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Sommario del 23/05/2011
◊ Non bastano gli interessi economici per dare basi solide alla nuova Europa, ma è necessario far leva sulle comune radici cristiane: è quanto ha affermato il Papa ricevendo stamane, separatamente, le delegazioni della Bulgaria e della ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, giunte a Roma in occasione della Festa - domani nella Chiesa ortodossa - dei Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Illustri e benemeriti pionieri dell’evangelizzazione dell’Europa”, Cirillo e Metodio, onorati sia in Oriente che in Occidente. La loro testimonianza e il loro insegnamento – ha osservato Benedetto XVI rivolto alla delegazione macedone, guidata dal capo di Stato, Gjorge Ivanov – “sono ancora attuali” anche per quanti “sono chiamati a governare le sorti delle Nazioni”. Nel disegno salvifico di Dio, “i popoli possono ritrovare i fondamenti sui quali edificare civiltà e società pervase dallo spirito di riconciliazione e di convivenza pacifica”:
“Non vi può essere unità reale senza il rispetto per la dignità di ogni persona umana e dei suoi diritti inalienabili”.
Avevano ben compreso Cirillo e Metodio, “inviati ai popoli slavi”, “tra tante difficoltà”, che il Vangelo di Cristo “è capace di illuminare ogni ambito e dimensione dell’esperienza umana…”:
“La Parola di Dio chiama continuamente alla conversione del cuore, perché ogni decisione, ogni scelta siano purificati da interessi egoistici; ed è proprio da questa permanente conversione a Dio che è possibile far nascere un’umanità nuova”.
“Ai popoli europei che in questi anni si aprono a nuove prospettive di cooperazione, - ha poi aggiunto il Papa ricevendo la delegazione bulgara guidata dalla presidente del Parlamento, Tsetska Tsacheva - questi due grandi Santi ricordano che la loro unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane”, “elemento centrale e qualificante” se “la fede cristiana ha plasmato la cultura del vecchio Continente e si è intrecciata in modo indissolubile con la sua storia”.
Da qui l’auspicio “che l’Europa cresca anche nella dimensione spirituale, sulla scia della sua storia migliore”. “L'unità del Continente, che sta progressivamente maturando nelle coscienze e si sta definendo anche sul versante politico, rappresenta - ha sottolineato il Santo Padre - una prospettiva di grande speranza”. Quindi il suo ammonimento:
“Per edificare su solide basi la nuova Europa non basta fare appello ai soli interessi economici, ma è necessario far leva piuttosto sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo”.
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina due presuli della Conferenza episcopale dell’India in visita "ad Limina".
Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Queenstown (Sud Africa) il rev. Dabula Anthony Mpako, del clero di Pretoria, parroco di St. Thomas Moore, a Monavoni. Il rev. Dabula Anthony Mpako è nato a Eastern Cape (diocesi di Umtata), il 6 settembre 1959. Nel giugno del 1978 è entrato nell’Istituto secolare Christ the Priest, fondato da padre André Blais, nella diocesi di Umzimkulu, ed ha poi cominciato la sua formazione sacerdotale nel 1980, nel Seminario Maggiore St. Augustine del Lesotho. È stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1986 ed incardinato nell’arcidiocesi di Pretoria.
◊ “Una sola famiglia – Zero povertà”. E’ il tema della XIX Assemblea della Caritas Internationalis che ha aperto ieri i battenti alla Domus Mariae, a Roma. L’incontro coincide con i 60 anni dalla fondazione dell’organismo che, con le sue sedi in 160 Paesi, opera in tutte le emergenze planetarie, catastrofi o guerre, per promuovere la dignità umana. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha portato il saluto del Papa al presidente dell’organismo, il cardinale Andrés Rodríguez Maradiaga, e a tutti i presenti. Stamani l'intervento del cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il servizio del nostro inviato, Giancarlo La Vella:
La Caritas Internationalis, collocata nel cuore della Chiesa universale, e ogni Caritas locale, sono una particolare manifestazione di quel canto nuovo che rivela la salvezza a tutti gli uomini. Il cardinale Tarcisio Bertone, nell’omelia della Messa che ha concluso la prima giornata, sottolinea come in 60 anni la Caritas ha portato in modo concreto quell’impegno d’amore che si ispira all’amore di Cristo per l’uomo. Tra gli ultimi interventi il porporato ha citato le calamità naturali ad Haiti e in Giappone, la sanguinosa guerra civile in Costa D’Avorio e tutte le altre situazioni di conflitto e di povertà estrema. L’amore del prossimo, radicato nell’amore di Dio, è un compito di ogni singolo fedele e di tutta la comunità ecclesiale – ha detto il porporato – nella realizzazione di quell’unica famiglia umana. Ma l’azione caritativa – ha detto ancora il cardinale Bertone – che si manifesta in mera assistenza umanitaria, prescindendo dall’identità cristiana, non è all’altezza della piena dignità dell’uomo. In sintesi: la Chiesa deve non solo fare la carità, ma farla come Cristo. Servire i poveri: questo è il nostro compito primario – ha detto in apertura della sessione il presidente di Caritas Internationalis, cardinale Andrés Rodríguez Maradiaga. Sono loro che nelle emergenze chiedono sostegno per avere giustizia e rispetto della loro dignità umana. E questo – ha detto il porporato – è un modo per essere testimoni nel mondo dell’amore di Dio. Il nostro modello è quello del Buon samaritano – ha detto ancora – all’insegna di quell’economia dell’amore che è gratuità assoluta. E infine ha concluso: “Dove ci sono carità e amore, lì c’è Dio”.
Stamani è intervenuto il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, sottolineando con Benedetto XVI che è importante che l'attività caritativa della Chiesa mantenga tutto il suo splendore e non si dissolva in una comune organizzazione assistenziale. Nella Chiesa, infatti – ha aggiunto - pulsa la dinamica dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo, un amore che non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell'anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale.
Ma sul significato di questa XIX Assemblea Generale di Caritas Internationalis, sentiamo il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”:
R. - E’ sicuro che i Papi hanno avuto una visione: la presenza della Chiesa per esprimere la compassione, l’amore di Dio verso i poveri, nell’organizzare questa compassione, questo amore, in una struttura come la Caritas Internationalis. Io penso che la Caritas sia veramente uno strumento per la Chiesa, ma per rimanere strumento della Chiesa dobbiamo lavorare per diminuire la povertà e la miseria. Se facciamo le cose con umiltà, con l’aiuto della grazia, con l’aiuto di Dio, la Caritas potrebbe giocare un ruolo molto importante nella lotta per lo sviluppo e per combattere la povertà.
D. – “Una sola famiglia”: questo è uno dei temi della 19.ma Assemblea generale. Sembra un’utopia creare oggi nel mondo una sola famiglia...
R. – La Chiesa è famiglia, famiglia di Dio. E’ vero che è difficile realizzare questo fra gli uomini: è un momento di divisioni, di lotte fra ricchi e poveri. Ma dobbiamo lavorare per cercare di creare questa famiglia di Dio e la Caritas potrebbe essere anche un luogo di creazione della famiglia di Dio. Io spero che si riuscirà a fare questo lavoro immenso. (ap)
Mons. Petar Rajič inizia la sua missione di nunzio apostolico in Qatar
◊ Mons. Petar Rajič, arcivescovo titolare di Sarsenterum, ha iniziato la sua missione come nunzio apostolico in Qatar. Il 30 aprile scorso si è recato da Kuwait City alla Capitale Doha. Il primo maggio, ha avuto luogo la solenne la cerimonia di presentazione delle Lettere credenziali all’Emiro, Sua Altezza Hamad Bin Khalifa Al-Thani, alla presenza del ministro degli Affari Esteri, Sheikh Ahmed bin Abdullah Al-Mahmoud, e del capo del Protocollo, l’ambasciatore Mohammed Bin Khater Al-Khater. Nel successivo colloquio, mentre l’Emiro ringraziava per i cordiali saluti trasmessigli dal Santo Padre, il rappresentante pontificio gli riferiva che, proprio in quell’istante, il Papa stava celebrando la Santa Messa di Beatificazione del suo predecessore, il Beato Giovanni Paolo II con la partecipazione di una moltitudine di fedeli provenienti da tutto il mondo. L’Emiro, esprimendo una sentita soddisfazione per tale grande evento e per il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, ha quindi ringraziato mons. Rajič per il lavoro della Chiesa cattolica nel suo Paese e in tutto il Medio Oriente.
