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Sommario del 04/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: i cristiani pratichino fra loro la correzione fraterna. Il saluto del Papa al Congresso eucaristico nazionale
  • Messa d'apertura del cardinale Re al Congresso di Ancona: l'Eucaristia è fonte di luce, forza e conforto
  • E' morto a 87 anni il cardinale polacco Deskur. Il Papa: ha animato la Chiesa nel campo dei media
  • L'arcivescovo di Dublino, mons. Martin, sulla risposta vaticana al "Cloyne Report": avanti con la politica della trasparenza
  • Il cardinale Tomko presiede a Ludbreg, in Croazia, la cerimonia per i 600 anni del "miracolo eucaristico"
  • Celebrato dal cardinale Martino il millenario dell'Abbazia della SS. Trinità di Cava
  • Acli, Olivero: in politica e nel sociale servono cristiani portatori di entusiasmo e concretezza
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: gli insorti si avvicinano a Bani Walid, ultima roccaforte del regime
  • Reporter Senza Frontiere sospende il link al sito di Wikileaks: "Il sito di Assange non tutela le fonti"
  • Si celebra in Europa la Giornata della cultura ebraica: Talmud e Internet per illustrare le realtà di una fede e una civiltà antichissime
  • Mostra del Cinema: "Terraferma" di Crialese su Lampedusa e gli immigrati: nobile intento ma poca commozione
  • Chiesa e Società

  • Al via l’incontro ecumenico organizzato dai Focolari in Inghilterra
  • A Monaco, leader religiosi da tutto il mondo per l'11 settembre
  • Regno Unito-Irlanda: l’11 settembre i cristiani celebrano la Domenica per la giustizia razziale
  • Aiuto alla Chiesa che soffre: nel 2010 celebrate 31 mila Messe per aiutare i sacerdoti in terre difficili
  • British Journal of Psychiatry: aumentano le tendenze suicide per le donne che hanno abortito
  • Haiti, la denuncia di Hrw: dopo il sisma del 2009, tante donne senza assistenza sanitaria
  • Hong Kong: prolungato da mons. Tong l’Anno dei Laici
  • Sudafrica: la Conferenza episcopale lancia il nuovo sito web
  • Perù: le celebrazioni per i 100 anni dei Missionari di Maryknoll nel Paese
  • A fine settembre a Reggio Emilia il Festival francescano 2011
  • 24 Ore nel Mondo

  • Turchia–Israele: Nethanyahu invita a superare i dissensi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: i cristiani pratichino fra loro la correzione fraterna. Il saluto del Papa al Congresso eucaristico nazionale

    ◊   C’è un certo grado di “corresponsabilità” nella vita cristiana, che contempla gli aspetti della correzione fraterna e della preghiera comune e concorde. È quanto ha sottolineato questa mattina Benedetto XVI all’Angelus presieduto nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Al termine, il Papa ha benedetto l’apertura del Congresso eucaristico nazionale di Ancona, dove si recherà di persona domenica prossima, per presiederne alle fasi conclusive. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Correzione fraterna e preghiera concorde. Sono le “prime pietre” della comunità cristiana antica. Benedetto XVI, prendendo spunto dal brano domenicale del Vangelo di Matteo, si è soffermato su entrambe, presentandole alla folla di Castel Gandolfo come espressioni della carità fraterna. La prima, la correzione fraterna, è Gesù stesso che spiega nel dettaglio in che modo applicarla e il Papa lo ha ripetuto:

    “Se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono. Questo modo di agire si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”.

    Può darsi il caso che un fratello, pure accolto con questo rispetto, non voglia sentire ragioni. Il Vangelo, ha proseguito il Papa, indica allora “una certa gradualità”: si torna a parlare al fratello in più persone e in caso di nuovo rifiuto se ne informa la comunità. E se ciò ancora non bastasse, “occorre – ha soggiunto Benedetto XVI – fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa”:

    “Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”.

    Il Papa ha poi spiegato l’altro “frutto della carità” presente in una comunità cristiana, la preghiera concorde. Una preghiera che basa la sua forza sulla promessa di Gesù: “Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. È un tipo di preghiera, ha osservato Benedetto XVI che mostra la comunità cristiana “unita e unanime”, sul riflesso della “perfetta comunione d’amore” della Trinità:

    “Dobbiamo esercitarci (…) in questa concordia all’interno della comunità cristiana. Dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna, che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo”.

    Nei saluti in varie lingue del dopo Angelus, il Papa ha menzionato l’apertura, oggi ad Ancona, del 25.mo Congresso eucaristico nazionale, che tra una settimana vedrà protagonista lo stesso Benedetto XVI:

    “Domenica prossima, a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi ad Ancora per la giornata culminante del Congresso. Fin da ora rivolgo il mio saluto cordiale e la mia benedizione a quanti parteciperanno a questo evento di grazia, che nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia adora e loda Cristo, sorgente di vita e di speranza per ogni uomo e per il mondo intero”.

    Dopo aver auspicato, parlando in polacco, che il nuovo anno scolastico e catechistico alle porte sia occasione per bambini e giovani di crescere "in età, sapienza e grazia", l’ultimo saluto, in lingua italiana, Benedetto XVI lo ha riservato al gruppo delle Acli, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, che hanno concluso l’Incontro di studio sul tema del lavoro, a 30 anni dall’Enciclica di Giovanni Paolo II Laborem exercens. “Ho apprezzato, cari amici – ha detto loro il Papa – la vostra attenzione a questo Documento, che rimane come una delle pietre miliari della Dottrina sociale della Chiesa”.

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    Messa d'apertura del cardinale Re al Congresso di Ancona: l'Eucaristia è fonte di luce, forza e conforto

    ◊   Ad Ancona, la messa solenne presieduta dal legato pontificio, il cardinale Giovanni Battista Re, ha dato inizio al 25.mo Congresso eucaristico nazionale italiano. A questo importante appuntamento, che ha come tema “Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”, ha rivolto il suo saluto e la sua benedizione dopo l’Angelus anche il Santo Padre. La visita di Benedetto XVI, che celebrerà la Messa solenne di domenica 11 settembre, segnerà la conclusione del Congresso. Il servizio è di Davide Maggiore:

    “L’istituzione dell’Eucarestia si spiega solo perché Cristo ci ha amati”, ha detto il cardinale Re nella sua omelia, pronunciata durante la celebrazione nel porto di Ancona alla presenza di migliaia di fedeli. Il porporato si è poi soffermato sul significato centrale che il Sacramento eucaristico ha nella vita e nella missione della Chiesa. “Realtà certissima e dolcissima”, l’Eucaristia è “Dio con noi, Dio che si dona a noi”. La comunione con Lui è il dono più prezioso con cui la Chiesa è stata arricchita, e può rappresentare la risposta alle aspirazioni profonde che caratterizzano il cuore umano:

    "L’Eucaristia non è una cosa. E’ una persona viva: è Cristo stesso che si fa nostro nutrimento spirituale e che si fa compagno di viaggio nel cammino della nostra vita, indicandoci la strada e trasmettendoci luce, forza, energia e conforto".

    Il Congresso eucaristico, ha proseguito il cardinale Re, è quindi un invito ad accettare il dono di Cristo, imparando da Lui cosa significa essere cristiani. Nell’auspicio del legato pontificio, la settimana di celebrazioni deve rappresentare anche l’occasione di trovare in Cristo la forza di cambiare la vita e la società. L’incontro con il Signore nell’Eucaristia, infatti, spinge da sempre l’uomo alla testimonianza e alla solidarietà:

    "Anche per la società di oggi, segnata da tanto egoismo, da speculazioni sfrenate, da tensioni e contrasti, da violenze, l’Eucaristia è richiamo all’apertura verso gli altri,al saper amare,al saper perdonare; è invito alla solidarietà e all’impegno per i poveri,per i sofferenti,per i piccoli,per gli emarginati. L’Eucaristia è luce per riconoscere il volto di Cristo nel volto dei fratelli".

