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Sommario del 21/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve i vescovi indiani in visita ad Limina. Il cardinale Gracias: la Chiesa ha fiducia nonostante le violenze anticristiane
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Sandri: i cristiani di Terra Santa non si rassegnino alla mancanza della pace
  • Corso promosso dalla Penitenzieria Aspostolica. Mons. Girotti: meno senso del peccato, più sensi di colpa
  • Giovanni Paolo II: cresce il consenso sulla pagina Facebook di Radio Vaticana e Ctv dedicata alla Beatificazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Continuano i raid in Libia: bombe sul bunker di Gheddafi. Nato pronta a intervenire
  • Pax Christi sulla crisi libica: carenza di canali efficaci di mediazione
  • Nuovi sbarchi a Lampedusa: il numero degli immigrati come gli abitanti dell'isola
  • Giappone: 22 mila vittime. L'Oms: grave la contaminazione radioattiva nel cibo
  • Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale
  • Al via a Milano il Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina
  • Chiesa e Società

  • Giappone: messaggio del vescovo di Sendai ai familiari delle vittime del terremoto
  • Hong Kong: Messa diocesana e raccolta fondi per la popolazione giapponese colpita dal terremoto
  • Milano: il cardinale Tettamanzi ricorda il coraggio del popolo giapponese
  • Egitto: il commento di un missionario sul referendum costituzionale
  • Norcia: appelli di pace e messaggi di riconciliazione per le celebrazioni benedettine
  • Cina: i cattolici piangono la scomparsa del vescovo Andrea Hao Jinli
  • Kenya: appello dei vescovi per sostenere le popolazioni gravemente colpite dalla siccità
  • El Salvador: il presidente Obama renderà omaggio a mons. Romero
  • Nicaragua: la Chiesa ricorda che c’è democrazia quando si rispetta la volontà popolare
  • Francia: la diocesi di Lione ricorderà il 15° anniversario del sequestro dei monaci di Tibhirine
  • Quaresima: i francescani del Vietnam donano il sangue negli ospedali come segno di carità
  • Vietnam: Quaresima, tempo di preghiera in ricordo dei martiri vietnamiti
  • Nigeria: varata una nuova legge sulla libertà di stampa
  • Per la prima volta a Bressanone, in Italia, la plenaria dei vescovi austriaci
  • Papa in Calabria: il vescovo di Lamezia Terme scrive ai giovani
  • Napoli: al via il mese della cultura nell'ambito del Giubileo voluto dal cardinale Sepe
  • Fine vita: Mpv chiede una legge rapida contro i rischi di derive eutanasiche
  • Annunciare il Vangelo al Centro commerciale di Orio al Serio: un’iniziativa dei Cappuccini
  • Usa: i siti web superano i quotidiani cartacei nelle preferenze dei lettori per informarsi
  • 24 marzo: Giornata di lotta alla tubercolosi. Allarme in Europa per il ceppo multi resistente
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ore decisive in Yemen: defezioni di massa nell’esercito, il capo della principale tribù con i rivoltosi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve i vescovi indiani in visita ad Limina. Il cardinale Gracias: la Chiesa ha fiducia nonostante le violenze anticristiane

    ◊   Il Papa ha ricevuto, stamani, un primo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale indiana in visita ad Limina. I cristiani dell’immenso Paese asiatico rappresentano il 2,3 per cento della popolazione pari a 25 milioni di fedeli, di cui oltre 18 sono cattolici. La Chiesa locale è particolarmente impegnata nel campo dell’educazione e nell’assistenza ai poveri, specie dei dalit. Purtroppo, nonostante la disponibilità al dialogo interreligioso, la minoranza cattolica è spesso oggetto di discriminazioni e atti di violenza, come successo in modo eclatante nello Stato dell’Orissa, nel 2008. Proprio da qui, muove la riflessione del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale indiana, intervistato da Robin Gomes, del nostro programma indiano:

    R. - In Orissa, , all well knew...
    Tutti sanno delle violenze nell’Orissa tre anni fa, purtroppo il governo locale e la polizia hanno assistito passivamente agli attacchi contro i cristiani costretti a fuggire nelle foreste per sottrarsi alle aggressioni. Qualcosa di simile è successo nel Karnataka. Il risultato è che gli aggressori pensano di farla franca, perché la polizia e il governo sembrano volgere lo sguardo da un’altra parte e questo dà un messaggio sbagliato. Questo è ingiusto e ci stiamo battendo per cambiare le cose, ma il governo centrale è stato poco reattivo alle nostre richieste. Ho comunque una grande fiducia nella maggioranza della comunità indù, nei fedeli della comunità musulmana e di altre religioni. Penso che alcuni politici abbiano strumentalizzato la religione e l’abbiano usata come un mezzo per ottenere voti. Il risultato è che il tessuto laico del nostro Paese è stato messo in pericolo, ma sono sicuro che la gente non permetterà che il principio della laicità sia gettato via.

    D. Un’accusa diffusa dei fondamentalisti indù è quella delle conversioni forzate. La Chiesa indiana come sta cercando di correggere questa percezione?

    R. - The Catholic Church doesn't beleive...
    Lo abbiamo ripetuto più volte: la Chiesa cattolica non crede nelle conversioni forzate, perché una conversione forzata non avrebbe senso. Non sarebbe una vera conversione, perché questa è una disposizione del cuore e qualsiasi cosa una persona sia costretta a fare, per quello che ci riguarda, sarebbe tecnicamente nulla. Noi non abbiamo alcuna fretta di battezzare nessuno. Quindi questa è un’accusa del tutto ingiusta e falsa, almeno per quanto riguarda la Chiesa cattolica.

    D. Il dialogo interreligioso è un campo delicato di lavoro per la Chiesa. Come gestite questi rapporti con la maggioranza indù e con i musulmani?

    R. - We've got very good relationship...
    Abbiamo relazioni molto buone con i vertici di queste comunità religiose e anche con la base, ma dobbiamo andare oltre, perché ci sono persone che non sono propense al dialogo. Per le celebrazioni del 25.mo anniversario della visita di Giovanni Paolo II in India, abbiamo organizzato un incontro presieduto dall’l’Inviato Speciale del Papa, cardinale Murphy O’Connor, al quale hanno partecipato leader indù, musulmani e cristiani che hanno parlato di morale e dell’influenza della religione sulla società. È stato un incontro positivo e un passo avanti nel dialogo interreligioso: tutti erano molto commossi e colpiti. Stiamo facendo progressi, stiamo incoraggiando la nostra gente ad avere un dialogo di vita e un dialogo delle opere, anche se resta ancora molto da fare da parte nostra, come da parte degli altri esponenti religiosi.

    D. Cosa può offrire la Chiesa in India alla Chiesa universale?

    R. - I Think that India ...
    Penso che l’India e la Chiesa indiana possano offrire molto al mondo a cominciare dalla profonda religiosità del popolo indiano. L’India è un Paese che sta facendo grandi progressi economici e nonostante questo la religione resta un elemento importante. Noi indiani possiamo dire al mondo che persone di diverse religioni possono vivere insieme in pace, nell’amore, nell’armonia e nella comprensione reciproca, tutti alla ricerca di Dio. Siamo una grande famiglia: i miei vicini erano musulmani e indù. Possiamo dimostrare come persone di diverse religioni possono vivere insieme.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Ieri ha ricevuto mons. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, e l’arcivescovo emerito Friedrich Wetter.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo della Diocesi di Gbarnga (Liberia) il rev. Anthony Fallah Borwah, del clero di Monrovia, docente di Filosofia presso l’Università di Liberia e Amministratore della Sacred Heart Cathedral a Monrovia. Il rev. Anthony Fallah Borwah è nato il 3 ottobre 1966, a Wodu, in Liberia, nell’attuale Diocesi di Gbarnga. È stato ordinato sacerdote il 15 settembre 1996 nella Cattedrale di Monrovia, incardinato nella medesima arcidiocesi.

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    Il cardinale Sandri: i cristiani di Terra Santa non si rassegnino alla mancanza della pace

    ◊   La Terra Santa ha bisogno si sperare nella pace: è quanto sottolinea il cardinale Leonardo Sandri nella Lettera per la Colletta del Venerdì Santo, pubblicata oggi. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali esorta tutti i fedeli ad unirsi al Papa per incoraggiare, spiritualmente e concretamente, i cristiani del Medio Oriente, che sperimentano l’attualità del martirio e l’assenza della pace. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Terra Santa “attende la fraternità della Chiesa universale e desidera ricambiarla nella condivisione dell’esperienza di grazia e di dolore che segna il suo cammino”: è quanto scrive il cardinale Leonardo Sandri, sottolineando il dovere della solidarietà, un impegno che risale all’epoca apostolica. Il porporato esprime il “dolore per l’acuirsi delle violenze verso i cristiani nelle regioni orientali, le cui conseguenze si avvertono fortemente in Terra Santa”. I cristiani d’Oriente, constata con amarezza, “sperimentano l’attualità del martirio e soffrono per l’instabilità o l’assenza della pace”. E aggiunge che “il segnale più preoccupante rimane il loro esodo inarrestabile”. Qualche segno positivo, prosegue, “non è sufficiente, infatti, ad invertire la dolorosa tendenza dell’emigrazione cristiana, che impoverisce l’intera area delle forze più vitali costituite dalle giovani generazioni”.

    La Lettera esorta dunque i fedeli ad unirsi “al Santo Padre per incoraggiare i cristiani di Gerusalemme, Israele e Palestina, di Giordania e dei Paesi orientali circostanti, con le sue stesse parole: ‘Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente’”. L’appello alla Colletta, ribadisce, “si inscrive nella causa della pace, di cui i fratelli e le sorelle di Terra Santa desiderano essere efficaci strumenti nelle mani del Signore” per il bene delle popolazioni. La Congregazione per le Chiese Orientali, soggiunge il cardinale Sandri, “si fa portavoce delle necessità pastorali, educative, assistenziali e caritative” delle Chiese del Medio Oriente. Grazie alla universale solidarietà, si legge nella Lettera, queste Chiese “rimarranno inserite nelle sofferenze e nelle speranze dei rispettivi popoli”, “difenderanno i diritti e i doveri dei singoli e delle comunità a cominciare dall’esercizio personale e pubblico della libertà religiosa” e “si porranno al fianco dei poveri, senza distinzione alcuna, contribuendo alla promozione sociale del Medio Oriente”.

