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Sommario del 07/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI esorta a vincere la tentazione del dubbio, Dio ascolta sempre il grido di chi è nel dolore e nell'angoscia
  • Il Papa riceve il ministro degli Esteri austriaco
  • Il saluto del Papa al Convegno di Bose sul tema della Parola di Dio nella vita spirituale
  • Verso la commemorazione dell'11 settembre. Padre Lombardi: si costruisce la pace se non si alimentano i fanatismi
  • Al Congresso eucaristico la preoccupazione per i giovani senza lavoro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • India. Torna l'incubo del terrorismo: 10 morti a New Delhi. Il cardinale Gracias: ma la nostra gente vuole la pace
  • Siria. Almeno 12 attivisti uccisi ad Homs. Juppé: crimini contro l'umanità
  • La Corte costituzionale tedesca: legittimi gli aiuti della Germania al Fondo europeo "salva-Stati"
  • Gli “esclusi” in Brasile chiedono diritti, giustizia e rispetto della Terra
  • Alla Mostra del Cinema di Venezia due documentari sulla storia italiana di ieri e di oggi
  • Chiesa e Società

  • Somalia: “prudenza e speranza” di mons. Bertin dopo la firma della road map
  • Kenya: la Camillian Task Force nel Corno d’Africa in aiuto alle vittime della carestia
  • Nigeria: a Jos è emergenza nel campo dell’istruzione pubblica
  • Sud Sudan: il presidente Kiir chiede alle comunità cristiane di operare per la riconciliazione
  • Costa d’Avorio: anche l'arcivescovo di Bouaké nella Commissione per la riconciliazione
  • Sud Sudan: inaugurato l’ospedale di Yirol nel ricordo di mons. Mazzolari
  • Sierra Leone: Amnesty chiede di garantire le cure salvavita alle donne incinte
  • Congo: bilancio positivo della Caritas di Idiofa nella lotta alla malnutrizione
  • Ad Algeri la conferenza regionale per la lotta alla desertificazione
  • Kazakhstan. Nuova legge sulle religioni: la Chiesa sospende il giudizio
  • Francia: in dieci anni raddoppiato il numero delle moschee
  • In Mozambico arriva “Bravo!” il programma di registrazione anagrafica di Sant’Egidio
  • Messico: Ciudad Juárez colpita da povertà e disoccupazione
  • Messico: la diocesi di San Cristóbal lancia “Radio Tepeyac”, emittente su web
  • Londra: al via il 30.mo convegno ecumenico dei vescovi amici dei Focolari
  • Congresso eucaristico internazionale: pellegrinaggio dalla Terra Santa a Dublino
  • Terra Santa: concluso il VI Congresso mondiale dell'Associazione Biblica Salesiana
  • Brescia: i funerali di Mino Martinazzoli celebrati da mons. Monari
  • Ferito gravemente in un incidente mons. Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente dell'Azione Cattolica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia. Gli insorti: imminente la conquista di Bani Walid
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI esorta a vincere la tentazione del dubbio, Dio ascolta sempre il grido di chi è nel dolore e nell'angoscia

    ◊   Anche nei problemi e nelle oscurità della vita, “Dio è sempre vicino, ascolta, risponde e salva”. È la certezza con la quale Benedetto XVI ha concluso la catechesi all’udienza di questa mattina. Il Papa è tornato a presiederla in Piazza San Pietro di fronte a migliaia di persone, riprendendo il filo delle sue riflessioni sulla preghiera e ispirandosi in particolare al Salmo 3. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La storia universale del rapporto tra l’uomo e Dio – tra la creatura che ha bisogno di sostegno e il Creatore che la esaudisce – concentrata nella trama di un Salmo. Accade spesso di rintracciarla in queste antichissime composizioni, così come accade tra le cadenze del Salmo 3, che Benedetto XVI ha ripercorso strofa per strofa, facendo scaturire dalla poesia dei versi la concretezza della vicinanza di Dio a ogni singola persona. I toni d’apertura del Salmo, ha spiegato il Papa, sono “fortemente drammatici”. Il re Davide è stato usurpato del trono dal figlio Assalonne e fugge da Gerusalemme in cerca di scampo, ma è tallonato da un manipolo di aggressori. L’angoscia lo assale e le prime parole del Salmo sono in realtà un lungo grido di aiuto al cielo di un uomo solo, che pur vedendosi in estremo pericolo tuttavia, ha osservato Benedetto XVI, “mantiene saldo il rapporto con Dio”:

    “Però i nemici tentano anche di spezzare questo legame con Dio e di incrinare la fede della loro vittima. Essi insinuano che il Signore non può intervenire, affermano che neppure Dio può salvarlo (…) È l’estrema tentazione a cui il credente è sottoposto, è la tentazione di perdere la fede, la fiducia nella vicinanza di Dio”.

    L’attacco al re Davide, dunque, è subdolo. Non si limita all’aggressione fisica, ma cerca di stroncare anche le certezze interiori. La “crudeltà e il sarcasmo” dei nemici del re – afferma il Papa – saranno gli stessi che sperimenterà Gesù appeso alla Croce. E sono gli stessi che, in alcune circostanze della vita, può sperimentare chiunque:

    “Mi sembra che qui ci tocca il Salmo molto personalmente in tanti problemi. Siamo tentati di pensare che forse anche Dio non mi salva, non mi conosce e forse non ne ha la possibilità. La tentazione contro la fede è l’ultima aggressione del nemico e a questo dobbiamo resistere così troviamo Dio e troviamo la Vita”.

    La fede del re Davide è ripagata. Dal Salmo a un certo punto scompare la visione dei “molti” nemici ai quali, ha detto il Pontefice, “si contrappone ora uno solo, ma molto più grande e potente”:

    “L’uomo non è più solo, i nemici non sono imbattibili come sembravano, perché il Signore ascolta il grido dell’oppresso e risponde dal luogo della sua presenza, dal suo monte santo. L’uomo grida, nell’angoscia, nel pericolo, nel dolore; l’uomo chiede aiuto, e Dio risponde”.

    “Questo intrecciarsi di grido umano e risposta divina – ha soggiunto – è la dialettica della preghiera e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza”:

    “Il grido esprime il bisogno di aiuto e si appella alla fedeltà dell’altro; gridare vuol dire porre un gesto di fede nella vicinanza e nella disponibilità all’ascolto di Dio. La preghiera esprime la certezza di una presenza divina già sperimentata e creduta, che nella risposta salvifica di Dio si manifesta in pienezza”.

    A questo punto, il Salmista si sente al sicuro fra le braccia di Dio, dipinto come un “custode” che veglia sul suo protetto dopo aver sconfitto gli avversari. È la metafora del rapporto che il credente di oggi, ha concluso Benedetto XVI, deve mantenere con Dio attraverso la preghiera:

    “Nel dolore, nel pericolo, nell’amarezza dell’incomprensione e dell’offesa, le parole del Salmo aprono il nostro cuore alla certezza confortante della fede. Dio è sempre vicino - anche nelle difficoltà, nei problemi, nelle oscurità della vita - ascolta, risponde e salva nel suo modo. Ma bisogna saper riconoscere la sua presenza e accettare le sue vie”.

    Nelle catechesi in sintesi, pronunciate in varie lingue, il Papa ha ricordato in polacco i funerali del cardinale Andrzej Maria Deskur, celebrati ieri. Riferendosi alla stretta amicizia che il porporato mantenne in vita con il Beato Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha concluso: “Con la preghiera e con le sofferenze, egli ha sostenuto il suo servizio papale, affidando sempre la propria vita all’Immacolata”.

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    Il Papa riceve il ministro degli Esteri austriaco

    ◊   Al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nello studio dell’Aula Paolo VI il sig. Michael Spindelegger, ministro degli Esteri dell’Austria e vice cancelliere del Governo federale austriaco, con la consorte e il seguito.

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    Il saluto del Papa al Convegno di Bose sul tema della Parola di Dio nella vita spirituale

    ◊   Il Papa ha inviato il suo saluto a quanti stanno partecipando al Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dal Monastero di Bose in collaborazione con le Chiese Ortodosse, sul tema “La Parola di Dio nella vita spirituale”. Tale incontro – auspica Benedetto XVI in un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - possa suscitare “un rinnovato impegno di comunione spirituale e testimonianza evangelica”, “attingendo alla ricchezza della Sacra Scrittura, amata tanto in Oriente quanto in Occidente”. Obiettivo dell’incontro – che si svolge da oggi fino al 10 settembre presso lo stesso Monastero di Bose, in provincia di Biella - è quello di porre in luce l’essenziale unità tra Sacra Scrittura, esegesi e vita spirituale, unità che attraversa tutta la tradizione delle Chiese d’Oriente, anche se in forme diverse rispetto all’Occidente, ma con una accentuata condivisione della realtà pneumatica della Scrittura, come anche rilevato dal Vaticano II.

    Al Convegno hanno inviato il loro messaggio augurale anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo i e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I. “La Parola di Dio – sottolinea Bartolomeo I - è davvero cruciale nella lotta spirituale, nella misura il cui spiana il cammino per l’intenerimento e il pentimento del cuore. Nel deserto egiziano, abba Poemen disse: ‘La natura dell’acqua è molle, quella della pietra dura. Ma un vaso appeso sopra la pietra, stillando acqua goccia a goccia, finisce per perforare la pietra. Così anche la Parola di Dio è tenera, ma il nostro cuore è duro. Tuttavia, chi ascolta spesso la Parola di Dio, apre il suo cuore a temere il Signore’. La nostra ardente preghiera per voi come partecipanti al Convegno e per tutti i fedeli – conclude il Patriarca di Costantinopoli - è che incontriamo la Parola vivente di Dio, così che essa – verso dopo verso e goccia dopo goccia – possa trasformare interamente le nostre vite in cellule viventi del Corpo di Cristo”.