    Ieri, il cardinale Re è stato accolto dal saluto dell’arcivescovo di Ancona e Osimo, mons. Edoardo Menichelli. Nell’Eucaristia – ha detto il presule – torna presente la Parola di Gesù, “quale nutrimento offerto a ogni uomo”, e la mensa eucaristica “alimenta l’impegno di santità e l’autentica fraternità”. Lungo la storia italiana, il sacramento dell’altare “da fatto intimo celebrato nelle chiese, aggrega in piazza il popolo cattolico”, ha ricordato Andrea Riccardi. Il fondatore della Comunità di S. Egidio ha ricostruito il ruolo che i Congressi eucaristici hanno avuto nella vita dell’Italia post-unitaria. Anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, ha sottolineato il tema nel suo saluto. “L’Eucaristia, essendo il centro vitale della Chiesa, ha avuto sempre nella vita dei centri grandi e piccoli disseminati nella nostra penisola, una indubbia centralità”, ha detto il porporato. “Oggi – ha ripreso - si avverte ancora di più il bisogno di ribadire il primato di Dio e per ritrovare insieme la strada di un bene condiviso”. Questa è anche la logica che ha ispirato il tema del Congresso: “Compito della Chiesa – ha infatti concluso l’arcivescovo di Genova – è quello di rivolgersi all’uomo, invitandolo ad accogliere con gioia e coraggio il dono di Dio”.

    Il Congresso eucaristico di Ancona ha avuto, venerdì scorso, un’anteprima dedicata alla bellezza. A essere aperta al pubblico è stata la mostra "Alla mensa del Signore", che raccoglie 120 capolavori dell’arte europea, da Raffaello a Tiepolo, ispirati al tema eucaristico. L’esposizione, inaugurata dal card. Giovanni Lajolo, presidente uscente del Governatorato della Città del Vaticano, è stata realizzata con la collaborazione dei Musei Vaticani e sarà visitabile fino all’8 gennaio 2012 presso la Mole Vanvitelliana. Fabio Colagrande ha chiesto a Giovanni Morello, presidente del Comitato scientifico del Congresso di Ancona, perché il raduno eucaristico dà spazio anche all’arte:

    R. – Devo dire che, già nei tre o quattro Congressi eucaristici nazionali precedenti, sono state organizzate mostre d’arte. Il tema dell’arte è ovviamente sempre legato al tema del bello e del vero e quindi un’occasione come questa poteva offrire la possibilità di presentare capolavori sull’Eucarestia, che davvero è uno dei temi più visitati dagli artisti di tutti i tempi.

    D. – Quali sono le caratteristiche che rendono unica questa mostra dedicata alle immagini del banchetto eucaristico?

    R. – Innanzitutto, il numero delle opere esposte, che sono più di 110, e poi soprattutto la presenza di opere monumentali, che nelle mostre d’arte è sempre difficile presentare. Ci sono state però delle circostanze fortunate, che hanno permesso di avere dei grandi arazzi ed anche tele di nove, dieci metri, come in una galleria d’arte provvisoria, ma di grandissima qualità.

    D. – Quali sono le iconografie più diffuse, ispirate all’istituzione dell’Eucarestia?

    R. – L’istituzione dell’Eucarestia è uno dei temi preferiti dagli artisti. L’altro tema è quello precedente, quello che poi Leonardo ha magnificamente illustrato nell’affresco del Cenacolo a Milano, ed è il momento in cui Gesù dice “Qualcuno di voi mi tradirà”. Questa è una frase che ha intrigato molto gli artisti, che la presentano in molti modi. Poi, c’è la comunione degli Apostoli: Gesù che personalmente comunica i suoi. E’ un tema molto visitato, soprattutto dopo il Concilio di Trento, in quanto sia le teorie luterane, ma anche quelle precedenti, non negavano la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e quindi i pittori testimoniavano con l’ostia la presenza reale del Signore nell’Eucarestia. Non solo il pane, quindi, ma proprio l’ostia che veniva distribuita agli Apostoli. Ci sono poi anche altri quadri legati alle allegorie eucaristiche, ai Santi eucaristici. Insomma, è una mostra abbastanza complessa.

    D. – Non solo quadri e arazzi in questa esposizione...

    R. – Ci sono anche sculture con dei punti focali della mostra. Il gruppo delle tredici sculture lignee a grandezza naturale, che provengono dal Santuario della Santa Vergine di Saronno, realizzati agli inizi del ‘500, riprendono a modello il Cenacolo di Leonardo. Praticamente, si potrebbe dire che si veda il Cenacolo in tre dimensioni. E poi ci sono ovviamente tutta una serie di oreficerie che provengono soprattutto dalle diocesi delle Marche, un territorio molto ricco sotto l’aspetto della conservazione dei beni culturali, soprattutto della Chiesa. Ci sono calici, ostensori e tutto il materiale liturgico legato al culto dell’Eucarestia, e sono per la maggior parte doni dati dai Papi nel corso del tempo alle diocesi marchigiane.

    D. – Vuole ricordarci brevemente qualcun’altra delle più significative opere in mostra?

    R. – Abbiamo una "Cena" della Chiesa di San Trovaso di Venezia, che è forse uno dei capolavori del Tintoretto. Poi c’è un dipinto di Raffaello, ci sono Tiepolo, Cherubino Alberti, i pittori romani, il Barocci...

    D. – C’è anche uno splendido arazzo che proviene proprio da Ancona...

    R. – Sì, questo arazzo è stato rifatto su cartone di Rubens e fa parte di una serie di quattro arazzi conservati nel Museo diocesano, che fra l’altro hanno subito dei danni notevoli durante l’ultimo conflitto mondiale e che sono stati restaurati magnificamente in un laboratorio, creato appositamente nel Museo diocesano ad Ancona: restaurati alla perfezione, conservano, direi, quasi i colori dell’origine.(ap)

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    E' morto a 87 anni il cardinale polacco Deskur. Il Papa: ha animato la Chiesa nel campo dei media

    ◊   Una dei “figli più illustri” della comunità diocesana di Cracovia, ma soprattutto un uomo che ha servito la Chiesa dedicandosi in modo particolare “all’animazione cristiana nel campo dei mezzi della comunicazione sociale”. Con queste parole Benedetto XVI ricorda in un telegramma di cordoglio il cardinale Andrzej Maria Deskur, presidente emerito del Pontificio consiglio delle Comunicazioni Sociali, spentosi ieri a Roma all’età di 87 anni. “Ricordo con animo grato la preziosa collaborazione da lui prestata per tanti decenni alla Santa Sede al servizio – scrive il Papa – di ben sei Pontefici”, a uno dei quali, il Beato Giovanni Paolo, era “legato da vincoli di profonda amicizia”. Egli, conclude Benedetto XVI, “lascia il ricordo di una vita spesa nell’adesione coerente e generosa alla propria vocazione quale pio e zelante sacerdote che ha arricchito il suo ministero accettando l’infermità con evangelica rassegnazione”.

    Il cardinale Deskur era nato il 29 febbraio 1924 a Sancygniów, nella diocesi polacca di Kielce, da una famiglia di origine francese. Laureatosi in Diritto nel 1945 all'Università Cattolica di Cracovia, è stato segretario generale della più importante organizzazione studentesca polacca dell'immediato dopo-guerra, il "Bratniak". Dopo l’ordinazione sacerdotale nel seminario di Cracovia, nel 1950, ha conseguito la laurea in Teologia presso l'Università di Friburgo, quindi – dopo due anni di attività pastorale e di studio in Francia e in Svizzera – nel settembre 1952 è stato chiamato a Roma alle dipendenze della Segreteria di Stato. Durante questo periodo ha ricoperto la carica di sottosegretario della Pontificia Commissione per la Cinematografia, la Radio e la Televisione (1954-1964), di segretario del Segretariato preparatorio per la Stampa e lo Spettacolo del Concilio Ecumenico Vaticano II (1960-1962), di “perito” della stessa assemblea conciliare (1962-1965), oltre ad aver fatto parte delle Commissioni conciliari per i Vescovi, per il Clero, per i Laici, per la Stampa e lo Spettacolo. Nel 1973 è stato nominato presidente delle Pontificia Commissione (ora Consiglio) per le Comunicazioni Sociali. In questo specifico settore, il porporato scomparso è stato, fra l'altro, tra i promotori della stazione radio per i paesi dell'Asia e dell'Oceania "Radio Veritas". Eletto vescovo titolare di Tene il 17 giugno 1974, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 30 giugno successivo. Giovanni Paolo II gli ha conferito il 15 febbraio 1980 il titolo di arcivescovo, nominandolo presidente emerito della Pontificia Commissione. Giovanni Paolo II lo ha creato e pubblicato cardinale nel Concistoro del 25 maggio 1985.

