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Sommario del 30/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Annunciare Cristo in modo nuovo all'uomo secolarizzato di oggi: così il Papa al dicastero della nuova evangelizzazione
  • Benedetto XVI ai vescovi indiani: la Parola di Dio non solo consola ma promuove la giustizia e la riconciliazione
  • Altre udienze
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: attacco talebano ad Herat. Ira di Karzai per un nuovo errore della Nato: uccisi 12 bambini
  • Germania: addio al nucleare entro il 2022
  • Referendum a Malta: passa il divorzio. Mons. Cremona: ora la famiglia sia protagonista dell'evangelizzazione
  • Convegno sull'Aids in Vaticano. L'Onu: collaborazione con la Chiesa per salvare nuove vite
  • Batterio killer in Germania. Il prof. Pregliasco: vigilare ma non eccedere nell'allarmismo
  • Mons. Crociata: cattolici in politica uniti sui valori anche se in partiti diversi
  • La Svimez per i 150 dell'unità: il Mezzogiorno non è un freno ma un'opportunità per il sistema Italia
  • Chiesa e Società

  • Nuovi saccheggi ad Abyei, migliaia di profughi senza assistenza: la denuncia di mons. Taban Mousa
  • L’11 a giugno a Gerusalemme la preghiera delle chiese di Terra Santa per la pace
  • Cina. Nella cattedrale di Xi Kai 243 nuovi battezzati
  • Russia. Polemiche per la decisione della Corte suprema di chiudere il Centro per la cultura islamica
  • Lecce: si è spento mons. Ruppi, “un grande esempio di vita sacerdotale”
  • A Pozzuoli le celebrazioni conclusive dell’Anno Paolino diocesano
  • Convegno a Fano sui pellegrini, cercatori di Dio
  • In corso a Roma il Consiglio mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche
  • Incontro vocazionale dei giovani Neocatecumenali a Düsseldorf in preparazione alla Gmg
  • A Betlemme l’inaugurazione della nuova Hogar Nino Dios, una struttura per bimbi disabili
  • Filippine: moria di pesce nel lago Taal
  • Il programma di Radio Vaticana “Non solo mimose” rappresenterà l’Italia al Premio giornalistico del Parlamento Europeo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: al via a Tripoli la missione del presidente sudafricano Zuma. Gli insorti: la vittoria è vicina
  • Il Papa e la Santa Sede



    Annunciare Cristo in modo nuovo all'uomo secolarizzato di oggi: così il Papa al dicastero della nuova evangelizzazione

    ◊   L'attuale società secolarizzata ha bisogno di nuovi evangelizzatori, capaci di annunciare la Parola di Dio in modo nuovo per toccare il cuore dell'uomo di oggi, "spesso distratto e insensibile": è quanto ha affermato stamani Benedetto XVI rivolgendosi ai partecipanti alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione da lui istituito nell'ottobre dell'anno scorso. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La secolarizzazione ha lasciato “pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana”. Da questa “crisi della vita cristiana” - spiega il Papa - scaturisce l’esigenza di una “nuova evangelizzazione”, di una “rinnovata modalità di annuncio”:

    “Il Vangelo è il sempre nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l’umanità partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla ad un futuro di speranza affidabile e forte. Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione, vuol dire intensificare l’azione missionaria per corrispondere pienamente al mandato del Signore”.

    Questa mutata situazione, segnata da profondi mutamenti culturali, richiede “particolare attenzione per l’annuncio del Vangelo”, “per rendere ragione della propria fede in situazioni differenti dal passato”:

    “La crisi che si sperimenta porta con sé i tratti dell’esclusione di Dio dalla vita delle persone, di una generalizzata indifferenza nei confronti della stessa fede cristiana, fino al tentativo di marginalizzarla dalla vita pubblica”.

    Mentre nei decenni passati era ancora possibile “ritrovare un generale senso cristiano che unificava il comune sentire di intere generazioni”, oggi si assiste al dramma della frammentarietà, che non consente di avere più un riferimento unificante:

    “Inoltre, si verifica spesso il fenomeno di persone che desiderano appartenere alla Chiesa, ma sono fortemente plasmate da una visione della vita in contrasto con la fede”.

    “Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato”. Ma il nostro compito – sottolinea il Santo Padre – è lo stesso degli albori della nostra storia:

    “La missione non è mutata, così come non devono mutare l’entusiasmo e il coraggio che mossero gli Apostoli e i primi discepoli. Lo Spirito Santo che li spinse ad aprire le porte del cenacolo, costituendoli evangelizzatori (cfr At 2,1-4), è lo stesso Spirito che muove oggi la Chiesa per un rinnovato annuncio di speranza agli uomini del nostro tempo”.

    Per convincere l’uomo contemporaneo, spesso “distratto e insensibile” – aggiunge il Papa - c’è bisogno di “nuovi evangelizzatori” e di un “rinnovato vigore” per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza:

    “Anche in chi resta legato alle radici cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità, è importante far comprendere che l’essere cristiano non è una specie di abito da vestire in privato o in particolari occasioni, ma è qualcosa di vivo e totalizzante, capace di assumere tutto ciò che di buono vi è nella modernità”.

    L’urgenza per un rinnovato annuncio non può prescindere dalla formazione per le nuove generazioni. Lo stile di vita dei credenti ha anche bisogno di “una genuina credibilità, tanto più convincente quanto più drammatica è la condizione di coloro a cui si rivolgono”. E’ mediante la sua condotta – conclude il Pontefice ricordando le parole di Papa Paolo VI – che la Chiesa evangelizzerà il mondo, vale a dire mediante “la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità”.

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    Benedetto XVI ai vescovi indiani: la Parola di Dio non solo consola ma promuove la giustizia e la riconciliazione

    ◊   L’amore e il rispetto possano animare le relazioni umane a tutti i livelli: è l'esortazione rivolta stamani da Benedetto XVI ai vescovi indiani ricevuti in Vaticano per la visita ad Limina. Il Papa ha sottolineato l’importanza della proclamazione della Parola di Dio e della carità, raccomandando anche il rispetto per l’armonia e la santità della famiglia. Il servizio di Fausta Speranza:

    “May Christ’s faithful in India continue to assist all those in need...”
    Chi crede in Cristo in India continui a sostenere tutti coloro che sono nel bisogno senza distinzione di razza, etnia, religione, status sociale: così il Papa ricorda che tutti sono creati a immagine di Dio e dunque a tutti si deve uguale rispetto. Benedetto XVI va al cuore dell’insegnamento di Cristo:

    “After all, love is God's gift to humanity, it is his promise and it is our hope…”
    “Dopo tutto – dice – l’amore è il dono di Dio per l’umanità, la sua promessa e la nostra speranza.” E dunque ricorda che “i cristiani di tutti i tempi e di tutti i luoghi sono chiamati a servire il prossimo e ad amarlo”. Benedetto XVI sottolinea che tra tutte le importanti responsabilità del vescovo c’è quella preminente della proclamazione della Parola di Dio che porta in ogni comunità frutti spirituali.

    “the faithful come together for prayer, reflection on the Scriptures ...”
    "I fedeli si ritrovano insieme per la preghiera, la riflessione sulle Sacre Scritture e per il sostegno dei fratelli. Il Papa chiede “che ci si impegni in ogni modo a incoraggiare i singoli così come i gruppi alla preghiera” che porta alla grazia dei Sacramenti e della vita liturgica. Il Papa esprime parole di apprezzamento per l’impegno alla carità cristiana di cui si vedono significativi segni nella società, per poi citare anche la formazione che le scuole cristiane assicurano ai giovani intorno ai valori della pace e della giustizia. Cita l’impegno di alcune agenzie cristiane alla promozione dello strumento del microcredito che aiuta i poveri ad aiutare se stessi ma anche altre forme di assistenza ai più deboli.

