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Sommario del 08/09/2011
◊ La Chiesa in India può contare su una moltitudine di istituzioni e su religiosi, uomini e donne, eroici: lo ha ricordato Benedetto XVI ricevendo stamane nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo i vescovi latini dell’India, in visita ad Limina Apostolorum. Il servizio di Roberta Gisotti.
Parrocchie, scuole e orfanatrofi, così come ospedali, cliniche e dispensari: una benedizione per la Chiesa in India, - ha sottolineato Benedetto XVI - “espressione dell’amore di Dio per l’umanità attraverso la carità e l’esempio del clero, dei religiosi e dei fedeli laici”. Da qui il grazie del Papa ad una Chiesa che “offre un inestimabile contributo al benessere non solo dei cattolici ma della società in generale”:
“The efforts made by the whole…”
Il Santo Padre si è soffermato in particolare sull’importante ruolo educativo, lodando “gli sforzi compiuti dall’intera comunità cristiana per preparare i giovani cittadini” indiani “a costruire una società più giusta e prosperosa”, impegno che da lungo tempo contraddistingue le Chiese locali in India:
“I encourage you to continue to pay close attention…”
Poi l’incoraggiamento ai vescovi “a prestare massima attenzione alla qualità dell’istruzione” nelle scuole delle loro diocesi “per assicurare che siano genuinamente cattoliche e quindi in grado di trasmettere quelle verità e valori necessari per la salvezza delle anime e lo sviluppo della società”.
“A significant role of witness…”
Benedetto XVI ha quindi reso omaggio alla testimonianza di “religiosi uomini e donne, che sono spesso eroi non celebrati della vitalità della Chiesa locale in India”. Per il loro lavoro apostolico e le vite che conducono – ha detto - sono “una sorgente di fecondità spirituale per l’intera comunità cristiana”. Ai presuli indiani “consapevoli delle molte difficoltà che ostacolano la crescita spirituale e vocazionale”, il Papa ha chiesto infine di continuare ad incoraggiare i giovani “a considerare seriamente la vita consacrata o sacerdotale” e di parlare ai loro genitori perché sappiano sostenerli.
◊ Il Papa ha ricevuto stamani il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Il porporato s’insedierà ufficialmente nella diocesi ambrosiana il 25 settembre prossimo, in un momento difficile per il Paese. Sergio Centofanti gli ha chiesto di cosa ha bisogno oggi l’Italia per superare la crisi:
R. – L’Italia ha bisogno di ciò che già grandi pensatori, come Platone, dicevano: “uomini che come dei bravi tessitori usino un ordito solido e una trama morbida per fare rete”. In questo Paese bisogna ritornare all’uomo e alle relazioni originarie e costitutive che ogni uomo vive, a partire da quelle fondamentali legate alla famiglia. Bisogna ritornare con energia a credere che l’altro, accolto fino in fondo e partendo da un senso adeguato della vita, può dare sempre ricchezza. Bisogna far riferimento a una società civile, come la nostra - anche se molti criticano questa idea – che è la più ricca d’Europa, piena di risorse, piena di gente che si mette in gioco tutti i giorni col lavoro, con la famiglia, e far leva sui fermenti associativi che vivono in questa società per ridare un volto al Paese. E la politica e le istituzioni debbono servire a governare questa ricchezza senza pretendere di gestirla direttamente: tutta la politica deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità e, soprattutto in questo momento di grave crisi, deve dare l’indirizzo circa i rapporti economici e finanziari all’interno del Paese, circa la modalità dello scambio, circa la pratica di una giustizia sociale adeguata; ma poi deve favorire la vita di queste realtà che sono alla base e che in Italia sono ancora solide. Io sono convinto che se si sceglierà questa strada - la strada di relazioni buone e di pratiche virtuose - l’Italia, insieme a tutti gli altri Paesi europei del mondo, uscirà dal male oscuro di questa crisi. Milano sicuramente – è sotto gli occhi di tutti – per quanto riguarda il nostro Paese, ha un compito capitale insostituibile in questa direzione.
D. – Un suo pensiero per i giovani che stanno subendo le conseguenze maggiori di questa crisi…
R. – Io sono rimasto colpito a Madrid da una cosa: la maggioranza dei ragazzi di Madrid era giovanissima, dai 15 ai 18 anni, e ha cambiato il volto della Gmg. Io ho visto lì l’apertura fresca e semplice di questi ragazzi a Gesù e la loro domanda di senso della vita: poi magari saranno fragili, ma tutte le generazioni a loro modo sono state fragili… Io credo che tutti questi ragazzi abbiano già in sé la risorsa per affrontare questo periodo che per loro è delicatissimo. Ho scritto mesi fa che oggi “la questione giovanile è la vera questione sociale”. Io credo, però, che se gli adulti sapranno rinunciare a qualcosa e fare un passo indietro, questi giovani sono già protagonisti del futuro. Come dico sempre loro: “Non lasciatevi andare quando vi dicono che voi siete il futuro, perché se non siete già il presente, non sarete neanche il futuro.
D. - Ieri il suo congedo da Venezia …
R. – Sono stato realmente sorpreso dall’intensità e dall’affetto che ho toccato con mano, dopo il primo momento di smarrimento un po’ da parte di tutti per questa mia nomina, anche perché era stata preceduta dalla nomina dell’ausiliare vicario generale a Vicenza. Un affetto oggettivo, legato al cammino di comunione che – con tutti i nostri difetti – abbiamo fatto: l’ho visto anzitutto nel gesto del Pontificale, ieri sera, in San Marco con una presenza foltissima di sacerdoti, religiosi, religiose e laici; l’ho visto nella modalità con cui è stata accolta la mia proposta di segnare la visita del Papa, al termine della visita pastorale, lasciando un’opera di carità al posto di regali; l’ho visto nel desiderio con cui stanno già pregando intensamente per il nuovo Patriarca, così come nella voglia di continuare l’esperienza di ogni autentica Chiesa, della sequela di Cristo, dentro le comunità; e l’ho visto – già da mesi – da come nelle parrocchie, nelle aggregazioni tutti i discorsi del Santo Padre nel Triveneto e a Venezia siano oggetto di lavoro e di meditazione soprattutto in vista dell’incontro di “Aquileia 2”, che vedrà riunite anzitutto le Chiese del Triveneto, ma anche le altre Chiese nate dall’antica Aquileia, per affrontare la nuova evangelizzazione in questa delicata fase storica. Poi c’è stato un altro segno, per me una sorpresa: le autorità civili, il presidente della Regione, il presidente della Provincia e il sindaco hanno voluto offrirmi un concerto – lunedì scorso – alla Fenice, come segno di addio. Cosa che io non mi aspettavo proprio e cosa ancor più bella che tutti - il direttore d’orchestra, gli orchestrali e tutte le maestranze – hanno fatto questo gratuitamente e senza nulla a pretendere. Ieri, poi, i gondolieri mi hanno fatto fare un giro bellissimo su una gondola a 18 remi: le remiere e i gondolieri mi hanno voluto vicino… Ci sono stati tanti segni di gratitudine che non so se io meritassi… Sono molto, molto commosso e porto Venezia nel cuore. Sono convinto che Venezia giocherà un ruolo decisivo per il futuro della Chiesa e per il futuro non solo del nostro Paese, perché è veramente una città dell’umanità. Forse ho detto le cose un po’ alla rinfusa, ma ho ancora il cuore un po’ troppo commosso… Questo è ciò che mi resta dentro! (mg)
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche il sig. Ali Achour, ambasciatore del Marocco, in visita di congedo.
I vescovi tedeschi presentano la visita del Papa in Germania
◊ I vescovi tedeschi hanno presentato ieri a Berlino, durante una conferenza stampa, il prossimo viaggio del Papa in Germania che si svolgerà dal 22 al 25 settembre. L’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha sottolineato che la visita di Benedetto XVI incoraggerà e confermerà la fede della comunità cattolica in un momento non facile. Riguardo alle proteste annunciate durante il discorso del Papa al Parlamento federale, alle 16.15 del 22 settembre - alcuni deputati hanno fatto sapere che lasceranno nell’occasione l’aula - l'arcivescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, ha osservato che la Chiesa non guarda con preoccupazione a queste iniziative, considerando il fatto che si vive in un Paese democratico in cui c’è libertà di opinione. Inoltre ha espresso la sua convinzione che prima di criticare sarebbe meglio aspettare di ascoltare le parole del Papa. Da parte sua, il coordinatore del viaggio e segretario generale della Conferenza episcopale, il padre gesuita Hans Langendörfer, ha auspicato che la legittima libertà d’espressione non degeneri in violenza. Sulla questione dei costi - si calcolano fino a 30 milioni di euro - mons. Zollitsch ha affermato che saranno a carico della Chiesa tedesca. Le spese dello Stato riguarderanno solo le misure di sicurezza. Ma questo – è stato sottolineato - accade per qualsiasi altro evento simile o manifestazione pubblica. E’ stato anche ricordato che quella del Papa è una visita ufficiale in quanto programmata a partire da un invito del presidente tedesco Christian Wulff. La visita del Papa interesserà almeno 250mila persone, tanti sono per ora gli iscritti: in 70mila saranno alla Messa all’Olympiastadion di Berlino, in programma alle 18.30 del 22 settembre. Il presidente dei vescovi ha annunciato per questa occasione la creazione di un “Fondo-Benedetto per l’Africa Orientale”, una sorta di colletta per le popolazioni affamate del Corno d’Africa. Le solite polemiche sui costi, dunque, non hanno senso.
