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Sommario del 29/07/2011
◊ “Le prove, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede”, “Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio indirizzato al preposito generale dei chierici regolari Somaschi, padre Franco Moscone, in occasione dell’anno giubilare indetto dall’Ordine nel 500.mo anniversario della prodigiosa liberazione dal carcere del fondatore, San Girolamo Emiliani, patrono degli orfani e della gioventù abbandonata. Le celebrazioni si apriranno a Venezia il prossimo 25 settembre, con la Messa nella Basilica di San Marco, e si protrarranno fino al 30 settembre del 2012 con una serie di convegni storici ed eventi dedicati alla figura di San Girolamo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nel messaggio, Benedetto XVI ricorda l’evento prodigioso che modificò il “corso di una vicenda umana e diede inizio ad un’esperienza di vita consacrata assai significativa per la storia della Chiesa”. E’ la notte del 27 settembre del 1511 e durante la guerra tra la Repubblica Veneta e gli Stati della Lega di Cambrai il giovane soldato della Repubblica di Venezia, Girolamo Emiliani, viene fatto prigioniero e rinchiuso nei sotterranei nella fortezza di Castelnuovo con catene ai piedi e alle mani. Si rivolge alla Madonna, facendo voto di cambiare condotta di vita, e per intercessione della Madre di Dio viene liberato dai ceppi della prigionia.
Per intervento divino fu liberato – scrive il Papa nel messaggio – “dai lacci dell’egoismo, dell’orgoglio, della ricerca dell’affermazione personale, cosicché la sua esistenza, prima rivolta prevalentemente alle cose temporali, si orientò unicamente a Dio, amato e servito in modo particolare nella gioventù orfana, malata e abbandonata”. Girolamo – aggiunge il Santo Padre - “maturò l’idea che la gioventù, soprattutto quella disagiata, non può essere lasciata sola, ma per crescere sana ha bisogno di un requisito essenziale: l’amore”.
E l’attenzione alla gioventù e alla sua educazione umana e cristiana, che contraddistingue il carisma dei padri Somaschi, continua ad essere un impegno della Chiesa. È necessario - sottolinea Benedetto XVI - che “la crescita delle nuove generazioni venga alimentata non solo da nozioni culturali e tecniche, ma soprattutto dall’amore, che vince individualismo ed egoismo” e rende attenti alle necessità di ogni persona, “anche quando non ci può essere contraccambio, anzi, specialmente allora”. L’esempio luminoso di San Girolamo Emiliani - conclude il Papa - aiuta a prendere a cuore “ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano”.
◊ “Perché la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolge a Madrid incoraggi tutti i giovani del mondo a radicare e fondare la loro vita in Cristo”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di agosto. Il Papa dunque richiama tutti i fedeli a pregare per i giovani che parteciperanno alla Gmg. Su questa intenzione di preghiera, Alessandro Gisotti ha intervistato don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana:
R. - Secondo la volontà del Beato Giovanni Paolo II e ripresa poi da Benedetto XVI, la Gmg è prima di tutto un pellegrinaggio missionario: è il Papa che chiama i giovani, missionari insieme a lui, ad accompagnarlo nel suo viaggio apostolico in Spagna. Nel messaggio, il Papa li invita appunto a fare di Cristo il fondamento, la radice della loro vita. Mi sembra - parlando anche con i giovani che l’hanno letto, meditato e pregato con educatori, animatori e responsabili della pastorale giovanile - che un passaggio molto bello riguarda il fatto che quest’operazione di radicamento in Cristo è, prima di tutto, un desiderio di Dio. Non è semplicemente un agire dei giovani ma è il Signore che li vuole radicare a sé.
D. - Nel messaggio per la Gmg il Papa afferma, rivolgendosi ai giovani: “La Chiesa conta su di voi”. Questi ragazzi sentono anche questa responsabilità?
