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Sommario del 01/09/2011
Il Papa riceve il nunzio in Cile e alcuni presuli della Conferenza episcopale dell'India
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo mons. Ivo Scapolo, arcivescovo tit. di Tagaste, nunzio apostolico in Cile, e alcuni presuli della Conferenza episcopale dell'India, in visita "ad Limina Apostolorum", guidati dal cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay.
◊ Concerto ieri sera nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo in onore di Benedetto XVI e offerto al Papa dal cardinale Domenico Bartolucci, già direttore del coro della Cappella Sistina. Sotto la bacchetta del maestro Simone Baiocchi, sono intervenuti Enrica Fabbri e Lykke Anholm, soprani, Michele Govi, baritono, accompagnati dal Rossini Chamber Choir di Pesaro e dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Al termine del concerto le parole del Papa. Il servizio di Cecilia Seppia:
(musica)
"Un momento di meditazione e di preghiera" che porta l’uomo ad "intuire le armonie del Cielo": così il Papa al termine del concerto nel palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, offerto dal cardinale Bartolucci. La musica, afferma Benedetto XVI - ed in particolare la musica sacra che "nasce dalla fede" - è "capace di esprimere e comunicare la fede", quindi con gioia ringrazia gli illustri esecutori e l’autore dei brani, il maestro Domenico Bartolucci. Il Papa si rivolge con affetto al porporato, già direttore della Cappella Sistina, di cui ha apprezzato "la valorizzazione del prezioso tesoro che è il canto gregoriano e l'uso sapiente della polifonia", nella fedeltà alla tradizione, ma in modo aperto "a nuove sonorità". Ha quindi sottolineato come la musica assieme alla fede e al sacerdozio siano gli aspetti che caratterizzano in modo distintivo la sua vita:
"Caro Cardinale Bartolucci, la fede è la luce che ha orientato e guidato sempre la sua vita, che ha aperto il suo cuore per rispondere con generosità alla chiamata del Signore; ed è da essa che è scaturito anche il suo modo di comporre ... Ma la musica è per lei un linguaggio privilegiato per comunicare la fede della Chiesa e per aiutare il cammino di fede di chi ascolta le sue opere; anche attraverso la musica Lei ha esercitato il suo ministero sacerdotale".
Dal "Benedictus" composto per l’occasione e dedicato a Benedetto XVI come ringraziamento al Signore per il suo ministero, all’Ave Maria tratta dall’opera lirica "il Brunellesco", poi il Poema sacro "Baptisma" fino all’ultima composizione il “Christus circumdedit me”: un viaggio nell’animo, ma anche un invito a lasciarsi avvolgere dal Dio vivente:
"Caro Maestro, questa sera, con la sua musica, ci ha fatto rivolgere l’animo a Maria con la preghiera più cara alla tradizione cristiana, ma ci ha fatto anche riandare all’inizio del nostro cammino di fede, alla liturgia del Battesimo, al momento in cui siamo divenuti cristiani: un invito a dissetarci sempre all’unica acqua che estingue la sete, il Dio vivente, e ad impegnarci ogni giorno a rigettare il male e a rinnovare la nostra fede, riaffermando 'Credo'!"
(musica)
La Lev pubblica il volume con le catechesi del Papa sui Dottori della Chiesa
◊ La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato l’ultimo volume che raccoglie le recenti catechesi di Benedetto XVI sui Dottori della Chiesa. Si tratta dell’11.mo capitolo di quella “biblioteca” che da diversi anni, durante le udienze generali del mercoledì, il Papa è andato componendo a partire dagli Apostoli, passando per i Padri della Chiesa, fino ai maestri e scrittori – uomini e donne – del Medioevo. Un itinerario che ora si aggiorna con i protagonisti delle catechesi tenute nei primi mesi di quest’anno, che hanno per protagonisti alcune delle massime figure del cristianesimo del 16.mo e del 17.mo secolo. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune in questo servizio:
L’unica Santa più vicina ai nostri giorni, con la quale Benedetto XVI chiude il 6 aprile scorso la sua personale “galleria” dedicata ai Dottori della Chiesa, è Teresa di Lisieux, vissuta alla fine dell’Ottocento. Gli altri sono tutti contemporanei fra loro o quasi, ma di un’epoca antecedente di due o trecento anni. Un’epoca difficile per la Chiesa, quella della Riforma luterana e della stagione del Concilio di Trento, segnata dalla dolorosa frattura tra cattolici e protestanti. Tra febbraio e aprile di quest’anno, Benedetto XVI traccia i profili dei “grandi” che attraversano questa fase: Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce, San Francesco di Sales, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ma ci sono anche tre figure, forse meno conosciute rispetto a quelle citate, unite da un “filo rosso” che si potrebbe sintetizzare così: in un periodo in cui – per effetto della Riforma protestante – si registra spesso il sopravvento, come dice il Papa, della “retorica dell’ira”, tre Dottori della Chiesa si distinguono per l’intelligenza della fede e, in particolare, per il coraggio della mitezza.
All’inizio di febbraio, Benedetto XVI parla di San Pietro Canisio, un gesuita olandese che nella seconda metà del Cinquecento porta il messaggio di Cristo nel cuore del protestantesimo, la Germania, con un ben preciso stile:
“In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa era una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa”. (Udienza generale, 9 febbraio 2011)
Pietro Canisio parla alla gente con semplice schiettezza, mettendo in evidenza l’importanza della preghiera quotidiana, della Messa domenicale, cioè di una vita cristiana che fa di Gesù il proprio cuore. Non diversamente si muove, nella sua predicazione, San Roberto Bellarmino, di vent’anni più giovane, che arriverà alla porpora cardinalizia senza mai patire un distacco comunicativo dai fedeli della sua diocesi, ai quali racconta sempre, afferma il Papa, “dell’immensa bontà di Dio”:
“Egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica (…) La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato”. (Udienza generale, 23 febbraio 2011)
Nel 1602, anno in cui il cardinale Bellarmino diventa arcivescovo di Capua, all’interno dell’Ordine francescano dei Cappuccini viene eletto ministro generale un altro futuro Santo, Lorenzo da Brindisi. Anche costui, rammenta Benedetto XVI, si rivela un vero “uomo di pace”. La pacatezza dei modi e delle parole lo rende amabile e soprattutto rende efficace il richiamo che rivolge ai cristiani: la “coerenza” della vita “con la fede professata”. La forza di San Lorenzo da Brindisi, afferma il Papa, nasce da una preghiera intensa e coltivata. E questo, soggiunge, lo rende immune dal rischio dell’“attivismo” dal quale devono guardarsi i cristiani contemporanei, non esclusi i sacerdoti:
“Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”. (Udienza generale, 23 marzo 2011)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo di Giulia Galeotti sulla morte di Eugene Nida.
La musica come linguaggio per comunicare la fede: il messaggio di Benedetto XVI al termine del concerto offertogli dal cardinale Domenico Bartolucci.
Nell’informazione internazionale, in rilievo la crisi libica: Mosca riconosce i ribelli, messaggi contraddittori dai figli di Gheddafi.
Lavoro scomposto, società sregolata: Pierluigi Natalia sul 44° Incontro nazionale di studi delle Acli.
Cristiani d’Oriente e identità araba: stralci di un articolo del vescovo di Alep dei Caldei, Antoine Audo.
Sete e aridità hanno un rimedio sicuro: Gianfranco Ravasi sulla simbologia biblica dell’acqua.
Il mistero di Zertur Cecnas e Velia Satnea: Simona Verrazzo sulla mostra «Gli estruschi e il sacro da Fiesole a Sovana».
Nell’informazione religiosa, un articolo sui musulmani americani: un sondaggio tra gli islamici su ostilità e intolleranza dopo l’11 settembre.
Conferenza a Parigi sulla nuova Libia. Mosca riconosce gli insorti
◊ Al via oggi a Parigi la Conferenza per la “nuova Libia”: vi partecipano le delegazioni di circa 60 Paesi. Intanto, sul terreno prosegue la caccia a Gheddafi, mentre dai figli del rais arrivano messaggi contraddittori sulla possibilità di una resa. Il servizio di Marco Guerra:
Aiutare il processo di transizione democratica e reperire i fondi per la ricostruzione, evitando di ripetere gli errori del dopo guerra compiuti in Afghanistan e in Iraq. Sono queste le parole d’ordine delle comunità internazionale che si appresta a discutere del dopo-Gheddafi in Libia. Al summit che si aprirà nel pomeriggio a Parigi, il Gruppo di contatto - che ha sostenuto l’azione militare Nato - ascolterà le richieste dei due nuovi leader del Paese, il presidente Jalil e il premier Jibril. Per coprire le esigenze della fase di ricostruzione si punta in particolare a scongelare i fondi libici occultati nelle banche di mezzo mondo. Si tratta di 50 miliardi di dollari solo nei Paesi che li hanno già censiti, parte dei quali sono stati già sbloccati da Italia, Gran Bretagna e Francia nei giorni scorsi. Il vertice serve anche a recuperare quei Paesi che hanno sempre espresso la loro contrarietà alla guerra, su tutti Russia e Cina. Mosca oggi ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) ma, come Pechino, frena sull’utilità del vertice e insiste nel voler rinviare la discussione sul futuro della Libia al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Problema a parte è invece la sorte di Gheddafi: molte nazioni chiedono un processo all’Aia ma i libici rivendicano il diritto a ucciderlo se continuasse a resistere. Gli insorti lo danno a Bani Walid, località nel deserto a sud di Tripoli. E mentre continuano a resistere i lealisti asserrragliati a Sirte, il Cnt ha prorogato di una settimana l'ultimatum per la resa della città, ultimatum che doveva scadere sabato prossimo. Da parte sua, il figlio del colonnello, Saif Al Islam, ammonisce i ribelli a non attaccare la città: "La resistenza continua, la vittoria è vicina". L'altro figlio, Saadi, dice invece di essere pronto a trattare e di parlare anche a nome del padre.