Congresso eucaristico: gli interventi dei vescovi Menichelli, Monari, Forte e Crociata
◊ Sesta giornata di lavori, tra Ancona e le altre cinque diocesi della Metropolia, per il XXV Congresso Eucaristico italiano, sul tema ‘Signore da chi andremo – L’Eucaristia per la vita quotidiana’. Proseguono le celebrazioni, i momenti di preghiera e le catechesi dei vescovi, provenienti da tutta la penisola, mentre nel capoluogo marchigiano cresce l’attesa per la visita di Benedetto XVI che chiuderà il Congresso domenica prossima. Da Ancona il servizio del nostro inviato, Fabio Colagrande:
Al Congresso di Ancona si riflette su come l’Eucaristia, ‘Pane del cammino’, sostiene il dinamismo della vita cristiana. In primo piano il compito della Chiesa di tramandare la fede attraverso la celebrazione dell’Eucaristia, memoria vivente dell’amore di Dio per l’uomo. Giornata dedicata quindi, in questa prospettiva, all’approfondimento del sacerdozio e della vita consacrata. ‘Come presbiteri siamo stati scelti da Dio, ma dobbiamo meritarlo’ ha osservato l’arcivescovo di Ancona–Osimo, mons. Menichelli, aprendo i lavori nella Fiera del capoluogo. ‘Il comunicarci con Dio non sia mai un’ovvietà ma una consustanzialità con Lui’ ha aggiunto poi rivolgendosi a tutti i partecipanti al Congresso.
Ai sacerdoti, seminaristi e diaconi ha rivolto la sua relazione mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia. ‘Noi presbiteri – ha ricordato – quando celebriamo obbediamo al “fate questo in memoria di me” ed è l’ordinazione sacerdotale che ci individua come soggetti dell’obbedienza a Gesù. ‘Celebriamo l’Eucaristia per edificare il Corpo di Cristo’ - ha aggiunto il presule – ‘non siamo perciò conservatori della tradizione del passato, ma strumenti di Dio per condurre gli uomini verso l’unità della comunione, del perdono reciproco e dell’amore, il vero progresso dell’umanità’.
Nel Teatro delle Muse di Ancona, il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha invece tenuto un intervento sull’Eucaristia, come “fonte e culmine della vita consacrata”. ‘Vivere pienamente il memoriale eucaristico significa fare dell'incontro col Signore Gesù la sorgente della bellezza di tutta la vita, specialmente della vita consacrata’ ha affermato il vescovo. ‘E’ l’Eucaristia l’evento di grazia dove essa continuamente si esprime e si rigenera nella forza del dono dall’alto’. Mons. Forte ha ricordato poi il primato della dimensione contemplativa, il lasciarsi ‘agire’ da Dio, e della condizione di servizio, ricordata da Gesù nella ‘lavanda dei piedi’, che caratterizzano la celebrazione dell’Eucaristia. ‘La frazione del pane’ – ha aggiunto – ‘è anche segno di una profonda solidarietà nella comunanza di sorte’. ‘Gesù lega esplicitamente l’istituzione dell’Eucaristia al banchetto della fraternità’. Il banchetto della nuova Pasqua rimanda inoltre’ - ha ricordato il teologo – ‘a un altro banchetto, quello definitivo del Regno, di cui è anticipazione e promessa’. Per cui l’Eucaristia è ‘speranza, apertura al futuro della promessa di Dio’.
Dopo la suggestiva Via Crucis di martedì scorso, a cui hanno partecipato cinquemila fedeli , ad Ancona, si svolge oggi un altro rito che conferma la matrice popolare del Congresso. E’ la Processione Eucaristica ‘da mare a mare’ che sarà guidata dall’arcivescovo Menichelli e dal Legato pontificio, il cardinale Re. Vedrà la partecipazione delle confraternite e sarà occasione per una suggestiva ‘infiorata’ lungo il corso cittadino, per omaggiare il passaggio dell’Ostensorio.
Momenti di preghiera, gioia ma anche di commozione scandiscono le giornate congressuali. Come quando mons. Menichelli ha incontrato martedì 120 detenuti della Casa Circondariale di Ancona, presentando loro la croce di Cristo alla quale ognuno si è accostato per una preghiera silenziosa, un bacio, un proposito di vita nuova.
Preoccupazione e affetto, da Ancona, anche per il vescovo di Palestrina Domenico Sigalini, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, a seguito di una grave caduta in montagna e quindi impossibilitato a partecipare, come previsto, al Congresso. Un invito alla preghiera per la sua guarigione, giunto dalla diocesi laziale, è stato subito raccolto qui nelle Marche.
E ieri ha partecipato al Congresso di Ancona anche il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata che ha voluto inaugurare il Seminario dedicato a ‘Bene Comune e Eucaristia’ dalle associazioni cattoliche del coordinamento Retinopera. Il nostro inviato, Fabio Colagrande, lo ha intervistato:
R. - Per noi credenti il bene comune è Cristo. Noi diventiamo comunità, siamo accomunati dal fatto che comunichiamo con lo stesso Cristo, e Lui è il bene. In questa comunione in Cristo noi sperimentiamo, come Chiesa che nasce dall’Eucarestia, anche il bene comune per la città e nella città. E’ un bene comune che si scopre attorno a due aspetti che l’Eucarestia suggerisce: l’attenzione, l’interesse e la prospettiva unitaria. Non si può cioè cercare il bene di tutti e di ciascuno senza voler convergere verso un’unità. Bisogna però sottolineare anche l’altro aspetto che scaturisce dall’Eucarestia: tendere al bene comune è in realtà possibile solo se noi ci lasciamo afferrare dal movimento che l’Eucarestia fa passare, che è il movimento di Gesù che si dona nella morte e nella Resurrezione. Dunque, anche noi dobbiamo diventare persone che si aprono e si offrono in dono agli altri, uscire da sé per servire gli altri.
D. - Questa dimensione dell’Eucarestia, della cultura eucaristica, può dire qualcosa al settore della politica e dell’economia, che sembrano così in difficoltà?
R. - Un credente che è impegnato nella vita sociale - in qualsiasi suo ambito e livello, particolarmente in politica -, non può perdere di vista questa prospettiva, perché se lo fa è il suo essere credente, il suo essere cattolico ad entrare in questione. (vv)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’udienza ai vescovi indiani in visita “ad limina”, Benedetto XVI sottolinea l’importanza di un’istruzione autenticamente cattolica.
In prima pagina, un articolo di Carlo Bellieni dal titolo “L'eliminazione dell'imperfetto: se il mondo ha paura delle disabilità genetiche”.
Nell’informazione internazionale, in rilievo l'economia: la crisi colpisce anche Pechino, per la prima volta il Pil cinese potrebbe crescere sotto il nove per cento.
Nodi irrisolti per la democrazia: Pierluigi Natalia sulle attuali tensioni nella Repubblica democratica del Congo.
Naviganti assetati: Sandra Isetta sulla simbologia dell'acqua nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
Musica del passato e sguardo al futuro: Enrico Reggiani sul concerto alla Scala per ricordare l'11 settembre.
Il prezzo della vanità: Stefano Lorenzetto sull'essere Vip visto da lontano.
Trentacinque centimetri di miracoli: Fabrizio Bisconti sull'antica pisside eburnea di Pesaro.
Dante incontrò satana a Firenza: Laura Pasquini sulla figura di Lucifero nella “Divina Commedia”.
Carestia nel Corno d'Africa: situazione grave anche in Kenya
◊ La carestia del Corno d’Africa, che già interessa almeno 12 milioni di uomini, donne e bambini, rischia di aggravarsi e di coinvolgere giorno dopo giorno aree sempre più vaste di territorio. Oltre a Somalia ed Etiopia, anche diverse zone del Kenya, Paese che già accoglie in numerosi campi i profughi somali, sono ora colpite dalla siccità e dalla fame. Federico Piana ne ha parlato con Maria Beatrice Spadacini, portavoce dell’Ufficio Aiuti Umanitari della Commissione Europea, raggiunta telefonicamente a Nairobi:
R. – La situazione qui è drammatica, ma anche in Etiopia: certamente in Somalia è molto più difficile per le organizzazioni umanitarie accedere in certe parti, soprattutto, della Somalia del Sud. Per quanto riguarda il Kenya, io sono stata di recente nel Turkana, dove c’è normalmente un tasso di malnutrizione del 20 per cento: adesso arriviamo a picchi del 40 per cento. Anche qui la situazione è drammatica, ma essendo più accessibile ci sono organizzazioni che riescono a portare aiuti umanitari come cibo e acqua.
D. - L’Europa cosa sta facendo?
R. – Devo dire che la Commissione Europea, fino ad ora - solo nel 2011 - ha già stanziato un totale di 160 milioni di euro: in più gli Stati membri, insieme, hanno già portato 440 milioni di euro. Siamo quindi ad un totale, in generale, di 600 milioni di euro per il Corno d’Africa. Gli aiuti arrivano attraverso le organizzazioni non governative e le agenzie delle Nazioni Unite.
D. – L’Onu ha sostenuto che è stato finanziato solamente il 59 per cento dei fondi necessari per rispondere alla crisi…
R. – Devo dire che io sono un po’ in disaccordo su questo. Arrivano tantissimi soldi in questo momento nel Corno d’Africa: gestirli è fondamentale. Fare in modo che non vengano sprecati, che non finiscano nelle mani di gente che ha altri fini, è estremamente importante! Durante le emergenze, quando arrivano tanti soldi, i rischi sono più alti. Si deve poi aggiungere che le milizie che sono nel sud della Somalia percepiscono gli aiuti occidentali come aiuti negativi, che portano altre influenze. C’è, quindi, anche una spiegazione culturale. Bisogna investire su soluzioni a lungo termine. E' necessario che i governi del Corno d’Africa si prendano la responsabilità per pianificare, perché una siccità non deve diventare una carestia. C’è una mobilitazione, c’è responsabilità a livello nazione: bisogna parlare anche di questo, perché è fondamentale. Bisogna anche parlare delle responsabilità dei governi locali per una migliore pianificazione. (mg)
Rapporto Ocse: la fine della crisi economica mondiale è ancora lontana
◊ L’uscita dalla crisi economica mondiale è ancora lontana. È quanto dicono i nuovi dati, diffusi oggi dell’Ocse, che segnalano una ripresa quasi ferma in diversi contesti internazionali ed una crescita che rallenta anche nelle cosiddette economie emergenti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista, Francesco Carlà:
R. – Sono dati abbastanza prevedibili e anche previsti perché è chiaro che se due grandi mercati come quello europeo e come quello americano tendono a rallentare, proiettano un calo della crescita, i Paesi emergenti - che sono le grandi macchine produttive (sia dei prodotti finiti che di commodities energetiche e altro) per questi due grandi mercati - non possono che pensare a rallentare la crescita e anche la produzione di stock, perché è di questo anche che si tratta: cioè, devono per forza calare la produzione in previsione di una domanda in calo da parte dell’Europa e degli Stati Uniti.