Sottolineando poi il cammino che l’Emirato vuole ancora compiere sulla strada dello sviluppo economico, sociale e politico, l’Emiro ha espresso la sua soddisfazione di poter contare sul contributo positivo ed efficace dei cristiani residenti nel Qatar. Il rappresentante pontificio, da parte sua, facendo riferimento alla fase di grande sviluppo che sta vivendo il Qatar, ha lodato il senso di responsabilità e d’impegno che caratterizza la Nazione e ha promesso il sostegno delle istituzioni cattoliche per ogni iniziativa volta a favore del benessere sociale e spirituale del popolo dell’Emirato. La presentazione delle copie delle Lettere credenziali al ministro degli Affari Esteri aveva avuto luogo il 21 marzo nel Palazzo dello stesso Ministero. Durante il colloquio con Sheikh Al-Mahmoud, il nunzio apostolico aveva formulato la gratitudine della Santa Sede per la buona collaborazione fra le autorità civili ed ecclesiastiche. Durante la sua permanenza in Qatar, il rappresentate pontificio ha avuto occasione di celebrare la commemorazione del terzo anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale di Doha, dove operano i Padri Cappuccini, nonché la liturgia per la comunità francofona e quelle Siro-Malabaresi e Siro-Malankaresi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un'Europa radicata nel cristianesimo: il Papa alle delegazioni della ex-Repubblica di Macedonia e di Bulgaria per la festa dei santi Cirillo e Metodio.
Una struttura inclusiva per lo sviluppo internazionale: intervento della Santa Sede alla quarta conferenza delle Nazioni Unite sui Paesi meno sviluppati.
La lezione di Giovanni Paolo II per il futuro dell’Italia: nell'informazione religiosa, la prolusione del cardinale presidente Angelo Bagnasco all’assemblea della conferenza episcopale.
In rilievo, nell'informazione internazionale, il crollo dei socialisti in Spagna nelle elezioni regionali e amministrative.
La carta straccia dei finti imparziali: in cultura, Andrea Possieri su quello che i giornalisti non dicono.
Un articolo di Elisabetta Galeffi dal titolo "Tra le palme di Cannes": trionfa Terrence Malick con "The Tree of Life" ma tutti dimenticano la giuria ecumenica.
Per formare i formatori: nuova area di ricerca alla Pontificia Università Lateranense dedicata alla "Caritas in veritate".
Solo 30 scudi per la Pietà di Michelangelo: Antonio Paolucci alla presentazione del volume "I marmi antichi del palazzo Rondinini" a cura di Danila Candilio e Marina Bertinetti.
L'aristocratico distacco dal rock: Giuseppe Fiorentino sui settant'anni di Bob Dylan.
Sul mondo del compositore austriaco Gustav Mahler l'articolo di Giovanni Arledler contenuto nell'ultimo numero de "La Civiltà Cattolica".
Le mani su Mozart: Marcello Filotei sulle trascrizioni d'autore al festival Col Legno Musica di Lucca.
Nuove tensioni in Sudan: a rischio una nuova guerra tra Nord e Sud
◊ La tensione è tornata a salire tra il Nord e il Sud Sudan a poche settimane dalla dichiarazione di indipendenza da parte del Sud, in seguito al referendum del 9 gennaio scorso. Le capitali Khartoum e Jouba si trovano ora a un passo da un nuovo conflitto a causa dell’invasione da parte dell’esercito del Nord Sudan della regione petrolifera contesa dell’Abyei. Un'azione che il Sud Sudan ha condannato come una Dichiarazione di guerra, invocando l’intervento della comunità internazionale. Immediata la condanna da parte dell’Onu e dell’Unione europea che chiedono la cessazione delle violenze nell’area contesa, violenze che mettono a rischio la vita di migliaia di persone. Sulla crisi in atto, Stefano Leszczynski ha intervistato Davide Berruti, coordinatore dell’Ong "Intersos" in Sud Sudan.
R. – Probabilmente non ci si aspettava un’iniziativa così aggressiva da parte del Nord, anche se c’erano i segnali. Le tensioni nelle regioni di Abyei e in quelle immediatamente vicine, come nel Jonglei, si sono fatte sentire in maniera abbastanza forte nelle settimane scorse. Sono sicuramente in aumento, ma non ci spettavamo questo tipo di reazione.
D. – Anche perché le emergenze relative al conflitto di una guerriglia per il momento possono avere ricadute veramente pesanti e pericolose per migliaia di persone in quell’area...
R. – Assolutamente sì. Nel Jonglei, la regione dove siamo presenti, nelle scorse settimane sono aumentati a dismisura gli attacchi tra le diverse fazioni, tra i gruppi etnici, che è un problema annoso del Sud Sudan. Man mano che ci avviciniamo al 9 luglio, giorno dell’indipendenza, la tensione cresce. Il numero di persone vittime di queste violenze attualmente sono ancora contenuti, ma non possiamo conoscerli.
D. – La questione centrale è, comunque, quella del controllo delle risorse petrolifere...
R. – Assolutamente! D’altra parte, se non fosse così l'Abyei sarebbe una regione come tutte le altre, rientrata nel Cpa con uno status già definito. Se non lo è, è proprio perché è la regione che interessa più di tutte. Quindi, dubito che il Nord se la faccia portar via.
D. – Possiamo dire che, vista la situazione in quell’area, gli accordi di pace sono un qualcosa a cui rimanere "aggrappati con le unghie e con i denti" per evitare il caos...
R. – Assolutamente sì. Anche nel nostro lavoro, che facciamo con la popolazione, con i rifugiati, con gli sfollati e le popolazioni locali, con le nostre associazioni partner e le comunità con cui operiamo, sicuramente quello della pace è un valore aggiunto, che è sempre presente in ogni nostra azione, e nel sopperire alle necessità primarie della popolazione, cerchiamo di trasmettere questo valore in ogni maniera, in ogni parola e in ogni nostro gesto. (ap)
◊ In Spagna, netta sconfitta per il Partito socialista del premier José Louis Rodriguez Zapatero. Alle elezioni amministrative di ieri, i socialisti sono stati distaccati di 10 punti dal Partito popolare di Mariano Rajoy. Il partito di Zapatero perde anche Barcellona, roccaforte socialista da oltre 30 anni. Intanto, in molte piazze delle principali città iberiche prosegue la protesta giovanile del cosiddetto movimento degli “indignati”. Il servizio di Michela Coricelli:
La Spagna ha virato a destra. Il blu del Partito popolare si è imposto in 11 delle 13 comunità autonome in ballo; il centro–destra ha superato di quasi 10 punti i socialisti che perdono un milione e mezzo di voti. Dopo 32 anni al potere i socialisti hanno visto sfumare anche il municipio di Barcellona, città simbolo per la sinistra. Il capoluogo catalano verrà ora guidato da nazionalisti moderati, mentre il nuovo sindaco di Siviglia è del Partito Popolare. Intanto nel Paese basco la seconda forza più votata è stata Bildu, la coalizione della sinistra radicale indipendentista, che ha provocato tante polemiche nelle ultime settimane. Il voto di ieri era considerato un test in vista delle legislative del prossimo anno. Il premier Zapatero, apparso di fronte alle telecamere, ha riconosciuto la sconfitta, ma ha escluso che ricorrerà alle elezioni anticipate.
Per una riflessione sul risultato di queste elezioni, Alessandro Gisotti ha intervistato Josto Maffeo, corrispondente del “Messaggero” da Madrid:
R. – La sconfitta dei socialisti è la più grossa che si sia vista nella democrazia spagnola. Non è stata una grande sorpresa, in quanto sconfitta; è stata forse un po’ una sorpresa in quanto ai numeri. Un dato immediato che emerge è che probabilmente questo movimento giovanile delle ultime ore, nelle strade e nelle piazze, non ha avuto nessuna influenza; invece, ha avuto una base molto forte il malcontento generale di una popolazione che deve fare i conti con cinque milioni di disoccupati – record europeo! – tra i quali appunto il 43 per cento sono giovani: giovani di una generazione che anche i media hanno definito come “generazione perduta”. Una delle grandi accuse che si muovono al leader del partito socialista e attuale premier è che ha perso un anno, un anno e mezzo negando la crisi. E’ chiaro che se devi intervenire in una crisi con enorme ritardo, le misure probabilmente sono più drastiche e più forti di quelle che avresti potuto prendere adottandole sin dall’inizio.
