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Sommario del 20/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Domani Benedetto XVI in collegamento con la Stazione spaziale internazionale
  • Benedetto XVI e le meraviglie del cosmo: oltre le stelle, c’è l’amore di Dio
  • Udienze e nomine
  • Cristiani e musulmani: il rispetto delle differenze, fondamentale per il dialogo
  • Dichiarazione di padre Lombardi a proposito della delegazione della Commissione europea alla Beatificazione di Papa Wojtyla
  • Oggi in Primo Piano

  • Obama sul Medio Oriente: Israele torni ai confini del 1967, gelo di Netanyahu e Hamas
  • Celam. L'arcivescovo di Santiago: chiamati ad essere entusiasti missionari di Cristo
  • Il Meeting di Rimini presentato al Palazzo di Vetro di New York
  • A Carlo Casini il premio “Una vita per la vita” del Regina Apostolorum
  • Tutte le encicliche di Giovanni Paolo II raccolte nel libro "Splendor Veritatis"
  • Chiesa e Società

  • India: ancora impuniti molti autori dei pogrom del 2008 in Orissa
  • Pakistan: nuovi casi di violenza anticristiana
  • Egitto: tensioni tra copti e fondamentalisti musulmani per la riapertura di una chiesa
  • Nord Sudan: crescono i timori per la minoranza cristiana
  • Libia: l’Unicef chiede fondi per arginare l’emergenza umanitaria
  • Bangladesh: si cercano volontari per aiutare i bambini di strada
  • Cina: Settimana Culturale dedicata alla Madonna
  • Repubblica Ceca: imminenti negoziati sulle proprietà della Chiesa confiscate dal regime comunista
  • Iniziate alla Corte Suprema canadese le audizioni sul controverso corso di Etica e Cultura religiosa
  • Filippine: campione di pugilato con la Chiesa contro la legge per il controllo delle nascite
  • Argentina: Giornata della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo
  • Evangelizzazione e dialogo interreligioso, priorità dei Gesuiti europei
  • Verso la chiusura la residenza dei Gesuiti a Firenze
  • Gmg 2011: a Madrid anche una fiera vocazionale con 80 stand da tutto il mondo
  • "Identità digitali": i giovani in cerca di spazi di dialogo
  • “Race for the Cure” ai blocchi di partenza
  • Sant'Eugenio de Mazenod: celebrazioni a 150 anni dalla morte
  • Slovacchia: concorso per scegliere il logo per l'Anno Santo di Cirillo e Metodio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia. La Nato affonda 8 navi. Gheddafi riappare in tv
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domani Benedetto XVI in collegamento con la Stazione spaziale internazionale

    ◊   Domani Benedetto XVI si collegherà con la Stazione spaziale internazionale in occasione dell’ultima missione dello Shuttle Endeavour. Il collegamento via satellite avverrà a partire dalle 13.11 e sarà trasmesso in diretta televisiva, grazie alla Nasa e all’Agenzia Spaziale Europea, ed in streaming nel sito Internet della Radio Vaticana (www.radiovaticana.va) e del Centro Televisivo Vaticano. Il Papa si rivolgerà agli astronauti presenti nella Stazione spaziale, tra cui i due italiani Paolo Nespoli e Roberto Vittori, che ha portato con sé la medaglia d’argento, dono di Benedetto XVI. Ascoltiamo l’ingegnere Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – La medaglia d’argento con la creazione dell’uomo di Michelangelo viaggerà per sedici giorni sulla Stazione spaziale e poi verrà riportata al Papa perché la conservi come un ricordo anche di questa storica trasmissione, che speriamo veramente allarghi i cuori dei nostri astronauti, e di questo colloquio del Papa con almeno nove dei dodici astronauti: tre, purtroppo, dovranno rimanere al lavoro per gestire la Stazione spaziale, ma gli altri nove si collegheranno con il Papa.

    D. – Benedetto XVI avrà dunque un collegamento satellitare audio-video con la Stazione spaziale…

    R. – La Stazione spaziale è ad un’altezza di circa 400 km sopra la Terra, quindi percorre un’orbita intorno alla Terra in circa 90 minuti. Il collegamento con la Stazione spaziale avviene tramite dei satelliti di rilancio dati, il Tdrss americano, un satellite in orbita geostazionaria che si collega con la Stazione spaziale mentre questa viaggia nel cielo e poi il segnale rinviato a terra viene portato fino in Vaticano. Quindi, in Vaticano ci sarà la possibilità di vedere gli astronauti, di vedere le loro azioni in assenza di gravità e di essere poi ascoltati da parte degli astronauti. Quindi, il messaggio che il Papa manderà verrà ricevuto dagli astronauti stessi che si riuniranno appunto per ascoltarlo. Il collegamento, quindi, sarà un collegamento audio e video e consentirà poi una sua diffusione sulla rete della Nasa in maniera che questo collegamento sia noto a livello mondiale. Esiste un collegamento che si chiama Nasa-tv che trasmette in tempo reale tutte le immagini della Stazione spaziale e che chiunque sia interessato alla Stazione spaziale può ricevere via internet. Quindi questo messaggio raggiungerà non solo gli astronauti ma tutti coloro che hanno amore per lo spazio e che sono interessati all’avventura dell’uomo nello spazio.

    D. – Quanto durerà all’incirca questo collegamento?

    R. – Pensiamo di farlo durare 20 minuti: quindi, ci saranno sicuramente messaggi che gli astronauti vorranno affidare al Santo Padre; c’è il tempo che il Santo Padre utilizzerà, probabilmente, per informarsi, per dare, speriamo!, la sua benedizione agli astronauti e magari per piccole domande e risposte tra gli astronauti e il Santo Padre.

    D. – Quindi è prevista anche una sorta di dialogo?

    R. – Per quello che riguarda l’evoluzione del suo messaggio, è tutto nelle mani del Santo Padre: come vorrà veicolarlo e che tipo di colloquio intenderà instaurare, sapendo che dall’altra parte abbiamo persone che viaggiano intorno alla Terra, la vedono dall’esterno, vedono l’assenza di confini, vedono quello che l’uomo provoca sulla Terra e vedono tutti i fenomeni naturali. Per cui, forse per questi aspetti sono più vicini di noi ad una visione “cosmica” della Terra, oltre che per quelli religiosi come noi, ad una visione religiosa dell’evento stesso.

    D. – Da Giovanni XXIII in poi, i Pontefici si sono sempre interessati alle missioni spaziali. Per lei, come presidente dell’Agenzia spaziale italiana, che significato assume questo collegamento di Benedetto XVI con la Stazione spaziale internazionale, in cui si trovano anche due astronauti italiani?

    R. – Per me, personalmente, ha un significato enorme perché io sono credente e quindi avere la possibilità di questo collegamento con due italiani, in questo momento storico è una cosa che mi emoziona moltissimo. Io seguirò il collegamento e spero di riceverne un messaggio positivo anche per il prosieguo delle nostre attività. Da un punto di vista tecnico, devo dire che è importante anche che avvenga in questo momento, perché vi è uno strumento che è stato sviluppato da 600 scienziati nel mondo e che è l'Alpha Magnetic Spectrometer, che va a vedere la presenza di antimateria nell’Universo, a studiarne la composizione e l’origine. Quindi, si tratta di un collegamento proprio nel momento in cui si monta uno strumento – uno strumento enorme, grande come una stanza e che pesa più di otto tonnellate – che consentirà di comprendere meglio l’origine dell’Universo, è un collegamento che in qualche modo unisce gli aspetti tecnologici con gli aspetti religiosi. Quindi, sicuramente è foriero di tutta una serie di interessanti evoluzioni per il futuro. (gf)

    L’Alpha Magnetic Spectrometer, portato sulla Stazione Spaziale Internazionale dallo Shuttle Endeavour, alla sua ultima missione, è entrato in funzione ieri: si tratta di uno strumento straordinario creato da un equipe internazionale coordinata dal Dipartimento dell'Energia statunitense. L’Italia ha contribuito per il 25% al progetto attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Sul funzionamento del rivelatore, in grado di cercare nel cosmo l'antimateria e la materia oscura, sentiamo Roberto Battiston, astrofisico dell’Università di Perugia, responsabile scientifico italiano per il cacciatore di antimateria Ams. L’intervista è di Fabio Colagrande:

    R. – Raccoglierà i dati ad un ritmo fenomenale: sarà cento, mille volte più rapido di qualsiasi esperimento della stessa categoria che abbia mai operato nello spazio. Le particelle arriveranno ad un ritmo di migliaia e migliaia al secondo, senza sosta, giorno e notte, per i prossimi 20 anni. Il nostro obiettivo – ne abbiamo parecchi di obiettivi scientifici, ma quello più affascinante, che maggiormente cattura l’immaginario pubblico - è cercare, in questi miliardi e miliardi di particelle, quelle che rappresentano le nuove forme di materia, che sono accertate dalle teorie ma non riproducibili in laboratori. E’ come se noi, sopra Roma, avessimo un grandissimo acquazzone e, una volta ogni dieci miliardi di gocce, ne cadesse una rossa e io sapessi coglierla al volo, identificarla ed evidenziare, con questo, un fenomeno diverso dagli altri. Questo è ciò che Ams farà nei prossimi anni, aspettando queste particelle rarissime ma importantissime.

    D. – Come mai l’attesa per i risultati di questo esperimento legato all’Ams è così grande in tutto il mondo?

    R. – Sappiamo che per ogni particella esiste la sua anti-particella, ma dobbiamo anche ammettere che non capiamo come mai il mondo a noi vicino è fatto solamente di materia. All’inizio dei tempi il Big Bang ha formato una parte di materia ed una corrispondente parte simmetrica di antimateria. Che fine abbia fatto quest’antimateria non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che tutti i nuclei di cui siamo fatti – il carbonio, l’ossigeno ed anche l’elio – vengono dalla fusione all’interno delle stelle. Il Big Bang non ha costruito il ferro, non ha creato il carbonio e l’ossigeno. Ha creato perlopiù idrogeno, che poi, nelle prime stelle primordiali ha via via creato, per fusione, come il nostro Sole, i nuclei più pesanti fino al carbonio, all’ossigeno, fino a quello di cui siamo fatti noi oggi. Ora, se trovassimo degli ampi nuclei di ossigeno e di carbonio cosa vorrebbe dire? Basta vederne uno e si ha la dimostrazione che, da qualche parte nell’universo, esistono delle anti-stelle, degli anti-pianeti, delle quantità enormi di antimateria e ristabiliremmo quella simmetria che a livello microscopico osserviamo quotidianamente al Cern o a Frascati o nei grandi generatori di particelle, ma che a livello di universo sembra sparita.