    Con la scomparsa del porporato, il Collegio Cardinalizio è ora formato da 193 membri, dei quali 114 elettori e 79 ultraottantenni, mentre i porporati polacchi sono ora 8, di cui 4 elettori e 4 non elettori. Segue la biografia dal sito vaticano.

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    L'arcivescovo di Dublino, mons. Martin, sulla risposta vaticana al "Cloyne Report": avanti con la politica della trasparenza

    ◊   Ha suscitato grande interesse mediatico la "Risposta" inviata ieri dalla Santa Sede al governo di Dublino in merito ai contenuti del Rapporto, reso noto lo scorso luglio, che fa il punto su casi di abuso sessuale contro minori, commessi nel passato dal clero della diocesi irlandese di Cloyne. Nell'ampio documento di replica, la Santa Sede ribadisce la propria posizione di massima solidarietà verso le vittime e i loro familiari, nonché la piena disponibilità a collaborare con le autorità civili, ma rigetta come infondate le parti del Rapporto che la accusano di aver condizionato lo sviluppo delle indagini. La collega della redazione inglese della nostra emittente, Emer McCarthy, ha domandato all'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, quale impatto abbiano avuto sulla gente le parole della Santa Sede:

    R. – It is very early...
    E’ molto presto ancora per dirlo. Penso che in generale le persone guardino a noi per una risposta seria, una risposta che sia pensata, riflessiva e che fornisca molti dettagli. Ci vorrà tempo per leggere ed analizzare. Una delle cose che mi ha colpito, quando ho letto la parte riguardante lo sviluppo delle politiche della Congregazione della Dottrina della Fede negli ultimi dieci anni, è che si sottolinea più di 20 volte il bisogno che ha la Chiesa di rispettare le leggi nazionali nel denunciare i casi di abuso. Questa è una dichiarazione molto forte della posizione della Congregazione vaticana.

    D. – Nella sua dichiarazione, che ha rilasciato sabato pomeriggio, lei ha anche detto che la prima responsabilità nelle misure di salvaguardia per i minori, in ogni ambito della nostra società, appartiene allo Stato...

    R. – And the ultimate responsibility is that of the State...
    La responsabilità fondamentale è dello Stato. Vorrei dire che ora che abbiamo un nuovo ministro per i minori in Irlanda, la protezione di tutti i minori del Paese dovrebbe essere una responsabilità, un ruolo e una sfida che dovrebbe prendere lo Stato.

    D. – E dove si dirige adesso l'Irlanda?

    R. – I think wherever we go...
    Penso che ovunque andremo, dobbiamo andare insieme. Questa attenzione e queste polemiche non aiutano. Ma dobbiamo tuttavia andare avanti, seguendo la verità, assicurandoci che quello che viene detto sia vero: andiamo avanti con la politica della trasparenza e dell’onestà. Ogni tentativo di un ritorno a una mentalità di copertura danneggerà non solo la Chiesa, ma danneggerà i minori. Una delle cose che dobbiamo ricordare è che Gesù identifica i bambini come simbolo del Regno. Dobbiamo imparare di nuovo cosa ciò significa e anche il fatto che diventare come bambini, rispettarli, salvaguardarli, curarli, fa parte del modo in cui i cristiani vivono e dovrebbero vivere. (ap)

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    Il cardinale Tomko presiede a Ludbreg, in Croazia, la cerimonia per i 600 anni del "miracolo eucaristico"

    ◊   La Chiesa croata è oggi in festa per la chiusura dell’Anno Giubilare, indetto per i 600 anni dal “miracolo eucaristico di Ludbreg”. Nel 1411, infatti, durante una Messa, il vino del calice si trasformò in sangue. Per l’occasione, Benedetto XVI ha nominato il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, suo inviato speciale alle celebrazioni. Il servizio di Isabella Piro:

    Anno 1411, castello di Batthyany: durante la Messa, un sacerdote dubita della verità della transustanziazione e in quel momento il vino del calice si trasforma in sangue. La storia del miracolo di Ludbreg comincia da qui, 600 anni fa. Il pellegrinaggio dei fedeli inizia subito, grazie anche a guarigioni prodigiose. Nel 1513, Papa Leone X concede la venerazione della reliquia, portata in processione anche a Roma. Poi, nel XVIII secolo, la peste colpisce la Croazia settentrionale: il popolo invoca l’aiuto di Dio, mentre il parlamento fa voto di costruire una cappella a Ludbreg, se l’epidemia verrà scongiurata. La peste non dilaga e il Santuario viene costruito anche se solo nel 1994, dopo il ristabilimento della democrazia nel Paese. È questa la storia che oggi la Chiesa croata celebra, a conclusione dell’Anno Giubilare iniziato il 5 settembre 2010. Tante le iniziative che hanno accompagnato questo evento, come un simposio sul Preziosissimo Sangue e i pellegrinaggi delle parrocchie, dei movimenti ecclesiali, delle Congregazioni religiose.

    Lo stesso Benedetto XVI, il 5 giugno scorso, durante il suo viaggio apostolico in Croazia, aveva ricordato il miracolo di Ludbreg, invitando i fedeli ad avvicinarsi al Sacramento dell’Eucaristia. Ma cosa dice all’uomo di oggi il Preziosissimo Sangue di Cristo? Ascoltiamo don Luciano Pirondini, parroco della chiesa del Preziosissimo Sangue di Gesù a Reggio Emilia:

    "Pensare al Sangue di Cristo porta esattamente a pensare all’Eucaristia: l’Eucaristia aiuta proprio ad esistere come comunità cristiana, anche con tutti i frutti dell’Eucaristia, come il frutto della carità. L’Eucaristia insegna anche la disponibilità all’altro, quindi anche la disponibilità all’evangelizzazione: non solo nel proprio ambiente, ma anche a essere evangelizzatori là dove si è chiamati. L’Eucaristia è veramente qualcosa di fondamentale.".

    “Senza l’Eucaristia, la stessa Chiesa non può edificarsi per la salvezza degli uomini”, ha scritto il Papa nella Lettera con cui ha nominato il cardinale Tomko suo inviato speciale a Ludbreg. Ma cosa ci aiuta a comprendere al meglio il valore di questo sacramento? Ancora don Pirondini:

    "Certamente, è la preghiera e la riflessione. Ma soprattutto, credo, sia il cercare di cominciare a vivere il rendimento di grazie: il rendere grazie, il partecipare al banchetto eucaristico anche come momento conviviale durante il quale tutti ci si ritrova assieme. È vedere, credere, constatare e toccare con la vita la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino. Poi, vederlo anche come sacrificio, come dono, ricordando l’Ultima Cena, ricordando quello che il Signore ha voluto rinnovare con il suo popolo".

    Oggi, a Ludbreg sono presenti anche pellegrini sloveni, ungheresi e devoti di altre nazioni europee. Un segno che l’Eucaristia parla al cuore di tutti gli uomini, nessuno escluso.

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    Celebrato dal cardinale Martino il millenario dell'Abbazia della SS. Trinità di Cava

    ◊   Una solenne liturgia eucaristica, presieduta questa mattina alle 11 dal cardinale Renato Raffaele Martino, ha ricordato il Millenario dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava. Il porporato ha rappresentato Benedetto XVI in un evento molto sentito dalla comunità che ruota attorno all’antica chiesa abbaziale. Con il cardinale Martuno, hanno concelebrato don Giordano Rota, abate presidente della Congregazione Cassinese, e amministratore apostolico della Badia di Cava, padre Bruno Marin, abpte Presidente della Congregazione Sublacense, isnieme con l’abate ordinario di Montecassino, Dom Pietro Vittorelli. La Badia fu fondata da Sant’Alferio, nobile salernitano, familiare del principe di Salerno Guaimario III, che nel 1011 si ritirò sotto la grotta “Arsicia” per condurvi vita eremitica. Davanti all’afflusso di numerosi discepoli dovette costruire un piccolo monastero; continuò tuttavia ad abitare nella grotta, dove morì il 12 aprile 1050. Nei secc. XI-XIII, tra i suoi successori si contarono ben 11 santi o beati; si distinse in particolare S. Pietro I, nipote di Alferio, che diede l’abito ad oltre tremila monaci, rendendo il monastero centro di una potente congregazione monastica. Il Papa Urbano II, che lo aveva conosciuto a Cluny, visitò l’Abbazia nel 1092 e ne consacrò la Basilica. Per privilegio papale, l’abate di Cava ebbe giurisdizione spirituale, dipendente solo dal Pontefice, sulle terre e sulle chiese di proprietà dell’abbazia.

