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Sommario del 18/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Accorato appello di Benedetto XVI: tutti i fedeli preghino per la Chiesa in Cina
  • Il Papa: Dio è amore che perdona, ma ha bisogno di cuori aperti al bene per salvare l'uomo dal male
  • Rinunce e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La regina Elisabetta nello stadio di Croke Park, teatro del Bloody Sunday del 1920
  • Obama rilancia il ruolo Usa nel processo di pace in Medio Oriente
  • Mons. Vegliò: unire le forze contro la tratta di essere umani
  • Rapporto Censis: giovani italiani in calo e in ritardo su lavoro e istruzione
  • Settimana dell'economia. Gotti Tedeschi: famiglia sussidiaria alla crescita dello Stato
  • Assemblea del Celam. Mons. Pecorari: rilanciare la missione in una società sempre più laicista
  • Chiesa e Società

  • Giamaica: aperti i lavori della Convocazione ecumenica per la pace
  • Egitto. Normativa sui luoghi di culto: una legge uguale per tutti
  • Iraq: dialogo con il mondo islamico per fermare l'esodo dei cristiani
  • Appello del Centro Astalli per la situazione dei profughi in Libia
  • Somalia: tre bambini morti per la siccità, cresce il numero dei profughi
  • Darfur: restrizioni per gli operatori umanitari
  • Burkina Faso: le donne chiedono un dialogo nazionale per far uscire il Paese dalla crisi
  • La sicurezza alimentare a rischio in Asia centrale
  • Nepal: la disuguale distribuzione delle terre crea un’emergenza umanitaria
  • Filippine: i gruppi pro-vita mobilitati contro il documento sulla salute riproduttiva
  • Panama: il governo chiede la mediazione della Chiesa per evitare una crisi sociale
  • Bicentenario in Paraguay: Messaggio dei vescovi per una “nuova evangelizzazione”
  • Convocato nel 2012 il primo Sinodo dei laici cattolici dell'India
  • India: giornalista cristiano nell’Autorità per le caste più basse e le minoranze
  • Australia: sostegno della Chiesa alla ricerca sulle cellule staminali adulte
  • Conclusa la sessione primaverile della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles
  • Spagna: la Chiesa lancia una campagna di informazione per la dichiarazione dei redditi 2011
  • Regina Apostolorum: conferenza su fede e ragione alla luce del discorso del Papa a Ratisbona
  • Focolari: Economia di Comunione compie 20 anni. Simposio internazionale in Brasile
  • Internet e tv: il Forum delle associazioni familiari chiede un’ecologia dei media
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia: confronto politico in vista dei ballottaggi. Governo battuto 4 volte alla Camera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Accorato appello di Benedetto XVI: tutti i fedeli preghino per la Chiesa in Cina

    ◊   Una preghiera speciale per la Chiesa cinese: il Papa l’ha rivolta al termine dell’udienza generale di stamani. Con toni accorati Benedetto XVI ha chiesto a tutti i fedeli del mondo di ricordare le sofferenze dei cattolici in Cina e sostenere la loro fede, in modo particolare martedì prossimo 24 maggio, nella festa della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Cristo risorto dai morti, vincitore della morte e del peccato” è “vivo e presente nella vita della Chiesa e nelle vicende del mondo”. L’Amore di Dio – ha constatato Benedetto XVI - “si espande incessantemente fino agli estremi confini della terra e, al tempo stesso, incontra rifiuto ed ostacoli in tutte le parti del mondo”. “Come allora, ancora oggi, dalla Croce alla Risurrezione”. Per questo, nel giorno della Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, “tutta la Chiesa” si unirà in preghiera “con la Chiesa che è in Cina”:

    “Là, come altrove, Cristo vive la sua passione. Mentre aumenta il numero di quanti Lo accolgono come il loro Signore, da altri Cristo è rifiutato, ignorato o perseguitato”.

    “La Chiesa in Cina, soprattutto in questo momento, - ha detto il Papa - ha bisogno della preghiera della Chiesa universale”. L’invito è rivolto in primo luogo ai cattolici cinesi, ma anche a tutti i cattolici del mondo:

    “…pregare per la Chiesa che è in Cina deve essere un impegno: quei fedeli hanno diritto alla nostra preghiera, hanno bisogno della nostra preghiera”.

    “Quando Pietro era in carcere - ha ricordato il Santo Padre - tutti hanno pregato con forza e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse”:

    “Anche noi facciamo lo stesso: preghiamo intensamente, tutti assieme, per questa Chiesa, fiduciosi che, con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale per essa”.

    Se “i cattolici cinesi hanno detto molte volte di volere “l’unità con la Chiesa universale”, e “con il Successore di Pietro”, pregando – ha sollecitato il Papa - possiamo ottenere “per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica, fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale”:

    “Essa merita tutto il nostro affetto”.

    Ai vescovi, che “soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale”, “ai sacerdoti e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà nella libera professione di fede” il Papa ha espresso la sua “vicinanza”:

    “Con la nostra preghiera possiamo aiutarli a trovare la strada per mantenere viva la fede, forte la speranza, ardente la carità verso tutti”.

    Il Papa ha chiesto pure di scongiurare un rischio presente:

    “Con la preghiera possiamo ottenere che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro”.

    Infine, l’invocazione alla Madonna:

    “A Maria chiedo di illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smarriti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportunismo”.

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    Il Papa: Dio è amore che perdona, ma ha bisogno di cuori aperti al bene per salvare l'uomo dal male

    ◊   La preghiera ha in sé una forza divina capace di salvare anche l’uomo più iniquo e di interrompere “la spirale del peccato”. Lo ha affermato Benedetto XVI, che questa mattina, all’udienza generale in Piazza San Pietro, ha riflettuto sulla figura di Abramo e sulla sua capacità di intercedere presso Dio per la salvezza dell’umanità. Il Papa ha pregato perché anche oggi le città e i loro abitanti si aprano a Dio, sconfiggendo la “tristezza” che deriva dalla sua assenza. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quella che il Papa racconta, in una catechesi tanto profonda quanto coinvolgente, è la storia della forza della preghiera di intercessione, da Abramo a Gesù. Dopo aver introdotto per due mercoledì consecutivi il nuovo ciclo di meditazioni dedicato alla preghiera come “fenomeno universale”, perché presente in ogni cultura, Benedetto XVI prende le mosse da un episodio che vede protagonista il grande patriarca ebreo, “padre di tutti i credenti”. La scena è quella del capitolo 18 della Genesi: Dio è pronto a distruggere gli abitanti di Sodoma e Gomorra per la loro malvagità, Abramo gli sta davanti e lo supplica con coraggiosa insistenza: davvero, chiede, Dio sterminerà insieme i giusti con i colpevoli? Davvero il Giudice giusto sarà così ingiusto da non voler perdonare le città per intero, se in esse vi si trovassero anche solo 50 innocenti? Con queste parole, afferma il Papa, “Abramo mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria”. Di più, appellandosi in quel modo a Dio, Abramo non si limita a intercedere per gli innocenti, ma per tutti:

    “Così facendo, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa gli empi, perdonandoli”.

    Il pensiero di Abramo, rileva Benedetto XVI, “sembra quasi paradossale” e si potrebbe sintetizzare così: non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, perché “questo sarebbe ingiusto”…

    “…bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia ‘superiore’, offrendo loro una possibilità di salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dio e confessano la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti”.

    La giustizia di Dio è “superiore” perché Dio non è la punizione, ma la misericordia. Abramo lo sa e quindi, osserva Benedetto XVI, non chiede a Dio qualcosa che è contro la sua giustizia, ma “bussa” al suo cuore, anzi scava “negli abissi della misericordia divina” osando di più, strappando quasi a Dio la possibilità di salvezza per Sodoma e Gomorra anche solo con dieci giusti, perché sa che il desiderio di Dio è sempre quello di “salvare, dare vita, trasformare il male in bene”:

    “Con la sua supplica, Abramo sta prestando la propria voce, ma anche il proprio cuore, alla volontà divina: il desiderio di Dio è misericordia, amore e volontà di salvezza (…) Con la voce della sua preghiera, Abramo sta dando voce al desiderio di Dio, che non è quello di distruggere, ma di salvare Sodoma, di dare vita al peccatore convertito”.

    Purtroppo, ricorda il Papa, neanche dieci giusti vengono trovati in Sodoma e Gomorra e le città finiscono distrutte. Dio è buono, dice, ma ha bisogno “di una piccola particella di bene da cui partire per salvare un grande male”, una “trasformazione dall’interno, un qualche appiglio di bene” per tramutare “l’odio in amore, la vendetta in perdono”. Per rintracciare “dentro la realtà malata” quel “germe di bene che può risanare e dare la vita”:

    “Che nelle nostre città si trovi il germe di bene; che facciamo di tutto perché siano non solo dieci i giusti, per far realmente vivere e sopravvivere le nostre città e per salvarci da questa amarezza interiore che è l’assenza di Dio”.

    Questa storia ha un epilogo straordinario. Se per Sodoma e Gomorra la salvezza poteva dipendere dalla presenza di dieci giusti, più avanti per Gerusalemme – come dirà il profeta Geremia – sarà sufficiente anche un solo giusto per essere salvata. “Il numero – nota Benedetto XVI – è sceso ancora, la bontà di Dio si mostra ancora più grande. Eppure questo ancora non basta, la sovrabbondante misericordia di Dio non trova la risposta di bene che cerca e Gerusalemme cade sotto l’assedio del nemico”:

    “Bisognerà che Dio stesso diventi quel giusto. E questo è il mistero dell’Incarnazione: per garantire un giusto Egli stesso si fa uomo (…) il Giusto definitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondo intero morendo sulla croce, perdonando e intercedendo per coloro che ‘non sanno quello che fanno’. Allora la preghiera di ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra intercessione sarà pienamente esaudita”.

    Al termine delle catechesi nelle varie lingue, il Papa ha salutato i sacerdoti giunti al temine dei loro studi nelle varie Università Pontificie di Roma, esortandoli – una volta tornati nei loro Paesi d’origine - a “mettere a frutto l'esperienza culturale e di comunione sacerdotale” maturata negli anni di preparazione. Altri saluti particolari hanno raggiunto i diaconi del Collegio Urbano di Propaganda Fide e i religiosi della Congregazione del Santissimo Sacramento e dei Missionari Monfortani, riuniti in Capitolo generale. Da questi incontri, ha auspicato Benedetto XVI, possa scaturire per entrambi gli Istituti “un rinnovato ardore religioso per servire con gioia il Vangelo”.