    D. – Da queste ricerche, quindi, quali importanti risultati potrebbero trarsi?

    R. – I risultati sono principalmente di carattere scientifico. Noi siamo letteralmente immersi e attraversati - anche nella stanza in cui lei si trova - da particelle di materia oscura che sappiamo esistere ma non sappiamo come siano fatte e che cerchiamo di rilevare in tutti i modi possibili, ad esempio, con esperimenti nel grande laboratorio del Gran Sasso – creato da Antonino Zichichi -, nello spazio, al Cern di Ginevra. In condizioni diverse, cerchiamo di capire di cosa è fatta questa materia oscura che, ricordiamo, è sei volte più abbondante della materia di cui siamo fatti. Noi, quindi, siamo costituiti da una materia minoritaria. Se riuscissimo a capire, con Ams, da alcuni segnali che ci aspettiamo dallo spazio, di cosa è fatta la materia oscura, avremmo fatto un passo avanti gigantesco. Naturalmente questi sono gli obiettivi scientifici che hanno motivato la collaborazione internazionale di 600 persone, ma ci sono tantissime applicazioni e ricadute. Pensiamo solamente a tutte le applicazioni nell’utilizzo dei campi magnetici nello spazio oppure dell’elettronica che resiste alla radiazione all’esterno dell’atmosfera, o a cose più futuristiche e avveniristiche: stiamo studiando la possibilità di creare degli scambi magnetici per proteggere gli astronauti dalle particelle cosmiche – le stesse che studiamo con Ams – per permettere loro di poter stare a lungo nello spazio. E’ un problema attualmente irrisolto ma che dev’essere risolto se vogliamo veramente andare su Marte o sulla Luna. (vv)

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    Benedetto XVI e le meraviglie del cosmo: oltre le stelle, c’è l’amore di Dio

    ◊   Alla vigilia del collegamento audio-video del Papa con la Stazione spaziale internazionale, riproponiamo alcuni pensieri di Benedetto XVI sulla bellezza del Cosmo. In ogni suo intervento, il Pontefice ci rammenta che il Cielo non è lontano da noi, perché è creato dall’amore di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (Musica)

    Benedetto XVI guarda con gioia e stupore al cielo, perché oltre le stelle vede l’amore di Dio. E’ il Papa stesso a confidarlo più volte come quando nella Messa per la Solennità dell’Epifania del 2009, cita la Divina Commedia di Dante per sottolineare che Dio è “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Questo, è la riflessione del Papa, “significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”. Un pensiero che il Papa ha ripreso anche quest’anno alla Veglia Pasquale:

    "Se l’uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina". (Veglia di Pasqua, 23 aprile 2011)

    “E siccome è Ragione – ha aggiunto – essa ha creato la libertà”. Il cielo e la terra, ribadisce il Papa non sono inseparabili, ma piuttosto sono uniti grazie a Cristo. E proprio nell’Ascensione di Cristo al cielo, rassicura il Papa, “l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell’intimità di Dio; l’uomo trova ormai per sempre spazio in Dio”:

    “Il ‘cielo’ non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti”. (Messa a Cassino, 24 maggio 2009)

    “L’essere dell’uomo in Dio – soggiunge – questo è il cielo. E noi ci avviciniamo al cielo, anzi, entriamo nel cielo, nella misura in cui ci avviciniamo a Gesù ed entriamo in comunione con Lui”. Ecco perché esplorare le meraviglie del cosmo, è anche un modo di ringraziare il Creatore per la bellezza del Creato. Parole, particolarmente significative, giacché Benedetto XVI le pronuncia all’inizio dell’Anno internazionale dell’Astronomia:

    “Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, 'narrano la gloria di Dio', anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore”. (Angelus, 21 dicembre 2008)

    E citando le toccanti parole scritte in un gulag sovietico da padre Pavel Florenskij, ci invita a guardare il cielo, perché lì già su questa terra possiamo pregustare la vita divina:

    “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, … intrattenetevi … col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”. (Regina Caeli, 16 maggio 2010)

    (Musica)

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina l’ambasciatore di Irlanda, Noel Fahey, in visita di congedo; alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell’India, in visita "ad Limina"; questo pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Cristiani e musulmani: il rispetto delle differenze, fondamentale per il dialogo

    ◊   “Valori umani e religiosi condivisi da cristiani e musulmani per un’educazione in comune”. Questo il tema del secondo incontro tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e il Reale Istituto per gli Studi interreligiosi con sede ad Amman in Giordania. L’incontro, che si è tenuto a Roma il 18 e il 19 maggio, è stato presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio e dal prof. Kamel Abu Jaber, direttore del Royal Institute. Diversi i partecipanti, tra cui il prof. Calogero Caltagirone e il dott. Hanan Ibrahim che sono intervenuti sul tema ‘Valori umani educativi’; padre Cesare Bissoli, sul tema ‘Valori educativi religiosi’; padre Christophe Roucou e il prof. Saoud El-Mawla sul tema ‘Per una comune azione educativa nel campo dei valori umani e religiosi condivisi’. A conclusione dell’incontro è stato reso noto oggi un comunicato in cui si legge che i partecipanti hanno sottolineato che: cristiani e musulmani condividono valori umani basilari come la sacralità della vita, la dignità dell’uomo e gli inalienabili diritti umani che ne discendono. Per quanto riguarda i valori religiosi - si afferma - ci sono alcuni aspetti comuni tra cristiani e musulmani e altri specifici di ogni comunità. E’ importante chiarire gli elementi in comune e le differenze e il rispetto per le differenze è basilare per il dialogo. L’educazione, in particolare religiosa - rileva il comunicato - non dovrebbe formare identità in antagonismo o in conflitto ma al contrario dovrebbe aiutare i giovani ad essere bene ancorati nelle loro identità religiose e a formare identità aperte al dialogo con altre identità. Uno spazio privilegiato di educazione comune - si aggiunge - è rappresentato da scuole, istituzioni, università, private e pubbliche, dove cristiani e musulmani, bambini e giovani, studino insieme. Le due parti hanno infine espresso la convinzione che un’esperienza del genere deve essere conservata e arricchita anche perché offre l’occasione per amicizie forti e durature e hanno annunciato un prossimo incontro entro i prossimi due anni. (A cura di Fausta Speranza)

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    Dichiarazione di padre Lombardi a proposito della delegazione della Commissione europea alla Beatificazione di Papa Wojtyla

    ◊   Padre Federico Lombardi ha risposto, stamani, ad alcuni giornalisti a proposito di quanto scritto oggi in un articolo di un quotidiano italiano sulla delegazione della Commissione europea alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per la precisione, ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, “si fa osservare che al termine della celebrazione sono stati introdotti a salutare il Papa solo i capi di Stato e di governo, e che era stato comunicato previamente alla delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede che sarebbe stato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, a salutare il Papa in rappresentanza delle istituzioni dell’Unione Europea”. Egli, infatti, ha ricordato padre Lombardi, “presiede il Consiglio Europeo, che a sua volta è composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’Unione, e che assicura, al suo livello e in tale veste, la rappresentanza dell’Unione in politica estera, fatte salve le competenze dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri”. In occasione della Beatificazione, ha quindi spiegato padre Lombardi, “il presidente Van Rompuy si trovava in posizione simile a quella di numerosi primi ministri e capi di governo. Non vi è quindi alcun motivo per parlare di minore stima e apprezzamento per le istituzioni europee da parte della Santa Sede, anzi il saluto del Papa al presidente Van Rompuy ha proprio inteso manifestare tale l’apprezzamento”. Anche la partecipazione alla Beatificazione del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e del presidente del Parlamento, Jerzy Buzek, ha concluso padre Lombardi, “sono state naturalmente vivamente apprezzate, anche se per la uniformità delle procedure di protocollo queste due personalità non hanno potuto purtroppo salutare il Papa personalmente in tale occasione”.

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    Oggi in Primo Piano



    Obama sul Medio Oriente: Israele torni ai confini del 1967, gelo di Netanyahu e Hamas

    ◊   C’è attesa negli Stati Uniti per il faccia a faccia tra il presidente Obama e il premier israeliano Netanyahu. L’incontro arriva all’indomani del discorso sul rilancio del processo di pace in Medio Oriente pronunciato ieri dal Capo della Casa Bianca, che ha anche annunciato un piano di sostegno economico in favore dei Paesi rivoluzionari del Nord Africa. In queste ore si moltiplicano le reazioni da parte di molte cancellerie. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Le parole di Obama fissano i paletti della politica estera americana e fanno discutere. Il suo piano prevede sostegno finanziario a favore delle economie e delle democrazie dei Paesi ‘rivoluzionari’ del Nord-Africa, a cominciare da Egitto e Tunisia. Previsto il coinvolgimento del prossimo G8 e dell’Europa, un fondo di investimento, partnership commerciali, prestiti per un miliardo di dollari al Cairo che beneficerà anche della cancellazione del debito per un altro miliardo di dollari. Obama ha previsto che altri leader lasceranno il potere nell’area. Una previsione “delirante”, ha risposto il regime libico. La Siria ritiene invece “arrogante” l’invito di porre fine alla repressione e di aprire le porte alla democrazia. Ma è il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi ad occupare un posto preminente. Per Obama, l’unica soluzione è quella di due popoli-due Stati, che però dovranno vivere entro i confini del 1967. Questo per Israele significa abbandonare la Cisgiordania. Netanyahu, pur apprezzando lo sforzo per la pace, arriva alla Casa Bianca con una netta bocciatura della proposta. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha convocato una riunione d’urgenza, ma ha lamentato lo scarso peso dato alla questione degli insediamenti. I fondamentalisti di Hamas, invece, hanno rifiutato il riconoscimento dello Stato israeliano prendendo nuovamente le distanze dalla politica di Obama. Di opinione diversa molti Paesi europei, come Germania, Gran Bretagna e Italia, che hanno espresso pieno appoggio alla linea dell’amministrazione americana.