D. – Qualcuno però già parla della responsabilità degli Stati, di una risposta inadeguata, insomma, nei confronti della crisi …
R. – Il problema è che queste cose purtroppo non si riescono a fare con i tempi della politica - questo è ampiamente dimostrato dall’ultimo biennio, oppure dai fatti del 2008 della Lehman Brothers in poi - perché la politica ha avuto tempo per immaginare misure più giuste; purtroppo ha tardato a farle, questo anche dopo i segnali della Grecia che erano evidenti e che quindi proiettavano già le esigenze che poi sarebbero state necessarie per gli altri Paesi in difficoltà, con debiti sovrani… Purtroppo le cose non sono state fatte e adesso la situazione non è positiva, evidentemente.
D. – Le economie emergenti che erano quelle che tiravano ultimamente stanno subendo dunque il contraccolpo della crisi americana ed europea ma quali conseguenze ci saranno su questi Paesi?
R. - Le conseguenze su questi Paesi sono che il tempo con il quale avrebbero potuto creare quella capacità di consumi interni in grado di equilibrare le esportazioni - che per loro sono ancora la prevalente forza trainante - non c’è stato e quindi è possibile che le loro crescite al 7, 8, 9 per cento diventino solo un ricordo nei prossimi mesi e calino fino a livelli molto più bassi come potrebbero essere il 3, 4 per cento …
D. – Si può prevedere un rispostamento dell’asse economico internazionale verso l’Europa e gli Stati Uniti, secondo lei?
R. – Dipende da che punto di vista. Da un punto di vista dei prodotti interni lordi di queste aree, io non credo, perché lo schema rimarrà sempre lo stesso: cioè, le macchine produttive dei prodotti finiti e la parte energetica rimarrà all’interno di questi Paesi - il famoso BRIC come lo chiamava Goldman Sachs, cioè Brasile, India, Cina e Russia -, mentre l’Europa continuerà a dibattersi nei suoi problemi politici, finanziari e quindi anche economici e gli Stati Uniti, con le loro politiche monetarie, continueranno a cercare di drenare il più possibile le bolle dei debiti che sono esplose nel 2008 con la faccenda Lehman Brothers. In più avremo il quarto asse dei problemi globali che è quello del mondo arabo che dopo la “primavera” della fine dei tiranni in Egitto, Tunisia, Libia e Yemen e con gli altri problemi degli altri Paesi arabi, vedremo se saranno in grado di imboccare una via democratica e vedremo anche cosa significherà questo dal punto di vista dei loro sviluppi economici. (bf)
Obama lancia un piano da 300 miliardi di dollari per l'occupazione
◊ Sul fronte economico statunitense c’è attesa per il piano da 300 miliardi di dollari a favore dell’occupazione che il presidente Obama annuncerà questa sera al Congresso, riunito in seduta comune. Il progetto prevede investimenti per le istituzioni locali e agevolazioni fiscali per le aziende che assumono. Per il via libera è decisivo l’appoggio dei repubblicani. In merito alla loro posizione Francesca Baronio ha intervistato a Washington l’economista Domenico Lombardi:
R. - I repubblicani si sono resi conto che con il loro atteggiamento intransigente hanno certamente creato dei problemi all’Amministrazione. Questo si è tradotto un po’ in un effetto boomerang nei loro confronti. Il pubblico americano vede quest’atteggiamento intransigente dei repubblicani come un elemento non utile a risolvere l’attuale situazione economica degli Stati Uniti. E questo, probabilmente, è alla base di un atteggiamento che è ora più flessibile nei confronti dell’Amministrazione verso quelle misure a favore dell’occupazione, che non devono tuttavia tradursi in un aumento della spesa pubblica.
D. - Riuscirà il presidente a convincere il Congresso e ad avere il voto della Camera bassa, che è a maggioranza repubblicana?
R. - Dalle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, sembra che vi possa essere un accordo fra l’Amministrazione democratica ed i repubblicani su alcune misure, le cui caratteristiche sono state in parte già discusse nei giorni e nelle settimane precedenti.
D. - Perché il discorso di Obama di questa sera è così atteso?
R. - Perché il presidente terrà questo discorso dinanzi alle Camere riunite. Dagli anni Novanta solo cinque volte i presidenti hanno tenuto altrettanti discorsi e, in tre di queste, cinque volte hanno aggiornato il Congresso su questioni o relative a guerre in cui gli Stati Uniti erano implicati, o in atti di terrorismo. E’ comunque sbagliato enfatizzarne eccessivamente l’importanza, e questo perché l’attuale contesto politico restringe di molto i margini di manovra dell’Amministrazione. Qualsiasi espansione della spesa pubblica deve avere il vaglio di un Congresso che è diventato bipartisan, dal quale i repubblicani controllano la Camera bassa e sono naturalmente restii ad approvare un programma di lavori pubblici che preveda ad esempio un’espansione della spesa pubblica senza corrispondenti tagli compensativi.
D. - Gli ultimi sondaggi danno Obama in netta caduta. Al centro della sfiducia ci sarebbe l’economia e soprattutto la mancanza di nuovi posti di lavoro. Qual è la nuova ricetta della Casa Bianca?
R. - Attualmente il deficit pubblico degli Stati Uniti è abbastanza fuori controllo, e questo ha già causato una serie di controversie con i repubblicani ed ha alimentato incertezze tra gli operatori dei mercati finanziari, determinando infatti un “downgrade” del debito pubblico americano. Elemento, questo, senza precedenti nella storia recente americana. Sono tutti questi vincoli che inducono a ritenere che il discorso del presidente sarà un discorso al di sotto delle aspettative. (vv)
Italia. La Manovra approda alla Camera, critiche dalle Associazioni familiari
◊ In Italia, la Manovra approderà alla Camera per la discussione generale lunedì 12 settembre alle 15. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Ieri il sì del Senato alla fiducia. Stamattina il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ai ddl per l'inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione e per l’abolizione delle province. Tra le misure di maggiore e più ampio impatto l’aumento dell’Iva dal 20% al 21%, che dovrebbe portare 4236 miliardi ogni anno dal 2012 al 2014. Per l’economista Alberto Quadrio Curzio una scelta “obbligata” dopo che “per un mese il governo aveva cambiato decisione deprimendo i titoli di Stato”. Sentiamo lo stesso Quadrio Curzio intervistato da Alessandro Guarasci:
R. - La scelta dell’Iva era quasi una scelta obbligata, o meglio: era una scelta obbligata perché questo tipo di imposta è immediatamente operativa ed ha un gettito pressoché certo. E’ possibile che si verifichi l’effetto di rallentamento della crescita attraverso una compressione dei consumi e penso che, sotto questo profilo, quando tutto sarà un po’ più calmo, bisognerà individuare un intervento complementare per ridurre i contributi sociali. Intervento che risulterebbe una scelta molto opportuna sia per aumentare la competitività sia per aumentare la retribuzione in busta paga.
D. - Secondo lei, dal riordino delle detrazioni fino alle agevolazioni per le cooperative ci si può aspettare effetti sociali negativi?
R. - E’ necessario intervenire attraverso un riordino. Mi auguro che in questo intervento non si sia pressati dall’urgenza ma si possa effettuare l’intervento stesso con adeguata capacità selettiva, onde evitare dei contraccolpi negativi sia sul piano economico sia su quello sociale.
D. - Anche i tagli agli enti locali, che comunque sono stati ridotti rispetto all’obiettivo principale ed originario, secondo lei rischiano di avere degli effetti sul “welfare” locale?
R. - Penso che gli enti locali abbiano uno spazio non dico adeguato ma sufficiente per mantenere i servizi sociali erogati, anche con minori risorse. Inoltre, gli enti locali potranno adesso contribuire al recupero dell’evasione trattenendosi il 100 per cento delle somme recuperate. Sotto questo profilo, mi auguro che la loro azione possa diventare particolarmente efficace. (vv)
Per un commento sulla manovra, Federico Piana ha intervistato Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari:
R. - E’ una manovra che bisognava fare, sicuramente sarebbe stata di sacrifici, non semplice, ma nel complesso l’esito non è condivisibile, è negativo … così come l’idea dei tagli lineari sulle agevolazioni, comprese alcune misure per la famiglia che sono fondamentali come le detrazioni per i figli a carico e dentro alla manovra, attualmente, ci sarebbe un taglio del 5 e del 20 per cento nei prossimi anni, a meno che non si faccia la riforma fiscale. Quindi, ci sono alcuni fattori giusti, però per esempio per quanto riguarda l’incremento dell’Iva, nella prima versione avrebbero aumentato tutti gli scaglioni di Iva, quindi anche i prodotti di prima necessità e noi avevamo chiesto che almeno si facesse solo sui prodotti al 20 per cento perché altrimenti l’impatto sulle famiglie sarebbe stato molto alto; ma già così sono i consumi delle famiglie che vengono penalizzati. Noi siamo certi che una volta finita la discussione sulla manovra ricomincerà il dibattito perché noi vogliamo incidere sulla riforma fiscale. Oggi le famiglie povere crescono, le famiglie con figli sono in grande difficoltà, quindi noi chiediamo un fisco a misura di famiglia: usare il fisco come uno strumento di sviluppo. Chiediamo di spostare i pesi fiscali a favore delle famiglie con figli perché sono il futuro del Paese.
