - si sofferma, al microfono di Hélène Destombes, il sacerdote eritreo responsabile a Roma dell’agenzia Habesha, don Mussie Zerai, che è riuscito a stabilire un contatto diretto, via telefono, con alcuni degli ostaggi:

    R. - Tanti di loro sono stati liberati o perché qualcuno ha pagato o magari perché sono riusciti a fuggire. Anche se con la rivoluzione che c’è stata in Egitto molte cose sono cambiate, il ciclo però si ripete: continuano ad esserci persone che cercano di attraversare il confine con Israele e, quindi, nuovi ostaggi finiscono nelle mani dei trafficanti. Abbiamo avuto notizie di ragazzi che sono stati uccisi e di cadaveri che sono stati trovati con evidenti segni di torture. Attualmente, si parla di circa 600 persone che si trovano ancora in ostaggio dei trafficanti.

    D. - Dopo la caduta di Hosni Mubarak la situazione è peggiorata?

    R. - Si può dire che non è cambiato nulla. Già allora questi trafficanti agivano liberamente. Anzi, si può quasi dire che il caos della rivoluzione li abbia favoriti per via dell’assenza del governo e di controllo. In alcuni casi, abbiamo addirittura avuto notizie di trafficanti che andavano ad assaltare alcune postazioni della polizia dove erano tenuti dei profughi - arrestati dalla polizia stessa - che tentavano di attraversare il confine con Israele. Questi venivano presi dai trafficanti per essere poi portati in questi container o, in certi casi, in strutture sotterranee.

    D. - La Comunità Internazionale come potrebbe e dovrebbe muoversi per cercare di risolvere questo dramma?

    R. - Deve soprattutto convincere l’Egitto ed Israele che sarebbe nel loro interesse avere il controllo totale di quell’area grigia che, in questo momento, è diventata una terra franca, dove questi trafficanti sequestrano e vendono gli esseri umani come fossero oggetti. Questa fetta di terra del Sinai è diventata un po’ come il Far West.

    D. - Molti osservatori affermano poi che il deserto del Sinai, dopo la rivoluzione egiziana, è diventato un rifugio per i combattenti di Al Qaeda ed anche di Hamas…

    R. - Non ho nessuno riscontro per affermare o negare quest’osservazione. Lì, però, ci può essere di tutto, anche gruppi estremisti di Al Qaeda o di altro genere. Non ho elementi certi per affermare quali gruppi siano davvero presenti. Certamente vi sono gruppi armati.

    D. - Chi sono questi ostaggi?

    R. - Ci sono eritrei, etiopi, e di recente mi hanno informato di un gruppo di sudanesi del Darfur rapiti e trattenuti nel Sinai. Viene chiesto loro di pagare fino a 35 mila dollari a persona per essere liberati.

    D. - Quali sono le testimonianze che ha potuto raccogliere, dal momento che è in contatto con alcune delle persone rapite?

    R. - Dal Sinai qualcuno mi contatta per chiedere aiuto, e quindi queste persone mi raccontano in che condizioni vengono tenute. Vengono incatenate, subiscono continue percosse ed anche torture. Altri gruppi, qualche settimana fa, ci hanno raccontato di scariche elettriche ed abbiamo notizie di più sei persone che recentemente sono state uccise sotto tortura.

    D. - Quali sono le azioni che l’Agenzia Habesha cerca di svolgere?

    R. - L’unica cosa che possiamo fare è essere la voce di queste persone che sono sempre senza voce. Raccontare il loro dramma alla Comunità Internazionale, perché le istituzioni ed i governi si muovano per chiedere allo Stato egiziano e ad Israele di intervenire per liberarli ed arrestare i trafficanti. Raccontare la loro vicenda affinché si fermi questo assurdo mercato di esseri umani in quella zona. (vv)

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    Il saluto del cardinale Tettamanzi alla diocesi di Milano

    ◊   Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha salutato ieri Milano dopo essere stato per 9 anni alla guida della Diocesi ambrosiana. La città aspetta adesso l'insediamento ufficiale del nuovo arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, il prossimo 25 settembre. Il servizio di Fabio Brenna.

    Nove anni vissuti nel segno della gioia e della pace: questo il suo motto episcopale. Celebrazione di saluto per l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nel giorno della Festa del Duomo: diecimila i presenti; venti vescovi e duemila preti concelebranti; cattedrale gremita e maxischermo sul sagrato. C’è spazio per ricordare tutti, i giovani e i loro genitori che sperano in un futuro di verità e di giustizia; i confratelli sacerdoti; e uno speciale ricordo per il suo predecessore, il cardinale Carlo Maria Martini. Il cardinale Tettamanzi nell’omelia ha insistito su alcuni cardini del suo magistero, come lo slancio missionario, prima eredità per la Chiesa milanese e non solo:

    “Il nostro Paese ha bisogno di una Chiesa trasparente, che sia maestra e madre, comprensiva ed esigente, pronta solo a servire e non a conquistare, unicamente preoccupata di fare incontrare Gesù Cristo mediante la fede, la carità, capace per questo di amare ogni uomo, perché figlio di Dio”.

    Il cardinale Tettamanzi ha indicato anche quello che deve essere lo stile del cristiano:

    “Si annuncia il Vangelo con una vita sobria, con una solidarietà sincera, con la giustizia che onora la dignità personale di tutti, con il coraggio di scelte profetiche”.

    Quindi la chiamata alla santità, che è vocazione per il cristiano, ma anzitutto condizione necessaria per rendere credibile ed efficace la missione della Chiesa nella società. Poi lo sguardo che si rivolge in avanti, al suo successore cardinale Angelo Scola, al quale ha augurato di entrare “amato e benedetto – e nel nome del Signore - come vescovo di questa Chiesa”:

    “Vorrei dire ancora una volta a lui che la Chiesa di Milano, nella quale è nato ed è stato battezzato, lo aspetta per compiere insieme un altro tratto di strada. La Chiesa milanese ama i suoi arcivescovi e li aiuti moltissimo nel loro ministero”.

    Al termine della celebrazione, il festoso saluto dei giovani sul sagrato del Duomo, animato da musica e coreografie.

    Da oggi il cardinale Tettamanzi diventa vescovo emerito e andrà a risiedere alla Villa Sacro Cuore di Triuggio, in territorio diocesano e nel cuore della Brianza, in cui è nato 77 anni fa.