    “...the word of God not only consoles but also challenges believers …”
    “La Parola di Dio - spiega il Papa rivolgendosi ai vescovi dell’India – non è solo parola che consola ma sfida i credenti a promuovere la giustizia, la riconciliazione, la pace tra loro stessi e in tutta la società in cui vivono”. E il Papa incoraggia tutti a perseverare nella testimonianza degli insegnamenti di Cristo, per poi chiedere di riflettere sulle “gravi sfide che minacciano l’unità, l’armonia e la santità della famiglia” e sull'impegnativo sforzo che bisogna fare per “costruire una cultura del rispetto del matrimonio e della vita della famiglia”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il presidente del Parlamento Federale della Repubblica di Germania, Norbert Lammert.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il Vangelo davanti al dramma della frammentazione: il discorso di Benedetto XVI alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

    Quel fiume benefico che ha irrigato i popoli: al Regina Caeli il Papa sottolinea la forza del Vangelo e della testimonianza missionaria.

    Carità cristiana oltre ogni apparenza: la visita “ad limina” di vescovi indiani.

    Il nostro padrone è uno solo: il vescovo segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, al convegno “Cattolici a confronto” presso la Camera dei Deputati.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'attacco talebano contro militari italiani in Afghanistan.

    Ci vuole allenamento per avvicinarsi a Dio: in cultura, Keith Beaumont sull'idea di preghiera nel pensiero di John Henry Newman.

    A tu per tu con la vera Croce: Alfredo Tradigo sul ciclo pittorico fiorentino di Agnolo Gaddi a Santa Croce dopo il restauro.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: attacco talebano ad Herat. Ira di Karzai per un nuovo errore della Nato: uccisi 12 bambini

    ◊   Nuovo attacco dei talebani in Afghanistan: colpiti la sede del gruppo di ricostruzione provinciale di Herat City, sotto responsabilità italiana, e ad altri obiettivi. Al momento, fonti ospedaliere parlano di almeno 4 morti e 30 feriti. Il ministro italiano della Difesa Ignazio La Russa esclude vittime tra gli italiani e riferisce di 5 feriti, uno in gravi condizioni. “Si è trattato – ha detto - di un attacco complesso: prima un’autobomba, poi uno scontro armato”. Intanto, in Italia, si riaccende il dibattito sul ritiro dall’Afghanistan, mentre il premier Berlusconi esprime cordoglio e riconoscenza ai militari impegnati nel Paese. Il servizio di Paolo Ondarza:

    E’ stato un commando di talebani guidato da alcuni kamikaze a colpire, oggi, vari luoghi di Herat City, capoluogo dell'omonima provincia occidentale afghana: esplosioni nei pressi del palazzo del governatore, della Blood Bank Road, del vicino Cinema Chowk e, la più grave, contro la base del Prt, il Gruppo di ricostruzione provinciale, gestito da militari e civili italiani. Quest’ultima costituisce una struttura essenziale per il supporto alla governance e al processo di ricostruzione e sviluppo del Paese. Grazie agli uomini del Prt, infatti, molte ditte afgane hanno trovato sbocchi nel mercato del lavoro. Ancora impossibile conoscere la dinamica e il numero delle vittime: fonti ospedaliere parlano di 4 morti e 24 feriti, mentre la polizia denuncia un numero imprecisato di vittime. Da Roma il ministro della Difesa La Russa rassicura: nessun morto tra gli italiani, ma 5 feriti: uno sarebbe grave. L’esplosione, un attacco in piena regola – spiega La Russa – avrebbe tolto la vita a diversi agenti della polizia afghana. Testimoni raccontano che almeno due kamikaze con un’automobile carica di esplosivo si sono fatti saltare in aria all’ingresso del Prt italiano che si trova nel quartiere di Juda-i-Matab. Questo avrebbe permesso ad altri militanti armati di penetrare all'interno della struttura ingaggiando uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza afghane e internazionali. Ma come leggere questo attacco all’interno della strategia talebana? Lo chiediamo all’analista strategico e militare Alessandro Politi.

    R. - Innanzitutto, è una risposta alle conseguenze dell’uccisione di Bin Laden. Non è una vendetta, il che significa pressione delle opinioni pubbliche in patria per ritirare le truppe, prima, perché ormai Bin Laden è morto e il problema è quasi risolto. I talebani hanno voluto colpire Herat che è un centro importante di un Paese che ha un grosso contingente e che ha le sue difficoltà politiche interne che loro sanno benissimo che esistono.

    D. - Faceva riferimento alla morte di Bin Laden. Quanto questa continuerà ad incidere nelle prossime settimane?

    R. - Non più di tanto perché, dal punto di vista politico, al Qaeda non guida più nessun processo in giro per il mondo. Può mettere bombe ma non è più l’interprete di una speranza di cambiamento politico che era la sua forza; può ancora reclutare gente che si lascia ingannare dalla propaganda ma le masse arabe e islamiche hanno capito molto bene che quello che è necessario è una rivoluzione democratica.

    Intanto in Afghanistan è ancora polemica dopo che sabato un raid Nato nella provincia meridionale di Helmand ha ucciso per errore 14 civili, 12 bambini e due donne, secondo fonti afghane. I vertici Isaf parlano di 9 civili uccisi, assicurano che un’inchiesta è già stata avviata per far luce sull’accaduto e intanto oggi hanno presentato ufficialmente le loro scuse per l'incidente spiegando la dinamica dei fatti: una pattuglia della coalizione sarebbe stata attaccata da un commando di talebani che hanno ucciso un Marine americano e che successivamente hanno preso posizione all'interno di una zona abitata''. A questo è seguita la decisione del raid aereo. Ancora Politi:

    R. - La domanda è quando viene dato il via libera a un attacco aereo. Normalmente si cercano di impiegare altri mezzi prima di arrivare al bombardamento aereo. Si decide se inviare il bombardiere o una serie di soldati che però possono venire uccisi. E’ un calcolo estremamente crudo, doloroso, spietato ma è quello che capita ogni volta che si prende questa decisione.

    Di omicidio ha parlato il presidente afgano Karzai lanciando agli Usa un ultimo avvertimento affinché cessino le operazioni unilaterali. Da parte sua, fonti della Casa Bianca hanno fatto sapere che Washington condivide e di prende molto sul serio questo monito.

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    Germania: addio al nucleare entro il 2022

    ◊   Entro il 2022 la Germania darà l’addio definitivo all’energia nucleare. La decisione – che è stata definita “irreversibile” dal ministro dell’ambiente Norbert Roettgen – è stata presa dopo un intenso dibattito in seno alla maggioranza e con le diverse parti della società civile. Delle 17 centrali nucleari sul territorio tedesco, almeno otto sono state fermate dopo il disastro di Fukushima. Berlino prevede di spegnere altri sei reattori entro il 2021 e i restanti tre cesseranno la produzione entro il 2022. A Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della Fondazione Lanza di Padova, Stefano Leszczynski ha chiesto quanto abbia pesato l’incidente di Fukushima su questa decisione.

    R. – Certamente la questione Fukushima ha dato una svolta importante a questo dibattito perché, in qualche modo, ha dimostrato o indicato che non esistono centrali nucleari sicure.

    D. – Questo significa che fino ad oggi in realtà il problema delle energie alternative è stato un problema esclusivamente di investimenti?

    R. – Proprio perché la Germania sul fronte dell’eolico e sul fronte del fotovoltaico si attesta tra i maggiori produttori al mondo ci dimostra che un lasso di tempo è comunque sufficiente per potenziare ulteriormente e garantire autonomia energetica, in particolare sul fronte civile attraverso le fonti rinnovabili, e per potenziare la produzione di energia da gas metano attraverso i collegamenti, in particolare, con la Russia.

    D. - Un’altra questione che lascia perplessi è il fatto che anche se la Germania eliminasse tutte le proprie centrali nucleari comunque intorno ad essa rimarrebbero Paesi con una forte presenza di nucleare, ad esempio la Francia. Questo non è un po’ un controsenso?

