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Sommario del 31/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il viaggio di Benedetto XVI in Croazia. Padre Lombardi: una visita nel segno delle famiglie e del Beato Stepinac
  • I cardinali Sandri, Sardi e Béchara Raï nominati dal Papa membri del Tribunale della Segnatura Apostolica
  • Conclusione del mese mariano: il Papa si recherà stasera nella Grotta di Nostra Signora di Lourdes nei Giardini Vaticani
  • Benedetto XVI: lo sviluppo della musica sacra deve essere fedele alla tradizione e dare dignità alla liturgia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia, al centrosinistra i ballottaggi di Milano e Napoli. Berlusconi e Bossi, confronto sulle riforme
  • Afghanistan: l'impegno dei militari per la ricostruzione, nonostante gli attacchi dei talebani
  • Incontro a Roma della Rete antitratta "Talitha Kum". Suor Bonetti: quasi 3 milioni i nuovi schiavi
  • L'arma dello stupro nei conflitti in Africa, crimine odioso e spesso impunito. Ne parla il libro-denuncia di Pauline Aweto
  • Chiesa e Società

  • Iraq: a Kirkuk cristiani e musulmani uniti pregano la Madonna per la pace nel Paese
  • Nuova uccisione tra i cristiani-ortodossi a Mosul in Irak. Rinnovato clima di paura
  • Bruxelles: incontro tra vertici dell’Unione Europea e delegati delle religioni nei Paesi dell’Ue
  • Messaggio Onu per la Giornata mondiale senza tabacco: salviamo un miliardo di possibili vittime
  • Brazzaville: capi di Stato e governo riuniti in Congo, per tutelare le foreste tropicali
  • Costa d'Avorio: il vescovo di Man chiede una sistemazione per i 27 mila sfollati di Douékoué
  • Etiopia: milioni di bambini costretti ad abbandonare la propria casa per la violenza dei conflitti
  • Congo-Brazzaville: i vescovi esortano i fedeli laici a essere testimoni della fede cristiana
  • Usa: inizia oggi la Missione Mariana del Rosario per accompagnare la Madonna di Pompei
  • Usa: le diocesi si preparano a celebrare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI
  • Australia: Settimana della Riconciliazione nazionale con gli aborigeni
  • Vietnam: i cattolici pregano la Madonna per la libertà religiosa in Cina
  • Cina: collocata la croce sulla nuova chiesa di Nan Yi Dian dedicata all’Ausiliatrice
  • India: cristiani e minoranze nel Madhya Pradesh contro l' "induizzazione" del sistema scolastico
  • Indonesia: gruppo cattolico in prima fila nell’assistenza alle popolazioni disagiate
  • La Chiesa cattolica vietnamita è pronta a impegnarsi nel campo educativo
  • Sri Lanka: scuole di religione in carcere per aiutare la riabilitazione dei detenuti
  • Austria-Repubblica Ceca: grande successo per la “Lunga notte delle chiese”
  • Serbia: per mons. Laszlo la cattura di Mladic contribuirà alla riconciliazione nell'ex Jugoslavia
  • Gmg 2011: il 21 agosto una partita di calcio con ex giocatori di tutto il mondo
  • Tornare a crescere: l’indicazione del governatore di Bankitalia nella sua relazione annuale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora uccisioni da parte delle forze dell’ordine in Yemen: la denuncia dell’ONU e la condanna dell’Ue
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il viaggio di Benedetto XVI in Croazia. Padre Lombardi: una visita nel segno delle famiglie e del Beato Stepinac

    ◊   In Croazia, fervono i preparativi per la visita del Papa in programma il 4 e 5 giugno prossimi. Il 19.mo viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI avverrà in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate e avrà per motto “Insieme in Cristo”. Sul significato e i momenti salienti della visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto stamani un briefing, seguito per noi da Alessandro Gisotti:

    Una visita di due giorni, intensa e ricca di momenti spirituali ma anche di dialogo con le diverse realtà sociali e culturali della Croazia. Padre Federico Lombardi ha innanzitutto ricordato che, se Benedetto XVI visita la terra croata per la prima volta, Joseph Ratzinger era già stato in questo Paese due volte da cardinale. Quindi, si è soffermato sul contesto sociopolitico in cui avviene il viaggio: ricorre quest’anno il 20.mo anniversario dell’indipendenza della Croazia, che ora attende con fiducia l’integrazione nell’Unione Europea:

    “Ci saranno certamente dei riferimenti alla cultura, alla tradizione, all’identità del popolo croato e le sue attese nella prospettiva dell’inserimento nell’Unione europea”.

    Il direttore della Sala Stampa ha dunque illustrato i momenti salienti del viaggio. Sabato 4 giugno, dopo la tradizionale cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Zagabria, il Pontefice si recherà al Palazzo presidenziale dove avrà un colloquio con il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic, legato al Pontefice da un grande amore per la musica classica. Nel pomeriggio, due gli eventi di grande rilievo: al Teatro nazionale croato, l'incontro con gli esponenti della società civile, della cultura e i leader religiosi; la sera, nella Piazza centrale di Zagabria, la Veglia di preghiera con i giovani. All’evento, sono attese circa 50 mila persone. La domenica mattina, il momento culminante del viaggio con la grande Messa che il Papa celebrerà nell’ippodromo di Zagabria in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate. Attese 300 mila persone. Nel pomeriggio, poi, il Papa si recherà nella Cattedrale cittadina per recitare i Vespri e raccogliersi in preghiera dinnanzi alla tomba del Beato Stepinac, difensore della libertà religiosa contro la dittatura comunista:

    “Grande pastore della Chiesa croata, vescovo e martire, è morto in conseguenza delle malattie contratte durante la prigionia, quindi è considerato martire. Certamente, è un po’ la figura dominante nel clima di questo incontro”.

    Dopo una visita al cardinale arcivescovo di Zagabria, Bozanic, il Papa si recherà in aeroporto per far ritorno a Roma. Tutti i discorsi del Papa, ha spiegato padre Lombardi, saranno pronunciati in italiano, intercalati dalla lettura di una traduzione in lingua croata. Non mancheranno tuttavia alcuni passaggi letti direttamente in croato dal Santo Padre. Al seguito del Papa, ha osservato padre Lombardi, ci saranno anche il cardinale Antonelli, presidente del dicastero per la Famiglia e mons. Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, di nazionalità croata.

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    I cardinali Sandri, Sardi e Béchara Raï nominati dal Papa membri del Tribunale della Segnatura Apostolica

    ◊   Benedetto XVI ha nominato membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica i cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Paolo Sardi, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti.


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    Conclusione del mese mariano: il Papa si recherà stasera nella Grotta di Nostra Signora di Lourdes nei Giardini Vaticani

    ◊   Il mese di maggio, dedicato a Maria, si concluderà questa sera, alla presenza del Papa, con la processione e la recita del Santo Rosario nei Giardini Vaticani. Benedetto XVI raggiungerà la Grotta di Nostra Signora di Lourdes al termine della liturgia della Parola, presieduta dal cardinale Angelo Comastri vicario del Papa per la Città del Vaticano, e impartirà la benedizione apostolica. Il sigillo di questo mese mariano è rappresentato dall’odierna Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria che, portando in grembo Gesù appena concepito, si reca dall’anziana cugina Elisabetta, giunta al sesto mese di gravidanza. Nel suo magistero, Benedetto XVI si è soffermato più volte su questo episodio, narrato nel Vangelo di Luca. Amedeo Lomonaco ricorda in questo servizio alcune riflessioni del Papa sulla Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta:

    (Cantico Magnificat)

    L’incontro di una donna sterile e di una giovane Vergine, divenute madri per straordinario intervento divino, è pervaso dalla gioia dello Spirito Santo e trova la sua espressione nel ‘Magnificat’, il cantico della Vergine che “esalta le meraviglie di Dio nella storia della salvezza”:

    “Il Magnificat non è il cantico di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre 'il vento in poppa'; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno”. (11 febbraio 2010, omelia nella Memoria della Beata Vergine di Lourdes)

    Elisabetta è il simbolo di tante persone anziane e malate. Maria, partita per andare ad aiutare l’anziana cugina, è icona della Chiesa missionaria, chiamata a portare e a testimoniare nel mondo la luce del Verbo incarnato:

    “Nel sostegno offerto da Maria a questa parente che vive, in età avanzata, una situazione delicata come la gravidanza, vediamo prefigurata tutta l’azione della Chiesa a sostegno della vita bisognosa di cura”. (11 febbraio 2010)

    Maria, che porta in grembo Gesù appena concepito, è anche il Tabernacolo vivente del Dio fatto carne. La Vergine “vede” con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia:

    "Per questo è Beata, perché ha creduto: per la fede, infatti, ha accolto la Parola del Signore e ha concepito il Verbo incarnato. La sua fede Le ha fatto vedere che i troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade”. (31 maggio 2008, celebrazione a conclusione del mese mariano)

    Dove giunge Maria è presente Gesù: “Chi apre il suo cuore alla Madre incontra ed accoglie il Figlio ed è invaso dalla sua gioia”.

    (Cantico Magnificat)

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    Benedetto XVI: lo sviluppo della musica sacra deve essere fedele alla tradizione e dare dignità alla liturgia

    ◊   È la Chiesa “l’autentico soggetto” della liturgia e, in questo senso, la musica sacra deve riuscire a coinvolgere l’assemblea, restituendo il senso “della preghiera, della dignità e della bellezza” di una celebrazione. Lo afferma Benedetto XVI in un passaggio della lettera inviata al cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in occasione dei 100 anni di fondazione del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Al giorno d’oggi potrebbe essere la musica pop a influenzare negativamente quella liturgica. Un secolo fa era erano le arie d’opera e Pio X decise che la musica sacra non poteva essere terreno di conquista per partiture musicali inadatte a esprimere lo stretto legame tra le note e il senso del divino di una liturgia. Per questo – ricorda Benedetto XVI nella sua lettera – Pio X fondò nel 1911 la Scuola Superiore di Musica Sacra, elevata 20 anni dopo al rango di Pontificio Istituto da Pio XI. Il senso della “profonda riforma” innescata da Papa Sarto, spiega ancora Benedetto XVI, va rintracciato nel bisogno di avere nella Chiesa un “centro di studio e di insegnamento” in grado di trasmettere a compositori, maestri di cappella e liturgisti “le linee indicate dal Sommo Pontefice”, in modo “fedele e qualificato”.