Sono 800 milioni gli analfabeti nel mondo. L'Opam: istruzione fondamentale per la pace
◊ Circa 800 milioni di persone nel mondo non sono in grado di leggere e scrivere: è quanto denuncia l’Unesco oggi, nella Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, sottolineando che i bambini analfabeti sono circa 70 milioni. Oggi a New Delhi vengono consegnati i Premi internazionali dell’Unesco assegnati a quanti promuovono con diverse iniziative l’alfabetizzazione. Quest’anno vengono premiati, tra gli altri, un progetto per l’istruzione di base in Burundi; uno a favore delle minoranze linguistiche negli Stati Uniti; un’iniziativa in Congo che unisce didattica e promozione della cultura della pace. Tema di quest’anno, infatti, è proprio “l’alfabetizzazione per la pace”. Nell’intervista di Fausta Speranza, il presidente dell’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo, Opam, Aldo Martini, spiega la scelta del tema:
R. – Indica – direi - la finalità ultima dell’alfabetizzazione: rendere le persone libere. L’alfabetizzazione è fondamentale per la pace: se non c’è libertà, non c’è vita vivibile, non c’è vita dignitosa. Le cifre parlano chiaro: oltre alle cifre ufficiali, ci sono oltre 50 milioni di bambini invisibili, che non vengono registrati all’anagrafe. Si calcola che ogni anno un terzo delle persone che nascono non venga censito, perché molti Stati non hanno un’anagrafe, perché molte minoranze non sono considerate. La maggior parte di queste persone sono donne: l’85 per cento degli analfabeti è rappresentato da donne. E’ una situazione veramente insostenibile! Se pensiamo che una persona su sei praticamente è analfabeta, non ha accesso ad uno dei diritti fondamentali, sancito anche dalle Carte degli Nazioni Unite. Molte cose scompaiono di fronte ai censimenti… Molti Stati hanno anche l’interesse a far apparire più alfabetizzati di quanti, forse, ce ne siano realmente, o comunque persone che possono essere in grado di gestirsi la vita, perché hanno ricevuto un’istruzione.
D. – Diciamo che, purtroppo, l’alfabetizzazione fa rima con povertà…
R. – Certamente, perché l’obiettivo del millennio – garantire la scuola a tutti – è ben lontano dall’essere raggiunto. Una delle cause sono gli investimenti in armamenti: dove aumentano, diminuiscono gli investimenti in istruzione.
D. – Che cosa fa l’Opam, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo?
R. – L’Opam è una associazione nata 40 anni fa e quindi abbiamo – diciamo - una certa storia alle spalle. E’ nata dall’intuizione di un missionario, don Carlo Muratore, che, tornando in Italia, si è posto come obiettivo quello di insistere non tanto e sugli aiuti materiali da mandare alle popolazioni, anche quelle con le quali aveva lavorato, ma piuttosto creare le condizioni affinché una persona possa camminare con le proprie gambe: creare libertà attraverso l’istruzione! In concreto l’Opam ha cominciato a fare progetti di sviluppo per esempio con piccole scuole agrarie in America Latina, da dove proveniva questo missionario; piccoli progetti di alfabetizzazione per dare la possibilità ai ragazzi di coltivare la terra, di rendere autonomi loro e le loro famiglie, di crearsi un futuro. Sono progetti finanziati essenzialmente da privati e quindi da persone alle quali inviamo il nostro bollettino mensile, persone che vengono contattate con il passaparola o con qualche spot radiofonico o televisivo. Non sono i grandi ricchi che ci aiutano, non sono neanche i governi: non facciamo progetti di partenariato con i governi. E questo perché vogliamo realizzare piccoli progetti, micro-realizzazioni, che siano gestibili dalla gente in loco: piccoli progetti di 5mila o 15mila euro gestibili dal missionario locale… Aiutiamo molto la formazione dei maestri, perché ci rendiamo conto che non basta dire che esiste una scuola, ma bisogna che esistano maestri in grado di insegnare qualcosa ai ragazzi. (mg)
Festa della Natività della Beata Vergine: guardare verso Maria per incontrare Cristo
◊ Oggi la Chiesa celebra la Festa della Natività della Beata Vergine Maria che da secoli – come ha anche ricordato il Papa – “è fissata all’8 settembre, data in cui a Gerusalemme fu consacrata la Basilica costruita sopra la casa di San’Anna, madre della Madonna”. “Maria – scrive Sant’Andrea di Creta – nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio”. Sulla festa della Natività della Beata Vergine si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il padre monfortano Giuseppe Daminelli:
R. - Le uniche eccezioni di celebrazione della nascita che conosciamo sono quelle di Gesù, di Giovanni il Battista e, dal secolo IV, anche questa della nascita di Maria. La celebrazione odierna, innanzitutto, onora la Natività della Madre di Dio, ma il significato profondo è quello di un altro evento: l’incarnazione del Verbo. E’ questo il cuore della festa: guardiamo a Maria pensando a Gesù. Guardiamo in modo particolare a questo mistero straordinario della disponibilità di Maria, che ha reso la sua vita disponibile al compimento di quest’opera straordinaria di Dio, darci cioè suo Figlio Gesù.
D. - Oggi è il giorno in cui guardiamo a Cristo ed oggi - scrive San Pier Damiani - è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno. Anche il posto che Maria occupa nel disegno di Dio ci ricorda che la salvezza parte da Dio e a Lui giunge nuovamente…
R. - E’ un percorso che vede l’esperienza di fede di generazioni e dell’umanità intera essere sul modello dell’agire di Maria: la disponibilità, cioè, che viene offerta a Dio e Dio che offre un dono straordinario a chi si è reso disponibile. Un dono straordinario, gratuito, che nasce dalla disponibilità del cuore dell’uomo.
D. – Qual è la virtù sempre presente in Maria, dalla nascita fino all’Assunzione in cielo?
R. - La virtù dell’umiltà, che non è certo espressione di una superficialità o di un’incapacità. Un’umiltà che ci ricorda che le cose di Dio passano sempre attraverso le piccole realtà. La conformità di Maria a suo Figlio è certamente questa della disponibilità e dell’umiltà.
D. - A Questa festa è anche un’esortazione ad imitare Maria, a portare Cristo tra la gente. Maria ci invita a guardare a Cristo ed è anche un modello per tutti i cristiani…
R. - E’ il modello per eccellenza. Come dice San Luigi Maria Grignion di Monfort, “è una strada veloce per arrivare a Cristo, una strada sicura”. Imitare Maria significa percorrere facilmente questa strada verso Cristo. Aggiunge poi anche un esempio, che è ancora più convincente usando l’immagine dello stampo. Dice che se è difficile immaginare di scolpire il Cristo, è molto più semplice essere plasmati dentro uno stampo. E questo stampo è Maria, perché in lei è rimasta l’immagine di Cristo, che è stato dentro di lei. Per un cristiano, quindi, la cosa più semplice è mettersi all’interno dell’esperienza di Maria e lasciarsi plasmare, come un liquido, nello stampo perché assuma l’immagine del Cristo. (vv)
“Profondo dolore” dei vescovi indiani per l’attentato all'Alta corte di Delhi
◊ I vescovi cattolici dell’India esprimono “profondo dolore” per l’attentato all’Alta Corte di Delhi che ha provocato la morte di 12 persone e il ferimento di altre 75. “Siamo profondamente addolorati – scrivono i presuli - per l’odioso atto di terrore che non ha nessun significato, ma dimostra la perfidia di chi l’ha compiuto, una grande minaccia per la società”. “Ogni vita umana – si legge nel comunicato ripreso dall’agenzia AsiaNews - è un dono di Dio e dobbiamo fare di tutto per proteggerla. Coloro che distruggono la vita di persone innocenti lavorano contro il piano divino e dimostrano di essere nemici di un pacifico ordine sociale. Chiediamo a chi indulge alla violenza – si legge poi nel documento - di abbandonare la via della distruzione e di seguire un cammino di unità e pace nella società. Chiediamo con forza al governo indiano di fare tutto il possibile per agguantare i responsabili dell’attentato e portarli davanti alla giustizia. Chiediamo anche alla società civile – concludono i presuli - di essere più vigilante, e di aiutare le autorità nella lotta contro il terrorismo”. Dal canto suo padre Xavier Jeyaraj, Gesuita di Delhi, coordinatore dell’Apostolato sociale dei Gesuiti in India, afferma all'agenzia Fides che "non è ancora chiara la responsabilità dell’attentato e le indagini sono in corso. I colpevoli potrebbero essere gruppi terroristi islamici ma anche gruppi terroristi di matrice indù che vogliono creare disordine e panico. Non possiamo ancora pronunciarci e capire le ragioni dell’attacco”. Dunque, prosegue il sacerdote, “occorre stare attenti a non demonizzare l’islam e a non considerare ogni musulmano un terrorista. Esistono buoni musulmani, buoni cristiani e buoni indù, come esistono frange minoritarie che usano la violenza e vogliono distruggere la dignità umana”. (A.L.)
India: nella Festa della Natività di Maria la Chiesa celebra la Giornata della bambina
◊ In occasione della Festa della Natività di Maria, oggi la Chiesa indiana celebra anche la Giornata della bambina, perché la figura della Vergine ispiri tutti al rispetto, alla difesa e all’affermazione delle bambine. Contro ogni forma di discriminazione e violazione dei loro diritti: aborti selettivi, infanticidi femminili, spose bambine, abusi e prostituzione minorile. Sempre a partire da oggi - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’arcidiocesi di Mumbai dedicherà il nuovo anno alla liturgia. Padre Maverick Fernandes, segretario esecutivo del Council for Social Justice and Peace, sottolinea: "La festa per la nascita di Maria dovrebbe essere occasione di riflessione profonda sugli aspetti vitali di ogni ragazza e bambina. I piccoli di oggi, maschi e femmine, sono gli adulti di domani: la speranza di una trasformazione positiva, un cittadino che contribuirà allo sviluppo e al progresso di questa nazione". E per questo "le istituzioni devono trovare i modi e i mezzi" per prevenire le discriminazioni e punire chi commette certe violazioni. “Far coincidere la Festa della Natività della Vergine con la Giornata della bambina – sottolinea padre Anthony Charangat, direttore dell’Examiner di Mumbai – ci ricorda che Maria ha scelto di partecipare al piano della salvezza di Dio. La sua nascita sottolinea cosa significa per l’essere umano diventare cristiano”. Padre Charangat, anche portavoce dell’arcidiocesi di Mumbai, ricorda: “Certa tradizione ha enfatizzato gli aspetti domestici e passivi del ruolo di Maria nella storia cristiana. Al seguito di Gesù, tra la folla, sullo sfondo. Ai piedi della croce, mentre guardava suo figlio morire”. Ma il sacerdote spiega che “non è l’unico modo per comprendere il ruolo di Maria nel dramma divino. Lei aveva una scelta e con consapevolezza ha deciso di offrire la sua maternità al servizio di Dio”. (R.P.)
