Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ad Aquileia e Venezia. Mons. De Antoni: una visita per rinsaldare la fede della nostra gente
  • Messaggio del Papa all'Azione Cattolica: l'Italia ha bisogno di laici cattolici convinti, coerenti e solidali
  • Mons. Ciro Miniero è il nuovo vescovo di Vallo della Lucania
  • Beatificazione di don Giustino Russolillo, apostolo delle Vocazioni
  • Duc in altum! L’editoriale di padre Lombardi
  • In Vaticano il giuramento di 34 nuove Guardie Svizzere. Il saluto di mons. Filoni ai giovani alabardieri
  • Incontro alla Pontificia Accademia delle Scienze: agire subito contro il surriscaldamento globale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Morte di Bin Laden. Paul Bhatti: la rete del terrore è ancora vasta. Timori per i cristiani in Pakistan
  • Siria: rivolta a Banias per fermare l'avanzata dei carri armati
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: festa della Mamma in solitudine per Asia Bibi, fra dolori e speranze
  • Cina Continentale. Si è spento il vescovo cinese Francesco Lu Shouwang: aveva 45 anni
  • Il patriarca Twal: la morte di Bin Laden non pone fine al terrorismo. Bene l’accordo Hamas-Fatah
  • Appello ecumenico del Consiglio ecumenico delle Chiese per la pace in Libia
  • Nepal. Libertà, uguaglianza e giustizia: ancora molti ostacoli alla tutela dei diritti delle donne
  • Kazakhstan: nato un nuovo Centro per aiutare le vittime dell’estremismo religioso
  • I vescovi dell’Ecuador: essere una Chiesa vicina alle sofferenze dei poveri
  • Prima ordinazione di un sacerdote congolese ad Hong Kong: è un missionario di Scheut
  • Le comunità cattoliche in Cina aprono il Mese Mariano con fervore e impegno missionario
  • Australia: i Gesuiti aprono una nuova scuola per ragazzi aborigeni in difficoltà
  • Pompei: il cardinale Sodano presiede la Supplica alla Madonna del Rosario
  • Gmg Madrid 2011: Unitalsi coordinerà l’accoglienza dei giovani disabili
  • Seminario Ccee/Kek a Friburgo per i 10 anni della Charta Oecumenica

  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: offensiva dei talebani a Kandahar contro le sedi istituzionali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ad Aquileia e Venezia. Mons. De Antoni: una visita per rinsaldare la fede della nostra gente

    ◊   Tutto è pronto ad Aquileia, Venezia e Mestre per l’attesa visita di Benedetto XVI, il 22.mo viaggio del Papa in Italia in sei anni di Pontificato. Oggi pomeriggio il Santo Padre sarà ad Aquileia, quindi - dopo le 18 - si trasferirà a Venezia per incontrare la cittadinanza in Piazza San Marco. Domani celebrerà la Santa Messa nel Parco San Giuliano a Mestre, per poi far ritorno a Venezia. Il rientro è previsto in serata a Roma-Ciampino. Sul clima di attesa in queste aree del Nordest d’Italia, il servizio del nostro inviato Luca Collodi:

    Benedetto XVI inizia oggi la visita nel ricco Nordest italiano, partendo dal Friuli. Trova una regione più povera per la crisi economica. Una terra dove si parla l’Italiano, il friulano, lo sloveno e il tedesco e che nonostante la fatica del vivere quotidiano non ha perso le ragioni della speranza accogliendo alla vigilia della visita papale un gruppo di migranti somali di Mogadiscio in un piccolo paese della vallata.

    Benedetto XVI visita il Friuli a 35 anni dal terremoto del maggio 1976 che rase al suolo numerosi paesi della regione. Arriva in un territorio che ha dato alla Chiesa tre Papi, Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I, a testimonianza, sottolinea il patriarca di Venezia, Angelo Scola, “del rapporto storico tra il Papato e il Nordest”. Nel pomeriggio, sarà ad Aquileia, diocesi di Gorizia e antica sede del Patriarcato che ricorda popoli diversi riuniti da radici cristiane, dopo un tragitto di circa 18 chilometri dall'aeroporto di Trieste, uno dei più lunghi effettuato in papamobile. Darà il via alla fase preparatoria del secondo Convegno ecclesiale del Triveneto su evangelizzazione e missionarietà in programma, proprio ad Aquileia, l’anno prossimo. Benedetto XVI sarà accolto anche da rappresentanti delle Chiese ortodosse di Grecia e Romania. Lungo le strade e nella piazza del Capitolo della Basilica sono attese almeno 100mila persone in arrivo anche da Slovenia, Austria, Croazia e Baviera.

    In una stagione di forti cambiamenti sociali, i vescovi del Triveneto attendono dal Papa una luce per il cammino della Chiesa locale perché possa “reggere di fronte alle sfide e alle tempeste della storia”. Un messaggio che nella tradizione di questa terra, superi i confini italiani e promuova un “risveglio religioso” tra regioni e popoli perché sappiano collaborare insieme - alla luce della fede cristiana – nella soluzione dei problemi sociali ed economici in un quadro mutato di pluralismo culturale. In serata, il Papa lascerà in elicottero Aquileia per Piazza San Marco a Venezia, dove su una piccola papamobile elettrica guidata da un vigile urbano del Comune veneto saluterà i fedeli prima di entrare in Basilica e raccogliersi in preghiera davanti alle reliquie di San Marco evangelista. Domani, il Papa raggiungerà in mattinata la terraferma, a Mestre, dove celebrerà la Messa e reciterà il Regina Coeli nel parco di San Giuliano. Sempre domani, ma nel pomeriggio, l’atteso incontro in laguna con i rappresentanti della società civile veneta e in serata il ritorno a Roma. (Da Venezia, Luca Collodi, Radio Vaticana)

    Sulla visita del Papa nel Nordest d’Italia e in particolare ad Aquileia, ascoltiamo l’arcivescovo di Gorizia Dino De Antoni. Luca Collodi gli ha chiesto come stia cambiando la fede in questa terra:

    R. – Noi dobbiamo confessare con umiltà che anche nelle regioni del Nordest dell’Italia i cristiani hanno bisogno di essere confermati nella fedeltà a Gesù, al suo Vangelo, alla grande tradizione cristiana che ha generato la nostra civiltà. Io penso che il Papa verrà anche per ricordare il ruolo importante che per il Nordest, e per la stessa Chiesa universale, ha avuto Aquileia: qui Ambrogio ed Attanasio combatterono fortemente contro l’eresia ariana in difesa della fede cattolica; da qui partì l’evangelizzazione di tutto il Nordest per arrivare fino al Nord della Slovenia, all’Austria fino ad alcune zone della Bassa Germania. Il Papa verrà a ricordarci queste cose, dunque. Però è vero che verrà anche a risvegliare il Nordest sui valori cristiani, dal momento che anche per noi è in atto un processo di secolarizzazione, ossia la pretesa di gestire la propria vita indipendentemente da Dio. Io credo che solleciterà anche una domanda di orientamento e di speranza, perché la collocazione geografica del nostro territorio si offre come un’opportunità per coltivare nuove relazioni non soltanto tra Est ed Ovest, ma anche tra Nord e Sud, visto che – per esempio – qui da noi già nel 2001 e per cinque anni abbiamo ospitato migliaia di profughi clandestini che venivano, anche in mancanza di attenzione da parte della realtà amministrativa locale.

    D. – Una diocesi plurilingue, una diocesi di confine, una diocesi – ad esempio – con parrocchie e un centro culturale di lingua e tradizione slovena…

    R. – Va ricordato che, prima del 1947, la maggioranza delle parrocchie dell’arcidiocesi di Gorizia era di lingua slovena. La diocesi si estendeva per qualche decina di chilometri da Lubiana: il territorio era tre volte l’attuale, oltre 3 mila chilometri quadrati contro i mille attuali. E la maggioranza della popolazione era di lingua slovena. Di quelle molteplici parrocchie di lingua slovena, ne sono rimaste oggi soltanto una decina, entro i confini dello Stato italiano. Di queste dieci parrocchie, non tutte però sono esclusivamente di lingua slovena, però la presenza slovena dà una nota sua particolare per la tradizione di un cristianesimo di vera devozione, di tradizione antica che ha il popolo sloveno; di un cristianesimo che magari non è molto aggregato alla maniera italiana delle parrocchie, ma che ha per esempio i gruppi dei cantori, ha centri culturali all’interno dei quali, in quanto minoranza, si ritrovano tutti coloro che appartengono alla lingua slovena. E hanno una vivacità e una forza che nel territorio viene apprezzata. (gf)

    La visita di Benedetto XVI è anche un’occasione per riunire le Chiese dell’antico Patriarcato di Aquileia. E’ quanto sottolinea al microfono di Luca Collodi il giornalista Juri Paljk, direttore del settimanale cattolico “Novi Glas”, rivolto alla comunità linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia:

    R. – Il Papa viene a confermare la nostra fede. Viene ad Aquileia, nella terra che fu dell’evangelista Marco. Siamo molto contenti che venga da noi, come sono contenti i nostri amici sloveni, croati, ungheresi, i fedeli austriaci e chiaramente i fedeli che vivono in Italia: tutti i popoli con Chiese locali – quasi 60 – appartenenti al glorioso Patriarcato di Aquileia.

    D. – Aquileia ricorda popoli diversi uniti dalle radici cristiane. Oggi è ancora così?

    R. – Sì, è così. Anche nella vicina Slovenia saranno in tanti ad andare ad Aquileia e il giorno dopo al Parco di San Giuliano a Venezia. La vicina Slovenia comprende solo quelle zone che una volta erano all’interno del Patriarcato di Aquileia. Questo vuol dire che, nel corso dei secoli, la Chiesa locale del Patriarcato sapeva parlare del Vangelo nel modo migliore, nelle lingue dei popoli che confluivano in essa.

    D. – Quali, invece, i problemi che potrebbero tenere lontane le vecchie Chiese di Aquileia. Penso ad esempio alla crisi dell’ex Jugoslavia...

