Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 16/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: stop a speculazioni e iniqua distribuzione delle risorse della terra
  • Lavorate con pazienza per la libertà religiosa nel vostro Paese: così il Papa ai vescovi indiani
  • Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sugli abusi: i vescovi cooperino con le autorità civili
  • Parroco accusato di abusi. Il cardinale Bagnasco: grande dolore, ma non si perda fiducia nei tanti sacerdoti fedeli a Cristo
  • Conclusa la visita del cardinale Sarah in Giappone
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ondata di violenze nella Nigeria del nord dopo la rielezione del presidente Jonathan Goodluck
  • Palestinesi in lutto dopo le vittime per la giornata della "Naqba"
  • Davanti al giudice il direttore generale del Fmi, accusato di violenza sessuale
  • Convegno sui popoli del Mediterraneo a Firenze
  • Chiesa e Società

  • India: giovane cristiana stuprata e uccisa in Orissa, sospetti su estremisti indù
  • Pakistan: introdotti programmi di recupero per i giovani manipolati dai talebani
  • Egitto: nuove leggi del governo per proteggere la minoranza cristiana
  • Uruguay: apertura a Montevideo della 33.ma Assemblea del Celam
  • Colombia: minacce dei paramilitari ai contadini
  • Liberia: emergenza igiene e cibo per i profughi della Costa d'Avorio
  • Somalia: grave crisi alimentare nel Paese colpito da siccità e conflitti
  • Uganda: Ong chiede ai Paesi africani più rispetto per le minoranze
  • Svizzera: dopo il referendum sul suicidio assistito i vescovi ribadiscono il no all'eutanasia
  • Germania: al via il Katholikentag per "osare un nuovo inizio"
  • Il vescovo di Los Angeles: la legge sull’immigrazione rispetti l'unità delle famiglie
  • Thailandia: l’ospedale dei Camilliani di Bangkok da 50 anni al servizio degli ultimi
  • Cina: turismo culturale e religioso come occasione di evangelizzazione
  • Diocesi di Roma: ordinati 5 nuovi sacerdoti dal cardinale Vallini
  • Lampedusa: il 18 maggio il cardinale Bagnasco nell'isola per portare la solidarietà della Chiesa italiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Chiesto un mandato di arresto internazionale contro Gheddafi per crimini contro l'umanità
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: stop a speculazioni e iniqua distribuzione delle risorse della terra

    ◊   La verità, l’amore e la giustizia sono indispensabili per superare gli attuali squilibri mondiali: è quanto ha detto il Papa ricevendo stamani i partecipanti al Congresso Mondiale promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace per il 50.mo anniversario dell'Enciclica “Mater et magistra”, scritta nel 1961 dal Beato Giovanni XXIII, a 70 anni dalla prima enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Ripercorrendo gli elementi essenziali della Mater et magistra, Benedetto XVI ribadisce l’urgenza di superare le disuguaglianze che affliggono l’umanità: la giustizia - afferma – “va realizzata a livello universale”. E con Giovanni XXIII ricorda che “la Dottrina sociale della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo la Giustizia”:

    “La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla Mater et magistra, assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”.

    Di fronte a questi squilibri – sottolinea il Papa - c’è bisogno di ripristinare “una ragione integrale” aperta al Trascendente che faccia rinascere “un pensiero morale che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione prevalentemente immanentista della storia”, rendendo “arduo per l’uomo d’oggi accedere alla conoscenza del vero bene umano”:

    “Infatti, senza la conoscenza del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la sua «misura» fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene delegittimato”.

    Il Papa parla con preoccupazione delle tante disparità che caratterizzano la nostra epoca, a danno soprattutto dei più poveri. E “non sono meno preoccupanti – aggiunge - i fenomeni legati ad una finanza che, dopo la fase più acuta della crisi, è tornata a praticare con frenesia dei contratti di credito che spesso consentono una speculazione senza limiti”:

    “Fenomeni di speculazione dannosa si verificano anche con riferimento alle derrate alimentari, all’acqua, alla terra, finendo per impoverire ancor di più coloro che già vivono in situazioni di grave precarietà. Analogamente, l’aumento dei prezzi delle risorse energetiche primarie, con la conseguente ricerca di energie alternative guidata, talvolta, da interessi esclusivamente economici di corto termine, finiscono per avere conseguenze negative sull’ambiente, nonché sull’uomo stesso”.

    “La questione sociale odierna - rileva con forza - è senza dubbio questione di giustizia sociale mondiale” è “questione di distribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali, di globalizzazione della democrazia sostanziale, sociale e partecipativa”. Tale giustizia, tuttavia, “non è possibile realizzarla poggiandosi sul mero consenso sociale, senza riconoscere che questo, per essere duraturo, deve essere radicato nel bene umano universale”:

    “Per quanto concerne il piano della realizzazione, la giustizia sociale va attuata nella società civile, nell’economia di mercato (cfr Caritas in veritate n. 35), ma anche da un’autorità politica onesta e trasparente ad essa proporzionata, pure a livello internazionale (cfr ibid., n. 67)”.

    Riguardo alla missione della Chiesa nel sociale, il Papa ribadisce il protagonismo dei fedeli laici, chiamati ad “essere preparati spiritualmente, professionalmente ed eticamente”. Quindi cita la Mater et magistra laddove parla “di un legittimo pluralismo tra i cattolici nella concretizzazione della Dottrina sociale”:

    “Possono sorgere anche tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi non vengano mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione a individuare i punti di incontro per un’azione tempestiva ed efficace: non ci si logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell’ottimo, non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso» (n. 219)”.

    Il Papa ricorda infine le innumerevoli realtà della Chiesa impegnate nel sociale e di fronte ad un mondo spesso “ripiegato su se stesso” e “privo di speranza”, invita a dare “la testimonianza della vita buona secondo il Vangelo”, nella logica dell’amore e della fraternità.

    inizio pagina

    Lavorate con pazienza per la libertà religiosa nel vostro Paese: così il Papa ai vescovi indiani

    ◊   “Onestà e sincerità sulle proprie credenze e rispetto per quelle degli altri”: la raccomandazione del Papa a tutti i fedeli indiani, nel discorso rivolto ai presuli del Paese asiatico, in visita ad Limina, ricevuti stamane nella Sala del Concistoro. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Se l’India “è sede di varie antiche religioni, incluso il cristianesimo”, qui l’annuncio del Vangelo “implica un delicato processo di inculturazione”, ha ricordato Benedetto XVI. Ciò richiede a sacerdoti, religiosi e laici catechisti di “attentamente impiegare le lingue e appropriarsi delle convenzioni dei popoli che servono nel presentare la Buona Novella” e ai vescovi di “sorvegliare questo processo con fedeltà alla fede tramandata a noi, da mantenere e trasmettere”. Da qui l’esortazione del Papa ai presuli indiani:

    “Combine that fidelity with sensivity and creativity….
    “Combinate quella fedeltà con la sensibilità e la creatività cosicché possiate dare una convincente ragione della speranza che è in voi”.

    Riguardo al dialogo religioso, il Santo Padre si è detto consapevole delle difficili circostanze, affrontate da molti vescovi sempre “incoraggiando un clima di tollerante azione reciproca”. “Il vostro dialogo – ha indicato Benedetto XVI - dovrebbe essere caratterizzato da un costante riferimento a ciò che è vero, per favorire il mutuo rispetto evitando le apparenze di sincretismo”. Ha sottolineato il Papa l’importante ruolo dei pastori indiani per “i cristiani che si sforzano di vivere in pace ed armonia con i loro vicini di altre fedi”: “la vostra prudente guida sarà cruciale nell’impresa civile e morale di lavorare per la tutela dei fondamentali diritti umani della libertà religiosa e libertà di culto”. “Questi diritti - ha rammentato Benedetto XVI - sono basati sulla comune dignità di tutti gli esseri umani e sono riconosciuti nel concerto delle Nazioni”. Per questo “la Chiesa cattolica è impegnata a promuovere questi diritti per tutte le religioni nel mondo”. Quindi l’incoraggiamento ai presuli indiani “di lavorare pazientemente al fine di stabilire il terreno comune necessario per il godimento armonioso di questi diritti fondamentali” nelle loro comunità. Il Papa ha infine assicurato le sue preghiere per “questa delicata ed importante questione”, invocando sul lavoro pastorale dei vescovi indiani la grazia dalla Beata Teresa di Calcutta, “il cui paziente, personale servizio al prossimo è stato sostenuto dall’amore di Cristo”.

    inizio pagina

    Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sugli abusi: i vescovi cooperino con le autorità civili