    Dopo l’udienza generale il Papa ha ricevuto, in una delle salette adiacenti l’Aula Paolo VI, il nuovo segretario della Lega Araba, Nabil al-Arabi, che poi ha incontrato anche il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cali (Colombia), presentata da mons. Juan Francisco Sarasti Jaramillo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, finora arcivescovo coadiutore della medesima arcidiocesi metropolitana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Vicini nella preghiera alla Chiesa in Cina: all'udienza generale il Papa chiede ai cattolici del Paese di non venir meno all'unità e alla fedeltà.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi in Libia, dove gli appelli diplomatici non fermano le armi.

    Innocenzo XI, un riformatore ben oltre il Seicento: in cultura, stralci del radiomessaggio pronunciato, nel 1956, da Pio XII per la beatificazione del predecessore, Benedetto Odescalchi, nato a Como quattro secoli fa, il 19 maggio 1611.

    Lucetta Scaraffia a proposito della nuova edizione del libro di Oddone Camerana "L'enigma del cavalier Agnelli" cui si è aggiunto il testo "Fantasmi a Detroit".

    Il risveglio del gigante pigro": Emilio Ranzato recensisce il film di Terrence Malick "The Tree of Life".

    Tra gli infiniti trabocchetti della trasmissione manoscritta: Emanuele Castelli sul difficile viaggio delle opere classiche dall'antichità a oggi.

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    Oggi in Primo Piano



    La regina Elisabetta nello stadio di Croke Park, teatro del Bloody Sunday del 1920

    ◊   Nel secondo giorno del suo storico viaggio in Irlanda, la Regina Elisabetta d'Inghilterra visita oggi lo stadio Croke Park di Dublino, dove nel 1920 le truppe britanniche spararono sulla folla uccidendo diversi civili, come rappresaglia all’assassinio da parte dell’Ira di alcuni agenti. Da Dublino, Enzo Farinella:

    Le emozioni vissute ieri durante le deposizioni di corone d'alloro da parte della Regina d'Inghilterra, Elisabetta II, e della presidente d'Irlanda, Mary McAleese, nel Giardino delle Rimembranze - in onore delle vittime irlandesi immolatesi per la libertà della loro nazione - e il minuto di silenzio che ne è seguito, rimarranno tra le memorie più vive di questa storica visita della regina inglese in terra d'Irlanda. E' vero, ci sono state scaramucce varie tra dimostranti e polizia - con 21 arresti ed esplosioni anche durante la notte da parte di dissidenti repubblicani - ma questa visita è un punto di svolta, un nuovo inizio nelle relazioni anglo-irlandesi e nel processo di riappacificazione di tutta l'isola. Oggi, dopo la visita alla birreria Guinness, la Regina Elisabetta ha incontrato il Parlamento irlandese, salutata dal primo ministro Enda Kenny. Tutti si aspettano nuove emozioni quando, questo pomeriggio, la sovrana inglese si recherà a Croke Park. Questo, infatti, non è solo uno stadio ma il luogo simbolo dell’anima nazionalista irlandese, dove Sua Maestà metterà piede cento anni dopo l’ultima visita in Irlanda di un monarca britannico. Qui nel 1920, durante la guerra civile in Irlanda, poliziotti inglesi hanno sparato sulla folla, causando la morte di 16 persone. Quel 21 novembre, il giorno della strage allo stadio di Croke Park, è una ferita che sanguina ancora: è il Bloody Sunday, la domenica di sangue che darà lo stesso nome, 52 anni dopo, ad un’altra strage, quella di Derry. Che la Regina inglese visiti Croke Park è una decisione coraggiosa quanto la deposizione della corona di alloro, ieri, nel Giardino delle Rimembranze per onorare i martiri dell'indipendenza della nazione irlandese. Poco prima di Croke Park, Regina e capo di Stato hanno visitato anche il monumento al Milite Ignoto, in memoria dei caduti della Seconda Guerra Mondiale.

    A scandire i tempi della visita della Regina Elisabetta in Irlanda è dunque il calendario delle tensioni e delle tragedie che, negli anni, hanno diviso Londra e Dublino. Eppure si parla di un viaggio storico. Ascoltiamo Paddy Agnew, corrispondente dell’Irish Times a Roma, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - Chiamarlo storico è il minimo. I rapporti fra Irlanda e Gran Bretagna sono stati molto difficili per più di 800 anni. Vedere quindi la regina, ieri, che si recava al Garden of Remembrance, per rendere omaggio a coloro che hanno combattuto per l’indipendenza irlandese e vederla oggi far visita al Croke Park, lo stadio di calcio gaelico dove nel 1920 ci fu un massacro ad opera dell’esercito britannico, è un qualcosa di molto forte e simbolico. Speriamo che questo possa aiutare tutti a cambiare pagina e ad andare avanti positivamente.

    D. - Negli ultimi anni le due nazioni si sono molto riavvicinate. Cosa ha influito?

    R. - Ci sono stati 30 anni di guerra nell’Irlanda del Nord fra repubblicani e unionisti, fra coloro che volevano l’indipendenza dalla Gran Bretagna e chi, invece, voleva mantenere questo legame. I tempi sono cambiati. Sono cambiati anche perché la maggioranza degli irlandesi ha voluto la pace, che è stata poi dichiarata nel 1998.

    D. - Non a caso la Regina ha incontrato i padri degli accordi del Venerdì Santo del 1998, John Hume e David Trimble…

    R. - Sì, ha incontrato molti protagonisti del processo di pace e la stessa presidente irlandese, Mary McAleese, ha giocato un ruolo in questo.

    D. - E’ possibile che, in tale processo di riavvicinamento, abbia influito anche la crisi economica in corso?

    R. - Bisogna dire che la Gran Bretagna è stata molto solidale con l’Irlanda, negli ultimi anni.

    D. - Dopo la visita di Elisabetta II, toccherà ad Obama andare in Irlanda. Può significare che il legame tra Londra e Dublino è pari solo a quello che unisce Dublino a Washington?

    R. - Sì, è ovvio. Per gli irlandesi non ci sono altre cancellerie più importanti se non quelle inglesi e americane. (vv)

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    Obama rilancia il ruolo Usa nel processo di pace in Medio Oriente

    ◊   A pochi giorni dalle inattese dimissioni di George Mitchell, inviato speciale americano per il Medio Oriente, il presidente Obama rilancia gli Stati Uniti nel ruolo di primo mediatore nella crisi israelo-palestinese. Ieri il capo della Casa Bianca, ricevendo a Washington il re Abdallah di Giordania, ha tracciato le future linee diplomatiche per affrontare l’annosa questione e presenterà domani un nuovo piano di pace. Intanto, sul fronte palestinese, il presidente Abu Mazen ha sollecitato l’Onu a riconoscere lo Stato della Palestina nel corso della prossima sessione dell’Assemblea Generale nel settembre prossimo, decisione che lo stesso segretario generale dichiara di competenza dell’organismo collegiale delle nazioni Unite. Ma da che cosa nasce quest’iniziativa di Barack Obama? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fernando Fasce, docente di Storia Americana all’Università di Genova:

    R. - Direi che nasce dall’esigenza improrogabile di rispondere alla primavera araba. Certamente, poi, questa delusione legata a Mitchell può avere inciso. Da un lato c’è questo, dall’altro c’è il tentativo di spendersi il capitale simbolico acquisito con la vicenda di Osama Bin Laden.

    D. - Siamo in attesa di conoscere il piano di pace che proporrà il capo della Casa Bianca. Obama riuscirà, secondo lei, a trovare qualcosa che metta d’accordo le diverse istanze palestinesi ed israeliane?

    R. - Allo stato attuale mi pare molto difficile, perché la posizione di Netanyahu mi pare abbastanza determinata a ben poche concessioni e Netanyahu si fa anche forte delle recenti proteste che si sono sviluppate proprio ai confini con lo Stato d’Israele. Diciamo quindi che uno dei due interlocutori non mi sembra particolarmente disponibile. Mi pare che non ci sia lo spazio - naturalmente, poi, sarei molto lieto di essere smentito - per un’ipotesi di accordo a breve. C’è invece lo spazio per un rilancio di un discorso di ampio respiro, come quello fatto al Cairo due anni fa.

    D. - E’ un ulteriore ostacolo, secondo lei, la recente riunificazione di Hamas con Al Fatah?

    R. - Sulla carta molti osservatori risponderebbero positivamente alla sua domanda. Io non sono così sicuro, invece, che questo possa essere un elemento di ostacolo. In realtà, si tratta di vedere se di fronte a Netanyahu si presentano delle prospettive di una mobilitazione di tipo democratico nel mondo arabo, come questa primavera ci ha fatto vedere e questo potrebbe cambiare anche gli equilibri interni alla stessa Israele.

    D. - Per risolvere la questione israelo-palestinese è opportuno allargare lo stuolo dei protagonisti, e quindi guardare in senso più largo possibile a tutto il Medio Oriente e non solo?

    R. - Assolutamente sì, perché in realtà bisogna raccogliere e tradurre in chiave diplomatica questo spirito di rinnovamento che, nonostante tutte le difficoltà, è maturato in questi mesi. (vv)

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    Mons. Vegliò: unire le forze contro la tratta di essere umani

    ◊   “Building Bridges of Freedom”, “Costruire ponti di libertà”: è il titolo di una conferenza internazionale sulla lotta al traffico di persone, in corso al Palazzo vaticano della Cancelleria a Roma, per iniziativa dell’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e dell’Università cattolica St. Thomas di Miami. L’evento è stato aperto dagli interventi dell’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti e dell’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Possano le persone sfruttate riprendere il possesso delle proprie vite, possano i trafficanti essere toccati dalla sofferenza delle vittime. Si è aperta con questa toccante invocazione dell’arcivescovo Antonio Maria Vegliò la conferenza “Costruire ponti di libertà”, un evento che riunisce, per una giornata, esponenti di diverse fedi, docenti universitari, rappresentanti di Ong, ma anche politici ed imprenditori, a sottolineare la complessità dell’impegno per sradicare la piaga della tratta di esseri umani. L’ambasciatore americano presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz, ha evidenziato come questo sia purtroppo un fenomeno globale che necessita dunque una risposta concertata a più livelli. Un’esigenza di partnership richiamata anche dall’ambasciatore Luis CdeBaca, consigliere del presidente Obama per la lotta al traffico di persone. Nel suo intervento, in cui ha più volte citato il Concilio Vaticano II, il diplomatico ha messo l’accento sul contributo delle comunità religiose in difesa e sostegno delle vittime dello sfruttamento ed ha rammentato come storicamente la fede sia sempre stata una forza contro la schiavitù. Particolarmente significativa al riguardo è stata la testimonianza di suor Estrella Castalone, coordinatrice di "Talitha Kum", rete internazionale di religiose contro la tratta, un’associazione impegnata in cinque continenti che - ha detto suor Castalone - vuole innanzitutto testimoniare l’amore di Gesù verso gli ultimi. La conferenza, che nel pomeriggio s’incentrerà sul ruolo della società civile in questa battaglia di civiltà, si concluderà con l’intervento di mons. Franklin Casale, presidente della St. Thomas University di Miami, ateneo cattolico da anni impegnato nella formazione di esperti in diritti umani.