    R. – Io credo e spero che le crisi siano superate e vorrei soffermarmi solo sull’attuale Unione Europea che non è nient’altro che un rifacimento dello spirito di Aquileia. Purtroppo – dico io – si dimenticano spesso nella nuova Europa le radici cristiane, anche se nel Patriarcato di Aquileia c’era già tutto quello che cerchiamo di costruire nella nuova Europa. Riscoprendo lo spirito di Aquileia, si riescono a superare anche i vecchi rancori, le vecchie diatribe, perché lo spirito di Aquileia, della Chiesa da cui abbiamo ricevuto tutti la verità del Vangelo, è ancora vivo oggi. (ap)

    Dal 12 al 15 aprile 2012 avrà dunque luogo ad Aquileia il secondo Convegno ecclesiale delle Chiese del Nordest, sul tema “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese del Nordest”. Un evento che giunge a ventidue anni dal primo grande convegno di Aquileia, tenutosi nel 1990. Ce ne parla il segretario del Comitato preparatorio di Aquileia 2, mons. Renato Marangoni, intervistato da Luca Collodi:

    R. - Si tratta innanzitutto di un’esigenza molto sentita di incontro tra le nostre Chiese: sono 15 diocesi, che hanno camminato in questi anni; ci sono stati cambiamenti dal punto di vista socioculturale, ma anche ecclesiale. Per cui ci si incontra anzitutto per mettere insieme l’esperienza di questi anni.

    D. - Benedetto XVI apre la seconda fase di preparazione di questo convegno, in vista dell’anno prossimo…

    R. - Benedetto XVI viene in un momento anche molto importante e decisivo per questa preparazione di due anni. Benedetto XVI si inserisce in questo momento in cui noi apriamo il secondo anno di preparazione e in cui vorremmo cogliere, dal vissuto ecclesiale di questo territorio, le sfide pastorali.

    D. - Si può paragonare “Aquileia 2” ad un Sinodo delle Chiese del Nordest?

    R. - Non abbiamo utilizzato questa categoria del Sinodo, perché dal punto di vista del diritto canonico definisce un evento particolare. Il nostro è un convenire sinodale, dove emerge il fatto di riconoscersi vicendevolmente tra Chiese locali, perché condividiamo uno stesso territorio. Prendiamo allora l’anima di un Sinodo e cioè il metodo di convenire insieme, di metterci insieme, in ascolto della volontà di Dio, ma anche nel tentativo di cogliere insieme quello che è importante ed essenziale oggi.

    D. - Da vent’anni a questa parte, come sono cambiate le Chiese nel Nordest?

    R. - Sono cambiate, ma è una lettura non facile: mi pare che dalle diocesi viene una grande domanda sui giovani, sulle nuove generazioni, sul rapporto con il mondo del lavoro, dell’imprenditoria e con questi mondi vitali che sono molto cambiati oggi. La preoccupazione è quella di chiederci: come Chiesa dove siamo collocati?

    D. - Guardando ad Aquileia, alcune problematiche vanno oltre i confini delle Chiese del Nordest…

    R. - Noi, in questo contesto del Nordest, siamo stati cambiati essenzialmente dal fenomeno dell’immigrazione. La presenza di tante persone che sono venute da altre terre, da altri popoli, da altre culture, da altri religioni è proprio interna e ci ha portato il mondo dentro; ma anche il contesto del Nordest, la sua intraprendenza anche lavorativa, ci ha portato all’esterno. E’ qualcosa ormai di strutturale nel nostro contesto quello che è avvenuto con l’immigrazione, con questa trasformazione, anche dei nostri rapporti interni a questo territorio così chiamato Nordest. (mg)

    inizio pagina

    Messaggio del Papa all'Azione Cattolica: l'Italia ha bisogno di laici cattolici convinti, coerenti e solidali

    ◊   Oggi i laici cristiani sono chiamati ad offrire con convinzione la bellezza e le ragioni della fede, oltre che la solidarietà fraterna, “affinché l’Europa sia all’altezza delle presente sfida epocale”: è quanto afferma Benedetto XVI, in un messaggio alla 14.ma assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, che si è aperta ieri pomeriggio a Roma. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Benedetto XVI esprime il proprio apprezzamento per l’opera svolta dall’Azione Cattolica in stretta comunione con i vescovi: “è una forza educativa qualificata, sostenuta da buoni strumenti, da una tradizione più che centenaria” che sa educare e formare giovani e adulti. Il Papa auspica una collaborazione sempre più intensa con le altre forze educative sia ecclesiali che civili.

    Invita a percorre il cammino della santità, sottolineando la necessità di rendere questo termine “una parola comune, non eccezionale” che non designi “soltanto stati eroici di vita cristiana”, ma che indichi “nella realtà di tutti i giorni una decisa risposta e disponibilità all’azione dello Spirito Santo”. Santità – prosegue il Papa - significa “anche spendersi al servizio del bene comune secondo i principi cristiani offrendo nella vita della città presenze qualificate, gratuite, rigorose nei comportamenti, fedeli al magistero ecclesiale e orientale al bene di tutti”.

    Il Papa richiama l’importanza dell’impegno culturale e politico dei cattolici, compito “che richiede un pensiero plasmato dal Vangelo, capace di argomentare idee e proposte valide per i laici”. “L’Italia – sottolinea - ha attraversato periodi storici difficili e ne è uscita rinvigorita anche per la dedizione incondizionata di laici cattolici, impegnati nella politica e nelle istituzioni” e “oggi la vita pubblica del Paese richiede un’ulteriore generosa risposta da parte dei credenti, affinché mettano a disposizione di tutti le proprie capacità e le proprie forze spirituali, intellettuali e morali”.

    Quindi, di fronte al “grande sconvolgimento del mondo e del Mediterraneo” Benedetto XVI esorta ad “essere generosi, accoglienti, solidali, e soprattutto comunicatori della bellezza della fede. Tanti uomini, donne e giovani vengono a contatto con il nostro mondo, che conoscono superficialmente, abbagliati da immagini illusorie, e hanno bisogno di non perdere speranza, di non barattare la loro dignità. Hanno bisogno di pane, di lavoro, di libertà, di giustizia, di pace, di veder riconosciuti i propri inderogabili diritti di figli di Dio. Hanno bisogno di fede, e noi possiamo aiutarli, nel rispetto delle loro convinzioni religiose, in uno scambio libero e sereno, offrendo con semplicità, franchezza e zelo la nostra fede in Gesù Cristo”.

    “L’Azione Cattolica – conclude il Papa nel suo Messaggio - può aiutare l’Italia a rispondere alla sua vocazione peculiare, collocata nel Mediterraneo, crocevia di culture, di aspirazioni, di tensioni che esigono una grande forza di comunione, di solidarietà e di generosità”.

    Tema della XIV Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica, in corso fino a domani a Roma, è: “Vivere la fede, amare la vita”. A conclusione dei lavori, domani sera , la Celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Ma che cosa rappresenta oggi l’Azione cattolica nella realtà italiana? Adriana Masotti lo ha chiesto a Franco Miano, presidente nazionale di Ac:

    R. – L’Azione Cattolica italiana rappresenta ancora oggi una grandissima associazione presente in ogni diocesi italiana, che ha un numero di 350 mila iscritti e un numero molto più alto – molti dicono attorno al milione – di persone che frequentano le iniziative dell’Azione Cattolica: ragazzi, giovani e adulti, famiglie, che a gruppi di formazione, di servizio e di impegno in ambito ecclesiale, ma anche sociale e politico, esprimono nel loro insieme l’interezza della realtà italiana e delle Chiese che sono in Italia.

    D. – Da sempre l’Azione Cattolica rappresenta un carisma tipicamente formativo, educativo. Ma oggi, come si realizza questo?

    R. – La storia dell’Azione Cattolica è una storia significativa proprio per il suo carisma formativo. L’Azione Cattolica ha formato nella realtà italiana, nei suoi oltre 140 anni di storia, generazioni e generazioni di ragazzi, di persone in genere. Continua, oggi, questa tradizione, naturalmente riattualizzandola a partire dalle problematiche che viviamo nel nostro tempo. E questo, fondamentalmente, significa puntare sull’unità della persona, cioè su una formazione integrale in cui la dimensione religiosa è chiamata a coniugarsi con il profilo della testimonianza in senso morale, sociale, culturale e politico.

    D. – E’ più difficile educare oggi, rispetto al passato?

    R. – E’ più difficile educare perché la società è diventata più complessa; però, è altrettanto esaltante e importante. Per questo, crediamo molto nel servizio dell’Azione Cattolica da questo punto di vista, e anche nella presenza di tantissimi educatori di Azione Cattolica, impegnati proprio ad accompagnare giovani e ragazzi nelle tante esperienze che l’Azione Cattolica propone. Crediamo che oggi sia importante anche il profilo relazionale: la capacità di relazione tra gli educatori – siano essi laici, sacerdoti, genitori – e le persone affidate agli educatori, perché è sempre più importante, in una società complessa, la chiarezza e la bellezza della testimonianza personale che solo un educatore può dare, rispetto al gruppo che è chiamato a guidare.