    Benedetto XVI dà risalto nella lettera a un aspetto da lui ritenuto “particolarmente caro”, ovvero che oggi, “pur nella naturale evoluzione”, è possibile riscontrare “la sostanziale continuità del Magistero sulla musica sacra nella Liturgia”. In tempi recenti, Paolo VI e Giovanni Paolo II – scrive il Papa – hanno voluto ribadire “il fine della musica sacra” e i “criteri fondamentali della tradizione”: il “senso della preghiera, della dignità e della bellezza; la piena aderenza ai testi e ai gesti liturgici; il coinvolgimento dell’assemblea e, quindi, il legittimo adattamento alla cultura locale, conservando, al tempo stesso, l’universalità del linguaggio; il primato – ha proseguito – del canto gregoriano, quale supremo modello di musica sacra, e la sapiente valorizzazione delle altre forme espressive, che fanno parte del patrimonio storico-liturgico della Chiesa, specialmente, ma non solo, la polifonia; l’importanza della schola cantorum, in particolare nelle chiese cattedrali”.

    Tuttavia, ha detto a un certo punto il Pontefice, “dobbiamo sempre chiederci nuovamente: chi è l’autentico soggetto della Liturgia? La risposta è semplice: la Chiesa”. Non è – ha detto con chiarezza – il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività”. La Liturgia, sottolinea Benedetto XVI, “vive di un corretto e costante rapporto” tra la sana tradizione e un legittimo sviluppo, e dunque anche la musica sacra. Tenendo sempre ben presente, conclude, “che questi due concetti - che i Padri conciliari chiaramente sottolineavano - si integrano a vicenda perché la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del cardinale Lluis Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona, dal titolo "Il segno di Dio nel cuore della metropoli".

    Acqua sporca per un sesto del mondo: in rilievo, nell'informazione internazionale, il mancato accesso alle risorse idriche quale minaccia per la salute di milioni di persone.

    Nella liturgia c'è la voce della Chiesa: in cultura, lettera di Benedetto XVI per il centenario del Pontificio istituto di musica sacra, con stralci della conferenza di Philippe Dupont sulle origini dello stile di Solesmes.

    Come un cane da caccia impazzito dietro a un mucchio di selvaggina: l'introduzione di Paolo Vian al volume "Via San Calepodio. Lettere di Marie-Dominique Chenu a Vittorio Peri" con due estratti della corrispondenza.

    Copiando il malcostume di sentirsi furbi: Giulia Galeotti recensisce un saggio di Marcello Dei su una pratica in voga nelle scuole italiane.

    Perché per così poco?: sul "Corriere della Sera" una lettura economica del tradimento di Giuda.

    La fede è uno sguardo da imparare: nell'informazione religiosa, la prefazione di Julian Carron al libro di Francesco Ventorino "Ministero della bellezza. Il sacerdozio cattolico".

    Ascolto e dialogo: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori all'arcivescovo Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

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    Oggi in Primo Piano



    Italia, al centrosinistra i ballottaggi di Milano e Napoli. Berlusconi e Bossi, confronto sulle riforme

    ◊   Politica italiana in fibrillazione dopo i ballottaggi per le amministrative che hanno registrato una nettissima affermazione del centrosinistra, che tra l’altro conquista con Pisapia e De Magistris i comuni di Milano e Napoli. Berlusconi ammette la sconfitta, ma rilancia l’azione di governo. Il servizio è di Giampiero Guadagni:

    E’ finita con le telefonate di congratulazioni degli sconfitti una campagna elettorale dai toni ruvidi ed esasperati. Il gesto di Letizia Moratti e Gianni Lettieri nei confronti dei nuovi sindaci di Milano e Napoli, Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris, potrebbe segnare l’inizio di un clima politico nuovo, facilitato peraltro dal risultato nettissimo emerso dai ballottaggi nelle due città. Ma il centrosinistra ha vinto anche a Trieste e Cagliari e conquistato alcune roccaforti leghiste come Novara e Mantova. Per il centrodestra dunque una sconfitta dirompente. Che costringe ad una riflessione profonda. Il Pdl pensa ad una ristrutturazione interna con un coordinatore unico, probabilmente il ministro della Giustizia, Alfano. Ma soprattutto c’è la necessità di rilanciare l’alleanza con la Lega e contestualmente l’azione di Governo.

    Berlusconi e Bossi sembrano d’accordo sulla necessità di accelerare sulla strada delle riforme, a partire dal fisco, dal federalismo e anche da un piano per il sud. Molto importante sarà in questo senso il ruolo del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Ma per le opposizioni l’asse Pdl-Lega ormai è finito e la maggioranza non esiste più. Pd, Italia dei Valori e Terzo polo insistono sulla necessità di aprire una pagina nuova che parta dalle dimissioni del presidente del consiglio e conduca ad elezioni anticipate. In mezzo, afferma il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, occorre una riforma della legge elettorale. Bersani pensa ad una alternativa politica con un centrosinistra unito che non chiuda le porte a chi guarda oltre il berlusconismo. Messaggio diretto al Terzo Polo. Ma "Futuro e Libertà" vuole costruire un centrodestra senza Berlusconi. Una stagione archiviata, dice il presidente della camera Fini. E l’Udc intende lavorare all’unità dei moderati. Insomma, il risultato delle amministrative è molto chiaro, meno lo scenario politico che ne deriva.

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    Afghanistan: l'impegno dei militari per la ricostruzione, nonostante gli attacchi dei talebani

    ◊   In Italia è in pieno svolgimento il dibattito sulla presenza militare in Afghanistan, dopo l’attentato, rivendicato dai talebani, al contingente italiano a difesa del Gruppo per la Ricostruzione Provinciale di Herat (Prt). Cinque i militari feriti. Per una riflessione su questo attacco all’interno della strategia talebana, Fabio Colagrande ha intervistato Marco Lombardi, docente di sociologia presso l’Università Cattolica di Milano e coordinatore del progetto dell’ateneo proprio ad Herat, in Afghanistan:

    R. – Quello che i talebani stanno cercando di fare in questo momento è interferire con un processo di pacificazione. Un processo nel quale l’Italia e tutte le altre forze sono impegnate. Ci aspettavamo una ripresa delle ostilità, come sempre accade in estate, ma forse non ci si aspettava un attacco così forte ad Herat, anche se "era nell’aria".

    D. – Potremmo dire che questi eventi sono la dimostrazione che l’azione di pacificazione in quell’area è efficace?

    R. – In un certo senso sì. Quello che dobbiamo fare in questo momento in Afghanistan - e che il Prt sta facendo - è far germogliare il seme dello sviluppo tra gli afgani. Il Prt ha costruito quasi 70 scuole. Andare a scuola, oggi, in Afghanistan, è l’effetto più dirompente che si può avere nei confronti dei talebani ed è la ragione per cui noi della "Cattolica" lavoriamo con il Prt: loro costruiscono le scuole e noi costruiamo i maestri.

    D. – Il Prt, lei lo ha già anticipato, è una struttura mista, civile e militare, impegnata nello sviluppo di opere, scuole, strade e progetti di infrastruttura. E’ gestito dal 132.mo Reggimento Artiglieria Terrestre della Brigata Ariete di Maniago, in provincia di Pordenone, ed è comandato dal colonnello Paolo Pomella. Lei conosce come lavora questo Prt?

    R. – Al Prt si succedono ogni sei mesi delle diverse truppe a presiederlo. Il loro lavoro, in termini di continuità, è sempre stato quello di costruire infrastrutture – scuole e case – insieme agli esperti del Ministero degli Affari Esteri o ad altri esperti, come l’Università "Cattolica". E’ davvero un enorme successo. I medici del Prt aiutano le donne, le visitano. Inoltre, il Prt ha aiutato a costruire l’ospedale pediatrico, lavora al Governor Centre, dove si trovano le donne afgane che si immolano, bruciandosi, per protestare rispetto alle violenze che subiscono. Quindi il Prt, nella forma militare, è comunque impegnato nella promozione della società civile afgana e questo dà molto fastidio.

    D. – La città di Herat fa parte di un gruppo di sette province e località la cui sicurezza passerà, a luglio, dalla coalizione internazionale ad esercito e polizia afghani. Dal suo punto di vista, come osservatore, come vede questa transizione?

    R. – Difficile ma necessaria, se vogliamo sintetizzare, nel senso che è fondamentale che ormai le istituzioni afgane prendano in mano le redini del Paese e questo comporterà dei rischi. L’affiancamento c’è stato, continuerà ad esserci ma la transizione è cominciata. Certo è che quanto accaduto è una pesantissima sfida, anche se, per quanto ne sappiamo, i primi a farne le spese sono stati proprio la polizia e i militari afghani, che normalmente fanno da "cordone" e presiedono esternamente il nostro Prt. (vv)

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    Incontro a Roma della Rete antitratta "Talitha Kum". Suor Bonetti: quasi 3 milioni i nuovi schiavi

    ◊   Nel mondo, più di due milioni di persone ogni anno sono vittime delle nuove schiavitù. Un fenomeno che presenta diversi volti e che segue itinerari geografici internazionali. Per questo le delegate nazionali e regionali di "Talitha Kum", la Rete internazionale della Vita Consacrata contro il traffico di persone, sono riunite a Roma in una tre giorni di denunce, proposte e coordinamento delle attività future. Il servizio di Irene Pugliese:

    Milioni di persone ogni anno sono sfruttate, reclutate, imprigionate e in alcuni casi trasferite in altri Paesi contro la propria volontà. E’ la tratta, il commercio del corpo umano, un fenomeno in crescita, difficile da combattere, come denuncia suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio tratta donne e minori dell’Unione superiore maggiori d’Italia:

    “Ogni anno sono due milioni e 700 mila le persone vittime del traffico: l’80 per cento sono soprattutto donne e minori che vengono da Paesi poveri, che vengono presi, trasportati, usati, venduti, comprati e questa è veramente una nuova forma di schiavitù”.