    Sulle strategie per “costruire ponti di libertà” volte a contrastare il fenomeno della tratta di essere umani, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano per i Migranti:

    R. - Un aspetto molto interessante di questa conferenza è la cooperazione tra i diversi partecipanti: appartenenti a varie fedi, industrie e multinazionali, la società civile e il mondo politico. Insieme è possibile fare la differenza. La tratta di essere umani può essere combattuta attraverso un approccio basato sul rispetto dei diritti umani, che tenga conto della triste diffusione del fenomeno in tutto il mondo. Il traffico degli esseri umani è un problema molto vasto, che riguarda il lavoro forzato - come per esempio nell’ambito dell’agricoltura, dove da diversi anni sussiste un certo tipo di schiavitù per la raccolta dei pomodori nel Sud Italia. Tuttavia, ciò capita anche in Germania nella manovalanza del settore edile, oppure nel sistema sanitario in Gran Bretagna. Una gravissima forma di tratta riguarda ancora la situazione dei bambini soldato, così come ad esempio lo sfruttamento dei minori nella produzione dei palloni da calcio o nella lavorazione dei tappeti. Più noto è lo sfruttamento sessuale delle donne obbligate a mercificare il proprio corpo da uomini coinvolti nella criminalità. Un’altra forma, ben conosciuta in Asia, riguarda lo sfruttamento del lavoro legato all’indebitamento della povera gente, costretta con i propri bambini a lavorare in situazioni di schiavitù. La conferenza di oggi si impegna a trovare strategie comuni atte a contrastare tale fenomeno. Si studierà come coinvolgere le diverse comunità di fede, come controllare la destinazione dei nostri investimenti e l’utilizzo che ne fanno le banche – relativamente al tema dell’etica sugli investimenti –, e come i governi possano proteggere le vittime, introducendo legislazioni per tutelarle e mettendo i loro interessi al primo posto, punendo i criminali e confiscando profitti finanziari ottenuti illegalmente nella tratta di esseri umani.

    D. - Le vittime della tratta sono sempre i più deboli, spesso sono proprio i migranti. Cosa sta facendo il suo Dicastero per contrastare questa piaga?

    R. - Parte del lavoro di questo Dicastero è rivolto a sensibilizzare l’opinione pubblica e a creare consapevolezza nelle Chiese locali. Nel passato abbiamo organizzato diverse conferenze sulla lotta alla prostituzione e allo sfruttamento sessuale nelle strade. Abbiamo preparato un questionario specifico su questo problema per i vescovi che fanno visita al nostro Dicastero. Le Chiese locali sempre più si pronunciano su questo grave problema e sono state pubblicate diverse lettere pastorali sulla prostituzione forzata. In particolare, i vescovi delle Filippine hanno fatto una Dichiarazione contro la vendita di organi, la Conferenza episcopale di Nigeria ha dedicato una lettera pastorale a questi problemi nel Paese, mentre l’episcopato del Sud Africa ha rivolto nel 2006 particolare preoccupazione alla tratta internazionale di donne e bambini in Botswana, Sud Africa e Swaziland. In Kenya la Conferenza episcopale cerca di diffondere la conoscenza del problema con volantini e dibattiti periodici. Nel mondo le più attive in questo ambito sono le Congregazioni internazionali di religiose. Queste si adoperano per quanto riguarda l’assistenza, il ritorno e la reintegrazione delle vittime della tratta. È stata creata una rete internazionale chiamata "Talitha Kum".

    D - Quanto è importante l’aspetto culturale, il cambio di mentalità della gente che spesso guarda con indifferenza alla tratta di essere umani?

    R. – Come scritto da Benedetto XVI nell’Enciclica “Spe Salvi”: “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società”. La diffusa indifferenza esiste in parte perché non è possibile immaginare cosa significhi essere gravemente sfruttati. Infatti, lo sfruttamento è un fenomeno nascosto, invisibile. È la nostra mentalità che deve cambiare. Per questo, è importante per esempio conoscere le circostanze in cui vengono fabbricati i prodotti che acquistiamo. A volte non vogliamo sapere, o semplicemente ignoriamo, ciò che accade. Gli articoli di abbigliamento, venduti da molti negozi, molte volte sono prodotti in condizioni di sfruttamento. Si potrebbe introdurre un’etichetta per indicare se il capo è stato realizzato senza sfruttamento del lavoratore e quindi rientra nell'etica del commercio equo e solidale. L’etichettatura funziona, come abbiamo visto nell’industria del cacao e del cioccolato, dove è entrato in funzione il cosiddetto Protocollo Harkin-Engel, sostenuto dalla Fondazione Mondiale del Cacao e dall’Associazione Manifatturieri Cioccolato. Esso obbliga l'industria a combattere le forme peggiori di lavoro minorile. Tutto ciò comporta un costo più alto, siamo disposti a pagarlo? È anche vero, comunque, che esiste una differenza tra il cattivo comportamento del datore di lavoro e le situazioni di schiavitù. Non tutti gli abusi in materia di lavoro e servizi, infatti, possono essere considerati traffico di esseri umani. La Commissione per il Lavoro della Conferenza episcopale cattolica dell'India si è assunta l’impegno di contrastare il lavoro legato al debito - che ancora sussiste in alcune tradizioni. Come affermato da Papa Benedetto XVI: “Nuovi problemi e nuove schiavitù, infatti, emergono nel nostro tempo ... La Chiesa deve rinnovare costantemente il suo impegno di portare Cristo, di prolungare la sua missione messianica per l’avvento del Regno di Dio, Regno di giustizia, di pace, di libertà, di amore”.

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    Rapporto Censis: giovani italiani in calo e in ritardo su lavoro e istruzione

    ◊   In Italia si è registrato, dal 2000 al 2010, un calo più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Nello stesso periodo gli over 65 sono invece aumentati di 1 milione e 896 mila. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto del Censis su giovani e mercato del lavoro. Su questo dato riferito alla riduzione dei giovani, che minaccia il ricambio generazionale, si sofferma, al microfono di Federico Piana, il direttore generale dell’istituto di ricerca socio-economica, Giuseppe Roma:

    "Penso che questo sia forse il più grave problema sociale che abbiamo da risolvere, perché è alla base della convivenza civile. La questione delle generazioni è stato, per secoli, il grande motore del rinnovamento umano, sociale, economico e produttivo. Penso che questo sia un passaggio molto importante per la realtà italiana che ci spiega perché l’Italia non cresce, perché i redditi delle famiglie non crescono, perché c’è disoccupazione e perché non trionfa il merito, perché ci sono i corporativismi. Questo dato spiega tanti perchè".

    Le problematiche per i giovani riguardano soprattutto il mondo del lavoro. I giovani occupati in Italia sono il 20,5%, mentre in Germania sono il 46,2% e nel Regno Unito il 47,6%. La sfiducia nel futuro, sommata ad altri fattori, si traduce in molti casi anche in una situazione di “volontaria inattività”: l’11,2% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non studia e non lavora. Lo stesso dato, riferito alla media europea, è del 3,4%. Alla mancanza di lavoro e alla precarietà è anche legato il calo dei matrimoni. Secondo l’Istat nel 2009 e nel 2010 sono stati 30 mila in meno. Don Nicolò Anselmi, direttore della pastorale giovanile della Cei:

    “I giovani non si sposano, le convivenze crescono ed è una situazione di precarietà non soltanto lavorativa, ma anche affettiva. Questo non aiuta. C’è anche una carenza di fede: chi crede nella Provvidenza, chi crede nell’amore di Dio e nella vita, poi ha fiducia nel Signore, che aiuterà quelle nuove creature che ama, desidera e non abbandona. Ci deve anche essere un atteggiamento di fiducia nella vita, di dono di sé, di generosità. In fondo il matrimonio - come tutte le vocazioni - è un consegnarsi ad un altro ed oggi il clima d’individualismo - che diventa facilmente d’egoismo - non aiuta”.

    Non confortanti neanche i dati sull’’istruzione: i laureati sono il 20,7% mentre la media europea è del 33%. Ma l’accesso al lavoro non è garantito anche in caso di formazione universitaria. In Italia lavora il 66,9% dei laureati di età compresa tra i 25 e 34 anni, contro una media europea dell'84%. A destare preoccupazione è anche la marginalità dei giovani rispetto ai mondi della politica e dell’imprenditoria. Giuseppe Failla, responsabile nazionale dei giovani delle Acli. intervistato da Federico Piana:

    “Però non bisogna rinunciare alla voglia di partecipare. Credo che questo sia fondamentale. La responsabilità cui le giovani generazioni sono chiamate oggi è quella di partecipare, interessarsi alla vita sociale e politica. Si deve cercare di partecipare, quanto più possibile, a questi mondi e a queste realtà. Solo attraverso la responsabilità, anche delle giovani generazioni, è possibile cambiare un po’ questo sistema, altrimenti l’unica soluzione che abbiamo è quella di arrendersi”.

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    Settimana dell'economia. Gotti Tedeschi: famiglia sussidiaria alla crescita dello Stato

    ◊   Per Ettore Gotti Tedeschi gli Stati devono tornare ad aiutare le famiglie. Il presidente dello Ior è intervenuto a Roma ieri pomeriggio al convegno “Per un’economia al servizio della famiglia umana”, organizzato dall’Ufficio della pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Secondo l’economista Marina Brogi serve rafforzare le regole a livello internazionale per evitare speculazioni. Alessandro Guarasci:

    La crisi economica ha lasciato sul terreno disoccupati e tante aziende fallite. Inoltre, ci sono ancora troppe differenze tra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo. I moti del Nord Africa e in Medio Oriente sono stati provocati anche da un costo eccessivo di alcuni beni alimentari. Nell’incontro di apertura della Settimana dell’economia, ieri a La Sapienza di Roma, esperti del settore hanno cercato soluzioni. Il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi:

    “Con un equilibrio tra il mondo che è spaccato in due - ormai da 20 anni è spaccato in due tra Paesi consumatori e non produttori e Paesi produttori e non ancora consumatori - quello che è successo negli ultimi anni, in quasi tutto il mondo occidentale, è che la famiglia è stata lei sussidiaria alla crescita dello Stato, anziché essere viceversa”.

