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Sommario del 12/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla B’nai B’rith International: ebrei e cristiani cooperino a migliorare il mondo
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Sarah in missione in Giappone per visitare a nome del Papa le zone colpite dal terremoto
  • Presentato il Congresso "Giustizia e globalizzazione: dalla Mater et Magistra alla Caritas in Veritate"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il terremoto in Spagna: 8 morti nella Murcia. Mons. Lorca Planes: grande solidarietà
  • Assemblea dei vescovi brasiliani. Mons. Steiner: una Chiesa in stato permanente di missione
  • Frontiere chiuse, la Danimarca sospende il Trattato di Schengen
  • "Vivere insieme": Rapporto del Consiglio d'Europa sul valore della convivenza con gli immigrati
  • A 30 anni di distanza, due libri indagano sull'attentato in Piazza San Pietro a Papa Wojtyla
  • Chiesa e Società

  • Europarlamento: mons. Giordano e il presidente Buzek ricordano Papa Wojtyla
  • Ginevra: prima visita ufficiale del cardinale Koch al Consiglio Mondiale delle Chiese
  • Pakistan: per mons. Saldanha i cristiani sotto le violenze riscoprono Dio
  • Egitto: mons. Mina chiede più sicurezza per chiese e fedeli dopo le violenze contro i cristiani
  • Cina: a Sichuan i cattolici ricordano le vittime del terremoto davanti alle chiese da ricostruire
  • Il Patriarca ortodosso Bartolomeo I: la ricerca della pace esige un cambiamento di rotta
  • Il cardinale Piacenza: l’educazione della sfera affettiva caratterizzi la formazione al sacerdozio
  • Repubblica Dominicana: preoccupazione per le nuove vittime del colera
  • Cile: protocollo dell'episcopato per le denuce contro i chierici per abusi
  • Nicaragua: iniziata la Crociata nazionale di preghiera del Rosario per la pace
  • Sri Lanka: nuovo appello del vescovo di Jaffna per i profughi nel nord del Paese
  • Canada: al via oggi ad Ottawa la "Marcia nazionale per la vita"
  • Usa: delegazione di vescovi africani chiede il sostegno della Chiesa americana per le vocazioni
  • Ucraina: i greco-cattolici guardano al futuro
  • Slovacchia: il 15 maggio Giornata della famiglia in 13 città e villaggi
  • Irlanda: soddisfazione dei vescovi per il Rapporto nazionale sulla tutela dei bambini nella Chiesa
  • Scozia. L'arcivescovo di Glasgow al nuovo parlamento: “Cristiani agenti di coesione sociale”
  • Gmg 2011: anche un radio e una web tv per seguire gli eventi principali di Madrid
  • Italia: Messaggio delle Chiese cristiane nel decennale della Charta Oecumenica
  • E' il padre Benoît Grière il nuovo superiore generale degli Assunzionisti
  • Torino: inaugurata la XXIV edizione del Salone internazionale del libro
  • Religione e rarità cinematografiche al secondo Film Festival "Mirabile dictu"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: Gheddafi riappare in tv dopo 11 giorni di assenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla B’nai B’rith International: ebrei e cristiani cooperino a migliorare il mondo

    ◊   Ebrei e cristiani possono contribuire insieme al bene dell’umanità e rispondere alle sfide della società attuale. E’ quanto ha affermato Benedetto XVI incontrando, stamani, una delegazione della “B’nai B’rith International”, organizzazione ebraica fondata a New York nel 1843, che ha tra i vari obiettivi la lotta al razzismo e all’antisemitismo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    "There are many ways in wich Jews and Christians can cooperate…"
    “Ci sono molti modi attraverso cui ebrei e cristiani possono cooperare per il miglioramento del mondo", in conformità con la volontà di Dio "per il bene dell'umanità”. Il pensiero – spiega il Papa – va immediatamente “ad opere concrete di carità e di servizio ai poveri”, ma una delle cose più importanti che ebrei e cristiani possono fare insieme è quella di portare “la comune testimonianza della fede profondamente radicata” nel fatto che ogni uomo e ogni donna sono stati creati ad immagine di Dio e così hanno “una dignità inviolabile”.

    "This conviction remains the most secure basis…"
    “Questo convincimento resta il più sicuro fondamento per l’impegno, da parte di tutti, nel difendere e promuovere i diritti inalienabili di ogni essere umano”. Il Pontefice, ricordando l’incontro del Comitato Internazionale di Raccordo tra Cattolici ed Ebrei tenutosi alla fine di febbraio a Parigi, sottolinea come sia stato affermato il desiderio di cattolici ed ebrei di essere uniti per affrontare insieme le “immense sfide” in un mondo che cambia rapidamente, e il “dovere religioso” di combattere la povertà, l'ingiustizia, la discriminazione e la negazione dei diritti umani universali. Il Santo Padre ricorda anche che in un recente incontro, tenutosi a marzo a Gerusalemme, tra delegazioni del Gran Rabbinato di Israele e la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, l’accento è stato posto sulla necessità di “promuovere un’accurata comprensione del ruolo della religione nella vita delle nostre società di oggi” capace di correggere una visione “puramente orizzontale”, e di conseguenza incompiuta, “della persona umana e della convivenza sociale”. Il Santo Padre esorta quindi a superare questa visione materiale della vita umana per un risveglio della spiritualità:

    "The life and work of all believers should bear constant witness…"
    “La vita e il lavoro di tutti i credenti dovrebbero dare costante testimonianza del trascendente, e puntare a realtà invisibili che si trovano al di là di noi e incarnino la convinzione che una Provvidenza amorevole e misericordiosa guida l'esito finale della storia”, e non importa quanto difficile e minaccioso possa apparire il viaggio lungo il percorso. Attraverso il profeta Geremia – conclude il Papa - abbiamo questa certezza: “Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Edward Joseph Adams, arcivescovo tit. di Scala, nunzio apostolico in Grecia, e alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell’India, in visita "ad Limina".

    Il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Kwangju (Corea) il rev. Simon Ok Hyun-jjn, del clero di Kwangju, professore all’Università Cattolica di Kwangju, assegnandogli la sede titolare vescovile di Pederodiana. Il rev. Simon Ok Hyun-jjn è nato nella città di Kwangju il 5 marzo 1968. Ha studiato all’Università Cattolica di Kwangju (Seminario Maggiore) dal 1986 al 1994 ottenendo il Master in Teologia. È stato ordinato sacerdote il 26 gennaio 1994 ed incardinato nell’arcidiocesi di Kwangju. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1994-1995: vicario parrocchiale a Nongseong-dong; 1995-1996: vicario parrocchiale a Buk-dong; 1996-2004: Studi per il Dottorato in Storia Ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; 2004-2006: parroco di Woonnam-dong; 2005-2010: direttore del Centro di Ricerca di Storia della Chiesa dell’Università Cattolica di Kwangju; dal 2006: professore dell’Università Cattolica di Kwangju, assistente direttore spirituale; dal 2007: membro della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza Episcopale Coreana.

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    Il cardinale Sarah in missione in Giappone per visitare a nome del Papa le zone colpite dal terremoto

    ◊   Il cardinale Robert Sarah, presidente di Cor Unum, parte oggi per il Giappone per visitare, a nome del Papa, le zone colpite due mesi fa dal devastante terremoto. "Benedetto XVI – riferisce un comunicato del dicastero – vuole in questo modo far sentire la sua vicinanza, la sua preghiera e il suo aiuto". Il porporato “porterà l'abbraccio ideale del Papa a tutti i familiari delle vittime, agli sfollati e a tutti i volontari che senza sosta stanno lavorando per la ricostruzione: la Caritas nipponica, da sùbito mobilitata, è tuttora il punto di riferimento per tutti gli aiuti che la Chiesa cattolica continua a dare dopo la fase di emergenza, per la ricostruzione della vita della comunità giapponese”.

    Il presidente di Cor Unum si recherà il 14 a Saitama per visitare i centri di accoglienza della Chiesa cattolica per i senzatetto. Poi andrà a Tokyo dove assieme ai vescovi giapponesi celebrerà una Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Il 15 sarà a Sendai, epicentro del cataclisma, dove presiederà la Messa nella cattedrale. Il 16 visiterà altri due centri di accoglienza per gli sfollati e incontrerà i responsabili delle maggiori organizzazioni caritative presenti. Il cardinale Sarah sarà accompagnato dal sottosegretario di Cor Unum, mons. Segundo Tejado.

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    Presentato il Congresso "Giustizia e globalizzazione: dalla Mater et Magistra alla Caritas in Veritate"

    ◊   “Giustizia e globalizzazione: dalla Mater et Magistra alla Caritas in Veritate”, sarà il tema di un Congresso internazionale, ospitato a Roma dal 16 al 18 maggio, presso il Centro congressi della Cei, promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L’evento è stato presentato stamani alla stampa, nella sede del Dicastero in Vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Sono passati 50 anni dall’Enciclica di Giovanni XXIII Mater et Magistra, del 1961, dedicata alla questione sociale: un’occasione per ripercorrere la storia della Dottrina sociale della Chiesa nel secolo scorso, che affonda le sue radici nell’Enciclica Rerum Novarum del 1891 di Leone XIII sulla questione operaia, ed arrivare quindi alla recente Enciclica del 2009 di Benedetto XVI, Caritas in Veritate sullo sviluppo umano integrale. Non sarà però un Congresso solo celebrativo - ha sottolineato mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - ma piuttosto si tratterà di riprendere gli aspetti vitali del passato per dare risposta alle problematiche sociali attuali, in un contesto di globalizzazione. Ma cosa caratterizza e unisce le tre Encicliche? Ascoltiamo mons. Toso:

    "Desiderano far pervenire, a fronte dei problemi complessi della questione sociale, il punto di vista della Chiesa come madre e maestra. In particolare, intendono mettere in movimento un impegno di evangelizzazione del sociale, che deve avvalersi in modo particolare di tutta la comunità ecclesiale, ma soprattutto di un laicato ben formato, preparato dal punto di vista professionale, etico e spirituale. La Mater et Magistra insiste proprio sull’aspetto del protagonismo del laicato attraverso le sue associazioni, organizzazioni e i suoi movimenti, in modo da potere - attraverso il famoso trinomio “vedere, giudicare, agire” - non solo studiare e approfondire, ma anche sperimentare la Dottrina sociale della Chiesa, in modo che questa riesca - attraverso le sue energie etiche, la sua antropologia e la sua progettualità - incidere sulle istituzioni, sulle relazioni tra le persone e tra le nazioni e nella famiglia umana".

