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Sommario del 26/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Santa Maria Maggiore per affidare l’Italia al cuore di Maria. Una preghiera per la concordia e l’unità
  • Nomine
  • Appello del dicastero per i Migranti: i governi si impegnino ad affrontare il fenomeno della pirateria
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Aperto il vertice del G8 a Deauville in Normandia
  • Il patriarca latino di Gerusalemme: "primavera araba", segno di maturità dei giovani
  • Prosegue la protesta dei lavoratori di Fincantieri, a rischio 2500 posti di lavoro. La Cei: sconcerto e preoccupazione
  • Presentata alla Farnesina la campagna per il Nobel della pace alle donne africane
  • Appello delle istituzioni europee: agire contro il fenomeno della scomparsa dei bambini
  • "Identità e profezia": i superiori generali riflettono sulla vita consacrata e le attese del mondo
  • Policlinico Gemelli: screening gratuito per i parenti di persone colpite da carcinoma tiroideo
  • “Leggere per credere”: i 10 anni della Lup evidenziano la vitalità dello strumento libro cartaceo
  • Chiesa e Società

  • Presidenziali in Zambia: reazione dei vescovi alla campagna diffamatoria contro la Chiesa
  • Indonesia: partiti laici e Chiesa auspicano il ritorno alla “Pancasila” contro il fondamentalismo
  • Pakistan: la radio, mezzo per formare nuovi leader della società, antidoto agli integralismi
  • Vietnam: l'arcivescovo di Hanoi contro la demolizione della casa delle suore di Saint Paul
  • Orissa: avvocati cristiani denunciano casi di false accuse di conversione
  • Messico: preoccupazione nell’arcidiocesi di Tijuana per la scomparsa di un sacerdote
  • Unicef Italia: 22 mila bimbi muoiono ogni giorno nel mondo
  • Msf al G8: assicurare “alimenti di alta qualità” ai bambini malnutriti
  • Movimento dei Focolari: in Brasile l’assemblea internazionale dell’Economia di comunione
  • Australia: assemblea plenaria della Conferenza episcopale
  • Germania. Per Chiesa e Caritas la diagnosi pre-impianto viola la tutela della dignità della persona
  • Repubblica Dominicana: l'epidemia di colera continua a contagiare migliaia di abitanti
  • Bangladesh: dopo due anni le vittime del ciclone Aila hanno ancora bisogno di aiuti
  • Cina: terminati i restauri della chiesa della diocesi di Mei Zhou dedicata a Maria Ausiliatrice
  • Kenya: appello dei vescovi per la moralità dei cittadini che hanno incarichi pubblici
  • Regno Unito: la Chiesa incoraggia i giovani a diventare testimoni digitali della fede
  • Azione cattolica: Franco Miano confermato presidente
  • “Otto per mille”: una scelta per sostenere opere di carità in Italia e nel mondo
  • Spagna: Messaggio dei vescovi per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Arrestato il generale serbo Mladic, super ricercato per genocidio e crimini di guerra
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Santa Maria Maggiore per affidare l’Italia al cuore di Maria. Una preghiera per la concordia e l’unità

    ◊   Oggi pomeriggio, alle ore 17.30, Benedetto XVI presiederà la recita del Santo Rosario nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, insieme con i vescovi italiani riuniti in Assemblea generale. Il Papa ha accolto l’invito del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Con questo atto, nel 150.mo dell’Unità nazionale, il Papa e la Chiesa italiana affidano l’intera nazione a Maria, invocata con i titoli di Salus Populi Romani e di Mater Unitatis, Madre dell’Unità. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Possa l’Italia “godere di pace e prosperità e ritrovare nel patrimonio di tradizione e di fede cristiana un’interiore unità”: è l’intercessione che il Papa e i vescovi italiani chiederanno a Maria per il Paese nel 150.mo di Unità nazionale. Dinnanzi all’immagine di Maria Salus Popoli Romani, tra le più antiche e più amate che ritraggono la Madonna, Benedetto XVI pregherà affinché Dio, che ha costituito Maria, Madre del suo diletto Figlio, conceda “al popolo italiano, che confida nella sua materna protezione, di godere sempre i doni dell’unità e della pace”. Una preghiera - si legge nel Libretto dell’Ufficio Liturgico della Cei - rivolta alla Vergine con il titolo di “Maria Unitatis”. E un’invocazione per l’unità della nazione italiana, il Pontefice l’aveva già espressa alla Benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Pasqua di quest’anno:

    “Il Signore Risorto risvegli nei singoli, nelle famiglie e nelle comunità un desiderio ancor più grande di unità e di concordia. Ponete la vostra fiducia nella forza della croce e della risurrezione di Cristo; una forza che sostiene quanti si impegnano generosamente per il bene comune”.

    Impegno al quale “non possono sottrarsi” i cristiani che vivono in Italia, come il Papa ha detto tante volte ed ha ribadito ultimamente nella sua recente visita pastorale ad Aquileia:

    “Raccomando anche a voi, come alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una ‘vita buona’ a favore e al servizio di tutti”.

    Proprio il contributo che, storicamente, i cattolici hanno dato alla crescita dell’Italia è stato il tema chiave del messaggio indirizzato dal Pontefice al presidente Giorgio Napolitano, lo scorso 17 marzo, in occasione dell’anniversario di Unità nazionale. Un documento nel quale il Papa definisce i rapporti tra Stato Italiano e Santa Sede un esempio di sana laicità. Nel Messaggio, il Papa ribadisce inoltre che, come evidenzia il Concilio Vaticano II, Chiesa e Stato, nei loro rispettivi ambiti, sono chiamati a collaborare per il bene della società civile.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma; alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell’India, in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Rapid City (Usa) mons. Robert Dwayne Gruss, del clero della diocesi di Davenport, finora rettore della Sacred Heart Cathedral. Mons. Robert Dwayne Gruss è nato il 25 giugno 1955 a Texarkana (Arkansas). E’ stato ordinato sacerdote il 2 luglio 1994 per la diocesi di Davenport. Nel 2007 è stato nominato cappellano di Sua Santità.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Milwaukee (Usa) il rev. Donald J. Hying, del clero della medesima arcidiocesi, rettore del Saint Francis de Sales Seminary a Milwaukee, assegnandogli la sede titolare vescovile di Regie. Il rev. Donald J. Hying è nato il 18 agosto 1963 a West Allis (Wisconsin). È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1989 per l’arcidiocesi di Milwaukee.

    Il Santo Padre ha concesso la conferma, richiestaGli in conformità al canone 153 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali da mons. George Alencherry, vescovo di Thuckalay dei Siro-Malabaresi, che il 24 maggio 2011 è stato canonicamente eletto arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese, riunitosi a Mount Saint Thomas, Kakkanad-Kochi (Kerala, India). Mons. George Alencherry è nato il 19 aprile 1945 a Thuruthy, nell’Arcieparchia di Changanacherry. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 novembre 1972. L’11 novembre 1996 è stato nominato primo vescovo di Thuckalay ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 2 febbraio 1997. Il 24 maggio 2011 è stato eletto arcivescovo maggiore.

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    Appello del dicastero per i Migranti: i governi si impegnino ad affrontare il fenomeno della pirateria

    ◊   I governi e le Organizzazioni internazionali “attivino tempestivamente gli opportuni canali per riportare sani e salvi alle loro case i marittimi sequestrati”: è l’appello lanciato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, dopo le recenti notizie di questi giorni sul dramma dei marittimi sequestrati dai pirati. Il dicastero chiede ai governi che si “trovino soluzioni a questo problema” agendo “sulle radici profonde del fenomeno, quali ad esempio l’ineguaglianza nella distribuzione di beni tra i Paesi e lo sfruttamento delle risorse naturali”.

    Anche se gran parte degli attacchi sono registrati al largo delle coste della Somalia, si legge nel comunicato del dicastero, “di fatto la pirateria rimane una sfida mondiale che richiede una risposta globale, poiché il miraggio di guadagni facili e immediati ha attratto anche le organizzazioni criminali internazionali”. Il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti si rivolge anche agli armatori chiedendo che “adottino misure” per garantire la sicurezza non solo della navi ma anche dei marittimi. Infine, un accorato appello ai pirati “affinché mettano fine a tali azioni criminose, prendano coscienza del grande dramma che provocano ai marittimi, e alle loro famiglie, e li trattino con rispetto e umanità”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’accesso alle cure è un diritto per tutti: nell’informazione vaticana, riguardo al convegno della fondazione “Il Buon Samaritano” sull’Aids, intervista di Mario Ponzi all’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la cattura del boia di Srebrenica, Ratko Mladic, dopo sedici anni di latitanza.

    “Il fiume conteso”: Francesco Citterich sulla decisione del Laos di rinviare la costruzione di una diga sul Mekong.

    In dialogo guardando la stessa verità: in cultura, Giorgio Israel riguardo al secondo libro su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI.

    Ferenc Liszt il virtuoso espressivo: il programma di sala del concerto offerto al Papa dal presidente della Repubblica d’Ungheria, Pal Schmit.

    Libri alla conquista: Giuseppe Costa traccia un bilancio sull’editoria cattolica negli ultimi cinquant’anni.

    Entrando nel mistero con gli occhi dello spirito: Slvia Guidi recensisce il libro di padre Manuel Nin “Tempo di Dio, tempo della Chiesa. L’anno liturgico bizantino”, che raccoglie un gruppo di suoi editoriali e articoli scritti per “L’Osservatore Romano”.

    Ancora più coraggio: Roberto Righetto e la sfida del volume religioso.

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    Oggi in Primo Piano



    Aperto il vertice del G8 a Deauville in Normandia

    ◊   Si è aperto oggi nella cittadina francese di Deauville, in Normandia. il vertice del G8. Nell’incontro tra i rappresentanti degli otto grandi della Terra, in discussione l’emergenza nucleare in Giappone, la situazione economica mondiale a quasi tre anni dall'inizio della crisi finanziaria globale, ma anche i rivolgimenti politico istituzionali in nord Africa e nel mondo arabo, il processo di pace israelo-palestinese e tanti temi caldi del momento. Di fronte ad un’agenda così vasta con quale stato d’animo guardare a questo G8? Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Sergio Marelli, presidente della Focsiv, la Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario:

    R. – Quello di comprendere come ancora un club di Paesi, che non riveste più la maggioranza delle economie e del prodotto interno lordo mondiale, potrà e saprà ritagliarsi un ambito di discussione distinto, non sovrapposto a quello del G20, quell’ambito che ormai per le questioni economiche e finanziarie globali ha assunto il ruolo di protagonista nello scenario internazionale. E’ un G8 dove i Paesi industrializzati devono ridimostrare la tenuta della propria leadership e della propria valenza sullo scenario internazionale.