    “La Chiesa – afferma nel suo messaggio Kirill I - vive e respira della Parola di Dio non solo perché la lettura dell’Antico e del Nuovo Testamento sono elementi essenziali della celebrazione liturgica, ma anche perché la stessa preghiera ecclesiale è intrisa della Parola divina, la quale istruisce per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù (cf. 2Tim 3,15)”, Ma “solo nella potenza dello Spirito Santo – conclude il Patriarca di Mosca - la Scrittura apre la nostra mente alla comprensione delle leggi celesti, medica l’anima e rinnova il cuore dell’uomo”.

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    Verso la commemorazione dell'11 settembre. Padre Lombardi: si costruisce la pace se non si alimentano i fanatismi

    ◊   La risposta di molti dopo gli attentati dell’11 settembre fu di impressionante amore e solidarietà. Così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intervenuto ieri, presso la nostra emittente, alla presentazione del libro del nostro collega Alessandro Gisotti: “11 Settembre - una storia che continua”, edito da Effatà. Presente all’incontro moderato dal direttore di Tv2000 De Martis, anche l’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Miguel Diaz, che portando il ringraziamento del presidente Obama, ha sottolineato come questo anniversario sia un’occasione di unità per tutta la comunità umana. Massimiliano Menichetti.

    La vittoria della vita sulla morte, della solidarietà dell’amore, del dialogo sull’odio, è il filo rosso dell’ultimo libro di Alessandro Gisotti: “11 Settembre - una storia che continua” e cardine dell’incontro che si è tenuto ieri alla presentazione del testo in prossimità del decimo anniversario delle stragi di New York, Washington e in Pennsylvania, in cui morirono oltre 3mila persone di più di 90 nazionalità diverse. Una sfida positiva viene comunque da quella tragedia ha ribadito l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede Miguel Diaz:

    “Penso che sia il momento, non solo per gli Stati Uniti ma per la comunità umana, di fare un lavoro per essere più vicini l’uno all’altro”.

    Molti gli uomini che si impegnarono nel salvare vite, anche a costo della propria, come i vigili del fuoco, gli uomini della polizia, i volontari un esercito che rispose all’odio con la solidarietà, come sottolinea nel suo intervento il direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi:

    “Ricordo che nei giorni dopo l’11 settembre, sentendo queste testimonianze straordinarie della generosità, della positività dei pompieri di New York o dei poliziotti di New York, io mi ero veramente detto: ‘Pensiamo alle parabole evangeliche, pensiamo al Buon Samaritano’. Se Gesù vivesse oggi certamente ci sarebbe una parabola in cui parla del pompiere di New York, in cui parla del poliziotto dell’11 settembre, che sono figure che hanno toccato tutta la gioventù e tutta l’umanità dei nostri giorni come esempi di carità, di generosità nel dare la vita per l’altro”.

    Dovendo fare un bilancio - precisa padre Lombardi - non può non essere quello dell’odio e dell’amore, eppur non potendo dare una risposta esemplificativa su questo importante quesito, padre Lombardi, ha evidenziato:

    “Dopo questa manifestazione assolutamente mostruosa, incredibile, disumana dell’odio omicida, poi siamo stati tutti colpiti e veramente impressionati dalla risposta di amore, dalla risposta di generosità, di solidarietà all’11 settembre, in particolare dal 12 settembre in poi è stata veramente impressionante e continua ad essere operante tuttora”.

    Quindi lo sguardo è andato alla necessità di dialogo per la costruzione della pace e alla negazione di ogni forma di fondamentalismo che usa la parola Dio per sostenere l’odio:

    “Se vogliamo costruire la pace di questa umanità, dobbiamo riuscire a sviluppare un discorso in cui la dimensione religiosa diventi un’attiva forza di pace; parlare di Dio in modo tale da non alimentare il fanatismo. E’ il rapporto che Benedetto XVI pone spesso tra fede e ragione. In questo senso, la nostra preoccupazione nel dialogo con l’islam è molto grande. Il nostro impegno è quello di riuscire a parlare di Dio, in modo tale che Dio sia sempre un riferimento di famiglia umana comune, di valori umani condivisi, di fondamento di pace, di rispetto e di amore e non un elemento di fanatismo e di odio come a volte, purtroppo, Dio - 'male inteso' - è stato”.

    Sulla stessa linea per quanto riguarda la necessità di dialogo con gli islamici moderati, Tiziana Ferrario, inviata Rai, che ha documentato come ancora oggi l’Occidente sia guardato con scetticismo da una parte del mondo islamico. A contribuire le diversità culturali, ma anche le guerre, seguite alla strategia del terrore, che tanti civili hanno ucciso:

    “In questi dieci anni, io ho viaggiato soprattutto in Paesi islamici. Ma proprio stando a lungo in Pakistan c’era un grande sentimento antiamericano, fortissimo, ed è andato via, via aumentando nei confronti anche di quell’Occidente che viene considerato con costumi diversi. Da dove dobbiamo partire? Bisogna lavorare con il fronte moderato. Io credo che questo sia un grande lavoro che si debba fare”.

    A dieci anni da quell’evento in cui Al Qaeda divenne il segno distintivo del terrorismo internazionale, presero avvio, prima la guerre in Afghanistan e quella in Iraq poi, con migliaia di morti militari e civili, l’analista strategico Andrea Margelletti, parla della necessità di abbattere pregiudizi e regole chiare per il confronto:

    “Io credo che la risposta più corretta sia nel rispetto delle regole e di ricordarci che uno Stato è un grande ombrello, sotto il quale tutti hanno il diritto di trovare riparo, ed è nel rispetto delle regole che si può stare tutti sotto questo ombrello”.

    Per tutti l’occasione che viene dal 12 settembre, ovvero il giorno dopo le stragi, è quella solidarietà, il dialogo, contrapposti alla violenza. Architravi che reggono la storia affidati nelle mani di ogni persona, come ha ricordato Alessandro Gisotti citando un pensiero di Robert Kennedy:

    “Ci saranno pochi – disse una volta Kennedy – che saranno in grado di forgiare la storia, ma ognuno di noi può dare il proprio contributo per cambiare gli eventi e l’insieme di questi contributi è la storia della nostra generazione”. (ap)

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    Al Congresso eucaristico la preoccupazione per i giovani senza lavoro

    ◊   È dedicata agli ambiti del lavoro e della festa, la quinta giornata del XXV Congresso eucaristico nazionale che si è aperta oggi con una Messa celebrata nella Basilica di Loreto dall’arcivescovo emerito di Torino, cardinale Severino Poletto, che ha definito il lavoro “la capacità della nostra intelligenza di realizzare quanto serve” e la festa “un’occasione di crescita spirituale”. Ieri, invece, un’intensa commozione ha fatto da filo conduttore di una giornata interamente dedicata al tema della fragilità del corpo e dello spirito. Roberta Barbi:

    Poiché il lavoro è “una componente essenziale della vita umana” coloro che hanno responsabilità sociali devono favorire l’accesso a un posto “stabile”, pur con la nuova regola della flessibilità che il mercato di oggi impone. Questo l’auspicio di stamani del cardinale Poletto, cui fanno eco le parole del vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, che nel corso della celebrazione nella chiesa del Ss. Sacramento ad Ancona ha espresso preoccupazione per il fenomeno crescente della disoccupazione, che stende la sua “ala nera” sulla società. L’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, ha ricordato il vescovo di Fidenza, mons. Carlo Mazza da Jesi, istruisce una “visione del lavoro che privilegia i diritti umani delle persone” perché “il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro”. Del gioco come via di evangelizzazione ha parlato invece il presidente del Forum oratori italiani: “Il gioco non finisce mai – ha detto – e come il Vangelo tutte le volte produce qualcosa di diverso e lo si gusta ricominciando da capo”. Alla Messa nella cattedrale di San Ciriaco erano presenti 600 militari delle diverse Forze armate, accompagnati da oltre 50 cappellani. A loro il vescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, ha ricordato che “alimentarsi di Gesù significa associare la propria vita alla Sua”. L’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, ha invece sottolineato l’invito che l’Eucaristia fa anche a chi sta male, a chi è povero, si sente piccolo e solo: “Chi riconosce Gesù nell’Ostia Santa, lo riconosce nel fratello che soffre”, ha detto riallacciandosi al tema che ha caratterizzato per i congressisti la giornata di ieri, cioè quello della fragilità. Ne ha parlato a Loreto davanti a un’assemblea di disabili e ammalati, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, soffermandosi su tre storie vere di persone “venute al mondo per curare la malattia peggiore: l’egoismo”. Una realtà, quella della fragilità, che non è limitata ai malati, ma è “inscritta nella nostra corporeità, dall’inizio della vita fino alla morte”, come ha evidenziato il presidente emerito della Pontifica Accademia per la Vita, cardinale Elio Sgreccia, che ha presieduto la celebrazione nella concattedrale di San Leopardo a Osimo, mentre il tema della fragilità, soprattutto economica e morale, della famiglia, è stato approfondito dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Paolo Rabitti, che ha invitato i fedeli ad aprirsi al mondo della fragilità, perché Gesù si è nascosto proprio nei più deboli. La giornata, in cui è stato inaugurato il centro caritativo Gabriele Ferretti alla presenza del legato pontificio, cardinale Giovanni Battista Re, che ha guidato la Via Crucis serale per le vie di Ancona in cui è stata portata in processione la Croce donata da Giovanni Paolo II alla Giornata Mondiale della Gioventù, protagonista, nel pomeriggio, di un incontro con 120 detenuti del carcere di massima sicurezza di Montacuto, si è conclusa con la celebrazione a San Ciriaco del cardinale Dionigi Tettamanzi, che domani lascerà la diocesi di Milano dopo nove anni, nel giorno della solennità di Santa Maria Nascente, e saluterà la comunità in Duomo. Il porporato ha parlato della solitudine, dell’indifferenza e dell’estraneità che spesso non provano soltanto i malati, ma anche chi si occupa di loro, non rassegnandosi agli imperativi attuali dell’efficienza fisica, della produttività e dell’impermeabilità del rapporto tra chi cura e chi è curato: “L’Eucaristia è l’antidoto potente alla solitudine dell’uomo in cammino stanco e deluso – ha detto – è la presenza di Gesù che ricorda a tutti di non disperare e di avere fiducia”.

