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Sommario del 10/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Mons. Bruno Forte sul nuovo ciclo di catechesi del Papa al mercoledì: la preghiera è il respiro della vita
  • Mons. Filoni nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Mons. Becciu nuovo sostituto alla Segreteria di Stato
  • Altre nomine
  • Possesso cardinalizio del cardinale Velasio De Paolis
  • Messa di mons. Vegliò in Australia: aprire la porta agli immigrati che chiedono asilo
  • Guardare alla famiglia “dalla parte dei bambini": l’esortazione del cardinale Antonelli
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia, nuovi attacchi al bunker di Gheddafi. Mons. Martinelli: la gente è stanca, a Tripoli non si vive più
  • Nuova tragedia del mare: imbarcazione con 600 persone a bordo affonda a largo di Tripoli
  • Aborto. Uno studio australiano conferma: la pillola Ru486 non è innocua
  • "Bagliori" di arte e workshop al 13.mo Festival delle abilità differenti
  • “Sulle ali della libertà”: Papa Wojtyla e Solidarnosc in un libro-intervista con Lech Walesa
  • Chiesa e Società

  • Radio Vaticana e Radio Rai Uno insieme sulla “Via della Plata” in Spagna
  • Libia: mancano medicinali, cibo e forniture essenziali per i profughi al confine con la Tunisia
  • Filippine: Giornata di preghiera contro la legge sulla salute riproduttiva
  • Il Consiglio Ecumenico delle Chiese sull'accordo dei movimenti palestinesi Hamas e Fatah
  • Dieci anni dopo la Charta Oecumenica le Chiese cristiane confermano l'impegno per l’unità
  • Spagna: 8 mila persone festeggiano i 100 giorni alla Gmg di Madrid
  • Usa: lanciata dai vescovi una campagna sul matrimonio per i cattolici ispano-americani
  • Bolivia: il cardinale Terrazas chiede di annunciare con coraggio la Parola di Dio
  • Senegal: visita di cortesia di una delegazione di leader musulmani al cardinale Sarr
  • Malaysia: l’arcivescovo di Kuala Lumpur respinge le accuse di un complotto dei cristiani
  • Indonesia. L'arcivescovo di Semarang: Eucaristia, sorgente di vita per i giovani del Paese
  • Cina: il mese di maggio segna la vitalità della vita consacrata femminile
  • Dedicato a Giovanni Paolo II il Festival Internazionale di Musica Sacra, organizzato a Czestochowa
  • Portogallo: nuovo rettore del Santuario di Fatima
  • Albania: oggi e domani l'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
  • Pontificia Università Salesiana: rettore e ambasciatore romeno aprono l'“Incontro tra i popoli”
  • Presentato a Roma l’International Catholic Film Festival
  • Roma: Messa di suffragio per il cardinale Garcia Gasco y Vicente, il 13 maggio al Collegio spagnolo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al Parlamento europeo, dibattito sugli scontri tra musulmani e copti in Egitto
  • Il Papa e la Santa Sede



    Mons. Bruno Forte sul nuovo ciclo di catechesi del Papa al mercoledì: la preghiera è il respiro della vita

    ◊   Benedetto XVI terrà, domani, l’udienza generale in Piazza San Pietro. Mercoledì scorso, il Papa ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi dedicato al tema della preghiera, sottolineando che “pregare è parlare con Dio”. Il Pontefice ha spiegato che intento delle sue catechesi è cercare di imparare a vivere ancora “più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una ‘scuola di preghiera’”. Su questo nuovo ciclo di meditazioni all’udienza del mercoledì, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento a mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

    R. – Il Papa dice che il senso dell’esistenza rimane oscuro e sconfortante se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e il suo disegno sul mondo. Questo, in fondo, è quello che fa la preghiera. La preghiera àncora le opere e i giorni al mistero santo, ci fa riscoprire custoditi nel grembo della Trinità divina e proprio così dà fondamento ma anche orizzonti di speranza e di fiducia al nostro cammino. Ecco perché la preghiera è il respiro della vita e per il credente è la continua sorgente di luce e di pace che lo rende libero e capace di incidere nella storia secondo la volontà del Padre nella sequela di Gesù.

    D. – Il Papa ha detto, nell’udienza generale di mercoledì scorso: “In ogni preghiera si esprime sempre la verità della creatura umana”…

    R. - Nel senso più profondo, perché l’uomo non è una monade: l’uomo è creato da Dio come partner di un’alleanza d’amore: è l’Altro che Dio ha voluto nella gratuità del dono, perché nella libertà questo “Altro” potesse corrispondergli. Dio ci ha fatti per contemplare il suo volto: Sant’Agostino lo dice in maniera struggente all’inizio delle “Confessioni”: “Hai fatto il nostro cuore per te ed esso è inquieto finché non riposa in te”. E allora, pregando, l’uomo si pone nell’atteggiamento più radicale e vero che ci possa essere, della creatura davanti al Creatore.

    D. – Con umiltà il Papa ha detto: “La preghiera non va data mai per scontata. Occorre sempre reimparare a pregare” …

    R. – E’ molto bella la formula “scuola della preghiera”. E’ una formula che, anche personalmente, ho amato e amo molto, tanto che nella mia diocesi ho istituito una “scuola della preghiera”. Perché è così importante parlare di “scuola della preghiera”? Etimologicamente, “scholé” significa “l’indugiante pensare”, come dire: la preghiera non si improvvisa. Proprio perché essa investe in maniera così radicale l’essere umano davanti a Dio ed apre così profondamente alle sorgenti eterne, bisogna educarsi alla preghiera.

    D. – “Orazione” non è in contrasto con “azione”: abbiamo da ultimo un esempio luminoso come il Beato Karol Wojtyla…

    R. – Giovanni Paolo II – per chiunque abbia avuto la grazia di stargli vicino anche pochi momenti, durante una celebrazione eucaristica – appariva un uomo totalmente immerso in Dio e nello stesso tempo, proprio per questo profondamente umano. Ciò è la verifica sul duplice versante di quello che Papa Benedetto XVI ci ha detto iniziando questa “scuola della preghiera”: proprio perché la preghiera ci immerge più profondamente in Dio, Trinità Santa, ci rende anche più profondamente umani, capaci di sintonizzarci in ciò che di vero, bello e autentico c’è in ogni essere umano. (gf)

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    Mons. Filoni nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Mons. Becciu nuovo sostituto alla Segreteria di Stato

    ◊   Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d'età, dal cardinale Ivan Dias all'incarico di prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l’arcivescovo Fernando Filoni, finora sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Nato a Manduria in Puglia, nel 1946, mons. Filoni è stato ordinato sacerdote nel 1970 e consacrato vescovo nel 2001. Prima del suo servizio come sostituto alla Segreteria di Stato è stato, tra l’altro, nunzio nelle Filippine e in Iraq.

    Il Papa ha nominato nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, finora nunzio apostolico in Cuba. Nato a Pattada in Sardegna nel 1948, mons. Becciu è stato ordinato sacerdote nel 1972 e consacrato vescovo nel 2001.

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    Altre nomine

    ◊   Nei Paesi Bassi, il Papa ha nominato vescovo di Rotterdam mons. Johannes Harmannes Jozefus van den Hende, finora vescovo di Breda.

    Il Pontefice ha nominato nunzio apostolico nelle Filippine l’arcivescovo Giuseppe Pinto, finora nunzio apostolico in Cile.

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    Possesso cardinalizio del cardinale Velasio De Paolis

    ◊   Domenica 15 maggio 2011, alle ore 11.30, il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, prenderà possesso della Diaconia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola, sita in Via Luigi Perna, 3.

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    Messa di mons. Vegliò in Australia: aprire la porta agli immigrati che chiedono asilo

    ◊   Superare le barriere della paura e dei pregiudizi nell’accoglienza degli immigrati, aprendo loro la porta dell’integrazione. L’auspicio è stato espresso da mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, che questa mattina ha presieduto una Messa nella cattedrale di St. Mary, a Sydney. Il capo del dicastero vaticano si trova da alcuni giorni in Australia per una visita pastorale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La Chiesa promuove ovunque il “dialogo tra le culture”, anche là dove più che al dialogo ci si trova davanti a una “mera coesistenza tollerata”. Nel corso di una lunga omelia, mons. Vegliò ha riproposto tutti i cardini del magistero ecclesiale in tema di migrazioni. L’Australia, ha detto, è multietnica e multiculturale, ma “indifferenza, egoismo, grettezza” nei riguardi di chi cerca asilo in un nuovo Paese possono essere sempre in agguato. Ispirandosi alle immagini proposte dalla liturgia della Messa, il presidente del dicastero vaticano per i migranti ha anzitutto messo in luce il punto di partenza cristiano, senza il quale l’ostilità verso gli immigrati è difficilmente superabile. “L'altra persona – ha affermato – non è un essere astratto, ma una persona reale, alla quale è stato dato il principio interiore della libertà” e che desidera l’incontro con altre persone. Nel contesto della mobilità umana, ha proseguito, “questo significa che il rapporto tra le persone ha un valore molto importante, perché il rispetto, la promozione e l’affermazione del senso dell’altro” possono trovare spazio in un “giusto rapporto interpersonale”.

