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Sommario del 09/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • L'incontro del Papa con la società civile a Venezia: il Vangelo non è utopia né ideologia ma forza che trasforma il mondo
  • Il Papa chiude la visita pastorale diocesana esortando la Chiesa del Nord-est ad impegnarsi con fiducia nella nuova evangelizzazione
  • Il patriarca Scola: una visita al di là di ogni aspettativa
  • Padre Lombardi: la visita del Papa nel Nord-est, messaggio di speranza per il dialogo tra fede e cultura
  • Il Papa all'Università Cattolica: tenere sempre unite ragione e fede, ricerca razionale e contemplazione del mistero
  • Udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: 190 arresti dopo l'attacco contro una chiesa copta e gli scontri costati la vita a 12 persone
  • Emergenza immigrazione: decine di migranti partiti da Tripoli abbandonati in mare
  • Grecia: ispezione internazionale sull'attuazione del piano anti-crisi
  • Giornata della memoria delle vittime del terrorismo in Italia
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: nasce il Ministero per l’Armonia Interreligiosa e le Minoranze con a capo due cattolici
  • Nel Punjab pakistano giovane cristiano, disabile mentale, arrestato per blasfemia
  • India: due Memorandum alla presidente Patil sulle violenze contro i cristiani
  • Vietnam: violenta repressione contri i cristiani Hmong, almeno 49 morti
  • Giornata dell’Europa: il presidente Buzek sollecita un mercato unico dell’energia
  • Il dramma dimenticato di 358 mila mamme e 800 mila bambini morti ogni anno durante il parto
  • Bolivia: il 37% delle morti materne causate da ignoranza, paura e precarietà dei servizi
  • Haiti: urgono ancora aiuti per gli haitiani colpiti dal terremoto
  • Nicaragua: al via la “crociata” di preghiera per la pace, in vista delle prossime elezioni
  • Messico: leader cristiani denunciano le contestazioni durante la Messa di Pasqua
  • Argentina: si apre a Buenos Aires la plenaria dei vescovi
  • El Salvador: la Chiesa dice sì alle misure di sicurezza per la capitale
  • Nasce in Pakistan il network “Radio Partnership for Peace”
  • Missionario del Pime nelle Filippine: la morte di Osama non fermerà il dialogo interreligioso
  • Taiwan: tre eventi ecclesiali per la diocesi di Kao Hsiung
  • Spagna: per i vescovi aragonesi una legge “apre la porta” all'eutanasia
  • Portogallo: creato un Osservatorio Sociale dell’episcopato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensione in Pakistan per il blitz Usa nel covo di Bin Laden
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'incontro del Papa con la società civile a Venezia: il Vangelo non è utopia né ideologia ma forza che trasforma il mondo

    ◊   La visita pastorale di Benedetto XVI nel Nord-est si è conclusa con il significativo incontro con il mondo della cultura e dell'economia, nella Basilica della Salute a Venezia. Nel suo intervento, il Papa ha messo l'accento sullo straordinario patrimonio culturale che la terra veneta può vantare. Quindi, ha esortato i fedeli ad annunciare con coraggio il Vangelo, "la più grande forza di trasformazione del mondo". L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato pronunciato dal rettore dello Studium Generale Marcianum, mons. Brian Edwin Ferme. Il servizio del nostro inviato a Venezia, Luca Collodi:

    Bisogna respingere l’idea di una cultura liquida, cioè instabile, mutevole. Venezia, ha detto il Papa incontrando, ieri, i rappresentanti della società civile nella Basilica della Salute raggiunta in gondola, per la sua storia e tradizione è “la città della vita e della bellezza”. Sta all’uomo, nella sua libertà di compiere delle scelte, di fare scelte politiche che non siano instabili o inconsistenti:

    “Si tratta di scegliere tra una città liquida, patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli”.

    Dalla Basilica della Salute, dove un tempo erano ospitati i malati di peste che nel 1630 colpì Venezia e dove oggi sorge una delle Chiese più famose in Laguna, edificata come voto alla Madonna per la liberazione della città dall'epidemia, il Papa si è poi soffermato sul significato del termine salute. Che va dallo “stare bene” fisico, alla “salute dell’anima” da cui dipende il destino eterno dell’uomo. Per questo, Gesù stesso si può chiamare “Salute” dell’uomo:

    “Lo immerge in questa corrente pura e vivificante che scioglie l’uomo dalle sue paralisi fisiche, psichiche e spirituali. Lo guarisce dalla durezza di cuore, dalla chiusura egocentrica e gli fa gustare la possibilità di trovare veramente se stesso perdendosi per amore di Dio e del prossimo”.

    Ma l’attesa di una terra nuova non deve distrarre dalle situazioni storiche del presente dove si è esaurita la forza delle utopie ideologiche:

    “Venezia ha una lunga storia ed un ricco patrimonio umano, spirituale ed artistico per essere capace anche oggi di offrire un prezioso contributo nell’aiutare gli uomini a credere in un futuro migliore e ad impegnarsi a costruirlo. Ma per questo non deve avere paura di un altro elemento emblematico, contenuto nello stemma di San Marco: il Vangelo. Il Vangelo è la più grande forza di trasformazione del mondo, ma non è un’utopia, né un’ideologia”.

    Piuttosto, ha concluso il Papa pensando alle origini del cristianesimo, il Vangelo è la via, cioè il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire. E’ la via della carità e della verità da seguire “nelle circostanze ordinarie della vita” ben sapendo che sull’esempio di Cristo talvolta “è necessario anche portare la Croce” per raggiungere la pace e la giustizia.

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    Il Papa chiude la visita pastorale diocesana esortando la Chiesa del Nord-est ad impegnarsi con fiducia nella nuova evangelizzazione

    ◊   “Avanzate fiduciosi nel sentiero della nuova evangelizzazione”: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto alla Chiesa di Venezia e in particolare ai laici, al termine della visita pastorale diocesana del Patriarca Angelo Scola. Il Papa ha pronunciato il suo discorso nella straordinaria cornice della Basilica di San Marco. Gli indirizzi d’omaggio sono stati rivolti al Pontefice dal cardinale Angelo Scola e dalla rappresentante della Consulta dei Laici, Letizia Patron. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (canti)

    “Oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e l’accolse”: Benedetto XVI ha svolto il suo ragionamento partendo dall’incontro tra Gesù e Zaccheo, tema della visita pastorale del Patriarca Aneglo Scola. Zaccheo, ha ricordato il Papa, sembra avere tutto, ma in realtà si rende conto che quanto possiede non gli basta, sente il desiderio di andare oltre. Ed ecco che l’incontro con Gesù cambia per sempre la vita di Zaccheo:

    “Amata Chiesa che sei in Venezia! Imita l’esempio di Zaccheo e vai oltre! Supera e aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunità cristiane. Sforzati di vedere da vicino la persona di Cristo, che ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6)”.

    “Non abbiate paura – è stato l’incoraggiamento del Papa – di andare controcorrente per incontrare Gesù, di puntare verso l’alto per incrociare il suo sguardo”. Ed ha aggiunto:

    “Avanzate fiduciosi nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza coraggiosa all’interno delle varie realtà sociali. Siate consapevoli d’essere portatori di un messaggio che è per ogni uomo e per tutto l’uomo; un messaggio di fede, di speranza e di carità”.

    Ai sacerdoti, il Papa ha chiesto di continuare a svolgere con generosità e dedizione il proprio ministero, cercando di donarsi totalmente a Dio. Quindi, si è rivolto lungamente ai laici. “La Chiesa – ha detto – ha bisogno dei vostri doni e del vostro entusiasmo”. E li ha esortati ad essere santi:

    “Vorrei ricordare, ancora una volta, che la 'santità' non vuol dire fare cose straordinarie, ma seguire ogni giorno la volontà di Dio, vivere veramente bene la propria vocazione, con l’aiuto della preghiera, della Parola di Dio, dei Sacramenti e con lo sforzo quotidiano della coerenza. Sì, ci vogliono fedeli laici affascinati dall’ideale della 'santità', per costruire una società degna dell’uomo, una civiltà dell’amore”.

    Il Papa ha, così, elogiato l’impegno del Patriarcato nel rilanciare la catechesi degli adulti e delle nuove generazioni, a partire dalle piccole comunità, quasi dei “cenacoli domestici”. Dal Pontefice, inoltre, l’esortazione a non risparmiare energie nell’annuncio del Vangelo e nell’educazione cristiana, dedicando una particolare cura alla formazione dei bambini e dei giovani. Quindi, il Papa ha concluso il suo discorso ribadendo che “la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri”. Per questo, la nostra vita spirituale “dipende essenzialmente dall’Eucaristia”:

    “Dall’Eucaristia, fonte inesauribile di amore divino, potrete attingere l’energia necessaria per portare Cristo agli altri e per portare gli altri a Cristo, per essere quotidianamente testimoni di carità e di solidarietà e per condividere i beni che la Provvidenza vi concede con i fratelli privi del necessario”.

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    Il patriarca Scola: una visita al di là di ogni aspettativa

    ◊   La visita pastorale del Papa ad Aquileia e Venezia è stata breve ma molto intensa: ascoltiamo in proposito il bilancio del patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - E’ andata al di là di ogni aspettativa. C’è stato realmente un movimento di popolo, soprattutto nella grande Messa che voleva riunire i fedeli di tutto il Nord-est, in vista del Convegno di Aquileia II, al Parco di San Giuliano, che ha sorpreso tutti: grazie a Dio, gli organizzatori sono stati molto bravi e hanno retto l’urto di un numero che è stato più del doppio di quello che prevedevamo. Riguardo a questo mi viene una considerazione, che è la seguente: una folla così grande non si muove alle 4-4.30 del mattino, per stare poi fino all’una in un parco, sotto il sole, per una pura curiosità … Questo mi consola, perché vuol dire che nel cuore dell’uomo c’è una domanda di verità; c’è un desiderio di conoscere quale sia il proprio bene, in vista della felicità, del compimento di una autentica libertà; e, c’è la coscienza netta che il Vangelo, interpretato autorevolmente dal Successore di Pietro, rappresenta una risposta efficace a questa domanda che si ha nel cuore. Questo è molto consolante, anche se mette sulle nostre spalle una grande responsabilità.