    Quest’anno ricorre il 50.mo anniversario della Mater et Magister di Giovanni XXIII, e la Dottrina sociale della Chiesa indica una via da seguire. Troppo spesso, infatti, la finanza non rispecchia la vita reale della società. Mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio della pastorale universitaria del Vicariato di Roma:

    “Oggi siamo - dopo la crisi del 2008 - non dico al punto di partenza, ma certamente la società ha di fronte a sé il grande problema di come le leggi economiche non prendano il sopravvento sulla vita stessa, sulla progettualità stessa della società”.

    La crisi dovrebbe aver insegnato a guardare a un’economia più reale, invece che di carta. Marina Brogi, esperta di mercati finanziari:

    “Sicuramente delle regolamentazioni devono ancora essere introdotte; non sono tutte state ancora approvate; occorre mantenere alta l’attenzione, perché le crisi derivanti dalla finanza non sono ancora del tutto scongiurate. Sicuramente fanno ben sperare gli aumenti di capitale che sono stati approvati sia da una serie di banche italiane, sia da banche europee e statunitensi”.

    Il rispetto delle regole, dunque, è fondamentale per evitare una nuova crisi. (mg)

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    Assemblea del Celam. Mons. Pecorari: rilanciare la missione in una società sempre più laicista

    ◊   “Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che scaturisca dall’incontro personale con Cristo”: è quanto ha affermato l’arcivescovo di Aparecida e presidente del Consiglio episcopale latino americano (Celam), il cardinale Raymundo Damasceno Assis, intervenendo a Montevideo, in Uruguay, alla 33.ma assemblea generale del Celam. La plenaria, che è iniziata lunedì scorso e si protrarrà fino al 20 maggio, prevede il rinnovo della dirigenza e la designazione dei nuovi responsabili di dipartimenti e sezioni. Il servizio della nostra inviata Alina Tufani:

    I lavori dell’Assemblea si sono aperti con il saluto del presidente della Conferenza episcopale uruguayana, mons. Carlos Maria Collazzi Irazábal, che ha ricordato il tardizionale saluto dei gauchos, l'Ave Maria Purissima, augurando che questo saluto orienti i lavori dell’Episcopato. Nel suo intervento, il nunzio apostolico - l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari - ha ricordato la ricorrenza dei 200 anni dall'inizio dei moti per l'indipendenza del Paese e l’importante ruolo della Chiesa in questo processo. Ha poi riconosciuto che, sebbene il fenomeno laicista dei primi anni del XX secolo non abbia lasciato un forte anti-cattolicesimo, ha creato comunque molte difficoltà nel lavoro della Chiesa uruguayana, soprattutto nell’educazione cattolica. Infine il cardinale Marc Oullet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha ribadito l’importanza di questa Chiesa per la Sede Apostolica. Il porporato ha anche aggiunto che la nomina di mons. Octavio Ruiz come segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione è un riconoscimento del Papa al contributo della Chiesa latino-americana alla Chiesa universale. Infine, ha lanciato l’esortazione a fare di quest’Assemblea un nuovo cenacolo per il Continente ed il mondo.

    Sulla situazione della Chiesa in Uruguay ascoltiamo, al microfono di Alina Tufani, il nunzio apostolico nel Paese, mons. Anselmo Guido Pecorari:

    R. – L’Uruguay è un Paese che per antichissima tradizione vive una separazione totale tra Stato e Chiesa. Quindi, in Uruguay, l’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, che è così ben rappresentato dal Celam, è una testimonianza di fronte alla società uruguayana della presenza della Chiesa. Una presenza che, a mio avviso, deve essere incisiva anche nei problemi non solo di carattere religioso, ma anche di carattere sociale e civile.

    D. – Qual è la presenza della Chiesa nella società?

    R. – La Chiesa non ha una presenza forte come negli altri Paesi dell’America Latina: è una presenza numericamente più limitata. Dal punto di vista della vita, però, è una presenza dinamica. La Chiesa cerca di far sentire la propria voce, soprattutto in campo ecclesiale – logicamente – nel campo dell’educazione e ora anche in altri settori, quali, per esempio, quello della difesa della vita, quello della famiglia, del matrimonio, in settori importanti come quello della sanità.

    D. – Questo incontro dà luce ad una visione globale della Chiesa latino-americana, dopo un incontro come quello di Aparecida. Quali sono gli sviluppi secondo la sua visione?

    R. – Non solo in Uruguay ma in tutta l’America Latina si sta cercando di realizzare in modo incisivo quello che è stato deliberato ad Aparecida. Si sta soprattutto sviluppando la missione continentale. Si tratta di una Chiesa in missione, impegnata nella rievangelizzazione della società e che deve affrontare sfide molto grandi. C’è una società in America Latina che sta diventando sempre più laicista e c’è, nello stesso tempo, la crescita delle sette, che è una crescita rilevante, anche se in Uruguay forse lo è meno che in altri Paesi. Questa sfida, comunque, deve seguire l’indicazione di Aparecida, con un cammino di rievangelizzazione che non tradisca quello che rimane di buono – ed è molto – delle tradizioni religiose. (ap)

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    Chiesa e Società



    Giamaica: aperti i lavori della Convocazione ecumenica per la pace

    ◊   Oltre un migliaio di rappresentanti di varie confessioni sono da ieri riuniti a Kingston, in Giamaica, per riflettere sull’impegno ecumenico volto alla realizzazione concreta di percorsi di perdono e di riconciliazione. Sviluppando il tema della pace come “dono e responsabilità di tutti i cristiani”, si cercherà anche di rinnovare la testimonianza alla riconciliazione, come segno visibile permanente dello spirito di servizio delle comunità religiose. La Convocazione ecumenica per la pace, promossa Consiglio Ecumenico delle Chiese in collaborazione con il Jamaican Council of Churches e il Caribbean Council of Churches, è anche un’occasione per riflettere sull’attuale contesto mondiale. “Giunge in un momento - sottolinea il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Olaf Fykse Tveit - in cui il mondo sta sperimentando importanti cambiamenti di paradigma politico e molti di questi cambiamenti stanno avvenendo in un clima di violenza e di conflitto”. Vivere in un mondo in pace – aggiunge - non significa solo porre fine ai conflitti. “Si tratta della ricerca della giustizia e della creazione di condizioni sostenibili affinché possa affermarsi”. Per questo - sottolinea Olav Fykse Tveit – la Convocazione ecumenica per la pace “riunisce i leader di varie comunità di fede, organizzazioni e movimenti laici”. L’obiettivo è di “esplorare il ruolo della religione nella società per promuovere la pace, la giustizia e la comprensione reciproca, chiedendo in particolare a ciascuno di esplicitare che cosa significa seguire Gesù oggi e domani”. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese – ricorda inoltre l’Osservatore Romano - invita i cristiani di tutto il mondo a celebrare, domenica prossima, la speciale Giornata dedicata alla pace. Potranno essere vari i modi nei quali singoli individui o gruppi potranno celebrare la speciale Giornata. “Ognuno – spiega Olav Fykse Tveit - utilizzi il linguaggio che gli è più consono per costruire ponti per una pace giusta”. Al termine dei lavori della Convocazione ecumenica per la pace, che si concluderà il prossimo 25 maggio, sarà infine diffuso un documento che verrà preso in esame durante i lavori di un altro importante appuntamento. Si tratta dell’assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, in programma nel 2013 in Corea del Sud, e incentrata sul tema: “Il Dio della vita ci conduce alla giustizia e alla pace”. (A.L.)

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    Egitto. Normativa sui luoghi di culto: una legge uguale per tutti

    ◊   Due nuove leggi: una che regolamenti la costruzione e il restauro dei luoghi di culto, uguale per tutti, musulmani, cristiani ed ebrei; l’altra che contrasti la discriminazione e l’istigazione all’odio religioso. Le ha annunciate nei giorni scorsi il Governo egiziano al termine di una riunione alla quale hanno partecipato il primo ministro Essam Sharaf e i ministri della Giustizia, dell’Interno e dello Sviluppo locale. Al fine di redigere le leggi — le cui bozze dovrebbero essere presentate nel giro di un mese — è stato deciso di istituire, in seno al Consiglio dei ministri, una Commissione sulla giustizia nazionale. L’obiettivo - riporta L'Osservatore Romano - è di contrastare tutto ciò che possa istigare odio, spirito settario, discriminazione religiosa, ribadendo l’uguaglianza dei cittadini nei diritti e nei doveri. Per questo è stato stabilito di vietare le manifestazioni e i raduni davanti ai luoghi di culto e l’utilizzazione di slogan religiosi durante le campagne elettorali. Verranno inoltre prese in esame le richieste di riaprire alcune chiese, chiuse da tempo, e di restaurarne altre, danneggiate o in rovina. Da parte di Sharaf e del suo Esecutivo sono decisioni importanti, prese dopo le recenti, tragiche tensioni avvenute tra copti e musulmani a Imbaba, nel governatorato di Gîza. Si tratta — per quanto riguarda la legge sulla costruzione dei luoghi di culto non musulmani — di cambiare regole alcune delle quali risalenti all’Impero ottomano. È infatti del 1856 il decreto «Hatti Humayoun» (recepito in una legge del 1915) che sottopone qualsiasi edificazione e restauro di luoghi di culto non musulmani all’autorizzazione del capo dello Stato. La normativa è completata da un decreto del ministero dell’Interno, datato 1934, che prevede un questionario, con dieci condizioni, che il richiedente deve compilare per ottenere il via libera per la costruzione di una chiesa. Del 2005 è invece un decreto presidenziale che delega ai prefetti l’autorizzazione, chiesta dalle comunità cristiane, a demolire una chiesa al fine di edificarne un’altra, oppure per avviare lavori di ampliamento o di restauro. (R.P.)