    Quindi, mons. Vegliò ha preso spunto dal versetto dell’Apocalisse – “Ecco, io sto alla porta e busso” – per una riflessione sul simbolo della porta. “La soglia ci casa – ha osservato – segna il confine tra ciò che è pubblico e ciò che è riservato alla famiglia che abita in quella stessa casa, alla sua vita intima e privata. Una soglia è una soglia e non una barriera, ma solo se noi la rendiamo un ponte tra due sponde lontane, un legame tra due mondi lontani, se la intendiamo nel senso di un rapporto, di rispetto delle differenze”. Alla porta di un Paese straniero, l’immigrato che bussa attende che qualcuno gli apra, per provare a ottenere, per sé e la sua famiglia, quelle opportunità che non ha avuto nella propria terra. “Quale sarà – si è chiesto mons. Vegliò – la reazione di coloro che sono all'interno della casa, sicuri, al riparo, con la certezza di poter usufruire di beni e risorse? Quella porta può rimanere chiusa, in difesa di costumi, tradizioni, mentalità”, ma anche di “pregiudizi e paure”. Oppure, “può essere una porta aperta, che diventa accogliente e ospitale, sia pure nel rispetto della giustizia e della verità”. Applicato al fenomeno della mobilità umana, questo – ha commentato – “non significa certamente favorire l’illegalità, ma la promozione della dignità umana con una particolare attenzione alla legittima ricerca di sicurezza e di legalità”. Il capo dicastero vaticano ha concluso invitando alla “condivisione delle risorse nella solidarietà” che, ha ribadito, “ha l'effetto di creare una nuova condizione di vita, in comunione”.

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    Guardare alla famiglia “dalla parte dei bambini": l’esortazione del cardinale Antonelli

    ◊   “È ora d’iniziare a guardare alla famiglia dalla parte dei bambini”. Lo afferma il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, in un videomessaggio – del quale riferisce l’agenzia Sir – inviato ai partecipanti al Convegno d’apertura della “Settimana del diritto alla famiglia”, ieri a Salerno per iniziativa di Progetto Famiglia onlus, Federazione di enti no-profit per i minori e la famiglia (www.progettofamiglia.org). “Troppo spesso”, sottolinea il porporato, si considera la famiglia “nella prospettiva degli adulti, dei loro desideri che sono mutevoli, spesso anche egoistici”. Da qui l’esigenza di “creare una mentalità nuova” e “prendere coscienza sempre più di quanto i bambini e i ragazzi abbiano bisogno della figura paterna e della figura materna, di un padre e una madre che si amino tra di loro e che, insieme, vogliano bene ai figli. Questo, purtroppo, per varie ragioni non succede.” Il porporato loda “l’impegno di voler non solo integrare” la figura paterna e materna "con l’affido, ma anche di aiutare i genitori naturali a crescere ed essere sempre più capaci di svolgere la loro missione genitoriale ed educativa”.

    Il cardinale Antonelli esorta quindi a “fare sicuramente di più, anche nella pastorale, proprio per far prendere consapevolezza alle persone sia delle necessità dei bambini, sia della nobiltà, della dignità, del valore che ha l’affido, e anche per prevenire, per quanto è possibile, le situazioni di disgregazione della famiglia: accompagnare le famiglie, metterle in condizione d’incontrarsi fra di loro affinché riescano meglio a superare i conflitti familiari di modo che si prevengano quelle situazioni di disgregazione che costituiscono una ferita soprattutto per i bambini”. L’affido, secondo il presidente del Dicastero vaticano, è “per le famiglie un’occasione, una chance, una possibilità per crescere e realizzare la loro propria vocazione, cioè appunto l’amore-dono”, dal momento che “la famiglia ha la vocazione ad esprimere l’amore non solo come eros, ma anche come donazione”. “Dono ai bambini innanzitutto – prosegue – e dono anche alla famiglia naturale, perché possa ritrovare meglio l’autenticità e la pienezza della sua vocazione”. Esso, evidenzia, “è un gesto d’amore tipico per una famiglia, ed è un servizio specifico che la famiglia può fare alla società”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la crisi libica: attacchi missilistici Nato colpiscono Tripoli. L’Onu denuncia la penuria di scorte alimentari.

    Il dialogo strategico tra Cina e Stati Uniti: nel vertice di Washington al centro questioni economiche.

    Quelle famiglie ebree che Pio XII fece nascondere in monastero: in cultura, Giovanni Preziosi sulle iniziative di Papa Pacelli documentate nel giornale della Casa di Villa Lante.

    Santi di città martiri di campagna: Vincenzo Fiocchi Nicolai sulle prime chiese nell’hinterland romano.

    La religione non giustifica la violenza: il messaggio del cardinale Tauran di ritorno dalla visita in Bangladesh.

    Il Messico attende la pace sociale: nel servizio religioso, i vescovi condannano la corruzione e lo sfruttamento.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia, nuovi attacchi al bunker di Gheddafi. Mons. Martinelli: la gente è stanca, a Tripoli non si vive più

    ◊   In Libia, è stato sferrato un nuovo attacco della Nato contro obiettivi sensibili a Tripoli. Il bombardamento, avvenuto all’alba, avrebbe preso di mira la base in cui si sarebbe rifugiato il colonnello Gheddafi. Nell’operazione sarebbero rimasti feriti alcuni bambini. Proseguono, intanto, i combattimenti a Misurata tra insorti e forze governative. Ma c’è il rischio che Gheddafi possa replicare agli attacchi con azioni terroristiche? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:

    R. – Sappiamo che sono stati uccisi molti civili. Sappiamo che i suoi bombardamenti su Misurata e su altre città non vanno certo per il sottile. Sappiamo che ha mandato i cecchini a sparare sulla gente; sappiamo che ha usato i mercenari per terrorizzare la gente. Quindi, diciamo che una qualche forma di terrorismo interno è già sicuramente in atto. Sul terrorismo esterno, sono per il momento relativamente ottimista perché – secondo me – se Gheddafi ha una speranza di uscire da questa situazione è proprio quella di non perdere del tutto la disponibilità alla trattativa diplomatica di molti Paesi, come l’Italia.

    D. – La nuova avanzata degli insorti è favorita dall’aumento dei raid della Nato? C’è una nuova strategia dell’Alleanza?

    R. – Non saprei dire se c’è una nuova strategia dell’Alleanza, però la coalizione internazionale non impiega tutto il potere di fuoco che potrebbe gettare sul campo e questo fa sì che l’esercito di Gheddafi resista senza essere spazzato via. Siccome è ormai chiaro che una parte molto consistente dell’esercito continua ad essere fedele al rais, lo stallo prosegue.

    D. – E’ possibile, a questo punto della situazione, l’apertura di negoziati? E soprattutto con quale destino per Gheddafi?

    R. – Sulla trattativa diplomatica abbiamo visto come è finita quella dei Paesi africani: i ribelli, inevitabilmente, per aprire una trattativa sul cessate-il-fuoco pretendono che Gheddafi se ne vada. Ma questo Gheddafi non ha intenzione di farlo in tempi brevi. Quindi, io credo che oggettivamente le prospettive di una trattativa per il cessate-il-fuoco siano al momento molto, molto misere. (mg)

    Intanto, cresce in Libia anche l’emergenza umanitaria per gli oltre 750 mila profughi in fuga dal conflitto. L’Onu sottolinea che il protrarsi delle operazioni militari tra due mesi potrebbe portare, nella Cirenaica, all’esaurimento delle scorte alimentari. A Tripoli, intanto, i bombardamenti della Nato continuano, incessantemente, a colpire varie zone della capitale provocando gravi disagi, anche sotto il profilo psicologico, tra la popolazione. Ascoltiamo il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, intervistato da Kelsea Brennan-Wessels:

    R. – Sono stati bombardati alcuni siti intorno a Tripoli, quindi certamente la notte è stata molto turbolenta, sia a causa delle bombe sia degli aerei. Quando passano questi aerei non si dorme, e quando vanno giù le bombe sentiamo fortemente questo brivido, questa sensazione di precarietà.

    D. – Come è la situazione umanitaria?

    R. – Non siamo preoccupati per il cibo, quanto per l’aspetto morale. La gente è stanca, scappa, non ne vuole sapere più nulla; non c’è più vita sociale, la vita di famiglia non esiste più; molte famiglie sono partite per la Tunisia… E’ seriamente compromessa tutta una rete di rapporti che c’erano e che, purtroppo, non ci sono più. Quindi, le bombe non colpiscono soltanto a siti militari. Le bombe colpiscono “siti” psicologici ben precisi, che disturbano tutta una società. Ed io, seguendo anche quello che ha detto il Papa prima di Pasqua, invoco un “cessate-il-fuoco” che significhi realmente un fermarsi e riflettere sulle possibilità anche di un dialogo politico-diplomatico. E questo penso che sia importante perché l’aspetto politico e diplomatico è stato molto trascurato. (gf)

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    Nuova tragedia del mare: imbarcazione con 600 persone a bordo affonda a largo di Tripoli

    ◊   Nuova tragedia del mare: l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) ha riferito che, venerdì scorso, un'imbarcazione, con a bordo oltre 600 persone in fuga dalla Libia, è andata in avaria ed è affondata poco dopo aver lasciato Tripoli. E' ancora sconosciuto il numero totale delle vittime. Finora, sono stati recuperati 16 corpi. Il forte vento di maestrale, che soffia nel Canale di Sicilia, blocca intanto gli sbarchi di migranti a Lampedusa, dove dall'alba di domenica, quando un barcone si è incagliato sugli scogli dell'isola, non si registrano arrivi. Da più parti arrivano richieste di far chiarezza sulla tragedia del mare denunciata dal quotidiano britannico "Guardian", secondo cui la Nato non intervenne per soccorrere un barcone di migranti naufragato alla fine di marzo dopo essere stato diversi giorni in balia delle onde: 61 i morti, tra cui donne e bambini. Immediata la smentita da parte dell’Alleanza Atlantica. “Si tratta di un crimine e qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità”, afferma invece don Mussie Zerai, sacerdote eritreo, direttore dell’agenzia Abeshia. Cecilia Seppia lo ha intervistato:

    R. - Io sto insistendo soprattutto su questo, perché non venga usata l’omissione di soccorso come fosse una sorta di respingimento camuffato. Le leggi internazionali parlano chiaro: nel momento in cui c’è il pericolo per la vita di queste persone che si trovano in mare, chiunque stia navigando in quella zona e in quel momento - sia una nave militare o una nave mercantile - ha l’obbligo di soccorrere queste persone! E questo non è avvenuto: sono state disattese, sono state violate le leggi internazionali marittime… Qualcuno di questo ne deve rispondere!