    R. – Sì, però è vero che le nostre decisioni non possono essere determinate dal fatto che vicino a noi ci siano persone che si comportano male o che fanno scelte diverse. E’ chiaro che il rischio di avere centrali nei Paesi vicini è un rischio presente. Però credo che il messaggio che dà la Germania sia che il futuro è fondato su energie rinnovabili e su efficienza energetica e per certi aspetti gas metano.

    D. - Una presa di coscienza a livello nazionale e politico oppure una scelta imposta dalle pressioni dei cosiddetti movimenti ambientalisti?

    R. – Io non credo che questa scelta sia avvenuta solamente sulla scia di Fukushima, sulla scia della débậcle elettorale della Merkel e della vittoria dei verdi. Credo sia una scelta maturata nel corso del tempo sulla base di una serie di studi di carattere epidemiologico ma anche di carattere economico perché non scordiamoci che, comunque, il nucleare non ha una convenienza economica rispetto ad altre fonti energetiche. Però è positivo il fatto che si sia arrivati a questa scelta anche attraverso una consultazione da parte di soggetti attivi della comunità e che tra questi soggetti attivi ci sono anche le Chiese che, tra l’atro, in Germania sono particolarmente attive oramai dagli anni ’90 sul fronte della promozione delle energie rinnovabili.

    D. – Possiamo dire che questa volta si tratta di un bel connubio tra etica e politica?

    R. – Io direi assolutamente di sì perché se la nostra responsabilità etica per il futuro deve porsi un orizzonte per dire alle generazioni future quale pianeta lasciamo, quale ambiente di vita lasciamo, quali tecnologie lasciamo, credo che la scelta di puntare su fonti energetiche a minore impatto e a minor rischio per la salute delle persone, sia una scelta etica molto importante. (bf)

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    Referendum a Malta: passa il divorzio. Mons. Cremona: ora la famiglia sia protagonista dell'evangelizzazione

    ◊   A Malta si è tenuto ieri il referendum sull’introduzione del divorzio, passato con il 54% di “si” contro il 46% di "no". Il primo ministro maltese Lawrence Gonzi, che ha portato il partito nazionalista al potere a prendere posizione per il "no", ha dichiarato che il parlamento rispetterà la volontà del popolo. Delusione da parte dei vescovi che hanno aperto una riflessione sul voto. Marco Guerra ha raccolto il commento dell’arcivescovo di Malta Paul Cremona:

    R. – Ovviamente, è stata una delusione anche per la Chiesa. Un terzo degli aventi diritto al voto non hanno votato, un terzo ha votato a favore dell’introduzione del divorzio e un terzo ha votato contro. Ma nel risultato ci sono otto punti di differenza: il 46 per cento ha votato contro l’introduzione del divorzio. Adesso si passerà alla fase politica e da lì si procederà ai risultati veri e propri del referendum.

    D. – Il risultato vede le due percentuali molto vicine. Questo comunque è una sorpresa in una società secolarizzata e in un Paese che fa parte della Comunità europea: questo significa che nella società maltese il matrimonio e la famiglia sono valori ancora molto sentiti…

    R. – L’incidenza delle separazioni a Malta è molto bassa: secondo le statistiche ufficiali è del sette per cento la percentuale delle persone sposate che vivono in stato di separazione. Ma noi viviamo in una cultura molto secolarizzata e questo pone anche una sfida alla Chiesa, proprio per quanto riguarda la pastorale, e non mi riferisco soltanto alla pastorale della famiglia, che è molto importante. Penso che sia necessario andare oltre e trovare una pastorale che prenda in considerazione la decisione personale di ogni cristiano, nonché rafforzare l’evangelizzazione non tanto riguardo alla cultura, quanto riguardo alla famiglia che deve essere un motore di evangelizzazione per i figli. Credo che questa sia la sfida che la Chiesa deve affrontare oggi per i suoi membri.

    D. – Durante la campagna per il referendum, ci sono stati toni molto accesi. E’ possibile ritrovare il filo del dialogo tra le due parti?

    R. – Sì: infatti, prima dell’esito del voto noi vescovi abbiamo pubblicato una nota mettendo il dito su due aspetti. Il primo è un processo di riconciliazione che dev’essere iniziato, e anche noi, in quanto membri della Chiesa, abbiamo chiesto perdono se alcuni si sono sentiti offesi; per contro, anche noi, da parte della Chiesa, perdoniamo tutti quelli che ci hanno fatto soffrire. Il secondo aspetto è che durante questo dibattito tutti hanno affermato di volere un matrimonio ed una famiglia più solidi: ecco, noi abbiamo chiesto che questa richiesta non rimanga lettera morta. E questo vale sia per la Chiesa, perché dobbiamo fare una riflessione profonda sullo stato del matrimonio nel contesto di coloro che chiedono il matrimonio come sacramento; sia per la società, che deve riflettere perché deve aiutare anche coloro che si sposano con rito civile, perché anche loro dovranno essere sostenuti dalla società perché il loro matrimonio e la loro famiglia siano solidi. (gf)

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    Convegno sull'Aids in Vaticano. L'Onu: collaborazione con la Chiesa per salvare nuove vite

    ◊   Si è chiuso sabato scorso in Vaticano il Convegno internazionale promosso dalla Fondazione "Il Buon Samaritano", istituita da Giovanni Paolo II, sul tema “La Centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids: esplorando le nuove frontiere”. All’appuntamento, aperto dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha partecipato anche Michael Sidibé, segretario generale aggiunto dell'Onu e direttore esecutivo di UnAids. Romilda Ferrauto gli ha chiesto quali passi avanti siano stati fatti nella lotta all’Aids:

    R. - Aujourd’hui, nous avons fait un effort extraordinaire : comme je le disais…
    Oggi, siamo riusciti in uno sforzo straordinario. Qualche anno fa non c’erano persone sottoposte a cure, mentre oggi più di 6 milioni di persone sono sotto cura. E’ la prima volta che possiamo dire che, se non altro, siamo in grado di rompere la traiettoria dell’epidemia: ci sono più di 60 Nazioni che premono per una costante riduzione dell’infezione nel loro Paese. Ma il vero grande problema che ancora oggi abbiamo è che ci sono 10 milioni di persone nel mondo che attendono di essere sottoposte a cure e sappiamo bene come le loro vite siano in pericolo: dunque senza una efficace solidarietà globale, sarà impossibile per queste persone avere accesso alle cure, così come sarà impossibile per loro avere delle speranze di vita.

    D. - Perché oggi i trattamenti esistono e sono efficaci…

    R. - Les traitement existent et ils sont efficaces…
    Le cure esistono e sono efficaci. Sappiamo anche che oggi si riuscirebbe a ridurre la trasmissione del 96 per cento se solo le persone venissero sottoposte a cura al momento giusto. Dunque ciò che è veramente indispensabile è quella stessa solidarietà che ha permesso di curare 6 milioni di persone e soprattutto che questa solidarietà continui ad esserci per i più poveri.

    D. – Riguardo alla prevenzione, la posizione della Chiesa cattolica non è uguale a quella di altri: questo non porta all’unanimità e la Chiesa cattolica è stata, a volte, anche molto criticata … La vostra presenza al Convegno è, in qualche modo, una riconoscimento del lavoro della Chiesa cattolica?

    R. - Vous savez, moi je pense que il ya énormément…
    Vede, io penso che vi siano ambiti molto vasti sui quali siamo in accordo: non abbiamo che qualche disaccordo. Credo che la Chiesa cattolica faccia uno sforzo enorme per battersi contro la stigmatizzazione, la discriminazione ecc. I servizi comunitari che esistono - i più decentralizzati - sono i servizi che raggiungono le famiglie e che permettono loro di avere accesso alle informazioni per proteggersi e contribuiscono anche - giustamente - a consolidare questo concetto di famiglia, che è indispensabile ancor di più se ci si trova in situazione di povertà.