    ◊   Un documento per aiutare i vescovi a proteggere i minori e a offrire “assistenza e riconciliazione” alle vittime degli abusi: è questo l’obiettivo che si prefigge la Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede scritta per agevolare le Conferenze episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Viene stabilito che, entro la fine di maggio 2012, gli episcopati di tutto il mondo inviino le proprie Linee guida al dicastero guidato dal cardinale William Levada. Sono inoltre coinvolti nella formulazione delle Linee i superiori maggiori degli istituti religiosi clericali, così che non si tenga conto solo del clero diocesano. La lettera circolare è stata pubblicata oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’attenzione prioritaria alle vittime, la prevenzione, la formazione dei seminaristi, la cooperazione con le autorità civili: sono tra gli orientamenti principali che, sottolinea la Lettera circolare, dovranno strutturare le Linee guida degli episcopati nell’affrontare i casi di abuso sessuale da parte di membri del clero. Nella Lettera indirizzata ai vescovi di tutto il mondo, firmata dal cardinale Levada, si ricorda che questo documento fa seguito alla pubblicazione, nel luglio scorso, della nuova versione del Motu proprio, “Sacramentorum sanctitatis tutela” sui delitti più gravi, promulgato nel 2001 da Giovanni Paolo II. La Lettera rammenta innanzitutto che Benedetto XVI ha dato un esempio importante “con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale”. Un esempio, si legge, che va seguito dai vescovi, i quali devono mostrarsi pronti ad “ascoltare le vittime ed i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica”.

    Il documento si sofferma quindi sulla protezione dei minori, affinché siano assicurati “ambienti sicuri” per i giovani. Si incoraggiano inoltre quei “programmi” già realizzati in ambito ecclesiale, volti “a riconoscere i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate”. Altro punto è la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi. Si ricorda con le parole del Beato Wojtyla che “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani”. Queste parole, scrive il cardinale Levada, “richiamano alla specifica responsabilità dei vescovi, dei superiori maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi”. Viene dunque richiamata l’urgenza di “un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale” dei seminaristi e si richiede un “doveroso scambio d’informazioni” su quei candidati al sacerdozio “che si trasferiscono da un seminario all’altro”. I vescovi sono quindi esortati a essere vigili a “riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori”. E, ancora si invitano i presuli ad assicurare “ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso”, nel rispetto di tutte le parti. Del resto, si ribadisce che il “chierico accusato gode della presunzione di innocenza fino a prova contraria”.

    Un paragrafo particolarmente significativo della lettera è dedicato alla cooperazione con le autorità civili. Si rimarca che “l’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito” dalle autorità civili. E’ dunque importante per i vescovi “cooperare con esse nell’ambito delle rispettive competenze”. In particolare, si legge nella lettera, “va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale”. Una collaborazione, si aggiunge, che riguarda tutto “il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche”. La Lettera presenta quindi un breve resoconto della legislazione canonica in vigore sul delitto di abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Due pagine in cui emerge l’impegno congiunto prima di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger, quindi di Benedetto XVI nell’affrontare questa piaga in modo appropriato. Si ricorda, in particolare, che la competenza per l’indagine preliminare spetta ai vescovi e superiori maggiori e che, in caso di accusa credibile, la trattazione del caso spetta alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Si richiamano inoltre le misure canoniche e le pene ecclesiastiche che possono essere applicate ai colpevoli, compresa la dimissione dallo stato clericale.

    La Lettera si chiude con una serie di indicazioni che sottolineano innanzitutto la responsabilità primaria di vescovi e superiori maggiori. Viene ribadita la necessità di offrire assistenza alle vittime, di trattare con rispetto il denunciante e garantire la privacy e la buona fama delle persone e di tener nel dovuto conto le leggi civili del Paese. Infine, si esclude il ritorno del sacerdote o religioso al ministero pubblico, “in caso di pericolo per i minori o scandalo della comunità”. La Circolare, commenta in una nota padre Federico Lombardi, rappresenta “un nuovo passo molto importante per promuovere in tutta la Chiesa la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di rispondere nel modo più efficace e lungimirante alla piaga degli abusi sessuali da parte di membri del clero”. In tal modo, osserva il direttore della Sala Stampa Vaticana si potrà rinnovare “la piena credibilità della testimonianza e della missione educativa della Chiesa”, contribuendo “a creare nella società in generale quegli ambienti educativi sicuri di cui vi è urgente bisogno”.

    Rispondendo alle domande dei giornalisti, padre Federico Lombardi ha sottolineato che la Lettera circolare serve a dare “un comune denominatore sostanziale” per le linee guida delle diverse Conferenze episcopali. Anche la Cei, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana “ne terrà conto” dato che al momento, in Italia, “non esiste un documento di questa natura” come accade invece per molti Paesi anglofoni. Padre Lombardi ha poi risposto sul doloroso caso del sacerdote genovese accusato di abusi su minori. L’intervento del cardinale Bagnasco, ha affermato, “è stato tempestivo e molto apprezzato dall’opinione pubblica italiana” ed “era esattamente quello che si poteva fare come intervento immediato”.

    inizio pagina

    Parroco accusato di abusi. Il cardinale Bagnasco: grande dolore, ma non si perda fiducia nei tanti sacerdoti fedeli a Cristo

    ◊   Le cronache italiane parlano oggi con rilievo di un parroco genovese accusato di abusi su minori. Su questo doloroso caso e sulle Linee guida per affrontare la piaga degli abusi nella Chiesa, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che è stato oggi ricevuto in udienza da Benedetto XVI:

    R. – In questa circolare viene ribadita la responsabilità primaria di ogni vescovo diocesano in qualità di padre e di pastore dei sacerdoti e della comunità cristiana. E poi mette in evidenza e riconferma l’attenzione per le vittime di eventuali abusi sessuali, la protezione dei minori, la formazione importantissima dei futuri sacerdoti, la selezione e poi anche la cooperazione con le autorità civili secondo le legislazioni nazionali.

    D. – Venerdì scorso è stato arrestato un parroco proprio della sua diocesi, accusato di violenze su minori. Lei si è recato subito in quella parrocchia a celebrare Messa. Perché questo gesto?

    R. – Perché come ricorda ancora la circolare è proprio il vescovo che è il padre e il pastore, quindi il responsabile della propria comunità: sia dei propri sacerdoti che delle singole comunità parrocchiali cristiane. Quindi, era mio dovere e mio desiderio forte, immediatamente realizzato, recarmi in quella comunità ferita, come è ferita naturalmente l’intera comunità diocesana, per portare la mia vicinanza, il conforto, celebrare la Messa con loro e per loro e comunicare anche l’immediato provvedimento canonico disposto per il parroco.

    D. – Nel briefing di presentazione della circolare, padre Lombardi ha parlato del suo intervento, definendolo un intervento competente, tempestivo, molto apprezzato anche dall’opinione pubblica italiana. Come presidente della Cei e arcivescovo di Genova, qual è il suo atteggiamento verso questa dolorosa vicenda?

    R. – Grande dolore come per qualunque padre che vede un figlio - come ogni sacerdote - che non è fedele alla propria vocazione. Naturalmente, lasciando che la giustizia, la magistratura faccia il suo corso per appurare le accuse, evidentemente, è giusto, insieme al dolore grande, rincuorare la gente, le persone, le comunità a guardare Cristo, Pastore dei pastori, e a non perdere assolutamente la fiducia verso tutti gli altri sacerdoti che anche a Genova, come ovunque, si dedicano con fedeltà e generosità al bene delle anime.

    D. – Posso chiederle se nel colloquio che ha avuto oggi con il Santo Padre avete affrontato questi temi?

    R. – L’argomento delle linee della circolare di oggi è di grande attualità e, guarda caso, per queste circostanze, cade proprio nel momento di questo doloroso caso di Genova. Quindi, ho chiesto anche una benedizione particolare per la mia diocesi. (ap)

    inizio pagina

    Conclusa la visita del cardinale Sarah in Giappone

    ◊   Si è conclusa la visita in Giappone del cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Il porporato è stato in terra nipponica a nome del Santo Padre per esprimere vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo. Il servizio di Antoine-Marie Izoard.

