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Sommario del 02/05/2011
Il Papa incontra il presidente polacco: Papa Wojtyla ha segnato una grande svolta nel mondo
◊ Stamani Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il presidente della Repubblica di Polonia, Bronisław Komorowski. Il capo di Stato – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ha voluto esprimere “la riconoscenza della Nazione polacca” per la beatificazione di Papa Wojtyla. “Si è concordato che il lungo Pontificato del Beato Giovanni Paolo II ha segnato una grande svolta non solo in Polonia, ma nel mondo intero. Si è inoltre sottolineato che il suo Magistero ed i suoi interventi in favore della dignità della persona e dell’inviolabilità della vita umana rimangono attuali e di grande portata”.
◊ Decine di migliaia di persone sono tornate a riempire questa mattina Piazza San Pietro per partecipare alla Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, la celebrazione si è aperta con un indirizzo di omaggio del cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, che ha definito Papa Wojtyla il “grande apostolo” della Divina Misericordia assieme a Santa Faustina Kowalska. Il servizio di Alessandro De Carolis:
(musica)
Testimone, Pastore, Papa, Santo. Quattro appellativi come quattro facce di un prisma, attraverso le quali si rifrange la gratitudine della Chiesa per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Davanti alla folla del giorno dopo – stanca ma felice di esserci ancora per questo momento di preghiera corale – il cardinale Tarcisio Bertone ha fatto nuovamente brillare il diamante dei meriti e delle virtù del nuovo Beato. Un uomo, ha detto, “che viveva di Dio” e che è stato una “guida nel passaggio tra due millenni” grazie alla bussola del Vangelo; quel Libro dolcemente chiuso da un soffio sul suo feretro, sei anni fa, quasi a presagire l’evento di ieri, l’inizio della vita dopo la vita:
“Era come se il vento dello Spirito avesse voluto segnare la fine dell’avventura umana e spirituale di Karol Wojtyła, tutta illuminata dal Vangelo di Cristo. Da questo Libro egli scopriva i disegni di Dio per l’umanità, per se stesso, ma soprattutto imparava Cristo, il suo volto, il suo amore, che per Karol era sempre una chiamata alla responsabilità”.
La sua Beatificazione è un “dono troppo grande”, che rende difficile “esprimere ciò che sente tutta la Chiesa”, aveva affermato all’inizio della cerimonia il cardinale Dziwisz. L’antico segretario personale di Papa Wojtyla ha sottolineato come la Messa di questa mattina – celebrata seguendo l’apposita liturgia che verrà utilizzata il 22 ottobre di ogni anno – costituisca in qualche modo l’inaugurazione del “culto pubblico” di Giovanni Paolo II. Quindi, ha ringraziato l’Italia per essere stata l’affettuosa “seconda patria” del Papa polacco e soprattutto Benedetto XVI per averne “mantenuto sempre viva la memoria”:
“Siamo riconoscenti al Santo Padre per la decisione di aprire il processo di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, per aver confermato l’eroicità delle sue virtù e del miracolo, e per aver scelto la Domenica della Divina Misericordia come giorno della sua Beatificazione. Siamo convinti che questa scelta rafforzerà ancora di più la fede dei discepoli di Cristo in Dio ricco di misericordia. Il Beato Giovanni Paolo II è diventato, assieme a Santa Faustina, il grande apostolo di questa verità”.
Apostolo e uomo di intensa preghiera. In sintonia con tutte le testimonianze ascoltate da chi lo ha conosciuto di persona, anche il cardinale Bertone ha fatto discendere dalla preghiera “continua, costante” di Giovanni Paolo II il suo essere non “un mero combattente per ideologie politico-sociali”, ma “difensore della dignità di ogni essere umano”, perché visto come figlio di Dio:
“Oggi rendiamo grazie al Signore per averci dato un Testimone come lui, così credibile, così trasparente, che ci ha insegnato come si debba vivere la fede e difendere i valori cristiani, a cominciare dalla vita, senza complessi, senza paure; come si debba testimoniare la fede con coraggio e coerenza, declinando le Beatitudini nell’esperienza quotidiana”.
Da Papa, ha riconosciuto ancora il cardinale Bertone, Giovanni Paolo II ha dato alla Chiesa “una proiezione universale e un’autorità morale a livello mondiale prima mai conosciute”. Quindi, privato delle facoltà che gli avevano permesso di arrivare ai confini del mondo, ha lasciato il mondo dando “a noi tutti – ha detto il segretario di Stato – un’ultima grande lezione di umanità e di abbandono tra le braccia di Dio”:
“Ringraziamo il Signore per averci dato un Santo come Lui (...) Era un uomo vero perché inseparabilmente legato a Colui che è la Verità. Seguendo Colui che è la Via, era un uomo sempre in cammino, sempre proteso verso il bene più grande per ogni persona, per la Chiesa e per il mondo e verso la meta che per ogni credente è la gloria del Padre. Era un uomo vivo, perché colmo della Vita che è Cristo, sempre aperto alla sua grazia e a tutti i doni dello Spirito Santo”.
(musica)
Il pellegrinaggio dei fedeli davanti alle spoglie di Giovanni Paolo II
◊ Dopo la Messa di ringraziamento, è ripreso il flusso di pellegrini nella Basilica di San Pietro per venerare le spoglie di Giovanni Paolo II. Ieri sono stati oltre 250 mila i fedeli che hanno pregato davanti ai resti mortali del Beato. La Basilica Vaticana rimarrà aperta fino alle 17.30 e alle 16 è prevista l’ultima recita del Rosario. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Sono decine di migliaia i fedeli che anche oggi attendono il proprio turno per entrare in Basilica. Non lontano dalle spoglie di Papa Wojtyla, alcuni lasciano lettere, biglietti, fiori, candele e altri oggetti. Il segno della croce, la preghiera e lo sguardo, sempre rivolto verso le spoglie del nuovo Beato, accompagnano l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte questa mattina in Piazza San Pietro:
R. – Ricordo quando nel 1979 venne a Varsavia e pronunciò parole intense, chiedendo allo Spirito Santo di poter cambiare la nostra terra, che era ancora sotto il regime comunista totalitario: ma questa non è per me la cosa più importante. La cosa più importante è sempre la sua fede, perché è santo e non santo perché ha cambiato qualcosa nel mondo, ma perché ci ha attirato al Signore. Possiamo dire che Giovanni Paolo II ci ha portato un pezzetto del cielo proprio qui, sulla terra. Questa è la cosa più bella: noi potevamo sempre sentirci vicini al Signore, perché era proprio lui che ci guidava verso il Signore. E per noi questa è la grande gioia.
R. – Mi ha cambiato tantissimo: mi ha colpito sempre molto. L’ho incontrato parecchie volte ed è sempre stata un’emozione fortissima: ma non soltanto un’emozione, anche un qualcosa che rimane, un esempio che dura. Penso che questo valga per ogni persona. L'immagine che ricordo è quella dei suoi occhi sempre accesi e pieni di amore.
R. – Per il popolo di Dio è un grande dono aver avuto Giovanni Paolo II, il Papa con il quale siamo cresciuti e un Santo che abbiamo conosciuto. Questo è quello che ci riempie di gioia e, allo stesso tempo, vogliamo ringraziare il Signore in questa celebrazione di oggi. Grazie a Giovanni Paolo II per tutto quello che ha fatto per la Chiesa, per l’umanità e per ciascun uomo che ha potuto conoscerlo, incontrarlo ed ascoltare la sua parola. Grazie perché è stato il segno di Gesù in mezzo a noi: questa è la cosa che ha toccato anche il mio cuore.
R. – Io sono polacca e per me è un padre. E’ veramente un padre che ora è ancora più vicino al mio cuore, alla mia vita. Voglio tornare ora a quanto ha scritto per far vivere, ancora di più, dentro di me le sue parole e, soprattutto, la persona di Giovanni Paolo II.
R. – Giovanni Paolo II ricorda che tutti noi siamo chiamati alla santità: la santità è la via che dà senso alla vita.
R. – Vederlo beato è la possibilità per ciascuno di noi, chiedendo il suo aiuto, di aprire le porte del nostro cuore al Signore. Giovanni Paolo II ha saputo fare della sua vita un atto amore al Signore. Credo che soprattutto per i sofferenti e per gli ammalati, per chi porta le tante croci di ogni giorno sia una grande speranza. (mg)
Nella Basilica di San Pietro il silenzio dei pellegrini che si avvicinano alle spoglie del nuovo Beato è interrotto soltanto dalla recita del Rosario. Ieri il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, presiedendo la preghiera mariana delle 18, ha esortato i fedeli a portare in famiglia il ricordo della giornata della Beatificazione, trasformandolo in “testimonianza di fede”. E ha anche ricordato come Papa Wojtyla fosse legato al Rosario:
“Credo che questa preghiera sia il dono più bello che possiamo fare al nuovo Beato che tanto amava Maria e tanto amava il Santo Rosario, ha detto il porporato nell’introdurre la meditazione dei Misteri della luce. Credo che sia anche il ricordo più bello che possiamo portare nelle nostre case: portare il Rosario come impegno di preghiera per questo mese in tutte le nostre famiglie”.
Al termine della celebrazione il cardinale Comastri ha letto la preghiera al Beato Giovanni Paolo II:
Beato Giovanni Paolo,
dalla finestra del cielo donaci la tua benedizione.
Benedici la Chiesa che tu hai amato e hai servito e hai guidato spingendola coraggiosamente sulle vie del mondo per portare Gesù a tutti e tutti a Gesù.