    Il Congresso eucaristico, dunque, sta toccando il grave problema della povertà e della disoccupazione che sta colpendo ultimamente anche queste zone come afferma al microfono di Fabio Colagrande il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca:

    R. – Le Marche sono particolarmente toccate dalla crisi economica, perché non tutti lo sanno, ma questa è la regione più manifatturiera d’Italia: è la tredicesima regione d’Europa per manifattura. Gran parte del Made in Italy si realizza nelle Marche. Quindi, lo stato di recessione che in questo momento vive l’economia occidentale penalizza fortemente le nostre imprese e questo si riflette sia sul reddito che sull’occupazione della nostra comunità. Stiamo cercando di intervenire come istituzioni sia per proteggere il lavoro attraverso forme differenti, che hanno come riferimento soprattutto la famiglia, che ammortizza le difficoltà che possono toccare i singoli lavoratori, e quindi, cercando di sostenere la famiglia, che al proprio interno vive situazioni di disoccupazione. Dall’altra parte, stiamo cercando anche di spingere la crescita della nostra economia. Una delle iniziative più significative che abbiamo adottato è stata quella di azzerare la fiscalità addizionale, la piccola addizionalità fiscale che una regione può introdurre per le imprese che fanno nuove assunzioni senza avere precedentemente licenziato alcuno. E questo ha portato nell’ultimo anno ad un’assunzione di circa seimila unità, che sono soprattutto giovani.

    D. – In questo senso è significativo il fatto che Benedetto XVI avrà a pranzo domenica 11 anche una rappresentanza, non solo di poveri, assistiti dalla Caritas locale, ma anche di cassintegrati...

    R. – Questo è un gesto di grande sensibilità e di grandissima attenzione ed è anche un richiamo all’importanza del lavoro, non soltanto come forma di produzione del reddito, ma anche come valorizzazione della persona umana e credo che sia anche una benedizione. Noi ci auguriamo che sia così: soprattutto una benedizione ai luoghi di lavoro in difficoltà e ai lavoratori che sono in difficoltà, perché possa realizzarsi questa ripresa che noi auspichiamo e su cui stiamo lavorando.

    D. – Per lei, come cattolico, cosa significa la visita di Papa Benedetto XVI, che chiuderà il Congresso?

    R. – Facendo una riflessione significativa, soprattutto che dia forza e motivazione alla nostra comunità. Credo che i problemi del nostro Paese si potranno risolvere attraverso un recupero di profondi valori etici, che poi richiamino le responsabilità di ciascuno. Io credo che questa occasione possa essere anche la riapertura di una grande riflessione sul tema della responsabilità dei cittadini di fronte alle difficoltà che ci attendono, senza la quale, difficilmente riusciremo a superarli. (ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'udienza generale Benedetto XVI, commentando il salmo 3, sottolinea che Dio risponde al grido dell'uomo.

    In prima pagina, un articolo di Manuel Nin dal titolo “Oggi la sterile partorisce il nido del Signore: Romano il Melodo per la Natività della Madre di Dio”.

    Nell'informazione internazionale, terrore a Delhi: nove morti e oltre cinquanta feriti per un ordigno fatto esplodere all’ingresso dell’Alta corte.

    Che bello fare le capriole sul letto di Mussolini: Giorgio Alessandrini ricostruisce la storia della custode di palazzo Venezia che nel 1943 abitò nell'appartamento del Duce.

    Balaam e la Rivelazione: Ernst Christoph Suttner sul rapporto tra Chiese orientali e saggezza pagana.

    Lo schiavo ribelle di Manzoni: Giuseppe Zecchini sul significato della spartacomania agli inizi dell'Ottocento.

    Nell'informazione religiosa, appello dei primati degli antichi patriarcati ortodossi: nessuno può allontanare i cristiani dal Medio Oriente.

    La vitalità della Parola di Dio: al monastero di Bose il convegno ecumenico di spiritualità ortodossa.

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    Oggi in Primo Piano



    India. Torna l'incubo del terrorismo: 10 morti a New Delhi. Il cardinale Gracias: ma la nostra gente vuole la pace

    ◊   Torna l’incubo del terrorismo in India. Un attentato ha colpito questa mattina l’Alta Corte di New Delhi. Almeno 10 persone sono state uccise e altre 45 ferite per l’esplosione di un ordigno. L’azione è stata rivendicata da un gruppo islamico, l’Harkat-ul-Jihad al-Islami. L’organizzazione, ritenuta responsabile di vari attentati sul territorio indiano, ha minacciato altri attacchi se le autorità non annulleranno la condanna a morte di un loro militante arrestato per un attentato al Parlamento indiano nel 2001. Gli inquirenti stanno indagando sulla rivendicazione, ritenuta comunque attendibile. Il cardinale Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale dell’India, ha lanciato un nuovo appello di pace nel Paese. Ascoltiamolo al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - Condanniamo quest’attacco totalmente. Io spero che questo sia un atto isolato. In India abbiamo avuto molti attacchi terroristici, specialmente a Mumbai, ma si tratta spesso di forze esterne, che vengono qui per destabilizzare l’autorità politica, l’economia e anche la società civile.

    D. - Recentemente c’è stato anche l’attacco contro una Chiesa cattolica in Kerala. I cristiani devono avere paura?

    R. - Non penso che i cristiani abbiano paura. Ogni tanto subiamo alcuni attacchi da parte delle forze fondamentaliste che sono contrarie alla Chiesa, ma non influiscono sulla nostra attività.

    D. – Quindi, continuate ad avere fiducia …

    R. - Senz’altro. Fiducia nella nostra gente, nel governo e anche nella nostra società civile. La nostra società è molto aperta, desidera la pace e che tutti possano lavorare insieme per il bene del Paese. (bf)

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    Siria. Almeno 12 attivisti uccisi ad Homs. Juppé: crimini contro l'umanità

    ◊   In Siria nuova operazione delle forze di sicurezza nella città di Homs, nel centro del Paese, da mesi teatro delle proteste contro il presidente Bashar al Assad. Almeno 12 le vittime, numerosi i feriti. Il ministro degli Esteri francese Juppé parla di crimini contro l'umanità. Il servizio è di Giada Aquilino:

    Le forze di sicurezza sono tornate ad aprire il fuoco nel corso di un'operazione lanciata ad Homs. A riferirlo gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra. Secondo fonti sul terreno, quando le forze di sicurezza a bordo di carri armati e vetture blindate hanno fatto irruzione in città, le comunicazioni e i collegamenti internet sono stati interrotti. Per le Nazioni Unite, sono oltre 2.200 le vittime della repressione di Damasco dall'inizio delle proteste esplose a metà marzo in tutto il Paese. Intanto le autorità siriane hanno chiesto al segretario generale della Lega Araba, Nabil al Arabi, di rinviare la visita inizialmente prevista per oggi nella capitale: Al Arabi avrebbe dovuto chiedere al presidente Bashar al Assad di porre fine alla repressione e di indire elezioni presidenziali nel 2014, così come invocato dai ministri degli Esteri arabi, riunitisi al Cairo a fine agosto.

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    La Corte costituzionale tedesca: legittimi gli aiuti della Germania al Fondo europeo "salva-Stati"

    ◊   Dopo le perdite di ieri, le Borse europee tentano oggi il rimbalzo e aprono tutte con segno nettamente positivo, sulla scia anche del buon andamento dei mercati asiatici che hanno chiuso in rialzo. A spingere gli investitori ad acquistare è soprattutto l'abbassamento del prezzo dei titoli, conseguente alle perdite dei giorni scorsi. Anche lo spread tra "Btp" decennali e "Bund" tedeschi, che ieri viaggiava oltre 360 punti, è in calo a quota 348. Intanto, la Corte costituzionale tedesca ha giudicato legale la partecipazione della Germania agli aiuti nell'Eurozona e quindi al Fondo europeo, cosiddetto "salva-Stati". Nonostante l’opposizione ribadita oggi dalla cancelliera, Angeka Merkel, nel suo intervento al parlamento, non tramonta in Europa l’ipotesi del ricorso agli eurobond come strumento per contrastare la crisi. lo spiega l’economista, Mario Deaglio, intervistato da Antonella Palermo:

    R. – Il punto fondamentale sugli eurobond è che i tedeschi cambino idea. Non la cambieranno prima delle ultime elezioni regionali di questa tornata – che sono state finora un disastro per il partito di governo della cancelliera Angela Merkel – e quindi, nel migliore dei casi, gli eurobond vedranno la luce nel primo trimestre del 2012.

    D. – A proposito di Germania, la Merkel paragona l’Italia alla Grecia. Secondo lei, è una valutazione corretta?

    R. – Assolutamente no. Noi non siamo la Grecia perché il nostro debito pubblico è molto alto ma è stabile da tanti anni e il nostro deficit pubblico è inferiore alla media europea. Quello che è successo è che su questo debito, ormai, il resto del mondo non scommette più.

    D. – Siamo ormai alla quarta manovra, che dovrebbe essere approvata proprio oggi. Gli aggiustamenti inseriti possono essere ritenuti soddisfacenti?

    R. – E’ difficile, perché quello che non si riesce a vedere è il senso economico di questa manovra. Mi pare che finora le variazioni presentate siano state basate su criteri politici, ovvero: quanto popolare o impopolare è un certo provvedimento presso gli elettori. In realtà, dovremmo capire quale effetto depressivo abbia il togliere dei soldi in un certo modo dall’economia e quale effetto depressivo si ha se li togliamo in un altro modo. L’aumento dell’Iva ha probabilmente un forte effetto depressivo. Una "patrimoniale" avrebbe un debole o inesistente effetto depressivo: infatti, chi ha i patrimoni che pagano, probabilmente consuma come prima, chi invece deve pagare di più con lo stesso stipendio, forse consuma meno di prima.

    D. – C’è un ampio dossier su “Avvenire” intitolato: “La politica ai tempi dello spread. Dittatura delle borse o democrazia delle riforme”?