    Gli abati si preoccuparono di difendere le popolazioni dai saraceni, gestirono ospizi e ospedali sovvenivano alle necessità dei bisognosi. Nel 1294 il papa Bonifacio IX conferì il titolo di “città” alla terra di Cava, elevandola a diocesi autonoma con un proprio vescovo, mentre nel contempo la chiesa abbaziale venne dichiarata Cattedrale della diocesi di Cava. Nel XV secolo la disciplina e la vitalità spirituale e culturale dell’Abbazia decaddero, per riprendere vigore con la riforma, che pose a capo del monastero non più un vescovo ma un abate temporaneo. Insieme alla fondazione di un’importante biblioteca, venne arricchito l’archivio e furono attuate importanti opere di ricostruzione e ampliamento. La restaurazione seguita al dominio napoleonico segnò una stagione di grande rinnovamento apostolico. Nel 1844 partirono da Cava per l’Australia come missionari don Giuseppe Serra e don Rudesindo Salvado, fondatore dell’Abbazia della SS. Trinità di Nuova Norcia, nello stato dell’Australia Occidentale. In seguito alla soppressione di molti ordini e congregazioni (1866), la Badia fu dichiarata Monumento Nazionale. I pochi monaci rimasti aprirono un nuovo campo di apostolato con l’istituzione di un collegio laicale, redassero il Codex Diplomaticus Cavensis, opera monumentale di grande valore scientifico e seppero dare nuovo impulso ad un centro spirituale e culturale che oggi festeggia i mille anni di vita.

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    Acli, Olivero: in politica e nel sociale servono cristiani portatori di entusiasmo e concretezza

    ◊   Da giorni impegnate a Castel Gandolfo, per il loro 44.mo Incontro nazionale di studi, le Acli hanno dunque partecipato questa mattina alla preghiera dell’Angelus con Benedetto XVI. Il presidente, Andrea Olivero, è stato poi ricevuto dal Papa, al quale ha portato in dono un manufatto proveniente da Betlemme, realizzato dai giovani palestinesi del Centro professionale gestito dalle Acli. L'Incontro di studi di questi giorni è stato promosso dalle Acli nel trentennale dell’Enciclica Laborem exercens, con i lavori incentrati sul tema del “Lavoro scomposto”. Una ricerca realizzata per l’occasione ha messo in luce che il reddito medio degli italiani è di 22 mila euro l’anno. Alessandro Guarasci ha chiesto un commento allo stesso Olivero:

    R. – C’è un problema serio di redditi, che va condizionando la vita di molte, troppe persone, e che rischia, se non si pongono immediatamente dei correttivi, anche di far nascere una protesta sorda, una protesta che alla fine può sfociare in una rottura di coesione sociale.

    D. – Ma questo non dipende dal fatto che in Italia c’è anche molto lavoro "sommerso"?

    R. – Il colpire l’evasione è un fattore che credo vada sostenuto con convinzione. Il problema, credo, è che l’evasione ci sia per quanti hanno redditi un poco superiori. Qui invece noi incontriamo grandi difficoltà in quanti hanno reddito da lavoro dipendente. Sappiamo perfettamente – e le percentuali non sono irrilevanti – che il lavoro nero in Italia è intorno al 12% della forza lavoro, quindi tantissimo, ma non in grado di spostare questi dati in maniera significativa.

    D. – I cattolici, secondo voi, come possono tornare a incidere nella società italiana? Serve un nuovo partito, a questo punto?

    R. – No, non credo che serva né un nuovo partito né un nuovo leader. Per troppo tempo ci siamo illusi che fosse questa la soluzione. C’è bisogno di un nuovo protagonismo, c’è bisogno di un nuovo entusiasmo, determinazione, concretezza e studio, perché credo – lo ha detto molto bene Papa Benedetto XVI a più riprese, nei mesi passati – non ci si inventa nell’impegno sociale e politico: bisogna che tutto questo si evidenzi e che anche si metta "in rete", questo sì. Tanti cattolici si sono impegnati negli anni passati, ma forse in maniera troppo isolata, e quindi senza riuscire a fare massa critica, riuscire a far cogliere la bontà di un disegno complessivo. Pensiamo che la ricchezza della Dottrina sociale della Chiesa possa aiutarci anche a superare quella profonda crisi che, tutti noi sappiamo, è crisi morale almeno quanto crisi economica e sociale. (ap)

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: gli insorti si avvicinano a Bani Walid, ultima roccaforte del regime

    ◊   Si stringe la morsa attorno a Gheddafi, con gli insorti sempre più decisi a conquistare la città di Bani Walid, una delle ultime roccaforti del regime. Alcuni scontri si sono registrati nella notte alla periferia della città, sebbene il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jadil, abbia ribadito che l’ultimatum alle postazioni fedeli a Gheddafi scadrà solamente sabato prossimo. Il servizio di Michele Raviart:

    “In poche ore saremo a Bani Walid”, così un portavoce degli insorti ha annunciato l’imminente attacco alla città che, ad ascoltare le voci che circolano in Libia, sarebbe l’ultimo rifugio di Muhammar Gheddafi. Una decisione in realtà non del tutto in linea con la dirigenza del Consiglio nazionale di transizione, che spera di prendere Bani Walid negoziando la resa con le sparute forze ancora leali al colonnello presenti nella città. A Tripoli, intanto, l’inviato speciale dell’Onu, Ian Martin, diplomatico britannico ed ex segretario generale di Amnesty International, ha avanzato l’ipotesi di un futuro impiego dei caschi blu in Libia, opzione non particolarmente gradita agli insorti. “Grazie al nostro intervento sono state salvate migliaia di vite”, ha affermato intanto il presidente francese, Nicolas Sarkozy, in una conferenza stampa a margine dell’incontro internazionale di Parigi sul futuro della Libia, mentre il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, si è augurato che la gestione internazionale del nuovo corso libico non si tramuti nuovamente in un “grosso errore” come è già avvenuto in Iraq.

    Ma quale sarà il futuro della Libia post-Gheddafi? E quale il destino dei Paesi raggiunti dalla “primavera araba”? Michele Raviart lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di politica internazionale:

    R. – E’ difficile dire quali saranno gli assetti reali, concreti, che prenderà la Libia, quando sarà finita la fase del conflitto. Questo è il momento in cui il sentimento anti-Gheddafi produce unità tra gli oppositori, ma bisognerà vedere domani, quando Gheddafi non sarà più un ostacolo che cosa succederà tra loro, tra le tribù, tra le diverse regioni della Libia, e anche cosa succederà rispetto alle diverse spinte nei Paesi che hanno dato una mano al rovesciamento di Gheddafi, perché gli interessi strategici, per esempio, di Italia e Francia sono completamente diversi.

    D. – Questa settimana, c’è stato un violento scontro a livello diplomatico tra Turchia e Israele. Come possiamo leggere questo scontro nel contesto regionale?

    R. – Io credo che anche questi scontri vadano letti prima di tutto in un contesto globale. Io credo che la Turchia sia un Paese sempre più importante, sempre più convinto del proprio ruolo internazionale e non solo locale. Credo che Israele, purtroppo, per un’abitudine decennale alla difesa e al sospetto nei confronti del mondo arabo, si sia un po’ bloccato su delle posizioni di chiusura totale, che sono sempre più difficili da gestire, in un angolo di mondo che non è più decisivo come prima, e le rivolte arabe lo dimostrano.

    D. – In Siria, si è registrata ieri l’ufficializzazione delle sanzioni dell’Unione Europea contro il regime di al-Assad: si parla di blocco di importazioni di petrolio e messa al bando di alcune società. Questi provvedimenti sono efficaci?

