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Sommario del 02/09/2011
◊ Nel mondo contemporaneo, spesso “distratto” e “insensibile” nei riguardi del Vangelo, c’è tuttavia una “profonda nostalgia di Dio” e cattolici e ortodossi possono offrire assieme una grande testimonianza di fede. Lo scrive Benedetto XVI nel Messaggio inviato al 12.mo Simposio Intercristiano che oggi si è concluso a Salonicco. L’incontro ecumenico, iniziato il 30 agosto, è stato promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità dell’Antonianum e dalla Facoltà teologica ortodossa dell’Università Aristoteles di Salonicco. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Passione per Cristo e dinamismo missionario per far breccia in cuori nei quali, secolarismo a parte, la “nostalgia di Dio” c’è e non è poca. Ne è convinto Benedetto XVI il quale, alla fine del suo Messaggio al Simposio Intercristiano di Salonicco, aggiunge chiaramente che, “per un rinnovato annuncio del Vangelo”, occorre gente di tempra, “evangelizzatori – sostiene – che siano animati dallo stesso zelo apostolico di Paolo”. L’attualità della nuova evangelizzazione – “al centro delle mie preoccupazioni e preghiere”, rimarca tra le righe il Papa – ha guidato da martedì scorso la riflessione e gli interventi del 12.mo Simposio Intercristiano, nel quale cattolici e ortodossi si sono scambiati interventi e pareri attorno al tema della “Testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo”.
Una testimonianza che oggi, ribadisce una volta ancora Benedetto XVI, ha bisogno “di un rinnovato vigore in molte delle regioni che per prime ne accolsero la luce”, e che ora sperimentano invece “gli effetti di una secolarizzazione capace di impoverire l’uomo nella sua dimensione più profonda”. È come se il mondo di oggi andasse a due velocità. Assistiamo, è la considerazione del Papa, “a fenomeni contraddittori: da un lato si registra una diffusa distrazione o anche insensibilità nei confronti della trascendenza, dall’altro, vi sono numerosi segni che attestano il permanere, nel cuore di molti, di una profonda nostalgia di Dio, che si manifesta in modi diversi e pone numerosi uomini e donne in atteggiamento di sincera ricerca”. È qui, prosegue il Pontefice, che scatta la responsabilità di cattolici e ortodossi, di fronte a sfide che sono “comuni”. “La conoscenza reciproca delle nostre tradizioni e l'amicizia sincera rappresentano – assicura il Papa – già in sé stesse un contributo alla causa dell'unità dei cristiani”. Perché “la sorte dell’evangelizzazione – ricordava Paolo VI, citato dal Papa – è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa”.
A Salonicco, intanto, il Simposio che era stato aperto da una Divina liturgia in rito bizantino è stato chiuso stamattina da una Divina liturgia in rito latino nella parrocchia dell’Immacolata, retta dai Padri Lazzaristi, presenti a Salonicco da oltre 300 anni. Le ultime conferenze in calendario hanno affrontato, fra l’altro, i temi del pluralismo etico, della testimonianza della Chiesa nei mass media e del contributo della Chiesa ortodossa al movimento ecumenico, con uno sguardo alle prospettive delle Chiese cristiane in Medio Oriente. Il prossimo Simposio, nel 2013, si terrà a Milano su un tema ancora da definire nei dettagli, ma che con molta probabilità - secondo alcune informazioni - si lascerà ispirare dall’anniversario dell’Editto di Costantino (313 d.C.).
◊ Prosegue in Vaticano la visita “ad Limina” dei vescovi della Conferenza episcopale dell'India. Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo un altro gruppo di presuli. I vescovi indiani stanno informando il Papa sulla situazione della piccola minoranza cristiana in questo grande Paese asiatico. Dopo le violenze anticristiane compiute dai fondamentalisti indù in Orissa nel 2008, in queste ultime settimane si sono verificati nuovi attacchi alle chiese. Ascoltiamo in proposito il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, al microfono di Sergio Centofanti.
R. – Abbiamo parlato al Papa delle nostre sfide: noi siamo pochissimi – il 2 per cento – ma non di meno abbiamo una grande influenza morale nel nostro Paese. C’è in particolare la sfida del dialogo interreligioso: il Papa si è mostrato molto interessato al dialogo con le altre religioni, con il governo, con la società civile … Penso che il Papa sia stato soddisfatto del nostro resoconto.
D. – Recentemente si sono verificati nuovi attacchi alle chiese cristiane …
R. – Sì. Ho parlato anche di questo, perché in verità ci sono problemi, ma questo non significa che il nostro lavoro sia diminuito: il nostro lavoro va avanti in mezzo alla gente nel campo dell’educazione, quindi nelle scuole, e nel campo dell’assistenza medica … Contemporaneamente, cerchiamo di spiegare perché lo facciamo: perché Cristo ci ha insegnato ad avere una vita di servizio per tutti.
D. – Perché, allora, questi attacchi alle chiese cristiane?
R. – Quello che spesso manca è la comprensione del Vangelo. Cristo ci dice di vivere una vita di amore, di servizio, portando la Buona novella a tutti. Ma alcuni hanno paura, e poi c’è anche una forma di strumentalizzazione: alcuni partiti politici vogliono approfittare di queste paure affermando che la religione indù è in pericolo; la gente del popolo ci crede e da questo nasce l’ostilità nei riguardi dei cristiani e del Vangelo. Sono i fondamentalisti che strumentalizzano la religione: ne approfittano per guadagnare voti e andare al potere …
D. – Molti cristiani denunciano una mancanza di giustizia riguardo alle violenze subite in Orissa …
R. – Sì: hanno ragione. All’inizio, il governo locale dell'Orissa non ha fatto assolutamente niente. I cristiani sono stati perseguitati, molti si sono nascosti nelle foreste, ma dopo un po’ il governo centrale ha definito questo atteggiamento una vergogna per il Paese. A questo punto, il governo locale ha iniziato a dare un po’ di aiuto ai cristiani. Oggi direi che i problemi ci sono ancora, ma la situazione va migliorando. (gf)
◊ Ieri, il Santo Padre ha ricevuto in udienza privata il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia.
◊ E' necessaria "una forma concreta e profonda di democrazia economica”: lo ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenuto stamani all'Incontro nazionale di studi promosso dalle Acli a Castel Gandolfo, sul tema del "lavoro scomposto”. Il cardinale Bertone ha sottolineato che la priorità di oggi è l'accesso al lavoro, esortando ad onorare "oggi ancor più di ieri" l'invito della Dottrina sociale della Chiesa "a dar vita ad associazioni di lavoratori per la difesa dei propri diritti". Quindi ha chiesto maggiore attenzione per le cooperative nella manovra che sta approntando il governo italiano. Il servizio di Alessandro Guarasci:
L’impresa, ancor più nei momenti di crisi, ha una valenza sociale e le aziende di punta del mondo cattolico sono le cooperative: e per esse il cardinale Tarcisio Bertone chiede maggiore tutela:
“Mi sembra che questo mondo sia da apprezzare e che in tempi di crisi ha dato lavoro e solidarietà, una solidarietà straordinaria, meriti un trattamento migliore di quello che gli è stato riservato nella recente manovra economica”.