    D. – Una parola sul titolo dell’assemblea di questi giorni: “Vivere la fede e amare la vita”. Perché questa scelta?

    R. – E’ una scelta particolarmente importante, oggi. Infatti, abbiamo pensato a come tradurre, partendo dagli orientamenti dei vescovi italiani per il decennio, questo impegno che i vescovi ci chiedono e che, appunto, si situa nella scia della nostra tradizione; e abbiamo pensato di riferirci ad alcune parole semplici e fondamentali. Prima di tutto, che l’impegno in Azione cattolica per l’educazione non è un impegno tecnico ma esprime una dedizione, un amore incondizionato per la vita: per la vita in genere, per la vita delle persone che ci sono affidate. Ed esprimendo questo amore per la vita, traduce di fatto la fede del Signore Gesù che è una fede che esalta la vita: la vita buona del Vangelo, a cui fanno riferimento i nostri vescovi negli orientamenti pastorali. Poi, dire “vivere la fede e amare la vita” vuol dire invocare la necessità di una coerenza tra fede e vita di cui oggi c’è sempre, a tutti i livelli, particolare bisogno proprio per quella complessità del nostro tempo che richiamavo prima. (gf)

    inizio pagina

    Mons. Ciro Miniero è il nuovo vescovo di Vallo della Lucania

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Vallo della Lucania (Italia), presentata da mons. Giuseppe Rocco Favale, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Ciro Miniero, del clero dell’arcidiocesi di Napoli, finora Decano del IX Decanato della medesima arcidiocesi. Mons. Ciro Miniero è nato a Napoli il 31 gennaio 1958. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, è entrato nel Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli nel 1976 ed ha frequentato la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione S. Tommaso, dove ha ottenuto la Licenza in Teologia Pastorale. Ordinato sacerdote il 19 giugno 1982 per l'arcidiocesi di Napoli, ha esercitato il ministero sacerdotale come vicario parrocchiale della parrocchia Ave Gratia Plena, a Barra dal 1982 al 1989, di cui, in seguito, è divenuto parroco; dal 1998 è padre spirituale aggiunto del Seminario Maggiore di Napoli; dal 1999 al 2008 economo diocesano; dal 2001 membro dell’Equipe diocesana di animazione pastorale; dal 2007 membro della Commissione per la formazione permanente del clero, vicario episcopale di Zona e decano del XI Decanato.

    inizio pagina

    Beatificazione di don Giustino Russolillo, apostolo delle Vocazioni

    ◊   Giovani, catechesi, vocazione: in queste tre parole si può riassumere la missione sacerdotale di don Giustino Russolillo, per una vita parroco di Pianura, a Napoli, e fondatore della Società delle Divine Vocazioni. Oggi è il giorno della cerimonia di Beatificazione, nella sua Pianura, compresa all’interno della diocesi di Pozzuoli. In rappresentanza del Santo Padre c’è il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato. Il servizio è di Roberta Barbi:

    “Fatti Santo, fatti Santo davvero, che tutto il resto è zero”. Così ammoniva i suoi giovani e i suoi parrocchiani, don Giustino Russolillo, oggi Beato, che a Pianura fu parroco dal 1920 fino alla sua morte, sopraggiunta il 2 agosto del 1955. In un periodo in cui la Santità era considerata un traguardo raggiungibile solo per alcuni, seppe cogliere i segni dei tempi e si fece promotore convinto della santificazione universale. Questo l’obiettivo della sua attività di catechesi ai giovani, che instancabilmente svolgeva ogni giorno con canti, giochi, lunghe passeggiate, ma soprattutto con la lettura del Vangelo, che illuminava tutta la sua missione, come ricorda il cardinale Angelo Amato:

    “La vita di don Giustino era fondata su tre robusti pilastri: l’amore alla Parola di Dio, al Vangelo, l’obbedienza alle divine ispirazioni e l’adorazione trinitaria. Praticamente don Giustino aveva sempre tra le mani il Vangelo, quale vademecum di luce e di Verità. Conseguenza di questo ascolto continuo della Parola di Dio era la sua obbedienza alle ispirazioni di Dio, che lo incitavano a compiere sempre il bene con frequenza e convinzione”.

    Giustiniello, come lo chiamarono sempre le persone anziane di Pianura, si dedicò completamente al servizio delle vocazioni e alla riabilitazione di quelle tradite. Per i giovani seminaristi che avevano lasciato le loro famiglie voleva essere un amico, perché era convinto che mentre i parenti sono gli amici che Dio ci ha dato, gli amici sono i parenti che noi stessi ci scegliamo. La sua opera, il “Vocazionario”, era una casa dove accoglieva gratuitamente i giovani aspiranti al sacerdozio e dove, con la formazione, li aiutava a discernere e servire la loro vocazione:

    “Don Giustino fu un formidabile educatore di sacerdoti. Da questa spiritualità trinitaria egli attingeva sicuri orientamenti di formazione. Ai sacerdoti formati secondo il cuore di Cristo, il Beato Giustino affida il compito di diventare padri spirituali, di moltiplicare le vocazioni sacerdotali e religiose, come un albero buono che produce frutti buoni”.

    A chi gli chiedeva dove avesse attinto l’idea del “Vocazionario”, don Giustino rispondeva: “Dall’attività quotidiana del catechismo”. Nel catechismo, infatti, diceva, si incontrano i ragazzi, si scoprono le vocazioni e si comincia a coltivarle. Eppure il cammino verso la fondazione dei due rami, quello maschile e quello femminile, della Società delle Divine Vocazioni, fu tortuoso: dopo il primo esperimento del 1914, il tanto aspirato riconoscimento pontificio arrivò nel 1948. Ma oggi, come allora, il messaggio di don Giustino resta invariato:

    “Anzitutto, ai suoi figli e figlie spirituali, cioè ai Vocazionisti e alle Vocazioniste, dice devono vivere questo momento come una tappa di rilancio del loro carisma, tanto urgente e necessario nella Chiesa oggi, carente di vocazioni. Il Beato Giustino invita, poi, tutti i sacerdoti e soprattutto i parroci, a non stancarsi di annunziare al mondo la Buona Notizia del Cristo Risorto e a non rinunciare a indicare a tutti, grandi e piccoli, la via della santità”.

    inizio pagina

    Duc in altum! L’editoriale di padre Lombardi

    ◊   E’ passata quasi una settimana dalla Beatificazione di Giovanni Paolo II, ma l’evento continua a risuonare nei cuori di tanti nel mondo. E’ stata una giornata intensa, una giornata storica, che ci ha rafforzato nella fede in Gesù e ci spinge a prendere il largo per l’avventura del Vangelo. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “Quando ho visto la cassa contenente il suo corpo sollevata dalla tomba aperta ho pensato: Ecco, torna fra noi!”. Il cardinale Dziwisz ha espresso così, durante la Veglia del sabato sera i sentimenti che hanno invaso il cuore di chi era presente in quel momento, e anche di chi ha voluto ancora una volta sfilare commosso intorno alle spoglie del nuovo Beato, al centro della Basilica, vicino alla tomba di Pietro, come nei giorni della sua morte. Certamente, per il credente, Giovanni Paolo II era sempre rimasto vivo e presente, ma non si può negare che i giorni della Beatificazione abbiano costituito un suo ritorno potente in mezzo al popolo di Dio in preghiera e in festa. Perciò sono stati giorni di grazia. E perciò comprendiamo il significato e l’importanza di ogni Beatificazione, ma in particolare di questa, nella vita della Chiesa cattolica.

    Nella folla innumerevole che sostava fin dalla notte, in attesa di avvicinarsi a Piazza San Pietro, c’erano tante giovani famiglie, con bambini degli anni duemila, bambini che certo non hanno conosciuto Papa Wojtyla, ma che sono gli eredi della generazione dei “suoi” giovani.

    Giovanni Paolo II sapeva di aver avuto la missione di introdurre la Chiesa nel Terzo millennio, e al termine del Grande Giubileo ci ha detto, ha detto a tutto il popolo di Dio: “Duc in altum! Prendi il largo!”. La Chiesa si addentra sul mare profondo del Terzo millennio, ma sa di poter continuare a contare sull’appoggio di un Intercessore efficace che la invita a non avere paura. Benedetto XVI si fa eco della sua preghiera: “Continua a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto. Oggi ti preghiamo: Santo Padre, ci benedica!”.

    inizio pagina

    In Vaticano il giuramento di 34 nuove Guardie Svizzere. Il saluto di mons. Filoni ai giovani alabardieri

    ◊   “Sono trascorsi 505 anni dalla fondazione di questo benemerito Corpo di Guardia e, come in passato, è bello vedere che vi siano giovani dalla Svizzera desiderosi di mettersi al servizio del Papa”. E’ quanto ha detto ieri l’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, in occasione del conferimento di decorazioni e onorificenze ad alcuni membri della Guardia Svizzera. Successivamente, nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico, si è tenuta la cerimonia di giuramento di 34 nuovi alabardieri. “I valori che legano tanti ragazzi alla Sede Apostolica – ha aggiunto l’arcivescovo Fernando Filoni - ci dicono che, nonostante i tempi, essi rimangono vivi e validi; si tratta evidentemente di valori ed ideali ispirati alla tradizione che questa Sede di Pietro proclama da sempre e che spinge a fare della propria vita un dono generoso”. “Domenica scorsa – ha ricordato il sostituto della Segreteria di Stato - è stato proclamato Beato il Papa Giovanni Paolo II: un’intera generazione è cresciuta sotto il suo Pontificato, e milioni di ragazzi e di ragazze di tutto il mondo hanno trovato in lui la guida per conoscere e seguire Cristo, Via, Verità e Vita”. “Anche voi, cari giovani alabardieri - ha affermato mons. Fernando Filoni - penso abbiate avuto modo di beneficiare del suo insegnamento e della sua forte testimonianza; ed ora siete qui, per servire il Papa e la Chiesa”. Le nuove guardie hanno giurato “di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice, sacrificando, ove occorra, anche la vita”. Il presule ha anche assicurato la vicinanza di Benedetto XVI alla cerimonia. Il Papa - ha detto - mi ha incaricato “di portare a tutti voi il Suo cordiale saluto e di esprimere il Suo apprezzamento per il prezioso servizio che il Corpo della Guardia Svizzera offre quotidianamente”. Ieri il Santo Padre, durante l’udienza alla quale hanno partecipato le nuove reclute, ha ringraziato in particolare le Guardie Svizzere per il loro servizio compiuto per il “tranquillo e sicuro svolgimento della vita quotidiana e delle manifestazioni spirituali e religiose” in Vaticano e per l’accoglienza cortese e gentile dei pellegrini. La Guardia Svizzera Pontificia ha celebrato la propria festa in memoria del sacrificio di 147 soldati del Corpo caduti nel “Sacco di Roma”, avvenuto il 6 maggio 1527, nell’atto di difendere Papa Clemente VII dall’assalto dei Lanzichenecchi. Le manifestazioni si sono concluse oggi con un concerto, tenutosi stamani nel Cortile d’Onore del quartiere della Guardia Svizzera. (A.L.)