    Oltre 200 i partecipanti convocati a Roma da tutto il mondo, laici, sacerdoti, religiosi, attivi nel campo dello studio, della diffusione e messa in pratica della Dottrina sociale della Chiesa. “Nuova evangelizzazione del sociale”, “L’uomo e il suo ambiente: giustizia e politica”, “Sperimentazione e buone pratiche”. Sono i temi delle tre giornate di lavori che saranno aperti lunedì prossimo dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del dicastero promotore. Nella stessa mattinata l’udienza con il Papa.(ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Trent’anni dall’attentato a Giovanni Paolo II: in prima pagina, un editoriale di Lucetta Scaraffia dal titolo “Molto di più di ciò che appare”; in cultura, un articolo di Eliana Versace dal titolo “Quando il cardinale Colombo predisse l’attentato”.

    Disuguaglianze in crescita: nell’informazione internazionale, Michele Dau su un rapporto dell’Ocse.

    In cultura, Antonio Paolucci sull’Anno della cultura e della lingua italiana in Russia; l’ambasciatore d’Italia a Mosca, Antonio Zanardi Landi, e la curatrice Daria Boghese sull’esposizione - a Villa Berg e al Museo Puskin - della “Dama con Liocorno” di Raffaello.

    Giornali in ascolto: a Borgo La Bagnaia giovani, editori e istituzioni a confronto.

    Cristiani ed ebrei insieme per promuovere i diritti di ogni uomo: nell’informazione vaticana, Benedetto XVI a una delegazione di B’nai B’rith International.

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    Oggi in Primo Piano



    Il terremoto in Spagna: 8 morti nella Murcia. Mons. Lorca Planes: grande solidarietà

    ◊   La Spagna vive ore d’angoscia dopo le due scosse sismiche di magnitudo 4.5 e 5.3 sulla scala Richter che ieri hanno messo in ginocchio Lorca, cittadina della Murcia, nel sudest del Paese. Il terremoto ha provocato almeno 8 morti e più di 160 feriti, e gravi danni alle strutture abitative. Crollata, in diretta televisiva, la torre della Chiesa di San Diego, dove, poco dopo il sisma, si sarebbero dovuti riunire decine di ragazzi per il catechismo settimanale. Subito è scattata la macchina dei soccorsi, soprattutto dalle vicine province di Alicante e Valencia, ma il grosso dei soccorritori è ancora impegnato per trovare sopravvissuti tra le macerie. Il servizio di Giada Aquilino:

    Lorca appare come colpita da un bombardamento: facciate di edifici crollati, crepe ai muri, strade piene di calcinacci, automobili ricoperte dalle macerie. Secondo la locale protezione civile, il sisma ha sprigionato un'energia pari a due milioni di chili di esplosivo. In ventimila hanno passato la notte all'addiaccio. Secondo la Croce Rossa spagnola, gli sfollati sono circa 15mila, su una popolazione nella zona di 90mila abitanti. Evacuati anche gli ospedali cittadini, con le ambulanze che hanno portato via 450 pazienti. Il Ministero dell'Interno ha inviato le squadre d'emergenza, alcune con i cani addestrati per le ricerche tra le macerie, mentre il premier, Josè Louis Zapatero, ha mobilitato polizia, Guardia civile ed esercito. Fonti dell'Istituto geofisico iberico hanno avvertito che il sisma di ieri potrebbe essere stato di preavviso e che la terra potrebbe tornare a tremare: nella notte infatti sono state registrate decine di scosse di assestamento. La campagna elettorale, per le elezioni amministrative del 22 giugno, è stata intanto temporaneamente sospesa. Il sindaco di Lorca, Francisco Jadar, ha lanciato un appello ai gestori dei supermercati, affinché distribuiscano ai cittadini generi di prima necessità.

    Sul dramma vissuto nel sisma in Spagna, Rafael Alvares Taberner, della nostra redazione spagnola, ha intervistato il vescovo di Cartagena, mons. José Manuel Lorca Planes:

    R. - Pues mire, realmente han sido momentos dramaticos...
    Sono stati davvero momenti drammatici. Io non ero a Lorca quando si è verificato la prima scossa, ma nella città di Murcia quando ho avvertito un lieve tremore della terra, e questo mi ha dato la conferma del terremoto. Poi mi hanno chiamato, dicendomi che c’erano stati dei crolli di cornicioni e così via e che c’era molta paura. Quindi, ho preso la macchina e mi sono diretto velocemente a Lorca. Arrivato lì si è verificato il secondo terremoto, più forte del primo. Ho saputo della morte di 8 persone, per le quali ho pregato, affinché il Signore ne avesse misericordia. La gente è molto impaurita, le difficoltà che si prospettano e lo stato delle nostre chiese semicrollate rappresentano un dolore profondo. Con fede e speranza, confidiamo che il Signore ci aiuti in questa circostanza. Io celebrerò l’Eucaristia questa sera con tutti i sacerdoti della regione e immagino saranno molti. E immagino anche che saranno tanti ad unirsi alle nostre preghiere. Sto vivendo una situazione di assoluta emozione per la solidarietà e per la vicinanza mostrate alle persone colpite. E per me è un’opportunità di sentirmi pastore veramente, vicino a chi soffre, ma anche un’opportunità per dire: “Stiamo uniti e chiediamo aiuto al Signore, perché Lui non sbaglia mai”.(ap)

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    Assemblea dei vescovi brasiliani. Mons. Steiner: una Chiesa in stato permanente di missione

    ◊   Prosegue ad Aparecida la 49.ma Assemblea generale dei vescovi brasiliani. Durante i lavori, che si concluderanno domani, ci sono state alcune nomine importanti. Il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida, è stato eletto nuovo presidente della Conferenza episcopale, mentre il vescovo della Prelatura di São Felix, Leonardo Ulrich Steiner, è stato chiamato a ricoprire l’incarico di segretario generale. Il nostro inviato Silvonei Protz ha intervistato mons. Leonardo Ulrich Steiner chiedendogli anzitutto quali siano ora le sue priorità:

    R. - Servire: essere un servitore della Chiesa nella nostra realtà del Brasile. Il Brasile è quasi un continente, con diversità così grandi tra le varie realtà sociali e politiche. La nostra Chiesa vuole essere una Chiesa molto presente, una Chiesa molto viva, e il segretario generale coordina un po’ questa azione della Chiesa.

    D. - Quali sono le grandi sfide dei prossimi quattro anni della Chiesa in Brasile, tanto più che sono state approvate le Direttive dell’azione pastorale evangelizzatrice della Chiesa in Brasile?

    R. - Nelle Direttive abbiamo evidenziato che ci sono cinque urgenze. La prima è quella di essere sempre una Chiesa in stato permanente di missione: annunciare, vivere e testimoniare Gesù Cristo. La seconda urgenza che abbiamo nelle nostre nuove direttive è l’iniziazione alla vita cristiana: questo è molto importante non soltanto per i bambini o i giovani, in Brasile ci sono molti adulti che chiedono alla Chiesa di essere battezzati, ma perché stiamo sempre iniziando a vivere il Vangelo, ad essere persone che maturano la propria vita e - come dice San Paolo - che cercano di avere la stessa vita di Gesù Cristo, per essere rivestiti di Cristo. La terza urgenza riguarda la Parola di Dio: portare la Parola di Dio ai poveri; portare la Parola di Dio a tutte le persone, nelle città e fra le popolazioni indigene e in tutte le altre realtà. Un’altra urgenza è formare comunità: la Chiesa vista e vissuta come comunità di comunità. Questo pensiero è molto bello, perché è molto bello pensare che le piccole comunità realizzino, piano piano, un modo di convivere e di relazionarsi per testimoniare la Parola di Dio. L’altra emergenza è riuscire a portare una vita piena a tutti: portare una vita piena a tutti vuol dire in tutte le realtà e a tutte le persone, pensando anche come portare il Vangelo - ad esempio - ai politici, ai mezzi di comunicazione, a tutti questi ambiti così diversi fra loro. Vediamo se nei prossimi quattro anni riusciremo a mettere in atto queste cinque urgenze. (mg)

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    Frontiere chiuse, la Danimarca sospende il Trattato di Schengen

    ◊   La riforma del Trattato di Schengen è al centro del Consiglio straordinario dei ministri degli Interni in corso oggi a Bruxelles. Tra i temi che i 27 Paesi membri intendono affrontare vi è l’emergenza immigrazione e la decisione improvvisa della Danimarca di ripristinare i controlli doganali alla frontiera con la Germania e con la Svezia. Sulla necessità di modificare il sistema di Schengen, e sulle falle dell’area di libera circolazione europea, Stefano Leszczynski ha intervistato Monica Spatti, ricercatrice esperta di questioni europee all’Università Cattolica di Milano:

    R. – In realtà, quando il sistema non ha funzionato è stato soprattutto perché gli Stati non hanno voluto farlo funzionare: si veda quello che è successo in Francia - che qualche mese fa ha sospeso gli accordi per un giorno - e quello che sta accadendo in Danimarca… Quindi, secondo me, il problema non è tanto nella normativa dell’Unione Europea, quanto nell’applicazione che gli Stati danno a queste norme.

    D. – Si può parlare di una errata interpretazione da parte degli Stati dello strumento di Schengen? Insomma: sembra quasi che più che uno strumento di libera circolazione interna sia uno strumento utilizzato per difendersi da flussi migratori indesiderati …

    R. – Più che una cattiva interpretazione, io ci trovo la malafede. Ad esempio, la Danimarca ha deciso adesso di ripristinare i controlli alle frontiere. Lo fa sapendo di violare una normativa dell’Unione Europea, perché le norme prevedono la possibilità per gli Stati di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere, sia pure per motivi specifici.

    D. – Tra i problemi che possono portare alla sospensione del Trattato, quello dell’immigrazione non è contemplato in maniera diretta …

    R. – No, assolutamente. Gli Stati possono ripristinare i controlli alle frontiere per motivi di ordine pubblico e sicurezza. Ad esempio, dopo gli attentati a Londra nel 2005, per alcune settimane la Francia ha ripristinato i controlli alle frontiere perché al tempo c’era un allarme-terrorismo. L’Italia, ancora, in occasione del G8 di Genova nel 2001 e del G8 dell’Aquila, ha ripristinato per alcuni giorni i controlli alle frontiere per motivi di ordine pubblico.

    D. – Questa situazione relativa al Trattato di Schengen, che è venuta a crearsi, quanto è legata in realtà all’assenza di una vera e propria politica estera dell’Unione Europea?

    R. – Credo sia facile per tutti constatare come negli ultimi anni, negli ultimi mesi soprattutto, sembra che in Europa si sia tornati a un certo nazionalismo da parte dei singoli Stati. L’Unione Europea è vista quasi come qualcosa di negativo, come se fosse l’origine di tutti i mali. L’immigrazione è un problema che va gestito a livello di Unione Europea, perché i singoli Stati da soli non sono in grado di gestire il fenomeno.