Per il cardinale, poi, “la solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo Stato”. Ne consegue che solidarietà e giustizia devono andare di pari passo:
“Su questo fondamento si basa l’impegno del Magistero e di tutta la Chiesa per una ‘civilizzazione dell’economia’ in contrapposizione alla forte tendenza speculativa. Un’economia civile non può trascurare la valenza sociale dell’impresa e la corrispettiva responsabilità nei confronti delle famiglie dei lavoratori, della società e dell’ambiente”.
In sostanza, per il cardinale Bertone “i diritti sociali ... sono parte integrante della democrazia sostanziale e l’impegno a rispettarli non può dipendere meramente dall’andamento delle Borse e del mercato”.
Contestato più volte dalla platea il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, quando ha difeso le politiche familiari e del lavoro in Italia e quando ha attaccato gli anni ’70. Per Sacconi, poi, nella manovra si è solo voluto riordinare, e non attaccare, la normativa sulla cooperative:
“Nella consapevolezza che sono tante cose, che ci sono cooperative a prevalente scopo mutualistico ed altre che questa prevalenza non hanno e che hanno caratteristiche anche merceologiche diverse tra di loro, rimane una significativa differenza con le altre forme societarie, perché riconosciamo - come la Costituzione peraltro - la valenza e l’importanza della forma cooperativa”.
Ieri, ai nostri microfoni, il presidente della Caritas, mons. Giuseppe Merisi ha difeso l’impianto dell’8 per mille, “perché - ha detto - ha permesso di dare assistenza a tanti poveri. (mg)
Corsi di Dottrina sociale della Chiesa promossi dalla Fondazione “Centesimus Annus”
◊ Partiranno a metà di questo mese, promossi dalla Fondazione “Centesimus Annus”, due Corsi di Dottrina Sociale della Chiesa, che si terranno all'Istituto di Maria Bambina in Roma. Si tratta di un’iniziativa dedicata sia ai laici che ai presbiteri e per la quale sono ancora aperte le iscrizioni. Sull’importanza di questi Corsi, ormai consolidati da oltre un decennio, Alessandro Gisotti ha intervistato il segretario generale della Fondazione “Centesimus Annus”, Massimo Gattamelata:
R. – Sono iniziative prese già ormai da dodici anni, perché siamo arrivati, per i laici, all’undicesimo corso e, per i sacerdoti, al sesto corso. Sono tutti sacerdoti che sono stati invitati dai rispettivi vescovi diocesani a frequentare questi corsi in Dottrina sociale, che la nostra Fondazione ha messo in essere in collaborazione con l’Istituto “Redemptor Hominis” dell’Università Lateranense, di intesa con la Conferenza episcopale italiana. Mi sono reso conto, negli anni, dell’entusiasmo di questi sacerdoti e del ringraziamento che hanno manifestato alla Fondazione. E questo perché ha dato loro elementi per un inserimento e per dare loro capacità di interloquire a livello locale con i fedeli, con i propri contatti, che hanno nelle rispettive diocesi su argomenti che, purtroppo, oggi come oggi sono di grande attualità e non sono stati però approfonditi nella maniera dovuta.
D. – Questa iniziativa sottolinea con evidenza e concretamente anche la permanente attualità della Dottrina sociale della Chiesa...
R. – Certamente, soprattutto in questo momento di grande crisi economica, in cui praticamente si è arrivati a questa situazione di notevole preoccupazione. Sono venuti meno certi principi base, che sono non soltanto quelli dell’etica, ma proprio dell’applicazione della Dottrina sociale all’economia sociale di mercato, che dovrebbe innanzitutto utilizzare le risorse disponibili nel modo più efficiente per trarre i risultati migliori e, in secondo luogo, che dovrebbe assicurare un progresso integrale, tenendo presente l’unità anima e corpo dell’uomo. In questi incontri che noi facciamo con i docenti dell’Università Lateranense, tutti questi aspetti vengono approfonditi, vengono discussi e direi che siano tutti input che arricchiscono notevolmente i partecipanti all’iniziativa. (ap)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nuovi scenari culturali e sociali per cattolici e ortodossi: il messaggio di Benedetto XVI per il XII Simposio Intercristiano a Salonicco.
Rettitudine morale per civilizzare l'economia: l'intervento del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, all'incontro sul lavoro organizzato dalle Acli.
Nell'informazione internazionale, in primo piano l'economia: Merkel ribadisce il no al progetto degli eurobond.
L'arte europea da Raffaello a Tiepolo: stralci del saggio di Antonio Paolucci nel catalogo per la mostra in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona. Sullo stesso tema, l'intervento del cardinale, Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Le monete di Dio: Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, sulla presenza del denaro nel Nuovo Testamento.
In difesa del diritto all'obiezione di coscienza: nell'informazione religiosa, la nuova presa di posizione dell'episcopato degli Stati Uniti.
Libia. Il Cnt annuncia elezioni presidenziali entro 20 mesi. Vertice di Parigi sul dopo Gheddafi
◊ In Libia, Gheddafi è tornato a farsi sentire per incitare i suoi fedelissimi alla guerriglia urbana ed alla resistenza ad oltranza. Il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), tuttavia, ostenta sicurezza ed annuncia elezioni democratiche entro venti mesi. Intanto, dai 60 Paesi ribattezzatisi ‘Amici della Libia’ - riunitisi nel vertice di Parigi sulla nuova Libia - sono stati stanziati 15 miliardi di dollari per avviare il processo di riconciliazione. Il servizio di Marco Guerra:
Il nuovo volto della Libia ha avuto il suo riconoscimento internazionale ieri a Parigi. A guidare le discussioni del vertice è stato il presidente francese Sarkozy, che più di tutti volle e ottenne l’intervento militare della Nato. Il capo dell’Eliseo ha annunciato lo scongelamento immediato di 15 miliardi di dollari appartenuti al regime ed ora destinati al governo transitorio, ha confermato che l’alleanza continuerà i bombardamenti finchè sarà presente la minaccia di Gheddafi e ha chiesto al Consiglio nazionale di transizione di avviare un processo di riconciliazione. Un monito al Cnt è arrivato anche dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton affinché si vigili su possibili derive estremiste. E all’indomani del summit si continua a pianificare la nuova Libia: oggi il Cnt ha annunciato che intende formare un'assemblea costituente nel giro di otto mesi e tenere elezioni presidenziali nel giro di 20. Esponenti del governo provvisorio hanno anche dichiarato libera Tripoli e invitato tutti i guerriglieri delle altre città a lasciare la capitale. Ma intanto continua il bombardamento delle roccaforti lealiste di Sirte e Bani Walid, dove si ritiene sia nascosto il colonnello, che ieri è tornato a farsi sentire con un audio-messaggio in cui esorta alla resistenza ad oltranza. La tribù dei Warfalla, una delle più importanti del Paese, si è detta pronta a sferrare l’attacco decisivo contro le città fedeli al regime.