    R. – In generale, gli embarghi non hanno mai fatto cadere le dittature: hanno semmai intensificato le sofferenze della popolazione che alle volte si è ribellata nei confronti della dittatura. Non è l’embargo che ha fatto cadere Gheddafi, non è l’embargo che ha fatto cadere Saddam Hussein. Nei confronti della Siria il discorso è molto semplice: la Siria di Assad al momento attuale sta in piedi solo perché tutti hanno paura delle conseguenze. Nessuno riesce a prevedere che cosa potrebbe succedere se Assad se ne andasse in un Paese che è multietnico e governato da una minoranza alawita, rispetto alla maggioranza sunnita. Un’altra cosa che tiene in piedi la Siria di Assad è di non avere ricchezze petrolifere. Se avesse petrolio come la Libia, Assad sarebbe già stato eliminato.

    D. – Nel complesso, la comunità internazionale sembra adeguata alla sfida e all’opportunità che sta dando questa primavera araba?

    R. – Credo di no. Credo che alla fine il tanto criticato Obama sia stato il più pronto e il più furbo nell’affrontare questi problemi. Gli Stati Uniti hanno poggiato i rivolgimenti in Egitto e in Tunisia e così hanno messo bene i piedi nel Nord Africa. Hanno con molta discrezione appoggiato la missione militare contro la Libia di Gheddafi e, probabilmente, avranno una parola decisiva negli assetti futuri della Libia. Io credo che la comunità internazionale si faccia guidare quasi esclusivamente dall’interesse economico e credo che questo sia un criterio in un mondo in rapido cambiamento non più così assoluto come poteva essere all’epoca della "politica delle cannoniere" nell’800. (ap)

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    Reporter Senza Frontiere sospende il link al sito di Wikileaks: "Il sito di Assange non tutela le fonti"

    ◊   Ha suscitato numerose critiche la pubblicazione, in questi giorni, da parte del sito Internet “Wikileaks” di oltre 250 mila documenti riservati della diplomazia americana. Alla dura presa di posizione del Dipartimento di Stato Usa – che ha definito la decisione “irresponsabile e pericolosa” – hanno fatto eco le critiche di numerose testate internazionali e di Amnesty International, secondo cui la nuova mossa del sito creato da Julian Assange mette a rischio persone che non dovevano essere coinvolte. Da parte sua, Reporter senza Frontiere ha deciso la sospensione temporanea del collegamento web a “Wikileaks”. Il perché lo spiega Domenico Affinito, vicepresidente della sezione italiana dell’organismo, al microfono di Paolo Ondarza:

    R. - Noi dobbiamo distinguere tra libertà di stampa e di espressione e tutela delle fonti. Sono due pilastri fondamentali per il giornalismo e l’informazione. Da una parte, la libertà di stampa: noi, come Reporter Senza Frontiere, diciamo che deve essere totale ed assoluta e non difendiamo chi si macchia di reati gravissimi, quali l’incitamento all’odio razziale e all’omicidio. Questi tipi di scritti, per noi, non devono essere pubblicati e quindi non li difendiamo. Tutto il resto, invece, sì: difendiamo la tv Al-Manar di Hezbollah, come anche i giornali della destra israeliana. Ognuno dev’essere libero di esprimersi. Poi, c’è il discorso della tutela delle fonti, altro pilastro importante, non rispettato però da Wikileaks

    D. - Anche perché i 250 mila cablogrammi diplomatici contengono nomi di persone che non dovevano essere coinvolte e che ora corrono il rischio di ripercussioni…

    R. - Vi racconto un fatto. Nel 2003, il corrispondente di Reporter Senza Frontiere da Cuba, una volta scoperto, venne arrestato, incarcerato e condannato. I rischi di ripercussioni sono alti, e per questo vanno tutelate le fonti. La differenza che passa tra un giornalista e Wikileaks è questa: il giornalista tutela le sue fonti per una questione morale, ma anche per una questione squisitamente di prestigio personale. Nel momento in cui un giornalista rivela le proprie fonti diventa poco credibile, nessuno gli racconterebbe più nulla.

    D. - Ma allora qual è la finalità di Wikileaks?

    R. - Bisognerebbe chiederla ad Assange. Bisognerebbe anche chiedergli chi lo finanzia, dove sono i computer, il suo famoso "bunker". La finalità è difficile da capire. Noi vediamo l’effetto finale: la pubblicazione di tutti questi cablogrammi ha creato un bel po’ di rumore e, in alcuni frangenti e per alcuni aspetti, ha anche aiutato a riportare un po’ a galla la verità dei fatti. Questo lo salutiamo con favore. (vv)

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    Si celebra in Europa la Giornata della cultura ebraica: Talmud e Internet per illustrare le realtà di una fede e una civiltà antichissime

    ◊   Sessantadue città italiane e 27 Paesi in Europa. Sono i numeri dell’odierna, dodicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, promossa in Italia dall’Ucei, l'Unione comunità ebraiche italiane. Anche quest’anno vi prenderanno parte i giovani della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis), a testimonianza della particolare sintonia fraterna, spiega la Coreis, tra i giovani musulmani e i giovani ebrei. Per tutti coloro che vorranno esplorare luoghi, usanze e tradizioni del popolo ebraico si apriranno le porte di sinagoghe, musei e siti ebraici e verranno offerti concerti, spettacoli, enogastronomia kasher. Francesca Sabatinelli ha intervistato Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica di Firenze, che ha organizzato l’evento di Siena, capofila delle città italiane.

    R. – Lo scopo principale della Giornata è quello di trasmettere al grande pubblico i valori della cultura ebraica a tutti i livelli sociali e di età: dai giovani, dagli studenti, dalle famiglie agli anziani. Si amplia questo ventaglio di interesse verso la cultura ebraica: è una giornata in cui le porte delle Comunità sono aperte e si constata ogni anno di più che molte persone, anche della propria città, non sanno com’è fatta una sinagoga, non conoscono la cultura ebraica, non conoscono le realtà artistiche o storiche che riguardano l’ebraismo nella propria città. C’è un interesse obiettivo.

    D. – Quali stereotipi sono stati esorcizzati, grazie anche a questa apertura delle Comunità ebraiche?

    R. – Certamente, tra gli stereotipi usuali ci sono quelli relativi all’attività lavorativa degli ebrei: in quali settori nella storia, nei secoli passati, gli ebrei hanno svolto la loro attività. Si viene a scoprire, per esempio, che c’erano tante limitazioni. In epoca rinascimentale, agli ebrei era impedito svolgere davvero tante attività, mentre una delle poche attività consentite era quella di prestare denaro, perché dalla Chiesa era proibito ai cristiani. Altre cose: per esempio, quelle riguardo all’antisemitismo. Io credo che aprire le porte, farsi conoscere, far vedere che tipo di attività si svolge, vedere i nostri riti religiosi e come si svolge la vita familiare, porta a conoscersi meglio e quindi allontana un po’ certe prese di posizione che poi, nella concretezza, non hanno una rispondenza assoluta.

    D. – Il "filo rosso" che lega gli eventi della Giornata è il tema “Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet”. La tradizione ebraica di fronte alle sfide tecnologiche?

    R. – "2.0" è un po’ – nel modo di parlare dei giovani o dei giovanissimi – quello che si intende oggi per la tecnologia più moderna di Internet e degli altri mezzi di comunicazione. Il Talmud, evidentemente, è una storia millenaria di discussioni su temi religiosi, ma non solo: giuridici, familiari, oggi diremmo di diritto civile… Grandi discussioni e grandi dibattiti tra scuole di pensiero. Ecco: oggi noi abbiamo dei mezzi di comunicazione riassunti nella parola Internet, i “social network”, le “chat”: applicare quindi la tecnica del Talmud, cioè della discussione e dello sviscerare il significato delle parole, a quella estremamente moderna di inviare messaggi, amplifica le possibilità che oggi sono offerte agli studiosi ma anche ai giovani, e a chiunque voglia crescere.

