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Sommario del 29/05/2011
◊ Laddove è annunciato, il Vangelo porta la vita così come la pioggia fa rinverdire un terreno arido: è quanto affermato da Benedetto XVI al Regina Caeli in Piazza San Pietro, gremita di fedeli. Il Papa ha dunque ribadito che, anche oggi, la vocazione della Chiesa è l’evangelizzazione, come hanno testimoniato figure luminose quali San Carlo Borromeo, Madre Teresa di Calcutta e Karol Wojtyla, definito dal Papa “un grande missionario”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Là dove arriva il Vangelo fiorisce la vita”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, al Regina Caeli, si è soffermato sul passo degli Atti degli Apostoli che descrive le opere prodigiose del diacono Filippo in Samaria:
"Filippo e gli altri discepoli, con la forza dello Spirito Santo, fecero nei villaggi della Palestina ciò che aveva fatto Gesù: predicarono la Buona Notizia e operarono segni prodigiosi. Era il Signore che agiva per mezzo loro”.
E così, ha osservato, accadeva ciò che succede a un terreno arido: “irrigato dalla pioggia, subito rinverdisce”. L’annuncio del Vangelo, dunque, porta la vita:
“Leggendo questo brano, viene spontaneo pensare alla forza risanatrice del Vangelo, che nel corso dei secoli ha 'irrigato', come fiume benefico, tante popolazioni”.
Ha, così, citato alcuni grandi Santi che hanno “portato speranza e pace ad intere città” come San Carlo Borromeo a Milano, al tempo della peste, e la Beata Madre Teresa a Calcutta. Né ha mancato di riferirsi “a tanti missionari, il cui nome è noto a Dio, che hanno dato la vita per portare l’annuncio di Cristo e far fiorire tra gli uomini la gioia profonda”:
“Mentre i potenti di questo mondo cercavano di conquistare nuovi territori per interessi politici ed economici, i messaggeri di Cristo andavano dappertutto con lo scopo di portare Cristo agli uomini e gli uomini a Cristo, sapendo che solo Lui può dare la vera libertà e la vita eterna”.
Anche oggi, ha ribadito Benedetto XVI, la “vocazione della Chiesa è l’evangelizzazione”:
“Sia verso le popolazioni che non sono state ancora 'irrigate' dall’acqua viva del Vangelo; sia verso quelle che, pur avendo antiche radici cristiane, hanno bisogno di nuova linfa per portare nuovi frutti, e riscoprire la bellezza e la gioia della fede”.
Il Papa ha quindi ricordato che anche il Beato Giovanni Paolo II è stato “un grande missionario”. Karol Wojtyla, ha constatato, “ha rilanciato la missione ad gentes e, al tempo stesso, ha promosso la nuova evangelizzazione”. Due compiti che il Pontefice ha affidato all’intercessione di Maria:
“La Madre di Cristo accompagni sempre e dovunque l’annuncio del Vangelo, affinché si moltiplichino e si allarghino nel mondo gli spazi in cui gli uomini ritrovano la gioia di vivere come figli di Dio”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero gioioso a Suor Maria Serafina del Sacro Cuore di Gesù, Beatificata ieri in Campania a Cerreto Sannita. In polacco, ha invece ricordato il 30.mo anniversario della morte del cardinale Stefan Wyszyński, il "Primate del Millennio":
“Wypraszając dar jego beatyfikacji…”
“Invocando il dono della sua Beatificazione – ha detto Benedetto XVI – impariamo da lui il totale abbandono alla Madre di Dio. La sua fiducia espressa con le parole: ‘Tutto ho posto su Maria’ sia per noi un particolare modello”. Infine, ha ricordato l’odierna Giornata Nazionale del Sollievo, dedicata alla solidarietà con i malati.
Convegno internazionale in Vaticano sull'Aids: la dignità della persona umana sia sempre rispettata
◊ "Chinarsi come il Buon Samaritano verso l’uomo ferito abbandonato sul ciglio della strada è adempiere quella 'giustizia più grande' che Gesù chiede ai suoi discepoli e attua nella sua vita, perché l’adempimento della Legge è l’amore". Le parole di Benedetto XVI hanno fatto da cornice al Convegno dedicato a “La Centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids”, che si è chiuso ieri in Vaticano. Sulle conclusioni del meeting promosso dalla Fondazione "Il Buon Samaritano", presso il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ci riferisce Claudia Di Lorenzi:
Il minimo comun denominatore degli indirizzi e dei modelli operativi proposti è quello della centralità della persona umana nella cura e nella prevenzione dell’Aids. Un “mettere al centro” che nel concreto significa privilegiare le opzioni che promuovono la crescita umana della persona, sollecitano una piena consapevolezza della malattia, il senso di responsabilità verso gli altri, la comprensione del mistero dell’uomo, che proprio“nella persona malata e sofferente si fa “via della Chiesa”. Sul piano operativo - evidenzia mons. Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano promotore del convegno – ciò significa suscitare anzitutto “un cambiamento del comportamento”, proporre, "un nuovo modello di sessualità ispirato ai valori della fedeltà coniugale e della famiglia, anche se questa, certo, è la via più difficile". E poi favorire l’accesso gratuito alla terapia antiretrovirale, che - ha spiegato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra – da un lato garantisce “una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità di vita nelle persone che si sono già infettate”, e dall’altro, secondo una ipotesi innovativa, può contribuire a prevenire la diffusione del virus, “abbassando la viremia nei soggetti contaminati”. Tuttavia – continua mons. Tomasi - la strada da percorrere è ancora lunga, poichè “33 milioni di persone nel mondo vivono con l’Hiv/Aids; per ogni nuova persona che riesce ad accedere al trattamento antiretrovirale salvavita, due nuove vengono infettate; 7100 nuove infezioni si registrano ogni giorno; oggi 10 milioni di persone che necessitano di questi farmaci non hanno la possibilità di assumerli”.
Una situazione sempre più drammatica che sollecita soluzioni nuove. Come quella presentata da un’azienda farmaceutica statunitense, che piuttosto che donare farmaci ai Paesi poveri ha scelto di cedere gratuitamente il brevetto dei medicinali, affinchè possano essere realizzati in loco e disponibili in maniera continuativa, anche promuovendo localmente l’attivazione di un circuito economico e industriale. O l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio col suo progetto “Dream”, che realizza un sistema di assistenza sanitaria strutturato e capillare nelle regioni più povere dell’Africa, dove piccoli centri di salute sono collegati tra loro e gestiti da personale locale, e dove i farmaci sono distribuiti gratuitamente e particolare cura è dedicata ad impedire la trasmissione madre-figlio del virus. Significativa anche la proposta della Fondazione "Il Buon Samaritano" che ha elaborato un Modello di Azione Integrato che promuove l’accesso gratuito ai farmaci antiretrovirali, il cui costo, ridotto al minimo, è sostenuto dai governi; la formazione di personale medico infermieristico locale; la realizzazione di una rete di laboratori di analisi, diagnosi e trattamento; la prevenzione a vantaggio di bambini e famiglie; e la promozione di progetti di sviluppo agricolo e microcredito. Proposte variegate, dunque, tutte volte a contrastare insieme agli effetti anche le cause dell’epidemia di Aids nel mondo, alla luce del messaggio proposto dalla Chiesa: “Un sì alla vita vissuta nobilmente e umanamente; nel rispetto del proprio corpo e di quello degli altri”.