    inizio pagina

    Incontro alla Pontificia Accademia delle Scienze: agire subito contro il surriscaldamento globale

    ◊   Amministrare il pianeta che è stato benedetto dal dono della vita: a questa responsabilità richiamano gli scienziati che hanno formato il gruppo di lavoro voluto dalla Pontificia Accademia delle Scienze per discutere della riduzione dei ghiacciai montani. Il servizio di Fausta Speranza:

    Emerge l’appello a tutti, “a popoli e nazioni, a riconoscere il serio e potenzialmente irreversibile impatto del surriscaldamento globale causato da comportamenti dell’uomo: emissioni di gas, altri fattori inquinanti, interventi sulle foreste, su altri terreni verdi”. Ieri è stato pubblicato un comunicato relativo all’incontro di studio avvenuto ad aprile. Il contenuto dell’appello è chiaro: “Sviluppare e incrementare senza ritardi politiche effettive e opportune per ridurre le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle comunità e sugli ecosistemi, inclusi i ghiacciai montani”. “Nella consapevolezza – si legge nel comunicato – che tutti viviamo nella stessa casa”. Dunque è essenziale agire. Gli scienziati sottolineano che la responsabilità è senz’altro comune ma anche differente per ognuno. In modo diverso ma in ogni caso tutti abbiamo dei doveri “uno nei confronti dell’altro e nei confronti del nostro pianeta che – viene sottolineato – è stato benedetto con il dono della vita”. Gli scienziati che hanno preso parte all’incontro organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze ribadiscono l’obiettivo ultimo: “Assicurare che tutti gli abitanti di questo pianeta abbiano il loro pane quotidiano, aria fresca per respirare e acqua pulita da bere”. E poi ribadiscono una certezza: “Se vogliamo giustizia e pace, dobbiamo proteggere l’ambiente che ci sostenta”. La consapevolezza del problema generale emerge da un incontro che in realtà è stato dedicato in particolare alla questione della riduzione dei ghiacciai montani, dunque un aspetto delle conseguenze del surriscaldamento globale. Si sono ritrovati esperti di ghiacciai, di meteorologia, di questioni idriche, fisici, chimici, studiosi di giurisprudenza per capire cause e conseguenze del fenomeno di cui c’è evidenza scientifica. Gli scienziati definiscono l’era attuale “antropocene” per significare un’epoca in cui la geologia è fatta dall’uomo: il significato triste è che la concentrazione di gas e di inquinanti prodotti dall’attività umana determina una concentrazione di ossido di carbonio nell’atmosfera che supera i più alti livelli raggiunti negli ultimi 800.000 anni. Il documento è a firma di Ajai, L. Bengtsson, D. Breashears, P.J. Crutzen, S. Fuzzi, W. Haeberli, W.W. Immerzeel, G. Kaser, C. Kennel, A. Kulkarni, R. Pachauri, T. Painter, J. Rabassa, V. Ramanathan, A. Robock, C. Rubbia, L. Russell, M. Sánchez Sorondo, H.J. Schellnhuber, S. Sorooshian, T. F. Stocker, L.G. Thompson, O.B. Toon, D. Zaelke.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del cardinale patriarca Angelo Scola sulla visita di Benedetto XVI ad Aquileia e a Venezia.

    La vita pubblica ha bisogno della forza morale dei credenti: nell’informazione vaticana, il Messaggio del Papa all’Azione cattolica.

    Il giuramento di trentaquattro nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia.

    Quando il Papa non volle acquistare la biblioteca Chigiana: in cultura, Paolo Vian sui libri e la carità secondo Pio X.

    Un patriarca in redazione: Piero Lazzarin su Albino Luciani e il “Messaggero di Sant’Antonio”.

    La rivoluzione delle donne: l’introduzione di Lucetta Scaraffia al volume “Sante e beate. Figure femminili del medioevo, che raccoglie le recenti catechesi di Benedetto XVI.

    Armati del nome cattolico: Ettore Gotti Tedeschi sull’esemplarità laicale di Giuseppe Tovini.

    Un articolo di Silvia Gusmano dal titolo “Alla scoperta della maternità”: la prospettiva di una vita rovesciata in poche settimane.

    Nell’informazione internazionale, Francesco Citterich sul dramma dei profughi a due anni dalla fine del conflitto.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Morte di Bin Laden. Paul Bhatti: la rete del terrore è ancora vasta. Timori per i cristiani in Pakistan

    ◊   Prosegue la lotta contro Al Qaeda. Il presidente americano Barack Obama, incontrando alcuni membri del commando che ha compiuto il blitz in Pakistan nel covo di Osama Bin Laden, ha dichiarato che l'organizzazione terroristica verrà sconfitta in modo definitivo. Si conferma, in particolare, una miniera di informazioni il materiale informatico trovato dalle forze speciali. Sono stati rinvenuti nei pc di Osama anche dati di un piano terroristico contro gli Stati Uniti, previsto l’11 settembre del 2011, ed elementi utili per individuare il medico egiziano Ayman al Zawahiri, probabile successore dello sceicco saudita. Intanto dopo la notizia della morte di Osama Bin Laden, confermata anche da Al Qaeda, la situazione della comunità cristiana in Pakistan appare tranquilla, ma i timori non mancano. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il consigliere speciale del premier pachistano per le Minoranze religiose, Paul Bhatti, fratello del ministro cattolico per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso lo scorso 2 marzo da estremisti islamici ad Islamabad:

    R. – Dopo l’uccisione di Bin Laden c’è il timore che possa esserci qualche attacco ai cristiani o alle minoranze. Finora, non è successo niente. Questo, attualmente, dimostra una certa tranquillità. Speriamo che continui.

    D. – Osama Bin Laden è stato ucciso in seguito ad un blitz compiuto in Pakistan. La sua morte può portare anche alla sconfitta di al Qaeda in Pakistan? Possiamo dire che oggi i gruppi terroristici sono più deboli?

    R. – Se pensiamo che sono riusciti ad ucciderlo, vuol dire che la sua rete in definitiva non era poi così forte, altrimenti non si sarebbe riusciti a giungere fino a lui. Perciò, se è vero questo possiamo sperare – di conseguenza – che anche la sua rete di al Qaeda, il suo gruppo sia indebolito. D’altra parte, dobbiamo anche considerare che non è che uccidendo una persona si elimina un pensiero, una rete di questo tipo … In effetti, uccidendo Osama non è finito il problema: lui aveva creato una rete molto fitta e molto vasta. Per questo non si può dire che, uccidendo Osama, anche la sua rete sia finita, che al Qaeda sia scomparsa: è difficile fare questa affermazione, adesso!

    D. – In questo periodo bisogna aumentare la protezione delle fasce più vulnerabili, soprattutto delle minoranze. Come continuare oggi, quindi, la missione di suo fratello, che si era opposto alla legge sulla blasfemia e sostenuto le minoranze, in particolare i cristiani?

    R. – Io sono ormai quasi italiano, nel senso che in Italia avevo un bel lavoro, sono cresciuto in Italia. Ho lasciato tutto proprio per continuare la sua missione, perché vale la pena e soprattutto per valorizzare il sacrificio che ha fatto mio fratello che ha dato la vita per questo! Penso però che se pure riuscissimo ad abolire o anche soltanto a modificare questa legge, se il modo di pensare della gente resterà lo stesso di sempre, cambierà relativamente poco. Perché la gente vuole accusare falsamente gli altri? Perché la gente è terrorizzata del fatto che qualcuno possa violare questa legge? C’è da lavorare sul cambiamento di mentalità! Quando riusciremo a trasmettere questo messaggio, penso che non ci sarà più nemmeno bisogno di modificare la legge: si potranno introdurre quante leggi vorranno, ma nessuno avrà intenzione di violarle e quindi non ci sarà il problema di false accuse.

    D. – Ci sono dei progressi per quanto riguarda la situazione dei cristiani in Pakistan?

    R. – Ci sono stati alcuni progressi: qualche settimana fa c’è stata nuova tensione tra musulmani e cristiani perché qualcuno pensava che avessero violato, bruciandolo, il Corano. E' accaduto che estremisti fondamentalisti abbiano attaccato il quartiere nel quale vivono i cristiani. Subito dopo sono arrivati molti musulmani moderati e hanno cercato di bloccare l’attacco. C’è stata una collaborazione tra persone delle due religioni – cristiani e musulmani – per scoprire chi aveva organizzato questo attacco. E alla fine si è visto che era stato un musulmano che aveva accusato alcuni cristiani di blasfemia. Grazie alla collaborazione tra cristiani e musulmani, questa persona è stata arrestata ed è ora in corso una causa di blasfemia nei suoi riguardi. Sono contento per l’esito di questa vicenda, perché se si avvia collaborazione tra le due religioni, vuol dire che abbiamo intrapreso la strada giusta.

    D. – A proposito di collaborazione, come ministro per le minoranze è stato scelto un parlamentare musulmano che si occuperà soprattutto di questioni economiche, mentre lei – come consigliere – si occuperà di relazioni internazionali...