    D. – Siena è la città capofila, in Italia, di questa edizione 2011: cosa offre?

    R. – Siena si caratterizza per una serie di eventi di diversa sfaccettatura. Sette "isole" tecnologiche, con postazioni di computer: una è dedicata alle ricerche musicali, un’altra a mostrare la realtà odierna di quello che era il villaggio dell’Europa centrale, lo “shtetl", con agganci alla lingua yiddish. Una terza, per esempio, è un’applicazione molto interessante e viene presentata per la prima volta in Italia, cioè la visualizzazione di immagini dell’ebraismo toscano – quindi sinagoghe di Firenze, di Siena; cimiteri antichi nei nostri territori, e via dicendo – in 3D e altro ancora. (gf)

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    Mostra del Cinema: "Terraferma" di Crialese su Lampedusa e gli immigrati: nobile intento ma poca commozione

    ◊   E’ da poco terminata la proiezione per la stampa del primo film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, l’attesissimo “Terraferma” di Emanuele Crialese: molti applausi al termine per il film che affronta il dramma dell’immigrazione clandestina, l’aridità dei cuori, la forza della carità e il riscatto delle coscienze, anche se con un racconto troppo artificialmente costruito e con poche emozioni. Il servizio di Luca Pellegrini:

    La “Terraferma”, questo il titolo e il miraggio, di Emanuele Crialese, si oppone al mare mosso che circonda Lampedusa, mare che porta la vita, mare che porta la morte e la nasconde. Non c’è dubbio che il film, scritto e diretto dal regista romano di origine siciliana, sia un progetto ambizioso: non per l’impegno produttivo in sé, ma per il tema affrontato e il come viene affrontato, il tipo di storia, la tensione morale che la anima, la attraversa, la innerva. L’immigrazione clandestina vista dalle due sponde possibili, di chi la riceve e talvolta anche subisce e di chi ne è, invece, il doloroso, innocente soggetto. Una famiglia di pescatori, che si confronta anche con il cambio di stile di vita e l’approssimarsi di nuove necessità economiche, costretta per questo a far leva sul turismo per il proprio sostentamento, scardinando le proprie antiche tradizioni, riceve sull’isola l’inaspettata visita, in mare e in casa, di un gruppo di etiopi, come quei tanti anonimi e disperati che navigano nelle nostre acque, che spesso dentro le acque sono sepolti. Le dinamiche familiari si imbriglieranno nel tentativo di dare salvezza e copertura, ossia agire con l’umanità e la carità possibili, e in quello di assecondare una legge che pare soltanto scritta e molto lontana dai cuori. Così tra corpi ricevuti dalle onde e onde che accolgono turisti ingordi e distratti, sull’isola di Crialese si apre la voragine dell’attualità, della disperazione e delle soluzioni impossibili, a meno che la terraferma divenga la meta di un esodo marino, capace di accogliere il nuovo popolo, la nuova gente, che ha il colore della pelle diverso dal nostro.

    Purtroppo Crialese, pur nella nobilissima impresa, commuove poco e non riesce a evitare l’artificio intellettuale cui sottostà una sceneggiatura esageratamente costruita a tavolino, i buoni che si sa sono buoni e i cattivi che si sa da quale parte stanno, gli animi sensibili della povera gente e quelli feroci delle forze dell’ordine, le maternità che si toccano e i corpi che, vivi o morti, si separano e respingono, il buon senso di ieri e lo sfruttamento di oggi. Filippo, l’adolescente, dovrà trovare il proprio riscatto, salvando una mamma e i due bimbi dopo aver lasciato in mare un gruppo intero, in una notte oscura. E’ il riscatto della coscienza, messaggio alto che dovrebbe invadere non soltanto l’anima di un povero pescatore, ma quella di una nazione, di un intero popolo e soprattutto di chi lo governa.

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    Chiesa e Società



    Al via l’incontro ecumenico organizzato dai Focolari in Inghilterra

    ◊   Il Movimento dei Focolari ha organizzato un incontro ecumenico che si aprirà martedì prossimo per chiudersi lunedì 12 settembre, a Welwyn Garden City, nei pressi di Londra, sul tema della Parola di Dio. L’agenzia Sir ricorda che i Focolari propongono simili incontri in diverse località del mondo: dalla Germania al Medio Oriente alla Romania, fin dal 1994, con l’obiettivo di “testimoniare la possibilità di dialogo” tra religioni diverse. A presiedere il prossimo incontro saranno l’arcivescovo emerito di Praga, il cardinale Miloslaw Vlk, e il vescovo anglicano di Hertford, Robin Smith, uno dei più importanti animatori della settimana. Attesi i discorsi del vescovo di Nottingham, Malcolm McMahon, e quello del primate anglicano, Rowan Williams, che accoglierà il gruppo nella residenza di Lambeth Palace l’8 settembre. Alle 17.30 dello stesso giorno, i vescovi parteciperanno ai Vespri e alla Messa cantata nella cattedrale londinese di Westminster. Il 9 settembre, inoltre, 20 leader religiosi di Inghilterra e Scozia parteciperanno a una giornata con Maria Voce, che guida il Movimento dalla morte di Chiara Lubich, nel 2008. Sabato 10 settembre, il gruppo firmerà, infine, un “patto di amore reciproco” nel quale i partecipanti si impegneranno a dare la loro vita gli uni per gli altri e a pregare per le reciproche chiese e diocesi. (G.I.)

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    A Monaco, leader religiosi da tutto il mondo per l'11 settembre

    ◊   A dieci anni dagli attacchi terroristici contro le Torri gemelle di New York, il prossimo 11 settembre, alle ore 14,46 – le 8.46 a New York, l’ora dell’attacco – i leader di tutte le grandi religioni mondiali si riuniranno a Monaco di Baviera, in Marstallplatz, in collegamento video con Ground Zero. Si tratta dell’evento di apertura dell’incontro mondiale “Bound to Live Together. Religions and Cultures in Dialogue”, che si terrà a Monaco di Baviera dall’11 al 13 settembre, per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio e dell’arcidiocesi di München-Freising. Alla cerimonia – riporta l'agenzia Zenit – sarà presente il presidente della Repubblica Federale Tedesca, Christian Wulff. “Un luogo simbolo e un crocevia della storia europea”: questo per gli organizzatori rappresenta la città di Monaco dove è stato organizzato il meeting. L'evento si propone come momento preparatorio all’incontro di Assisi del prossimo ottobre, durante il quale Benedetto XVI incontrerà i leader delle grandi religioni mondiali a 25 anni dall’incontro di Preghiera per la Pace di Assisi del 1986, voluto dal Beato Giovanni Paolo II. (R.P.)

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    Regno Unito-Irlanda: l’11 settembre i cristiani celebrano la Domenica per la giustizia razziale

    ◊   “Creati da Dio, trattati come schiavi: affrontiamo il traffico di esseri umani”. Con questo motto le Chiese cristiane del Regno Unito e dell’Irlanda celebreranno, l’11 settembre, la tradizionale “Domenica per la giustizia razziale”. L’iniziativa è promossa dall’Associazione cattolica per la giustizia razziale (Carj) e dalla Rete della giustizia razziale delle Chiese unite in Gran Bretagna e Irlanda (Ctbi). Per l’occasione, sul sito Internet della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles è consultabile un sussidio preparatorio con numerosi spunti di riflessione: si va da un excursus sulla storia della tratta di esseri umani ai suggerimenti per le omelie del giorno; dalle testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle cosa significhi essere uno schiavo alle attività specifiche che i bambini e i più giovani possono svolgere l’11 settembre, per ricordare questa Giornata nel modo migliore. “Ogni anno – si legge nell’introduzione al sussidio – la Domenica per la giustizia razziale permette alle comunità cristiane di Gran Bretagna e Irlanda di pregare insieme per porre fine al razzismo e all’ingiustizia”. Le Chiese, le scuole, i gruppi e i singoli fedeli sono quindi invitati a trovare una risposta pratica alla questione. “Il traffico di esseri umani – continua l’introduzione – è una forma moderna di schiavitù ed è una violazione della dignità umana e dei diritti umani. Si tratta di una delle sfide più grandi che noi, come comunità cristiana, dobbiamo affrontare e denunciare”. Ricordando, poi, che “l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio”, i cristiani sono chiamati ad operare “per accrescere la compassione, la consapevolezza e la comprensione nei confronti dei sofferenti”. Quindi, il sussidio cita alcuni dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil): attualmente, sono 12,3 i milioni di uomini, donne e bambini costretti al lavoro forzato o alla prostituzione ed oltre 2,4 milioni sono oggetti della tratta. Un milione e 360 mila vengono sfruttati in Asia, 270 mila nei Paesi industrializzati, inclusa l’Europa, 250 mila in America Latina, 230 mila in Medio Oriente e in Nord Africa, 200 mila nell’Africa subsahariana. Senza dimenticare che il traffico di essere umani ha anche un risvolto economico: i guadagni sono stimati tra i 7 e i 12 miliardi di dollari l’anno, il che rende la tratta la terza attività criminale più redditizia, dopo il traffico di armi e di droga. Proprio per questo, conclude il sussidio, “noi cristiani siamo chiamati a fare tutto il possibile per portare giustizia a coloro che ne hanno bisogno”. (I.P.)