    D. - Quale messaggio ha lasciato il Papa al Nord-est?

    R. - Il Papa ha richiamato il Nord-est a non vivere la propria grande tradizione in maniera passiva, ma a praticarla - se così possiamo dire - in vista dei grandi cambiamenti in atto nel presente, affinché il Vangelo di Gesù rappresenti ancora oggi una grande risorsa per tutti i popoli del Nord-est. Egli ha invitato - meditando sui discepoli di Emmaus - a passare dalla disperazione alla speranza, dalla tristezza alla gioia ed ha indicato come strada per questo, alla realtà ecclesiale, l’intensificarsi di una comunione centrata sulla forza eucaristica, illuminata dalla Parola di Dio; sulla condivisione, partendo realmente dagli ultimi; su un rapporto bello con il creato - perché Venezia ieri era letteralmente radiosa e il Papa ne è stato affascinato e commosso - e sul coraggio semplice di una testimonianza umile, ma chiara e diretta in tutti gli ambienti dell’umana esistenza che chi segue Gesù può diventare un uomo riuscito e soprattutto può essere libero davvero. Poi il Papa ha trasposto tutto questo soprattutto nell’incontro con i rappresentanti della società civile: ha trasposto tutta questa lettura - chiamiamola così - evangelica del nostro cammino futuro in suggerimenti preziosi anche per il rinnovarsi della società civile. Ha letto la bellezza di Venezia, partendo da tre parole: dalla parola “acqua”, dalla parola “salute” e dalla parola “Serenissima”. Costruendo quasi - vorrei dire - un manifesto per l’impegno sociale e civile di Venezia che, però, per la sua forza di parola nei confronti di tutta l’umanità, rappresenta un impegno per gli uomini e per le donne di oggi e, in un certo senso, di tutto il mondo. Sono, però, tutti testi su cui bisogna avere il tempo e la pazienza di tornare in grande dettaglio, perché l’insegnamento del Santo Padre ha una forza di attrattiva immediata, ma poi bisogna lavorare di cesello, perché non un aggettivo è fuori posto … Quindi sento il bisogno di assimilare. Non posso dire più di questo: il Papa ci ha lasciato una visione ecclesiale e sociale di primaria importanza e questo ci lancia con entusiasmo nel compito che ci attende e che attende quello che lui stesso ha indicato come il “nuovo Nord-est”. Non dimentichiamo che ieri c’erano quasi 5 mila persone provenienti dalle Chiese nate da Aquileia: di Slovenia, di Croazia, di Ungheria, di Austria e di Germania. Insomma, questo segna realmente per le nostre Chiese e per le nostre società un orizzonte nuovo e affascinante di impegno.

    D. - Riguardo all’immigrazione il Papa ha lanciato un nuovo appello alla solidarietà e lei ha parlato di un nuovo “Piano Marshall”…

    R. - Io ho usato questa espressione per dire che il Papa è stato molto netto e deciso. Sono contento dei segnali, per esempio, che ho intravisto venire da Lampedusa, dalla modalità e dall’impeto con cui il nostro popolo va realmente incontro a chi è nel bisogno. La questione del “Piano Marshall” mi deve essere passata quasi come una battuta e nasce dalla considerazione su cui, per preparare Aquileia II, abbiamo riflettuto su che cosa è stato e su cosa può essere il Nord-est: il Nord-est è stato il crocevia, l’incontro e la fusione di popoli germanici, slavi e latini lungo l’asse Est-Ovest. Oggi deve assumere per forza anche un compito diverso: il compito di cerniera tra Nord e Sud, anche perché, attraverso l’Adriatico, il Mediterraneo entra nel cuore dell’Europa. Allora il problema del Sud si configura non soltanto come il problema del Maghreb, ma - come si vede già dagli immigrati delle ultime due settimane - ormai anche per i popoli del Sud del Sahara che tentano di muoversi verso di noi perché sono in uno stato di indigenza ben più grave di quelli del Maghreb. Allora è veramente decisivo ed importante che l’Europa e i Paesi ricchi del Nord concepiscano di poter collaborare al “soggetto Africa”, creando un modello di sviluppo in Africa stessa, nell’Africa Sub-sahariana: questo potrebbe rappresentare una fonte reale, oltre che di sollevamento dalla condizione spesso di miseria di quei popoli, anche di prospettiva futura per il nuovo ordine mondiale ed anche per un mercato sano, riequilibrato, realmente a misura d’uomo e teso al bene comune, che è il bene di tutti e di ciascuno. (mg)

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    Padre Lombardi: la visita del Papa nel Nord-est, messaggio di speranza per il dialogo tra fede e cultura

    ◊   Non solo i fedeli, ma anche le istituzioni e il mondo della cultura hanno vissuto con grande intensità la visita di Benedetto XVI nel Nord-est. Sulla risposta della popolazione alla visita del Papa, Massimiliano Menichetti ha chiesto un commento al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    R. - La risposta della popolazione, che del resto è una popolazione di grande tradizione cristiana, cattolica e aperta ad una parola costruttiva da parte del Santo Padre, si è manifestata in pieno.

    D. – Il Papa ha fatto un forte richiamo a non avere paura del diverso…

    R. - Certamente. Qui si incontrano popoli diversi; qui si vive la realtà anche dell’immigrazione e, quindi, tutti gli aspetti del pluralismo, della società moderna e degli incontri fra i popoli diversi qui si trovano confrontati. Del resto, Venezia è stata veramente una città d’incontro fra i popoli in tutta la sua storia: basta vedere anche le forme artistiche, per esempio, della Basilica di San Marco. E’ veramente un luogo in cui la sintesi fra le diverse ispirazioni culturali ha avuto una grande storia. Bisognerebbe riuscire a proiettare verso il futuro un’ispirazione simile dal punto di vista culturale e spirituale.

    D. - Proprio alla Chiesa di Venezia, il Papa chiede: “Andate contro corrente verso Gesù e il centro di tutto sia l’Eucaristia”…

    R. - C’è un’ispirazione cristiana molto profonda, a partire dalle radici cristiane e con un’insistenza sul Vangelo come via. E poi sulla santità, a cui tutti sono chiamati - e in particolare i laici - nel mondo di oggi. E’ un orizzonte di speranza, questo riferimento alla Serenissima collegata al tema della “città celeste” ed è anche molto suggestivo: quindi l’arco dalle origini della fede fino alla speranza finale.

    D. - Il Papa è tornato anche a ribadire che il Vangelo non è una ideologia: più volte ha citato, invece, i grandi problemi del relativismo che affliggono quest’era contemporanea…

    R. - Il Papa è consapevole dei problemi della cultura di oggi, con le sue crisi, con le sue incertezze, con le sue domande. Una persona che, però, ha fiducia nella ragione, se la ragione compie un dialogo costruttivo con la fede. Ecco, ritorna questa tematica: avere fiducia nella ragione, in una ragione che non si chiude in se stessa, ma che si apra alla fede. Questo può riaprire la strada per una cultura capace di gestire il futuro dell’uomo anche di fronte a queste sfide nuove.

    D. - Il Papa ha venerato le reliquie di San Marco; ha citato Pio X, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I e il venerabile Toniolo; e, ad Aquileia, ha ribadito la necessità di una forte testimonianza…

    R. - L’idea della santità come parte della vita quotidiana del cristiano. Questo - come sempre - si ispira anche agli esempi di santità che ci sono nella vita intorno a noi e non solo la santità dei grandi Papi, ma anche dei laici. Per questo il riferimento a Toniolo, ma anche a tantissime persone importanti, modelli di vita cristiana che sono fioriti in questa regione di profonde radici cristiane.

    D. - Immagini suggestive, giusto per dare delle istantanee: il “Viva” scritto sulla sabbia dai ragazzi e il Papa in gondola, un’immagine inusuale…

    R. - Il Papa in gondola, il Canal Grande, la Basilica di San Marco illuminata la sera, e la stessa Basilica di Aquileia toccano il cuore e si capisce come la fede sia stata profondamente unita alla cultura in queste regioni. Questo è anche un messaggio importante per il futuro: continuiamo a cercare la sintesi fra la fede, la cultura umana, la ragione, e possiamo costruire un mondo in cui vale la pena vivere. Si è parlato anche della “vita buona” secondo il Vangelo: cerchiamo allora di costruire un mondo anche bello, buono, in cui la dignità della persona umana risplenda anche in un ambiente che aiuta, che eleva. Questo certamente lo abbiamo potuto respirare nella grandezza e nella bellezza delle prospettive storiche e culturali di questo viaggio e che sia anche questo un messaggio di speranza. (mg)

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    Il Papa all'Università Cattolica: tenere sempre unite ragione e fede, ricerca razionale e contemplazione del mistero

    ◊   Il Papa saluta l'Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione della sua 87.ma Giornata, celebrata ieri, e nel 90.mo anniversario della fondazione dell’Ateneo da parte di padre Agostino Gemelli. Benedetto XVI ha espresso il suo vivo apprezzamento per l’opera svolta dall’Università in una Lettera inviata, a suo nome, dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone al cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Toniolo di Studi Superiori, che in stretta dipendenza dalla Santa Sede assicura l’orientamento di fondo dell’Ateneo, in fedeltà alle sue origini. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Dal lontano 1921, l’Ateneo fondato da padre Gemelli ha compiuto molta strada: oggi ha 5 sedi, 14 facoltà, oltre 42 mila studenti. Il Papa invita a “tenere sempre legate la ragione e la fede, la ricerca razionale e la contemplazione del mistero così come si rivela nel libro della natura e in quello della Scrittura, ma in maniera singolare culminante nel Logos fatto uomo, Gesù Cristo”. E proprio al Sacro Cuore di Gesù è intitolata l’Università Cattolica: “quel Cuore umano” in cui “abita tutta la pienezza della divinità” e che ci conduce a conoscere il ‘cuore’ stesso della realtà. Un cammino da attuare “a partire da un rapporto personale con Cristo, riconosciuto quale Verità capace di rispondere pienamente, anzi, in modo eccedente, alle perenni domande dell’animo umano”. “Principio della sapienza è il timore del Signore” afferma il Libro dei Proverbi.

    “Il servizio educativo dell’università – si legge ancora nella Lettera - passa attraverso la serietà del lavoro scientifico, l’addestramento allo studio metodico e alla passione per la ricerca, la proposta di criteri filosofici fondamentali, concernenti la visione della persona umana e le sue relazioni con gli altri, con il mondo e con Dio”. In questo contesto, il Papa riconosce il “valido contributo” offerto dall’Università Cattolica alla società “con l’umiltà e la forza della verità”. E, in effetti, l’apertura dei giovani alla Verità “dipende in misura non trascurabile dalla qualità spirituale e culturale della proposta formativa che ricevono nelle aule frequentate quotidianamente”. Infine, Benedetto XVI indica alla comunità universitaria della “Cattolica” tre figure esemplari: i Beati Giovanni Paolo II e John Henry Newman, e il Venerabile Giuseppe Toniolo, che sarà anch’egli presto proclamato Beato.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza mons. Jan Vokál, vescovo di Hradec Králové (Repubblica Ceca), con i familiari.