D. – Nonostante la sconfitta, Zapatero ha sottolineato che le elezioni legislative non verranno anticipate. Come viene letta questa decisione?
R. – Bisogna vedere quanto sarà capace Zapatero nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, di sopportare la forte pressione. Perché è vero che Mariano Rajoy, leader del Partito popolare, non le ha ancora chieste, ma è pur vero che altri personaggi di primo piano lo hanno detto: gli spagnoli non possono andare avanti in questa situazione e quindi si stanno chiedendo elezioni anticipate. C’è anche un’altra cosa che il capo del governo deve risolvere: il Partito socialista, in questo momento, non ha un delfino. Si guarda, poi, anche ai mercati, che in questo momento stanno esercitando una forte pressione perché la fiducia nei confronti di un governo che ormai è messo in questione dal suo stesso Paese, evidentemente anche questa è una misura di pressione.
D. – Dopo queste elezioni, in vista soprattutto della difficile, preoccupante situazione economica, come guarda l’opinione pubblica spagnola al futuro?
R. – Io direi prevalentemente con preoccupazione, e in alcuni casi con angoscia. E’ l’angoscia dei giovani, la rabbia, l’indignazione – parola che, appunto, è stata utilizzata moltissimo in questi ultimi giorni nelle piazze spagnole; ma la preoccupazione è anche quella degli adulti: degli adulti che, in questo momento, si sentono solidali con i propri giovani che sono figli, sono nipoti … Questa università che sforna laureati, forse la generazione spagnola più preparata, che però non riesce a capire da quale parte deve guardare per cercare di iniziare il proprio futuro … E’ evidentemente un momento di disorientamento! E’ vero che qui ci sarà una grossa responsabilità del Partito popolare, perché se sarà premiato, poi, con la guida del Paese – e in questo momento guiderà moltissime realtà locali importantissime – dovrà rispondere rapidamente, perché forse questo è il momento in cui gli spagnoli hanno meno pazienza che in altri momenti storici. (gf)
Sospesa la mediazione dei Paesi del Golfo per lo Yemen. Saleh non si dimette
◊ Situazione di incertezza in Yemen dopo che ieri sera i 6 Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo hanno sospeso la mediazione fra il presidente Saleh e l’opposizione: un tentativo, appoggiato da Usa e Ue, per riportare il Paese alla normalità in seguito alle manifestazioni represse dal regime e 180 morti. La decisione del Consiglio di cooperazione arriva dopo l’ennesimo rifiuto del presidente di accettare di dare le dimissioni, la formazione di un governo di riconciliazione ed elezioni presidenziali. In questo periodo per motivare il suo rifiuto, Saleh ha attribuito all’opposizione il rischio di una guerra civile e ha parlato di un complotto condizionato da pressioni straniere. Quanto questo è reale e quanto propaganda? Debora Donnini lo ha chiesto a Gabriele Iacovino, responsabile di Medio Oriente e Nord Africa al Centro studi internazionali:
R. - Le dichiarazioni di Saleh sono soprattutto rivolte all’Occidente per giustificare la sua decisione di non lasciare il potere. Il rischio di uno scontro interno a varie fazioni yemenita - che siano quelle dell’opposizione o comunque interne al potere - rimane alto, anche se in questo momento il presidente non ha abbandonato il potere, anzi - se possibile - la decisione di Saleh di non fare un passo indietro amplifica ancora di più il rischio di uno scontro interno in Yemen.
D. - Il presidente Saleh parla anche del rischio dell’espansione di al Qaeda con una sua uscita di scena: al Qaeda, peraltro, è già presente nel Paese. Questo è vero oppure no?
R. - La minaccia di al Qaeda all’interno dello Yemen rimane sempre presente e ben forte. Saleh utilizza questa minaccia, sempre nei confronti dell’Occidente, per una ulteriore giustificazione al mantenimento del suo potere. Comunque la situazione di instabilità che permane all’interno dello Yemen, nonostante Saleh continui a mantenere il potere, non fa altro che ampliare la possibilità di un ulteriore rafforzamento di al Qaeda, anche perché le risorse delle forze di sicurezza yemenite, che prima portavano avanti una serie di azioni per contrastare la minaccia qaedista, in questo momento sono più rivolte a mantenere Saleh al potere, lasciando ampio spazio di manovra alla realtà qaedista.
D. - Parte attiva politica sono anche alcune tribù: quanto queste proteste sono una lotta di potere e quanto, invece, una battaglia per la democrazia e per far uscire il Paese dalla povertà?
R. - In parte sono una lotta di potere e in parte è comunque il tentativo di cercare di trovare una alternativa ad un potere costituito che è, appunto, Saleh e che mantiene nelle sue mani la presidenza da più di trent’anni. Non bisogna fare sempre l’errore di provare ad immaginare una democrazia in Yemen come potrebbe essere una democrazia italiana: sicuramente quello che le opposizioni stanno cercando è una alternativa a Saleh, anche perché il potere di Saleh in questo momento non ha eguali e non dà spazio ad altre voci politiche nel Paese. (mg)
Istituita alla Lateranense un’Area internazionale di ricerca sulla dottrina sociale della Chiesa
◊ Si è tenuta oggi alla Pontificia Università Lateranense, la tavola rotonda inaugurale dell’Area internazionale di ricerca “Caritas in Veritate”, incentrata sulla dottrina sociale della Chiesa. Alla conferenza, hanno preso parte personalità ecclesiali ed accademiche, tra cui il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons. Mario Toso. L’evento è stato aperto dai saluti del rettore dell’ateneo, mons. Enrico Dal Covolo, che intervistato da Alessandro Gisotti si sofferma sugli obiettivi di questa nuova iniziativa:
R. – Dobbiamo puntare a formare dei giovani capaci di assumersi responsabilità nell’ambito sociale, capaci di animare cristianamente le realtà temporali secondo quello che auspicava il Concilio. Per quanto riguarda i laici a me pare che siano proprio due gli ambiti in cui i laici cristiani devono prendere maggior vigore. Uno è quello dell’impegno sociale e politico e di questo il Papa ha parlato ancora ultimamente nel suo viaggio ad Aquileia e a Venezia: l’importanza di preparare giovani capaci di affrontare impegni nella vita politica. L’altro punto è quello di preparare giovani capaci di inserirsi bene nel mondo dei media. Questi aspetti, insieme anche con l’aspetto dell’imprenditoria, noi li teniamo ben presenti per questa area internazionale di ricerca.
D. - Quali sono i suoi auspici per questa iniziativa?
R. – Io mi auguro davvero che quest’area di ricerca sia veramente internazionale e veramente interdisciplinare perché questo corrisponde a quelle che devono essere le caratteristiche dell'università del Papa. Quindi internazionale, fortemente internazionale, e interdisciplinare nel senso che l’area di ricerca Caritas in veritate può veramente fruire della collaborazione di tutte le facoltà e di tutti gli istituti della nostra università. Naturalmente la sintesi deve avvenire poi a livello teologico perché questa è la nostra caratteristica. (bf)
Sulla dimensione internazionale di questa iniziativa, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al direttore dell’Area di ricerca “Caritas in Veritate”, il prof. Flavio Felice, docente di Dottrine economiche e politiche presso l’Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense:
R. – Ci siamo accorti che in questi anni avevamo in qualche modo contribuito a formare e ad informare tanti giovani in tutto il mondo. Ci siamo resi conto che le nostre relazioni con i nostri colleghi in tutto il mondo erano e sono molto intense e allora abbiamo pensato di offrire attraverso quest’area di ricerca un ulteriore strumento per la riflessione e per la divulgazione della dottrina sociale della Chiesa.