Dunque, anche la Russia ha deciso di riconoscere ufficialmente il Consiglio Nazionale Transitorio. Ad annunciarlo il ministero degli Esteri di Mosca, esprimendo l'auspicio che vengano mantenuti in vigore gli accordi bilaterali conclusi in precedenza. Questa apertura di Mosca quanto influirà sulla mappa diplomatica che si sta costituendo intorno alla “nuova” Libia? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana:
R. – Io credo che intanto la mossa di Mosca appartenga alla logica della realpolitik: ora che Gheddafi è andato, finito, il suo regime travolto, nessuno vuole restare completamente escluso dal fronte libico. Quanto poi questo sia una reale adesione alla realtà della Libia o semplicemente il tentativo strumentale di non rimanere tagliato fuori rispetto a quelli che certamente saranno i desideri di altri Paesi - gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, che sono intervenuti e che hanno combattuto; l’Italia che è vicina e che con la Libia aveva e ha interessi storici - questo poi è tutto da vedere.
D. – E’ possibile che Mosca si trascini anche la Cina in questo riconoscimento?
R. – Io credo che il riconoscimento avverrà, perché semplicemente il cambio di regime è avvenuto, dopodiché il riconoscimento è un passo certamente importante dal punto di vista diplomatico ma che non lega le mani a nessuno. Non dimentichiamo che sia la Russia sia la Cina hanno forti interessi collegati alla Libia, chiunque governi in Libia: la Russia perché è un protagonista del mercato internazionale del petrolio e quindi vuole essere presente laddove si decidono le sorti di Paesi che a loro volta possono influire sull’andamento di quel mercato; la Cina perché intanto si è molto infiltrata economicamente e politicamente in Africa e poi perché sappiamo che uno dei problemi della Cina è quello dell’approvvigionamento energetico della sua colossale macchina industriale. Se la Cina consumasse solo il proprio petrolio in pochi anni l’avrebbe finito. Da qui i collegamenti anche con l’Iran, per esempio, cioè con i Paesi che possono fornire petrolio e risorse energetiche. La Libia è sicuramente un Paese importante da questo punto di vista e sicuramente i cinesi non vorranno rimanere completamente tagliati fuori.
D. - Certo è, a questo punto, che Mosca ha con la Siria un atteggiamento differente. Possiamo prevedere un cambio di rotta anche su questo fronte?
R. – Non finché Assad in qualche modo si regge al potere. Se Assad cadesse si aprono scenari totalmente differenti, ma è chiaro che a quel punto Mosca si adeguerebbe, questo è nella logica dei movimenti delle grandi potenze. (bf)
L’arcivescovo di Monrovia: prossime elezioni decisive per il futuro della Liberia
◊ In Liberia, sono state respinte le modifiche alla Costituzione richieste nel referendum che si è svolto in questi giorni nel Paese. Il voto, boicottato dalle opposizioni, prevedeva tra l’altro il rinvio delle elezioni presidenziali, che in tal modo si terranno regolarmente il prossimo ottobre insieme alle legislative. La Liberia, uscita nel 2003 da una lunga e sanguinosa guerra civile, sta percorrendo un faticoso cammino di ricostruzione. Sull’importanza delle prossime elezioni, ascoltiamo l’arcivescovo di Monrovia e presidente della Conferenza episcopale, mons. Lewis Jerome Ziegler, al microfono di Festus Tarawalie, del programma Inglese-Africa della Radio Vaticana:
R. – We see these elections...
Noi consideriamo queste elezioni come una svolta decisiva nella storia del nostro Paese. I cittadini liberiani devono sapere che è un appuntamento molto importante per loro. Sono chiamati a scegliere i leader di questo Paese: è una scelta cruciale che va fatta per il bene di tutta la Liberia per assicurare il benessere alle generazioni future. Come Chiesa, incoraggiamo le persone ad andare a votare.
D. – Quali sono i problemi che la società della Liberia si trova ad affrontare?
R. – Corruption is deep down …
La corruzione è profondamente radicata nella società liberiana. A volte, quando si parla di corruzione, si pensa solo a chi ha il potere, ma in realtà è radicata in tutti gli strati della società. Il vero problema alla base della corruzione è la grande povertà. Dopo quindici anni di guerra civile, la gente non ha più nulla; oggi è affamata e ansiosa di riottenere quello che ha perso. E, quindi, usa qualsiasi mezzo per raggiungere questo scopo, ma la maggior parte dei mezzi non sono giusti: si ricorre cioè alla corruzione.
D. – La Liberia si sta riprendendo dalla guerra civile. Cosa sta facendo la Chiesa per la riconciliazione?
R. – I think the starting point is ourselves. …
Penso che il punto di partenza siamo noi stessi: cerchiamo di essere Vangelo vivente per unire le persone. Ma partiamo dalle cose fondamentali, come far capire che rubare e uccidere è sbagliato; purtroppo c’è ancora molto da fare. Non possiamo dire di avere la pace. Manca la legalità, c’è la corruzione, c’è la divisione e poi c’è da affrontare il problema dei giovani: 15 anni di brutale guerra civile hanno davvero stravolto la mente di tutti. E di fronte a tutto questo, ci troviamo con risorse limitate, ma abbiamo fiducia e fede in Dio e speriamo il meglio! (ap)
Inondazioni in Nigeria: oltre cento morti. L'arcivescovo di Ibadan: il peggior disastro in 30 anni
◊ E’ salito ad oltre 100 morti il bilancio delle inondazioni dovute alle forti piogge che da giorni si abbattono nella parte sud occidentale della Nigeria. A rivelarlo la Croce Rossa nigeriana, direttamente intervenuta a Ibadan, importante città universitaria a 140 km a nord di Lagos, nello Stato di Oyo, fortemente colpita dalle precipitazioni. Per una testimonianza sulla situazione nella città nigeriana, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente l’arcivescovo di Ibadan, mons. Felix Alaba Adeosin Job:
R. - La pioggia è stata così abbondante che tante case sono crollate e tante persone sono morte. Il governo sta cercato di aiutare coloro che hanno perso le proprie abitazioni a causa del disastro e noi stiamo facendo il possibile per dare aiuto a quanti colpiti da questo grave evento.
D. - Come sta intervenendo la Chiesa locale?
R. – Con la nostra Commissione Giustizia e Pace abbiamo aiutato quelli che sono senza casa e abbiamo dato loro da mangiare, dei vestiti e così via.
D. – Perché sono stati così gravi i danni di queste inondazioni?
R. – Alcune case sono state costruite nelle valli dove ci sono state le inondazioni e nessuno si aspettava così tanta acqua; anche alcuni muri di recinzione delle nostre chiese sono stati distrutti. L’ultimo diluvio tanto grave era stato nel 1980.
D. – Come vive la popolazione a Ibadan?
R. – Non ci sono molte industrie, la gente coltiva i campi… Non abbiamo molto. Speriamo che si possa tornare presto alla normalità. Ringraziamo il Signore che i mercati agricoli non sono stati danneggiati dalle intense piogge. Sono invece crollati i ponti che collegavano le due zone della città. Auspichiamo che il governo li ricostruisca a breve. (bf)
Non dimenticare Haiti, l’emergenza non è mai finita: l’appello della Caritas italiana
◊ Ad oltre un anno e mezzo dal devastante terremoto che ha provocato più di 200 mila morti, ad Haiti è ancora emergenza umanitaria. Particolarmente gravi le condizioni degli sfollati, costretti a vivere in campi profughi dove sono quasi inesistenti le strutture igienico-sanitarie. Di qui la diffusione del colera, che ogni giorno fa registrare 300 ricoveri. Su questa emergenza umanitaria, mai cessata, Alessandro Gisotti ha intervistato Paolo Beccegato, responsabile dell'Area Internazionale di Caritas Italia:
R. - E’ ancora oggi un’emergenza umanitaria complessa, dove si sommano più fenomeni oltre a quello del terremoto: una situazione politica instabile; una situazione ambientale fortemente compromessa da precedenti disboscamenti; una vulnerabilità agli uragani tropicali che, in modo ricorrente, colpiscono questo Paese, che resta oggi uno degli scenari più poveri al mondo… Il Paese resta ancora in sospeso.
D. - Quali sono le notizie da parte degli operatori di Caritas Haiti?
R. - Noi abbiamo moltissimi contatti sia con i nostri operatori sul posto, i volontari, sia con Caritas Haiti e con la Chiesa locale, che è capillarmente diffusa e che è stata molto attiva dopo questo terremoto, così come lo è stata prima. La situazione resta molto delicata soprattutto per quelle persone che purtroppo non sono potute tornare nelle loro case. Qui le cifre sono molto incerte: le fonti - diciamo - governative parlano di circa 630 mila persone; ma in realtà la forbice è molto ampia. Comunque andando in giro per Haiti si vedono ancora numerose tendopoli e tendopoli gestite male: perché si tratta di tende raffazzonate, di tende non a norma e che implicano molti rischi, soprattutto di incendi. Quindi la loro situazione - come recentemente è stato denunciato con grande forza - resta rischiosa per l’accesso all’acqua potabile, per l’igiene, per le latrine. Complessivamente, per queste persone in particolare, la situazione resta ancora molto delicata.