    Obama è stato il primo presidente americano a proporre esplicitamente ad Israele un ritiro entro i confini del 1967. Il premier dello Stato ebraico, Netanyahu, ha rifiutato l’ipotesi richiamando una lettera con rassicurazioni a riguardo inviata dall’amministrazione Bush al suo Paese nel 2004. Sui possibili esiti dell’incontro odierno tra Obama e Netanyahu, Eugenio Bonanata ha intervistato Marcella Emiliani, docente di storia e istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì:

    R. - Obama auspica un ritorno ai confini del ’67, però, ci potranno essere compensazioni territoriali. Cosa voglia dire compensazioni territoriali in questo contesto estremamente vago è altrettanto vago, però è vero che è stato infranto un tabù e quindi Netanyahu si batterà come un leone per difendere la presenza israeliana in Cisgiordania e in generale nei Territori.

    D. – E’ stata tiepida la reazione dell’Autorità nazionale palestinese che però minaccia di ricorrere all’Onu per il riconoscimento del suo Stato?

    R. – E’ chiaro, Obama non gradisce questa via perché a quel punto la tensione tra Israele e Stati Uniti salirebbe alle stelle e gli Stati Uniti avrebbero l’unica via d’uscita o di approvare lo Stato palestinese o di porre il veto in seno al Consiglio di sicurezza. E’ stata una sorta di messaggio tra le righe quello che ha mandato Obama ad Abu Mazen, come a dirgli: "Prima di arrivare a una mossa così eclatante in seno alle Nazioni Unite, per favore, risiediti al tavolo delle trattative e io mi impegno allora, in questo caso, a sostenerti".

    D. - Quali sono le sue aspettative in merito a questo faccia a faccia odierno tra Obama e Netanyahu?

    R. - Sarà un faccia a faccia molto teso, questo è evidente. Gli stati Uniti hanno degli strumenti per premere su Israele che sono i miliardi che gli versano ogni anno per sostenere il suo budget. Quindi, diciamo che bisognerebbe che sia da parte israeliana sia da parte palestinese prevalesse il buon senso. I palestinesi hanno dimostrato la loro buona volontà, cioè Hamas e Al Fatah hanno perlomeno sulla carta, per ora, manifestato l’intenzione di tornare ad unirsi. Quindi, Netanyhau non può più opporre agli Stati Uniti la ragione che ha opposto in questi ultimi anni, ovvero: "Io con chi tratto anche volendo trattare?" I palestinesi sono divisi… Ecco i palestinesi non sono più divisi. L’unica arma che gli rimane per smontare tutto questo è dire che comunque con i palestinesi che comprendono Hamas, essendo Hamas una formazione terroristica, Israele non è disposta a trattare. Qui dovrebbe esserci l’intervento americano e verificare anche molto di quello che è stato l’atteggiamento americano nei confronti della componente Hamas e vedere, andare a verificare quanto e come oggi si possa trattare alla stregua in cui si tratta al Qaeda. (bf)

    La presa di posizione di Obama sul Medio Oriente deve anche fare i conti con la politica interna americana, dove già si comincia a sentire il peso delle prossime presidenziali in programma nel 2012. Eugenio Bonanata ha discusso delle ricadute su questo fronte con Nico Perrone, docente di Storia degli Stati Uniti all’Università di Bari:

    R. - Obama all’interno del suo Paese non è nella migliore condizione, non è più forte come all’indomani delle elezioni. Obama deve cercare di prepararsi a una nuova elezione in grandi difficoltà. Lui è abilissimo nel fare le campagne elettorali, questo lo abbiamo visto e lo sappiamo, ma non basta perché non basta saper fare buoni discorsi. Su questo è imbattibile, ma bisogna saper dare a questi discorsi dei contenuti e dare contenuti a quello che dice nella situazione logorata di oggi rischia di urtare fortemente Israele e di non piacere ai palestinesi. Ce la farà? Rimane un punto interrogativo. Siccome l’uomo politicamente è molto abile dovrà cercare molto probabilmente di accomodare ancora il tiro.

    D. - In particolare è il rapporto fra Stati Uniti e Israele che sembra vacillare sempre di più…

    R. - Ha già cominciato a vacillare perché Israele contava tradizionalmente su un appoggio americano incondizionato e l’appoggio americano oggi è invece condizionato e questo non piace a Israele. Ma Israele conta non soltanto a livello internazionale, conta anche a livello interno per gli Stati Uniti perché ha una capacità di influenza, un peso sulla politica americana di cui Obama non può non tenere conto. (bf)

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    Celam. L'arcivescovo di Santiago: chiamati ad essere entusiasti missionari di Cristo

    ◊   La 33.ma Assemblea generale del Consiglio episcopale latino americano (Celam), che si chiuderà domani a Montevideo, in Uruguay, si è rivelata un’esperienza di profonda comunione legata alla specificità dell’identità missionaria, quella di essere discepoli di Gesù Cristo. Essere discepoli in una Chiesa che vuole essere al servizio dei popoli del Continente, specialmente dei più poveri e dei più bisognosi. E’ quanto sottolinea, al microfono di Alina Tufani, l’arcivescovo di Santiago del Cile, mons. Ricardo Ezzati Andrello:

    R. – L’esperienza di comunione, di collaborazione, di guardare insieme i problemi, l’esperienza di trovare e di cercare anche le soluzioni ai problemi dell’evangelizzazione della vita della Chiesa e anche della vita sociale dei nostri popoli, viene rinvigorita da questa esperienza di comunione che il Celam fa sua ed è obiettivo fondamentale dell’istituzione di questo Consiglio.

    D. - Il lavoro che sta realizzando la Chiesa latinoamericana e anche il Celam è molto incentrato sulla missione continentale, il mandato della Conferenza di Aparecida. Come potrebbe essere di aiuto questa esperienza missionaria - anche se forse si tratta dei primi passi - alla Chiesa dell’Europa, molto in crisi in questo momento?

    D. – La missione continentale sottolinea fondamentalmente che essere discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché il nostro popolo abbia vita abbondante, è il compito di tutti, non è un compito di alcuni e non è un compito neppure uniforme. C’è comunione, c’è profondità di unità, ma ci sono anche doni specifici che devono essere messi al servizio della missione continentale, della missione permanente, a partire dalla propria responsabilità di cristiano e dal dono che si è ricevuto. Allora in questo momento per esempio in Cile stiamo vivendo la terza tappa della missione cercando di costruire quello che abbiamo chiamato la “mensa di tutti”, dove ci sia posto per tutti: non è un dialogo solamente di noi vescovi o dei preti ma è un dialogo portato avanti nell’ambito della cultura universitaria, nel mondo del lavoro da cristiani che vivono la fede nel loro ambiente, da politici che vivono la loro fede. E’ una responsabilità che diventa corresponsabilità, che ci fa sentire che l’America Latina di oggi e di domani sarà un’America Latina più cristiana se tutti impariamo meglio ad essere discepoli di Gesù Cristo, più entusiasti missionari di Gesù Cristo e se lo facciamo insieme come comunità. (bf)

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    Il Meeting di Rimini presentato al Palazzo di Vetro di New York

    ◊   Ieri, per la prima volta nella sua storia, il Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli è stato presentato al Palazzo di Vetro di New York. L’evento, organizzato in collaborazione con la Rappresentanza Permanente dell’Italia, conferma la natura e gli obiettivi del Meeting come dichiara nell’intervista Luca Collodi il vicedirettore Marco Auligi:

    R. – La presentazione quest’anno all’Onu, al Palazzo di Vetro, è come se rappresentasse non un epilogo ma un’ulteriore conferma che le radici con cui questo evento è nato 32 anni fa erano quelle di un’apertura totale al mondo. Una conferma, che tra l’altro, viene dopo una serie di appuntamenti internazionali, partendo fondamentalmente dal 2009, da questa presentazione ufficiale che facemmo all’Unesco, per arrivare sicuramente a fine ottobre del 2010 al Meeting al Cairo insieme ai nostri amici egiziani: una nuova avventura, una nuova realtà, che per la prima volta si è presentata nella capitale egiziana e a cui in maniera inspiegabile, ma forse non del tutto slegata, è seguita qualche mese dopo la rivoluzione di Piazza Tahrir.

    D. – Il Meeting, lei lo ha ricordato, l’anno scorso era al Cairo. Voi avete fatto una due giorni, avete incontrato persone, ma avete avuto anche il sentore di quello che poi di lì a poco sarebbe successo?

    R. – Il Meeting del Cairo è nato sostanzialmente da un’amicizia con alcuni amici egiziani che frequentavano il meeting di Rimini già da anni, in particolare il professor Farouk. Il professor Farouk il primo anno che venne al Meeting di Rimini disse: “Questa è una cosa straordinaria. Vorrei che succedesse anche tra la mia gente”. Questa frase sembrava una boutade nel 2006, poi è diventata qualcosa di assolutamente reale. Quasi 2000 persone la prima sera nella Central Hall della Cairo University, tutte le televisioni egiziane che cercavano di capire cos’era questo fenomeno per cui c’erano 200 volontari musulmani che collaboravano con una trentina di volontari cristiani per quest’evento assolutamente gratuito e nato in maniera imprevista e imprevedibile per loro. Al termine di questo evento molti dei volontari che avevano partecipato, anche molti di quelli che erano venuti semplicemente come pubblico, gli amici e gli organizzatori hanno detto al professor Farouk: “Noi non possiamo più tornare a vivere come prima. Questa cosa ci ha cambiato la vita”. Quindi, alla sua domanda io rispondo che sì, secondo me c’era già qualcosa nell’aria fin da allora. (bf)

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    A Carlo Casini il premio “Una vita per la vita” del Regina Apostolorum

    ◊   “Una vita per la vita” è il premio consegnato ieri, dalla Pontificia Università “Regina Apostolorum” di Roma, al parlamentare europeo Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano. Il premio, istituito nel 2009 dalla facoltà di Bioetica dell’ateneo, viene conferito ogni anno a persone o istituzioni che hanno contribuito, in diversi ambiti, a valorizzare, amare e rispettare il dono della vita. Al microfono di Salvatore Cernuzio, l’on. Carlo Casini racconta con quali sentimenti ha ricevuto questo riconoscimento:

    R. – L’ho accettato di buon grado perché lo considero consegnato al Movimento per la Vita che io rappresento. E il Movimento per la Vita non è un’associazione con confini precisi: è un’idea aggregante, unificante – Giovanni Paolo II parlava di “popolo della vita” – e il Movimento, come struttura, ha questa ambizione: di essere un po’ il motorino di avviamento di un motore molto più grande che è il popolo della vita. Quindi, ho accettato proprio perché è un riconoscimento in continuità con quello che Giovanni Paolo II ci ha detto tante volte: “Continuate ad essere una forza di rinnovamento nella società”.