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    Corso promosso dalla Penitenzieria Aspostolica. Mons. Girotti: meno senso del peccato, più sensi di colpa

    ◊   Inizia oggi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria, il corso annuale sul Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Aspostolica. Il corso, introdotto dal saluto del penitenziere maggiore, il cardinale Fortunato Baldelli, affronta la questione della retta amministrazione del Sacramento della Penitenza, in particolare di fronte a casi complessi e delicati. Partecipano all’evento oltre 700 sacerdoti. Ascoltiamo in proposito il vescovo Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - Per noi è una gioia constatare che c’è una risposta veramente grande, perché vediamo la presenza di tanti sacerdoti, non soltanto giovani, ma anche non più giovani, che esercitano il loro servizio ministeriale in alcuni noti santuari d’Italia. Per noi è una gioia, perché vediamo che il nostro servizio è un servizio veramente ecclesiale.

    D. - Anche perché è necessario un continuo aggiornamento. Oggi ci sono nuove forme di peccato...

    R. - Esatto. Per esempio tutto ciò che rientra nel campo della bioetica, quando ci sono degli esperimenti illeciti, pensiamo anche alla procreazione assistita; e poi c'è il campo della giustizia, la sperequazione che esiste anche nella società, e tutto ciò che riguarda i rapporti amministrativi...

    D. - Tuttavia il Sacramento della Penitenza continua ad essere in crisi...

    R. - Purtroppo, sia sul piano della pratica, sia sul piano della comprensione, appare investito da una preoccupante crisi. Oggi si tende a smarrire il senso del peccato, mentre aumentano i sensi di colpa. Poi, vogliamo ricordare che il peccato non è mai una realtà esclusivamente individuale, ma comporta sempre anche una ferita all’interno della comunione ecclesiale. Il nostro corso è un richiamo ad un deciso recupero della pedagogia della conversione.

    D. - Che consigli darebbe ai sacerdoti riguardo alla Confessione?

    R. - Naturalmente, consiglierei di avere una preparazione veramente solida: hanno il grave dovere di possedere una solida dottrina teologica, una solida dottrina morale e anche canonistica. Consiglierei poi di avere quell’atteggiamento di accoglienza, perché rappresentano veramente il Signore. Infine, consiglierei sempre di ricordarsi quella bella frase che il Santo Padre, nella Messa crismale dello scorso anno, ebbe a riferire e che i confessori dovrebbero sempre avere presente: “nella lampada della nostra vita non dovrebbe mai mancare l’olio della misericordia”. (ma)

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    Giovanni Paolo II: cresce il consenso sulla pagina Facebook di Radio Vaticana e Ctv dedicata alla Beatificazione

    ◊   Al 19 marzo, a meno di una settimana dall’apertura della pagina Facebook su Giovanni Paolo II, erano arrivati a quasi 30 mila i “mi piace”, termine che indica il gradimento dei “fan”. Migliaia i commenti inseriti, tutti positivi, nelle lingue più diverse, dall’italiano al cinese. Nei primi due giorni, le visualizzazioni della pagina sono cresciute al ritmo di oltre mille all’ora. Praticamente tutti i singoli video pubblicati sono stati visti più di 50 mila volte, con un picco di oltre 113 mila. Nell’insieme, sono oltre 2 milioni le volte in cui è stata vista una notizia pubblicata sulla pagina. Questi i primi numeri della presenza su Facebook della pagina dedicata a Papa Wojtyla in vista della Beatificazione. La pagina è il risultato della collaborazione tra la Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano (Ctv), d’accordo con il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

    “La presenza su Facebook - sottolinea il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi – rappresenta uno dei contributi della Radio Vaticana e del Ctv per la Beatificazione e siamo molto soddisfatti dell’andamento”. È stato inoltre aperto un nuovo “canale” su Youtube dedicato alla Beatificazione. “Con questa iniziativa – sottolinea ancora padre Lombardi – abbiamo risposto a quanti ci sollecitavano a utilizzare i social network per preparare la Beatificazione. Questi contributi specifici audio e video, in collaborazione tra la Radio Vaticana ed il Ctv, fanno in modo che molti possano collegarsi e avere immagini e voci di Giovanni Paolo II da condividere”.

    Da questa settimana, informa un comunicato, iniziano ad essere presenti le videoclip con la voce del Papa in diverse lingue, durante i viaggi e in Vaticano. Si tratta di una quarantina di video con l’audio scelto dalle redazioni linguistiche della Radio Vaticana, mentre il Ctv ha realizzato il montaggio video di accompagnamento. Esse si alterneranno ad altre 25 videoclip, che esprimono momenti significativi e particolari dei viaggi e del Pontificato. La pagina riguardante Giovanni Paolo II su Facebook risulta la prima della lista quando si chiama una ricerca “e già questo – nota il direttore di Radio Vaticana e Ctv – è un elemento di soddisfazione”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'orso del Papa: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita di Benedetto XVI alla parrocchia romana di San Corbiniano.

    Un orizzonte di pace per la Libia: all'Angelus il Papa chiede che siano garantite l'incolumità dei cittadini e l'accesso ai soccorsi umanitari.

    Una scelta laica per la libertà religiosa: nell'informazione internazionale, Emanuele Rizzardi a proposito della sentenza della Corte europea sul crocifisso.

    In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Una ricchezza da sottrarre alle leggi del mercato".

    Come la Chiesa si reinventò dopo l'unità d'Italia: in cultura, l'ultimo capitolo, scritto da Lucetta Scaraffia, curatrice della raccolta di saggi - dal 24 marzo in libreria - "I cattolici che hanno fatto l'Italia. Religiosi e cattolici piemontesi di fronte all'Unità d'Italia"; con una recensione di Andrea Possieri dal titolo "Un libro che ribalta le ottiche".

    L'Europa e le sue fondamenta: nell'informazione religiosa, l'omelia del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, presso l'abbazia di Montecassino, in onore di san Benedetto.

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    Oggi in Primo Piano



    Continuano i raid in Libia: bombe sul bunker di Gheddafi. Nato pronta a intervenire

    ◊   In Libia è giunta al terzo giorno l’operazione militare “Odissea all’alba”. Secondo un bilancio provvisorio, fornito dal governo libico, sarebbero almeno 64 le vittime dei raid compiuti dalla coalizione internazionale. E’ stato confermato l’attacco al complesso di Bab al Aziziya a Tripoli, la residenza del rais. Il Pentagono sottolinea che il colonnello Muammar Gheddafi “non è nella lista degli obiettivi”. La Nato da parte sua - ha assicurato il ministro degli Esteri francese, Alain Juppe - è pronta a sostenere l'intervento militare entro pochi giorni. Intanto, a Misurata, riferiscono fonti nella città, le milizie di Gheddafi avrebbero sparato sulla folla causando numerosi morti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’operazione militare “Odissea all’alba”, alla quale hanno preso parte ieri anche Tornado italiani, è proseguita nella notte con bombardamenti aerei. Questa mattina l’aviazione francese ha compiuto nuove incursioni in varie località del Paese. Un raid della coalizione internazionale a Tripoli ha completamente distrutto ieri un edificio “di comando e di controllo” del colonnello Muammar Gheddafi. La televisione libica ha riferito che le autorità di Tripoli hanno portato ambasciatori stranieri e giornalisti a visitare il bunker di Gheddafi bombardato nella notte.

    Fonti locali, smentite dal regime, riferiscono che ieri sarebbe morto Khamis Gheddafi, figlio del colonnello libico, in seguito a ferite riportate nei giorni scorsi. Le forze governative libiche, che sabato hanno attaccato Bengasi, hanno intanto ripiegato ad Ajdabiya, 160 chilometri a sud. Sull’altro fronte, il Consiglio nazionale di transizione a Bengasi ha riferito che sono oltre 8000 gli insorti rimasti uccisi dall’inizio della rivolta. Un portavoce degli insorti ha anche reso noto che le truppe governative stanno portando civili a Misurata dalle città vicine per usarli come scudi umani. A preoccupare è anche il sistema sanitario del Paese. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la popolazione libica può andare incontro a possibili epidemie e a gravi infezioni a causa del ridotto accesso all’acqua e a cibi sicuri.

    Al Cairo, intanto, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, obiettivo stamani di un tentativo fallito di aggressione da parte di manifestanti pro-Gheddafi, ha dichiarato che il forte impegno della Lega Araba ha reso possibile l’adozione della risoluzione delle Nazioni Unite. La Lega Araba, da parte sua, ha confermato il sostegno alla risoluzione 1973 dell’Onu ma il segretario generale, Amr Moussa, ha anche ricordato che l’obiettivo dell’intervento militare è la protezione dei civili. Gli Stati Uniti sottolineano che le operazioni belliche proseguono perché il governo libico non sta rispettando il cessate il fuoco. E’ stato anche annunciato che nei prossimi giorni scatterà la seconda fase che prevede l’attacco alle forze di rifornimento delle truppe di Gheddafi.

    La popolazione libica, ed in particolare di Tripoli, vive dunque ore di grande angoscia. Il vicario apostolico, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, ha riferito che la città si sta svuotando e che molti abitanti stanno fuggendo per paura dei bombardamenti. Nella capitale libica, comunque, la situazione questa mattina sembrava tranquilla. Ascoltiamo Cristiano Tinazzi, uno dei pochi giornalisti rimasti a Tripoli, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Il traffico è regolare, molti negozi sono aperti e questa capitale, che ultimamente sta subendo bombardamenti notturni, oggi pare tornare alla normalità. Per quanto riguarda i bombardamenti, la fonte ufficiale del governo parla di numerosi morti tra i civili. Ieri siamo stati portati al cimitero dei martiri sulla strada costiera che porta da Tripoli verso Tajura e si stavano svolgendo i funerali.

    D. – Sono stati portati dei civili nei luoghi indicati come obiettivi militari per essere utilizzati come scudi umani?

    R. - Sono stati portati dei civili, ma sono andati volontariamente. Sono almeno tre giorni che la caserma di Bab el Aziziya è luogo di un continuo carosello di persone, di macchine: sono migliaia le persone che si danno il cambio, soprattutto ragazzi, donne, bambini e che entrano nella caserma, che è stata aperta a tutti. Arrivano fino al punto dove si trova l’edificio che è stato bombardato dagli americani nel 1986, vicino alla tenda di Gheddafi.