Emergenza Corno d’Africa: appello Unicef per i bambini colpiti dalla crisi
◊ Dopo un incontro con alcune famiglie colpite dalla siccità nel Corno d'Africa, l’ambasciatore Unicef Youssou N'Dour ha invitato i leader africani e mondiali a trovare soluzioni durature contro le crisi che ciclicamente interessano l’area. "Dopo aver guardato in faccia e ascoltato le voci di coloro che sono coinvolti in questa tragedia, trovo inaccettabile - oggi e in questo tempo – confrontarmi con queste storie di sofferenza e disperazione" ha detto Youssou N'Dour. "Ci deve essere un’attenzione forte e assoluta su quanto sta succedendo ai bambini nel Corno d'Africa. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nel rispondere alle necessità urgenti di questi bambini e per fare tutto ciò che è necessario per impedire che questo accada di nuovo". L’ambasciatore Unicef ha incontrato ieri alcuni rifugiati somali che vivono nei campi di Dadaab, nel Kenya nord-orientale. Proprio all'inizio di questa settimana, l'ONU ha annunciato che il numero di persone colpite dalla carestia in Somalia è arrivato a 750.000, il doppio rispetto a luglio. Durante la sua visita nei campi profughi, Youssou N'Dour ha visto in prima persona come vengono curati i bambini gravemente malnutriti, gli sforzi per portare avanti le vaccinazioni e le scuole che questa settimana hanno aperto. "Sono fiducioso che le agenzie umanitarie stanno facendo tutto il possibile per raggiungere coloro che hanno bisogno di aiuto" - ha dichiarato Youssou N'Dour - "Abbiamo la responsabilità di fare ogni sforzo per fare in modo che ogni bambino possa essere raggiunto, che le loro necessità immediate siano soddisfatte, la loro salute tutelata e siano protetti da ogni male". L’ambasciatore Unicef ha sottolineato la necessità di uno sforzo collettivo, coinvolgendo i leader africani e delle comunità locali, per evitare il ciclo annuale di siccità e malattie nella regione. "Con le risorse e le conoscenze disponibili al mondo d’oggi, trovo intollerabile vedere queste emergenze che si verificano ciclicamente” ha detto l’ambasciatore Unicef - "Le nazioni africane, i loro leader, le comunità, insieme ai leader mondiali, devono dare priorità a soluzioni durature. Ciò significa rafforzare la governance, in modo che siano portati avanti giusti investimenti nei servizi di base, la pace sia difesa e le persone non siano più costrette ad abbandonare le proprie case, l'ambiente naturale sia protetto e la vita sostenibile, le comunità locali, da cui emergerà il processo di cambiamento, siano rafforzate". (R.P.)
Scontri in Sudan. Chiesa in prima linea nell'assistenza a migliaia di sfollati
◊ La Chiesa in Sudan ha bisogno dei fondi necessari per far fronte all’emergenza umanitaria causata dalle violenze in corso nello Stato del Nilo Azzurro, al confine con il Sud-Sudan. A lanciare l’appello attraverso “Aiuto alla Chiesa che Soffre” è il vescovo ausiliare di Khartoum, mons. Daniel Marco Kur Adwok. Nei giorni scorsi, truppe regolari dell’esercito e milizie del “Sudan People's Liberation Movement”, leali al governatore Malik Agar, si sono scontrate nella città di Damazin. Almeno 17 persone sono morte in seguito ai combattimenti. Il governo sudanese ha subito dichiarato lo stato di emergenza per il Nilo Azzurro e rimosso dal suo incarico il governatore Malik Agar. Le violenze – rende noto l’agenzia Zenit - hanno alimentato un clima di grande tensione anche nel vicino Stato del Sud Kordofan. La Chiesa locale ha messo a punto un piano di accoglienza, offrendo rifugio agli sfollati nella parrocchia di Singa. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha stanziato una prima somma di 15 mila euro. “Grazie a questo aiuto – ha dichiarato mons. Daniel Marco Kur Adwok – la parrocchia di Singa potrà assistere le vittime dei conflitti di Damazin, fornendo loro cibo, coperte e il denaro necessario per trasferirsi a Karthoum, Renk o El Obeid”. “Questa gente – ha aggiunto - ha dovuto abbandonare velocemente la città senza poter portare nulla con sé”. Al momento, a Damazin è attiva soltanto la Mezzaluna Rossa sudanese che non riesce però a fornire un’adeguata assistenza. Secondo quanto riportato dall’organizzazione “Diritti umani per il Sudan”, con base al Cairo, in questo momento circa 10 mila persone vivono in condizioni precarie. Molti anziani incapaci di affrontare il duro viaggio fino a Singa – ha spiegato il vescovo ausiliare di Khartoum – si sono fermati in una zona a 10 chilometri dalla città. Altri hanno proseguito fino a Arun, Wad El Nail o Abu Naama. In molti starebbero cercando di raggiungere l’Etiopia e, secondo quanto riferisce l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, già in 16 mila avrebbero oltrepassato la frontiera. (A.L.)
Cardinale Monsengwo: le elezioni in Congo siano un’operazione civica
◊ “Le elezioni non sono una rissa né una guerra nella quale bisogna preparare le armi ma un’operazione civica, nella quale i congolesi sceglieranno i loro rappresentanti in base ad un programma che serva a sollevare e a sviluppare il Paese”. E’ quanto afferma il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, all’indomani di violenze a sfondo elettorale avvenute nella capitale della Repubblica Democratica del Congo. “In questi ultimi giorni – sottolinea il porporato - si sono registrati avvenimenti che minacciano inutilmente la pace sociale e il processo elettorale, che tutti auspicano democratico, trasparente e pacifico. Condanniamo con forza questi atti”. “Invitiamo tutti – esorta il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya - a mantenere sangue freddo, ad evitare inutili provocazioni e a mantenere la calma”. Tra lunedì e martedì – ricorda l’agenzia Misna - sono stati saccheggiati a Kinshasa gli uffici del partito presidenziale (Pprd), del partito di opposizione Udps, di una televisione appartenente a un esponente dell’opposizione. Un giovane è stato ucciso davanti alla sede dell’Udps, i cui sostenitori denunciano, da tempo, di essere vittime della repressione degli agenti di sicurezza del presidente Joseph Kabila. Il governo ha accusato giovani militanti dell’Udps di atti di vandalismo e del ferimento di alcuni poliziotti. (A.L.)
Usa: appello dei vescovi a sostenere diritto e libertà di coscienza nel settore sanitario
◊ Il governo degli Stati Uniti tuteli il diritto e la libertà di coscienza nel settore sanitario: è questo, in sintesi, l’appello che i vescovi americani lanciano, in una lettera indirizzata al Congresso. Nella missiva, a firma del cardinale Daniel DiNardo, presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, si ribadisce l’importanza di sostenere il “Respect for Rights of Conscience Act 2011” (Hr 1179), la proposta di legge sul rispetto dei diritti di coscienza. “Tale progetto – scrive il porporato – colmerà le lacune sulla protezione dei diritti di coscienza contenute nella “Patient Protection and Affordable Care Act” (Ppaca), soprattutto alla luce delle nuove regole fissate dal Dipartimento della Salute (Hhs)”. Infatti, il 3 agosto, l’Hhs ha stabilito una lista di servizi preventivi per le donne da richiedere a tutti i piani assicurativi sanitari privati, a livello nazionale. Un elenco di servizi era già contenuto nella Ppaca approvata l’anno scorso; tuttavia, l’Hhs ora vi aggiunge obbligatoriamente la sterilizzazione chirurgica, la prescrizione di contraccettivi, compresa la ‘pillola del giorno dopo’, e la promozione di tali metodi a tutte le donne in età riproduttiva. “Le nuove normative varate dal Dipartimento della Salute – afferma il cardinale DiNardo – evidenziano la principale lacuna della Patient Protection Act, ovvero la mancanza di una clausola di coscienza che eviti che la Ppaca stessa venga usata per sopprimere i diritti e la libertà di chi ha obiezioni morali o religiose nei confronti di specifiche procedure”. Oltretutto, continua il presidente della Commissione pro-vita, “le nuove regole dell’Hhs contengono una deroga incredibilmente stretta per gli impiegati religiosi’ ma tale esenzione, in realtà, non protegge nessuno”. Infatti, spiega il porporato, “un’istituzione cattolica a servizio dei poveri e dei bisognosi dovrebbe escludere dal suo staff i non-cattolici, rifiutare l’assistenza medica a difesa della vita a pazienti non cattolici e dedicarsi, invece, ad inculcare valori religiosi nelle persone. Solo in questo modo, potrebbe usufruire della deroga”. Al contrario, “i singoli individui, gli assicuratori e i piani sanitari per gli studenti non godrebbero di alcuna esenzione”. Ciò significa, scrive ancora il card. DiNardo, che c’è “uno sforzo di rinchiudere la religione esclusivamente nei luoghi di culto, il che tradisce una completa ignoranza sul ruolo che essa ha nella vita americana e sulla lunga tradizione che lo stesso Congresso ha nel sostenere leggi sulla libertà religiosa”. Per questo, i vescovi statunitensi esortano il governo a varare normative in linea con la tradizione federale del “rispetto dei diritti di coscienza”: “Coloro che promuovono, vendono o acquistano piani assicurativi sanitari non dovrebbero essere costretti a violare le loro convinzioni morali e religiose più profonde per usufruire del sistema sanitario per sé, per la propria famiglia o per i propri dipendenti. “Costringere ad una scelta inaccettabile – si legge nelle ultime righe della lettera – vuol dire minacciare sia il diritto universale all’accesso alle cure mediche che la libertà di coscienza”. Di qui, il reiterato appello dei vescovi affinché il Congresso supporti l’HR 1179 e, con esso, “il rispetto della libertà di seguire i dettami della propria coscienza”. (A cura di Isabella Piro)