D. – Anche questa iniziativa sottolinea quanto la dottrina sociale sia sempre attuale e in un certo qual modo interessi i diversi ambiti non solo ecclesiali…
R. – Questo è un dato. Il pontificato di Giovanni Paolo II e il suo magistero sono stati rivoluzionari per certi aspetti. Con Benedetto XVI abbiamo avuto alcune perle. Partiamo dalla Caritas in veritate dove tra i vari spunti che ci vengono offerti abbiamo ad esempio questo della via istituzionale della carità. Poi abbiamo ad esempio il discorso di Westminster del 17 settembre 2010 dove Benedetto XVI parlando alle autorità civili mostra quali sono gli elementi istituzionali conformi al messaggio del magistero sociale della Chiesa. Da ultimo, la lettera che Benedetto XVI ha inviato al presidente Giorgio Napolitano dove parla proprio del contributo dei cattolici anche al processo di unificazione del nostro Paese. Queste tre perle disegnano proprio un percorso che rende stringente il rapporto del magistero sociale della Chiesa con la cultura del nostro Paese ma con la cultura contemporanea. (bf)
Rapporto Istat: un italiano su 4 è povero, tanti giovani senza futuro, famiglie in difficoltà
◊ In Italia circa un quarto della popolazione è a rischio povertà. Lo afferma il Rapporto annuale dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), relativo al 2010, che è stato presentato stamattina alla Camera dei Deputati. Dal documento emerge che le persone più vulnerabili sono gli anziani, i giovani e i nuclei familiari, soprattutto nel Mezzogiorno. Alla presentazione dello studio c’era per noi Eugenio Bonanata:
In Italia prosegue la ripresa economica, ma il tasso di crescita è troppo lento rispetto agli altri vicini europei, per questo il Rapporto parla di “vulnerabilità” del sistema-Paese. La disoccupazione resta elevata: più 8,1 per cento nel 2010, con oltre due milioni di persone coinvolte, il livello più alto dal 2002. Il documento sottolinea, ancora una volta, l’emergenza giovani: circa 500 mila hanno perso il posto di lavoro in due anni, tra di loro una quota sempre maggiore non cerca più un impiego e non investe più nella formazione - specie quella universitaria - con conseguenze che si ripercuotono sulla qualità dell’occupazione e sui livelli di reddito. Tra il 2008 e il 2010 il numero di occupati è diminuito di oltre 530 mila unità, soprattutto sul versante dei contratti a tempo indeterminato: nella metà di casi si tratta di persone residenti nel Mezzogiorno, che si conferma l’area critica del Paese. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat:
“Il Mezzogiorno deve recuperare quei segnali di crescita, anche imprenditoriale, che c’erano prima della crisi e deve riuscire a sfruttare tutte le opportunità che ci sono, e soprattutto la politica, ma anche l’economia e la società stessa devono concentrarsi su quest’area in modo da utilizzarla proprio come trampolino di lancio per aumentare il tasso di crescita dell’economia”.
Ad impedire la degenerazione del quadro sociale italiano sono state le famiglie, che - al pari della cassa integrazione - hanno svolto un ruolo prezioso sul fronte dell’assistenza, sia dei giovani che degli adulti con figli. Ormai, però, la crisi ha colpito in modo drastico le famiglie: quasi una su 5 è a rischio povertà, a fronte di un sostegno pubblico che si fa sempre meno diffuso soprattutto a sud. Ancora Giovannini:
“La crisi economica ha colpito i giovani, ma molti dei giovani che hanno perso il lavoro vivevano nella famiglia di origine e quindi in qualche modo sono stati protetti dalla famiglia. Si vede, però, uno stress forte delle reti di aiuto che vanno soprattutto ad aiutare i bambini, meno gli anziani, meno in particolare gli ultraottantenni, e quindi c’è il rischio di una maggiore vulnerabilità proprio degli anziani che non sono aiutati a sufficienza né dalle strutture pubbliche, né dalle reti familiari di aiuto”.
Nel segnalare il rischio derivante dal taglio al bilancio dei comuni, il presidente dell’Istat ha consegnato un messaggio chiaro alle istituzioni, rappresentate in sala dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e da alcuni ministri:
“La produttività non si fa in Parlamento, non si fa necessariamente a Palazzo Chigi, ma si fa sui luoghi di lavoro. La mia impressione è che ci siamo un po’ seduti, pensando di avere tutto il tempo a disposizione poi per recuperare il terreno perduto. In un mondo globalizzato, con nuovi operatori che invece riescono a sfruttare tutte le opportunità, che altri lasciano libere, non possiamo perdere tempo! In questo senso, a tutti i livelli, dobbiamo accelerare questa aumento di innovazione e di produttività, altrimenti il sistema da solo non cresce”. (mg)
Pakistan. La testimonianza di un sacerdote cattolico: “Il Paese è in mano ai talebani”
◊ “L’estremismo prende piede senza che vi siano forze capaci di fermarlo” e le minoranze religiose, tra cui i cristiani, si trovano “annichilite e ridotte al silenzio”, anche se “in questo momento non sono il bersaglio preferito né significativo: lo sono, invece, i militari, le sedi del governo e gli uffici Nato”. È la drammatica testimonianza dal Pakistan di un sacerdote cattolico che vive a Faisalabad, padre Bonnie Mendes, che ha commentato alla Fides la situazione del Paese all’indomani del grave attacco a Karachi, dove i gruppi talebani hanno attaccato una base militare uccidendo 22 persone e prendendone molte in ostaggio. “Il Pakistan è ormai in mano ai talebani – ha proseguito – anche dopo la morte di Bin Laden sono divenuti sempre più forti e godono del consenso di buona parte dei cittadini. I gruppi non si sono scoraggiati o sfiduciati, anzi, hanno voluto dare una prova della loro forza e compattezza”. “I cittadini criticano l’atteggiamento del governo verso gli Usa, verso la Nato e verso l’intervento in Afghanistan affermando che la strategia si è rivelata fallimentare”, ha aggiunto padre Mendes. L’impressione, conclude il religioso, è che “non si riuscirà a fermarli se il consenso popolare che hanno crescerà e si dovrà, invece, cercare di dialogare con loro”. (R.B.)
La protesta in Siria. L’arcivescovo maronita di Damasco: cercare la via del dialogo
◊ “Cercare piste di dialogo e occasioni di speranza, un compito difficile ma ancora possibile”. Così mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, raccoglie la sfida lanciata ai cristiani d’Oriente dai cambiamenti del mondo arabo, che la Chiesa deve “affrontare e trovare in modo di dialogare adeguato alla nuova situazione”. Il suo messaggio, mons. Nassar ha voluto inviarlo a numerosi vescovi europei tramite una lettera: tra i vari destinatari anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che avrebbe dovuto andare in visita in Siria, ma è stato bloccato dalla difficile situazione purtroppo ancora in corso. “Un nuovo Medio Oriente comincia a nascere – scrive il vescovo maronita le cui parole sono riportate dal Sir – ma bisogna intensificare il dialogo con l’Islam moderato ancora maggioritario e incoraggiare occasioni di incontro nel campo della cultura, dell’arte, dello sport e delle azioni umanitarie”. La testimonianza di mons. Nassar è eloquente: “Le minoranze cristiane non sanno come reagire e quale parte sostenere". Il presule osserva che sono in molti a temere che la protesta finirà con l’instaurazione di un regime islamico. Mons. Nasser ha infine raccontato la situazione della comunità cristiana, che si trova davanti un futuro quanto mai incerto, ha paura e reagisce abbandonando la pratica religiosa e il catechismo. (R.B.)
Progetto di legge sulla bioetica in Francia: intervento del cardinale Vingt-Trois
◊ Dalle risposte che si daranno oggi al progetto di legge in materia di bioetica “dipende il tipo di società che stiamo preparando ai nostri figli e verso la quale ci stiamo incamminando”. E’ una nota carica di preoccupazione quella diffusa oggi dalla Conferenza episcopale francese e firmata personalmente dal suo presidente, cardinale André Vingt-Trois che proprio oggi ha tenuto a Parigi una conferenza stampa alla vigilia della ripresa della discussione e del voto, il 25 e 26 maggio, da parte dell’Assemblée nationale, del progetto di legge in materia di bioetica. “Che posto avranno i più deboli e i più vulnerabili? – chiede il cardinale -. Il rispetto incondizionato per l’essere umano vale molto di più di ogni abdicazione poco riflettuta e poco coraggiosa che fa indietreggiare la nostra civiltà portandola verso scelte estreme”. “Purtroppo – argomenta l’arcivescovo di Parigi – se le modifiche introdotte nel progetto di legge dal Senato fossero adottate dall’Assemblea nazionale, un certo concetto dell’essere umano sarebbe gravemente compromesso”. Ciò che preoccupa l’episcopato francese – riferisce il Sir - è innanzitutto la rimozione del divieto di ricerca sull’embrione perché apre “il campo – si legge nella nota – ad una strumentalizzazione dell’essere umano, nel momento in cui la Commissione europea sta lavorando alla protezione degli embrioni degli animali. E tutto ciò costituisce un terribile paradosso”. Altro paradosso da considerare, prosegue il cardinale Vingt-Trois, è che si sono oggi registrati risultati scientifici importanti che dovrebbero piuttosto “stimolare la ricerca verso altre piste”. Altra preoccupazione espressa dall’arcivescovo è relativa alla approvazione giuridica della diagnosi prenatale in quanto – ha affermato - “ci condurrebbe inevitabilmente ad un eugenismo di Stato. Quale messaggio daremo alle persone con handicap che in linea di principio affermano voler rispettare e integrare nella società? Quale segnale daremmo ai loro familiari? Avremmo forse il coraggio di dire loro che la soluzione ideale sarebbe stata quella di non aver fatto mai nascere i loro figli?”.