    D. – Quali sono gli appelli del governo rivolti alla popolazione durante questi giorni di bombardamenti?

    R. – Sono appelli che incitano alla lotta contro quella che viene definita l’aggressione dell’Occidente. Gli animi si stanno surriscaldando negli ultimi giorni. Spesso succede che avvengano irruzioni anche all’interno dell’albergo, dove alloggiamo anche noi giornalisti, da parte di manifestanti che protestano pacificamente: l’accusa che viene fatta ai media stranieri è quella di non raccontare la verità sul Paese. Dall’altra parte, il colonnello sta chiedendo a tutta la popolazione di difendere il la Libia. Si parla di migliaia di persone che sono state armate. E’ certo che molte persone hanno deciso di sostenere il governo.

    D. – Quindi possiamo dire che Tripoli, comunque, è una città in gran parte schierata con il colonnello in questo momento?

    R. – Si, da quello che si può vedere. Non c’è assolutamente il minimo segno di protesta in questa città. Le notizie che arrivano da Bengasi sono sempre mediate dalla propaganda di regime che viene fatta attraverso la televisione di Stato. Tutte le persone con cui si riesce a parlare parlano solo di al Qaeda, di terroristi che sono sostenuti dalle potenze occidentali, il cui scopo è quello di dividere la Libia e di appropriarsi del petrolio.

    D. - In queste fasi così difficili e concitate appare adeguata la macchina dei soccorsi libica?

    R. – Secondo me, la struttura non è sufficiente per poter portare aiuto se dovessero continuare i bombardamenti. Il problema è il personale. Buona parte del personale che lavora in questi ospedali è straniero. Fino a pochi giorni fa, il personale era in buona parte rimasto qui ma desso non sappiamo se ha lasciato il Paese subito dopo i bombardamenti aerei. (bf)

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    Pax Christi sulla crisi libica: carenza di canali efficaci di mediazione

    ◊   Le azioni militari in Libia “siano il più possibile limitate e siano accompagnate da seri impegni di mediazione”. Lo chiede Pax Christi Italia, in una nota a firma del suo presidente, il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici. Intervistato da Alessandro Guarasci, mons. Giudici afferma che l’attacco è stato pensato e realizzato troppo in fretta:

    R. - Certamente indica la carenza di canali di mediazione più efficaci a livello diplomatico e a livello anche di politica economica. Si sono trascurate occasioni e addirittura, talvolta, si sono usate nella maniera sbagliata, cioè solo per ottenere vantaggi nel rapporto con la Libia, piuttosto che non nel considerare complessivamente i problemi sociali, economici e politici che erano presenti in quella nazione.

    D. - Il discorso dell’intervento non era in qualche modo giustificabile con le difficili condizioni di vita in questo momento del popolo libico anche sottoposto a bombardamenti da parte delle truppe di Gheddafi?

    R. - Certamente c’è un problema di controllo di una violenza non solo assolutamente ingiustificata ma addirittura fratricida. Tuttavia, ci si augura sempre che l’intervento armato non giunga, perché le conseguenze sono sempre dolorose. Questo è un caso in cui il male ci conquista e si appropria della volontà buona che noi possiamo esprimere. (bf)

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    Nuovi sbarchi a Lampedusa: il numero degli immigrati come gli abitanti dell'isola

    ◊   E’ emergenza a Lampedusa: a fronte di circa 5mila abitanti, sono oltre 4.700 gli immigrati presenti. Solo nella notte, 450 sono approdati sull’isola. E per la prima volta arrivano quasi 200 libici ma a Catania. Il governo si impegna a ''fermare le partenze dalla Tunisia”, afferma in conferenza stampa il ministro dell’Interno Maroni che si recherà nel Paese Nordafricano. Gli immigrati saranno accolti, ma i clandestini verranno rimpatriati. Tra i libici in arrivo, spiega ancora, c’è il rischio di infiltrazioni del terrorismo. Inviata dunque la nave San Marco per evacuare gli immigrati e annunciate misure economiche compensative per Lampedusa dove ieri ci sono state proteste degli abitanti. Una situazione preoccupante quella che si sta vivendo, ci conferma Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati che sentiamo al microfono di Debora Donnini.

    R. – C’è un numero equivalente di migranti e di cittadini lampedusani e questo è chiaro che crei una comprensibile apprensione nella popolazione locale. Noi abbiamo sollecitato più volte le autorità a trasferire i migranti fuori dall’isola con un sistema strutturato dal punto di vista logistico, proprio perché non si può mettere troppa pressione sull’isola, tanto più oggi, che è probabile ci possa essere un flusso di persone bisognose di protezione provenienti dalla Libia. Finora sono arrivati tunisini a Lampedusa, ma la situazione potrebbe cambiare, visto l’evolversi degli sviluppi militari in Libia.

    D. – Il centro di prima accoglienza di Lampedusa può contenere meno di mille persone e gli altri immigrati dove dormono, dove si trovano al momento?

    R. – Alcuni sono dislocati nel locale della biglietteria marittima, altri nella Casa della fraternità, ma molti, molti altri sono alloggiati all’aperto, cioè sono sul molo, sono sotto la pioggia, non hanno nessun tipo di riparo, e non è possibile continuare a tenere circa tremila persone in queste condizioni, anche per la situazione igienico-sanitaria che si sta creando a Lampedusa.

    D. – Il parroco, don Stefano Nastasi, ha lanciato un appello alle istituzioni. Perché non ci sono ancora questi trasferimenti?

    R. – Anche noi ci rendiamo conto che è una situazione insostenibile a Lampedusa e ci uniamo all’appello del parroco di Lampedusa. La motivazione che ci viene data è perché non ci sono centri di accoglienza liberi nel resto del territorio nazionale ed è per questo che noi sollecitiamo le autorità competenti a provvedere urgentemente a mettere in atto piani di intervento che prevedano nuovi centri di accoglienza.

    D. – Per ora, quelli che sono arrivati a Lampedusa sono per lo più tunisini. Perché fuggono se nel loro Paese è finito il regime di Ben Ali?

    R. – Molti di loro fuggono per motivi economici, perché pensano che questa situazione creerà appunto un contraccolpo nell’economia del Paese, specialmente nel turismo. Sono giovani che in gran parte provengono dalla costa, che lavoravano nel turismo e che oggi temono che la situazione si aggraverà nell’economia locale e, dunque, vogliono andare altrove in Europa per cercare migliori condizioni di lavoro. (ap)

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    Giappone: 22 mila vittime. L'Oms: grave la contaminazione radioattiva nel cibo

    ◊   In Giappone, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme: grave la contaminazione radioattiva di cibo. Intanto, nella centrale nucleare di Fukushima, i tecnici sono riusciti ad allacciare la corrente a tutti e sei i reattori, ma poco fa si è verificata una nuova situazione di emergenza. Intanto sale il bilancio delle vittime: circa 22 mila tra morti e dispersi e la Banca mondiale fa i conti del disastro: 165 miliardi di euro. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Prima il terremoto, poi lo tsunami, quindi l’incubo nucleare, adesso in Giappone è allarme cibo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito grave la contaminazione radioattiva degli alimenti nel Paese affermando che la zona interessata è molto più estesa dei 20-30 Km intorno a Fukushima. Il governo nipponico corre ai ripari imponendo lo stop alla vendita di latte e vegetali in altre quattro prefetture ma non basta a rassicurare la popolazione. Intanto nella centrale, i tecnici sono riusciti a riallacciare la corrente a tutti e 6 i reattori ma oggi si è verificata un nuova emergenza: una densa colonna di fumo è fuoriuscita dal reattore 3 che ora sembra stabilizzato; poi è toccato al due, ancora bersagliato dagli idranti dei vigili del fuoco e questo ha spinto la Tepco a far evacuare tutto il personale per l’altissimo livello di radiazioni. Sull’ente di gestione dell’impianto però è sempre bufera. E ora emerge anche che la società lo scorso 28 febbraio, in un rapporto all’Agenzia per la sicurezza nucleare spiegò di aver omesso alcune verifiche alla centrale di Fukushima. Il premier giapponese, Naoto Kan, è tornato a rassicurare la gente parlando di progressi lenti ma costanti, poi ha aggiunto che è venuto il momento di prepararsi alla ricostruzione. Intanto la conta delle vittime resta drammatica, circa 22 mila tra morti e dispersi e la banca mondiale tira le somme del disastro: 165 miliardi di euro, il 4 per cento del Pil. I settori più colpiti sono commercio e finanza.

    Dunque ora a preoccupare la popolazione giapponese e tutta la comunità internazionale è la contaminazione del cibo e dell’acqua. Per un aggiornamento Cecilia Seppia ha raggiunto telefonicamente ad Osaka, il collega Stefano Vecchia.

    R. - Le notizie più recenti sono che il governo, in effetti, ha a questo punto proibito l’uscita di prodotti alimentari da quattro prefetture - le quattro maggiormente interessate dalle radiazioni - e ha alzato, però, anche la soglia di attenzione in altre prefetture vicine e nella stessa Tokyo, dove nei negozi sono stati trovati prodotti contaminati, con un vario livello di contaminazione.

    D. – Quindi il governo ha imposto lo stop alla vendita degli alimenti. Quali informazioni si hanno sui controlli sulle persone e sulle campagne sanitarie?

    R. – I controlli si stanno facendo un po’ random e non a tappeto, anche se nelle zone maggiormente interessate sono intensi, anche da questo punto di vista. Nella stessa Tokyo non ci sono controlli sulle persone, o almeno non sono apparenti. Però si cerca di controllare gli ambienti ed, in questo caso, anche gli alimenti.

    D. - La Banca mondiale fa un po’ i conti, tira le somme del disastro, e dice che questa catastrofe potrebbe costare al Giappone 165 miliardi di euro, ovvero il 4% del Pil...