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    Iraq: dialogo con il mondo islamico per fermare l'esodo dei cristiani

    ◊   Per fermare l’esodo dei cristiani dall’Iraq e costruire un futuro di pace nel Paese l’unica via non è lo “scontro di civiltà”, ma quella del dialogo con i musulmani. Ad affermarlo è il padre domenicano Yousif Thomas Mirkis, direttore di "Al-Fikr Al-Masihi" (“Il pensiero cristiano”), il primo e più autorevole periodico cattolico del Paese. In un’intervista rilasciata all’agenzia Apic a margine di un Simposio sul cristianesimo in Mesopotamia ospitato nei giorni scorsi dall’Università di Friburgo, in Svizzera, il sacerdote domenicano fa il punto dell’attuale situazione della comunità cristiana irachena dopo la strage del 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad. “L’attentato è stato il nostro 11 settembre che ha rivelato tutta la fragilità della società irachena”, dice il sacerdote, sottolineando che il problema dell’insicurezza non riguarda solo la comunità cristiana, ma anche la popolazione musulmana non meno vittima delle violenze e del fanatismo di questi anni. Ed è con i musulmani moderati, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione - afferma il sacerdote - , che la comunità cristiana deve collaborare per costruire il futuro del Paese. Un futuro che dipende anche dalla capacità di ricostituire una nuova classe dirigente, dopo la fuga di cervelli seguita alla guerra. Con questo obiettivo – spiega padre Mirkis - i padri domenicani hanno deciso di lanciare l’Università aperta di Scienze umane di Baghdad (Baghdad Open University for Human Sciences, www.bag-op-univ.com). Il Centro, realizzato con il contributo di accademici, personalità del mondo della cultura e della politica musulmani, vuole essere infatti “uno spazio di dialogo e di ricerca per tutti i cittadini iracheni” per ricostruire “i legami di convivenza pacifica che l’integralismo e il fanatismo cercano di distruggere”. (L.Z.)

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    Appello del Centro Astalli per la situazione dei profughi in Libia

    ◊   Centinaia di rifugiati del Corno d’Africa che avevano attraversato la frontiera tra Libia e Tunisia, per mettersi in salvo dalla grave crisi libica, oggi stanno rientrando in Libia spinti dalla speranza di riuscire ad imbarcarsi verso l’Europa. La situazione, segnalata dall’Unhcr, fa aumentare il numero di persone in situazione di grave rischio, sia in territorio libico che sulle rotte del Mediterraneo. “Chi fugge da guerre e persecuzioni sa di non poter tornare indietro”, commenta padre La Manna, presidente del Centro Astalli. “I rifugiati cercano sicurezza e stabilità e non possono trovarle in un campo profughi provvisorio al confine tra Tunisia e Libia. Non sorprende, purtroppo, che siano disposti anche a rischiare la vita pur di proseguire il loro viaggio”. Nei prossimi mesi, tutto lascia pensare che si intensificheranno i viaggi attraverso il Canale di Sicilia su sovraffollate imbarcazioni di fortuna: è auspicabile che le molte navi presenti il quel tratto di mare, civili e militari, siano pronte ad offrire soccorso ai profughi e che non accada più che le controversie tra gli Stati in merito alla competenza delle operazioni di salvataggio costino la perdita di centinaia di vite innocenti. Non ci si può naturalmente accontentare di intervenire quando le tragedie sono già in corso. “Prevenire questi viaggi pericolosissimi è una precisa responsabilità dell’Unione Europea”, aggiunge padre La Manna. “È più che mai necessario che i governi dell’Unione Europea predispongano meccanismi efficaci per mettere in salvo nei propri territori tutti i rifugiati africani che attualmente si trovano bloccati nei Paesi del Nord Africa, in situazione di grave pericolo, evitando loro la lotteria della traversata del Mediterraneo, che ha già fatto tante vittime innocenti. Alcuni Paesi, tra cui l’Italia, si sono resi disponibili per accogliere un certo numero di rifugiati, ma è necessario uno sforzo maggiore. Solo una tempestiva assunzione di responsabilità può evitare altre stragi”. (R.P.)

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    Somalia: tre bambini morti per la siccità, cresce il numero dei profughi

    ◊   Almeno tre bambini sono morti di fame e di stenti in Somalia, nella regione centrale di Galgdud. Come riporta l'agenzia Misna, la zona è stata particolarmente colpita dalla siccità che riguarda l’intero Corno d’Africa. Secondo i media locali somali, che hanno dato la notizia delle morti, il numero delle vittime potrebbe essere più alto: l’area, tuttavia, è difficile da raggiungere per le organizzazioni umanitarie, perché si trova sotto il controllo del movimento armato d’opposizione degli Shabaab. I combattimenti ancora in corso in varie parti del Paese tra le forze del governo federale di transizione e i diversi gruppi armati, inoltre, hanno intensificato il flusso dei profughi verso i campi per rifugiati in Kenya. Secondo fonti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), sono ormai oltre 348 mila le persone ospitate nelle strutture allestite a Dadaab. Le possibilità di accoglienza dei campi sono ormai al limite, e il numero dei rifugiati, quattro volte superiore alla capacità prevista, rende Dadaab uno dei più grandi complessi del genere al mondo. (D.M.)

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    Darfur: restrizioni per gli operatori umanitari

    ◊   Il governo del Sudan ha imposto restrizioni ai movimenti degli operatori umanitari nell’area di Nyala, capitale del Sud Darfur. Secondo l’agenzia Misna, che cita un comunicato della missione di Onu e Unione Africana nella regione (Unamid), gli operatori hanno avuto l’ordine di non avvicinarsi a Nyala in un raggio di 15 chilometri. Le restrizioni riguardano, secondo il personale, anche il campo profughi di Kalma, nei pressi della capitale che accoglie decine di migliaia di sfollati. All’Unamid è stato anche impedito, da parte dell’esercito, di verificare la situazione della città di Labado e del villaggio di Esheraya, sempre nel sud della regione. Nei giorni scorsi l’Unamid aveva denunciato un presunto bombardamento da parte dell’aviazione sudanese sulle due località, dove si conterebbero 11 morti civili e diversi feriti. La missione di verifica dell’Unamid non è però potuta entrare nelle due località. Il conflitto in Darfur dura dal 2003 e le trattative tra governo sudanese e movimenti ribelli non hanno finora portato a un’intesa. (D.M.)

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    Burkina Faso: le donne chiedono un dialogo nazionale per far uscire il Paese dalla crisi

    ◊   All’insegna del motto “dialogo, tolleranza e giustizia”, le donne del Burkina Faso hanno sfilato per le strade della capitale Ouagadougou per chiedere l’avvio di un dialogo nazionale che ponga fine alle violenti proteste che da febbraio sconvolgono il Paese. “La nostra patria è scossa da una crisi senza precedenti, dalla conseguenze spaventose e incalcolabili. Per questi motivi noi, donne e ragazze di questo Paese, abbiamo indetto una marcia pacifica per promuovere la giustizia, lo spirito di tolleranza e di perdono. Facciamo appello perché vengano presi tutti i provvedimenti per mettere fine alle derive che mettono in pericolo l’avvenire del Paese” afferma il messaggio consegnato al Capo dello Stato, Blaise Compaoré. Negli ultimi mesi - riferisce l'agenzia Fides - diversi reparti militari e gruppi di poliziotti si sono ribellati, scendendo per le strade della capitale e di altre città del Paese, sparando per aria e saccheggiando i negozi. A loro volta i commercianti hanno inscenato dimostrazioni per denunciare gli abusi degli appartenenti delle forze di polizia e dei militari. Alla base delle proteste vi sono motivi di ordine salariale. Anche gli operatori della compagnia telefonica nazionale (l'Office national des télécommunications, Onatel) avevano indetto all’inizio della settimana uno sciopero, bloccando i collegamenti telefonici e le connessioni Internet, per chiedere un aumento di stipendio. (R.P.)

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    La sicurezza alimentare a rischio in Asia centrale

    ◊   La sicurezza alimentare è a rischio nei Paesi dell’Asia centrale: mentre i governi delle ex repubbliche sovietiche di Kazakhstan, Tajikistan, Kyrgyzstan, Uzbekistan, Turkmenistan cercano di stabilizzare a livello politico ed economico le nazioni, su una popolazione complessiva di 62 milioni di abitanti, oltre 5 milioni non riescono a soddisfare i propri bisogni alimentari e non godono della piena sicurezza alimentare. Il concetto di “sicurezza alimentare”, coniato dalle Nazioni Unite, indica la certezza di procurarsi il cibo quotidiano necessario per coprire il fabbisogno alimentare minimo di una persona. Secondo uno studio pubblicato dall’Università statale del Nord Kazakhstan, e giunto all’agenzia Fides, sebbene le condizioni generali della società in Asia centrale siano migliorate nell’era post sovietica, il problema della mancanza di cibo continua ad affliggere larghi strati della popolazione, colpiti in particolare dall’inflazione e dalla scarsità di risorse economiche utili a generare benessere. La situazione, afferma il rapporto, è particolarmente delicata in Tajikistan, che si sta ancora riprendendo dopo una guerra civile, e in Kyrgyzstan, dove la situazione politica e sociale soffre ancora di instabilità, dopo le rivolte del 2005 e del 2010. Questi risultano anche i Paesi più poveri, secondo gli standard internazionali: il 30% dei cittadini tajiki e il 27% dei kirghisi soffre di insicurezza alimentare. Secondo la Fao, le due repubbliche sono oggi ancora lontane dal raggiungere il risultato minimo di assicurare la nutrizione di base a tutta la popolazione. Nel 2010 la Fao e il World Food Programme (Wfp) hanno indicato il Tajikistan come uno dei 22 Paesi che soffrono di una “crisi durevole di insicurezza alimentare”: ciò significa che la nazione soffre di scarsità di cibo da almeno 8 anni e che oltre il 10% degli aiuti dall’estero è rappresentato da aiuti umanitari. Secondo lo studio dell’Università del Kazakhstan, le misure necessarie per contrastare tale fenomeno sono: controllare l’inflazione, calmierare i prezzi, introdurre nuovi mezzi e nuove tecnologie nell’agricoltura, introdurre nuovi mezzi legislativi per aiutare il settore agricolo, che resta essenziale per la sopravvivenza della maggioranza della popolazione nelle repubbliche centro asiatiche. (R.P.)