◊ Un passo importante verso la fondazione di un linguaggio comune tra scienza, filosofia e teologia, che permetta non solo di superare i conflitti del passato ma anche di incentivare la futura ricerca in ciascun settore. E’ l’obiettivo raggiunto dalla Conferenza “L’evoluzione biologica: fatti e teorie. Un approccio critico a 150 anni dall’Origine delle Specie”, svoltasi nel marzo del 2009 alla Pontificia Università Gregoriana sotto il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura. Gli atti di quell’assise accademica senza precedenti sono stati ora pubblicati a tempo di record e presentati nei giorni scorsi alla Gregoriana. Il servizio di Fabio Colagrande:
“La Chiesa non condannò mai Charles Darwin, né la sua teoria dell’evoluzione. Tuttavia, molte persone sono ancora convinte che si opponga a questa teoria scientifica”. Lo ha ricordato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della cultura, nel saluto che ha aperto la presentazione del volume che in più di settecento pagine raccoglie le relazioni al convegno interdisciplinare sull’evoluzione biologica tenutosi due anni fa a Roma nell’ambito del Progetto Stoq. “Bisogna adoperarsi sul versante della divulgazione culturale - ha aggiunto il porporato - per giungere a quella visione unitaria e organica del sapere che auspicava Giovanni Paolo II nell’Enciclica Fides et ratio”.
Sulla stessa linea, nell’introduzione al testo, i curatori - i professori Auletta, Leclerc e Martínez - evidenziano come la conferenza del 2009 abbia dimostrato l’illusorietà di molti conflitti tra scienza e teologia, in realtà basati solo su affermazioni ideologiche. Una dimostrazione pratica di come le due discipline, con la mediazione della filosofia, possano anzi avvantaggiarsi reciprocamente da un confronto, nel rispetto e nella distinzione delle rispettive metodologie e mantenendo la propria autonomia.
Durante la presentazione del volume, il prof. Gennaro Auletta, docente di Filosofia delle scienze presso la Gregoriana, si è soffermato sui motivi per cui la Chiesa deve oggi approfondire la sua conoscenza scientifica per non rischiare una marginalizzazione culturale.
“La conoscenza scientifica non è semplicemente una conoscenza di serie B che ha a che fare con alcune questioni empiriche o di poco conto, ma è conoscenza della verità nel senso più pieno della parola e quindi meritevole di essere presa molto sul serio. Una filosofia e una teologia che non sono in grado di recepire questo, di fare i conti con questo, secondo me si condannano a priori a una morte rapida, perché una filosofia senza scienza rischia di scivolare nell’estetismo del relativismo. Una proposta così ambiziosa, come quella di volere interpretare perfino in termini escatologici la dimensione umana, necessariamente deve partire dalla creazione così come è oggi. Sottovalutare quello che la scienza ha da dirci sul nostro universo sarebbe veramente un gravissimo errore”.
Momento centrale della presentazione degli Atti è stato l’intervento del presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, il microbiologo genetista, premio Nobel per la medicina, Werner Arber, che ha tenuto una conferenza sul tema ‘Il Darwinismo molecolare nel contesto dello sviluppo sostenibile’. Nel suo intervento, il prof. Arber ha applicato la teoria dell’evoluzione ai processi molecolari, mostrando le sue implicazioni nel campo della genetica. Lo scienziato svizzero ha in particolare evidenziato la possibilità che ha oggi l’uomo di influire positivamente sui processi evolutivi, attraverso l’ingegneria genetica, consentendo un miglioramento ambientale, economico e sociale globale. Purtroppo - ha spiegato - queste tecniche sono attualmente utilizzate solo per fini meramente economici, mentre richiederebbero un controllo politico-sociale per garantire il rispetto dell’eticità e soprattutto delle bio-diversità.
Ormai imminente l'estradizione di Mladic alla Corte penale internazionale dell'Aja
◊ Radko Mladic dovrebbe essere estradato domani o martedì alla Corte penale internazionale dell'Aja. Lo ha riferito stamani l'agenzia turca “Anatolia”, citando il vicepresidente del tribunale. Intanto, Mladic, tramite suo figlio, ha affermato di "non avere niente a che vedere" con il massacro di 8 mila persone a Srebrenica nel 1995. Ieri, un migliaio di musulmani si sono radunati a Visegrad, nella Bosnia orientale, per ricordare le vittime uccise barbaramente dalle forze serbo-bosniache comandate da Mladic. Sulle prospettive future per la Serbia nell’area della ex Jugoslavia, Giada Aquilino ha intervistato il giornalista croato, Aldo Sinkovic:
R. - Per quanto riguarda la Serbia, certamente ha affrontato molte difficoltà: fino a poco tempo fa non si poteva uscire senza visti, il commercio era ostacolato. Per i serbi oggi si aprono le porte per un futuro un po’ più normale.
D. - Quando esplose la guerra in Croazia nel ’91 Mladic assunse il comando delle unità dell’esercito federale jugoslavo a Knin, che diventerà poi di lì a poco la capitale dei secessionisti serbi di Croazia. Di quel periodo si ricordano i pesanti bombardamenti che Mladic ordinò su Zara dalla montagna che sovrasta la città, una tattica che poi lo stesso Mladic adotterà con gli assedi di Sarajevo e Srebrenica subito dopo. Che ricordo c’è in Croazia di Mladic ora che è stato arrestato?
R. - Quel periodo è stato molto duro. La gente adesso ha preso l’arresto di Mladic come una liberazione. Per anni ha aspettato questo avvenimento e nessuno capiva perché non si riuscisse a prenderlo.
D. - C’è un episodio, per esempio nei bombardamenti di Zara o in altri momenti, che non abbandonerà mai i croati?
R. - Ci sono molti episodi, molte vittime … L’odio era tanto forte che la gente non capiva certi gesti; poteva eventualmente giustificare e trovare le scuse per altre cose ma certi avvenimenti erano molto pesanti e molto gravi. Fino ad oggi le persone non sono riuscite a dimenticare.