D. - Una riflessione di carattere più generale: una tragedia e soprattutto un’emergenza che continua dopo tanto tempo e che rischia, però, in qualche modo di passare in secondo piano, anche di fronte ad emergenze successive…
R. - Sì, soprattutto se pensiamo all’entità di questo disastro, che è stato senz’altro uno dei peggiori dell’ultimo decennio, insieme allo tsunami asiatico: è quello il cui bilancio delle vittime, dei feriti e dei danni è stato tra i più alti. Certamente la carenza di informazione, la carenza nel seguire in qualche modo la vicenda nel tempo - non serve certo parlarne tutti i giorni, ma in qualche modo sarebbe necessario parlare di quelli che sono i passaggi più importanti, istituzionali e politici, ma anche dei temi sociali e delle povertà umanitarie - pone Haiti non in secondo piano, ma proprio in fondo alla fila. Questa effettivamente per chi è attento all’umanità tutta, anche nelle sue forme più deboli, è veramente una cosa inaccettabile! (mg)
Giornata del Creato. I vescovi italiani invitano a rendere la Terra ospitale e accogliente per tutti
◊ Tutela dell’ambiente e solidarietà umana. Sono i due valori ai quali fa riferimento l’odierna Giornata per la salvaguardia del Creato, in occasione della quale i vescovi italiani invitano a riflettere sul tema “In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza”. L’educazione all’accoglienza, anzitutto della vita, e il problema dei rifugiati ambientali sono alcuni dei punti del messaggio dei vescovi. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con il teologo Simone Morandini, membro del gruppo Custodia del Creato dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei:
R. - La terra come spazio ospitale è uno degli elementi qualificanti del messaggio cristiano: siamo posti nell’Eden che è giardino - ci dice la Scrittura - per coltivarlo e custodirlo. Quindi siamo, in un certo senso, ospiti del Signore sulla Terra. E’ chiaro allora che, in questa prospettiva, la dimensione dell’accoglienza ha una pluralità di significati: c’è un’accoglienza che l’essere umano è chiamato a realizzare nei confronti di se stesso, del suo stesso essere; c’è un’accoglienza che Dio realizza, perché è Lui il primo ospitante, sta a noi di accoglierla, di riconoscerla, di rispondere con gioia e con lode e di rispondere anche con una pratica dell’accoglienza nei confronti degli altri.
D. - Quindi l’accoglienza anche - e questa è l’altra parte del messaggio - dei rifugiati ambientali. Ci viene ricordato il legame che spesso queste migrazioni hanno con la questione ambientale e in questo periodo stiamo vivendo il dramma delle popolazioni del Corno d’Africa. Quale riflessione ci deve sollecitare?
R. - Una prima questione urgente è anche un’istanza di solidarietà: la comunità internazionale in primo luogo - ma anche ognuno di noi - deve mantenere questa attenzione solidale nei confronti di coloro che vedono la loro terra diventare inabitabile. Questo è il primo richiamo. Il secondo è di far sì, per quanto possibile, che la Terra sia e resti il più possibile ospitale per tutti gli esseri umani: qui giustamente il documento - riprendendo anche le parole di Benedetto XVI - richiama il ruolo del cambiamento climatico, anche della desertificazione di vaste zone dell’Africa, ad esempio… Accoglienza, in questo senso, significa anche cura del Creato: far sì che la casa della famiglia umana sia una casa abitabile per tutti.
D. - Eppure sembra che l’uomo molto spesso dimentichi quanto sia importante aver cura della propria casa…
R. - Questo è drammatico! Sembra quasi di sperimentare ciò che dice Paolo sulla nostra capacità di vedere ciò che è buono, ma poi di comportarci diversamente. Credo che un ruolo importante sia quello delle comunità religiose e in particolare anche quello della comunità cattolica nel rilanciare e continuamente nel ribadire questa dinamica dell’educazione: l’educazione all’accoglienza e l’educazione alla custodia della Terra. Sono di quelle sfide che sembra di non poter mai vincere, eppure è soltanto tramite esse che abbiamo la possibilità di trasformare in modo profondo, significativo ed efficace quei comportamenti che al momento sembrano davvero mettere a repentaglio l’abitabilità della nostra casa.
D. - Non è soltanto la Chiesa cattolica a celebrare questa Giornata: ricordiamo a questo proposito anche il grande attivismo che il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha sempre espresso in questi anni. Nel messaggio per questa Giornata 2011 è stato molto forte: “Non si può più mettere a tacere la distruzione che per avidità l’uomo fa dell’ambiente”. Bartolomeo I fa ruotare tutto attorno all’azione, alla cattiva azione, dell’uomo…
R. - Non c’è dubbio. La crisi ambientale che sperimentiamo è una crisi che è fondamentalmente antropogenica, non soltanto antropogenica, ma certamente anche quelle dinamiche naturali, che pure ci sono, sono drammaticamente amplificate da comportamenti umani. La percezione di questo fatto è davvero qualcosa che le Chiese cristiane hanno imparato a condividere, a parlarne assieme o almeno a parlarne in profonda sintonia le une con le altre. Questa Giornata del 1° settembre è anche un’espressione di questo atteggiamento comune, per cui oggi celebrare la Giornata del Creato è anche un evento fortemente ecumenico: quasi a richiamare questa sintonia etimologica che lega tra loro ecumene ed ecologia. (mg)
◊ Le Acli, Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, si riuniscono da oggi a Castel Gandolfo per il loro 44.mo Incontro nazionale di studi sul tema “Il lavoro scomposto. Verso una nuova civiltà dei diritti, della solidarietà e della partecipazione”. L’evento si svolge nel trentennale dell’Enciclica di Giovanni Paolo II “Laborem Exercens”. Domani interverrà anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Federico Piana ha chiesto al presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, perché hanno dedicato l’incontro al cosiddetto “lavoro scomposto”:
R. – Perché in questi anni abbiamo assistito, via via, ad una perdita del significato del lavoro per come lo conoscevamo nei secoli addietro e anche soltanto fino ad un trentennio fa. Da un lato, un lavoro destrutturato – pensiamo alla miriade di diversi contratti; dall’altro lato, un lavoro che in molti casi non dà più identità alla persona, che non segna più l’ingresso nell’età adulta perché non dà autonomia ai giovani lavoratori, in particolare, un lavoro che manca; un lavoro – e questo forse è uno degli aspetti più paradossali ma anche più drammatici della realtà di oggi – che non è nemmeno più la parte, la componente essenziale dell’economia. Basti pensare – l’abbiamo visto tutti – a questa grandissima crisi nella quale ci troviamo in questo momento, che è una crisi finanziaria che ha tenuto conto pochissimo del lavoro, che in qualche modo è stata provocata proprio da questo scollamento tra l’economia reale e quella finanziaria, appunto, con ripercussioni paradossali: basti pensare che ormai da decenni abbiamo visto in Borsa che ogni qualvolta una grande impresa annuncia licenziamenti, cresce nel valore delle sue azioni portandoci a dire, quindi, che abbiamo scomposto, abbiamo spezzato una logica e una possibilità di un modello di crescita.
D. – Secondo lei, come si affronta questa questione del lavoro scomposto?
R. – Innanzitutto, credo che dobbiamo avere una bussola, un punto di riferimento e su questo noi ci connettiamo alla grande Enciclica di Giovanni Paolo II che fu promulgata proprio a Castel Gandolfo 30 anni or sono: la “Laborem Exercens”, quando lui diceva che è l’uomo il metro per valutare la dignità del lavoro. Io credo che ne potremo uscire esclusivamente se noi ri-umanizziamo, cioè rimettiamo al centro la persona e costruiamo un sistema economico, con annesso sistema sociale, che si basi su questo. Questo, però, presuppone che ci sia una tensione morale molto forte, cioè che il lavoro non venga visto soltanto come modo per avere risorse economiche per poter vivere, ma considerando che l’elemento determinante è il lavoro come atto di corresponsabilità. Se non c’è questa tensione, se non si avverte – appunto – che il lavoro è in qualche modo anche missione, per tutti!, credo che sia difficile andare a cambiare la realtà.
D. – Perché in Italia il lavoro non conta niente, come lei ha detto in un’intervista?
R. – Perché si discute di economia in forma astratta, si discute di riforme istituzionali, si discute dei tagli, ma del tema che un giovane su tre è disoccupato – peraltro, dato record in Europa! –, che ci sono decine, anzi: centinaia di migliaia di famiglie che in questa situazione hanno perso la speranza di vita, non si parla. Ora, il lavoro non è soltanto il reddito, è anche la dignità! Non c’è una tensione della politica: noi cercheremo anche di provocarla, in questi giorni; non c’è una tensione della politica intorno alla questione del lavoro, cioè a come costruire nuovo lavoro, a come promuovere nuove politiche che attivino il lavoro. Credo, infatti, che il tema del lavoro ed in particolare il lavoro, sia per i giovani la grande emergenza dell’oggi: le parole di Papa Benedetto a Madrid le abbiamo ancora tutti nelle orecchie! (gf)
◊ Tra i tanti titoli in programma oggi alla Mostra del Cinema di Venezia, da segnalare la proiezione, per il pubblico, di “Scossa”, film fuori concorso a episodi che ricorda, a cento anni di distanza, la tragedia del terremoto di Messina e Reggio Calabria: quattro veterani maestri del cinema italiano affrontano quei terribili giorni per raccontare i drammi singoli e collettivi che sconvolsero l’Italia d’allora e si riflettono ancora nella storia attuale. Il servizio di Luca Pellegrini:
Erano passati tre giorni dalla celebrazione del Natale e su Messina e Reggio Calabria si stese l’ombra della morte: 28 dicembre 1908, terremoto e maremoto, quasi 120.000 morti. Tornano a Venezia con un film a episodi, come quelli che si facevano una volta, Carlo Lizzani (89 anni), Ugo Gregoretti e Citto Maselli (coetanei, 80), Nino Russo (72). Ciascuno affronta un particolare aspetto dell’immane tragedia. Gregoretti dirige “Lungo le rive della morte”, il titolo del reportage scritto all’indomani del terremoto per la rivista “Nuova Antologia” da Giovanni Cena, letterato e giornalista, che diventa il reporter sul luogo del dolore; Maselli con “Sciacalli” si sofferma su un aspetto poco conosciuto e altrettanto terribile: i russi soccorritori che scambiarono molti dei superstiti per sciacalli, fucilandoli sul posto; Nino Russo segue metaforicamente per oltre un secolo l’attesa della ricostruzione della sua casa vissuta da Turi, un povero pescatore che aspetta di morire tra quattro mura. Apre il film il decano Lizzani con “Speranza”, episodio di cui è protagonista Lucia Sardo. Di che cosa tratta?