    Benedetto XVI ha nominato prelato uditore del Tribunale della Rota Romana il padre David Maria Jaeger, dell'Ordine Francescano Frati Minori, docente di Diritto Canonico presso la Pontificia Università "Antonianum" di Roma e consultore della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per il Clero e del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Padre David Maria Jaeger, è nato a Tel Aviv (Israele) il 13 gennaio 1955. Dopo aver ricoperto per alcuni anni gli incarichi di direttore del Programma di studio e di ricerca sul cristianesimo in Terra Santa, presso l'Istituto ecumenico di ricerca teologica a Tantur, Gerusalemme, e di segretario per il Collegamento ecumenico e interreligioso a difesa della libertà religiosa, del Consiglio Cristiano Unito in Israele (Ucci), collaborando contemporaneamente al settimanale cattolico "The Tablet" di Londra, nel 1981 è entrato a far parte della Custodia di Terra Santa, dell'Ordine Francescano Frati Minori, e nel 1986 è stato ordinato sacerdote. Dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca in Diritto Canonico (J.C.D.), dal 1986 al 1992 padre Jaeger ha insegnato Diritto canonico presso lo Studio Teologico Gerosolimitano dei Padri Francescani, del quale è stato anche moderatore. Dal 1992 al 1998 ha ricoperto l'ufficio di vicario giudiziale nella diocesi di Austin, capoluogo dello Stato del Texas (U.S.A.), e nel 1998 è stato promosso giudice del Tribunale ecclesiastico di appello per l'intero Stato del Texas. Dal 1992 padre Jaeger è stato membro ed esperto giuridico della Delegazione della Santa Sede alla Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. Dal 1999 insegna Diritto canonico presso la Pontificia Università "Antonianum". Dopo esser stato consultore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, attualmente egli è consultore della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per il Clero e del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Conosce varie lingue antiche e moderne, fra le quali l’ebraico, il latino, l’inglese e il tedesco.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’acqua di Venezia: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita di Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia.

    Ferite da sanare: nell’informazione internazionale, Pierluigi Natalia sulle conseguenze della crisi politica in Costa d'Avorio.

    Dignità della creatura seme della civiltà: in cultura, Simona Beretta sui cinquant’anni dell'enciclica sociale di Giovanni XXIII “Mater et magistra”.

    I forzati dell'arte: Anna Foa illustra gli ultimi dodici volumi dell’“Enciclopedia discografica della Musica concentrazionaria”, che riunisce la musica prodotta nei campi di concentramento tra il 1933 e il 1945.

    Messaggio del Papa, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione della Giornata per l'Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Morto mons. Erwin Gatz, storico della Chiesa e rettore, per 47 anni, della confraternita di Santa Maria in Campo Santo Teutonico.

    Un articolo di Sandro Barbagallo dal titolo “Quella piccola porta aperta sul mistero”: Odilon Redon al Gran Palais di Parigi.

    In editoria il futuro è giovane: settima edizione del convegno “Crescere tra le righe” al Borgo La Bagnaia (Siena)

    Gli scatti che lo hanno consegnato alla storia: inaugurata a Spoleto una mostra su Giovanni Paolo II.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: 190 arresti dopo l'attacco contro una chiesa copta e gli scontri costati la vita a 12 persone

    ◊   In Egitto, almeno 190 persone sono state arrestate dopo il nuovo attacco contro una chiesa copta nel quartiere di Imbada al Cairo che, nella notte tra sabato e domenica, ha preceduto violenti scontri tra musulmani e cristiani, costati la vita ad almeno 12 persone. Tra le vittime, ci sono anche un giovane studente della scuola salesiana Rod el Faragh del Cairo e il padre di un postulante comboniano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Lo scontro è stato originato dal diffondersi di una voce, non confermata, secondo cui una donna cristiana, sposata con un musulmano e intenzionata a convertirsi all’islam, sarebbe stata trattenuta contro la sua volontà nella chiesa ortodossa di San Mina al Cairo. Centinaia di islamici, istigati da gruppi di musulmani salafiti che seguono un’interpretazione radicale del Corano, hanno circondato il luogo di culto cristiano chiedendo insistentemente che la donna uscisse dalla chiesa. La situazione è poi rapidamente degenerata. Su questo nuovo drammatico episodio, ascoltiamo padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano da 16 anni in Egitto:

    R. – E’ entrato un gruppo di uomini e hanno incominciato a sparare. Poi si sono diretti verso una chiesa ortodossa e l’hanno bruciata. Da lì, poi, sono incominciati gli scontri perché cristiani di altri quartieri sono venuti in questo quartiere. L’esercito ha tardato quattro ore ad arrivare. E’ necessario dire che in tutto il Medio Oriente ci sono settarismi, divisioni e inoltre questo è un periodo molto critico, perché ci sono gruppi manovrabili, tipo questi cosiddetti “salafiti” ed anche altri gruppi fondamentalisti islamici. Le ragioni di questa situazione sono fondamentalmente due: l’ignoranza e la povertà. In Medio Oriente, buona parte della gente che non ha cultura e che non ha possibilità economiche, ritrova la propria identità nell’identificazione religiosa e l’identità religiosa diventa tutto!

    D. – E poi, padre, c’è anche un altro aspetto: dalla caduta del regime di Mubarak in Egitto, il movimento salafita è diventato sempre più intransigente, proprio nel tentativo di diffondere una visione ultraconservatrice. Così si mette anche in crisi il delicato equilibrio tra le varie confessioni …

    R. – Questa visione è sempre stata presente in alcuni settori minoritari della comunità islamica internazionale. Bisogna però anche considerare – e questi sono commenti fatti da alcuni musulmani tra i più moderati – che questa è una manovra da parte del vecchio regime: quella di creare disordini usando questi gruppi che prima erano tenuti sotto stretta osservazione. E’ chiaro che al momento, con la crisi che attraversa il Medio Oriente, c’è anche il gioco politico di altre forze. Questi soggetti sono manovrabili; buona parte di queste persone vive in quartieri popolari dove il livello culturale è minimo. Io lavoro da anni in questi quartieri, cercando di portare avanti un progetto proprio per favorire l’istruzione dei bambini che provengono da famiglie povere, e uno degli obiettivi è quello di dare più dignità attraverso l’istruzione, sperando di poter contribuire a creare più tolleranza. E’ quindi una vera missione, una missione molto chiara, per me fatta nel nome di Dio. Ed è un mondo che, in questo momento peculiare, ha bisogno di posizioni chiare, non ambigue, come spesso avviene in politica … (gf)

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    Emergenza immigrazione: decine di migranti partiti da Tripoli abbandonati in mare

    ◊   Immigrazione, una notizia drammatica apre le pagine del quotidiano britannico “The Guardian”, che denuncia il mancato soccorso di decine di migranti africani partiti da Tripoli lo scorso 25 marzo e rimasti alla deriva per 16 giorni mentre la Nato e l’Unione Europea avrebbero ignorato le loro richieste di aiuto. L’Alleanza Atlantica respinge le accuse al mittente e ribadisce che non risulta, fino ad oggi, alcuna registrazione riguardo navi in pericolo o incidenti in quella zona. Intanto, in Italia, proseguono i trasferimenti di migranti dall’isola di Lampedusa, dopo la tragedia sfiorata all’alba di domenica con 528 persone finite in mare ma prontamente salvate. Poi, però, il ritrovamento di tre cadaveri. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Sembra incredibile eppure è successo. Alla fine di marzo, una barca con 72 persone a bordo, tra cui donne, bambini e rifugiati politici scappati dalla Libia, ha avuto problemi mentre cercava di raggiungere l’isola di Lampedusa. Il motore si ferma dopo solo 18 ore di navigazione: i migranti contattano con un cellulare satellitare don Mussei Zerai, sacerdote eritreo che vive a Roma, il quale a sua volta chiama la Guardia costiera italiana. Gli ufficiali riferiscono a don Zerai che la barca è stata localizzata a circa 60 miglia a largo da Tripoli e che sono state allertate le autorità competenti. Poco dopo, sull’imbarcazione appare un elicottero da cui vengono gettati acqua e cibo. Il pilota invita i migranti a mantenere la loro posizione, garantendo il prossimo arrivo di una nave per soccorrerli. Ore di attesa, ma non arriva nessuno e così finiscono alla deriva per 16 giorni. “Ogni mattina ci svegliavamo e trovavamo nuovi cadaveri”, ha raccontato al “Guardian” uno degli 11 sopravvissuti, Abu Kurke. Ad un certo punto, il 29 o 30 marzo, la nave è passata vicino ad una portaerei, probabilmente la francese “Charles de Gaulle”, secondo le informazioni del quotidiano britannico, “così vicino che sarebbe stato impossibile non vederla”, ha riferito un altro sopravvissuto. Più tardi due caccia avrebbero sorvolato la barca. Il rimpallo di responsabilità è immediato. “Avevamo allertato Malta che la nave si stava dirigendo nella sua zona di competenza, e abbiamo lanciato un allarme alle navi in navigazione”, ha detto un ufficiale italiano, ma le autorità maltesi negano ogni coinvolgimento nella vicenda. Da Parigi arriva un “no comment”. Ma don Mussei Zerai continua a ripetere: “Questo è un crimine, e un crimine non può rimanere impunito”. Intanto, il fronte dell’immigrazione diventa sempre più caldo: ieri notte sulle coste libiche l’ennesimo naufragio, stesso copione vicino Lampedusa. Qui gli scogli di Punta Spada portano ancora i segni della tragedia sfiorata: il barcone è ancora lì, inclinato sul fianco sinistro; intorno sono disseminati oggetti di ogni tipo, mentre poco fa sono stati recuperati tre cadaveri sotto l’imbarcazione. Le condizioni di salute dei sopravvissuti sono buone ma resta lo choc di aver visto la morte in faccia. Il dott. Iganzio Accomando, psicologo del team di medici che lavora sull’isola:

    R. – Le operazioni di soccorso si sono protratte per l’intera notte perché le persone venivano portate al pronto soccorso per curare e suturare tagli, c’è stata una frattura scomposta … Poi c’è il dramma umano e psicologico di chi magari non ha subito il danno fisico, ma che è completamente bagnato, infreddolito dopo cinque giorni di digiuno pieno, senza aver potuto bere e tutto quello che consegue da questo flusso migratorio in condizioni davvero tragiche …

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    Grecia: ispezione internazionale sull'attuazione del piano anti-crisi

    ◊   Scatta domani in Grecia l'ispezione della troika del Fondo monetario internazionale, dell’Unione Europea e della Banca centrale europea per verificare lo stato di attuazione del piano di austerità varato dal governo di Atene per far fronte alla crisi che da mesi attanaglia il Paese ellenico. Al vaglio degli esperti internazionali, la riduzione delle spese sanitarie, la situazione nel settore del lavoro, la riduzione delle spese nelle società pubbliche, in vista di un'accelerazione del piano delle privatizzazioni da cui le autorità contano di incassare 50 miliardi. Nei giorni scorsi si sono susseguite indiscrezioni e ipotesi, subito smentite da Atene e da Bruxelles: dal possibile abbandono dell’euro, ad una revisione del piano di aiuti concesso dall’Ue. Nelle prossime ore, poi, la Grecia ha in programma il collocamento di titoli a breve per 1,25 miliardi. Su tale provvedimento, ascoltiamo l’economista Alberto Quadrio Curzio, dell’Università Cattolica di Milano, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - E’ un test sia per la Grecia sia per l’Europa. Infatti, negli ultimi giorni, si è diffusa la voce che Atene avrebbe dato default dei propri titoli di Stato: voce duramente smentita dalla Grecia, ma anche da fonti ufficiali europee. D’altro canto la speculazione continua a colpire quel Paese, tant’è che i tassi d’interesse sui titoli a due anni sono arrivati quasi al 25 per cento: il che non ha senso, perché equiparano la Grecia a Paesi che sono veramente sottosviluppati e nulla hanno a che fare con uno Stato che, comunque, sta nel contesto di Eurolandia.