Siria: numerose vittime nel 27.mo venerdì di protesta. Embargo europeo contro il petrolio siriano
◊ Non si fermano le violenze in Siria: nel 27.mo venerdì di protesta, in coincidenza col giorno di preghiera per i musulmani, si segnalano finora almeno 7 morti tra gli attivisti dell'opposizione. Gli scontri si stanno verificando in varie città del Paese. Intanto, l'Unione Europea ha approvato un embargo sul petrolio siriano a partire dal 15 novembre. La Siria produce circa 400 mila barili di petrolio al giorno, al 95% acquistati dall'Ue. Le sanzioni, che colpiscono anche il gas siriano, hanno l’obiettivo di spingere il governo di Damasco a desistere dalla repressione. Di contro, l’Europa ha svincolato in favore della nuova leadership libica i beni finanziari sequestrati al regime di Gheddafi per un ammontare di 15 miliardi di dollari e si appresta a discutere con il Consiglio nazionale di transizione l’accessibilità alle risorse petrolifere del Paese. Sull’attuale geopolitica euro-mediterranea, Stefano Leszczynski ha intervistato Luciano Bozzo, docente di relazioni internazionali all’Università di Firenze:
R. - L’intervento in Libia è stato compiuto non soltanto per volontà di alcune potenze regionali - in particolare, evidentemente, la Francia - ma anche perché questo intervento era oggettivamente possibile: un eventuale intervento in Siria sarebbe estremamente più difficoltoso semplicemente perché non vi sono le condizioni. Vero è che la Siria, al contrario della Libia, non presenta - diciamo così - un piatto altrettanto ricco, anzi nemmeno comparabile dal punto di vista delle risorse e in particolare quelle petrolifere o di gas naturale.
D. - Se la Siria non è così importante da un punto di vista energetico, che senso ha imporre delle sanzioni negli ambiti petroliferi e dell’esportazione di gas?
R. - Si sta cercando - da parte sia dei Paesi dell’Unione Europea che, soprattutto, degli Stati Uniti - comunque di esercitare una pressione. Evidentemente stiamo parlando di un Paese che ha, da questo punto di vista, risorse assai più limitate, ma che ha una straordinaria importanza geopolitica, perché finisce con l’essere la chiave di volta per tutta una serie di equilibri regionali, che sarebbero comunque sconvolti se si arrivasse ad un “regime change” in Siria interno o indotto da eventuale intervento esterno.
D. - Il caso del Mediterraneo, il cinismo espresso anche da molte Cancellerie per quanto riguarda le risorse delle zone in cui si va ad intervenire militarmente non viene neppure nascosto. Questo come si giustifica da un punto di vista di etica internazionale?
R. - Non si giustifica affatto! Si è utilizzato all’eccesso il tema della tutela dei diritti dell’uomo, non rendendosi conto di cadere nel paradossale e nel grottesco applicando questo concetto alla Libia e, appunto, non applicandolo - chissà perché? - ad altri casi ben più clamorosi. Si è cercato di nascondere la presenza di interessi ben più concreti di politica estera di alcune potenze regionali. La guerra è stata etichettata addirittura come “non guerra” e si è continuato a giustificarla in una maniera che davvero - mi pare - poco accettabile.
D. - Adesso in sostanza la corsa alle risorse libiche potrebbe anche provocare delle fratture all’interno dell’Unione Europea?
R. - Forse tra alcuni di questi Stati membri: fratture che erano, peraltro, già evidenti e che potrebbero essere in parte esacerbate. (mg)
Gli Stati Uniti si preparano a commemorare il 10.mo anniversario dell’11 settembre
◊ I vigili del fuoco che hanno lavorato a Ground Zero hanno il 19% di possibilità in più di aver il cancro rispetto ai colleghi che non vi hanno lavorato. E' quanto emerge da uno studio scientifico pubblicato in questi giorni. Un dato che, a pochi giorni dal 10.mo anniversario degli attentati dell’11 settembre, dimostra quanto la ferita sia ancora aperta nella società americana e a New York in particolare. Per una riflessione su come gli Stati Uniti si stiano preparando a questa ricorrenza, Fabio Colagrande ha intervistato Paolo Mastrolilli, corrispondente da New York per il quotidiano “La Stampa”:
R. – Negli Stati Uniti che si apprestano a ricordare quell’evento drammatico, molti riflettono proprio su questo punto: “10 anni, in Paesi come l’America, sono un’era storica” mi ha detto un diplomatico, e quindi si continua certamente a ricordare le vittime. Per i familiari delle vittime e per le persone direttamente coinvolte in quella tragedia, si tratta di una ferita che non verrà mai rimarginata. Il Paese si sta concentrando soprattutto su come ha reagito a quell’evento, su come ha cercato di rimettersi in piedi e rilanciarsi.
D. – Questa volontà di risorgere nonostante tutto è considerata tipicamente statunitense. E’ un luogo comune o appartiene allo spirito di questo Paese?
R. – Questo è il segreto della forza degli Stati Uniti: la capacità di reinventarsi continuamente e di reagire sempre, anche alle situazioni più drammatiche. Uno scrittore, James McEnery, mi ha fatto notare che probabilmente adesso molti degli abitanti di New York nell’11 settembre del 2001 non abitavano ancora in questa città, e quindi è cambiata anche demograficamente la composizione del tessuto sociale degli Stati Uniti. L’America guarda sempre al futuro ed una maniera per rispondere a questa tragedia è proprio quella di continuare a vivere e ricostruire la loro esistenza.
D. – Con che stato d’animo New York e l’America tutta si preparano a vivere questo decimo anniversario?
R. – Un po’ con la preoccupazione di capire se esiste ancora il rischio che attacchi del genere si ripetano. Questo è uno dei temi che il presidente Obama cercherà di sottolineare nei suoi discorsi commemorativi, perché è vero che Al Qaeda è stata colpita duramente, Osama Bin Laden è stato ucciso ma il rischio che simili attacchi e minacce si presentino ancora sul territorio americano esiste. E poi guardare al futuro, cercare di ripartire. Ripeto: per i familiari delle vittime questa è una tragedia insanabile, una ferita che probabilmente non riuscirà mai a guarire del tutto. Ma gli americani, gli abitanti di New York a questo punto, forse, guardano più al futuro che al passato di questa tragedia. (vv)
Domani ad Ancona l'apertura del Congresso eucaristico nazionale. Intervista con mons. Menichelli
◊ Ad Ancona, è giorno di vigilia e fermento per il Congresso eucaristico nazionale. Domani pomeriggio, è previsto l'arrivo via mare nel capoluogo marchigiano del rappresentante pontificio, il cardinale Giovanni Battista Re, il quale presiderà domenica prossima la Messa di apertura. Al Congresso, secondo gli ultimi dati, risultano iscritti 150 vescovi, 1.500 sacerdoti e decine di migliaia di persone. Un numero destinato certamente ad aumentare domenica 11 settembre, quando ad Ancona giungerà Benedetto XVI per la Messa e gli incontri conclusivi. Nell'intervista di Fabio Colagrande, l'arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, sottolinea la novità del prossimo Congresso eucaristico:
R. – Più che novità tematica la chiamerei novità pastorale: lo sforzo che dobbiamo fare tutti di far sì che quello che noi crediamo non appartenga solo al circuito ristretto del tempio, ma diventi testimonianza concreta. La tentazione purtroppo è grande. Spesso si gioca su queste parole: “Ma come si fa?”. Oppure: “Vado in chiesa, ma la vita è un’altra cosa”. Come discepoli del Signore Gesù, noi dobbiamo tenere presente il suo comandamento: “Sarete miei discepoli se vi amerete”. E dove si trova la dinamica vera di una testimonianza d’amore se non nel Sacramento dell’Eucarestia? L’Eucarestia per noi – lo sappiamo bene – è la presenza viva di Gesù Cristo. Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, ogni volta che lo incontriamo, ogni volta che sperimentiamo la sua contemporaneità alla nostra vita, noi lì dobbiamo prendere la forza per testimoniarlo. Questo è il compito che ci diamo. Ci riusciremo? Lo speriamo molto.