    R. – Bisogna in qualche modo limitare il potere delle borse. Le borse sono un’ottima istituzione per quello che possono dare: una valutazione dello stato dell’economia e di quali settori, imprese e Paesi vadano bene. Però, se si va al di là di questo, e la valutazione diventa politica, allora le borse sono anche molto dannose. Possono cioè destabilizzare un sistema politico. (vv)

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    Gli “esclusi” in Brasile chiedono diritti, giustizia e rispetto della Terra

    ◊   Il “Grido degli esclusi” risuona in tutto il Brasile nella Giornata odierna dedicata a tutte le persone emarginate e sofferenti, private di giustizia, sfruttate nel lavoro, afflitte da povertà e guerre. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Chiese e società mobilitate oggi nell’intero Brasile. Il “Grido degli esclusi”, risuonato per la prima volta nel 1995, travalica i confini dell’immenso Paese latinoamericano, che pure sta vivendo una stagione di grande rilancio economico sul piano internazionale. Ma gli esclusi in Brasile sono ancora tanti se il 10 per cento dei più ricchi concentra la metà del reddito totale del Paese, mentre il 50 per cento dei brasiliani si accontenta del 10 per cento. La "forbice" tra ricchissimi e poverissimi si allarga in campo terriero: 50 mila latifondisti, su una popolazione di oltre 180 milioni di abitanti, possiedono più della metà dei terreni agricoli. Una Giornata, dunque, per dare voce al popolo, spiega mons. Pedro Luis Stringhini, vescovo di Fanca, già presidente della Commissione carità giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, al microfono di Cristiane Murray:

    R. - “Il 7 settembre, in Brasile, è una festa nazionale per commemorare l’indipendenza, ottenuta quasi 200 anni fa, del Brasile dal Portogallo. Mentre si festeggia questa ricorrenza civica, il popolo celebra il “Grido degli esclusi”, Giornata dei movimenti popolari, che lottano per la giustizia sociale, per i diritti umani, per il lavoro, per la possibilità di avere la terra…. Queste manifestazioni vengono preparate anche con l’aiuto della Chiesa, che celebra la Messa per il popolo che aderisce a questi movimenti. Quest’anno c’è un tema importante che è “Per la vita grida la Terra, per i diritti tutti noi”. Si grida per i diritti umani e per quelli sociali e quest’anno anche per i diritti ecologici che si trovano pure nella “Campagna della fraternità”, che riguarda la sostenibilità del pianeta Terra. In Brasile, siamo preoccupati per la distruzione eco-ambientale, ma dall’altra parte cresce sempre più una coscienza per quanto riguarda la difesa della Terra.

    E, tra le regioni del Brasile più trascurate nel passato, oggetto di speculazioni terriere a danni degli indios e che ne hanno messo a rischio l’ecosistema, è l’Amazzonia. Da questa terra è appena rientrato padre Antonio Maria Tofanelli, ministro provinciale dei Francescani:

    R. - Vi dico la verità: torno da questa terra con il sorriso nel cuore. E’ vero che parlando di "esclusi" si pensa, in genere, a fare denunce sociali. Io, invece, parlo di gioia nel cuore perché ho visto la vicinanza, con gli esclusi, dei nostri frati e dei tanti collaboratori laici e volontari. Mi sono accorto di quanta gioia e felicità scaturisca dal cuore quando si va incontro agli esclusi, siano essi barboni, malati di Aids e, in questo periodo, anche gli haitiani, che sono profughi verso il Brasile e sono ospiti nella regione amazzonica. Ho visto anche quanta gioia provano loro, quando vedono l’interesse di terze persone.

    D. - Sappiamo che il governo brasiliano di Lula - e speriamo anche quello della nuova Presidente, Dilma Rousseff - si è sensibilizzato sul problema dell’Amazzonia. Lei ha notato qualche segnale di miglioramento?

    R. - Sì, senz’altro. Le strutture e le istituzioni sono più attente. Cercano ovviamente di salvaguardare la cultura degli Indios, che viene messa al primo posto, ma cercano anche di evitare gli sfruttamenti delle grandi risorse territoriali esistenti. In questo senso, però, la difficoltà è determinata proprio dall’aspetto morfologico: le comunicazioni sono difficili, la foresta è immensa ed è attraversata dal fiume più grande del mondo. (vv)

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    Alla Mostra del Cinema di Venezia due documentari sulla storia italiana di ieri e di oggi

    ◊   Nella vivace sezione Controcampo italiano, la Mostra del Cinema di Venezia ha presentato due interessanti documentari sulla storia italiana di ieri e di oggi: Alessandro Piva in “Pasta nera” scopre un capitolo di solidarietà nazionale avvenuto all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale, mentre Marco Dentici in “Caldo grigio, caldo nero” denuncia l’indifferenza e l’ipocrisia che hanno segnato due anni fa la tragedia di Giampilieri in Sicilia, ove si contarono trentasette vittime. Il servizio di Luca Pellegrini:

    L’Italia della solidarietà di ieri, l’Italia delle tragedie di oggi. Due documentari raccontano due storie che riguardano il passato remoto e recente, la speranza e il dolore. Alessandro Piva scopre una pagina dimenticata: all’indomani della guerra, nel 1947, quasi 70.000 bambini del sud Italia trovano ricovero presso famiglie emiliane disposte ad accoglierli e accudirli. Un esodo felice, una grande testimonianza di unità nel nome di una patria che risorgeva dalle macerie. Mentre, nel film, si ascoltano i protagonisti che ricordano, una profonda emozione prende il cuore. Che cosa ci insegnano? Lo chiediamo al regista:

    “Evidentemente queste sono cose che fanno bene, perché i valori che sono emersi e che si sono consolidati attraverso questa iniziativa sono rimasti sia a chi è stato ospitato, sia a chi era in difficoltà, ma enormemente sono rimasti alle famiglie, a chi ha ospitato questi bambini, a chi ha fatto questo piccolo sacrificio per aiutare una intera generazione a risollevarsi e a non perdersi in un momento delicato come quello del dopoguerra. Questo andrebbe, forse, ricordato: aiutare, essere solidali aiuta le persone, ma aiuta anche se stessi”. (mg)

    Sessant’anni dopo, nel 2007, le prime avvisaglie di fango colano sul paese di Giampilieri, vicino a Messina, senza vittime. Il 1° ottobre del 2009, nuova bufera e questa volta i morti sono trentasette. Non fecero notizia. Il giorno dopo, Marco Dentici, messinese, era già sul posto, non per rubare immagini curiosando nel dolore, ma documentare i fatti, incamerare testimonianze, come quella dell’arcivescovo La Piana, che nella sua omelia per i funerali delle vittime lanciò un grido fortissimo contro la classe politica. Perché ha voluto girare questo documentario e cosa denuncia dell’Italia di oggi?

    “Il motivo sta nel fatto che a volte la vita ci assegna degli appuntamenti, anche non richiesti. La tragedia di Giampilieri è un appuntamento per me – e lo è stato – perché è stata una tragedia troppo frettolosamente dimenticata, perché è una comunità che non ha una propria forza di gravità sul piano economico, sugli interessi più generali, ed è nel sud – questa è una componente aggravante – e ne è passato un messaggio mediatico per cui 'in Sicilia si è tutti abusivi e mafiosi'; poi che la colpa del disastro era da ricercare nell’ignoranza e nell’abusivismo. Davanti a tutte queste cose, davanti alla voce inascoltata - già dal 2007 - delle comunità, che avevano lanciato forti grida di allarmi per lo stato del dissesto idrogeologico, non si è mosso nulla… allora io – che essendo anche di quelle parti, anche se questo è secondario – ho messo in campo i miei strumenti, che sono quelli che mi consentono di parlare per immagini, ed ho risposto a questo appuntamento. Queste sono state le motivazioni di fondo: ho cercato di riaccendere una piccola luce su una tragedia pressoché dimenticata”. (mg)

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    Chiesa e Società



    Somalia: “prudenza e speranza” di mons. Bertin dopo la firma della road map

    ◊   “Dopo la firma di un nuovo accordo tra le parti somale dico sempre ‘bene, con prudenza e con speranza’. Questo perché ci sono già stati almeno 15 accordi che sono poi rimasti lettera morta, quindi qualche dubbio sorge spontaneo” dice all’agenzia Fides mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, commentando la firma della cosiddetta “road map” per far uscire la Somalia dalla lunga fase di transizione politica. L’accordo è stato siglato ieri, a Mogadiscio, dal presidente dell’autorità di transizione somala (il governo provvisorio riconosciuto dalla comunità internazionale), Sharif Sheick Ahmed, dai responsabili dell'autoproclamata regione autonoma del Puntland (nel nord-est) e dalla milizia filo-governativa Ahlu Sunna wal Jamaa, alla presenza di rappresentanti delle Nazioni Unite, dell’Unione africana, della Lega araba e dell’ Igad (organizzazione che riunisce i governi del Corno d'Africa). La road map prevede una nuova Costituzione, in vigore dal 1° luglio 2012, e libere elezioni subito dopo, entro il 20 agosto. “Speranza e prudenza dunque” ribadisce mons. Bertin al quale facciamo notare che l’accordo è stato firmato nella capitale somala, Mogadiscio, mentre quelli precedenti erano stati siglati all’estero, in Kenya o a Gibuti. “Questo fatto è certamente significativo - commenta mons. Bertin - ma è pur vero che Mogadiscio è isolata dal resto della Somalia centro-meridionale, perché il potere del Governo di Transizione è limitato alla capitale, ed è sostenuto dall’Amisom (la missione militare dell’Unione Africana). Bisognerà vedere quindi se si riuscirà ad andare oltre l’aspetto simbolico e il Governo di Transizione sarà in grado di estendere la sua autorità al resto del Paese. Detto questo, preferisco sempre sperare che dire che questo accordo non serve a niente, anche perché non sembrano esservi altre alternative. La speranza resta l’unica alternativa” aggiunge il vescovo di Gibuti. La Somalia centro-meridionale è l’area più colpita dalla crisi alimentare, aggravata dal rifiuto delle milizia Shabab (che controllano l’area) di permettere l’intervento delle organizzazioni umanitarie straniere. “Non so fino a quando la politica degli Shabab potrà continuare, perché così facendo rischiano di attirarsi l’odio della popolazione locale” sottolinea mons. Bertin. “Queste popolazioni che soffrono la fame non possono ricevere aiuti dall’esterno e gli viene impedito di recarsi a Mogadiscio o nei Paesi confinanti per cercare di sfuggire alla fame. Non so fino a che punto gli Shabab saranno in grado di giocare con la vita dei civili, prima che la situazione sfugga loro di mano” conclude mons. Bertin. (R.P.)