    D. – Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha parlato di interpretazioni populistiche…

    R. – Concordo appieno. Se la Danimarca persisterà sulla sua posizione, la Commissione proporrà probabilmente una procedura di infrazione nei suoi confronti, perché la sua posizione è una chiara violazione della normativa dell’Unione Europea. (gf)

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    "Vivere insieme": Rapporto del Consiglio d'Europa sul valore della convivenza con gli immigrati

    ◊   La diffusione dell’intolleranza, la dilagante discriminazione, il crescente sostegno ai partiti xenofobi e populisti, la perdita di libertà democratiche sono alcune delle minacce ai valori tradizionali delle società europee. Lo evidenzia il Rapporto stilato da un gruppo di "saggi", incaricato dal Consiglio d’Europa, e presentato ieri a Istanbul da Javier Solana. Il testo sottolinea come per molti la diversità rappresenti una minaccia, e propone una serie di risposte per “Vivere insieme”, secondo il titolo del Rapporto. Francesca Sabatinelli ha intervistato Mara Tognetti, docente di Politiche migratorie all'università Bicocca di Milano:

    R. - I "saggi" ci dicono che la convivenza sarà la cifra del nostro futuro, sarà la normalità. Poi, certamente, ci servono alcune regole, regole di tipo universalistico, che valgano per tutti i Paesi, per tutti i cittadini: regole che tengano conto di un contesto europeo e di un contesto mondiale.

    D. – Eppure, ci sono tanti elementi oggi che ci dicono come le società stiano rifiutando la diversità anche e soprattutto nelle loro politiche. Lei che rischi vede?

    R. – Innanzitutto, questo incrementa il processo di individualizzazione che caratterizza l’attuale fase della società europea e non solo. L’assenza di un’accettazione della condivisione, della diversità come dato normale positivo, importante, invece di diluire i conflitti tende a incrementarli e ad accentuarli.

    D. – Si evidenzia nel Rapporto come si percepisca la diversità come una minaccia…

    R. - Ognuno di noi tende a sottolineare le proprie diversità rispetto all’altro. Questo va nella linea di rafforzamento delle identità, ma deve essere anche un elemento su cui puntare per includere chi è segnato da diversità somatiche, linguistiche, di provenienza culturale. Per cui, la diversità andrebbe valorizzata come elemento di potenzialità. Poi, è chiaro che in situazione di insicurezza, di crisi economica, di conflitti, di tensioni, la diversità è facilmente sfruttabile ed è sfruttata, in particolare, nel nostro Paese come elemento del conflitto. Per coagulare i gruppi è fondamentale creare il nemico.

    D. – Il nemico nel Rapporto dei "saggi" viene soprattutto identificato oggi nei rom e negli immigrati …

    R. – Sì, certamente, perché è il "nemico" più facile da individuare, perché è molto distante, perché è molto diverso. Arriva da altri Paesi, è sporco, malconcio, e quindi diventa molto facile creare delle categorie in cui certi nemici sono più nemici di altri.

    D. – Immagino che questo documento sia da considerarsi una preziosa guida per le leadership europee… Sono pronte ad accettarlo, secondo lei?

    R. – Non basta una linea guida, un Rapporto, che è sempre importante perché segna un punto, ma va diffuso, spiegato, sostenuto, va accompagnato, declinato. Questo è un primo punto che richiede però un altro lavoro molto importante di formazione, di sensibilizzazione, di traduzione poi delle direttive, delle indicazioni nei diversi Paesi, tenendo conto che ovviamente l’Europa è fatta di Paesi che hanno loro specificità che non possono essere cancellate in nome della convivenza. (bf)

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    A 30 anni di distanza, due libri indagano sull'attentato in Piazza San Pietro a Papa Wojtyla

    ◊   Alla vigilia del trentennale dell’attentato a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, avvenuto il 13 maggio 1981, due libri usciti in questo periodo in Italia ricostruiscono in modo divergente la trama di una vicenda molto complessa dal punto di vista giudiziario e internazionale. Il primo volume che vi presentiamo, scritto da due giornalisti – Marco Ansaldo, vaticanista del quotidiano "La Repubblica", e Yasemīn Taşkin, corrispondente in Italia del quotidiano turco "Sabah" – s'intitola “Uccidete il Papa – la verità sull’attentato a Giovanni Paolo II”. La loro tesi sostiene che la paternità dell’attentato non sia da attribuire al regime ex sovietico di allora – la cosiddetta “pista bulgara” – bensì a una precisa volontà del movimento eversivo turco dei “Lupi Grigi”, nel quale militava l’attentatore, Ali Ağca. Alessandro De Carolis ne ha parlato con uno degli autori del libro, Marco Ansaldo:

    R. - Sono 20 anni che lavoriamo al nostro libro, nel senso che soprattutto Yasemin è stata a contatto con l’attentatore, visto che è una giornalista turca. Ovviamente c’è stato un rapporto - come posso dire - di fiducia, continuativo e nell’ultimo anno, da quando lui è stato liberato ed è tornato in Turchia, lo abbiamo incontrato faccia a faccia tre volte e, naturalmente, abbiamo continuato un po’ a cercare di capire quale fosse la verità. Lui ci ha detto, ad un certo punto, che tutte le ipotesi, le strade che sono state seguite fino adesso erano inutili, perché l’attentato è stata una cosa molto semplice, che è stata complicata dopo dall’intervento di molti servizi segreti internazionali. Quindi è stato sì un complotto, ma - secondo le nostre ricostruzioni e i documenti che abbiamo inserito nel libro “Uccidete il Papa” - è stato un complotto organizzato ed eseguito dai "Lupi Grigi" turchi.

    D. - Il motivo per cui i "Lupi Grigi" avrebbero ordito questo assassinio del Papa qual è sostanzialmente?

    R. - I "Lupi Grigi" vennero usati come manovalanza da parte dell’allora regime militare - nel 1979 e nell’80 - per atti di sovversione, disordini di piazza, omicidi: erano gli “anni di piombo turchi”. I militari ebbero buon gioco a organizzare il loro golpe, il golpe del 1980: a quel punto, però, una volta al potere, si disfecero dei "Lupi Grigi", che vennero mandati alla forca, come usava allora in Turchia. Allora scapparono, andarono soprattutto in Francia, in Germania e in Austria e qui - parlo dell’Austria - si organizzarono per vendicarsi del regime militare, per mostrare di che cosa davvero potessero essere capaci. A quel punto iniziarono a pensare una serie di obiettivi di alto livello internazionale e questo è negli atti: la Regina di Inghilterra; la Thatcher; Breznev; Kurt Waldheim, il segretario generale delle Nazioni Uniti; e la presidente del Parlamento europeo, Simone Weil. Insieme a questi 5-6 obiettivi venne messo anche il Papa, che era stato già minacciato da Ali Agca. Quando il Santo Padre andò nel 1979 in Turchia e fece la sua visita pastorale, ci fu una lettera che l’allora sconosciuto Memet Ali Agca inviò al quotidiano “Millet”, in cui diceva: “Ucciderò il capo dei cristiani!”. In quell’occasione non ce la fece, ma Ali Agca ci riprovò e compì l’attentato veramente un anno e mezzo dopo a Piazza San Pietro. (mg)

    Ilario Martella, giudice istruttore dell’inchiesta della Procura di Roma sull’attentato, è invece l’autore di “13 maggio ’81. Tre spari contro il Papa”, edito da Ponte alle Grazie. Il volume, partendo dall’analisi degli atti giudiziari, rafforza la cosiddetta "ipotesi bulgara", secondo la quale alcuni servizi segreti dell’Europa dell’est ebbero un ruolo cruciale nell’organizzazione dell’attentato. Il servizio di Michele Raviart:

    Ali Agça non è stato il solo a sparare al Pontefice quel pomeriggio del 13 maggio 1981. È quanto sostiene il libro-inchiesta del magistrato Ilario Martella, che cerca di fare chiarezza sulle dinamiche dell’attentato al Beato Giovanni Paolo II e sui veri mandanti di Ali Agça: ad oggi l’unico riconosciuto giuridicamente responsabile per questo crimine. Dalla ricostruzione balistica dell’attentato e dall’analisi di video e foto si può dimostrare come fossero stati tre i proiettili indirizzati al Papa e due le pistole a sparare. Ilario Martella, autore del volume:

    “Tre colpi sì - ed è indubbio che sia così - perché c’è un documento cinematografico che attesta che la pistola di Agca ha sparato due colpi soltanto ed evidentemente, quindi, l’altro è stato sparato dal complice, Oral Celik: tra l’altro questo complice è stato notato mentre si allontanava dal luogo del delitto da un americano. Ho voluto scrivere questo libro per accostarmi alla verità e, quindi, la matrice turco-bulgara è la più accreditabile”.

    Un’ipotesi che parte dalle rivelazioni dello stesso Agça, a volte fumose e fuorvianti, altre invece perfettamente riscontrate dai fatti, tanto da portare il magistrato Martella al rinvio a giudizio di quattro cittadini turchi e di tre cittadini bulgari, assolti per insufficienza di prove e coperti dai silenzi delle istituzioni dei Paesi di oltrecortina. Sviluppi che rafforzano l’idea di una vasta copertura internazionale alle azioni di Ali Agca. Gian Franco Svidercoschi, giornalista e vaticanista:

    “Come aveva anticipato il Papa nel suo ultimo libro 'Memorie e Identità', Alì Agca era un assassino prezzolato e aveva qualcuno dietro che lo aveva istigato. Il problema è sapere chi lo avesse istigato. Penso che rimanga ancora in piedi, poi avallata indirettamente dal Papa e ancora più fortemente dal cardinale Dziwisz, il fatto che nell’attentato - risalendo su per infinite vie misteriose - si dovesse risalire a qualche servizio segreto dell’Est, se non addirittura il Kgb. Gli alleati sovietici sapevano fare bene le cose, per cui non si sapeva ufficialmente: però, dopo, la responsabilità era stata loro… (mg)