    R. - Sarà un bilancio gravissimo. Addirittura qui le previsioni parlano di oltre 220 miliardi di dollari. Di fatto, però, è un bilancio difficile da stilare, data la situazione ancora in evoluzione: si temono, ad esempio, altre forti scosse, un altro forte sisma che era previsto e non è ancora arrivato… La situazione è assolutamente incerta e anche i reattori pongono una sorta di ipoteca sulla ricostruzione, in questo momento. Onestamente, però, da qui, quello che si vede è che la gente non è preoccupata tanto di questo: è preoccupata, da un lato, del pericolo delle radiazioni, dall’altro di un nuovo terremoto ed anche in qualche modo, di riavviare una sua normalità. Quindi, da un lato ripristinare al più presto le linee elettriche, le comunicazioni, la distribuzione di carburante, che, ad esempio, scarseggia anche a Tokyo, e, dall’altro, dare un alloggio, una sistemazione decorosa a tutti gli sfollati, perché a loro volta possano almeno individuare un nuovo futuro. (ma)

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    Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale

    ◊   Si celebra oggi la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale, in ricordo delle circa 70 vittime, uccise dalla polizia sudafricana nella città di Sharpeville nel 1960, durante una manifestazione pacifica contro l'apartheid. Il 21 marzo è dunque una giornata di mobilitazione generale per ribadire le conseguenze negative della discriminazione razziale sulle società e per ricordare che è necessario l’impegno di tutti - cittadini e governi - per combatterla. Il Centro Benny Nato, che custodisce la memoria storica del movimento antirazzista italiano, propone per l'occasione il seminario "Uniti contro le Nuove e Vecchie discriminazioni". Ma in che modo le società di tutto il mondo hanno contribuito alla caduta del regime di segregazione razziale in Sudafrica e chi era Benny Nato? Silvia Koch lo ha chiesto a Vincenzo Curatola, presidente del Centro:

    R. – L’apartheid si è vinto grazie al lavoro che è stato fatto per 20 anni, in varie parti del mondo, da persone, ma anche organizzazioni, Stati, dalle stesse Nazioni Unite, che hanno proclamato poi l’apartheid come crimine verso l’umanità. Benny Nato ha contribuito a far crescere la coscienza degli italiani rispetto alla dignità dell’uomo e alla necessità di difenderla giorno per giorno. Benny Nato è venuto in Italia, rappresentando l’African National Congress, che cercava appunto di opporsi all’apartheid, da rifugiato politico e quindi in esilio. Qui ha svolto un lavoro di sensibilizzazione contro il razzismo e ha fatto conoscere il Sudafrica all’Italia.

    D. – La lotta del Sudafrica di ieri è importante per i cittadini italiani e per gli stranieri in Italia di oggi. Quali sono le sfide attuali e perché è importante riportare alla memoria certe esperienze storiche?

    R. – Esistono ancora situazioni in cui non tutte le persone sono uguali e non tutti hanno le stesse possibilità. Ci troviamo, anzi, indietro rispetto al Sudafrica stesso, che abbiamo aiutato, perché nella Costituzione sudafricana è scritto che il Sudafrica è di chi lo abita e nella Costituzione italiana ancora no: la cittadinanza non viene data a tutti coloro che abitano in Italia. Quindi, c’è bisogno di ricordare, far tesoro dell’esperienza che si è avuta per cercare di migliorare anche la realtà attuale. Tutte le società del mondo hanno questo problema di rapporto fra diversi, fra persone diverse. Quindi, questo grosso problema ha bisogno di grandi strumenti e noi ne abbiamo uno e lo mettiamo a disposizione.

    D. – Nel giugno del 1990, Nelson Mandela è stato ricevuto da Papa Giovanni Paolo II che ha benedetto tutte le azioni di solidarietà alla lotta contro il razzismo...

    R. – I valori dell’antirazzismo, dell’eguaglianza, della dignità dell’uomo sono valori da sempre della Chiesa. Quando, però, questi valori si incarnano in una persona come Mandela, che per 30 anni li ha visti calpestati e ne è uscito fuori, questi valori riprendono forza. Quindi, questa forza che viene anche poi consacrata in un incontro con il Papa dà proprio l’idea che effettivamente sia quella la strada giusta da perseguire. E l’appoggio che la Chiesa ha sempre dato al popolo sudafricano si racchiude in un incontro che è l’epilogo di questa storia, il successo. (ap)

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    Al via a Milano il Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina

    ◊   S'inaugura questa sera all'Auditorium San Fedele di Milano il 21.mo Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina, in programma fino a domenica 27. Occasione per conoscere registi, scrittori e interpreti che raccontano e si interrogano sui loro Paesi, proponendo film originali e documentari di interesse storico, politico e sociale, con particolare attenzione ai problemi e alle speranze dei popoli. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Saranno storie vere dell'Africa, metafore visive dal Medio Oriente, testimonianze tragiche dell'Asia, denunce urgenti dell'America Latina: una parte di mondo che a diverso titolo si racconta, si fa conoscere oltre i confini ovvii dell'aneddotica, del giornalismo urlato, del luogo comune, cercando verità e condivisione, chiedendo ascolto e attenzione. Tutto attraverso il cinema, la forza dell'immagine, il potere della parola, l'impegno degli artisti. A Milano, per la ventunesima volta tre continenti si mettono in mostra con proiezioni di lungometraggi e documentari in anteprima, scoperte di valore, mostre, laboratori, incontri. Basti ricordare quello di giovedì 24 marzo con Jean-Marie Lassausse, sacerdote che da dieci anni si occupa del monastero di Tibhirine, in Algeria, ove nel 1996 avvenne il massacro di sette monaci trappisti, che sarà accompagnato dalla proiezione del video "L’ultimo sopravvissuto", in cui fratel Jean-Pierre, unico scampato, ricorda e racconta. Annamaria Gallone con entusiasmo dirige il Festival: che apre delle finestre su quali realtà?

    R. - Si aprono soprattutto orizzonti sui fermenti che stanno agitando il mondo d’oggi; fermenti che sono sorti soprattutto nel Mediterraneo, che - come sappiamo - brucia, proprio durante la preparazione del Festival: già nei film si sente quest’ansia di libertà, di democrazia e percorre un po’ - devo dire - tutte le sezioni del Festival, questo bisogno-ricerca di democrazia. E’ l’elemento più forte: tra l’altro abbiamo due film egiziani che - tutti e due - manifestano questo bisogno, così come anche in altri film di altri continente: dalla Colombia, per esempio, “Retratos en un mar de mentiras” ci parla del profondo disagio della Colombia, della delinquenza, delle lotte politiche… Potrei fare ancora tantissimi esempi, perché sono tutti film che si riferiscono al territorio, a problemi sociali e politici molto, molto sentiti.

    D. - Raccontare le difficoltà di questi continenti anche da una prospettiva completamente diversa, quella della commedia, cui dedicate un’apposita sezione...

    R. - Devo dire anzitutto che è un fenomeno abbastanza recente. In tutta la storia dei 21 anni del Festival, abbiamo fatto una retrospettiva sulla commedia: quest’anno abbiamo voluto allargarla ai tre continenti, perché con l’emergere del digitale, delle serie televisive, la commedia sta diventando molto forte e molto presente. Si parla di problemi attuali, con una satira graffiante; quelle che abbiamo scelto non sono mai commedie fine a se stesse, perché anche se si ride emergono problemi esistenti. C’è satira, ma una satira che ha ben presente - anche quando sembra demenziale - un soggetto importante. (mg)

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    Chiesa e Società



    Giappone: messaggio del vescovo di Sendai ai familiari delle vittime del terremoto

    ◊   “Noi crediamo con forza in Dio che è amore, anche se siamo stati colpiti da questa catastrofe con durezza”. E’ quanto sottolinea mons. Martin Tetsuo Hiraga, vescovo della diocesi di Sendai, nel nord est del Giappone, in un messaggio - ripreso dall'agenzia Asianews - inviato ai familiari delle vittime del terremoto. “Siamo decisi a fare del nostro meglio – rassicura il presule - perché la nostra attività di soccorso per i colpiti e i sofferenti possa testimoniare l’amore di Dio”. Ricordando che Sendai è la diocesi più colpita dal terremoto e dallo tsunami, il presule si è soffermato sulle iniziative a favore della popolazione colpita dalla tragedia. Dopo l’incontro con il presidente della Caritas Giappone, mons. Isan Kikuchi, è stato inaugurato un Centro diocesano di emergenza per coordinare le operazioni di aiuto umanitario. Il centro fornirà assistenza ai sopravvissuti e sostegno alla popolazione civile. Il vescovo di Sendai ha anche ringraziato per gli aiuti e i messaggi che la diocesi sta ricevendo dall’estero ed ha evidenziato gli sviluppi imprevedibili che la crisi nella centrale nucleare di Fukushima potrà avere sulla popolazione civile. Il 24 marzo, su richiesta del presidente della Conferenza episcopale giapponese, mons. Ikenaga Leo Jun, i vescovi nipponici si incontreranno in una riunione straordinaria per discutere e programmare la risposta della Chiesa locale al disastro. (G.P.)

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    Hong Kong: Messa diocesana e raccolta fondi per la popolazione giapponese colpita dal terremoto

    ◊   Sabato 26 marzo sarà celebrata ad Hong Kong, nella cattedrale dedicata all’Immacolata Concezione, una Messa diocesana “per invocare la protezione del Signore sulla popolazione giapponese e rafforzare il sostegno morale ai terremotati e ai soccorritori”. L’iniziativa - riferisce l’agenzia Fides - è del vescovo di Hong Kong, mons. John Tong Hon. La funzione sarà presieduta dal rettore della cattedrale, don Francis Lau Tak Kwong. Dopo la tragedia del terremoto e dello tsunami, la diocesi si è mobilitata con numerose iniziative. In tutte le parrocchie è stata celebrata una Messa di suffragio per le vittime e per i superstiti della sciagura. In particolare, nella parrocchia di Santa Margherita hanno partecipato alla celebrazione eucaristica gli immigrati giapponesi residenti a Hong Kong e cristiani di altre confessioni. In tutte le parrocchie da ieri è stata istituita una raccolta fondi per i familiari delle vittime: le offerte saranno raccolte durante le Messe domenicali e anche on line, attraverso il sito della Caritas Hong Kong. (G.P.)