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    Kenya: la Camillian Task Force nel Corno d’Africa in aiuto alle vittime della carestia

    ◊   “La Camillian Task Force (Ctf), ufficio dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) preposto alle calamità naturali o provocate dall’uomo, a metà agosto ha inviato un suo team in Kenya per studiare sul posto la fattibilità di un progetto di aiuti a favore delle popolazioni vittime della carestia che sta colpendo vaste aree del Corno d’Africa, costringendo milioni di esseri umani a diventare profughi”. E’ quanto comunica all’agenzia Fides fratel Luca Perletti, segretario generale dei Camilliani. Il team è composto da religiosi, religiose e laici, membri della grande famiglia di San Camillo. I Camilliani e le Camilliane (Ministre degli Infermi) sono infatti presenti in Kenya con strutture sanitarie proprie da decenni, mentre è in via di definizione il progetto finale che vedrà impegnata la Ctf nei prossimi sei mesi. “Stando alle informazioni appena ricevute dai membri del team – racconta fratel Luca -, si tratta di una calamità in cui si sommano eventi naturali imprevedibili (la riduzione delle piogge si ripercuote gravemente su di una economia essenzialmente agricola) e sociali (la diffusa povertà inabilita la maggioranza della popolazione ad accedere ai prodotti del mercato). La migrazione di milioni di persone e la loro concentrazione in particolari aree aumenta il rischio di epidemie a cui le rudimentali infrastrutture sanitarie non possono rispondere. Di particolare urgenza è il ripristino di un pur minimo sistema idrico: la carenza d’acqua è il vero problema, causa della morte di capi di bestiame, base della struttura economica della popolazione nomade. Ad essere maggiormente colpite da questa calamità sono le fasce deboli, i bambini e gli anziani, anche se non mancano testimonianze di adulti con iniziali sintomi di malnutrizione. I disabili, per i quali le Suore Ministre degli Infermi gestiscono un Centro diurno a Wajir, sono quelli più gravemente emarginati e ai quali viene spesso negato anche il minimo sostegno”. E’ da ricordare che la Chiesa locale opera qui in un contesto prevalentemente musulmano. Ai collaboratori della Ctf è stato chiesto di agire con prudenza e di non ostentare segni religiosi, in quanto la tensione è un elemento presente e palpabile, anche se finora non ci sono stati segnali di allarme. “La popolazione locale è schiacciata tra i propri bisogni di sussistenza e dall’esodo di centinaia di migliaia di profughi – spiega ancora fratel Luca -. Nondimeno, non mancano testimonianze di accoglienza e di solidarietà. La Ctf sta pensando di rispondere con una serie di iniziative quali l’invio di generi alimentari per intervenire tempestivamente sull’emergenza-carestia, iniziative a carattere sanitario (cliniche mobili) e di sviluppo (attività che generino risorse economiche). Partner ideale sarà la Chiesa locale in particolare la Diocesi di Garissa” conclude il Segretario generale dei Camilliani. (R.P.)

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    Nigeria: a Jos è emergenza nel campo dell’istruzione pubblica

    ◊   Allarme istruzione a Jos, nella Nigeria centrale, dove circa 900mila persone vivono senza una scuola pubblica che funzioni. La cittadina, inoltre, è tornata la settimana scorsa a essere teatro di violenze perché la disoccupazione e la povertà hanno reso difficili i rapporti tra le comunità religiose e “i ragazzi sono ancora più indifesi di fronte a chi vuole utilizzarli per raggiungere i propri obiettivi economici e politici”, ha spiegato all'agenzia Misna padre Alexander Longs, Priore del monastero agostiniano della città. L’inizio dell’anno scolastico è previsto tra pochi giorni, ma solo negli istituti religiosi o privati le aule potrebbero tornarsi a riempirsi: i professori della scuola pubblica sono, infatti, in sciopero per ottenere l’applicazione del minimo salariale di 18mila naira al mese, circa 82 euro, introdotto con legge federale nel marzo scorso. Lo stato di Plateau sostiene di non avere i soldi e la protesta va avanti, ma secondo alcuni missionari le richieste dei missionari sono legittime: gli insegnanti guadagnano oggi circa 30 euro al mese, quando per mantenere una famiglia ne servirebbero 200. A pagare le conseguenze dello scontro sono soprattutto i ragazzi che a Jos, come nel resto della Nigeria, costituiscono la maggioranza della popolazione. “La mancanza di istruzione favorisce chi vuole gettare benzina sul fuoco”, sostiene padre Longs: già la scorsa settimana gruppi di giovani armati di bastoni e coltelli si sono fronteggiati nel quartiere di Dusu Uku. All’origine delle violenze ci sarebbe la decisione di un gruppo di musulmani di organizzare un’iniziativa di preghiera in un quartiere cristiano, dove nel dicembre scorso l’esplosione di una bomba aveva provocato diverse vittime: “Il conflitto – sottolinea padre Longs – è una combinazione di fattori diversi, politici, economici e sociali prima che etnici o religiosi: speriamo almeno che le scuole riaprano”. Nonostante gli appelli dall’arcivescovo Ignatius Kaigama e del rappresentante della comunità musulmana Sheikh Sani Yahaya Jingir, gli scontri sono proseguiti domenica in diversi villaggi della regione. (G.I.)

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    Sud Sudan: il presidente Kiir chiede alle comunità cristiane di operare per la riconciliazione

    ◊   Il Presidente del Sud Susan, Salva Kiir Mayardit, ha chiesto ai leader cristiani di essere più attivi nel processo di riconciliazione nazionale. Lo ha riferito mons. Paolino Lukudu Loro, arcivescovo di Juba, ai partecipanti alla Conferenza plenaria dei vescovi del Sud Sudan. Il Presidente Salva Kiir - riferisce l'agenzia Fides - ha incontrato lunedì scorso mons. Lukudu e l'arcivescovo Daniel Deng Bul, della Chiesa episcopale del Sudan. Il Capo dello Stato ha chiesto ai leader religiosi la loro opinione sul trasferimento della capitale del Sud Sudan da Juba a Ramciel nello Stato dei Laghi. Mons. Lukudu ha riferito ai vescovi che queste tematiche saranno discusse durante il loro incontro, al fine di inviare per scritto il loro parere al Presidente. Il 2 settembre il Consiglio dei Ministri del Sud Sudan ha deciso il trasferimento della capitale del nuovo Stato (ufficialmente indipendente dal 9 luglio) da Juba a Ramciel (che si trova a 250 km nord-ovest di Juba). (R.P.)

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    Costa d’Avorio: anche l'arcivescovo di Bouaké nella Commissione per la riconciliazione

    ◊   È stata creata quattro mesi fa, ma diventa operativa in questi giorni, la Commissione dialogo, verità e riconciliazione voluta dal nuovo presidente ivoriano Alassane Dramane Ouattara per pacificare la Costa d’Avorio dopo la crisi postelettorale in cui sono rimaste uccise 300 persone e giunta al termine di un decennio di violenze. Tra i membri, spicca l’arcivescovo di Bouaké, mons. Paul Siméon Ahouanan Djro, terzo vicepresidente della commissione presieduta dall’ex primo ministro Charles Konan Banny, insieme con il capo del Consiglio superiore degli imam, Cheikh Boikary Fofana, secondo vicepresidente. Tra gli altri undici membri da cui è composta, cinque commissari per le cinque grandi religioni professate nel Paese, tre donne e la stella del calcio locale, Didier Drogba. La priorità della commissione, secondo le indicazioni del primo ministro Guillaume Soro riportate dalla Misna, la riforma delle forze armate e delle forze di sicurezza, la cui immagine risulta molto compromessa: innanzitutto verrà cambiato all’esercito il nome, e diventerà, così, Forze armate nazionali di Costa d’Avorio, appellativo scelto nel 1960 dal primo presidente post indipendenza. Annunciato, infine, anche l’inizio dei lavori per le prossime elezioni legislative e comunali, in collaborazione con altre istituzioni competenti come la Commissione elettorale indipendente. (R.B.)

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    Sud Sudan: inaugurato l’ospedale di Yirol nel ricordo di mons. Mazzolari

    ◊   Si chiama “Out Patient Department” il nuovo padiglione di 250 metri quadrati che Medici con l'Africa Cuamm ha inaugurato in questi giorni a Yirol, nello Stato dei Laghi del Sud Sudan. La clinica, riporta l’agenzia Sir, fa parte di una struttura ospedaliera più grande, inaugurata nel 2008 dal vescovo Cesare Mazzolari, deceduto lo scorso luglio nel Paese. Realizzato grazie ad un finanziamento della diocesi di Vicenza, il padiglione garantirà una media di tremila visite ambulatoriali al mese a una popolazione di oltre 280mila persone, con un servizio di Pronto soccorso e diversi ambulatori per le visite dei pazienti esterni. “L’ospedale di Yirol si presentava con cinque graziosi edifici nascosti al pubblico da un ingresso fatiscente – spiega Enzo Pisani, capo progetto di Medici con l'Africa Cuamm - ora l'abbiamo sistemato e la porta d'entrata, in questo luogo di sofferenza e contraddizioni senza fine, è stata rimessa a posto. La struttura era grande e quindi abbiamo deciso di dedicarne metà agli ambulatori esterni e metà a una scommessa: l'apertura di un Pronto soccorso con astanteria e 10 letti, dove i malati gravi possano essere trattati in fretta, in uno spazio decente. La gente apprezza il lavoro compiuto e sta correndo in massa. Non c'era don Cesare Mazzolari a inaugurarlo – sottolinea con rammarico Pisani - ma è come se ci fosse stato: lui c'è sempre, in tutte le cose che cercano di dare un briciolo di speranza ai suoi Dinka, la popolazione locale. Don Cesare – riprende Pisani - non appartiene solo alla storia del Sud Sudan, appartiene anche alla sua geografia: lui è parte di questa terra e lo sarà per anni. A noi sopravvissuti spetta il compito di non dimenticare la storia e di rispettarne la natura”. Avviato l'intervento nel 2006, con la ristrutturazione e la riapertura dell'ospedale di Yirol, Medici con l'Africa Cuamm ha poi allargato il raggio d'azione anche all'ospedale di Lui, del Western Equatoria. (G.I.)