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    Chiesa e Società



    Europarlamento: mons. Giordano e il presidente Buzek ricordano Papa Wojtyla

    ◊   “L’orizzonte entro cui si è mosso Giovanni Paolo II è stato il mondo intero e il suo sguardo si è fissato su tutta l’umanità, in quanto tutti siamo figli di uno stesso Dio. Eppure egli, collocandosi storicamente nel suo tempo, ha riservato un’attenzione particolare all’Europa”. Mons. Aldo Giordano, Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, è intervenuto ieri sera nella sede del Parlamento Ue a un incontro inteso a ricordare Karol Wojtyla, intitolato “Il Papa delle sfide globali”. Il Pontefice - riferisce l'agenzia Sir - “ha dedicato oltre mille discorsi all’integrazione europea, ha voluto due sinodi sull’Europa e ha sempre sostenuto il processo” di avvicinamento tra popoli e Stati del vecchio continente. “Utilizzando la metafora dei due polmoni, il Papa faceva riferimento all’Est e all’Ovest, per la cui riconciliazione e unità si spese fin da quando” era vescovo in Polonia. Ma mons. Giordano ha ricordato anche che Papa Wojtyla “era preoccupato per l’identità europea e rimase deluso per la mancata menzione delle radici cristiane” nella Costituzione del 2004. “Egli respingeva l’idea di Europa fortezza” e ancora oggi si ricorda “il suo contributo per il dialogo tra le religioni e la pace”. Un’ultima sottolineatura di mons. Giordano: “Giovanni Paolo II si è impegnato a fondo anche per rimettere Dio nello spazio pubblico e in questo senso egli intendeva difendere la libertà religiosa”, “uno dei principi fondamentali per la dignità umana”. “Per Giovanni Paolo II la dignità umana veniva al primo posto”: lo ha ricordato Jerzy Buzek, presidente del Parlamento europeo, durante l’incontro promosso nella sede dell’Eurocamera e organizzato dalla delegazione del Partito democratico (che fa parte del gruppo dei Socialisti e democratici europei). All’incontro era presente anche mons. Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea). Buzek si è poi chiesto se Giovanni Paolo II fosse “un buon politico”. “In lui era forte il senso del bene, il desiderio di fare il bene. E se questa può essere chiamata politica, allora anche noi dovremmo seguire il suo esempio”. Il presidente ha tenuto a specificare di non essere cattolico, ma protestante, e ha affermato che grazie a Wojtyla “cristiani di varie confessioni e uomini di fedi differenti si sono incamminati verso il rispetto e una maggiore unità”. Infine Buzek ha sottolineato come il Pontefice “abbia contribuito a mettere in moto il processo storico che ha portato alla caduta della Cortina di ferro e dunque alla ritrovata unità europea”. Nel corso della serata, aperta dall’eurodeputato David Sassoli, hanno preso la parola il rabbino Alberto Piattelli e il direttore del Centro culturale arabo di Bruxelles, Ali Khedher, che, con accenti differenti, hanno affrontato ulteriori aspetti della figura di Wojtyla, definito da Piattelli “propulsore tenace di ogni forma di dialogo tra gli uomini e le religioni”. (R.P.)

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    Ginevra: prima visita ufficiale del cardinale Koch al Consiglio Mondiale delle Chiese

    ◊   Si è conclusa la prima visita ufficiale del card. Kurt Koch, in qualità di presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), presso il Centro ecumenico di Ginevra. Invitato dal pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc, il cardinale è stato ospite dell’organismo ecumenico dall’8 al 10 maggio dove ha potuto incontrare il personale dei diversi uffici del Wcc, i responsabili della Federazione luterana mondiale e della Comunione mondiale della Chiese riformate nonché gli studenti e il corpo docente dell’Istituto ecumenico di Bossey. Nei vari incontri – secondo quanto si legge oggi in un comunicato del Wcc ripreso dall'agenzia Sir – il cardinale ha sottolineato l’importanza di “raccogliere i frutti” dei dialoghi fino ad oggi avviati tra le Chiese in quanto “l’esame degli accordi storici costituisce una prima tappa che deve essere poi seguita da un processo di ricezione in cui le Chiese e i cristiani prendono conoscenza dei progressi e delle conclusioni derivanti dal dialogo”. Anche il pastore Tveit ha affermato che questi accordi “non possono rimanere tesori nascosti”. Accompagnato da due membri del dicastero vaticano mons. Gosbert Byamungu e padre Gregory Fairbanks, il cardinale ha concluso la sua visita a Ginevra con una preghiera nella cappella del Centro ecumenico. “Nel mondo di oggi – ha detto – la testimonianza cristiana deve avere una componente ecumenica”. (R.P)

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    Pakistan: per mons. Saldanha i cristiani sotto le violenze riscoprono Dio

    ◊   La vita dei cristiani pakistani è ancora oggi “difficile e gravosa”, la maggior parte appartiene alla “classe operaia” e deve subire fenomeni di “emarginazione sociale”. È quanto spiega all'agenzia AsiaNews mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, che racconta la vita quotidiana della sua comunità, spesso vittima di persecuzione e abusi. I rapporti con i musulmani restano “tesi” e basati sul “sospetto” – spiega il prelato – e anche quando si instaurano dei legami, sono comunque “relazioni di affari fra padrone e servo. Non si mischiano, se non per meri scopi economici e commerciali”. Tuttavia, sofferenze e privazioni spingono i fedeli a riscoprire il ruolo di Dio nella loro vita e a cercare nella Chiesa aiuto e conforto. A quasi due settimane dalla uccisione di Osama Bin Laden, non vi sono segni di ulteriori violenze verso i cristiani. Subito dopo la morte del capo di Al Qaeda, alcune fonti cattoliche avevano espresso timori per una nuova fiammata di intolleranza religiosa. In realtà, per i cristiani pakistani, la vita è sempre “difficile e gravosa”. Essi appartengono alla classe povera dei lavoratori, le cui condizione di vita sono misere. I genitori, spiega l’ex presidente della Conferenza episcopale pakistana, escono di casa al mattino presto per svolgere lavori “duri e faticosi” come la domestica o lo spazzino. “Lavorano alle dipendenze di famiglie musulmane – aggiunge – e finché restano in condizioni di inferiorità, sono tollerati. È una relazione tra servo e padrone”. Mons. Saldanha conferma il fenomeno della “separazione” in seno alla società, che si ripete da diverse generazioni. È una componente del “sistema sociale fatto di caste alte e basse” e, aggiunge, “i cristiani sono abituati a tutto questo”. Le divisioni permangono anche nelle attività sportive: “La situazione è peggiorata – chiarisce il prelato – a causa dell’intolleranza e dell’estremismo religioso. Tuttavia, l’arcivescovo emerito di Lahore riferisce anche piccoli segni di speranza. “Alcuni esempi positivi di collaborazione – afferma mons. Saldanha – potrebbero emergere nelle scuole cristiane, dove la maggioranza resta musulmana. Le famiglie [musulmane] incontrano i membri cristiani della scuola, si instaurano rapporti anche se sono in maggioranza di natura commerciale”. E poi negli uffici, dove i cristiani lavorano a stretto contatto con colleghi musulmani. Vi sono alcuni esempi di “buona volontà e collaborazione”, anche se è difficile che le due realtà poi si “uniscano per mangiare o bere assieme”. Aggiungendo anche gli abusi sessuali di cui sono vittima le donne cristiane, il prelato ammette che la situazione resta “tesa e basata sul sospetto” reciproco. Sofferenze e persecuzioni hanno però spinto i cristiani pakistani ad approfondire la loro fede, affidandosi totalmente a Dio nella vita quotidiana e cercando nella Chiesa un luogo di conforto e riparo. Quando emergono accuse di blasfemia e vicende legate alla “legge nera”, all’interno della comunità si diffondono sentimenti di paura e panico. I cristiani abbandonano le loro case, si nascondono in luoghi più sicuri. “C’è un senso di inquietudine e paura nella loro mente”, racconta mons. Saldanha. Tuttavia i fedeli “partecipano in gran numero alle messe” perché trovano “consolazione” nella parola di Dio. “La sicurezza è molto alta – conferma – e questo ha favorito una grandissima partecipazione, per esempio, alle celebrazioni del Venerdì Santo. Abbiamo visto molta più gente rispetto al passato e le ricorrenze legate alla Pasqua si sono svolte in tutto il Paese in un’atmosfera di pace”. (R.P.)

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    Egitto: mons. Mina chiede più sicurezza per chiese e fedeli dopo le violenze contro i cristiani

    ◊   12 morti e più di 200 feriti è il bilancio dei due attacchi perpetrati sabato scorso contro chiese della diocesi di Guizeh (Giza). Il vescovo locale, Antonios Aziz Mina, ha affermato che la polizia e l'esercito egiziani erano “terrorizzati” e sono stati “lenti” a rispondere all'emergenza, nel sobborgo cairota di Imbaba. Parlando all’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) – riferiscono le agenzie Zenit e Cns - il presule ha chiesto di fare giustizia e ha accusato gli estremisti di voler far precipitare l'Egitto nella guerra civile: “Senza un intervento della polizia e dell’esercito , sarà il caos, l'anarchia totale”, ha dichiarato. Secondo testimoni, a scatenare le violenze è stato un gruppo di 500 islamisti salafiti che erano radunati davanti alla chiesa copta di san Mina, alla periferia nord-est del Cairo, esigendo la consegna di una donna che secondo loro si era convertita all’islam e che i cristiani tenevano prigioniera. Dopo aspre discussioni fra le guardie della chiesa e il gruppo, si è passati allo scontro con colpi di arma da fuoco, bottiglie incendiarie e pietre. Le violenze si sono subito allargate a tutto il quartiere e un’altra chiesa nelle vicinanze, quella della Vergine Maria è stata data alle fiamme. A quanto sembra, i militari hanno accresciuto la sicurezza intorno alle chiese del Cairo. Ma per mons. Aziz, ripristinare l'ordine non basta: “Non possiamo raggiungere la pace e la riconciliazione se prima non assicuriamo i responsabili alla giustizia”, ha affermato . “Altrimenti, la riconciliazione è solo un teatrino, e i problemi rimarranno”. Dal canto suo, il card. Antonios Naguib, Patriarca copto cattolico di Alessandria, ha ammesso che si è davanti a una “situazione molto seria”, ma ha osservato che il Governo guidato dai militari sta iniziando a prendere sul serio il problema della violenza estremista. Il vescovo copto cattolico Joannes Zakaria di Luxor ha sottolineato che i fedeli si rifiutano di lasciarsi intimidire dalle minacce: “La gente è decisa a testimoniare Cristo nei luoghi in cui vive”, ha detto. (L.Z.)