Benedici i giovani che sono stati la tua grande passione, riportali a sognare,
riportali a guardare in alto per trovare la luce che illumina i sentieri della vita di quaggiù.
Benedici le famiglie, benedici ogni famiglia; tu hai avvertito l’assalto di satana contro questa preziosa e indispensabile scintilla di cielo che Dio ha acceso sulla terra.
Giovanni Paolo, con la tua preghiera proteggi la famiglia, prega per il mondo intero ancora segnato da tensioni da guerre e da ingiustizie. Tu hai combattuto la guerra invocando il dialogo e seminando l’amore, prega per noi, affinché siamo instancabili seminatori di pace.
Beato Giovanni Paolo,
dalla finestra del cielo fa scendere su tutti noi la benedizione di Dio.
I cardinali Erdő e Scherer: Papa Wojtyla, segno di speranza per il mondo intero
◊ Una grande festa della fede, vissuta senza confini: la Beatificazione di Giovanni Paolo II è stata seguita con trepidazione e commozione non solo a Roma, ma in tutto il mondo attraverso i mezzi di comunicazione. Grande la gioia in Polonia e soprattutto a Cracovia, di cui il nuovo Beato fu arcivescovo e a Wadowice, il paese natale di Karol Wojtyla. Oggi, tutti i giornali polacchi danno grande risalto all’evento, mentre alcune chiese e luoghi sacri sono già stati dedicati al Beato Wojtyla. Sull’importanza di questa Beatificazione, in particolare per il continente europeo, Marta Vertse ha intervistato il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest:
R. – Giovanni Paolo II è stato un segno della speranza sia per l’Europa che per tutto il mondo. Adesso, attraverso la Beatificazione, abbiamo ricevuto un grande incoraggiamento, perché anche il nostro continente, che è uno dei continenti più ricchi del mondo, ha bisogno di speranza. Volendo rinnovare anche la nostra coscienza europea, abbiamo bisogno del suo insegnamento e del suo incoraggiamento e per questo siamo grati al Santo Padre Benedetto XVI per questa bellissima Beatificazione che ci dà incoraggiamento.
D. – Questa intensa cerimonia di Beatificazione, che immagine le ha dato della Chiesa universale?
R. – E’ un’espressione dell’unità della Chiesa, un’unità visibile, perché Giovanni Paolo II veramente non è Beato con “effetto limitato”: sin dall’inizio del suo Pontificato aveva attirato l’attenzione di tutto il mondo e dopo è stato stimato in tutto il mondo. L’importanza della sua personalità è dunque già universale. (ap)
Dall’Europa all’America Latina: il cardinale arcivescovo di San Paolo del Brasile, Odilo Pedro Scherer, si è soffermato con Cristiane Murray dell’importanza e universalità della figura di Giovanni Paolo II:
R. - “Ha dato un orientamento per la Chiesa di tutto il mondo, un orientamento sicuro per la vita pastorale della Chiesa e anche per l’interpretazione della fede, della dottrina. Ha dato inoltre l’orientamento per la presenza della Chiesa nella società, la dottrina sociale della Chiesa, anche nel senso di correggere certi sviluppi non troppo sani nella teologia dove a volte si faceva anche appello all’interpretazione marxista della storia della Chiesa, della vita della Chiesa. Lui conosceva questa realtà molto da vicino, grazie alla sua storia in Polonia. Poi il Papa è stato importante come figura perché è stato anche un grande leader mondiale a cui hanno fatto riferimento non solo i cattolici ma anche i capi di Stato e i leader di altre religioni. E’ diventato un po’ il riferimento della grande famiglia umana per quello che era buono, per quello che era giusto. Anche se non tutti erano d’accordo con lui, lo prendevano sul serio e prendevano in considerazione quello che diceva”.
◊ Alla cerimonia di Beatificazione in Piazza San Pietro era presente la “generazione di Giovanni Paolo II”. E’ quanto sottolinea il direttore dei Programmi della nostra emittente, Andrea Koprowski, che al microfono di Alessandro Gisotti si sofferma sulla portata universale dell’evento di ieri:
R. - Abbiamo assistito ad una grande testimonianza della fede della Chiesa universale! In diverse dimensioni: l’espressione della gratitudine a Dio e a Giovanni Paolo II da parte della gente giunta da tutto il mondo … C’è da dire che molti hanno partecipato alla Beatificazione anche nei loro Paesi, penso al Messico e altri Paesi dell’America Latina, in Africa e Terra Santa. Ma la presenza di tanti pellegrini a Roma, il clima di fede, di gioia, di vicinanza, era impressionante. E così l’accoglienza da parte della Diocesi di Roma, delle istituzioni del Comune di Roma e poi il volontariato: per me il volontariato è significativo in modo speciale, riflette la società civile, riflette l’Italia come tale, il popolo italiano. C’è poi quanto ha detto il Santo Padre Benedetto XVI, molto commosso e intenso nell’esprimere i punti fondamentali del cammino della Chiesa come comunità di fede e di speranza.
D. - Qual è il passaggio dell’omelia di Benedetto XVI che più l’ha colpita e perché?
R. - Sinceramente – sono parecchi. Difficile limitarsi “ad uno”… Benedetto XVI ha visto la Beatificazione nel quadro della realtà cristiana della “beatitudine della fede” “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” , “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). San Pietro che scrive, pieno di entusiasmo spirituale, indicando ai neo-battezzati le ragioni della loro speranza e della loro gioia….. In questa realtà del Vangelo, il nuovo Beato è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica. Il nuovo Beato come un “punto forte” nel cammino della Chiesa. “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, operando con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio.
D. - Quali frutti possiamo attenderci da questa Beatificazione?
R. - L’esperienza concreta della comunione umana fondata sulla fede, radicata nel Cristo, Redentore dell’uomo. L’esperienza che l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Questa era una esperienza molto forte. Mi hanno colpito numerose famiglie che sono venute dall’estero – dalla Polonia, ma anche dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna – con i bambini, con i parenti. Per me questo era impressionante. Una “generazione di Giovanni Paolo II” che cresce, si moltiplica. I media, le radio, la TV, i “nuovi media, i social network” hanno portato le immagini e le voci a tutto il mondo. Diventerà un seme per la qualità di vita della comunità locali, di quelle della società civile e delle Chiese particolari… Benedetto XVI ha menzionato una cosa fondamentale, spero che possiamo includerla tra i “frutti della Beatificazione”: attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, ha dato al Cristianesimo un rinnovato orientamento per il futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace.
◊ Il Papa ha espresso profondo cordoglio per la morte del cardinale Augustin García-Gasco Vicente, arcivescovo emerito di Valencia, spentosi ieri mattina a Roma all’età di 80 anni. Il porporato intendeva presenziare alla Beatificazione di Giovanni Paolo II in San Pietro. Sabato sera aveva partecipato, senza alcun problema, alle Veglia di preghiera al Circo Massimo. Poi, nella mattinata di ieri, il decesso a causa di un infarto. In un telegramma inviato all’attuale arcivescovo di Valencia, Carlos Osoro Sierra, Benedetto XVI ricorda la grande “sollecitudine apostolica” del cardinale García-Gasco, il suo costante impegno nell’opera di evangelizzazione, svolta “con saggezza e generosità, promuovendo in modo instancabile numerose iniziative pastorali, specie nel settore della didattica e della pastorale familiare”. In una dichiarazione alla Cope, mons. Osoro Sierra ha sottolineato che la morte del porporato, avvenuta a Roma e proprio nel giorno della Beatificazione di Giovanni Paolo II, ci ricorda il suo profondo amore per la Chiesa. La Camera ardente è stata allestita nella Cappella del Pontificio Collegio spagnolo San Giuseppe di Roma (Via Torre Rossa, 2): resterà aperta fino alle 16.30. Con la morte di García-Gasco Vicente, il Collegio Cardinalizio conta 198 porporati, di cui 115 elettori.
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia; padre Saverio Cannistrà, preposito generale dei Carmelitani Scalzi.
Sollevamento del vescovo di Toowoomba in Australia
◊ Benedetto XVI ha sollevato dalla cura pastorale della diocesi di Toowoomba (Australia) mons. William M. Morris.
◊ Promuovere un dialogo tra bloggers e Chiesa: è l’obiettivo del primo incontro in Vaticano di bloggers provenienti da tutto il mondo, promosso nel pomeriggio di oggi dai Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali. La Chiesa, dunque, entra in dialogo anche con il fenomeno dei blog su internet in cui protagonista è chiunque, come conferma nell’intervista di Fausta Speranza il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano per la cultura:
R. - Prima di tutto dobbiamo riconoscere la rilevanza di questo fenomeno, che, come si suol dire, viene proprio dal basso. Un fenomeno che tende, progressivamente, anche ad interessare i grandi fenomeni, le grandi interpretazioni culturali, ma che soprattutto tende anche ad insistere, ad incidere nell’interno dell’orizzonte alto della Chiesa, della fede. Per questo motivo abbiamo voluto che la blogosfera diventasse in qualche modo una presenza anche nell’interno della cultura della Santa Sede, all’interno della stessa esperienza cristiana.