D. - Perché scoppiò tanta violenza, perché quella guerra? Che odio c’era?
R. - Il motivo principale era il fatto che l’esercito jugoslavo si era trovato in un certo momento in mano a persone non responsabili. Con la caduta di Tito, con la presa di potere di Milosevic che a tutti i costi voleva realizzare la grande Serbia si è cominciato a sparare sulla gente, a cacciare via le persone dalle loro case e questo naturalmente ha provocato un odio sia verso l’esercito sia verso i serbi, perché erano al comando. (bf)
L’arcivescovo di Oviedo, mons. Sanz Montes: il fenomeno degli “indignados”, una sfida per la Chiesa
◊ Non si arresta, in Spagna, la protesta del movimento degli “indignados” per la crisi economica. Nonostante gli sgomberi attuati dalle forze dell’ordine, a Barcellona migliaia di persone sono tornate ieri a radunarsi in “Plaza de Catalunya”, mentre la protesta si è estesa anche a Lisbona. Al microfono di Fabio Colagrande, l’arcivescovo di Oviedo, mons. Jesús Sanz Montes, si sofferma su questo fenomeno e sulle sfide che pone alla Chiesa spagnola in un periodo di forti tensioni sociali:
R. - Prima di tutto non si tratta di un movimento omogeneo. Non possiamo dire che i partecipanti a questo movimento rappresentino una realtà omogenea molto precisa e questo sia per l’età, sia per l’estrazione sociale e culturale, sia per la posizione religiosa e politica. Si tratta di un movimento molto eterogeneo, che - in un primo momento - è riuscito a raggruppare coloro che sentivano un profondo disagio dovuto alla crisi economica: la disoccupazione in Spagna è molto alta, anche in ambito giovanile. Una valutazione da un punto di vista pastorale ed ecclesiale è che la crisi non è soltanto una crisi economica, come alle volte viene invece ridotta la problematica; si tratta di una crisi molto più vasta, che investe l’aspetto culturale e l’aspetto morale della vita. La sfida che, come pastori e come comunità cristiana in Spagna, ci troviamo ad affrontare è riuscire a leggere questo disagio e poter rispondere alle domande che sono profondamente scritte nei cuori dei giovani e non solo.
D. - Tra le richieste più importanti di questi gruppi, c’è quella che la politica venga messa al servizio dei cittadini e che venga eliminata la corruzione…
R. - Questo rappresenterebbe uno dei profili più veri di questi movimenti, che puntano il dito, con chiarezza, sulla trasparenza contro la corruzione della classe politica che rappresenta - così come qui in Spagna ci dicono anche le statistiche - uno dei problemi che preoccupa la cittadinanza.
D. - Tra le richieste degli “indignados”, c’è anche però la completa separazione tra Stato e Chiesa…
R. - Non è una novità. E’ quello che da sempre - e non soltanto qui in Spagna - la parte appartenente alla sinistra radicale ha cercato di rivendicare, cercando di eliminare i cosiddetti e falsamente detti privilegi della Chiesa e riducendo, quindi, il fatto religioso ad una questione esclusivamente privata. Si tratta di un dato che conosciamo e che ci permette quindi di poter identificare chi sta dietro a questa posizione.
D. - Dalla Spagna il movimento sembra allargarsi anche in altre città europee, in Sud America e negli Stati Uniti. Questo movimento è stato paragonato all’inizio delle proteste dei Paesi africani…
R. - Secondo me si tratta di un paragone completamente insostenibile, anzi direi ingiusto: in quelle nazioni del Nord Africa si parla di veri e propri regimi politici dittatoriali. Questo non è il caso della Spagna, non è il caso della nostra Europa! Per quanto riguarda il fenomeno popolare di occupare le piazze, certo ha una somiglianza, ma le ragioni sono talmente diverse che paragonarle mi sembrerebbe ingiusto, anche da un punto di vista culturale e politico. (mg)
◊ Il progetto dell’Economia di Comunione, condiviso oggi nel mondo da circa 800 aziende, compie 20 anni. Per tracciare un bilancio e per guardare alle prospettive future, si tiene oggi a San Paolo, in Brasile, culla del progetto, un Convegno internazionale con la partecipazione di imprenditori, lavoratori, economisti e rappresentanti della società civile. L'Economia di Comunione tende al superamento della povertà e alla diffusione della "cultura del dare", chiedendo alle aziende che vi aderiscono una gestione dell'attività e una destinazione dei profitti improntate alla condivisione e allo sviluppo di nuovi posti di lavoro. Pur essendo ancora un piccolo seme, in molti riconoscono nel progetto una grande potenzialità. Perchè? Adriana Masotti lo ha chiesto alla sociologa brasiliana Vera Araujo, tra i partecipanti al Convegno:
R. - Perché ha nei sui elementi portanti un orientamento chiaro per la trasformazione del sistema produttivo così come esiste oggi nel mondo, con tutti i suoi difetti e le sue deviazioni. La potenzialità dell’Economia di Comunione sta nell’orientare la trasformazione, da dentro, di questo sistema produttivo. Naturalmente soltanto la storia dirà se questo avverrà e se questa umanità di oggi sia in grado di accogliere questa intuizione che sta diventando ormai realtà.
D. - L’Economia di Comunione ha raggiunto imprenditori, ma anche studiosi di economia: qual è a questo livello il riscontro finora ottenuto? Che cosa dicono di questa idea?
R. - L’Economia di Comunione nasce da un’intuizione di Chiara Lubich, che chiede agli imprenditori di mettere i loro utili in comune e di inventare una gestione dell’impresa che sia di tipo comunionale. Da questa prassi, naturalmente, nasce un modello economico che in questi anni molti studiosi, di tante parti del mondo, stanno cercando di mettere a punto. Quello che mi sembra importante è che queste due realtà - teoria e prassi aziendale - si stanno confrontando.
D. - Nel suo saluto, l’arcivescovo di San Paolo del Brasile, cardinale Odilo Pedro Scherer, ha sottolineato la sintonia tra l’Economia di Comunione e ciò che propone la Dottrina sociale della Chiesa. Anzi ha detto che “l’economia di comunione rende visibili e concreti quei principi”…
R. - Certamente, perché nella Dottrina sociale della Chiesa si è sviluppata un’indicazione: un’indicazione per una prassi migliore. L’Economia di Comunione rende, appunto, storico ciò che la Dottrina sociale della Chiesa comprende alla luce del Vangelo, guardando le situazioni contingenti e storiche.