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    Cina: a Sichuan i cattolici ricordano le vittime del terremoto davanti alle chiese da ricostruire

    ◊   I cattolici del Sichuan e di altre regioni della Cina hanno pregato oggi per le vittime del terremoto del 12 maggio 2008, quando un sisma di magnitudo 8 ha ucciso decine di migliaia di persone. Una commemorazione ufficiale delle vittime è avvenuta a Beichuan, vicino all’epicentro del sisma; molte persone hanno aderito alle proposte giunte da ogni dove, anche via internet, di fare un minuto di silenzio. Alcuni genitori hanno pregato per i loro bambini sul luogo dove sono morti, nel crollo delle scuole. Padre Pan Hong’en, parroco di Guangyuan (diocesi di Chengdu), confida ad AsiaNews che dopo tre anni, i cattolici della zona colpita hanno bisogno di affrontare diverse sfide, e continuano la loro formazione di fede prendendosi cura anche della ricostruzione delle chiese danneggiate. Padre Pan ha detto che nella sua parrocchia, la notte di Pasqua sono state battezzate 70 persone. “Celebriamo le messe ancora in una baracca di legno, vicino alla chiesa semidistrutta, ma ringraziamo Dio perché siamo uniti e perché c’è molta attenzione verso di noi, all’interno e all’esterno della comunità”. Padre Pan racconta che nella sua parrocchia di Guangyuan – una delle zone più colpite dal sisma - vi sono quattro chiese danneggiate che necessitano di essere ricostruite. Questa sera i parrocchiani si incontreranno per una veglia a lume di candela e domani ci sarà una messa in memoria dei defunti nel terremoto. “I parenti – spiega il sacerdote - e le famiglie di alcuni cattolici sono morti nel sisma e alcuni hanno perso anche tutto quello che avevano”. Padre Zhang Yiqiang della parrocchia di Pengzhou fa notare che la ricostruzione e le riparazioni delle chiese è molto lenta, anche se molte famiglie colpite si stanno trasferendo nei quartieri ricostruiti e nelle nuove case. Quest’oggi padre Zhang ha celebrato due messe: una al mattino presto, una alle 2.28 del pomeriggio, l’ora precisa in cui è avvenuta la scossa tre anni fa. Per le celebrazioni ha scelto la chiesa di Bailu, che nel terremoto è totalmente crollata e sottolinea che “per i fedeli locali, la ricostruzione spirituale è importante quanto la ricostruzione degli edifici, tanto più che adesso la gente si sposta in altre zone, in nuove case, con nuovi lavori”. La lentezza della ricostruzione delle chiese – spiega padre Zhang - è stata lenta soprattutto per la mancanza di fondi. L’unico edificio in cui la ricostruzione è in atto è la chiesa del Seminario dell’Annunciazione (Bailu College), un monumento nazionale, il cui restauro avviene a spese del governo. Anche nella sua parrocchia, tutte le messe e le attività si svolgono in baracche di legno. “Ma senza un luogo stabile, è difficile organizzare il lavoro pastorale – dice padre Zhang -; per i parrocchiani la cosa più importante è avere delle attività insieme, ma a tutt’oggi è difficile coordinarle”. Su 59 chiese della diocesi di Chengdu, 25 devono essere ricostruire; 22 sono seriamente danneggiate. Alcuni sacerdoti per vivere, devono essere ospitati dalle famiglie o in alloggi temporanei. Il bilancio del terremoto è devastante: 68636 uccisi, 360 mila feriti, 17.516 dispersi. Un numero enorme di case, infrastrutture e scuole sono state distrutte. Dopo la tragica esperienza di tre anni fa, adesso gli scolari della zona hanno a ritmi regolari esperimenti di evacuazione anti-incendio e anti-terremoto. (R.P.)

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    Il Patriarca ortodosso Bartolomeo I: la ricerca della pace esige un cambiamento di rotta

    ◊   “Affrontiamo circostanze radicalmente nuove che richiedono da parte di tutti un impegno altrettanto radicale in favore della pace”. Al tema della pace, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha dedicato una Lettera enciclica indirizzata al grande Incontro ecumenico internazionale organizzato dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) a Kingston in Giamaica dal 17 al 22 maggio. Nella lettera, ripresa dall'agenzia Sir, il Patriarca lancia un accorato appello affinché si rifiuti sempre “la violenza e la guerra”. “Se conflitti umani sono inevitabili – scrive il Patriarca - non altrettanto lo sono le guerre e la violenza”. “Se la ricerca della pace ha sempre costituito una sfida – aggiunge - la situazione in cui siamo attualmente, è senza precedenti. La ricerca della pace esige un cambiamento di rotta radicale”. Richiede “conversione, impegno e coraggio”. Il Patriarca si sofferma anche sulla responsabilità delle Chiese cristiane chiamate ad operare concretamente per la costruzione della pace “in un mondo sempre più complesso e violento”. Alle Chiese è chiesto oggi di “superare le semplici condanne retoriche della violenza, dell’oppressione e dell’ingiustizia per esprimere posizioni etiche attraverso azioni che contribuiscono a costruire una cultura della pace”. “Questa responsabilità è fondata sulla bontà intrinseca di ogni essere umano creato ad immagine di Dio e sulla bontà intrinseca di tutto ciò che è stato creato da Dio”. “Per la Chiesa, la pace e la sua costruzione - conclude - costituiscono un elemento essenziale della sua vita e della sua missione nel mondo”. Nella lettera enciclica, il Patriarca propone ai cristiani un esame di coscienza. “Molti dei nostri sforzi a favore della pace sono vani, perche non siamo disposti a rinunciare al nostro desiderio di consumo esasperato e al nostro orgoglio nazionalistico”. Ecco perché per instaurare la pace, è essenziale prendere consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni sugli altri – in particolare sui poveri – e sull’ambiente. Non ci può essere pace senza giustizia”. (A.L.)

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    Il cardinale Piacenza: l’educazione della sfera affettiva caratterizzi la formazione al sacerdozio

    ◊   L’affettività nel tempo del Seminario è stato il tema al centro della conferenza tenuta dal prefetto della Congregazione del Clero, cardinale Mauro Piacenza, in occasione della 35.ma Giornata dei seminaristi piemontesi. All’incontro, tenutosi martedì scorso presso la Facoltà Teologica a Torino, hanno partecipato seminaristi e superiori dei Seminari della Regione conciliare Piemonte-Valle d’Aosta. Riferendosi al tema “Crescita della vita affettiva in preparazione del celibato”, il porporato ha sottolineato che “l’educazione della sfera affettiva” deve caratterizzare “ogni percorso formativo al sacerdozio con un’assunzione di consapevolezza sia del candidato sia dei suoi formatori”. Il cardinale si è anche soffermato sull’importanza di un percorso formativo che sappia evitare il relativismo teologico eliminando contrapposizioni tra “innovatori” e “conservatori”. Un percorso – ha aggiunto il porporato le cui parole sono state riprese da “Avvenire” – che, ricercando una stabile personalità, porti ad una matura e motivata formazione affettiva. “La fragilità delle unioni matrimoniali e l’incapacità di tanti giovani ad assumere decisioni definitive – ha concluso il prefetto della Congregazione del Clero – non ha radici differenti dalla difficoltà a vivere un’affettività ordinata e maturare i valori vocazionali”. La Giornata si è conclusa nella chiesa dell’arcivescovado dove mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha guidato la preghiera del Vespro. (A.L.)

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    Repubblica Dominicana: preoccupazione per le nuove vittime del colera

    ◊   Il decesso di tre persone ammalate di colera, due adulti e un minorenne, sta suscitando paura tra gli abitanti di La Ciénaga, un quartiere situato sulla sponda occidentale del fiume Ozama, nei pressi della capitale Santo Domingo. Secondo il ministro della Sanità del Paese caraibico, si registrano tra 25 e 30 casi di colera alla settimana. Come riferisce l'agenzia Misna, tra i provvedimenti annunciati per monitorare la situazione, oltre ad una maggiore sensibilizzazione della popolazione, il ministro ha annunciato sanzioni contro alcuni responsabili di strutture mediche pubbliche accusati di assenteismo e cattiva gestione. I casi di colera nella Repubblica Dominicana sono comparsi in seguito all’epidemia scoppiata nella vicina Haiti a ottobre. I flussi migratori da Haiti verso la Repubblica dominicana, che gode di una migliore situazione economica e di servizi base, sono in effetti consistenti. Fonti mediche sottolineano che la stagione delle piogge in arrivo non può che favorire la proliferazione del batterio del colera presente sull’isola. Nella Repubblica Dominicana, da ottobre, sarebbero state contagiate circa 750 persone, con circa 15 casi mortali. Ad Haiti, le vittime sono state almeno 5mila (G.P.)

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    Cile: protocollo dell'episcopato per le denuce contro i chierici per abusi

    ◊   La Conferenza Episcopale del Cile ha presentato il Protocollo di fronte a denunce contro i chierici per abusi di minori, e ha annunciato la conformazione del Consiglio che si incaricherà di dirigere le politiche di prevenzione degli abusi e di offrire aiuto alle vittime. Mons. Santiago Silva, vescovo ausiliare di Valparaíso e segretario generale della Conferenza, ha spiegato che “vogliamo fare quanto è necessario – con carità, ma con giustizia – per evitare i mali che derivano dalle gravi mancanze che alcuni ministri della Chiesa possono commettere contro i più piccoli, e soprattutto quelle collegate al sesto comandamento, che offendono Dio, provocano un grave danno all'unità della Chiesa e scandalizzano il Popolo di Dio, in modo particolare i più amati da Gesù, i più piccoli e i più poveri”. Mons. Silva ha sottolineato l’ impegno totale dei presuli per “vegliare incessantemente affinché questi crimini non si ripetano”. Come riferisce l'agenzia Zenit, il Protocollo approvato dai vescovi aggiorna un testo simile del 2003 in base alle nuove norme della Santa Sede e alle esperienze vissute dalla Chiesa in Cile. Come ha reso noto il portavoce della Conferenza, tra le novità principali il documento amplia la possibilità di ricevere “notizie” (non solo denunce formali scritte e firmate) e promuovere le indagini su queste per verificarne l’attendibilità. (G.P.)

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    Nicaragua: iniziata la Crociata nazionale di preghiera del Rosario per la pace

    ◊   Con grande entusiasmo e devozione, i fedeli cattolici di Rivas hanno accolto gli 11 vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua giunti in questa località che si trova circa 113 km a sud di Managua, dove ha avuto inizio questa settimana la “Crociata nazionale di preghiera del Rosario”, che si prolungherà fino al primo luglio, giorno dichiarato dalla Chiesa cattolica del Nicaragua come “giornata nazionale di digiuno per la pace”. La nota pervenuta all'agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Nicaragua, riporta che oltre un centinaio di fedeli hanno accolto i vescovi, che si sono recati dal sindaco della città di Rivas, Wilfredo Lopez, il quale ha voluto rivolgere loro un discorso politicizzato, che nulla aveva a che fare con la circostanza. Il sindaco è stato interrotto dai fischi e dalle contestazioni dei presenti, che lo hanno costretto a concludere il suo intervento. Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha quindi ringraziato i fedeli per le dimostrazioni di affetto nei confronti dei vescovi e li ha invitati ad accompagnarli in corteo fino alla parrocchia di San Pedro, dove i vescovi e il clero della diocesi di Granada hanno concelebrato la Santa Messa. Nella sua omelia mons. Brenes, dopo i ringraziamenti, ha osservato: "abbiamo camminato insieme, come Chiesa è una delle esperienze più belle che portiamo nel nostro cuore, perché siamo una Chiesa missionaria. Ricordiamo che il beato Giovanni Paolo II ci ha dato questa grande testimonianza di andare per il mondo a condividere la Buona Novella di Gesù, e Papa Benedetto XVI ci ha detto che la nostra identità di Chiesa è di essere una Chiesa missionaria". Mons. Brenes ha invitato tutti i fedeli a partecipare alla Crociata nazionale di preghiera del Rosario davanti al Santissimo Sacramento, ricordando ai fedeli che "i vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua, come reso noto nel mese di novembre dello scorso anno, hanno proposto l'anno 2011 come Anno della Parola e Anno di preghiera per il Nicaragua, ed hanno organizzato diverse attività nel contesto del nostro essere Chiesa". I vescovi hanno invitato tutti i fedeli nel mese di maggio ad unirsi recitando la preghiera del Rosario chiedendo la pace per il Nicaragua. Il Paese andrà alle elezioni il prossimo 6 novembre, i nicaraguensi dovranno eleggere il presidente, il vicepresidente, 90 deputati dell’Assemblea Nazionale e 20 rappresentanti al Parlamento Centroamericano (R.P.)