    D. – Quindi, anche secondo lei, il “processo” che si fa alla Chiesa è ingiustificato…

    R. - Vous savez, moi je ne fais pas de procès…
    Vede, io non faccio processi. Quello che faccio, e soprattutto quello che ci ha insegnato l’Aids è che ogni volta che si “esclude”, si perde una vita; mentre ogni volta che si è accoglienti, che ci si batte per comprendere tutti i partner - inclusa la Chiesa - si fanno passi avanti e si riesce a raggiungere persone che altrimenti non si riuscirebbe a raggiungere. (mg)

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    Batterio killer in Germania. Il prof. Pregliasco: vigilare ma non eccedere nell'allarmismo

    ◊   Bisogna osservare il fenomeno ma non si deve cadere nell’allarmismo. Così il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, sui casi di contagio da batterio Escherichia coli registrati in Germania. Secondo dati ancora in via di conferma ci sarebbero dieci vittime e oltre 250 contagiati. Casi sospetti ci sarebbero anche in Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Austria e Olanda. Il batterio sarebbe stato individuato su alcuni ortaggi spagnoli. La sorveglianza è alta in tutta l'Europa: i Centri Europei per il Controllo delle Malattie (Ecdc) stanno collaborando con i ministeri della Sanità dei singoli Stati, con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la Commissione Europea e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Al microfono di Massimiliano Menichetti, lo stesso Fabrizio Pregliasco:

    R. - Si tratta di batteri che vivono nell’intestino umano, ma che possono anche sopravvivere a lungo - ed anche replicarsi - sul terreno e sulle sostanze organiche comunque presenti nei vegetali. Questa è una variante che si sta studiando, perché è effettivamente più cattiva. E’ un problema che esiste nel mondo, dove sono presenti spesso delle epidemie. Questa però ci preoccupa un po’ per la sua peculiarità: si sono verificati in luoghi geograficamente distinti dei casi gravi, con 10 morti e centinaia di malati con forme gastroenteriche.

    D. - Si parla già di Europa in allarme: una paura giustificata?

    R. - Si tratta di un batterio che già conosciamo, ma che deve essere ulteriormente studiato per le sue caratteristiche aggressive, perchè invece di starsene tranquillo nell’intestino di uomini e di animali, ha una variante di una produzione di una tossina, che determina poi gli effetti più pesanti, anche a livello generale e cosiddetto sistemico e cioè a livello degli organi vitali. E’ importante comunicare questo, ma non eccedere nell’allarmismo e soprattutto non pensare che ogni problema gastroenterico oggi sia dovuto, in qualche modo, a questa epidemia che - ribadiamo - per ora è in Germania e in alcune altre nazioni del Nord Europa. Nessun caso, a tutt’oggi, di questa forma in Italia.

    D. - Sotto accusa in questo caso ci sarebbero dei cetrioli spagnoli, importati dalla Repubblica Ceca…

    R. - Non è detto e non è giusto nemmeno mettere la croce su questi prodotti, perché potrebbero essere altri vegetali: la trasmissione, nei fatti, non è stata definita ed evidenziata come da persona a persona, ma sostanzialmente da alimentazione e da prodotti contaminati.

    D. - Quali azioni si possono mettere in atto per ridurre l’eventualità di un contagio?

    R. - Di fatto l’igiene nella produzione degli alimenti e l’attenzione a tutto ciò che non viene cotto, perché la cottura è efficacissima; ciò che non viene trattato - per esempio le verdure - il lavaggio, eventualmente la disinfezione con blandi disinfettanti, utilizzando composti del cloro, rappresentano il buon senso che può limitare e bloccare la diffusione di queste epidemie.

    D. - La raccomandazione di lavarsi sempre le mani, vale sempre e vale anche in questo caso?

    R. - Assolutamente sì. Oltre l’igiene degli alimenti, lavarsi frequentemente le mani è come sempre per altri problematiche - lo abbiamo imparato per l’influenza e per tantissime patologie effettive - un modo per spezzare la catena del contagio. (mg)

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    Mons. Crociata: cattolici in politica uniti sui valori anche se in partiti diversi

    ◊   I cattolici in politica non si facciano fagocitare dalle logiche conflittuali interpartitiche, ma devono far agire la logica del confronto costruttivo. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, intervenendo al convegno “cattolici a confronto” questa mattina alla Camera. Per i parlamentari d’ispirazione cristiana è indispensabile ritrovare un’unità sul terreno dei contenuti. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Sembra lontano il tempo del partito unico dei cattolici. D’altronde lo stesso segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, afferma che “la presenza dei cattolici nei vari partiti è una scommessa e una chance affinché la politica prenda la piega di un concorso costruttivo e non lacerante, alla ricerca del bene comune e non solo di quello di una parte. L’interesse di parte non può oscurare la visione e la ricerca del bene generale”:

    “L’unità è sui valori, ma i valori non vivono disincarnati hanno bisogno di un contesto di relazioni di vissuto che nella Chiesa ha riferimento, poi, capace di tessere una trama sociale più vasta degli stessi confini che l’appartenenza ecclesiale in ogni caso indica”.

    No però alla conflittualità, perché la dottrina sociale della Chiesa ci insegna che solo col dialogo si può costruire. Ed ancora. Per mons. Crociata “è un errore interpretare la tensione vitale tra fede e scelte con le categorie di privato e pubblico, come se la fede non incidesse su tutti i tipi di scelta o lo facesse solo su alcuni di essi”. D’accordo Giuseppe Pisanu, senatore del Pdl:

    “Non si potrebbe altrimenti affrontare una delle questioni cruciali che bruciano oggi in Italia: la questione morale”.

    Per Pisanu sì a un partito che incarni i valori cristiani, ma per contare deve essere numeroso. Secondo il deputato del Pd Giuseppe Fioroni non c’è bisogno di un ennesimo partito, questa volta dei cattolici:

    “Saper trovare quel comune sentire di valori che 150 anni fa consentì all’Italia di diventare unita e oggi ci deve consentire di uscire dalla crisi in cui ci troviamo”.

    Comunque il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione, dell’Udc, è convinto che serva maggiore rappresentatività:

    “Un partito in questo momento forse è troppo. Se parlassimo di un movimento? Un movimento, in cui convergono cristiani già impegnati in politica e cristiani ancora non impegnati in politica”.

    Su una cosa sono tutti d’accordo: la dottrina sociale della Chiesa può contribuire alla rinascita del Paese.

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    La Svimez per i 150 dell'unità: il Mezzogiorno non è un freno ma un'opportunità per il sistema Italia

    ◊   Si è aperta questa mattina a Montecitorio, con l’intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini, la giornata di studi sul tema “Nord e Sud a 150 anni dall’Unità d’Italia” in occasione delle ricerche realizzate per le celebrazioni, dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno-Svimez, promotrice dell’iniziativa. All’introduzione dei lavori seguiranno, nel pomeriggio, sessioni specifiche sui singoli argomenti relativi al Mezzogiorno quali economia, università, federalismo e lavoro. C’era per noi Gabriella Ceraso:

    L’Italia è uno Stato drammaticamente dualistico e 150 anni di storia unitaria non hanno colmato il divario tra un Nord più sviluppato e un Sud dipendente, ma il Mezzogiorno non è il freno perché il Paese spicchi il volo a livello europeo bensì un’opportunità strategica del sistema-Italia. In realtà, oggi la crisi investe tutto il Paese e le soluzioni vanno cercate in un’ottica nazionale e di lungo periodo. E’ questo il comune denominatore degli interventi in mattinata del presidente Fini e del presidente della Svimez, Adriano Giannola. Il quadro tracciato per il Meridione certo è pessimistico: disservizi, ostacoli al prelievo tributario, criminalità, poca innovazione e ricerca e infrastrutture inadeguate. La questione meridionale non è al centro dell’agenda politica, ma la sua essenza – sostiene Fini – resta etico-politica, per cui la risoluzione non è un problema di sole risorse ma di capacità della classe dirigente. Da qui la denuncia di uno stallo nell’elaborazione di strategie complessive. Anche il federalismo – spiega Fini – opportunità di progresso, rischia certo nell’attuazione di sottrarre risorse necessarie ai servizi essenziali. Non è questa l’exit strategy dalla crisi e tanto meno dalla questione meridionale, riprende il discorso il presidente della Svimez, Adriano Giannola, che indica diverse opportunità praticabili per il rilancio, tra cui spicca la ritrovata centralità del Mediterraneo. Sentiamo lo stesso Giannola:

    “In questo momento, le urgenze sono ricerca, tecnologia, fiscalità di vantaggio che rischia – con il federalismo – di essere addirittura rovesciata a svantaggio; ambiente, energie alternative che trovano la loro "Mecca" – come diciamo noi – proprio nel Mezzogiorno. Attorno a queste cose, e non come sfruttamento di una risorsa, ma come occasione di sviluppo occorre innescare il ruolo del Mezzogiorno come fattore attivo di un processo comune. Se, invece, lo si vede come esigenza di isolare, di mettere una cintura sanitaria ad una realtà che, secondo alcuni, spreca solo le risorse, le risorse saranno ulteriormente sprecate, si alimenterà l’illegalità … I rischi, da questo punto di vista, sono molto alti!”.

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    Chiesa e Società



    Nuovi saccheggi ad Abyei, migliaia di profughi senza assistenza: la denuncia di mons. Taban Mousa

    ◊   Le truppe del nord Sudan che occupano Abyei dal 21 maggio hanno nuovamente bruciato diverse case degli abitanti fuggiti di fronte all’offensiva militare. Lo denuncia all’Agenzia Fides mons. Roko Taban Mousa, amministratore apostolico di Malakal, nel sud Sudan: “Diverse abitazioni sono state saccheggiate e poi date alle fiamme. In questo modo si vuole creare una nuova situazione sul campo, cercando di rendere impossibile il ritorno ad Abyei della popolazione locale. Si tratta di una grave violazione del diritto umanitario. L’esercito di Khartoum non sembra intenzionato a lasciare la zona”. Diverse migliaia di persone sono fuggite da Abyei e dintorni e si trovano da giorni senza assistenza. “Finora la situazione umanitaria non è migliorata – spiega a Fides l’amministratore apostolico di Malakal -, perché le riserve alimentari dell’ONU presenti in zona sono state saccheggiate dall’esercito del nord. Vi sono alcune persone di buona volontà di alcune aree del sud Sudan che mettono insieme un po’ di provviste e partono verso i luoghi dove sono radunati gli sfollati, ma a parte questo, i profughi sono privi di assistenza mentre le piogge continuano a battere l’area dove si sono rifugiati”.

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    L’11 a giugno a Gerusalemme la preghiera delle chiese di Terra Santa per la pace

    ◊   Tornerà l’11 giugno prossimo il consueto appuntamento con la preghiera delle chiese per la riconciliazione, l’unità e la pace dei cristiani in Terra Santa, giunta quest’anno alla sesta edizione. Questa preghiera comunitaria, che avrà luogo presso la chiesa del Patriarcato latino di Gerusalemme e sarà presieduta dal patriarca Fouad Twal, si svolgerà in coincidenza con la Veglia della Pentecoste, che quest’anno tutti i cristiani celebrano nella stessa data. L’agenzia Sir ricorda che tale iniziativa prese il via nel 2005 per iniziativa di un gruppo di monaci e laici nel corso di una veglia di preghiera notturna al Santo Sepolcro a Gerusalemme. Infine, in programma quest’anno anche un Vespro solenne che sarà recitato in latino, arabo ed ebraico alla Vigilia della Pentecoste. (R.B.)

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    Cina. Nella cattedrale di Xi Kai 243 nuovi battezzati

    ◊   È particolarmente vitale l’attività di evangelizzazione della parrocchia cinese che fa capo alla cattedrale di Xi Kai, dedicata a San Giuseppe, nella diocesi di Tian Jin, dove sabato scorso 243 catecumeni hanno ricevuto i sacramenti del Battesimo, della Prima Comunione e della Confermazione. È il frutto degli obiettivi che la parrocchia stessa si pone, e cioè “mettere la Parola di Dio al centro della vita mettendola in pratica”, riferisce la Fides, e l’ha concretizzato con la campagna “Tutti a evangelizzare, tutti al servizio”, in cui, oltre all’impegno personale di sacerdoti, catechisti e volontari, sono state mobilitate anche le nuove tecnologie. Tra le iniziative peculiari della parrocchia, la prima ad essersi dotata di sito internet, infatti, il servizio di evangelizzazione on line e un blog sulle cui pagine potersi confrontare. La cattedrale di Xi Kai, edificata nel 1914 in stile romanico, indicata dalla popolazione come “la chiesa francese”, conta circa 30mila fedeli all’interno di una diocesi di oltre centomila, una trentina di sacerdoti e una quarantina di religiose della Comunità della Carità, oltre a qualche decina di seminaristi. Secondo la fotografia che ne fa la parrocchia, i 243 neobattezzati hanno un’età media di 32 anni, sono per il 70% laureati e per il 78% residenti in città. Visto il grande successo delle attività del catechismo, è già stato annunciato il prossimo corso che inizierà il 28 agosto. (R.B.)

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    Russia. Polemiche per la decisione della Corte suprema di chiudere il Centro per la cultura islamica

    ◊   La decisione, presa la settimana scorsa da parte della Corte suprema russa, di chiudere il Centro islamico legato al Consiglio dei Mufti, presente con sedi in tutto il Paese, ha scatenato diverse polemiche. La motivazione ufficiale avanzata dalla Corte, riportata da AsiaNews, riguarda irregolarità di tipo amministrativo, ma secondo alcuni sarebbe legata alla volontà del Cremlino di portare la vasta comunità musulmana del Paese sotto il controllo di un unico soggetto fedele allo Stato. “Si tratta di un ordine burocratico di persone che vogliono burattini come rappresentanti dei musulmani”, è stato l’amaro commento del fondatore del Centro, Abdul-Wahid Niyazov, che ha denunciato anche la pressione del Servizio per la sicurezza russo e ha fatto sapere che porterà il caso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. La chiusura del centro, invece, è stata accolta positivamente dal ‘rivale’ Muftiato di tutta la Russia, il cui presidente, Mukhammedgali Khuzin, ha affermato che la struttura, che ospitava mostre, conferenze stampa e seminari, era dannosa per la comunità e per il dialogo interreligioso. Il giornalista russo esperto di religioni, Alexander Soldatov, ha indicato tra i motivi di non gradimento del Centro da parte del Cremlino, l’organizzazione nel novembre scorso, in occasione della festa di Eid al-Adha, di una preghiera di massa presso la moschea centrale di Mosca. Inoltre il Centro era il maggiore promotore della costruzione di nuove moschee nella capitale, dove ce ne sono quattro, ipotesi osteggiata dopo gli scontri interetnici riaccesisi tra musulmani caucasici e russi cristiani nel dicembre scorso. (R.B.)