    D. – Di fronte al gruppo dei tradizionali potenti del mondo si vanno affermando anche economie emergenti come il Brasile, la Russia, l’India, la Cina o il Sudafrica, il cosiddetto gruppo “BRICS”. Ci sono interessi divergenti tra queste due parti?

    R. – Purtroppo io penso, invece, che ci sia una convergenza di interessi. Questi Paesi, alcuni dei quali fino a un po’ di tempo fa erano anche i portabandiera della voce dei Paesi poveri, nel momento in cui le loro economie sono state ammesse nel gotha della finanza internazionale, sembrano aver profondamente modificato i loro atteggiamenti, facendoli diventare molto simili a quelli dei vecchi Paesi industrializzati, che da sempre hanno dominato l’economia e la finanza a livello mondiale. La speranza è che essi non si dimentichino di essere appena usciti da una situazione di povertà e nella quale hanno direttamente sperimentato la necessità di soluzioni democratiche, di soluzioni che coinvolgano la società civile e di prospettive che tengano conto del destino e del benessere di tutti e non solamente della promozione di interessi particolari di pochi.

    D. – In questi vertici sembra rimanere, purtroppo, sempre a margine quella che è la tematica sociale e umanitaria. Per quale motivo?

    R. – Sicuramente, perché oggi l’interesse dei governanti è fortemente attratto dalle questioni della crisi economica che ha colpito i Paesi industrializzati e non solo negli ultimi anni. Non si è compreso, invece, che non occuparsi delle questioni sociali, non occuparsi della questione delle povertà e delle miserie del mondo, non occuparsi del destino di quei tre miliardi di persone che stanno fuori dalle economie che ce l’hanno fatta, non può essere la via per trovare una soluzione. Io considero questa scelta una grande miopia politica. (bf)

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    Il patriarca latino di Gerusalemme: "primavera araba", segno di maturità dei giovani

    ◊   La protesta in Medio Oriente e Nord Africa, dunque, non sembra fermarsi: in particolare sono i giovani i protagonisti della cosiddetta “primavera araba”. Ascoltiamo in proposito il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Questi movimenti sono per me un segno positivo, una dimostrazione di maturità da parte dei giovani. Sono proteste che non hanno un colore politico: non hanno mai utilizzato slogan anti-sionisti o anti-imperialisti. I giovani che sono scesi in piazza volevano solo un cambiamento chiaro e netto: lavorare un po' di più, con più dignità e più rispetto. Senz’altro un fenomeno che va appoggiato da tutti. Dobbiamo tutti essere consapevoli che nessuno Stato, né gli Stati arabi, né Israele, sono immuni da questi cambiamenti. Tutti devono prepararsi, facendo magari qualche gesto concreto prima di ritrovarsi in difficoltà. Ogni Paese, ogni dirigente politico, deve capire che tutti siamo esposti a questo tipo di proteste e che è quindi giusto e consigliabile prendere provvedimenti concreti a favore della gioventù.

    D. - Lei ha anche dichiarato, mons. Twal, che i cristiani del Medio Oriente non dovrebbero restare ai margini di questi movimenti. Perché?

    R. - Perché siamo parte integrante del nostro popolo: le loro sofferenze sono le nostre e le aspirazioni dei giovani sono le nostre. Inoltre la Chiesa nella storia ha sempre appoggiato i movimenti che chiedono più pace, più dignità, democrazia, libertà di coscienza e di culto. E’ sempre stato il nostro programma. Anzi è per noi rischioso restarne fuori e lasciare che questi cambiamenti avvengano senza l’influenza della Chiesa e dei principi cristiani, che sono principi umani di democrazia e libertà.

    D. - Eppure qui in Occidente molti analisti esprimono scetticismo sul possibile esito di questi movimenti, dubitano che portino effettivamente alla democrazia…

    R. - Questo scetticismo è un motivo in più per tenere sotto controllo questi movimenti e cercare di favorirli e influenzarli per evitare deviazioni pericolose. Io stesso ammetto di non sapere a cosa condurrà questa ‘primavera araba’. Ciascuno di noi deve sentirsi responsabile affinché questi cambiamenti abbiano per obiettivo il bene di tutti.

    D. - Lei non si stanca di chiedere ai cristiani del mondo occidentale più interesse e partecipazione alle vicende dei cristiani del Medio Oriente…

    R. - Vorrei che la comunità internazionale, come pure i cristiani dei Paesi occidentali, si sentissero con noi, più responsabili di queste belle, piccole comunità cristiane che sono qui in Medio Oriente. Vorrei che tutti si ricordassero che questa è la loro Chiesa madre, la loro Terra Santa, che qui sono le loro radici. Vorrei che ogni cristiano si sentisse corresponsabile con noi dello sviluppo, della libertà e della dignità di questa piccola comunità cristiana.

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    Prosegue la protesta dei lavoratori di Fincantieri, a rischio 2500 posti di lavoro. La Cei: sconcerto e preoccupazione

    ◊   Prosegue in Italia la protesta dei lavoratori di Fincantieri contro il piano industriale che prevede oltre 2.500 esuberi. La tensione è alta, in particolare, nei cantieri di Genova Sestri Ponente e Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli. “L’auspicio – si legge in una nota dei vescovi liguri – è che, pur in presenza di obiettive difficoltà, non cessi il dialogo e la ricerca di una soluzione più adeguata”. “L’annosa crisi dei cantieri navali stabiesi – scrive l’arcivescovo di Sorrento–Castellamare, mons. Felice Cece – richiede scelte precise e lungimiranti”. Sul piano di ridimensionamento di Fincantieri e sulle conseguenze non solo economiche e sociali, si sofferma al microfono di Federico Piana l’arcivescovo di Campobasso – Boiano, mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro:

    R. - Siamo molto, molto preoccupanti e apprendiamo con grandissimo sconcerto una decisione così tragica, per cui il 20-25 per cento delle maestranze vengono lasciate a casa… E’ una cosa terribile! Credo che sia necessario fare di tutto per parare il colpo nel modo migliore.
    D. - La politica, il governo e le istituzioni, secondo lei cosa possono fare a questo punto?

    R. - Possono fare tantissimo. Innanzitutto bisogna avere la conoscenza esatta del problema e, quindi, bisogna spiegare bene le cose. In secondo luogo, la politica deve farsi più seria: solo se si incontra con i problemi veri della gente, come questo o quello della precarietà dei giovani, la politica si purifica. Paradossalmente sono i problemi della gente che purificano la politica; non è la politica che risolve i problemi, anzi se è una politica ben impostata potrà certamente farlo, ma deve molto purificarsi, facendosi seria ed attenta. Non si può dire: siccome i conti in Borsa o in numeri tecnici non reggono, allora vi lasciamo a casa… La fabbrica non è solo dell’imprenditore - come dice la Caritas in Veritate - né dei soli azionisti, ma è di una città, del sindacato, degli operai, di un popolo e di un ambiente: questo è ciò che ci dice la Caritas in Veritate.

    D. - Per quanto riguarda le proteste - che sono state molto forti - secondo lei sono giustificate oppure anche lì si è passato un limite?

    R. - Le violenze non sono mai giustificate: sono comprensibili, quello sì. Sentiamo che il loro dolore è talmente grande, che l’esasperazione è così forte che si arriva a queste forme di protesta, che certo non giustifichiamo ma che comprendiamo. Bisogna andare molto loro incontro, bisogna ascoltarli molto, bisogna capirli molto; bisogna avere politiche immediate, bisogna avere una chiesa che sappia piegarsi su di loro, bisogna avere una comunità che sappia capire, anche perché se perdiamo queste grandi forze - pensi solo che verrà toccata anche Ancona - come potremmo celebrare l’Eucaristia lì, in quel mare, in quello specchio di mare, vedendo i cantieri chiusi. Sarà come dire: chiediamo il pane e lo neghiamo allo stesso momento. E’ tutta un’impostazione di natura culturale e sociale, religiosa e politica che deve essere coinvolta. Le fabbriche sono di tutti, sono nostre: c’è una cultura da salvare in ogni modo e ad ogni costo. (mg)

    Una prima boccata d’ossigeno per i lavoratori di Fincantieri potrebbe arrivare con la decisione annunciata ieri dalla Cassa Depositi e Prestiti che ha sbloccato 830 milioni di euro in favore di Carnival Corp, colosso statunitense del settore crocieristico. L’obiettivo è di consentire al gruppo americano di acquistare, entro la fine dell’anno, due nuove navi Fincantieri. Ma, nonostante questa decisione, permangono dubbi e preoccupazioni, come sottolinea Paolo Pirani, segretario confederale Uil, intervistato da Federico Piana:

    R. - Noi abbiamo giudicato irresponsabile l’annuncio dato dalla Fincantieri: è un piano che non scommette sul futuro, ma scommette sulla sparizione progressiva di un grande asset che è la cantieristica e che soprattutto ha aperto la strada ad una protesta sociale che rischia di trasformarsi rapidamente in rivolta, in cui si inseriscono elementi di criminalità organizzata. Ecco perché noi riteniamo, come prima priorità, che vadano assolutamente ritirate le minacce di chiusura degli stabilimenti. Ci auguriamo che il tavolo, che si aprirà il 3 giugno al Ministero, abbia questo tipo di garanzia.

    D. - L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono ha detto: è in gioco la sopravvivenza dell’azienda; era necessario predisporre il piano…

    R. - Il problema esiste: la questione è che l’azienda è arrivata a questo showdown in condizioni non positive. Noi riteniamo, però, che nei prossimi anni la cantieristica possa riprendere e che soprattutto sia possibile diversificare la produzione, operando su altri settori. Alternative, queste, che richiedono delle scelte e che richiedono anche gli ammortizzatori sociali per gestire questa transizione. E’, però, importante che quando ci sarà la ripresa, ci sia anche la possibilità di produrre. (mg)

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    Presentata alla Farnesina la campagna per il Nobel della pace alle donne africane

    ◊   E' stata presentata ad Oslo la candidatura per il conseguimento del Premio Nobel per la Pace 2011 alle donne africane. L'annuncio è arrivato ieri durante l'incontro tenutosi nella sede del ministero degli Affari Esteri a Roma, in occasione della presentazione della Campagna per il Premio Nobel della Pace 2011 alle donne africane. L’evento è stato organizzato in occasione della Giornata dell’Africa, a 48 anni dalla fondazione dell’Unione Africana. Alla Farnesina c’era per noi Silvia Koch, che ha chiesto a Hélène Yinda, teologa camerunense, quali siano gli effetti concreti della Campagna sulle realtà locali del Continente:

    R. - Cette campagne permet de renverser un peu l’image …
    La campagna consente di trasmettere un’immagine diversa dell’Africa: un’immagine fatta di forza, un’immagine fatta di giovani coraggiosi. Il secondo beneficio va a vantaggio dell’umanità intera, perché dà un nuovo approccio - direi - nelle relazioni tra l’Europa e l’Africa e soprattutto nei rapporti di cooperazione internazionale. E’ un valore “immateriale”, che va al di là di qualsiasi tornaconto di carattere economico. Inoltre il valore aggiunto al quale questa campagna porterà è quello della riconoscenza pubblica ed anche internazionale per il ruolo che le donne africane hanno nella società. Un aspetto fondamentale, però, è appunto quello di una legislazione che tuteli la donna, dando loro anche gli strumenti per poter contrastare, per poter criticare o per potersi opporre - ad esempio - al governo. Importantissimo è che questi strumenti legislativi vengano “volgarizzati”, ovvero vengano resi disponibili e comprensibili soprattutto a livello locale per le donne - come me - semplici, per le donne comuni.