D. - Un tempo, finire nella rete significava finire ‘intrappolati’. Oggi, invece, finire nella rete significa aprire orizzonti molto ampi, anche se comunque ci sono alcuni limiti: frammentarietà, imprecisione e dispersione. Non è una sfida da poco, per la Chiesa, che difende da sempre la verità…
R. - Devo dire che è proprio una delle domande fondamentali che mi vengono rivolte: “Siamo consapevoli o meno, noi ecclesiastici, che questo mondo dei bloggers è un mondo particolarmente incandescente, pericoloso, un mondo che ha al suo interno tutti i colori possibili della fantasia umana ma anche le degenerazioni del pensiero e della cultura umana?”. Questa domanda è legittima e ne siamo consapevoli. Per questo motivo, vogliamo subito dichiarare che la selezione che abbiamo fatto, tra le richieste che sono state avanzate, non vuole essere assolutamente né l’avallo dei contenuti o delle modalità espressive, né d’altra parte vuole rappresentare una sorta di modello. Sappiamo, però, che da quest’orizzonte non si può prescindere. Noi abbiamo fatto una scelta, attraverso un sorteggio, all’interno di queste molteplici richieste che ci sono state rivolte, per iniziare un dialogo anche con un mondo così fluido, così complesso, un mondo che, per certi versi, è anche in fibrillazione continua, ma sempre riconoscendo che è necessario dialogare, interloquire, perché è ormai il linguaggio in cui una platea immensa di persone dialoga, si incontra e soprattutto cerca, domanda.
D. - Questo incontro voluto il 2 maggio, in Vaticano, cade il giorno dopo la Beatificazione di Giovanni Paolo II...
R. - Abbiamo voluto proprio che fosse all’indomani della Beatificazione non solo perché in questo momento abbiamo, qui a Roma, una presenza vivacissima e multicolore dei bloggers, ma soprattutto perché pensiamo che idealmente potremmo quasi mettere questo nostro esperimento proprio sotto il patrocinio di Giovanni Paolo II. Egli è stata una delle figure che ha percorso tutti gli itinerari possibili ed immaginabili, non soltanto spaziali ma anche i veri e propri percorsi della cultura contemporanea della stessa comunicazione. Non ha temuto di mettersi anche in gioco su questi percorsi, su questi itinerari, ma dall’altra parte ha conservato, forte, la sua identità. Il nostro compito è proprio quello di riconoscere che esiste un messaggio e questo messaggio è permanente, è fondante, è un messaggio che usa, anche senza imbarazzo, la parola ‘verità’. Dall’altra parte, però, è un messaggio che deve essere coniugato ininterrottamente, formulato, espresso nella molteplicità dei linguaggi. Non dimentichiamo mai che, proprio all’origine stessa del cristianesimo c’è una figura come Paolo, che parte dalla roccia di Gerusalemme, dove era fondata la Croce di Cristo ma anche tutta la tradizione iniziale cristiana e si muove lungo le grandi arterie della comunicazione, che allora erano le strade consolari romane, entra in Paesi e culture completamente diverse, tentando appunto di esprimere quel messaggio secondo i colori sempre mutevoli dell’esperienza della cultura umana.
D. - Siamo anche nel pontificato del Papa che ha avuto il coraggio della lettera ai cattolici d’Irlanda sui temi difficili della pedofilia. In questo momento, dunque, è molto forte questo bisogno di coraggio della Chiesa in tema di comunicazione…
R. - Penso che non sia soltanto un tentativo che si fa, come è tradizione fare e come sempre si fa ogni volta che si presentano dei nuovi crocevia. E’ veramente strutturale. La comunicazione è l’atmosfera, l’ambiente. Noi siamo immersi in un mondo che non è soltanto una rete continua di comunicazioni attraverso i satelliti, le televisioni, le radio e così via, ma che respira spontaneamente la comunicazione, che ha scambi continui in questa luce. Credo che Benedetto XVI, proprio riguardo ad un problema specifico della Chiesa - che ormai era diventato un soggetto nella piazza informatica della comunicazione -, abbia voluto affrontarlo in maniera precisa e decisa. (vv)
Del nuovo linguaggio di oggi Fausta Speranza ha parlato anche con il responsabile del dipartimento comunicazione e linguaggi del dicastero vaticano della cultura, Richard Rouse:
R. – Sì, è un linguaggio nuovo, un linguaggio immediato, un linguaggio che qualche volta sembra troppo informale, qualche volta sembra distante, qualche volta sembra proprio un’altra lingua e bisogna qualche volta tradurre i nostri concetti mentali. Dobbiamo imparare questo linguaggio. Dobbiamo esporci lì nel foro pubblico contemporaneo, il nuovo areopago. Vogliamo un rapporto di amicizia sia sullo schermo ma anche in carne ed ossa; vogliamo conoscere queste persone che sono i blog che leggiamo. Molti di noi non scrivono un blog ma leggono un blog. E’ importante anche sapere che dietro un blog ci sono due persone: il lettore e lo scrittore.
D. – Nell’incontro che ci sarà oggi pomeriggio con questi bloggers ci sarà anche la presentazione delle iniziative della Chiesa nel campo dei nuovi media?
R. – Sì, tra i vari relatori questo pomeriggio avremo non solo padre Lombardi, che ci aiuterà un po’ a capire in che modo la Chiesa di Roma, il Vaticano, la Santa Sede stanno interagendo con i bloggers, con i nuovi media, con quella interattività che bisogna avere oggi nel mondo dei bloggers, ma ci saranno anche persone e rappresentanti della Chiesa da tutto il mondo. Per esempio, coloro che preparano la Giornata Mondiale della Gioventù saranno qui a spiegare come i giovani vivono questa nuova comunicazione. Ci sarà anche chi gestisce siti diocesani, chi gestisce siti parrocchiali, per vivere queste esperienze e essere on line ma anche per essere una comunità. Nel mondo dell’informatica c’è questa espressione di dare del tu “informatico”: cioè, con una persona che non ho mai conosciuto dopo tre righe già ci diamo del tu; questa è anche un’esperienza religiosa nel senso che noi al Padre Nostro diamo del tu. Qui abbiamo un linguaggio, un’esperienza, un momento della comunicazione, un gioco della comunicazione che crea un’intimità che è molto importante anche per la religione.
D. – Dottor Rouse, Chi sono questi bloggers che hanno aderito in qualche modo a questo incontro in Vaticano?
R. – Noi abbiamo fatto un lancio, un semplice lancio attraverso alcuni blogger molto noti dicendo che ci sarebbe stato questo incontro e chi avesse voluto avrebbe potuto candidarsi per venire. Abbiamo ricevuto più di 750 richieste in due, tre giorni e abbiamo dovuto chiudere il varco degli ingressi e fare uno smistamento per fare sì che in qualche modo fosse presente tutta la blogosfera. Ci sono dei siti molto cattolici, ci sono dei siti atei, ci sono persone da tutto il mondo, dall’Australia fino all’America, ma anche l’India, i Paesi slavi, la Germania, l’Inghilterra. Tutto il mondo informatico è rappresentato. Ci sono dei bloggers che scrivono esperienze religiose ma anche il fatto quotidiano della vita. (bf)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ La fede di Pietro: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Nell’informazione vaticana, una sintesi delle interviste rilasciate dal cardinale Tarcisio Bertone a Bruno Vespa (nello speciale di “Porta a Porta”) e al direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai, Antonio Preziosi.
Nicola Gori a colloquio con il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro.
Ha conquistato il cuore del mondo: l’editoriale di Francesco M. Valiante ripreso dal “Giornale di Brescia”.
In rilievo, nell’informazione internazionale, l’uccisione di Osama bin Laden, vicino a Islamabad.
Ucciso Bin Laden: l'annuncio di Obama, festeggiamenti a New York e Washington
◊ Osama Bin Laden è stato ucciso nel corso di un raid delle forze speciali statunitensi alla periferia di Islamabad. L’annuncio, nella notte, del presidente statunitense Barack Obama. Il servizio di Salvatore Sabatino:
E' stato ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa Bin Laden, dopo aver risposto al fuoco, durante il blitz condotto dai corpi speciali statunitensi. L’attacco, programmato da giorni, è avvenuto non lontano da Islamabad, capitale del Pakistan, ed ha provocato altri 3 morti, tra i quali ci sarebbe anche un figlio dello “sceicco del terrore”. L’annuncio della sua morte è stato dato dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che soddisfatto – in diretta tv – ha detto: “Giustizia è stata fatta”. Il capo della Casa Bianca, però, ha pure voluto sottolineare che “l’America non è in guerra con l’Islam e non lo sarà mai”. Resta, a questo punto, il mistero sul perché Bin Laden fosse lì, da quanto tempo, sotto quale protezione e quale sarà la risposta di Al Qaeda; di sicuro, si sa che i talebani pakistani hanno già minacciato attacchi contro Pakistan e Stati Uniti. Intanto il corpo del fondatore di Al Quaeda è stato prelevato dai “commandos”, e dopo essere stato sottoposto all’esame del Dna, è stato sepolto in mare, rispettando la tradizione islamica. Polemiche, invece, sul cadavere mostrato dalle tv pachistane che, secondo numerose fonti, sarebbe un falso. Nel frattempo, negli Stati Uniti migliaia di persone sono scese in piazza per festeggiare; folla da stadio e caroselli di macchine davanti alla Casa Bianca, a Washington, mentre migliaia di persone si sono date appuntamento a Ground Zero, a New York, epicentro degli attacchi dell’11 settembre, programmati proprio da Bin Laden. Da segnalare, infine, la soddisfazione delle cancellerie di mezzo mondo, mentre il presidente afghano Karzai ha lanciato un messaggio ai talebani: “Dalla morte di Bin Laden – ha detto – devono trarre insegnamento e deporre le armi".