    D. – Partendo dal titolo di questo premio che è “Una vita per la vita”, lei veramente ha speso la sua vita per tutelare questo bene prezioso: un bilancio delle sfide affrontate, delle battaglie ma anche dei traguardi raggiunti…

    R. – Direi che il primo risultato, il primo obiettivo è quello di salvare la vita. Ci sono associazioni che si battono per la vita dei bambini del Terzo Mondo, degli anziani, dei malati e fanno benissimo: li sentiamo vicini. Ma noi abbiamo sentito affidati a noi soprattutto i bambini non ancora nati. Affidati a noi insieme alle loro madri che a volte compiono gesti terribili sotto la pressione dell’ambiente, della società… Allora, poter dire che in Italia ci sono 130 mila persone che sono nate grazie al nostro intervento, è il primo risultato. Oggi, sotto questo profilo, c’è tanto da fare: basti pensare a questa legge ingiusta sull’aborto. Qualche passo l’abbiamo fatto. E’ difficile illustrarlo in poche parole, però per lo meno il capitolo non è chiuso, e credo che questo sia anche uno dei nostri meriti.

    D. – Qual è la situazione attuale, sia da parte della politica, della società ma anche della cultura riguardo a questo tema della vita che è diventata la prima sfida, come ha detto anche Giovanni Paolo II?

    R. – Le ultime parole di Giovanni Paolo II sono state proprio queste: “Io vedo di fronte a me tre grandi sfide: quella del pane, quella della pace, quella della vita. Ma la prima sfida è quella della vita”. Il cammino da fare è molto lungo, ma Giovanni Paolo II ci ha detto fin dall’inizio del suo Pontificato: “Abbiate coraggio!”, non rassegnatevi mai. E io penso che alla fine, questa battaglia sarà vinta. Apparentemente, siamo assediati da un avversario tenace che non ci vuole ascoltare, che ha eretto un muro. Però, io sono convinto che nel cuore e nella mente di tutti, come uomini, c’è un’inquietudine che noi dobbiamo risvegliare. In fondo, è proprio il tempo moderno che proclama i diritti dell’uomo e il primo diritto è quello alla vita. Quindi, io credo che se noi insistiamo sempre, tutti i giorni, tutti gli anni su questo tema, alla fine si aprirà una breccia nel muro e poi, piano piano, si sgretolerà tutto il muro. (gf)

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    Tutte le encicliche di Giovanni Paolo II raccolte nel libro "Splendor Veritatis"

    ◊   Il pensiero teologico e sociale di Giovanni Paolo II attraverso la raccolta della sue encicliche. E’ il contenuto del libro “Splendor Veritatis”, edito da Treves e presentato ieri a Roma. L’introduzione all’opera, suddivisa in tre volumi con testo latino a fronte, è firmata da Papa Benedetto XVI, mentre a completamento del testo vi è un ricordo biografico del cardinale Dziwisz, arcivescovo di Cracovia. Il servizio di Michele Raviart:

    Cristo è la via centrale della Chiesa e aiuta l’uomo a capire se stesso e a recuperare i suoi valori. Una linea guida per un pontificato lungo ventisei anni e sottesa in tutte le quattordici encicliche del Beato Giovanni Paolo II, raccolte in questo volume. Un percorso iniziato con la “Redemptor Hominis” del 1979, come ci spiega il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito per la Congregazione dei Vescovi:

    “Quattordici encicliche, che cominciano con la 'Redemptor Hominis', che inizia come uno squillo di tromba: Gesù Cristo redentore dell’uomo, Gesù Cristo centro della storia e del cosmo. Papa Giovanni Paolo II da un lato era un mistico, ma dall’altro era molto vicino alle persone e profondamente inserito nella storia”.

    Quattro i grandi temi delle encicliche di Giovanni Paolo II, individuati dal suo successore Benedetto XVI. Dal trittico trinitario del primo periodo, ai cinque testi dedicati alla Chiesa, alla sua missione nel mondo e ai suoi rapporti con le altre confessioni. Da “Veritatis Splendor”, “Evangelium Vitae” e “Fides et Ratio”, veri trattati di filosofia morale, alle tre encicliche sociali, con le loro critiche al comunismo e alle distorsioni del capitalismo. Padre Edward Fallugia, glossatore del volume:

    “Ha scritto tre encicliche sociali: 'Laborem exercens', dove lui non parla tanto del lavoro, quanto del lavoratore, e siamo nel 1981; la 'Sollicitudo rei socialis', nel 1987, dove attacca ambedue i sistemi, perché non rispettano l’uomo, non avendo una visione dell’uomo integro, la cui anima è Cristo; e la terza enciclica, 'Centesimus Annus', del 1991, che continua l’analisi di ciò che è il progresso. Cos’è il progresso, se non porta a Cristo?”

    Ma l’enciclica più bella di Giovanni Paolo II, come ha affermato Joaquìn Navarro-Valls durante la presentazione, è stata forse la quindicesima, quella mai scritta, quella testimoniata dalla sua vita e dalla sua malattia. Un vero paradigma sulla Fede e sulla sofferenza umana. (ap)

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    Chiesa e Società



    India: ancora impuniti molti autori dei pogrom del 2008 in Orissa

    ◊   A tre anni dalle dai massacri anticristiani del 2008 nello Stato indiano dell’Orissa, la risposta del governo, dei tribunali e delle istituzioni è ancora “troppo debole, simile a una farsa”. La denuncia, raccolta dalla Fides, arriva da Joseph Dias, responsabile del “Catholic Secular Forum” (Csf), organizzazione ecumenica di fedeli che difende i diritti delle comunità cristiane in India. Due giorni fa un tribunale in Orissa ha condannato 13 persone a cinque anni di prigione per il loro coinvolgimento nelle violenze anti-cristiane del 2008. I 13 hanno partecipato ai disordini e appiccato incendi alle case del villaggio di Sartaguda, ma le persone da arrestare a da giudicare – sostiene il Csf – dovrebbero essere migliaia: “Troppi colpevoli sono a piede libero, troppi delitti, come omicidi e stupri, restano ancora impuniti”. I dati giudiziari mostrano una situazione di diffusa impunità per gli autori delle violenze: solo un ventesimo dei radicali indù responsabili degli attacchi sono stati individuati e interrogati; su 3.232 denunce presentate dai cristiani, solo 828 sono state prese in considerazione e tradotte in Fir (First Information Report), il rapporto che sancisce una indagine e un procedimento ufficiale della polizia. Di questi 828 casi, solo 327 sono finiti con un processo in tribunale: 167 le assoluzioni, 86 le condanne comminate (pene molto leggere), 90 i casi ancora pendenti. Ben 1.597 militanti sono stati identificati e poi scagionati, mentre altre migliaia di aggressori non sono stati nemmeno contattati dalla polizia e l’hanno fatta del tutto franca. Inoltre oggi, denuncia il Csf, “i cristiani sono vittime di continue intimidazioni, da parte di gruppi estremisti indù, perché non testimonino in tribunale, ritirino le accuse, abbandonino i processi. Anche giudici e avvocati sono minacciati: tutto fa pensare a processi pieni di anomalie e irregolarità”.
    (M.G.)

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    Pakistan: nuovi casi di violenza anticristiana

    ◊   Nella provincia del Punjab, la più popolosa del Pakistan, emergono nuovi casi di violenze anti-cristiane. Due infermiere del Fatima Memorial Hospital, a Lahore, sono state attaccate e sequestrate per diverse ore da un collega musulmano. L’uomo le ha anche accusate di furto, dopo aver rubato loro il telefono cellulare e una somma di denaro. In un secondo episodio, un gruppo di musulmani – su ordine di un ex parlamentare della zona – ha attaccato le case di due cristiani, per costringere i padroni ad abbandonarle e cedere la proprietà dei terreni. E l’ultima vicenda di discriminazione e violenza si è registrata due giorni fa General Hospital di Lahore, dove i medici si sono rifiutati di curare un poliziotto, ferito in precedenza in una sparatoria, perché di fede cristiana. I casi di cui da notizia AsiaNews sono emblematici perché le vessazioni nei confronti dei cristiani avvengono in un clima di connivenza che vede membri delle istituzioni pubbliche complici se non protagonisti di queste brutalità. Riguardo a quanto successo alle due infermiere, l’amministrazione ospedaliera ribatte infatti che sono le due donne cristiane ad essere colpevoli di furto, sebbene non siano state trovate in possesso di alcun oggetto. Padre Joseph Xavier, sacerdote locale e attivista, parla di “atto brutale” contro due lavoratrici che “non hanno rubato nulla” e la cui unica colpa è “essere cristiane” quindi “vittime di brutalità”. L’attacco alle abitazioni di due famiglie cristiane per sequestrare gli edifici e i terreni agricoli circostanti è stato invece orchestrato da un ex parlamentare, come rivela padre Naveed Dominic, sacerdote della zona, secondo cui il politico “ha messo gli occhi sui terreni” appartenenti ai cristiani, che già in passato “hanno ricevuto minacce da diversi gruppi” ma non hanno mai voluto “lasciare i propri beni”. A rendersi protagonista del terzo episodio sono stati i sanitari del General Hospital di Lahore. Il responsabile del reparto accettazione ha rimandato i tempi di registrazione del ricovero di un poliziotto ferito in una sparatoria, avendo scoperto che l’agente Mushtaq Shaukat Masih è di fede cristiana. Anche un medico intervenuto in un secondo momento ha sostenuto la scelta del collega. (M.G.)