    D. - Hélène Yinda, teologa camerunense, qual è la ricchezza della religiosità e della spiritualità africana?

    R. - En Afrique la religion, c’est vraiment la manière…
    In Africa la vita quotidiana è fortemente intrisa di religiosità: noi la vediamo in ogni gesto, la si trova alla base del nostro vivere quotidiano. Quindi, per noi, si tratta di una religiosità calata nella vita quotidiana. La religione è una sorta di elevazione dell’uomo e questa spiritualità e questi valori sono poi alla base del nostro agire. Il mio approccio alla teologia è un approccio molto sociologico, nel senso che io ricerco, all’interno delle mie azioni quotidiane, quelli che sono i legami con Dio, quelli che sono i legami con la spiritualità. E’ una teologia che va al di là dell’aspetto istituzionale e si nutre, dunque, delle azioni quotidiane di tutti i giorni. (mg)

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    Appello delle istituzioni europee: agire contro il fenomeno della scomparsa dei bambini

    ◊   Ogni anno scompaiono centinaia di minori e il fenomeno in Europa è in crescita. In occasione della Giornata Internazionale dei bambini scomparsi, ieri la vicepresidente del Parlamento europeo con delega ai diritti dei minori, Roberta Angelilli, e il presidente di Missing Child Europe (Federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati sessualmente), Francis Jacobs, hanno lanciato un appello agli Stati membri affinchè rendano operative politiche concrete di lotta al fenomeno previste dalle istituzioni europee, che innanzitutto raccomandano di agire subito perché in caso di scomparsa di minore la velocità di intervento è determinante. Ma per capire di che fenomeno si tratti e delle concrete misure possibili Fausta Speranza ha intervistato la vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli:

    R. – E’ un fenomeno in preoccupante aumento che coinvolge tantissimi bambini, migliaia di bambini. Ovviamente sono varie le categorie: ci può essere il bambino, l’adolescente che si allontana perché è in rotta con la famiglia, perché ha delle incomprensioni con la famiglia; tanti sono, per esempio, minori non accompagnati, quindi bambini che non hanno neanche i documenti d’identità o bambini rom; oppure ci sono tanti casi in cui i bambini scompaiono perché vengono rapiti o finiscono nelle reti della tratta degli esseri umani. Purtroppo è un fenomeno che si va estendendo sempre di più.

    D. – Riguarda anche il discorso di genitori che, separati, sottraggono il minore per portarlo in un altro Stato o è un fenomeno diverso?

    R. – E’ un fenomeno diverso, però, purtroppo, spesso è connesso, perché in alcuni casi ci sono litigi, bambini contesi e anche rapiti, sottratti, portati in un altro Paese membro. In altri casi, purtroppo, uno dei genitori rapisce e fa scomparire il bambino e possono accadere delle cose drammatiche. Questi bambini non vengono più ritrovati e forse vengono uccisi. Quindi, è un fenomeno molto complesso sia da un punto di vista sociale sia ovviamente da un punto di vista criminale.

    D. – L’iniziativa del Parlamento europeo è anche per portare avanti un impegno che, comunque, c’è. E’ stata istituita una linea telefonica, operativa però solo in 15 Stati e ci sono sistemi di allerta per i minori, operativi solo in 12 Stati. L’Unione Europea, dunque, che cosa sta facendo su questo?

    R. – L’Unione Europea sta facendo tanto: innanzitutto ha reso obbligatorio da un punto di vista esecutivo sia il sistema dell’allerta rapido, sia il sistema di questi numeri verdi. Quindi, gli strumenti legislativi ci sono e ci sono anche i finanziamenti per sostenere queste iniziative. Purtroppo, però, molti Stati membri – la maggioranza – non hanno ancora adottato queste misure. Quindi, ieri, proprio in concomitanza con il 10.mo anniversario della Fondazione dell’Associazione Missing Children Europe, che si dedica a questi temi, proprio nel corso della Giornata internazionale sui bambini scomparsi, la commissaria Reding ha lanciato un grido d’allarme, ma soprattutto ha richiamato gli Stati membri alle loro responsabilità, che sono in realtà degli obblighi, perché sia il numero verde, sia il sistema di allerta rapido sono due sistemi obbligatori. Quindi, gli Stati membri devono, sono obbligati ad adottare sia il numero verde sia il sistema di allerta rapido. (ap)

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    "Identità e profezia": i superiori generali riflettono sulla vita consacrata e le attese del mondo

    ◊   “Identità e profezia: teologia della vita consacrata, oggi”. Questo il tema dell’Assemblea dell’Unione Superiori Generali, convocata ogni sei mesi, riunita da ieri presso il Salesianum di Roma. Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’USG, don Pascual Chavez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani. Roberta Gisotti lo ha intervistato:

    D. - Don Chavez, cosa vuole sottolineare la parola ‘oggi’ accostata alle parole 'teologia' e 'vita consacrata'?

    R. - Da un lato, vuole sottolienare che ci sono alcuni elementi irrinunciabili della vita consacrata che assicurano la sua continuità lungo la storia, cioè di essere persone 'afferrate' da Dio che vivono in comunità e che sviluppano la missione di Dio, che è quella della Chiesa; e nel contempo il dover essere molto fedeli ai contesti, alle sensibilità dei tempi che naturalmente variano di epoca in epoca.

    D. - La vita consacrata deve dunque misurarsi con i fatti e le sfide del mondo?

    R. - Assolutamente sì. Innanzitutto perchè dal momento in cui Dio ha voluto salvare incarnandosi, facendosi un pezzo di storia, ed ha voluto che la storia fosse la continuazione sia della sua incarnazione, sia della rivelazione di Dio, necessariamente la vita cristiana all'interno di essa e quindi la vita consacrata, devono essere fortemente incarnate nella realtà per trasformarla con l'energia del Vangelo e rendere presente la salvezza di Dio.

    D. - Don Chavez, vita consacrata e crisi delle vocazioni: a che punto siamo? Promuovere il diaconato e valorizzare il laicato nella Chiesa può essere la risposta?

    R. - Penso che siano cose un po' diverse tra loro: la vita ecclesiale con il sacerdozio, il diaconato, gli altri ministeri, e i carismi propri della vita consacrata. Naturalmente, in alcune parti del mondo, soprattutto in Europa, assistiamo a un forte calo vocazionale che è innnanzitutto, io direi, un problema demografico: non ci sono figli per la società, quindi ancor meno ci sono figli per la Chiesa o per la vita consacrata. Inoltre, c'è una visione sempre più secolarizzata che non lascia tanto spazio a Dio non soltanto nella vita pubblica, nel tessuto sociale, ma a volte nemmeno nella coscienza delle persone, per cui diventa molto più difficile fare una proposta. Infine, l'alto benessere che si vive soprattutto nelle società industrializzate. Non penso che stiamo assistendo alla nostra fine. Magari gli Istituti e le Congregazioni saranno ridimensionate ma forse a quel punto saremo molto più incisivi perchè potremo dare l'essenziale: cioè rendere la testimonianza di un Dio la cui presenza amorevole nel mondo si rende presente attraverso tutto quello che c'è di buono, di bello e di vero.

    D. - Don Chavez, riguardo alla valorizzazione del ruolo del laicato, alcuni laici si lamentano ancora oggi di non avere spazi adeguati. Qual è la sua opinione in proposito?

    R. - Penso che effettivamente siamo in una situazione ecclesiale molto diversa rispetto a quando c'era tanta abbondanza di vocazioni: ma non è perchè non ci sono preti e religiosi che i laici sono da considerare una specie di male necessario, nel senso che loro sono la forza lavoro che all'improvviso il Signore ci manda; è invece in virtù della loro vocazione che essi condividono completamente con noi l'essere popolo di Dio, l'essere Chiesa, ed è per questo che hanno bisogno di più spazio e di maggiore inserimento nella vita ecclesiale.

    D. - Don Chavez, quale auspicio finale potrà uscire da questa vostra assemblea?

    R. - Si propone prima di tutto di continuare ad approfondire il tema che abbiamo sviluppato nel seminario svoltosi a Roma dall'8 a ll'11 febbraio di quest'anno, in cui volevamo prima di tutto portare avanti un rapporto e un dialogo tra superiori generali, teologi e teologhe della vita consacrata, direttori di Istituti o di riviste di vita religiosa consacrata, con la finalità di un vicendevole arricchimento: da parte nostra, per quanto riguarda l'esperienza di vita - e parlo come superiore - e da parte dei teologi, per quanto riguarda la riflessione che vanno facendo proprio su questo; sempre al servizio di una presenza con più identità, con più credibilità e visibilità, da parte della vita consacrata a servizio della Chiesa e a favore del mondo. (bf)

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    Policlinico Gemelli: screening gratuito per i parenti di persone colpite da carcinoma tiroideo

    ◊   Il Policlinico Gemelli di Roma offrirà gratuitamente - il prossimo 28 maggio - uno screening dedicato alle persone che hanno familiari colpiti da carcinoma tiroideo. Le patologie legate alla tiroide sono in aumento: negli Stati Uniti il carcinoma tiroideo è passato dal dodicesimo al sesto posto fra i tumori più frequenti. Ascoltiamo il prof. Alfredo Pontecorvi, ordinario di endocrinologia della Cattolica e direttore dell’Unità operativa di endocrinologia del Policlinico Gemelli, al microfono di Eliana Astorri:

    R. – Sabato prossimo nei nostri ambulatori del centro integrato di malattie della tiroide presso il Policlinico Gemelli offriremo l’opportunità ai parenti di pazienti affetti da tumore maligno della tiroide di effettuare gratuitamente e a scopo preventivo una visita endocrinologica e un’ecografica tiroidea. Il motivo è legato al fatto che una certa percentuale di tumori differenziati della tiroide possiede una familiarità, cioè si riscontrano più frequentemente nell’ambito familiare. Questo è un dato nuovo per i tumori differenziati della tiroide poiché finora non vi si era posta la dovuta attenzione ma man mano che si diagnosticano sempre più tumori della tiroide - e il tumore della tiroide è fortemente in aumento, almeno come diagnosi, non sappiamo ancora se ci sia un reale aumento come incidenza del tumore - si è visto che i familiari di chi ha un tumore della tiroide hanno un rischio che va da 3 a 11 volte maggiore per lo sviluppo di un altro tumore differenziato della tiroide.