    D. - Quanta verità ci può essere nelle voci sull’abbandono dell’euro per Atene?

    R. - Ritengo impossibile che l’euro veda uscire un suo partecipante, perché i costi di una tale operazione sarebbero di molto superiori a quelli di un sostegno ai Paesi in difficoltà che, tra l’altro, certamente dovranno trovare una maggior forma di assistenza. Detto in altri termini: il prestito di 110 miliardi che l’Europa ha fatto alla Grecia dovrà essere molto allungato sulla scadenza - attualmente è prevista una scadenza a tre anni - e il tasso di interesse rinegoziato. In ogni caso, così facendo, l’Europa previene danni maggiori a se stessa e alle banche francesi e tedesche.

    D. - Se è possibile anticipare le mosse dell’Europa, cosa si può prevedere per le prossime ore?

    R. - Rinegoziando il prestito fatto alla Grecia e allungando la scadenza, l’Europa manderebbe un messaggio ai mercati che non intende abbandonare quel Paese. Allora la speculazione potrebbe cambiare di segno e, invece che vendere - come sta facendo - titoli greci, abbattendone i prezzi, potrebbe comprare un po’ di titoli greci, facendo così rialzare i prezzi. Mi auguro che l’Europa mandi questo segnale. (mg)

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    Giornata della memoria delle vittime del terrorismo in Italia

    ◊   “Abbiamo dimostrato di essere una democrazia capace di difendersi senza perdersi”. Così il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano alla cerimonia al Quirinale per l’odierna Giornata delle vittime del terrorismo e delle stragi, che ricorre il 9 maggio, giorno in cui fu trovato il corpo nel 1978 dell'allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Numerosi gli interventi dei familiari delle vittime del terrorismo rosso e nero e delle mafie. Il servizio di Debora Donnini.

    “Non dimenticheremo! Opereremo perché l’Italia non dimentichi, ma tragga insegnamenti e forza da quelle tragedie”.

    Si commuove, Napolitano, nel ricordare le vittime delle stragi, in particolare i magistrati, ed esprime “inestimabile gratitudine” a quanti hanno pagato con la loro vita la battaglia della giustizia penale contro il terrorismo che, dice, fu decisiva. Ma il capo dello Stato sottolinea che ''ci sono residue mistificazioni che pesano sul rapporto tra Italia e Brasile nella vicenda dell'estradizione, rimasta incomprensibilmente sospesa, del terrorista Cesare Battisti''. Impressiona, aggiunge, veder rievocate le teorizzazioni giustificazioniste del brigatismo rosso e le polemiche diffamatorie nei confronti delle istituzioni democratiche italiane. Napolitano cita un saggio di un giurista francese che “smonta quelle teorizzazioni e quelle polemiche come prive di plausibilità giuridica” e mostra come le misure di emergenza adottate in Italia furono proporzionate al pericolo istituzionale esistente, non travolsero le garanzie fondamentali sancite dalla Costituzione, non implicarono una trasformazione del nostro Stato di diritto in Stato autoritario. Il terrorismo degli anni di piombo è stato, dunque, una prova aspra per la coesione sociale e per le istituzioni democratiche, superata però dall’Italia unita.

    “Abbiamo dimostrato di essere una democrazia capace di difendersi senza perdersi, capace di reagire ad attacchi e minacce gravi senza snaturarsi”.

    L’invito del capo dello Stato è a soffermarsi sulla memoria dei magistrati uccisi. Bisogna “parlare responsabilmente della magistratura e alla magistratura – dice - nella consapevolezza dell'onore che ad essa deve essere reso come premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione necessaria per le riforme”. Quest’anno la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo è stata dedicata ai magistrati caduti. Il libro “Nel loro segno” ricorda 10 magistrati uccisi dal terrorismo e 15 dalle mafie. Napolitano invita a leggere “le parole che raccoglie che sono pietre – afferma - e restano più forti di qualsiasi dissennato manifesto affisso sui muri” di Milano e di “qualsiasi polemica politica indiscriminata”. Si sofferma sui manifesti anti-pm anche il premier Silvio Berlusconi, che parla di cosa assolutamente indebita e qualifica i magistrati uccisi dal terrorismo come figure eroiche. Durante la cerimonia, molti gli interventi dei familiari delle vittime. Sul valore di questa Giornata, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Mirko Schio, presidente dell’Associazione Feriti e Vittime della Criminalità e del Dovere.

    R. – Tutto sommato, penso sia molto importante per le vittime e per i familiari che comunque hanno pagato sulla loro pelle il prezzo del terrorismo: non sono soltanto vittime del dovere, ma anche molti civili. E’ una Giornata sicuramente all’insegna del ricordo, della memoria, non della polemica …

    D. – Voi ribadite: non dimenticare è un dovere personale e collettivo …

    R. - … prima di tutto, perché il sacrificio di queste persone non sia stato vano! Vogliamo comunque trasmettere ai giovani il ricordo: il ricordo di quello che è avvenuto, un’analisi del periodo storico …

    D. – Com’è cambiato il terrorismo in questi anni?

    R. – Si è ampliato e modificato; diciamo che adesso ha carattere addirittura internazionale. Dopo l’11 settembre ci siamo accorti tutti che comunque non ha confini!

    D. – Qual è il ruolo dello Stato nel combattere il terrorismo?

    R. – Sicuramente, la figura dello Stato deve essere forte, presente per mantenere le istituzioni, la democrazia: quindi è un impegno prima di tutto combattere il terrorismo, e poi anche ricordare quanti si sono sacrificati per lo Stato. Diciamo che negli ultimi 20 anni c’è stata un’attenzione maggiore, una vicinanza maggiore da parte delle istituzioni dello Stato nei riguardi delle vittime. Comunque, la strada è in salita; servirebbe sicuramente una maggiore attuazione delle norme a favore delle vittime.

    D. – Un altro punto spesso dibattuto è quello del segreto di Stato …

    R. – Penso che a distanza di anni, la verità debba comunque essere resa pubblica. (gf)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: nasce il Ministero per l’Armonia Interreligiosa e le Minoranze con a capo due cattolici

    ◊   Con l’ennesimo cambio in corsa, il Ministero per le Minoranze Religiose in Pakistan diventa “Ministero Federale per l’Armonia Interrelgiosa e le Minoranze”. Al vertice del dicastero vengono confermati due esponenti cattolici: Paul Bhatti, fratello del Ministro ucciso, con la carica di “Consigliere Speciale del Primo Ministro”, e l’avvocato Akram Masih Gill con la carica di “Ministro dello Stato” (una sorta di “vice ministro”), che presto potrebbe ricevere la nomina ufficiale di “Ministro Federale”. Il musulmano Rias Hussein Pirzada, membro della Lega Muslmana-Q, nei giorni scorsi nominato inaspettatamente al vertice del Ministero, ha assunto ora l’incarico di Ministro della Salute. In effetti la sua nomina non aveva trovato consensi fra le minoranze religiose in Pakistan ed erano giunti al governo pakistano anche i primi malumori della comunità internazionale. Lo stesso Pirzada aveva detto pubblicamente di “non essere del tutto soddisfatto” dell’incarico assegnatogli e di desiderarne un altro. La comunità cristiana in Pakistan, notano fonti di Fides, spera che questo sia l’assetto definitivo del Ministero. L’aggiunta del riferimento all’armonia interreligiosa va a rafforzare il lavoro iniziato da Shabhaz Bhatti che aveva ottenuto una linea di finanziamento dal governo americano proprio per promuovere l’armonia interreligiosa in Pakistan. Intervistato dall’agenzia Fides, Akram Gill ha detto: “E’ mia intenzione lavorare per la protezione delle minoranze religiose (che sono il 5% della popolazione), fra le quali i cristiani in Pakistan. E’ noto che in questo Paese le minoranze religiose non si sentono sicure. Sarà mio compito tenere alta l’attenzione del governo e della politica sulle loro condizioni e sulla necessità di tutelare e promuovere i loro diritti”. Sul cambio del nome del Ministero, Gill spiega che “l’esecutivo si è reso conto che oggi il dialogo interreligioso è una urgenza per la società, che non può essere lasciato solo nelle mani di alcuni uomini di buona volontà. E’ necessario che lo Stato promuova il rispetto e l’uguaglianza di tutte le religioni”. Gill conclude il colloquio con Fides con un ringraziamento: “All’inizio del mio mandato, vorrei ringraziare il Santo Padre Benedetto XVI per le sue parole e per il suo impegno nel difendere a livello internazionale la libertà religiosa e le comunità cristiane del Pakistan”. (R.P.)

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    Nel Punjab pakistano giovane cristiano, disabile mentale, arrestato per blasfemia

    ◊   Le famigerate leggi sulla blasfemia colpiscono ancora la comunità cristiana in Pakistan. La polizia di Chichawatni, nel distretto di Sahiwal, provincia del Punjab, ha incriminato e arrestato – sottraendolo alla giustizia sommaria della folla – un disabile mentale per aver “offeso i sentimenti religiosi” dei musulmani. Egli avrebbe pronunciato frasi ingiuriose sul profeta Maometto. Tre parenti del 25enne Babar Masih hanno già abbandonato le loro case, dopo aver ricevuto gravi minacce. La famiglia è la sola rappresentante della minoranza religiosa della zona e ora vive nascosta nel timore di rappresaglie dei fondamentalisti. Le forze dell’ordine hanno aperto un’inchiesta a carico di Babar Masih, 25enne disabile mentale, in base alla “legge nera”. Il 2 maggio scorso gli agenti lo hanno arrestato per aver pronunciato frasi blasfeme verso il profeta Maometto. Fonti cristiane locali riferiscono che è stata la stessa famiglia del giovane a favorire il fermo degli agenti, che hanno prelevato il giovane in gran segreto. Una folla di musulmani inferociti si era infatti radunata nei pressi dell’abitazione della famiglia Masih. I parenti temevano un assalto volto a ottenere giustizia sommaria. Tra le richieste degli estremisti quella di consegnare il giovane cristiano malato di mente, per “fare giustizia” ammazzandolo. Il blitz degli agenti ha consentito il prelievo di Babar. Nel frattempo i parenti sono fuggiti dalle loro case nel timore di rappresaglie, nascondendosi in un luogo segreto. Amjad, fratello della vittima, riferisce che alcuni leader religiosi musulmani della zona hanno esercitato “pressioni” volte a ottenere “false testimonianze” per incastrare il giovane cristiano. Molti conoscono le condizioni di salute di Babar, che in passato ha sofferto di scatti di rabbia improvvisa e immotivata, linguaggio scurrile e mancanza di attenzione al cibo e al vestiario. Egli era un “facile obiettivo” di accuse pretestuose, in base alle famigerate leggi sulla blasfemia. I capi cristiani della provincia hanno mediato per un accordo con gli imam, volto a ottenere il ritiro della denuncia. Tuttavia gli estremisti non sembrano intenzionati a ritirare le accuse. Nonostante le accuse della comunità internazionale sui continui abusi, pare che la “legge nera” sia destinata a mietere una nuova vittima della minoranza cristiana. Per la loro lotta volta a ottenerne la cancellazione – o quantomeno la modifica – nel recente passato due politici di primo piano del Paese (Salman Taseer, governatore del Punjab e Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le Minorazne religiose) sono stati assassinati a sangue freddo. (R.P.)