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    Egitto: tensioni tra copti e fondamentalisti musulmani per la riapertura di una chiesa

    ◊   Non si allenata la tensione in Egitto tra la comunità cristiana copta e i fondamentalisti islamici. Scontri sono di nuovo scoppiati oggi al Cairo, fra le due fazioni, in occasione della riapertura di una chiesa, dopo due anni di chiusura proprio a causa di precedenti disordini. La chiesa, nel quartiere di Ain Shams, è una di quelle di cui le autorità avevano promesso la riapertura venendo incontro alle richieste dei manifestanti che dall'8 maggio stanno facendo un sit-in davanti all'edificio della radiotelevisione pubblica per protestare contro le violenze che hanno preso di mira i copti. Secondo le autorità, stamani ad Ain Shams, diverse centinaia di integralisti islamici e di copti si sono attaccati con reciproci lanci di pietre dopo che i fondamentalisti avevano manifestato davanti alla chiesa per contestarne la riapertura. La polizia militare è intervenuta e ha ristabilito la calma. (M.G.)

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    Nord Sudan: crescono i timori per la minoranza cristiana

    ◊   Cresce la preoccupazione per i cristiani del nord del Sudan. Il 9 luglio la parte meridionale del Paese, in prevalenza cristiano-animista proclamerà la sua indipendenza dal nord a maggioranza musulmana. Il parroco di Nyala, capitale del sud Darfur, il comboniano Asfaha Johannes Weldeghiorghis fa però notare – lo riporta la Fides - come i cristiani rimasti al Nord siano in gran parte di origine meridionale e si aspettino un aiuto dalle chiese del Sud. La Chiesa settentrionale, ha spiegato il religioso, non ha gli stessi diritti di culto degli islamici, e il problema potrebbe aggravarsi dopo l’indipendenza del Sud Sudan. Il missionario, originario dell’Etiopia, ha anche auspicato che le Chiese dei due Paesi restino unite e si sostengano a vicenda, a causa dei profondi legami umani, spirituali e familiari presenti tra i fedeli delle due aree. Altre tensioni tra il governo settentrionale di Khartoum e quello meridionale di Juba sono provocate dalla questione dell’Abyiei. La regione contesa, ricca di petrolio, avrebbe dovuto decidere a quale dei due futuri Stati unirsi attraverso un referendum. La consultazione si sarebbe dovuta tenere il 9 gennaio insieme a quello sull’indipendenza del Sud, ma i contrasti tra le due parti avevano fatto saltare il voto. (D.M.)

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    Libia: l’Unicef chiede fondi per arginare l’emergenza umanitaria

    ◊   20 milioni per far fronte alle necessità di bambini e donne in Libia e dei profughi fuggiti nei Paesi limitrofi a seguito del conflitto. È quanto chiede, Shahida Azfar, Direttore regionale Unicef per Medio Oriente e Nord Africa, secondo il quale “più si protrae la crisi libica, più la situazione umanitaria diventerà molto preoccupante”. Negli ultimi tre mesi, circa 800.000 persone sono fuggite dalla Libia verso Egitto, Tunisia, Algeria, Niger, Ciad e Sudan. A metà maggio, oltre un milione di persone è stato colpito dal conflitto e ha bisogno di assistenza umanitaria. L'Unicef ha risposto alle esigenze di centinaia di famiglie nei campi allestiti vicino alle frontiere, fornendo acqua potabile e servizi igienici adeguati, oltre che protezione per i bambini. Sin dai primi giorni della crisi, l'Unicef ha inviato kit sanitari di emergenza nella Libia orientale e tre navi a Misurata cariche di aiuti salvavita. Tuttavia, mentre sul terreno proseguono gli scontri, le necessità sono sempre maggiori. Una parte significativa dell’attività dell'Unicef prevista in Libia riguarderà l’istruzione – con un programma che richiederà 3 milioni di dollari – per cercare di garantire il diritto dei bambini ad andare a scuola. L'Unicef lavorerà con i partner in Libia per fornire, a livello nazionale, orientamento tecnico e aiuto per riaprire le scuole, e anche per dare un sostegno al sistema sanitario e scolastico in Tunisia venendo incontro alle necessità dei profughi libici. “I bambini - ha spiegato Shahida Azfar - sono stati profondamente colpiti da questo conflitto. Il loro diritto di imparare, di giocare e di esprimersi è stato compromesso. L’Unicef e i suoi partner – ha detto infine il responsabile regionale dell’agenzia Onu - stanno lavorando per aiutare la comunità a creare spazi sicuri per tutti i bambini libici”. (M.G.)

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    Bangladesh: si cercano volontari per aiutare i bambini di strada

    ◊   A Dhaka, in Bangladesh, un movimento di volontari prende a cuore i bambini e i ragazzi di strada. Ad animarlo, come racconta AsiaNews, è padre Lucio Beninati, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), che ha già compiuto un’esperienza simile nelle favelas brasiliane. Il movimento assiste i ragazzi 6 giorni a settimana, occupandosi ogni sera di una zona diversa della capitale del Paese asiatico. Oltre a restituire ai più giovani il piacere di giocare, si presta attenzione soprattutto alle condizioni mediche (si cercano di tenere sotto controllo piccole ferite e infezioni) e a un’educazione all’igiene di base che permetta ai bambini di soffrire meno le condizioni della vita di strada. Quando possibile, il movimento cerca di far ricongiungere i bambini e le loro famiglie. Un processo lungo, durante il quale giovani e giovanissimi sono ospitati in una struttura apposita, mentre i volontari rintracciano le famiglie e cercano di capire se e come sono disposte ad accogliere i figli. Tra le iniziative organizzate da padre Lucio anche il festival dei ragazzi di strada, realizzato in collaborazione con l’associazione ecumenica Shalom, ogni anno in una sede diversa per cercare di sensibilizzare quante più persone possibili. Al momento, l’associazione può contare su circa 80 volontari, che non ricevono denaro per il loro servizio e anzi partecipano personalmente alle spese con un piccolo contributo mensile. La difficoltà più grande è data proprio dal ricambio frequente del personale: i nuovi volontari devono essere istruiti, e devono conquistarsi la fiducia dei bambini e dei ragazzi. Questa situazione, però, permette di contattare persone di ogni fede: cristiani, musulmani, indù e buddisti, in un’esperienza di dialogo interreligioso che, attraverso il lavoro, fa scoprire i valori comuni che animano i volontari. I finanziamenti per il movimento arrivano tutti dal Bangladesh, perché padre Lucio non accetta soldi dall’estero, e questo permette al movimento di restare indipendente e alla popolazione locale di essere più coinvolta. (D.M.)

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    Cina: Settimana Culturale dedicata alla Madonna

    ◊   Celebrare l’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici e il Mese Mariano, esortare i fedeli ad imitare lo spirito di Maria seguendola come esempio di evangelizzazione: questi gli scopi della prima Settimana Culturale dedicata alla Madonna, che è stata organizzata dalla parrocchia di Xi Tang in collaborazione con la diocesi di Pechino, dall’8 al 15 maggio. Secondo quanto riferisce la Fides, la parrocchia ha celebrato l’iniziativa con una mostra artistica, un seminario culturale ed un concerto, tutto dedicata alla Madonna. Soprattutto il seminario ha visto un’ampia partecipazione di fedeli e anche di non cristiani, che hanno seguito con attenzione la presentazione di tre temi: “significato della presenza di Maria nella vita odierna”; “l’arte cattolica cinese della pittura dell’Università cattolica di Fu Ren”; “arte cinese e inculturazione della Chiesa”. Il concerto mariano ha poi concluso solennemente questa prima Settimana Culturale dedicata alla Madonna. La parrocchia di Xi Tang, dedicata alla Madonna della Medaglia Miracolosa, è stata fondata nel 1723 dai missionari lazzaristi italiani, è l’ultima chiesa costruita delle quattro principali chiese di Pechino. Da quando la parrocchia è stata riaperta, nel 1994, i parroci hanno sempre dato importanza alla ricostruzione spirituale e strutturale della comunità, avviando corsi di catechismo, di lettura biblica, il coro, il gruppo dei chierichetti, promovendo le attivà pastorali e di evangelizzazione. Il 19 luglio 2009, dopo un complesso lavoro di restauro, la chiesa è stata nuovamente inaugurata e arricchita dal campanile e dal battistero. (M.G.)

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    Repubblica Ceca: imminenti negoziati sulle proprietà della Chiesa confiscate dal regime comunista

    ◊   L'arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka, ha costituito una un’équipe di consulenti in vista degli imminenti negoziati per raggiungere un concordato sulle proprietà confiscate dal passato regime comunista fra il governo e le Chiese nella Repubblica Ceca. La decisione – riferisce il Sir - è stata presa in seguito all'iniziativa del Ministro della Cultura, Jiri Besser, secondo il quale esistono diverse possibilità per risolvere questo annoso contenzioso ereditato dal passato regime comunista caduto nel 1989. La soluzione più accreditata consiste nel restituire la massima quantità possibile di terreni, aree boschive e proprietà immobiliari alle Chiese e alle comunità religiose. Un'indennità finanziaria verrebbe presa in considerazione soltanto nel caso in cui, per qualche ragione, la restituzione delle proprietà non fosse possibile. La commissione di esperti includerà rappresentanti di vari organi della Chiesa cattolica, del Consiglio ecumenico delle Chiese e della Federazione delle Comunità ebraiche. Il primo incontro è in programma il 24 maggio.