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    Nepal: la disuguale distribuzione delle terre crea un’emergenza umanitaria

    ◊   La distribuzione iniqua delle terre in Nepal sta provocando violazioni dei diritti umani e spinge le donne all’emigrazione e alla prostituzione. La denuncia, come riporta la Fides, è della Asian Human Rights Commision (Ahrc), che sottolinea come la metà delle donne in cerca di sostentamento sia spesso il Medio Oriente. Circa 60-70 donne al giorno lasciano il Nepal per i Paesi del Golfo, ed è di 240 mila unità il totale delle lavoratrici nepalesi nella regione, spesso costrette a prostituirsi al di fuori del lavoro abituale. La distribuzione disuguale delle terre causa fame e povertà nel Paese asiatico, dove il 60% della popolazione vive di agricoltura. Particolarmente colpita dal problema è la comunità Dalit della popolazione nomade dei Gandharva. I Gandharva, che in Nepal sono circa 21 mila e vivono grazie all’arte e alla musica, avevano ricevuto nel 1993 da un’apposita commissione alcuni terreni, senza ottenere però nessun titolo legale. Il terreno del villaggio era infatti proprietà della vicina comunità di Tharu, i cui membri nel 2010 hanno distrutto le colture già seminate, costringendo i nomadi all’emigrazione in India e Medio Oriente. In Nepal sono rimasti i bambini, privi di istruzione e alimentazione, e spesso discriminati per la povertà e la bassa casta di appartenenza. (D.M.)

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    Filippine: i gruppi pro-vita mobilitati contro il documento sulla salute riproduttiva

    ◊   L’opposizione al cosiddetto Rh Bill, il documento sulla Salute Riproduttiva che promuove strumenti di pianificazione familiare come la contraccezione e che è in questi giorni all’esame del Congresso Filippino, proseguirà senza sosta: con manifestazioni, con pressioni sui membri del Parlamento e con l’oratio imperata, una catena di preghiera quotidiana e costante. E’ il risultato dell’incontro di oltre 65 leader di movimenti, commissioni diocesane, associazioni pro vita tenutosi lunedì e ieri a Manila, che ha raccolto nella capitale responsabili provenienti da tutte le diocesi del Paese. Rene Bullecer, laico cattolico, responsabile di “Human Life International” nelle Filippine, e uno dei coordinatori dell’incontro, spiega all'agenzia Fides: “La nostra battaglia per la vita proseguirà a tutti i livelli, sia con iniziative a breve termine, sia con attività di sensibilizzazione a lungo termine. La mobilitazione nella società andrà avanti in piazze, scuole e parrocchie, per mostrare che il popolo filippino è con noi. Inoltre su 284 membri del Congresso, già 144 si sono detti pro vita e si sono pronunciati a nostro favore: questo fa ben sperare per il confronto sul terreno politico. Va detto che l’87% dei parlamentari si dichiara cattolico, così facciamo di continuo appello alla loro coscienza. Infine la preghiera è la nostra arma in più: sappiamo che Dio è con noi e confidiamo in Lui. Fin dal 1999 gruppi di parlamentari nel Congresso hanno cercato di far passare leggi di questo tipo, ma finora non ci sono riusciti”. Bullecer ricorda che “i vescovi hanno chiuso il dialogo col governo, denunciandone la scarsa sincerità e chiarezza, parlando di ‘doppio canale’: dire una cosa e farne un’altra. Posso dire che la Chiesa filippina, vescovi, sacerdoti e fedeli, è davvero unita su questo fronte, come ai tempi della Rivoluzione pacifica del 1986, e non intende cedere”. (R.B.)

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    Panama: il governo chiede la mediazione della Chiesa per evitare una crisi sociale

    ◊   Il governo di Panama, dopo lo scoppio di scandali di corruzione e un aumento delle tensioni con i partiti politici, ha chiesto formalmente la mediazione della Chiesa cattolica in un dialogo nazionale. In un comunicato dell’esecutivo si annuncia che si convocheranno vari settori panamensi a un tavolo di dialogo “per dibattere il tema della libertà d’espressione”. La Chiesa cattolica – riferisce l’agenzia Zenit - dovrebbe essere rappresentata dall’arcivescovo di Panama e segretario generale della Conferenza episcopale panamense, mons. José Domingo Ulloa Mendieta. Il presule aveva recentemente avvertito con una lettera alle autorità panamensi della necessità di un dialogo costruttivo tra il mondo giornalistico, la società civile e il governo. (A.L.)

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    Bicentenario in Paraguay: Messaggio dei vescovi per una “nuova evangelizzazione”

    ◊   La Conferenza episcopale del Paraguay fa un appello urgente contro la corruzione e a favore di una nuova politica sociale, in occasione del bicentenario dell’indipendenza del Paese. Il messaggio, intitolato “Una nuova evangelizzazione per un nuovo Paraguay”, riferisce l'agenzia Fides, è stato letto dal vescovo di Caacupé, Claudio Giménez Medina, nella cattedrale metropolitana della capitale Asuncion. Nel documento si chiede di promuovere politiche in grado di superare “i vecchi e ripetitivi vizi che privilegiano gli interessi individuali e di movimenti su una visione che abbraccia la società nel suo complesso”. E’ questa la chiave per far sì che la popolazione possa “sentirsi al sicuro e avere fiducia nei protagonisti della politica”. Per quanto riguarda la politica sociale l’invito è a fare in modo che questa “superi l’assistenzialismo e promuova l’economia solidale”, con un’attenzione particolare ai gruppi sociali più svantaggiati. La celebrazione del bicentenario, inoltre, deve essere l’occasione “per dimostrare un amore più grande al Paese, con azioni specifiche e gesti concreti”. Il vescovo di Caacupé, però, si è rivolto anche ai cittadini paraguaiani, invitandoli a esercitare i loro diritti, in particolare quello di voto, con maggiore coscienza e senso di responsabilità. “Noi vescovi del Paraguay – afferma inoltre il messaggio - riteniamo che l’evangelizzazione debba formare un nuovo uomo paraguaiano. E prosegue: “Come nazione guardiamo a una visione di speranza, perché la nostra patria si converta in una nazione santa e consacrata a Dio”. “Vogliamo consegnare ai posteri un popolo nuovo – è la conclusione del documento - una nuova società che nella celebrazione del bicentenario dell’indipendenza nazionale guardi al suo interno per riscoprire le sue radici cristiane”. (D.M.)

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    Convocato nel 2012 il primo Sinodo dei laici cattolici dell'India

    ◊   La convocazione di un Sinodo dei laici cattolici indiani nel 2012 per discutere come dare piena attuazione agli insegnamenti del Concilio nella vita e nell'apostolato dei laici in India. È il progetto scaturito da un incontro a Panaji dei leader della “All India Catholic Union” (Aicu), l’Azione Cattolica indiana. Al centro dell’incontro – riferisce l’agenzia cattolica indiana Sarnews - è stato appunto lo stato dei rapporti tra clero e il laicato in India e in particolare il ruolo di quest’ultimo nella Chiesa locale. Un ruolo - è stato evidenziato - ancora marginale rispetto a quanto auspicato dai documenti conciliari e improntato ad un forte paternalismo. Di qui l’idea di organizzare il primo Sinodo dei laici cattolici indiani (Silc – I ). L’ultima iniziativa del genere risale al 1989 quando venne convocata la prima “Convenzione nazionale dei cattolici” che però non ebbe alcun seguito. Al Sinodo, previsto per i primi del 2012, saranno invitate a partecipare tutte le realtà ecclesiali dell’India. Per assicurarne la massima rappresentatività, i dirigenti dell’Aicu, che hanno già costituito un Comitato organizzatore, hanno deciso di preparare e distribuire il mese prossimo un questionario e di convocare a partire da ottobre quattro consultazioni regionali preparatorie a New Delhi, Mumbai Kolkata e Chennai. A coordinarle saranno John Dayal, George Menezes, Eugene Gonsalves and Louis Menezes. (L.Z.)

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    India: giornalista cristiano nell’Autorità per le caste più basse e le minoranze

    ◊   A.J. Philip, noto giornalista ed editorialista cristiano dell’India, è stato inserito dal governo tra i 29 membri dell’Autorità per la Valutazione e il monitoraggio. L’organismo, riferisce l'agenzia AsiaNews, ha il compito di controllare e rivedere, nei prossimi due anni, tutti i programmi del governo per il benessere sociale delle caste più basse, delle tribù e delle altre minoranze, tra cui quella cristiana. I cattolici dell’India hanno espresso soddisfazione per la decisione. “La nomina di Philip a questo incarico federale è motivo di orgoglio per la comunità cristiana”, ha detto padre Mrutunaja Digal dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. “Noi speriamo – ha dichiarato - che i problemi degli indiani poveri possano trovare ascolto tramite la sua partecipazione a questa commissione”. Philip ha scritto su autorevoli quotidiani, come l’Hindustan Times, l’Indian Express e il Tribune. Inoltre, collabora regolarmente con La Union Catholic asian News (Ucan) e con Indian Currents. Ha vinto il premio dell’associazione della stampa indiana cattolica nel 2003 e il premio Mar Chrysostom Navathy per l’eccellenza nel giornalismo nel 2009. (D.M.)

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    Australia: sostegno della Chiesa alla ricerca sulle cellule staminali adulte

    ◊   La Chiesa cattolica in Australia ha finanziato per la quinta volta un progetto di ricerca sull’uso medico delle cellule staminali adulte, che ritiene eticamente accettabili, a differenza dell’uso delle staminali embrionali. L’arcidiocesi di Sydney – rende noto l’Osservatore Romano - ha annunciato un sussidio pari a centomila dollari “per sostenere e promuovere la ricerca sul potenziale terapeutico delle cellule staminali adulte”. Negli ultimi otto anni, l’arcidiocesi ha effettuato quattro finanziamenti in favore dei più importanti ricercatori australiani al fine di sostenere i loro studi. Le cellule staminali sono essenzialmente cellule vuote e sono considerate una delle novità più promettenti nel campo della ricerca medica e scientifica perché possono essere usate per riparare tessuti o organi danneggiati. Dal 2003 — spiegano dall’arcidiocesi — sono aumentate in maniera considerevole le domande da parte dei ricercatori australiani per ottenere sovvenzioni a sostegno della ricerca sulle cellule staminali adulte. Questi finanziamenti hanno aiutato diversi team di ricerca a capire la biologia delle cellule staminali adulte e la loro applicazione clinica nelle persone con lesioni del midollo spinale, con disturbi cerebrali, malattie come la schizofrenia, il morbo di Parkinson, malattia del motoneurone, sclerosi multipla e varie forme di cancro. L’obiettivo finale è che la medicina rigenerativa possa utilizzare le cellule staminali del paziente stesso per una terapia a lungo termine. L’arcidiocesi di Sydney ha reso noto che è aperto il bando di ammissione per la concessione del quinto contributo di centomila dollari da assegnare a un ricercatore o a un gruppo di ricerca. Le domande dovranno essere presentate entro il 24 giugno prossimo. I fondi saranno disponibili dal primo gennaio 2012 e dovranno essere spesi entro il 31 dicembre del 2013. La possibilità di utilizzare il finanziamento è strettamente legata al rispetto di precisi parametri, stabiliti nel “Code of Ethical Standards for Catholic Health and Aged Care Services”. Un gruppo indipendente di ricercatori di fama internazionale, composto da scienziati e medici, selezionerà il ricercatore e la ricerca più meritevoli e il progetto riceverà il contributo dell’arcidiocesi. (A.L.)