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    India: due Memorandum alla presidente Patil sulle violenze contro i cristiani

    ◊   C’è un vero e proprio “corridoio color zafferano” – che è il colore utilizzato dai militanti dei gruppi estremisti indù – che si estende da un parte all’altra dell’India, sul versante occidentale e su quello orientale, con un unico scopo: colpire in tutti i modi le comunità cristiane, con atti aperti o subdoli e sotterranei. E’ la denuncia contenuta in due Memorandum presentati alle massime autorità dell’India dalle comunità cristiane, attraverso movimenti ecumenici come il “Global Council of Indian Chrstians” (Gcic) e il “Catholic Secular Forum”, entrambe organizzazioni che accolgono fedeli di tutte le confessioni e che costituiscono antenne sul territorio indiano per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei credenti in Cristo. Negli ultimi tre anni si è reso evidente, da oltre mille episodi anticristiani avvenuti, come esista una “linea di estremismo” che attraversa gli Stati di Orissa, Chhattisgarh, Madhya Pradesh, Maharashtra e Gujarat nell’India centrale, ma anche Andra Pradesh e Karnataka nella parte meridionale del paese. “Si sono verificati oltre 100 casi di autentico martirio di cristiani, migliaia di sfollati, centinaia di chiese, comunità e istituti attaccati” nota il Memorandum sottoposto al Presidente dell’India Pratibha Patil, all’indomani della manifestazione di protesta e digiuno organizzata in Orissa. Proprio l’Orissa rappresenta il “crocevia dell’odio” e del tentativo di “pulizia etnica” ai danni dei cristiani, nota il testo. Il documento ricorda che “il nome di un leader estremista indù, Indresh Kumran, già accusato per numerosi attacchi terroristici, compare fra gli organizzatori dei massacri di Khandamal (distretto dell’Orissa, teatro delle violenze del 2007-2008), compiuti grazie alla copertura delle autorità militari”. Il massacro avvenuto in Orissa, allora, nota il Gcic, “rappresenta un test per il governo sulla sua effettiva capacità di promuovere la giustizia”, è un test sul funzionamento della giustizia criminale, ma anche un test sull’efficacia del governo nel garantire i diritti ai cristiani, come a tutti gli altri cittadini. Il Memorandum chiede che l’Agenzia Investigativa Nazionale (Nia) indaghi e provi il coinvolgimento di leader estremisti e di alti vertici militari, e in Orissa si metta fine allo strisciante boicottaggio imposto sui cristiani da militanti di gruppi radicali indù come il “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (Rss). Un secondo documento riguardante le persecuzioni anticristiane avvenute in Karnataka è stato presentato al Presidente indiano Pratibha Patil e al Vicepresidente Mohammed Ansari. Il memorandum, preparato dal “Catholic Secular Forum”, è stato consegnato dal giudice Michael Saldanha, estensore di un recente Rapporto che ha ristabilito la verità sulle violenze anticristiane avvenute in Karnataka nel 2008. Il testo esprime alle autorità indiane la crescente preoccupazione per le condizioni di insicurezza, a volte anche di terrore, in cui vivono le comunità cristiane, soprattutto negli stati di Karnataka e Orissa. Fra i punti caldi segnalati nel Memorandum: l’aumento dei militanti estremisti indù; la copertura politica data dal partito nazionalista Baratiya Janata Party (Bjp) ai gruppi estremisti in molti Stati indiani, l’indebolimento progressivo del carattere laico e tollerante dello Stato; le delicate questioni poste dalle cosiddette “legge anti conversioni”, provvedimenti che violano la libertà di coscienza, e i falsi casi denunciati per colpire i cristiani; la lentezza della machina statale e giudiziaria nella tutela delle vittime. La Presidente Pratibha Patil si è detta “scioccata” nell’apprendere tali casi di “autentica persecuzione”, assicurando il suo appoggio personale per promuovere nell’Unione indiana la tutela dei diritti delle comunità di minoranze. (R.P.)

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    Vietnam: violenta repressione contri i cristiani Hmong, almeno 49 morti

    ◊   E’ di almeno 49 morti, centinaia di feriti e un imprecisaabile numero di arresti il bilancio della sanguinosa repressione scatenata dalle forze di sicurezza vietnamite contro cristiani e animisti della comunità Hmong, una minoranza etnica che vive nel Nordovest del Paese e in Laos. La vicenda - riferisce l'agenzia AsiaNews - è iniziata il 30 aprile, a Muong Nhe, nella provincia di Dien Bien, quando circa 8.500 Hmong si sono riuniti per pregare e per chiedere riforme e libertà religiosa. La manifestazione è stata interrotta da un violento intervento dell’Esercito popolare e delle forze di sicurezza, che hanno fatto morti e feriti e compiuto centinaia di arresti, deportando molti dei fermati in località sconosciute in Vietnam e in Laos dove, secondo Christy Lee, direttore esecutivo della Hmong Advance, Inc.(Hai) di Washington, “potrebbero essere torturati o uccisi, o semplicemente sparire”. Nell’area sono state tagliate elettricità e comunicazioni. Tra gli arrestati ci sono alcuni ministri straordinari dell’eucaristia che servono quattro comunità cattoliche della regione. Nella zona ci sono un migliaio di cattolici registrati, che pregano Dio con discrezione in quella che è chiamata “la zona bianca”, nella quale il livello di violazione della libertà religiosa è il più alto del Paese. E ci sono cristiani che per conservare la fede sono emigrati. A Muong Nhe, finora, sacerdoti cattolici sono riusciti ad andare solo due volte, presentandosi come turisti che andavano a fare visita alle comunità e che sono stati sotto sorveglianza continua e seguiti da funzionari di polizia che li controllavano per prevenire qualsiasi tentativo di evangelizzazione. Il Ministero vietnamita dell’informazione e ufficiali dell’esercito, tramite l’ufficiale Vna, hanno accusato i manifestanti di essere irridentisti che operano per istigazione di “reazionari che ingannano la credulità popolare spargendo voci sulla presenza di un potere sovrannaturale e invocando un impero separato del popolo Hmong”. Hanoi cerca di chiudere la zona e di scacciare la popolazione nelle montagne e nella giungla. L’ambasciata degli Stati Uniti a Hanoi ha fatto sapere di volersi informare sull’accaduto, che è avvenuto a soli due giorni dal rapporto della Commissione sulla libertà religiosa internazionale che ha chiesto al Dipartimento di Stato di rimettere il Vietnam nell’elenco dei Paesi di “particolare preoccupazione per il rispetto della libertà religiosa”. I Hmong sono uno dei 53 gruppi etnici del Vietnam e sono circa 790mila. Nel corso della guerra dettero aiuto agli americani e alla fine del conflitto, in parecchi emigrarono in America. Coloro che sono rimasti, vivono al di sotto del livello di povertà, indicato dalla Banca Mondiale. Come le altre minoranze etniche sono stati più a contatto con il cristianesimo e ci sono numerosi convertiti. (R.P.)

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    Giornata dell’Europa: il presidente Buzek sollecita un mercato unico dell’energia

    ◊   Le istituzioni europee sono ''robuste'' e, ''cio' che è più importante, aperte al cambiamento''. Nel discorso sullo stato dell'Unione, oggi al Festival dell'Europa in corso a Firenze, il presidente dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, ha fatto il punto su problemi e sfide di fronte all'Ue, sottolineando che le ''istituzioni europee devono essere sensibili di fronte ai diversi bisogni dei cittadini, più flessibili e più trasparenti''. In altre parole, l'Europa è ancora un ''work in progress''. Tra le sfide più importanti, Buzek ha individuato quella dell'economia, assolvendo però in parte l'Europa perché, ha detto, ''abbiamo importato l'instabilità finanziaria dall'esterno dell'Unione''. In ogni caso la parola d'ordine deve essere quella di ''mostrare solidarietà agli Stati membri non solo quando le cose vanno bene, ma anche quando vanno male'', e in questo senso, ha sottolineato Buzek, ''il Parlamento europeo ha appena approvato un pacchetto legislativo di sei proposte della Commissione europea che mira a stabilizzare i mercati''. Per usare uno slogan, ''non c'è libertà senza solidarietà. Ma la libertà e la solidarietà senza responsabilità è solo uno slogan vuoto'', ha aggiunto il presidente dell'Europarlamento sottolineando che ''gli Stati membri devono mostrare responsabilità'. 'Per uscire velocemente dalla crisi – ha proseguito Buzek - dobbiamo continuare con le riforme strutturali'' e ''dobbiamo dire ai nostri cittadini che abbiamo vissuto di credito troppo a lungo''. Per gestire la crisi, secondo Buzek, “è necessario “creare un reale mercato comune dell'energia come base per un mercato unico completo''. ''Abbiamo bisogno - ha aggiunto il presidente dell'Europarlamento - di un approccio comune per acquistare risorse energetiche al di fuori dell'Unione''. (R.G.)