R. - Racconto quello che può somigliare - ahimè - alle migliaia, forse ai milioni - da quando esistono i terremoti - alle tantissime vicende dei sepolti vivi: quando non ci sono vie di uscita e non c’è altro che la speranza, la speranza che arrivi qualcuno… Ogni tanto c’è qualche apparizione e qualcuna è anche inquietante: come quella di uno sciacallo che sembra vicino a salvarla e che invece sta facendo i suoi affari biechi; oppure quella del figlio che sta per aiutarla, ma - avvicinandosi alla voragine - ma rischia con ogni suo movimento di peggiorare la situazione e quindi va a chiedere soccorso…. Finisce con una scena, come fosse il delirio di un sogno o quello che forse si può sognare e vedere negli ultimi momenti della morte, rievocando la sua vita familiare.
D. - “Scossa” contiene un messaggio particolare per l’Italia di oggi?
R. - Intanto può essere un contributo a questa rievocazione di questo centenario che si celebra e di cui vanno viste anche le ombre più scure o quelle più drammatiche… Ci sono già i germi di quelli che saranno poi i vizi: interviene la burocrazia, per cui la città non risorge. Messina prende praticamente un’altra identità… Qua è là ci sono anche spunti e indicazioni di vecchi vizi italiani. (mg)
A Toronto, migliaia di fedeli per il funerale del cardinale Ambrozic
◊ Migliaia di fedeli hanno partecipato, ieri a Toronto, ai funerali del cardinale Aloysius Ambrozic, arcivescovo della città canadese dal 1990 al 2006. Nella Messa esequiale, l’arcivescovo di Toronto, mons. Thomas Collins, ha ripercorso i momenti fondamentali della vita del porporato scomparso il 26 agosto all’età di 81 anni, dopo una lunga malattia. Mons. Collins ha rammentato i 56 anni di ministero sacerdotale del cardinale Ambrozic ed ha sottolineato che il porporato è stato fedele, lungo tutta la vita, al suo motto episcopale, “Gesù è il Signore”. In particolare, mons. Collins ha voluto leggere una frase del cardinale incentrata proprio sul suo motto. “E’ Gesù – scriveva il cardinale Ambrozic – al quale guardiamo. E’ Gesù che imitiamo e che seguiamo. E’ Gesù che è con noi, così che noi possiamo essere con lui”. Il cardinale Ambrozic, ha proseguito mons. Collins, ha rivestito numerosi importanti incarichi nella sua vita ed ha potuto accogliere la gioventù di tutto il mondo nella Gmg di Toronto. E tuttavia, ha osservato, “la sua visione di speranza” è stata manifestata ancor più profondamente nella sua missione quotidiana come “discepolo, pastore e apostolo”. Il cardinale Ambrozic, ha concluso mons. Collins, “non vive soltanto nella nostra memoria, giacché ora è con il Signore. Lo ricordiamo con amore, e cerchiamo di vivere più autenticamente come cristiani” imitando il suo instancabile servizio nella Chiesa. (A.G.)
Salvaguardia del Creato: la Focsiv chiede alla comunità internazionale una prova di responsabilità
◊ In occasione della VI Giornata per la Salvaguardia del Creato che si celebra oggi - promossa dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e da quella per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza episcopale italiana - la Focsiv ricorda “l’importanza di definire un nuovo accordo che rinnovi e rinforzi il Protocollo di Kyoto, in scadenza il prossimo anno, per contrastare i cambiamenti climatici”. I cambiamenti climatici, infatti, “non sono teorie per addetti ai lavori. Basta guardare agli effetti devastanti della siccità nel Corno d’Africa e al numero in costante crescita dei cosiddetti ‘rifugiati ambientali’”, come ricordano anche i vescovi nel loro messaggio per Giornata dal titolo “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”. Un numero, evidenzia la Focsiv, che “già dagli anni Ottanta è passato da una media di 121 milioni a 243 milioni all’anno”. Inoltre, - riferisce l'agenzia Sir - “secondo il rapporto 2009 del Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico entro la metà di questo secolo 200 milioni di persone rischiano di diventare permanentemente sfollati per cause ambientali; quasi un miliardo di persone rischiano di subire eventi catastrofici; 344 milioni sarebbero quelle esposte a cicloni tropicali, 521 milioni a inondazioni, 130 milioni a siccità, 2,3 milioni a frane”. Nei Paesi Ocse “le catastrofi climatiche colpiscono un abitante su 1.500, in quelli in via di sviluppo il dato è di 1 su 19”. Ecco perché la Focsiv sottolinea oggi “l’importanza della prossima Conferenza sulla Convezione sul clima delle Nazioni Unite (Cop17), che si terrà a Durban in Sudafrica a dicembre. Una tappa fondamentale verso il post-Kyoto, determinante per evitare ulteriori ritardi nell’adozione di politiche ambientali vincolanti e certe per mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5 °C”. L’appuntamento di Durban, secondo la Focsiv, “è l’ultima occasione per essere solidali con chi non ha responsabilità del surriscaldamento globale ma ne subisce più degli altri le conseguenze e per salvaguardare il Creato di cui l’umanità è custode”. Promotrice della Campagna “Crea un clima di giustizia”, la Federazione è membro del gruppo Custodia del Creato dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana, il quale ha collaborato con l'Ufficio alla realizzazione del sussidio della Cei in occasione della VI Giornata per la Salvaguardia del Creato. (R.P.)
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese invita i cristiani a pregare per il Creato
◊ Un periodo di preghiera e di riflessione sui doni di Dio nella natura: l’invito ad osservarlo è del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) che lo propone da oggi - 1° settembre - al 4 ottobre perché ciascuno possa rinnovare il proprio impegno a prendersi cura del creato e farne buon uso. Il 2011 è stato designato dalle Nazioni Unite, Anno internazionale della foresta e il Coe ha voluto per questo suggerire ai cristiani “Un tempo per la creazione”, per dedicare preghiere e meditazioni su temi che riguardano la foresta nello spirito delle Scritture. Nell’ambito del suo impegno pubblico, poi, riferisce il portale www.oikoumene.org, il Consiglio Ecumenico delle Chiese ribadisce il suo appello a sostenere l’ecogiustizia ed insiste sulla necessità di agire per risolvere talune problematiche tra le quali l’inquinamento e le cause responsabili dei cambiamenti climatici. L’idea di dedicare un tempo di preghiera per la creazione risale al 1989, quando l’allora patriarca ecumenico di Costantinopoli, ha proclamato l’1 settembre Giornata di preghiera per la terra e i suoi ecosistemi. L’1 settembre era stato scelto in coincidenza del fatto che settembre è il mese in cui ha inizio l’anno liturgico ortodosso, momento in cui è sembrato opportuno attirare l’attenzione dei fedeli sui primi versetti della Bibbia che si riferiscono proprio alla creazione. Pensare poi ad un periodo di preghiera da prolungare fino al 4 ottobre significa richiamare alla preghiera e alla riflessione anche i cattolici romani e di altre tradizioni che in quella data festeggiano San Francesco d’Assisi, patrono, tra l’altro, degli ecologisti. (T.C.)
Pakistan: ordine di cattura per gli uccisori di Shahbaz Bhatti
◊ Il Tribunale Speciale Antiterrorismo (ATC) di Rawalpindi ha emesso un mandato di arresto nei confronti di due uomini sospettati di essere autori dell'omicidio del Ministro delle minoranze religiose, il cristiano Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo scorso a Islamabad. Gli ordini di cattura sono a carico dei due militanti Ziaur Rehman e Malik Abid. Secondo i funzionari di polizia, i due sarebbero fuggiti a Dubai e si chiederà l’aiuto dell’Interpol per catturali e rimpatriarli. “E’ un passo nella giusta direzione. Accogliamo con soddisfazione questa notizia e speriamo che i veri colpevoli siano catturati e puniti secondo la legge” commenta all’agenzia Fides mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore. “L’arresto e il processo dei responsabili sarebbero un segno importante per la tutela delle minoranze e dei cristiani nel Paese. Siamo ancora molto colpiti e addolorati per morte del nostro leader Bhatti. D’altro canto – prosegue il presule – ci accorgiamo che i processi, quando intervengono la politica, le pressioni di personaggi influenti, i condizionamenti di gruppi islamici integralisti, spesso si concludono con un nulla di fatto. Per l’omicidio Bhatti, dipenderà dai giudici. Speriamo venga fatta giustizia, il che gioverebbe a tutto il Paese”. La debolezza del Pakistan nel perseguire i terroristi è stata sottolineata dal recente Rapporto del Dipartimento di Stato Usa “Country Report on Terrorism”, pubblicato la settimana scorsa. Il Pakistan – nota il documento – non è in grado di perseguire i sospettati di terrorismo, dato che tre imputati su quattro sono assolti (un tasso di assoluzione del 75%) e molti casi restano irrisolti e impuniti. Il Rapporto critica inoltre l’incapacità di Islamabad di mettere fuorilegge i gruppi militanti terroristi (spesso di matrice islamica), che sfuggono a divieti, cambiando i loro nomi. Secondo altri analisti americani del Pentagono, attualmente il “centro nevralgico” della rete terroristica più nota al mondo, Al-Qaeda, si trova ancora in Pakistan, anche se le recenti uccisioni di Osama bin Laden e del n. 2, Atiyah Abd al-Rahman, hanno inferto un duro colpo all'organizzazione terroristica globale. (R.P.)