    A mezzogiorno, in Duomo, il nuovo arcivescovo, cardinale Angelo Scola, già Patriarca di Venezia, ha preso possesso canonico per procura, attraverso il vicario generale della diocesi, mons. Redaelli. Il cardinale Scola, originario di Malgrate, in provincia di Lecco e Diocesi di Milano, farà il suo ingresso solenne domenica 25 settembre, partendo dal suo paese natale, per giungere alla Basilica di San’Eustorgio a Milano, e di lì, in processione, raggiungere il Duomo per ricevere il pastorale dalle mani del cardinale Tettamanzi. (mg)

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    Convegno di spiritualità ortodossa al Monastero di Bose. Intervista col priore Enzo Bianchi

    ◊   Porre in luce l’essenziale unità tra Sacra Scrittura, esegesi e vita spirituale, unità che attraversa tutta la tradizione delle Chiese d’Oriente, anche se in forme diverse rispetto all’Occidente. E’ l’obiettivo del XIX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dal Monastero di Bose presso la sua sede in provincia di Biella e incentrato sul tema “La Parola di Dio nella vita spirituale”. Intervenendo all’incontro che si chiuderà domani, il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha affermato che il dialogo ecumenico è una questione “di grande responsabilità” per la Chiesa cattolica e per quella ortodossa. Ma con quali peculiari modalità la lettura della Parola di Dio è stata affrontata sia in Oriente che in Occidente? Risponde al microfono di Antonella Palermo il priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi:

    R. – Certamente in Oriente c’è stato un altro tipo di lettura della Parola di Dio perché noi occidentali abbiamo visto secoli, soprattutto nel secondo millennio, in cui c’è stato un fiorire degli studi e delle ricerche storiche. Noi abbiamo un tipo di lettura che diventa Lectio divina, diventa un ascoltare la Parola di Dio contenuta nel testo ma per vie, sovente, più intellettuali. Nella Chiesa ortodossa invece l’accostamento alla Parola di Dio è sempre stato liturgico, quindi è soprattutto nella liturgia che gli ortodossi ascoltano la Parola di Dio, ascoltano la Bibbia. In Occidente la nostra preghiera già di per sé è più biblica della loro perché loro hanno tutta una serie di composizioni ecclesiali dovute ai Padri della Chiesa; la sobrietà della liturgia latina invece richiede di ricorrere costantemente soprattutto ai Salmi e ai Cantici sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Ma l’approccio liturgico che hanno gli orientali può essere di grande insegnamento per noi: c’è bisogno di una lettura liturgica, di un’esegesi liturgica della Parola di Dio.

    D. – Cosa si intende quando si parla della Sacra Scrittura come di una realtà “pneumatica”?

    R. – La scrittura – dobbiamo dirlo – è una realtà molto materiale e molto umana: parole, lettere, scritte sul bianco, che sono opera degli uomini, scritte dagli uomini, e la scrittura è fragile come tutte le realtà di questo mondo, si corrompe, può essere dimenticata, può essere tralasciata. Però questa scrittura umana, nel caso della Bibbia, è una scrittura che è anche divino-umana, nel senso che quelle cose sono state scritte in modo che apparisse la volontà di Dio, che Dio rivelasse se stesso e quindi questa Scrittura ha una forza spirituale, la forza dello Spirito Santo, che l’accompagna: quando viene letta nella Chiesa, attraverso lo Spirito Santo, diventa la Parola di Dio stesso che echeggia: è Cristo che parla, è Dio che parla e questo avviene per la potenza dello Spirito Santo. Dunque lettura dello Spirito Santo, lettura pneumatica.

    D. - Questo è un aspetto che la tradizione occidentale deve recuperare secondo lei?

    R. – Credo di sì, molto, e Benedetto XVI più volte invita a questa lettura spirituale; ce n’è bisogno soprattutto oggi in cui alcune volte prevale una lettura di tipo intellettuale. (bf)

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    Il cardinale Ravasi alla Sagra Musicale Umbra: ritrovare un rapporto fecondo tra musica e fede

    ◊   Recuperare il rapporto tra la musica contemporanea e le forme dell’espressione liturgica, per dare nuovo respiro a un rapporto che nel passato ha prodotto capolavori immortali. È l’auspicio con il quale il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, partirà domani alla volta di Perugia per aprire i lavori del Convegno “Musica e fede”, al quale partecipano alcuni tra i massimi compositori ed esecutori italiani e internazionali. Il Convegno inaugura la 66.ma Sagra Musicale Umbra, uno dei più antichi Festival italiani di musica sacra e classica, che quest’anno presenta – sotto il titolo “Dal vecchio al nuovo mondo” – un percorso che va dalle riduzioni gesuitiche del Seicento di padre Domenico Zipoli alla New York del Novecento di Leonard Bernstein. Alla vigilia del Convegno, Alessandro De Carolis ha chiesto al cardinale Gianfranco Ravasi quale rapporto unisca musica e fede:

    R. – Il rapporto tra musica e fede ha, alle spalle, una tradizione straordinaria che ha prodotto un numero enorme di capolavori. Per almeno due millenni, quasi, la musica e la fede si sono sempre intrecciate tra di loro: si pensi soltanto al Salterio, alle Messe, al canto gregoriano, agli inni e così via… Questo rapporto, però, si è ora un po’ incrinato, anche perché probabilmente nell’ambito ecclesiale le composizioni sono state, certe volte, non all’altezza della funzione. E, dall’altra parte, c'è la musica che si è ormai indirizzata verso percorsi completamente lontani da qualsiasi dialogo con la fede. L’importante è riuscire ancora a rintracciare quel legame profondo che le unisce e a intrecciare, tra di loro, queste due “sorelle”.

    D. – In questo rapporto un po’ incrinato, come lei dice, tra musica e fede, che stagione sta vivendo la musica liturgica?

    R. – Io penso ci siano almeno tre livelli differenti da considerare. Il primo livello è certamente quello della musica spirituale in senso lato: lo è un po’ tutta la grande musica, ma anche la musica di oggi ha in sé delle tensioni di tipo spirituale. Pensiamo, per esempio, ad alcuni autori come De André - nella “Buona Novella” c’è una dimensione spirituale nell’interno - pensiamo a Leonard Cohen negli Stati Uniti, che spesso attinge al patrimonio persino biblico; ma ancora Vecchioni, Baglioni per non parlare poi di Battiato. Sono autori che, pur appartenendo all’orizzonte – direi – esterno, hanno una loro musica spirituale. C’è poi un secondo livello, che è il livello della musica sacra, che è quella più solenne e che può essere anche in concerto – come accadeva in passato e come accade ancora nelle grandi istituzioni musicali – e che usa magari testi biblici o temi biblici e potrebbe ora, con il nuovo linguaggio musicale, ricreare altre opere. Il terzo livello, quello più delicato e più complesso, è quello liturgico: qui bisognerebbe proprio fare in modo che, da un lato, ci sia la possibilità sempre di recuperare e far fruire del grande patrimonio del passato; ma anche – dall’altro – il tentativo di riuscire a creare nuove forme che non siano – come è spesso accaduto – di bassa qualità o modeste dal punto di vista della realizzazione, ma siano composizioni che tengano conto del rito, del culto in senso stretto, che ha una sua forma espressiva, e anche delle innovazioni, della nuova grammatica che ha la musica contemporanea.

    D. – Nel percorso di recupero del rapporto tra musica e fede che contributo pensa possa, eminenza, offrire il Convegno che lei presiede alla Sagra Musicale Umbra?