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    Lecce: si è spento mons. Ruppi, “un grande esempio di vita sacerdotale”

    ◊   “Un uomo che ha amato e servito senza riserve e senza mai stancarsi. Il viaggio di questa Chiesa continua nel solco da lui tracciato”. Con queste parole mons. Domenico D'Ambrosio, arcivescovo di Lecce, ricorda il suo predecessore, mons. Cosmo Francesco Ruppi, deceduto ieri pomeriggio ad Alberobello, nella casa di riposo “Giovanni XIII”. Di mons. Ruppi – aggiunge l’arcivescovo della città pugliese - “ci resta un grande esempio di vita sacerdotale pienamente vissuta. Anche da vescovo emerito la sua passione evangelica non aveva mai smesso di pulsare”. “Nonostante la salute cominciasse a vacillare, fino alla fine ha continuato ad annunciare la Parola”. “Attraverso la tv, la radio, i giornali non ha mai smesso di diffondere il messaggio di Gesù. Continuava ad adempiere al suo dovere di prete e di vescovo”. “A noi che lo abbiamo amato – sottolinea mons. D’Ambrosio, le cui parole sono state riprese dal Sir – non resta che pregare e chiedere la sua benedizione dal cielo”. “I funerali – riferisce l’ufficio stampa dell'arcidiocesi salentina – si svolgeranno domani nella Chiesa madre di Alberobello e saranno presieduti dal cardinale Salvatore De Giorgi. Mons. Ruppi verrà sepolto momentaneamente nel cimitero di Alberobello per poi, come era suo desiderio, essere traslato nella cattedrale di Lecce”. (A.L.)

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    A Pozzuoli le celebrazioni conclusive dell’Anno Paolino diocesano

    ◊   Una solenne Liturgia Eucaristica conclude questa sera, a Pozzuoli, le celebrazioni dell’Anno Paolino diocesano, alla presenza dell’Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo (Spianata di Via Fasano, ore 19). In ideale continuità con l’Anno Paolino celebrativo del bimillenario della nascita di Paolo - aperto da Benedetto XVI il 28 giugno 2008 e vissuto dalla Chiesa universale fino al 29 giugno 2009 – l’Anno diocesano è stato inaugurato il 30 maggio 2010 dal vescovo Gennaro Pascarella, per ricordare il 1.950.mo anniversario dell’approdo a Pozzuoli dell’Apostolo delle genti – di cui riferiscono gli Atti degli Apostoli - e per incrementare la conoscenza della figura, del pensiero e dell’opera di Paolo. Obiettivo dell’iniziativa è stato anche quello di rafforzare nei fedeli diocesani la consapevolezza del compito dell’annuncio evangelico e la testimonianza della carità verso i poveri e gli emarginati. Il programma spirituale e culturale promosso dalla Diocesi in occasione dell’Anno Paolino ha visto la tenuta di un Convegno internazionale di studio su “L’ultimo viaggio di Paolo”, a febbraio 2011 e di un ciclo di catechesi sulle Lettere paoline. E’ stata inoltre nuovamente allestita nella Diocesi la mostra “Sulla via di Damasco”, dedicata all’apostolo Paolo in occasione dell’ “Anno Paolino” dal Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e da Itaca. (A cura di Marina Vitalini)

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    Convegno a Fano sui pellegrini, cercatori di Dio

    ◊   “L’uomo da sempre e ancor di più oggi è alla ricerca di senso, di significato. Facendosi pellegrino verso un luogo sacro si riappropria di una modalità di incontro con Dio che lo mette in strada”. Con queste parole don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, presenta il convegno “Signore da chi andremo? Pellegrini, cercatori di Dio”. Facendosi pellegrino – aggiunge – l’uomo recupera valori quali “la sobrietà, la semplicità, l’essenzialità, il gusto dell’andare verso la meta, il gusto di incontrarsi e di stare insieme, il raccontare, il pregare, contemplare, ammirare, stupire”. “L’iniziativa - spiega don Mario Lusek - vuole recepire gli orientamenti pastorali emersi nel secondo Congresso mondiale della pastorale dei Santuari e dei Pellegrinaggi promosso a Santiago de Compostela dal Pontificio consiglio dei migranti nel settembre del 2010”. Il convegno, che si terrà dal 2 al 4 giugno prossimi a Fano, è anche una tappa di avvicinamento al “Congresso eucaristico nazionale del prossimo settembre ad Ancona”. All’incontro parteciperanno, tra gli altri, il vescovo di Fano, mons. Armando Trasarti, la biblista Rosanna Virgili, l’arcivescovo di Chieti, mons. Bruno Forte, e l’arcivescovo metropolita di Fermo e presidente della Conferenza episcopale marchigiana, mons. Luigi Conti. (A.L.)

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    In corso a Roma il Consiglio mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche

    ◊   È iniziato sabato 28 maggio scorso e si concluderà mercoledì primo giugno con la partecipazione all’udienza generale di Benedetto XVI, il Consiglio dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc) in corso alla Domus Mariae di Roma. Nell’agenda dei lavori, la discussione del piano di lavoro per il mandato 2010-2014, caratterizzato dallo slogan “Love in action, carità nell’azione”, scelto nell’assemblea di Gerusalemme dell’ottobre scorso, per fissare le priorità, e cioè: la formazione delle giovani generazioni, l’attenzione particolare alla condizione delle donne in Medio Oriente e specialmente in Terra Santa, l’attenzione al tema delle migrazioni e in particolare al grave fenomeno della tratta delle donne. Il tema della tratta degli esseri umani e in particolare delle donne, è un tema molto caro all’organizzazione, che lo ha fissato tra le sue priorità già dagli anni scorsi, organizzando una conferenza internazionale a Verona nel 2008 e un seminario di informazione e sensibilizzazione a Vac, in Ungheria, l’anno scorso, sollecitando anche un’azione più concreta del Parlamento europeo. Queste priorità saranno declinate secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, del quale l’anno prossimo ricorreranno i 50 anni dall’apertura, come spiega Maria Giovanna Ruggieri, alla guida dell’organizzazione e già vicepresidente nazionale per il Settore adulti di Azione cattolica, che è parte dell’Umofc dalla sua fondazione, 100 anni fa: “Un impegno rinnovato nel conoscere i documenti conciliari – è il suo obiettivo - e nel trasmetterli alle nuove generazioni di donne impegnate nella Chiesa e nella società”. All’assemblea, specifica la Zenit, stanno partecipando rappresentanti elette in molti Paesi del mondo: è distribuita nei cinque continenti e in 60 Stati, per un totale di cinque milioni di aderenti, infatti, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, nata un secolo fa per incoraggiare il protagonismo delle donne all’interno della Chiesa. (R.B.)

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    Incontro vocazionale dei giovani Neocatecumenali a Düsseldorf in preparazione alla Gmg

    ◊   Pieni di gioia hanno invaso le strade della Germania con canti e danze, ma soprattutto con l’annuncio di Cristo, i circa 25mila giovani del Cammino Neocatecumenale che si sono riuniti ieri a Düsseldorf, per un incontro vocazionale presieduto dall’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid (Gmg). Prima dell’incontro vocazionale, i giovani hanno portato la loro esperienza in 100 città, invitando i giovani tedeschi alla Gmg di agosto. Durante il viaggio per arrivare al luogo del raduno sono stati accolti da molte parrocchie della Germania, per confluire, nel pomeriggio di ieri, nello stadio Esprit a Düsseldorf - ricca città dedita al commercio - per l’incontro vocazionale. Hanno ascoltato il Vangelo, poi una sinfonia composta da Kiko sulla sofferenza degli innocenti: quella sofferenza dei bambini abbandonati, abusati, quella dei malati, dei poveri, degli uomini che nudi andavano verso le camere a gas, quella della Vergine Maria con la spada che le ha attraversato il cuore e di Gesù Cristo nel Getsemani. Ma Dio stesso ha preso su di sé questa sofferenza, ha ricordato Kiko, perché Dio è amore e vuole salvare gli uomini dall’inferno della separazione da Lui. Per questo, bisogna annunciare Cristo: “Dio vi prende sul serio – ha poi detto ai giovani il cardinale Meisner, arcivescovo di Colonia – e vuole salvare il mondo attraverso di voi, come ha fatto con la giovanissima Maria”. Il porporato ha anche portato ai giovani il saluto di Benedetto XVI. Ha concluso l’incontro l’annuncio del kèrigma fatto da Kiko e la chiamata vocazionale. Oltre 700 ragazzi e 300 ragazze che hanno sentito la vocazione al seminario e al convento si sono alzati e hanno ricevuto la benedizione. Un incontro suggellato soprattutto dalla chiamata ad annunciare l’amore di Gesù Cristo non solo all’Europa, ma al mondo intero, con lo slancio e la generosità che caratterizzano i giovani. (A cura di Debora Donnini)