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    Sierra Leone: Amnesty chiede di garantire le cure salvavita alle donne incinte

    ◊   A oltre un anno di distanza dal lancio dell’iniziativa “Cure mediche gratuite” (aprile 2010), le ragazze e le donne in gravidanza della Sierra Leone continuano a incontrare serie difficoltà nell’accesso a medicinali e a cure cruciali per salvaguardare la gravidanza e il parto. L’iniziativa avrebbe dovuto garantire cure mediche gratuite nei centri sanitari governativi a tutte le donne in gravidanza e in allattamento; invece un nuovo rapporto diffuso ieri da Amnesty International dimostra che non è così. “Per molti aspetti, il sistema sanitario continua a funzionare male”, ha dichiarato Erwin van der Borght, coordinatore di Amnesty International Africa, secondo il quale “un numero maggiore di donne ha accesso a cure prenatali e partorisce nei centri sanitari”, ma molte “continuano a dover pagare per ricevere medicinali essenziali”. Di qui il limitato acceso alle cure per le più povere. Van der Borght denuncia “l’assenza di sistemi efficaci di monitoraggio e di accertamento delle responsabilità del malfunzionamento delle singole strutture”; due elementi viceversa “fondamentali per la realizzazione del diritto alla salute” e che “costituiscono la base per promuovere cambiamenti che permettano alle donne e alle ragazze di beneficiare del diritto alla salute materna e al parto in condizioni di maggiore sicurezza”. (R.P.)

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    Congo: bilancio positivo della Caritas di Idiofa nella lotta alla malnutrizione

    ◊   È un bilancio positivo quello che la Caritas della Repubblica Democratica del Congo traccia a proposito della lotta alla malnutrizione nella diocesi di Idiofa. In un’intervista pubblicata sul sito www.caritasdev.cd, la coordinatrice del progetto, sr. Elisabeth Gitoga Mahundji, si dice soddisfatta dei risultati ottenuti su 311 casi, la maggior parte dei quali riguardanti dei bambini. L’esito positivo del progetto, afferma la religiosa, è stato raggiunto grazie alla sinergia tra diverse organizzazioni umanitarie operanti nella zona, alla buona formazione del personale medico e all’informazione mediatica diffusa dalla televisione diocesana, che ha realizzato dei reportage sulla situazione. Un problema, quello della malnutrizione, che nella diocesi di Idiofa tocca il 10% della popolazione: “Si tratta di dati che creano una grande preoccupazione – dice sr. Gotoga Mahundji – soprattutto perché la malnutrizione colpisce soprattutto i bambini, il futuro della società!”. Tuttavia, continua la religiosa, l’intenzione della Caritas di Idiofa è quella di estendere gli aiuti anche alle persone adulte, in particolare alle categorie più vulnerabili come le donne e gli anziani. L’obiettivo finale, comunque, conclude la responsabile Caritas, è quello di “aumentare la produzione di proteine animali e vegetali attraverso il settore agro-pastorale, così da garantire una sicurezza alimentare a lungo termine in tutta la zona”. La diocesi di Idiofa, lo ricordiamo, comprende la regione centro-orientale della nuova provincia di Kwilu, istituita nel 2005. Il territorio, suddiviso in 42 parrocchie, contava, nel 2006, 1.100.000 battezzati su 2.200.000 abitanti. La diocesi è attualmente retta da mons. José Moko Ekanba. (I.P.)

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    Ad Algeri la conferenza regionale per la lotta alla desertificazione

    ◊   Gli esperti di 40 Paesi africani sono riuniti in questi giorni ad Algeri in una conferenza continentale che ha come obiettivo arginare il fenomeno della desertificazione e mettere a punto una “road map” regionale in cui ognuno potrà esprimere nel merito le proprie preoccupazioni e le proprie esigenze specifiche. Ricorda la Misna che la desertificazione minaccia il 70% delle attività economiche del continente, il 43% delle terre produttive e il 40% della popolazione: perciò urge una cooperazione rafforzata a livello locale, che combatta anche l’aggravante del riscaldamento globale, ma il problema è la mancanza di fondi, come ha sottolineato Boubacar Cisse, il coordinatore per l’Africa della conferenza dei Paesi firmatari della convenzione dell’Onu per la lotta alla desertificazione (Unccd) che dovrà presentare un piano alla X Conferenza delle parti per la lotta alla desertificazione, in programma a ottobre in Corea del sud. L’agenzia Onu, intanto, ha aperto una piattaforma on line in cui sono spiegate le opportunità finanziarie degli investimenti, promosse raccolte fondi e gare di solidarietà. (R.B.)

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    Kazakhstan. Nuova legge sulle religioni: la Chiesa sospende il giudizio

    ◊   La Chiesa cattolica “guarda con attenzione una materia importante come la libertà religiosa, che tocca da vicino la sua vita”, ma sospende il giudizio sulla nuova proposta di legge che regola la vita delle comunità religiose in Kazakhstan, “in attesa di conoscere nel dettaglio il disegno di legge che sarà esaminato dal Parlamento”: è quanto dice all’agenzia Fides mons. Tomas Peta, arcivescovo di Astana, parlando della nuova proposta di legge sulle religioni, approdata ieri al Parlamento kazako, con il titolo “Legge sulle attività religiose e sulle associazioni religiose”. Secondo gli osservatori, la nuova proposta di legge, nella sua formulazione attuale, comporta un complesso sistema di quattro livelli di registrazione per le comunità religiose; il divieto di attività religiosa non registrata; la chiusura dei luoghi di culto che non hanno specifica autorizzazione; una duplice approvazione (dell’amministrazione centrale e di quella locale) per aprirne di nuovi. La legge – di fatto formata da due provvedimenti distinti – amplia lo spettro delle possibili “violazioni” e dunque delle sanzioni, in materia di regolamentazione delle comunità religiose. I provvedimenti sono stati elaborati dalla nuova Agenzia governativa per gli Affari Religiosi, guidata da Kairat Lama Sharif, e firmati dal Primo ministro Karim Masimov, che li ha presentati per l’approvazione del Parlamento, dove il partito “Luce della Patria”, cui appartengono Masimov e il presidente Nursultan Nazarbayev, detengono la maggioranza. Mons. Peta rimarca: “La discussione è appena cominciata, ci vorrà del tempo. Come Chiesa cattolica non abbiamo ancora ricevuto la versione ufficiale del progetto di legge, dunque non abbiamo avuto modo di esprimere la nostra opinione. Da quanto si apprende dalle notizie che circolano, il fine del Presidente è quello di combattere l’estremismo e il fondamentlismo religioso. Staremo a vedere e aspettiamo per giudicare. Seguiremo con molta attenzione una materia che tocca da vicino la nostra vita”. L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) ha detto all’agenzia “Forum18”, specializzata sui temi della libertà religiosa, che il governo kazako non ha chiesto la sua assistenza o un parere legale sulle proposta di legge. (R.P.)

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    Francia: in dieci anni raddoppiato il numero delle moschee

    ◊   In circa quaranta anni la Francia è diventata la nazione dell’Europa occidentale dove la popolazione di origine musulmana è la più rilevante. E anche se non si conosce con certezza il loro numero — dai due ai sei milioni — un dato significativo riguarda la costruzione delle moschee. Negli ultimi dieci anni, infatti, il loro numero è raddoppiato, raggiungendo le duemila unità. Tanto che il leader islamico francese, Dalil Bubaker, rettore della grande moschea di Parigi, ha dichiarato che per soddisfare pienamente la domanda cresc ente dei fedeli le moschee dovrebbero essere almeno il doppio, cioè quattromila. Di converso — secondo quanto emerso da una recente indagine realizzata dal quotidiano «La Croix» — negli ultimi dieci anni la Chiesa cattolica d’Oltralpe ha costruito soltanto venti nuove chiese, ma ne ha chiuse formalmente oltre sessanta, molte delle quali sono adesso richieste dai fedeli musulmani per le loro preghiere. Dati che invitano alla riflessione, riferisce L'Osservatore Romano. Soprattutto se si tiene conto di quanto rilevato di recente dall’Institut Français d’opinion publique (Ifop) e cioè che del 64% della popolazione francese che si definisce cattolica (41,6 milioni su 65 milioni di abitanti) solo il 4,5% (un milione e 900.000 persone) è effettivamente praticante. Mentre un rapporto su islam e Francia, diffuso ad agosto dallo stesso istituto, rileva che il 75% dei musulmani africani sub-sahariani e nordafricani si dice credente, e per il 41% praticante. Non solo, il 70% dei musulmani di Francia ha osservato i precetti dell’ultimo Ramadan. Così, mettendo in parallelo i dati sulle due comunità religiose, non è difficile ipotizzare che si sia ormai vicini al sorpasso dell’islam sul cattolicesimo francese. E questo anche se non si conosce con certezza il numero di musulmani in Francia. Per gli istituti nazionali di studi demografici e di statistica i musulmani sono poco più di due milioni, secondo l’Ifop tre milioni e per il ministro dell’Interno, Claude Guéant, fra i cinque e i sei milioni. Quel che è certo è che poco meno di un secolo fa, nel 1913, i musulmani residenti in Francia erano appena 5.000. Oggi il loro peso, come e forse più che in altri Paesi occidentali, è totalmente cambiato. Tanto che taluni gruppi islamici hanno già chiesto di poter utilizzare alcune chiese vuote, anche per risolvere problemi di traffico e viabilità derivanti dalla presenza di migliaia di musulmani che ogni venerdì pregano per strada. (R.P.)