D. – Proprio a sottolineare che il Congresso vuole insistere su come vivere l’Eucarestia nella vita quotidiana, nel momento del pranzo, Benedetto XVI, che sarà ad Ancona l’11 settembre, avrà alla sua mensa degli operai cassintegrati e dei poveri che sono assistiti dalla Caritas. E’ un gesto molto forte e simbolico questo...
R. – E’ un gesto che vuole essere espressione della vicinanza della Chiesa, perché la Chiesa si incarna nel popolo vivo, quindi come madre deve conoscere e incontrare le sofferenze dei suoi figli, e dall’altra parte diventa anche un’icona esemplare: quasi un coniugare l’Eucarestia, banchetto di Cristo che non esclude nessuno, con il banchetto della vita, con il banchetto della famiglia, con il banchetto della società, dove nessuno è escluso.
D. - L’Eucarestia non è una realtà teologica fuori dal mondo: è questo ciò che volete ricordare...
R. – L’Eucarestia è Sacramento, è fatto teologico, è fatto di fede. Ma si riassume, si testimonia, laddove tutto si fa concreto. Del resto Gesù ci ha testimoniato il suo amore facendosi uomo, facendosi toccare, facendosi vedere. Questa esperienza del rapporto diretto, del toccare, credo sia un’esperienza fondamentalmente eucaristica da portare nella vita.
D. – Dopo la celebrazione della Messa, nella giornata conclusiva e culminante del Congresso eucaristico nazionale, Benedetto XVI avrà due incontri: uno con le famiglie e i sacerdoti e il secondo con i giovani fidanzati, un incontro che il Papa non ha mai avuto. Una scelta che avete voluto proprio per questo Congresso eucaristico nazionale. Come mai?
R. – Perché riteniamo che questa possa essere una bella novità, attraverso la quale anche il Santo Padre può offrire un modello sponsale, che non faccio fatica a definire “incarnato” nell’Eucarestia. Allora, il colloquio del Santo Padre con i fidanzati, le parole che il Santo Padre rivolgerà loro, saranno di sicuro aiuto per questi giovani che guardano al matrimonio come vocazione.
D. – Altre due novità di questa 25.ma edizione del Congresso eucaristico nazionale – novità non solo tematiche, ma anche organizzative – sono la territorialità e la tematicità: cinque giorni, cinque diocesi e cinque temi a precedere la conclusione...
R. – Direi, scherzando, che moltiplichiamo l’impegno per cinque, ma di fatto è così. Posso dire, però, che tutto questo ha già creato una sinergia, che credo sia una bella espressione di Chiesa. Non mi resta che approfittare di questa intervista per dire a tutti di partecipare e di venire durante il periodo del Congresso. (ap)
Nuovo rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore
◊ Don Concetto Occhipinti è il nuovo rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Docente presso l’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia Mater, succede a mons. Giovanni Tani. Il suo programma di lavoro e i suoi progetti futuri per l’incremento delle vocazioni nella capitale nel servizio di Davide Dionisi:
È siciliano d’origine, don Concetto Occhipinti, il nuovo Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Succede a mons. Giovanni Tani nominato titolare della sede arcivescovile di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado. Don Concetto conosce molto bene la comunità del Seminario Maggiore perché ne è stato prima assistente, e poi direttore spirituale, dal 2000 al 2005, anno in cui è stato nominato parroco di Santa Galla di Roma. Dovrà affrontare il problema delle vocazioni che, anche a Roma, seppur di qualità, sono ancora insufficienti. Ascoltiamo come:
R. - Roma ha bisogno di sacerdoti, perché quello che normalmente si può vedere è che c’è una ricca presenza di sacerdoti e di consacrati nella nostra città, ma i sacerdoti che sono qui spesso lo sono per lo studio, perchè in servizio nella Santa Sede o nelle Congregazioni religiose. I sacerdoti impegnati nelle parrocchie - rispetto alla grande necessità che la nostra città esprime - sono però pochi: attualmente i ragazzi in seminario sono circa 25 per la diocesi di Roma e quindi circa 4-5 per ciascun corso. Il fatto che il numero sia diminuito rispetto agli anni scorsi permette un lavoro nella formazione di maggior qualità e di più attenzione ai singoli.
D. - Cosa porterà della sua esperienza pregressa in questa nuova avventura nel Seminario Romano?
R. - Uno strumento decisivo e prezioso è proprio la collaborazione con tutti gli educatori ed io trovo qui in Seminario un’équipe di circa 10 sacerdoti molto bravi: tutti hanno una esperienza pastorale, alcuni come parroci e altri come vice-parroci; tutti hanno maturato - ormai da alcuni anni - anche una competenza più specifica nell’azione formativa. Quindi questo sarà un po’ il primo ambito di servizio e di collaborazione: lo sguardo sui ragazzi può essere uno sguardo non solo del singolo, ma di una comunità educante come quella del presbiterio. Dopo questo, che esprime la centralità della vita di preghiera, la centralità della vita di fede e della vita di comunione attraverso e attorno all’Eucaristia e ai Sacramenti, c’è poi senz’altro il desiderio di poter utilizzare tutti gli altri strumenti che possano aiutare i ragazzi in questa crescita e in questa formazione: quindi la collaborazione con i parroci nelle parrocchie dove i ragazzi svolgono il tirocinio; la collaborazione con psicologi e psicoterapeuti che, specialmente nella parte iniziale del discernimento, possono dare un apporto ai ragazzi per sciogliere alcuni nodi a livello di formazione umana, in modo che i successivi anni di teologia siano vissuti su una base umana solida, serena . (mg)
Le Chiese malesi chiedono più libertà per i cristiani e una nuova legge elettorale
◊ Un sistema elettorale più equo e democratico e più libertà ai cristiani di svolgere opere caritative. È quanto ha chiesto in un messaggio per la Festa nazionale dell’indipendenza, celebrata il 31 agosto, la Federazione cristiana della Malaysia (Cfm), un’associazione che riunisce le principali Chiese del Paese. Il messaggio riprende le istanze avanzate da sempre più ampi strati della società civile malese in cui, con l’avvicinarsi delle prossime elezioni politiche, cresce il malcontento per l’attuale sistema elettorale accusato di favorire l’Umno (United Malays National Organization) al potere dall’indipendenza nel 1957. “Oggi - si legge nel testo ripreso dall’agenzia Ucan - i malesi, come cittadini interessati alle sorti del Paese, vogliono che la loro voce sia ascoltata, parlare dei suoi problemi e di come è governato. Molti malesi vogliono una riforma elettorale per garantire un sistema più giusto”. Un sentimento, afferma la Cfm, che i cristiani condividono: “Noi non parteggiamo per alcun partito, ma desideriamo vedere un sistema elettorale equo, trasparente e giusto che possa garantire alla Nazione equità, giustizia e armonia”. Nel messaggio le Chiese cristiane chiedono anche di potere svolgere liberamente le loro attività benefiche, oggi soggette a numerose restrizioni con il pretesto che farebbero proselitismo: “I cristiani – affermano - devono continuare a fare opere caritative a favore di tutti i poveri e i bisognosi, senza distinzioni di razza, religione o credo per contribuire alla costruzione della nazione”. “Fare opere buone - ha puntualizzato il vice-presidente della Cfm, il rev. Eu Hong Sen - non è fare proselitismo: le porte della Chiesa dovrebbero sempre essere aperte e non dobbiamo temere di fare del bene”. I cristiani in Malaysia sono il 9% per cento della popolazione, per i due terzi musulmana sunnita (religione ufficiale del Paese), mentre il 19% pratica il buddismo; e il 6% induismo. La Chiesa vive in genere in uno stato di soggezione e di esclusione nei confronti della maggioranza musulmana, un'esclusione che trova la sua legittimazione nello stesso ordinamento giuridico, come conferma tra l’altro l’annosa controversia sull’uso nei testi cristiani del termine Allah per indicare Dio. (A cura di Lisa Zengarini)