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    Milano: il cardinale Tettamanzi ricorda il coraggio del popolo giapponese

    ◊   “Per noi, oggi, è un dovere esserci radunati qui a pregare per il popolo giapponese”: lo ha detto ieri a Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi durante la messa celebrata in duomo con una particolare intenzione per la popolazione del paese asiatico. “Vogliamo partecipare con la preghiera, con l’affetto fraterno, con la solidarietà umana al dolore che il popolo giapponese sta vivendo in questi giorni, con tanta dignità e compostezza – ha affermato -. In particolare vogliamo pregare la pace eterna per coloro che hanno perso la vita. Fra loro sono anche tanti bambini, scolari, studenti che non hanno potuto realizzare i loro sogni su questa terra. Lo possano nella casa di Dio, dove, disse Gesù, il più piccolo è il più grande. Vogliamo pregare poi per i superstiti che hanno perso i loro cari, la casa, i campi e tutto quanto era necessario per la sussistenza – ha aggiunto -. Chissà con quanti sacrifici avevano procurato tutto ciò per la loro famiglia! Possa la nostra solidarietà aiutarli a tenere viva la speranza di riedificare la loro casa”. Ed un pensiero - riferisce l'agenzia Sir - il porporato lo ha rivolto anche al disastro di Fukushima: “Preghiamo inoltre per i tecnici che stanno mettendo a repentaglio la loro vita per raffreddare il reattore nucleare e così salvare tante vite umane. Ha detto Gesù: ‘Nessuno ama come chi dà la vita per i suoi amici’”. (R.P.)

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    Egitto: il commento di un missionario sul referendum costituzionale

    ◊   “Ora dobbiamo essere degli osservatori ancora più attenti delle vicende egiziane” dice all’agenzia Fides padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano, che da anni vive ed opera al Cairo, in Egitto, commentando all'agenzia Fides l’approvazione della riforma costituzionale sancita dai risultati di un referendum che si è tenuto il 19 marzo. La riforma costituzionale è stata approvata dal 77% dei votanti. La riforma non ha toccato l’art. 2 della Carta che stabilisce che la Sharia (la legge islamica) sia la fonte principale della legislazione. “Il sì alla riforma è da un lato un’espressione della religiosità degli egiziani” dice padre Verdoscia. “Quelli che hanno votato no volevano una completa revisione della Costituzione per renderla più laica. Credo che una parte dei cristiani abbia votato no, insieme ai partiti laici, come quello di El Baradei. Ricordo che gli Imam hanno invitato a votare per il sì. Dall’altro canto - prosegue il missionario - si invitava a votare sì per non ritardare le elezioni. Questo ritardo però avrebbe dato l’opportunità a diversi partiti di organizzarsi meglio, perché al momento, l’unico partito veramente organizzato è quello dei Fratelli Musulmani. Quest’ultimo, anche se si è dimostrato più democratico di quello che si pensava, ha pur sempre un programma di islamizzazione della politica egiziana”. (R.P.)

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    Norcia: appelli di pace e messaggi di riconciliazione per le celebrazioni benedettine

    ◊   Unanime, quello pronunciato da tutte le autorità presenti a Norcia in occasione delle solenni celebrazioni benedettine, l’appello alla pace, alla riconciliazione e al confronto. Appello lanciato dal primo cittadino Gian Paolo Stefanelli, dal sottosegretario ai beni culturali Francesco Maria Giro, dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo e dal presidente del Consiglio Regionale Eros Brega, da ieri sera nella città di San Benedetto per l’accoglienza della Fiaccola della Pace proveniente da Londra, l’accensione del tripode da parte del cardinale Giovanni Lajolo (Presidente della Pontificia commissione e del Governatorato del Vaticano) e la cerimonia di consegna del reliquiario di San Benedetto da parte del primo cittadino all’arcivescovo Boccardo, alla presenza dell’ambasciatore americano presso la Santa Sede Michele Diaz. “L’unione di cui si è parlato tanto questi giorni, anche in occasione della ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia – ha detto il sindaco Stefanelli - deve concretizzarsi non solo in gesti simbolici ma in atti concreti, ogni giorno e in ogni circostanza. E’ una riflessione, questa, che assume un più profondo significato in questo particolare momento storico, in cui sulla strada della pace stanno piovendo macigni sempre più pesanti. Stiamo vivendo momenti di apprensione, tensione, confusione e difficoltà. Affidiamo a questa Fiaccola la speranza di un veloce e positivo cambiamento, di una risoluzione di tutte le controversie. Da questa città e dalla sua comunità che oggi ricorda e celebra la grandezza di Benedetto, vuole partire il segnale di una nuova luce e una preghiera corale di pace, unità, dialogo”. “Abbiamo una grande responsabilità – gli ha fatto eco l’arcivescovo Boccardo – e non possiamo delegare altri a lavorare per la pace. Tutti, nessuno escluso, siamo invitati a diventare operatori di pace e a favorire i rapporti umani per ricreare il tessuto della società in cui viviamo. Solo San Benedetto può aiutarci a superare i nostri egoismi”. “Norcia – ha detto il cardinale Lajolo durante l’omelia pronunciata questa mattina in basilica – è una comunità che continua a nutrirsi dello stesso spirito del suo cittadino Benedetto e potrà continuare a risplendere come l’evangelica città ‘posta sul monte’”. Il cardinale ha voluto infatti ricordare quella che è la vocazione di ogni cristiano, vocazione che è stata perfettamente incarnata dal Padre del monachesimo occidentale seguendo le parole del Vangelo di Matteo: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così da far luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Le solenni celebrazioni di quest’oggi, sono inizate con la sfilata del corteo storico medievale “San Benedetto” che, come ogni anno, è terminata con l’offerta dei Pallii da parte dei Castelli e dei Ceri da parte delle sei Guaite cittadine. (T.C.)

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    Cina: i cattolici piangono la scomparsa del vescovo Andrea Hao Jinli

    ◊   La comunità cattolica nella Cina Continentale piange la scomparsa di mons. Andrea Hao Jinli, vescovo della diocesi di Xiwanzi-Chongli (Siwantze), nella provincia di Hebei, spentosi il 9 marzo scorso all’età di 94 anni. Il 17 marzo si sono svolti i funerali con la partecipazione di moltissima gente, nonostante le restrizioni imposte dalla polizia che fin dal giorno della morte del presule ha circondato il villaggio, cercando di frenare l’afflusso dei fedeli da altre province. Il presule era nato il 30 novembre 1916 da una famiglia di tradizione cattolica: altri due suoi fratelli sono divenuti sacerdoti. Era entrato in seminario da adulto, ricevendo l’ordinazione sacerdotale l’11 aprile 1943. Il 14 settembre 1984 è consacrato vescovo da mons. Michele Xiao Liren e quattro anni dopo, il 6 novembre 1988, diventa vescovo di Xiwanzi. Nonostante la sua veneranda età e le precarie condizioni fisiche (da anni era costretto a muoversi su una sedia a rotelle e aveva problemi di udito e di vista), è stato sempre mantenuto sotto lo stretto controllo delle autorità governative fino al momento della morte. Le sue condizioni di salute erano peggiorate nell’ultimo mese, ma a causa della rigida sorveglianza, cui era sottoposto, i fedeli non hanno potuto né visitarlo né ricoverarlo in ospedale. Al momento del trapasso, accanto a lui c’era un sacerdote, appena rilasciato dalla polizia dopo circa due mesi di detenzione, che ha potuto amministrargli l’Unzione degli Infermi. Sigillata la bara, sono state chiuse tutte le strade di accesso alla sua abitazione. Il presule, che ha sempre mantenuto la mente lucida, viveva non nella città di Xiwanzi ma nel villaggio di Gonghui, dove continuava a celebrare la Santa Messa in una parrocchia che conta una popolazione cattolica di circa 2.000 fedeli. Chi ha conosciuto mons. Hao ha parlato di lui come di un uomo semplice e virtuoso, dalla forte fede in Dio e con una sincera fedeltà al suo ministero episcopale e alla Chiesa. Ha curato la formazione di un buon numero di giovani sacerdoti ed è stato instancabile nell’opera di evangelizzazione, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà della salute e dagli stretti controlli delle autorità civili. Mons. Hao è stato il buon pastore per tutte le sue pecore che ha curato con grande passione. Un fedele della sua diocesi l’ha salutato con queste parole: “Egli ci ha lasciato nel giorno delle Ceneri: è stato unito alla passione di Gesù Cristo per tutta la vita, attraverso le prove che egli ha vissuto, ed è con Lui che risorgerà”. La diocesi di Xiwanzi (Chongli) conta ora 35.500 cattolici, 20 sacerdoti e 28 religiose. In questi anni ha continuato il suo impegno di evangelizzazione, conoscendo spesso arresti di sacerdoti e di fedeli laici e sequestri di chiese. (S.C.)

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    Kenya: appello dei vescovi per sostenere le popolazioni gravemente colpite dalla siccità

    ◊   “Emergency Response Fund for Kenya 2011 Drought Appeal” è l’appello recentemente firmato dall’arcivescovo di Nairobi, il cardinale John Njue, a nome dei vescovi del Kenya, a favore dei circa 2.1 milioni di abitanti di alcune delle diocesi cattoliche del Paese che sono state gravemente colpite dalla siccità. L’appello è rivolto a tutti gli arcivescovi, ai Superiosi religiosi del Kenya, all’Association of sisterhood of Kenya, alle commissioni ed istituzioni della Conferenza episcopale del Kenya e del Segretariato Cattolico del paese. Nel messaggio, ripreso dall’agenzia Fides dal Catholic Information Service for Africa, è scritto che "il Kenya si trova ad affrontare un periodo molto difficile a causa della siccità che ha colpito il Paese in seguito alle scarse piogge del 2010”. La situazione attuale, spiegano i vescovi, ha generato una conseguente carenza di prodotti alimentari, aumento dei prezzi, mancanza di acqua, di raccolti, migrazioni e conflitti, malnutrizione, assenza dei bambini dalle scuole, fame e morte. “Siamo tutti profondamente preoccupati a causa di questa crisi e delle sofferenze che stanno vivendo molti kenyoti. In questa situazione milioni di persone vulnerabili rischiano di perdere i propri mezzi di sussistenza.” I vescovi hanno invitato tutti ad unirsi in una grande iniziativa solidale di raccolta di generi alimentari e finanziamenti attraverso parrocchie, diocesi e altre strutture della Chiesa. Secondo il comunicato, le aree più gravemente colpite includono i pascoli al nord, nordest e quelli del sud (Maasai) come pure le famiglie dedite all’agricoltura che vivono nelle zone costiere e nel sud-est del Paese. (R.P.)