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    Iniziate alla Corte Suprema canadese le audizioni sul controverso corso di Etica e Cultura religiosa

    ◊   Continua in Canada il dibattito sul controverso programma “Etica e Cultura religiosa” (ERC), il nuovo corso obbligatorio introdotto nelle scuole del Québec per sostituire l’ora di religione. Dopo le obiezioni opposte da genitori e istituti educativi cattolici – riferisce l’agenzia Cns - la questione è ora giunta sul tavolo della Corte Suprema canadese che dovrà decidere se il programma violi la libertà religiosa, o se dare ragione al governo del Québec, secondo il quale solo una scuola aconfessionale è in grado di garantire la libertà di tutti in una società pluralista. Una tesi contestata dall’Associazione delle scuole cattoliche canadesi, ma anche da altre organizzazioni come la Christian Coalition for Parental Rights in Education che sostiene il ricorso presentato da due genitori cattolici che hanno chiesto di esonerare i propri figli dal corso. Secondo la Coalizione (cui aderiscono la Lega cattolica per i diritti civili, la “Faith and Freedom Alliance”, l’Associazione dei genitori cattolici del Québec e l’Associazione della Comunità copto-ortodossa di Montreal), contesta, in particolare la forte connotazione “ideologica” del programma e il suo carattere obbligatorio. Il timore ribadito durante le audizioni alla Corte Suprema in questi giorni, è che in nome di un presunto insegnamento neutrale dell’etica e della religione si imponga quella “dittatura del relativismo” paventata dal Santo Padre Benedetto XVI. “Qui non si tratta di un corso sulle diverse religioni - ha spiegato all’audizione Jean-Yves Cote della Christian Coalition for Parental Rights in Education, ma del tentativo di mettere tutte le religioni sullo stesso piano, instillando nel bambino l’idea che tutte le religioni sono uguali e che nessuna sia vera, un’idea relativistica pericolosa per la fede cattolica”. “Per i cattolici – ha quindi puntualizzato in risposta alle argomentazioni delle autorità del Québec - la tolleranza riguarda l’accettazione delle persone, non di tutte le idee”. Sulla questione – lo ricordiamo - era già intervenuta l’anno scorso la Corte Suprema del Québec che aveva dato ragione ad un istituto cattolico gesuita di Montreal riconoscendogli la libertà di insegnare l'etica secondo una visione basata sulla fede. La sentenza della Corte Suprema è attesa nei prossimi mesi. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Filippine: campione di pugilato con la Chiesa contro la legge per il controllo delle nascite

    ◊   Manuel Pacquiao, pugile filippino campione del mondo dei pesi welter e membro del Congresso, si schiera con la Chiesa e le associazioni cattoliche a sostegno del 'Natural Family Programme' (Nfp), che mira ha diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori cristiani, e contro la discussa legge per il controllo delle nascite. Secondo quanto scrive AsiaNews, per il pugile “la Legge sulla salute riproduttiva, non è la soluzione ai problemi del Paese”, e i 48 milioni di euro necessari per la sua applicazione sono un’esagerazione, soprattutto perché utilizzati per inculcare ai giovani il sesso e l’uso dei contraccettivi fin dalle elementari. La posizione di Pacquiao ha suscitato molte critiche e polemiche fra i senatori favorevoli al decreto legge, che considerano il pugile un outsider della politica. Il dibattito sulla legge per la salute riproduttiva (Reproductive Health Bill)
    è in corso da quattro anni. Essa rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. La discesa in campo di Paquiao a favore del Natural Family Program è stata accolta con grande soddisfazione dalla Chiesa Filippina. Padre Giulio Mariani, missionario del Pime da oltre 20 anni nel Paese, sottolinea la buona fede dell’atleta idolo di tutti i filippini. “Pacquiao – afferma padre Mariani - è molto cattolico, viene da una famiglia povera di Mindanao e ha più volte detto che vuole impiegare i suoi soldi per combattere la povertà. L’8 maggio scorso tutto il Paese si è fermato per vedere il suo incontro”. (M.G.)

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    Argentina: Giornata della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo

    ◊   È dedicata alle “Vocazioni in terre di missione” la Giornata Nazionale della Pontificia Opera di san Pietro Apostolo che si celebrerà, come riferisce la Fides, sabato 21 e domenica 22 maggio in Argentina. Nella capitale Buenos Aires verranno celebrate due messe in cui si pregherà per le vocazioni locali. Sarà il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) del Paese sudamericano, padre Osvaldo Leone, a presiedere le celebrazioni di sabato 21 (alle ore 19) nel santuario eucaristico Gesù sacramentato e di domenica 22 maggio (alle ore 11.30) nella parrocchia Santa Maria di Betania. In occasione della Giornata, il segretario generale della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo, mons. Jan Dumon, ha scritto alle Pom. “Rendiamo grazie a Dio perché, soprattutto in Africa, le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata aumentano costantemente anno dopo anno – recita il messaggio - anche in Asia, Oceania e America Latina i giovani che sentono la chiamata a seguire Gesù sono molto numerosi”. “E’ meraviglioso vedere – conclude il segretario generale – come questa Opera, fondata da Jeanne Bigard più di un secolo fa, continui a essere un segno vivo di solidarietà e comunione tra le diverse Chiese locali”. La Pontificia Opera San Pietro Apostolo, una delle quattro Pom, è stata fondata per sensibilizzare i cristiani sulla necessità di dare un sostegno, spirituale e concreto, alla formazione del clero locale destinato alla missione e ai candidati al sacerdozio e alla vita consacrata. (D.M.)

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    Evangelizzazione e dialogo interreligioso, priorità dei Gesuiti europei

    ◊   Evangelizzazione nel Vecchio Continente, giovani e dialogo interreligioso sono stati i temi sul tavolo del recente Consiglio della Conferenza dei provinciali europei gesuiti (Cep). Secondo l’agenzia Fides, lo scopo del Consiglio era quello di definire le linee di un piano d’azione per i prossimi tre, quattro anni. A presiedere l’incontro è stato padre John Dardis, che ne ha riassunto i risultati. “Innanzitutto abbiamo preso in considerazione l’evangelizzazione – ha spiegato – e la sua importanza in tutta Europa, in un momento di grande secolarizzazione”. In questo contesto, ha ribadito che “il carisma dei gesuiti è di apertura alla nostra cultura, incontrare Dio in tutte le cose e aiutare le persone affinché anch’esse lo incontrino”. “Una seconda idea fondamentale nei nostri dibattiti – ha continuato il sacerdote – è stata il prestare una particolare attenzione ai giovani”. “Ovunque i giovani hanno una fame profonda e una grande potenzialità. Saremo capaci di aiutarli a far emergere questo potenziale e svilupparlo?”, si è chiesto a questo proposito il religioso. Sull’argomento del dialogo interreligioso, ha poi spiegato il padre gesuita, l’incontro ha “sottolineato il fatto che si tratta in realtà di più dialoghi. L’Islam non è l’unico gruppo con cui dobbiamo dialogare, anche se forse è il dialogo più complesso e difficile”. “Non dobbiamo dimenticare nemmeno il dialogo ecumenico tra tutte le Chiese cristiane”. Da parte del Consiglio, infine, c’è stata un’insistenza “sull’importanza di aiutare il rinnovamento della Chiesa in tutta Europa”. (D.M.)

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    Verso la chiusura la residenza dei Gesuiti a Firenze

    ◊   Un comunicato della Provincia d'Italia annuncia la chiusura della residenza dei gesuiti di Firenze con queste parole: "Dopo la decisione di chiudere le comunità di San Remo e di Gorizia, la Provincia italiana della Compagnia di Gesù si è venuta a trovare nelle condizioni di dover procedere anche alla sofferta chiusura della Comunità di Firenze. Sono infatti dovuti partire per altre destinazioni i due Padri più giovani. La comunità rimasta, costituita dal P. Superiore e da due Padri anziani, non è più in grado di reggersi. Questa scelta non comporta in alcun modo che la Compagnia lasci Firenze. Il P. Ennio Brovedani, direttore dell'Istituto Stensen, resterà a Firenze e l'Istituto proseguirà con i suoi programmi di alto livello culturale ampiamente riconosciuto. Le attività di carattere formativo, spirituale e caritativo continueranno, potendo godere dell'accoglienza generosamente offerta dalla Parrocchia vicina, oltre che dallo Stensen. Esse proseguiranno sotto la responsabilità di laici coadiuvati anche da gesuiti provenienti da altre città. La destinazione dell'immobile non è ancora stata definita. Si cercherà di individuare soluzioni in linea con le finalità formative che ne hanno caratterizzato l'uso fino ad oggi".

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    Gmg 2011: a Madrid anche una fiera vocazionale con 80 stand da tutto il mondo

    ◊   La Giornata mondiale della gioventù di Madrid disporrà di una Fiera vocazionale, che sarà ubicata nel Parco del Ritiro. Circa 80 stand, nel Paseo de Coches del Parco del Ritiro, dove tutti gli anni si celebra la Fiera del libro di Madrid. L’esposizione vocazionale – riferisce il Sir - ha come obiettivo quello di facilitare i giovani partecipanti alla Gmg nel conoscere molti dei cammini vocazionali aperti nella Chiesa e stimolare la ricerca del progetto di Dio su ogni persona. La Fiera è anche un’opportunità per le famiglie religiose, movimenti, associazioni di fedeli e altre istituzioni ecclesiali di tutto il mondo di presentarsi alle centinaia di migliaia di partecipanti alla Gmg presenti a Madrid. In questa esposizione vocazionale ci saranno rappresentanti di diversi Paesi: Francia, Norvegia, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Guatemala, Cile o Perù. Proprio domenica scorsa, al Regina Coeli, in occasione della Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, Benedetto XVI ha ricordato: “Anche in questo tempo, nel quale la voce del Signore rischia di essere sommersa in mezzo a tante altre voci, ogni comunità ecclesiale è chiamata a promuovere e curare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Gli uomini, infatti, hanno sempre bisogno di Dio, anche nel nostro mondo tecnologico, e ci sarà sempre bisogno di Pastori che annunciano la sua Parola e fanno incontrare il Signore nei Sacramenti”.