    R. – Auspico che questo evento – che è di livello piuttosto alto, perché la Sagra Musicale Umbra ha ormai una grande tradizione e poi si nota anche dalle personalità che vi partecipano quanto sia intensa e anche qualificata la ricerca – porti a due risultati: da una parte il cercare di far sì che si ritorni da parte della musica colta contemporanea ad interessarsi – per esempio – del testo sacro, dei grandi simboli, dei grandi temi spirituali e, dall’altra parte, si possa fare una riflessione più rigorosa sul rapporto fede e liturgia, facendo sì che anche – come accade per l’architettura – non si facciano composizioni che siano magari qualitativamente anche alte, ma non adatte alla celebrazione stessa. Ecco perché sarà importante continuare questa ricerca, coinvolgendo anche liturgisti, coinvolgendo anche teologi in modo che questa relazione abbia la sua pienezza. (mg)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: un cristiano ucciso durante il pellegrinaggio a Mariamabad

    ◊   Sunil Masih, 25enne cristiano pakistano, è stato sequestrato e ucciso mentre si dirigeva in pellegrinaggio al santuario della Vergine Maria a Mariamabad, la “città di Maria”, nella provincia del Punjab. Il Pakistan Christian Post (Pcp) riferisce che durante il tragitto il giovane ha abbandonato per pochi minuti il gruppo, dirigendosi verso i campi per bisogni fisiologici; il suo cadavere è stato ritrovato poco dopo, con segni evidenti di ferite come documentano alcune foto. Il giovane - riferisce l'agenzia AsiaNews - sarebbe stato investito da un camion, per simulare un incidente. Tuttavia, gli agenti hanno esaminato a fondo il corpo e la dinamica dei fatti, smentendo con forza la possibilità di un incidente. Sunil Masih era figlio unico e sola fonte di guadagno per la famiglia, visto che il padre soffre di gravi problemi renali. Alla notizia della morte del giovane, la madre ha perso i sensi per il dolore. Attivisti per i diritti umani e cristiani pakistani denunciano le ripetute morti, i furti e le rapine di cui sono vittime gli esponenti della minoranza religiosa. Essi chiedono maggiore protezione alle forze dell’ordine e alle autorità di governo. Da 60 anni, il 4 settembre è il giorno in cui inizia il tradizionale pellegrinaggio alla grotta della Madonna, Daman e Mariam, situato in uno delle più antiche località cristiane del Pakistan, circa 115 km da Lahore. Il culmine della festa coincide con l’8 settembre, giorno in cui la Chiesa celebra la Natività di Maria, madre di Gesù. Da tutto il Paese i fedeli percorrono le strade del Paese a piedi o in bicicletta. Alcuni gruppi si muovono in treno, chi ce l’ha, usa la macchina. Tutti addobbano il loro mezzo di trasporto con festoni o striscioni per segnalare che sono in viaggio verso il villaggio di Maria. Insieme ai cattolici si muovono cristiani di altre confessioni, ma anche musulmani, indù e sikh. La Madonna di Mariamabad ha molti devoti e negli anni ha chiamato a sé sempre più pellegrini. L’edificazione della grotta risale al 1927, la fece costruire un missionario, padre Ostar. Anni dopo, nel 1949, padre Emmanuel Asi promosse il primo pellegrinaggio e da allora per tre giorni, a partire dal 4 settembre, fedeli di tutto il Paese compiono il loro viaggio per rendere omaggio alla Vergine e chiedere la sua intercessione. (R.P.)

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    India: nel Karnataka, giovani aggrediti e arrestati per essersi convertiti al cristianesimo

    ◊   È motivo “di seria preoccupazione” vedere come i cristiani in Karnataka siano aggrediti “con regolarità” dai nazionalisti indù, mentre le autorità “voltano lo sguardo, perché la loro sopravvivenza politica dipende da queste forze”. Lo denuncia Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), rispetto all’ennesimo caso di violenze e soprusi contro due cristiani, ritenuti responsabili di conversioni forzate. Bhasker Naik, 20 anni, e Hemanth Naik, 22 anni, originari del villaggio Manki (distretto di North Kanara), lavoravano da oltre un anno nella città di Udupi, impiegati in un’azienda privata. Circa sei mesi fa, i ragazzi hanno iniziato a seguire le prediche del pastore Sadananda, della chiesa Christ Fellowship di Hirebettu, e si sono convertiti al cristianesimo. Il 7 settembre scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - i due sono tornati nel loro villaggio: ma alcuni attivisti del Bajrang Dal (ala giovanile ultranazionalista indù), appreso della loro conversione, hanno iniziato a picchiarli e insultarli, intimando loro di tornare all’induismo. Di fronte al rifiuto di Bhasker e Hemanth di rinnegare Cristo, gli attivisti indù li hanno denunciati alla polizia di Honnavar per conversioni forzate. L’ispettore Venkatappa ha condotto una breve indagine e li ha arrestati. I due cristiani sono ancora in prigione. “Da maggio 2008 – accusa Sajan George – quando il Bjp è salito al potere in Karnataka, la libertà di culto per la comunità cristiana è sotto minaccia, anche nelle case private. I nostri luoghi di culto sono sotto costante controllo delle forze fondamentaliste: in maniera sistematica interrompono i servizi di preghiera e picchiano pastori e fedeli. Mentre la polizia è sempre più disponibile e frettolosa nell’arrestare e incarcerare i cristiani”.(R.P.)

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    Entra nel vivo la Campagna Noppaw per il Nobel alle donne africane

    ◊   A un mese dalla proclamazione del premio Nobel per la Pace, entra nel vivo la Campagna Noppaw, promossa dal coordinamento di Ong Solidarietà e Cooperazione Cipsi e da ChiAma l’Africa, che propone di assegnare il prestigioso riconoscimento alle donne africane. “Negli ultimi mesi nella regione del Corno d’Africa si sta consumando la prima grande carestia del nuovo millennio che sta riducendo alla fame milioni di persone e che non terminerà prima di giugno 2012 – ha detto all'agenzia Sir Guido Barbera, presidente del Cipsi – la situazione evidenzia il ruolo insostituibile delle donne africane che ogni giorno combattono contro la mancanza di cibo e acqua per difendere la vita dei propri figli e delle proprie comunità”. Si può aderire alla Campagna firmando l’appello sul sito della Ong entro il 30 settembre, ma nel frattempo sono molte le iniziative in programma: il 23 settembre, ad esempio, ci sarà un convegno all’università di Macerata, poi la presenza del Cipsi al meeting dei giovani di Bastia Umbra e alla 50.ma edizione della Marcia della Pace Perugia-Assisi. Il 27 settembre, inoltre, a Roma è prevista una giornata dedicata alla Campagna in seno alla manifestazione di Biblioteche di Roma “San Lorenzo in piazza” con spettacoli di giocoleria per bambini, letture di libri e poesie e tanta musica. Il 28 settembre la tavola rotonda presso la sede della Uil, sempre a Roma, in cui alcune donne africane incontreranno esperti del settore; infine, il 30, il grande concerto-evento “Walking Night” che accompagna l’ultima notte della Campagna, passando idealmente la parola al Comitato di Oslo che deciderà il vincitore. (R.B.)