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    Conclusa la sessione primaverile della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles

    ◊   “Dopo la visita di Benedetto XVI nelle nostre diocesi a settembre dello scorso anno tra noi cattolici d’Inghilterra e del Galles ha cominciato a diffondersi un rinnovato senso d’identità. Finalmente ci sentiamo fieri della nostra fede”, ha affermato monsignor Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e del Galles, al termine della sessione primaverile dell’assemblea dei vescovi che si è tenuta, la scorsa settimana, presso la Hinsley Hall a Leeds. Nel comunicato diffuso al termine dell’incontro e ripreso da L'Osservatore Romano, i vescovi d’Inghilterra e del Galles rendono noto che “la commemorazione nazionale per la visita del Papa che ha avuto luogo nel nostro Paese lo scorso anno si terrà il prossimo 18 settembre con una solenne cerimonia nella cattedrale di Westminster”. Nel corso dei lavori i vescovi hanno stabilito di costituire un gruppo ristretto di presuli che avrà il compito di stabilire con chiarezza i traguardi futuri dell’organismo episcopale e di assegnare un ordine di priorità alle proposte che verranno esaminate durante le varie sessioni dell’anno. Tra le altre decisioni prese, vi è quella di ristabilire la regola dell’astinenza dalla carne il venerdì di ogni settimana, a partire dal prossimo venerdì 16 settembre in occasione del primo anniversario della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito. L’arcivescovo Nichols ha sottolineato che «la decisione dell’episcopato di reintrodurre questa pratica penitenziale è stata presa proprio in conseguenza del rinnovato spirito d’entusiasmo suscitato tra i fedeli dalla visita del Papa”. “Abbiamo osservato — ha dichiarato — che molti fedeli cattolici hanno già deciso da tempo e in modo autonomo di riprendere questa pratica. Noi vescovi non abbiamo fatto altro che recepire un suggerimento che viene dalla base e rendere questa pratica più ampiamente condivisa». Il presule ha voluto chiarire che “il ristabilimento di questa regola non contraddice affatto la decisione che presero i vescovi nel 1984, quando affermarono che i fedeli potevano scegliere tra diversi modi penitenziali per ricordare la morte di Gesù Cristo il venerdì santo». “Sono sicuro — ha concluso il presidente della Conferenza episcopale — che molti fedeli andranno ben oltre l’astensione dalla carne. Alcuni, per esempio, leggeranno brani tratti dalla Bibbia, altri faranno digiuno completo, altri ancora eviteranno le bevande alcoliche. Anche i fedeli che non consumano carne per motivi di salute potranno comunque fare la penitenza settimanale: basterà rinunciare a qualche altro alimento”. (R.P.)

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    Spagna: la Chiesa lancia una campagna di informazione per la dichiarazione dei redditi 2011

    ◊   Il Segretariato per il sostentamento della Chiesa della Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha lanciato una campagna di informazione per la dichiarazione dei redditi 2011. L’obiettivo è quello di incoraggiare i cattolici, ma anche tutti coloro che apprezzano l’operato della Chiesa, a destinare ad essa una parte del reddito. La campagna di informazione si articola su diversi fronti e in diverse fasi: da domani fino alla fine di giugno, infatti, si alterneranno spot televisivi e radiofonici, verranno pubblicate alcune inserzioni esplicative sui principali giornali spagnoli e verranno distribuiti opuscoli informativi nelle maggiori città del Paese. Inoltre, verranno stampati due milioni di copie del periodico “Xtantos”, che riporterà notizie, opinioni, interviste e reportage sul sostentamento economico della Chiesa. Tutto il materiale informativo, sia audio che video che cartaceo, conterrà una sintesi del lavoro svolto quotidianamente dalla Chiesa e spiegherà concretamente come funziona il meccanismo di assegnazione tributaria. Da segnalare che nel 2010 le dichiarazione dei redditi a favore della Chiesa cattolica - pari allo 0,7 % delle imposte - è aumentato di 65.983 unità, raggiungendo il numero di 7.260.138. (I.P.)

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    Regina Apostolorum: conferenza su fede e ragione alla luce del discorso del Papa a Ratisbona

    ◊   Quale intento muove un intellettuale ebreo a commentare il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona? Si tratta della convinzione che esso sia animato da ciò che costituisce il tessuto più profondo che connette ebraismo e cristianesimo e che da senso allo slogan spesso ripetuto ma non sempre ben compreso delle “radici giudaico-cristiane”. E’ quanto ha detto ieri Giorgio Israel, professore ordinario di Storia della Matematica presso l’Università di Roma “La Sapienza”, intervenendo ad un incontro che fa parte della serie di conferenze sul tema “La mediazione della filosofia tra la scienza e la fede” del Master in Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. “Al centro del discorso di Ratisbona – ha affermato il professor Giorgio Israel le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano - sta la tesi che fede e ragione sono pienamente conciliabili a condizione di concepire la ragione in modo più ampio rispetto alla visione riduttiva che ne ha dato il pensiero positivista”. Il sapere scientifico non è in contraddizione con la fede religiosa a condizione che esso non si presenti come esaustivo di ogni aspetto del pensiero razionale, perché in tal caso esso rischia di portarci verso una sorta di “cecità” e di oscurare i grandi temi del senso dell’esistenza, dei suoi fini, della nostra presenza nel mondo, dei fondamenti della morale. Questi temi sono ulteriormente sviluppati nel recente secondo volume di Benedetto XVI dedicato a Gesù di Nazaret. Un altro tema centrale nel discorso di Ratisbona – ha concluso il professor Giorgio Israel - è quello della tolleranza: la diffusione della fede mediante l’imposizione coercitiva e violenta produce anch’essa il divorzio tra fede e ragione. Il principio della tolleranza – l’idea che la fede può affermarsi soltanto in armonia con il pensiero razionale – e l’opposizione a ogni forma di riduzionismo naturalista, costituiscono una base comune del pensiero religioso ebraico e cristiano. (A.L.)

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    Focolari: Economia di Comunione compie 20 anni. Simposio internazionale in Brasile

    ◊   L‘Economia di Comunione compie 20 anni ed è a San Paolo, in Brasile, luogo di nascita del progetto, che ne verrà presentato “il cammino teso al superamento della povertà e alla costruzione di una società più fraterna e solidale”. Lo annuncia oggi un comunicato del Movimento dei Focolari, all’interno del quale è nato e si è sviluppato il progetto dell’EdC. Al convegno internazionale di San Paolo che si svolgerà domenica 29 maggio, sono attesi oltre 1.500 imprenditori e lavoratori, studiosi e rappresentanti della società civile da 37 Paesi di 4 continenti. Saranno presenti - riferisce l'agenzia Sir - personalità civili e religiose tra cui noti economisti brasiliani e il cardinale Claudio Hummes, già arcivescovo di San Paolo e Prefetto della Congregazione del Clero. Per l’Italia prenderà la parola Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna. Il convegno si propone di fare un bilancio dei primi 20 anni dell’EdC e di aprire nuove prospettive per il prossimo ventennio. Nel contesto dell’attuale situazione economica mondiale, verranno presentate le idee fondanti, le concretizzazioni del progetto, la “Carta d’identità dell’EdC” e il “Messaggio San Paolo 2011”. (R.P.)

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    Internet e tv: il Forum delle associazioni familiari chiede un’ecologia dei media

    ◊   I mass media, soprattutto la televisione e Internet, rappresentano una sfida per le famiglie impegnate nell’educazione dei figli. Per riflettere sul rapporto tra la famiglia e i media, il Forum delle associazioni familiari ha organizzato un convegno intitolato: “La famiglia esposta. Le relazioni familiari nel linguaggio comunicativo oggi”. Durante l’incontro, tenutosi lo scorso 13 maggio, è stato presentato un rapporto sull’uso dei mezzi di comunicazione da parte dei ragazzi tra i 7 e i 18 anni. Secondo i dati, i giovani guardano la televisione in media per 100 minuti al giorno e il 34% di loro lo fa per più di 3 ore. Complessivamente, televisione e mezzi di comunicazione in rete sono utilizzati quotidianamente per almeno 7 ore. Una fortissima maggioranza degli intervistati (l’87%) giudica i mass media in grado di influenzare fortemente idee e comportamenti. Quasi i due terzi (il 64,4%), considera questo impatto negativo. Il 19,2% ritiene che Internet presenti dei rischi. Di fronte a questa situazione – ricorda l’agenzia Zenit - la famiglia ha un ruolo importante, ovvero “quello di accompagnare e ‘governare’ i figli nell’uso dei media”, come ha spiegato Francesco Belletti, presidente del Forum. Ma questa funzione non può essere svolta “solo con la censura”, anche per l’importanza che il computer ha ormai assunto nella vita dei giovani. Anche i media, da parte loro, devono però fornire un’immagine corretta delle relazioni familiari mentre oggi, nota Belletti, l’informazione è “incentrata esclusivamente sulle zone d’ombra” e sulla presunta antimodernità della famiglia tradizionale. In particolare Norberto Gonzalez Gaitano, docente dell’Università della Santa Croce, ha criticato la cultura della telenovela “permeata di egoismo” perché “non ci prepara ad amare”. Da parte sua, il presidente del Coordinamento delle associazioni per la comunicazione, Domenico Delle Foglie, giudica necessario “evitare che il consumismo renda i giovani dei soggetti passivi” e che i ragazzi scambino le ‘amicizie’ strette sui social network con “relazioni profonde e consolidate”. E’ quindi necessaria, come ha infine sostenuto il prof. Guido Gilli dell’Università del Molise, “un’ecologia dei media”, che preservi la “biodiversità”, cioè il pluralismo del sistema comunicativo. Da evitare soprattutto “certi talk show o reality show oppure certi dibattiti irresponsabili in cui si manifesta una forma assai rilevante della violenza della televisione”. (D.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia: confronto politico in vista dei ballottaggi. Governo battuto 4 volte alla Camera