Un vescovo in missione in Corea del Nord: “Vogliamo riaprire una strada di dialogo e di pace”
◊ Mons. Iginus Kim Hee-jong, arcivescovo di Kwanju, si recherà in Corea del Nord il 21 settembre prossimo, a capo di una delegazione di sette leader religiosi, membri della “Koeran Conference of Religions for Peace” (KCRP), di cui l’arcivescovo è presidente. La visita, spiega mons. Kim Hee-jong in un colloquio con l’Agenzia Fides, intende “riaprire una strada di dialogo e di pace, una relazione che tutti auspichiamo, al Nord come nel Sud”, in una fase molto difficile nei rapporti bilaterali fra i due Paesi, in cui “tutti i canali sono chiusi”. Le relazioni, infatti sono ai minimi storici da circa un anno, dopo l’incidente della corvetta sudcoreana Cheonan (affondata da un siluro nordcoreano nell’aprile 2010), episodio che ha generato la crisi politica e militare e il successivo bombardamento nordocoreano dell’isola di Yeonpyeong (novembre 2010). L’arcivescovo, che è anche presidente della Commissione per il Dialogo Interreligioso in seno alla Conferenza Episcopale della Corea, si dice “pieno di speranza per l’imminente viaggio”, che rivede un vescovo mettere piede in suolo nordcoreano “dopo oltre 5 anni”. “Come leader religiosi della Corea – nota l’arcivescovo – siamo convinti di dover avere un ruolo nel cercare di costruire il dialogo e la pace con i nostri fratelli del Nord. Cercheremo di rinnovare le relazioni con il Nord: la visita avrà soprattutto lo scopo di fornire un appoggio umano e far sentire la nostra vicinanza alla popolazione nordocoreana”. Mons. Iginus prosegue: “E’ un segno molto positivo: le autorità politiche del Nord ci hanno invitato e il governo del Sud ha dato il suo benestare. Incontreremo leader politici e autorità civili. Auspichiamo che questa visita possa aiutare a riaprire un dialogo ufficiale fra i due Paesi”. “Il mese scorso un gruppo di cooperanti – nota – ha visitato la Nordcorea, portando aiuti umanitari, medicine e generi alimentari. Vi sono segnali di apertura. Anche la Corea del Nord ha bisogno di una relazione. Sappiamo bene che possiamo essere esposti al rischio di strumentalizzazioni, ma l’importante oggi è contribuire a riaprire un canale”. Secondo fonti di Fides, Pyongyang, pur penalizzando fortemente la libertà religiosa nella nazione, intende utilizzare il canale del dialogo con i leader religiosi per ottenere nuovi aiuti finanziari. Domani, 3 settembre, una delegazione buddista di 37 persone, fra religiosi e civili, inizierà una visita di cinque giorni al Nord, partecipando ad una celebrazione buddista. Il viaggio è stato approvato dal Ministero per l’Unificazione di Seul. Nei mesi scorsi il governo di Seul ha autorizzato lo sblocco di aiuti umanitari preparati da organizzazioni caritative sudcoreane che, nonostante la crisi politica fra i due paesi, possono raggiungere la popolazione malnutrita del Nord. Una coalizione di 54 organizzazioni non governative chiede di tenere aperto un “corridoio umanitario permanente.
India: le donne indù difendono la libertà religiosa delle minoranze
◊ In India, le donne indù sono favorevoli alla difesa della laicità dello Stato e alla tutela dei diritti delle minoranze: sono molti i pareri in questa direzione raccolti dall'agenzia "AsiaNews" durante la festa del teej, in onore del dio Shiva, cui hanno partecipato anche fedeli di altre religioni, tra cui musulmani e cristiani. Dalla proclamazione dello Stato laico, nel 2007, infatti, si è consolidata l’usanza di invitare amici appartenenti ad altre fedi alle feste religiose più importanti, che sono il Dashain per gli indù, il Natale per i cristiani, l’Eid al Fitr, cioè la rottura del digiuno per i musulmani, e il Vesak per i buddisti. Il nuovo Codice penale in discussione in Parlamento, però, vieterà queste pratiche, con la motivazione ufficiale di “evitare contrasti religiosi”, privilegiando di fatto l’induismo su tutte, con la conseguenza di proibire la libertà d’espressione e di conversione da una religione all’altra. “Vi sono ancora molti politici conservatori favorevoli a un Paese confessionale – è la testimonianza dell’attivista indù Mandira Sharma – non la popolazione”, che invece crede all’armonia e alla convivenza pacifica tra fedi diverse. (R.B.)
Pakistan. Minoranze religiose pronte a scendere in piazza per il musulmano Shahbaz Taseer
◊ Le minoranze religiose del Pakistan sono “pronte a scendere in piazza per la salvezza del musulmano Shahbaz Tasser”, sequestrato una settimana fa. Lo dice all’Agenzia Fides Paul Bhatti, consigliere speciale del primo ministro per gli affari delle Minoranze religiose e leader della “All Pakistan Minorities Alliance” (APMA), la maggiore organizzazione di leader e membri delle comunità religiose minoritarie (cristiani, indù, sikh e altri) nella società civile pakistana. Shahbaz Taseer è figlio dell’ex governatore del Punjab, Salman Taseer, ucciso il 4 gennaio 2011 dalla sua guardia del corpo, per la sua opposizione alla legge sulla blasfemia, e per aver difeso Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Da mesi la famiglia Taseer subisce minacce e intimidazioni da parte di gruppi integralisti islamici, ma ha ricevuto poca protezione dal governo della provincia del Punjab. Secondo gli osservatori, il sequestro di Shahbaz Taseer è una mossa di gruppi integralisti islamici per far pressioni sui giudici e ottenere la liberazione di Mumtaz Qadri, la guardia del corpo che ha ucciso Salman Taseer, e considerato “un eroe”. Paul Bhatti – cristiano e fratello del ministro federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, anch’egli ucciso il 2 marzo scorso – afferma: “Abbiamo manifestato al governo le nostre doglianze. Se non otterremo risultati, siamo pronti a manifestare pubblicamente”. Infatti, spiega Bhatti, “il sequestro è un segnale molto preoccupante per il Paese: non è tollerabile che una persona, di qualsiasi religione, non possa vivere la propria vita tranquillamente. E’ una questione fondamentale di libertà e dello stato di diritto”. “In tal caso non sono solo in ballo le pressioni verso le minoranze religiose” spiega Bhatti. “Ci interessa difendere Taseer come cittadino del Pakistan. Occorre che ci sia un segnale forte, per bloccare questi estremisti e non lasciare i cittadini in balia dei gruppi criminali”.