    Non è facile stabilire una mappatura geografica e combattere il fenomeno. Secondo le Nazioni Unite la piaga è transnazionale e riguarda non solo donne, ma anche uomini e minori. L’International Labour Organization afferma che il maggior Paese di origine della schiavitù è l’Asia, con un milione 400 mila persone sfruttate, seguita da America latina, Africa del Nord e Paesi subsahariani. Un fenomeno che presenta diversi volti, ricorda suor Bonetti:

    “C’è la schiavitù per il lavoro, c’è la schiavitù per il matrimonio; c’è la schiavitù dell’accattonaggio, la schiavitù degli organi, dei bambini soldato. Ma c’è anche la schiavitù della prostituzione, che è la più terribile che ci possa essere perché svuota la persona dei suoi valori, della sua dignità, della sua vita e del suo essere”.

    Realtà diverse, dunque, a seconda del Paese dove si manifestano, diverse le cause. Nell’Africa centrale conflitti armati, l’instabilità sociopolitica, l’estrema povertà, portano soprattutto i giovani a cadere nella maglia dei trafficanti. Il sudest asiatico è un esempio di Paese di origine, transito e destinazione per il commercio umano. In Europa, a preoccupare sono le zone dell’est, un’altra area di origine dello sfruttamento, in particolare per quanto riguarda la prostituzione. Povertà, instabilità politica e ignoranza, dunque, alla base del fenomeno, ma senza richiesta non ci sarebbe sviluppo e la domanda proviene soprattutto dai Paesi ricchi, in particolare il mercato del sesso domina incontrastato ovunque. I poli di questo traffico possono essere Manila e Nairobi come New York e Parigi. Ma tutto questo come si combatte? Ancora suor Bonetti:

    “C’è una grande necessità di formazione, di informazione a tutti i livelli. Tutti abbiamo delle responsabilità: dal governo, alla Chiesa, alle scuole, alle famiglie, ai mezzi di comunicazione; dovremmo lavorare molto nelle scuole, con i nostri giovani, per aiutare a capire che la dignità di una persona non la puoi comprare”.

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    L'arma dello stupro nei conflitti in Africa, crimine odioso e spesso impunito. Ne parla il libro-denuncia di Pauline Aweto

    ◊   Un’analisi sulle cause e le responsabilità delle violenze subite dalle donne africane in situazioni di guerra. È la denuncia del volume “Wartime Rape: African values at Crossroads”, della dottoressa Pauline Aweto, presentato ieri nella sede della nostra emittente. Il libro, in lingua inglese, sarà disponibile in cambio di un’offerta libera presso la Libreria leonina a Roma. Il servizio di Michele Raviart:

    In situazioni di conflitto, il tessuto sociale viene lacerato e a fare le spese delle violenze sono le fasce sociali più esposte. L’Africa non fa eccezione, come viene messo in evidenza in questo studio sull’uso sistematico della violenza sessuale sulle donne in tempo di guerra. Un fenomeno diffuso e sostanzialmente impunito, che ha raggiunto il suo apice durante il genocidio in Rwanda, con oltre duecentomila casi di stupro accertati. La dottoressa Pauline Aweto, autrice del volume:

    “In tutte le culture c’è stato sempre lo stupro come arma di guerra. Quello africano diventa una cosa molto più pensante, perché ci sono degli elementi che rendono ancora più difficile l’esperienza delle donne stuprate durante la guerra: il livello della brutalità. Le donne vengono violentate in pubblico. Poi c’è anche l’aspetto delle donne incinta, il voler trasmettere l’Hiv attraverso i soldati già contagiati. Il modo di fare africano è molto diverso rispetto a quello degli altri”.

    Ad essere messi sotto accusa sono i governi africani, che chiudono gli occhi sulle violenze perpetrate dai loro soldati e condannano solo formalmente comportamenti diffusi tra le mura domestiche anche in tempo di pace. Governi deboli e scarsamente rappresentativi, come ci spiega il parlamentare Jean-Léonard Touad:

    “Perché i governi africani non si recano al Consiglio di sicurezza? Il Consiglio non analizza la questione dello stupro delle donne, per lo stesso motivo per il quale non c’è un solo pronunciamento dell’Unione Africana sul Mediterraneo, che diventa un gigantesco cimitero a cielo aperto. C’è una tale autoreferenzialità, oggi, della politica africana, tutta intenta a giocare il ruolo di intermediario tra i suoi territori e gli interessi esterni. C’è un grande corto circuito tra politica e popolazione”.

    Ed è proprio alla popolazione che questo studio si rivolge, perché la cessazione delle violenze sessuali sistematiche non può prescindere dalla consapevolezza dei propri diritti da parte delle donne africane.

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    Chiesa e Società



    Iraq: a Kirkuk cristiani e musulmani uniti pregano la Madonna per la pace nel Paese

    ◊   Oggi si conclude il mese dedicato dalla Chiesa alla Madonna, una figura onorata e non solo dai cristiani, ma capace di unire pure musulmani e membri di altre religioni. Per l’occasione, questa mattina l’arcivescovo caldeo di Kirkuk ha invitato le autorità politiche e religiose musulmane, per una preghiera comune. In città molti fedeli musulmani vengono in pellegrinaggio alla statua della Vergine, soprattutto le donne che pregano perché possa realizzarsi un desiderio o un miracolo. Da tempo - riferisce l'agenzia AsiaNews - la giornata è occasione comune per cristiani e musulmani, per pregare per la pace e la stabilità della nazione e della regione di Kirkuk, colpita nelle ultime settimane da una serie di attentati e violenze che ha “scioccato” la popolazione. La preghiera ha avuto luogo questa mattina nella cattedrale, la corale ha cantato inni mariani, l’assemblea interconfessionale ha recitato i salmi 62 e 121, mentre un diacono ha intonato l’Annunciazione a Maria, tratta dal Vangelo di Luca, e un imam la Surat di Myriam, sullo stesso tema. Infine è intervenuto l’arcivescovo, mons. Sako, che ha indirizzato un saluto comune. Il momento più toccante, tuttavia, è stato la recita della preghiera universale alla Vergine, per chiedere la pace e la sicurezza, letta all’unisono da donne cristiana e musulmane in quattro lingue: araba, curda, turcmena e caldea. Al termine delle celebrazioni, un imam sciita turcmeno, un imam sunnita arabo, un imam curdo e l’arcivescovo hanno lanciato delle colombe quali simbolo della pace. Alla celebrazione hanno partecipato il vice-governatore in rappresentanza delle istituzioni (il governatore era impegnato fuori città) e le famiglie di alcune vittime del terrorismo estremista a Kirkuk, cristiane e musulmane Ashur Yacob Issa, rapito e torturato a morte a metà mese, e un ufficiale di polizia musulmano, massacrato con altri 27 il 16 maggio. La cattedrale era colma di gente, fedeli cristiani e musulmani di entrambi i sessi, senza divisioni né barriere. Nel suo intervento, mons. Sako ha sottolineato il valore “dell’incontro fra cristiani e musulmani di Kirkuk”, in un periodo di “sofferenze” attraversate nelle ultime settimane a causa di “una violenza cieca e mortale”. Pur se “spaventati”, ha proseguito il prelato, “siamo uniti, cristiani e musulmani, per onorare la Beata Vergine Maria ‘Mariamana’. La persona della Vergine Maria è uno dei punti di incontro fra noi cristiani e musulmani – ha aggiunto l’arcivescovo di Kirkuk – ma esistono anche altri punti in comune. Tuttavia, vi sono anche differenze e questo è un aspetto normale, che dovrebbe essere riconosciuto, accettato e rispettato perché parte della volontà di Dio”. “Il testo della Bibbia e del Corano – continua il prelato – sulla Surat di Maryam hanno sottolineato questa convergenza notevole. Maria ci ha invitato a pregare ciascuno a modo proprio ma, andando oltre le parole, il valore ultimo è mantenere il rapporto intimo con Dio e rendere Dio sempre presente davanti ai nostri occhi, quale punto di riferimento per il nostro cammino alla ricerca del bene per tutti”. Egli ha augurato che i cristiani e i musulmani diventino “pilastri fondamentali per la città e dell’intero Paese per fede, cultura e morale” quali sostenitori “della pace, della giustizia e del diritto”. Mons. Sako ha poi precisato che oltre all’incontro di oggi in chiesa, egli auspica momenti comuni anche nel santuario sciita e nella moschea “per costruire una vera e propria comunità fraterna, desiderosa di costruire la pace, la stabilità e la sicurezza”. Il presule ha invitato a non accettare “gli effetti devastanti della violenza”, ma di affidarsi al “linguaggio dei coraggiosi”, ovvero la ragione e il dialogo che conducano “a intese e accordi” per “consolidare “l’armonia fra le varie componenti. Basta violenze – afferma a gran voce – basta vivere ostaggio di tensioni e paure costanti” o come “stranieri nelle nostre città e nelle nostre case”. “Noi cristiani irakeni – conclude il prelato – siamo legati ai nostri fratelli musulmani, alle nostre radici e alla terra irakena. Siamo pronti a contribuire con qualsiasi sforzo per la riconciliazione, senza confinarci in ghetti chiusi e isolati dagli altri, né nei campi profughi allestiti per i migranti della diaspora”. (R.P.)