    D. - Purtroppo le tragedie che si consumano in mare stanno diventando all’ordine del giorno: domenica, oltre alla tragedia sfiorata a Lampedusa, anche il naufragio di un barcone con 600 persone sulle coste della Libia. Un dato, questo, che fa certamente riflettere...

    R. - Nel giro di pochi mesi, più di mille persone sono morte in mare. Queste tragedie potevano essere evitate e potranno essere evitate in futuro se la comunità internazionale - in primis l’Europa - costituisse un canale di ingresso regolare e protetto per i profughi. E questo perché tanti - perfino dalla Tunisia - stanno tornando verso la Libia per prendere un barcone e partire… Questo perché non hanno risposte concrete anche nei campi profughi nei quali erano rifugiati in Tunisia. Con politiche di chiusura non si risolvono i problemi!

    D. - Don Zerai, parlando di profughi e di tragedie viene in mente un altro dramma, un’altra tragedia su cui - purtroppo - è calato il silenzio e che riguarda i 250 eritrei prigionieri nel Sinai, ormai da mesi nelle mani di trafficanti. Cosa si sa di loro e delle loro condizioni?

    R. - Le condizioni non sono cambiate. Abbiamo decine e decine - se non centinaia - di persone che ancora sono nelle mani di questi predoni… Finché i governi della zona - sia l’Egitto che Israele e Palestina - non si metteranno d’accordo per combattere seriamente questo traffico di esseri umani, che si sta ormai perpetuando da tempo in quella zona, non riusciremo ad uscirne fuori. Chi soprattutto dovrebbe muoversi con un intervento deciso è l’Egitto, perché queste bande stanno agendo nel territorio egiziano del Sinai. (mg)

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    Aborto. Uno studio australiano conferma: la pillola Ru486 non è innocua

    ◊   La pillola abortiva Ru486 è più pericolosa dell’aborto chirurgico. E’ una delle conclusioni di uno studio pubblicato in Australia sulla rivista Australian Family Physicians. L’analisi di quasi 7000 aborti eseguiti nel biennio 2009 2010 – spiegano le autrici dello studio – indica che il 3,3% delle donne che hanno fatto ricorso all’aborto chimico nel primo trimestre di gravidanza ha dovuto rivolgersi al pronto soccorso di un ospedale, contro il 2,2% di chi aveva subito l’intervento chirurgico. Per il presidente dell’Associazione Scienza e Vita, Lucio Romano, si tratta di una conferma indiscutibile di dati già noti e ribadisce che “l’aborto è la soppressione di una vita umana e non può mai essere banalizzato”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

    R. – Nella pubblicazione sono riportate in maniera molto specifica le complicazioni della RU486 che, sotto il profilo “percentuale”, sono di gran lunga superiori rispetto a quelle evidenziate dopo un aborto di tipo chirurgico. Il che rende ragione ulteriormente - qualora ce ne fosse ancora bisogno - che l’aborto chimico è un aborto estremamente rischioso. Questo non vuol dire che l’Associazione Scienza e Vita sia a favore dell’aborto chirurgico rispetto all’aborto chimico: siamo comunque e sempre contro l’aborto. Ma la banalizzazione che ha portato l’introduzione della Ru486 dell’aborto è estremamente pericolosa. Vige ancora una cultura - tra donne e tra ginecologi a favore della Ru486 - che il ricorso all’aborto chimico sia innocuo, che non porti effetti collaterali che sia da preferire.

    D. - Si aprono spazi per poter modificare l’assunzione di questa pillola in Italia?

    R. – Che si possa rivedere e riportare in termini di legalità l’assunzione della Ru486, sicuramente sì. Auspichiamo non solo un ritorno all’ospedalizzazione, ma una rigorosa somministrazione delle due molecole che deve avvenire in ospedale non a casa. Non credo però che oggi in Italia si usi la Ru486 in ragione di quello che è stato indicato dal Ministero. Su questo grava un altro pericolo: si vorrebbe introdurre in Italia la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo” che non è altro che una molecola che appartiene allo stesso gruppo farmacologico della Ru486.

    D. - Voi ribadite: bisogna applicare quella parte della legge sull’aborto che in realtà indica alle donne altre alternative …

    R. – Bisogna dare la possibilità a queste donne di poter essere a conoscenza delle vie alternative all’aborto, quindi di una cultura a difesa e a tutela della vita, e far capire la gravità dell’intervento che porta alla soppressione di una vita e le cui ripercussioni si avranno anche psicologicamente nella donna negli anni a venire. Solo una cultura per la vita può essere la via d’uscita da una spirale che ci porta a cadere sempre più in basso e a banalizzare un evento che è drammatico. (bf)

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    "Bagliori" di arte e workshop al 13.mo Festival delle abilità differenti

    ◊   Un festival dedicato alla disabilità per promuovere l’integrazione. Fino al 15 maggio, le città di Carpi, Correggio, Modena e Bologna, ospitano la 13.ma edizione del “Festival internazionale delle abilità differenti”. L’iniziativa, organizzata dalla Cooperativa Sociale Nazareno, si articola in spettacoli di danza, musica, teatro, rassegne cinematografiche e workshop che vedono coinvolte persone disabili insieme ad artisti professionisti ed emergenti, oltre a numerosi studenti di scuole locali. Il tema di quest’anno è “Twinkle. E quindi uscimmo a riveder le stelle”, un’espressione di cui Sergio Zini, presidente della Cooperativa, intervistato da Salvatore Cernuzio, ci spiega il significato:

    R. – Il tema nasce dall’osservazione che noi abbiamo fatto nel tempo lavorando con persone disabili, che hanno problemi di vario tipo. Nelle cose che fanno è come se ci fosse come un bagliore, una cosa da scorgere, da vedere, che serve per tutti. L’idea è quella di far vedere questi bagliori, questi “twinkles”, a tutte le persone che incontriamo e comunicarla questo attraverso il Festival, perché questo ci fa vedere il cuore dell’uomo che si muove e cerca di realizzare se stesso attraverso un rapporto costruttivo con la realtà.

    D. - Ormai sono più di 10 anni che organizzate questo festival. Qual è lo scopo e qual è il senso per cui riproporlo ogni anno?

    R. – Il Festival rappresenta un punto di arrivo del lavoro fatto con tante persone, attraverso vari laboratori, e poi rappresenta un punto di arrivo per il lavoro di tanti altri in Italia che aspettano il Festival per venire a proporre le loro cose all’interno dell’iniziativa “Open Festival” che promuoviamo già da alcuni anni. E’ un punto importante di arricchimento reciproco, perché si impara da chi sa fare e ci aiuta a cercare sempre soluzioni nuove e possibili per le persone che seguiamo.

    D. - Cosa rappresenta il Festival per queste persone?

    R. – Per queste persone rappresenta un momento in cui vengono stimate e non tanto guardate per il problema che hanno ma per la risorsa che possono essere per gli altri. Il pubblico che va a vedere il Festival è un pubblico che va a vedere cose belle. Le persone che si esibiscono hanno piacere di portare quello che sono riuscite a realizzare e costruire senza essere guardate con uno sguardo che non è solidale - perché lo sguardo solidale è quello che stima -, e un po’ pietistico. Il Festival rappresenta la possibilità delle persone di esprimere se stesse e di essere valutate per i prodotti che fanno.

    D. – Quale riscontro ha questo evento nella società?

    R. – Il Festival è conosciuto in tutto il mondo. L’impatto è sempre interessante. I nostri spettacoli in genere sono già pieni prima di iniziare. Poi per le persone che lavorano nel settore l’impatto è molto positivo, perché fa vedere una novità e permette una visibilità. L’impatto generale crea una cultura nuova, una cultura di inclusione, di accoglienza, di relazione nuova con le persone disabili che non sono più viste solo come un bisogno ma come portatrici di grandezze. (bf)

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    “Sulle ali della libertà”: Papa Wojtyla e Solidarnosc in un libro-intervista con Lech Walesa

    ◊   “Sulle ali della libertà”: è il titolo di un libro-intervista con l’ex presidente polacco, Lech Walesa, curato dallo storico della Cattolica di Milano, Pierluca Azzaro. Nelle conversazioni con il leader di "Solidarnosc", emerge il ruolo straordinario del Beato Karol Wojtyla che, con la sola forza della fede, diede il via ad una rivoluzione epocale. Alessandro Gisotti ha chiesto al prof. Pierluca Azzaro di raccontare innanzitutto le emozioni provate nell’intervistare un protagonista della storia come Walesa:

    R. – Lech Walesa è una persona molto semplice. In questo si inserisce un tratto essenziale che io ho colto parlando con lui: che la fede non è una teoria, come scrive lui stesso. Al contrario, per lui e per altri come lui che hanno combattuto per la libertà, è stata una cosa molto concreta, è stato il criterio che ha deciso del suo stile di vita privato e pubblico. E’ stato quello che ha determinato tutte le sue decisioni politiche; è stata la chiave per “non avere paura”, per osare l’impossibile: un sciopero prima di 10, poi di 50 persone, poi di 10 milioni di operai credenti contro il regime comunista.

    D. – Si può dire che la più grande rivoluzione operaia, che ha avuto poi ricadute di carattere storico davvero straordinario, sia stata una rivoluzione nel nome della fede?

    R. – Proprio così. Questo libro, in realtà, nelle intenzioni di Walesa vuole essere anche una denuncia: una denuncia del fatto che ancora oggi non si riflette abbastanza – o non si vuole riflettere abbastanza – sul un punto veramente non casuale, e cioè che la lotta vittoriosa per la libertà e la dignità dell’uomo scaturì da un Paese profondamente credente e fu suscitata da un Papa.