A Bordeaux il Summit dei leader religiosi, aspettando i vertici mondiali del G8 e del G20
◊ È in programma oggi e domani a Bordeaux, in Francia, il Summit dei leader religiosi che ogni volta si svolge nello stesso Paese in cui ha luogo il G8, che quest’anno è previsto il 26 e il 27 maggio prossimi a Deauville e che precede di qualche mese il G20, a novembre a Cannes. L’Osservatore Romano anticipa alcuni temi in discussione: la riforma della governance globale, la situazione macroeconomica, i cambiamenti climatici, lo sviluppo, l’immigrazione, la cooperazione per la pace nel mondo. Il metropolita Emanuele, presidente dell’assemblea dei vescovi ortodossi di Francia e presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa, ha aperto i lavori cui partecipano, tra gli altri, Faisal Bin Muammar del King Abdullah International centre for interreligious and intercultural dialogue, l’igumeno Filarete Bulekov del Patriarcato di Mosca e il rabbino Richard Marker. Alla vigilia del summit i leader religiosi hanno sottolineato come gli avvenimenti in corso, soprattutto in Medio Oriente e in Nord Africa, mostrano che “le persone, ovunque, stanno chiedendo che la loro fondamentale dignità venga rispettata”: da qui, dunque, deve scaturire da parte della politica l’impegno ad assicurare la protezione delle minoranze e affrontare sempre più la pressante realtà dei migranti e le loro relative condizioni, necessità e diritti. Tra gli altri temi in agenda, anche la pace, la sicurezza e le nuove sfide comuni che lanciano internet e l’innovazione tecnologica, la crescita verde e l’economia sostenibile, la sicurezza nucleare, oltre, come detto, la “primavera araba” e la costituzione di un partenariato per la democrazia nelle aree araba e africana. Il summit dei leader religiosi si svolge ogni anno dalla prima edizione nel 2005, a Washington, in cui si rilevò che una crisi globale aveva bisogno di una risposta globale, in cui, cioè, tutti gli attori sociali collaborino per risolvere problemi strutturali a lungo termine nelle aree dell’economia, dello sviluppo e dei cambiamenti climatici. Al termine di ogni incontro viene elaborato un documento finale condiviso. (R.B.)
A Kiev la conferenza del Consiglio d’Europa contro la violenza sui minori
◊ Si aprirà domani a Kiev, nell’ambito della presidenza ucraina del Comitato dei ministri, una conferenza contro la violenza sui bambini e per la promozione dei diritti dei minori promossa dal Consiglio d’Europa. Al centro del dibattito, precisa il Sir, la prevenzione della violenza attraverso lo sviluppo di servizi di assistenza e il miglioramento delle norme e delle politiche nazionali in materia di tutela dell’infanzia, l’eliminazione della violenza da raggiungersi tramite un coordinamento e una cooperazione intersettoriali a livello locale e regionale, la creazione di sistemi di counselling, segnalazione, ricorso e orientamento per le piccole vittime, ma anche per i testimoni e per gli autori delle violenze. I relatori, tra i quali il vicesegretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer-Buquicchio; il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu sulla violenza contro i bambini, Marta Santos Pais; il direttor generale dell’Unicef, Steven Allen e la commissaria per i Diritti umani dell’Ucraina, Nina Karpachova, affronteranno anche la questione dell’individuazione di strumenti efficaci di lotta alla prostituzione infantile e alla pedopornografia. (R.B.)
◊ Don Mussi Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, denuncia la grave situazione in cui si trova un gruppo di 9 persone di nazionalità eritrea ed etiopica che da 11 mesi sono tenuti in ostaggio nell’area del Sinai, in Egitto. Il gruppo, all’interno del quale ci sono un ragazzino di 15 anni e un uomo di 62, era originariamente molto più numeroso, riferisce il sacerdote al Sir, ma nel corso di questi mesi in 12 sono morti a causa delle torture subite: molti, infatti, sono stati sottoposti a scariche elettriche, l’ultimo, deceduto circa una settimana fa, era un giovane di 24 anni. Il prete ha parlato al telefono con alcuni di loro, che affermano di trovarsi in mezzo a un frutteto e ad alcune case, vicino al confine con Israele. Gli ostaggi sono stati venduti ai predoni da un uomo eritreo in Sudan, noto con il nome di Yohannes (Wedi Batsié) che finge di dare ospitalità ai connazionali smarriti o poveri di risorse e che ha buoni rapporti con i trafficanti di etnia Rashiaida. Don Zerai ha lanciato un appello alle autorità chiedendo loro uno sforzo maggiore per cancellare il traffico umano dai loro territori, soprattutto a Egitto e Sudan. (R.B.)
Il messaggio di Bartolomeo I alla Conferenza ecumenica in Giamaica
◊ Giornata del rimpianto e della speranza, ieri, a Kingston, Giamaica, dove proseguono i lavori della Convocazione internazionale ecumenica per la pace che, apertasi il 18 maggio, si concluderà domani. l'Eucaristia domenicale, infatti, è stata celebrata separatamente dai vari gruppi di Chiese sorelle: ortodossi, antiche Chiese orientali, anglicani, luterani, riformati e altre denominazioni. Nella Cattedrale cattolica si sono riuniti, appunto, i cattolici: alla Convocazione, infatti, partecipano anche movimenti come i Focolari e Pax Christi, e vi è una delegazione di cinque persone, ufficialmente invitata, guidata dal vescovo guatemalteco Rodolfo Valenzuela Nuñez. Con la speranza, appunto, di poter celebrare tutti insieme l'Eucaristia in futuro, i mille partecipanti alla Convocazione si sono poi riuniti nella grande tenda dell’University of West Indies, dove si svolge l'incontro e, qui, finalmente, hanno pregato con canti, letture bibliche, invocazioni. Hanno presieduto il festoso rito Ralph Hoyte, ministro della United Church of Jamaica, e Oluwakemi Linda Banks, presidente della Conferenza caraibica delle Chiese. Durante questa celebrazione è stato teletrasmesso un messaggio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli. “È vero che la pace ha un posto preminente nelle nostre preghiere - ha detto Bartolomeo I - ma non sempre ha una parte centrale nei nostri atti. E tuttavia mai come nel nostro tempo, quando incombe la possibilità di distruggere il pianeta, urge un diuturno impegno per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato”. Ieri sera il coro del Gen Rosso, legato ai Focolarini, ha tenuto un applauditissimo concerto, aperto a tutta la popolazione di Kingston. Oggi, intanto, si stanno dando le ultime limature al documento finale della Convocazione, che terminerà domani i suoi lavori. (Da Kingston, Luigi Sandri)
L’Asvi impegnata contro la malnutrizione dei bambini ad Haiti
◊ A quasi un anno e mezzo dal terribile sisma che devastò l’isola di Haiti nel gennaio 2010, c’è ancora molto da fare per la popolazione coinvolta. Tra le tante associazioni di volontari presenti sul territorio, riporta la Fides, c’è l’Asvi, l’Associazione volontari per il servizio internazionale che sta realizzando tre nuovi centri nutrizionali a Port-au-Prince e si sta occupando dell’equipaggiamento e della formazione del personale in altri cinque centri sanitari di base a Les Cayes, nel Comune di Torbeck. Nei primi si sta procedendo con lavori di ristrutturazione; negli altri con l’arricchimento delle dotazioni dei laboratori. Tutti questi presidi aiutano quotidianamente 10mila bambini di Haiti vittima di malnutrizione e offrono alle 8370 famiglie di Torbeck servizi di screening, canalizzazione ed educazione alimentare-sanitaria. (R.B.)