Lettera del Consiglio Mondiale delle Chiese ai musulmani per la fine del Ramadan
◊ “Mai come oggi” cristiani e musulmani devono “agire in spirito di unità sulla base della nostra comune umanità” incoraggiando le persone a “formare nuove alleanze per la pace e la riconciliazione nella giustizia”. E’ l’appello lanciato dal Pastore norvegese luterano Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) ai musulmani in una lettera scritta alle comunità religiose musulmane di tutto il mondo per la fine del mese del Ramadan, diffusa ieri sera da Ginevra e ripresa dall'agenzia Sir. Il Pastore lancia ai musulmani la sfida di un’azione comune per la pace. “Si stanno verificando storici cambiamenti in diversi Paesi e regioni del mondo dove vivono i musulmani. Il Medio Oriente e il Nord Africa sono stati teatro di eventi epocali che stanno plasmando nuove forme di politica”. “Come persone di fede impegnate per la giustizia, la pace e la riconciliazione, dovremmo essere in grado di lavorare insieme al fine di preservare la dignità di tutti i popoli, i loro fondamentali diritti umani, il ruolo della legge uguale per tutti i cittadini”. Il Pastore fa riferimento anche al “terribile atto di terrorismo vissuto” recentemente in Norvegia compiuto in nome di una terribile “diffidenza e stigmatizzazione dei musulmani nella società europea. Dobbiamo stare insieme per prevenire ogni tipo di terrorismo. Dobbiamo lavorare insieme - afferma - per costruire una vita inclusiva basata sul dialogo e sulla cooperazione tra cristiani e musulmani in tutti i continenti”. (R.P.)
Indonesia: la festa di fine Ramadan vissuta nella pace e nel rispetto interreligioso
◊ L’Eid-al-fitr, la festa che segna la fine del mese sacro del Ramadan (il mese del digiuno islamico), è stato celebrato in Indonesia “in modo pacifico, all’insegna del rispetto delle differenze e dell’armonia interreligiosa”, racconta all’agenzia Fides padre Ignazio Ismartono, gesuita indonesiano da decenni impegnato nel dialogo cristiano-islamico. “Prima di tutto – nota padre Ismartono – il capo della Muhammadhya, una delle maggiori organizzazioni islamiche indonesiane, ha lasciato ai fedeli la libertà di celebrare l’Eid in uno dei tre giorni indicati, a seconda dei calcoli, (fra il 30 agosto e il 1° settembre) e molti hanno apprezzato tale scelta di rispetto delle differenze”. La Conferenza episcopale dell’Indonesia e la Comunione delle Chiese Protestanti hanno inviato un messaggio di auguri ai leader musulmani indonesiani, inoltrando anche le parole di Papa Benedetto XVI, pubblicate dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il messaggio dei leader cristiani indonesiani afferma, fra l’altro, che l’Eid ha anche un senso profondo, “quello di restituire il primato allo spirito, rispetto al materialismo e l'edonismo” e “di migliorare le relazioni fra credenti”. Inoltre “gesti di pace, rispetto e amicizia hanno caratterizzato la festa dell’Eid nelle diverse regioni del vasto e pluralista arcipelago indonesiano” racconta il gesuita. A Giakarta locali e fedeli della chiesa di Santa Maria sono stati messi a disposizione dei fedeli musulmani che si recavano a celebrare l’Eid nella vicina moschea di Istiqlal: lo stesso avviene, a parti invertite, in occasione della festa del Natale cristiano. Nel Nord Sulawesi, abitanti cristiani della provincia hanno aiutato i fedeli musulmani nei preparativi della festa, svoltasi in moschee e campi aperti, e ne hanno salvaguardato l’attuazione, dando prova di un alto indice di tolleranza religiosa e della volontà di costruire l’armonia. Nelle Molucche, zona sconvolta negli anni scorsi da un violento conflitto fra musulmani e cristiani, i capi cristiani hanno esortato i fedeli alla condivisione e i festeggiamenti sono avvenuti in modo del tutto pacifico. A Jayapura, in Papua, decine di giovani di varie confessioni cristiane hanno vegliato e assicurato un servizio d’ordine, insieme con le forze di polizia, perché le manifestazioni e le feste si svolgessero senza incidenti, e il gesto è stato molto apprezzato dai leader musulmani locali. A Kupang, nella provincia di Nusa Tenggara Orientale, migliaia di giovani musulmani, cristiani, buddisti e indù hanno preso parte alla sfilata organizzata per accogliere i pellegrini dell’Eid, in una iniziativa divenuta a carattere multireligioso, espressione di gioia popolare, oltre che di fede. Durante la festa, è stata liberata simbolicamente una colomba, come segno del legame di pace tra i credenti di diverse religioni della zona. (R.P.)
A Budapest consultazione delle Chiese cristiane sulla missione in Europa
◊ “Sfide e opportunità per la missione delle Chiese in Europa oggi”. Questo il tema di una consultazione promossa dalla Commissione “Churches in Dialogue” della Conferenza delle Chiese europee (Kek) che si è svolta a Budapest, in Ungheria dal 28 al 31 agosto. Ha portato il suo saluto ai partecipanti anche il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). L’arcivescovo - riferisce l'agenzia Sir - ha parlato ai membri della Kek del richiamo più volte fatto da papa Benedetto XVI sulla “nuova evangelizzazione dell’Europa” e dell’esperienza maturata dalle missioni cittadine promosse tra il 2003 e il 2008 dalle quali emerge – ha detto – “il bisogno che il mondo ha di incontrare Dio. Nel compito della missione – ha poi affermato l’arcivescovo Erdő – c’è anche la potenziale riscoperta della profonda unità tra e nelle tradizioni cristiane”. La Consultazione si è conclusa con l’approvazione di una serie di raccomandazioni alle Chiese europee riguardo la “missione in Europa”. In particolare, viene incoraggiato un più profondo impegno rispetto agli esistenti documenti ecumenici sulla Missioni, come la Charta Oecumenica e ciò – si legge nella raccomandazione – “dovrebbe includere una formale educazione ecumenica dei pastori e dei sacerdoti”. La Commissione della Kek chiede anche una verifica sulla ricaduta che questi documenti ecumenici hanno avuto a livello locale. (R.P.)
Germania: Congresso di Renovabis sulla solidarietà con il Centro e l'Est europeo
◊ In Germania la città di Fresing ospita da oggi al 3 settembre, il 15.mo Congresso Internazionale di Renovabis, l’opera di solidarietà dei cattolici tedeschi con le genti del Centro e dell’Est europeo; a caratterizzare i lavori sarà quest’anno il tema “Aree rurali in fase di rivolgimenti. Sfide in Europa del Centro e dell’Est”, intorno al quale si svilupperà il dibattito a partire dalla crisi economica e occupazionale in atto. Si vogliono in particolare esaminare i profondi mutamenti avvenuti in ambito rurale, dopo l’esodo massiccio dalle campagne dell’Europa centro-orientale verso le grandi città dell’ovest: un fenomeno con significative ricadute non solo per la cultura e la tradizione di quelle aree, ma anche per la Chiesa e per le sue attività pastorali. Aprirà e chiuderà i lavori il padre Stefan Dartmann, gesuita, direttore esecutivo di Renovabis; interverranno quali relatori di fondo il vescovo di Magdeburgo, mons. Gerhard Feige, autore della relazione introduttiva e mons. Jerzy Mazur, vescovo di Elk, in Polonia, che si soffermerà sulle riposte della Chiesa ai cambiamenti strutturali determinati dal fenomeno migratorio. Il tema dell’abbandono delle campagne, nell’attualità e in prospettiva futura, prenderà particolarmente in esame zone agricole di Ungheria, Polonia, Bosnia-Erzegovina, Ucraina e Armenia. (M.V.)
Usa: appello dei cattolici contro le norme della riforma sanitaria per l’obiezione di coscienza
◊ Negli Stati Uniti, i vescovi e diverse organizzazioni cattoliche hanno lanciato l’allarme sull’obiezione di coscienza degli operatori sanitari, lo ricorda L’Osservatore Romano. Il 26 agosto, in particolare, è stato firmato un appello alla responsabile del Departement of Health and Human Services, Kathleen Sebaliu, dove si denuncia la carenza di norme necessarie al personale delle strutture assistenziali cattoliche, le cui convinzione morali che vanno in direzione contraria ai regolamenti federali sull’assistenza. Le prestazioni previste della copertura assicurativa includono, infatti, anche prestazioni di contraccettivi e interventi di sterilizzazione, contrari ai valori cristiani. Un’altra critica riguarda la definizione di “istituzioni religiose” rilevante per i cattolici perché esse possono richiedere di essere esentate dalla distribuzione di metodi contraccettivi alle donne. La circolare del Department of Health and Human Services considera “istituzione religiosa” solo un’organizzazione che dichiara «l’insegnamento dei valori religiosi tra i suoi fini primari» ed è formata da personale con le stesse convinzioni religiose. I fedeli rivendicano allora l’interpretazione dell’articolo 26 del Civil Right Act, secondo cui «un’organizzazione può essere definita caritatevole oppure religiosa senza scopo di profitto se ha come fine principale la diffusione del suo credo”. Suor Carol Keehan, responsabile della Catholic Health Association, si dice molto preoccupata nei riguardi dell’interpretazione restrittiva data al termine di «organizzazioni religiose» e ricorda che per gli ospedali cattolici risulta essenziale «avere il mandato di servire la nostra nazione senza per questo dover fare compromessi con la propria coscienza». (G.I.)