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    El Salvador: il presidente Obama renderà omaggio a mons. Romero

    ◊   Il presidente degli Stati Uniti d’America, Barak Obama, a conclusione del suo viaggio in America Latina, visiterà la tomba di mons. Oscar A. Romero il giorno prima del 31.mo anniversario della morte violenta dell’arcivescovo di San Salvador, che fu ucciso il 24 marzo 1980. L’attuale arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, nel darne notizia ha sottolineato che il Presidente Obama considera mons. Romero uno degli “eroi del nostro continente” e ritiene quindi che la visita sia “un evento mondiale”, di cui trarrà beneficio l'immagine stessa di mons. Romero. L'arcivescovo non considera infatti l’omaggio di Obama come un gesto politico e di parte, proprio perché la figura di mons. Romero ha assunto ormai una trascendenza mondiale. Il presidente Obama si recherà nella cripta che custodisce le spoglie del "Santo Romero de America", come è conosciuto in America Latina mons. Romero, nel contesto della sua visita ufficiale a San Salvador, il 22 e 23 marzo, durante la quale è in programma anche un incontro privato con il Presidente salvadoregno Mauricio Funes. La visita è parte di un viaggio che ha portato il Presidente Obama anche in Brasile e Cile. Nella nota riportata dall’agenzia Fides, mons. Escobar Alas conferma la sua presenza all'evento, come richiesto anche dall’ambasciata statunitense in El Salvador, ed ha manifestato il suo apprezzamento, perché è un onore che il Presidente degli Stati Uniti venga a visitare la tomba di mons. Romero, un combattente instancabile nella difesa dei diritti umani. Chiamato "La voce dei senza voce", per aver denunciato l'ingiustizia sociale, la repressione militare ed i crimini degli squadroni della morte, mons. Romero venne assassinato la sera del 24 marzo 1980, mentre celebrava la Santa Messa nell'ospedale La Divina Provvidenza a San Salvador. (R.P.)

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    Nicaragua: la Chiesa ricorda che c’è democrazia quando si rispetta la volontà popolare

    ◊   Il vescovo ausiliare della diocesi di Managua, mons. Silvio Baez Ortega, ha affermato che "una democrazia senza valori" può diventare "facilmente" un totalitarismo, nascosto o visibile. “In Nicaragua è necessario porre le basi per una reale democrazia, e questa democrazia si costruisce quando viene rispettata la volontà popolare, quando si sente la voce del popolo, quando non si cercano i propri interessi e si lascia da parte l'egoismo” ha detto il vescovo in alcune dichiarazioni fatte ad una televisione locale. "Secondo mons. Baez Ortega, il Nicaragua vive "tempi difficili" e la popolazione deve cercare di non scegliere la strada della violenza". “Penso che sia arrivato il momento per i nicaraguensi, di ricordare ciò che abbiamo detto noi vescovi: una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo mascherato o visibile, ed è quello che non vogliamo succeda in Nicaragua” ha aggiunto. I vescovi del Nicaragua vogliono il meglio per i cittadini "e crediamo che solo un sistema democratico pluralista in Nicaragua possa garantire lo sviluppo, il benessere, le cose migliori per i poveri e, soprattutto, la possibilità di governare nella pace e nella giustizia” ha detto ancora il vescovo. Sebbene la data delle prossime elezioni sia ancora lontana (il 6 novembre 2011) è già iniziata con molta decisione la campagna elettorale, contraddistinta dalla ricandidatura dell’attuale presidente Ortega, che va contro quanto stabilito dalla costituzione. I nicaraguensi dovranno eleggere un nuovo Presidente e un vice Presidente, 90 deputati dell'Assemblea nazionale e 20 per il Parlamento centroamericano. Sempre a nome della Chiesa cattolica, il coordinatore della Commissione della pastorale familiare dell'arcidiocesi di Managua, mons. Silvio Fonseca, ha avvertito che la violazione dell'articolo 147 della Costituzione politica, commessa dal capo dell'esecutivo, "porterà seri problemi per il Paese, perché il primo che deve dare l'esempio nel rispettare le leggi è proprio il Presidente della Repubblica". (R.P.)

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    Francia: la diocesi di Lione ricorderà il 15° anniversario del sequestro dei monaci di Tibhirine

    ◊   Verso le ore 1,30 di mercoledì 27 marzo 1996, sette monaci Trappisti francesi vennero rapiti dal loro convento di “Notre Dame de l’Atlas” a Tibhirine, nella circoscrizione di Medea, un centinaio di chilometri a sud-est di Algeri, da un gruppo di uomini armati. Giovedì 23 maggio la Radio marocchina “Meditarrenée internationale 1” (Medi 1) ricevette un comunicato in cui il Gia (Gruppi islamici armati) dichiarava di “aver tagliato la gola” ai sette monaci, perché le autorità di Parigi avrebbero rifiutato di negoziare un loro scambio con terroristi islamici detenuti nelle prigioni francesi. I nomi dei monaci: l’abate padre Christian Chergé, fr. Paul-Favre Miville, padre Christophe Le Breton, padre Celestin Ringeaud, fr. Michel Fleury, padre Bruno Lemarchand, fr. Luc Dochier. Per ricordare il 15° anniversario del rapimento dei monaci, l’arcidiocesi di Lione ha programmato per sabato 26 marzo, due momenti. Alle ore 22,15, nel cortile interno del collegio dei Lazzaristi, un tempo di raccoglimento cristiano-islamico guidato dall’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, da Kamel Kabtane, rettore della Grande Moschea di Lione, e da Azzedine Gaci, presidente del consiglio regionale del culto musulmano Rhône-Alpes. Quindi, a partire dalle ore 23, seguirà una notte di adorazione eucaristica nell’ambito del ritiro diocesano dedicato ai cristiani perseguitati e a tutti coloro che attraversano una prova. L’adorazione si terrà presso la cappella delle Suore di Gesù e Maria. (R.P.)

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    Quaresima: i francescani del Vietnam donano il sangue negli ospedali come segno di carità

    ◊   Alcuni religiosi francescani vietnamiti hanno donato il sangue per gli ospedali del Vietnam gestiti dallo Stato come segno di solidarietà e di carità vissuto nell’ambito della Quaresima. Ne dà notizia l’agenzia Ucan. Una sessantina di frati e novizi si sono offerti come volontari al centro di trasfusione presso il seminario francescano di Ho Chi Minh. Pietro Cao Huu Nghia, 20 anni, novizio, ha detto di aver donato il sangue per la seconda volta, avendo già vissuto questa esperienza, ma ha aggiunto che con questa seconda donazione ha voluto fare qualcosa di utile per le persone bisognose proprio in questo periodo di Quaresima. “Donare il sangue – ha affermato – significa salvare la vita della gente”. Il seminario francescano prepara alla filosofia e alla teologia 38 studenti francescani e 74 di altre congregazioni. (A.N.)

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    Vietnam: Quaresima, tempo di preghiera in ricordo dei martiri vietnamiti

    ◊   Due giorni di ricordo e preghiera sono stati organizzati in occasione della festa di san Giuseppe da un gruppo di volontari della diocesi di Hung Hoa. I fedeli hanno pregato e riflettuto sull’esempio offerto dai martiri vietnamiti di Sơn Tây City. Sơn Tây City, diocesi di Hưng Hóa, è a 42 chilometri da Hanoi. E’ la terra di “địa linh, nhân kiệt”, che vuol dire terra santa di persone eccezionali. La città - riferisce l'agenzia AsiaNews - conta 130 monumenti storici, reliquie religiose e la città vecchia. Qui, tra il 1837 e il 1860, 30 testimoni della fede cattolica furono uccisi, al tempo dei re, a Gò Sỏi e Năm mẫu Sơn Tây. Fino al 2004 c’era “il luogo del cippo di pietra”, all’interno di un’area di cinque ettari, Cột đá tại khu Năm mẫu, che ricordava il luogo dove i martiri furono decapitati. E’ stato eliminato, nell’ambito del piano per lo sviluppo dell’economia e del turismo, lanciato nel 1987 dalle autorità locali, sulla scelta dello sviluppo economico capitalistico orientato dal socialismo. Era un oggetto sacro molto caro ai cattolici, ma la Conferenza episcopale e il vescovo Vũ Hoang Chương hanno “sofferto” in silenzio per lo spostamento del Sacro cippo di pietra in un luogo non degno. “Ogni volta che ci recavamo sul posto – raccontano alcuni fedeli – pregavamo con i martiri. Il cippo è stato lì per più di duecento anni e il luogo mostrava che i martiri vietnamiti erano morti per la fede in modo illustre. Eravamo afflitti, ma non frustrati. I fedeli della diocesi volevano tenersi il Sacro cippo di pietra”, ma inaspettatamente il vescovo è rimasto in silenzio. Non abbiamo mai capito il perché”. In vietnamita, “il silenzio” indica accordo per l’azione di un’altra persona. (R.P.)