Sostegno dei vescovi peruviani al vicario apostolico di Puerto Maldonado
◊ I vescovi presenti alla 98.ma Assemblea Straordinaria della Conferenza Episcopale Peruviana, in corso in questi giorni, hanno deciso di sostenere pubblicamente mns. Francisco González Hernández per il proficuo lavoro pastorale svolto nel Vicariato Apostolico di Puerto Maldonado. La dichiarazione è stata resa nota in quanto mons. González, vicario apostolico di Puerto Maldonado, è stato penalmente accusato di difendere la popolazione locale, che ha protestato contro una serie di irregolarità riscontrate nella costruzione dell’autostrada inter-oceanica. La principale contestazione della popolazione – afferma l’agenzia Fides - si riferisce al fatto che l’autostrada attraversa il centro della città. Dinanzi a questa situazione, il presule è intervenuto appoggiando le richieste della popolazione, per questo motivo è stato seriamente minacciato e contro di lui è stato avviato un processo penale. La Conferenza Episcopale Peruviana ricorda che ogni vescovo, come Gesù, Buon Pastore, ha la missione di difendere la vita, i principi ed i valori del Vangelo, e il benessere della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio. Secondo la dichiarazione, è questo il motivo per cui i vescovi peruviani sono solidali con mons. Francisco González Hernández e hanno deciso di accompagnarlo fraternamente in questo difficile momento che sta vivendo.
Marcia della gioia di essere cattolici a Santiago del Cile
◊ In una delle più importanti piazze di Santiago del Cile, Plaza Italia, nel cuore della città, il 15 ottobre prossimo si svolgerà una manifestazione singolare e inedita nella storia della regione latinoamericana: migliaia di cattolici laici, impegnati attivamente in numerose iniziative di solidarietà, educazione, formazione e assistenza, si incontreranno a mezzogiorno per esprimere pubblicamente la propria fede, facendolo - dice la lettera d'invito - “con spirito di festa, gioia e speranza”. La manifestazione, promossa da un gruppo di laici impegnati di Santiago del Cile, ha ricevuto il sostegno dell'arcivescovo della capitale, mons. Ricardo Ezzati, ed è stata chiamata: "La gioia di essere cattolici": dopo un primo incontro in Plaza Italia, l’iniziativa proseguirà con un marcia nelle strade della città. Gli organizzatori hanno annunciato che sarà realizzato uno speciale servizio fotografico dell'evento che poi sarà inviato a Benedetto XVI come "espressione di affetto e devozione". Infatti, l’evento, al quale si chiede di partecipare con una maglietta bianca, desidera "manifestare pubblicamente la fede, dando testimonianza dell'adesione alla Chiesa cilena, a suoi vescovi e sacerdoti e al Santo Padre" che insegnano che “la Persona di Cristo trasmette ad ognuno dei suoi discepoli gioia e speranza". "Sono i tempi che viviamo – affermano gli organizzatori – che c’incoraggiano ad uscire per strada, come membri della Chiesa, per proclamare la nostra fede in Cristo e per rendere testimonianza" del nostro impegno “per il Vangelo, di solidarietà con i più deboli e di azione concreta nella nostra società". (A cura di Luis Badilla)
Colombia: al via la Settimana per la Pace 2011
◊ Si aprirà domenica in tutte le diocesi della Colombia, ma anche nelle scuole, università e sindacati, la "Settimana per la pace 2011" che si concluderà l'11 settembre. Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della Commissione episcopale per la Pastorale sociale e a capo della Caritas colombiana, lo scorso 11 agosto, nel corso della presentazione dell'iniziativa, annunciò che quest'anno la riflessione si sarebbe incentrata soprattutto sulla "difesa della dignità umana", in modo da "rendere visibili tutti i processi e tutti gli sforzi di migliaia di colombiani che lavorano in favore della pace, della riconciliazione e del dialogo e quindi difendono la vita e la dignità degli esseri umani". Le molteplici iniziative della Settimana, organizzate direttamente dalla Pastorale sociale e da "Redepaz" (Rete per la pace), si propongono di far accrescere "l'impegno personale e collettivo per consolidare la consapevolezza che si tratta di un compito affidato a tutti e non solo a pochi". La Settimana per la pace, organizzata per la prima volta nel 1988, è diventata con il passare degli anni un momento di grande importanza, un punto d'incontro di numerose associazioni della società civile e del mondo ecclesiale che lavorano nel campo della riconciliazione, della giustizia sociale e del dialogo. Anche quest'anno sono decine e decine le università, i sindacati, i centri culturali e le organizzazioni territoriali che hanno aderito ai diversi momenti del programma. Nel recente V Congresso nazionale per la riconciliazione, organizzato dall'episcopato colombiano, si è discusso a lungo sui principali contenuti da enfatizzare nel corso della Settimana. Mentre mons. Juan Vicente Córdoba, segretario generale della Conferenza episcopale ha molto insistito sul fatto che "la vera pace nasce nel cuore di ogni uomo". Luis Emil Sanabria, uno dei presidenti di Redepaz, si è soffermato sulla "necessità di educare tutti alla giustizia e al perdono perché sono i veri sentieri di una pace autentica e duratura". Mons. Henao Gaviria ha concluso invitando tutti i colombiani ad assumere "come impegno personale la costruzione della pace" ricordando che essa è, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, "un dono di Dio, che, però, è stata affidato agli uomini". (L.B.)
Sri Lanka: celebrazione del cardinale Ranjith per i disabili
◊ In migliaia hanno preso parte domenica scorsa alla speciale benedizione per i disabili e gli ammalati in programma nel Santuario di Nostra Signora di Lanka, della Basilica nazionale di Tewatta, Sri Lanka. L’amministratore della Basilica, padre Priya Jayamanne, ha informato l'agenzia "AsiaNews" che i 600 posti preparati per l’occasione non sono stati sufficienti, data l’affluenza: “Sono felice di vedere una folla così grande, accorsa per pregare Gesù affinché interceda per i loro problemi e le loro malattie”, ha detto, ringraziando il governo per le speciali forniture di acqua, elettricità e servizi sanitari. La liturgia è stata celebrata dall’arcivescovo di Colombo, cardinale Malcom Ranjit Patabendige Don: “Solo Gesù è la nostra risposta, solo Gesù può curare i nostri mali fisici e mentali – ha detto nell’omelia – come cattolici cercate sempre i Sacramenti della confessione e della comunione, sono i privilegi che Dio ci ha donato”. Alla celebrazione hanno partecipato anche l’arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, cardinale Bernard Francis Law, e il nunzio nello Sri Lanka, l’arcivescovo Joseph Spiteri. (R.B.)
Filippine: cala l’indice di mortalità materna
◊ Nelle Filippine scende il tasso di mortalità materna: -81% dal 1980 al 2008, senza bisogno di leggi sulla salute riproduttiva. I dati, afferma l'agnezia "AsiaNews", sono stati diffusi dal governo e raccolti da autorevoli istituti di ricerca: uno studio condotto in 181 Paesi dall’Institute of Health Metric Evaluation dell’università statunitense di Seattle, ad esempio, ha rilevato come il numero dei decessi sia drasticamente calato nell’arcipelago, che ha fatto meglio di Paesi molto più ricchi quali Germania, Russia e Israele, smentendo, di fatto, le stime dei sostenitori dell’aborto. I dati governativi riguardanti le Filippine, invece, sono stati confermati anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. (R.B.)