    Nell’ultimo giorno della sua visita in Giappone, l’inviato del Papa si è recato nella città costiera di Matsuchima, tra i posti più belli del Paese, dove è stato ricevuto solennemente nel palazzo comunale di questa città turistica a nord-est di Tokyo. Al sindaco ha consegnato un aiuto economico, inviato dal Papa e frutto di doni ricevuti presso la nunziatura apostolica dopo la tragedia dello scorso marzo. Matsushima è stata relativamente colpita dallo tsunami perché protetta da tante piccole isole, e per questo la città si è attivata per aiutare le popolazione dei dintorni. Dopo avere visitato l’antico tempio buddista di Zuiganji, alcuni muri del quale non hanno resistito alla forza del terremoto, il cardinale Robert Sarah è salito su una nave. Sul mare ha pronunciato una preghiera per le vittime e le loro famiglie. Poi, insieme al nunzio apostolico, al presidente della Conferenza episcopale e al sotto-segretario di Cor Unum, il cardinale ha lanciato dei fiori nell’oceano. Prima di tornare a Tokio, il cardinale Sarah ha anche incontrato il primo cittadino di Sendai al quale ha consegnato un’altra offerta del Papa. Ancora una volta, come ha fatto instancabilmente in questi tre giorni, ha spiegato di essere venuto per trasmettere al popolo giapponese l’affetto di Papa Benedetto XVI.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, l'apertura è dedicata al tema della giustizia sociale. «C’è bisogno del ripristino di una ragione integrale che faccia rinascere il pensiero e l’etica» ha ricordato il Papa ricevendo in udienza, nella mattina di lunedì 16 maggio, i partecipanti al congresso internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace in occasione del cinquantesimo della Mater et Magistra.

    Rilanciando l’attualità dell’enciclica di Giovanni XXIII, il Pontefice si è detto convinto che i criteri fondamentali indicati mezzo secolo fa per superare gli squilibri sociali «rimangono i pilastri per interpretare e avviare a soluzione anche gli squilibri interni alla globalizzazione».

    L'articolo di spalla è invece dedicato alla lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede redatta allo scopo di «aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte dei chierici». Datata 3 maggio 2011, è accompagnata da una lettera di presentazione del cardinale prefetto William Joseph Levada, che ne illustra la natura e le finalità.

    Sempre in prima pagina, ampio spazio è dedicato alla drammatica situazione in Costa d'Avorio e in Israele ai confini con il Libano e la Siria.

    Nelle pagine della cultura viene pubblicato uno stralcio della «lectio» che Ettore Bernabei, presidente onorario della Lux Vide ha pronunciato alla Pontificia Università Lateranense in occasione del suo novantesimo compleanno, accompagnato da un articolo di Emilio Ranzato sul "paradosso Lux Vide": nella tv dei reality show, del mercato dei sentimenti, delle drammaturgie usa e getta, la Lux si prefigge lo scopo di realizzare produzioni televisive che incontrino il favore del grande pubblico ma che allo stesso tempo siano di qualità, e veicolino valori positivi, registrando ottimi ascolti.

    Nell'articolo "Un uomo libero di nome Josef", Raffaele Alessandrini ricorda la figura del cardinale Beran; una mostra fotografica dedicata al primate di Boemia morto a Roma il 17 maggio 1969 è stata inaugurata in questi giorni a Roma presso la Pontificia Università della Santa Croce.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Ondata di violenze nella Nigeria del nord dopo la rielezione del presidente Jonathan Goodluck

    ◊   Oltre 800 vittime in tre giorni. A denunciarlo è l’organizzazione internazionale di difesa dei diritti dell’uomo Human Rights Watch sugli scontri seguiti alle presidenziali di aprile in Nigeria, che hanno riconfermato come capo dello Stato Goodluck Jonathan. Human Rights Watch fa riferimento a “violenze sanguinose tra comunità” nel nord del Paese e in particolare “in dodici Stati'' sui 36 del Paese più popoloso dell'Africa. La Croce Rossa nigeriana, nei giorni scorsi, aveva parlato di 74 mila sfollati causati dai medesimi scontri scoppiati subito dopo l’annuncio della vittoria di Goodluck Jonathan, un cristiano del sud, sul candidato musulmano del nord, il generale Muhammadu Buhari. La Chiesa nigeriana - come ricorda l’Agenzia Fides - aveva denunciato in diverse occasioni quei politici che avevano incitato i nigeriani all’odio: al momento comunque mons. John Namaza Niyiring, vescovo di Kano, nella parte settentrionale del Paese, conferma che la situazione nella zona è calma. Sulla degenerazione delle violenze di aprile, Giada Aquilino ha intervistato l’africanista Angelo Turco, docente di Geografia culturale all’Università de L’Aquila:

    R. - In Nigeria la violenza è una realtà complessa perché la violenza nel Paese africano ha un aspetto legato alla sicurezza e un aspetto di tipo politico. Quello della sicurezza è un aspetto che riguarda la prevenzione e la repressione; e decisamente non funziona. L’abbiamo visto con le violenze elettorali per l’elezione di Jonathan Goodluck alla presidenza e per l’elezione dei governatorati. Questo non è casuale perché ci dà un’indicazione forte del fatto che la violenza nel nord è stata diretta da qualcuno almeno dei responsabili politici, che hanno dimostrato poca maturità di fronte a questo voto. Poi c’è l’aspetto repressivo, in relazione al quale si deve tener conto della brutalità con cui le Forze di sicurezza si pongono di fronte ai problemi di violenza, imboccando spesso strade extralegali che arrivano fino all’omicidio.

    D. – Gli scontri in Nigeria vengono spesso frettolosamente etichettati dalla stampa come scontri a sfondo religioso. Che tipo di violenze sono?

    R. – La violenza come problema politico è una violenza che ha una triplice sfaccettatura. La prima violenza è quella che impropriamente viene chiamata di tipo religioso. La seconda è quella che ha che a fare con il Delta, quindi con la conflittualità tipica legata allo sfruttamento e all’espropriazione - come molti popoli del Delta pensano - delle risorse petrolifere. La terza violenza, che va assunta come dato politico, è quella che ha a che fare con il settarismo degli Stati centrali. La violenza detta impropriamente 'religiosa' in realtà ha poco a che fare con la religione e ha un po’ di più a che fare con la lettura o l’interpretazione politica dell’Islam, attraverso sia la volontà di applicare la sharia in alcuni Stati del nord, sia l’apparizione di formazioni estremiste. (bf)

    inizio pagina

    Palestinesi in lutto dopo le vittime per la giornata della "Naqba"

    ◊   Israele ha deciso di prolungare di 24 ore la chiusura della Cisgiordania e di mantenere un massiccio schieramento di forze dell’ordine, sia sulle alture del Golan che a Gerusalemme est. Il tutto dopo i disordini di ieri - che hanno interessato anche il confine con il Libano - in occasione della giornata della "Naqba", in cui i palestinesi hanno ricordato quello che definiscono "la catastrofe", cioè la nascita dello Stato ebraico. Pesante il bilancio: l’esercito israeliano ha ucciso almeno 20 manifestanti che cercavano di sconfinare dalle frontiere con la Siria e con il Libano. I palestinesi in Libano hanno proclamato una giornata di lutto. Molti analisti vedono un collegamento tra questi disordini e la destabilizzazione portata dalla cosiddetta primavera araba in tutta la regione. Ipotesi confermata al microfono di Marco Guerra da Camille Eid, giornalista esperto di Medio Oriente per il quotidiano “Avvenire”:

    R. - Il governo israeliano ha parlato della volontà - o del desiderio - del governo siriano di deviare un po’ l’attenzione da quello che succede nelle città siriane contro il regime di Assad e cercare quindi di creare una solidarietà interna alla popolazione, contro Israele.

    D. - Il sentimento anti-israeliano è, quindi, ancora un collante per il mondo arabo che, in questo momento, è destabilizzato…

    R. - Sì, è un collante. Per quanto riguarda la Siria, però, i siriani non possono dimenticare le dichiarazioni fatte da un pilastro del regime - che è poi il cugino di Assad - Rami Makhlouf, al New York Times proprio tre giorni fa, quando ha detto che la stabilità di Israele dipende dalla stabilità della Siria. Per l’opinione pubblica araba si è quindi un po’ bruciato, perché ha presentato il regime siriano come un garante della pace e della stabilità di Israele.

    D. - Quello che è successo ieri potrebbe essere un messaggio lanciato a tutta la comunità internazionale?

    R. - Esattamente. Può essere che la Siria abbia cercato di spingere Hezbollah ed alcune organizzazioni palestinesi ad organizzare le manifestazioni sul confine, proprio per provocare una protesta. Tutti gli anni, in occasione dell’anniversario della Naqba, abbiamo assistito a delle manifestazioni, ma non con questo esito o con questo bilancio di vittime. Sappiamo comunque che sulle alture del Golan non era stata sparata una sola pallottola negli ultimi 30 anni.