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    Sri Lanka: nuovo appello del vescovo di Jaffna per i profughi nel nord del Paese

    ◊   Resta difficile nello Sri Lanka la situazione per migliaia di profughi: nonostante il lungo conflitto civile durato venticinque anni sia da tempo cessato, nel nord del Paese grandi masse di popolazione vivono ancora in condizioni precarie. Un nuovo appello al Governo per porre in atto gli interventi necessari a consentire il ritorno nei luoghi di origine delle persone sfollate per la guerra è stato lanciato dal vescovo di Jaffna, Thomas Savundaranayagam, che ha potuto compiere una visita nei remoti campi di soccorso sparsi, spesso, nelle zone più impervie della giungla. «Dopo anni di vita nei campi di soccorso - ha sottolineato il presule ripreso da L'Osservatore Romano - i profughi hanno nostalgia dei loro villaggi». Le operazioni di rientro degli sfollati nei villaggi, secondo le autorità civili, sono rallentate dalla presenza di un considerevole numero di mine abbandonate durante i combattimenti che hanno viste contrapposte le forze governative a quelle delle Tigri tamil. Attualmente, secondo le stime, sarebbero circa 1.500 i militari e i volontari di varie organizzazioni impegnati nelle opere di bonifica per mettere in sicurezza le aree e consentire alle persone il rientro nelle loro case. Durante la sua visita pastorale, mons. Savundaranayagam ha potuto testimoniare personalmente le ansie e le preoccupazioni dei profughi. «Queste persone attendono il rientro e sono deluse - ha ribadito il vescovo di Jaffna - e per loro, la prossima mossa del Governo è quella di lasciarli tornare a casa». Secondo alcune stime sarebbero ancora oltre 300.000 i cosiddetti «internally displaced people», i profughi del conflitto terminato nel 2009. Almeno 200.000 sarebbero riusciti a tornare nei propri villaggi di origine, ma senza alcun tipo di assistenza e di protezione. Peraltro, lo Sri Lanka è spesso devastato dalle alluvioni che rendono la situazione umanitaria ancora più grave. Le alluvioni dello scorso gennaio hanno colpito vaste zone, mettendo in condizioni di estrema difficoltà oltre un milione di persone. Oltre 300.000 sono stati gli sfollati a causa delle inondazioni. La Caritas nel Paese ha come obiettivo principale proprio la realizzazione di strutture permanenti per l’assistenza in caso di calamità. (L.Z.)

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    Canada: al via oggi ad Ottawa la "Marcia nazionale per la vita"

    ◊   A Ottawa, in Canada, l’annuale “Marcia nazionale per la vita” torna a radunare oggi le organizzazioni pro life all’insegna del motto “L’aborto uccide un essere umano”. Nel promuovere l’iniziativa, la Conferenza episcopale canadese “denuncia” l’eliminazione ogni anno di decine di migliaia di nascituri in piena legalità, poiché un vuoto giuridico consente la procedura abortiva in qualsiasi momento della gravidanza e per qualsiasi ragione. La documentazione elaborata in occasione della “Marcia” sottolinea l’elevato numero di aborti tra le adolescenti dai 15 ai 19 anni, per molte delle quali l’interruzione volontaria della maternità è un’esperienza ripetuta nel corso degli anni; si pone anche in luce il dolore di tante “madri mancate”, che hanno iniziato a “gridare” pubblicamente la propria sofferenza davanti al mondo per l’impatto fisico ed emotivo provocato dall’aborto. La sindrome post abortiva - aggiunge il sussidio citando un recente intervento del Santo Padre – “rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l’azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell’essere umano”. Dopo aver riportato un ampio brano dell’enciclica “Evangelium vitae” del Beato Giovanni Paolo II, il documento dei vescovi canadesi si conclude con l’auspicio di un recuperato “senso di indignazione” nei confronti del dramma dell’aborto e di un’azione concreta ed efficace in favore dei nascituri e delle loro madri. (A cura di Marina Vitalini)

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    Usa: delegazione di vescovi africani chiede il sostegno della Chiesa americana per le vocazioni

    ◊   Quello che manca alla Chiesa in Africa non sono le vocazioni, che abbondano, ma la formazione. È quanto afferma all’agenzia Cns il cardinale tanzaniano Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar es-Salaam e presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam), in visita in questi giorni a Washington con una delegazione di vescovi africani. Scopo della visita è appunto di chiedere il sostegno della Chiesa americana per migliorare la qualità della formazione del clero e dei religiosi nel continente. Secondo il cardinale Pengo, un’ipotesi su cui lavorare sarebbe l’invio di negli Stati Uniti di seminaristi africani che una volta laureati potrebbero tornare nei loro Paesi per insegnare. Per mons. Charles Palmer-Buckle, arcivescovo di Accra, questo bisogno di formazione non riguarda solo sacerdoti e religiosi, ma anche i fedeli laici: “Quando parliamo di agenti di evangelizzazione – ha detto il presule ghanese alla Cns - dobbiamo pensare a leader laici, ossia catechisti, insegnanti, politici e genitori cattolici, ben formati soprattutto sulla dottrina sociale della Chiesa”. Una necessità tanto più pressante in questo periodo di grandi rivolgimenti sociali in cui cresce nel continente l’aspirazione alla democrazia. “La Chiesa cattolica – ha aggiunto - ha bisogno di persone qualificate nel campo politico, economico, finanziario e nelle professioni, persone in grado di diffondere la dottrina sociale e il punto di vista cattolico”. Centrale in questo senso, ha sottolineato il cardinale Pengo, è il ruolo delle università cattoliche in Africa. Non solo, ma dal momento che esse accolgono anche numerosi studenti non cattolici, secondo il porporato, esse possono dare un contributo importante alla promozione del dialogo religioso, contrastando la propaganda dei movimenti fondamentalisti islamici che mina la pace nel continente. Non meno importante per mons. Palmer-Buckle il ruolo che esse possono svolgere per contrastare il contagio del materialismo, dell’ateismo e del relativismo che oggi minaccia anche i Paesi africani, come ha ricordato Benedetto XVI in occasione del suo viaggio in Africa. Per queste ragioni, ha concluso, la formazione permanente alla fede è ormai una sfida ineludibile per la Chiesa africana. (L.Z.)

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    Ucraina: i greco-cattolici guardano al futuro

    ◊   "Nel 2020 vorrei vedere la nostra comunità come un organismo esistente in tutto il mondo, che parla lingue diverse, che annuncia il Vangelo nei vari Paesi, ma come Chiesa unificata della tradizione orientale. Per questo invito i seminaristi e i sacerdoti a riflettere molto seriamente sul ministero missionario". E’ quanto ha detto l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk, incontrando nei giorni scorsi il clero della diocesi di Sambir-Drohobych. Soffermandosi sulle principali sfide che i greco-cattolici hanno il dovere di raccogliere nel prossimo futuro, il presule ha sottolineato la necessità di assicurare “la cura spirituale” a tutti i greco-cattolici sparsi nel mondo. "La nostra gente ha bisogno di pastori - si legge in una sintesi dell'incontro diffusa dal Religious information service of Ukraine - e quindi, entro il 2020, probabilmente avremo diocesi e metropolie in Africa, in Medio Oriente e nelle nazioni in cui il nostro popolo ha bisogno della nostra assistenza spirituale, ha bisogno di un padre e di sapere che questo padre che viene dall'Ucraina e si prende davvero cura di lui". Sono molteplici i temi affrontati da mons. Shevchuk durante la sua visita a Drohobych. Tra questi, l’evangelizzazione, l’inculturazione, lo sviluppo delle strutture ecclesiali, la lingua nella liturgia. (A.L.)

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    Slovacchia: il 15 maggio Giornata della famiglia in 13 città e villaggi

    ◊   “Venite ad annunciarlo”: con queste parole gli organizzatori della Giornata della Famiglia 2011 in Slovacchia esortano tutti i cittadini a mostrare il loro atteggiamento positivo nei confronti del matrimonio e della vita di famiglia. Come è stato annunciato ieri in conferenza stampa, 13 città e villaggi di tutto il Paese prenderanno parte a numerose attività per sostenere la Giornata internazionale della Famiglia che si celebrerà il 15 maggio, quest’anno sul tema: “Combattere la povertà e l’esclusione sociale delle famiglie”. Numerosi eventi di vario tipo - riferisce l'agenzia Sir - si svolgeranno nei fine settimana del periodo 14-29 maggio, con il patrocinio del ministro del Lavoro, degli affari sociali e della famiglia, Jozef Mihál, e del presidente del Consiglio per la famiglia della Conferenza episcopale slovacca, mons. Milan Chautur. “La famiglia è quella scuola di umanità in cui impariamo l’amore e il rispetto reciproco, ecco perché svolge un ruolo indispensabile”, recita una dichiarazione ufficiale del Forum delle istituzioni cristiane, il principale coordinatore del progetto, in occasione della Giornata della Famiglia 2011. (R.P.)

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    Irlanda: soddisfazione dei vescovi per il Rapporto nazionale sulla tutela dei bambini nella Chiesa

    ◊   I vescovi irlandesi, la Conferenza dei religiosi e l’Unione dei missionari d‘Irlanda, salutano “con soddisfazione” il terzo Rapporto annuale del Consiglio nazionale per la tutela dei bambini nella Chiesa cattolica in Irlanda (Nbsccci - National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church in Ireland) pubblicato ieri. In una nota congiunta, i tre organismi rilevano “progressi significativi in settori chiave, in particolare in quelli della politica della formazione e dello sviluppo come pure in altre aree critiche che devono ancora essere completamente risolte”. Un bilancio positivo che – si legge nel testo – li induce a ribadire il loro “impegno a collaborare con il Consiglio per consolidare i progressi finora compiuti” e per affrontare i problemi ancora aperti. La nota esprime parole di gratitudine per “la dedizione e la professionalità” dimostrata dai membri di questo organismo voluto dai vescovi del Paese per monitorare il turpe fenomeno degli abusi sui minori commessi all’interno delle istituzioni religiose. Il compito ad esso assegnato “di verificare l'attuazione delle migliori pratiche internazionali a tutela dei bambini da parte delle diocesi, delle congregazioni religiose e delle associazioni missionarie - rileva la dichiarazione - è vitale se, come ha sottolineato Benedetto XVI vogliamo ‘ripristinare il rispetto e il benvolere degli irlandesi verso la Chiesa’”. Questo impegno, conclude la nota, continuerà “a rappresentare una priorità anche nel prossimo anno”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Scozia. L'arcivescovo di Glasgow al nuovo parlamento: “Cristiani agenti di coesione sociale”