    ◊   L’analisi del voto del primo turno delle amministrative e le possibili alleanze in vista dei ballottaggi al centro dello scenario politico Italiano. Confronto nella maggioranza dopo il deludente risultato di Milano, il centrosinistra parla d’importante segnale di cambiamento, mentre sale l’attesa per gli orientamenti per il secondo turno che verranno ufficializzati nel pomeriggio dal Terzo polo. Il servizio di Marco Guerra:

    Il Terzo polo ha riunito questa mattina i vertici locali insieme Fini, Casini e Rutelli per decidere in merito candidati da appoggiare nei ballottaggi di Milano e Napoli. Alle ore 16, i tre leader nazionali terranno una conferenza stampa per annunciare le conclusioni del giro di incontri, in cui hanno espresso il loro parere anche i candidati della coalizione nei due capoluoghi. A ogni modo, sembra molto probabile che il Terzo polo non esprimerà nessun appoggio diretto agli aspiranti sindaci di centrodestra e centrosinistra. “Perché ci dovremmo schierare?”, ha detto ai giornalisti al termine dei colloqui il coordinatore campano dell’Udc, Ciriaco de Mita. È invece più lapidario Beppe Grillo che, all'indomani della forte crescita del Movimento 5 stelle, ha annunciato che non si aggregherà con nessuno. È mentre si lavora sulle alleanze, il centro destra serra i ranghi in vista del ballottaggio. Ieri, Berlusconi ha incontrato i vertici del partito e la Moratti ha fatto autocritica circa i toni troppo accesi della campagna elettorale. Il premier assicura che non ci saranno ripercussioni sull’esecutivo e che le decisioni da ora saranno più condivise con tutta la maggioranza, che oggi è stata battuta per quattro volte alla Camera nelle votazioni sulle mozioni riguardanti la situazione delle carceri. “O sono pronti ad affrontare i problemi del Paese con un pacchetto di riforme oppure vadano a casa”, è la richiesta che Bersani rivolge al governo davanti ai risultati delle amministrative, che in realtà non premiano tanto il Pd, quanti i candidati della sinistra di Vendola e dell’Italia dei Valori. A freddo si analizzano infatti tutti dati delle amministrative, che mostrano un deciso calo del Pdl, la Lega che tiene, il Pd con risultato in chiaro scuro; mentre Sel, Idv e Grillini che avanzano, mentre il Terzo polo si attesta sotto le aspettative della vigilia.

    Immigrazione, visita di Bagnasco a Lampedusa
    La comunità cristiana di Lampedusa ha accolto oggi il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale Angelo Bagnasco. Il porporato è giunto sull’isola per esprimere la vicinanza della Chiesa italiana a “una comunità particolarmente provata dalle attuali vicende legate ai fenomeni migratori dal Nord Africa verso l’Europa”. Il servizio di Gabriele Papini:

    “Essere davanti a tante persone che si allontanano dai propri Paesi alla ricerca di un domani migliore è un appuntamento che chiama l’Europa a misurare se stessa”. Il porporato ha manifestato la solidarietà della Chiesa alla popolazione, auspicando che “l’Italia e l’Europa non dimentichino Lampedusa” e ha rivolto un appello ai Paesi in conflitto nel Mediterraneo: “Che tacciano le armi e si riprenda la via della riconciliazione e della pace, come richiesto dal Papa”. La visita dell’arcivescovo di Genova “è un segno importante per la gente, ed è significativo che avvenga poco prima dell’Assemblea generale della Cei. La speranza - ha detto mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, diocesi cui appartiene Lampedusa - è che ci siano ricadute positive per tutta la Chiesa italiana”. Intanto, sul fronte degli sbarchi, altri 780 profughi provenienti dall’isola sono arrivati questa mattina a Genova. E' da alcuni giorni che i rimpatri dei tunisini subiscono ritardi e rinvii. “L'accordo con il governo italiano non è sospeso - spiega il console tunisino a Palermo - ma al momento si attendono ancora direttive dal Ministero dell'interno “per il rilascio dei lasciapassare che consentano il rimpatrio”.

    Al Qaeda, successione ai vertici
    L’ex membro delle forze speciali egiziane, e presunto autore degli attacchi alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998, Saif al-Adel, sarebbe il successore di Osama Bin Laden e nuovo leader "ad interim" di al-Qaeda. E' quanto sostiene Noman Benotman, ex militante di un gruppo libico affiliato alla rete del terrore, in un intervista alla Cnn. La decisione dell'interim sarebbe stata presa dai capi qaedisti che operano tra Pakistan e Afghanistan, perché l'organo deputato alla successione è al momento impossibilitato a riunirsi. Ma potrebbe non essere condivisa dai capi sauditi e yemeniti del movimento.

    Siria, prosegue la repressione del dissenso
    In Siria, non si ferma la repressione delle proteste antigovernative. Secondo un fonte degli attivisti, negli ultimi tre giorni l'esercito e le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 27 civili a Tall Kalah, località nel nord del Paese. Ad Homs, terza città del Paese, il capo della polizia politica della città è stato ucciso in un agguato da parte di alcuni miliziani armati che sono riusciti a fuggire.

    Libia
    Non si registrano novità sul fronte militare libico. Governo e insorti mantengono le loro posizioni, intanto il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) ha chiesto di rappresentare il Paese alla prossima riunione dell'Opec in programma a giugno a Vienna. Si registra inoltre che il figlio minore di Gheddafi, Mohammad Muammar, è in Tunisia, sull'Isola di Djerba, dove sarebbe sottoposto a cure mediche in un hotel.

    Yemen, possibile accordo governo-opposizione
    Il presidente yemenita, Saleh, e l'opposizione avrebbero raggiunto un’intesa per il trasferimento dei poteri del capo dello Stato, sostenuto dai Paesi del Golfo Persico con l'aiuto di Usa e Ue, tramite una “piccola modifica” rispetto alle precedenti consultazioni. Lo sostengono fonti dell’opposizione e della stampa araba, secondo cui l'accordo prevede la nascita di un governo di unità nazionale e nuove elezioni presidenziali entro tre mesi.

    Afghanistan, violenze
    Almeno undici persone hanno perso la vita e oltre cinquanta sono rimaste ferite nei disordini in cui sono degenerate le proteste di piazza a Taloqan, capoluogo della provincia nordorientale afghana di Takhar: la manifestazione, cui hanno preso parte circa duemila dimostranti, era contro l'Isaf, il cui raid aereo sulla città la notte scorsa avrebbe provocato la morte di quattro civili, tra cui due donne.

    Pakistan, violenze
    I talebani hanno attaccato stamani un posto di blocco della polizia vicino a Peshawar, nel Pakistan nordoccidentale, uccidendo due agenti. Secondo fonti della polizia, si è trattato di una vera e propria battaglia, nella quale le Forze di sicurezza hanno ucciso almeno 15 militanti. Nelle stesse ore, almeno cinque persone sono morte in una sparatoria avvenuta vicino a Quetta. Un commando ha aperto il fuoco uccidendo tre persone e ferendone altre due, che sono decedute in ospedale.
    Russia, politicaIl leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha sementito quanti si aspettavano che oggi avrebbe svelato le sue intenzioni politiche circa una sua ricandidatura alle presidenziali del 2012. Durante l’attesissima conferenza stampa a Skolkovo, alle porte di Mosca, Medvedev ha spiegato che “questa non è la sede per annunciare le sue intenzioni e che lo farà al momento opportuno”.

    Grecia, economia
    La ristrutturazione del debito non è “un’alternativa ad aggiustamenti dolorosi che sono necessari” per rimettere in ordine le finanze pubbliche. Lo ha chiarito il presidente della Commissione europea, Barroso, in un intervento al Bruxelles economic forum, riferendosi alla Grecia per la quale si sta facendo strada un’ipotesi di ristrutturazione morbida, attraverso una proroga delle scadenze dei prestiti. La Grecia deve “accelerare le sue riforme strutturali”, in particolare quelle che servono per ridurre il deficit pubblico, aggiunge il capo missione dell’Fmi in Grecia, Poul Thomsen, affermando che altrimenti il programma di risanamento finanziario rischia di “deragliare”.

    Sudafrica, elezioni amministrative
    Oggi, oltre 30 milioni di aventi diritto possono rinnovare i Consigli comunali ed eleggere i sindaci di tutto il Sudafrica. Rilievo particolare ha il voto nei grandi centri, Johannesburg, Città del Capo e Durban. Un calo nei consensi dell’African National Congress (Anc) può mettere in difficoltà il capo dello Stato, Jacob Zuma, a circa un anno dal congresso di partito che dovrebbe decidere le linee politiche del futuro. Il risultato infatti chiarirà in che misura il partito di Nelson Mandela mantiene ancora la presa su un elettorato sempre più disilluso. Diversi sondaggi segnalano un calo di consensi per l'Anc, a vantaggio del secondo partito del Paese e storico avversario Alleanza Democratica (Da).

    Egitto, militari smentiscono richiesta di grazia di Mubarak
    La giunta militare che regge l'Egitto ha smentito le indiscrezioni, circolate sui media del Paese, secondo cui l'ex rais, Hosni Mubarak, potrebbe ottenere la grazia dopo aver restituito i suoi beni allo Stato. “E' assolutamente falso ciò che è stato detto dai media, e cioè che il Consiglio Supremo delle Forze armate sia intenzionato a concedere la grazia all'ex presidente Mubarak o ai suoi familiari”, ha chiarito la giunta.

    Marocco, terrorismo
    La magistratura marocchina ha incriminato sette sospettati per l'attentato del 28 aprile al caffè Argana di Marrakesh. Lo riferisce il sito web d'informazione Middle East Online, precisando che i sette saranno processati in base alla legge antiterrorismo in vigore nel Paese nordafricano dal 2004. Un giudice marocchino, continua il sito, ha accusato i sette di aver formato un gruppo “per preparare e compiere attentati terroristici". Il giudice li ha anche accusati di "possesso di materiale esplosivo, appartenenza a un gruppo estremista religioso messo al bando e di aver premeditato una strage”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 138

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.