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    In Mozambico arriva “Bravo!” il programma di registrazione anagrafica di Sant’Egidio

    ◊   Un programma di registrazione anagrafica gratuita, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, è sbarcato in Mozambico: si chiama “ Bravo!” ed è stato inaugurato nei giorni scorsi nella conservatoria di Macuburi, distretto nella provincia di Nampula, la più popolosa del Paese. In Mozambico il tasso di non registrazione delle nascite, ricorda l’agenzia Sir, è molto alto: circa il 69%, con punte ancora più elevate nelle aree rurali. La scelta della cittadina rurale, infatti, non è casuale: Mecuburi conta circa 150mila abitanti, moltissimi dei quali non sono registrati perché le distanze dall’unico ufficio di registrazione sono enormi e anche gli altri servizi sono carenti, oltre il 75% del suo territorio è, inoltre, privo di elettricità e acqua e non ci sono scuole primarie sufficienti per tutta la popolazione. La legge nel Paese prevede che la registrazione allo stato civile sia gratuita fino al quarto mese dalla nascita del bambino, dopo di che si deve pagare una tassa: “Bravo!” ha quindi creato un’equipe itinerante in grado di raggiungere i villaggi più lontani. (G.I.)

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    Messico: Ciudad Juárez colpita da povertà e disoccupazione

    ◊   La povertà a Ciudad Juárez è una conseguenza della disoccupazione dilagante e della mancanza di opportunità che consentano alla popolazione di andare avanti. Da una recente indagine condotta da religiosi e attivisti della Chiesa cattolica - riferisce l'agenzia Fides - risulta che sono aumentati gli aiuti comunitari anche alle famiglie della classe media e alta che vivono nelle zone urbane. Secondo la Coordinatrice della Pastorale sociale della chiesa “Sagrada Familia” ci sono almeno 100 giovani famiglie che non ricevono nessun tipo di aiuto e sono in attesa di offerte di lavoro, spesso i capofamiglia rimangono disoccupati per 5 o 6 mesi e cercano di arrangiarsi come meglio possono per procurarsi il cibo necessario alla sopravvivenza. Attualmente ogni settimana vengono consegnati oltre 200 pasti a malati e anziani, ma vengono dati aiuti temporanei anche a famiglie bisognose. Ogni sabato la comunità contribuisce a procurare circa 200 pasti che soddisfano intere famiglie. Il fenomeno della povertà in questa città è diventato talmente grave da colpire anche le famiglie che vivono nelle zone residenziali, che non riescono a sfamare o a pagare gli studi ai propri figli o a coprire le spese sanitarie in caso di malattia. Uno dei problemi più gravi riscontrati in queste famiglie è la depressione, causata dalla difficoltà di andare avanti quotidianamente, che si ripercuote su tutta la famiglia. Per questa ragione la comunità parrocchiale ha ampliato i servizi sanitari offerti nel suo dispensario dove ci sono due medici e un dentista, oltre ad uno psicologo che si occupa dei casi di depressione e psicosi nei quali parte della popolazione è caduta. (R.P.)

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    Messico: la diocesi di San Cristóbal lancia “Radio Tepeyac”, emittente su web

    ◊   Si chiama “Radio Tepeyac”, come il colle messicano sul quale, secondo la tradizione, nel 1531 apparve la Vergine di Guadalupe, Patrona dell’America Latina. È l’emittente radiofonica lanciata dalla diocesi di San Cristóbal de Las Casas ed ascoltabile in streaming sul sito Internet www.radiotepeyac.com. Le trasmissioni, iniziate ufficialmente il 1° settembre, sono state promosse dal vescovo della città, mons. Felipe Arizmendi Esquivel, con l’obiettivo di facilitare l’evangelizzazione, sulla scia dell’appellativo della Vergine di Guadalupe, “Stella dell’Evangelizzazione”. I programmi vanno in onda dalle sei di mattina alle dieci di sera ed offrono riflessioni sulla Parola di Dio, momenti di preghiera, approfondimenti sul catechismo e la Dottrina sociale della Chiesa, speciali riservati al Sinodo diocesano e meditazioni sulla liturgia e la mariologia. Ogni giorno, inoltre, viene trasmessa la Santa Messa ed è disponibile un ‘contenitore’ di musica sia classica che religiosa. Ma l’attualità non viene certo trascurata: alla luce delle Sacre Scritture e del Magistero pontificio, “Radio Tepeyac” affronta anche temi come il ruolo delle donne nella società o la questione sanitaria. A realizzare e condurre i programmi sono operatori laici volontari che vogliono condividere il messaggio di salvezza del Vangelo. Pur non essendo l’emittente ufficiale della diocesi, la radio ha comunque la supervisione dei vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi che a volte intervengono anche in trasmissione. Oltre all’ascolto in streaming, è disponibile anche una chat attraverso la quale gli ascoltatori possono inviare messaggi, domande, opinioni e suggerimenti. Il progetto, comunque, è solo all’inizio: in futuro, si pensa a rendere possibile l’ascolto anche in Fm per raggiungere i fedeli che non possono collegarsi ad Internet. Continua, quindi, ad ampliarsi il panorama radiofonico cattolico on line dell’America Latina: basti ricordare, ad esempio, che già a luglio del 2010 l’arcidiocesi di Quito aveva lanciato la propria radio in streaming su web. (I.P.)

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    Londra: al via il 30.mo convegno ecumenico dei vescovi amici dei Focolari

    ◊   E’ cominciato stamani a Welwyn Garden City a circa 40 chilometri a nord di Londra, il 30.mo incontro ecumenico dei vescovi promosso dal Movimento dei focolari. Il tema scelto quest’anno è “La Parola di Dio e la sua forza trasformante”. Non si deve pensare però ad un convegno in senso classico ma ad un’esperienza di vita e di comunione, vissuta da 31 vescovi di 18 Paesi di 15 diverse Chiese cristiane. Il programma prevede, oltre l’approfondimento della Parola di Dio nelle diverse tradizioni, una visita al Lambeth Palace per incontrare Rowan Williams, il primate della Chiesa d’Inghilterra, e una messa celebrata nella cattedrale di Westminster con l’arcivescovo cattolico Vincent Nichols. Nel suo saluto di apertura il cardinale Miloslav Vlk ha ricordato che il primo convegno si tenne nel 1977 per stabilire una vita di comunione con i vescovi cattolici e poi su invito di Giovanni Paolo II si estese nel 1982 a vescovi appartenenti ad altre Chiese. Nel suo intervento Maria Voce, presidente dei Focolari, ha sottolineato come la spiritualità dei Focolari sia nata dal Vangelo letto a lume di candela in una 'cantina buia' da Chiara Lubich con le sue prime compagne durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. “'La cantina buia' di oggi - ha detto Maria Voce - è il mondo con le sue sfide e interrogativi. La verità è sostituita da molte verità, prevale l’interesse economico, il nucleo familiare sembra non avere più significato. La cantina buia ci interpella tutti per avere null’altro che il Vangelo. E’ da qui che dobbiamo ripartire per rievangelizzare noi stessi e poi l’umanità che ci circonda, cominciando dal vivere la Parola attimo dopo attimo e condividendo le esperienze e i frutti di tale vita”. Un nuovo annuncio, insomma, per riconciliare Vangelo e vita, Vangelo e cultura contemporanea e illuminare la 'cantina buia' del mondo. (Da Welwyn Garden City, Aurelio Molè)

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    Congresso eucaristico internazionale: pellegrinaggio dalla Terra Santa a Dublino

    ◊   In occasione del 50esimo Congresso eucaristico internazionale che porta il titolo “L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi”, la Chiesa latina di Terra Santa promuove un pellegrinaggio in Irlanda dall’11 al 18 giugno 2012. L’iniziativa, riferisce l’agenzia Sir, risponde al desiderio del Comitato organizzatore di constatare da vicino la presenza di una Chiesa viva in Medio Oriente, secondo quanto riferito dalla Conferenza dei vescovi latini delle regioni arabe. Mons. William Shomall, vescovo ausiliare per Gerusalemme, rappresentante della Ceira al Comitato Pontificio per i Congressi eucaristici, ha auspicato cha partecipino tutte le diocesi rientranti nella Ceira, oltre ai laici e al clero. Parteciperanno al Congresso anche padre Firas Hijazeen, parroco di San Salvatore a Gerusalemme, don Rifaat Bader, sacerdote della parrocchia di Jabal Hussein in Giordania, assieme al Patriarca latino, Fouard Twal. (G.I.)

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    Terra Santa: concluso il VI Congresso mondiale dell'Associazione Biblica Salesiana

    ◊   Dal 23 al 30 agosto una trentina di docenti di Sacra Scrittura si sono riuniti presso il Centro di Studi “Santi Pietro e Paolo” di Gerusalemme, noto come Ratisbonne, per il VI Convegno mondiale dell’Associazione Biblica Salesiana. Al centro dell’incontro è stata l’esortazione post-sinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI. All’appuntamento hanno partecipato oltre 30 studiosi di Sacra Scrittura. Sono intervenuti anche don Francesco Cereda, Consigliere generale per la Formazione, mons. Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, sr. Maria Américo Rolim, Consigliera generale per la Formazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Juan José Bartolomé, segretario del Rettor Maggiore. La riflessione degli studiosi si è sviluppata a partire dal Sinodo dei vescovi del 2008 “La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” e dalla successiva esortazione apostolica di Benedetto XVI, “Verbum Domini”, attraverso un approfondimento delle tematiche secondo una prospettiva salesiana. Le analisi sono state guidate da due temi fondamentali: la formazione religiosa e salesiana in rapporto alle indicazioni del Sinodo; e la Parola di Dio nella pastorale giovanile odierna. Le riflessioni hanno fatto riscoprire l’attenzione di Don Bosco per la Sacra Scrittura, vista come base dell’azione educativa e pedagogica. Alle relazioni hanno fatto seguito dibattiti assembleari, confronti e lavori di gruppo. Nel corso del Convegno i salesiani biblisti hanno incontrato mons. William Shomali, ausiliare del patriarca latino di Gerusalemme, e visitato alcune opere salesiane della Terra Santa: Betlemme, Beit Gemal, Nazaret e Cremisan dove nel 1982 venne fondata l’Associazione Biblistica Salesiana. Molto interessanti sono stati anche gli incontri con padre David Neuhaus, vicario patriarcale per i cristiani di espressione ebraica, e con l’archeologo francescano don Eugenio Alliata. La visita agli scavi archeologici della Città di Davide, ai siti archeologici di Cesarea marittima, Sefforis, Cafarnao e Magdala, nonché al kibbutz Nir David, hanno ulteriormente arricchito il VI Convegno mondiale dell’Associazione Biblica Salesiana. “Venendo qui alle fonti, dove la Parola si è fatta carne, impareremo di più e sapremo ascoltare di più” ha commentato don Cereda. La nuova presidenza dell’Associazione, eletta al termine dei lavori, avrà il compito di proporre alcune iniziative ispirate dal convegno. (R.P.)