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    A Betlemme l’inaugurazione della nuova Hogar Nino Dios, una struttura per bimbi disabili

    ◊   È prevista oggi nel pomeriggio alla presenza del vescovo ausiliare di Gerusalemme, mons. William Shomali, la cerimonia d’inaugurazione della nuova Hogar Nino Dios a Betlemme per bambini abbandonati e ragazzi disabili che si trovano in condizioni di grave necessità. La struttura, precisa il Sir, realizzata grazie al contributo del progetto “Cuore di Latte” dell’Unitalsi, ospiterà 50 bambini cristiani e musulmani e al suo interno comprende una scuola per disabili, laboratori di apprendimento e un centro di fisioterapia. L’opera è gestita gratuitamente dalle Suore del Verbo Incarnato, una congregazione nata in Argentina nel 1984, le cui religiose vogliono testimoniare la carità di Gesù Bambino di Betlemme verso tutti i bisognosi. La congregazione, che ha festeggiato il suo 25.mo anno di vita nel 2009, ha aperto molte case di evangelizzazione in Medio Oriente, a Gaza, in Iraq, Siria, Giordania ed Egitto. (R.B.)

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    Filippine: moria di pesce nel lago Taal

    ◊   Almeno 800 tonnellate di pesci morti e putrefatti sono state rivenute nelle Filippine in un lago vicino al vulcano Taal, a sud di Manila. Gli esperti attribuiscono la moria di questa ingente quantità di pesce ad un repentino raffreddamento dell’acqua che, dopo una caldissima stagione delle piogge, ha ridotto il livello di ossigeno del lago. L’evento non ha alcun legame con l’attività del vulcano. La maggior parte dei pesci della zona - ricorda AsiaNews - sono del tipo “milkfish” e “tilapia”, tra gli alimenti base dei filippini. Il governo ha proibito la vendita di pesce morto. Il danno per gli allevatori è calcolato in 33 milioni di pesos (oltre 534 mila euro). (A.L.)

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    Il programma di Radio Vaticana “Non solo mimose” rappresenterà l’Italia al Premio giornalistico del Parlamento Europeo

    ◊   “Non solo mimose”, il programma speciale della Radio Vaticana andato in onda il 12 marzo scorso, in occasione dell’International Women’s Day e ideato e condotto da Fausta Speranza e Fabio Colagrande, è stato selezionato dalla giuria nazionale del Premio Giornalistico del Parlamento Europeo per rappresentare l’Italia alla selezione finale che si concluderà a metà settembre. Nella motivazione dell’assegnazione del prestigioso riconoscimento, nato con l’obiettivo di migliorare la conoscenza sull’Unione Europea e sull’attività delle sue istituzioni, si evidenzia il valore e la cura degli approfondimenti e delle interviste “che hanno rimandato in maniera chiara e drammatica a quanto lavoro ci sia ancora da fare in Europa e nel mondo per sconfiggere diseguaglianze, violenze e sopraffazioni determinate dalla differenza di genere”. Nei 40 minuti di trasmissione, Fausta Speranza in diretta da Strasburgo, ha dialogato con Fabio Colagrande che in studio, a Roma, aveva l’assistenza tecnica di Massimiliano D’Angelo. Fausta Speranza ha raccontato gli sforzi delle istituzioni europee in materia di politiche femminili e ha proposto le interviste realizzate a Strasburgo con europarlamentari donne come Roberta Angelilli, impegnata sul tema della famiglia e della tutela dei diritti dei bambini in Europa e in Paesi terzi, che ha spiegato anche la figura del mediatore, nata in seno al Parlamento stesso, per dirimere le controversie sui bambini contesi. E' intervenuta anche Silvia Costa, che ha toccato il delicato tema del traffico di esseri umani: una forma di schiavitù moderna che coinvolge anche l’Europa e che implica questioni come il commercio del sesso e il lavoro forzato; Licia Ronzulli, che ha illustrato le iniziative europee nel campo del volontariato, finalizzate alla promozione dei diritti umani, e Francesca Balzani, che ha parlato dei bilanci dell’Unione Europea e delle scelte fatte in favore della società civile. La cerimonia di consegna del Premio è prevista per il mese di ottobre a Strasburgo. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: al via a Tripoli la missione del presidente sudafricano Zuma. Gli insorti: la vittoria è vicina

    ◊   Al via oggi a Tripoli la missione diplomatica del presidente sudafricano Zuma, con l’obiettivo di trattare una tregua e l’adozione di riforme democratiche con il regime. La televisione di Stato libica, intanto, ha riferito di raid aerei della Nato sulla città di Zlitan che avrebbero provocato 11 morti. Per il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Rasmussen, il regno di Gheddafi “sta terminando”. Tuttavia non sono bastati 100 giorni di rivolta per costringere Gheddafi a lasciare il potere, anche se i ribelli della Cirenaica sono convinti che la vittoria finale “è ormai vicina”. Sui segnali in tal senso Giada Aquilino ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – In realtà, non ci sono grandi segnali. La vittoria finale del Comitato transitorio forse non è così vicina. Sicuramente, alla fine Gheddafi dovrà andarsene o verrà destituito. Nessuno però, in questo momento, sa esattamente in quali tempi e con quali modalità. Abbiamo detto fin dall’inizio delle operazioni che la no-fly zone e l’intervento aereo non sarebbero sicuramente bastati per cacciare Gheddafi ed i suoi mercenari, e questo si sta dimostrando assolutamente vero e realistico.

    D. – Che futuro si può prospettare per Gheddafi, anche in relazione alle notizie su dove si possa trovare adesso?

    R. – Io credo che Gheddafi continui a trovarsi in Libia e nelle vicinanze di Tripoli. Penso però che vi siano trattative da parte di molti Paesi, a partire dalla Federazione russa, Paesi africani confinanti, all’interno della stessa Lega araba, per far sì che Gheddafi si arrenda ed abbandoni il Paese. E’ difficile, ora, prevedere l’esito di queste trattative. Gheddafi non sembra voler arrendersi: sembra voler continuare fino in fondo. Ma può darsi che, abbandonato ormai da molti dei suoi, abbandoni il Paese e si rifugi o in un Paese africano o in uno dei Paesi sudamericani.

    D. – A proposito dei tradizionali alleati, che ruolo gioca in queste ore la Russia che ha offerto una eventuale mediazione?

    R. – Naturalmente, la Russia vuole evitare un ulteriore bagno di sangue: in questo sicuramente è alleata della Turchia. Si è capito, ormai, che se si volesse dare veramente una spallata, bisognerebbe inevitabilmente ricorrere allo sbarco a terra, cosa che nessun Paese si sente in grado di fare e che forse rappresenterebbe invece davvero l’inizio di un’altra delle tristi vicende di combattimenti nei Paesi del Medio Oriente che abbiamo già visto svolgersi nel corso dell’ultimo ventennio. Tutti la vogliono evitare; naturalmente, Gheddafi punta su questo e cerca di trattare ancora da una posizione di forza.