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    Nuova uccisione tra i cristiani-ortodossi a Mosul in Irak. Rinnovato clima di paura

    ◊   Ancora un’esecuzione mirata ieri mattina contro la minoranza cristiana a Mosul, nel nord dell’Iraq. Secondo fonti locali raccolte dall’agenzia AsiaNews si tratta di Arkan Jihad Yacob, di confessione ortodossa, 63 anni, sposato e padre di quattro figli, vicedirettore di una fabbrica di cemento. L’uomo era stato vittima già in passato di due tentati sequestri a scopo estorsivo. Il commando lo ha bloccato mentre si recava al lavoro, uccidendolo. La comunità cristiana si è poi raccolta nella cattedrale siro-ortodossa di Mosul, dove nel pomeriggio si sono svolti i funerali di Arkan Jihad Yacob. Da giorni le stesse fonti locali denunciano un rinnovato clima di tensione e paura. I cristiani sono infatti sovente vittime di sequestri che, se non vengono portati a segno, si concludono nel sangue. (R.G.)

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    Bruxelles: incontro tra vertici dell’Unione Europea e delegati delle religioni nei Paesi dell’Ue

    ◊   Incontro ieri a Bruxelles, in Belgio, tra le istituzioni dell’Unione Europea e le comunità religiose nei 27 Stati membri dell’Ue. Ai colloqui – di cui riferisce l’agenzia Sir - hanno preso parte i vertici comunitari ed una ventina di rappresentanti delle confessioni cristiane, dell’islam, dell’ebraismo e del buddismo. Fra i temi discussi, la promozione della pace, della democrazia e dello sviluppo nei Paesi europei e in quelli prossimi all’Unione. Tra i partecipanti il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco in Germania e vice presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità europea (Comece). Nell’incontro abbiamo ricordato – ha riferito il porporato “che una democrazia è tale e funziona solo se riconosce e rispetta la libertà di religione”. “Ci preoccupa la situazione delle minoranze religiose presenti nei Paesi arabi – ha aggiunto il cardinale Marx - anche in relazione agli avvenimenti che stanno accadendo” in nord Africa e Medio Oriente. “Ci domandiamo se questi Paesi stiano realmente procedendo verso una democrazia compiuta ed una situazione di pieno rispetto dei diritti e delle minoranze”. Alle parole del porporato tedesco ha fatto eco José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. “È nostro compito e nostra ambizione – ha detto - adoperarci per promuovere la democrazia, il pluralismo, lo Stato di diritto, i diritti umani e la giustizia sociale non solo in Europa, ma anche nei Paesi vicini. Sono fortemente convinto – ha sottolineato - che queste sfide non possano essere raccolte senza il contributo attivo delle comunità religiose”, con gli esponenti delle principali comunità religiose presenti nell’Unione europea. “La discussione di oggi – ha osservato ancora Barroso - ha confermato il nostro comune impegno per la promozione delle libertà e dei diritti democratici e quindi anche della libertà di religione e di credo”. Anche il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, ha confermato che “le comunità religiose hanno una grandissima importanza per il tessuto sociale dei Paesi dell’Unione europea”. E, ciò vale – ha spiegato - anche per i cambiamenti dinamici in atto alle porte dell’Unione. Il Parlamento europeo – ha ricordato quindi Buzek - ha sempre posto l’accento sul fatto che la libertà di religione o di credo è uno dei diritti umani imprescindibili”. “Per poter essere efficace nel quadro della politica di vicinato, l’Ue deve - secondo Buzek - collaborare sul campo con i gruppi religiosi su temi che vanno dall’istruzione alla assistenza sanitaria, fino alla ricostruzione del tessuto sociale”. Tra i delegati della religione islamica, Mustafa Ceric, gran mufti bosniaco ha portato la sua testimonianza personale raccontando che la sua “gente ha sofferto molto per la guerra negli anni Novanta e di essere “contento che Mladic sia stato assicurato alla giustizia”. “Noi musulmani in Europa – ha spiegato - nutriamo molte speranze verso l’Ue. Così come confidiamo nel rispetto delle fedi in tutto il mondo e quindi del rispetto della minoranza copta in Egitto. Del resto – ha affermato Mustafa Ceric - l’islam insegna il rispetto della vita, della pace, della libertà di culto, della dignità di ogni persona. Dove i musulmani sono in maggioranza devono rispettare questi principi”. Durante la riunione diversi leader religiosi hanno preso la parola per sottolineare il clima positivo, di reciproca stima e di ascolto instauratosi tra vertici Ue e uomini di fede. Pinchas Goldschmidt, leader della conferenza dei rabbini europei, ha sottolineato che la primavera araba in corso è “un buon segnale”. “Ci auguriamo – ha dichiarato - che segua una estate, ovvero un stagione di luce, di libertà e dei diritti. Troppe volte i nostri figli hanno paura a circolare con i nostri copricapo tradizionali: questo non deve più avvenire, in nessuna parte del mondo. Auspichiamo invece una alleanza tra le religioni per la pace in ogni Paese”. Mons. Adrianus van Luyn, giunto da Rotterdam, nei Paesi Bassi, presidente della Comece, ha invece deplorato il fatto che la coesistenza di diverse comunità religiose in Medio Oriente e Nord Africa sia stata “spesso manipolata per metterle una contro l’altra”. Mons. Van Luyn si è poi soffermato sul progetto dell’Ordine dei Domenicani di creare un’Università libera a Baghdad. Secondo il vescovo, le comunità cristiane in Medio Oriente e Africa del nord stanno promuovendo “analoghi progetti nel campo della educazione, del dialogo interculturale e della cittadinanza” ed ha auspicato che la Commissione europea sostenga tali iniziative. Nella conferenza stampa sugli esiti del meeting, è stata più volte richiamata la figura di Giovanni Paolo II, “grande sostenitore della causa europea”, “uomo di pace e del dialogo tra le religioni”. (R.G.)

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    Messaggio Onu per la Giornata mondiale senza tabacco: salviamo un miliardo di possibili vittime

    ◊   “Un mondo più sano per tutti” passa attraverso il controllo del tabacco per evitare molte malattie croniche, tra cui cancro e patologie cardiache, che mietono milioni di vittime ogni anno. Così il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon nel messaggio per l’odierna Giornata mondiale senza tabacco. Il fumo ha fatto 100 milioni di morti nel Novecento “e se non agiamo, potrebbe ucciderne fino ad un miliardo in questo secolo”, il monito di Ban Ki-moon, che invita i governi di tutti i Paesi al rispetto della Convenzione sul controllo del tabacco messa a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, firmata da oltre 170 Stati, in vigore dal 2005. Ma “la strada da percorrere è ancora lunga”, ammette il segretario generale dell’Onu, guardando ai resoconti dei Paesi firmatari che dovrebbero ridurre la domanda aumentando i prezzi e le imposte, condannare ogni forma di pubblicità, avvertire i consumatori sui rischi del fumo, vietare la vendita ai minori, offrire aiuto per uscire dalla dipendenza, proteggere dal fumo passivo. L’uso del tabacco ci rende dunque “poveri, sia in termini di salute che in termini economici”, scrive Ban Ki-moon sottolineando che la difesa del trattato “contro le tattiche industriali comprende misure volte a ridurre il commercio illecito dei prodotti del tabacco, ad affrontare la questione della responsabilità, a supportare colture alternative economicamente sostenibili ed a proteggere le politiche di sanità pubblica da indebite pressioni”. Certo ne vale la pena se solo quest’anno oltre 5 milioni di persone moriranno per attacco cardiaco, ictus, cancro, malattie ai polmoni o altre patologie legate al tabacco. E questo dato non include 600 mila persone, più di un quarto bambini, vittime del fumo passivo. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Brazzaville: capi di Stato e governo riuniti in Congo, per tutelare le foreste tropicali

    ◊   La salvaguardia delle foreste tropicali di Amazzonia, Congo e Borneo-Mekong è al centro di un vertice ad alto livello in corso, questa settimana, a Brazzaville. Capi di Stato e di governo, ministri ed esperti di una trentina di Paesi latinoamericani, africani e asiatici sono stati convocati nella capitale congolese - riferisce l'agenzia Misna - per preparare un progetto di gestione concertata e sostenibile degli ecosistemi forestali delle tre aree. Secondo gli organizzatori, l’obiettivo globale è la creazione di una cooperazione Sud-Sud e Nord-Sud a tutela delle foreste, che possa influire sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici e contribuire allo sviluppo dei Paesi che ospitano i bacini. Le foreste dell’Amazzonia, del Congo e dell’Indonesia rappresentano l’80% delle foreste tropicali del Pianeta e ospitano i due terzi della biodiversità terrestre. Le attività umane a scopo di lucro nelle foreste tropicali contribuiscono, secondo alcune stime, alla distruzione di 13 milioni di ettari all’anno, equivalenti alla superficie dell’Inghilterra. Alcune organizzazioni avvertono che entro il 2050 la foresta amazzonica potrebbe scomparire del tutto. Altre che le foreste tropicali dell’Indonesia perdono ogni anno, a favore dell’industria del legname, l’equivalente della superficie del Belgio. La deforestazione, denunciano ancora le associazioni, rappresenta il 20% delle emissioni di gas serra del Pianeta, ovvero più delle emissioni degli Stati Uniti. (R.G.)