R. - Penso di sì. Effettivamente “La Chiesa conta su di voi” è un invito fatto ai giovani, affinché non siano soltanto dei destinatari dell’opera pastorale della Chiesa ma anche dei protagonisti. In realtà, è già così, perché nelle nostre associazioni, negli oratori, nei gruppi giovanili, nella catechesi, nell’animazione liturgica i giovani si impegnano molto, sono una bella "fetta" della vita della Chiesa! Direi anche che è una Chiesa che vive non soltanto tra le mura delle parrocchie, delle diocesi e delle associazioni ma anche nel mondo. Tra i giovani c’è una rinnovata scoperta dell’impegno socio-politico. Anche i nostri vescovi, il cardinale Bagnasco - il presidente della Conferenza Episcopale Italiana - come anche il Santo Padre stesso, hanno più volte invocato una nuova generazione di politici cattolici, di giovani impegnati nel sociale. Credo che, anche dal punto di vista dei sacerdoti e di tutta la comunità cristiana, si può fare qualcosa di più per lasciare, nelle nostre comunità cristiane, uno spazio adeguato ai giovani, magari ascoltando maggiormente le loro esigenze, i loro linguaggi, il loro modo di tradurre il Vangelo nella vita. Invito allora i giovani a rendersi disponibili a dare una ventata di novità alla Chiesa e alla società.
D. - Colonia, Sidney ed ora Madrid. Anche per Benedetto XVI, come per il suo predecessore - che le Gmg le ha inventate -, la Giornata Mondiale della Gioventù diventa un momento forte, una dimensione caratterizzante del Pontificato…
R. - Anche io ero presente a Colonia ed ho partecipato all’emozione del Santo Padre, appena eletto, che vedeva dinanzi a sé questa folla di un milione di giovani. Dopo quell’emozione mi sembra che il Papa abbia instaurato un ottimo rapporto con i giovani. In tutti i suoi viaggi apostolici prevede sempre un incontro con i giovani e sa sempre rivolgere loro delle parole semplici e profonde, com’è poi il suo stile, parole d’incoraggiamento ad accogliere Gesù e ad essere protagonisti della loro vita. I giovani amano ascoltare Benedetto XVI così come facevano con Giovanni Paolo II. (vv)
◊ Un appassionato discorso sul ruolo che i giovani possono svolgere per il futuro dell’umanità: lo ha pronunciato, ieri alla sede Onu di New York, l’arcivescovo Francis Chullikatt, intervenendo ad un incontro delle Nazioni Unite sulla gioventù. Parlando all’Assemblea generale, l’Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu ha ribadito che i bambini hanno il diritto di crescere in famiglie unite nelle quali regni un’atmosfera di amore e comprensione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Ogni giovane deve avere la possibilità di crescere libero da violenze e discordie”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Francis Chullikat che, parlando al Palazzo di Vetro, ha messo l’accento sull’importanza per i giovani di “un ambiente familiare in cui regni un’atmosfera di gioia, amore e comprensione”. Il presule ha ricordato che la stessa Dichiarazione Onu per i diritti umani riconosce che la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, va salvaguardata dalla società e dagli Stati. Quindi, ha rimarcato che molti giovani nutrono il “desiderio di vivere relazioni personali contraddistinte dalla verità e dalla solidarietà” e vogliono che la propria famiglia “rimanga unita”.
I giovani, ha soggiunto l’Osservatore vaticano, “rappresentano il futuro dell’umanità". Per questo, ha avvertito, hanno bisogno di una “corretta educazione che permetta loro di distinguere tra il bene e il male”. Mons. Chullikatt ha quindi messo l’accento sullo sforzo necessario per eliminare ogni forma di violenza contro i giovani, riaffermando che i diritti dei bambini e dei ragazzi devono essere garantiti “in piena conformità con le norme dell’ordine morale naturale”. Ha così osservato che la “mentalità relativista” che ritiene ugualmente valide tutte le cose “non porta alla libertà autentica ma piuttosto all’instabilità e alla confusione”. Nel suo intervento, mons. Chullikatt non ha mancato di rammentare l’ormai imminente Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Un'occasione, ha detto, per “celebrare l’importanza della dimensione spirituale radicata in ogni persona umana”.