    ◊   Adottare un ordine del giorno improntato alla virtù e vedere nella Chiesa un alleato desideroso di collaborare per servire la società. E’ l’incoraggiamento dell’arcivescovo cattolico di Glasgow, mons. Mario Conti, al nuovo parlamento scozzese, eletto il 5 maggio, che si è incontrato martedì sera, nella cattedrale di St. Giles a Edimburgo per la cerimonia multireligiosa del “kirking”. La prima sessione del parlamento, con il giuramento, si è tenuta ieri. Ricordando il ruolo importante delle chiese nella società, mons. Conti – riferisce l’agenzia Sir - ha detto che “nell’ultimo censimento quasi il 70% degli scozzesi si consideravano cristiani. Le chiese che, negli ultimi anni, hanno imparato la lezione dell’ecumenismo, sono in una posizione favorevole per dare il benvenuto nella comunità a coloro di altre fedi e culture e, sulla base del patrimonio in comune già condiviso, sono agenti naturali di coesione sociale”. L’arcivescovo ha ricordato ai neoparlamentari che i cristiani hanno una voce in politica “sostenendo quello che è giusto senza imporre il nostro punto di vista. La libertà cristiana comprende la libertà di non essere d’accordo con i mandati della società se vi è un conflitto tra essere schiavi di Dio e essere schiavi dello Stato”. L’arcivescovo ha ringraziato il Parlamento per il sostegno alla visita del Papa nel 2010 e incoraggiato un nuovo sforzo per isolare chi promuove atteggiamenti settari. (Sir)

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    Gmg 2011: anche un radio e una web tv per seguire gli eventi principali di Madrid

    ◊   I pellegrini che andranno a Madrid potranno essere informati nelle diverse lingue attraverso la Radio Gmg (radio.madrid11.com), un progetto al quale collaborano Radio Maria e 98.3 Radio Università della Navarra. “È la prima volta che c’è una Radio ufficiale della Giornata. La stazione è intesa come un servizio al pellegrino, come il mezzo più semplice ed economico per offrire a tutti informazioni utili e per seguire gli eventi principali”, ha spiegato Esteban Munilla, direttore di Radio Maria. I principi che caratterizzeranno Radio Gmg sono professionalità, spirito di servizio, come lo spirito giovanile che è proprio della Gmg. Radio Maria collabora portando le sue strutture e le sue frequenze (96.9 Fm e 90.7 Fm). L’Università della Navarra – ricorda il Sir - offrirà professionisti e volontari. Oltre la radio, ci sarà una web tv (tv.madrid11.com) specialmente pensata affinché tutti quei giovani che non potranno andare a Madrid possano seguire a distanza la Gmg in tutti i dettagli. “Ci saranno sei ore di programmazione quotidiana dal 16 agosto - ha precisato Loreto Corredoira, responsabile di Madrid 11 Tv - nelle quali saranno inclusi gli eventi presieduti dal Papa, e le principali catechesi e attività culturali”. (A.L.)

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    Italia: Messaggio delle Chiese cristiane nel decennale della Charta Oecumenica

    ◊   “Oggi in Europa, e in Italia ci troviamo davanti a nuove sfide che chiedono alle Chiese maggiore sintonia e maggiore unità”. Lo scrivono i responsabili delle Chiese cristiane presenti in Italia in un messaggio reso pubblico ieri, in occasione del decimo anniversario della Charta Oecumenica, il documento firmato il 22 aprile del 2001 a Strasburgo che detta i “diritti e doveri” del movimento ecumenico in Europa. A firmare il messaggio, ripreso dall'agenzia Sir, sono Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della Cei, e Gennadios Zervos, arcivescovo-metropolita ortodosso d'Italia e di Malta ed Esarca per l'Europa meridionale. “La situazione nuova che si è venuta a creare, dopo i fatti negli Stati Uniti e le guerre che ne sono seguite – si legge nel messaggio - ha chiamato tra l’altro i cristiani ad un rinnovato impegno per la pace”. Tale situazione ha anche mostrato l’urgenza della riconciliazione e della realizzazione dell’unità visibile tra le Chiese, poiché “è un reale riavvicinamento tra i popoli, e dunque tra le comunità religiose, la vera garanzia della pace. Quanto sta accadendo, soprattutto con l’attuale processo di migrazioni internazionali – si legge nel messaggio - è molto più complesso: molti Paesi occidentali - tra cui l’Italia - si sono trasformati in luoghi d’incontro di persone e culture, fino a rendere l’Occidente, pur con contraddizioni e difficoltà, un luogo di grande eterogeneità culturale e patria di diverse culture. Ancora si pone il problema della costruzione di una Casa comune europea in cui vi sia posto per popoli, culture, gruppi etnici e religioni diverse, per gli immigrati che bussano alle porte del benessere, per i rom, per i deboli e i poveri, per gli esclusi delle nostre società”. Di fronte a questo “scenario nuovo, plurale, attraversato da conflitti e insieme carico di attese”, le Chiese ritengono che “gli obiettivi e gli impegni della Charta Oecumenica” siano “decisamente attuali” e invitano “i fedeli delle Chiese che sono in Italia a farli propri di tutto cuore, tornando a meditare questo importante documento. Le difficoltà del presente – si legge infine nel messaggio - non debbono indurci alla rassegnazione o al pessimismo, che si rivelerebbero mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo. La Charta Oecumenica rappresenta una bussola in un tempo in cui ‘la parola del Signore è rara e le visioni non sono frequenti’, è un programma ancora valido che può orientare il nostro impegno comune e la nostra attesa”. (A.L.)

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    E' il padre Benoît Grière il nuovo superiore generale degli Assunzionisti

    ◊   Ieri a Roma il Capitolo generale degli assunzionisti ha eletto il padre Benoît Grière nuovo superiore generale della congregazione. Padre Grière diventa così il decimo superiore generale degli agostiniani dell’Assunzione (chiamati appunto anche assunzionisti). Francese, 53 anni fra qualche giorno, il nuovo superiore generale - riferisce L'Osservatore Romano - succede a padre Richard Lamoureux, il quale ha terminato il secondo mandato di sei anni a capo della congregazione. Gli assunzionisti contano oggi 834 religiosi e 45 novizi, ripartiti in 130 comunità sparse in tutti i continenti. (R.P.)

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    Torino: inaugurata la XXIV edizione del Salone internazionale del libro

    ◊   Si è aperta questa mattina a Torino la XXIV edizione del Salone internazionale del libro di Torino all’insegna del 150.mo dell’Unità d’Italia e con la Russia quale Paese ospite. Per l’annuale rassegna letteraria del Lingotto che si concluderà il 16 maggio, è stato messo a disposizione anche l’Oval, un palazzo a campata unica nato per ospitare le gare di pattinaggio alle Olimpiadi Invernali del 2006; accoglierà il Bookstock Village, area per i giovani lettori sostenuta dalla Compagnia di San Paolo, la mostra “1861-2011.L’Italia dei Libri”, l’area Lingua Madre, il Padiglione Italia con gli stand delle Regioni italiane. “Memoria. Il seme del futuro”: il tema del XXIV Salone ripercorre le problematiche dell’Unificazione italiana, attraverso incontri tra letteratura, storia, arte e linguistica, con qualificati esponenti dei diversi campi di indagine; dallo sguardo alle vicende risorgimentali e alla storia successiva si passerà all’esame del futuro e delle prossime sfide da affrontare. All’inaugurazione di oggi era presente il ministro italiano per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan, mentre la prolusione è stata tenuta ieri dalla scrittrice russa Ljudmila Evgen'evna Ulickaja. Tra le manifestazioni in programma, è da segnalare l’incontro con il priore di Bose, Enzo Bianchi, dal titolo “Vangelo, un annuncio per la vita buona”, promosso dalle Edizioni Messaggero Padova in occasione della pubblicazione dell’Evangeliario secondo il rito romano (domani alle ore 19); la casa editrice padovana presenta inoltre due titoli: “La religiosità degli increduli” di Duccio Demetrio (domenica 15, ore 11) e “Vizi e virtù del vivere” di Ada Fonzi (lunedì 16, ore 12). Al centro di altri appuntamenti con le novità librarie saranno anche i volumi del vescovo Luigi Bettazzi “Vescovo e laico? Una spiegazione per gli amici” (lunedì 16, ore 16) e di Carlo Casini “Giovanni Paolo II e l’impegno per la vita” (giovedì 12, ore 11.00). (M.V.)

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    Religione e rarità cinematografiche al secondo Film Festival "Mirabile dictu"

    ◊   Si inaugura oggi pomeriggio la seconda edizione dell’International Catholic Film Festival “Mirabile dictu”, una manifestazione dedicata ai rapporti tra il cinema e la religione cattolica che si svolge, fino al prossimo 20 maggio, all’Auditorium Conciliazione di Roma, con l’intento di dare spazio a quelle opere che del cattolicesimo ne propongono una memoria storica, ne cercano la testimonianza nel passato e nel presente, lo raccontano anche con un linguaggio originale e attuale, dai capolavori dei grandi maestri alle nuove forme tentate da registi con le loro opere prime. Patrocinato dal Pontificio Consiglio della Cultura, il Festival, presieduto da Liana Marabini, si presenta articolato in alcune sezioni e si è dotato quest’anno anche di uno speciale premio, istituito dalla Fondazione Capax Dei e che sarà consegnato, appunto, alla miglior opera prima. Un secondo riconoscimento è il Premio “Il Pesce d’Argento”, ispirato al primo simbolo cristiano, attribuito, invece, alle opere in concorso, più un premio alla carriera che sarà consegnato all’attore Remo Girone. Interessanti sono le “Giornate antologiche” che configurano il Festival con uno spirito critico di ricerca, quest’anno dedicate ad alcuni temi che hanno toccato da vicino la storia del cinema: si inizia oggi con "Gesù Cristo nel cinema", con la proiezione dello splendido “Christus” di Giulio Antamoro, film muto girato nel 1916 e presentato da Monsignor Marco Frisina, autore di una nuova colonna sonora che accompagna le suggestive immagini del film, e il raro “Golgotha” di un maestro del cinema francese, Julien Duvivier, girato nel 1935 con un giovane Jean Gabin nel ruolo di Ponzio Pilato. Domani saranno proiettati film ispirati al tema del "Sacerdote nell’immaginario collettivo". A seguire una giornata con “Documentari sul turismo religioso”, un’altra in cui saranno presentati una serie di corti cinematografici dedicati ai “Luoghi del Sacro” realizzati dai giovani allievi della sezione lombarda del Centro Sperimentale di Cinematografia, mentre spiccano per valore storico e critico una serie di quattro film centrati sulla figura di Pio XII, presentati il prossimo 17 maggio, a partire dalle rare immagini del Conclave del 1939, proseguendo con tre splendidi film di Romolo Marcellini: il famosissimo “Pastor Angelicus” del 1942, “Guerra alla guerra” del 1947, un manifesto pacifista ante-litteram voluto proprio da Papa Pacelli e “La Città del Vaticano”, tre rare pellicole custodite e offerte al Festival dalla Filmoteca Vaticana. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: Gheddafi riappare in tv dopo 11 giorni di assenza