L'uccisione in Pakistan di Osama Bin Laden è avvenuta a 3.519 giorni dagli attentati dell'11 settembre 2001 e a poco più di un anno dalle presidenziali americane del 2012. Sul significato di questo momento per gli Stati Uniti, Giada Aquilino ha intervistato Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo internazionale:
R. – Ha un significato molto importante dal punto di vista simbolico: gli Stati Uniti ce l’hanno fatta e, a quanto pare, da soli perché sembra che le forze di polizia e l’esercito pachistano non abbiano avuto nulla a che fare con questa operazione. Certo, ci hanno messo 10 anni, ci hanno messo molto tempo e la situazione è cambiata radicalmente. Se avessero trovato Bin Laden all’indomani dell’11 settembre la storia del mondo sarebbe stata completamente diversa. Dal punto di vista pratico, Osama Bin Laden era assolutamente un simbolo, quindi questo non cambia nulla sull’operatività della rete del terrorismo internazionale a carattere islamico e non.
D. - A che punto è oggi la lotta al terrorismo dopo l’uccisione di Osama Bin Laden? Verso quale direzione va?
R. - Penso che adesso gli Stati Uniti dovranno necessariamente concentrarsi sul problema rappresentato dai talebani, sulla loro avanzata e sulla destabilizzazione progressiva che sta avvenendo in Afghanistan. Chiaramente il problema fondamentale è come uscire dal pantano in cui si trovano al momento, cioè come uscire da questo conflitto, perché sicuramente dal punto di vista elettorale è molto importante per il presidente Obama presentarsi alle prossime elezioni e fare una campagna elettorale senza avere due guerre sulle spalle, una in Iraq e una in Afghanistan. Però non credo che nel breve periodo riusciranno a trovare una soluzione a questi problemi.
D. – L’Interpol ha subito messo in guardia sulla possibilità di un accresciuto rischio terroristico dopo la morte di Bin Laden. Obama ha precisato che gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Islam. Cosa si teme?
R. - Penso che sia molto difficile prevedere esattamente la reazione del mondo dei seguaci. Io non parlerei assolutamente di mondo islamico né tantomeno musulmano, perché la connotazione religiosa non ha nulla a che vedere con il terrorismo. Sicuramente Bin Laden era un’icona per un gruppo di persone nel mondo, molto radicali, che vedevano in lui il simbolo di quella lotta antimperialista contro gli Stati Uniti che si chiama “fondamentalismo islamico”. E’ difficile prevedere quale sarà la reazione. Sicuramente tutti i servizi segreti al momento sono in allerta proprio perché si teme che ci sarà una reazione: si teme cioè che qualcuno organizzi un attacco per vendicare la morte di Osama Bin Laden. Però, detto questo, penso che sarà molto difficile che si verifichi un attacco della portata sia dell’11 settembre, sia dell’attacco a Madrid - alla stazione di Atocha - e sia di quello in Inghilterra, proprio perché l’antiterrorismo è ben organizzato e questa rete che aveva il suo centro in Osama Bin Laden si è molto indebolita dall’11 settembre in poi. D’altra parte c’è anche un altro elemento molto importante. I giovani del mondo musulmano, oggi come oggi, sono concentrati su quello che sta succedendo in Nordafrica e Medio Oriente, su quella che è stata definita da molti giornalisti la “primavera araba”: quindi c’è un’alternativa democratica all’attività, invece, del terrorismo di stampo di Al Qaeda.
Padre Lombardi sulla morte di Bin Laden: non sia occasione per una crescita dell'odio
◊ “Osama Bin Laden – come tutti sappiamo – ha avuto la gravissima responsabilità di diffondere divisione e odio fra i popoli, causando la morte di innumerevoli innocenti, e di strumentalizzare le religioni a questo fine": è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti sull'argomento. "Di fronte alla morte di un uomo - ha sottolineato padre Lombardi - un cristiano non si rallegra mai, ma riflette sulle gravi responsabilità di ognuno davanti a Dio e agli uomini, e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione per una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace”.
In Dvd il dramma teatrale "La Bottega dell'Orefice" di Karol Wojtyla
◊ In occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II, è stata approntata da Rai Cinema la riedizione del Dvd del film “La bottega dell’orefice”, diretto nel 1989 dal regista britannico Michael Anderson e tratto da un’opera teatrale del giovane Karol Wojtyła, arricchita da sottotitoli in italiano per non udenti, inglese, polacco, francese e spagnolo. Il servizio di Luca Pellegrini:
L’autore diventerà Papa. Già questa è una spirituale anomalia nella carriera di uno scrittore di testi teatrali. Si chiamava Karol Wojtyła, era il 1960, ma già il senso del mistero e dell'eternità, dell’amore e della fedeltà, permeava i suoi pensieri di artista, prima ancora che quelli di sacerdote. “La bottega dell'orefice”, infatti, dramma teatrale in tre atti, si concentra con naturalezza e profondità sul sentimento amoroso che, dalla spensierata gioia vissuta negli anni dell’adolescenza, sboccia in età adulta nel riconoscimento del sacrificio e della riconoscenza, attraverso la simultanea storia di due coppie che a Cracovia iniziano il loro cammino matrimoniale, prima e durante l’occupazione nazista; in Canada ne danno sviluppo con alterne, dolorose vicende; a Cracovia, infine, ritrovano le ragioni della indissolubilità del loro matrimonio, vero sacramento della Chiesa. Il giovane Karol, però, abituato a stare tra i giovani e per i giovani, anche questa volta guarda al futuro, ossia ai figli: a loro i quattro protagonisti infonderanno la bellezza e la difficoltà di questo vivere insieme, di questa quotidiana condivisione. Su tutti vegliano due figure, l’una carismatica, l’altra simbolica: un sacerdote che si chiama Adam - proprio come il primo uomo della Genesi - e un Orefice senza nome che nel mistero della sua bottega - sospesa tra tempo e eternità - mette sul bilancino le fedi nuziali per pesare le anime degli sposi. Da lui promana un’aura solenne, sacrale, ma al tempo stesso premurosa e paterna. Nel film, allora assai apprezzato dal Pontefice, questo ruolo era affidato al carismatico Burt Lancaster, che in poche scene riusciva a disegnare un personaggio capace di sovrastare in psicologia e bravura tutto il resto del cast, diretto comunque con semplice linearità. E’ in quelle poche scene nella bottega, più che nei dialoghi familiari, che si sente la mano felice di Wojtyła drammaturgo e già tutto proteso verso la sorgente prima e mistica di ogni forma di amore umano, ma anche chinato paternamente sulle sue debolezze, cadute, tradimenti, per rendere così l’amore capace di superare il concetto riduttivo e egoistico di piacere e diventare un piccolo seme di eternità gettato nel fluire della storia. Lo confermano alcune battute scritte dal futuro Papa: “L’amore non è un’avventura. Ha il suo peso specifico. E’ il peso di tutto il tuo destino. Non può durare un solo momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore”. Per questo l’Orefice, ossia Lancaster, nella penombra silenziosa che ricorda l’alba sulla quale si staglia la figura del viscontiano “Gattopardo” da lui anni prima interpretato, riflette sulla condizione della natura umana e sull’essenza della storia, affermando con profetica convinzione: “Il futuro dipende dall’amore”. Pochi decenni dopo, Giovanni Paolo II lo avrebbe testimoniato con la vita, la fede, la missione e il sacrificio.
◊ Scuole e istituti cristiani chiusi, chiese presidiate e quartieri cristiani sorvegliati con massime misure di sicurezza: è la situazione che la comunità cristiana registra nella principali città del Pakistan dopo la notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden. Fonti locali di Fides informano che le stesse autorità civili hanno disposto tali misure di sicurezza a Islamabad, Lahore, Karachi, Multan e in altri centri urbani, in quanto si temono attacchi e reazioni violente contro obiettivi cristiani da parte dei gruppi talebani. I cristiani possono essere un bersaglio in quanto identificati, nella propaganda e nella lotta ideologica talebana, con gli occidentali e con gli americani, responsabili della morte del loro leader. Paul Bhatti, consigliere speciale del governo per le Minoranze religiose, conferma a Fides: “La situazione è tesa. Vi sono, in effetti, forti timori di reazioni, del tutto insensate, contro le minoranze cristiane. Il governo sta ponendo la massima attenzione alle misure di prevenzione”. Padre Mario Rodrigues, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan e residente a Karachi, appena uscito da un incontro con le autorità civili, afferma: “Ci hanno messo in allerta chiedendo la chiusura dei nostri istituti e disponendo altro personale di polizia davanti alle chiese. I cristiani in Pakistan sono vittime innocenti, anche in questa situazione: ogni pretesto è buono per minacciarli o per sferrare attacchi”. Sulle conseguenze a lungo termine dell’uccisione del leader di Al Qaeda, padre Rodrigues afferma: “Secondo alcuni, nei prossimi mesi le persecuzioni contro i cristiani potrebbero diminuire e la lotta ideologica talebana affievolirsi. Staremo a vedere. Constatiamo, però, che l’intolleranza e i gruppi islamici radicali sono fiorenti nel Paese, e altri leader estremisti potrebbero imporsi e proseguire in azioni terroristiche. Proprio nei giorni scorsi si sono verificati attacchi di massa ai quartieri cristiani nella città di Gujranwala. Urge una seria politica di contrasto all’estremismo islamico da parte dello stato, a tutti i livelli: nella cultura, nell’istruzione, a livello sociale ma anche a livello politico e legislativo”. (S.C.)