Grande entusiasmo a Pompei per la XXV edizione del Meeting dei giovani
◊ “Costruite un mondo diverso da quello che avete trovato, cercate e promuovete il bene, seminatelo, non deludete le nostre speranze, voi che siete la nostra vita, il nostro futuro!”. Così mons. Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei, ha salutato i giovani riuniti nella città per la XXV edizione del Meeting dei giovani di Pompei che si è svolto tra musica, spettacoli, ma soprattutto testimonianze di ospiti d’eccezione. Tra questi, grande entusiasmo ha suscitato don Tonino Palmese, referente per la Campania dell’associazione Libera, che si è rivolto ai ragazzi con le seguenti parole: “Le mafie ammettono, se i giovani stanno bene, noi siamo perdenti. L’indifferenza è la droga della mafia, perciò non siate indifferenti, lottate!”. Era la legalità, infatti, il tema al centro dell’edizione 2011, animata dal messaggio di Benedetto XVI per la Gmg di agosto a Madrid: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella Fede”. Tra le altre personalità presenti o intervenute, il vicario generale del Santuario, mons. Giuseppe Adamo; il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio; Alessandra Clemente e Bruno Vallefuoco, padre e figlia di vittime della camorra; Ignazio Gasperini, educatore del penitenziario minorile di Nisida e Daniele, un giovane ospite della struttura alla quale andranno parte dei fondi raccolti in occasione del meeting per l’acquisto di nuove attrezzature. Un altro intervento molto significativo è stato quello del presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez: “Non trattate la vita come un gioco, perché è in gioco il vostro futuro – ha detto – la vita non è bella o brutta, è originale e questa originalità gliela conferisce Cristo”. Inoltre, una borsa di studio diretta alla figlia è stata consegnata a Carmela Sermino, vedova a causa di un proiettile vagante esploso nella notte di Capodanno 2007. La conclusione dell’incontro, infine, è stata imperniata sulla figura del Beato Giovanni Paolo II: “La musica è al di sopra di tutte le parti, la musica non guarda al colore della pelle – ha detto il cantautore Amedeo Minghi dopo aver eseguito il brano ‘Un uomo venuto da lontano’ – spero davvero che i giovani possano capire che nel mondo la pace è possibile”. (R.B.)
Concluso a Lourdes il pellegrinaggio internazionale dei militari
◊ Si è concluso oggi con una Messa presso la Grotta delle Apparizioni, il 53.mo pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes che dal 20 maggio scorso ha portato nella cittadina sui Pirenei 3500 soldati, solo del contingente italiano, con al seguito una delegazione di parenti di caduti nelle missioni nazionali all’estero. L’Eucarestia, precisa il Sir, è stata celebrata dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi: “Senza l’azione interiore e nascosta dello Spirito la Chiesa rischia di essere raduno di militanti, non comunione di discepoli – ha detto nell’omelia – Gesù ribadisce quelle verità elementari e irrinunciabili che fanno di un uomo un credente”. Nel corso del pellegrinaggio, militari e famiglie hanno pregato molto per l’Italia, in occasione del 150.mo anniversario dell’Unità, hanno partecipato alla Via Crucis in cui i parenti delle vittime hanno affiancato la Croce in tutte le stazioni e hanno assistito alla Messa internazionale nella Basilica sotterranea di San Pio X insieme con le altre 50 delegazioni provenienti da ogni parte del mondo, durante la quale sono stati ricordati tutti i soldati rimasti gravemente feriti in missione o reduci. (R.B.)
Simposio a Czestochowa sul tema dell'etica nella cultura mondiale
◊ L’etica e la sua presenza nella cultura mondiale, in politica come nella sfera sociale: è stato questo il tema al centro del Simposio internazionale che dal 18 al 20 maggio scorsi si è svolto presso l’Accademia di Polonia a Czestochowa. Gli interventi dei relatori, tutti esperti di spicco provenienti da vari Paesi, hanno analizzato anche i temi dell’etica e del dialogo, come sono stati intrapresi da personalità quali San Tommaso Moro e il Beato Giovanni Paolo II. Del magistero di quest’ultimo è stato affrontato il tema del dialogo interreligioso, la libertà religiosa nella politica europea, la teologia africana del dialogo, l’etica nella medicina. Il rettore dell’Accademia di Polonia a Czestochowa, don Stanisł Łupiński, riferisce la Zenit, ha sottolineato quanto la riflessione sulla presenza e la qualità del dialogo in vari campi della vita offra le risposte alle domande dell’uomo di oggi, mentre l’ambasciatore della Croazia in Polonia ha messo in evidenza come la diplomazia non possa fare tanto senza etica e senza rispetto della dignità umana e dei diritti umani, contemporaneamente ponendo l’accento su quelle che sono le armi del buon diplomatico, cioè onestà, sincerità e verità. Tra i vari ospiti del Simposio, il cardinale Stanislaw Dziwisz, metropolita di Cracovia, e l’arcivescovo Stanislaw Nowak, metropolita di Czestochowa. (R.B.)
Anche una Fiera vocazionale con 80 stand da tutto il mondo alla Gmg di Madrid
◊ La Giornata mondiale della gioventù di Madrid disporrà di una Fiera vocazionale, che sarà ubicata nel Parco del Ritiro. Circa 80 stand, nel Paseo de Coches del Parco del Ritiro, dove tutti gli anni si celebra la Fiera del libro di Madrid. L’esposizione vocazionale ha come obiettivo quello di facilitare i giovani partecipanti alla Gmg nel conoscere molti dei cammini vocazionali aperti nella Chiesa e stimolare la ricerca del progetto di Dio su ogni persona. La Fiera - riferisce l'agenzia Sir - è anche un’opportunità per le famiglie religiose, movimenti, associazioni di fedeli e altre istituzioni ecclesiali di tutto il mondo di presentarsi alle centinaia di migliaia di partecipanti alla Gmg presenti a Madrid. In questa esposizione vocazionale ci saranno rappresentanti di diversi Paesi: Francia, Norvegia, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Guatemala, Cile o Perù. Proprio domenica scorsa, al Regina Coeli, in occasione della Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, Benedetto XVI ha ricordato: “Anche in questo tempo, nel quale la voce del Signore rischia di essere sommersa in mezzo a tante altre voci, ogni comunità ecclesiale è chiamata a promuovere e curare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Gli uomini, infatti, hanno sempre bisogno di Dio, anche nel nostro mondo tecnologico, e ci sarà sempre bisogno di Pastori che annunciano la sua Parola e fanno incontrare il Signore nei Sacramenti”. (I.P.)
◊ La cattedrale di San Nicola a Nizza, che è la più grande chiesa ortodossa fuori dal territorio russo, appartiene allo Stato della Federazione russa: la Corte d’appello di Aix-en-Provence ha confermato la sentenza pronunciata dal Tribunale di grande istanza della città sulla Costa Azzurra che lo stabilì nel gennaio 2010. La Federazione aveva rivendicato la proprietà della chiesa nel febbraio 2006, contestandone l’occupazione da parte dell’associazione culturale legata all’arcivescovo per le Chiese ortodosse russe nell’Europa occidentale, che ha già annunciato che farà ricorso in Cassazione. La decisione dei giudici si basa sulla natura del diritto di enfiteusi, cioè il diritto di reale godimento di una proprietà altrui, da parte dell’associazione che qui opera dagli anni Venti del secolo scorso. Tale diritto, però, non prevedeva l’usucapione, cioè l’acquisizione di un diritto di proprietà dopo un’occupazione di lungo tempo. La Corte ha perciò riconosciuto la proprietà del terreno sul quale la cattedrale è costruita all’Impero russo (terreno che era stato ceduto a titolo gratuito allo zar Nicola II tra il 1902 e il 1912), ossia, per “continuità giuridica”, oggi allo Stato della Federazione russa, come riconosciuto anche dalla Repubblica francese. (R.B.)