In difesa della vita nascente: aperta a Roma la conferenza di "MaterCare"
◊ Si è aperta in questi giorni a Roma l’ottava conferenza di "MaterCare International", un’organizzazione di professionisti cattolici impegnati nella difesa della vita. L’obiettivo dell’incontro di quest’anno, che ha ricevuto il patrocinio della Pontificia Accademia per la vita e il contributo della Federazione mondiale delle associazioni mediche cattoliche, è “identificare i problemi e suggerire soluzioni”, come ha detto all'agenzia "Zenit" Bogdan Chazan, dell’ospedale Santa Famiglia di Varsavia, in Polonia. Nel corso della conferenza ci si interrogherà, dunque, sulle modalità da adottare per proteggere la dignità professionale a fronte di un contesto in cui la vita umana risulta sempre più minacciata. Il vescovo di Poona, nello Stato del Maharashtra, porterà la sua testimonianza dall’India, dove malgrado le persone di tutte le religioni tengano in grande considerazione la dignità dell’esperienza della maternità, nella pratica molte donne e madri soffrono per la persistente pratica della discriminazione sessuale che, tra le altre, prende la forma di un sempre più massiccio ricorso all’amniocentesi che precede l’aborto in caso di embrioni femminili. “La Chiesa è impegnata ad aiutarle, ma ha bisogno dell’ausilio di programmi specifici”, ha concluso il presule. "MaterCare" è in prima linea anche ad Haiti, accanto alla popolazione piegata dal terremoto del gennaio 2010, e sta realizzando a Isiolo, un distretto del Kenya che si protende verso Etiopia e Somalia, un ospedale con 15 posti letto per l’ostetricia, grazie all’aiuto del vicariato apostolico locale: “La regione di Isiolo è semiarida – è la testimonianza del vescovo, mons. Anthony Ireri Mukobo – le donne sono quelle che soffrono di più per questa situazione e spesso la loro sopravvivenza è legata agli aiuti della Chiesa”. (R.B.)
Medici Senza Frontiere: migranti abbandonati nei centri di detenzione in Grecia
◊ L’associazione Medici senza Frontiere (Msf) lancia un appello all’Unione europea perché intervenga in favore dei migranti ospitati nei centri di detenzione di Evros e Rodopi, nel Nord della Grecia, che versano in una situazione molto critica. Da oltre un mese, infatti, a causa del calo del personale facente capo al Ministero della salute greco, i detenuti di queste strutture non ricevono assistenza adeguata sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista psicosociale. “Ogni giorno arrivano qui 250 persone in condizioni precarie – è la testimonianza diretta di Ioanna Pertsinidou – donne in gravidanza, bambini e moltissimi rifugiati dalla Siria che attraversano il confine tra la Turchia e la Grecia”. Per supplire alle carenze, Msf ha inviato sul posto un’èquipe formata da otto operatori attivi presso le stazioni di polizia di Tychero, Soufli e Feres e nei centri di detenzione di Filakio e Venna, perché “in questo momento nessuno sta fornendo assistenza a queste persone”, ha aggiunto Pertsinidou. Msf, che è accanto ai richiedenti asilo in Grecia dal 1996, sollecita, quindi, un’azione in favore della realizzazione di alloggi adeguati, un’equa distribuzione di cibo, vestiti e articoli per l’igiene personale. (R.B.)
Ancona: mostra sui capolavori della pittura europea da Raffaello a Tiepolo sul tema dell’Eucaristia
◊ Nell’ambito delle iniziative artistiche promosse per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale Italiano (CEN), viene inaugurata oggi presso la Mole Vanvitelliana di Ancona la mostra “Alla Mensa del Signore. Capolavori della pittura europea da Raffaello a Tiepolo”. L’esposizione ospita capolavori della pittura italiana ed europea, insieme a sculture e ad arazzi, sul tema dell’Ultima Cena, opere realizzate tra il Quattrocento e l’Ottocento da artisti che spesso hanno raffigurato il tema in due momenti distinti: l’Istituzione dell’Eucaristia e la Comunione degli Apostoli. Ad aprire e chiudere il percorso sono state collocate alcune opere illustranti i brani evangelici delle Nozze di Cana e della Cena in Emmaus. All’interno dell’iniziativa è anche prevista una sezione di oreficerie sacre, scelte tra oggetti liturgici donati dai Pontefici nel corso dei secoli alle chiese marchigiane. L’esposizione, che potrà essere visitata fino all’8 gennaio 2012, è curata da Giovanni Morello, presidente del Comitato Scientifico del CEN e da Vittoria Garibaldi, soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Regione Marche; si avvale inoltre della collaborazione del Comitato citato, composto, fra gli altri, da Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, mons. Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio diocesano di Firenze per la catechesi attraverso l’arte, don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio Beni culturali della CEI e Maria Luisa Polichetti, consigliere culturale del presidente della Regione Marche. L’inaugurazione, alle ore 18.00, sarà presieduta dal card. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano; saranno presenti l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli, don Stefano Russo, il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, il prof. Morello e il prof. Paolucci. (A cura di Marina Vitalini)
Al Congresso Eucaristico un campus formativo per dirigenti sportivi
◊ Si intitola “Uno sport per l’uomo aperto all’assoluto” il campus formativo iniziato, ieri, ad Ancona in seno al Congresso Eucaristico nazionale, e che si chiuderà domenica 11 settembre. Come riferisce l’agenzia Zenit, il campo è riservato ai volontari che provengono dal mondo dell’associazionismo sportivo: obiettivo dell’iniziativa, infatti, è aiutare la ricostruzione del sistema sportivo italiano, colpito da numerosi scandali. “Negli scandali legati allo sport abbiamo sottovalutato il grave problema dell’evasione fiscale – ha detto Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, tra i promotori dell’iniziativa – spesso l’associazionismo sportivo di base è immerso nell’illegalità, il volontariato sportivo significa lavoro nero e le sponsorizzazioni significano evasione fiscale”. Costantini ha poi richiamato il monito alla conversione sociale e culturale che il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha lanciato qualche giorno fa e ha sottolineato l’esigenza di nuovi dirigenti preparati, ma anche moralmente consapevoli e cristianamente formati, per il mondo dello sport, in modo da dare “un esempio di limpidezza per contribuire al rinnovamento della società civile”. Il campus, organizzato dall’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport dell’episcopato italiano, in collaborazione con la Sezione Chiesa e sport del Pontificio Consiglio per i Laici e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, si articolerà in attività formative e di volontariato declinate nelle dimensioni dell’affettività, della tradizione e della festa, della cittadinanza e della fragilità. Le sessioni saranno guidate da personalità come don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, da Edio Costantini, da don Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco e da Ernesto Preziosi, dell’università Cattolica del Sacro Cuore. (R.B.)
I teologi italiani hanno un nuovo presidente: è il piemontese Roberto Repole
◊ Roberto Repole, 43 anni, è il nuovo presidente dell’Associazione teologica italiana (Ati) che riunisce 300 esperti su tutto il territorio nazionale. L’elezione del più giovane presidente che l’Ati abbia mai avuto è avvenuta, come da programma, nel corso del congresso ad Alpignano, in provincia di Torino, che si è concluso oggi, e al quale hanno partecipato un centinaio di membri. L'agenzia Sir ricorda che l’associazione è nata come frutto del Concilio Vaticano II e riporta uno stralcio del comunicato emesso per l’elezione del nuovo presidente che succede a mons. Piero Coda: “Con una votazione unanime – si legge – l’assemblea elettiva ha così voluto dare un segno di forte e profonda continuità con il lavoro condotto sin qui dal Consiglio di presidenza”. Vicepresidente, invece, è stata nominata Serena Noceti, che è la prima donna a raggiungere i vertici dell’Ati. (R.B.)