Morte di Bin Laden: i vescovi pakistani ricordano “l’amore ai nemici”
◊ “Nell’animo di un cristiano non c’è mai gioia per la morte di un uomo, anche se è un nemico. In occasione della morte di Bin Laden vorrei ricordare il comandamento supremo del messaggio cristiano: amate i vostri nemici”: con queste parole l’arcivescovo di Islamabad, mons. Anthony Rufin, commenta all’agenzia Fides l’uccisione del leader di Al Qaeda, notando che attualmente non si sono registrati episodi di violenza contro i cristiani. “Vorrei anche esprimere il nostro assoluto rispetto per l’islam e per tutti i musulmani del Pakistan”, con i quali “crediamo sia possibile condividere percorsi di dialogo e collaborazione per la costruzione di una nazione pacifica”. Sulla situazione dei cristiani pakistani, l’arcivescovo dice: “Siamo chiamati dalla volontà di Dio a vivere in questo Paese e a fare del bene in questo Paese. Viviamo la nostra vocazione e missione con fede e speranza, anche nelle situazioni difficili” conclude. Mons. Andrew Francis, vescovo di Multan e presidente della “Commissione per il Dialogo interreligioso” nella Conferenza episcopale, racconta all’agenzia Fides: “Ho avuto due incontri con le autorità civili e militari per parlare delle misure di sicurezza verso i luoghi cristiani nel Sud Punjab, dopo la morte di Bin Laden. Quello che ho portato loro è stato l’esempio del Beato Giovanni Paolo II, uomo di dialogo, di pace, modello per le relazioni islamo-cristiane in Pakistan”. Il vescovo ha ricordato “la vicinanza della Chiesa verso i fedeli musulmani, con i quali ieri abbiamo condiviso una celebrazione interreligiosa in onore del Beato Giovanni Paolo II”. “Oggi è importante per noi rimarcare il suo luminoso esempio di apertura al prossimo, di dialogo con l’islam, riconosciuto e apprezzato dai fedeli musulmani pakistani, per fermare ogni deriva fondamentalista e ogni tentativo di istigare odio fra comunità religiose”. Anche mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, ha rimarcato in un comunicato che “la morte di Bin Laden, considerato da molti un eroe della rivoluzione islamica, e figura centrale dell’estremismo islamico nel mondo, può aiutare a smitizzare l’estremismo”, riducendo così la tensione e l’intolleranza in Pakistan. (R.P.)
Pakistan: nel Punjab attacchi degli estremisti islamici. Famiglie cristiane in fuga
◊ Resta alta la tensione a Gujranwala, città del Punjab, teatro di ripetuti attacchi di estremisti musulmani contro la minoranza cristiana. La folla - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha assaltato case e luoghi di culto, cercando di incendiare diverse chiese. Solo l’intervento della polizia ha scongiurato morti e feriti. A scatenare la rabbia dei gruppi musulmani la notizia del ritrovamento, il 30 aprile scorso, di una copia bruciata del Corano. In risposta, i leader religiosi hanno intimato alla popolazione di attaccare i cristiani; terrorizzate, molte famiglie hanno abbandonato la zona. Intanto le autorità hanno introdotto la Legge 144, che vieta capannelli superiori alle quattro persone in luogo pubblico. Padre Philip Gomes riferisce di aver visto di persona “episodi di violenza nella colonia di Aziz e Gulzar” il 30 aprile, in cui “la folla ha tentato di incendiare case cristiane”. L’intervento della polizia ha bloccato gli assalitori, arrestando alcuni di loro. Per scongiurare nuovi assalti, riferisce il sacerdote, le forze dell’ordine hanno presidiato chiese e luoghi di culto durante le funzioni domenicali. Ieri sono circolati sms telefonici che denunciavano l’attacco alla chiesa di San Giovanni a Gujranwala, nella mattinata, da parte di una folla di estremisti. Tuttavia padre Noel Paul, della locale parrocchia, parla di “voci prive di fondamento” diffuse da persone che “mirano a seminare il panico fra i cristiani”. Il sacerdote condanna anche “il rogo del Corano” e aggiunge: “credo che nessun fedele cristiano compierebbe un simile gesto, in una tale situazione di tensione”. Il riferimento di padre Paul è al ritrovamento, la mattina del 29 aprile, di una copia bruciata del Corano all’interno del cimitero cristiano. La notizia ha aizzato gli animi dei musulmani che, attraverso gli altoparlanti, hanno lanciato una vera e propria caccia all’uomo contro la minoranza, le proprietà e i luoghi di culto. Gli estremisti hanno lanciato pietre e aperto il fuoco contro la colonia cristiana. Un abitante conferma che “molti cristiani hanno abbandonato Gujranwala”; una madre aggiunge che “viviamo in mezzo a una sensazione costante di terrore”. Intanto Paul Bhatti, presidente di All Pakistan Minorities Alliance (Apma) e fratello di Shahbaz, ministro per le Minoranze pakistano assassinato nel marzo scorso, ha visitato la città teatro delle nuove violenze anticristiane. Il consigliere speciale del premier per le Minoranze ha voluto manifestare “solidarietà” alla comunità sotto attacco, spiegando ai fedeli che “non sono soli” e invitandoli “alla calma”. Da settimane la città di Gujranwala registra tensioni e violenze contro le minoranze religiose. (R.P.)
30 cristiani cinesi di Shouwang arrestati dalla polizia a Pechino
◊ 30 seguaci della Chiesa Protestante di Shouwang sono finiti in carcere e altre decine agli arresti domiciliari, ieri a Pechino. I fedeli hanno cercato di riunirsi per pregare in piazza, nonostante il divieto delle autorità. Come riferisce l'agenzia AsiaNews, dal 1993 i fedeli sono stati mandati via dai loro luoghi di preghiera e si sono sempre riuniti a pregare in piazza, in attesa di trovare altri locali. Da un mese, tuttavia, la polizia lo impedisce, arrestando i fedeli non appena arrivano in piazza e tenendoli in carcere per una o due notti. La Chiesa di Shouwang da anni ha chiesto il riconoscimento, senza ottenerlo. Nei giorni scorsi il Global Times ha accusato la Chiesa di Shouwang di “politicizzare” la religione. La Chiesa ha risposto che vuole solo riunirsi per pregare e che sarebbe felice di avere “un luogo chiuso” dove poterlo fare. In Cina ci sono milioni di cristiani protestanti, in gran parte seguaci di chiese domestiche non registrate. Pechino esige che tutti i fedeli aderiscano al Movimento delle Tre autonomie (insieme dei protestanti controllati dal Partito comunista). Solo 20 milioni di cristiani sono nella Chiesa di Stato, rispetto agli oltre 50 milioni di fedeli (ma altre fonti parlano di oltre 100 milioni) membri di chiese non ufficiali. (G.P.)
La gioia della Chiesa in Cina per la Beatificazione di Giovanni Paolo II
◊ “La beatificazione del nostro amato Papa Giovanni Paolo II rappresenta la speranza e la benedizione per la Chiesa in Cina e per noi cattolici cinesi”. E’ uno dei commenti espressi da sacerdoti e fedeli cattolici cinesi, raccolti dall’agenzia Fides, in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, che hanno seguito in comunione con la Chiesa universale. I cattolici cinesi hanno vissuto con grande partecipazione questo evento, come documentano alcune testimonianze dirette. Innumerevoli sono state le iniziative promosse da parrocchie e diocesi, come anche dai media cattolici: in un articolo intitolato “applaudiamo ed esultiamo per la sua Beatificazione”, un sacerdote con grande esperienza pastorale non ha nascosto il suo entusiasmo per questo Papa che “non solo è uscito dal Vaticano, ma soprattutto ha camminato verso il mondo e così ha influenzato il mondo intero”. Il più importante sito cattolico, Faith, ha dedicato numerose pagine alla Beatificazione, indicendo anche un concorso sul tema “Io e Papa Giovanni Paolo II”. Anche il motore di ricerca non cattolico ha dedicato un’ampia presentazione alla Beatificazione e alla figura di Papa Wojtyla. (G.P.)