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    Cile: raccolta fondi della Chiesa in aiuto delle popolazioni del Corno d’Africa

    ◊   Si chiama “Africa también nos duele”, il nuovo progetto di solidarietà della Chiesa del Cile in favore delle popolazioni del Corno d’Africa colpite dalla carestia. L’iniziativa, che già nel nome esprime la vicinanza con i fratelli africani, è stata presentata nei giorni scorsi e ha come nobile obiettivo portare aiuto a circa 700mila persone colpite da quella che da più parti è stata definita “la peggiore crisi alimentare degli ultimi 60 anni”. L’iniziativa, che durerà tutto il mese di settembre, mira in una prima fase a distribuire aiuti di tipo alimentare e medicinali, mentre la seconda fase dell’intervento avrà effetti a lungo termine, cioè si occuperà di creare le condizioni che permetteranno alle popolazioni di autosostenersi e di avere acqua sufficiente per le attività agricole e l’allevamento del bestiame. “All’epoca in cui il nostro Paese fu colpito dal terremoto e dallo tsunami, circa un anno e mezzo fa – ha presentato l’iniziativa il presidente della Conferenza episcopale cilena, mons. Ricardo Ezzati – abbiamo ricevuto la solidarietà generosa di molti Paesi che ora si trovano in emergenza”. La catastrofe umanitaria nel Corno d’Africa è stata innescata da una siccità che dura da 18 mesi e che è andata a sommarsi alle condizioni difficili in cui già versavano Paesi come la Somalia, il Kenya, l’Etiopia, il Gibuti, il Sudan e l’Uganda: fino ad ora la Chiesa cilena si era mobilitata attraverso le iniziative intraprese dalle singole parrocchie; ora è stata promossa per questo fine settimana una colletta speciale il cui ricavato sarà destinato alle attività di Caritas Internationalis nell’area, un canale che assicura l’arrivo dei fondi là dove servono realmente. Nell’esortare la popolazione a donare con generosità, il vicepresidente della Pastorale sociale della Caritas del Cile, padre Rodrigo Tupper, ha detto: “Nel nostro Paese abbiamo montagne altissime e un mare meraviglioso che costituiscono una sorta di frontiera naturale che possiamo oltrepassare grazie alla solidarietà, che ci consente di guardare al di là della nostra realtà”. (R.B.)

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    Sud Sudan: l’incoraggiamento dei vescovi per una riconciliazione politica

    ◊   “Siamo incoraggiati dai tentativi di ampliare nel governo la rappresentanza delle diverse regioni. La nascita di un governo più rappresentativo della complessa realtà nazionale alimenta la speranza in una nuova fase di riconciliazione nazionale”. È quanto sostenuto dai vescovi del Sud Sudan in un testo diffuso ieri, al termine della prima Assemblea plenaria dopo l’indipendenza del Paese, nel luglio scorso. I presuli, riferisce l’agenzia Misna, salutano così la formazione del nuovo Esecutivo caratterizzato da una riduzione del numero degli esponenti della comunità dinka, la più numerosa del Sud Sudan, accusata da altri gruppi di egemonizzare le strutture dello Stato. Nel testo si evidenzia la necessità di una riconciliazione a livello nazionale, che coinvolga le 60 comunità del Paese: “50 anni di conflitti hanno lasciato ferite profonde nella popolazione - riferiscono i vescovi - e altri conflitti sono in corso anche adesso”. I vescovi esprimono quindi una “preoccupazione particolare” per le violenze tra le comunità nuer e murle che hanno causato ad agosto centinaia di vittime. Secondo un rapporto pubblicato in settimana dall’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha), rivolte armate e scontri tra comunità hanno causato negli ultimi mesi 1500 vittime e 73mila sfollati. Nel messaggio si fa riferimento anche alle difficili relazioni con Khartoum: i vescovi ricordano i “tragici avvenimenti” in corso nel Darfur, nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu. “Ingiustizie e scontri armati in queste regioni al di là del confine con il Sudan - scrivono i vescovi - ostacolano la pace anche nel nostro Paese”. Il Sud Sudan è divenuto indipendente da Khartoum dopo una guerra civile durata più di vent’anni (1983-2005) e la vittoria schiacciante dei “sì” a un referendum sull’autodeterminazione che si è svolto nel gennaio scorso. (G.I.)

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    Irlanda: contro gli abusi, è necessaria la cooperazione tra Chiesa e Stato

    ◊   Dialogo costruttivo, cooperazione, piena collaborazione: sono le tre linee di convergenza che appaiono emergere nel dibattito sul tema degli abusi sessuali contro i minori che ha coinvolto in Irlanda la società, la Chiesa ed il governo nei tempi recenti. Continua, infatti, il dibattito mediatico dopo la "Risposta" inviata il 3 settembre dalla Santa Sede al governo di Dublino in merito ai contenuti del “Rapporto Cloyne” - che fa il punto su casi di abuso sessuale contro minori, commessi nel passato dal clero della diocesi irlandese di Cloyne – e ad altre questioni poste al Vaticano. Nel documento di replica, la Santa Sede ribadisce la propria posizione di massima solidarietà verso le vittime e i loro familiari, nonché la piena disponibilità a collaborare con le autorità civili, ma rigetta come infondate le accuse di aver condizionato lo sviluppo delle indagini. Una risposta che la Conferenza episcopale irlandese (Icbc) ha accolto subito con favore: in due note distinte, a firma del presidente e del vicepresidente dei vescovi, rispettivamente il cardinale Séan Brady e mons. Diarmuid Martin, l’Icbc afferma come la risposta vaticana sia stata “preparata con cura e presentata con rispetto” e ciò dimostra l’impegno della Santa Sede di affrontare il problema “seriamente, lealmente e con sensibilità”. “La leale collaborazione fra Stato e Chiesa in materia di tutela minorile – scrive, in particolare, mons. Martin – è particolarmente importante in Irlanda, in cui la Chiesa gioca un ruolo significativo nella comunità”. Poi, ribadendo che “il ruolo primario e la responsabilità dello Stato nel garantire la protezione dei bambini devono essere riconosciuti in modo inequivocabile da tutti”, i vescovi irlandesi sottolineano l’importanza della cooperazione tra Chiesa e Stato e la necessità di rispettare le leggi nazionali sulla segnalazione dei casi di abuso. Due, inoltre, i punti che la Icbc ricorda: la Chiesa cattolica irlandese è dotata del Consiglio nazionale per la tutela dei minori, con il compito di monitorare l’applicazione delle norme, e l’attuale governo irlandese è il primo, nella storia del Paese, a dedicare un ministero al tema dell’infanzia. Il che è “un buon auspicio per il futuro”, da inquadrare “in un clima di collaborazione su tutti i fronti”. Sulla necessità di cooperare insiste anche il governo irlandese, in una nota pubblicata ieri sera a proposito della “Risposta” vaticana: l’esecutivo sottolinea che le osservazioni formulate dai leader politici “riflettono la rabbia pubblica della maggioranza del popolo irlandese” e afferma che rimangono differenze di valutazione sulle responsabilità per quanto avvenuto; ma il governo di Dublino si rallegra con la Santa Sede per l’impegno in favore di “un dialogo costruttivo e di una cooperazione con l’esecutivo”, auspicando che la piena collaborazione tra Vaticano, Chiesa irlandese e tutti gli organismi competenti, aiuti a costruire in Irlanda “una società completamente sicura per i bambini”. (A cura di Isabella Piro)

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    Usa: proposta di legge per proclamare monumento nazionale la croce di Ground Zero