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    Aiuto alla Chiesa che soffre: nel 2010 celebrate 31 mila Messe per aiutare i sacerdoti in terre difficili

    ◊   Lo scorso anno sono state quasi 31 mila le Messe celebrate e oltre 500 mila gli euro destinati ai sacerdoti che svolgono l’apostolato in terre difficili per la Chiesa. “Queste messe sono celebrate in vere e proprie chiese – spiegano al Segretariato dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) – ma spesso in cappelle o edifici prestati a luogo di preghiera. Per alcuni di questi sacerdoti, Acs costituisce l’unico aiuto”. I fondi raccolti – riferisce l'agenzia Sir – permettono alle diocesi di destinare una parte delle risorse alla formazione e al sostentamento dei preti. “Le intenzioni di Sante Messe – continua l’Acs – hanno permesso a molti sacerdoti di rimanere a fianco delle loro comunità, dedicandosi completamente a esse, in territori nei quali le comunità parrocchiali non possono minimamente contribuire neanche alle più essenziali necessità di sostentamento dei propri sacerdoti”. Nel 2010, l’Acs ha raccolto 86,9 milioni di euro con i quali ha finanziato 5.587 progetti in 153 Paesi in tutto il mondo. (R.P.)

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    British Journal of Psychiatry: aumentano le tendenze suicide per le donne che hanno abortito

    ◊   Nelle donne che si sono sottoposte a un aborto aumenta del 155% la probabilità che si manifestino tendenze al suicidio. È quanto emerge da uno studio pubblicato nel numero del 1° settembre dall’autorevole “British Journal of Psychiatry”, il quale riporta i risultati di una ricerca, condotta dalla dottoressa Priscilla Coleman della Bowling Green State University dell’Ohio (Usa), sul tema “Aborto e salute mentale”. I ricercatori – riferisce l'agenzia Sir – nel corso di vari anni hanno esaminato un campione di 877.181 donne, di cui 163.831 avevano subìto un intervento di aborto. L’analisi dei risultati conferma che l’81% delle donne che hanno avuto tale esperienza ha più probabilità di soffrire di problemi di salute mentale. In questa quota di donne, aumenta del 155% il rischio che si sviluppino tendenze suicide, del 34% il rischio di problemi collegati all’ansia, del 37% il rischio di cadere in depressione, del 110 di fare abuso di alcol e del 220% di fare consumo di marijuana. “Abbiamo visto nei fatti che ci sono rischi associati all’aborto che devono essere condivisi con l’opinione pubblica e portati a conoscenza delle donne, prima che si sottopongano a tale procedura”, ha dichiarato la dottoressa Coleman, docente di Sviluppo umano e della famiglia alla Bowling Green State University. (R.P.)

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    Haiti, la denuncia di Hrw: dopo il sisma del 2009, tante donne senza assistenza sanitaria

    ◊   A distanza di un anno e mezzo dal terribile terremoto che ha devastato Haiti, le donne e le ragazze dell’isola sono ancora fortemente esposte alle morti materno infantili a causa della mancanza di accesso ad adeguati servizi sanitari. Secondo un rapporto dell’Human Rights Watch (Hrw), nell’isola mancano ancora le informazioni di base riguardo al luogo dove poter usufruire dell’assistenza sanitaria gratuita. Alcune persone riferisce l'agenzia Fides non hanno neanche un dollaro per pagarsi il trasporto in ospedale e altre ancora temono di lasciare incustoditi i loro campi per andare a farsi curare. Il Rapporto "Nobody Remembers Us: Failure to Protect Women's and Girls' Right to Health and Security in Post-Earthquake Haiti", evidenzia la grave precarietà cui sono soggette le donne del Paese, a causa dalla mancanza di accesso alle cure riproduttive e materne, innescata subito dopo la catastrofe. Molte donne partoriscono per terra, nel fango, altre si prostituiscono per avere cibo. Nonostante l’impegno delle organizzazioni umanitarie, sono ancora tante le donne che non hanno beneficiato di alcuna assistenza a causa della mancanza di informazione, dei mezzi di trasporto precari e delle spese insormontabili dei servizi a pagamento. Dopo il terremoto è pericolosamente aumentato per le donne anche il rischio di essere violentate. Il problema è ancor più grave nei campi profughi, dove vi è un'alta incidenza di violenza sessuale. Secondo il rapporto dell’Hrw, il governo dovrebbe fare di più per tutelarle da tanta violenza e garantire che ricevano le informazioni adeguate. (R.P.)

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    Hong Kong: prolungato da mons. Tong l’Anno dei Laici

    ◊   Dopo un anno di esperienza positiva, mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha prolungato la celebrazione dell’Anno dei Laici fino al 31 dicembre 2012, “perché con la guida dello Spirito Santo, i numeri delle conversioni della nostra diocesi continuino a crescere e la nostra fede continui a maturare”. Dopo il primo anno dedicato alla formazione, il secondo Anno dei Laici, che la diocesi celebrerà nel 2012, sottolineerà soprattutto l’applicazione degli impegni dei laici nell’ambito delle comunità ecclesiali di base. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), mons. Domenico Chan, presidente della Commissione preparatoria e vicario generale della diocesi, ha annunciato il programma dell’Anno dei Laici 2012 per aiutare i fedeli a vivere in continuità l’iniziativa. Secondo mons. Chan, dopo un anno di esperienza concentrata sulla formazione dei laici, la diocesi incoraggia ora i fedeli a partecipare alla vita delle comunità ecclesiali di base creando così una rete di laici e di formazione della fede parrocchiale. Tra le proposte: la recita della preghiera composta per l’Anno dei Laici e della Liturgia delle Ore, la meditazione quotidiana del Vangelo del giorno e della Parola di Dio, la partecipazione alle opere di solidarietà e di carità; la condivisione della fede con i non cristiani, la massima attenzione al rispetto dei diritti umani, dal quartiere in cui si vive a tutta la società di Hong Kong. (R.P.)

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    Sudafrica: la Conferenza episcopale lancia il nuovo sito web

    ◊   Una veste grafica rinnovata, dominata dal color rosso; link diretti a social network come Facebook, Twitter e, in futuro, Google Plus. Un collegamento con il canale Vaticano di YouTube in lingua inglese; possibilità di iscriversi alla newsletter e di consultare il blog; motore di ricerca interno; sezioni specifiche dedicate ad eventi speciali, come la Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi ad agosto a Madrid. Queste e molte altre le novità presentate recentemente dal nuovo sito Internet della Conferenza episcopale del Sudafrica, raggiungibile all’indirizzo www.sacbc.org.za. “Benvenuti! – si legge nella home page – Come afferma la Dottrina sociale della Chiesa, la partecipazione è un dovere da esercitare consapevolmente da parte di tutti, in modo responsabile e in vista del bene comune”. “Il nostro sito – si legge ancora – offre una panoramica sulla vita e l’operato dei vescovi cattolici di Botswana, Sudafrica e Swaziland. Esso dà la possibilità di interagire sia con i presuli che con i vari dipartimenti ed uffici che li assistono nel loro lavoro”. Quindi, il nuovo sito cita un passo del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali 2011: “Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”. Infine, i “naviganti” vengono invitati ad esprimere sul web il proprio parere e a manifestare il proprio impegno “per il bene comune”. (I.P.)