    D. – A cosa è dovuto l’aumento di problemi alla tiroide fino poi ad arrivare al cancro?

    R. – Sicuramente a fattori ambientali, sicuramente alla soglia radioattiva, sicuramente a contaminanti chimici ambientali e questi possono portare più che al cancro all’aumento delle tiroiditi, cioè delle infiammazioni su base autoimmune della tiroide. Per quanto riguarda il cancro si è notato invece effettivamente un aumento. Negli Stati Uniti d’America il tumore della tiroide è passato dal dodicesimo al sesto posto dei tumori più frequenti nell’uomo. Si ritiene che questo sia dovuto soprattutto a una migliore diagnosi e più precoce diagnosi, poiché con l’ecografia e con il successivo ago aspirato si riesce a diagnosticare il cancro della tiroide anche quando questo è ancora molto piccolo, in noduli anche di pochi millimetri. Quindi c’è un aumento più dovuto a un miglioramento delle capacità diagnostiche che un reale aumento di prevalenza del tumore. Questo perlomeno è quello che si tende a ritenere. Per essere precisi e poter rispondere meglio a questa domanda sarebbe opportuno iniziare a preparare e a sviluppare dei registri dei tumori della tiroide che documentino i casi, li contino, ne elenchino le caratteristiche e così avremo la capacità di dire se questo aumento che notiamo tutti nei tumori della tiroide sia dovuto al fatto che li diagnostichiamo di più o perché stanno aumentando davvero. (bf)

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    “Leggere per credere”: i 10 anni della Lup evidenziano la vitalità dello strumento libro cartaceo

    ◊   Dieci anni al servizio del Vangelo e della Chiesa: questa la missione che fin dalla sua fondazione ha svolto la Lateran University Press, la casa editrice della Pontificia Università Lateranense che ieri ha celebrato questo importante anniversario con un convegno dal titolo “Leggere per credere”. C’era per noi Roberta Barbi:

    Mentre tutt’intorno si assiste alla morte del libro cartaceo, ieri la Lateran University Press (Lup) ha festeggiato i suoi primi 10 anni di vita, caratterizzati da un intenso lavoro di approfondimento e divulgazione. Nata nel 2001 per volontà dell’allora Rettore e oggi Patriarca di Venezia cardinale Angelo Scola, la casa editrice della Pontificia Università Lateranense continua a raccogliere e vincere la sfida che le viene posta dalla società moderna: educare a essere veri testimoni della fede, come spiega il Rettore dell’ateneo, mons. Enrico Dal Covolo:

    “La Lup festeggia il suo decennale. È un’editrice molto vivace, impegnata, che ha realizzato, rispetto alle sue energie, una straordinaria serie di pubblicazioni. Le Scritture, del resto, noi le meditiamo, le approfondiamo e le comprendiamo, accompagnati da buoni libri che le spieghino”.

    Il libro di carta stabilisce un dialogo interiore immediato e quasi affettivo tra autore e lettore, è un dono da condividere perché ci consente di metterci in ascolto e di entrare in comunione con l’altro. Ancora di più, il libro religioso predispone alla Rivelazione e diventa punto d’incontro tra Dio e l’uomo, un vero “Leggere per credere”, come sottolinea nel suo saluto il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli:

    “Ritengo che ancora il libro debba e possa giocare un ruolo fondamentale. Ritengo quindi che bisogna continuare ancora a valorizzarlo e a promuoverne la lettura. Ecco perché mi piace molto il tema di questo minicongresso: ‘Leggere per credere’. E noi pensiamo che questo valga ancora di più, quando un libro è un libro religioso o suscita interrogativi che toccano il cammino più profondo dell’uomo”.

    Un piacere, quello della lettura, che deriva da un piacere ancora più antico, quello della narrazione, che ognuno di noi impara ad apprezzare ancora prima di imparare a leggere. È allora che la storia e il libro che la racconta diventano uno spazio di incontro tra un io e un tu che riveste particolare importanza in un mondo invaso dalle nuove tecnologie in cui proliferano i non luoghi che allontanano le persone tra loro, come aggiunge mons. Celli:

    “È vero che le nuove tecnologie sembrano soppiantare il libro, ritengo, però, che oggi, proprio perché abbiamo bisogno di ritrovare degli spazi di silenzio e, quindi, spazi di ascolto, il libro innegabilmente sia ancora una forma che favorisce questo atteggiamento. Quando io penso a un momento tranquillo, dove posso ritrovare me stesso, penso di avere un buon libro tra le mani. In questo caso, ad esempio, del libro religioso, permette anche una comunione più profonda con il mio Signore”.

    In questi 10 anni di vita la Lup si è prodigata per superare i confini accademici del proprio sapere e portarlo alla conoscenza di quanti più lettori possibile. È la maggiore conquista per la casa editrice da sei anni diretta da Marco Cardinali, che illustra quali sono gli obiettivi per il futuro:

    “Diciamo che questi dieci anni sono stati caratterizzati naturalmente dal solito lavoro di una casa editrice universitaria pontificia, ecclesiastica e a titolo di Università del Papa, quindi con un’attenzione particolare a tutte le pubblicazioni e alla loro qualità. Però, in questi ultimi anni, si è cercato anche di portare questa ricchezza al più ampio pubblico possibile. Gli obiettivi per il futuro sono: rinforzare quelli che sono stati gli obiettivi passati, ma anche stare attenti a ciò che il futuro ci sta mettendo di fronte, le nuove frontiere del digitale, quindi un’attenzione particolare a questo aspetto, senza demonizzarlo, senza abbracciarlo totalmente, senza nessun tipo di preconcetti o comunque di studio, ma pronti ad affrontare questo tema e queste sfide”.

    Ma il decennale della Lup diventa anche un’occasione per analizzare lo stato di salute dell’editoria religiosa e specialmente cattolica, una realtà che smentisce, con la sua vitalità e la sua ricchezza di offerta, la crisi dell’editoria laica, come conclude Marco Cardinali:

    “La situazione è assolutamente variegata, quindi non è possibile dare un giudizio generale. Quello che posso dire è che non è così grave la situazione come potrebbe esserlo per l’editoria laica. Ha, dunque, una potenzialità ancora molto forte, una potenzialità buona, che deve essere messa a frutto, con un’attenzione da parte nostra”. (ap)

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    Chiesa e Società



    Presidenziali in Zambia: reazione dei vescovi alla campagna diffamatoria contro la Chiesa

    ◊   Contro la Chiesa in Zambia è in atto una campagna diffamatoria orchestrata dal Governo a cui i vescovi intendono rispondere anche ricorrendo alle vie legali. È quanto si legge in una lettera del presidente della Conferenza episcopale zambiana (Zec), mons. George Lungu, che sarà letta ai fedeli il 5 giugno. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e parlamentari previste entro la fine dell’anno la Chiesa è diventata oggetto di un crescendo di attacchi diffamatori da parte dei media a causa delle posizioni critiche espresse dai vescovi su alcune discusse scelte politiche del Presidente uscente Rupiah Banda. Essa è stata accusata di parteggiare per i partiti dell’opposizione e addirittura di essere favorevole all’omosessualità, di non rispettare il celibato e di essere coinvolta in casi di abusi sessuali contro minori. Secondo i vescovi zambiani – riferisce l’agenzia Cns - gli attacchi sono un’azione coordinata dal governo che vuole gettare discredito sulla Chiesa e i suoi insegnamenti e confondere i fedeli. ”Poiché tutti i media in Zambia sono posseduti e controllati dal governo, possiamo concludere, senza tema di smentite, che dietro a questi attacchi c’è il governo e in ogni caso essi non serviranno a conquistare i voti dei cattolici”, si legge nella lettera di mons. Lungu. “Chiunque sia dietro a queste sortite - continua il testo - sta cercando di dividere i cattolici, ma quando esse distorcono la dottrina morale della Chiesa sul celibato e sull’omosessualità, abbiamo tutti motivo di essere allarmati”. Quando i vescovi si pronunciano, puntualizza ancora il presule, il loro messaggio “non ha nulla a che vedere con il gradimento di un presidente in carica o di un qualsiasi partito politico”. In conclusione la lettera ribadisce che i vescovi non si faranno ridurre al silenzio e invita tutti i fedeli alla calma e a non reagire alle provocazioni. La tensione continua intanto a salire nel Paese: secondo quanto riferisce “Times of Zambia”, agli attacchi dei media e del governo, si sono aggiunte in questi giorni le dure critiche della “Christian Coalition of Zambia” (Cccz) il cui portavoce ha accusato la Chiesa cattolica di fare politica.