    D. – Il presidente Walesa ricorda che il primo atto degli scioperanti fu di appendere al cancello del cantiere l’immagine della Madonna di Czestochowa e l’immagine di Papa Wojtyla…

    R. – Walesa ha definito Giovanni Paolo II “padre spirituale di Solidarnosc”, ma sottolineando sempre che questo Papa non esortò mai gli operai alla rivolta armata. Al contrario, li esortò sempre al dialogo non violento con le autorità, ma non cedendo di un centimetro sul terreno della verità.

    D. – Qual è, secondo lei, il frutto che questa Beatificazione può dare da una parte alla Polonia e dall’altro al mondo del lavoro, così presente nella vita e nell’azione di Walesa?

    R. – Walesa proveniva da una famiglia molto povera e forse proprio per questo a tavola da loro c’era un posto sempre vuoto: un posto apparecchiato, sempre vuoto. Nel caso che qualcuno avesse bussato alla porta di quella famiglia, ci sarebbe stato sempre qualcosa di pronto per lui. Ecco: questo è il valore della solidarietà. Bisogna ripartire dalla fede e dalla solidarietà per costruire un’autentica Europa. Questo credo sia il grande lascito politico di Solidarnosc e anche quello che noi possiamo chiedere dall’alto: ci ispiri Papa Giovanni Paolo II. (gf)


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    Chiesa e Società



    Radio Vaticana e Radio Rai Uno insieme sulla “Via della Plata” in Spagna

    ◊   La “via dell’argento” questo il significato letterale della “Via della Plata”, il nome del pellegrinaggio che stiamo compiendo. In verità questa etimologia sembra non essere esattissima, forse corroborata dal fatto che Siviglia, uno dei limiti della Via della Plata - il limite sud della Via della Plata -, era famosa per il suo commercio d’argento. In verità l’etimolologia più giusta sembra derivare dalla parola araba “balath”, cioè pietra, da cui il vasolato romano, cioè il lastricato che copriva le vie romane. E in effetti la Via della Plata è una delle arterie principali che coprivano il territorio spagnolo, in particolare da sud a nord, che collegavano quindi l’Andalusia con la regione delle Asturie. Noi stiamo seguendo proprio questa con Sergio Valzania di Radio Rai Uno che quest’anno compie come pellegrinaggio la Via della Plata. E’ una tradizione cominciata già nel 2004, che ha portato Sergio Valzania sui cammini di tutta Europa. Quest’anno c’è una novità: per un accordo con la comunità radiotelevisiva italofona di cui fa parte la Radio Vaticana, Sergio Valzania è accompagnato di settimana in settimana da un conduttore di una delle radio della comunità italofona. Ha cominciato Radio San Marino con Giovanna Gobbi e adesso tocca a noi della Radio Vaticana. La tappa di questa mattina è una tappa di 26 km. Siamo partiti da Venta Quemada e arriveremo ad Aldeanueva del Cammino. L’esperienza del pellegrinaggio a piedi è un’esperienza straordinaria, un’esperienza che non ha niente di archeologico o di recupero anche nostalgico di un cammino del Medioevo. In verità è un’esperienza senza tempo e che è necessario o almeno auspicabile che ogni uomo compia perché è una metafora fortissima della vita e del cammino spirituale dell’uomo. Intanto perché è immediato del concetto di sequela: si sta camminando lungo un percorso che è stato tracciato e che è stato percorso da molti altri prima ed è un cammino che si compie con umiltà, con obbedienza, con fiducia. L’altra sensazione immediata del pellegrinaggio a piedi è la sensazione dell’essere creatura: stiamo attraversando questa regione meravigliosa che è l’Extremadura, siamo in contatto continuo con la natura e si ha la sensazione di essere parte della creazione, di una creazione amata e voluta da Dio. C’è un’ultima esperienza, quella dello smarrirsi, ed è ovviamente un’esperienza che appartiene sia al pellegrino che all’uomo. Tuttavia quando si sa dove si sta andando si ritrova sempre il cammino. (Dalla Via della Plata, per la Radio Vaticana Rosario Tronnolone)

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    Libia: mancano medicinali, cibo e forniture essenziali per i profughi al confine con la Tunisia

    ◊   Gli scontri tra le forze del governo e quelle dell’opposizione nella regione libica delle Western Mountains, conosciuta anche come Nefusa Mountains, hanno bloccato l’accesso di migliaia di civili in fuga, aggravandone l’emergenza umanitaria. Dal mese di aprile infatti sono fuggite almeno 40 mila persone. Secondo fonti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) riprese dalla Fides, oltre 8 mila, prevalentemente donne e bambini berberi, sono arrivati completamente sprovvisti di tutto a Dehiba, località di frontiera in Tunisia. Gli scontri hanno impedito la distribuzione delle forniture essenziali a Yafran, Qalaa e altre città, sollevando preoccupazione sulle condizioni della popolazione. Scarseggiano anche medicine, personale sanitario e cibo. In una nota diffusa dasll’agenzia Irin, un cooperante della associazione umanitaria libica el-Hurra, una delle principali distributrici di cibo, vestiario, giocattoli e cure mediche nei campi profughi, definisce catastrofica la situazione nel Paese. Circa 1.500 persone hanno trovato accoglienza nel campo profughi di Ramada, in Tunisia, 25 chilometri dal confine con la Libia. Secondo l’ International Medical Corps (Imc), le forze del governo potrebbero avere inquinato i pozzi che forniscono acqua a Nalut. Le famiglie sono molto preoccupate per la loro permanenza nei campi profughi. Secondo l’Imc negli ultimi giorni le forze del governo hanno lanciato oltre 50 missili Grad a Zintan, e altri attacchi sono stati perpetrati alle periferie di Nalut. Secondo Human Rights Watch (Hrw), vista la portata degli attacchi che hanno danneggiato moschee, abitazioni, e sfiorato gli ospedali, il governo si è concentrato poco sugli obiettivi militari da colpire. Il direttore del pronto soccorso dell’ospedale di Tataouine in Tunisia, 100 chilometri da Dehiba, ha dichiarato che ogni giorno in ospedale vengono assistiti almeno 5 profughi libici. Prima dell’inizio degli scontri a febbraio, Zintan, città prevalentemente abitata da arabi, aveva 40 mila residenti. Nalut e Takut, prevalentemente berbere, ne aveva rispettivamente 93 mila e 10 mila. (R.P.)

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    Filippine: Giornata di preghiera contro la legge sulla salute riproduttiva

    ◊   Le diocesi e le organizzazioni cattoliche filippine hanno celebrato ieri una speciale “Giornata nazionale di preghiera” per chiedere a Dio di illuminare le menti dei deputati del Congresso, chiamati a votare la controversa legge sulla salute riproduttiva (Rh bill). Sempre ieri – riferisce l’agenzia Ucan - si è conclusa una novena di preghiera promossa dall’arcidiocesi di Manila contro l’approvazione del provvedimento, mentre altre iniziative sono in corso in tutto il Paese. All’Rh Bill – riporta “L’Osservatore Romano” – è dedicato un articolo di padre Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione sulla vita e la famiglia, pubblicato sul sito della Conferenza episcopale (Cbcp). Esso, in sostanza, ribadisce il diritto di tutte le persone che hanno a cuore questo tema di “grande rilevanza morale” di “esprimere la propria libera opinione”, rispondendo così agli attacchi mossi in questi mesi ai vescovi dai sostenitori della legge. La polemica si è ulteriormente inasprita nel Paese dopo il discorso del deputato Edcel Lagman che ha salutato positivamente l’appoggio dato alla Rh Bill dalla “Interfaith Partnership for the Promotion of Responsible Parenthood” (Ipprp), un’organizzazione di cui fanno parte esponenti della Iglesia Filipina Indipendente e vari gruppi evangelici, avventisti ed episcopaliani. Nonostante le persistenti divergenze tra i vescovi e il Governo, il portavoce del Presidente Benigno Aquino, Sonny Coloma , ha espresso ancora oggi l’auspicio che si possa trovare “un terreno comune” con la Chiesa sulla legge. (L.Z.)

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    Il Consiglio Ecumenico delle Chiese sull'accordo dei movimenti palestinesi Hamas e Fatah

    ◊   “Speranza e promessa per un processo di guarigione all'interno della comunità palestinese” e strumento per “creare un’atmosfera tesa a cercare una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese”. Così il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), Olav Fkyse Tveit, ha commentato oggi il recente accordo raggiunto tra i due movimenti palestinesi, Fatah e Hamas. “Questa firma – ha detto - è un traguardo significativo e la promessa nel formare un consenso palestinese per una pace giusta e duratura nella regione. L’accordo – ha aggiunto – arriva in un momento significativo nella regione del Medio Oriente dove cambiamenti regionali stanno facendo emergere nuovi paradigmi politici”. Per questo motivo, secondo Tveit, “la comunità internazionale non deve permettere che questa opportunità venga sprecata. La comunità internazionale ha davanti la sfida e la responsabilità di accompagnare questo processo per realizzare l'obiettivo di una pace giusta nella regione. La comunità internazionale è, inoltre, chiamata ad assumere un ruolo attivo e positivo nel garantire che questo accordo sia rispettato e mantenuto vivo e per scoraggiare eventuali condizioni esterne che ne possono causare la rottura”. La dichiarazione - riferisce l'agenzia Sir - precede il convegno del Wcc su chiese e religioni per la pace che si terrà a Kingston, Giamaica, dal 17 al 25 maggio. (R.P.)