I vescovi di Cile, Bolivia e Perù preoccupati per le disuguaglianze sociali
◊ Vicinanza culturale, preoccupazione per le disuguaglianze sociali e segni di speranza: è quanto è emerso dalla riunione del Coordinamento ecclesiale e pastorale degli episcopati di Cile, Bolivia e Perù, che si è svolta a Santiago del Cile. "La Chiesa di Dio in America Latina e nei Caraibi è sacramento di comunione con il popolo. - si legge nel documento finale pubblicato ieri - E’ dimora dei loro popoli, è la casa dei poveri di Dio che chiama e raccoglie tutti nel suo mistero di comunione, senza discriminazione o esclusione basate sul sesso, razza, classe e appartenenza nazionale". Le disuguaglianze sociali sono la fonte di maggiore preoccupazione per le Chiese di questi Paesi. I vescovi hanno denunciato la povertà affermando che “tanti fratelli non riescono a trovare un lavoro decente e vivono di lavoro nero e illegale, senza che ci sia sviluppo sociale o rispetto della dignità della persona. E poi la situazione dei migranti e la realtà del narcotraffico, che “continua purtroppo a crescere, minacciando soprattutto i giovani e facendo abbassare gli standard etici della società”. I vescovi inoltre mettono in guardia sui rischi dovuti ai cambiamenti climatici. Ci sono poi parole condivise di speranza per “alcuni progressi per una maggiore integrazione sociale” e per il valore riconosciuto della pietà popolare: “la fede dei semplici è una grande forza per i nostri popoli”. Emerge la comunione con cui è stata vissuta la riunione dei vescovi di Paesi che hanno molto in comune ma anche “questioni storiche che dividono”. E’ stato sottolineato che la riunione ha segnato un momento di crescita nel clima di dialogo e di apertura e ha rappresentato un’occasione per capire insieme le società per “impegnarsi ad approfondire, specialmente nelle università cattoliche, le tematiche emerse, con l’obiettivo di contribuire a soluzioni eque e soddisfacenti per tutti”. E’ emerso l’augurio condiviso di sempre maggiore serenità nel dialogo con le rispettive istituzioni. Inoltre i vescovi scrivono: “Abbiamo ribadito la nostra opzione preferenziale per i giovani come parte della Missione Continentale: essi sono chiamati a costruire l'America Latina e un mondo di uguaglianza e fraternità”. In tutto questo contesto si guarda alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. (A cura di Fausta Speranza)
Pakistan. Pellegrinaggio a Mariamabad: preoccupa il rischio attentati
◊ In Pakistan, oltre un milione di fedeli sono attesi da domani all’11 settembre all’annuale pellegrinaggio al santuario nazionale di Mariamabad, nell’arcidiocesi di Lahore, per celebrare la solennità della Natività di Maria, che si celebra oggi. Per tre giorni, fedeli di ogni età, sacerdoti, religiosi, famiglie si riverseranno da tutto il Paese nel villaggio situato a 200 chilometri da Islamabad per rendere omaggio alla Vergine e chiedere la sua intercessione. Il massiccio numero di pellegrini atteso anche quest’anno accresce le preoccupazioni degli organizzatori che temono possibili attacchi terroristici da parte di gruppi islamisti radicali. Per fare fronte alla minaccia di attentati, gli organizzatori hanno predisposto molte misure di sicurezza in coordinamento con la polizia. I pellegrinaggi a Mariamabad - riferisce l'agenzia Sir - si svolgono ininterrottamente dal 1949 e furono iniziati da un missionario cappuccino belga. La Madonna di Mariamabad ha oggi molti devoti e negli anni ha richiamato un numero crescente di pellegrini anche non cristiani. I tre giorni di celebrazioni iniziano con una processione con la statua della Vergine che viene portata per le strade della zona toccando i villaggi limitrofi per poi tornare al punto di partenza dove viene incoronata. A guidarla quest’anno sarà il nunzio apostolico in Pakistan, l’arcivescovo venezuelano Edgar Pena Parra. (R.P.)
Libano-Francia: il Patriarca maronita Béchara Raï sugli sviluppi della primavera araba
◊ Il patriarca maronita Béchara Raï da oggi in pellegrinaggio al Santuario di Lourdes, nel corso della sua visita ufficiale in Francia, ha commentato gli sviluppi della primavera araba che è seguita con attenzione e preoccupazione dalle comunità cristiane d'Oriente. Durante gli incontri all’Eliseo e a Matignon, al Senato e al Quai d’Orsay, mons. Raï - che ha rispettato appieno la tradizione secondo cui, il nuovo patriarca, si reca in Francia per la prima visita ufficiale all’estero - ha ricordato “i timori causati dagli avvenimenti geopolitici, in corso in alcuni Paesi del Medio Oriente”. In particolare - riferisce l'agenzia AsiaNews - per ciò che concerne la Siria, con la quale il Libano mantiene rapporti molto stretti, e dove la Chiesa maronita annovera tre diocesi, il patriarca ha espresso le proprie preoccupazioni nel vedere gli avvenimenti sfociare in una guerra civile o “una deriva verso l’estremismo”. Pur riconoscendo la legittimità dell’aspirazione al cambiamento, il capo della Chiesa maronita ha affermato che non bisogna per questo ignorare le ingerenze esterne, che rendono possibili queste rivolte. Su un piano generale, il patriarca Raï ha dichiarato di essere contrario a una frantumazione del Medio Oriente su basi religiose e confessionali. “Da qualche mese – ha sottolineato in una dichiarazione pubblica – la geografia politica del Medio Oriente ha cominciato a subire delle trasformazioni che hanno provocato in noi imbarazzo e inquietudine”. Egli ha proseguito ricordando che “noi ben sappiamo che delle forze profonde, interne e legittime, manipolano queste società che aspirano a un cambiamento, senza per questo dimenticare anche le ingerenze straniere. Per dirimere questo dubbio e chiarire la nostra posizione tra ciò che accettiamo e quanto respingiamo, noi proponiamo alcuni elementi”. Il patriarca ha ricordato che “per quanto riguarda noi libanesi, e in rapporto ai cristiani d’Oriente, tutte le direttive volte a dividere il Medio Oriente in Stati confessionali sono una tendenza che noi respingiamo. Perché noi crediamo che il pluralismo, nel quale le minoranze si mescolano in armonia le une alle altre, è il migliore dei sistemi per garantire la dignità e la libertà, insieme alla nostra presenza e alla nostra prosperità nel Medio Oriente. Per questo noi proponiamo, a fronte delle derive confessionali di qualunque natura esse siano, il modello di una nazione civile che possa assicurare la divisione tra Stato e religioni, che si basi sui diritti fondamentali della persona umana e riconosca la libertà di culto e garantisca una vita degna e sicura a tutte le minoranze”. Ricevuto al Senato dal presidente Gérard Larcher, il patriarca ne ha approfittato per lanciare un appello ai libanesi, in merito agli sconvolgimenti in atto nella regione, invitandoli a “rafforzare il dialogo all’insegna di una vera riconciliazione nazionale” e di “appropriarsi maggiormente del loro Patto nazionale”. In un messaggio che vale soprattutto per il movimento Hezbollah, egli ha ricordato che “nessuna componente libanese, nelle circostanze attuali, può sobbarcarsi da sola la guida del Libano”. E le divisioni interne, ha aggiunto il patriarca, rendono illegittima la pretesa – di una sola comunità – di “parlare a nome di tutto il Libano”. (R.P.)
Chiesa sudcoreana favorevole ad un'inchiesta Onu per crimini contro l'umanità in NordCorea
◊ Aprire un’inchiesta ufficiale dell’Onu sui crimini contro l’umanità che vengono commessi in Corea del Nord: è quanto chiedono le 25 organizzazioni che operano sul campo per i diritti umani e la legalità, diffuse a livello internazionale, riunitesi oggi a Tokyo con l’obiettivo di formare una coalizione della società civile e avviare una campagna in tal senso, facendo pressione sulle Nazioni Unite. La proposta viene riferita da fonti dell'agenzia Fides presenti alla conferenza, a cui partecipano associazioni da Asia, Europa, America Latina e Nord America, fra le quali Amnesty International, la “Federazione Internazionale per i Diritti Umani”, Human Rights Watch, “Open North Korea”, “International Center for Transitional Justice, e organizzazioni di ispirazione cristiana come “Christian Solidarity Worldwide". Le organizzazioni mettono in rilievo la presenza di “campi di prigionia e rieducazione” diffusi in Nord Corea, dove secondo alcune fonti, sono rinchiusi oltre 200mila cittadini nordocoreani, sottoposti a torture e a trattamenti crudeli e disumani. I dissidenti politici con le loro famiglie, spesso detenuti a vita, subiscono la fame e il lavoro forzato. Mons. Peter Kang, vescovo di Cheju e presidente della Conferenza episcopale della Corea del Sud, vede l’iniziativa con favore e dichiara che “l’Onu, con la sua autorità, è l’unico organismo deputato per una indagine di tal genere. Sarebbe un gesto di carità verso il popolo nordcoreano, oppresso da un regime dittatoriale, e sarebbe l’unica possibilità e speranza di vita offerta a tutti coloro che soffrono e muoiono nei campi di prigionia al Nord”, fra i quali vi sono anche detenuti per ragioni di coscienza e di religione. “Siamo molto preoccupati per le violazioni dei diritti umani e i crimini contro il popolo nordocoreano – spiega il vescovo – ma desideriamo tenere aperti i canali di dialogo e di aiuto umanitario per tenere viva la speranza di riconciliazione e della rinascita della fede cristiana nel Nord”. Mons. Iginus Kim Hee-jong, arcivescovo di Kwanju, si recherà in Corea del Nord il 21 settembre prossimo, a capo di una delegazione di sette leader religiosi, membri della “Koeran Conference of Religions for Peace”, di cui l’arcivescovo è presidente, con l’obiettivo di “riaprire una strada di dialogo e di pace. (R.P.)