Africa: il colera continua a dilagare nei Paesi dell’area del lago Ciad
◊ Quest’anno, a causa del colera, sono morte circa 1200 persone nei Paesi limitrofi al lago Ciad: Camerun, Ciad, Niger e Nigeria. La malattia, prevalentemente causata da una scarsa igiene sanitaria e dalla mancanza di acqua potabile, quest’anno ha colpito circa 38.800 persone nella regione e continua a dilagare. La zona del Lake Chad Basin - riporta l'agenzia Fides - è il centro dell’attività economica, per circa 11 milioni di persone che si occupano di commercio, pesca, agricoltura. Gli spostamenti della popolazione per le attività sociali e commerciali sono costanti nelle aree dove vige una scarsa igiene. Tutto questo contribuisce a diffondere infezioni e al dilagare del colera. La gente non ha un adeguato accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari. Lo scorso anno, sono stati registrati nella regione 58 mila casi di colera, 2300 morti, la più grave epidemia dal 1991. Quest’anno, fino al mese di agosto, in Camerun sono stati registrati 14.730 casi, 554 morti, con un tasso di mortalità del 3.76%; in Ciad 10.314 casi e 314 morti, con un tasso di mortalità del 3.1%; in Niger 976 casi, 25 morti e un tasso di mortalità del 2.5%. In Nigeria, agli inizi del mese di agosto sono stati registrati 12.840 casi, 318 morti e un tasso di mortalità del 2.5%. (R.P.)
Medici del Cuamm: nuovo progetto in Etiopia per i bimbi delle scuole materne ed elementari
◊ Promuovere la salute dei bambini che frequentano le scuole materne ed elementari del Distretto di Wolisso, in Etiopia. Questo l'obiettivo – riferisce l’agenzia Sir - che Medici con l'Africa (Cuamm) intende realizzare insieme all'Associazione Pediatri di famiglia per i bambini nel mondo (Childcare Worldwide Ccww). Da ottobre a dicembre 2011, pediatri, medici, infermieri e altri operatori sanitari saranno presenti nella Scuola elementare governativa Leban e nella Scuola materna ed elementare privata St. Gabriel della città di Wolisso per monitorare le condizioni di salute e i bisogni educativi di 1.050 bambini. Il progetto, in questa fase pilota, intende da un lato definire la prevalenza di patologie e lo stato di sviluppo nei bambini in età scolare e, dall'altro, migliorare le competenze e le conoscenze degli insegnanti e del personale sanitario nell'ambito della prevenzione e promozione della salute. Nell'iniziativa sono direttamente coinvolti anche il Dipartimento di salute pubblica, di pediatria, di medicina generale dell'Ospedale San Luca di Wolisso, punti di riferimento per accertamenti diagnostici ed eventuali consulenze specialistiche. Il progetto si colloca all'interno del programma di rafforzamento del sistema sanitario del Distretto di Wolisso che Medici con l'Africa Cuamm sta portando avanti da 10 anni, a livello di Ospedale e di territorio. (R.G.)
Uganda: la grave situazione economica mette i Seminari a rischio di chiusura
◊ L’inflazione dilagante e altri gravi problemi economici che stanno gravemente colpendo l’Uganda, minacciano la chiusura dei seminari nonostante il crescente numero di vocazioni sacerdotali nel Paese. Mons. Cosmas Alule, rettore del Seminario maggiore Alokolum, ha detto che, nel corso dell’ultimo anno, l’aumento dei prezzi del carburante hanno fatto salire anche quello dei prodotti alimentari di base. Dal mese di agosto 2010, il tasso di inflazione è passato dall’1.7% a circa il 19%. Rivolgendosi all’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, - riferisce l'agenzia Fides - mons. Alule ha aggiunto che è molto difficile sostenere i costi dei prodotti alimentari di base, nonostante nel Paese si coltivino riso, fagioli, mais e verdura, al fine di ridurne i costi. Il rettore ha sottolineato che le cause della crisi economica non sono solo dovute alla siccità, bensì anche alla dispendiosa campagna elettorale portata avanti lo scorso mese di febbraio. “Il governo ha speso molto denaro in maniera irresponsabile per motivi politici, invece di pensare al benessere della gente”. Il Seminario Alokolum si trova in una zona che ha vissuto 30 anni di guerra civile tra il governo dell’Uganda e l’Esercito di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army). Anche se l’edificio occupa uno spazio molto ridotto, non è stato possibile continuare i lavori di ristrutturazione a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi dei materiali di costruzione. Tuttavia, per questo nuovo anno accademico, sono previsti 209 studenti, 26 in più rispetto allo scorso anno, di conseguenza l’ampliamento è diventato necessario. Lo scorso anno, in cinque Seminari del Paese, oltre 1000 giovani sacerdoti si sono preparati al sacerdozio. Questa incresciosa situazione economica sta gravando anche su altri Seminari dell’Uganda, dove su 33 milioni di abitanti, il 45% sono cattolici. (R.P.)
Santo Domingo. Il cardinale López Rodríguez: fermare la violenza del narcotraffico
◊ “E' proprio uno scandalo ciò che sta accadendo a Santiago de los Caballeros, bisogna fermare la violenza criminale che avviene per mano dei narcotrafficanti”: con queste parole il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, ha denunciato l'ennesimo atto di violenza nel Paese. Il Porporato ha fatto queste dichiarazioni ad un giornale locale (Listin Diario), alla fine della celebrazione che ha presieduto nella cattedrale per lanciare la Fondazione "A favor de lo bueno", iniziativa dell'arcidiocesi di Santo Domingo e della Commissione episcopale per la Famiglia e la Vita, che intende incoraggiare e riconoscere pubblicamente i valori nei mezzi di comunicazione sociale. L'arcivescovo ha chiesto alle autorità di investigare a fondo sui rapporti di questa violenza con il mercato della droga: "Bisogna trovare una soluzione ad ogni costo" ha sottolineato. La settimana scorsa, fra giovedì e domenica, nella provincia di Santiago sono stati trovate assassinate 6 persone (5 stranieri e un dominicano). Su un totale di 108 morti per morte violenta a Santiago, solo nel 2011, 24 sono stati opera di sicari. Il portavoce del Volontariato per la Sicurezza di Santiago Juan Ortiz, ha detto che i casi di violenza registrati in questa provincia "non hanno limiti". (R.P.)
Argentina: il vescovo di Mar del Plata in difesa delle immagini religiose nei luoghi pubblici
◊ “Rimuovere i simboli religiosi nei luoghi pubblici significa cancellare tanta parte della storia e della cultura patria e ignorare il contributo originale del cristianesimo”. E’ quanto dichiara al giornale “La Capital”, il vescovo di mar di Plata mons. Antonio Marino, che è intervenuto nel dibattito suscitato da una recente proposta di legge che vorrebbe l’eliminazione dei simboli religiosi dagli spazi pubblici dalla città. Lo riporta l’Osservatore Romano. La proposta contestata “proibisce l’installazione o l’esibizione permanente di immagini o motivi religiosi in tutti gli edifici pubblici” della capitale, con eccezione di quelli che si trovino in ospedali e cimiteri. Il presule critica il progetto di legge in questione: «Se prendiamo sul serio la proposta di sradicare i simboli religiosi dalle istituzioni civili e dagli spazi pubblici, ciò ci porterà molto lontano. L’applicazione di questo principio, promosso da una minoranza, sembra presumere che l’organizzazione della società possa ignorare il proprio passato e la propria identità storica e culturale». Ciò equivarrebbe, quindi, a «pretendere di fondare nuovamente la Patria su basi diverse». Inoltre, rileva ancora mons. Marino, con una punta d’ironia, «secondo la stessa linea argomentativa, che vede nei simboli religiosi una minaccia per la democrazia e la libertà, dovremmo quindi cambiare i nomi d’innumerevoli città, province e strade che recano il marchio cristiano e cattolico». Il vescovo ha ricordato il celebre invito evangelico a «dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», Il cristianesimo possiede, allora, “la forza spirituale che ha portato a distinguere, senza opporli, il campo del potere spirituale e la portata di quello politico”. (G.I.)
Ucraina: in Brasile il 'Sobor' Patriarcale della Chiesa greco-cattolica
◊ La V sessione del Sobor Patriarcale della chiesa Greco-Cattolica di Ucraina è attualmente in corso a Prudentopolis, in Brasile, da ieri fino al 4 settembre. Il tema principale è “La vocazione alla vita religiosa”. Secondo il Primate della chiesa Greco-Cattolica di Ucraina, mons Sviatoslav Shevchuk, è da notare il fatto che la sessione si svolga al di fuori dell’Ucraina. “La chiesa Ucraina è stata organizzata in America Latina dai religiosi” e “questa è stata la forza della nostra Chiesa, che, nel corso dell’ultimo secolo, ha servito gli ucraini in zone remote. Oggi vorremmo rivolgere nuovamente un pensiero al contenuto e alle forme di vita dei religiosi“, ha osservato Sua Beatitudine Sviatoslav. Il Sobor - riferisce l'agenzia Sir - è un importante assemblea, che riunisce vescovi, sacerdoti, religiosi e laici di tutte le Eparchie della chiesa Greco-Cattolica di Ucraina (Ugcc) e si svolge ogni cinque anni. Oggi, i delegati discuteranno della “Vocazione di Dio”, mentre domani – 2 settembre – sarà in programma la “La missione dei religiosi”. Il terzo giorno sarà dedicato al tema “La formazione dei religiosi”. Il Sobor si concluderà il 4 settembre con una Divina Liturgia, dopo la quale i vescovi si sposteranno a Curitiba, dove, il 5 settembre, inizierà il Sinodo dei vescovi della Ugcc. (R.P.)