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    "Identità digitali": i giovani in cerca di spazi di dialogo

    ◊   I giovani che navigano in Rete cercano spazi in cui entrare in relazione con gli altri anche offline. E’ il risultato della ricerca sulle “Identità digitali” che, come riferisce l’agenzia Sir, è stata presentata oggi a Macerata al convegno “Abitanti digitali”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). L’indagine ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 24 anni che sono stati contattati su Internet e a cui sono state poste 77 domande. Tra gli argomenti la famiglia, la “rete di relazioni”, le “pratiche di comunicazione mediata”, i media e le “reti sociali” frequentate, il rapporto tra “relazioni offline e online” e infine la “pratica e la credenza religiosa”. Il campione raggiunto, nota la curatrice Chiara Giaccardi, sociologa dell’Università Cattolica di Milano, deve essere considerato “probabilistico”. “I dati - sottolinea - non possono essere generalizzati, non sono rappresentativi, ma significativi”. Dall’indagine risulta che, anche quando non sono in Rete, i ragazzi cercano di frequentare luoghi in cui sia possibile entrare in relazione con altri: pub e locali, ma anche spazi dedicati allo sport in cui all’attenzione per il corpo (“a volte ossessiva”, nota la ricerca) si affianca “Il bisogno di stare insieme”. Persino al centro commerciale si va in compagnia, mentre sono meno gettonati i luoghi in cui si resta soli: cinema, sale giochi e persino discoteche. Un’attenzione particolare è stata dedicata al volontariato: non sono molte le persone che vi si dedicano, ma quelle che lo fanno rientrano nella categoria dei “credenti convinti” dal punto di vista religioso. Secondo l’indagine, infatti c’è un rapporto diretto tra pratica religiosa e volontariato, perché quest’ultimo implica “alterità e gratuità”. Si conferma importante per intrecciare relazioni il telefono cellulare “protesi del sé, appendice che non viene mai spenta, e si usa per restare in contatto con gli amici”. Per quanto riguarda le credenze religiose, il 10,4% degli intervistati è ateo, il 12,3 agnostico, mentre il 13,9 si iscrive nella categoria degli ‘alternativi’, che non credono in un Dio personale ma solamente in “un’entità superiore”. Il 63,4% invece si definisce credente (il 38,5% è “tiepido”, il 24,9 “convinto”). “La partecipazione a spazi religiosi – ha notato però Chiara Giaccardi –non corrisponde necessariamente a una percezione di particolare vicinanza con le relazioni che si intrecciano in tali mondi”, che sono paragonabili a “quelle con i colleghi di lavoro”. Il quadro è diverso per i rapporti stretti mentre si fa volontariato. I credenti le considerano “alla pari di quelle con i propri cugini, e risultano seconde unicamente a quelle con i parenti stretti”. Per quanto riguarda l’atteggiamento che educatori e adulti devono avere nei confronti del web, è raccomandata competenza. “Se non si capiscono le logiche – è la conclusione – è difficile entrare in relazione con chi queste logiche le ha per natura”. (D.M.)

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    “Race for the Cure” ai blocchi di partenza

    ◊   Domenica prossima si correrà a Roma la XII edizione Race for the Cure, la maratonina per la prevenzione e la raccolta di fondi in favore dei tumori al seno. Secondo quanto riporta la testa web della diocesi di Roma, RomaSette, la manifestazione all’insegna di sport e salute per le donne partirà da via delle Terme di Caracalla nella sua doppia versione: corsa di 5 km e passeggiata di 2, e sarà preceduta dalle attività del “Villaggio della salute”, che da venerdì offrirà laboratori di alimentazione e sessioni educative su prevenzione e tutela della salute. Per l’occasione, sarà presente e disponibile anche personale di alcune aziende sanitarie del Lazio. Venerdì e sabato inoltre, tutte le donne avranno la possibilità di sottoporsi a screening gratuiti, mammografie, ecografie ed altri esami specialistici. La prima donna a sottoporsi allo screening mammografico sarà Patrizia Prestipino, assessore alla Provincia di Roma per le Politiche del Turismo, dello Sport e Giovanili, che correrà la maratonina con il pettorale numero 121 (come i comuni della Provincia di Roma) per sensibilizzare le donne alla predizione precoce dei tumori al seno. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini - che correrà con il pettorale 6.444, come il numero di donne visitate nell’ambito del progetto regionale “Mi state a cuore” – annuncia un’iniziativa parallela: “Spesso il nemico per la salute delle donne è la pigrizia e la mancanza di tempo. La campagna “Corriamo per la Vita”, che affianca la Race for the Cure, prevede che domenica, dopo la corsa, cinque camper si rechino nelle cinque province della regione per offrire visite gratuite come mammografie, pap test, visite ginecologiche, dermatologiche e controlli della pressione arteriosa”. Nell’anno in corso in tutto il pianeta sono in programma circa 149 Race for the Cure, che lo scorso anno ha coinvolto nel mondo un milione e 400 mila persone. In Italia, nel 2010 furono circa 53 mila i partecipanti alla mini-maratona e oltre 3.500 le “Donne in rosa”, donne con la T-shirt rosa per significare di aver avuto il cancro e di averlo sconfitto. Tra loro ci saranno anche l’attrice Rosanna Banfi, da tempo in prima linea per condividere pubblicamente la sua battaglia, poi felicemente vinta, e la madrina di sempre, l’attrice Maria Grazia Cucinotta. Il cancro al seno è la prima causa di morte per cancro della popolazione femminile mondiale: ogni 69 secondi, nel mondo, una donna muore a causa di questa malattia. Come ha spiegato il direttore del Centro di Senologia del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della “Komen Italia” che organizza la maratonina, il professor Riccardo Masetti, “ogni anno in Italia, a più di 1 milione e 400 mila donne viene diagnosticato un tumore del seno. Praticamente uno ogni 15 secondi. Solo in Italia, 11 mila donne perdono ogni anno la loro battaglia contro la malattia”. (M.G.)

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    Sant'Eugenio de Mazenod: celebrazioni a 150 anni dalla morte

    ◊   Al santuario romano del divino Amore, il 21 e 22 maggio prossimi, si terranno le celebrazioni italiane per i 150 anni dalla morte di mons. Eugenio de Mazenod, vescovo di Marsiglia e fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (Omi), canonizzato da Giovanni Paolo II il 3 dicembre 1995, nacque ad Aix-en-Provence il 1 agosto 1782 e morì a Marsiglia Il 21 maggio 1861. La famiglia religiosa da lui fondata, oggi conta 4100 membri in 67 Paesi. Le celebrazioni, riferisce la Fides, prevedono testimonianze sulla figura del santo, con gli interventi di padre Nicola Parretta, Superiore provinciale d’Italia degli Omi e di padre Fabio Ciardi, teologo e studioso di S. Eugenio de Mazenod e del carisma oblato. Previste anche manifestazioni artistiche: un’esposizione di quadri dedicati a mons. De Mazenod e un’opera musicale sul religioso, dal titolo “Mistral”, il vento provenzale metafora dell’epoca rivoluzionaria in cui il Santo visse, ma anche del suo personale carattere appassionato ed energico. (D.M.)

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    Slovacchia: concorso per scegliere il logo per l'Anno Santo di Cirillo e Metodio

    ◊   Originale, estetico, facilmente identificabile e riproducibile, simbolo del messaggio cristiano che i santi Cirillo e Metodio hanno portato nella Grande Moravia 1150 anni fa: questi alcuni dei requisiti che debbono essere soddisfatti dai candidati del concorso pubblico per la creazione di un logo ufficiale per il 2013, l’Anno Santo di Cirillo e Metodio. L’iniziativa, di cui da notizia il Sir, è patrocinata dal Consiglio per le scienze, l’istruzione e la cultura della Conferenza episcopale slovacca. Il logo vincente verrà utilizzato per le comunicazioni esterne del progetto in tutti i materiali di promozione. I disegni in concorso dovranno essere presentati entro il 23 giugno 2011. Il risultato del concorso verrà annunciato dai media cattolici in Slovacchia entro il 15 luglio 2013. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia. La Nato affonda 8 navi. Gheddafi riappare in tv

    ◊   Alta tensione in Libia. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha chiesto agli alleati “un contributo più flessibile” alla missione nel Paese nordafricano, ancora teatro nella notte di bombardamenti da parte dell’Alleanza Atlantica. La cronaca nel servizio di Gabriele Papini:

    “Non escludo la possibilità di chiedere agli alleati della Nato di dare un contributo maggiore all’operazione militare in Libia”. E’ quanto ha dichiarato il Segretario Rasmussen rispondendo ad una domanda sull’eventuale necessità che l’Italia debba aumentare il suo contributo alla missione. Durante la notte aerei della Nato hanno colpito otto navi da guerra delle forze pro Gheddafi dispiegate nel porto di Tripoli. “Nelle ultime due settimane – spiega un ammiraglio della Nato - abbiamo assistito all’uso crescente della forza da parte dei governativi. Ciò ha interrotto il flusso di assistenza umanitaria necessaria e ha posto le forze della Nato a rischio”. Nella giornata di ieri il leader libico Gheddafi è ricomparso sulla televisione di Stato mentre riceve un funzionario proveniente dalla Russia. Stamani Mosca ha chiesto l’intervento dei peacekeeper dell’Onu e dell’Unione Africana in un’azione congiunta per arrestare le violenze. Una nuova smentita alla notizia della fuga all’estero della moglie e della figlia di Gheddafi è arrivata stamani dal portavoce del governo di Tripoli. Infine è stato scarcerato dalle autorità libiche dopo circa due mesi di detenzione il giornalista Lotfi Ghars, di passaporto tunisino e canadese, corrispondente di un network satellitare iraniano.

    La protesta araba scuote il continente africano
    L’attenzione dei mezzi di informazione si concentra soprattutto sulla Libia, ma ci sono anche altri Paesi del Nord Africa che stanno vivendo una fase politica e sociale probabilmente cruciale per il loro futuro. E’ quanto sottolinea, al microfono di Davide Maggiore, il direttore del Centro studi americani di Roma, Karim Mezran:

    R. – La situazione in Marocco è in rapida evoluzione: il re ha cercato di giocare d’anticipo, convocando la Commissione o la revisione della Costituzione e questo è un fatto molto importante. Vedremo come procederà: se è solo una scusa per guadagnare tempo e, quindi, provocare lo stallo dei movimenti di protesta o se effettivamente è un buon gioco che porterà a quelle riforme per cui la gente in altri Paesi è dovuta scendere in piazza. Poi c’è sempre la situazione algerina, che è in fase evolutiva e di crisi perenne.

    D. – Per quanto riguarda invece la situazione dell’area del Sahel?

    R. – Lì ci sono Stati più deboli e vi è un forte terrorismo che cerca di minare alla base la legittimità di questi Stati. Vi sono delle dinamiche geopolitiche molto più complesse, che sono apparentemente legate non tanto al Nord Africa, quanto all’Africa subsahariana.

    D. – Le trasformazioni in corso nell’area nord africana e mediterranea potrebbero far emergere qualche nuovo attore geopolitico, interessato ad acquistare influenza nell’area, o assisteremo semplicemente ad un riposizionamento dei vecchi attori?