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    Dieci anni dopo la Charta Oecumenica le Chiese cristiane confermano l'impegno per l’unità

    ◊   A 10 anni dalla firma della Charta Oecumenica (avvenuta a Strasburgo il 22 aprile 2001), l’impegno al dialogo e alla collaborazione per annunciare insieme il Vangelo resta ancora attuale per le Chiese svizzere, nonostante le difficoltà. È quanto hanno dichiarato il presidente della Federazione delle Chiese protestanti svizzere (Feps) Gottfried Locher e il presidente della Conferenza episcopale svizzera (Ces) mons. Norbert Brunner, in occasione dell’anniversario celebrato ieri a Friburgo dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Cecc) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Kek). “La Feps prende sul serio questo impegno, perché le Chiese che annunciano insieme la Buona Novella sono più credibili”, ha affermato Locher, sottolineando la necessità di venirsi incontro senza farsi spaventare dalle inevitabili resistenze: “I numerosi impegni della Charta Oecumenica devono diventare più che delle belle parole – ha detto - . L’unità visibile non cresce tanto attraverso le strutture esteriori, quanto piuttosto attraverso la forza della fede interiore delle nostre Chiese”. Dello stesso tenore – riferisce un comunicato congiunto - il giudizio di mons. Norbert Brunner. Riferendosi alle attuali difficoltà nel cammino ecumenico, il presidente della Ces ha sottolineato che “la Charta Oecumenica giustamente non considera il dialogo e la collaborazione come un fine in sé, ma come la condizione per raggiungere il vero scopo del movimento ecumenico: quello di riunire l’umanità nell’unica Chiesa di Gesù”. Locher, da parte sua, ha evidenziato l’importanza di un movimento ecumenico che parta dal basso: “Vedo con piacere le parrocchie in cui la Charta è vissuta ed è diventata parte integrante della concezione stessa della Chiesa: questa era l’intenzione e la speranza dell’accordo concluso dieci anni fa”. In Svizzera la “Charta Oecumenica”, che resta uno dei più importanti documenti ecumenici in Europa dell’ultimo decennio, è stato sottoscritto nel 2005 dai membri della Comunità di lavoro delle Chiese cristiane elvetiche. (L.Z.)

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    Spagna: 8 mila persone festeggiano i 100 giorni alla Gmg di Madrid

    ◊   A 100 giorni dalla Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg), si è svolto questa domenica a Madrid un incontro con la partecipazione di migliaia di volontari che lavorano alla preparazione di questo evento, in programma dal 16 al 21 agosto. Come riferisce l'agenzia Zenit, l’incontro è iniziato con la Messa presieduta dal cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid. Nel suo messaggio, il porporato ha detto che la Gmg è un “dono” e una “responsabilità”, per cui serve l'impegno generoso affinché questo incontro sia per molti l'occasione per “un profondo, autentico e gioioso incontro con Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”. Egli, ha aggiunto il cardinale, è “l'unico che può offrire ai giovani la verità, la speranza e l'amore; l'unico che può mostrare loro la buona direzione e accompagnarli nel cammino che li porta alla felicità autentica e duratura”. “La Chiesa particolare di Madrid, incaricata dal Papa dell'organizzazione di questo grande evento ecclesiale – senza dubbio il più eccezionale della sua storia –, riceve simultaneamente un dono singolare e una responsabilità pastorale senza precedenti che le affida il Pastore della Chiesa Universale per il grande e attualissimo obiettivo della nuova evangelizzazione dei giovani del Terzo Millennio”, ha commentato. Per il porporato, la Gmg sarà “una nuova 'Pentecoste' che rinnoverà i loro cuori e i loro progetti di vita con un ardente amore per Gesù Cristo”. “Urge una risposta – ha aggiunto –: risposta personale e comunitaria”. Papa Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai partecipanti all'incontro di questa domenica, invitandoli a “intensificare la preghiera per i frutti della GMG” e auspicando che il loro lavoro promuova “l'evangelizzazione delle nuove generazioni che ci si attende con grande speranza da questo importante evento ecclesiale”. Fino a questo momento, si sono iscritte alla Giornata Mondiale della Gioventù più di 340.000 persone di oltre 170 Paesi. (G.P.)

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    Usa: lanciata dai vescovi una campagna sul matrimonio per i cattolici ispano-americani

    ◊   «Matrimonios que inspiran» è il titolo della nuova campagna in supporto del matrimonio e della famiglia cattolica organizzata dal Public Service Announcement (Psa) e dedicata ai fedeli di lingua spagnola che vivono in America. L’annuncio che - riferisce L’Osservatore Romano - è apparso sul sito in rete della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), precisa che la nuova campagna è articolata in nove diversi annunci radiofonici, dalla durata di trenta secondi l'uno, che verranno trasmessi dalle maggiori stazioni. Ciascuno dei nove annunci è stato pensato per colpire l’attenzione dei fedeli appartenenti a diverse fasce d’età. «Gran parte dei latino-americani — ha affermato Alejandro Aguilera-Titus, direttore per gli affari ispanici presso il Segretariato per la diversità culturale nella Chiesa della Usccb — credono nella istituzione del matrimonio». Ha aggiunto che «il maggiore obbiettivo di questa campagna di comunicazione è quello di rivalorizzare il significato del matrimonio come fondamento per una famiglia più forte e più stabile». Secondo i dati pubblicati dallo United States Census Bureau nel 2010, solo il 49,7% dei nuclei familiari registrati è composto da coppie sposate. Tuttavia questa percentuale balza al 66% se si considerano le famiglie ispano-americane. Nel 1950 la percentuale delle coppie sposate era del 78%. Per Aguilera la campagna di annunci in spagnolo che sta per iniziare «rappresenta un metodo efficace per motivare e ispirare gli ascoltatori di lingua ispanica su questo tema». Sempre per i cattolici ispano-americani, è stato pubblicato nel 2010 un sito in rete, all’indirizzo www.portumatrimonio.org, che ha avuto grande successo e ha registrato centomila visitatori. «Speriamo — ha concluso Aguilera — che gli annunci via radio siano altrettanto efficaci». (L.Z.)

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    Bolivia: il cardinale Terrazas chiede di annunciare con coraggio la Parola di Dio

    ◊   Il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, nella celebrazione di domenica scorsa per il terzo anniversario della Missione Permanente in Bolivia, ha chiesto a tutti i cattolici di annunziare la parola di Dio con coraggio e senza nessun timore. “Se abbiamo ascoltato il Maestro, se davvero abbiamo cercato di imparare da Lui come discepoli, sarebbe triste una Chiesa che avendo la Parola di vita, preferisca il silenzio, una Chiesa che invece di parlare francamente preferisca nascondersi nel tempio o in casa. Bisogna sapere come proclamare e farlo come coloro che hanno avuto un contatto immediato con il Signore, senza esitazione, con gioia, con ottimismo" ha detto il cardinale nell’omelia della Messa che ha presieduto nella cattedrale di Cochabamba, e che è stata concelebrata dal nunzio apostolico, mons. Giambattista Diquattro, e da tutti i vescovi delle giurisdizioni ecclesiastiche della Bolivia. Il cardinale Terrazas - riferisce l'agenzia Fides - ha interpellato il popolo della Bolivia e in particolare "i fedeli credenti", perchè annuncino gli insegnamenti di Gesù risorto e non rimangano nella confusione “con tanti messaggi che distorcono la verità o possono indicare le strade sbagliate". “Questo annuncio è la risurrezione – ha esclamato il cardinale - e dobbiamo annunciarla senza la benda sugli occhi, guardando la vita al di sopra delle minacce, in modo che nessuno metta il Signore all'angolo per poi utilizzarlo solo in determinati momenti della vita". L’arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra ha esortato tutti i fedeli ad uscire e a parlare di Cristo Risorto, che ci ricorda a tutti che la nostra esistenza non finisce nella tomba. Nonostante la Chiesa cattolica offra un ampio sostegno ai bambini missionari, per la Santa Infanzia, “ciò non esime gli adulti dall’assumere anche la missione di predicare la parola di Dio, nonostante le minacce ed i segni di morte che si moltiplicano sempre più". La celebrazione si è svolta mentre è in corso la 91.ma Assemblea dell’episcopato boliviano, iniziata il 5 maggio e che si conclude oggi. (R.P.)

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    Senegal: visita di cortesia di una delegazione di leader musulmani al cardinale Sarr

    ◊   La promozione del dialogo interreligioso in Senegal, le iniziative comuni per mantenere la pace tra le comunità religiose nel Paese, il proselitismo delle nuove sette e le prossime elezioni politiche del 2012 . Questi i temi affrontati nel corso di una visita di cortesia resa il 6 maggio da una delegazione della Lega degli Imam e dei Predicatori del Senegal (Lips) all’arcivescovo di Dakar, cardinale Théodore Sarr. Durante l’incontro – riferisce l’agenzia Apic - i leader musulmani hanno espresso grande apprezzamento per l’opera svolta dalla Chiesa cattolica nel Paese, in particolare nel campo sociale. La delegazione ha quindi ribadito l’impegno dei leader musulmani senegalesi per la coesione sociale e la pace in Senegal. A questo proposito essa ha lamentato il proselitismo aggressivo di alcune sette evangeliche che minacciano il dialogo islamo-cristiano, esprimendo l’auspicio di una più stretta collaborazione tra cattolici e musulmani su questo fronte per preservare le conquiste che fanno del Senegal un Paese tollerante. Il cardinale Sarr ha sottolineato , da parte sua, come la Chiesa segua con attenzione il fenomeno delle sette, ricordando che nella religione cristiana esistono diverse Chiese e che quella cattolica è attivamente impegnata per l’unità. L’arcivescovo di Dakar ha quindi convenuto che la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani in Senegal è “un dono di Dio che occorre preservare e offrire come esempio al mondo”. In conclusione, la delegazione musulmana e il cardinale Sarr hanno concordato di lanciare un appello congiunto in vista delle elezioni presidenziali e legislative della primavera 2012 perché si svolgano senza tensioni. (L.Z.)