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    Costa d'Avorio: il vescovo di Man chiede una sistemazione per i 27 mila sfollati di Douékoué

    ◊   Continua il dramma degli sfollati accolti nella parrocchia di Duékoué, nell’ovest della Costa d’Avorio. A fine marzo, in seguito alla conquista della città da parte delle Forze Repubblicane della Costa d’Avorio (Frci) fedeli all’attuale Presidente Alassane Ouattara, circa 27mila persone, in gran parte di etnia gueré (sostenitori dell’ex Presidente Gbagbo), si sono rifugiate nella piccola missione cattolica della città. “La situazione è sempre più drammatica: 27.000 persone che vivono nello spazio ristretto di una piccola parrocchia. Ciascuna di loro ha a disposizione appena un metro quadrato per vivere. Le condizioni igieniche e sanitarie sono dunque carenti” dice all’agenzia Fides mons. Gaspard Béby Gnéba, vescovo di Man, nel cui territorio rientra Duékoué. L’Onuci (Missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio) assicura la sicurezza a queste persone mentre la Caritas fornisce i pasti e un servizio sanitario. La presenza dei soldati dell’Onu però non è sufficiente a rassicurare i rifugiati e a farli rientrare a casa. “Il clima di insicurezza è ancora molto forte. Ma il problema reale è che queste persone non hanno più una casa dove rientrare, perché le loro abitazioni sono state saccheggiate, distrutte e date alle fiamme” dice mons. Gnéba. “È urgente trovare un’altra sistemazione per queste persone, oltre a garantire la sicurezza a coloro che hanno ancora una casa e vogliono ritornarvi. In seguito si dovranno ricostruire le abitazioni distrutte” conclude il Vescovo di Man. (R.P.)

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    Etiopia: milioni di bambini costretti ad abbandonare la propria casa per la violenza dei conflitti

    ◊   A nord dell’Etiopia, nella città di Adigrat e nelle sue vicinanze, a causa dell’ultima guerra di frontiera terminata nel 2000, vivono molte persone deportate dalla vicina Eritrea, Paese che non ha ancora raggiunto una pace definitiva, con migliaia di soldati su entrambi i fronti. Questo elemento ha contribuito ad incrementare l’alta incidenza di Hiv/Aids nella zona. Da oltre 40 anni le suore Maestre Pie Filippini gestiscono nella città una scuola primaria e un centro di promozione per la donna. Entrambi ospitano un orfanotrofio con 24 bambine di età compresa tra 4 e 18 anni. In un comunicato dell’organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas pervenuto all'agenzia Fides si legge che la casa dove vivono le orfane venne costruita oltre 40 anni fa dal primo vescovo di Adigrat, mons. Hailemariam Kahsay, dal quale il centro di accoglienza ha preso il nome. Nel 2005 le suore, viste le enormi difficoltà di sopravvivenza per i bambini, protagonisti innocenti dei conflitti, separati dalle rispettive famiglie, soli, la maggior parte dei quali abbandonati, decisero di trasformarla in casa di accoglienza per gli orfani. Si calcola che nel 2008, in tutto il mondo, circa 18 milioni di bambini abbiano dovuto abbandonare la propria casa come rifugiati o disadattati a causa dei conflitti. Questi bambini sono destinati a diventare vittime dirette di violenza, malattie, malnutrizione e morte. Molti di loro hanno un limitato accesso ai servizi sanitari, all’educazione o all’assistenza umanitaria. (R.P.)

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    Congo-Brazzaville: i vescovi esortano i fedeli laici a essere testimoni della fede cristiana

    ◊   Essere testimoni della fede cristiana in ogni ambito della vita lavorativa, sociale economica, culturale e politica. È l’invito rivolto ai fedeli laici dai vescovi del Congo al termine della loro 39ª assemblea plenaria annuale che si è svolta nei giorni scorsi a Brazzaville sul tema della “Vocazione e missione dei laici nella società perché diventino testimoni di Cristo in tutti gli ambienti sociali”. All’assemblea hanno partecipato insieme ai sette vescovi della Conferenza episcopale, il nunzio apostolico in Congo e Gabon, mons. Jan Romeo Pawlowski, il segretario di nunziatura, mons. Andrea Francia e il coordinatore nazionale di Giustizia e pace. Presenti anche diversi rappresentanti dell’apostolato dei laici in Congo-Brazzaville. Durante i lavori – si legge nel comunicato finale, pubblicato dal settimanale cattolico congolese "La Semaine Africaine" e ripreso dall’agenzia Apic - i vescovi hanno discusso del ruolo dei laici nella Chiesa e nella società locale, alla luce dei testi e dei decreti conciliari SU questo tema, il cui insegnamento - hanno sottolineato - ha un grande valore profetico e di straordinaria attualità. L’incontro si è concluso con un invito alle istituzioni, alla società civile e “a tutte gli uomini e le donne di buona volontà” a un impegno concreto per il benessere di tutta la società congolese. (L.Z.)

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    Usa: inizia oggi la Missione Mariana del Rosario per accompagnare la Madonna di Pompei

    ◊   Inizia oggi negli Stati Uniti una Missione Mariana del Rosario inizia per accompagnare il quadro della Madonna di Pompei nelle parrocchie di New York, Washington e altre città della costa orientale del Paese. A guidare la Missione, che terminerà a fine giugno, è mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Pompei. Dopo le precedenti missioni in Usa, nel 1994 e in Canada, nel 2006, la "Madonna pellegrina" è nuovamente in terra americana, per un tempo forte di preghiera e di evangelizzazione, che coinvolgerà non solo gli italiani emigrati, ma tutta la comunità cattolica nelle sue diverse espressioni. Mediante una serie di catechesi ispirate alla preghiera del Rosario, la Missione Mariana si propone di rafforzare la devozione dei fedeli mediante la contemplazione dei misteri di Cristo presenti nella preghiera del Rosario, sotto lo sguardo di Maria Santissima, prima testimone dell’opera redentrice del Figlio. Le soste della Madonna pellegrina nelle diverse comunità permettono quindi di realizzare un’esperienza collettiva e individuale di conversione, di missionarietà, di servizio di carità e di costruzione della pace, come è nel carisma della Chiesa di Pompei. Dopo la presenza iniziale nella chiesa di San Rocco, a Greenwich (Connecticut), l’Icona si fermerà nella cattedrale di San Patrizio a New York, l’8 e 9 giugno e nella Basilica-Santuario dell’Immacolata Concezione a Washington, il 10-12 giugno, per tornare a New York e concludere la sua peregrinatio il 26 giugno, presso la parrocchia del Monte Carmelo nel Bronx. (A cura di Marina Vitalini)

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    Usa: le diocesi si preparano a celebrare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI

    ◊   Il 29 giugno prossimo, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI festeggia 60 anni di sacerdozio. La Congregazione per il Clero ha invitato tutti i fedeli e i sacerdoti nel mondo a celebrare l’evento con sessanta ore di preghiera eucaristica per la santificazione del clero e per il dono di nuove vocazioni sacerdotali. Le celebrazioni si potrebbero concludere il 1° luglio, Festa del Sacro Cuore di Gesù e Giornata Mondiale di preghiera per i sacerdoti. La Chiesa degli Stati Uniti si sta già preparando all’appuntamento. In una lettera ai confratelli diffusa il 17 maggio, il presidente della Conferenza episcopale (Usccb) mons. Timothy Dolan sottolinea l'importanza di questa celebrazione: "Un aumento del numero e della santità dei sacerdoti al servizio delle nostre diocesi è un segno di salute e di vitalità nella Chiesa”, scrive l’arcivescovo di New York, rilevando che la preghiera per le vocazioni è “un’intenzione meritevole” che esprime in modo adeguato “la gratitudine per l'esempio e il servizio svolto da Papa Benedetto XVI". Un giudizio condiviso da mons. Robert J. Carlson , arcivescovo di St. Louis presidente della Commissione per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Conferenza episcopale: "Questa è un'opportunità eccezionale per rendere grazie per il nostro Papa, pregare per tutti i nostri sacerdoti e per chiedere al Signore più vocazioni sacerdotali", sottolinea il presule. "Il Santo Padre è stato un modello eccezionale di ministero sacerdotale e di servizio alla Chiesa. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ha ricordato ai fedeli che tutti noi abbiamo la responsabilità di pregare per le vocazioni. Questa è una grande occasione per fare proprio questo”, afferma ancora l’arcivescovo. In vista dell’evento la Commissione episcopale ha lanciato sul sito www.foryourvocation.org una speciale cartolina (prayer card) con il testo della preghiera di ringraziamento per la vocazione sacerdotale del Santo Padre Benedetto XVI. (L.Z.)

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    Australia: Settimana della Riconciliazione nazionale con gli aborigeni

    ◊   Riconoscere l’altro nella sua identità, apprezzarlo in quanto persona, stimare il contributo che può dare alla società australiana: sono questi i temi centrali della “Settimana della Riconciliazione Nazionale”, in corso dal 27 maggio al 3 giugno in Australia. All’evento, promosso dalle istituzioni pubbliche a livello nazionale, offrono un contributo le Organizzazioni non governative e le comunità cristiane, che hanno diffuso programmi con attività di sensibilizzazione. Come spiega all’agenzia Fides la “Commissione Giustizia e Pace” della Chiesa australiana (Australian Catholic Social Justice Council), l’evento, che si celebra ogni anno, intende far riflettere la popolazione del nuovissimo continente sulla propria storia e sulla necessità di continuare a coltivare la riconciliazione con la comunità aborigena, considerata come “presenza significativa, nella cultura e nella storia australiana”. Il tema scelto quest’anno è “Riconoscere l’altro”, nella consapevolezza – spiega la Commissione – che “ogni uomo è creatura di Dio ed è preziosa agli occhi di Dio. Quando un uomo si sente riconosciuto per quello che è, può dare un suo contributo alla società. Questo è un incoraggiamento a donare le proprie energie per gli altri”. Questa dinamica è fondamentale per l’integrazione della comunità aborigena australiana, e genera un flusso virtuoso di scambio in cui gli aborigeni si sentono riconosciuti e pronti a dare un contributo alla costruzione della nazione. La Settimana “ci ricorda tutto il lavoro che c’è ancora da fare per portare giustizia alla gente che soffre per le politiche di emarginazione” nota in un messaggio John Ferguson, segretario esecutivo della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi australiani. Restano da affrontare tre sfide principali nel rapporto con le comunità aborigene, rimarca Ferguson: “Un gap nella speranza di vita; il progresso nel campo dell’istruzione; il tema delle opportunità di sviluppo sociale ed economico”. “Come cattolici, Cristo ci dà il coraggi di lavorare per la causa dell’amore”, conclude il segretario, ribadendo che la Chiesa cattolica continuerà a impegnarsi in programmi di riconciliazione nazionale e di promozione umana delle comunità indigene. (R.P.)