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    Il dramma dimenticato di 358 mila mamme e 800 mila bambini morti ogni anno durante il parto

    ◊   Ogni giorno nel mondo circa 1000 donne e 2.000 bambini muoiono per complicazioni durante il parto. Gran parte di queste morti potrebbe essere evitata garantendo l’assistenza sanitaria di base. Sono dati tratti dall’ultimo rapporto sullo “Stato delle Madri nel Mondo”, curato dall’Organizzazione non governativa Save the children. 48 milioni di donne ogni anno partoriscono infatti senza alcuna assistenza medica professionale e sovente senza alcun controllo durante la gravidanza e 2 milioni mettono al mondo il proprio bambino completamente da sole, sia per l’assenza o la non accessibilità delle strutture sanitarie, sia a causa del divieto - per ragioni culturali e religiose - di chiedere aiuto a persone esterne o di uscire di casa per recarsi in strutture sanitarie. Accade così che 358 mila donne nel mondo perdono ogni anno la vita in conseguenza della gravidanza o del parto (spesso per emorragie) e circa 800 mila bambini muoiono alla nascita (per difficoltà respiratorie, asfissia o sepsi). A questi si aggiungono oltre 3 milioni di neonati che perdono la vita entro il primo mese, Le statistiche sulla mortalità materna ed infantile danno la misura delle abissali distanze che ancora separano i Paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la Norvegia in cima alla classifica delle Nazioni dove mamme e bambini stanno meglio e l'Afganistan all'ultimo posto nel mondo, tra i 164 Stati presi in esame, preceduto da Niger, Guinea Bissau, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana. Dal lato opposto i 10 Paesi dove il benessere materno infantile è al massimo sono dopo la Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Francia. Se in Norvegia ogni parto avviene in presenza di personale qualificato in Afganistan questo accade solo nel 16% dei casi. Save the Children ha calcolato che se tutti i parti avvenissero in presenza di ostetriche o di personale sanitario con competenze analoghe, ogni anno si potrebbe salvare la vita di 1.3 milioni di neonati e di decine di migliaia di donne. Il Rapporto denuncia pure che 8 milioni e 100 mila bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno nella maggior parte dei casi per malattie come polmonite, diarrea, malaria, evitabili e curabili o patologie ormai debellate nei Paesi industrializzati, che potrebbero essere prevenute con semplici ed economiche misure, dall'allattamento esclusivo al seno, ai vaccini, all'utilizzo tempestivo di un antibiotico o sali reidratanti. “E' inaccettabile – sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children in Italia - che nel XXI secolo un bambino possa morire ancora per una diarrea o una polmonite''. Nel 2000 il mondo si è impegnato a debellare la mortalità materno-infantile. Ma gli attuali trend - spiega Valerio Neri – indicano che questo obiettivo è molto lontano per diversi Paesi. Tuttavia “la sfida si può vincere, quindi non ci sono scuse o alibi alla non azione'', ammonisce il direttore di Save the Children, suggerendo di agire a più livelli. “E’ necessario – spiega - che i sistemi sanitari nazionali dei Paesi in via di sviluppo si dotino di più operatori sanitari, inclusi i volontari comunitari per la salute che svolgono un compito fondamentale soprattutto nelle aree più remote e rurali. Si stima che siano necessari altri 3 milioni e mezzo di operatori sanitari” “E' poi necessario – aggiunge - che gli Stati donatori, compresa l'Italia, non solo continuino ad assicurare i finanziamenti promessi a sostegno della salute materno-infantile ma incrementino il volume degli aiuti. Diversamente questa battaglia non potrà essere vinta entro il 2015”. Per questo conclude Neri occorre “che i cittadini e le opinioni pubbliche continuino a vigilare sui propri governi affinché mantengano le promesse''. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Bolivia: il 37% delle morti materne causate da ignoranza, paura e precarietà dei servizi

    ◊   Ogni anno nei centri sanitari della Bolivia si registra il 37% delle morti materne. Secondo i dati dell’organizzazione Visión Mundial, annualmente nel Paese muoiono oltre 17 mila bambini e 600 madri. Da uno studio dell’Ufficio Nazionale del Programma di Salute Sessuale e Riproduttiva del Fondo della Popolazione delle Nazioni Unite (Unfpa), ripreso dall'agenzia Fides, emergono le tre cause principali che alimentano il fenomeno. La prima è l’ignoranza. Infatti, nonostante le donne abbiano il diritto ad accedere ai servizi degli ospedali, molte, in particolare quelle che vivono nelle zone rurali, preferiscono rimanere nelle proprie case e si servono dell’assistenza medica solo in gravidanza o in caso di complicazioni durante il parto. Un secondo fattore individuato dall’Unfpa riguarda il non sapere come raggiungere i centri sanitari o addirittura non conoscerne l’ubicazione, nonostante il servizio di assicurazioni materno infantili locali preveda il trasporto in casi di emergenza. Il terzo fattore che contribuisce ad aggravare questa situzione è la precarietà dei servizi offerti. Nonostante gli sforzi del governo, attraverso diversi programmi di salute, il Paese è al secondo posto in America Latina e Caraibi per i suoi alti indici di mortalità materno-infantile, dopo Haiti. Secondo fonti ufficiali, la popolazione è assistita da almeno 3.480 centri ospedalieri dipendenti dai comuni, dalle Ong, dalla Chiesa e della Cassa Nazionale della Salute. (R.P.)

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    Haiti: urgono ancora aiuti per gli haitiani colpiti dal terremoto

    ◊   Nonostante gli enormi aiuti alla popolazione haitiana colpita dal terremoto 16 mesi fa, il Paese caraibico ha bisogno ancora di tanto sostegno. Una nota del Catholic Transcript, periodico dell’arcidiocesi di Hartford, Connecticut, riporta che prima del terremoto il tasso di analfabetismo ad Haiti era del 52%, e la metà della popolazione viveva con meno di 1$ al giorno. Nel Paese si registra il più alto tasso di mortalità infantile della regione e ci sono solo 2 medici ogni 10 mila abitanti. La produttività agricola è stata così bassa da soddisfare solo il 28% del prodotto interno lordo. Haiti ha prodotto solo il 49% del fabbisogno di cui necessita, obbligando il Paese all’importazione dei generi alimentari. Nel programma della diocesi di Norwich “Outreach to Haiti” e dalla Chiesa di St. Peter Claver, Jude Marie Banatte, medico haitiano, che ha collaborato con il Catholic Relief Services (Crs) per 11 anni, ha parlato delle attività del Crs sull’isola e dei progressi fatti dopo il terremoto. “L’agricoltura non soddisfa i fabbisogni del Paese ma ad Haiti non si soffre la fame nè la malnutrizione” ha dichiarato il medico. Il Crs, dal terremoto, ha distribuito 25 milioni di razioni e oltre 1.2 milioni di senzatetto sono stati accolti in spazi aperti. Il Crs cerca di aiutare gli haitiani a diventare autonomi e a riuscire a provvedere a se stessi. Attualmennte 11 mila persone sono impegnate a pagamento nella raccolta delle macerie, puliscono i canali di bonifica e costruiscono alloggi provvisori. Sono state istallate 1.300 unità idrico sanitarie e, nonostante questi risultati, la gente ha l’impressione che non sia stato fatto abbastanza. (R.P.)

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    Nicaragua: al via la “crociata” di preghiera per la pace, in vista delle prossime elezioni

    ◊   Una “crociata” di preghiera per la pace in Nicaragua. Parte oggi l’iniziativa promossa dalla Chiesa cattolica del Paese centramericano - riferisce l’agenzia Zenit - per invocare la pace, attraverso il Santo Rosario. Il Nicaragua, sconvolto nei decenni passati da ondate di violenza, affronta un anno elettorale che mette in pericolo il fragile equilibrio politico e sociale in cui si trova attualmente. A dare il via alla “crociata” nazionale di preghiera saranno nove vescovi riuniti nella città di Rivas, a 110 chilometri dalla capitale Managua, come ha riferito alla stampa il vicepresidente della Conferenza episcopale del Nicaragua (Cen), mons. Abelardo Mata, vescovo di Estelí. Le giornate di preghiera con la recita collettiva del Rosario si svolgeranno tutti i giovedì nelle varie diocesi del Paese per invocare la protezione della Vergine Maria ed ottenere la pace tra i nicaraguensi, che in molti portano ancora i segni dolorosi del conflitto intestino che ha investito il Paese negli anni Ottanta. E’ convinzione della Conferenza Episcopale – ha detto mons. Mata - che i nicaraguensi abbiano bisogno di “una vera trasformazione del cuore” che li porti “a riconoscere Gesù vivo nell'Eucaristia. Solo così – ha aggiunto il presule - potremo spogliarci con la grazia divina della cecità spirituale e, con la luce dello Spirito Santo, poter vedere in profondità la realtà umana”. Il Nicaragua eleggerà il 6 novembre prossimo il presidente, il vicepresidente, 90 deputati all'Assemblea Nazionale e 20 al Parlamento Centroamericano. (R.G.)

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    Messico: leader cristiani denunciano le contestazioni durante la Messa di Pasqua

    ◊   I leader cristiani del Messico, in rappresentanza di 17 Chiese, hanno diffuso una dichiarazione congiunta esortando il Governo a difendere la libertà religiosa. Come riferisce l’agenzia Zenit, il testo risponde all'episodio verificatosi nel giorno di Pasqua, quando un gruppo di contestatori ha interrotto la Messa nella Cattedrale di Città del Messico. I contestatori sono stati fermati dalla polizia e in seguito rilasciati. La Chiesa cattolica è rappresentata nella dichiarazione dal segretario generale della Conferenza episcopale. Sottolineando che uno Stato “deve compiere uno sforzo non solo per assistere le necessità fisiche dei cittadini, ma anche per dare le garanzie necessarie al loro sviluppo spirituale”, i leader cristiani hanno dichiarato che “non è sufficiente per lo Stato approvare la libertà di culto dei suoi cittadini. Deve promuovere e garantire la vera libertà religiosa, che, purtroppo, non vediamo ancora riflessa nelle nostre leggi”, hanno affermato in una nota congiunta. La dichiarazione ha ricordato che la libertà religiosa “non è una concessione benevola dello Stato, ma un diritto umano fondamentale. Da questa dipendono, in larga misura, la pace e la tranquillità che milioni di noi messicani meritano”, come indica il testo. (G.P.)