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    Perù: le celebrazioni per i 100 anni dei Missionari di Maryknoll nel Paese

    ◊   "Il compito del missionario è quello di andare dove c’è bisogno, e farsi volere bene, ma non diventare necessario". Questo era il motto di James Anthony Walsh, un membro, ora defunto, della Società dei Padri e Fratelli di Maryknoll, che divenne vescovo della Cina. La Congregazione è in festa per la celebrazione dei suoi 100 anni dalla fondazione. La storia risale al 29 giugno 1911, quando durante i festeggiamenti in onore di san Pietro e san Paolo, il Papa Pio X diede il permesso ai sacerdoti James Anthony Walsh e Thomas Frederick Price di fondare un Seminario per le missioni negli Stati Uniti d'America. Nel 1912, si aprì la casa di formazione nella cittadina di Ossining, a NewYork, e fu battezzata come Maryknoll, che significa "collina di Maria". Oggi, la Congregazione è presente in Paesi come la Russia, Uganda, Myanmar, Giamaica e Perù. Da diversi fonti locali della agenzia Fides in Perù, si apprende della celebrazione dei 100 anni della fondazione della Congregazione e dell'arrivo di padreThomas Garrity, un missionario molto conosciuto che ha lasciato una quantità enorme di opere sia nella capitale peruviana che nella periferia. Per questa occasione, è stata allestita una mostra fotografica, inaugurata ieri nella parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe, dove si possono percorrere le diverse tappe delle comunità parrocchiali dei sacerdoti di Maryknoll e le diverse opere costruite in Perù. La Congregazione dei Maryknoll è presente in diversi luoghi sulle Ande peruviane e ha collaborato alla formazione e alla costituzione di diverse radio emittenti nella sierra di questo Paese dell'America Latina. (R.P.)

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    A fine settembre a Reggio Emilia il Festival francescano 2011

    ◊   Dal 23 al 25 settembre, Reggio Emilia, città in cui è nato il Tricolore, festeggerà il Patrono d'Italia: San Francesco d'Assisi, con la terza edizione del Festival francescano. “Difficilmente si potrebbe trovare un’altra figura che incarni in sé in modo altrettanto ricco e armonioso le caratteristiche proprie del genio italico”, affermava il Beato Papa Giovanni Paolo II del Santo umbro. Con più di 60 appuntamenti in programma, sotto il coordinamento musicale di Giovanni Allevi, il Festival, promosso dal Movimento Francescano dell’Emilia Romagna, come riporta l'agenzia Zenit, è “un’occasione per ricordare il modo in cui il francescanesimo ha contribuito a costruire i valori di riferimento della cultura italiana”. Lo scorso anno, l’appuntamento ha registrato 25 mila presenze, tra le quali anche personalità della politica come Romano Prodi, già presidente del Consiglio, e Giuseppe Pisanu, già ministro dell’Interno. Attesi anche personaggi del mondo accademico, come Alberto Melloni, massimo esperto del Concilio Vaticano II, Valerio Onida, presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, e la psicologa Maria Rita Parsi, recentemente insignita del Premio nazionale “Paolo Borsellino” per l’impegno sociale e civile. Il messaggio di fraternità e di dialogo che l’iniziativa porta con sé, sarà testimoniato da grandi protagonisti della società civile italiana come Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, e Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. Da non dimenticare le iniziative rivolte ai bambini: i più piccoli saranno intrattenuti da spettacoli di magia e clown, ma anche da attività didattiche, come un laboratorio di teatro a cura della "Scuola di Pace" di Monte Sole e della compagnia teatrale "Archivio Zeta". L'arte sacra sarà presente al Festival grazie alla diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, che organizzerà una mostra su Guido Reni. Inoltre, una preziosa reliquia di San Francesco, un lembo del saio insanguinato dalle stimmate, verrà straordinariamente spostata dal Santuario de La Verna a Reggio Emilia per l’occasione. (G.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Turchia–Israele: Nethanyahu invita a superare i dissensi

    ◊   Un auspicio a “superare i dissensi” tra Israele e Turchia è stato espresso dal premier israeliano, Benjamin Nethanyahu, nel primo commento pubblico sull’espulsione dell’ambasciatore israeliano ad Ankara. “Israele esprime rammarico per la perdita di vite umane”, ha continuato Nethanyahu, riferendosi ai 9 cittadini turchi morti nel 2010 sulla nave Marmara intercettata dalle forze israeliane, anche se ha escluso scuse formali al governo turco.

    Israele: continuano le proteste contro il governo
    Quattrocentomila persone sono scese in piazza questa notte a Tel Aviv per protestare contro la politica economica del governo israeliano e a favore di una maggiore giustizia sociale. Secondo la stampa, si tratta della “protesta più massiccia nella storia di Israele”. Altre manifestazioni si sono svolte nelle città di Gerusalemme e di Haifa. Un portavoce del premier Nethanyahu ha assicurato che entro la fine del mese saranno presi i primi provvedimenti per venire incontro alle proteste della piazza.

    Iran: la centrale nucleare di Bushehr si allaccia alla rete energetica nazionale
    La centrale nucleare iraniana di Bushehr, costruita dalla Russia, è stata collegata oggi alla rete elettrica nazionale. Si tratta della prima centrale di nucleare civile mai attivata nel Paese. In via sperimentale, la centrale produrrà 60 megawatt di energia e ne raggiungerà 1000 a pieno regime.

    Siria: sei militari e tre civili uccisi da una banda armata
    Sei militari e tre civili sono stati uccisi in un’imboscata nel centro della Siria. A sparare su un autobus è stata una non meglio identificata “banda armata”, che ha causato anche 17 feriti.

    Afghanistan: liberati quattro cittadini turchi rapiti otto mesi fa
    Quattro cittadini turchi sono stati liberati a otto mesi dal loro rapimento da parte di un gruppo di talebani nell’Afghanistan orientale. Gli uomini sono stati rilasciati da un capo tribale e portati in un campo della Croce Rossa nella città di Ghazni. I turchi non sarebbero stati torturati durante la prigionia e sarebbero stati liberati in occasione della fine del Ramadan, senza nessun riscatto.

    Cile: confermata la morte delle persone disperse dopo l’incidente aereo di venerdì
    Il governo cileno ha confermato il decesso delle 21 persone scomparse nel Pacifico due giorni fa in seguito ad un incidente aereo. “L’impatto è stato talmente violento da uccidere sul colpo tutti i passeggeri”, ha affermato il ministro della Difesa cilena, Andres Allamandam. Ritrovati finora solamente quattro corpi, tra i quali quello di Felipe Camiroaga, volto noto della tv di Stato.

    Obama visita le zone colpite dall’uragano Irene
    Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, visiterà in giornata il nord del New Jersey per constatare i danni causati la settimana scorsa dall’uragano "Irene". Il presidente visiterà in particolare la città di Paterson, dove centinaia di persone sono state costrette a sfollare a causa dell’esondazione del fiume Passaic.

    Londra: 60 persone arrestate dopo gli scontri con la polizia
    Una sessantina di persone sono state arrestate questa notte a Londra in seguito a scontri tra le forze di polizia e un gruppo di manifestanti di estrema destra, appartenenti all’"English Defence League". Il loro raduno era stato esplicitamente vietato dalla polizia britannica dopo i tumulti del mese scorso. Gli incidenti sono avvenuti nel quartiere orientale di Whitechapel e hanno coinvolto circa tremila poliziotti.

    Strauss-Kahn ritorna in Francia dopo il processo per stupro
    L’ex presidente del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, è rientrato in Francia, a quasi quattro mesi dalle accuse di stupro mossegli contro da una cameriera di New York. Strauss-Kahn ha raggiunto la sua abitazione nel centro di Parigi con la moglie Anne Sinclair e non ha lasciato dichiarazioni.

    Islanda: ex primo ministro in tribunale per le responsabilità nel crack del Paese
    L’ex primo ministro islandese, Geir Haarde, comparirà domani in tribunale per rispondere delle responsabilità avute nel crollo del sistema finanziario islandese del 2008, periodo nel quale dirigeva il governo. L’uomo, che ha definito il processo una “farsa politica”, sarà il primo politico della storia dell’Islanda a essere giudicato dalla “Landsdomur”, l’unica Corte islandese abilitata a processare membri del governo, che non era mai stata convocata finora. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 247

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