Mali: la tubercolosi continua ad essere la principale causa di morte nel Paese
◊ Nonostante esistano cure gratuite a disposizione della popolazione del Mali, la tubercolosi continua ad essere la principale causa di morte nel paese. La malattia, collegata con povertà e Hiv, potrebbe essere tenuta sotto controllo con un semplice cambiamento di abitudini. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2009-2010 la prevalenza è stata di 142 casi ogni 1.000 residenti. Nel 2009 sono stati registrati circa 6.840 casi, compresi 5.163 di tubercolosi polmonare altamente contagiosa. I vaccini somministrati ai neonati sembrano inefficaci per la prevenzione. In Mali - riferisce l'agenzia Fides - è possibile effettuare analisi batteriologiche anche nei centri sanitari comunitari delle zone rurali. Per diagnosticare la tubercolosi si deve realizzare un esame batteriologico con l’espettorato del paziente. Se si evidenzia la malattia, il malato riceve un trattamento gratuito per sei mesi. Tuttavia, nell’immaginario popolare, si tratta di una terribile ed incurabile malattia. Le persone contagiate vengono emarginate. Le Campagne di coscientizzazione potrebbero essere un valido aiuto per correggere le abitudini più pericolose che facilitano la propagazione del batterio. Se una persona contagiata non riceve la cura adeguata nell’arco di un mese, può contagiare altre 10 persone. Per rafforzare i programmi nazionali occorre comunque una forte volontà politica. (R.P.)
Congo: per Msf urgenti le vaccinazioni contro il morbillo
◊ Una “urgente campagna di vaccinazioni per arginare il dilagare dell’epidemia di morbillo”. A chiederla per la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) è Medici Senza Frontiere (Msf). Dalla fine del 2010, lo Stato africano è stato flagellato “da un'epidemia di morbillo con oltre 106.000 casi registrati e oltre 1.100 morti, per la maggior parte bambini”, informa Msf, lanciando un appello al Governo della Rdc e alle Organizzazioni partner, affinché venga lanciata in questi giorni “una massiccia campagna di vaccinazione nelle provincie orientale ed equatoriale”. Dallo scorso aprile - riferisce l'agenzia Sir - oltre 11 milioni di bambini sotto i 15 anni sono stati vaccinati, di cui 3 milioni con l'assistenza di Msf, ma ciò non è bastato a frenare il diffondersi dell'epidemia che ha raggiunto le province equatoriale e orientale. “Alcune campagne di vaccinazione” in queste aree “sono state pianificate per settembre, ma la decisione di portarle avanti non è stata ancora confermata - avverte Northan Hurtado, coordinatore vaccinazioni di Msf -. Il morbillo è una malattia contagiosa e le sue complicazioni possono essere letali”. Occorre vaccinare subito “tutti i bambini di età inferiore ai 5 anni”, spiega Laurence Sailly, coordinatore medico di Msf nella Rdc, perché se la campagna slittasse alla stagione delle piogge, sarebbe “molto difficile organizzarla; e con l'inizio dell'anno scolastico aumenta il rischio di contagio dell'infezione tra i bambini”. (R.P.)
Senegal: la Chiesa invita ad una Giornata di preghiera e digiuno per la pace nel Paese
◊ Si pregherà sabato, dalle 8.30 alle 16, allo stadio Marius Ndiaye di Dakar perché le elezioni presidenziali del Senegal del 2012 possano svolgersi serenamente. L’iniziativa è della Chiesa senegalese che invita fedeli, esponenti religiosi e credenti ad osservare anche una giornata di digiuno per scongiurare violenze e disordini. A pochi mesi dall’appuntamento alle urne del 26 febbraio 2012, l’invito a pregare vuole essere un modo per placare le tensioni registrate in queste settimane e per deplorare intimidazioni e scontri. L’appello ai senegalesi è stato lanciato, ieri, attraverso la stampa, da padre Alfred Waly Sarr segretario generale della Conferenza episcopale del Senegal, della Mauritania, di Capo Verde e della Guinea Bissau. “Il nostro Paese sta vivendo un clima di tensione – scrivono i vescovi della provincia ecclesiastica di Dakar in un comunicato –. Violenze verbali, saccheggi e repressioni stanno facendo da sfondo a diverse manifestazioni. Il nostro patrimonio nazionale potrebbe subire conseguenze disastrose”. L’esortazione della Chiesa senegalese è a chiedere l’intercessione della Madonna di Popenguine per la pace nel Senegal con una preghiera appositamente composta e che si invita a recitare, “individualmente o collettivamente, durante le celebrazioni eucaristiche, gli incontri delle comunità ecclesiastiche di base, in famiglia, nelle scuole, fino allo svolgimento delle elezioni”. “Nostra Signora di Popenguine, tu che sei la Madre di Cristo e la Madre degli uomini, ottieni da Dio per il Senegal e coloro che lo governano la luce e la forza necessarie per promuovere la pace, la prosperità e la giustizia – si legge nel testo della preghiera –, l’accordo all’interno del Paese e la concordia con gli altri popoli”. (T.C.)
Kosovo: per il delegato apostolico la Chiesa è viva e impegnata
◊ “Nei due giorni di visita in Kosovo ho potuto vedere una Chiesa viva e rispettata”. Lo ha dichiarato mons. Juliusz Janosz, nunzio apostolico in Slovenia, e nuovo delegato apostolico per il Kosovo, durante la sua prima visita nel Paese. Per l’occasione - riferisce l'agenzia Sir - lo scorso 5 settembre, mons. Janosz ha presieduto la S. Messa per la ricorrenza liturgica di Santa Teresa di Calcutta, nel santuario a lei dedicato nel cuore di Pristina. I genitori di Madre Teresa, albanesi, erano nativi proprio del Kosovo. La festa, sentita non solo dai cattolici (circa il 4% della popolazione, al 90% musulmana) è stata preceduta da un triduo di preghiera che ha coinvolto, in tre differenti giornate, malati, bambini e giovani. “Il Kosovo – ha proseguito mons. Janosz nell’omelia - pur essendo una realtà politica nuova, non è una terra di nessuno, non è un popolo senza origini, senza tradizioni, senza valori. La vostra terra è stata marcata dalla civiltà cristiana, che ha resistito a tutte le vicende storiche” come gli anni del comunismo e la guerra. Una realtà quella della Chiesa in Kosovo che “ha le sue origini nei primi secoli della cristianità. La società civile – ha concluso il delegato - si attende da questa Chiesa Cattolica la testimonianza della fede e dell’amore anche in forma di partecipazione al processo di democratizzazione, di educazione e di sviluppo sociale ed economico”. (R.P.)
In Albania riunione delle Commissioni europee di “Giustizia e Pace”
◊ “Le relazioni interreligiose e interculturali - opportunità e sfide per la nostra solidarietà. Un contributo albanese alla costruzione dell’Europa”. E’ il tema della prossima riunione delle Commissioni “Giustizia e Pace” dell’Europa che si svolgerà in Albania dal 16 al 20 settembre. Ad ospitare i rappresentanti di 30 Commissioni nazionali del continente europeo per l’annuale incontro di studio e l’assemblea generale, saranno l’arcivescovo di Tirana, mons. Rrok Mirdita, e l’arcivescovo di Shkodre, mons. Angelo Massafra. Come si sottolinea nel comunicato inviato all’agenzia Fides, l’Albania è un Paese dove da tempo le diverse religioni convivono in reciproca comprensione e mutuo rispetto. Dopo il periodo comunista, quando tutte le religioni erano state vietate, oggi sono cinque le comunità religiose riconosciute dallo Stato. Si tratta di musulmani, ortodossi, cattolici, bektashi e protestanti. Le relazioni tra loro sono aperte e rispettose, a conferma che fedeli di diverse religioni possono vivere e lavorare insieme in pace. Il modello dell'Albania può essere quindi un valido contributo alla costruzione dell'Europa. Proprio per analizzare più profondamente questa espressione concreta di dialogo e di cooperazione tra le religioni e le fedi, i rappresentanti delle Commissioni Giustizia e Pace avranno modo di incontrare le varie comunità religiose in varie città. Insieme con i rappresentanti di queste comunità, le esperienze fatte saranno quindi messe in comune ed elaborate durante una tavola rotonda e la discussione finale. La Conferenza delle Commissioni Europee di Giustizia e Pace (Justice and Peace Europe) è una rete europea che oggi comprende 30 Commissioni nazionali, ognuna riconosciuta dalla propria Conferenza Episcopale (A.L.)
Washington: il 14 settembre Messa in memoria di mons. Sambi, scomparso il 27 luglio
◊ Sarà il presidente dei vescovi statunitensi, mons. Timothy Dolan, a presiedere, il prossimo 14 settembre, la Messa in suffragio di mons. Pietro Sambi, il nunzio apostolico negli Stati Uniti scomparso il 27 luglio scorso. Le sue condizioni di salute si erano aggravate dopo un intervento chirurgico al polmone. La celebrazione ecucaristica si terrà presso il Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington e vedrà la partecipazione di oltre 80 vescovi degli Stati Uniti. Si prevede anche la presenza di membri del corpo diplomatico ed esponenti del mondo ecumenico ed interreligioso. La Messa sarà trasmessa in diretta dall’emittente cattolica Ewtn. Mons. Pietro Sambi era nato a Sogliano al Rubicone, in provincia de Forlì-Cesena, nella diocesi di Rimini, il 27 giugno 1938 ed era stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1964. Laureato in Teologia e in Diritto Canonico, aveva iniziato nel 1969 in Camerun il suo servizio diplomatico per la Santa Sede. Era stato consacrato Vescovo nel 1985, quando Giovanni Paolo II lo aveva nominato nunzio apostolico in Burundi. Nel 1991 era stato nominato nunzio in Indonesia e nel 1998 in Israele. Il 17 dicembre 2005, infine, Benedetto XVI lo aveva nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti. Assumendo tale incarico, mons. Sambi era diventato anche Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani. Da ricordare che, come nunzio in Israele, nel 2002 mons. Sambi si era adoperato per cercare una soluzione all’assedio della Basilica della Natività di Betlemme. (I.P.)
Hong Kong: mons. Tong invita a sostenere la Caritas locale
◊ “Dare loro una speranza”, applicando lo spirito della moltiplicazione dei pani e dei pesci: è l’invito che mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, ha rivolto ai suoi fedeli nella Lettera per l’annuale raccolta dei fondi per le attività della Caritas. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), nella Lettera, che porta la data della festa dell’Assunzione di Maria al cielo, il vescovo esorta nuovamente a dare “una testimonianza comune”. Nonostante la raccolta si ripeta annualmente, “ogni piccola offerta è un seme di speranza che va a beneficio di tanti” evidenzia mons. Tong, sottolineando che “ogni pur piccola offerta, con la guida del Signore, può trasformarsi in una forza miracolosa”. Il vescovo di Hong Kong non ignora la crisi globale che la gente sta vivendo sulla propria pelle e invita perciò ad affrontarla con spirito di amore e di solidarietà, senza perdere la speranza: “in futuro dobbiamo affrontare tantissime sfide. ‘Amore’ e ‘speranza’ sono i due elementi più importanti nella costruzione di una società armonica. Attraverso l’opera del personale della Caritas possiamo dare attenzione ai piccoli della società, conoscere le necessità del prossimo”. Il vescovo conclude esortando ad avere un cuore compassionale, e attraverso le opere della carità, a camminare insieme alla Caritas di Hong Kong, “applicando lo spirito della moltiplicazione dei pani e dei pesci, perché ‘Dio ama chi dona con gioia’ (2Cor 9,7).”