    ◊   In Libia, dopo 8 settimane di scontri, gli insorti hanno conquistato l'aeroporto di Misurata, la strategica città a est di Tripoli assediata da oltre due mesi dalle forze governative. Intanto è riapparso in tv il colonnello Gheddafi, a distanza di 11 giorni dalla sua ultima apparizione pubblica. Dubbi sulle immagini, che - secondo il regime - sarebbero state girate ieri. Marco Guerra:

    Per smentire le voci circolate nei giorni scorsi circa una possibile morte o fuga di Gheddafi, ieri sera la tv di Stato libica ha mandato in onda immagini del colonnello mentre incontra alcuni capi tribù in un hotel a Tripoli. Nel video non appaiono date ma la stessa emittente e alcuni esponenti del regime hanno poi precisato che è stato girato ieri. Il raìs non appariva in pubblico dal 30 aprile, quando un raid aereo della Nato uccise il figlio Seif al-Arab. I bombardamenti della coalizione anche questa notte sono tornati a colpire la capitale. Quattro le esplosioni udite, nella zona dove si trova la residenza di Gheddafi. Il bilancio, fornito dal governo, parla di 6 morti e circa venti feriti. Secondo la tv di Stato è stata colpita anche l’ambasciata nordcoreana. Nessuna conferma, al momento, dall'Alleanza Atlantica. E proseguono i combattimenti sul terreno tra l’esercito governativo e le milizie degli insorti che ieri hanno conquistato l'aeroporto di Misurata, ultimo bastione cittadino in mano alle truppe fedeli al raìs. Stamani tre razzi hanno colpito la città di Ajdabiya, roccaforte ribelle, senza provocare vittime. Intanto si allarga il fronte dell’isolamento internazionale del governo di Tripoli: il console libico al Cairo ha annunciato di essersi unito agli insorti e il premier britannico Cameron ha invitato i leader del Consiglio Nazionale di Transizione a stabilire un ufficio formale a Londra e ha assicurato che la posizione britannica a Bengasi sarà rafforzata. Infine l'Alto commissariato per i rifugiati Onu lancia un nuovo allarme sull’immigrazione: “Dalla Libia sono scappate 750 mila persone e soltanto 11 mila di queste sono sbarcate sulle coste siciliane”.

    Ancora proteste nel mondo arabo
    In Siria non si ferma l’assedio dell’esercito alle roccaforti del dissenso antigovernativo. Le forze di sicurezza fronteggiano manifestazioni in tutto il Paese. Anche nello Yemen si registra la dura repressione delle proteste che infiammo diverse città. Il servizio di Gabriele Papini:

    La Siria ha deciso di rinunciare alla sua candidatura per un seggio all’interno del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Damasco ha rinunciato a candidarsi perché, dopo le violente repressioni dei giorni scorsi, molti Paesi membri dell'Onu non l’avrebbero votata. L’Unione Europea, da parte sua, sta considerando la possibilità di estendere le sanzioni approvate contro il regime siriano anche al presidente Assad. Lo ha reso noto il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton. Il bilancio delle vittime della repressione nella giornata di ieri è stato di almeno 19 morti. Secondo gli attivisti dell’opposizione, sono ancora sotto assedio le città di Homs, Banias e Deraa. Stamani, ad Aleppo, le forze della sicurezza hanno disperso una manifestazione studentesca. Fonti governative affermano che oltre 3000 contestatori hanno risposto all’ultimatum che prevede un’amnistia per chi si consegna alle autorità entro il 15 maggio. Organizzazioni per i diritti umani calcolano che più di 750 persone sono state uccise e migliaia arrestate dall’inizio delle proteste. Intanto, infuria la protesta anche in Yemen, dove nelle ultime 24 ore almeno 16 persone sono morte e 200 sono rimaste ferite. Tensioni proseguono anche stamane a Taiz, nel sud del Paese, dove la polizia ha sparato sulla folla provocando numerosi feriti.

    Afghanistan violenze
    La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha ammesso di aver ucciso ieri per errore nella provincia orientale afghana di Nangahar un adolescente che fuggiva da un edificio con in mano un oggetto che sembrava un arma. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf in un comunicato a Kabul. Il vice-capo dello staff dell'Isaf per le comunicazioni, contrammiraglio Hal Pittman, ha “chiesto scusa ai membri del governo afghano, alla gente dell’Afghanistan e, quello che è più importante, ai familiari delle persone uccise nella nostra azione”.

    Pakistan terrorismo
    Sono cinque i militanti del gruppo dei talebani afghani di Haqqani le vittime del raid compiuto oggi da un drone americano nel Nord Waziristan, nel Pakistan occidentale. Washington ha chiesto più volte al Pakistan di intervenire contro il gruppo, che è stato fondato dal "signore della guerra" afghano Jalaulddin Haqqani. Islamabad ha sempre risposto che i suoi militari sono troppo impegnati a combattere i miliziani in altri distretti. Intanto, il presidente russo Dmitry Medvedev, incontrando a Mosca il suo omologo pachistano, Asif Ali Zardari, ha detto che “Russia e Pakistan intendono cooperare per combattere il terrorismo”.

    Grecia debito pubblico
    Proseguono anche oggi ad Atene gli incontri tra i funzionari del Ministero delle Finanze greco ed i rappresentanti della “troika” – Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea – per la concessione della quinta tranche del prestito da 110 miliardi di euro concesso alla Grecia un anno fa. Intanto, ad Atene la situazione è tornata tranquilla, dopo le ore di tensione per lo sciopero generale di ieri. Dalla capitale ellenica, ci riferisce Stefano Vergine:

    La linea della trojka sembra ormai chiara: non è necessaria una ristrutturazione del debito greco – ha detto questa mattina Antonio Borges, direttore per l’Europa del Fondo monetario internazionale. Ieri era stato il Commissario europeo agli affari economici, Olli Rehn, a lanciare in sostanza lo stesso messaggio: anche se contano i più forti, la ristrutturazione avrebbe conseguenze devastanti per la Grecia e per l’Europa. La spiegazione è piuttosto chiara: se la Grecia decidesse di non ripagare più i suoi debiti nei tempi stabiliti, oppure di non pagarli interamente, i bilanci delle banche – sia quelle nazionali, sia quelle straniere – ne risentirebbero in modo pesante. Per questo i tecnici della trojka – cioè Fondo monetario, Banca centrale europea e Unione Europea – vogliono assolutamente evitare la ristrutturazione del debito. Nel frattempo, però, le casse di Atene continuano ad essere vuote. Le misure varate dal governo non hanno dato i frutti sperati e i tassi di interesse sui titoli di Stato continuano a salire pericolosamente. Un mix che sembra lasciare aperta un’unica strada praticabile: un nuovo prestito per Atene. Ma i greci temono che in questo caso per loro arriverebbero nuovi tagli.

    Sinai, sempre più drammatica la situazione degli ostaggi nel Sinai
    Prosegue la drammatica odissea di migranti africani, soprattutto eritrei ed etiopi, tenuti in ostaggio nel Sinai da trafficanti di esseri umani. Don Mussie Zerai, presidente dell'Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, riferisce in un comunicato che stamani è stato contattato da alcuni ostaggi. Hanno ribadito di essere tenuti in condizioni di schiavitù e di essere costretti a contattare parenti e amici per chiedere aiuti in denaro ed essere rilasciati dai predoni. In questi mesi decine di migranti hanno perso la vita nel Sinai. L'Agenzia Habeshia chiede al Parlamento Europeo di fare pressione sui governi della regione per ottenere la liberazione degli ostaggi.

    Italia politica
    In Italia si infiamma la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative di sabato e domenica in 1.315 comuni, tra i quali Torino, Bologna, Napoli e Milano. Ieri, in un dibattito televisivo, i candidati alla guida del comune di Milano, il sindaco uscente Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, il candidato del centrosinistra, hanno dato vita ad un confronto rovente. Intanto, il capo dello Stato, Napolitano, torna a sollecitare rispetto reciproco tra gli schieramenti. I cittadini chiamati alle urne saranno ben 13 milioni. Un voto importante, dunque, per consultazioni che avranno, a detta degli stessi protagonisti, forte valenza nazionale. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all'Istituto Sophia di Loppiano:

    R. – Questo si sente sempre, a volte in maniera eccessiva, perché sembrerebbe necessario rispettare invece la natura delle elezioni amministrative. Il fatto di premere troppo sull’acceleratore del confronto nazionale può snaturarle. Se, invece, i conflitti personali e partitici a livello nazionale occupano troppo spazio impediscono che la natura delle amministrative venga espressa.

    D. - Proprio i programmi sembrano in questo momento essere poco al centro della politica locale …

    R. - Dato che quotidianamente, purtroppo, i nostri telegiornali e radiogiornali sono occupati prevalentemente da cose che non hanno a che fare con i programmi specifici delle amministrative - che spesso vengono relegati a trasmissioni di approfondimento di carattere marginale - i cittadini devono veramente fare lo sforzo per avere più buon senso della loro classe dirigente nazionale.

    D. – Potremmo dare un vademecum per l’elettore?

    R. - Cose molto semplici. Spegnere la cronaca nazionale per un paio di giorni, cercare di partecipare a qualche momento pubblico in diretta, oppure attraverso le televisioni locali, regionali, in confronti nei quali i candidati parlano delle cose da fare, che vorrebbero fare: cioè, cercare di guardare in faccia gli amministratori perché la legge elettorale sulle amministrative consente ancora una scelta delle persone che non è più possibile a livello di parlamento. (bf)

    Giappone nucleare
    La Tepco ha annunciato una nuova consistente perdita di acqua radioattiva dal reattore n. 1 della centrale di Fukushima, che potrebbe essersi parzialmente fuso. La Tepco ha tuttavia precisato che la temperatura del contenitore esterno è di 100-120 gradi, un livello che dovrebbe garantire in “modo relativamente stabile” il raffreddamento delle barre. Il reattore n. 1 è il più instabile, avendo subito un danneggiamento del 55% con parziale fusione del nocciolo.

    Stati Uniti, allarme Mississippi
    Negli Stati Uniti cresce la preoccupazione per la piena del Mississippi. Il governatore della Louisiana ha lanciato ieri l’allarme per alcune raffinerie e centinaia di pozzi di petrolio e gas naturali minacciati dall’esondazione del fiume.

    Uganda
    L’Uganda ha bloccato ieri il ritorno, nel Paese, del leader dell’opposizione Kizza Besigye. Al politico non è stato permesso prendere un aereo in Kenya, dove si trovava per cure mediche agli occhi. Capo di un movimento di protesta contro il carovita, Besigye è stato arrestato 4 volte nel corso del mese di aprile. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 132

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.