Spagna: il vescovo di Huelva dice “no a pratiche eutanasiche”
◊ La dignità della vita umana non può essere legata allo stato di coscienza o di incoscienza del malato”: lo ha dichiarato – riferisce l’agenzia Sir - il vescovo di Huelva, in Spagna, mons. José Vilaplana. L’intervento del presule è giunto a commento del caso clinico insorto nella sua diocesi, riguardo la richiesta dei familiari di ritirare la sonda nasogastrica che alimentava e idratava la novantenne Ramona Estévez, in coma a seguito di un infarto cerebrale irreversibile, ricoverata all'Ospedale Blanca Paloma di Huelva. “Accompagniamo in silenzio e con la preghiera gli ultimi giorni di Ramona Estévez - ha affermato il presule -. Con grande umiltà, prego il Signore con tutto il cuore per i familiari e le persone che la circondano, perché possano scoprire in lei la forza misteriosa della vita, percettibile anche in un corpo anziano, in coma e debole, e possano così ripensare alle proprie decisioni, perché la morte cercata o indotta, come ha ripetuto tante volte Benedetto XVI, non è la risposta al dramma della sofferenza”. L'anziana è stata colta il 26 luglio da infarto cerebrale. I medici il 4 agosto le hanno collocato una sonda nasogastrica, che le è stata ritirata la settimana scorsa su richiesta del figlio, che ha spiegato che in questo modo rispettava la volontà della madre. Mons. Vilaplana ha sottolineato che “ogni azione volta a interrompere l'alimentazione o l'idratazione rappresenta un atto di eutanasia, in cui la morte avviene non per malattia, ma per la sete e la fame provocate”. Riferendosi alla presentazione del caso come un atto di umanità e liberazione, ha ricordato che “l'unico dovere che ha la società in relazione alla persona malata è quello di aiutarla a vivere”. I medici dell'Ospedale Blanca Paloma non volevano ritirare la sonda che alimentava la paziente e la Giunta dell'Andalusia è intervenuta perché ciò avvenisse, in applicazione della legge sulla morte degna di questa comunità autonoma spagnola. “Non è dovere di un medico sospendere l'alimentazione e l'idratazione di una persona che si trova in coma vegetativo, situazione cronica che non sarà la causa della morte - ha precisato il vescovo -. Di fronte a questo, è necessario riconoscere il diritto all'obiezione di coscienza dei professionisti sanitari”. L'associazione “Derecho a Vivir” (Dav) ha presentato ai giudici di Huelva una richiesta per ottenere la tutela giuridica urgente del diritto alla vita di Ramona Estévez. Oggi Dav presenterà anche una denuncia contro il consigliere per la Salute dell'Andalusia, María Jesús Montero, per aver ordinato una pratica eutanasica contraria all'ordinamento giuridico spagnolo e per un possibile danno al diritto all'obiezione di coscienza. (R.G.)
Kosovo: no alla religione nelle scuole. Una legge vieta anche di portare il velo islamico nelle aule
◊ Il Parlamento kosovaro — riferisce l’agenzia Ansa — ha approvato lunedì scorso un provvedimento che vieta l’insegnamento della religione nelle scuole del suo territorio e proibisce agli allievi di mostrare segni religiosi. Si tratta in realtà di una conferma. Il Parlamento non ha fatto altro che sancire, con apposita legge, una consuetudine in vigore da tempo in Kosovo sull’esclusione della religione dagli istituti di istruzione. Coerentemente, i deputati — 64 dei 120 che siedono nell’aula — hanno inoltre respinto una proposta tesa a revocare il divieto di indossare il velo islamico (specificatamente l’hijab) nelle scuole. La stragrande maggioranza — più del 90% — degli oltre due milioni di kosovari è di religione musulmana. I cristiani costituiscono circa l’8,5% del totale, con una comunità ortodossa quasi doppia rispetto a quella cattolica. La Costituzione afferma che il Paese è laico e vieta alle scuole pubbliche l’inserimento nei programmi di corsi di religione. Tuttavia, una minoranza di musulmani, più fervidi e praticanti, si batte per l’introduzione dell’insegnamento dell’islam nelle scuole. Più precisamente, le proposte tese a emendare la legge sull’educazione (e respinte dai deputati) erano state fatte da due piccoli partiti religiosi. Il Kosovo — riferisce la France Presse — è stato teatro quest’anno di molteplici manifestazioni antigovernative, che hanno riunito centinaia di persone, organizzate per esprimere dissenso nei confronti del divieto di indossare nelle scuole l’hijab (il tipico foulard che copre il capo ma non il volto della donna), divieto che ha comportato anche l’esclusione di alcune ragazze dalla scuola proprio perché si erano rifiutate di toglierlo. (R.P.)
Simposio intercristiano a Salonicco sulla testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo
◊ A Salonicco, in Grecia, proseguono i lavori del XII Simposio intercristiano sul tema “La testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo”, con relazioni affidate a relatori ortodossi e cattolici che si alternano al microfono. Da parte cattolica si è parlato del moderno desiderio di Dio, che non è stato soffocato dalla secolarizzazione, incapace ad affrontare e tanto meno a risolvere le domande ultime sull’esistenza. Anzi, essa, intesa come indifferenza e contrasto a qualsiasi riferimento normativo e rappresentazionale religiosamente orientato, perde in incisività e tende a declinare da un decennio all’altro. In un ulteriore intervento, relativo alla testimonianza, è stato detto che si preferisce parlare di testimonianza di vita, di speranza, di carità, di giustizia e di pace, anziché di testimonianza di verità, perché potrebbe essere ritenuta una pretesa non tollerabile all’uomo postmoderno. “L’uomo che coerentemente dà esempio di bontà - è stato detto - può essere ammirato da chiunque; ma se questo stesso uomo sollevasse la pretesa di una verità definitiva e trascendente come fondamento ultimo del proprio fare, troverebbe probabilmente meno consenso”. Eppure la testimonianza come metodo di conoscenza e di comunicazione è il mezzo con il quale la verità di Dio si offre alla libertà dell’uomo e alle sue istanze ultime di felicità e di compimento. Da parte ortodossa è stato fatto notare che esistono due forme di testimonianza: la prima è quella dell’esempio, dato nell’ambito della società; la seconda, benché non rifiuti la prima, è piuttosto una sorta di denuncia, un discorso che, in bocca alla Chiesa, ha toni repressivi. Secondo il relatore la testimonianza offerta dai membri della Chiesa, sia singoli che collettivi, è molto più importante delle dichiarazioni retoriche che sono più adatte ad altri scopi, diversi dalla testimonianza. I lavori, che termineranno domani 2 settembre, affronteranno il tema del contributo dell’ecumenismo alla testimonianza cristiana al mondo attuale; quello del pluralismo etico nel terzo millennio e, infine, quello della testimonianza della Chiesa nei mass-media. A riprova che i Simposi sono ben visti anche dal mondo ortodosso, sta il fatto che i partecipanti sono stati invitati a visitare due monasteri e a intrattenersi a colazione con i monaci, “lieti dell’iniziativa e felici della loro presenza”. (Da Salonicco, padre Egidio Picucci)
Domenica 4 settembre Giornata europea della cultura ebraica
◊ "Ebr@ismo 2.0: dal Talmud a Internet", questo il tema scelto per la 12ma Giornata Europea della Cultura Ebraica, 2011, che verrà celebrata domenica prossima 4 settembre. Un tema che vuole sottolineare – si legge in una nota dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) – che “l'ebraismo ha una storia plurimillenaria, ma è anche una cultura viva e immersa nella modernità”. Una declinazione inedita per la manifestazione che ogni anno, la prima domenica di settembre, apre le porte di sinagoghe, musei e quartieri ebraici, presentando concerti, mostre e spettacoli teatrali, proponendo percorsi enogastronomici, visite guidate e appuntamenti culturali, allo scopo di rispondere, in un'atmosfera festosa, a tante domande su ebrei ed ebraismo. Alla Giornata 2011 parteciperanno 27 Paesi europei, in Italia 62 località che hanno aderito, con Siena città capofila, scelta dall'Ucei per dare il ‘via’ simbolico alle centinaia di eventi promossi in tutta la penisola, da Asti a Siracusa, da Genova a Trieste, coinvolgendo il pubblico di anno in anno più appassionato e interessato. Una realtà tutta da scoprire, anche attraverso uno spazio web rinnovato e multimediale. Tra social network, virtual tour e mappe digitali, le tante novità di questa edizione sono online, pronte per essere lette, guardate, ascoltate, segnalate e condivise su www.ucei.it/giornatadellacultura. "Filo rosso” a legare gli eventi della Giornata in tutta Europa sarà il motto "Fare futuro”. “Se il mondo contemporaneo – spiega la nota dell’Ucei - si affaccia al domani con mille interrogativi e almeno altrettante speranze, forse una tradizione antica come quella ebraica può contribuire a fornire qualche strumento e qualche chiave di lettura”. (A cura di Roberta Gisotti)
Bruxelles: inaugurata ‘piazza Solidarnosc’ davanti al Parlamento europeo
◊ Solidarnosc 1980: intitolata allo storico movimento sindacale polacco, che tanto ha contribuito a smantellare la cortina di ferro negli anni '80, la piazza antistante il Parlamento europeo a Bruxelles. Presenti all'inaugurazione martedì scorso i presidenti del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, della Commissione europea, José Barroso, e dell’Ue, Donald Tusk. ''Noi tutti sappiamo che Solidarnosc - ha detto Buzek - non è solo il nome di un sindacato qualunque, ma il nome del sindacato nato per la fortissima necessità di libertà nell'est-Europa''. Buzek che è stato uomo di punta di quel sindacato e poi premier polacco, ha ricordato: "Venticinque anni fa eravamo soliti dire in Polonia che 'non c'è libertà senza solidarietà'". "Oggi - ha ammonito - qui a Bruxelles nel cuore dell'Europa, diciamo che 'non c'e' Europa senza solidarietà", un valore "fondamentale" per uscire dalla crisi che attanaglia l'Unione Europea. Nelle stessa occasione, Buzek ha inaugurato poco distante piazza Simon Veil, presidente del Parlamento europeo quando nacque Solidarnosc in Polonia. “Allora non molti credevano che l'Europa sarebbe cambiata così velocemente, - ha osservato Buzek - ma quei pochi avevano abbastanza fede per trasmettere a tanti altri l'idea di libertà”. Simone Veil, francese di origine ebraica, deportata nei campi di concentramento nazisti in Polonia, “fu tra quei pochi'. (R.G.)