La Turchia espelle l'ambasciatore israeliano: vuole le scuse per le vittime della "Freedom Flotilla"
◊ Sale la tensione fra Turchia e Israele: Ankara ha espulso l’ambasciatore israeliano e ha sospeso tutti gli accordi militari con Tel Aviv, ribadendo di non riconoscere la legalità del blocco israeliano a Gaza. Il servizio di Roberta Barbi:
Le relazioni con Israele sono declassate al livello di secondo segretario d’ambasciata: pertanto, l'ambasciatore israeliano dovrà lasciare Ankara e l'ambasciatore turco in Israele dovrà rientrare in Turchia entro mercoledì. È questo l’annuncio fatto oggi dal ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, specificando che saranno sospesi tutti gli accordi di tipo militare e affermando ufficialmente che la Turchia non riconosce il blocco israeliano imposto a Gaza. Alla base della decisione, le mancate scuse da parte dello Stato ebraico per il raid condotto il 31 maggio 2010 contro il traghetto turco Mavi Marmara, carico di attivisti filo-palestinesi che, nell’ambito dell’iniziativa "Freedom Flotilla", si stava dirigendo nella Striscia di Gaza, convinto di forzarne il blocco. Nel raid contro la nave, rimasero uccisi nove cittadini turchi. Sulla vicenda sarebbe imminente la pubblicazione, da parte delle Nazioni Unite, del rapporto della Commissione d’inchiesta guidata da Geoffrey Palmer e anticipato ieri dal New York Times: secondo l’Onu, l’operazione israeliana sarebbe stata “eccessiva”, ma al tempo stesso si riconoscerebbe la legalità del blocco navale a Gaza, utile, sostiene Israele, a fronteggiare le minacce dei gruppi ostili, impedendo loro di ricevere armi. Intanto, il premier israeliano Netanyahu ha convocato per oggi una riunione urgente dei ministri per valutare la situazione.
Israele-"indignados"
Al culmine di sei settimane di protesta, gli "indignados" israeliani si accingono domani a trascinare nelle strade complessivamente un milione di dimostranti in una quindicina di città Gerusalemme. Nell'accampamento di Tel Aviv, e in altri attendamenti eretti in queste settimane, gli attivisti - assistiti dal movimento studentesco universitario - moltiplicano gli sforzi organizzativi per garantire il successo della manifestazione contro la politica sociale del governo.
Pakistan
E' salito ad almeno 12 morti e 21 feriti il bilancio dell’attacco kamikaze avvenuto ieri in Pakistan nei pressi di un commissariato di polizia a Lakki Marwat, nel nordovest del Paese. La maggior parte delle persone decedute, si è appreso, sono civili mentre la metà dei feriti sono agenti di polizia. L'attentatore suicida ha cercato di lanciare la sua auto contro la stazione di polizia, ma è stato bloccato ad alcune decine di metri dall'obiettivo.
Tempesta tropicale "Katia"
Dopo il passaggio dell’uragano "Irene", con la sua scia di morte e distruzione sulla costa orientale degli Stati Uniti, avanza nell’Oceano Atlantico "Katia". Gli esperti americani evitano ogni allarmismo e sono certi che Katia – declassata, al momento, a tempesta tropicale – non dovrebbe trasformarsi in un nuovo serio pericolo per la regione.
Messico-violenza
Sgomento nel mondo giornalistico messicano: i corpi senza vita di due giornaliste, Marcela Yarce e Rocio Gonzalez Trapaga, sono stati ritrovati in un parco di Città del Messico. Secondo le prime ricostruzioni, le due donne, morte per asfissia, sarebbero state strangolate. Sale così a otto il numero dei professionisti dell’informazione morti quest’anno nel Paese centramericano, molti dei quali stavano indagando su attività di criminalità organizzata.
Terremoto-Alaska
Una violenta scossa di terremoto, di magnitudo 7.1 sulla scala Richter, ha colpito oggi l’Alaska, le Isole Fox e le Aleutine. L’epicentro del sisma, stando a quanto comunicato dall’Istituto americano di geofisica, si sarebbe verificato a 200 km dalla città di Atka e a 10 km di profondità, tanto da rendere necessario un allarme tsunami, anche se solo a livello locale.
Nigeria-violenze interetniche
Nuove vittime si registrano in Nigeria, a causa degli scontri interetnici che da giorni insanguinano la città di Jos, nel centro del Paese. Ieri, nella zona di Dusu Uku, sono morte altre 22 persone. Lunedi scorso, nella stessa città, analoghi scontri tra bande di giovani cristiani e musulmani avevano provocato 13 morti e non si esclude che quanto accaduto ieri sia collegato a quei fatti.
Russia-Ucraina
L’accordo tra Russia e Ucraina sul gas dovrà essere rivisto dopo la ristrutturazione di Naftogaz, l’azienda di Stato ucraina, attiva nel petrolio e nel gas. Lo ha riferito il primo ministro ucraino, Mykola Azarov. Tra i due Paesi si rischia una nuova crisi del gas, simile a quella che due anni fa portò al taglio delle forniture verso l’Unione Europea: da mesi, infatti, Kiev sta negoziando con Mosca per ottenere uno sconto sul gas russo, pagato 400 dollari americani ogni mille metri cubi.
Tagikistan-incontro
Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha incontrato a Dushanbè, capitale del Tagikistan, il suo omologo, Emomali Rakhmon, e i presidenti di Pakistan e Afghanistan, rispettivamente Asif Ali Zardari e Hamid Karzai. In agenda, la minaccia terroristica nell’area, il traffico di droga e la ripresa economica. Intanto, in Afghanistan un gruppo talebano ha sequestrato almeno 30 ragazzi pakistani sconfinati per errore nel Paese.
Grecia-debito
“Completare il lavoro tecnico riguardo il bilancio 2012 e le riforme strutturali di rilancio della crescita": con questa esortazione la missione della "troika" che supervisiona il piano di risanamento del debito pubblico greco - composta da commissione Ue, Bce e Fmi - ha lasciato ieri sera Atene. Come informa Bruxelles, "la missione ha fatto dei buoni progressi", ma tornerà ad Atene "a metà settembre, per continuare le discussioni sulle misure necessarie a completare la quinta revisione del piano di risanamento del governo greco".
Giappone
“Senza la rinascita di Fukushima, non ci potrà essere la rinascita del Giappone”. Parola del neopremier nipponico, Yoshihiko Noda, che sulla scala delle priorità ha posto in prima posizione la ricostruzione post-terremoto. Presentando, inoltre, la sua nuova squadra di governo, Noda ha annunciato l’intenzione di rafforzare i legami con la Cina, in crisi dallo scorso anno a causa di una contesa territoriale.
Allarme "spazzatura" in orbita
Il Consiglio nazionale delle ricerche americano lancia l’allarme sulla “spazzatura” presente nello spazio, che avrebbe raggiunto livelli particolarmente critici: in orbita, infatti, galleggiano rifiuti molto grandi, ma anche oggetti più piccoli, e tutti si muovono ad elevate velocità. “Abbiamo perso il controllo dell'ambiente”, ha commentato il capo della ricerca, l'ex scienziato della Nasa Donald Kessler, che esorta all’elaborazione di nuove normative internazionali in materia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giorgia Innocenti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 245