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    Indonesia: partiti laici e Chiesa auspicano il ritorno alla “Pancasila” contro il fondamentalismo

    ◊   In Indonesia i partiti laici chiedono di tornare ai principi sanciti nella “Pancasila”, preambolo della Costituzione nel quale vengono indicati i cinque valori democratici ritenuti inseparabili e interdipendenti. L’obiettivo di un ritorno alla “Pancasila” è di arginare l’avanzata del fondamentalismo islamico. I cinque pilastri fondamentali di questo testo, voluto con forza dal primo presidente Sukarno sono: la fede in un unico Dio, la giustizia e la civiltà umana, l’unità dell’Indonesia, la democrazia guidata da saggezza e la giustizia sociale. Nel testo si garantisce anche la pratica di culto per cinque religioni ufficiali – islam, cristianesimo cattolico e protestante, induismo, buddismo e Kong Hu Cu – e si vieta l’adozione di un’ideologia e legislazione islamica, fra cui l’introduzione della Shariah, come previsto dalla Piagam Jakarta. Ma nel Paese continua il “reclutamento” occulto di centinaia di studenti universitari da parte dell’Islamic State of Indonesia. L’obiettivo, in questo caso, è la trasformazione di una nazione laica, come sancito nel 1945 al momento dell’indipendenza, in uno Stato islamico secondo l’ideologia alla base del movimento “Darul Islam” e la sua ala militare, il “Tentara Islam Indonesia”. La Chiesa e le istituzioni indonesiane ritengono che la “Pancasila” possa evitare la deriva fondamentalista. Padre Aloysius Budipurnomo, sacerdote a Semarang e capo della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, afferma ad AsiaNews che “la Pancasila è lo spirito fondante dell’Indonesia” ed è garante di “pluralismo e libertà religiosa”. Il sacerdote ricorda anche che in passato questi principi sono stati “messi nel dimenticatoio” e questo ha permesso la nascita e la crescita di formazioni secessioniste e gruppi fondamentalisti. È questa la ragione - aggiunge il sacerdote - per cui “dovrebbero tornare a essere materia di studio nelle scuole”. Anche durante l’incontro tenutosi nei giorni scorsi fra i vertici delle istituzioni indonesiane, è stata infine sottolineata l’esigenza di tornare ai principi sanciti dalla Pancasila. Il capo della Corte costituzionale ha affermato che rappresenta “la sola ideologia nazionale e piattaforma politica”. Ha inoltre confermato l’unità della Repubblica e lo spirito di “diversità nell’uguaglianza”. L’appello è condiviso anche dal capo di Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, secondo cui i valori morali sono la sola risposta all’ideologia estremista. (A.L.)

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    Pakistan: la radio, mezzo per formare nuovi leader della società, antidoto agli integralismi

    ◊   Grazie alla radio, un mezzo di comunicazione molto diffuso e molto ascoltato dai giovani pakistani, è possibile formare nuovi leader della società civile, con idee moderate e democratiche, basate sul rispetto di valori e diritti universali, che saranno un antidoto al fondamentalismo religioso e all’estremismo ideologico che prendono piede, in modo preoccupante, nella società pakistana: è quanto affermato in un seminario, tenutosi nei giorni scorsi a Lahore, promosso da Radio Veritas in urdu e dal Centro di comunicazioni sociali cattolico “Rabita Manzil”. Il direttore di Radio Veritas e del Centro, padre John Shakir Nadeem, ha riferito a Fides che “la radio è una preziosa fonte di informazione, di notizie, di formazione delle idee, di guida e di istruzione. La radio ha giocato un ruolo essenziale nella storia del Pakistan”. Per questo tutte le forze moderate nella società hanno il dovere di impegnarsi e di utilizzare a fondo tutte le potenzialità di tale strumento. Padre Nadeem spiega a Fides che “ci sono larghe aree del paese dove non vi sono altri mezzi di comunicazione, se non la radio. La radio è uno strumento chiave nella formazione dell’opinione pubblica ed è ancora il mezzo più potente ed efficace per parlare alle coscienze e alle menti dei pakistani, specialmente dei giovani, anche perché il 65% della società pakistana è composto da giovani sotto i 25 anni, grandi fruitori e ascoltatori delle radio”. Di recente è nato in Pakistan un network di radio “Radio Partnership for Peace”, che accoglie oltre 100 stazioni radio pakistane – prima iniziativa del genere in Asia – unite per gli obiettivi espressi nel seminario. La Chiesa pakistana da sempre promuove, attraverso Radio Veritas in urdu, programmi basati su valori umani e cristiani, che intendono costruire la pace, l’armonia sociale e interreligiosa nel paese. (R.P.)

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    Vietnam: l'arcivescovo di Hanoi contro la demolizione della casa delle suore di Saint Paul

    ◊   Mons. Peter Nguyên Văn Nhon, arcivescovo di Hanoi, si schiera a fianco delle suore di Saint Paul, contro la decisione del governo di demolire il monastero della congregazione. In una lettera inviata alle “autorità competenti a tutti i livelli”, l’arcidiocesi rivendica la legittima proprietà dell’edificio e lamenta la violazione dei diritti legittimi dei cattolici, le cui rimostranze non vengono nemmeno considerate dall’amministrazione locale. Secondo il progetto, il complesso verrà abbattuto per far nascere un ospedale a cinque piani. Nel comunicato diffuso ieri dall’arcidiocesi di Hanoi - ripreso dall'agenzia AsiaNews - emerge che “dal 16 maggio scorso, l’arcivescovo Peter Nguyên Văn Nhon ha inviato lettere di protesta al Dipartimento della sanità di Hanoi, all’ospedale di Saint Paul e alle autorità competenti a tutti i livelli, opponendosi alla demolizione del monastero carmelitano di Hanoi”. Le religiose della Congregazione, aggiunge, hanno anche spedito “loro personali lettere di protesta” ai vertici governativi della capitale vietnamita. Creata nel 1883, la Congregazione di Saint Paul di suore vietnamite ha la sua sede principale nel centro di Hanoi. La casa è stata confiscata nella sua quasi totalità dal governo comunista nel 1954; una piccola parte è stata concessa alle religiose che, nel tempo, hanno aperto un dispensario per i poveri, una residenza per bambini orfani e strutture di accoglienza per ragazze. Ora il governo ha approvato e iniziato in tutta fretta la demolizione, per costruire un edificio di cinque piani. L’arcidiocesi di Hanoi, legittima proprietaria della struttura, sulla cui sommità si vede ancora una croce, non è stata informata né consultata dalle autorità. La demolizione ha causato rabbia e sgomento nella comunità cattolica vietnamita, che negli ultimi tre anni ha subito espropri e sottrazioni forzate di numerose proprietà dal regime comunista. (R.P.)

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    Orissa: avvocati cristiani denunciano casi di false accuse di conversione

    ◊   Due avvocati cristiani dell’Orissa hanno denunciato false accuse di conversione dall’induismo nel villaggio di Bada Saara Sahi, vicino a Khurda. L’8 maggio tre uomini sono stati arrestati in base all’accusa di praticare conversioni forzate nel villaggio. Altre 55 persone sono state arrestate il 22 e il 23 maggio in episodi collegati al primo avvenimento. Manas Ranjan, attivista di diritti umani, e Rasmi Ranjan Jena, hanno condotto un’inchiesta sul posto. Accuse di proselitismo o di conversioni forzate – ricorda AsiaNews - vengono spesso rivolte dalle organizzazioni militanti indù contro i cristiani. Le campagne contro le conversioni forzate sono alla base di molte violenze contro i cristiani, e sono all'origine anche dei pogrom contro le istituzioni cristiane nell'Orissa nel 2007 e nel 2008. Secondo l’accusa gli arrestati, insieme ad altri, avrebbero cercato di convincere il denunciante e altre persone ad abbandonare il culto di dei e dee indù, e di abbracciare un’altra religione, che però non è specificata. Tutti gli accusati sono tribali, e considerati “intoccabili”. Gli accusati fanno parte di un’organizzazione anti-caste. Gli avvocati hanno parlato anche con il funzionario di polizia, a Khurda. Questi ha definito “false e frivole” le accuse di conversione; e ha dichiarato che “non c’è il coinvolgimento di nessun gruppo religioso”. La conclusione dell’inchiesta dei due avvocati è che le denunce provengano da membri delle caste superiori, che si oppongono alla lotta dei tribali e degli intoccabili contro le discriminazioni. Ma i due avvocati cristiani suggeriscono anche che si indaghi sul ruolo giocato in questo caso dal Rashtriya Swayamsevak Sangh (Organizzazione nazionale volontaria), il movimento militante dei radicali indù. (A.L.)

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    Messico: preoccupazione nell’arcidiocesi di Tijuana per la scomparsa di un sacerdote

    ◊   L'arcidiocesi di Tijuana ha espresso la sua preoccupazione per la scomparsa del sacerdote diocesano Salvador Ruiz Enciso. Nel comunicato giunto all'agenzia Fides, che è firmato dal sacerdote Antonio Beltrán Coronado, responsabile della Pastorale dei media dell’Arcidiocesi di Tijuana, è scritto: “L'arcivescovo metropolita, mons. Rafael Romo Muñoz, i sacerdoti e tutti i fedeli della comunità cattolica dell'arcidiocesi di Tijuana sono preoccupati per la scomparsa del sacerdote Salvador Ruiz Enciso, parroco della parrocchia Divino Rostro de Jesus. Non conosciamo le cause e le ragioni della sua scomparsa, ma abbiamo fiducia nelle indagini avviate dalle autorità. Padre Salvador si è sempre distinto come un uomo integro, semplice e dedito al suo ministero. Ringraziamo per l’interesse e le preghiere per questo nostro fratello sacerdote, ed attendiamo di sentire al più presto sue notizie.” La responsabile della procura di Tijuana, Martha Imelda Almanza Topete, ha confermato l'inizio delle indagini e delle ricerche del sacerdote che, secondo i fedeli della parrocchia, è stato visto per l'ultima volta la sera di domenica scorsa, 22 maggio. Il sacerdote è parroco al Divino Rostro de Jesus da cinque anni e, secondo la stampa locale, è sempre stato una persona di grande disponibilità. E’ diventato popolare nella zona per aver promosso la “Messa della famiglia”, durante la quale si serviva di alcuni burattini, da lui stesso maneggiati con destrezza, per spiegare il Vangelo in modo comprensibile ai più piccoli. (R.P.)

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    Unicef Italia: 22 mila bimbi muoiono ogni giorno nel mondo

    ◊   “Come rappresentante dei Paesi più ricchi il Vertice del G8 dovrebbe guidare gli sforzi internazionali affinché ad ogni bambino sia garantito il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo. Per questo mi rivolgo a Lei” affinché “il G8 non perda l'occasione di investire per il miglioramento delle condizioni di vita dell'infanzia in tutto il mondo”. È quanto scrive il presidente di Unicef Italia, Vincenzo Spadafora, in una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione del Vertice G8 che si apre oggi a Deauville. “Negli ultimi venti anni – afferma Spadafora le cui parole sono state riprese dal Sir - sono stati registrati importanti progressi nei tassi di mortalità infantile: a livello mondiale, il numero totale di morti tra i bambini sotto i cinque anni è sceso da 12,4 milioni del 1990 a 8,1 milioni nel 2009. Tuttavia, la tragedia delle morti infantili prevenibili continua: circa 22 mila bambini sotto i cinque anni continuano a morire ogni giorno e il 70% di queste morti si verifica nel primo anno di vita del bambino”. Di qui l’appello a Berlusconi affinché l'Italia “rispetti gli impegni a suo tempo presi, con lo stanziamento delle risorse necessarie” per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, “per i servizi e le cure a tutte le donne e le madri che vivono con l'Hiv per prevenire nuove infezioni tra i bambini”, e per proteggere questi ultimi da violenza, sfruttamento e abusi. (A.L.)