    R. – Io ho lasciato tutto, in Italia, per seguire questa attività. Ti muovi con la scorta, vivi rinchiuso … io non sono venuto in Pakistan perché mi hanno dato l’incarico di consigliere; però, essendo consigliere ho un po’ di voce in capitolo, visto che faccio parte del governo. In questo caso specifico, un musulmano è stato nominato ministro per le parti amministrative. Però, la nostra missione continua e non tiene conto di cariche amministrative…

    D. – Lei sente l’affetto dei cristiani?

    R. – Sento la loro vicinanza. Però, non cambia molto stare vicino a loro, vivere con loro. Sì, capisco che sarebbe necessario essere più vicini alla gente: è una bella cosa. Ma quello che conta è poter compiere interventi pratici che cambino la loro vita. Non ha senso che io vada ad abbracciare i poveri e che magari porti pane per un giorno, per due giorni, se poi, quando non hanno più questo sostegno, la loro situazione in definitiva rimane invariata. Ci vogliono interventi, programmazioni che cambino la loro vita! (gf)

    inizio pagina

    Siria: rivolta a Banias per fermare l'avanzata dei carri armati

    ◊   E’ sempre più grave la situazione in Siria. Secondo l'organizzazione umanitaria locale Sawasiah, citata dalla tv panaraba al Arabiya, sono circa 800 i morti dall'inizio delle proteste anti-regime, a metà del marzo scorso. Solo ieri, negli scontri in diverse località del Paese, la repressione ordinata da Bashar Al Assad aveva provocato oltre trenta vittime. Oggi poi, alcuni abitanti di Banias hanno formato degli scudi umani per impedire ai carri armati governativi di giungere fino ai quartieri meridionali della città. L'esercito di Damasco è entrato stamani all’alba nella località costiera, dopo che fino a due giorni fa era rimasto a Deraa, la città meridionale dov’è nato il movimento di protesta. Sui motivi dell’acuirsi della crisi in Siria, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Franco Rizzi, segretario generale dell’Unione delle Università del Mediterraneo e autore del libro "Mediterraneo in rivolta", edito da Castelvecchi-Rx:

    R. – Si è arrivati a questo punto perché, secondo me, è una storia che evidentemente non interessa soltanto la Tunisia e l’Egitto ma ormai tutto il mondo arabo. Vi sono poi delle questioni che riguardano espressamente la Siria. Quando il 16 aprile Assad è intervenuto pubblicamente, ha fatto una serie di concessioni: sulla legge riguardante lo stato di emergenza, sui partiti politici, sulla corruzione e così via. Tutto questo avrebbe potuto in qualche modo catturare l’opinione pubblica, ma a condizione che la polizia e l’esercito si fossero comportati diversamente. La polizia e l’esercito hanno invece compiuto vere e proprie stragi e questo è stato il punto di rottura: la gente non ha più creduto a quello che diceva Assad.

    D. – Perché ad essere presi di mira ora a Banias sarebbero i quartieri sunniti, dove è più accesa la protesta contro Assad e contro i clan alawiti suoi alleati?

    R. – Bisogna considerare la complessità della situazione interna in Siria. Ci sono gruppi di etnie diverse, di confessioni diverse: si va dai curdi agli alawiti, ai cristiani, ai drusi e ai sunniti. La pericolosità della situazione in Siria, a differenza delle altre crisi, è che si inneschi un processo tipo quello libanese o quello iracheno. Le concessioni che Assad ha fatto ai sunniti - per esempio quella di reintegrare le insegnanti che erano state cacciate dalle scuole perché avevano il niqab, oppure l’aver concesso la cittadinanza a 120 mila curdi - non sono state sufficienti. Perché nel mondo arabo si è detto: “Basta”!

    D. – Gli Stati Uniti, e non solo, minacciano una forte risposta internazionale; eppure, Damasco non ferma le repressioni. E’ mancato qualcosa nella comunità internazionale, fino ad oggi?

    R. – La comunità internazionale è una comunità che vive a sua volta delle contraddizioni. Questa è la realtà. (gf)

    inizio pagina

    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci ripropone il Vangelo dei discepoli di Emmaus che, di ritorno da Gerusalemme, sono affiancati da Gesù nel loro cammino verso casa. Sono sconvolti per la morte del Maestro e non si accorgono che lui in persona sta conversando con loro. Lo riconoscono solo durante la cena, allo spezzare del pane. E si dicono l’un l’altro:

    «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Questa pagina l’abbiamo ascoltata già nel giorno di Pasqua: il Risorto dialoga con i due viandanti di Emmaus. Luca ama molto il simbolo del cammino: egli presenta la vita di Gesù come un grande viaggio, un avvicinamento progressivo a Gerusalemme, per una pienezza di senso e identità. In Gerusalemme culmina tutto, e da lì tutto riparte. Anche per questi due discepoli - forse padre e figlio, forse marito e moglie. La notte vicina ha suggerito di fermarsi, per maggiore sicurezza; ma dopo quell’incontro rivelatore, essa non fa più paura, perché il cuore ha ritrovato luce e coraggio, speranza forte. Tornano a Gerusalemme, sfidano tenebre e tristezza, comunicano guarigione. Nel cono di luce del periodo pasquale, questo testo acquista un significato più ampio per il cammino della Chiesa. Come riconoscere oggi il Signore che cammina con noi? Frastornati e delusi, non riusciamo a capire gli avvenimenti, e nemmeno quello che abbiamo imparato e conosciuto ci aiuta molto. La fuga verso il villaggio, verso fuori, lontano dalla città omicida, è spesso parabola delle nostre fughe, delle nostre nostalgie e delle nostre illusioni. Solo condividendo domande e delusioni, camminando insieme con dubbi e paure sofferte, ci verrà incontro il Maestro per aprirci gli occhi e far ardere il cuore. Per sedersi alle nostre mense, per spezzare insieme il pane e riaccendere la fiducia.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Pakistan: festa della Mamma in solitudine per Asia Bibi, fra dolori e speranze

    ◊   Il dolore di una mamma che non può abbracciare i suoi figli, la preghiera e la fiducia in Dio, con la speranza della salvezza e della libertà: con tali sentimenti Asia Bibi – la donna cristiana pakistana condannata a morte per blasfemia – si appresta a vivere la “Festa della Mamma”, che si celebra domani, 8 maggio, in tutto il mondo. Come riferisce all’Agenzia Fides la “Masihi Foundation”, organizzazione che si occupa dell’assistenza legale alla donna e della protezione della sua famiglia, Asia ha ricevuto nei giorni scorsi la visita della sua figlia più piccola (Eshum, 10 anni), che le ha portato, con un mazzolino di fiori, l’abbraccio e l’affetto di tutti i fratelli. E’ stato un momento commovente e Asia ha vissuto l’incontro fra le lacrime. La donna, in questi giorni, avverte con forza la solitudine e desidera ardentemente riunirsi alla sua famiglia. Anche un’altra situazione le sta a cuore: un figlio di Asia, Imran Masih, è fidanzato e vorrebbe sposarsi, ma desidera la presenza della madre alla cerimonia nuziale. La famiglia di Asia, informa la “Masihi Foundation”, continua la sua vita protetta da occhi indiscreti, confidando nel lavoro dei legali della donna. Asia, dal canto suo, ha ricevuto nelle scorse settimane le medicine per curare la sua varicella e, dopo il digiuno quaresimale, ha ripreso ad alimentarsi. Le sue condizioni psicologiche oscillano fra la disperazione e il dolore di una vita da innocente reclusa, e la preghiera che la induce a confidare sempre nella Provvidenza di Dio. L’iniziativa della Speciale Giornata di preghiera per lei l’ha molto rincuorata e incoraggiata, nella consapevolezza che tante persone nel mondo stanno pregando per la sua salvezza. Intanto, nel contesto generale della situazione pakistana, l’attenzione dell’opinione pubblica è centrata sulle implicazioni politiche del “post Bin Laden” e il caso di Asia Bibi sembra sparito dalle cronache e dai dibattiti. Questo, notano fonti di Fides, permette agli avvocati maggiori margini di manovra, a livello legale, senza subire troppo le pressioni dei gruppi radicali.


    inizio pagina

    Cina Continentale. Si è spento il vescovo cinese Francesco Lu Shouwang: aveva 45 anni

    ◊   Il 30 aprile scorso è deceduto nell’ospedale di Tongji a Wuhan, dove era ricoverato dal mese di settembre scorso per pancreatite acuta, mons. Francesco Lu Shouwang, vescovo della diocesi di Yichang (Ichang), nella provincia di Hubei (Cina Continentale). Il presule aveva 45 anni. Era nato il 26 febbraio 1966 in una famiglia cattolica da generazioni, in cui due antenati erano sacerdoti. Cresciuto accanto alla nonna, egli ricevette la formazione cristiana da lei che nel frattempo era divenuta catechista nella parrocchia. Nel 1985 entrò nel seminario di Wuhan per lo studio della filosofia e della teologia e fu ordinato sacerdote il 19 maggio 1991. Dopo un anno di lavoro pastorale come viceparroco di Chanyang fu trasferito al seminario regionale di Wuhan come procuratore e come insegnante di Sacra Scrittura e di Teologia fondamentale. Nell’agosto 1999 tornò in Diocesi e, nominato presto Vicario Generale, assunse l’amministrazione diocesana: in questo incarico, a detta del suo anziano predecessore Vescovo, ottenne buoni risultati. Fu approvato dalla Santa Sede per l’ufficio di Coadiutore di Yichang nel gennaio del 2002, e le Autorità civili permisero la sua consacrazione episcopale il 30 novembre 2007. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un sacerdote molto capace, intelligente, fedele e dotato di un buon senso pastorale. Uomo di preghiera, ha sempre dato buon esempio di vita sacerdotale ai fedeli. Un sacerdote diocesano di Yichang ha detto che, nei pochi anni di ministero episcopale, Mons. Lu ha dato molto alla Diocesi, lavorando strenuamente e senza dare nell’occhio alla gente. La notizia del decesso ha rattristato la comunità cattolica per la giovane età del Presule e per il suo breve episcopato, durante il quale ha dato prova e testimonianza di fede e di obbedienza al Santo Padre. I funerali, presieduti da mons. Giuseppe Li Shan, arcivescovo di Pechino, hanno avuto luogo nella cattedrale di San Francesco la mattina del 3 maggio alla presenza di 500 cattolici e di varie autorità civili. Hanno concelebrato l’Eucaristia altri cinque vescovi, quattro dei quali erano compagni di seminario del defunto. La città di Yichang è situata nella parte occidentale della provincia di Hubei, a qualche decina di chilometri dalla grande diga delle Tre Gole, costruita di recente sul Fiume Azzurro. La Diocesi, che si estende su un territorio prevalentemente montagnoso, conta attualmente 24 sacerdoti, 12 suore e 30.000 cattolici.