Festival di Cannes: Palma d'Oro al film di Terrence Malick The Tree of Life”
◊ Alla fine va in scena la cronaca di un premio annunciato. Già dotato di tutti i favori del pronostico e acclamato dalla critica internazionale, “The Tree of Life” di Terrence Malick, storia di un lutto che scava nel complesso rapporto fra genitori e figli, vince la Palma d’oro per il miglior film di questa 64.ma edizione del Festival di Cannes. È, a nostro avviso, un riconoscimento meritato, per vari motivi: la scelta di un soggetto intimo e la sua trasfigurazione in argomento universale; l’audacia della messa in scena; la profondità filosofica che anima il racconto; la bravura del corpo attoriale. Allo stesso tempo esso premia un autore schivo, lontano dal glamour, attento più al suo rapporto col mondo che alla vana gloria del successo. La Giuria, presieduta dall’attore Robert De Niro, ha poi voluto assegnare il suo Grand Prix a due film riconosciuti di pari valore: “Le gamin au velo” di Jean-Pierre e Luc Dardenne e “Once Upon a Time in Anatolia” di Nuri Bilge Ceylan. Se la storia del bambino che voleva a tutti i costi una famiglia era un sicuro candidato a un premio, sorprende tutti il film del regista turco, passato sotto silenzio, forse perché programmato nelle battute finali del festival. Storia di un gruppo di uomini che, per porre fine a un’indagine poliziesca, vagabonda fra le colline della Turchia centrale alla ricerca di un cadavere, “Once Upon a Time in Anatolia” è un film sospeso, attento più a cogliere gli impercettibili movimenti dello spirito che l’evoluzione della trama; e conferma nel suo autore l’erede più probabile delle poetiche di Tarkovskij. Il Palmarès lascia invece piuttosto a desiderare nell’assegnare gli altri premi. Quello alla regia va a Nicolas Winding Refn autore di "Drive", film piuttosto modesto su un genio del volante alle prese con il sottobosco criminale di Los Angeles; mentre quello della Giuria va a “Polisse” della francese Maïwenn, ritratto corale di una brigata della polizia parigina impegnata nella lotta contro gli abusi nei confronti dei minori. Fra gli attori emergono Jean Dujardin, protagonista di “The Artist”, e Kirsten Dunst, protagonista di “Melancholia”, rispettivamente Palma d’oro maschile e femminile per la migliore interpretazione; mentre il regista israeliano Joseph Cedar riceve meritatamente il premio per la miglior sceneggiatura con il suo “Footnote”. Se la delusione è grande per la totale mancanza di attenzione a “Le Havre” di Aki Kaurismaki, che - secondo noi - era, insieme a “The Tree of Life”, il miglior film del concorso, un po’ di sollievo alla frustrazione viene dalla Caméra d’or, il premio alla migliore opera prima, assegnata a “Las acacias” di Pablo Giorgelli. La pellicola argentina, che segue il viaggio di un camionista dalle foreste del Paraguay a Buenos Aires, in compagnia di una giovane donna e della sua bambina di quattro mesi, è il racconto della nascita di un sentimento e ci lascia in dote il più bel ricordo del festival: il sorriso di una neonata, che unisce miracolosamente due adulti disillusi dalla vita. (Da Cannes, Luciano Barisone)
Obama a Dublino promette aiuto per la ripresa dell’Irlanda
◊ Gli Stati Uniti “faranno tutto quello che possono per aiutare” la ripresa economica irlandese. Lo ha detto il presidente americano Obama giunto stamane a Dublino, prima tappa del viaggio in Europa che lo porterà a Londra, nella cittadina francese di Deauville per il G8 e a Varsavia. A Dublino è stato ricevuto dal presidente irlandese Mary McAleese e ha poi incontrato il primo ministro irlandese, Enda Kenny con cui ha parlato di banche, deficit e del piano di salvataggio dell'Irlanda. Obama ha affermato che l'Irlanda sta compiendo progressi nello stabilizzare la situazione economica. E che gli Stati Uniti e l'Irlanda hanno un “legame di sangue” che va al di là degli interessi strategici e della politica estera, perchè ci sono milioni di irlandesi-americani negli Stati Uniti. L'amicizia fra Stati Uniti e Irlanda - ha aggiunto Obama - non potrebbe essere più forte. E ha poi sottolineato che il modello del processo di pace con l'Irlanda "ispira" perché rappresenta “la possibilità di pace di persone che in lotta da molto tempo sono in grado di rivedere le loro relazioni”. Obama inoltre ha espresso il proprio apprezzamento verso tutti coloro che hanno lavorato in modo incessante per la pace in Irlanda del Nord.
Obama sui negoziati per il Medio Oriente: soddisfatto Netanyahu
Dopo l’incontro nel weekend con il premier israeliano Netanyahu, il presidente americano Obama ha parlato davanti all'American Israel Public Affairs Committee (Aipac): ha ribadito l'impegno “incrollabile” degli Stati Uniti nella difesa della sicurezza d'Israele ed ha ripetuto che i negoziati sui confini tra israeliani e palestinesi dovrebbero essere basati sulle linee del 1967 con “scambi mutualmente concordati”. Il capo della Casa Bianca ha tenuto a sottolineare che, per definizione, israeliani e palestinesi negozieranno un confine che è diverso da quello esistente il 4 giugno 1967. E c’è da dire che il premier israeliano Benyamin Netanyahu, durissimo appena pochi giorni fa sulla proposta americana di ripartire dai confini del 1967, ha espresso oggi soddisfazione per l'intervento di Obama all’Aipac. Inoltre il presidente Usa ha dedicato gran parte del suo discorso a sottolineare l'impegno Usa nel proteggere la sicurezza di Israele.
I talebani smentiscono la morte del mullah Omar, guida spirituale afghana
Si rincorrono conferme e smentite sulla morte del mullah Omar, guida spirituale dei talebani afghani. Secondo fonti di stampa locali, l’uomo sarebbe stato ucciso due giorni fa in Pakistan mentre si trasferiva da Quetta verso il Waziristan settentrionale. Per ora non ci sono conferme ufficiali mentre i talebani smentiscono la notizia. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con l’analista di strategia militare Alessandro Politi
R. – Anche ammettendo che … sia stato ucciso, questo cambia poco perché in realtà c’è già un suo successore, che si chiama Mullah Abdul Kayum Sakir, che sta operando nel Baluchistan, quindi nella zona di Quetta, e che si sta facendo crescere proprio come leader di spicco. Con grande probabilità, questo sarebbe il suo successore per l’ala “militare” dei talebani. Per quello che riguarda le dinamiche afghane, dunque, la sua morte avrebbe un’importanza relativa; quello che alla fine conterà sarà la credibilità del governo Kharzai dal punto di vista – per esempio – della corruzione, che rappresenta un problema molto grave, e la capacità di fare la pace con una serie di famiglie pashtun che oggi sono ribelli.
D. – La morte di Osama Bin Laden, adesso la morte annunciata – tutta da verificare – del Mullah Omar sta cambiando in qualche modo la guerra al terrore?
R. – Non c’è più la guerra globale al terrore, perché l’amministrazione non è più quella repubblicana di George Walter Bush; c’è una lotta anti-terrorista che può assumere tanto forme militari quando si è, appunto, in zona di operazioni, quanto invece, più correntemente, forme di intelligence … Questo è un “cambiamento” che è iniziato da parte americana. Da parte dei terroristi, invece, è assolutamente chiaro che c’è un marchio globale, che può essere il Jihad, al Qaeda, ma in realtà ognuna delle formazioni regionali è sempre più chiamata a sbrigarsela da sola. Anche perché non c’è più – e questo lo dimostra benissimo la primavera araba – quella fascia di consenso, anche tacito, che prima poteva far pensare ad al Qaeda di cavalcare un’onda di consenso nel mondo islamico e arabo. Insomma, le stesse opinioni pubbliche hanno capito che il terrorismo è un vicolo cieco.
D. – Ma quindi, in sostanza, non c’è più quella rete, quel coordinamento tra le varie cellule di al Qaeda, come si diceva qualche anno fa?
R. – Che ci siano tentativi di dare un’ispirazione comune, qualche volta anche una direttiva comune, a queste varie realtà, molte delle quali sono auto-costruite e quindi in realtà non sono nemmeno passate per i campi di addestramento pakistani o afghani, è vero; ma dire che ci sia una vera e propria rete coerente e forte, direi che è esagerato. Quindi, è possibile che ci siano ancora attentati, anche per vendicare la morte di questi capi terroristici; però, sono attentati senza un futuro politico. (gf)
Sbaragliato il commando talebano che ha attaccato la base navale di Karachi
Il ministro dell'Interno pachistano Rehman Malik ha confermato che l'attacco dei talebani alla base navale di Karachi si è concluso oggi dopo 16 ore con l'uccisione di quasi tutti i membri del commando, “meno due che forse sono riusciti a fuggire”. In una conferenza stampa Malik ha anche detto che “un'accurata operazione degli uomini della sicurezza ha permesso di recuperare sani e salvi 17 stranieri”, 11 cinesi e 6 americani. Il ministro ha infine reso omaggio agli uomini della base, almeno 13, che sono rimasti uccisi negli scontri con gli insorti. L'azione è stata rivendicata dal principale gruppo talebano del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), che ha le basi in Waziristan e che ha promesso azioni di vendetta dopo l'uccisione di Bin
Laden il 2 maggio.