    D. – A proposito del protrarsi delle operazioni, il presidente del Cnt, Jalil, ha sottolineato il forte sostegno internazionale ma poi gli insorti, da Bengasi, hanno annunciato di non avere più soldi …

    R. – Questo è il problema che gli insorti hanno posto più volte all’attenzione della comunità internazionale, ed è naturalmente legato alla vicenda delle estrazioni petrolifere e della difesa dei pozzi. Probabilmente, arriveranno altri aiuti. Se c’è una cosa sufficientemente chiara è che le organizzazioni internazionali hanno deciso che Gheddafi deve abbandonare la Libia e il suo regime deve finire. Credo che il Consiglio transitorio stia dando maggiori consapevolezze e sicurezze alla comunità internazionale per quanto riguarda il proprio programma e le proprie decisioni, per far sì di essere ancora maggiormente aiutati. (gf)

    Yemen
    Nello Yemen si fa sempre più pesante il bilancio della repressione contro i manifestanti antigovernativi. Almeno 20 persone sono rimaste uccise nella notte nella città meridionale di Taiz, dove le forze di sicurezza sono intervenute per disperdere un sit-in di protesta. Nel sud del Paese, invece, infuria la battaglia contro cellule terroristiche probabilmente legate ad Al Qaeda. I ribelli da ieri hanno assunto il controllo della città di Zinjibar: le forze regolari hanno bombardato le loro postazioni, due soldati yemeniti hanno perso la vita a causa di un missile sparato da una caserma occupata.

    Siria-Onu
    L'Alto commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay ha definito ''scioccante'' la brutalità della repressione non solo in Libia e Yemen, ma anche in Siria. La diplomatica ha parlato di “assoluto disprezzo dei diritti umani fondamentali”. Fonti umanitarie siriane hanno denunciato l’uccisione di almeno 11 attivisti, avvenuta ieri per opera delle forze di sicurezza di Damasco nella zona di Homs.

    Pakistan
    E’ stato “riparato” lo strappo tra i servizi segreti di Pakistan e Stati Uniti che si è evidenziato in occasione dell’uccisione di Bin Laden. Lo ha detto il primo ministro Pakistano, Gilani, citando le ultime visite nel Paese del Senatore John Kerry e del Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Intanto, secondo la stampa locale, l’esercito di Islamabad si accingerebbe a sferrare una massiccia offensiva contro i ribelli nella regione tribale del Waziristan, al confine con l’Afghanistan, considerata roccaforte della guerriglia. Proprio nell’area, stamattina, un’esplosione all’interno di un hotel ha provocato almeno una vittima e diversi feriti.

    Medio Oriente
    In base agli accordi di riconciliazione tra Hamas e Fatah, il 6 giugno prossimo verrà presentato il nuovo governo palestinese. L’esecutivo sarà composto esclusivamente da esperti, senza alcuna appartenenza politica e rimarrà in carica per un anno. Intanto, sul fronte israeliano, è scontro politico dopo la riapertura del valico di Rafah tra Striscia di Gaza ed Egitto, decisa dal nuovo regime di transizione del Cairo. Il partito Kadima di Tzipi Livni ha accusato il governo Netanyahu di non aver fatto valere le intese di transito e controllo stilate nel 2005 con i palestinesi.

    Iraq
    A Baghdad, sarà costruita una linea sopraelevata di metropolitana della lunghezza di 25 chilometri. L’impresa francese Alstom ha firmato oggi un accordo preliminare per la realizzazione del progetto, che sarà realizzato entro quattro o cinque anni dall’accordo definitivo, previsto per i prossimi mesi.

    Mladic
    Scade alle 17 di oggi il termine per la presentazione del ricorso contro la decisione dei giudici di Belgrado di estradare al Tribunale penale internazionale dell’Aja Ratko Mladic, il generale accusato di crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Il suo avvocato ha fatto sapere che invierà il ricorso questa sera per ritardare al massimo l’intera procedura. Per le autorità serbe servono dai due ai quattro giorni per il trasferimento dell’uomo. Ieri sera, intanto, a Belgrado c’è stata una manifestazione in suo sostegno degenerata in scontri con la polizia che si è conclusa con 180 arresti e decine di feriti.

    Coreee
    La Corea del Nord interromperà ogni negoziato con la repubblica sud-coreana, minacciando inoltre “rappresaglie” se Seul non metterà fine alla sua “guerra psicologica”. L’annuncio è arrivato in queste ore a pochi giorni dalla visita a Pechino compiuta dal leader Kim Jong Il.

    Birmania
    La leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, ha annunciato in videoconferenza che il mese prossimo inizierà il suo primo tour politico nel Paese dal giorno della sua liberazione, avvenuta sei mesi fa. Suu Kyi, premio Nobel per la Pace del 1991, ha trascorso agli arresti domiciliari 15 degli ultimi 21 anni.

    Usa
    Visita del presidente statunitense Obama in Missouri alla cerimonia per ricordare le 142 vittime provocate dal tornado che nei giorni scorsi ha devastato la città di Joplin. Il capo della Casa Bianca ha assicurato che gli Stati Uniti si faranno carico della ricostruzione: “Ci sarà una risposta nazionale ad un dramma nazionale”, ha detto. Anche quando le telecamere se ne saranno andate – ha aggiunto - noi saremo qui”.

    Immigrazione
    Malta e Italia devono cooperare pienamente nel soccorso e nell’assistenza ai migranti. La Commissione europea - attraverso il portavoce della commissaria Malmstrom - è intervenuta così nelle polemiche tra i due Paesi, dopo che ieri il ministro dell’Interno italiano Maroni aveva criticato le autorità della Valletta per non aver soccorso un barcone con a bordo 209 migranti. Bruxelles ha ringraziato l’Italia per il suo impegno e si è dichiarata pronta a mediare nella disputa tra i due Paesi.

    Nigeria
    Un gravissimo attentato dinamitardo ha caratterizzato ieri l’investitura ufficiale, ad Abuja, del nuovo presidente Goodluck Johnatan. Un ordigno è esploso in una base militare a Bauchi, nel nord del Paese, causando la morte di almeno 10 persone ed il ferimento di altre 30. Intanto il capo dello Stato si appresta ad affrontare le importanti questioni che preoccupano la Nigeria.

    Elezioni amministrative in Italia
    In Italia, si sono chiusi i seggi per l’elezione dei sindaci di 88 comuni, di cui 13 capoluoghi di provincia. L’affluenza è in calo rispetto al primo turno. Gli occhi sono puntati su Milano e Napoli, dove Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris, i due candidati del centrosinistra, sarebbero in netto vantaggio rispetto ai candidati del centrodestra. Nel capoluogo lombardo, secondo quanto emerso dal cosiddetto ‘Intention poll’ effettuato da Sky, sarebbe di circa 7 punti percentuali lo scarto tra Giuliano Pisapia (al 53,5%) e Letizia Moratti (46,5%). Per quanto riguarda Napoli, i primi ‘Intention poll’ indicano uno scarto di circa 9 punti percentuali tra Luigi De Magistris (54,5%), e Gianni Lettieri (45,5%). Gli ‘Intention poll’ sono sondaggi d’opinione in cui si chiede all’interpellato quali siano le sue intenzioni di voto.

    Grecia
    Arriverà “verosimilmente” nel fine settimana il rapporto di Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea sulla situazione finanziaria della Grecia: lo ha annunciato un portavoce del ministero degli Esteri tedesco. Intanto si moltiplicano le indiscrezioni di stampa sulla crisi ellenica: secondo alcune fonti Atene non avrebbe centrato nessuno degli obiettivi di bilancio richiesti, mentre altre rivelano che l’Unione europea avrebbe richiesto condizioni più severe per concedere i nuovi aiuti.

    Cuba
    Cuba darà il benvenuto alle imprese petrolifere statunitensi interessate a sfruttare giacimenti di greggio recentemente scoperti nel Golfo del Messico. A dare la notizia è stato il settimanale locale ‘Trabajadores’, organo ufficiale del sindacato. La rivista ha però anche accusato gli Stati Uniti di minacciare, attraverso il Congresso, le imprese straniere che hanno già accettato di lavorare sui giacimenti. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 150

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.