    D. - Chi è interessato, in quella regione, a mantenere lo status quo?

    R. - Soprattutto l’Occidente. Questo spiega un po’ la sua perplessità ed il suo imbarazzo nel trattare con il regime siriano alla stregua del trattamento nei confronti del regime libico: stiamo comunque parlando di un regime simile rispetto a struttura e funzionamento, ed è stato lo stesso Stato d’Israele a definire il regime di Damasco come l’ideale, in questo momento, per la garanzia, la stabilità e la pace. E’ chiaro, però, che un discorso di questo tipo non ha un seguito all’interno dell’humor delle popolazioni arabe. Per cui, può essere anche un provocazione studiata ad hoc da parte di Damasco per dire che il mantenimento del regime a Damasco può essere utile e proficuo per quanto riguarda la stabilità dell’intero Medio Oriente. (vv)

    inizio pagina

    Davanti al giudice il direttore generale del Fmi, accusato di violenza sessuale

    ◊   Comparirà oggi davanti al giudice il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, arrestato sabato a New York con l’accusa di violenza sessuale. In nottata è stato portato in una clinica, per essere sottoposto ad ulteriori analisi di verifica del Dna. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Ad accusare Strauss-Kahn la cameriera dell’hotel di lusso nel quale alloggiava a New York; la donna racconta di essere stata violentata mentre stava pulendo la sua camera. Ricostruzione fornita agli inquirenti anche durante il riconoscimento, avvenuto nella notte. Non crede ad una sola parola, però, la moglie dell’economista, così come sono in tanti a parlare di complotto; Strauss-Kahn, infatti, avrebbe lasciato nel giro di qualche settimana la poltrona più alta del Fondo per iniziare la campagna elettorale per le presidenziali francesi. Sarebbe stato lui, infatti, lo sfidante di Sarkozy nella corsa all’Eliseo. E, intanto, spunta un secondo caso di molestie: la scrittrice e giornalista francese, Tristane Banon, ha fatto sapere che denuncerà Strauss Kahn per un tentativo di stupro subito nel 2002. Ma ora a preoccupare maggiormente sono soprattutto le ricadute economiche di questa uscita di scena così traumatica, nonostante la Commissione Europea abbia tranquillizzato tutti, dicendo che il suo arresto "non avrà alcun impatto in corso sui programmi dell'Fmi". A temere i danni maggiori sono soprattutto Grecia e Portogallo, per i cui piani di salvataggio Strauss-Kahn aveva fatto non poco. Sulle possibili ricadute in ambito europeo, sentiamo l’analisi di Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. - La struttura del Fondo e non solo la persona rimane molto importante. Il Fondo è un’istituzione nata insieme alla Banca Mondiale nel ’44, e in questi ultimi 60 anni è stata spesso decisiva per aiutare i Paesi a correggere gli errori passati. Inizialmente la Merkel non voleva il Fondo in Europa - lo subiva come un’umiliazione - però è stato utile in questo anno. Quindi il problema della scomparsa dalla scena, ormai certa, di Strauss-Kahn, comunque vada a finire il suo processo a New York, indebolisce temporaneamente il Fondo. Risulta, però, che sono già alla ricerca di un sostituto.

    D. - Strauss-Kahn si è trovato a guidare il Fondo Monetario Internazionale proprio nel momento in cui è stato travolto dall’ondata di piena della crisi internazionale. Quali sono stati i suoi maggiori meriti, secondo lei?

    R. - Certamente quello di avere rivitalizzato il Fondo. Il personaggio ha delle doti, non è un criminale comune, e quindi ha saputo, con la sua leadership, con il suo prestigio, con la sua capacità di intervenire con uno staff di primo ordine, far ripartire alla grande il Fondo monetario.

    D. - Bisogna dire anche che nel corso della sua guida, Strauss-Kahn ha anche denunciato più volte le diseguaglianze sociali. Questo è un altro suo merito…

    R. - Diciamo che si è trattato un po’ di prepotenza, perché in teoria c’è l’altro strumento internazionale, la Banca Mondiale, che dovrebbe occuparsi esplicitamente dei Paesi in ritardo. Strauss-Kahn ha mantenuto al Fondo una leadership politica. Anche perché è ancora giovane - ha 62 anni – ed era chiaro che intendeva il Fondo come una poltrona di passaggio. Tutti sapevano che probabilmente, entro un mese o due, si sarebbe dimesso per dedicarsi alla campagna elettorale per la corsa all’Eliseo. Questa è evidentemente un’altra cosa che oramai è tramontata.

    D. - Ci possiamo attendere problemi per la tenuta dell’euro?

    R. - Un euro anche un pochino più debole potrebbe solo far comodo a qualche Paese in Europa. Io non giudico mai il mercato dei cambi come la pagella. Il problema vero è portare ad un tavolo definitivo il negoziato che è iniziato da un anno e mezzo con Grecia, Irlanda e Portogallo e chiudere lì con il dovuto buon senso. Non si può pretendere che chi ha fatto errori in dieci anni li corregga tutti in due. E’ chiaro che ci vorrà un piano di più lungo periodo ed è anche chiaro che i mercati al momento non ci credono e che mantengono la pressione. Questo sarebbe stato vero, anche se Strauss-Kahn non avesse fatto i pasticci che ha fatto. (ap)

    inizio pagina

    Convegno sui popoli del Mediterraneo a Firenze

    ◊   Uno sguardo attento alle crisi di ieri e di oggi viene da Firenze, dove è in corso il Convegno “Il Mediterraneo e le città. Prospettive economiche, culturali e spirituali tra regioni e popoli”. L’incontro, promosso dalla “Fondazione Giovanni Paolo II per il dialogo, la cooperazione e lo sviluppo” ha in programma sino a domani interventi e dibattiti sugli eventi in corso in alcune regioni della sponda meridionale del Mare Nostrum. Vi partecipano a vari livelli rappresentanti di tutti i Paesi mediterranei. Da Firenze, Giancarlo La Vella:

    Il Mar Mediterraneo è un luogo ideale di confronto e di incontro tra Europa Africa e Asia. Questo non solo per evidenti motivi geografici ma anche perché la globalizzazione oggi per questa regione non è solo economica ma necessariamente anche politica e sociale. Ad aprire gli interventi odierni padre Ibrahim Faltas, della Custodia francescana di Terra Santa, che ha evidenziato come da sempre i francescani hanno portato avanti il dialogo in una regione come il Medio Oriente dove oggi più che mai è necessario aprire un confronto stabile e proficuo tra israeliani e palestinesi. Lo hanno fatto partendo dal basso, aprendo scuole, luoghi di accoglienza, fornendo alloggi, avviando iniziative per promuovere il dialogo tra cristiani, musulmani e d ebrei. Poi l’impegno diuturno per fermare l’esodo delle famiglie cristiane. “laddove Gesù è nato, morto e risorto, non è pensabile - ha detto - che un giorno non vi siano più cristiani”. “Se non ci sarà pace a Gerusalemme - ha concluso padre Faltas riprendendo le parole di Giovanni Paolo II - non ci sarà pace in tutto il mondo. Poi tra gli altri è stata la volta del sindaco di Sarajevo, Alija Behmen, che - ricordando il doloroso periodo della guerra civile in ex-Jugoslavia - ha sottolineato l’apporto decisivo di tutta la comunità internazionale per passare con tutte le difficoltà del caso dalla dittatura alle democrazie odierne. Dalla guerra al confronto e poi al dialogo e alla pace. Quindi, la particolare esperienza di "Rondine" la cittadina della pace di Arezzo, un’esperienza unica nella quale russi, ceceni e georgiani, israeliani, palestinesi e libanesi, o indiani e pachistani, in pratica i nemici di oggi per antonomasia, ha detto il presidente di "Rondine" Franco Vaccari, si incontrano, studiano e lavorano insieme per poi tornare nei loro Paesi portando i valori di convivenza e tolleranza che soli possono abbattere muri frontiere violenze e incomprensioni. Non casuale infine la sede, Firenze, di questo convegno che si ispira chiaramente a quei “Colloquia mediterranea” voluti da Giorgio La Pira, storico sindaco della città e infaticabile promotore del dialogo e della pace nel mondo.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    India: giovane cristiana stuprata e uccisa in Orissa, sospetti su estremisti indù