D. - Anche Benedetto XVI nella "Caritas in Veritate" ha citato l’economia di comunione…
R. - Il fatto che il Magistero della Chiesa indichi questa strada, ci incoraggia che non stiamo cercando di realizzare un’utopia: stiamo cercando la via maestra per donare a questa nostra umanità un’anima, che la porti fuori da questa tristezza - com’è stata chiamata l’economia, “una scienza triste” - e che la renda produttrice non soltanto di beni materiali, ma - dal suo stesso interno - sia capace di generare gratuità e comunione, che sono la fonte suprema della felicità. (mg)
A Napoli, un convegno su Xu Guangqi, funzionario cattolico nella Cina imperiale dei Ming
◊ E' stato il laico più importante nella storia della Chiesa cattolica in Cina, originario di Shanghai, noto nelle fonti gesuitiche come “dottor Paolo”. È Xu Guangqi, funzionario imperiale vissuto tra XVI e XVII secolo, letterato e scienziato cattolico, la cui figura è stata al centro nei giorni scorsi di un convegno a Napoli dal titolo “Oriente e Occidente - La via dell'intercultura”. Nei prossimi mesi la diocesi di Shanghai ne avvierà la Causa di Beatificazione, che si affiancherà a quella del gesuita Matteo Ricci, di cui fu amico e collaboratore. Linda Giannattasio ha chiesto al prof. Agostino Giovagnoli, docente all’Università Cattolica di Milano ed esperto di questioni cinesi, un ritratto di Xu Guangqi:
R. - Xu Guangqi - Paolo come si è chiamato dopo la conversione nel 1603 - è una figura di grandissimo rilievo nella società cinese del tardo periodo Ming, quindi all’inizio del ’600. Letterato, mandarino, funzionario del governo ad altissimo livello, è stato poi un grande studioso, uno scienziato, un matematico, si è applicato all’agricoltura… Una personalità di per sé straordinaria ma anche, soprattutto, un uomo di fede. Un discepolo di Matteo Ricci di cui poi è diventato collaboratore. E’ diventato quello che è stato chiamato un “pilastro” della Chiesa in Cina: queste grandi personalità che hanno aiutato l’evangelizzazione, la nascita vera e propria della Chiesa, anzitutto a Shanghai che era la città di Paolo Xu Guangqi ma poi anche in molte altre regioni della Cina del tempo.
D. - Particolare attenzione è stata dedicata anche alla sua conversione al cristianesimo. Che valore assume questo personaggio dal punto di vista spirituale in relazione alla sua ispirazione religiosa?
R. – E’ una personalità indubbiamente di grandissimo livello, anzitutto proprio sotto il profilo spirituale. Uomo di grande umiltà, di grande devozione, ha modellato tutta la sua vita sulla fede cristiana. E’ morto poverissimo pur essendo un funzionario del governo perché aveva donato tutto ai poveri. Questo è un semplice piccolo esempio di qualche cosa di molto più profondo. Il suo percorso nasce da un’inquietudine spirituale di fronte all’insufficienza della tradizione confuciana in cui lui è nato e la scoperta del cristianesimo come la risposta a queste domande profonde della sua vita ma anche, direi, della società del suo tempo. Dal momento della sua conversione è diventato un propagatore del Vangelo, un difensore della Chiesa. Per esempio, nel 1617 c’è stata una prima persecuzione contro i missionari gesuiti e Xu Guangqi, mettendo a rischio la sua posizione ma forse anche la sua vita, si è pubblicamente battuto in difesa dei missionari gesuiti in modo tale che dopo alcuni anni quelli che erano stati costretti a uscire fuori dalla Cina sono potuti rientrare.
D. - Qual è il messaggio che porta con sé questo personaggio anche per la Cina di oggi?
R. – Che si può essere ottimi cattolici e ottimi cittadini: l’amore per Cristo e l’amore per la propria patria si sono sposati in un modo straordinariamente armonioso nella sua personalità. Egli ha vissuto fino in fondo come un grande seguace di Gesù, a questo ha dedicato la sua vita e ha lavorato fino in fondo per la sua patria e i tanti problemi della Cina del tempo che erano problemi politici, amministrativi, ma anche sociali. In questa unità profonda del suo spirito ha mostrato veramente alla società cinese come il cristianesimo in generale, in particolare la Chiesa cattolica, possa dare un grande contributo per il bene non di alcuni ma veramente di tutti. Questo è un modello che ancora oggi è molto eloquente. (bf)
In Italia, la 10.ma Giornata del Sollievo. Con noi, il prof. Cellini del “Gemelli”
◊ Come ricordato dal Papa al Regina Caeli, ricorre oggi la 10.ma Giornata del Sollievo. In diversi ospedali si celebra quest’appuntamento annuale e, fra questi, c’è il Policlinico “Gemelli” che, nella sua hall, ha organizzato un momento di informazione e sensibilizzazione. Ce ne parla, al microfono di Eliana Astorri, il prof. Numa Cellini, direttore dell’Unità Operativa di Radioterapia del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma:
R. – La Giornata nazionale del sollievo, che è stata istituita nel 2001, compie 10 anni. Lo scopo è quello di diffondere, in tutta la nazione, la cultura del sollievo, e ce n’è molto bisogno. Il “Gemelli”, che è un ospedale importante ha realizzato un modello facilmente esportabile. Il “Gemelli” è anche una Facoltà di medicina e quindi si pone il problema di educare i futuri operatori sanitari alla “cultura del sollievo”.
D. – Questo momento d’incontro è promosso, oltre che dal “Gemelli”, anche dall’Associazione culturale “Attilio Romanini” e la Fondazione “Gigi Ghirotti”…
R. – Esattamente! La Fondazione “Gigi Ghirotti” ha questo merito eccezionale: proporre, in maniera incessante, richiamando il vero compito del sanitario e del medico in particolare, lo stare accanto al paziente e soprattutto al paziente che è giunto alla fine della propria vita. E non solo al paziente, ma anche ai suoi familiari. In altre parole, è l’umanizzazione della medicina di cui oggi si sente più che mai bisogno.
D. – Cosa troviamo nella hall del Policlinico?
R. – Prima di tutto tanti giovani. Sono gli studenti della Facoltà, delle lauree triennali – quindi futuri medici, infermieri, futuri tecnici – ed anche i volontari che operano all’interno del “Gemelli”. Poi molti divi famosi: cantanti, attori, giornalisti, scrittori, tanta gente che sente di essere nodo di un’unica rete, la ‘rete del sollievo’. (vv)
Una ricerca europea affronta il problema dei minori con genitori in carcere
◊ 100 mila bambini in Italia e circa un milione in Europa sono “orfani di fatto”, cioè separati dai genitori detenuti e, per visitarli, devono entrare in contatto con le carceri. A parlare di questa realtà, una ricerca europea che, per l’Italia, è stata effettuata dall’associazione “Bambini senza sbarre”, presentata in questi giorni a Roma. Ad essere fotografate anche le condizioni in cui i minori incontrano i genitori: solo il 35 per cento degli istituti è provvisto di locali destinati esclusivamente a questi colloqui. Debora Donnini ha intervistato Lia Sacerdote, presidente di “Bambini senza sbarre”:
R. - Di solito i bambini entrano in carcere circa una volta la settimana, perché i papà hanno otto colloqui al mese se i bambini hanno meno di dieci anni. Bisogna, comunque, fare i conti con le regole e l’organizzazione. Il tema fondamentale è che questi bambini hanno un papà o una mamma lontani e non tutti i bambini di fatto hanno poi questa frequentazione, perché andare in carcere - al di là del peso di entrare in un luogo che non è certo adatto a loro e che, magari, non è neanche organizzato per accoglierli - ed avere un papà in carcere vuol dire vergognarsi, vuol dire non osare parlarne in casa, perché capiscono che la mamma non è contenta di parlarne…
D. - Come si può favorire la vicinanza dei bambini ai genitori, quando questi sono in carcere? Quali sono le vostre proposte?