    inizio pagina

    Il patriarca Twal: la morte di Bin Laden non pone fine al terrorismo. Bene l’accordo Hamas-Fatah

    ◊   Anche per il patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal l’uccisione di Osama Bin Laden non pone la parola fine al terrorismo jihadista e da sola non riporterà la pace in Medio Oriente e nel mondo. “La morte di Osama Bin Laden non è un motivo per gridare vittoria: in primo luogo perché non possiamo gioire per la morte di un uomo e poi perché Al-Qaeda è una vasta nebulosa ed è anche una cultura”, ha dichiarato il presule in un’intervista pubblicata sul sito del Patriarcato (http:www.lpj.org/). Ricordando le conclusioni del Sinodo per il Medio Oriente, ribadisce che “occorre lavorare su come creare le condizioni politiche , economiche e sociali durevoli per la pace”. Nell’intervista il patriarca Twal esprime un giudizio positivo sul patto di riconciliazione tra Fatah e Hamas. “È una cosa buona: questo accordo metterà fine a quattro anni di divisioni con conseguenze nefaste per i palestinesi”, ha detto esprimendo l’auspicio che Hamas adotti adesso la posizione moderata di Fatah per il bene comune e per quello di Israele” che adesso potrà finalmente avere un interlocutore unico. Secondo Twal, a favorire l’accordo hanno contribuito anche gli attuali sommovimenti nel modo arabo e l’indebolimento della Siria e l’unità ritrovata riapre la strada alla creazione di uno Stato palestinese, a cui, ricorda, Benedetto XVI aveva dato il suo sostegno in occasione del suo viaggio apostolico in Terra Santa nel 2009. (L.Z.)


    inizio pagina

    Appello ecumenico del Consiglio ecumenico delle Chiese per la pace in Libia

    ◊   L’azione politica nei confronti della Libia deve spostarsi dall’attuale confronto armato per indirizzarsi, invece, verso il negoziato, «poiché questo è l’unico modo per fermare il bagno di sangue attualmente in atto e per realmente proteggere gli interessi e la sicurezza del popolo libico»: è quanto ha affermato il segreterio generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), il reverendo Olav Fykse Tveit, in un documento diffuso mercoledì scorso dalla sede di Ginevra di questa organizzazione. Nel suo messaggio – citato dall’Osservatore Romano - il rappresentante delle trecentoquarantanove organizzazioni cristiane aderenti al Cec sottolinea che fin da febbraio l’organismo sta seguendo «con crescente preoccupazione l’evoluzione della crisi in Libia e il moltiplicarsi degli scontri armati sul suo territorio. Fin d’allora, gli sviluppi del confronto hanno comportato conseguenze sempre più gravi, specialmente per i civili. Intere comunità sono state sottoposte allo stato di assedio da parte delle forze armate guidate dall’attuale regime del colonnello Muhammar Gheddafi». Affinché possa avere presto fine questa drammatica situazione, il reverendo Olav Fykse Tveit assicura da parte dei cristiani crescenti preghiere a Dio perché intervenga con la sua Grazia e la sua misericordia. «Tuttavia — ricorda — spetta a tutte le autorità avere massima priorità soprattutto nei riguardi del rispetto della vita umana e dei diritti dell’uomo». Nel documento sulle tragiche condizioni in cui attualmente si trova la popolazione della Libia, il segretario generale del Cec sottolinea «la necessità e l’urgenza di riuscire a stabilire un durevole cessate il fuoco». Per Fykse Tveit la soluzione della crisi in Libia può venire soprattutto dalla costituzione di «un’autorità messa in grado di potere formare un governo di transizione al fine di trovare soluzioni giuste e non violente per terminare l’attuale più che sanguinosa contesa». Nella parte finale del documento, il segretario generale del Cec richiama la doverosa attenzione verso «le tante persone che in Libia sono in lutto per la morte violenta dei loro cari, per quelle che soffrono a causa delle ferite riportate durante gli scontri armati, per coloro che prestano le loro cure per lenire le sofferenze delle tante vittime innocenti dell’uso delle armi». Nel messaggio si citano anche «i tanti che sono dovuti fuggire lontano dalle proprie case per via dei rischi sempre più crescenti che l’attuale conflitto in Libia comporta». Il responsabile del Cec ricorda il lavoro di assistenza umanitaria posto in atto in Libia, come in molti altri Paesi del mondo, dalla Act Alliance. Gli appartenenti di questa organizzazione, che comprende tra i suoi membri cristiani provenienti da centoundici comunità presenti in molti Paesi del mondo, lavorano insieme su obbiettivi di sviluppo e di assistenza per le popolazioni che attualmente si trovano in gravi difficoltà. «Tuttavia — sottolinea nel documento il segretario generale del Cec — gli sforzi messi in atto dai membri di questa organizzazione e da tanti altri che lavorano per la pace e che si trovano sul campo per fornire soccorso alle vittime del conflitto in Libia non possono risultare sufficienti a risolvere una situazione che ha bisogno di un accordo soprattutto a livello politico. Questa soluzione è l’unica in grado di garantire un cammino verso un futuro di giustizia e di pace».


    inizio pagina

    Nepal. Libertà, uguaglianza e giustizia: ancora molti ostacoli alla tutela dei diritti delle donne

    ◊   Secondo un comunicato dell’Asian Human Rights Commission (Ahrc), l’Asian Legal Resource Centre (Alrc), organizzazione non governativa, e il Women's Rehabilitation Center (Worec) Nepal, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta a favore dei diritti delle donne nel paese asiatico con l’obiettivo di sostenere i difensori dei loro diritti nel prezioso lavoro svolto per la ricerca, la raccolta delle informazioni e i resoconti sulle violazioni dei diritti umani. L’organizzazione dei Difensori dei Diritti Umani femminili (Whrds) – riferisce Fides - è impegnata in specifiche questioni che riguardano la discriminazione per motivi di casta, classe sociale, credo religioso e politico, razza, appartenenza etnica, genere, stato civile, origine geografica, mancanza di risorse, diritto alla terra, e contro il lavoro forzato. La lotta per la libertà, l’uguaglianza, e la giustizia sono tra i punti cardine presenti nell’agenda del movimento femminile in Nepal. I Whrds sono molto impegnati nella difesa dei diritti delle donne, delle minoranze indigene, dei disabili e dei Dalits. Tra il 2005 e il 2006, il Worec Nepal, con il sostegno dei Whrds, ha iniziato a documentare i casi di violazione dei diritti umani delle donne nel contesto dei conflitti armati in 62 distretti. Nel corso di questa raccolta dati gli stessi Whrds sono divenuti oggetto di recriminazioni, minacce di morte, torture, arresti, molestie e diffamazione, restrizione alla loro libertà di movimento, di espressione, di associazione. Il Worec Nepal, che si occupa dei diritti basilari delle donne, ha documentato 105 casi di violazioni contro i Whrds, alcuni dei quali risalgono al 2004 ma la maggior parte si sono verificati negli ultimi 3 anni.


    inizio pagina

    Kazakhstan: nato un nuovo Centro per aiutare le vittime dell’estremismo religioso

    ◊   Ha aperto i battenti ad Astana un Centro per le vittime dell’estremismo religioso. Si tratta del “Kokbozat Centre”, che offrirà sostegno psicologico, sociale e legale a tutti coloro che hanno subito minacce, violenze, sopraffazioni, violazioni dei diritti umani a causa dell’estremismo religioso. Come riferiscono fonti locali all’Agenzia Fides, il Centro opera effettivamente nel territorio da circa 10 giorni ed è nato grazie alla collaborazione fra il governo cittadino di Astana e l’Organizzazione Non Governativa “Kokbozat” (che è il nome di una stella). Vi lavorano avvocati, psicologi, assistenti sociali, teologi di diverse comunità religiose che operano prima di tutto attraverso un centro di ascolto che raccoglie esperienze, necessità e denunce, per poi disporre interventi diretti in favore delle vittime di movimenti e gruppi radicali. Alle vittime è garantito l’anonimato, in modo da facilitare l’operato delle istituzioni e assicurare protezione. Secondo dati diffusi dalle Ong locali, nel 2010 le vittime dell’estremismo religioso in Kazakhstan sono state 940, con un incremento del 15% rispetto al 2009. Nel paese esistono già 14 centri come il “Kokbozat Centre”, impegnati a diversi livelli per la difesa dei diritti umani e della libertà religiosa oltre che per la tutela delle vittime delle violenze. Tali centri sono benvisti dal governo centrale che, secondo il “Centro Internazionale sulle Religioni”, nell’ambito del Ministero della Giustizia, potrebbe anche iniziare a sostenerli con risorse finanziarie. Come spiega a Fides una fonte locale, “spesso la gente non riesce a distinguere fra esperienza sana di un gruppo religioso e derive fondamentaliste o estremiste che si registrano nella religione islamica ma anche nelle altre”. Su una popolazione di oltre 14 milioni di abitanti, il 42,7% dei kazaki è musulmano; i cristiani sono il 16%; i cattolici sono circa 200 mila. In generale l'islam kazako è moderato, ma vi sono infiltrazioni fondamentaliste provenienti da paesi vicini come Afghanistan, Pakistan e Uzbekistan.