    ◊   Ancora un omicidio contro la comunità cristiana in Orissa. La vittima è una ragazza diciassettenne, Banita Pradhan, che è stata anche violentata dai suoi assassini, come riporta agenzia Fides. La giovane, studentessa di un college, era scomparsa il 9 maggio, ma il suo corpo è stato ritrovato solo ieri dalla polizia, vicino al villaggio di G Udayagiri, nel distretto di Kandhamal, teatro delle violenze anticristiane del 2008. I sospetti della comunità cristiana locale riguardano gli estremisti indù, già coinvolti in episodi simili, e il padre della ragazza accusa apertamente del delitto un'attivista, Dinesh Naik, e altri militanti. “C’è grande paura tra la popolazione. Il massacro dei cristiani continua come uno stillicidio. Il terrore è che si possano ripetere violenze di massa. Chiediamo una seria indagine della polizia, che ha promesso verbalmente un impegno, ma per ora non ha dato nessun risultato”, ha dichiarato Asit Mohanty, delegato regionale per l’Orissa del “Global Council of Indian Christians” (Gcic), Organizzazione non governativa per la difesa dei cristiani. “Se la polizia e le autorità civili non si impegneranno – per ben noti motivi di collusione con gli estremisti - anche questo omicidio resterà impunito”, ha concluso Mohanty, che ha anche ricordato come episodi del genere siano sempre più frequenti. Già alcuni mesi fa la Chiesa locale aveva dato l’allarme dopo diverse “notizie della tratta di giovani donne in Orissa”, specificando che “le vittime sono soprattutto ragazze cristiane”. I gruppi criminali, è il sospetto, potrebbero aver preso di mira anche Banita. Il Gcic, da parte sua, ha inviato una lettera al Primo ministro dell’Orissa, chiedendo alle autorità federali di far rispettare la legge statale, perché “l’illegalità e l’impunità condannano le minoranze cristiane alla persecuzione”. La comunità cristiana locale a gennaio aveva già denunciato l’omicidio del Pastore Saul Pradhan, avvenuto nello stesso distretto. Per il delitto sono stati arrestati due estremisti indù. (D.M.)

    inizio pagina

    Pakistan: introdotti programmi di recupero per i giovani manipolati dai talebani

    ◊   I talebani hanno fatto gravi danni sulle menti dei bambini e dei giovani. La loro propaganda attraverso canzoni, mass media, visite alle famiglie, istruzione, addestramento diretto, ha attratto bambini e giovani che oggi hanno bisogno di veri e propri “programmi di rieducazione”: per questo, riferiscono all'agenzia Fides fonti nella società civile pakistana, sono stati attivati nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa (ex “Frontiera di Nordovest”) programmi di recupero per “de-radicalizzare” adolescenti e giovani manipolati dai talebani. Molti di loro sognavano di diventare “un kamikaze”, dopo aver seguito un addestramento di sei mesi nei centri di reclutamento talebani, specialmente nella valle di Swat. I primi programmi di “rieducazione” sono stati avviati lo scorso anno, ma oggi l’attività si sta intensificando, in quanto le autorità civili credono che questi programmi abbiano una funzione chiave nella lotta all’estremismo e al terrorismo. I giovani kamikaze sono stati utilizzati più volte dai talebani negli attacchi suicidi, anche di recente, in tutto il Paese. Secondo i militanti “bastano tre mesi di addestramento per forgiare la mente di un giovane kamikaze”, grazie ai discorsi sulla “jihad”, alla propaganda religiosa islamica e alla lettura di versetti del Corano interpretati ad hoc, ma anche attraverso le canzoni. I militari hanno trovato nel distretto di Swat e in altri distretti nell’area di Malakand (Khyber Pakhtunkhwa), centinaia di giovani indottrinati dall’organizzazione “Tehreek-e-Taliban Pakistan”, responsabile del recente attacco contro l’accademia militare a Peshawar, organizzato per vendicare Bin Laden. I programmi di rieducazione, per allontanare i giovani dalle idee radicali, richiedono circa sei mesi e un paziente lavoro di sociologi, psicologi, leader religiosi moderati, operatori di gruppi della società civile. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto: nuove leggi del governo per proteggere la minoranza cristiana

    ◊   In Egitto il primo ministro Essam Sharaf ha annunciato che il governo egiziano approverà prossimamente una legge riguardante la costruzione di edifici di culto. La normativa – riferisce l’agenzia Zenit - dovrebbe essere varata nell’arco di un mese. E’ stata inoltre annunciata la creazione di una Commissione nazionale di giustizia. Verrà anche presentata una legge per combattere la discriminazione e la crescente violenza settaria. L’attuale normativa in Egitto risale al 1934 ed impone severe restrizioni sia per la costruzione di nuove chiese sia per la manutenzione di quelle già esistenti. Nel Paese, gli oltre 10 milioni di cristiani copti, che costituiscono il 10% circa della popolazione, continuano ad essere vittime di violenze e discriminazioni. La scorsa settimana un nuovo attacco contro una chiesa nel quartiere di Imbada al Cairo ha preceduto violenti scontri tra musulmani e cristiani, costati la vita ad almeno 15 persone. Secondo un rapporto governativo, il Paese conta appena 2.000 chiese ed oltre 93.000 moschee. La questione dei permessi edilizi è stata anche all’origine di episodi di violenza contro monasteri copti o luoghi di culto cristiani. Negli ultimi mesi, in diversi monasteri, l’esercito ha provveduto alla rimozione di muri di protezione considerati “abusivi” e costruiti dai monaci per proteggersi da gruppi di malviventi che, nell’era post Mubarak, approfittano della situazione di confusione per compiere furti e rapine. Uno dei complessi monastici finiti nel mirino dei militari per “abusivismo” è quello di Deir Anba Bishoy, uno dei quattro grandi monasteri copti rimasti oggi nel deserto di Wadi el-Natroun, nel governatorato di Al Buhayrah, a nord-ovest del Cairo. Il primo ministro Sharaf, che ha incontrato mercoledì anche una delegazione di copti, ha annunciato infine la riapertura di tutte le chiese chiuse per la mancanza di permessi o autorizzazioni. Verrà ricostruita o rinnovata inoltre la chiesa della Vergine Maria, rimasta fortemente danneggiata durante le violenze di sabato scorso nel quartiere di Imbaba. Per evitare futuri attacchi, il governo sta discutendo anche un divieto di organizzare manifestazioni davanti ai luoghi di culto e l’uso di slogan religiosi nella campagne elettorali. (A.L.)

    inizio pagina

    Uruguay: apertura a Montevideo della 33.ma Assemblea del Celam

    ◊   Con una solenne eucarestia nella cattedrale di Montevideo, in Uruguay, presieduta dal Prefetto della Congregazione per i vescovi e della Pontifica Commissione per l'America Latina, cardinale Marc Ouellet, si apre oggi la 33.ma Assemblea ordinaria del Consiglio episcopale latinoamericano, Celam. I lavori, che saranno chiusi il 21 maggio, si svolgeranno seguendo una fitta agenda in cui sono fondamentali sia la valutazione dell’attuazione e dei risultati del “piano pastorale globale” 2007-2011, sia l'elaborazione del piano per il prossimo quadriennio, e come sempre, nella cornice delle risoluzioni della Conferenza generale di Aparecida (maggio 2007). Oltre a presidenti e delegati delle 22 Conferenze episcopali della regioni e alcuni vescovi ospiti di Canada, Stati Uniti, Portogallo e Spagna, ai lavori partecipano il vice presidente della Pontifica Commissione per l'America Latina mons. Octavio Ruiz Arenas, l'arcivescovo Anselmo Pecorari, Nunzio apostolico in Uruguay, Paulo Oetry, presidente della Confederazione Latinoamericana dei Religiosi (Clar), e numerosi esperti e consultori religiosi e laici. I partecipanti all'Assemblea dovranno anche eleggere le nuove autorità del coordinamento ecclesiale che ha la sua sede permanente in Bogotà, presidenza che sino ad oggi era responsabilità del cardinale arcivescovo di Aparecida Raymundo Damasceno Assis che, pochi giorni fa, è stato eletto alla guida del più grande episcopato americano, quello del Brasile. Altri momenti rilevanti dell'Assemblea sono le Relazioni dei diversi responsabili episcopali dei dipartimenti e sezioni del Celam, istanze che da diversi anni lavorano seguendo le linee-guida della Missione continentale permamente che è partita, per volontà di Benedetto XVI, nell’incontro continentale di Aparecida essattamente 4 anni fa. In questo contesto sarà dato particolare rilievo ai laici. Ancora si sente l'eco delle parole di benedetto XVI quando il 13 maggio 2007 ha aperto i lavori di Aparecida: "Trattandosi di un Continente di battezzati, converrà colmare la notevole assenza, nell'ambito politico, della comunicazione e della università, di voci e di iniziative di leader cattolici di forte personalità e di dedizione generosa, che siano coerenti con le loro convinzioni etiche e religiose. I movimenti ecclesiali hanno qui un ampio campo per ricordare ai laici la loro responsabilità e la loro missione di portare la luce del Vangelo nella vita pubblica, culturale, economica e politica". (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Colombia: minacce dei paramilitari ai contadini