R. - Le proposte concrete sono dirette a migliorare al massimo il luogo dove questi colloqui avvengono. Credo che le soluzioni siano comunque dei palliativi, perché il problema grave - che è quello della separazione - rimane e va alleviato.
D. - Voi chiedete che i bambini possano stare di più con i loro genitori che stanno, appunto, in carcere…
R. - Sì, certo. Chiediamo anche che il genitore che è in carcere possa avere dei permessi per poter uscire. Le raccomandazioni che noi abbiamo sottoposto al Parlamento europeo sono proprio queste e cioè di far in modo che le regole penitenziarie si concilino di più con il diritto dei bambini, con la Carta internazionale dei diritti dei bambini. Questo rappresenta un intervento radicale, perché bisognerebbe privilegiare le misure alternative, quando è possibile naturalmente. Peraltro l’ultima legge italiana che è stata approvata - lo scorso marzo - per tutelare le donne madri prevede proprio questo: viene sancito il principio fondamentale che una mamma che ha un bambino con meno di sei anni non debba andare in carcere. In qualche modo, quindi, è necessario trovare delle soluzioni alternative. Noi speriamo che il piano-carceri riesca a trovare le risorse affinché questo sia possibile.
D. - Dal vostro lavoro emerge che è importante per i bambini stare con i genitori, anche se i genitori possono avere delle problematiche...
R. - Possiamo davvero affermare che il punto centrale sia proprio questo: il legame affettivo con il proprio genitore è il legame che deve sopravvivere, perché un genitore, al di là del fatto che può anche aver commesso un reato, è il suo genitore. Quindi è sul legame affettivo che dobbiamo lavorare. Per questi bambini, questo è l’elemento che li fa sentire sicuri. (mg)
"Cliccate e troverete": un libro sulle potenzialità di Internet per la Chiesa
◊ Con le rivoluzioni nei Paesi Arabi e nel Nord Africa, tutto il mondo ha compreso l’enorme importanza del Web nel condurre e nell’accompagnare questi processi. L’uso delle tecnologie rappresenta ormai un tassello fondamentale nelle vite di tutti. Ma come orientarsi in questo mondo? Il tema è al centro di "Cliccate e troverete, un missionario e un esploratore a spasso nella rete": si tratta del libro scritto da padre Giulio Albanese e dal prof. Sergio Pillon, presentato in questi giorni. Ce ne parla Eugenio Bonanata:
Un percorso ragionato per accompagnare il lettore in questa rivoluzione culturale. Impossibile, infatti, definire in modo diverso la portata di Internet nella società contemporanea. Da questo processo, ovviamente, non è esclusa la Chiesa. Ma cosa significa essere missionario in Rete? Padre Giulio Albanese, missionario comboniano:
“Significa prendere coscienza del fatto che ci troviamo di fronte ad una opportunità straordinaria e che nella Rete cresce contemporaneamente il grano buono e la zizzania. Allora il nostro compito, come missionari, è quello di promuovere i cosiddetti valori del Regno, che sono pace, giustizia, solidarietà, salvaguardia del Creato, nel nome del Signore. Questo significa anche imparare a fare sistema, innescare dei meccanismi di interazione per cui alla fine non possiamo essere più ‘navigatori solitari’. In fondo, la Rete ci insegna proprio questo: la comunione è la prima forma di missione”.
L’azione dei missionari si concentra soprattutto nel Sud del mondo. Tuttavia, proprio nel Continente africano, è presente la dose più massiccia di "digital divide": detto diversamente solo una piccola percentuale delle persone ha accesso effettivo alle tecnologie. Ancora padre Giulio Albanese:
“Davvero l’E.learning - la conoscenza e il trasferimento dei saperi - per l'Africa e per il resto del Sud del mondo in generale può rappresentare una straordinaria occasione di riscatto. Bisogna sicuramente fare molto, molto di più. La cooperazione allo sviluppo ha una grande responsabilità: non possiamo pensare solo a realizzare pozzi, ospedaletti, scuolette... Dobbiamo capire che Internet, da questo punto di vista, deve diventare una priorità nei progetti di sviluppo”.
La diffusione di Internet in Africa può comportare il miglioramento delle condizioni di vita soprattutto sul fronte della tutela della salute. La parola d’ordine è telemedicina: tecniche che permettono cure e diagnosi a distanza. Il prof. Sergio Pillon, medico angiologo, è collaboratore del Consiglio nazionale delle ricerche e vice presidente della Società italiana di telemedicina e sanità elettronica:
“La gente abitualmente crede che Internet sia il Pc: ormai Internet è nei telefoni, Internet è negli sms, Internet è negli mms. Pensando all’Africa, l’uso della telefonia mobile, anche secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è lo strumento per migliorare l’assistenza sanitaria in Africa: il mobile-Internet è, secondo le grandi organizzazioni internazionali, il primo strumento per superare il digital divide in Africa”.
Il libro – in modo chiaro e semplice - svela certi meccanismi che stanno alla base della navigazione. Un servizio prezioso per lo sviluppo della coscienza critica degli utenti. Ancora il prof. Sergio Pillon:
“Si parla di Google; tutti conoscono Google e per qualunque dubbio si va su Google. Ma non si capisce che Google regola ormai i nostri pensieri e la nostra vita: è il nuovo oracolo. Una volta si diceva “L’ho letto sui giornali”; adesso si dice “L’ho trovato su Google”, senza capire che Google non è un oracolo. Google restituisce l’informazione che qualcuno ci mette, secondo un algoritmo che qualcun altro controlla. La gente, inoltre, crede che Google sia gratis: in realtà una delle aziende più ricche del mondo è proprio Google, come anche Facebook. Nessuno di noi, però, crede di aver dato un Euro a Facebook: in realtà noi gli diamo il nostro tempo e la nostra attenzione. E c’è gente che paga moltissimo per averla: non esiste il gratis”.