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    Msf al G8: assicurare “alimenti di alta qualità” ai bambini malnutriti

    ◊   Una migliore alimentazione riduce la mortalità infantile del 50%. A sostenerlo è l’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere dopo studi condotti in Niger che “confermano che gli alimenti terapeutici di alta qualità devono essere un pilastro della lotta alla mortalità infantile”. Di qui l’appello ai Paesi membri G8 ad “assicurare alimenti appropriati ai bambini”. “La malnutrizione – spiega una nota di Msf ripresa dal Sir - indebolisce il sistema immunitario, esponendo il bambino ad un maggiore rischio di morte per altre malattie come la malaria, le infezioni alle vie respiratorie e la diarrea”. Si stima che oggi nel mondo 195 milioni di bambini siano affetti da malnutrizione, che contribuisce ai decessi di almeno un terzo delle 8 milioni di morti di bambini sotto i 5 anni. Secondo i risultati preliminari dello studio condotto da Msf in Niger nel 2010, “i tassi di mortalità in un ampio gruppo di bambini presi in esame sono risultati più bassi del 50% dopo la somministrazione di alimenti terapeutici di alta qualità”. “Gli incoraggianti risultati rafforzano l’urgenza da parte dei donatori internazionali e dei governi di far diventare gli alimenti di alta qualità una pietra miliare dei programmi sanitari per l’infanzia, specialmente nelle zone dove la malnutrizione è dilagante”. (A.L.)

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    Movimento dei Focolari: in Brasile l’assemblea internazionale dell’Economia di comunione

    ◊   20 anni fa, il 29 maggio 1991, di fronte alle gravi disparità sociali, Chiara Lubich lanciava dal Brasile un progetto innovativo: l’economia di comunione. Nello stesso luogo di allora, nella sala congressi della cittadella dei Focolari che sorge a Vargem Grande Paulista, nei pressi di San Paolo, sono riuniti in Assemblea, da oggi fino a sabato, imprenditori e lavoratori, studenti in economia e studiosi di 34 Paesi di 4 continenti. “Non posso nascondere l’emozione: forte era stato l’impatto delle parole di Chiara. In quel momento era evidente che nasceva qualcosa di grande, una buona notizia non solo per il movimento, ma per l’umanità”. Così Darci Rodrigues, brasiliana, in apertura dell’Assemblea, ora tra i dirigenti centrali dei Focolari, testimone della nascita di un progetto profetico: ha come primo protagonista l’impresa, chiamata a improntare alla comunione e solidarietà la gestione e la destinazione degli utili, con l’ardito obiettivo di contribuire a che non vi siano più disparità sociali. Qui si respira aria di festa, ma anche senso di responsabilità di fronte all’attuale crisi che mostra i segni di “un primo infarto del sistema capitalistico”, come ha sottolineato l’economista Luigino Bruni, presidente della Commissione internazionale dell’Edc, che ha promosso l’evento. Significativo il ritorno sui luoghi e la storia degli inizi: è il ritorno alla bruciante domanda di cambiamento che Chiara avvertì in quel maggio 1991. Un ritorno a quella fede e al coraggio dei pionieri che avevano risposto aprendo nuove imprese quando per la grave recessione in atto molte aziende chiudevano. Come ha ricordato Ana Maria do Nascimento Correa, che aveva subito risposto dando vita proprio qui ad una nuova scuola. Circa 800 sono a tutt’oggi le aziende produttive e di servizi che hanno aderito al progetto. Grande l’inventiva in aiuto agli indigenti. E lo sviluppo in campo culturale: l’Economia di comunione è insegnata in università in Europa, Africa, America Latina e Asia. Lo ha ricordato un altro tra i pionieri: l’imprenditore Alberto Ferrucci. L’Economia di comunione è oggi solo un piccolo seme di senape, ha riconosciuto la presidente dei Focolari, Maria Voce, in un videomessaggio. Ma ha la potenzialità, come aveva intuito Chiara, di contribuire a trasformare dall’interno l’intero sistema economico. E’ questa la sfida a cui cercherà di rispondere l’Assemblea. (A cura di Carla Cotignoli)

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    Australia: assemblea plenaria della Conferenza episcopale

    ◊   La Conferenza episcopale australiana ha reso noto un sommario della sua assemblea plenaria tenutasi ai primi di maggio, descrivendo i punti essenziali delle discussioni. Si è parlato della situazione nella diocesi di Toowomba nel Queensland, in seguito alla rimozione del suo vescovo William Morris. Per quanto riguarda i preti che vengono dall’estero, si è riconosciuta l’importanza dei programmi di acculturazione predisposti dalle diocesi che li hanno accolti. La conferenza ha approvato un documento intitolato “Graced by Migration” che contiene le linee guida di questo processo. Durante la discussione sulla nuova traduzione del Messale Romano, si è preso atto che la procedura di applicazione è ben avviata in molte diocesi. Il clero e i laici stanno ricevendo una formazione adeguata anche attraverso l’uso del dvd ‘Become One Body, One Spirit, in Christ’ e di un sito web del National Liturgical Council. Fra i punti di discussione anche il settimo incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano dal 29 maggio al 3 giugno 2012 sul tema: “la famiglia: lavoro e festa”. Rispondendo ad un invito del cardinale Dionigi Tettamanzi, i vescovi sono stati incaricati di individuare delle famiglie dalle proprie diocesi da inviare a Milano per l’incontro. I vescovi australiani hanno rilasciato anche una dichiarazione per celebrare il centoventesimo anniversario dalla pubblicazione della Rerum Novarum. Sono stati evidenziati sia il radicamento dell’enciclica nel contesto storico di fine ottocento sia la sua sorprendente attualità. La dichiarazione si conclude con una esortazione rivolta al futuro, con la speranza che le parole della Rerum Novarum possano continuare a dimostrare la loro fondatezza nella controversa area delle relazioni industriali. I vescovi hanno anche scritto una dichiarazione per l’Aboriginal and Torres Strait Islander Sunday, che sarà presto disponibile sul sito della Conferenza. Tra gli altri argomenti di discussione, ci sono state risposte pastorali al problema dell’aborto, del gioco d’azzardo e alla revisione proposta dal Governo Federale in tema di finanziamenti delle scuole private. (Da Brisbane, Stefano Girola)

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    Germania. Per Chiesa e Caritas la diagnosi pre-impianto viola la tutela della dignità della persona

    ◊   “Divieto giuridico senza eccezioni” per test genetici su embrioni: lo hanno chiesto ieri la Chiesa cattolica e la Caritas in un comunicato stampa diffuso a Berlino ripreso dall'agenzia Sir. “La cosiddetta diagnosi pre-impianto (Pid) viola la tutela della dignità della persona” e “non è una possibilità eticamente accettabile”, si legge nel documento pubblicato a margine della riunione del Comitato per la sanità del Bundestag, svoltasi ieri con la consultazione di dieci esperti chiamati a pronunciarsi sulla Pid da un punto di vista etico, medico e giuridico. I firmatari del comunicato - Karl Jüsten, direttore del commissariato dei vescovi tedeschi, e Peter Neher, presidente della Caritas - hanno messo in guardia da una “strumentalizzazione della vita umana”. Gli embrioni non vengono generati incondizionatamente “ma la loro esistenza è subordinata a determinate disposizioni, tendenze e caratteristiche genetiche”. Con la Pid, prosegue il comunicato, “il valore di una vita umana viene misurato unicamente sulla base di criteri quali la normalità e il benessere fisico”, giudicando “su una vita degna o non degna di essere vissuta”. È stato inoltre sottolineato il rischio di “ulteriori discriminazioni” verso le persone disabili, che scaturirebbe dall’ammissione della Pid. (R.P.)

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    Repubblica Dominicana: l'epidemia di colera continua a contagiare migliaia di abitanti

    ◊   Desta allarme in tutta la Repubblica Dominicana la grave epidemia di colera che sta colpendo interi quartieri dell’isola caraibica. L’arcivescovo di Santo Domingo, il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, ha lanciato un appello a tutte le Chiese, ai diversi settori della società e al Governo perché si uniscano in una campagna di prevenzione contro questa irrefrenabile epidemia che continua a causare centinaia di morti. Il cardinale ha affermato che “se si desidera un paese sano, tutti i settori devono lottare per la sua salute”. In un altro contesto, il porporato ha sottolineato che il disordine sociale è la causa principale della violenza che colpisce il paese e ha messo in rilievo la necessità di unità tra tutti i settori, comprese le Chiese, per promuovere l’educazione, a partire dalle famiglie, con l’obiettivo di far rientrare questo flagello. Secondo il quotidiano locale "Diario Libre" i focolai di colera si sono sviluppati nel Distretto Nazionale, nelle province di Santo Domingo, Elías Piña, San Pedro de Macorís, nei municipi El Cercado, San Juan de la Maguana e La Canela, di Santiago, e tra quelli più vulnerabili e poveri come La Ciénega, Los Guandules, La Puya, La Barquita, Gualey, Sabana Perdida, Capotillo, e María Auxiliadora. La malattia non dà tregua nonostante siano state ampliate le misure preventive. Bambini ed anziani sono ancora una volta le categorie più esposte al contagio. Il batterio da Haiti si è diffuso nella Repubblica Dominicana, dove si è trasformato in epidemia, causando la morte di 5.234 persone. A causa delle precarie condizioni igienico sanitarie nelle quali vivono le popolazioni di questi paesi, si presume che il colera possa durare molti anni, anche per lo scarso monitoraggio da parte delle autorità. Il timore di contagi continua ad aumentare, nonostante il Ministero della Sanità locale abbia incrementato le diagnosi e le cure mettendo a disposizione centri sanitari per la reidratazione orale. Anche se non tutti i casi che presentano un quadro diagnostico diarroico possono essere colera, ma ameba o altri batteri o virus, le acque nere causano la dispersione di feci contaminando l’ambiente. Ogni volta che piove centinaia di case vengono inondate dalle acque sporche. In vari distretti della capitale sono stati allestiti ricoveri per le persone contagiate o sospette di contagio. I pazienti continuano ad aumentare, solo nella giornata di ieri ne sono stati ricoverati 26 nell’ospedale della capitale Luis Eduardo Aybar, di cui 10 bambini tra 1 e 11 anni di età. Altri nove ricoveri al Francisco Moscoso Puello, sei nel Santo Socorro; sette presso la clinica ostetrica San Lorenzo de Los Mina e 28 casi sospetti di bambini; oltre a 16 nel centro medico Marcelino Vélez. (R.P.)