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    Nigeria: varata una nuova legge sulla libertà di stampa

    ◊   Il Parlamento della Nigeria, dopo lungo iter, ha varato la prima legge organica sulla libertà di stampa, al fine di garantire nel Paese africano un'informazione "libera, completa e trasparente". Il testo prevede che ogni cittadino abbia il diritto di accedere a qualunque informazione detenuta da governo, istituzioni pubbliche o anche private a partecipazione statale. L'unico limite è che tali informazioni non compromettano o ledano la sicurezza pubblica. Si tratta di una novità storica nei rapporti di comunicazione tra amministrazioni pubbliche e cittadini nigeriani. Finora, infatti, la circolazione di dati e informazioni detenute da istituzioni pubbliche era soggetta ad autorizzazione da parte della fonte. Autorizzazione sovente negata o impossibile da ottenere per complicazioni burocratiche o anche possibili interferenze politiche. La nuova legge sancisce il principio inverso: qualunque informazione deve poter circolare senza la necessità di autorizzazioni preventive. Tutto questo dovrà migliorare la comunicazione coi cittadini e soprattutto facilitare e tutelare il lavoro della stampa. I giornalisti avranno infatti il diritto di opporre il segreto professionale sulle loro fonti. La Nigeria si allinea dunque alle legislazioni più democratiche in materia di libertà di stampa, denotando la volontà concreta del governo di Abuja di voler ammodernare la Nigeria, accreditandola nel consesso internazionale. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Per la prima volta a Bressanone, in Italia, la plenaria dei vescovi austriaci

    ◊   Si tiene per la prima volta in Italia, a Bressanone, in Alto Adige, da oggi al 24 marzo, su invito del vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Karl Golser, l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale austriaca. Sotto la presidenza del cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, i vescovi affronteranno questioni riguardanti la società, lo Stato e la Chiesa; l’agenda comprende in particolare la discussione sui preparativi delle elezioni dei consigli pastorali parrocchiali, su disegni di legge attualmente in esame da parte degli organi politici e sulla attuazione delle misure concordate contro gli abusi in ambito ecclesiale. I lavori della plenaria iniziano oggi pomeriggio presso il Seminario maggiore di Bressanone e prevedono un momento liturgico pubblico, con la celebrazione eucaristica di domani sera nel duomo di Bressanone, alla quale è invitata tutta la comunità cattolica cittadina; a presiedere il rito sarà il cardinale Schönborn, che terrà anche l’omelia. Una conferenza stampa avrà luogo a Vienna, il 25 marzo, durante la quale il cardinale Schönborn informerà sugli esiti dell’incontro. (A cura di Marina Vitalini)

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    Papa in Calabria: il vescovo di Lamezia Terme scrive ai giovani

    ◊   “Ti scrivo per comunicarti una bella notizia: il 9 ottobre 2011 verrà a farci visita Papa Benedetto XVI. In una sua enciclica, egli descrive il Cristianesimo come l’Incontro con una persona, Gesù”: è quanto scrive mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, in una lettera ai giovani, ripresa dall'agenzia Sir, in preparazione alla visita del Papa in Calabria. L’evento – prosegue il vescovo - è “per tutti noi un’occasione importante ed è motivo di speranza per chi, come te, rappresenta ‘il volto giovane della Chiesa’. Ti chiedo di aiutarmi a preparare l’appuntamento col Santo Padre. Metti in campo le energie tipiche della tua età”. Nella missiva il vescovo afferma poi: “Conosco gli alti ideali dei giovani della tua età, l’amore per la nostra terra, il profondo senso di giustizia e di solidarietà, l’amore per la famiglia. Conosco anche le difficoltà della nostra terra, la difficoltà di trovare un lavoro, di una politica che stenta ad appassionarvi e a farvi partecipare alla costruzione del bene comune. Ma so che posso contare su di te, il Signore conta su di te”. Mons. Cantafora ha scritto anche ai bambini e ragazzi della diocesi chiedendo di pregare per questo appuntamento: “ho pensato di affidarti una preghiera, che è stata preparata per l’occasione: ti chiedo di pregarla ogni giorno. Sarebbe ancora più bello se a pregare con te ci fossero anche i tuoi genitori, i tuoi familiari, i tuoi compagni di classe e i tuoi amici del catechismo”. (R.P.)

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    Napoli: al via il mese della cultura nell'ambito del Giubileo voluto dal cardinale Sepe

    ◊   "Nessun rinnovamento sarà possibile senza ancorarlo ad una profonda base culturale, che richiede percorsi lunghi e non può certo essere esaurita, nell'arco di un anno ma si possono avviare, dei processi che siano in grado di trasformare il volto della città". Ne è convinto il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe che questa mattina ha dato il via al mese dedicato alla cultura nell'ambito del Giubileo per Napoli. Primo incontro con i rettori delle cinque Università presenti in città nella storica aula magna della Federico II per avviare insieme un percorso di riflessione sugli obiettivi della sfida educativa. Presenti: Massimo Marrelli, rettore della Federico II, Lida Viganoni, rettore dell’Orientale, Francesco Maria De Santis, rettore del Suor Orsola Benincasa, Claudio Quintano, rettore della Parthenope, Francesco Rossi, rettore della Seconda Università. Nel mese delle cultura, obiettivo è il coinvolgimento degli operatori della scuola e del mondo accademico per recuperare il senso della responsabilità educativa e il senso dell'appartenenza a Napoli, nel segno della lettera pastorale “Non chiudete le porte alla Speranza” con la quale a dicembre scorso l'arcivescovo ha indetto il Giubileo. Prossimo appuntamento domani pomeriggio alle 18 nel Museo diocesano con gli operatori e i responsabili della scuola e venerdì 25 marzo alle 10.00, al Palavesuvio, dove i veri protagonisti saranno i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di I grado che incontreranno il cardinale Sepe e Diego Bouché, direttore generale della scuola campana. (Da Napoli, Ersilia Gillio)

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    Fine vita: Mpv chiede una legge rapida contro i rischi di derive eutanasiche

    ◊   Si è chiusa ieri a Firenze l’Assemblea nazionale del Movimento per la Vita (Mpv). All’ordine del giorno l’approvazione di un documento riguardante la normativa sul fine vita. Il disegno di legge in materia, attualmente in discussione alla Camera, è ritenuto indispensabile per arginare la falla creata nell’ordinamento giuridico dagli interventi della Magistratura sul caso Eluana, che hanno di fatto indotto – sottolinea una nota del Mpv - una deriva eutanasica. Il Movimento chiede che la proposta di legge sia rapidamente approvata in via definitiva e che sia mantenuto il suo impianto normativo. In particolare viene posto l’accento su indisponibilità della vita umana, persistenza dei reati di omicidio del consenziente e istigazione/aiuto al suicidio, impossibilità di inserire nelle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento) una richiesta di non erogare o di sospendere le cure salvavita, la libera valutazione del medico in scienza e coscienza delle Dat, considerazione dell’alimentazione e idratazione come mezzi di sostegno vitali. All’assemblea del Movimento hanno partecipato, tra gli altri, mons. Giuseppe Betori arcivescovo di Firenze, Salvatore Martinez, presidente del movimento Rinnovamento nello Spirito, Giovanni Raimonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. (G.P.)

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    Annunciare il Vangelo al Centro commerciale di Orio al Serio: un’iniziativa dei Cappuccini

    ◊   Ogni luogo è adatto per portare il Vangelo agli uomini. Ne sono certi i Frati Cappuccini che a Orio al Serio (BG) hanno scelto di incontrare le persone - in particolare i ragazzi – all’Orio center, distribuendo copie del Vangelo, i dieci comandamenti “tradotti nel linguaggio giovanile”, e una sorta di test al computer per aiutarli a conoscere la propria posizione rispetto alla vita e quindi alla propria spiritualità. L’iniziativa non è passata inosservata, e molti ragazzi hanno scelto di fermarsi a parlare con loro e portarsi via una copia di Vangelo. Il cuore dell’iniziativa, hanno precisato i religiosi, è avere un’occasione con i giovanissimi, e soprattutto “dire che la risposta alle loro domande è Gesù”. Naso da clown e saio, fra Attilio ha accolto col sorriso quanti passavano vicino allo spazio allestito nel Centro commericiale, “perché - ha detto - anche se è difficile parlare ai giovani di religione per la visione superficiale che hanno della Chiesa, il bisogno di fede c’è ed è forte. Per questo abbiamo deciso di passare un pomeriggio al Centro commerciale, lieti di distribuire il Vangelo e le ‘Dieci parole di Dio per te’, un volantino che traduce i Comandamenti in linguaggio adatto ai giovani. Sono parole che fanno bene, indicazioni che Dio, come un Padre, dà ai suoi figli per il loro bene”. (A cura di Egidio Picucci)

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    Usa: i siti web superano i quotidiani cartacei nelle preferenze dei lettori per informarsi

    ◊   Lettori e ricavi pubblicitari dell’informazione online hanno superato per la prima volta quelli dei quotidiani tradizionali. Lo documenta l’ultimo rapporto sullo stato dei media americani del Pew Research Center. Il sorpasso è avvenuto negli Stati Unti, dove il 46% dei cittadini nel 2010 ha utilizzato prevalentemente siti web per informarsi, contro il 40% dei lettori di quotidiani cartacei o in versione digitale, rispetto al 52% di quattro anni addietro nel 2006. Ciò ha comportato negli ultimi 10 anni un taglio del 30% dei giornalisti nelle redazioni della carta stampata, il cui fatturato pubblicitario è sceso del 46% nell’arco di un quadriennio. “La rapida diffusione dei tablet e il successo degli smartphone hanno solo accentuato il fenomeno’’, ha commentato Tom Rosenstiel, direttore del Project for Excellence in Journalism del Pew Center. Intanto, mentre una trentina di quotidiani sono passati o stanno passando a un sistema a pagamento delle notizie online, solo l’1% degli utenti hanno scelto di pagare. La percentuale di persone che si informano sulla Rete è seconda solo alla Tv locale, che dal 1960 è la piattaforma più seguita negli Usa e che – ha ricordato Rosenstiel – era stata la principale responsabile della morte dei quotidiani della sera. (R.G.)