    ◊   I paramilitari minacciano i contadini del nord della Colombia. A denunciare ad agenzia Fides la situazione nel dipartimento di Cordoba sono i volontari di “Operazione Colomba”, il Corpo non violento di pace della comunità Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. I volontari di “Operazione Colomba” si trovano nel dipartimento da poco più di una settimana, per proteggere i componenti della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò che vivono nell’area. La comunità, formata da circa 1500 persone, è nata per resistere al conflitto armato in corso nel Paese in modo neutrale e non violento. Sono state proprio le famiglie che ne fanno parte a chiedere l’intervento dei volontari di Operazione Colomba, presenti nella zona da due anni. I paramilitari minacciano infatti i contadini di compiere massacri indiscriminati, o di uccidere i leader locali. Lo scopo è di spingere le famiglie ad abbandonare la zona, come in effetti sta già accadendo. L’area, nota come Alto Sinu, è ricca di miniere d’oro, carbone, nichel e ferro, e ospita uno dei più grandi bacini idrici dell’America Latina. Proprio le risorse minerarie, il desiderio di espandere il narcotraffico, e la costruzione di un secondo sbarramento, oltre alla diga Urrà I, sul lago artificiale, sarebbero per i volontari la causa delle minacce dei paramilitari. La costruzione della nuova diga e il possibile ampliamento del Parco nazionale naturale del Nudo Paramillo, notano da “Operazione Colomba”, nasconderebbero inoltre enormi interessi economici per multinazionali locali, ma anche straniere. (D.M.)

    inizio pagina

    Liberia: emergenza igiene e cibo per i profughi della Costa d'Avorio

    ◊   Emergenza per i profughi della Costa d’Avorio nel campo rifugiati di Bahn, in Liberia. Secondo un comunicato dell’organizzazione internazionale privata Sos Villaggi dei Bambini, nella struttura si trovano 3885 persone, tra cui oltre 2000 bambini. Le necessità più urgenti riguardano igiene e cibo. Il numero dei rifugiati aumenta ogni giorno, e molti non hanno neanche vestiti di ricambio. Questo, insieme alle scarse condizioni igieniche, provoca malattie della pelle in molti bambini. La situazione generale del campo e i servizi offerti, però, stanno lentamente migliorando. “Il team di Sos Villaggi dei Bambini Liberia – dichiara Franco Muzio, direttore della sezione italiana dell’associazione - ha procurato il riso, e al momento la preparazione dei pasti da servire agli sfollati è l’attività prioritaria“. E aggiunge: “Abbiamo distribuito materassi, donato 1900 zanzariere e, dopo i primi aiuti arrivati il 5 maggio, la scorsa settimana è partito un altro convoglio”. “Il nostro staff in loco, oltre a partecipare alla distribuzione degli aiuti, sta programmando i prossimi interventi in collaborazione con i responsabili del campo”, conclude Muzio. I bambini più piccoli, infine, vengono affidati ad altri rifugiati, selezionati tra quelli che vivono nel campo, fino al momento in cui sarà possibile riunirli alle famiglie. E’ presto, tuttavia, per parlare di ricongiungimenti familiari, così come di rimpatri: continua la fuga di massa dai territori colpiti dalle violenze e la popolazione dei campi di transito è ancora in movimento. (D.M.)

    inizio pagina

    Somalia: grave crisi alimentare nel Paese colpito da siccità e conflitti

    ◊   La recente siccità ha sterminato gran parte del bestiame della regione somala e ha causato una impennata nei prezzi dei cereali in tutto il Paese. Le piogge attese quest'anno sono arrivate in ritardo, e inadeguate per il recupero delle comunità. Anche se l'Africa orientale è soggetta a siccità ricorrenti, quest'anno il fenomeno è stato particolarmente grave. Secondo il rapporto del Food Security and Nutrition Analysis Unit, riportato dal Catholic Information Service for Africa, 2.4 milioni di somali, circa un terzo della popolazione del Paese, vive attualmente una grave crisi dovuta ad una delle peggiori siccità della storia recente e al conflitto in corso. La maggior parte delle famiglie povere dipende dalla produzione locale dei cereali più economici ed uno scarso raccolto porterebbe un ulteriore aumento dei prezzi, rendendo l’acquisto dei generi alimentari estremamente difficoltoso per la maggior parte dei somali che vivono con meno di un dollaro al giorno. In alcune aree della Somalia, in particolare quelle del sud, la malnutrizione colpisce il 30% della popolazione. Oltre 55 mila persone - riferisce l'agenzia Fides - sono state sfollate in seguito alla recente siccità e molte altre stanno migrando verso le aree urbane alla ricerca di cibo e acqua. Per gli agricoltori e i pastori ci vorranno molte stagioni per recuperare i loro mezzi di sostentamento. A causa di un calo rilevante dei finanziamenti, le agenzie umanitarie non hanno risorse sufficienti in grado di rispondere alle esigenze di tutti coloro che necessitano di aiuto. (R.P.)

    inizio pagina

    Uganda: Ong chiede ai Paesi africani più rispetto per le minoranze

    ◊   L’associazione in difesa dei diritti umani Minority Rights Group (Mrg) ha esortato i Paesi africani ad intensificare il proprio impegno a favore del rispetto dei diritti dei gruppi di minoranza. Nel Rapporto 2011 dal titolo People’s Under Threat, lanciato recentemente a Nairobi, Mrg dichiara che 6 dei primi 10 Paesi in cui si registra tale fenomeno si trovano in Africa e sono: Somalia, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria e Costa d’Avorio, accanto ad Afghanistan, Iraq, Myanmar e Pakistan. Questi sono i primi 10 Paesi in tutto il mondo dove si verificano i casi più seri di violazione dei diritti delle minoranze. Costa d’Avorio, Uganda, Guinea e Libia sono i Paesi in cui i casi di abusi emergono con più frequenza nel continente africano. Mrg - riferisce l'agenzia Fides - è una Organizzazione non-governativa impegnata a favore dei diritti delle minoranze etniche, religiose e linguistiche e delle popolazioni indigene di tutto il mondo. (R.P.)

    inizio pagina

    Svizzera: dopo il referendum sul suicidio assistito i vescovi ribadiscono il no all'eutanasia

    ◊   All’indomani del referendum sull’assistenza al suicidio, tenutosi in Svizzera nel Cantone di Zurigo, i vescovi elvetici ribadiscono il loro “no” all’eutanasia. I due quesiti, proposti per proibire il suicidio assistito o per limitare la possibilità di ricorrere a tale pratica ai soli cittadini residenti, sono stati respinti a larga maggioranza. Ma la Chiesa svizzera ricorda che non si può evitare la morte con la morte. Il rispetto della vita, in ogni momento dell’esistenza, deve prevalere su quello che dalle associazioni pro - eutanasia viene definito “il diritto a morire con dignità”. I vescovi svizzeri ribadiscono il loro “no” a tale pratica e aggiungono di essere a favore dell’interdizione dell’aiuto al suicidio assistito, “portato avanti da organizzazioni che operano veri e propri suicidi”. E’ quanto sottolinea al Sir, all’indomani del referendum, il portavoce della Conferenza episcopale svizzera, Walter Müller, che ricorda anche la “presa di posizione” della Commissione bioetica dei vescovi elevetici ribadita in vista della consultazione. “E’ un’illusione – avevano ricordato i presuli prima del voto – pensare di poter escludere la sofferenza e la morte dalla vita”. “L’assistenza al suicidio – avevano aggiunto - non è un aiuto” ma contraddice “il dovere della protezione di ogni vita umana”. E’ invece un aiuto “prendersi cura” delle persone morenti offrendo loro un ambiente ricco di qualità umane e professionali. Si stima che in Svizzera, ogni anno, siano circa 200 le persone che ricorrono al suicidio assistito. Tale pratica, consentita dal 1941, è ammessa nel Paese a condizione che non sia legata ad alcun “motivo egoistico” ed è autorizzata solo “in modo passivo”, cioè procurando ad una persona i mezzi per suicidarsi. (A cura di Amedeo Lomonaco)

    inizio pagina

    Germania: al via il Katholikentag per "osare un nuovo inizio"