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    Bangladesh: dopo due anni le vittime del ciclone Aila hanno ancora bisogno di aiuti

    ◊   Due anni dopo il passaggio del ciclone Aila, che ha distrutto la zona sud occidentale del Bangladesh, migliaia di sopravvissuti hanno ancora bisogno di tutto. Secondo il Bangladesh's Disaster Management Bureau, le persone colpite nel 2009 sono state 3.5 milioni, circa 200 i morti e 7 mila i feriti. "Purtroppo molte delle vittime non hanno ancora ricevuto l’assistenza di cui necessitano” riferisce il responsabile della ong locale Humanity Watch in un comunicato all’agenzia Irin. "Molti non sono ancora in grado di rientrare nelle loro case, e quelli che ci sono riusciti non hanno un reddito sufficiente che permetta loro di avere tre pasti al giorno" ha dichiarato il coordinatore nazionale delle emergenze di ActionAid. Secondo una recente indagine condotta da 10 agenzie internazionali, oltre 200 mila persone sono ancora in gravissime difficoltà, 50 mila devono ancora rientrare nelle proprie abitazioni e circa il 34% delle famiglie (oltre 108 mila persone) non hanno accesso all’acqua potabile. (R.P.)

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    Cina: terminati i restauri della chiesa della diocesi di Mei Zhou dedicata a Maria Ausiliatrice

    ◊   Nel giorno della festa liturgica di Maria Ausiliatrice, il 24 maggio, oltre 700 fedeli hanno partecipato alla solenne inaugurazione, al termine dei lavori di restauro, della chiesa della diocesi di Mei Zhou, nella provincia di GuangZhou, dedicata all’Ausiliatrice. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, si tratta di una costruzione in legno, tipica dello stile cinese, che vanta oltre un secolo di vita. Sono stati numerosi i sacerdoti, le religiose e i fedeli di Hong Kong, che hanno contribuito a sostenere i lavori, venuti a partecipare alla festa ed a pregare insieme in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina, indetta da Benedetto XVI. L’attuale diocesi di Mei Zhou era una missione dei sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi (Mep). Venne istituita come Prefettura Apostolica di Jia Ying nel 1929, poì Vicariato Apostolico di Jia Ying nel 1935, elevato a diocesi nel 1946, l’anno dell’istituzione della gerarchia in Cina, con primo Vescovo Mons. Francis-Xavier Ford, dei missionari di Mary Knoll. E’ divenuta diocesi di Mei Zhou nel 1981, secondo la nuova divisione amministrativa. In questa diocesi si trova anche il paese di origine del cardinale Wu Cheng-Chung. Oggi la diocesi conta circa 40.000 fedeli, 8 sacerdoti, 42 tra parrocchie e stazioni missionarie. Inoltre le 6 religiose della Congregazione diocesana “Holy Mother Missionary Sisters” sono molto attive nella vita pastorale e missionaria. (R.P.)

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    Kenya: appello dei vescovi per la moralità dei cittadini che hanno incarichi pubblici

    ◊   Tutti i cittadini che hanno incarichi pubblici devono essere moralmente irreprensibili. È quanto sottolineano i vescovi del Kenya in una nota diffusa ieri a Nairobi in merito alla prossima nomina di alcune alte cariche giurisdizionali nel Paese. Secondo i presuli, una buona preparazione accademica non è un requisito sufficiente per potere accedere ai vertici delle istituzioni giudiziarie: “La Giustizia – affermano – presuppone un ordine morale”, quindi occorre scegliere persone con “un alto profilo morale, di integrità e imparzialità”. "Abbiamo bisogno - insiste la nota ripresa dall’agenzia Cisa - di persone con una filosofia giuridica che rifletta la legge naturale, i valori religiosi e culturali africani, compreso il rispetto universale della vita, il nostro riconoscimento del benessere delle famiglie e l’apprezzamento del ruolo della religione nella vita pubblica, come in quella privata”. La dichiarazione affronta anche altri nodi critici della situazione del Paese. In particolare, i vescovi si dicono molto preoccupati dai tentativi in atto di emarginare la Chiesa dal sistema scolastico nazionale che - affermano - metterebbe a repentaglio “la formazione morale e umana della futura classe dirigente del Paese”. Essi ricordano in proposito che “la Chiesa cattolica è sempre stata al servizio di tutto il popolo e in particolare dei poveri nel campo dell’educazione”. I vescovi keniani lamentano poi l’insicurezza diffusa nel Paese, citando in particolare la situazione nella regione dei Turkana al confine con l’Etiopia, i cui abitanti sono stati di recente vittime di attacchi da parte della tribù etiopica Merille: “Queste persone sono cittadini keniani ed è compito dello stato proteggerli”, sottolinea la nota. Infine, a preoccupare i vescovi keniani è la carestia che minaccia alcune parti del Paese e il vertiginoso aumento del costo della vita, in particolare del cibo e del petrolio, che colpisce le fasce sociali più deboli. (L.Z.)

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    Regno Unito: la Chiesa incoraggia i giovani a diventare testimoni digitali della fede

    ◊   “II web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungono il loro compimento. La proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza”. Da questo invito, rivolto da Benedetto XVI nel messaggio per la 45ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, trae ispirazione l’iniziativa “Facefaith Week”, promossa dalla Chiesa inglese e gallese in vista dell’appuntamento. Nella settimana che precede la Giornata, dal 30 maggio al 5 giugno – riferisce l’agenzia dei vescovi Ccn -, i giovani cattolici inglesi sono stati invitati a pubblicare sul proprio profilo Facebook una preghiera, una canzone con un contenuto spirituale, un video, una fotografia di un luogo sacro o parole di speranza, oppure a caricare messaggi sulla pagina Facebook della visita del Papa nel Regno Unito www.facebook.com/papalvisit . L’idea è appunto quella di usare questo nuovo strumento del web per condividere il Vangelo con amici rispondendo così all’invito del Santo Padre a diventare nuovi testimoni della fede nel mondo digitale. (L.Z.)

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    Azione cattolica: Franco Miano confermato presidente

    ◊   Franco Miano è stato confermato alla presidenza dell’Azione cattolica. A conclusione della XIV assemblea nazionale dell’associazione, il consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha rinnovato la nomina per il triennio 2011-2014 al 50.enne docente universitario campano. “Il mio primo pensiero – ha detto il riconfermato presidente – va in questo momento a tutti i soci e ai sacerdoti assistenti della nostra Azione cattolica”. “A loro rivolgo un grande e forte abbraccio – ha proseguito – dicendo grazie per le energie che spendono nel rendere l’associazione ancora più bella e pronta a muovere i suoi passi, insieme con tutta la Chiesa, con i nostri carissimi pastori, al fine dell’annuncio del Vangelo all’uomo d’oggi”. L’Azione cattolica - ha poi sottolineato Miano le cui parole sono state riperesa del Sir - “si pone ancora una volta al servizio dell’uomo per onorare la dignità personale con i suoi valori irrinunciabili, a cominciare dalla vita e dalla pace, dalla famiglia e dall’educazione”. Il presidente ha poi ringraziato il consiglio nazionale dell’organizzazione e i vescovi, “in primo luogo il cardinale Angelo Bagnasco e i membri del Consiglio episcopale permanente della Cei”. Ha infine auspicato che ai membri dell’Azione Cattolica “sia di sostegno l’insegnamento di Benedetto XVI”. (D.M.)

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    “Otto per mille”: una scelta per sostenere opere di carità in Italia e nel mondo

    ◊   Si avvicinano le scadenze per la scelta della destinazione della quota Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) sui modelli fiscali. Quest’anno, comunque, i contribuenti italiani avranno più tempo per consegnare il modello 730 a Caf e professionisti. La data di scadenza per la consegna slitta, infatti, dal 31 maggio al 20 giugno. Per far conoscere agli italiani alcune delle tante opere realizzate dalla Chiesa cattolica con i fondi dell’8 per mille, la Conferenza episcopale italiana ha lanciato la campagna “Se con ci credi, chiedilo a loro”. Grazie ai contributi alla Chiesa cattolica molte persone “ogni giorno, grazie ai fondi, ricevono un aiuto concreto”. Per sapere come vengono utilizzati i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, si può consultare il sito internet. L’8 per mille, nato con la legge 222 nel 1985 ed entrato in vigore in Italia nel 1990, sostiene iniziative e progetti in diversi ambiti. Se il contribuente sceglie di destinare tale somma alla Chiesa cattolica, la quota a questa spettante viene versata dallo Stato alla Conferenza episcopale italiana, tenuta a ripartirla in base a tre finalità: esigenze di culto e pastorali della popolazione italiana; interventi caritativi in Italia e nel terzo mondo; sostentamento dei sacerdoti. (A.L.)

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    Spagna: Messaggio dei vescovi per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

    ◊   Le sfide di Internet, l’impegno alla nuova evangelizzazione, il ruolo dei giovani, il modello del Beato Giovanni Paolo II: sono i quattro punti cardinali sui quali la Commissione per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale spagnola (Cemcs) ha basato il suo Messaggio per la 45.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma il 5 giugno. Intitolato “Promuovere la nuova evangelizzazione nell’era digitale”, il documento si rifà chiaramente al Messaggio scritto da Benedetto XVI per l’occasione, sul tema “Verità, annuncio ed autenticità nell’era digitale”. “Le nuove tecnologie della comunicazione – affermano i vescovi spagnoli – stanno promuovendo nuove forme di partecipazione civile e politica, in sostanza una nuova cittadinanza che deve essere illuminata dalla saggezza morale della Dottrina sociale della Chiesa”. In questo contesto, la Cemcs ricorda il crescente numero di blog sui temi religiosi e ribadisce che “Internet non può essere una zona franca da considerazioni etiche o morali sulla comunicazione umana, o una zona esente dalle più elementari norme di comportamento che regolano i rapporti personali e sociali, basati sulla dignità della persona e sulla ricerca del bene comune”. Principi fondamentali, continuano i presuli iberici, che devono guidare anche la carta stampata: per questo, la Chiesa spagnola appoggia coloro che chiedono ai giornali di non dare spazio ad annunci pubblicitari a sfondo sessuale, poiché essi “attentato alla dignità della persona, in particolare della donna”. Quanto alla nuova evangelizzazione, i presuli sottolineano come “la comunità cattolica necessiti oggi più che mai di mass media e professionisti della comunicazione con un’inequivocabile identità cattolica, così da restituire alla religione la giusta presenza nello spazio pubblico”. In questo modo, afferma la Cemcs, “la Chiesa rafforzerà e attualizzerà il suo significato storico, rappresentando, con varietà e ricchezza, la cosmovisione cristiana nella pluralità delle offerte attuali”. Di qui, lo sguardo dei vescovi si rivolge ai giovani, definiti “veri esperti nell’uso delle nuove tecnologie e della rete Internet”, in quanto nati già nel mondo digitale e autentici “apostoli” tra i propri amici. Guardando anche all’imminente Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid dal 16 al 21 agosto, la Chiesa iberica ribadisce: “L’adeguato uso dei mass media e specialmente delle nuove tecnologie è un impegno che esige un’educazione mediatica responsabile che va al di là dell’aspetto meramente tecnico e che include la formazione su un vero criterio etico”. Si tratta di una responsabilità che riguarda da vicino i genitori, dicono i vescovi, “soprattutto oggi che le case sono diventate veri centri di informazioni, in cui bisogna evitare i pericoli”. Infine, i presuli iberici guardano al Beato Giovanni Paolo II, definito “un modello eccellente di comunicatore cristiano e un maestro” che ha saputo utilizzare “un linguaggio comprensibile per l’uomo e la donna di oggi, in cui si coniugavano parole ed immagini, insegnamenti dottrinali e testimonianza”. Con il suo servizio al Vangelo, sottolinea la Cemcs, il Beato Wojtyla ha voluto operare per trovare, nei media, un luogo per Dio, per il Vangelo, per la Chiesa e per la comunicazione sociale. Infine, l’ultimo paragrafo del Messaggio contiene una preghiera per tutti i giornalisti morti sul campo “per trasmettere la verità e difendere il diritto all’informazione” e per tutti gli operatori del settore disoccupati o colpiti dal precariato. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Arrestato il generale serbo Mladic, super ricercato per genocidio e crimini di guerra