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    Malaysia: l’arcivescovo di Kuala Lumpur respinge le accuse di un complotto dei cristiani

    ◊   L’arcivescovo di Kuala Lumpur Murphy Nicholas Xavier Pakiam ha respinto come “totalmente infondate e irresponsabili” le accuse rivolte da un giornale locale circa un presunto complotto ordito da gruppi cristiani per destabilizzare gli attuali equilibri religiosi in Malaysia. Secondo il quotidiano in lingua malese “Utusan Malaysia”, alcuni leader cristiani si sarebbero riuniti nelle scorse settimane a Penang per discutere un piano finalizzato a portare al potere un primo ministro cristiano e a fare diventare il cristianesimo religione ufficiale dello Stato. Affermazioni che – riporta l’agenzia Ucan - mons. Pakiam ha bollato come “provocatorie e fatte in malafede”. “È evidente che l’effetto di simili notizie è di creare tensioni tra le religioni, incitando all’odio contro i cristiani” che “non hanno mai complottato, istigato all’odio o all’antagonismo verso nessuna religione o gruppo di persone”, ha affermato il presule che ha chiesto alle autorità e alla polizia “un’inchiesta approfondita per accertare la fonte di queste menzogne e di prendere provvedimenti contro chi cerca di minare il carattere multiculturale e multireligioso della società malese”. Egli ha quindi rinnovato l’appello ai cattolici, ai cristiani e a tutti i cittadini del Paese “a pregare, dialogare e a lavorare insieme per rafforzare l’unità nazionale e l’armonia”. In Malaysia i cristiani rappresentano circa il 10% della popolazione in maggioranza musulmana. Il resto sono comunità induiste, buddiste, animiste o di culti cinesi tradizionali. La Chiesa vive in genere in uno stato di soggezione e di esclusione nei confronti dell'etnia dominante malese, la maggior parte della quale pratica l'Islam, la religione ufficiale del Paese. Ne è un esempio emblematico il divieto di utilizzare il termine Allah in riferimento a Dio nella traduzione della Bibbia. Un divieto che, come è noto, da tempo è oggetto di un lungo braccio di ferro tra i cristiani e il governo. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Indonesia. L'arcivescovo di Semarang: Eucaristia, sorgente di vita per i giovani del Paese

    ◊   L’Eucaristia è il “mezzo” prediletto perché i cristiani possano avvertire la presenza di Gesù nella loro vita, sia a livello fisico che spirituale. È quanto ha sottolineato mons. Johannes Pujasumarta Pr, arcivescovo di Semarang, a gruppi di giovani cattolici e studenti universitari durante un incontro svoltosi ieri nello Java Centrale. Il prelato ha inoltre aggiunto che “partecipare ogni giorno all’Eucaristia è una sorgente che dà frutti per la nostra vita” e favorisce l’incontro con il Signore, che è fonte di cambiamento e di conversione. Dozzine di coordinatori del movimento “Giovani cattolici indonesiani” (Omk) – provenienti da diverse diocesi da Java e a Bali – si sono riuniti presso la chiesa parrocchiale di Santa Teresa a Wisma Salam, nella reggenza di Magelang, provincia dello Java Centrale. Alla riunione hanno partecipato ragazzi provenienti da 22 diocesi, in un incontro inter-provinciale promosso e ospitato dall’arcidiocesi di Semarang in collaborazione con il locale Centro di spiritualità giovanile. Interpellato dall'agenzia AsiaNews, mons. Pujasumarta Pr auspica che l’incontro serva ai giovani per andare “in acque più profonde” o - riprendendo le parole del vangelo di Luca “Duc in Altum”, che il vescovo ha utilizzato come motto episcopale - scoprire la presenza di Gesù “in tutti gli aspetti della vita quotidiana”. Il prelato ricorda che anche Giovanni Paolo II aveva sottolineato lo stesso invito ai cattolici di tutto il mondo, in occasione delle celebrazioni per il Giubileo del 2000. L’arcivescovo di Semarang ricorda che i ragazzi devono essere agenti del cambiamento, per promuovere uno “stile di vita cattolico” all'interno della propria comunità e verso tutti. Ricordando l’incontro fra Simon Pietro e Gesù, che ha “cambiato in modo radicale” la sua vita, egli ha invitato i giovani presenti all’incontro a “mantenere lo stesso spirito” dell’apostolo. Sebbene siamo tutti peccatori, conclude il prelato, “partecipando all’Eucaristia possiamo incontrare il Signore, Colui che ha cambiato la nostra vita”. Le parole dell’arcivescovo rimandano al Congresso internazionale eucaristico, in programma a Dublino nel giugno del 2012. Anche la Chiesa indonesiana prenderà parte all’evento organizzando un forum analogo a Ganjuran, nella provincia di Yogyakarta. (R.P.)

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    Cina: il mese di maggio segna la vitalità della vita consacrata femminile

    ◊   Il mese di maggio, dedicato dalla devozione popolare alla Vergine Maria, è stato scelto da diverse congregazioni religiose femminili per promuovere le vocazioni e confermare il proprio “sì” al Signore, come fece Maria, attraverso la professione dei voti e la celebrazione degli anniversari della vita consacrata, a conferma della vitalità delle vocazioni femminili nel continente. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, domenica scorsa una suora della Congregazione delle Piccole Figlie dello Spirito Santo della diocesi di Lan Zhou ha emesso i voti perpetui e altre 7 religiose hanno rinnovato i voti temporanei. Oltre 500 fedeli hanno partecipato a “questo momento di speranza e di vitalità della Chiesa”. Anche il vescovo diocesano, che ha presieduto la celebrazione, ha esortato le religiose a “portare la Croce, dando un segno coraggioso di fede al mondo”. La diocesi di An Yang della provincia di He Nan ha festeggiato 25 anni di vita consacrata di 11 suore della Congregazione di S. Giuseppe, esprimendo la gratitudine per il loro servizio e la loro dedizione, per la loro testimonianza dell’Amore di Cristo e la risposta alla vocazione. Venti sacerdoti hanno concelebrato con il vescovo diocesano la Messa di ringraziamento, cui hanno preso parte una sessantina di suore e oltre 600 fedeli. Attualmente la Congregazione, che è stata fondata da un missionario italiano del Pime nel 1920, conta 116 religiose: 98 di voti perpetui e 18 di voti temporanei. La maggiore parte delle suore sono impegnate nell’evangelizzazione e nel servizio sociale, attraverso un asilo, una clinica oculistica, ecc. (R.P.)

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    Dedicato a Giovanni Paolo II il Festival Internazionale di Musica Sacra, organizzato a Czestochowa

    ◊   Bilancio tutto in positivo del XXI Festival Internazionale di Musica Sacra “Gaude Mater”, dedicato quest’anno al neo Beato Giovanni Paolo II. Tra gli avvenimenti musicali più importanti in Polonia e tra le maggiori manifestazioni di musica sacra a livello europeo, il Festival - riferisce l’agenzia Zenit - si è svolto nella prima settimana di maggio a Częstochowa, con la partecipazione di circa 700 artisti, giunti da 14 Paesi. La manifestazione è stata organizzata dal Centro di Promozione della Cultura “Gaude Mater” di Czestochowa sotto il patronato del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale, del presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Józef Michalik, dell'arcivescovo metropolita della città, mons. Stanisław Nowak, e del sindaco Krzysztztof Matyjaszczyk. Il Festival è stato arricchito da alcuni seminari sulla tema del “Sacro nella musica” e da mostre d’arte, spettacoli ed altri eventi. Nelle chiese e nelle sale da concerto gli artisti hanno eseguito i loro spartiti permettendo di apprezzare la musica ortodossa, il canto gregoriano, così come la musica della cultura gospel. “L’idea – ha spiegato Małgorzata Nowak, direttore del Centro di Promozione della Cultura “Gaude Mater” e direttore esecutivo del Festival– è quella di far avvicinare le diverse culture e religioni tramite la presentazione della musica sacra tipica delle diverse confessioni religiose. Un’idea questa molto vicina al Beato Giovanni Paolo II”. "Il Festival nasce nel 1991 – ha aggiunto Małgorzata Nowa - quando ha avuto luogo a Częstochowa la VI Giornata Mondiale della Gioventù. Allora per la prima volta si incontrarono i cristiani dell'Europa dell'Est e dell'Ovest. Ora, nel 20mo anniversario di questo grande evento storico e religioso, di nuovo a Częstochowa si sono incontrari i due polmoni d'Europa perché qui al Festival si sono esibiti artisti provenienti da Austria, Germania, Georgia, Svizzera, Italia, Gran Bretagna e Polonia”. (R.G.)

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    Portogallo: nuovo rettore del Santuario di Fatima

    ◊   Il nuovo Rettore del Santuario di Fatima, padre Carlos Cabecinhas, ha affermato di assumere l'incarico con la missione di dare continuità ai progetti in corso, avendo già come orizzonte il Centenario delle Apparizioni, nel 2017. Come riferisce l'agenzia Zenit, l'annuncio della nomina del sacerdote a Rettore del Santuario è stato compiuto giovedì al termine della 177ª plenaria della Conferenza episcopale portoghese, svoltasi nel Santuario di Fatima. “Ho accolto questa nomina con un misto di apprensione, per la grande responsabilità che comporta, e di fiducia in Dio, che non smetterà di aiutarmi e di guidarmi, e in coloro che collaboreranno con me nella vita del Santuario”, ha detto il nuovo Rettore. “Non è un compito che si possa svolgere in modo isolato, serve un’équipe, ed è in équipe che voglio sviluppare il compito che la Chiesa mi affida”, ha aggiunto. Padre Cabecinhas, la cui presa di possesso è programmata per l'11 giugno, ha inviato un primo saluto ai pellegrini del Santuario. “Il Messaggio di Fatima, che Nostra Signora ha rivelato qui ai tre Veggenti, si basa sul fulcro della fede cristiana. Ai tanti pellegrini di Fatima voglio dire che continueranno a poter trovare a Fatima il luogo di preghiera e di forte esperienza di Dio capace di dare nuovo senso alle loro vite, di trasfigurarle. E' in questo che risiede l'essenziale, perché solo dall'incontro con Dio nascono vite rinnovate in tutte le loro dimensioni” ha concluso il nuovo Rettore. (G.P.)