    inizio pagina

    I vescovi dell’Ecuador: essere una Chiesa vicina alle sofferenze dei poveri

    ◊   Dal 2 al 6 maggio, nella seconda settimana di Pasqua secondo la tradizione, i membri della Conferenza Episcopale dell'Ecuador si sono incontrati a Quito. Secondo il comunicato finale dell’incontro, pervenuto all’Agenzia Fides, in un clima fraterno di partecipazione, la Conferenza Episcopale ha valutato il suo ruolo di scambio di esperienze pastorali e di definizione di azioni comuni tra le varie diocesi. I vescovi hanno inoltre eletto la nuova Presidenza e in parte rinnovato le Commissioni, come previsto negli Statuti. Presidente della Conferenza Episcopale è stato eletto mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil; vice presidente è mons. Luis Cabrera Herrera, OFM, arcivescovo di Cuenca; segretario è mons. Angel Polivio Sanchez Loaiza, vescovo di Guaranda e delegato per il Vicariato Apostolico di Sucumbíos. La nuova Presidenza e le diverse Commissioni episcopali hanno confermato il loro impegno a lavorare al servizio del popolo di Dio pellegrino in Ecuador, fedeli al Vangelo di Gesù e sempre attenti alle esigenze della sua Chiesa. L'Assemblea ha esaminato il lavoro pastorale del triennio appena finito, prendendo atto dell'impegno pastorale, dei risultati raggiunti e della vita intensa che si manifesta nelle diverse zone pastorali. “Tuttavia, il mondo complesso e mutevole in cui viviamo – prosegue il comunicato - è per la Chiesa una sfida che ci impone di vivere in uno stato costante di conversione e di rinnovamento, discepoli e missionari di Gesù. Insieme a Lui cerchiamo di trovare nuovi modi di ascolto e di servizio, alla luce della Parola”. Il comunicato, firmato dalla Segreteria Generale della Conferenza Episcopale dell’Ecuador, si conclude così: “Chiediamo a Gesù di portare avanti il suo popolo e di sostenerci in questo sforzo di fedeltà e di impegno, per costruire una Chiesa pienamente in mezzo a questo mondo, vicina alle sofferenze dei poveri, e allo stesso tempo fermento di fede e di speranza per tutti. Chiediamo anche, in questo momento così importante per il futuro del paese, di saper illuminare la coscienza di tutti i cittadini in modo che, in fedele adempimento dei loro doveri familiari, sociali e politici, cerchino sempre la giustizia, la libertà e il bene comune. Ci mettiamo sotto la protezione della Beata Vergine Maria insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.


    inizio pagina

    Prima ordinazione di un sacerdote congolese ad Hong Kong: è un missionario di Scheut

    ◊   Dominique Mukonda, dei missionari di Scheut (CICM, Congregazione del Cuore Immacolato di Maria), di origine congolese, arrivato ad Hong Kong tre anni fa, è stato ordinato sacerdote il 30 aprile da mons. John Tong, ordinario della diocesi di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese) – citato da Fides - mons. Tong ha incoraggiato il nuovo sacerdote missionario ad impegnarsi nell’evangelizzazione del territorio davanti a circa 400 fedeli. Padre J.S. Mbuela Pfuti, superiore regionale CICM di Hong Kong, anch’egli congolese, ha detto: “per gli africani, ogni nuovo membro che si aggiunge alla famiglia è una gioia. Spero che p. Mukonda possa essere utile alla diocesi di Hong Kong”. In questi anni “ho partecipato a 4 ordinazioni sacerdotali e ogni volta è una gioia per me”. Quindi ha approfittato dell’occasione per incoraggiare i giovani a rispondere alla vocazione. Il neo sacerdote ha ringraziato tutti coloro che hanno aiutato il suo cammino vocazionale e missionario, condividendo l’esperienza di fede: “sono timido e la lingua cinese è difficilissima, solo la fede mi ha permesso di superare tutte le difficoltà, diventando il primo sacerdote congolese ordinato ad Hong Kong” . I parrocchiani della parrocchia dove il nuovo sacerdote già presta servizio pastorale da tempo, sono entusiasti del loro sacerdote africano: “partecipa ad ogni incontro della parrocchia e dell’Associazione S. Vincenzo de Paoli, di cui è direttore spirituale, senza considerare alcuni importanti e altri meno, è un giovane diligente, siamo felici della sua ordinazione”. P. Dominique Mukonda è nato in Congo 30 anni fa. Dopo essere entrato tra i missionari di Scheut ha studiato teologia in Camerun, quindi è stato inviato ad Hong Kong nel 2008. Qui ha studiato la lingua cinese all’Università Cinese, poi ha prestato servizio nella parrocchia di S. Ireneo e nella parrocchia della Nostra Signora.


    inizio pagina

    Le comunità cattoliche in Cina aprono il Mese Mariano con fervore e impegno missionario

    ◊   Il solenne pellegrinaggio mariano, la celebrazione eucaristica e la processione mariana hanno contraddistinto l’apertura del Mese di maggio, Mese Mariano, nelle comunità cattoliche continentali cinesi, che hanno festeggiato contemporaneamente la beatificazione di Giovanni Paolo II in comunione con la Chiesa universale. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, con grande devozione e zelo missionario, da Pechino a Shang Hai, da Shaan Xi a Si Chuan, le comunità ecclesiali di base hanno organizzato numerose iniziative. Oltre 5.000 fedeli si sono radunati nel Santuario della Croce della diocesi di Zhou Zhi, nella provincia dello Shaan Xi, per celebrare l’Eucaristia di apertura del Mese Mariano, seguita dalla solenne processione con la Croce fino alla chiesa dedicata a Nostra Signora che, grazie all’impegno di 1.300 fedeli, è stata restaurata a marzo. Qui si è svolta la cerimonia di innalzamento della Croce. Tra i fedeli c’erano anche un gruppo di pellegrini della diocesi di Wan Zhou di Chong Qing, che sono rimasti entusiasti ed hanno confermato l’impegno di “rafforzare la fede e darne testimonianza nel Mese Mariano”. Nella diocesi di Nan Chong della provincia di Si Chuan, si è svolta una solenne processione mariana sul Monte di Xi Shan, dove si trova un antico monastero benedettino. Secondo il sacerdote celebrante, “il Mese Mariano ci invita a rivolgerci alla nostra Madre Celeste e, sul suo esempio di virtù, a seguire Cristo”. Oltre 600 fedeli hanno preso parte alla solenne Eucaristia concelebrata da 6 sacerdoti nel monastero.


    inizio pagina

    Australia: i Gesuiti aprono una nuova scuola per ragazzi aborigeni in difficoltà

    ◊   A distanza di 60 anni, i Gesuiti apriranno presto una nuova scuola a Redfern, alla periferia di Sydney. Sarà una scuola che va al cuore dello scopo educativo della Compagnia di Gesù, cioè uguaglianza e opportunità per tutti. La scuola, che probabilmente assumerà il nome di “Jarjum College”, sarà destinata agli studenti aborigeni, in particolare a quelli che hanno abbandonato la scuola oppure la frequentano in modo irregolare per varie ragione di disadattamento sociale. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalla Curia generalizia dei Gesuiti, la scuola darà agli studenti la possibilità di recuperare gli anni perduti e quindi avere migliori opportunità per il futuro. La scuola è stata promossa dal St. Aloysius' College di Milsons Point, ma presto sarà autonoma e indipendente. La preside, la signora Beatrice Sheen, dice di essere emozionata e onorata per essere stata coinvolta in questo progetto che può cambiare la vita dei ragazzi, ma è anche convinta che il successo di una scuola dipende in gran parte dall'appoggio che riceve dalla popolazione di cui è al servizio. " Questa scuola - afferma - appartiene alla comunità, al popolo, ed è in questo modo che desidero farla funzionare". Il Jarjum College offrirà assistenza a breve termine ai ragazzi a rischio, inserendoli poi di nuovo, per quanto è possibile, nel filone principale del sistema scolastico. Ma Beatrice Sheen sostiene che una volta identificati i bisogni della comunità, il modello potrebbe cambiare.


    inizio pagina

    Pompei: il cardinale Sodano presiede la Supplica alla Madonna del Rosario

    ◊   Grande attesa a Pompei per la Supplica alla Madonna del Rosario, in programma domani, domenica 8 maggio. In preparazione all’evento, che vedrà la partecipazione di diverse migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia e dall’estero, ieri sera, in occasione del 72° anniversario della dedicazione della Basilica - riferisce il Sir - c’è stata la discesa del Quadro, con la recita del Santo Rosario. Oggi, alle 20, inizierà, invece, la veglia di preghiera che accompagnerà i pellegrini fino alle ore 24, quando comincerà la concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Pompei, mons. Carlo Liberati. Domani, la Santa Messa, che inizierà alle 10.45, e la recita della Supplica, alle 12, saranno presiedute dal cardianle Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, che concelebrerà assieme a mons. Liberati. La Messa e la Supplica si svolgeranno, come ogni anno, sul sagrato della Basilica e saranno trasmesse in diretta televisiva, a partire dalle 10.45, da Napoli Canale 21. L’assistenza sanitaria sarà garantita dalle associazioni “San Giuseppe Moscati”, Cisom, Unitalsi, Croce Rossa, Croce del Sud, per l’intero arco della giornata.


    inizio pagina

    Gmg Madrid 2011: Unitalsi coordinerà l’accoglienza dei giovani disabili

    ◊   La Conferenza episcopale italiana ha chiesto all'Unitalsi il coordinamento dell’accoglienza dei giovani disabili e dei loro accompagnatori, che parteciperanno a Madrid alla 26.ma Giornata mondiale della gioventù (16-21 agosto). Nella capitale spagnola, fa sapere l’Unitalsi citata dal Sir, si lavora per rendere questo appuntamento accessibile a tutti i disabili e a tale riguardo il Comitato spagnolo ha individuato la struttura attrezzata dove l’Unitalsi e i suoi volontari svolgeranno il servizio di accoglienza. Si tratta dell’università cattolica Ceu San Pablo, situata nel quartiere di Monte Principe a Madrid. L'Università si definisce come “una comunità accademica partecipativa che, partendo dall'umanesimo cristiano, vuole contribuire allo sviluppo e alla tutela della persona e soddisfare le sue necessità sociali, impegnandosi a contribuire alla trasformazione della società per metterla al servizio di tutti gli uomini, in particolare dei più bisognosi”. La sede è stata visionata dallo staff tecnico della Presidenza nazionale che ha sviluppato alcune proposte di viaggio, consultabili su www.unitalsi.it, per disabili e non, che volessero alloggiare in questa struttura e seguire gli appuntamenti del programma della Gmg.