    ◊   I cattolici tedeschi si incontreranno a Mannheim, nel Baden-Württemberg, dal 16 al 20 maggio per la 98.ma edizione della manifestazione del Katholikentag, come riporta l'agenzia Sir. Il tema dell'evento è "Osare un nuovo inizio". "Siamo consapevoli - ha detto Martin Stauch, direttore dell'ufficio del Katholikentag - che è uno slogan molto ambizioso, e che ci sono molte attese, soprattutto in considerazione della situazione attuale della Chiesa cattolica". "Tuttavia - ha specificato - non vogliamo concentrarci solo su questioni interne alla Chiesa, ma anche menzionare le svolte possibili nella società e il contributo che le chiese possono dare al riguardo". Tra i temi che avranno "un ruolo importante", ci sarà "il processo di dialogo", ha sostenuto Stauch. "E deve essere così! - ha notato- non è certo un caso che anche l'inizio ufficiale del processo di dialogo sia celebrato a Mannheim nel prossimo luglio". Martin Stauch ha infine auspicato che "il Katholikentag possa offrire molti impulsi interessanti al processo di dialogo". (D.M.)

    inizio pagina

    Il vescovo di Los Angeles: la legge sull’immigrazione rispetti l'unità delle famiglie

    ◊   “Bisogna che il presidente degli Stati Uniti e i membri del Congresso lavorino insieme, per poter finalmente rendere esecutiva la nuova legislazione sull’immigrazione”. Lo ha dichiarato, martedì scorso, il vescovo coadiutore di Los Angeles, mons. Josè Horacio Gomez, facendo riferimento al discorso pronunciato dal presidente Barack Obama a El Paso, in Texas, di fronte alla frontiera fortificata tra Stati Uniti e Messico. “La mancata attuazione della nuova legge provoca il moltiplicarsi di regolamentazioni da parte delle autorità locali”, ha continuato il presule, presidente del Comitato sulle migrazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). “Questa precaria situazione – ha ricordato- produce maggiori ingiustizie e anche abusi sia verso i cittadini degli Stati Uniti sia, soprattutto, nei riguardi della comunità degli immigrati. In questa riforma bisognerà prevedere delle norme che rafforzino e salvaguardino l’unità delle famiglie degli immigrati”, ha dichiarato inoltre mons. Gomez, con riferimento anche a chi oggi risiede illegalmente negli Stati Uniti. Il vescovo ha anche citato “ il rispetto della dignità e il diritto al lavoro dei nostri fratelli e sorelle immigrati”, ricordando che “questi valori sono parte integrante della cultura americana, di una società che si è sempre definita ospitale e orgogliosa della propria storia nei confronti dell’immigrazione”. Concetto, quest’ultimo, ribadito anche dal presidente Obama a El Paso. Le dichiarazioni del presidente dell’Usccb, seguono altri appelli e iniziative di mobilitazione sullo stesso tema promosse dall’episcopato statunitense. In questi stessi giorni i senatori democratici Harry Reid, Dick Durbin e Bob Menendez hanno annunciato di voler sottoporre di nuovo all’assemblea il Dream Act, progetto di legge in favore della progressiva regolarizzazione degli immigrati minorenni. Il testo era stato approvato nel 2010 dalla Camera dei Rappresentanti, ma bocciato, per soli cinque voti, dal Senato. (D.M.)

    inizio pagina

    Thailandia: l’ospedale dei Camilliani di Bangkok da 50 anni al servizio degli ultimi

    ◊   Domenica i Missionari camilliani della Thailandia, e tra questi anche religiosi italiani appartenenti all’Istituto fondato da San Camillo de Lellis, ricordano i 50 anni del loro ospedale di Bangkok. Un istituto per i più umili, anzitutto i lavoratori e gli operai. “Interrogarsi sulla nostra presenza o sul significato che la nostra opera ha oggi nella capitale thailandese non è per nulla scontato – dice padre Renato Attrezzi, direttore dell’ospedale – anche perché i cambiamenti sociali, economici e culturali di questi anni sono stati rilevanti. Un tempo il Camillian Hospital si trovava in una zona rurale, una scelta per noi che volevamo aiutare una popolazione bisognosa di tutto. Oggi, quasi per un incantesimo, ci ritroviamo in una zona residenziale che per molta gente è quasi irraggiungibile”. Costruito nel 1960 e inaugurato nell’ottobre di quell’anno come dipendenza da un’altra opera assistenziale dei camilliani, l’ospedale divenne indipendente e di fatto entrò in piena attività il 3 gennaio 1961, con la nomina di un superiore e la nascita di una comunità camilliana locale. La sua è una storia per molti aspetti pionieristica, che ha guadagnato all’istituzione la stima della popolazione locale e delle autorità. “Abbiamo tenuto e teniamo i piedi per terra – sottolinea padre Attrezzi – cercando di infondere nel nostro personale i principi che ci ispirano: non certo di business né tanto meno di speculazione sulla povera gente, sui lavoratori e gli operai che sono la maggioranza dei nostri assistiti ancora oggi”. (G.P.)

    inizio pagina

    Cina: turismo culturale e religioso come occasione di evangelizzazione

    ◊   La parrocchia di Xi Liu della città di Xian Yang, diocesi di San Yuan nella provincia dello Shaan Xi, in Cina continentale, ha inaugurato un progetto di promozione del turismo culturale e religioso per lanciare una nuova opportunità di evangelizzazione. Da quando è stata scelta come “parrocchia pilota” della Nuova Pastorale dalla diocesi di San Yuan, si è subito mobilitata per promuovere l’evangelizzazione in tutti i campi, usufruendo della sua posizione geografica strategica e valorizzando al massimo la possibilità di accogliere i non cristiani. Il parroco sottolinea: “siamo a 20 chilometri dall’aereoporto di Xian Yang, in una località abbastanza di passaggio, ma siamo pochi (cattolici). E’ anche vero che siamo una parrocchia giovane, fondata nel 2004 in un villaggio di 1.500 abitanti. I cattolici sono meno di cento. Quindi ci sentiamo particolarmente motivati alla missione dell’evangelizzazione e avvertiamo l’urgenza di portare il Vangelo a tutti”. Il progetto, secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, è articolato in 4 ambiti: un lungo sentiero di 40 metri, arricchito da simboli religiosi, che dalla chiesa porta verso i campi e la strada principale; un edificio di 120 mq che ospita i locali per il catechismo, l’oratorio e la biblioteca; la chiesa e i suoi edifici annessi in stile cinese; la porta della chiesa sempre aperta a tutti, per una semplice visita e anche per chi vuole rendere omaggio all’Eucaristia e pregare. “Così la gente si ferma da noi per vedere e magari è l’occasione per avvicinarsi alla fede - sottolinea il parroco -. Tutte le costruzioni e gli arredi sono stati fatti con le nostre mani e il nostro forzo, perché tutti sono coscienti che la chiesa è la nostra casa, la nostra famiglia. E’ doveroso per ognuno dare ciò che può. Anche il nostro vescovo emerito e quello attuale sono venuti a lavorare con noi. Presto sarà tutto terminato”. Dal 2009 i numeri dei battezzati di questa comunità sono in continuo aumento, grazie all’impegno del parroco e di tutti i parrocchiani. (R.P.)

    inizio pagina

    Diocesi di Roma: ordinati 5 nuovi sacerdoti dal cardinale Vallini

    ◊   Ieri pomeriggio 5 diaconi del Collegio diocesano missionario “Redemptoris Mater” (che raccoglie le vocazioni del Cammino neocatecumenale) hanno ricevuto, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, l’ordinazione sacerdotale dalle mani del cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma. "Come buoni pastori dovrete sentire forte la passione dell’annuncio del Vangelo - ha detto loro il porporato nell'omelia - lo dovrete fare con il coraggio di San Pietro. Per essere degni sacerdoti dovrete stare voi per primi, ogni giorno, nella forza del mistero pasquale in Cristo, donandovi a lui affinché disponga di voi – ha aggiunto il cardinale Vallini –, servendolo anche quando questo servizio dovesse essere faticoso, non gradito o in contrasto con le vostre aspettative". Il porporato ha esortato inoltre a "celebrare l’eucarestia non come dovere pastorale, ma come condivisione del mistero di morte e resurrezione", e ancora a "dare la fede evangelica e condurre gli uomini a Dio". Infine l'invito a non scoraggiarsi davanti agli insuccessi: "Siate convinti che malgrado le difficoltà il Signore è con voi e vi riempie della sua grazia e della sua gioia. La certezza che Cristo non ci abbandona e che nessun ostacolo potrà mai impedire la realizzazione del suo disegno di salvezza sia per noi motivo di costante coraggio". Le storie dei neosacerdoti e le testimonianze dei formatori sono riportate dal settimanale diocesano “RomaSette”. “Fino a 13 anni - dichiara Iakel Carol, 35 anni, nato in Romania - ho vissuto il comunismo, ma i miei genitori mi hanno trasmesso la fede”. Ha vissuto in un Paese segnato dal comunismo anche Van Kien Nguyen, originario del Vietnam: “Il cammino della mia chiamata è stato complicato. Concluso il seminario clandestino a Saigon – aggiunge - il mio vescovo mi ha mandato in Giappone, dove ho iniziato il Cammino Neocatecumenale”. Il più giovane del gruppo è lo slovacco Ladislav Pokorny, tenore di canto lirico, che ha cantato il Vangelo durante la Santa Messa delle Palme in Piazza San Pietro. “No ero molto d’accordo con la chiamata del Signore - ricorda - ma poi segni continui mi hanno riconfermato”. Avvertiva invece la chiamata fin da bambino l’atleta colombiano Nelson Oswaldo Zubieta Vega, impegnato anche a livello agonistico nel ciclismo e nel triathlon. Il quinto diacono ad essere ordinato sacerdote è stato infine il romano Paolo Itta, 37.enne ex poliziotto e laureato in statistica. (T.C.)