Afghanistan: anche la chiesa di Kabul si è unita alla Beatificazione di Giovanni Paolo II
◊ “Il beato Papa Giovanni Paolo II è sempre stato vicino alle sofferenze del popolo afghano”. Padre Giuseppe Moretti, parroco dell’unica chiesa in Afghanistan, la cappella interna all'ambasciata italiana a Kabul, racconta all'agenzia AsiaNews come la piccola comunità cattolica, diplomatici e soldati stranieri, si è riunita ieri in preghiera per partecipare spiritualmente alla Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. “La nostra piccola chiesa ‘catacombale’ – racconta il sacerdote – non poteva non partecipare alla gioia di questo avvenimento. Ho chiesto e ricevuto dal Vaticano una cassetta audio con discorsi di Papa Giovanni Paolo II e durante la messa abbiamo ascoltato le sue parole, al posto della predica, per meglio ricordarlo. Purtroppo eravamo meno di altre volte, perché in questi giorni c’è massima allerta in tutto il Paese, le Nazioni Unite nemmeno lasciano uscire i loro funzionari, i soldati francesi e di altri Paesi che in genere vengono numerosi, ieri erano assenti o quasi”. L’invasione sovietica dell’Afghanistan è avvenuta nel 1979, un anno dopo l’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II. Il Papa ha parlato almeno 10 volte chiedendo la pace per il Paese, sia nel tradizionale incontro annuale con il corpo diplomatico presso il Vaticano, sia nei messaggi Urbi et Orbi di Natale e di Pasqua in diretta televisiva mondiale. Padre Moretti ricorda il discorso del Natale 2002 con la nota invocazione del Pontefice: “Salvate i bambini di Kabul”. “Da questo – dice – è nata l’Associazione Pro Bambini di Kabul, che ha preso spunto da questo grido paterno. E’ una Ong intercongregazionale, vi partecipano almeno 15 congregazioni diverse che operano nel settore dell’assistenza ai bambini. All’inizio c’è stato un forte aiuto economico della Caritas italiana. Qui a Kabul hanno aperto un centro di assistenza per i bambini cerebrolesi, ora ne assistono 32, con risultati positivi e grande soddisfazione dei genitori”. Il sacerdote ricorda che l’Afghanistan ha sempre avuto un posto particolare nel cuore del Pontefice e spiega che è stato lui a creare la missio sui iuris dell’Afghanistan il 16 maggio 2002, equiparando a diocesi quella che era solo una piccola cappella di corte. “Nel 2002 – ci racconta – prima di tornare in Afghanistan, ho avuto la gioia di concelebrare la messa con il Santo Padre. Ci ha sempre seguiti con attenzione, nel 2003 mi è pervenuta una Sua speciale benedizione autografa, fonte di aiuto e di conforto”. Anche per questo nel 2005 ai funerali di Giovanni Paolo II ha partecipato una delegazione ufficiale afghana, guidata dal presidente Hamid Karzai e dal ministro per gli Affari Esteri Abdullah Abdullah. Padre Moretti ricorda che “nella nostra chiesa abbiamo pure celebrato una funzione di ricordo, a cui sono intervenuti 6 ministri e sottosegretari afghani, allora ho ricordato brani dei suoi discorsi, come quello nell’incontro dei giovani a Casablanca e quello durante la sua visita a Damasco”. (R.P.)
Portogallo: Fatima in festa per la Beatificazione di Papa Wojtyla
◊ Ieri, giorno della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, Fatima ha vissuto un momento molto particolare. Secondo quanto ha reso noto l'Ufficio Stampa del Santuario, fin dalla mattina presto i pellegrini si sono riversati verso la Cappellina delle Apparizioni della Madonna. Il luogo era adornato da moltissimi fiori, anche accanto alla statua di Giovanni Paolo II nell'atrio della chiesa della Santissima Trinità. Ai lati dell'altare della zona di preghiera - riferisce l'agenzia Zenit - vari dipinti evocavano i pellegrinaggi di Giovanni Paolo II a Fatima - nel maggio del 1982, nel 1991 e nel 2000 - e altri simboli della sua devozione alla Madonna, come un'immagine della corona della Vergine in cui è incastonato il proiettile offerto dal Pontefice a Maria. Come in tutta la città di Fatima, anche nella zona di preghiera, su una delle grandi tele, era riportata la frase “Beato Giovanni Paolo II, prega per noi. La Chiesa si commuove di gratitudine guardando alla beatificazione di Giovanni Paolo II”, ha affermato mons. Augusto César, vescovo emerito di Portalegre-Castelo Branco. “Questa beatificazione corrisponde alla fede e ai desideri della folla che ha preso parte al funerale gridando 'Santo subito!'”, ha aggiunto. Mons. César ha presieduto l'Eucaristia delle 11.00, alla quale hanno partecipato migliaia di pellegrini, soprattutto portoghesi e spagnoli, ma anche di altri Paesi come Germania, Corea del Sud, Italia (5 gruppi), Irlanda e Libano. Nella sua omelia, il vescovo ha ricordato le parole pronunciate da Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato - “Non abbiate paura” -, sottolineando che l'esortazione resta attuale in questo momento di crisi. Nella veglia di questo sabato sera al Circo Massimo di Roma, in un collegamento televisivo con vari santuari del mondo, Fatima ha recitato il quinto mistero del rosario, pregando per la Chiesa. Nel Santuario, centinaia di pellegrini di varie nazionalità hanno accompagnato la trasmissione, che ha unito Roma alla Cappellina delle Apparizioni. (R.P.)
Betlemme: inaugurata dalle Acli la statua di Giovanni Paolo II
◊ È un Karol Wojtyla “giovane” e benedicente, le braccia sollevate al cielo, quello raffigurato nella statua inaugurata dalle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani) a Betlemme, nel cortile della Casa della Pace, il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II. Sul piedistallo della scultura di marmo, alta 3 metri e realizzata da un artigiano palestinese (Raed Zrene), la scritta in arabo e in italiano: “Non abbiate paura”, la frase con cui il Papa si presentò al mondo nel 1978, all’inizio del suo pontificato. La “Casa della pace”, a Betlemme, ospita il Centro di formazione professionale realizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II con le Acli. Ieri – si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir - gli studenti della scuola, la comunità cristiana, i lavoratori palestinesi hanno festeggiato insieme la beatificazione di Papa Wojtyla e la Festa dei lavoratori, seguendo in diretta le celebrazioni da Piazza San Pietro. Quando Papa Benedetto XVI, da Roma, ha proclamato “beato” il suo predecessore, è stato il primo ministro dell’Autorità palestinese, Salam Fayad, a “scoprire” la statua nel cortile. Accompagnato dal nunzio apostolico per Gerusalemme, mons. Antonio Franco, e dal tesoriere della Custodia di Terra Santa, vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo II, padre Ibrahim Faltas. (R.P.)
Libro dedicato a Giovanni Paolo II dai vescovi angolani
◊ Mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, vescovo di Cabinda, vice presidente del Ceast (Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tomé), e mons. Oscar Lino Fernandes Braga, vescovo emerito di Benguela, sono i due presuli che hanno rappresentato la Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé alla Messa per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Filomeno Vieira Dias ricorda come la visita del Papa in Angola, nel 1992, fu un’occasione speciale per il Paese. Come riferisce agenzia Fides, la settimana scorsa la Ceast ha pubblicato un libro: “Il Papa dei nostri tempi”. L’opera costituisce un aiuto per la preghiera quotidiana, lodando Dio per il dono di Giovanni Paolo II, e perché Dio continui a nutrire la Chiesa con la santità. (G.P.)
Scontri in Nigeria: per Giustizia e Pace “qualcuno arma gli estremisti”
◊ Dai 300 ai 500 morti (secondo fonti della polizia), 300 case distrutte (come accertato dal vescovo locale), oltre 14mila sfollati interni. È questo il bilancio degli scontri avvenuti a Kafanchan e dintorni secondo un rapporto della Commissione “Giustizia e Pace” della locale diocesi. Il rapporto è stato pubblicato dal Catholic News Service of Nigeria (agenzia di stampa promossa dalla Conferenza episcopale nigeriana) ed è pervenuto all’agenzia Fides. Kafanchan è una città, importante snodo ferroviario, dello Stato di Kaduna, nel centro-nord della Nigeria. Secondo quanto afferma il rapporto di Giustizia e Pace, il 18 aprile, a seguito della notizia della rielezione del Presidente Goodluck Jonathan, nelle elezioni del 16 aprile, la tensione è aumentata progressivamente a Kafanchan e in alcune località limitrofe, quando “i simpatizzanti del Congress for Progressive Change (Cpc), per la maggior parte musulmani, che compongono una piccola frazione della popolazione di Kafanchan, hanno lanciato attacchi tipo guerriglia contro cittadini innocenti che vivono nelle loro immediate vicinanze”. Il Cpc è il partito di Muhammadu Buhari, ex dittatore militare candidatosi alle elezioni presidenziali, che contesta la rielezione di Jonathan. Secondo le testimonianze raccolte, gli assalitori erano dotati di armi sofisticate mentre gli aggrediti potevano difendersi solo con armi improprie, come i bastoni. Il rapporto denuncia “il grande quantitativo di armi acquisito illegalmente dalla comunità Hausa/Fulani, armi che sono state distribuite in modo capillare all’interno di questa comunità per essere usate contro i loro ospiti (in maggioranza cristiani), senza che questi abbiano commesso un singolo atto provocatorio”. Nel corso degli ultimi decenni, nel nord della Nigeria si sono insediate popolazioni provenienti dal sud nigeriano, in gran parte cristiane. I contrasti tra “indigeni” e “ospiti” viene manipolato da alcuni politici locali a fini di potere. “Giustizia e Pace” infatti denuncia che, in relazione alle ultime elezioni, “alcuni personaggi politici del Nord avevano promesso di rendere la Nigeria ingovernabile, gettandola nel caos e nella confusione, se avessero fallito nel loro tentativo di governare il Paese”. (R.P.)
Costa d’Avorio: Commissione per il dialogo e la riconciliazione
◊ Una Commissione per il dialogo, la verità e la riconciliazione presieduta dall’ex-primo ministro Banny è lo strumento più incisivo per superare i contrasti tra nord e sud del Paese e riportare la pace in Costa d’Avorio. Questo il proposito del presidente Ouattara che ieri ha annunciato la scelta di Banny per avviare un processo di riconciliazione sul modello seguito in Sudafrica subito dopo la fine dell’apartheid. Come riferisce l’agenzia Misna, Banny è stato capo di un governo di transizione tra il 2005 e il 2007 e ha diretto per 15 anni la Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale. Secondo dichiarazioni di Ouattara, Banny sarà coadiuvato da due personalità religiose, un cristiano e un musulmano. L’annuncio è stato fatto alla presenza di alcuni esponenti del gruppo degli “elders”, formato dal premio Nobel per la pace Nelson Mandela rappresentato ieri ad Abidjan dall’arcivescovo Desmond Tutu, dall’ex-presidente irlandese Mary Robinson e dall’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan. “Siamo qui per dare il nostro sostegno agli ivoriani – ha detto Kofi Annan – al Paese e al governo.” Dopo più di quattro mesi di crisi seguita a contestate elezioni presidenziali, ad aprile le forze fedeli a Ouattara hanno conquistato con la forza le roccaforti dell’ex presidente Gbagbo. Quest’ultimo si trova attualmente agli arresti e dovrebbe comparire in tribunale nei prossimi giorni; a giudizio con lui anche la moglie Simone e circa 200 ex responsabili di governo. (G.P.)