    inizio pagina

    Seminario Ccee/Kek a Friburgo per i 10 anni della Charta Oecumenica

    ◊   Per celebrare la ricorrenza dei 10 anni della firma della Charta Oecumenica (avvenuta a Strasburgo il 22 aprile 2001), il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e la Conferenza delle Chiese europee hanno deciso di collaborare insieme all’organizzazione di un seminario ecumenico che si volgerà il 9 maggio presso l’Università di Friburgo (Svizzera) organizzato dall’Istituto di studi ecumenici in collaborazione con la Comunità di lavoro delle chiese cristiane in Svizzera. All’incontro – riferisce il Sir - parteciperanno i due segretari generali del Ccee e della Kek, p. Duarte da Cunha e il rev. Viorel Ionita. “La Charta Oecumenica – si legge in un comunicato del Ccee e della Kek - non riveste alcun carattere dogmatico-magisteriale o giuridico-ecclesiale” e “la sua attuazione è lasciata alla libera accoglienza dei cristiani in Europa”. “Tuttavia, il Ccee e la Kek riconoscono, in questo documento, un passo ed un aiuto importante per le Chiese per realizzare insieme quella chiamata all’unità che è allo stesso tempo un obbligo per tutti i cristiani e un dono di Dio da richiedere incessantemente”. In questi anni il testo è stato tradotto in più di una trentina di lingue. Riguardo invece la sua penetrazione nel “tessuto istituzionale ecclesiale e sociale europeo”, le Chiese fanno notare che il testo è citato in documenti di istituzioni laiche, come anche recentemente avvenuto presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.


    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: offensiva dei talebani a Kandahar contro le sedi istituzionali

    ◊   È di almeno due vittime tra gli insorti il bilancio della dura battaglia in corso nella città afghana di Kandahar, dove le forze di sicurezza stanno fronteggiando un attacco simultaneo sferrato dai miliziani integralisti alle principali sedi istituzionali della città, dove si sono verificate almeno una decina di esplosioni. Secondo la rivendicazione dei talebani diffusa su internet, sono stati colpiti l'ufficio del governatore provinciale, la sede dei servizi segreti ed il quartier generale della polizia.

    Libia, nuovi bombardamenti su Misurata
    Critiche dal regime libico per il piano di aiuti ai ribelli deciso dal Gruppo di contatto riunito due giorni fa a Roma. Forti perplessità sono state poi espresse da Russia e Cina che hanno accusato il Gruppo di contatto di “essersi schierato con una delle parti in conflitto, mentre la risoluzione Onu esorta soltanto alla protezione dei civili”. Intanto si continua a combattere a Misurata, dove, nella notte, aerei del regime di Gheddafi hanno bombardato quattro depositi di petrolio provocando un enorme incendio. Nella città libica resta critica la situazione umanitaria.

    Economia – Grecia
    La Grecia è tornata ieri al centro della bufera per il debito, affondando l’euro sui mercati. In serata i ministri delle Finanze dei principali Paesi dell’eurogruppo, riuniti in un vertice straordinario, hanno esortato Atene ad uno sforzo maggiore per il risanamento dei conti pubblici. Il servizio di Marco Guerra:

    È bastata un’indiscrezione del settimanale tedesco Der Spiegel, secondo cui la Grecia starebbe valutando seriamente l’uscita dalla moneta unica europea, a provocare un terremoto sulla valuta che ha fatto calare l’euro fino a 1,43 dollari dopo essersi avvicinato a 1,50 appena due giorni prima. Un eventuale ritorno della Grecia alla vecchia Dracma - tecnicamente complicatissimo - avrebbe infatti un impatto enorme sulla tenuta della divisa unica. Per questo motivo Parigi, Berlino e lo stesso governo di Atene hanno immediatamente smentito questa ipotesi. Ma che lo scenario della crisi ellenica resti comunque molto preoccupante lo confermano le conclusioni del vertice straordinario tenutosi in serata a Lussemburgo, a cui hanno partecipato i ministri delle Finanze di Italia, Germania, Francia, Spagna e Grecia, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Junker, e il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Le parti hanno annunciato che non ci sarà alcuna ristrutturazione del debito greco ma si prospettano invece nuovi aiuti europei, che saranno tuttavia condizionati ad un maggiore sforzo di Atene sulle misure di correzione dei conti. In tal senso l’Europa ha esercitato forti pressioni, tanto da ipotizzare un sistema di controllo esterno sul processo delle privatizzazioni elleniche. L’Eurozona teme infatti un contagio ad altri Paesi a rischio come il Portogallo mentre sale il pericolo che il Consiglio Ecofin del 16 maggio possa bocciare il piano di aiuti a Lisbona.

    Nigeria, attaccato villaggio cristiano
    Torna alta la tensione nel nord della Nigeria, nello Stato di Bauchi a maggioranza musulmana, dove ieri almeno 16 cristiani sono stati uccisi in un attacco condotto da uomini armati. Una ventina le case date alle fiamme. La zona è conosciuta per essere stata nel passato epicentro di violenze etniche e settarie in particolare dopo le presidenziali di aprile.

    Marocco-attentato
    È salito a 17 vittime il bilancio dell’attentato al caffè di Marrakech dello scorso 28 aprile, dopo che ieri è deceduta una giovane donna svizzera, rimasta gravemente ferita dallo scoppio dell’ordigno. Intanto iniziano a delinearsi i profili delle tre persone arrestate, due giorni fa, con l’accusa di aver messo a punto l’attacco. Uno di loro era stato più volte fermato, anche in Libia e Siria, per aver tentato di unirsi a gruppi terroristici vicini ad Al Qaeda.

    Immigrazione, nuovi arrivi a Lampedusa
    Nuovi arrivi di migranti a Lampedusa e il centro di prima accoglienza torna ad essere pieno. 1100 le presenze dopo il maxi sbarco che in nottata ha portato sull’isola 842 persone provenienti dalla Libia. Una terza imbarcazione è invece stata bloccata nel Canale di Sicilia dalle autorità tunisine. ”E’ la dimostrazione che l'accordo fra i due governi funziona”, ha commentato il ministro dell’Interno Maroni. A pieno ritmo procede anche la ricerca degli scafisti, due dei quali sono stati arrestati ad Agrigento, e il meccanismo delle ripartenze. “L’isola è pronta a ricevere i turisti, ma il settore va sostenuto meglio”. E’ quanto chiedono associazioni e imprenditori locali. Gabriella Ceraso ha intervistato la Presidente, Rosangela Mannino:

    R. – Lampedusa è ritornata alla sua bellezza originaria. Anche la famosa “Montagna della vergogna” è tornata ad essere quella di prima. Le spiagge sono tranquille, come anche il Paese. Quindi, anche se sentite questi nuovi recuperi di immigrati via mare, non pensate che l’isola sia invasa: queste persone vengono prese, aiutate – perché devono essere aiutate, è giusto e sacrosanto – e poi portate via sulle navi. Ormai non c’è più lo stato di allerta sull’isola.

    D. – Quali sono, invece, le vostre preoccupazioni, gli allarmi lanciati da tutto lo staff, associazioni, imprenditori e negozianti dell’isola?

    R. – Hanno lanciato l’allarme per via degli indotti, che sono fermi. Non dico il 90 per cento, ma c’è un 80 per cento di persone che non verranno perché credono permanga ancora lo stato di allerta. Noi, come imprenditori, chiediamo ora, sia al governo centrale sia a quello regionale, aiuti sostanziali per la nostra economia: delle linee di credito ed una moratoria, almeno per quest’anno, per questa calamità naturale che interessa Lampedusa.

    D. – Il governo aveva parlato di provvedimenti di altro genere. Si era parlato, ad esempio, di buoni-vacanze...

    R. – Non era il buono-vacanze che avevamo chiesto. Il buono doveva essere applicato sulla compagnia aerea, in modo che venisse fatto uno sconto, anche direttamente in albergo. Poi si era parlato di un buono-vacanza per le famiglie a basso reddito, ma queste persone, qui a Lampedusa, non arrivano. Il governo ha affrontato la situazione mettendo a disposizione delle navi e facendo bellissimi spot pubblicitari. Come lampedusani, quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Adesso chiediamo al governo un aiuto concreto ed istantaneo per sostenere l’economia in piena crisi. (vv)

    Indonesia, incidente aereo
    Non ci sono sopravvissuti tra i 27 passeggeri dell’aereo precipitato oggi in mare nella remota provincia indonesiana di Papuasia. Il velivolo, un MA-60 fabbricato in Cina, "è precipatato in mare a circa 500 metri dalla pista mentre era in fase di atterraggio" all'aeroporto di Kaimana, una piccola città della Papuasia occidentale, ha riferito un funzionario del ministero dei Trasporti. Secondo i soccorritori al momento sono stati ritrovati 15 corpi e le ricerche sono ancora in corso.

    Vertice Asean
    Vertice dell’Asean, Associazione degli Stati del sud-est asiatico, oggi a Giacarta, in Indonesia. Sul tavolo: il conflitto alla frontiera tra Thailandia e Cambogia ma anche la proposta per la nascita di una comunità economica entro il 2015.

    Ecuador-Referendum
    Si vota oggi in Ecuador per il referendum costituzionale che prevede 10 quesiti. Tra le modifiche che il presidente Correa vorrebbe introdurre, oltre al cambiamento della Costituzione, la riforma della magistratura e la regolamentazione dei mezzi di informazione. Una consultazione che, secondo gli analisti, incrementerà il potere del Capo dello Stato. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 127

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.