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    Brescia: i funerali di Mino Martinazzoli celebrati da mons. Monari

    ◊   Si sono svolte ieri pomeriggio nella cattedrale di Brescia le esequie di Mino Martinazzoli, l’ex esponente politico del partito della Democrazia cristiana, morto il 4 settembre scorso all’età di 80 anni. A officiare la cerimonia funebre, il vescovo della città, mons. Luciano Monari, che nell’omelia, commentando il brano del Vangelo delle Beatitudini, ha detto: “Un uomo politico deve patire, come fossero proprie, le ingiustizie patite dagli altri; deve desiderare il bene per tutti, se vuole riuscire a fare qualcosa per qualcuno”. Il presule, riferisce l'agenzia Sir, ha poi richiamato le parole di Paolo VI che definiva la politica “una forma esigente di amore” e spiegava “l’impulso sano a occuparsi di politica” come scaturente solo da “un cuore che sappia amare” e che sia “disposto a pagare un prezzo personale, anche elevato”. Il vescovo ha poi ricordato la figura di Martinazzoli e il suo costante desiderio di coinvolgere i giovani in un cammino di tipo politico o quantomeno di “responsabilità sociale. Anche oggi di fronte ai mutamenti epocali si deve diventare responsabili verso le generazioni future – ha sottolineato mons. Monari – i giovani hanno bisogno di persone credibili che li stimolino, che facciano loro intravedere la possibilità e la bellezza di una politica fatta di intelligenza, sincerità, coerenza e passione per l’uomo”. (R.B.)

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    Ferito gravemente in un incidente mons. Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente dell'Azione Cattolica

    ◊   La diocesi di Palestrina è in preghiera per il suo vescovo, mons. Domenico Sigalini, che è pure assistente generale dell’Azione cattolica italiana, ferito gravemente in un incidente avvenuto nella serata di ieri. “Ieri sera – informa il sito web diocesano – il nostro vescovo si trovava con la sua gente, con i suoi giovani, per il pellegrinaggio al santuario della Santissima Trinità di Vallepietra. Una giornata intensa di preghiere, la Celebrazione eucaristica, la Via Crucis: come sempre ci ha abituato nel suo ministero di Pastore”. “Alle 18.30 – prosegue – mentre scendeva dalla montagna è precipitato in un dirupo riportando politraumi su tutto il corpo”. Ricoverato in progrosi riservata al reparto di Rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, le condizioni del presule - secondo i sanitari - sono "severe". Mons. Sigalini, gia' direttore del Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza episcopale italiana, dal maggio 2005 e' vescovo della diocesi di Palestrina e da novembre 2007 e' assistente ecclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia. Gli insorti: imminente la conquista di Bani Walid

    ◊   Sviluppi importanti nella crisi libica. Mentre sembra imminente la conquista della città di Bani Walid da parte degli insorti - che parlano di due o tre giorni - fonti dei ribelli hanno comunicato che Muammar Gheddafi si troverebbe nel sud del Paese e starebbe inviando ingenti somme di denaro all’estero per organizzare un esercito di mercenari, allo scopo di riconquistare almeno parte del territorio. Smentite, invece, le notizie circolate ieri su una fuga del rais in Niger o in Burkina Faso. Appare, dunque, decisiva in questa fase del conflitto la sorte del colonnello. Francesca Baronio ne ha parlato con Karim Mezran, direttore del Centro Studi americano di Roma e docente alla John Hopkins per il Medio Oriente di Washington:

    R. – Gheddafi libero può continuare a fomentare disordini, a fomentare terrorismo, a utilizzare anche i fedeli che ha lasciato alle spalle per destabilizzare la transizione e quindi non si può cominciare un vero e proprio processo di transizione con Gheddafi ancora libero. Infatti, questa è una delle incognite della transizione.

    D. – Che tipo di democrazia possiamo attenderci in Libia?

    R. – Per arrivare a parlare di democrazia in Libia ci vuole ancora parecchio tempo. Innanzitutto è un Paese che va ricostruito, va riunificato, bisogna ricreare un’identità, una visione della Libia che oggi si è persa. Il processo di transizione deve prevedere meccanismi di costituzionalizzazione e di liberalizzazione, questo è fondamentale, ma prima di parlare di democrazia ci vorrà ancora parecchio tempo. Mi viene da sorridere quando sento Abdel Jalil dire che tra 8-10 mesi ci saranno le elezioni. In un anno non si farà neanche a tempo a fare il censimento dei libici e a fare il calcolo di dove si vota… Interi villaggi sono stati abbandonati… Il certificato elettorale a chi si consegna? Io spero in un governo di transizione che sia il più rappresentativo possibile e cominci piano, piano, un processo di riunificazione: cioè, un governo aperto che possa riportare ordine nel Paese con a fianco un’assemblea costituzionale che abbia al suo interno tutte le anime della popolazione per preparare - secondo me entro due anni - una costituzione e la possibilità di votare. (bf)

    Pakistan
    Duplice attentato stamattina a Quetta, in Pakistan. Il bilancio è di almeno 25 morti e una sessantina di feriti. Si è trattato dell’esplosione di due automobili nei pressi della residenza del vicecomandante di un gruppo paramilitare. I talebani hanno rivendicato il gesto spiegando che è stata una vendetta per l’arresto di un leader di Al Qaeda avvenuto la settimana scorsa.

    Israele – Turchia
    Nessuna concessione di Israele alla Turchia all'indomani dell'annunciata sospensione delle relazioni commerciali e militari tra Ankara e Gerusalemme. Il governo israeliano ha fatto sapere che non si scuserà con la Turchia per l'abbordaggio da parte della Marina dello Stato ebraico di una flottiglia di attivisti filo-palestinesi, in cui persero la vita 9 cittadini turchi. Continua, quindi, la crisi diplomatica tra i due Paesi, nonostante il giro d’affari da oltre 3 miliardi di dollari l'anno.

    Onu-Afghanistan
    In alcune carceri afghane si pratica la tortura. Questa la denuncia dell’Onu, contenuta in un documento diffuso in queste ore in cui si parla di detenuti picchiati, percossi con tubi di gomma e minacciati di violenza sessuale. A seguito del dossier, secondo la Bbc, la Nato ha sospeso la consegna dei prigionieri alle autorità di Kabul, in attesa di verifiche.

    Italia
    In Italia è atteso per questa sera il voto del Senato alla manovra anticrisi del governo. Scontato l’esito, visto che l’esecutivo ha posto la questione di fiducia. Il testo, che potrebbe essere varato definitivamente entro sabato, ha subito diverse modifiche nelle ultime ore. Dopo il vertice di maggioranza di ieri sera, è arrivata la decisione di innalzare l’Iva di un punto percentuale portandola al 21%. Secondo la relazione tecnica, la soluzione porterà un maggiore gettito di 700 milioni di euro nel 2011. Introdotto anche un contributo del 3 per cento per i redditi sopra i 300 mila euro, mentre dal 2014 ci sarà l’adeguamento delle pensioni delle donne per il settore privato. Soddisfatta la Confindustria, di parere opposto invece i sindacati. L’Unione Europea ha apprezzato i nuovi provvedimenti. Domani il Consiglio dei ministri approverà l'introduzione in Costituzione della regola sul pareggio di bilancio e l’abolizione delle Province.

    Obama-piano per il lavoro
    Negli Stati Uniti il presidente Obama si appresta ad annunciare un piano a favore dell’occupazione da 300 miliardi di dollari. L’appuntamento è per domani al Congresso, riunito in seduta comune. Secondo anticipazioni le risorse verranno ricavate da ampi tagli fiscali e serviranno a finanziare opere pubbliche e fornire aiuti diretti alle amministrazioni statali e locali.

    Somalia
    Una nuova Costituzione, in vigore dal primo luglio 2012, e libere elezioni subito dopo. Questi i punti di una 'road map' per la Somalia, alle prese con una lunga crisi politica, siglata ieri a Mogadiscio sotto l’egida dell’Onu. Tra i firmatari il presidente somalo, Sharif Sheick Ahmed, i responsabili dell'autoproclamata regione autonoma del Puntland e la milizia filo-governativa Ahlu Sunna wal Jamaa. In città erano presenti anche esponenti di Unione africana, Lega araba, e Igad, l’organizzazione che riunisce i governi del Corno d’Africa.

    Somalia pirati
    Nelle acque somale tornano in azione i pirati. Stamattina hanno aperto il fuoco da terra contro un elicottero italiano della nave Doria in ricognizione, costringendolo a rientrare alla base. Intanto i banditi hanno liberato sette ostaggi danesi rapiti lo scorso mese di febbraio nell’Oceano indiano.

    Consiglio d’Europa-Italia
    Negli ultimi tre anni le autorità italiane non hanno fatto alcun passo in avanti nel garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati. E’ il richiamo del Consiglio d’Europa contenuto nell’ultimo rapporto stilato dal Commissario per i diritti umani dell’organismo, Thomas Hammarberg, sulla base di quanto riscontrato durante la sua visita in Italia il 26 e il 27 maggio scorsi. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Giorgia Innocenti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 250

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.