    ◊   Proclamare monumento nazionale la croce ricavata da due travi di acciaio che facevano parte della struttura delle Torri Gemelle. E’ la proposta presentata da un deputato repubblicano Michael Grimm. Alta sei metri, la croce era inizialmente collocata ad una chiesa nei pressi del World Trade Center. Successivamente, era stata trasferita presso il “National September 11 Memorial and Museum”, che sarà aperto al pubblico a partire dal 2012. La croce – ha ricordato il deputato – “è divenuta simbolo di speranza e di libertà per i cittadini di New York”. Con l’approvazione del provvedimento legislativo ‘9/11 Memorial Cross National Monument Estabilishment Act of 2011’ - ha dichiarato Michael Grimm - “assicureremo che questo simbolo di libertà possa continuare a restare un riferimento, in ricordo di coloro che abbiamo perduto e di coloro che ci sono oggi”. La croce, tuttavia, è da mesi al centro di una polemica portata avanti dall’associazione ‘American Atheists’, che ha sporto denuncia alla Suprema Corte dello Stato di New York. Secondo questa organizzazione, l’esposizione della croce all’interno dello spazio museale, che ospiterà anche simboli della religione ebraica, costituisce una violazione della Costituzione degli Stati Uniti. E’ deplorevole - ha detto il deputato repubblicano Michael Grimm le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano – che “questo gruppo disonori i sentimenti religiosi di milioni di persone con l’unico obiettivo di guadagnare l’attenzione dei media”. L’American Center for Law and Justice, organizzazione cristiana che promuove la libertà religiosa nel mondo, ha presentato una denuncia contro le affermazioni che sono giunte dall’associazione degli atei, evidenziando che la questione sollevata “è profondamente viziata e priva di merito”. Per i responsabili del museo, la croce di Ground Zero è “una parte importante dell’impegno di raccontare la storia dell’11 settembre in modo che nessun altro strumento potrebbe fare”. “La croce - ha detto infine il padre francescano Brian Jordan – è simbolo di consolazione e di conforto per tutti coloro che hanno perso i propri cari e di speranza per i vivi”. (A.L.)

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    11 settembre. Il messaggio del Consiglio Mondiale delle Chiese: “Costruire insieme la pace”

    ◊   Il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), in occasione dell’avvicinarsi del decennale dell’attentato dell’11 settembre, ha inviato un messaggio, di cui alcuni stralci sono stati riportati dall'agenzia Sir, in cui ricorda le vittime e ribadisce la condanna a ogni forma di terrorismo: “Quegli eventi dell’11 settembre 2001 e le conseguenze di quello che accadde dopo con le guerre in Afghanistan e in Iraq, hanno profondamente segnato la prima decade del secolo e hanno lasciato in eredità dolore, sofferenza, disordine e inimicizia”, ha scritto. Il Wcc, organismo ecumenico che riunisce 349 chiese protestanti, anglicane e ortodosse in rappresentanza di 560 milioni di cristiani nel mondo, lancia un appello ai leader religiosi e alle persone di buone volontà: “Una grande responsabilità ricade sulla religione – ha proseguito – ma in questo anniversario dobbiamo ammettere che la fede può essere interpretata in modo contorto e perverso per alimentare l’odio, il terrore e la guerra”. “L’impegno a costruire la pace – ha concluso il pastore Tveit – è il modo più sicuro per vincere su coloro che hanno visto nell’11 settembre 2011 la nascita di una nuova era di divisione e di morte. Facciamo in modo tutti insieme di dire che il loro obiettivo è stato sconfitto”. (R.B.)

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    Australia: aperta a tutti la commemorazione delle vittime delle Torri Gemelle

    ◊   Sarà una celebrazione aperta a tutti, senza alcuna preclusione o discriminazione, quella che domenica 11 settembre sarà presieduta dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, nella cattedrale di Santa Maria, per ricordare le 3.000 vittime dell’attentato dell’11 settembre 2001 a New York. Come riferito all’agenzia Fides dalla Chiesa locale, nella commemorazione si citeranno, in particolare, i 200 cittadini australiani morti nel disastro. Vi parteciperanno autorità civili e religiose, fedeli di tutte le comunità religiose, membri di organizzazioni della società civile, ma anche cittadini non credenti che intendono fermarsi a riflettere e a rendere omaggio alle vittime dell’attentato. Alla celebrazione del decimo anniversario della strage prenderanno parte anche voci note e personaggi del mondo della musica che eseguiranno canti e brani musicali. L’approccio scelto dalla comunità di Sydney è del tutto diverso da quello seguito negli Stati Uniti, dove alla cerimonia di commemorazione ufficiale non potranno partecipare i leader religiosi. “Si tratta di un approccio inclusivo, che non intende escludere nessuno” spiegano nella Chiesa australiana. “L’11 settembre è una giornata da non dimenticare, e lo è per tutti. La sua memoria appartiene a tutti gli uomini di buona volontà”. I cristiani ricordano che, fra le vittime dell’attentato alle Torri Gemelle, vi è anche un frate francescano, padre Micheal Judge, che era cappellano dei Vigili del Fuoco di New York e che morì sotto il crollo della prima torre. (R.P.)

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    Giappone: a 6 mesi da sisma e tsunami, la Caritas accanto alla popolazione colpita

    ◊   Con l’approssimarsi dell’inverno, che si prevede molto rigido, tornano ad accendersi i riflettori sulla popolazione colpita dal terremoto e dallo tsunami di sei mesi fa: il direttore della Caritas locale, padre Daisuke Narui ha presentato al nuovo governo del premier Yoshihiko Noda la situazione e le speranze degli sfollati. Come riporta l'agenzia Fides, i numeri del disastro sono impressionanti: 15.774 le vittime, ancora 4227 i dispersi, 410mila i senzatetto di cui 84mila evacuati dalle zone più soggette alle radiazioni. Inoltre ci sono 90mila persone ancora accampate in tenda e 10mila ospitate in scuole e centri di accoglienza, mentre in 15mila attendono ancora di tornare nelle loro case. Il governo ha finora stanziato un fondo da 90 miliardi di euro, ma anche la Caritas ha fatto la sua parte: “Siamo presenti con oltre 15mila volontari, soprattutto nell’area di Sendai, che è la più colpita – è la testimonianza di padre Narui – e sostenuto almeno 10mila persone”. La Caritas ha inviato volontari anche nell’area di Fukushima dove, nonostante il forte pericolo di contaminazione, le scuole hanno riaperto i battenti. (R.B.)

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    Argentina: la colletta "Más por Menos" in difesa e promozione della vita

    ◊   Domani e domenica prossima, in tutte le comunità del Paese avrà luogo la 42° Colletta nazionale "Más por Menos", promossa dall’episcopato argentino. In sintonia con l’Anno della Vita, che la Chiesa locale sta celebrando nel 2011, la Colletta avrà per tema “Con il tuo aiuto scegli la vita” (Con tu ayuda elegís la vida). “Di fronte alla ‘cultura di morte’ che ci circonda e ci travolge, vogliamo annunciare a tutti gli uomini un messaggio di rispetto, di valorizzazione e di difesa della vita in tutte le sue fasi” scrive nel suo messaggio per questa circostanza mons. Adolfo A. Uriona, vescovo di Añatuya, ricordando che la vita non è un diritto, ma un dono di Dio Creatore. “Vogliamo difendere la vita riconoscendo la sua dignità - spiega il vescovo - . Pertanto la Colletta non ha per obiettivo un aiuto solamente assistenziale, ma, attraverso i vari progetti presentati dalle diocesi, si vuole lavorare per la promozione, per lo sviluppo e per la dignità del nostro popolo attraverso l'azione pastorale che la Chiesa cattolica porta avanti nelle sue diverse comunità”. La Colletta - riferisce l'agenzia Fides - viene organizzata dalla Commissione episcopale di aiuto alle regioni in stato di maggiore necessità, e si realizza in tutta la nazione ogni anno, durante le Sante Messe celebrate nella seconda domenica di settembre, comprese quelle del sabato sera. Attraverso la Colletta si promuovono iniziative a favore della popolazione più emarginata che vive nelle regioni più povere dell’Argentina, per questo è considerata come “un ponte di comunicazione tra coloro che hanno di più (“más”) e chi ha poco o addirittura niente (“menos”)”. Condividere i nostri beni con quanti hanno maggiori necessità è una scelta a favore della vita” scrive il vescovo di Goya, mons. Ricado Faifer. “La Colletta ‘Más por Menos’ è un impulso di vita, un alito di speranza, che rende possibile la realizzazione di progetti di promozione umana e di pastorale che alleviano la vita dei poveri”. Anche Benedetto XVI ha fatto pervenire, tramite il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo sostegno all’iniziativa, invitando i fedeli ad essere generosi e ricordando che “come ci insegna il Signore nel Vangelo, anche l’offerta più piccola ha valore davanti a Dio”. (R.P.)