Tra le pagine emergono altri consigli utili dirette alle principali agenzie di socializzazione – scuola, famiglia, parrocchie – alle prese con un compito che si fa sempre più complesso: educare i giovani che sono molto competenti a livello di tecnologia. Ancora padre Giulio Albanese:
“Io credo che ci sia davvero necessario avere educatori che siano dei punti di riferimento, capaci - in una maniera o nell’altra - di testimoniare quei valori che ci stanno davvero a cuore”. (mg)
Incontro a Torino dei delegati della Ccee per i rapporti con i musulmani
◊ Una riflessione sullo “stato del dialogo tra cattolici e musulmani oggi in Europa”. E' quanto faranno i delegati delle Conferenze episcopali in Europa responsabili per i rapporti con i musulmani che, dal 31 maggio al 2 giugno, si riuniranno a Torino su invito del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). All’incontro parteciperanno anche il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e l’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham. In un comunicato diffuso dal Ccee e ripreso dall'agenzia Sir, si spiega che i delegati – provenienti praticamente da tutta Europa – rifletteranno sul “rischio che le immagini di violenza d’oltre Mediterraneo che ci giungono periodicamente facciano crescere tra gli europei un senso di paura e di intolleranza nei confronti dell’Islam”. A Torino i delegati europei si chiederanno anche come “promuovere un sano e lucido dialogo con le varie comunità musulmane, di antica o di recente fondazione”. “Tutte le religioni presenti in Europa – spiega mons. Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee - sono chiamate alla stessa responsabilità nel mantenere un clima di pace e di rispettosa convivenza, ma anche ad una testimonianza di fede in una società europea multiculturale e multireligiosa particolarmente secolarizzata”. Per questo il Ccee ha “ritenuto necessario promuovere periodicamente momenti di confronto tra i responsabili per il dialogo con l’Islam delle varie conferenze episcopali d’Europa”. Mons. da Cunha precisa che l’incontro di Torino avrà “un carattere prettamente pastorale” e non coinvolgerà i rappresentanti di altre confessioni cristiane e di comunità musulmane. (A.L.)
Regno Unito: il 5 giugno, giornata di preghiera ecumenica per le famiglie con bambini
◊ E’ prevista per il 5 giugno, nel Regno Unito, la prima giornata di preghiera ecumenica per le famiglie con bambini piccoli. Nel giorno che concluderà la Settimana nazionale della Famiglia, informa l'agenzia Sir, si pregherà in particolare per i "toddlers group", ovvero quei gruppi di volontari che “offrono alle parrocchie l’opportunità – spiega Elizabeth Davies, responsabile del progetto Matrimonio e Famiglia della conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – di sostenere i nuclei familiari in quel periodo critico che va dal Battesimo all’inizio della scuola". Nel Regno Unito sono circa 27 mila i gruppi di questo genere, che si prendono cura di oltre il 50 per cento dei bambini in età pre-scolare, e sono spesso l’unico contatto con la fede per alcune famiglie. L’iniziativa ecumenica è stata lanciata da gruppi e associazioni cristiane che si identificano con la sigla "1277", numero dei giorni che passano tra la nascita di un bambino e il suo primo giorno di scuola. Alla giornata di preghiera parteciperanno la Chiesa cattolica, nell’ambito del programma “trasmettere la fede”, quella Metodista e l’Unione Battista della Gran Bretagna. All’iniziativa sarà anche dedicata una pagina Facebook. (D.M.)
Vescovi Usa: la riforma economica non dimentichi i più deboli
◊ “Il bilancio non è una questione soltanto di numeri, ma riflette i valori della nostra nazione”: con una nuova presa di posizione, i vescovi degli Stati Uniti sono tornati nei giorni scorsi a ribadire la necessità di non dimenticare le fasce sociali più deboli, in relazione al dibattito sui tagli al bilancio federale. A indicare le priorità, prima di tutto morali, per i membri del Congresso, è stato lo stesso presidente della Conferenza episcopale (Usccb), mons. Timothy Michael Dolan. Replicando alla lettera del presidente repubblicano della Commissione Bilancio della Camera dei Rappresentanti, Paul Ryan, che assicurava l’attenzione dei deputati per le esigenze delle fasce sociali più deboli, l’arcivescovo di New York ha voluto ricordare che “una parte significativa del nostro dovere di pastori è di insistere affinché il grido dei poveri venga udito” e che una nuova disciplina finanziaria “non rechi nuovi aggravi” alle persone in difficoltà”. Mons. Dolan ha richiamato un’altra lettera a firma dei vescovi di Albany e di Stockton, Howard James Hubbard e Stephen Edward Blaire — presidenti della Commissione per la giustizia internazionale e la pace e della Commissione per la giustizia nazionale e lo sviluppo umano della Usccb — inviata di recente ai membri del Senato, in cui i vescovi chiedono “una leadership bipartisan, la definizione delle priorità e una chiara visione morale”. Tra le questioni sociali prioritarie per i vescovi americani vi è la condizione degli immigrati. Dalla Usccb si esorta il Congresso a lavorare per rendere esecutiva la nuova legislazione sull’immigrazione. Il presidente della Commissione per le migrazioni e il servizio ai rifugiati, mons. José Horacio Gómez, ha rilevato che “la mancata attuazione della nuova legge provoca il moltiplicarsi di regolamentazioni da parte delle autorità locali” e ha chiesto che si prevedano norme a salvaguardia dell’unità delle famiglie degli immigrati. (L.G. – L.Z.)
India: impegno del nuovo arcivescovo maggiore dei siro-malabaresi per la comunione e il dialogo
◊ Una maggiore comunione fra le comunità cattoliche indiane, un’ampia collaborazione ecumenica e un dialogo interreligioso costante. Sono le strade che si è impegnato a percorrere il nuovo arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese in India, Mar George Alencherry. "Questo approccio è molto importante soprattutto in Kerala (dove la Chiesa siro-malabarese è radicata), Stato votato all'unità nella diversità, ma anche per l'intera India", spiega all’agenzia Fides Joseph Dias, leader laico del "Catholic Secular Forum", che, con altre associazioni cristiane, ha salutato con gioia l'elezione. Mons. Alencherry, 66 anni, che succede al cardinale Varkey Vithayathil, scomparso lo scorso aprile, ha annunciato che "le sue priorità saranno costruire la comunione nella Chiesa cattolica, collaborare con le altre Chiese cristiane, sviluppare il dialogo con le altre religioni". “La comunione - ha spiegato - è la via per un’evangelizzazione efficace in India", anche se attualmente la sua Chiesa ha la giurisdizione ristretta solo al Kerala. Per la prima volta la comunità di rito orientale che affonda le sue radici nella predicazione di San Tommaso in India ha eletto direttamente il suo capo. In India la Chiesa cattolica conta comunità di tre riti: latino, siro-malabarese e siro-malankaree. (L.G.)
A Taiwan si lavora per il prossimo Congresso eucaristico
◊ Si svolgerà il 19 novembre prossimo, alla vigilia della solennità di Cristo Re, il Congresso eucaristico di Taiwan, per celebrare l’Anno dei laici e preparare il 50.mo Congresso eucaristico Internazionale, che si svolgerà nel 2012 a Dublino, in Irlanda. Lo ha annunciato, come riferisce l'agenzia Fides, il cardinale Paul Shan, presidente emerito della Conferenza episcopale regionale taiwanese, durante l’Assemblea di primavera della Conferenza, nella diocesi di Tai Nan. Il porporato ha anche sottolineato, durante l’Assemblea, le linee lungo cui la Chiesa locale è impegnata: la celebrazione del cinquantenario della fondazione delle diocesi di Tai Nan, Tai Chung e Hsin Chu, l’impegno per la formazione dei laici, la preghiera e il sostegno per la causa di Beatificazione di Paolo Xu Guang Qi, la possibilità di usufruire al massimo del Santuario del Monte delle Beatitudini in vista della crescita spirituale di cristiani e non cristiani. (D.M.)