    inizio pagina

    Lampedusa: il 18 maggio il cardinale Bagnasco nell'isola per portare la solidarietà della Chiesa italiana

    ◊   Mercoledì prossimo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, si recherà in visita nell’isola di Lampedusa, dove sarà accompagnato dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza episcopale siciliana, e dall’arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro, “per portare la solidarietà della Chiesa italiana – si legge in una nota Cei ripresa dall'agenzia Sir - ad una comunità particolarmente provata dalle attuali vicende legate ai fenomeni migratori dal Nord Africa verso l’Europa”. Il cardinale Bagnasco partirà da Roma Ciampino alle ore 9.00 ed è atteso nell’isola attorno alle ore 10.30. Alle ore 11.00 celebrerà la S. Messa con la comunità cristiana lampedusana. Alle 12.30 incontrerà le forze dell’ordine di stanza nell’isola e i volontari. Nel pomeriggio, alle ore 14.30, il presidente della Cei visiterà il campo di accoglienza e poi, a bordo di una motovedetta, sarà accompagnato nei luoghi nevralgici del flusso migratorio. Alle ore 16.30, infine, il porporato si congederà da Lampedusa per fare ritorno a Roma e poi di lì a Genova. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Chiesto un mandato di arresto internazionale contro Gheddafi per crimini contro l'umanità

    ◊   Proseguono gli sforzi per un dialogo internazionale per risolvere la crisi libica, nonostante sul terreno vadano avanti i combattimenti. Gli insorti e il gruppo di Contatto hanno respinto la proposta di cessate il fuoco lanciata dal governo di Tripoli, ma la Russia torna ad invocare la fine dei combattimenti. Intanto il Tribunale penale internazionale ha chiesto un mandato di arresto per Gheddafi e il figlio, Saif al-Islam. Il servizio di Gabriele Papini:

    Il Consiglio nazionale di transizione libico ha respinto la proposta di cessate il fuoco da parte del governo di Tripoli in cambio dello stop ai raid della Nato. Le autorità vicine a Gheddafi avrebbero inoltre accettato la presenza di osservatori internazionali. La proposta è stata lanciata ieri durante un incontro tra il primo ministro libico Mahmoudi e un emissario dell’Onu in visita a Tripoli. Aperture che non hanno trovato seguito presso l’opposizione e i Paesi del gruppo di Contatto. Un esponente degli insorti, Hadi Shalluf, ha sottolineato che “il regime è sempre più isolato”, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha dichiarato che “Gheddafi ha le ore contate”, mentre la Gran Bretagna ha chiesto un’intensificazione dell’azione militare della Nato. Torna, invece, a chiedere la fine immediata delle violenze il ministro degli Esteri russo Lavrov che oggi incontrerà il segretario generale dell'Onu per parlare del Paese nordafricano. Intanto, il procuratore della Corte Penale Internazionale, Moreno Ocampo, ha chiesto ai giudici del tribunale un mandato di arresto contro Gheddafi, suo figlio Saif al-Islam e il capo dell'intelligence libica: i tre sono accusati di crimini contro l'umanità per aver colpito deliberatamente i civili nella repressione contro gli insorti. “Abbiamo prove dirette e solide”, ha spiegato Ocampo. Infine, sul fronte militare ieri sera si sono segnalate diverse esplosioni nei sobborghi a est di Tripoli. Secondo fonti locali bombe avrebbero colpito obiettivi militari e civili.

    Siria: 7 manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza
    Il regime siriano prosegue la repressione del dissenso. Nelle ultime 24 ore, almeno sette manifestanti antigovernativi sono stati uccisi dal fuoco dei militari siriani nella cittadina di Tall Kalash, vicino a Homs, nel centro del Paese. Secondo fonti locali le forze di sicurezza hanno bombardato indiscriminatamente quattro quartieri della città e il bilancio delle vittime potrebbe essere più pesante.

    Egitto, scontri copti-musulmani
    Gravi scontri nella notte in Egitto, tra cristiani copti e musulmani. Circa un’ottantina i feriti e almeno 16 le persone arrestate. Gli incidenti si sono verificati in seguito a una manifestazione organizzata dai copti davanti alla tv di Stato in segno di protesta contro le violenze iniziate il 7 maggio scorso. E nonostante le richieste della autorità religiosa copta, Shenuda III, e del premier egiziano, Essam Sharaf - che ha ordinato la riapertura di 16 chiese copte chiuse in seguito alle violenze di Imbaba - di non proseguire con le manifestazioni, questa mattina i copti hanno continuato a presidiare la zona adiacente gli studi televisivi. La manifestazione ha causato pesanti problemi di traffico. Intanto per l’ex first lady egiziana, Suzanne Mubarak, ricoverata in ospedale per un malore, i giudici hanno disposto la custodia cautelare per presunti arricchimenti illeciti.

    Immigrazione, continuano i trasferimenti da Lampedusa
    Sono 87 i migranti dell'Africa sub sahariana sbarcati poco prima delle 10 nel porto canale di Cagliari dalla nave "Excelsior" proveniente da Lampedusa. E' il terzo gruppo di migranti che la Sardegna ha accolto dall'inizio del mese, in base al piano nazionale che impegna l'isola a ospitarne un totale di circa 1.400. Altri 40 immigrati lasceranno Lampedusa con un volo per Palermo. Sull’isola restano appena 230 stranieri, mentre da venerdì non si registrano nuovi arrivi.

    Yemen, terrorismo
    Al Qaeda in azione in Yemen. Due poliziotti sono stati uccisi e un funzionario dei servizi è stato sequestrato da militanti del gruppo terroristico legato a Osama bin Laden, secondo fonti locali. Intanto nel Paese continuano a registrarsi azioni di protesta per reclamare la fine della dinastia Saleh al potere.

    Pakistan
    Attentato stamattina in Pakistan, nella città portuale di Karachi. Ucciso il console saudita, colpito a morte da sicari mentre - a bordo della propria auto - si stava recando nella sede diplomatica. Si tratta del secondo attentato in pochi giorni ai danni del consolato dell’Arabia Saudita nella città. La polizia ritiene possibile un legame con l’uccisione di bin Laden, mentre dagli Stati Uniti il segretario alla Difesa Gates ha ribadito che, dopo l’eliminazione del capo di Al Qaeda, è “prematuro” accelerare il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan.

    Pakistan-India: colpi di artiglieria lungo il confine indo-pakistano
    Torna alta la tensione al confine tra India e Pakistan, dove ieri gli eserciti dei due Paesi si sono scambiati alcuni colpi di artiglieria. Almeno 16 le persone rimaste ferite negli scontri avvenuti nella zona di Sialkot. Nella stessa area due giorni fa è stato ucciso un soldato indiano. Le tensioni rappresentano una violazione del cessate il fuoco in vigore dal 2003 lungo la cosiddetta ''linea di controllo'' (Loc) che divide la regione himalayana del Kashmir.

    Costa d’Avorio: 220 civili uccisi da miliziani fedeli a Gbagbo
    Circa 220 civili sono stati uccisi e 17 feriti nel sud-est della Costa d’Avorio da miliziani fedeli all’ex presidente Laurent Gbagbo. La denuncia viene dal portavoce del governo del nuovo capo dello Stato, Ouattara. Secondo il portavoce, le forze fedeli a Gbagbo hanno ripiegato verso la frontiera con la Liberia abbandonandosi durante la loro fuga a atti “di inaudita violenza”.

    Guatemala narcos
    I cadaveri decapitati di 27persone sono stati ritrovati in una regione del Guatemala vicino al confine con il Messico. La polizia, che ne ha dato l'annuncio, ha attribuito il massacro al narcotraffico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 136

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.