Si è spento il linguista Eugene Neda: contribuì alla traduzione della Bibbia in 200 lingue
◊ E’ morto, il 25 agosto scorso a Bruxelles, il rev. battista Eugene Nida, linguista statunitense, celebre per aver dato il suo apporto alla traduzione della Bibbia in oltre 200 lingue: aveva 96 anni. Da tempo malato di Alzheimer, l'annuncio della scomparsa è stato dato da Geof Morin, portavoce dell'American Bible Society, dove il rev. Nida ha lavorato per oltre mezzo secolo. Nida, che parlava otto lingue, ha viaggiato in 85 nazioni per aiutare i traduttori locali nell'opera di adattamento linguistico delle Sacre Scritture. Il suo progetto di traduzione moderna della Bibbia è iniziato nel 1978 e si è concluso dopo 24 anni. Il rev. Nida era entrato all’American Bible Society nel 1943, divenendo ben presto il capo del programma di traduzioni. Nel 1964 aveva pubblicato il volume "Toward a science of Translating" che contiene le sue formulazioni teoriche più note: la teoria della «equivalenza formale» e quella della «equivalenza dinamica». «Dal momento che non esistono equivalenze esatte, nel tradurre bisogna cercare di trovare l'equivalente più prossimo possibile», affermava il rev. Nida. Il compito del traduttore consiste dunque, a parere del linguista, nella ricerca delle equivalenze che gli permettano di agire «nel migliore dei modi» di scrivere in modo «naturale». Invece di svolgere questa definizione solo apparentemente univoca, il rev. Nida la sdoppiò, aggiungendo che «a ogni modo ci sono fondamentalmente due diversi tipi di equivalenza: una equivalenza che possiamo chiamare formale e un'altra che è primariamente dinamica».
Siria, salite a quasi 500 le vittime delle proteste durante il Ramadan
◊ In Siria, è salito a 473 vittime il bilancio delle proteste inscenate durante il Ramadan contro il presidente Assad, che comunque non ferma la repressione. Amnesty International ha pubblicato un Rapporto che elenca oltre 1.800 vittime e denuncia la gravissima condizione di detenzione degli oppositori. Ed è "giallo" sul procuratore generale di Hama, che ha annunciato le sue dimissioni in segno di protesta contro la repressione. Secondo dall'agenzia ufficiale "Sana", il magistrato sarebbe stato rapito da un gruppo di dissidenti che lo avrebbe costretto a dichiarare le sue dimissioni. Intanto, è sempre largo il fronte delle condanne della comunità internazionale. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato che il suo Paese farà qualsiasi cosa sia "legalmente" in suo potere per sostenere la vittoria dell'opposizione. Il ministro degli Esteri russo, Lavarov, ha definito ''inaccettabile'' l'uso della violenza contro i civili, ma nello stesso tempo critica l'Occidente per il rifiuto di discutere le ''tardive ma vere riforme'' proposte dal presidente Assad.
Medio Oriente
Confine israeliano blindato, nel sud del Paese, per la fine del Ramadan e sull’onda del timore di nuovi attacchi terroristici dal Sinai egiziano. Lo ha annunciato ieri il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Benny Gantz, invitando “i terroristi a non mettere alla prova” la capacità difensiva d’Israele. E oggi le forze di Difesa israeliane hanno arrestato Sheikh Hassan Yousef, dirigente di Hamas, mentre cercava di attraversare un checkpoint a sud di Nablus. Non sono chiare le ragioni dell'arresto, né il luogo in cui è stato trasferito. Yousef ha trascorso in un carcere israeliano gli ultimi sei anni ed era stato rilasciato solo un mese fa insieme ad altri 200 detenuti palestinesi.
Iraq-Afghanistan violenze
Per la prima volta dall'invasione del 2003, è passato un mese - quello di agosto - senza che le forze Usa registrassero alcuna vittima tra i propri militari impegnati in Iraq. Di segno totalmente opposto i dati sull’Afghanistan, dove si è chiuso il mese più cruento dall’inizio dell’intervento con 67 militari americani uccisi. Nel bilancio, sono inclusi anche i 31 militari delle "Special Forces" Usa, deceduti lo scorso 6 agosto quando i talebani hanno abbattuto un elicottero della Nato nella provincia di Wardak.
Petraeus lascia l’esercito americano
Dopo 37 anni, il generale David Petraeus dà l'addio all'esercito americano. A 58 anni sostituirà Leon Panetta alla Guida della Cia. Elogi da Barack Obama, che definisce ''storica'' la carriera del militare. Il contributo di Petreaus alla sicurezza nazionale è stato particolarmente rilevante, secondo il presidente degli Stati Uniti, nelle guerre in Iraq e in Afghanistan. Proprio su quest’ultimo fronte, ricordiamo, è aperta la discussione per mettere a punto il rientro delle truppe, stabilita per il vertice a Chicago nel 2012.
Pakistan-India
Si riaccende la tensione nel Kashmir, regione montuosa contesa tra India e Pakistan. Tre soldati pakistani sono morti in uno scontro a fuoco con militari indiani, lungo la Linea di controllo che delimita il confine fra i due Paesi. L’episodio si è verificato martedì scorso, secondo quanto ha riferito oggi il portavoce dell’esercito di Islamabad, ed è stato innescato, a suo dire, “senza un’apparente ragione” dai militari indiani.
Sud Africa, terre vendute ai “bianchi” dopo la riforma agraria
In Sudafrica, il 30% degli agricoltori neri ha rivenduto agli originari proprietari bianchi le loro terre, dopo averle acquistate dal governo di Pretoria successivamente alla fine dell'apartheid. Il ministro per la Riforma agricola del Sudafrica, Gugile Nkwinti, ha spiegato che, al fine di una più equa ridistribuzione delle proprietà agricole, dal 1994 il governo ha comprato il 7% della terra dai farmer, gli imprenditori agricoli bianchi. Tuttavia, a causa della scarsa redditività, i proprietari neri hanno rivenduto quasi un terzo di questi appezzamenti ai vecchi proprietari. Da questi dati emerge il fallimento della riforma agraria. A tutt'oggi, infatti, 17 anni dopo la fine del regime segregazionista, la grande maggioranza della terreni del Paese resta nelle mani di circa 40 mila contadini bianchi, latifondisti e non.
Nigeria-terrorismo
C’è la mano di Al Qaida dietro la strage di venerdì scorso alla sede delle Nazioni Unite in Nigeria, costata la vita a 23 persone. Le indagini - hanno rivelato le autorità di Abuja - portano al gruppo integralista islamico "Boko Haram", collegato alla nota rete del terrore. Nei giorni scorsi, la polizia nigeriana ha arrestato oltre cinquanta persone, sospettate di aver partecipato, a vario titolo, all’attentato.
Italia-manovra
In Italia, dopo la giornata di impasse di ieri, sono attesi per oggi gli emendamenti del governo alla manovra: ritirata l'ipotesi di bloccare il riscatto di laurea e servizio militare per le pensioni, si fanno avanti nuove ipotesi. Il nodo rimane quello delle coperture che potrebbero arrivare con nuove norme di lotta all'evasione. Per i grandi evasori si ipotizza il carcere. Stamani, se ne è parlato nel Consiglio dei ministri. La manovra dovrebbe arrivare in aula la prossima settimana, ma uno slittamento non è escluso.
Italia, arrestato l’imprenditore Tarantini per estorsione nei riguardi di Berlusconi
Arrestati a Roma Giampaolo Tarantini e la moglie, accusati di estorsione ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il gip Primavera ha anche emesso una ordinanza di custodia cautelare per il direttore ed editore dell'Avanti, Valter Lavitola il quale risulterebbe irreperibile. Secondo l'accusa, Berlusconi avrebbe versato 500 mila euro e altre somme a Tarantini. Il premier aveva negato, spiegando di aver soltanto aiutato l'imprenditore in difficoltà.
India, dimesso dall’ospedale l’attivista contro la corruzione
E’ tornato a casa ieri Anna Hazare, l'attivista indiano ricoverato per quattro giorni in uno spedale a Mumbai in seguito a uno sciopero della fame, interrotto domenica scorsa. La sua protesta aveva spinto il parlamento di Nuova Delhi a modificare la legge "Lokpal" sulla corruzione. "Le sue condizioni di salute ora sono eccellenti", ha assicurato un portavoce della clinica.
Stati Uniti-uragani
A tre giorni dal passaggio dell’uragano "Irene" sugli Usa, il presidente statunitense, Barack Obama, ha decretato lo stato di catastrofe negli stati di New York e North Carolina. Intanto, sull’Atlantico si è formato il secondo uragano della stagione 2011, Katia: al momento è stato classificato di categoria 1 sui cinque gradi della scala Saffir-Simpson, ma a detta degli esperti appare destinato ad aumentare ancora di potenza nelle prossime 48 ore. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giorgia Innocenti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 244