A Czestochowa, il Congresso dell’infanzia missionaria
◊ Il prossimo Congresso dell’infanzia missionaria dell’arcidiocesi di Czestochowa sarà dedicato a Giovanni Paolo II. All’iniziativa, che, come riporta l'agenzia Fides, si svolgerà il 14 giugno prossimo presso il Santuario della Madonna del Santo Rosario a Myszkow Mrzyglod, parteciperanno tutti i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi, il direttore diocesano don Jacek Gancarek, e i vari gruppi di giovani e bambini missionari. Il tema del Congresso è una celebre frase di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di diventare santi”, e verrà celebrata dall’arcivescovo di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak, una Messa di ringraziamento per l’avvenuta Beatificazione. “Con Giovanni Paolo II impariamo a diventare santi” è anche il tema della catechesi missionaria che sarà presentata durante i lavori. A margine dell’iniziativa sarà aperta anche una mostra dedicata alle missioni della Chiesa, mentre l’edizione diocesana del settimanale cattolico ‘Niedziela’ ha preparato del materiale sull’Infanzia Missionaria. (D.M.)
Il cardinale Bagnasco: custodire, promuovere e sostenere la famiglia
◊ “La famiglia è la cellula fondativa non solo della società ma della possibilità di essere persona' e se non viene custodita, promossa e sostenuta nulla è garantito a livello sociale, culturale e umano”. E' il messaggio lanciato dal presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, ieri nel suo intervento al convegno “Famiglia protagonista del futuro”, organizzato a Genova dal Forum delle Famiglie e dalla Consulta delle aggregazioni laicali. "Nulla è garantito in una società, ma innanzitutto dell’uomo - ha ribadito il porporato - se la famiglia viene considerata una fra le realtà e non la prima, se viene considerata un’appendice, un corollario e non il grembo generativo dell’umano e quindi del sociale". "Per formare una famiglia – ha aggiunto – servono due persone adulte, un uomo e una donna". L’adulto, ha evidenziato il porporato richiamando le parole del filosofo Romano Guardini, è, infatti, chi ha carattere ma non nel senso della rigidità o dell'ostinazione. È adulto chi è riuscito a unificare “pensiero, sentimento e volontà”. “Ma se non c’è un centro spirituale, una sintesi – ha ribadito - allora non c’è neppure il senso della durata, della stabilità della forza che ci vogliono perchè la famiglia sia veramente quel grembo generatore, non solo di vite umane ma di persone”. “Senza adulti - ha aggiunto - non c’è famiglia, perché la famiglia è nella linea della durata, ha affinità con l’eterno”. (L.G.)
Gmg: il 1 giugno il debutto del coro e dell’orchestra istituiti per l’evento
◊ L’orchestra sinfonica e il coro della Giornata Mondiale della gioventù (Gmg) di Madrid 2011 debutteranno ufficialmente mercoledì 1 giugno in un concerto all’Auditorium nazionale di Madrid. In programma, riferisce l'agenzia Sir, ci saranno brani di Seco de Arpe, Mendelssohn, Taneyey e Doyle, ma anche pezzi composti proprio per la Gmg: tra questi l’inno ufficiale. “E’ la prima performance di questo gruppo formato da musicisti e cantanti volontari – ricorda il direttore Borja Quintas – che con grande entusiasmo e dedizione accomunano gli sforzi di fronte alla celebrazione della Giornata mondiale della Gioventù”. Sono 250 i musicisti e cantanti volontari, studenti e professionisti, che hanno deciso di partecipare al progetto dell’orchestra e del coro incaricati di cantare e suonare negli eventi centrali della prossima Gmg. Provenienti da diverse parti della Spagna, ormai da quattro mesi si riuniscono per preparare un repertorio che diffonda i valori della fede attraverso la musica. (D.M.)
I mosaici antichi di Terra Santa in mostra a Gerusalemme
◊ I mosaici della Terra Santa testimoniano la ricchezza culturale e religiosa della regione. Questa l’idea che ha portato a organizzare la mostra “Mosaici della Terra Santa: un ponte di tessere attraverso il Mediterraneo”, che continuerà fino al 4 giugno nella Al-Quds University di Abu Dis, a Gerusalemme. Realizzata dal "Mosaic Center Jericho", con il sostegno di Ats pro Terra Sancta, l’organizzazione senza fine di lucro della Custodia di Terra Santa, e con fondi dell’Unione Europea, la mostra raccoglie le riproduzioni di capolavori provenienti da diverse località e da periodi storici differenti. A realizzarle, usando materiali e tecniche antiche, sono stati 8 artisti, 2 europei e 6 palestinesi. Nel corso della conferenza inaugurale, vari esperti hanno ricordato la storia e l’importanza di questa forma d’arte nei Luoghi Santi. L’esposizione, nei prossimi mesi, sarà trasferita ad Hebron, e poi in Europa. (D.M.)
Miliziani legati ad Al Qaeda prendono il controllo di una città nel Sud dello Yemen
◊ Escalation di violenza nello Yemen già scosso dalle proteste contro il governo di Saleh. Combattenti armati legati ad Al Qaeda hanno preso il controllo della città di Zinjibar, nel Sud del Paese, dopo un conflitto a fuoco costato la vita a 18 persone. Il servizio Marco Guerra:
Dopo almeno due giorni di sanguinosi combattimenti, la cittadina di Zinjibar, nella turbolenta provincia meridionale di Abyan, è caduta nelle mani di un gruppo armato integralista legato al Qaeda. “Circa 300 combattenti islamici sono entrati in città e alla fine sono riusciti a prendere il controllo di tutto”, ha detto un residente. 18 i morti, secondo un bilancio tracciato da fonti ufficiali locali. ''Ieri mattina - dice la fonte - gli uomini armati hanno intimato con gli altoparlanti agli abitanti di uscire dalle case e di riaprire i loro esercizi. Ma in pochi lo hanno fatto, per paura''. La vicenda sta avendo una forte ripercussione sulla politica nazionale, e l'opposizione yemenita è tornata ad accusare Saleh di usare lo spauracchio di Al Qaeda per giustificare la repressione delle proteste di piazza, e di aver deliberatamente “ceduto la città a gruppi armati” per questo fine dopo averli “formati e armati”, come afferma in un comunicato Forum Comune, il gruppo parlamentare che riunisce l'opposizione.