    ◊   È stato arrestato Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia ricercato per genocidio e crimini contro l'umanità. Nessun dettaglio è stato fornito sull'operazione, ma il presidente della Serbia Tadic sottolinea che l'arresto di Mladic “segna la fine di un periodo difficile della storia del Paese” e conferma “la collaborazione” di Belgrado con il Tribunale dell'Aja. Da parte sua l'Alto rappresentante Ue per la politica Estera e di Sicurezza, Catherine Ashton, afferma che l’arresto di Mladic è ''un importante passo in avanti per la Serbia e per la giustizia internazionale''. Secondo la tv pubblica serba Rts, Ratko Mladic sarebbe già in viaggio verso l’Aja. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il super ricercato dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è stato fermato a 80 Km dalla capitale Belgrado. Dopo 15 anni di latitanza e diversi anni di braccio di ferro tra la Serbia e l’Ue che aveva posto come condizione per i negoziati in corso la cattura dell’ex capo militare. Mladic è accusato di genocidio, cimini contro l'umanità, violazione delle leggi di guerra. Quando esplode la guerra con la Croazia nel 1991, Mladic con il grado di colonnello assume il comando delle unità dell'esercito federale jugoslavo a Knin, che diventerà di lì a poco la capitale dei secessionisti serbi di Croazia. Di quel periodo si ricordano i pesanti bombardamenti che Mladic ordinò su Zara dalla montagna che sovrasta la città, tattica che verrà drammaticamente "perfezionata" con gli assedi di Sarajevo, Gorazde, Bihac, Srebrenica nella successiva guerra in Bosnia. Mladic diventa poi infatti il comandante dell'esercito dell'autoproclamata Repubblica Serba di Bosnia. I suoi uomini attuano una brutale pulizia etnica (due milioni e mezzo di persone cacciate dalle loro terre e dalle loro case) in nome della Grande Serbia. Con lui tornano in Europa i campi di concentramento nei quali migliaia di prigionieri vengono torturati e uccisi. I suoi uomini praticano lo stupro etnico come arma di guerra. Contro Mladic, così come contro l'ex presidente serbo-bosniaco Karadzic, catturato nel 2008, il Tribunale penale delle Nazioni unite (Tpi) formalizza, nel luglio e nel novembre 1995, due atti di accusa per genocidio e crimini contro l'umanità e un mandato di cattura. Mladic, 69 anni, era fino ad oggi uno dei due ultimi criminali di guerra serbi ancora latitanti. L'altro è Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia.

    Ancora contestazioni e dura repressione in Yemen
    Decine di morti in Yemen per la brutale repressione attuata dall’esercito contro i manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente Saleh. Il bilancio provvisorio si attesta ad oltre 50 morti, ma i disordini non si fermano nella capitale Sanaa e la gravità della situazione ha spinto il governo statunitense ad emanare un ordine di evacuazione per il proprio personale diplomatico. Il servizio di Giada Aquilino:

    Da lunedì le forze di sicurezza fedeli a Saleh, che rifiuta di dimettersi malgrado gli appelli della comunità internazionale, stanno assediando la residenza dello sceicco Sadiq al-Ahmar, capo della tribù degli Hashed e dell'opposizione. Secondo l'ultimo bilancio, sarebbero in tutto almeno 68 le vittime dei combattimenti dall'inizio degli scontri. Ci sarebbero inoltre almeno 24 vittime negli scontri di questa notte a Sanaa tra i soldati dell'esercito, fedeli al presidente Ali Abdullah Saleh, e i miliziani della tribù dello sceicco. Mentre l'esplosione di un arsenale nella capitale yemenita ha causato 28 morti. Intanto, con una decisione che rispecchia la crescita della tensione nello Yemen, gli Stati Uniti hanno deciso di evacuare le famiglie del personale diplomatico Usa e tutti gli impiegati non indispensabili della sede diplomatica. Ieri il presidente americano Barack Obama da Londra aveva chiesto al presidente yemenita, Ali Abdallah Saleh, di lasciare il potere. Un’ipotesi che Saleh continua a respingere con fermezza.

    I Paesi Ue fanno appello all’Onu sul caso Siria
    Quattro Paesi europei fanno appello all’Onu sul caso Siria: hanno presentato al Consiglio di Sicurezza una bozza di risoluzione per chiedere al governo di Bashar el-Assad la fine delle violenze contro i manifestanti che, da oltre due mesi, protestano nelle piazze. Il servizio di Davide Maggiore:

    Nella bozza, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, si condannano le violazioni sistematiche dei diritti umani da parte del governo di Damasco contro manifestanti pacifici, attivisti e giornalisti. Le accuse includono “uccisioni, detenzioni arbitrarie, sparizioni e torture”. Il documento è stato presentato al Consiglio di Sicurezza dai quattro Stati europei che ne fanno parte: Gran Bretagna, Francia, Germania e Portogallo. Gli analisti temono tuttavia che la Russia, membro permanente del Consiglio, possa bloccare la risoluzione opponendo il veto: nelle scorse settimane il presidente Medvedev aveva fatto sapere che Mosca non avrebbe appoggiato, contro la Siria, una risoluzione simile a quella applicata contro la Libia. Intanto ieri Assad si è visto confermare il sostegno del partito sciita libanese Hezbollah, suo alleato storico. Il leader del movimento Hassan Nasrallah, si è dichiarato fedele alla sicurezza “della Siria, del suo regime e del suo popolo”. Da parte loro i dissidenti hanno annunciato nuove manifestazioni, e il sito Syrian Revolution ha chiesto all’esercito, finora fedele al regime, di unirsi alle proteste. Secondo le organizzazioni locali per i diritti umani sono oltre 1000 i morti dall’inizio della crisi, in massima parte civili.

    Lettera del premier libico per negoziare un cessate il fuoco in Libia con Onu e Usa
    Il primo ministro libico al-Baghdadi al Mahmoudi sembra abbia offerto, in una lettera che verrà inviata a vari leader stranieri, un cessate il fuoco immediato sotto vigilanza Onu e Usa, colloqui senza condizioni con i ribelli, amnistia per entrambe le parti del conflitto e una nuova Costituzione. Nella lettera, ottenuta dall'Independent, non viene fatta parola del ruolo del rais nel futuro del Paese. Il presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, in margine al G8, sottolinea che la posizione della Ue sulla situazione in Libia è chiara e non cambia: “Gheddafi se ne deve andare via”. Da parte sua, l’Unione Africana chiede oggi alla Nato di cessare i bombardamenti in Libia.

    Bomba esplode a Istanbul in piena campagna elettorale: due feriti gravi
    Una bomba è esplosa questa mattina a Istanbul, in Turchia. La polizia aveva inizialmente parlato di un morto: la notizia non è poi stata confermata, ma ora sembra che due dei sette feriti (otto secondo la televisione Ntv) siano in condizioni gravi. L’ordigno è esploso nelle vicinanze di un’accademia di polizia, ma le forze dell’ordine non hanno voluto rilasciare commenti sulla matrice dell’attentato, che non è stato rivendicato. La Turchia è in piena campagna elettorale per le elezioni parlamentari del prossimo 12 giugno, e nelle scorse settimane i separatisti curdi avevano attaccato la scorta di alcuni politici del partito di governo, mentre una bomba artigianale era stata ritrovata due giorni fa nel sud-est, area a maggioranza curda. Il premier Erdogan, ieri, aveva evocato legami tra sospetti militari golpisti, separatisti curdi e il principale partito d’opposizione.

    Ancora manifestazioni contro il piano di austerity in Grecia
    Sono oltre 20 mila, secondo la stampa locale, i greci scesi in piazza ieri contro le ultime misure anticrisi decise dal governo. I manifestanti hanno dato vita a una protesta pacifica, sull’esempio degli ‘indignados’ spagnoli accampati alla Puerta del Sol di Madrid. Sempre ieri, la commissaria europea greca Maria Damanakis aveva fatto sapere che “lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro” era “ormai sul tavolo”, ma era stata smentita dal ministro delle Finanze George Papacostantinou. Ancora oggi, però, da Copenhagen, l’economista premio nobel Paul Krugman ha detto di considerare “del 50%” la possibilità che Atene torni alla dracma, ed “estremamente improbabile” che il Paese possa ripagare i suoi debiti.

    In Georgia secondo giorno di manifestazioni contro il presidente
    Due persone sono morte ieri sera a Tbilisi quando la polizia ha disperso la manifestazione dell'opposizione contro il presidente georgiano Saakashvili. Le vittime sono un poliziotto e un ex agente della polizia, che sarebbero stati investiti da un'auto, a bordo della quale si trovava uno degli organizzatori della manifestazione. Ieri per il quinto giorno consecutivo nella capitale georgiana circa 5mila manifestanti sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni di Saakashvili.

    Ancora guerra tra bande in Messico: 28 morti
    È di almeno 28 morti il bilancio degli scontri tra bande rivali di narcotrafficanti nello Stato di Nayarit, nel Messico occidentale. Lo riferiscono fonti giudiziarie. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 146

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.