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    Albania: oggi e domani l'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale

    ◊   È iniziata questa mattina a Tirana e proseguirà fino a domani la sessione di maggio dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale albanese (Cea). “I lavori – informa all'agenzia Sir don Gjergj Meta, portavoce dei vescovi albanesi – saranno centrati su alcune questioni inerenti la vita della Chiesa in Albania, tra cui il problema delle proprietà confiscate dallo Stato durante il comunismo e l’erezione dell’Università Cattolica. I vescovi esamineranno anche la nuova edizione del Messale Romano, quasi interamente tradotto così come il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, che è stato distribuito agli operatori pastorali per eventuali correzioni e suggerimenti nel lavoro di traduzione”. Aprendo i lavori della plenaria, riferisce don Meta, “l’arcivescovo di Tirana e presidente della Conferenza episcopale, mons. Rrok Mirdita, ha sottolineato l’importanza della chiusura del processo diocesano dei 40 martiri albanesi, avvenuta l’8 dicembre 2010, e quindi il passaggio del processo a Roma”. Dopo la prolusione e il saluto del nunzio apostolico, mons. Ramiro Moliner Inglés, informa ancora don Meta, “nella mattinata di oggi, una delegazione del Pontificio Consiglio della cultura, inviata dal presidente, cardinale Gianfranco Ravasi, ha presentato alla Cea il lavoro che si sta facendo per la prossima tappa dell’iniziativa ‘Il Cortile dei gentili’, che si svolgerà a Tirana dal 14 al 16 novembre 2011”. (R.P.)

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    Pontificia Università Salesiana: rettore e ambasciatore romeno aprono l'“Incontro tra i popoli”

    ◊   Inaugurata ieri a Roma dall’ambasciatore della Romania presso la Santa Sede, Bogdan Tataru-Cazaban, la tradizionale festa “Incontro dei Popoli”, organizzata ogni anno dalla Pontificia Università Salesiana (Ups) per celebrare la presenza multietnica e multiculturale dei suoi studenti, iscritti da tutto il mondo. Non solo promuovere l’incontro tra le culture e valorizzare le Nazioni presenti nell’Ups ma anche condividere le gioie e le sofferenze di tutti e proporre un messaggio di pace e unità tra i popoli. Questi gli obiettivi della manifestazione in programma fino al 23 maggio. La Romania è la nazione ospitante di questa edizione, con un ricco calendario di eventi che saranno animati dagli allievi dell’Ups, chiamati sul palco - allestito nel cortile superiore dell’Università - per presentare danze e musiche tipiche delle loro nazioni. Nella prima giornata il rettore magnifico, Carlo Nanni, ha ricordato come questa festa sia una preziosa occasione per celebrare l’apertura etnica e la conoscenza delle altre culture, che rendono ricca la vita dell’Ateneo Salesiano. Ha poi osservato che quella di ciascuno è un’identità che ha cinque ‘appartenenze’: dal luogo dove si è nati sino a Dio, passando per la propria nazione e innestandosi nella globalità dei Paesi e delle culture del mondo intero. L’Ambasciatore romeno ha sottolineato che la conoscenza di un popolo e quella tra i popoli, rafforza le relazioni tra gli uomini e gli Stati, abbatte ogni forma di pregiudizio e contribuisce alla costruzione della pace. Ha inoltre invitato la comunità accademica ad approfittare di queste giornate per scoprire le ricchezze del suo Paese. Da segnalare in particolare la mostra fotografica “Giovanni Paolo II in Romania”, allestita presso la Sala Juan Vecchi dell’Ups e la conferenza che lo stesso prof. Tataru-Cazaban terrà mercoledì 18 maggio, alle ore 12.15, sul tema “Romania: diversità culturale e dialogo ecumenico”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Presentato a Roma l’International Catholic Film Festival

    ◊   Si è svolta ieri a Roma, presso l’Auditorium Conciliazione, la conferenza stampa di presentazione della seconda edizione dell’International Catholic Film Festival, in programma dal 12 al 21 maggio. “Ho creato questo Festival per dare visibilità alla fede e di trasmetterla agli altri”, ha detto la regista Liana Marabini, presidente della manifestazione. Come riferisce l'agenzia Zenit, saranno previste sette giornate antologiche, dedicate alla figura di Gesù nel cinema, al tema del sacerdote nell’immaginario collettivo, a tre film di registi promettenti, ai documentari di turismo religioso, ai cortometraggi, a Pio XII e ai film di Remo Girone. Nel suo intervento, mons. Franco Perazzolo, officiale del Pontificio Consiglio della Cultura e membro della giuria del Festival, ha evidenziato il “bisogno di elevare il livello della nostra esistenza”. “Gesù ha usato il linguaggio delle parabole per farsi capire dalla gente – ha spiegato – noi oggi dobbiamo trovare delle nuove parabole per riannunciare valori importanti, e questa occasione del Festival è un tentativo attraverso il cinema di manifestare questi valori fondamentali per qualsiasi persona, al di là della sua appartenenza culturale, religiosa, di fede”. Mons. Marco Frisina, biblista e compositore, ha confessato di credere “che l’arte rimanga una delle armi dell’evangelizzazione più bella, perché lascia sempre libero chi ascolta di accogliere o meno, ma ha in sé una persuasione che va direttamente al cuore”. “Se è vera arte, riesce a toccare il cuore anche di un non credente e ad aprirlo al mistero che viene comunicato – ha osservato –. C’è una naturale predisposizione all’ascolto nell’arte, e quindi una capacità di far penetrare anche i messaggi del Vangelo, che noi amiamo di più." (G.P.)

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    Roma: Messa di suffragio per il cardinale Garcia Gasco y Vicente, il 13 maggio al Collegio spagnolo

    ◊   Si terrà venerdì prossimo, 13 maggio, nel Pontifico Collegio spagnolo San José a Roma, una Messa di suffragio per il cardinale Augustin Garcia Gasco y Vicente, arcivescovo emerito di Valencia, rinvenuto morto il primo maggio scorso nella Casa di accoglienza “San Juan de Ribera”, dopo aver partecipato alla Veglia di preghiera al Circo Massimo e prima di poter presenziare alla cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Del porporato che aveva 80 anni, Benedetto XVI ha sottolineato la “sollecitudine apostolica” e il costante impegno nell’opera di evangelizzazione, svolta “con saggezza e generosità, promuovendo in modo instancabile numerose iniziative pastorali, specie nel settore della didattica e della pastorale familiare”. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al Parlamento europeo, dibattito sugli scontri tra musulmani e copti in Egitto

    ◊   Il Parlamento europeo ha inserito nell’ordine del giorno del dibattito sulla politica estera, che si terrà domani a Strasburgo, la questione degli scontri tra musulmani e cristiani copti in Egitto, originati da voci infondate della conversione di una donna all’islam. In seguito alle indagini sugli scontri di sabato notte al Cairo, che hanno provocato dodici morti, sono state arrestate oltre 190 persone. I salafiti, accusati di aver istigato le violenze, hanno ufficialmente negato ogni coinvolgimento ma continuano a lanciare durissime dichiarazioni contro le minoranze ed in particolare contro i cristiani. Ma chi sono i salafiti? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’inviato de "Il Sole 24 Ore" al Cairo, Ugo Tramballi:

    R. – I salafiti sono una corrente, non un movimento e al momento sono una minoranza. Sono principalmente una corrente ultra-ortodossa che ha più o meno gli stessi obiettivi di al Qaeda, cioè quelli di creare in Medio Oriente un califfato medievale come ai tempi di Maometto e dei primi califfi. Hanno un’agenda politica: fino a sei mesi fa, i salafiti non apparivano, non si facevano vedere. Adesso invece, in questa fase di transizione c’è appunto maggiore libertà. E’ una situazione pericolosa e c’è anche molta confusione. Però, l’Egitto è molto lontano dalla possibilità di una guerra civile.

    D. – Non c’è dunque il rischio di una guerra civile, ma il Paese continua ad essere scosso da scontri, da violenze …

    R. – Certo la tensione è molto alta, anche perché la polizia non interviene adeguatamente ed è stata screditata dopo la "rivoluzione di febbraio"; le forze armate si tengono lontane da questi scontri, anche perché vogliono avere una posizione “super partes” e poi anche perché non hanno i mezzi né la conoscenza tecnica per garantire l’ordine per le strade. E quindi aumenta la tensione. Soprattutto, con la nuova democrazia, con le nuove libertà che l’Egitto non aveva mai conosciuto dai tempi prima della rivoluzione del 1952, tutti hanno diritto di parola e quindi hanno diritto di parola anche gli estremisti.

    D. – Durante gli anni del regime di Hosni Mubarak, in Egitto le minoranze sembravano maggiormente garantite. Perché oggi l’attuale governo non sembra in grado di proteggere le minoranze?