Australia: mons. Vegliò incontra i cappellani dei migranti e rifugiati
◊ Il presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, arcivescovo Antonio Maria Vegliò e il sottosegretario del dicastero, padre Gabriele Bentoglio, sono da oggi al 14 maggio in visita in Australia, su invito del compianto vescovo Joseph Grech, che al momento della morte, a fine dicembre 2010 ricopriva l’incarico di vescovo delegato per la pastorale dei Migranti e dei Rifugiati. E’ la prima volta che i responsabili del dicastero per la mobilità umana si recano in terra australiana per incontrare i cappellani addetti al servizio dei migranti e dei rifugiati: si tratta, dunque, di un appuntamento particolarmente atteso, che non mancherà di valorizzare il lavoro svolto nelle strutture locali e di inquadrarlo nella pastorale ordinaria e nel più vasto contesto della dottrina sociale della Chiesa. I colloqui offriranno inoltre ai dirigenti del Pontificio Consiglio la possibilità di conoscere dal vivo le problematiche e le modalità con cui gli operatori esercitano il loro servizio con i migranti e rifugiati accolti in Australia. Tra i vari impegni inseriti nell’agenda della visita, è da segnalare l’intervento dell’arcivescovo Vegliò alla plenaria della Conferenza episcopale australiana, in programma l’11 maggio, presso il Mary MacKillop Place, il complesso che ospita la tomba della prima santa australiana. (M.V.)
Argentina: l’Azione Cattolica chiede “una giusta distribuzione della ricchezza”
◊ Il settore lavoratori dell'Azione Cattolica argentina (Setrac) ha pubblicato una dichiarazione in cui esorta ad “una giusta distribuzione delle ricchezze”, come recita il titolo del Messaggio reso noto il 1° maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore. Come riferisce l'agenzia Fides, il Setrac ricorda l’attualità del contributo a questa problematica portato da Papa Giovanni Paolo II, che nella sua enciclica sul lavoro Laborem Exercens, lancia un appello per la dignità dei lavoratori, per la subordinazione dell’economia allo sviluppo della persona, e per il rispetto non negoziabile di chiunque, immagine di Dio, in qualsiasi scenario socio-politico si possa trovare. La dichiarazione afferma inoltre: “il nostro impegno per l'evangelizzazione dei lavoratori significa vivere e condividere con loro la realtà di ogni giorno, portando il messaggio del Vangelo. Ci impegniamo per questa causa, per essere fedeli a Gesù, in modo che possiamo costruire come fratelli, una patria per tutti”. Infine gli aderenti al Setrac esprimono la loro disponibilità ad accogliere “tutti coloro che si stanno organizzando per fare in modo che possano nascere migliaia di progetti nel campo del lavoro che diano dignità al lavoratore”. (G.P.)
Al via in oltre 100 Paesi la “Global Action Week”
◊ Prende il via oggi in oltre 100 Paesi del mondo la Global action week (Gaw, fino all’8 maggio), settimana di mobilitazione globale che vede coinvolte migliaia di organizzazioni, associazioni, rappresentanti istituzionali e della società civile, studenti e insegnanti per promuovere il diritto all’istruzione. Ad organizzarla la Coalizione italiana campagna globale per l’educazione (Cge), nata nel 2008 e composta da 16 associazioni (tra cui Action Aid, Mani Tese, Terre des Hommes e altre) e coordinata da Save the Children. Il tema dell’edizione 2011 è la discriminazione di genere e l’accesso all’istruzione da parte di bambine, ragazze e donne di tutto il mondo. Attraverso la “Big Story”, iniziativa centrale della Gaw, le scuole sono invitate a raccontare una storia o a raccogliere una testimonianza su quanto l’istruzione abbia cambiato la vita di una ragazza. I materiali realizzati verranno pubblicati sul sito . Si calcola che nel mondo 69 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola primaria, di cui il 54% femmine. Dei 759 milioni di adulti analfabeti, due terzi sono donne, e negli ultimi dieci anni la tendenza risulta in aumento. Eppure, assicura Cge, “garantire alle bambine un sistema d’istruzione inclusivo a tutti i livelli e alle donne un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita rappresenta un fattore chiave per lo sviluppo di un Paese”. (G.P.)
Brasile: Radio Maria, oltre che su internet, si può ascoltare anche in Fm
◊ Padre Alessander Carregari Capalbo, direttore di Radio Maria in Brasile, comunica all’agenzia Fides che dal primo maggio, in coincidenza con la beatificazione di Giovanni Paolo II, l’emittente ha iniziato a trasmettere a Brasilia sulla frequenza di 107.9 FM. Da circa un anno Radio Maria in Brasile trasmetteva i suoi programmi in diretta solo attraverso il suo sito internet, e da ieri più di due milioni di persone a Brasilia e nei dintorni della capitale, potranno sintonizzare la propria radio sulla frequenza 107.9 FM. Gli ascoltatori di altre regioni del Paese possono continuare a seguire la programmazione in diretta attraverso il sito web. Come scrive il direttore "Radio Maria, in quanto strumento della nuova evangelizzazione, rinnova il suo impegno per l'annuncio della buona novella. Il lavoro dell’apostolato è impossibile senza la fiducia nella Divina Provvidenza, senza l'amore alla Vergine Maria e senza lo sforzo dei volontari che fanno di questa emittente la Radio della Famiglia cristiana." (G.P.)
Italia: Settimana del diritto alla famiglia dal 9 al 15 maggio
◊ La “settimana” con lo slogan “Famiglie insieme, promotrici di accoglienza”, in programma dal 9 al 15 maggio prossimi, intende rilanciare il tema dell’accoglienza familiare dei minori “fuori famiglia”. A dieci anni dall’entrata in vigore della legge di riforma dell’affido e dell’adozione dei minori, sono ancora migliaia i bambini e i ragazzi italiani che non crescono in famiglia, ed almeno la metà di loro avrebbe bisogno di una famiglia affidataria. Mercoledì 4 maggio presso Casa Betania in via delle Calasanziane 12 a Roma, si terrà la conferenza stampa di presentazione dei numerosi eventi in programma a cominciare il 9 maggio da Salerno per concludersi il 15 maggio a Nomadelfia, dove una delegazione di famiglie affidatarie incontrerà gli eredi di don Zeno Saltini, fondatore dell’omonima comunità di Grosseto. Don Zeno – in tempi in cui l’unica forma di protezione dei minori senza famiglia era quella dei grandi istituti educativi – sostenne che i bambini andavano accolti ed educati in un contesto familiare. Nella sua testimonianza sono presenti i prodromi del diritto dei minori alla famiglia. Solo nel 2006 in Italia si è superato il ricorso agli istituti. L’iniziativa ha ricevuto diversi patrocini tra cui il Dipartimento per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero delle politiche sociali e coinvolgerà 25 comuni di otto regioni italiane. (G.P.)
Roma: seminario "Scienze, Fedi e Salute" il 4 maggio al San Camillo Forlanini
◊ “L'aspirazione verso la verità e la comprensione – diceva Albert Einstein - sorge dalla sfera della religione”. Le tradizioni cristiana, ebraica e islamica, sostengono che non esista scienza senza anima. Un concetto che sottoscriverebbe di certo ogni scienziato, ateo o credente che sia. Interrogarsi su come le due grandi dimensioni dell’umano – scienza e fede – si intersechino, collaborino o contrastino tra di esse, su come siano a servizio dell’uomo o ad esso dannose, su quali contributi possano l’una offrire all’altra, apre aree infinite di dibattito. Ed è proprio questo che si propone di fare il seminario, Scienze, Fedi e Salute, promosso dall’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini che si terrà il prossimo 4 maggio nell’aula magna dell’ospedale. Offrire spazi di confronto e sfruttare ogni forma di contatto e collaborazione che emerga tra i due campi. Parlarne all’interno di un ospedale, – il più grande d’Italia – con autorevoli esponenti delle fedi e delle scienze, aiuta a comprendere meglio quale spazio riservare alla spiritualità, nel senso più ampio, nel periodo della degenza. La società multi etnica e multi religiosa spinge la sanità a tener conto di numerosi fattori oltre a quello strettamente clinico: che cibo fornire a un paziente islamico? Come affronta la malattia e la morte un buddista? Cosa significa nascere, ammalarsi, guarire per un ebreo? Che spazi può offrire un nosocomio per la spiritualità di un ateo? Sono interrogativi che toccano nel vivo la sfera esistenziale di ogni individuo e che il seminario vuole provare ad affrontare. (G.P.)