Siria - repressione delle proteste ad Homs
In Siria, non si arresta la violenta repressione del dissenso perpetrata dal governo di Assad. Secondo un sito degli attivisti dell’opposizione, stamani due civili sono stati uccisi e a decine sono rimasti feriti, colpiti dal fuoco dell'esercito governativo nei pressi di Homs, terza città del Paese e roccaforte delle proteste. Citando testimoni sul posto, il sito precisa che le persone sono state uccise durante una manifestazione anti-regime che ha interessato le località di Rastan e Talbisa. Sempre su Internet, testimoni riferiscono che i sobborghi teatro della protesta sono circondati da carri armati e almeno 4 elicotteri sorvolano i due quartieri della città. Appena venerdì scorso erano stati denunciati altri 12 morti nel corso di proteste avvenute in diverse località della Siria. Non sembra dunque allentarsi la morsa del regime nonostante le pressioni della comunità internazionale, rinnovate anche in occasione del G8 tenutosi venerdì in Francia, che ha visto la Russia garantire la mediazione con il presidente Assad per avviare il processo di riforme.
Libia - raid Nato
Notte di calma in Libia, dopo la giornata di ieri che ha visto i caccia dell'Alleanza atlantica bombardare Tripoli anche in pieno giorno, come raramente è capitato dall'inizio delle operazioni militari. Gli obiettivi dei raid erano depositi militari, garantisce il generale britannico John Lorimer, portavoce della Nato, secondo il quale "sono state usate bombe ad alta precisione per mandare un messaggio chiaro al colonnello Gheddafi". Sul piano politico, intanto, il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil, ex ministro del governo di Gheddafi ora al comando della rivolta, ha salutato la nuova posizione della Russia, che al vertice del G8 di Deauville, in Francia, si è schierata sulle posizioni degli occidentali. Il presidente Dmitri Medveded ha chiesto l'uscita di scena del colonnello e ha annunciato che invierà un proprio mediatore nelle prossime ore a Bengasi per tentare di porre fine al conflitto.
Afghanistan - strage di civili in bombardamento Nato
Ancora violenza in Afghanistan. Un bombardamento condotto da velivoli Nato sulla provincia meridionale afghana di Helmand ha ucciso per errore 14 civili, fra cui donne e bambini. Lo ha annunciato una fonte dell'amministrazione locale. Un portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) ha detto che è stata aperta un’inchiesta per verificare l’attendibilità delle accuse, mentre il presidente afgano Hamid Karzai ha chiesto agli Usa di cessare queste "azioni unilaterali". L’episodio arriva a meno di 24 ore dal pesante attentato suicida rivendicato dai talebani contro un gruppo di autorità, afghane e straniere, che partecipavano a un vertice sulla sicurezza negli uffici del governo provinciale di Takhar, nel nord est del Paese. Il bilancio è di almeno nove morti, fra cui due generali di polizia afghani e due consiglieri militari tedeschi. Tra i feriti il governatore della provincia. L’attacco non influirà sulla strategia del governo di Berlino, ha assicurato il ministro del esteri tedesco Guido Westerwelle.
Medio Oriente
La Lega Araba appoggerà l'Autorità Nazionale Palestinese nel ricorso all'Assemblea generale dell'Onu per ottenere il riconoscimento di uno Stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, con capitale Gerusalemme Est. Lo ha annunciato il comitato sull'iniziativa di pace riunito a Doha. Poco prima il presidente palestinese Abu Mazen, pur ricordando che la priorità é il negoziato, aveva ribadito l'intenzione di chiedere all'Onu il riconoscimento dello Stato con i confini del 1967. Intanto, la riapertura del valico di Rafah, alla frontiera con la Striscia di Gaza, decisa unilateralmente dalla giunta militare egiziana, preoccupa lsraele, secondo cui la decisione non potrà che facilitare il traffico di armi per l'enclave costiera controllata da Hamas dal giugno 2007.
Sudan - offensiva dell'esercito nella regione di Abyei
L'esercito sudanese di Khartoum ha posto fine alle operazioni militari nella regione di Abyei, dopo averne preso il controllo totale con una pesante offensiva cominciata sabato scorso. Lo ha reso noto ieri sera l'agenzia di stato Suna. Abyei, regione ricca di petrolio, è stato il territorio teatro dei più lunghi e sanguinosi scontri durante l'ultima guerra civile in Sudan ed ha un'enorme importanza strategica ed economica sia per il Nord che per il Sud. In gennaio, in occasione del referendum che ha sancito la secessione del Sud Sudan (l'indipendenza è ufficialmente fissata per il prossimo 9 luglio), non venne deciso se la regione di Abyei dovesse essere associata al Nord o al Sud. Gli abitanti stessi avrebbero dovuto decidere ma il "loro" referendum venne rinviato sine die.
Italia – ballottaggi amministrative
In Italia, seggi aperti, dalle ore 8, per i ballottaggi delle elezioni amministrative che oggi e domani, dopo il primo turno di votazione del 15 e 16 maggio scorsi, coinvolgeranno 6.5 milioni di elettori. Per le elezioni dei sindaci e dei consigli comunali la percentuale di votanti rilevata alle ore 12 è stata del 12.37 per cento. Al primo turno aveva votato il 12,85 per cento.
Italia – sentenza caso Antonveneta
“Sono sicuro di avere sempre operato per il bene e sono convinto che questa sentenza vada riformata”. Sono alcune dichiarazioni che l'ex governatore di Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha fatto al telefono con uno dei suoi legali, commentando la sentenza del tribunale di Milano con cui, ieri, è stato condannato a quattro anni di reclusione e a un milione e mezzo di multa per la vicenda della tentata scalata ad Antonveneta da parte di Bpi. Uno dei suoi difensori, l'avvocato Roberto Borgogno, ha spiegato che l'ex governatore vive questa sentenza come “una grande ingiustizia”.
Malta, vittoria dei sì al referendum sul divorzio
Vittoria dei sì a Malta, al referendum per la legalizzazione del divorzio. Secondo i primi dati, i favorevoli avrebbero raggiunto il 54 per cento dei voti, contro il 46 per cento dei contrari. Il premier Lawrence Gonzi ha dichiarato che il risultato non è quello che avrebbe voluto ma che la volontà del popolo va rispettata e che il Parlamento predisporrà una legge per l'introduzione del divorzio.
Francia, si dimette vice-ministro accusato di molestie
In Francia, Georges Tron, segretario di Stato alla Funzione pubblica, accusato da due donne di molestie e aggressione sessuale, si è dimesso. A rivelarlo è il sito del settimanale francese “L'Express” annunciando che Tron ha presentato oggi le sue dimissioni al premier, Francois Fillon.
A Londra, il Barcellona vince la finale di Champions League
Il Barcellona ha vinto la sua quarta Champions League battendo 3-1 il Manchester United nella finale di ieri sera nello stadio Wembley di Londra. Per tutta la notte, a Barcellona, decine di migliaia di tifosi hanno festeggiato la vittoria. La polizia catalana ha fermato 84 persone, e altre 130 hanno dovuto far ricorso alle cure mediche, due i feriti gravi.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 149