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    Vietnam: i cattolici pregano la Madonna per la libertà religiosa in Cina

    ◊   Quest’anno il mese dei fiori in Vietnam – dedicato per tradizione alla Madonna – è diventato occasione per pregare per la Chiesa in Cina. A maggio nelle oltre 200 parrocchie di Ho Chi Minh City vengono organizzati canti, preghiere, danze e offerte di fiori alla Vergine Maria. A chiusura del mese dei fiori, si celebrano processioni solenni con offerte alla Madonna. Da sottolineare il numero di battesimi celebrati, che “ha superato i mille ingressi” nella famiglia cattolica vietnamita. Maggio è un mese “memorabile” per i fedeli, perché diventa occasione per celebrare la Madre di Gesù. Nella parrocchia di Xây Dựng - riporta l'agenzia AsiaNews - i cattolici hanno rafforzato la presenza missionaria fra le comunità più povere e disagiate della zona. Il 22 maggio i fedeli hanno organizzato il rito dell’offerta dei fiori, al quale hanno partecipato oltre 400 persone. Rispondendo all’appello di Benedetto XVI, inoltre, il parroco ha invitato i fedeli a pregare per la Chiesa in Cina e la libertà religiosa. I bambini di etnia cinese hanno cantato, ballato e offerto fiori alla Madonna di Sheshan (Shanghai), e pregato per la Cina. Al termine dei corsi di catechesi e pre-matrimoniali, la parrocchia di Nhân Hòa ha tenuto la messa battesimale per 16 nuovi fratelli e sorelle. Danze e canti in abiti cinesi, invece, hanno caratterizzato le celebrazioni nella parrocchia di Cha Tam, i quali hanno offerto fiori alla Madonna e pregato per la Chiesa in Cina, dove “Gesù è ancora oggetto di persecuzioni”. Fra le varie invocazioni, i fedeli hanno auspicato l’unità della Chiesa cinese, nonostante le “tentazioni” e le repressioni a cui sono sottoposti sacerdoti, vescovi, laici cinesi. Il 28 maggio scorso la parrocchia di Bình An Thượng, sempre nella ex Saigon, ha organizzato una processione solenne e l’offerta dei fiori alla Madonna, cui hanno partecipato più di 5mila fedeli. Per l’occasione, il vicario della parrocchia ha invitato a “guardare oltre” gli abiti, i fiori, i riti, perché “ciò che conta è la bellezza che risiede nel cuore di ogni cristiano. Andiamo verso la Vergine Maria, recitando il Rosario, non solo in questo mese di maggio, ma tutti i giorni dell’anno”. (R.P.)

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    Cina: collocata la croce sulla nuova chiesa di Nan Yi Dian dedicata all’Ausiliatrice

    ◊   Con una solenne Concelebrazione Eucaristica e con la Processione della Croce, la parrocchia di Zhao Cheng della diocesi di Lin Fen, nella provincia di Shan Xi in Cina continentale, ha benedetto e collocato la Croce sulla nuova chiesa di Nan Yi Dian, dedicata alla Madonna Ausiliatrice, lo scorso 24 maggio, nel giorno della festa liturgica di Maria Ausilio dei Cristiani. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 500 fedeli guidati da mons. Huo Cheng, vescovo della diocesi di Lin Fen, e 26 sacerdoti concelebranti, in quel giorno hanno pregato in comunione con la Chiesa universale seguendo la Preghiera a Nostra Signora di Sheshan di Benedetto XVI, in quanto ricorreva anche la Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina. Secondo quanto ha riferito il parroco, “nella zona dove si trova la nuova chiesa che sta ultimando i lavori, ci sono 70 fedeli, e nel villaggio vicino ce ne sono altri 140. Da lungo tempo avevano un unico desiderio, avere una chiesa per loro. Hanno pregato, fatto collette… e finalmente sono iniziati i lavori. Ora sono quasi terminati, e nel futuro si prevede anche di costruire la canonica, il sagrato, ecc”. Inoltre il sacerdote ha confermato il significato particolare della cerimonia del 24 maggio: perché “siamo in comunione con il Papa, in tutti i sensi”. (R.P.)

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    India: cristiani e minoranze nel Madhya Pradesh contro l' "induizzazione" del sistema scolastico

    ◊   I cristiani e le altre minoranze religiose del Madya Pradesh, in India, tornano a protestare per il trattamento privilegiato riservato all’induismo, in particolare nel campo dell’educazione. Secondo quanto riferisce l’agenzia Eglises d’Asie (EdA) , nei giorni scorsi i una delegazione di leader religiosi cristiani, musulmani, buddisti e sikh ha consegnato al governatore Rameshwar Thakur un memorandum per chiedere che a tutte le religioni venga riconosciuto un uguale trattamento. Il motivo dell’iniziativa: l’annuncio dell’introduzione di un nuovo programma scolastico che rende obbligatorio in tutte le scuole dello Stato l’insegnamento del Bhagavad Gita, uno dei testi fondamentali dell’induismo. Secondo le minoranze religiose si tratta dell’ennesima violazione della laicità sancita dalla Costituzione indiana che riconosce pari dignità a tutte le religioni. In questo senso si è espresso, tra gli altri, il portavoce del Consiglio regionale dei vescovi cattolici del Madhya Pradesh, padre Annand Mottungal, tra i presenti all’incontro con il governatore. Quest’ultimo si è impegnato a consegnare il memorandum al Primo ministro statale Shivraj Singh Chauhan per trovare una soluzione soddisfacente al problema. Il governo del Madhya Pradesh, guidato dal partito nazionalista induista Bharatiya Janata Party, non è nuovo a questo genere di iniziative puntualmente contrastate dalle Chiese cristiane. Nel 2007 cristiani e musulmani si sono mobilitati contro la promulgazione di una legge che voleva rendere obbligatorio nelle scuole il culto del sole. Più di recente la Chiesa aveva denunciato un censimento sospetto di vescovi, sacerdoti, abitazioni di fedeli e di scuole e istituzioni cristiane condotto dalla polizia locale. Il timore era che esso potesse preludere a qualche atto ostile contro la comunità cristiana. (L.Z.)

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    Indonesia: gruppo cattolico in prima fila nell’assistenza alle popolazioni disagiate

    ◊   A Jakarta, in Indonesia, un gruppo di cattolici ha deciso di mettersi al servizio delle popolazioni più disagiate del Paese. Come spiega all'agenzia AsiaNews una delle aderenti al gruppo Kelompok Bakti Kasih Kemanusiaan (Kbkk), questi fedeli hanno “trovato un nuovo modo di professare la fede, mediante il lavoro umanitario nelle zone più remote”. La prima iniziativa, infatti, ha riguardato, la scorsa Domenica delle Palme, il piccolo centro di Wasior, nella provincia di Papua, colpita nello scorso ottobre da un’alluvione che aveva fatto almeno 146 morti. Una zona difficile da raggiungere: partendo da Jakarta, sono necessarie sette ore di volo e 10 di navigazione su un battello. All’iniziativa hanno aderito 17 persone, tra cui un sacerdote e, come ricorda la dottoressa Irene Setiadi, membro del Kbkk “erano presenti tre soli uomini. I rimanenti erano donne, molte delle quali partecipavano per la prima volta”. I volontari hanno fornito cure mediche gratuite, e organizzato un mercatino domenicale in cui sono stati venduti beni e generi di prima necessità a prezzi bassi. Prima di partire per la missione il Kbkk ha promosso incontri di preghiera e cercato adesioni attraverso una mailing list apposita. Tra quelli che hanno risposto all’invito, anche non cattolici, in particolare cristiani protestanti. Molti degli aderenti al gruppo, inoltre, sono imprenditori e uomini d’affari, convinti che la fede non possa essere manifestata solo con le preghiere, ma richieda anche gesti concreti. I volontari hanno anche promosso una raccolta fondi a favore degli alluvionati e, lungo il viaggio di ritorno, hanno fatto tappa ad Ambon, nella provincia delle Molucche, dove hanno realizzato attività caritative per la popolazione. (D.M.)

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    La Chiesa cattolica vietnamita è pronta a impegnarsi nel campo educativo

    ◊   La Chiesa cattolica in Vietnam è pronta a dare il suo contributo allo sviluppo del Paese agendo nel settore dell’istruzione. Per questo chiede al governo di “aprire le porte alle persone religiose di buona volontà che intendono impegnarsi nell’insegnamento scolastico”. Lo riporta l’agenzia Fides, che lega questa richiesta all’intenzione recentemente espressa dal governo vietnamita di potenziare la presenza di “soggetti privati” nel campo della formazione universitaria. Oggi le università private nel Paese sono 23, l’11% del totale, ma la percentuale potrebbe presto arrivare al 30%. La dichiarazione sull’educazione è contenuta nella lettera pastorale al popolo vietnamita “Costruiamo insieme la civiltà dell’amore e della vita”, pubblicata il 1° maggio, all’indomani dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale locale. Nel quarto capitolo, dedicato all’evangelizzazione, in particolare, i vescovi notano che “come cittadini, i cattolici del Vietnam hanno l’obbligo di amare e costruire il loro Paese”. “Un obbligo – prosegue la lettera – da assolvere nello spirito del Vangelo, con voce profetica, sincera e responsabile” cercando di “amare nella verità” e “attuare la verità nella carità”. Nella missione evangelizzatrice, l’istruzione ha una particolare importanza. Spiegano infatti i vescovi che “La Chiesa cattolica può offrire la filosofia e l’esperienza educativa che le appartengono, per formare persone responsabili per il bene degli altri e di tutta la società”. Contemporaneamente, le realtà ecclesiali devono prestare “massima attenzione all’educazione e al sostegno degli studenti poveri, anche nelle campagne”, per elevare il loro livello d’istruzione e gli standard scolastici. “Ben oltre la preparazione di carriera – sottolinea il testo – l’istruzione dovrebbe guidare le persone a Cristo, uomo perfetto. L’educazione delle coscienze”, continuano i vescovi vietnamiti, è “essenziale”, e va improntata ai “valori umani, al dialogo culturale, alla luce della Parola di Dio”. Altri temi importanti della lettera pastorale sono il dialogo interreligioso, il servizio al prossimo, in particolare a poveri e sofferenti, la famiglia e i giovani, per cui la Chiesa intende realizzare programmi specifici, anche in vista della Giornata Mondiale della Gioventù. (D.M.)