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    Regno Unito: celebrazioni per il primo anniversario della visita del Papa

    ◊   Festeggiare il primo anniversario della visita del Papa nel Regno Unito, svoltasi dal 16 al 19 settembre del 2010, con un “Pope Benedict Party”. E’ l’esortazione espressa dall’arcivescovo di Westminster, l’arcivescovo Vincent Gerard Nichols, per ricordare ancora una volta le grazie e l’energia che hanno portato la visita del Santo Padre. Un’occasione – aggiunge il presule in un videomessaggio – per trarne “un nuovo incoraggiamento” e far “riemergere ricordi preziosi” attraverso fotografie, dvd. “Abbiamo bisogno di fiducia, di un vento nuovo dello Spirito Santo - spiega mons. Vincent Gerard Nichols - che soffia dietro di noi per non guardare in basso e per affrontare il futuro”. “Abbiamo bisogno – prosegue il presule – di guardare avanti fiduciosi del messaggio che il Signore ci dà, che il Santo Padre ha affermato tra noi”. La ricerca della santità – conclude – trova un’espressione importante – “nel ruolo che giochiamo nella vita quotidiana” mettendo in pratica “la visione della fede”. Il primo anniversario della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito – ricorda l’agenzia Zenit - sarà scandito ogni venerdì dalla pratica della penitenza con il tradizionale sacrificio dell'astensione dalle carni, il sabato da una celebrazione speciale e la domenica dalle celebrazioni in occasione della Giornata di preghiera “Home Mission Sunday”. (A.L.)

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    Svizzera: per la prima volta un laico eletto segretario generale della Conferenza episcopale

    ◊   Si chiama Erwin Tanner, ha 44 anni ed è il primo laico a ricoprire il ruolo di Segretario generale della Conferenza episcopale svizzera (Ces). Lo rendono noto gli stessi vescovi elvetici, in una nota diffusa ieri, al termine della 293.ma Assemblea ordinaria, svoltasi dal 5 al 7 settembre a Givisiez. Tanner succede a mons. Felix Gmür, nominato vescovo di Basilea. Sposato e padre di un bambino, il neo segretario generale della Ces ha una laurea in Teologia ed un dottorato in Diritto civile e Diritto canonico. Ma sono stati numerosi i temi affrontati dalla Ces nel corso della sua Assemblea: in particolare, i vescovi si sono soffermati sulla questione della “responsabilità centrale della famiglia nell’educazione”. “La Ces – si legge nella nota – ha ricevuto molte domande da parte di genitori preoccupati per il dibattito mediatico sull’educazione sessuale nelle scuole”. In questo contesto, “i vescovi sottolineano la responsabilità primaria dei genitori nell’educazione dei figli. Il vero sviluppo dell’uomo richiede il pieno rispetto dei valori umani. E ciò si applica anche alla sfera della sessualità”. In ambito pedagogico, quindi, continua la nota, “le teorie sulla sessualità, largamente controverse nella società, non possono essere semplicemente imposte attraverso un metodo didattico”, anche perché, come scrive Benedetto XVI nella sua terza Enciclica, Caritas in Veritate, “la sessualità non la si può ridurre a mero fatto edonistico e ludico, così come l'educazione sessuale non si può ridurre a un'istruzione tecnica, con l'unica preoccupazione di difendere gli interessati da eventuali contagi o dal ‘rischio’ procreativo”. E ancora: alla vigilia delle elezioni parlamentari, che avranno luogo il 23 ottobre, i vescovi svizzeri richiamano l’importanza di “un dibattito rispettoso” e ringraziano “tutti coloro che si impegnano per una convivenza improntata al rispetto”. Quindi, per il 15 settembre, la Ces ha annunciato due avvenimenti importanti: una conferenza stampa di presentazione del rapporto “Affrontare e prevenire gli abusi sessuali nel quadro della pastorale”, preparato da un’apposita Commissione, e la pubblicazione dello studio “La Chiesa cattolica in Svizzera e il suo atteggiamento di fronte a l’apartheid in Sudafrica (1970-1990)”, realizzato dallo storico Bruno Soliva, su richiesta della Ces stessa. Si lavora, inoltre, alla terza edizione del Messale per la regione di lingua tedesca. Da notare, infine, che nel corso dell’Assemblea, i vescovi hanno ricevuto anche la prima visita del nuovo nunzio apostolico in Svizzera e Liechtenstein, mons. Diego Causero, nominato il 28 maggio scorso. (I.P.)

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    Ungheria. I vescovi: i cattolici dichiarino la propria identità cristiana in occasione del censimento

    ◊   Un nuovo appello ai fedeli ungheresi perché esprimano la loro identità di cattolici e di adesione alla religione cattolica alle domande in tema di religiosità previste dal censimento statistico che si terrà in Ungheria nel prossimo mese di ottobre, è stato rivolto dai vescovi ungheresi nel corso della riunione d’autunno della Conferenza episcopale magiara (Mkpk). Tra le altre questioni trattate dalla Conferenza, riunitasi nel giorni 6 e 7 settembre e di cui è stato ospite il nuovo nunzio apostolico a Budapest mons. Alberto Bottari de Castello, i problemi legati alla pastorale giovanile rom, in particolare nei settori dell’istruzione e della formazione per i quali sono previste nuove iniziative (case famiglia, asili nido, sale di studio) nelle diocesi dove più numerosi sono gli insediamenti rom. Inoltre - riporta l'agenzia Sir - il programma delle celebrazioni per gli 80 anni della Caritas ungherese e la preparazione in vista del Sinodo dei vescovi, la cui XIII Assemblea generale si svolgerà a Roma nell’ottobre 2012, sul tema della nuova evangelizzazione, e sarà preceduta da varie manifestazioni in 12 città europee tra cui Budapest. (R.P.)