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    24 marzo: Giornata di lotta alla tubercolosi. Allarme in Europa per il ceppo multi resistente

    ◊   Aumentare gli sforzi per debellare una malattia che ancora oggi causa la morte di milioni di persone all'anno. Con questo obiettivo verrà celebrata giovedì prossimo 24 marzo la Giornata mondiale per la lotta alla Tubercolosi, nello stesso giorno del 1882, in cui il dottor Robert Koch annunciò di aver scoperto la causa della Tbc. In vista della Giornata di sensibilizzazione, il Centro europeo di prevenzione e controllo (Ecdc) e l’Ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lanciano allarme particolare sulla diffusione della Tbc nei bambini e sul ceppo multi-resistente della malattia. Secondo quando riportato dall’ultimo Rapporto ''Tuberculosis surveillance in Europe'', elaborato dall'Ecdc e dall'Oms-Europa, la Tbc multi resistente (Mdr-Tb) si manifesta a livello mondiale con maggiore incidenza proprio in Europa, mentre preoccupa fortemente la diffusione della malattia nei bambini: negli ultimi dieci anni sono stati notificati nei Paesi europei quasi 40 mila casi, oltre 3 mila 300 solo nel 2009. Per questo si stanno mettendo in atto azioni congiunte tra i due organismi per sviluppare un Piano regionale per la Mdr-Tb e per affrontare i problemi di prevenzione e controllo della Tbc nei bambini. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ore decisive in Yemen: defezioni di massa nell’esercito, il capo della principale tribù con i rivoltosi

    ◊   In Yemen defezioni in massa ai vertici dell’esercito mentre il capo della principale tribù del Paese invita il presidente a fare un passo indietro. E dopo quello in Siria, anche l'ambasciatore dello Yemen in Arabia Saudita ha annunciato di unirsi alla contestazione contro il presidente Ali Abdallah Saleh. Il servizio di Fausta Speranza:

    Decine e decine di ufficiali di tutti i gradi dell'esercito yemenita oltre a numerosi soldati di truppa annunciano pubblicamente la loro defezione e poco dopo il capo della potente confederazione tribale Hashed, lo sheikh Sadek al-Ahmar, annuncia, a nome di tutti i membri della sua tribù, l’adesione alla rivoluzione. Dunque la piazza dell'Università a Sanaa, dov'è raccolto il sit-in permanente per la rivolta contro il presidente, davvero si riempie. L’invito diventa corale per il presidente Saleh, al potere da 32 anni: il capo tribù in particolare gli chiede di farsi da parte e di evitare lo spargimento di sangue. Dopo i combattimenti ieri nel nord dello Yemen tra esercito e ribelli sciiti zaiditi che avevano causato almeno 20 morti, stamattina dopo ore di calma apparente è giunto l'annuncio della defezione di uno dei principali capi militari. Nel giro di due ore l’annuncio della scelta di almeno 60 ufficiali di unirsi alla piazza. Ma ascoltiamo cosa ci riferisce da Sanaa, Alessandro Guarino che in Yemen guida la missione dell’organizzazione umanitaria Intersos. Innanzitutto gli chiediamo l’atmosfera che si respira per le strade di Sanaa:

    R. – Io sono a Sanaa in questo momento e la situazione, già da stamattina, è di crescente tensione. In questo momento, noi, per motivi di sicurezza, vista la tensione, evitiamo di andare in giro, ma parlando con i colleghi del posto si respira un’atmosfera di forte tensione per tutto quello che sta accadendo.

    D. – Proprio in queste ore vertici militari, ma anche il capo tribù, hanno annunciato di aderire alla rivoluzione. Tu hai queste notizie dalla gente o dai media internazionali?

    R. – Soprattutto dai media internazionali, anche se alcune di queste notizie sono arrivate tramite amici e colleghi yemeniti che abitano qui.

    D. – Ci sono stati 20 morti negli scontri tra ribelli ed esercito e questo deve aver colpito anche la popolazione...

    R. – Venerdì sera ci sono stati scontri molto violenti tra manifestanti e forze di polizia e ieri ci sono stati i funerali di parte delle vittime. Devo dire che si vede che questo ha lasciato un segno nella gente.

    D. – Che cosa ti sembra di percepire a Sanaa: più angoscia o più speranza?

    R. – Fino alla settimana scorsa c’era un’atmosfera quasi allegra - direi - di speranza, invece da quello che è successo venerdì scorso, l’umore è cambiato e c’è una forte preoccupazione per quello che potrebbe succedere.

    D. – Il capo tribù ha invitato il presidente ad uscire di scena con onore e senza spargimento di sangue. Secondo te è possibile una fase di questo genere, così indolore?

    R. – Io sinceramente non so dire se sia possibile. Sicuramente è quello che si augurano tutti, a dire il vero, per evitare che il Paese possa poi trovarsi ad affrontare una situazione molto, molto critica come è già successo in passato. Purtroppo, nella sua storia, lo Yemen non sarebbe nuovo ad eventi e conflitti interni anche molto violenti.(ap)

    Manifestazioni nel sud della Siria
    Migliaia di persone stanno manifestando a Deraa, nel sud del Paese, constatano le agenzie Afp e Reuters. I manifestanti protestano per l'uccisione di cinque civili nelle dimostrazioni sedate con la forza dalla polizia e dall'esercito. Stamani, l’Organizzazione nazionale per la difesa dei diritti umani in Siria (Ondus) ha denunciato che quattro giovani studenti siriani sono stati arrestati nei pressi di Damasco per aver scritto slogan proibiti sui muri della loro aula scolastica e che non si hanno ancora conferme del rilascio, annunciato ieri dal governo di Damasco, dei circa 20 bambini, di età compresa tra gli otto e i dieci anni, arrestati alla fine di febbraio a Daraa, perchè sorpresi durante la ricreazione a scandire gli slogan delle rivolte in corso nel mondo arabo.

    Il sovrano del Bahrein parla di complotto straniero fallito nel Paese
    In Bahrein il sovrano, re bin Isa Al Khalifa, ha affermato che un complotto straniero contro il suo Paese “è fallito” e ha ringraziato le forze messe a disposizione dai Paesi vicini per contrastare i crescenti disordini dopo settimane di proteste.

    Ancora disordini e morti a Karachi per scontri tra gruppi politici rivali
    Almeno 14 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore in diverse sparatorie a Karachi, la più grande metropoli pachistana, dove non si ferma la violenza tra gruppi politici rivali. Intanto, nel Pakistan meridionale, dopo il ritrovamento di nuovi corpi senza vita da parte dei soccorritori, è salito ad almeno 45 il bilancio delle vittime dell'incidente avvenuto in una miniera di carbone del Baluchistan. Al momento dell'incidente, oltre 50 operai erano al lavoro a 1.200 metri di profondità nella miniera che sorge nei pressi del capoluogo Quetta e che appartiene a una società statale.

    Episodi di violenza tra palestinesi e coloni
    Un giovane palestinese di 25 anni è stato aggredito e accoltellato oggi non lontano da Hebron, in Cisgiordania (Territori palestinesi occupati), in un agguato che la polizia israeliana ritiene “di stampo nazionalista” e quindi riconducibile all'ala ultrà del movimento dei coloni. Dopo qualche ora due palestinesi sono stati feriti dagli spari di un colono israeliano trovatosi in pericolo di vita dopo che la sua automobile era stata attaccata a sassate da dimostranti presso il villaggio arabo di Beit Umar, nella provincia di Hebron (Cisgiordania).

    Amministrative francesi: socialisti in testa, netta affermazione dell’estrema destra
    Nelle cantonali, le elezioni amministrative francesi equivalenti alle provinciali, in testa i socialisti e netta affermazione dell’estrema destra mentre la destra di governo conferma l’annunciata sconfitta. Secondo le prime proiezioni, in testa i socialisti con il 25%, seguiti dall'Ump del presidente Nicolas Sarkozy con il 16% e dal Fronte nazionale che lo tallona con quasi il 14%. Pochi dei 21,4 milioni di elettori chiamati a votare per rinnovare a metà le assemblee dei dipartimenti, una consultazione che dopo la riforma territoriale non esisterà più, si sono recati alle urne. L'astensionismo è attorno al 56%, una cifra record, e l'unica a gioire è la neopresidente del Fronte nazionale e figlia del fondatore Jean-Marie Le Pen, che parla di successo “storico” e invita i francesi ad amplificare quello che ormai è da tutti definito “effetto bleu-Marine”. I sondaggi che da mesi danno Sarkozy ai minimi storici e il suo partito fortemente penalizzato dagli elettori, sono stati confermati dal voto. In testa, sempre il Partito socialista.

    In Sassonia-Anhalt, la Cdu della Merkel perde terreno ma resta il partito più forte
    La Cdu della cancelliera Angela Merkel ha perso terreno nella Sassonia-Anhalt (nordest), dove ieri si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento, ma si è comunque confermato il partito più forte della regione dell'ex Germania dell'Est, dove probabilmente si va adesso verso una Grande Coalizione bis con i socialdemocratici della Spd. I conservatori del Land hanno ottenuto, secondo i primi exit poll, il 32,9% dei voti, pari a 3,3 punti in meno rispetto al 36,2% delle elezioni precedenti, nel marzo 2006. Un risultato, questo, che sommato al 21,5% messo a segno dalla Spd (21,4% nel 2006) dà all'attuale coalizione di governo la maggioranza del 54,4% (57,6% nel 2005). Per il partito della Merkel, tuttavia, si tratta pur sempre di una battuta d'arresto, che segue la pesante sconfitta del 20 febbraio scorso nella città-Land di Amburgo (nord), dove governava insieme ai Verdi e dove è stata spazzata via dopo 10 anni dalla Spd. Le elezioni odierne, quindi, anche se meno importanti di quelle di domenica prossima nel Baden-Wuerttemberg (sud), confermano il momento negativo per i conservatori tedeschi.

    Ad Haiti il secondo voto presidenziale: i risultati del ballottaggio tra 10 giorni
    Ballottaggio per le presidenziali ieri ad Haiti, un voto col quale il Paese caraibico cerca di tornare alla normalità dopo il devastante terremoto dell’anno scorso e la conseguente epidemia di colera. Candidati per la più alta carica dello Stato, l'ex first lady Mirlande Manigat e il popolare cantante Michel Martelly. L'esito preliminare del voto sarà annunciato il 31 marzo, quello definitivo il 16 aprile. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    Ultimo atto elettorale ieri ad Haiti, ma per i risultati ci vorranno ancora vari giorni: il 31 marzo, quelli provvisori, il 16 aprile, i definitivi. Ancora un periodo di attesa, quindi, per sapere se a guidare il Paese più povero dell’America Latina sarà l’ex prima dama, Mirlande Manigat, o Michel Martelly, un popolare cantante di rap: i due candidati più votati al controverso primo turno. Il ballottaggio si è svolto in un clima di relativa calma, ma con alcuni incidenti: il bilancio è di due morti in diversi episodi. Numerosi gli osservatori internazionali e rigorosi i controlli del Consiglio elettorale. Gli ultimi sondaggi attribuiscono al populista Martelly un leggero vantaggio sulla più moderata conservatrice rivale che si era imposta al primo turno. Pesantissima la sfida per il vincitore: dovrà affrontare la ricostruzione delle regioni devastate dal terremoto dell’anno scorso, controllare l’epidemia di colera e lottare contro l’estrema povertà nella quale è sommersa la maggior parte della popolazione, tutto questo in un clima di caos, confusione politica dal quale Haiti non riesce ad emergere. La comunità internazionale è preoccupata: lo hanno ricordato a New York il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dal Brasile, prima tappa del sua visita in America Latina, Barack Obama. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 80

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.