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    Sri Lanka: scuole di religione in carcere per aiutare la riabilitazione dei detenuti

    ◊   Creare delle ‘scuole di religione’ in tutte le prigioni dello Sri Lanka. E’ il progetto lanciato ufficialmente due settimane fa e descritto dall'agenzia AsiaNews, del ministero per la Riabilitazione e le Riforme di Colombo. Lo scopo è quello di aiutare, attraverso l’educazione religiosa, la riabilitazione dei detenuti in vista del loro rilascio: saranno 33 le prigioni e i centri correttivi per giovani che ospiteranno i corsi di buddhismo, cristianesimo, islam e induismo. Positive le reazioni dei leader religiosi e spirituali, che sono coscienti dell’importanza del compito. “I docenti che andranno a insegnare nelle carceri dovranno essere ben istruiti – afferma infatti il ven. Weligama Dhammissara Thero, del monastero buddhista di Sri Senevirathamaya a Wellampia – I detenuti devono riconquistare le loro vite”. Sulla stessa linea anche il sacerdote cattolico padre Noel Dias, ex cappellano delle prigioni nella diocesi di Colombo: “La società ha bisogno di gente onesta e corretta – ha dichiarato – Formare persone di questo tipo è un dovere delle autorità. “In carcere ci sono persone di ogni tipo – ha ricordato Ramachandra Kurukkal Babusharma, segretario dell’international Hindu religious federation – ma qualunque siano le loro colpe è nostro compito aiutarli a espiarle. La religione rende l’essere umano migliore”. “La religione non può essere insegnata in poco tempo – sottolinea infine il moulavi di Colombo Seyed Hassan Moulana, copresidente dell’ Inter religious alliance for national unity – per prima cosa dobbiamo capire la mentalità dei detenuti: l’incontro con la fede non deve essere un altro peso nelle loro vite”. (D.M.)

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    Austria-Repubblica Ceca: grande successo per la “Lunga notte delle chiese”

    ◊   310mila visitatori in Austria, 75mila in Repubblica Ceca: questo – riferisce l’agenzia Sir - il bilancio dell’evento “Lunga notte delle Chiese”, svoltosi nel fine settimana nei due Paesi. La manifestazione ha avuto grande successo nonostante il maltempo che ha flagellato buona parte dell’Austria e soprattutto Vienna, che ha tuttavia registrato ben 120mila visitatori. Il programma - riferisce l'agenzia Sir - prevedeva 3.300 eventi – spirituali, culturali, musicali, teologici - in 715 chiese cristiane. “Nonostante la pioggia l’atmosfera nelle chiese è stata fantastica”, ha affermato Bernhard Linse. La lunga notte si è svolta con la partecipazione di tutte le 14 chiese membre del Consiglio Ecumenico delle Chiese in Austria (Örkö). In contemporanea alla Lunga notte in Austria, in 8 diocesi ceche 920 chiese sono restate aperte ai visitatori. In Slovacchia hanno partecipato le diocesi di Trnava e Nitra con 100 Chiese. Anche l’Ungheria ha partecipato nella notte di sabato con un programma ricco di eventi. La prossima “Lunga notte delle Chiese” è prevista per il 1° giugno del 2012. (R.P.)

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    Serbia: per mons. Laszlo la cattura di Mladic contribuirà alla riconciliazione nell'ex Jugoslavia

    ◊   La cattura del generale Ratko Mladic contribuirà al processo di riconciliazione dei popoli della ex Jugoslavia. Questo almeno l’auspicio espresso da mons. Laszlo Nemet, vescovo della diocesi di Zrenjanin, in Serbia. “Sono contento e spero che possa essa permettere un passo avanti nel cammino della riconciliazione”, ha dichiarato il vescovo serbo ai microfoni dell’emittente cattolica tedesca Domradio. Per il presule l’unica grande incognita restano peraltro le reazioni degli ultranazionalisti serbi. Timori purtroppo confermati dai violenti scontri avvenuti domenica a Belgrado al termine di una manifestazione di protesta per l’arresto e l'imminente estradizione al Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia. Il bilancio degli scontri è stato di 180 arresti e 43 feriti. (L.Z.)

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    Gmg 2011: il 21 agosto una partita di calcio con ex giocatori di tutto il mondo

    ◊   Ieri mattina, la Fondazione Atletico Madrid e la Giornata Mondiale della Gioventù hanno presentato nello stadio Vicente Calderón l'iniziativa “Grazie!”, che chiuderà la Gmg a Madrid il 21 agosto. L’evento centrale di questo gran finale - riferisce l’agenzia Sir - sarà una partita di calcio di beneficenza tra una selezione di ex giocatori spagnoli e una di ex giocatori di tutto il mondo. Carlota Castrejana, direttore generale per lo Sport della Comunità di Madrid, e Alejandro Blanco, presidente del Comitato olimpico spagnolo, insieme con Borja Ezcurra, direttore delle sponsorizzazioni della Gmg, ed Enrique Cerezo, presidente dell’Atletico Madrid, hanno presentato l’evento sportivo e benefico per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011 a Madrid. Per Enrique Cerezo “è sempre straordinario poter contribuire in eventi di questa portata. La Gmg ha un'identità di solidarietà coerente con gli ideali della Fondazione Atletico Madrid ed offre ai giovani l'opportunità di vivere esperienze appaganti per trasmettere un messaggio di solidarietà. Il calcio è un grande strumento per migliorare la vita delle persone”. I profitti da questa partita andranno a finanziare la Gmg e un progetto di beneficenza in collaborazione con la Fondazione Atletico Madrid. (R.G.)

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    Tornare a crescere: l’indicazione del governatore di Bankitalia nella sua relazione annuale

    ◊   Tornare alla crescita. Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, lascia questo compito all'Italia nella sua ultima relazione annuale. Draghi, infatti, è stato designato alla guida della Bce. Il numero uno di via nazionale traccia un quadro di un’Italia in declino, con una crescita ridotta al lumicino, con un debito pubblico ancora troppo alto e con la necessità di fare le riforme. Un declino, però, viene rimarcato, che non è ineluttabile, ricordando che “ciò che può unire è più forte di ciò che divide”. Draghi sottolinea che “occorre sconfiggere gli intrecci di interessi corporativi che in più modi opprimono il Paese. È questa una condizione essenziale per unire solidarietà e merito, equità e concorrenza, per assicurare una prospettiva di crescita al Paese”. Dunque bisogna anticipare a giugno la manovra economica, che comunque dovrà avere tagli selettivi per evitare di deprimere la crescita. In sostanza non si possono ridurre gli investimenti o aumentare le entrate, ma va ridotta allora la spesa che serve alla gestione pubblica “di oltre il 5% in termini reali nel triennio 2012-14”. Altro nodo, se l’Italia vuole davvero ripartire, è la riduzione del carico fiscale, sul lavoro e sulle imprese. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora uccisioni da parte delle forze dell’ordine in Yemen: la denuncia dell’ONU e la condanna dell’Ue

    ◊   Oltre 50 persone sono state uccise dalle forze governative da domenica scorsa in Yemen, in particolare a Taiz, roccaforte delle proteste anti-regime nel sud del Paese. È quanto denuncia l'Onu mentre questa mattina, proprio a Taiz, nel sud dello Yemen, si registrano almeno altre cinque persone morte. E si ha notizia di scontri anche nella capitale Sanaa. Il servizio di Fausta Speranza:

    Le agenzie riportano di 30 morti solo ieri e di altri 5 almeno, stamattina nel sud. E anche guardando alla capitale c’è notizia di violenti scontri: dopo quattro giorni di relativa calma sono riprese le violenze nella zona della residenza di uno dei più potenti capi tribali nel Paese, Sadek al-Ahmar. Per quanto riguarda gli episodi di violenza, da fonti governative giunge notizia di quattro soldati yemeniti uccisi e dieci feriti in un attacco lanciato da presunti combattenti di al Qaeda ad un posto di blocco militare all'ingresso della città meridionale di Zinjibar di cui ieri avrebbero preso il controllo. Resta da dire che l’Onu parla chiaramente delle responsabilità del governo: di “dispersione con la forza del sit-in della protesta con il ricorso a idranti, bulldozer e munizioni” e denuncia atti riprovevoli di violenza e attacchi indiscriminati contro i civili. E interviene ora anche l'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue Catherine Ashton: dicendosi fortemente scioccata”, condanna “nel modo più fermo” l'uso della violenza e di munizioni contro le persone che manifestano pacificamente e parla di grave violazione dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale non può essere accettata”, dichiara la Ashton.