Libia: Misurata sotto assedio. Funerali del figlio e dei nipoti di Gheddafi
◊ In Libia, non accenna a migliorare la situazione di Misurata, città in mano ai ribelli che da due giorni subiscono l’offensiva delle truppe fedeli a Gheddafi: dopo gli attacchi al porto, questa mattina si registra un tentativo di penetrare in città con carri armati dall’area dell’aeroporto e si contano almeno sei morti. Previsti per oggi, inoltre, i funerali del figlio minore e dei tre nipoti del colonnello uccisi nel fine settimana. In merito ai dubbi avanzati sulla veridicità della notizia, arriva la conferma del Vicario di Tripoli, mons. Martinelli. Il punto da Roberta Barbi:
Nuova offensiva per le forze fedeli al colonnello Gheddafi, che oggi stanno tentando di penetrare a Misurata da sudovest, utilizzando quattro o cinque carri armati. Gli scontri si stanno intensificando nel sobborgo di Al Ghiran, non lontano dall’aeroporto e fonti mediche riferiscono di almeno sei morti e decine di feriti da ieri sera. Sempre da ieri, inoltre, attacchi lealisti si concentrano anche nella zona del porto. Nella giornata di oggi, dopo la preghiera del mezzogiorno, erano previsti i funerali di Saif al-Arab, il figlio 29.enne del colonnello ucciso sabato notte in un raid della Nato insieme con tre nipoti del raìs, tutti bambini con meno di tre anni: le salme saranno sepolte nel Cimitero dei martiri di Al-Hani a Tripoli. Da molte parti erano stati sollevati dubbi sulla morte del figlio di Gheddafi, fugati dal vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, che ha testimoniato di aver visto un corpo completamente fasciato che il governo libico ha confermato ufficialmente essere quello di Saif. “Penso sia stia giocando troppo con la vita dei civili – ha aggiunto il presule – e questo rende sempre più difficile una soluzione pacifica del conflitto”. Ieri, infatti, in conseguenza del raid, la folla ha dato alle fiamme alcune ambasciate straniere, tra cui quella della Gran Bretagna e quella dell’Italia, episodi per i quali il viceministro degli Esteri libico ha espresso “rammarico”.
Algeria
È ancora viva Maria Sandra Mariani, la donna italiana di 53 anni sequestrata il 2 febbraio nel sud dell’Algeria dal gruppo che si firma Al Qaeda per il Maghreb islamico e attualmente tenuta prigioniera in un Paese del Sahel. Lo conferma un nuovo video inviato dai rapitori che segue l’ultimo, risalente al 18 febbraio.
Egitto
In migliaia sono tornati in piazza tari, ieri, primo maggio, per rivendicare alcuni diritti in materia di lavoro: i manifestanti chiedono salari minimi di 1500 lire egiziane (circa 180 euro), la messa in regola dei precari con contratti a tempo indeterminato e la revisione delle nuove norme sugli scioperi.
Siria
Continua l’ondata di retate e arresti a Deraa, città della Siria meridionale dove ieri la polizia è tornata a sparare sulla folla che partecipava ai funerali delle ultime vittime della protesta. Secondo i testimoni, le forze di sicurezza entrano nelle case e portano via le persone a bordo di carri armati e auto blindate. Oggi, sono stati arrestati anche due oppositori di etnia curda nel nordest e un attivista per i diritti umani a Raqqa, nell’est. Proseguono intanto senza sosta le manifestazioni antigovernative: oggi sono in corso nei dintorni della capitale Damasco.
Pakistan
Almeno quattro persone, tra cui una donna e tre bambini, sono morte e 10 sono rimaste ferite a causa di un'esplosione avvenuta oggi in Pakistan in una moschea di Charsadda, nel Pakistan nordoccidentale. Lo riferiscono fonti di polizia locale, aggiungendo che otto feriti sono in gravi condizioni.
Cerimonie solenni oggi in Israele per la Giornata in ricordo della Shoah
Si celebra oggi in Israele la Giornata della Shoah, in memoria dei sei milioni di ebrei sterminati dalla follia nazista. Molte le iniziative e i messaggi dei leader del Paese ebraico perché l’Olocausto sia ancor oggi un severo monito contro ogni forma di razzismo. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Uno dei momenti più significativi di questa Giornata è avvenuto alle 10 di mattina, quando in tutto il Paese per due minuti sono state messe in funzione le sirene e ogni attività si è fermata, traffico automobilistico e pedonale inclusi. Ma già ieri sera allo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme, sono state accese sei fiaccole, da altrettanti sopravvissuti, in memoria delle vittime dei campi di sterminio nazisti. La ricorrenza, nelle parole dei leader israeliani, ha assunto anche significati prettamente politici. In un discorso alla nazione, il premier Benyamin Netanyahu ha sottolineato come, ancor oggi, non bisogna sottovalutare i proclami all’eliminazione degli ebrei. “La minaccia alla nostra esistenza – ha detto – è ancora reale. L’Iran, ad esempio, si sta dotando di armi nucleari a questo scopo”. Parole, queste, condivise dal presidente israeliano, Shimon Peres, il quale ha poi aggiunto che “il popolo ebraico, vittima di razzismo, persecuzioni, discriminazione, non ha dimenticato l’obbligo di rispettare ogni persona. Ogni nostro cittadino sa – ha sottolineato – che Israele è e sarà il Paese più antirazzista al mondo”. Un quadro preoccupante, dunque, ma nel quale si intravedono spiragli di confortante cambiamento. Secondo i dati diffusi dal Centro Studi sull’Antisemitismo dell’Università di Tel Aviv, nel 2010 si sono quasi dimezzate le aggressioni d’impronta antisemita avvenute nel mondo. La ricerca denuncia, tuttavia, come preoccupante la tendenza in aumento alla diffusione on line di testi antiebraici. Da segnalare, infine, nella giornata odierna, la tradizionale marcia di giovani ebrei al campo di concentramento e di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, in Polonia.
Afghanistan
Era un kamikaze tra i più giovani di cui si abbia notizia, il ragazzo di 12 anni che ieri si è fatto esplodere in un mercato a Paktika, nel sudovest del Paese, vicino al confine con il Pakistan. Nell’attacco sono morte quattro persone e ne sono rimaste ferite 12, mentre attentati si sono verificati in altre parti del Paese per un bilancio totale di 11 morti e 33 feriti: i primi della nuova Badar, cioè l’offensiva di primavera annunciata dai talebani.
Thailandia
Decine di migliaia di thailandesi, abitanti dei villaggi vicino al confine con la Cambogia, hanno potuto far ritorno nelle loro case dopo l’innalzamento della tensione tra i due Paesi verificatosi negli ultimi giorni. Ad annunciarlo è stato il primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, il quale ha precisato che i profughi avevano trovato accoglienza in campi improvvisati. La disputa territoriale sul confine è in atto da molte decadi, ma da quando sono ricominciati gli scontri, il 22 aprile scorso, si contano già 17 morti.
Immigrazione - Italia
Sono ripresi gli sbarchi a Lampedusa, dove ieri sera è arrivata sull’isola un’imbarcazione con a bordo 16 tunisini. All'alba di oggi, invece, la nave traghetto “Moby Vincent” ha trasferito circa 1800 migranti arrivati sull’isola nelle ultime 48 ore. A causa delle cattive condizioni del tempo la nave al momento resta in rada perchè non riesce ad attraccare al porto. Se la nave riuscirà a trasferire oggi tutti i migranti, fatta eccezione per 60 tunisini, Lampedusa si dovrebbe svuotare già in giornata. Intanto a Ventimiglia un centinaio di tunisini stanno dando vita a uno sciopero della fame: sono i migranti che non hanno trovato posto nel centro di accoglienza.
Immigrazione – polemica Italia-Malta
È polemica tra Italia e Malta sul barcone di profughi che ieri si trovava in difficoltà in acque di competenza maltese, ma che è invece, poi, stato soccorso dalle autorità italiane. In serata il ministro degli Esteri italiano, Frattini, ha dato istruzione all’ambasciatore presso Malta di effettuare una protesta formale. Immediata la risposta del governo maltese, che afferma di aver rispettato tutti gli obblighi internazionali e di non essere intervenuti in quanto il barcone era molto più vicino alle coste italiane.
Francia
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, presenzierà domani all’aeroporto parigino di Orly al rientro delle salme dei connazionali rimasti vittima dell’attentato di Marrakesh di venerdì scorso. Al suo fianco, anche i ministri degli Esteri e dell’Interno, riferisce l’Eliseo. È prevista una cerimonia commemorativa.
Portogallo
Il governo dimissionario portoghese tra due giorni presenterà il memorandum d’intesa sul pacchetto di aiuti negoziato con l’Unione europea, la Bce e il Fondo monetario internazionale. Il piano vincolerà la politica economica del portogallo per i prossimi tre anni. Bruxelles auspica che si arrivi a un accordo entro il 16 maggio.
Uganda
L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha invitato le autorità ugandesi a fermare immediatamente l'uso “sproporzionato della forza” contro i politici dell'opposizione e i manifestanti antigovernativi, esortando al’instaurazione di un dialogo costruttivo. Nelle ultime settimane, nel Paese si sono moltiplicati gli episodi di violenza che hanno causato almeno otto morti e centinaia i feriti.
Liberia
È un avvocato con alle spalle una laurea negli Usa e diverse esperienze diplomatiche e di governo il candidato del principale partito di opposizione alle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. Winston Taubman rappresenterà il Congresso per il cambiamento democratico e sfiderà la prima presidente donna della storia africana. La Liberia è stata afflitta da una sanguinosa guerra dal 1989 al 2003. Negli ultimi mesi, ai problemi della ricostruzione s’è aggiunta l’emergenza di circa 150 mila rifugiati ivoriani che hanno varcato il confine. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Gabriele Papini)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 122