A padre Vito Giorgio e padre Eros Borile il riconoscimento di “Giusti del Mondo”
◊ Il Comune di Padova assegnerà a padre Vito Giorgio e a padre Eros Borile dell'Ong “Amici dei Popoli” (AdP) il titolo di “Giusti del Mondo” nel corso di una cerimonia pubblica che si svolgerà a Padova il prossimo 2 ottobre. Padre Giorgio e padre Borile hanno diretto, nel corso del genocidio perpetrato in Rwanda nel 1994, il Centre sociale “St. Antoine” per minori di Nyanza (Rwanda) trasformandolo in un punto di riferimento e di ricovero per i minori in pericolo di entrambe le etnie (tutsi e hutu). “In un momento di reale pericolo per le loro vite - racconta Alberto Mabilia, presidente AdP - hanno scelto di rimanere con i perseguitati che si affollavano nel Centro (raggiungendo il numero di circa un migliaio) facendo fronte alle incursioni delle fazioni in guerra e affrontando la situazione con coraggio, prudenza e saggezza, riuscendo ad assicurare non solo l’incolumità ma anche il sostentamento a tutti i rifugiati”. L’opera di padre Giorgio e padre Borile è poi proseguita per favorire la pacificazione delle parti, contrastare nei giovani rwandesi la cultura del genocidio e avvalorare la verità storica. “Il loro inserimento nel Giardino dei Giusti, realizzato a Padova nel 2008 – sottolinea Alberto Mabilia - è un segno importante che la città mostra di voler assegnare a due persone che con la città hanno un rapporto significativo”. Il progetto “Giusti del Mondo” – ricorda l'agenzia Sir - è sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e l’impegno di ciascun Giusto viene riconosciuto con una pianta, perché” l'idea di piantare un albero, e quindi il concetto di generare una vita, riprende quella di aver dato la possibilità a un uomo di salvarsi, di poter vivere, di poter testimoniare il bene ricevuto davanti alle successive generazioni”. (A.L.)
Libia: Gheddafi con un nuovo messaggio audio smentisce la sua fuga in Niger
◊ In Libia, resta ancora aperta la caccia a Gheddafi che nella notte è tornato a farsi sentire con un messaggio audio, diffuso dalla tv siriana, in cui smentisce le voci sulla sua fuga in Niger. Gheddafi ha poi di nuovo assicurato che “la Nato sarà sconfitta” e che saranno intensificati gli attacchi contro quelli che definisce “mercenari”. Intanto nel Paese si continua a combattere per prendere il controllo delle ultime roccaforti del regime, mentre i ribelli annunciano il ritrovamento di una fossa comune con i corpi di oltre 1200 oppositori uccisi nel 1996.
Siria violenze
In Siria non si arresta la repressione delle proteste antigovernative. Secondo gli attivisti per i diritti umani circa 40 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, 27 dei quali nella massicce operazioni militari nella regione centrale di Homs. L'agenzia ufficiale Sana dal canto suo riferisce dell'uccisione ieri di otto agenti delle forze di sicurezza da parte di bande armate di terroristi. Intanto è stata rinviata a sabato la visita in Siria del segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby. Il leader dell’organismo panarabo si sarebbe dovuto recare nel Paese ieri, con l'incarico di sottoporre al presidente Assad un programma in tredici punti per risolvere la crisi in atto, nel quale sono, tra l'altro, contemplati la fine della repressione delle proteste popolari e l'avvio delle riforme.
Germania, arrestati sospetti terroristi islamici
Sono sospettati di voler organizzare un attacco terroristico, i due giovani di origine mediorientale arrestati oggi dalla polizia di Berlino. I due, un 24enne libanese con passaporto tedesco e un 28enne della Striscia di Gaza, si erano procurati sostanze chimiche per costruire un ordigno. Gli agenti hanno perquisito la sede di un'organizzazione islamica nel quartiere di Wedding, nella capitale tedesca e gli appartamenti dei due sospetti.
Afghanistan, Tavola della Pace
In Afghanistan dall’arrivo dei soldati sovietici nel 1978 non si è mai smesso di combattere. Secondo uno studio americano, i 10 anni di intervento militare voluto dagli Stati Uniti nell’ottobre 2001, hanno provocato 34 mila morti, in gran parte civili. Oltre 440 i miliardi di dollari spesi. A ricordarlo, Tavola della Pace, Pax Christi e altre Ong italiane appena rientrate da una missione di pace a Kabul. 6 giorni durante i quali si sono svolti incontri con i familiari delle vittime di guerra e con i rappresentanti della società civile per trovare strade alternative alla violenza. Per un bilancio di questa missione Adriana Masotti ha intervistato don Renato Sacco delegato di Pax Christi:
R. - Innanzitutto si resta davvero segnati dentro, perché di solito l’Afghanistan rischia di essere una realtà un po’ virtuale, immaginaria: la vita, le persone non arrivano mai nelle nostre case. Noi, invece, siamo andati lì proprio per incontrare queste persone e con noi c’era anche un americano, in rappresentanza delle vittime delle Torri Gemelle. Un americano che incontrava delle donne afghane, entrambi vittime della violenza del terrorismo e dicevano: “Noi vogliamo la pace”. Ci siamo incontrati a Kabul, in questa città di quattro milioni di abitanti quando ne prevedeva neanche un milione. Ci sono fogne a cielo aperto, traffico, caos, ci sono ancora alcune case di paglia e fango. Gli indici di qualità della vita sono tra i più bassi del mondo. Passati 10 anni dall’intervento della Comunità Internazionale - che ha coinvolto circa 40 Paesi - ci si chiede cosa ha portato tutto questo investimento di persone e di soldi. Credo che il bilancio sia fortemente negativo.
D. - Che cosa succederà quando ci sarà il ritiro, ormai imminente, di tutte le forze internazionali?
R. - E’ difficile prevederlo. Certo, in questa situazione prevale la logica del più forte: i signori della guerra, i grossi potentati economici, il narcotraffico. Credo che la Comunità Internazionale, se ha davvero a cuore la vita di questo Paese - che da 30 anni vive la guerra -, non si deve ritirare ma deve dire: “Noi siamo qui per aumentare la qualità della vita delle persone e non per aumentare le bombe o il business del narcotraffico”. Io non so immaginare cosa accadrà. Parlando per l’Italia, credo che se tenessimo l’investimento di due milioni di euro al giorno per l’Afghanistan faremmo una grande cosa. Bisogna cambiare strada, ritirarsi dai percorsi della guerra ed aprire nuove vie di pace. (vv)
Gaza processo Arrigoni
Si apre oggi nella Striscia di Gaza la prima udienza nel processo per il rapimento e l'uccisione di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano rimasto ucciso il 14 aprile scorso in un'azione attribuita al gruppo integralista salafita ispirato ad Al Qaeda. Alla sbarra di una “corte militare” a Gaza City quattro le persone che dovranno rispondere, a vario titolo, dell'uccisione di Arrigoni.
Crisi economica-Grecia
In Grecia oggi cominciano i colloqui tra il Governo, i tecnici dell’Ue, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale europea, in vista della ripresa delle trattative sulle riforme da attuare per risanare l’economia. Per la Germania la situazione è molto seria, visto che la Grecia non ha raggiunto gli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici. Dalla mediazione dipende la concessione di 8 miliardi di euro nell’ambito del pacchetto di aiuti di 110 miliardi stabilito l’anno scorso.
Sonia Gandhi torna a casa dopo ricovero
Sonia Gandhi, leader del Congresso indiano, è tornata a casa dopo un’operazione chirurgica, subita un mese fa negli Stati Uniti. Lo ha riferito un suo portavoce. La leader italo–indiana è stata ricoverata per cinque settimane in una clinica che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe un centro per la cura dei tumori a New York.
India: arrestati tre sospetti terroristi a Nuova Delhi
Tre persone sono state arrestate nel Kashmir dalle agenzie di sicurezza indiane, in relazione all'attacco terroristico di ieri a Nuova Delhi. Uno degli arrestati è il titolare di un internet point a Kishtwar, da dove sarebbe stata inviata la mail di rivendicazione dell'attentato. L'esplosione davanti all'Alta Corte di Giustizia, ricordiamo, sarebbe stata rivendicata dal gruppo islamista Harkat-ul-Jihad al-Islami e ha provocato la morte di 12 persone ed il ferimento di altre 70.
Russia
Rivedere la sicurezza aerea in Russia, sia a livello di mezzi sia di qualificazione dei piloti. Così il presidente Medvedev, all’indomani dell'incidente aereo di Yaroslavl – 300 chilometri da Mosca – costato la vita a 43 persone. Visitando il luogo della sciagura il leader russo ha ricordato l’elevato numero di episodi del genere nel Paese e ha ordinato l’apertura di un’inchiesta. “Dobbiamo creare compagnie moderne che coprano tutta la Russia” - ha aggiunto Medvedev - anche a costo di compiere “la scelta dolorosa” di comprare gli aerei all'estero se questi sono più sicuri.
Fukushima
Il gruppo nucleare francese Areva si è detto pronto a fornire equipaggiamenti e a proporre delle soluzioni per trattare il combustibile esaurito, ancora presente sul sito giapponese di Fukushima. La notizia arriva il giorno dopo la visita del neo-premier giapponese Nota, recatosi sul luogo dell’incidente nucleare dello scorso Marzo, per ispezionare l’impianto. Intanto un altro forte terremoto di magnitudo 5.1 è stato registrato ieri nell'isola di Hokkaido.(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giorgia Innocenti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 251