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    Burundi: le sfide dell’etica globale al centro di un seminario promosso dai vescovi

    ◊   “La nuova etica globale” è stata al centro del seminario di formazione promosso dalla Conferenza episcopale del Burundi (Cecab), che si è tenuto dal 5 al 7 settembre presso la Procure Saint Charles Borromeo di Ngozi. Secondo quanto riferisce all’agenzia Fides don Lambert Niciteretse, segretario generale della Cecab, il simposio ha visto la partecipazione di più di sessanta persone in rappresentanza di vari settori della vita della Chiesa: i vescovi, con alcuni dei loro più stretti collaboratori, i rettori dei seminari maggiori del Burundi con alcuni professori di teologia morale, di etica e di filosofia, e i Superiori e le Superiore maggiori delle locali congregazioni religiose, così come alcuni responsabili dei servizi interdiocesani. “Con questa iniziativa - scrive don Niciteretse - i vescovi del Burundi hanno voluto far sì che i primi operatori pastorali della Chiesa del Burundi siano informati sulle sfide della nuova rivoluzione culturale, con la sua nuova etica globale e con il suo nuovo linguaggio, al fine di aiutarli a percepire le conseguenze di questa situazione per l’evangelizzazione, la fede, la Chiesa e la società burundese”. La professoressa belga Margaret Peeters, ha chiarito gli aspetti della globalizzazione della rivoluzione culturale occidentale, i suoi concetti chiave e i meccanismi operativi. Ha offerto un quadro storico e istituzionale della rivoluzione provocata dalla globalizzazione e ha mostrato le strategie e le tecniche degli agenti della trasformazione sociale. Secondo la relatrice, oggi un linguaggio globale si è imposto in tutti gli ambiti della vita umana e i concetti sono diventati ambivalenti. Nel linguaggio corrente, alcuni concetti sono stati sostituiti da altri che sminuiscono l'etica relegandola ad un livello molto basso. Molti valori umani e cristiani sono così sfidati da queste nuove formulazioni. Di conseguenza si stanno perdendo i concetti di bene e male. L’etica non è più governata da ciò che è giusto ma da ciò che è tecnicamente possibile. L'uomo vuole mettersi al posto di Dio, ma negando Dio l'uomo rinnega se stesso e la sua vita non ha più senso. Si constata che le ideologie che governano il mondo sono ideologie distruttive e che Satana sta gettando nella perdizione i membri della Chiesa. Di fronte a queste ideologie distruttive – ha sottolineato la relatrice - i fedeli devono portare avanti una lotta per la vita e la verità, attraverso la testimonianza, per costruire una civiltà dell'amore. In tutto questo si deve restare radicati in Cristo e nella fede. Raccogliendo le sfide della nuova etica globale, i partecipanti hanno proposto azioni concrete per affrontare le ideologie distruttive portate dalla nuova etica globale. Nel corso del dibattito è emersa l'urgenza di informare ed educare le coscienze dei fedeli a comprendere i pericoli che hanno di fronte. Al termine del seminario, i vescovi hanno deciso di istituire una commissione per monitorare ciò che accade nella governance globale affinché la Chiesa sia consapevole della rivoluzione culturale in atto. (R.P.)

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    Congo: venti religiosi in missione nel mondo su mandato del cardinale Monsengwo

    ◊   Sudafrica, Gabon, Camerun, Senegal, Burkina Faso, Niger, Belgio, Spagna, Italia e Francia: sono i Paesi che raggiungeranno i religiosi e le religiose ai quali domenica scorsa il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo ha dato mandato di missione. Suore della Provvidenza dell’Immacolata Concezione, Giuseppini di Kinzambi, Oranti dell’Assunzione, Francescane missionarie di Maria, Sorelle della Divina Provvidenza, Piccole suore dell’Assunzione, Missionarie d’Africa, Missionarie del Cuore immacolato di Maria, Comboniani, Figlie di San Paolo ed un sacerdote della diocesi di Kikwit – una ventina in tutto –, sono stati presentati dalle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi di Kinshasa al porporato, nella parrocchia di Saint Eloi di Kinshasa-Barumbu. Consegnando loro la croce della missione, riferisce il portale della Conferenza episcopale nazionale del Congo www.cenco.cd, il cardinale Monsengwo li ha esortati ad essere degni rappresentanti della Chiesa e ad offrire la loro testimonianza come segno di una Chiesa vivente. Durante la celebrazione presieduta dal porporato, particolari intenzioni sono state formulate per le suore della Compagnia missionaria del Sacro Cuore di Gesù, che ha celebrato 50 anni di presenza nella Repubblica Democratica del Congo. Le religiose si impegnano in particolare nella prima evangelizzazione e sono presenti nella diocesi di Idiofa e nell’arcidiocesi di Kinshasa. Il cardinale Monsengwo ha pregato affinché la loro azione profetica presso emarginati ed oppressi possa avere un effetto benefico nella società congolese. (T.C.)

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    Hong Kong: gli 80 anni dell'Holy Spirit Seminary

    ◊   Circa un centinaio tra sacerdoti, ex-seminaristi laureati o ex-allievi che hanno studiato presso l’Holy Spirit Seminary della diocesi di Hong Kong, hanno festeggiato il 3 settembre scorso gli 80 anni di fondazione del Seminario, insieme a mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, anche lui laureatosi qui. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), mons. Tong ha invitato tutti i presenti a promuovere la formazione della vocazione nella propria vita, secondo la vocazione ricevuta. Soprattutto gli ex- seminaristi, nell’Anno dei Laici, sono chiamati a “prendere esempio dal papà di Santa Teresina di Lisieux. Nonostante la mancata vocazione sacerdotale, egli ha guidato la formazione vocazionale dei suoi figli ed ha continuato così a servire la Chiesa”. Don Benedict Lam, attuale rettore del Seminario, ha ricordato il suo tempo di formazione: “eravamo 33 nel 1976. Auspico che siano sempre di più i giovani che rispondono alla chiamata del Signore”. L’Holy Spirit Seminary, in origine Seminario maggiore del sud-est della Cina, venne inaugurato il primo novembre 1931 grazie all’impegno del “Primum Concilium Sinense” della Chiesa in Cina, che si svolse a Shang Hai nel 1924 sotto la guida del primo delegato apostolico, mons. Celso Costantini (che divenne poi cardinale), su mandato di Papa Pio XI. Durante questo Concilio fu deciso di istituire 14 Seminari maggiori in Cina, tra cui appunto il Seminario maggiore del sud-est. Ristrutturato nel 1964, il Seminario venne affidato dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli alla diocesi di Hong Kong, cambiando il nome in “Holy Spirit Seminary”. Oggi il Seminario conta 6 seminaristi della facoltà di teologia e 7 di filosofia, oltre ad un aspirante. (R.P.)

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    La visita del cardinale Vallini a mons. Sigalini, in ospedale dopo un incidente

    ◊   Il cardinale Agostino Vallini, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale del Lazio, ha visitato il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, ricoverato nel reparto di terapia intensiva del Policlinico Gemelli dal 6 settembre scorso in seguito a un incidente: il presule, di ritorno dal Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, mentre scendeva un sentiero di montagna è precipitato in un dirupo riportando politraumi su tutto il corpo. Il cardinale, riferisce l’agenzia Sir, ha portato la testimonianza di “vicinanza e affetto da parte dei vescovi del Lazio ai familiari, all'Azione Cattolica e alla diocesi di Palestrina”. Nel pomeriggio di ieri il Policlinico Gemelli ha diffuso un bollettino medico in cui viene comunicato che mons. Sigalini “ha trascorso una notte tranquilla”. Le condizioni cardiocircolatorie susseguenti al trauma “sono stabilizzate da 24 ore”, ma “la prognosi resta riservata”. (G.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama presenta il piano da 447 miliardi di dollari contro la crisi

    ◊   Presentato ieri al Congresso americano dal presidente Obama il piano anti-crisi da 447 miliardi di dollari. Due gli obiettivi importanti: dimezzare le tasse per lavoratori e piccole e medie imprese e ridurre il deficit, per rimettere in sesto la situazione dei conti pubblici. Forte, inoltre, l’appello ad accantonare le divergenze politiche per agire subito; ma i repubblicani non ci stanno e parlano di retorica. Salvatore Sabatino:

    Trenta minuti per disegnare il profilo del piano destinato a rilanciare crescita e occupazione. E’ un Obama preoccupato, quello che si è presentato davanti al Congresso; ben cosciente delle difficoltà in cui versa il Paese, ma colmo di speranza e soprattutto audace nella richiesta di concretezza. Basta col ''circo politico'' – ha detto – è necessario agire subito per aiutare l'economia. E’ necessario accantonare le divergenze. Come? Con atti concreti; con un piano che vuole ''rimettere al lavoro gli americani e che vuole rimettere soldi nelle loro tasche''. Con un piano che si concretizza in due ambiziosi obiettivi: dimezzare le tasse per lavoratori e piccole e medie imprese per complessivi 70 miliardi e ridurre il deficit, per rimettere in sesto la situazione dei conti pubblici. Altro punto forte dello ''Jobs Act'' è la spesa per le infrastrutture, pari a 140 miliardi di dollari. Aumentato complessivamente di 8 miliardi il credito di imposta a favore dei disoccupati da lungo tempo. Al sistema scolastico nazionale saranno destinati 30 miliardi, 35 miliardi agli stipendi di insegnanti e poliziotti. Stanziati anche 15 miliardi per favorire il riacquisto da parte dei proprietari della case pignorate dalle banche. Da qui - è convinto il presidente - dovrebbe arrivare l'auspicata scossa, che riporterà l'America e la sua economia ''al top''. Parole di speranza, dunque, le sue, bollate come pura retorica, invece, da parte dei Repubblicani, convinti che con il piano Obama non verrà creato un solo posto di lavoro. Una posizione, questa, che fa temere la stessa impasse che ha vissuto il Congresso il mese scorso, quando le posizioni divergenti tra i due schieramenti sull’innalzamento del tetto del debito, aveva rischiato di paralizzare il Paese.

    Siria
    In Siria ennesimo venerdì di proteste convocate dagli attivisti sui social network. Testimonianze provenienti da Aleppo parlano di oltre 3000 manifestanti nella piazza centrale della città e all'uscita della principale moschea. Migliaia di dimostranti davanti alle moschee anche a Deraa, nel sud del Paese. Le manifestazioni di oggi sono dedicate alla richiesta di protezione internazionale avanzata da diversi gruppi di opposizione, che si sono rivolti all’Onu per ottenere l’invio di una “missione permanente di osservatori”. Tuttavia, solo ieri la Russia ha ribadito l'intenzione di ricorrere al veto contro qualsiasi ipotesi di sanzioni a carico di Damasco.

    L’Interpol spicca un mandato di arresto internazionale contro Gheddafi
    Gli insorti libici hanno preso il controllo della Valle Rossa e si avvicinano a Sirte, una delle ultime roccaforti dei fedeli a Gheddafi. Intanto, scadranno sabato gli ultimatum per la resa lanciati dai ribelli alle città lealiste di Sirte, Sebha e Bani Walid. Mentre l’Interpol estende la caccia a Gheddafi in tutto il mondo. Il servizio di Marco Guerra:

    La sorte di Gheddafi, che al momento rimane ignota, diventa questione di interesse per tutti i 188 Paesi aderenti all’Interpol. L’organizzazione internazionale di polizia ha emessso oggi un ordine di arresto nei confronti dell’ex rais, del figlio Saif al-Islam e di Abdullah al-Senussi, capo dei servizi segreti del regime, su richiesta del procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo. Caccia al colonnello che non si ferma sul territorio libico con gli insorti che hanno creato un'unita' speciale incaricata di trovarlo. Intanto, le truppe del Consiglio Nazionale di Transizione si preparano a lanciare assalti contro le ultime roccaforti lealiste. Le città di Sirte, Sebha e Bani Walid hanno ormai solo un giorno di tempo per deporre le armi, dato che scadrà domani l'ultimatum lanciato dai ribelli. E dalle nuove autorità libiche arriva anche l’allarme per la possibilità che parte dell’arsenale dell’esercito sia finito nelle mani di organizzazioni terroristiche, mentre immense ricchezze sarebbero state trafugate dalla casse dello Stato dallo stesso Gheddafi e dalla sua famiglia.

    Afghanistan
    Il 9 settembre del 2001 veniva assassinato, da due presunti membri di al Qaeda, Ahmed Shah Massoud, conosciuto come il ''Leone del Panjshir'', eroe nazionale afghano e comandante dei mujaheddin dell’Alleanza del Nord, che negli anni '80 combatterono le truppe di occupazione sovietiche. A dieci anni dalla sua uccisione questa mattina si è tenuta una cerimonia commemorativa al palazzo presidenziale di Kabul. All’evento sono intervenuti 200 fra alti responsabili governativi afghani, compagni di Massoud, alti ufficiali dell'Isaf e i rappresentanti della diplomazia internazionale. Generale la sorpresa per l’assenza del presidente Hamid Karzai.

    Nigeria
    Non si ferma la violenza interetnica in Nigeria. Nove persone sono state uccise, fra le quali sette bambini della stessa famiglia, in un attacco avvenuto nella notte alla periferia di Jos, nello Stato centrale del Plateau. L’eccidio ha avuto luogo in una zona popolata principalmente da cristiani e secondo il portavoce del governatore locale potrebbe essere stato motivato dalla ricerca di pascolo nella regione. Lo stesso arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, ha più volte sottolineato che non si tratta di scontri interreligiosi, ma di violenze interetniche causate da motivi economici. Dietro questi massacri – afferma il presule – c’è una situazione di povertà che il governo locale non affronta. La zona di Jos, che si trova all'incrocio tra il nord a maggioranza musulmana a il sud prevalentemente cristiano, è regolarmente scossa da violenze interetniche legate al controllo delle risorse naturali.

    Turchia annuncia scorta militare per navi dirette a Gaza
    Il premier della Turchia, Tayyip Erdogan, ha autorizzato le navi da guerra di Ankara a scortare i convogli umanitari turchi diretti a Gaza. “Non lasceremo che queste navi vengano attaccate da Israele come avvenne con la Freedom Flottilla”, ha spiegato Erdogan dopo pochi giorni dall’annuncio della sospensione degli accordi militari e commerciali tra i due Paesi. La decisione del capo del governo turco alimenta la crisi diplomatica tra Ankara e Tel Aviv scoppiata con l’assalto dei militari israeliani alla nave Mavi Marmara, costato la vita a otto militati pro-palestinesi.

    Onu –Palestina
    Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ribadito il suo sostegno alla creazione di uno Stato palestinese. Uno stato che “dovrebbe esistere da molto tempo”, ha sottolineato la guida delle Nazioni Unite. La dichiarazione giunge a pochi giorni dalla presentazione della richiesta da parte dei palestinesi di adesione all’Onu come Stato membro. Candidatura che registra il parere negativo degli Stati Uniti.

    Usa- blackout
    Un gigantesco blackout ha colpito nelle ultime ore il sud della California, l’Arizona e anche una parte del Messico, nella Baja California. Cinque milioni le persone coinvolte: traffico autostradale in tilt per il buio, voli cancellati all'aeroporto internazionale di San Diego, distribuzione di acqua e gas sospesa in varie zone. A causare il disastro sarebbe stato un addetto che in una centralina in Arizona avrebbe attivato una procedura sbagliata. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 252

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.