    R. – Se lei si riferisce al gioco francese di cercare di riguadagnare una posizione di preminenza in Africa settentrionale, questo sicuramente è un tentativo. Non vedo sicuramente altri attori locali; con gli europei, a parte la Francia, non c’è gioco; la Cina sicuramente cercherà di svolgere un ruolo a breve e ha già cominciato a farlo. Per ora siamo ancora agli inizi di questo smottamento.

    D. – Il ruolo dei media e della rete è stato veramente indispensabile per accendere la miccia o ha dato solamente visibilità a rivolte scoppiate per motivi più profondi?

    R. – Quello che è successo non è tanto l’accensione della miccia, quanto il fatto che un’intera generazione di arabi sia cresciuta, maturata tra le quattro mura, lavorando su internet. Per dieci anni non li abbiamo visti, perché non li vedevamo nei luoghi tradizionali della politica, ma erano sul computer, e quando li abbiamo visti siamo rimasti stupiti. Quindi, i nuovi media hanno svolto un ruolo di educazione nel corso degli ultimi dieci anni, ma anche un ruolo attivo di raccolta nella realizzazione di questi ultimi eventi.

    D. – Dopo l’effetto contagio in Medio Oriente e in un anno con scadenze elettorali importanti per diversi Paesi africani, è possibile avere ripercussioni anche nell’area subsahariana?

    R. – Secondo molti studiosi dell’Africa subsahariana sicuramente sì: i fermenti avranno il loro contagio anche a Sud. In alcuni casi, addirittura, sono stati preceduti e movimenti sono avvenuti anche alcuni anni fa, in Africa subsahariana. L’interazione tra Nord e Sud è sicuramente presente. (ap)

    Yemen, prende corpo l’ipotesi di elezioni anticipate
    Il capo di Stato dello Yemen Ali Abdullah Saleh, davanti a migliaia di sostenitori, ha parlato della possibilità di elezioni presidenziali anticipate per porre fine alla crisi politica che attanaglia il Paese da quasi quattro mesi. Ieri, intanto, un esponente dell’opposizione yemenita ha riferito che i ministri degli Esteri dei Paesi del Golfo si incontreranno nei prossimi giorni per discutere della situazione in Yemen, dopo che un accordo per la transizione del potere nel Paese è saltato per la seconda volta.

    Ancora proteste in Siria
    In Siria, dissidenti ed esponenti dell’opposizione sono scesi in piazza oggi, giorno per i musulmani dedicato alla preghiera, per protestare contro il governo. Almeno quattro civili sono morti durante le proteste. Si tratta del decimo venerdì consecutivo di mobilitazione e di manifestazioni antigovernative. Secondo fonti dell’Onu e di diverse organizzazioni impegnate nella difesa per i diritti umani, oltre 850 persone sono state uccise in seguito alla dura repressione da parte delle autorità di Damasco. Sono sempre più probabili, intanto, sanzioni dell’Unione Europea che riguarderanno direttamente il presidente siriano Bashar al Assad. Il consiglio dei ministri degli Esteri europei, che si riunirà lunedì a Bruxelles, esaminerà infatti l’ipotesi di ampliare la lista delle persone soggette a sanzioni, comprendendo anche il presidente Assad. A riferirlo è il portavoce del Ministero degli Esteri.

    Afghanistan, ampliata la zona di sicurezza
    In Afghanistan è stata ingrandita di circa il 50% verso Nord, in direzione del Turkmenistan, la zona di sicurezza nella delicata area di Bala Mourgab. In pochi giorni, le forze Isaf e le forze di sicurezza afghane, con un’articolata manovra, sono riuscite a raggiungere e superare il villaggio di Miranzai a Nord di Bala Morghab, espandendo così l’area sotto il controllo della coalizione. Intanto, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha annunciato che “la transizione delle truppe Isaf in Afghanistan comincerà a luglio”. “Durante il periodo di transizione - ha spiegato - il ruolo delle truppe cambierà: passerà dal combattimento al sostegno delle forze di sicurezza afghane”.

    Pakistan-India, nuovo negoziato sui confini
    Due delegazioni governative di Pakistan e India hanno ripreso i negoziati per risolvere una vecchia disputa di confine relativa ad un estuario di 96 chilometri. L’estuario separa lo Stato indiano del Gujarat dalla provincia pachistana del Sindh. I due Paesi avevano già trovato un accordo sulla delimitazione del confine, ma i negoziati si erano fermati dopo il tragico attentato di Mumbai del novembre 2008. In Pakistan, intanto, i talebani hanno attaccato un convoglio di diplomatici del consolato americano a Peshawar, nel nord-ovest del Paese. Due diplomatici statunitensi sono rimasti feriti, fortunatamente in modo non grave.

    Strauss-Kahn libero su cauzione
    L’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn, rinviato ieri a giudizio con sette capi di accusa tra cui quello di tentato stupro, ha ottenuto la libertà su cauzione e uscirà oggi dal carcere dietro il pagamento di un milione di dollari in contanti. È quanto ha stabilito, nella serata di ieri, il giudice Michael Obus della divisione penale della Corte Suprema dello Stato di New York.

    Irlanda, volge al termine la visita della regina Elisabetta II
    La visita della regina Elisabetta II nella Repubblica d'Irlanda volge al termine. Prima di partire, la regina ha voluto rendere onore ad uno dei monumenti più emblematici della storia irlandese, la Rocca di Cashel, sede medioevale dei re di Munster, e poi al Coolmore stud, il più importante centro stalloniero d'Europa. Nel pomeriggio figurano nel programma visite al mercato inglese a Cork, uno dei più antichi della città, e all’Istituto Tyndal dell'Università di Cork. Il servizio di Enzo Farinella:

    Il governo di Dublino parla già di grande successo di questa visita, che potrà elevare le relazioni anglo-irlandesi su ben altri livelli, nonostante piccole scaramucce di dissidenti repubblicani. E certamente, se guardiamo indietro, vengono spontanee alla mente immagini che nessuno si sarebbe mai aspettato, quale il silenzio e le intense emozioni di una regina con la testa china, nel Giardino delle Rimembranze, il tempio sacro ai nazionalista repubblicani, elevato in memoria degli uomini e delle donne, morti per la libertà della loro nazione, o quando ha varcato la soglia dello stadio di Croke Park, un altro monumento caro agli irlandesi, profanato dall'eccidio, da parte delle truppe britanniche, di 14 tifosi, durante la guerra civile del 1920. “Questi momenti significativi hanno segnato la fine di una guerra fredda e forse di un complesso di inferiorità”. “Davanti alla tragedia tutti siamo uguali. A quanti hanno sofferto come conseguenza di un passato turbolento vada il mio cordoglio profondo - ha detto la regina Elisabetta - ma guardiamo avanti adesso per un futuro più radioso. La Regina lascerà l'Irlanda dall'aeroporto di Cork nel tardo pomeriggio”.

    Spagna, protesta degli indignados
    Si sposta attorno alla stazione centrale ferroviaria Renfe, a Madrid, la protesta degli indignados, i giovani spagnoli che da giorni chiedono una riforma della società e della politica, alla vigilia della tornata elettorale di domenica. Giada Aquilino:

    E’ convocata alla stazione ferroviaria Renfe l’assemblea dei manifestanti madrileni che devono stabilire come rispondere alla decisione della Giunta elettorale di vietare raduni per domani, 'giornata della riflessione', in vista del voto amministrativo e regionale di domenica: chi non rispetta il divieto rischia una sanzione amministrativa da 100 a 1.000 euro. Il premier Zapatero ha comunque assicurato che il ministero degli Interni ''applicherà'' la decisione ''correttamente''. Dopo Puerta del Sol a Madrid, la protesta organizzata dal movimento M 15 - cioè 15 maggio, giorno in cui ha preso vita - si è riaccesa anche a Barcellona, in piazza Cataluna, dove un migliaio di dimostranti è sceso in strada contro la medesima risoluzione della Giunta elettorale. I giovani spagnoli - mobilitati ormai in più di 50 città del Paese - invocano una democrazia più diretta e denunciano il bipartitismo tra socialisti e popolari, la collusione con i banchieri, la corruzione, nonché una disoccupazione generale al 21%, che sale al 44% per i meno di 25 anni.

    Incidente ferroviario in Sudafrica, oltre 850 feriti
    Grave incidente ferroviario in Sudafrica. Più di 850 persone sono rimaste ferite in uno scontro tra treni a Soweto, quartiere di Johannesburg. Secondo quanto riferito dai media locali e dall’ente che gestisce la linea, due persone sarebbero in gravi condizioni. Stando alla ricostruzione dei fatti, un treno in movimento si sarebbe scontrato con uno fermo. L’Autorità per la sicurezza ferroviaria sudafricana ha aperto un’inchiesta.

    Uruguay, respinta la proposta di abrogare la ‘Ley de Caducidad’
    In Uruguay la Camera dei Deputati ha respinto, con 49 voti su 98, la proposta di abrogare la controversa legge di amnistia ‘Ley de Caducidad’, che solleva le forze dell’ordine e quelle militari dai crimini commessi durante la dittatura tra il 1973 e il 1985. La legge ‘Ley de Caducidad de la pretensión punitiva del Estado’, promulgata subito dopo la caduta del regime, è stata ratificata nel 1989.

    Il leader nordcoreano Kim Yong Il in visita in Cina
    Il leader nordcoreano, Kim Jong Il, è in visita in Cina. Lo riferisce la tv sudcoreana ‘Ytn’ sottolineando che, a differenza di quanto riportato da alcuni mezzi di informazione, non è certa la presenza in Cina di Kim Jong-Un, figlio del leader nordcoreano. Kim Jong-Un è indicato da diversi osservatori come il più probabile successore di Kim Yong Il.

    Tepco, perdite economiche per 1000 miliardi di yen
    La Tepco, la società giapponese che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto di aver subito una maxi-perdita da 1.000 miliardi di yen (8,5 miliardi di euro), dovuta alla crisi nucleare seguita al sisma e allo tsunami dello scorso 11 marzo. La Tepco ha anche annunciato che i reattori numero 1, 2, 3 e 4 della centrale di Fukushima saranno “de-commissionati”.

    (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 140

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