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    Argentina: si apre a Buenos Aires la plenaria dei vescovi

    ◊   Si apre oggi a Buenos Aires la Plenaria della Conferenza episcopale argentina, sotto la presidenza dell’arcivescovo diocesano, cardinale Jorge Bergoglio. Come è consuetudine, ad aprire la 101.ma sessione dell’episcopato - che si concluderà il 14 maggio - sarà la Concelebrazione eucaristica presso la cappella della Casa di ritiro “Il Cenacolo”. Le sessioni inizieranno con uno scambio pastorale e con le relazioni delle Commissioni episcopali di Pastorale Sanitaria, per i Ministeri e di pastorale penitenziaria. Altri momenti dell’agenda includono la ripresa del processo di valutazione della Missione Continentale, la preparazione del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione e la presentazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini. Dal canto suo, la Commissione episcopale per l’Educazione Cattolica presenterà il documento dal titolo “Missione della scuola cattolica”, mentre le Commissioni per la Pastorale Sociale e per la Catechesi relazioneranno, rispettivamente, sul primo Congresso nazionale di Dottrina Sociale della Chiesa, svoltosi dal 6 all’8 maggio a Rosario e sul terzo Congresso Catechistico nazionale in programma nel 2012 a Morón. Riguardo al Congresso sulla Dottrina Sociale della Chiesa, mons. Casaretto presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale, ha affermato che nonostante la Chiesa riconosca i progressi compiuti nel campo della dottrina sociale, tuttavia ritiene che "la povertà rimanga una sfida importante in Argentina". Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ha chiarito che quando la Chiesa afferma questa realtà "non intende parlare contro nessuno, ma ritiene che la povertà resti ancora un problema serio". Mons. Casaretto ha inoltre sottolineato che "c'è stata una risposta attraverso molti piani sociali" e che la Chiesa "valuta molto importante" il contributo per i nascituri e la sua estensione alle donne in gravidanza. I vescovi argentini saranno inoltre informati sulla preparazione nelle diocesi argentine e nell’arcidiocesi di Madrid e nelle Chiese locali spagnole della Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo agosto nella capitale spagnola, cui parteciperanno numerosi pellegrini spagnoli insieme ai responsabili della Commissione nazionale per la Pastorale giovanile. (M.V.)

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    El Salvador: la Chiesa dice sì alle misure di sicurezza per la capitale

    ◊   La Chiesa cattolica approva la decisione del Presidente della repubblica, Mauricio Funes, che proroga di un anno la presenza nella capitale delle Forze Armate con compiti di pubblica sicurezza, perché è una facoltà del Presidente. L'arcivescovo della capitale, mons. José Luis Escobar Alas, ha detto di unirsi all'opinione dei cittadini che hanno accettato la presenza di membri delle forze armate in alcuni compiti di pubblica sicurezza. "Sappiamo che questo non è l'obiettivo delle forze armate, ma ci troviamo in una condizione critica, di emergenza, e questo è giustificabile. Lo sforzo è stato positivo" ha detto l'arcivescovo durante la consueta conferenza stampa domenicale, di cui l’arcidiocesi invia un resoconto all’agenzia Fides. Parlando di altre questioni, mons. Escobar Alas ha chiesto alle autorità di indagare circa i danni arrecati al Teatro Nazionale e ad una delle porte della Cattedrale da parte dei manifestanti che hanno protestato, nelle prime ore di domenica, contro gli sfratti ingiunti dal sindaco, Norman Quijano. L'arcivescovo di San Salvador ha sottolineato che vede positivamente la riorganizzazione del centro della capitale, ma comunque il metodo per raggiungere tale obiettivo non dovrebbe mai includere la violenza, ma il dialogo. (R.P.)

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    Nasce in Pakistan il network “Radio Partnership for Peace”

    ◊   E’ sulle onde radio che si rivelano con chiarezza i diversi orientamenti ideologici esistenti nella società pakistana. La società è spaccata fra quanti inneggiano a Bin Laden come “eroe” o “martire”, e quanti credono nella pace, nel bene comune, in una nazione laica, tollerante e armoniosa. Questi ultimi hanno dato vita al network radiofonico “Radio Partnership for Peace”, prima iniziativa del genere in Asia. La radio, come riferisce all’agenzia Fides padre John Shakir Nadeem, direttore di Radio Veritas in urdu e eegretario della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale, “è uno dei mezzi di comunicazione chiave per formare l’opinione pubblica e influenzare le tendenze nella società, anche perché il 65% della società pakistana è composto da giovani sotto i 25 anni, grandi fruitori e ascoltatori delle radio.” La radio è tuttora il mezzo preferito dei gruppi talebani per la loro propaganda, nonché per minacciare e intimidire la popolazione. In risposta a tale uso dello strumento radiofonico, oltre 60 stazioni radio pakistane, di diversa ispirazione, hanno dato vita al progetto “Radio Partnership for Peace”, progressivamente allargatosi fino a includere oltre 130 stazioni radiofoniche in tutto il territorio nazionale. Le radio che compongono il network chiedono anche una revisione delle restrizioni imposte di recente dal governo che, con una ordinanza generale, ha vietato a tutte le emittenti di trasmettere notiziari, con l’obiettivo di combattere la propaganda. (G.P.)

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    Missionario del Pime nelle Filippine: la morte di Osama non fermerà il dialogo interreligioso

    ◊   “La morte di Bin Laden non cambierà i rapporti fra cristiani e musulmani di Mindanao. La situazione è sotto controllo. I problemi e i rischi sono gli stessi di un mese fa”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews padre Sebastiano D’Ambra (Pime), sacerdote missionario a Zamboanga, nelle Filippine, e fondatore di Silsilah, un movimento per il dialogo interreligioso. Il sacerdote spiega che sono avvenute alcune manifestazioni in questi giorni contro l’uccisione di Osama Bin Laden, ma la maggioranza dei musulmani è disinteressata e preferisce proseguire il dialogo.
    Oggi a Zamboanga si è tenuto l’incontro di un gruppo di lavoro di Silsilah, che riunisce ogni mese i principali leader cristiani e musulmani della regione. Il tema di questo mese riguarda gli effetti delle primavera araba a Mindanao. “Durante l’incontro – spiega il missionario - i musulmani hanno espresso critiche rispetto alla gestione della guerra in Libia da parte dell’Occidente, fatta solo per interessi economici”. Il tema interessa da vicino la regione di Mindanao, ricca di giacimenti di gas, soprattutto nelle province a maggioranza musulmana. Il movimento di Silsilah propone da oltre 20 anni progetti e iniziative come la Conferenza dei vescovi e degli ulema (Bishop ulema forum) e corsi di formazione per giovani cristiani e musulmani. Oggi si tengono a Zamboanga i festeggiamenti per il 25° anniversario di fondazione del Movimento. (G.P.)

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    Taiwan: tre eventi ecclesiali per la diocesi di Kao Hsiung

    ◊   La diocesi taiwanese di Kao Hsiung ha festeggiato tre grandi eventi all’inizio del mese mariano. Secondo quanto riferiscono diversi organi di informazione e le notizie raccolte dall’agenzia Fides, i tre eventi diocesani celebrati riguardano i 130 anni di fondazione della parrocchia di S. Vincenzo Ferrer, i 30 anni di sacerdozio di tre missionari domenicani e l’apertura del nuovo Centro dei Laici. Mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kao Hsiung, padre Juan Veneros il parroco, padre Javier Gonzalez Superiore provinciale della provincia domenicana del Rosario, padre Tomas Miguel Blazquez, Superiore della comunità domenicana di Taiwan hanno presieduto insieme l’inaugurazione e la benedizione del nuovo Centro dei Laici. Esattamentre 130 anni fa, i missionari domenicani della provincia del Rosario, inaugurarono la parrocchia di S. Vincenzo Ferrer. Per ricordare la circostanza, l'arcivescovo di Kao Hsiung, mons. Peter Liu, ha presieduto una solenne Santa Messa nel pomeriggio di domenica 1° maggio, concelebrata da 17 sacerdoti locali e missionari, davanti a 700 fedeli. Durante la Messa ha amministrato il sacramento della Cresima a 9 fedeli e dato la Prima Comunione a 12 bambini. I fedeli di Kao Hsiung hanno reso omaggio, con immensa gratitudine, ai tre missionari domenicani – padre Juan Veneros, padre Jose Ignacio Moronta e padre Ricardo Cemteno Valdivieso - che festeggiano i 30 anni di sacerdozio. Tutti e tre sono appassionati dell’evangelizzazione dell’isola e, secondo i taiwanesi, “parlano la lingua cinese meglio dei cinesi”. Ogni anno, in vista della solennità di Pasqua, padre Ricardo Cemteno Valdivieso porta in pellegrinaggio nell’isola una Croce gigantesca, per ricordare a tutti il grande Amore di Gesù, e con questo suo gesto ha suscitato numerose conversioni, commuovendo gli isolani. I domenicani sono i precursori della seconda evangelizzazione di Taiwan, hanno festeggiato 150 anni di missione nel 2009. La diocesi di Kao Hsiung è il luogo dell’isola di Taiwan dove sbarcarono i primi missionari. (R.P.)

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    Spagna: per i vescovi aragonesi una legge “apre la porta” all'eutanasia

    ◊   Mercoledì scorso è stata resa nota la lettera pastorale “Solo Dio è il Signore della Vita”, dell'episcopato delle diocesi spagnole dell'Aragona, pubblicata in occasione della promulgazione, da parte del Governo autonomo aragonese, della “legge sui diritti e le garanzie della dignità della persona nel processo di morire e nella morte”. I presuli denunciano che la legge permetterebbe di fatto l'applicazione dell'eutanasia, oltre al fatto di “non considerare il diritto dei professionisti del settore sanitario all'obiezione di coscienza”. Le Cortes dell'Aragona - riferisce l'agenzia Zenit - hanno approvato il 24 marzo scorso la norma, abbreviata dai media come “legge della morte degna”. L'Aragona è la seconda comunità autonoma, dopo l'Andalusia, ad approvare una norma in una materia che sarà oggetto di una legge statale del governo centrale. Senza attendere questo provvedimento, i Governi autonomi hanno iniziato a legiferare, dando luogo a possibili differenze tra spagnoli quanto all'esercizio dei loro diritti nell'itinerario di fine vita. Per i vescovi aragonesi, le leggi sanitarie esistenti, gli orientamenti delle società mediche e scientifiche e l'impegno quotidiano dei professionisti sanitari a favore del malato sono sufficienti nella pratica quotidiana a risolvere i dubbi che possono sorgere. Pur ritenendo positive la richiesta della legge di migliorare l'assistenza ai malati in fase terminale e alle loro famiglie, inclusa la fase del lutto, e quella di una migliore dotazione a livello di medicina palliativa, ospedaliera e domiciliare, sottolineano che questa legge “potrebbe proteggere azioni di eutanasia coperta, per abbandono terapeutico o sedazione finale inadeguata, e costringere i medici e il personale sanitario a compiere o a collaborare ad azioni contrarie ai principi etici fondamentali e al vero scopo della medicina. Almeno, dà la sensazione di poter aprire la porta a ciò”, commentano. I vescovi ricordano che “il fine della medicina, e quindi di ogni azione medica, è il bene del malato”, che include una vera relazione medico-paziente non meramente tecnica, ma “profondamente umana”. (R.P.)