    R. – In qualche modo, i regimi autoritari hanno sempre garantito tutte le minoranze, anche perché nel Medio Oriente arabo i regimi autoritari, da Nasser in poi, sono sempre stati regimi laici, che volevano affermare la laicità dello Stato, anche se poi era uno Stato – appunto – dittatoriale. E quindi le minoranze, sia settarie sia religiose, venivano maggiormente preservate, anche se poi erano chiuse nelle loro gabbie. Questa attuale è una fase nuova: il governo non è in grado di garantire la tutela di tutte le minoranze. E’ una fase molto delicata, ma non è che l’Egitto stia cambiando al punto di non preservare più i diritti delle minoranze. Questo è un Paese che ha circa ottomila anni, è un Paese che ha un senso della centralità del governo che non è mai venuta meno. E’ uno Stato molto orgoglioso e molto nazionalista e quindi la gran parte degli egiziani, ad eccezione dei salafiti e di qualche altro piccolo gruppo fondamentalista islamico, si sente egiziana. La grandissima parte musulmana degli egiziani ritiene che i copti siano cittadini egiziani quanto loro! (gf)

    Paesi del Golfo – crisi Yemen
    I rapporti tesi tra i Paesi del Golfo e l'Iran e la crisi in Yemen dominano l'agenda dell'incontro dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, riunito oggi a Riad, in Arabia Saudita. In Yemen anche oggi si registrano manifestazioni e violenti scontri, soprattutto nella città portuale di al-Hodeida. Nella capitale Sana'a invece è in corso una manifestazione per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

    Siria
    Diventano operative da oggi le sanzioni decise dall’Unione Europea contro alcuni esponenti del regime Siriano. Si tratta della risposta di Bruxelles alla sanguinosa repressione contro i manifestanti che, da settimane, chiedono riforme democratiche nel Paese. Il servizio di Marco Guerra:

    Nel mirino dell’Europa gli uomini del regime Assad ritenuti responsabili della ''repressione violenta contro la popolazione civile''. Tredici le personalità di spicco colpite con la misura del congelamento dei beni e il bando dei visti. In testa alla lista il fratello minore del presidente Assad, uomo di punta della guardia repubblicana. Indicati anche il capo dei servizi segreti, il capo della sicurezza politica e il ministro degli interni. Il pacchetto prevede anche l'embargo su armi, veicoli e attrezzature che “potrebbero essere usate per azioni di repressione interna”. E in mattinata ha rincarato la dose il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ha minacciato un rafforzamento delle sanzioni europee qualora il presidente Assad non ''ponga immediatamente fine'' agli arresti dei dissidenti. Ma il crescente isolamento internazionale non allenta la morsa del regime sugli oppositori. Prosegue, infatti, l’assedio dell’esercito imposto nelle città teatro delle proteste, come Daraa e Banias e Homs. Attivisti per i diritti umani segnalano nuovi arresti nei sobborghi di Damasco, e una colonna di carri armati è stata avvistata mentre si dirige verso Hama, città al centro del Paese. Dal canto suo il governo siriano minimizza. "Il peggio è alle spalle", afferma al "New York Times", il portavoce dell’esecutivo siriano, secondo il quale il governo intende “approfittare di quanto accaduto per fare un passo in avanti”.

    Iran nucleare
    La comunità internazionale deve ''rispettare i diritti'' dell’Iran in materia nucleare e non esercitare ''pressioni'' sulla Repubblica islamica, se vuole che riprenda il dialogo sul programma atomico. Le autorità iraniane hanno risposto così, in una lettera, alla responsabile della politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton, che aveva inviato un messaggio a Teheran per riprendere i negoziati.

    Qatar, elezioni amministrative
    Circa 32 mila cittadini sono chiamati oggi alle urne per eleggere i 29 membri del Consiglio Municipale Centrale (Cmc), in una rara occasione di voto nel Paese governato dall’emiro Hamad bin Khalifa al Thani dal 1995. Manifesti dei candidati sono apparsi sui muri della capitale, Doha, con slogan e promesse per il miglioramento dei servizi e pochi riferimenti alla politica. L’assemblea, unico organo elettivo dell’emirato, è stata creata nel 1999 ed è composta da 29 membri eletti ogni quattro anni con poteri consultivi, ma non esecutivi.

    Daghestan terrorismo
    Nuovo attacco terroristico nel Caucaso russo. A Makhachkala, capitale della Repubblica autonoma del Daghestan, un kamikaze si è fatto saltare in aria a bordo della propria auto, fermata a un posto di blocco per un controllo, uccidendo un poliziotto e ferendone un altro in modo grave. Obiettivo dell'attentatore era probabilmente il quartier generale della polizia cittadina, che sorge a poca distanza dal luogo della deflagrazione. Il Daghestan negli ultimi anni ha pesantemente risentito della tensione politica nel Caucaso settentrionale russo dove operano gruppi indipendentisti di matrice islamica.

    Vertice Usa-Cina, valutazione yuan resta prioritaria
    Le autorità americane e cinesi tornano a incontrarsi nel consueto appuntamento annuale del “dialogo strategico economico”, e a continuare sulla strada del confronto su temi caldi: lo yuan e i diritti umani. Lo stesso Obama ha puntato l’attenzione su questi due argomenti, auspicando l’implementazione di politiche volte a creare un rapporto economico più equilibrato con gli Usa e il maggior rispetto dei diritti umani. Nonostante le critiche della Casa Bianca, però, sono in molti a credere che Pechino e Washington siano più vicine che mai. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente a Pechino per il quotidiano "La Stampa":

    R. - Credo che le posizioni si stiano avvicinando. In effetti, quello che succede è che sempre più ci si nasconde dietro il dito delle cortesie reciproche e sempre più si mettono i veri problemi sul tavolo. I veri problemi sono: il disavanzo commerciale dell’America; il problema del deprezzamento dello yuan; e, naturalmente, c’è un problema generale di valori, in cui la questione dei diritti umani è un po’ la punta dell’iceberg. Questi problemi oggi sono messi sul tavolo, vengono discussi e questo è un passo avanti molto, molto importante, perché prima semplicemente si faceva finta che non esistessero ...

    D. - Non bisogna nemmeno dimenticare che la Cina continua comunque ad essere il maggior creditore estero americano. Questo dato quanto influisce sull’incontro di Washington?

    R. - Influisce molto. Naturalmente questo non è un dato unilaterale, ma è un dato bilaterale, nel senso che quando hai un creditore così importante il problema non è più del debitore, ma del creditore stesso. Questa è una vecchia massima del sistema bancario. In questo caso, il problema certamente è americano, perché ci sono le difficoltà del sistema economico americano che sappiamo, ma ci sono anche i problemi della Cina, che oggi ha accumulato quasi un terzo delle riserve globali mondiali e queste riserve costano! Hanno un costo sempre più importante e sono un onere sempre maggiore per la Cina, in realtà: non sono più un semplice vantaggio, perché ormai sono diventate enormi. (ma)

    Giappone, Tepco chiede aiuto del governo
    La Tepco, il gestore della centrale nucleare giapponese di Fukushima, ha chiesto ufficialmente l'aiuto del governo per far fronte agli oneri finanziari conseguenti all'incidente. Intanto, oggi il Premier giapponese ha ribadito la necessità di “rivedere da capo” le politiche energetiche previste in materia di nucleare, riferendosi in particolare al progetto di portare al 50% entro il 2030 la quota di elettricità prodotta dagli impianti atomici nazionali. Sempre in materia di energia, il primo ministro ha spiegato che, insieme al potenziamento della sicurezza nelle centrali nucleari, il Giappone promuoverà il risparmio energetico e l'utilizzo delle energie rinnovabili.

    Cuba, governo facilita viaggi all’estero dei cittadini cubani
    Il governo dell'Avana vuole facilitare i viaggi all'estero per turismo dei cubani. E' quanto prevede una delle riforme approvate dal congresso del Partito comunista del mese scorso e rese note oggi. Al momento, per andare all'estero per motivi particolari, i cubani devono essere invitati, l'invito scritto deve passare per il consolato cubano del Paese estero e il viaggio deve essere autorizzato dalle autorità dell'Avana.

    Usa, piena Mississipi
    Sale allarme per la piena del Mississipi nel Sud degli Stati Uniti. Ingrossato dalle piogge torrenziali dei giorni scorsi il fiume americano raggiungerà nelle prossime ore i 14,6 metri di altezza. Le autorià locali hanno evacuato già 1300 case e la Guardia Nazionale ha mobilitato lungo gli argini tutti i suoi genieri. L'esondazione, qualora si verificasse, colpirebbe le città più a sud di Memphis, nel Delta del Mississipi fino alla Louisiana dove potrebbe arrivare alle porte di New Orleans.

    Grecia, debito sotto osservazione e a rischio “downgrade”
    Moody's ha messo i rating sovrani della Grecia sotto osservazione per un possibile declassamento avvertendo che il taglio potrà anche essere più netto. Intanto gli ispettori di Ue, Fmi e Bce sono giunti ad Atene per verificare l'attuazione delle misure di austerità poste come condizione del pacchetto di aiuti da 110 miliardi concesso al Paese per risolvere i suoi gravi problemi di debito. Il versamento della quinta tranche di aiuti, previsto per giugno, dipenderà dalle valutazioni degli ispettori. I dettagli su un eventuale nuovo pacchetto di aiuti saranno decisi al consiglio dei ministri Ecofin in agenda la prossima settimana.

    Costa d’Avorio, 120 morti nei giorni scorsi
    Circa 120 civili sono stati uccisi il 5 e 6 maggio nel corso di attacchi condotti lungo le coste ivoriane da milizie fedeli al presidente deposto Laurent Gbagbo e da mercenari liberiani in fuga da Abidjan. Lo ha reso noto oggi il ministro della Difesa in una nota.

    Presidenziali Ciad, presidente uscente Deby è stato riconfermato
    Il presidente uscente del Ciad Idriss Deby Itno è stato rieletto senza sorpresa con l'88,66% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali che si erano tenute il 25 aprile scorso, boicottate dall'opposizione. L'affluenza alle urne secondo la Commissione elettorale è stata del 64,22%. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 130

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.