Nuove sanzioni Ue alla Siria colpiscono il presidente e 9 esponenti del regime
Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha deciso nuove sanzioni contro il governo siriano di Bashar el-Assad. Oltre al presidente, le sanzioni colpiscono nove esponenti del regime con il bando dei visti e il congelamento dei beni. I ministri degli Esteri dell’Unione hanno preso la decisione “alla luce della continua repressione contro la popolazione civile". Le misure saranno pubblicate domani nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, diventando così immediatamente effettive. Altre sanzioni erano state stabilite dall’Unione lo scorso 9 maggio.
Sanzioni europee anche per la Libia
I ministri degli Esteri della Ue hanno deciso di allungare la lista delle entità della Libia sotto sanzione, aggiungendo un esponente del regime e una compagnia aerea libica. La misura sarà pubblicata domani sulla Gazzetta ufficiale della Ue, diventando immediatamente operativa. Intanto il ministro degli Esteri russo Lavrov incontra oggi un rappresentante dell’opposizione libica, dopo gli incontri della scorsa settimana con gli inviati del governo di Tripoli e dell’Onu. Continua dunque a muoversi la diplomazia internazionale, dopo che ieri la responsabile della politica estera europea, Catherine Ashton, ha inaugurato un ufficio dell’Unione europea a Bengasi, roccaforte dei ribelli. Dopo i bombardamenti di ieri della Nato su Tripoli, continuano anche le operazioni militari, nelle quali la Francia potrebbe utilizzare per la prima volta anche elicotteri da combattimento, come riferisce il quotidiano Le Figaro. Secondo fonti diplomatiche francesi citate dall’agenzia Reuters, però, questa decisione, che riguarderebbe anche gli altri alleati, non sarebbe assolutamente un passo verso un intervento di truppe di terra.
In Tunisia si discute sull’ipotesi di rinviare le elezioni previste a luglio
In Tunisia i partiti sono divisi sull’ipotesi di rinviare le elezioni per l’Assemblea costituente dal 24 luglio al 16 ottobre. La proposta è stata formulata domenica da Kamel Jendoubi, presidente dell’Alta Istanza indipendente per le elezioni: il funzionario ha sottolineato come le difficoltà logistiche, economiche e amministrative siano troppe perché si possa rispettare la data stabilita dal governo provvisorio. Contrario si è detto il partito islamico Ennhadah, forte nei sondaggi, che ha criticato il mancato coinvolgimento delle forze politiche nella decisione. Positive, invece, le reazioni di altri tra gli oltre cinquanta partiti in lizza. Per questi, il rinvio permetterà di organizzarsi e di preparare meglio la campagna elettorale, dopo decenni di regime a partito unico.
Manifestazioni in diverse città del Marocco: la polizia disperde i partecipanti
In Marocco ieri sera la polizia ha disperso con la forza diverse manifestazioni del “Movimento 20 febbraio” per le riforme costituzionali. Nella capitale Rabat, a Casablanca e in altre città ci sono stati anche arresti tra i manifestanti, che di recente hanno iniziato a criticare esplicitamente la monarchia. Testimoni citati dall’agenzia Reuters riferiscono di feriti non solo tra la polizia ma anche tra i dimostranti: alcuni di questi ultimi sarebbero gravi. Secondo le autorità i cortei, non autorizzati, sono stati dispersi perché creavano disagi al traffico e alle attività commerciali. Ai manifestanti nella capitale è stato impedito di accamparsi davanti al Parlamento. Le proteste in Marocco continuano da mesi, ma non hanno raggiunto il livello di altri Paesi arabi. Una commissione insediata dal re Mohammed VI dovrebbe presentare una proposta di modifica alla Costituzione il mese prossimo.
L’Italia è sulla buona strada per risanare il debito, secondo Olli Rehn
La crescita economica italiana è relativamente solida e il Paese è sul sentiero prestabilito per rispettare gli obiettivi di deficit. A dirlo è il Commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn. Intanto l’agenzia Fitch fa sapere di non avere intenzione di cambiare né il rating sull'Italia né le prospettive sul merito di credito, che rimangono stabili. Lo riferisce David Riley, responsabile dei rating sovrani a livello globale.
Commemorazione a Palermo del XIX anniversario della strage di Capaci
Oggi Palermo commemora il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, vittime 19 anni fa dall’attentato di Capaci. Presenti, oltre ai familiari, esponenti del governo italiano, che hanno annunciato nuovi provvedimenti di contrasto alla mafia. Il servizio di Alessandra Zaffiro:
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due “eroi moderni”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso 19 anni fa nella strage di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, all’apertura della manifestazione della memoria nell’aula bunker dell’Ucciardone, alla quale stanno partecipando 2.500 studenti provenienti da tutta Italia e 50 da tutta l’Europa. Maria Falcone ha letto un passo del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che esprime un “commosso e grato omaggio a Giovanni e Francesca” e conferma l’impegno del Capo dello Stato “alla causa della lotta alla mafia”. Alla commemorazione hanno partecipato anche il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e della Giustizia Angelino Alfano, per il quale i collusi che siedono in Parlamento “se ne devono andare, anzi – ha detto - se i partiti hanno la forza di cacciarli è meglio”. Alfano ha inoltre annunciato che nel prossimo Consiglio dei Ministri porterà “il nuovo Codice antimafia”. Nel pomeriggio i ragazzi raggiungeranno l'Albero Falcone dove, alle 17.55, ora della strage, sarà osservato un minuto di silenzio. Alle 15,30 il ministro dell’Interno, Roberto Maroni firmerà in prefettura il Protocollo della legalità, finalizzato ad assicurare adeguati strumenti di prevenzione per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico imprenditoriale della Regione Sicilia. Per il ministro dell’Interno, il nuovo Codice antimafia “è una riforma epocale. Uno strumento importante nelle mani dei magistrati per rendere più efficace il contrasto alla mafia”.
In Missouri il tornado uccide 89 persone
È salito a 89 morti il bilancio del tornado che ha colpito la città di Joplin, in Missouri. Lo annuncia il manager della città, Mark Rohr, citato dalla Cnn.
Diminuisce l’attività del vulcano islandese Grimsvotn ma preoccupano le ceneri
La nube di polveri emessa dal vulcano islandese Grimsvotn dovrebbe toccare alle 24 di oggi il nord ovest della Gran Bretagna, in particolare la Scozia e l'ovest dell'Irlanda. Lo comunica Mike Burton, vulcanologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. "L'attività del vulcano è in forte diminuzione – ha spiegato Burton - ma le polveri possono comunque costituire un problema, dato che si presumono diluite solo dopo una settimana dalla loro emissione". Venerdì prossimo il vento potrebbe portare le ceneri sul nord della Germania, la Danimarca e l'Olanda.
Cina, scoppio in una miniera del Sichuan: 6 morti e 27 feriti
Sei lavoratori sono morti e 27 feriti nello scoppio in una miniera nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Erano 192 i minatori al lavoro nella miniera di carbone Xinsheng, di proprietà della Sichuan Hongxin mining, nella città di Zigong, nella contea di Xinsheng, quando si è registrata l'esplosione. Mentre 186 minatori sono riusciti a scappare, sei erano rimasti intrappolati. Nonostante i soccorritori abbiano lavorato tutta la notte, non è stato possibile salvare la loro vita e i corpi sono stati recuperati poco fa. La polizia ha aperto un'inchiesta sulle cause dell'incidente, che comunque viene attribuito ad una fuga di gas. Alcuni dei 27 feriti ricoverati nell'ospedale di Zigong sono in gravi condizioni e si teme per la loro vita.
Salite a tre le vittime nella fabbrica cinese Foxconn a Chengdu
È salito a tre il bilancio delle vittime dell'esplosione che venerdì ha interessato la fabbrica della Foxconn a Chengdu, dove si producono parti per l'Ipod, Ipad e Iphone. Lo scrive la stampa cinese. Mentre non sono ancora chiare le cause dell'esplosione né è nota l'identità delle vittime, i familiari dei lavoratori della fabbrica della Foxconn lamentano di non essere aiutati nè ascoltati dall'azienda, che non ha fornito neanche a loro l'elenco delle vittime e dei feriti.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 143