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    Portogallo: creato un Osservatorio Sociale dell’episcopato

    ◊   La Chiesa cattolica in Portogallo crea quest’anno l'“Osservatorio Sociale della Chiesa”. L'obiettivo è compiere una diagnosi della situazione sociale del Paese. Come riferisce l’agenzia Zenit, il progetto è stato presentato durante la plenaria della Conferenza episcopale portoghese (Cep), svoltasi dal 2 al 5 maggio a Fatima. L'Osservatorio darà indicazioni sulle “necessità sociali della popolazione e le soluzioni del futuro”, valuterà “in termini sociali e pastorali gli effetti dell'azione sociale della Chiesa” e contribuirà “a definire mete e metodi d’intervento, di attori e organizzazioni”, come spiega la Cep in una nota. Il segretario della Cep, padre Manuel Morujão, ha affermato che l'istituzione dell'Osservatorio è un modo per promuovere “il discernimento dovuto e l'azione necessaria” in campo sociale. “Dobbiamo lavorare sempre più in rete, per conoscere esattamente qual è la situazione e concretamente, in campo sociale, per vedere quali sono le urgenze e le priorità e poter agire in modo adeguato”. La struttura riunirà tutte le organizzazioni legate alla Chiesa cattolica in cui si esercita azione sociale, come le Misericordie, i centri sociali o le parrocchie, le case di riposo o gli asili. Il segretario della Cep ha sottolineato che il lavoro dovrà aiutare la “fascia più critica del popolo portoghese”, che "soffre molto per le conseguenze della crisi economica." (G.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tensione in Pakistan per il blitz Usa nel covo di Bin Laden

    ◊   Dopo la morte di Bin Laden, gli Usa vogliono infliggere il “colpo di grazia” ad Al Qaeda. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in un’intervista televisiva in cui ha svelato ulteriori retroscena della missione che ha portato all’uccisione del leader di Al Qaeda. Ma il blitz delle forze Usa rischia di scatenare una vera e propria crisi politica in Pakistan, dove l’opposizione chiede le dimissioni del premier Gilani e del presidente Zardari per non aver saputo tutelare la sovranità territoriale. Il servizio di Marco Guerra:

    La guerra al terrore non si ferma. È questo lo spunto più saliente di oltre 60 minuti di intervista che Obama ha rilasciato alla Cbs, proprio mentre un sito estremista islamico diffondeva l’ultimo messaggio audio di Bin Laden, in cui in cui leader di Al Qaeda ha avvertito “che non ci sarà sicurezza negli Stati Uniti senza la sicurezza in Palestina”. Il presidente americano ha quindi ricostruito molti aspetti dell'attacco al compound, definendolo "una delle sue decisioni più difficili", presa fra una cerchia ristretta di collaboratori della Casa Bianca. Obama respinge inoltre le accuse sul trattamento del corpo di Bin Laden. “Abbiamo avuto più cautele noi del suo corpo – ha sottolineato - di quanto abbia fatto lui con oltre 3000 vittime delle Torri Gemelle”. Da evidenziare, infine, la richiesta di indagini al Pakistan circa la rete di sostegno di cui avrebbe beneficiato lo sceicco del terrore. E proprio su questo punto ad Islamabad in molti rischiano il proprio posto. Il ministro degli Interni pakistano Malik ha infatti ammesso il fallimento dell'intelligence di Islamabad, aggiungendo però che ciò “non significa che queste agenzie hanno protetto i terroristi”. Anche il consigliere alla sicurezza nazionale americano Donilon smorza i toni affermando che “non ci sono prove che il Pakistan sapesse”. Ma a causare maggiore imbarazzo al governo pakistano è la violazione della sovranità territoriale da parte delle truppe Usa. Sempre il ministro dell'Interno Malik ha detto che Islamabad è stata informata del raid “15 minuti dopo l'inizio dell'operazione”. Il premier Gilani interverrà nel tardo pomeriggio davanti al Parlamento per “condividere con la nazione le informazioni” su quanto accaduto ad Abbottabad. In particolare Gilani risponderà a chi ha manifestato obiezioni circa la posizione del governo, chiedendo ai leader attuali di dimettersi.

    Proteste mondo arabo
    Non accennano a diminuire le manifestazioni nel mondo arabo per chiedere maggiore democrazia, libertà e stato sociale. Ma in molti Stati il potere continua a non accettare il cambiamento e risponde con una sanguinosa repressione contro ogni forma di dissenso. Drammatica la situazione in Siria, dove in numerose città continuano i rastrellamenti casa per casa. Un intero quartiere di Damasco è stato isolato dall’esercito, mentre le città di Homs e Bamias sono strette d’assedio dai carri armati. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Il vento della rivolta continua a spirare in Siria, dove è in corso una sanguinosa repressione da parte del regime del presidente Assad. I blindati dell’esercito sono penetrati nella notte e alle prime ore dell’alba nel centro di Homs a protezione delle forze di sicurezza che stanno rastrellando gli oppositori casa per casa in almeno tre quartieri della città. In oltre un mese e mezzo di repressione, sono circa 800 i civili uccisi, ma la realtà non può essere verificata dal momento che le autorità siriane hanno espulso dal Paese tutti i giornalisti stranieri. Continuano invece a cadere le bombe della coalizione su Tripoli e le altre roccaforti del regime di Gheddafi, sulla cui sorte aleggia il mistero. Il rais non si mostrerebbe in pubblico da almeno nove giorni. Intanto, Misurata resta la città simbolo del conflitto libico con centinaia di morti e una situazione umanitaria disastrosa. Un clima di forte frustrazione caratterizza invece la Tunisia dove la crisi politica seguita alla cacciata del presidente Ben Ali non ha ancora trovato soluzione. Negli ultimi tre giorni migliaia di persone sono scese in piazza provocando una durissima repressione della polizia, mentre prende sempre più corpo la possibilità che slitti la data delle elezioni per la formazione di un’Assemblea costituente. Oltre 5 mila persone hanno inoltre inscenato una manifestazione a Marrakech, in Marocco, aderendo all'invito del movimento "20 febbraio", che reclama riforme politiche nel Paese, per denunciare l'attentato del 28 aprile scorso che ha causato 17 morti tra i quali 13 turisti. Le proteste proseguono anche in Yemen, dove da mesi l’opposizione chiede le dimissioni del presidente Saleh. Le notizie che arrivano dal Paese riferiscono di un manifestante ucciso dalle forze di sicurezza a Taez, 250 km a sud della capitale Sanaa. Solo il giorno prima due persone erano state uccise nel corso di una manifestazione di insegnanti che reclamavano un migliore trattamento salariale.

    Afghanistan
    Un kamikaze si è schiantato oggi con la sua motocicletta imbottita di esplosivo davanti ad un edificio amministrativo nella provincia afghana orientale di Laghman, provocando la morte di cinque persone ed il ferimento di una trentina, fra i quali alcuni soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza. Violenze anche nella provincia sud-orientale di Khost, deve sono stati rivenuti i cadaveri di quattro studenti decapitati dai gruppi integralisti. Intanto, i talebani hanno rilasciato un video sul cittadino canadese rapito in Afghanistan, Colin Rutherford, annunciando che sarà processato presso uno dei loro tribunali. L'accusa ei suoi confronti è quella di spionaggio.

    Singapore, elezioni politiche
    Il partito da sempre al governo a Singapore, il Pap (Partito d'azione popolare), ha vinto le elezioni per il rinnovo del Parlamento tenutesi ieri nella città Stato, assicurandosi 81 seggi su 87. Il Pap ha ottenuto circa il 60 per cento dei voti, e grazie ai seggi ottenuti si è garantito una maggioranza di due terzi in Parlamento. Nonostante i soli sei seggi ottenuti, alcuni candidati dell'opposizione parlano di “risultato storico”: nelle precedenti elezioni in molti collegi le opposizioni non si erano neanche presentate, mentre questa volta hanno corso per quasi tutti i seggi in palio, in una campagna elettorale più aperta rispetto al passato.

    Giappone, nucleare
    Il gestore energetico nipponico Chubu Electric Power ha deciso di chiudere temporaneamente la centrale nucleare di Hamaoka, 200 km a sudovest di Tokyo, considerata uno degli impianti atomici a più alto rischio sismico del Paese. La decisione è stata annunciata oggi al termine di una riunione straordinaria dei vertici dell'azienda, che ha così raccolto l'invito del premier nipponico a sospendere le operazioni per potenziare le misure di sicurezza anti catastrofe della centrale. “È un fatto estremamente positivo”, ha commentato il premier, ribadendo che il governo “farà il massimo per evitare rischi di insufficienza energetica nell'area”, che vede tra l'altro la presenza di aziende come Toyota e Suzuki.

    Turchia, conferenza Onu-Paesi meno sviluppati
    L'Unione Europea “resta impegnata ad accrescere gli aiuti per i Paesi meno sviluppati, raggiungendo l'obiettivo dello 0,7% del Pil entro il 2015”. Lo ha assicurato il presidente della Commissione Europea Barroso, intervenuto stamani a Istanbul all’apertura della quarta Conferenza delle Nazioni Unite sui Paesi meno sviluppati. Per raggiungere questo obiettivo, Barroso ha rivolto un appello “a tutti i Paesi, anche alle economie emergenti, perchè garantiscano la propria quota di aiuti”.

    Albania, elezioni locali
    Mentre è ancora in corso lo spoglio delle schede elettorali, i socialisti rivendicano la vittoria nelle elezioni locali in Albania, facendo appello al premier Berisha perché riconosca la sconfitta. A Tirana i primi dati danno in testa il sindaco uscente, il socialista Edi Rama, con il 52% dei voti. Nel voto sono in ballo i sindaci di tutte le municipalità ed i comuni albanesi, ma l’esito finale potrebbe incidere anche sulle sorti politiche del Paese. Il premier Berisha ha ribadito che riconoscerà i risultati delle elezioni amministrative “quali che siano”.

    Ecuador, referendum
    Si delinea una vittoria netta dei “sì” nel referendum indetto in Ecuador sulle riforme proposte dal governo socialista. Il presidente Rafael Correa ha preannunciato “grandi cambiamenti” sulla scia del successo scaturito dalle urne. I “sì” infatti, secondo risultati quasi definitivi, hanno prevalso per tutti i 10 quesiti posti agli oltre 11 milioni di votanti. Il presidente Correa esce rafforzato dalla consultazione, aumentando le possibilità di riconferma nelle elezioni presidenziali del 2013.

    Perù
    Con l’approssimarsi del ballottaggio alle elezioni presidenziali, in programma per il 5 giugno, in Perù si preannuncia un testa a testa tra la candidata Keiko Fujimori e Ollanta Humala. Secondo gli ultimi sondaggi la Fujimori si attesta al 41% delle preferenze, scalzando dal primo posto il suo rivale Humala fermo al 39%.

    Guinea
    Si tengono a fine novembre le attese legislative che dovrebbero consentire di concludere il periodo di transizione militare: lo ha annunciato il commissario europeo allo Sviluppo, Andris Piebalgs, al termine di un colloquio a Conakry con il presidente eletto lo scorso novembre, Alpha Condé. Il processo elettorale è al centro di tensioni tra maggioranza e opposizione sia sulla data che sull’eventuale censimento da svolgere prima. Per organizzare il voto, Bruxelles ha sbloccato un finanziamento di cinque milioni di Euro. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 129

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.