    L’esercito siriano spara contro manifestanti nei pressi della città di Homs
    Artiglieria e carri armati dell’esercito siriano stanno sparando contro la località di Rastan, nei pressi della città di Homs, nel centro del Paese. Lo hanno riferito alcuni testimoni dell’attacco alla tv satellitare Alarabiya, e alcuni attivisti locali parlano di almeno un morto. Intanto, nel sud, un migliaio dei circa 3mila profughi che si erano rifugiati in Libano ha fatto ritorno nella cittadina di Tall Kalakh, pesantemente colpita dalla repressione delle ultime settimane. Nonostante la rassicurazione delle autorità locali, però, altre duemila persone restano nella regione libanese di Wadi Khaled, dove le autorità chiedono aiuto per fronteggiare l’emergenza.

    Il presidente africano Zuma tenta la mediazione con Gheddafi
    Potrebbe essere ad una svolta la crisi libica. Dopo il colloquio di ieri a Tripoli con il presidente sudafricano Jacob Zuma, Gheddafi si sarebbe detto disponibile ad accettare il piano dell’Unione Africana. Lo ha riferito stamani lo stesso mediatore. Intanto, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, è a Bengasi, in Cirenaica, dove sta incontrando i vertici del Consiglio Nazionale Transitorio libico. Sul terreno continuano i raid della Nato. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Il colloquio Zuma-Gheddafi non è servito al rais solo per tornare agli onori della cronaca – è infatti riapparso in televisione nel pieno dei suoi poteri – ma evidentemente anche a prendere atto che a questo punto della crisi occorre cedere ad una qualche proposta di soluzione. Tornato a Johannesburg, il presidente sudafricano ha annunciato che Gheddafi è pronto ad applicare la road map, il piano di pace per la Libia messo a punto dall'Unione Africana. Forti anche le critiche di Zuma nei confronti della Nato per i bombardamenti, che – si apprende da fonti governative – oltre ad obiettivi militari continuano a coinvolgere i civili. Gheddafi – ha detto ancora Zuma – è disposto a proclamare una tregua che ponga fine ai combattimenti. Un cessate il fuoco generale è stato chiesto proprio dal Sudafrica, per garantire un sereno inizio dei colloqui di pace. Intanto, sull’altro fronte, a Bengasi, il leader degli insorti, Mustafa Abdul Jalil, ex ministro della Giustizia a Tripoli, ha incontrato il ministro degli Esteri italiano, Frattini, che inaugura la sede del consolato generale, di fatto la prima rappresentanza italiana presso gli insorti. La missione di Frattini segue quella del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, che, il 22 maggio scorso, ha a sua volta inaugurato una sede diplomatica europea a Bengasi. Sul terreno continuano i raid della Nato su Tripoli e dintorni. I nuovi bombardamenti, secondo la televisione di Stato libica, hanno colpito i quartieri periferici della capitale di Tajura e di Al-Jafra. Centrati siti militari e civili con vittime e gravi danni. La crisi libica è oggi in discussione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

    Arrestato il presunto assassino di Anna Politkovskaia
    Il presunto assassino della giornalista russa Anna Politkovskaia, Rustam Makhmoudov, è stato arrestato in Cecenia. La notizia è stata confermata a Radio Eco di Mosca dall'avvocato difensore di Zhabrail Makhmudov, fratello di Rustam. L'arresto potrebbe favorire nuove indagini sull'omicidio della giornalista del bisettimanale di opposizione Novaia Gazeta freddata nell'ascensore di casa, a Mosca, il 7 ottobre 2006. Politovskaia era nota per le sue critiche all'allora presidente russo Putin e al leader ceceno Kadyrov, e per le sue coraggiose denunce sui sequestri e le torture subite dai civili nella piccola repubblica caucasica. Secondo il legale, il presunto killer è stato fermato a casa dei suoi genitori in Cecenia, nel distretto di Achki-Martan, senza opporre resistenza. A breve sarà trasferito a Mosca. Finora gli inquirenti avevano sostenuto che Rustam Makhnudov si trovava in Europa.

    Angela Merkel in visita in India
    Rafforzare i legami in particolare nelle tecnologie e difesa, ma anche discutere i temi di attualità internazionale, tra cui spicca la successione al Fondo Monetario Internazionale. Questa la finalità del viaggio che il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha iniziato oggi in India, dov’è giunta con due ore di ritardo a causa di un improvviso divieto di sorvolo imposto al suo aereo dalle autorità iraniane. Sull’importanza strategica di questa trasferta, Salvatore Sabatino ha intervistato Francesco Carlà, esperto di economia internazionale:

    R. – Bisogna partire dall’idea che la Germania è già il più grosso partner europeo dell’India: ci sono in ballo scambi bilaterali per qualcosa come 15 miliardi di euro e mezzo già nel 2010. Questi potrebbero crescere molto e, secondo gli indiani, potrebbero crescere fino a 20 miliardi di euro. Oltretutto, in questi Paesi le crescite sono così elevate che partire già da degli ottimi numeri – come quelli che citavo prima – significa poterli poi incrementare moltissimo.

    D. – La Merkel dovrà convincere anche gli indiani ad accettare la guida del Fondo Monetario Internazionale. Il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, candidato europeo alla successione di Strauss-Kahn, riuscirà secondo lei in quest’intento?

    R. – Probabilmente ci riuscirà, però immagino che l’India – che è uno dei Paesi principali di quello che Goldman Sachs chiama “Bric”, cioè Brasile, India, Russia e Cina – chiederà qualcosa in cambio. Vedremo cosa sarà e come andranno avanti questi dialoghi.

    D. – Accompagnata da sette ministri, la Merkel ha incontrato questa mattina il premier Singh per il primo dialogo intergovernativo, che è una speciale intesa che la Germania ha finora instaurato solo con Israele e Stati Uniti. Cosa vuol dire, questo, dal punto di vista economico?

    R. – Vuol dire che l’India ha molto bisogno del tipo di industria che rappresenta la Germania e la Germania è molto interessata allo sbocco commerciale indiano, alla grandezza e alle dimensioni dello sviluppo in quel Paese, che poi significa anche un osservatorio su tutta l’Asia di profilo indiano e, quindi, molti altri Paesi che fanno parte di quel network.

    D. – Si può dire che questa è un’ulteriore conferma che l’asse economico-finanziario internazionale si sta spostando sempre più verso Oriente?

    R. – Questo sicuramente. E se non si sposta ancora più velocemente è solo perché c’è tutta una serie di riserve di tipo geopolitico. Ad esempio, l’India è alquanto funestata da problematiche corruttive, che hanno anche minato la credibilità della sua Borsa negli ultimi anni e, in un certo senso, cose simili si possono dire anche per la Cina e per altri Paesi. Poi c’è anche un’altra questione: l’annuncio, nei giorni scorsi, da parte della Germania di fare a meno dell’energia atomica da qui al 2022. Molte risorse energetiche si trovano da quelle parti. (vv)

    Mladic presenta il ricorso contro l’estradizione
    Mladic tenta le vie legali per non essere processato a livello internazionale. È arrivato, infatti, ai giudici del tribunale speciale di Belgrado il ricorso contro l’estradizione dell’ex generale al Tribunale penale internazionale dell’Aja. La pratica passerà ora nelle mani di un collegio di tre giudici, che prenderà una decisione in meno di tre giorni. Il servizio di Davide Maggiore.

    Un certificato medico presentato ai giudici dal legale dimostrerebbe che il generale è gravemente malato, e non può essere trasferito in Olanda. Alcuni medici erano presenti anche oggi al cimitero di Belgrado, dove l’ex-ricercato ha fatto visita alla tomba della figlia Ana, tra imponenti misure di sicurezza, per poi essere ricondotto in tribunale. In ogni caso, se verrà estradato, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia ha fatto sapere che intende comparire di fronte ai giudici internazionali vestito con la sua divisa da generale. Intanto il presidente serbo Boris Tadic ha confermato che la cattura di Mladic e la sua estradizione solo alcuni dei passi che il Paese intende compiere sulla strada dell’adesione all’Unione europea. L’arresto del superlatitante, ha infatti dichiarato il capo dello Stato, “era un nostro obbligo morale e legale”. Ma, ha proseguito, “ora non ci aspettiamo che per noi si aprano le porte dell’Unione europea senza aver fatto le riforme necessarie”. Quanto agli incidenti scoppiati ieri sera, dopo una manifestazione a sostegno di Mladic, il presidente ha detto che fanno parte del “folklore politico”.

    Domenica prossima referendum in Slovenia sulla riforma delle pensioni
    In Slovenia, il governo potrebbe essere sconfitto nel referendum di domenica prossima sulle pensioni. L’ultimo sondaggio vede favorevoli alla legge di riforma della previdenza, che tra l’altro innalza di tre anni l’età pensionabile, solo il 32,3% dei cittadini, mentre il 50,4% è intenzionato a votare contro. Proprio dopo l’approvazione della legge, il governo di centro-sinistra del premier Borut Pahor aveva perso l’appoggio del partito dei pensionati, e con questo la maggioranza in parlamento. In caso di sconfitta nella consultazione, prevedono gli analisti, l’esecutivo potrebbe essere costretto a dimettersi con un anno d’anticipo sulla scadenza naturale della legislatura.

    I negoziati dell’Ue con la Croazia potrebbero concludersi entro giugno
    I negoziati per l’adesione della Croazia all’Unione europea potrebbero terminare entro il mese prossimo, anche prima della festa nazionale croata del 25 giugno. A dichiararlo all’agenzia di stampa locale Hina è stato un diplomatico francese che ha chiesto di restare anonimo. Solo due settimane fa, alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione, la Francia era stata tra i Paesi che avevano insistito per introdurre un monitoraggio del Paese balcanico, soprattutto per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali e la giustizia. Anche in questo modo l’unico obbligo per Zagabria, ha specificato il diplomatico, sarà però l’invio di rapporti periodici, fino alla data dell’adesione definitiva, che potrebbe essere il 1 luglio 2013. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 151

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