Presentata, nella Sala Stampa vaticana, un’applicazione Iphone per la prossima Gmg
◊ Tutte le informazioni sulla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto, sono da oggi disponibili in una nuova originale applicazione per cellulari e dispositivi di ultima generazione, come iPhone, iPod e iPad. L’applicazione voluta dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, e approvata dal Pontificio Consiglio per i Laici, è stata realizzata in cinque lingue (italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese), dalla Futurtech & Adv Production. Il costo del dispositivo, di soli 3,99 Euro, servirà a finanziare il viaggio dei giovani provenienti dai Paesi più lontani. Alla presentazione dell'applicazione, stamani presso la Sala Stampa della Santa Sede, è intervenuto Marcello Bedeschi, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, che al microfono di Claudia Di Lorenzi spiega come nasce l’iniziativa:
R. – Ci siamo accorti che si fanno in continuazione ricerche per conoscere la storia, i motivi per cui sono state promosse le Giornate mondiali della gioventù. Quindi, abbiamo pensato di rendere possibile una costante informazione e un punto di ricerca. Ci sarà una banca dati notevole. Diamo la possibilità, a chi voglia approfondire certe ricerche, di farlo con facilità. Questo è il primo scopo. L’altro, è quello di dare notizie costanti sulla preparazione delle Giornate mondiali, sulle iniziative che si fanno in preparazione delle Gmg e anche sulle iniziative che seguono come alcuni forum che il Pontificio Consiglio per i Laici, sezione giovani, fa alla fine di ogni Giornata mondiale.
D. – Quali funzionalità ha questo dispositivo? Ce ne sono di particolari che sono utili mentre l’evento è in corso?
R. – Sì, aggiorniamo costantemente la comunicazione e possiamo dare per esempio le modifiche eventuali degli orari, delle eventuali iniziative suppletive che si fanno. Questa iniziativa che parte adesso, anche come sperimentazione, dà informazione su un avvenimento importante per l’Italia, quale è il Congresso eucaristico. All’interno del Congresso viene realizzato un punto giovane e anche qui si svolgeranno una serie di iniziative rivolte ai giovani.
D. – E’ prevista una qualche interattività?
R. – Stiamo pensando di inserire una pagina in cui i giovani possano interagire?
D. – Lei ha partecipato a tutte le Gmg, fin dalla prima, nel 1984. Come è cambiato nel tempo il modo di comunicare l’evento Gmg ai giovani e al mondo?
R. – La situazione è finalmente cambiata! Allora avevamo una serie di soluzioni e informazioni che si facevano in maniera artigianale. Poi piano, piano tutte le tecniche si sono evolute e adesso la comunicazione si fa via e-mail specie con i Paesi più lontani e più poveri. Anche l’informazione attraverso i dvd è importantissima.
D. – Quali effetti produce questa evoluzione?
R. – L’evoluzione produce una conoscenza più approfondita, più dettagliata degli avvenimenti. Questo è fondamentale, perché questi mesi ci permettono veramente di andare alle radici delle proposte pastorali che si fanno. Il secondo effetto, a mio avviso, è quello di collegamento: i giovani si sentono più in comunione, perché possono comunicare tra di loro, “mettersi in rete”.
D. – E’ una testimonianza anche di come la Chiesa sappia farsi interprete dell’evoluzione delle tecnologie della comunicazione…
R. – Da ragazzo sono sempre stato colpito dal fatto che Marconi ebbe uno dei primi contatti proprio con il Vaticano. Io credo che non dobbiamo avere paura dei nuovi mezzi e saperli utilizzare per il bene. La comunicazione può superare tante incomprensioni. (ap)
◊ La Chiesa ricorda oggi la memoria di Santa Marta. Sorella di Lazzaro e Maria, è descritta dal martirologio romano come colei che accolse nella sua casa Gesù di passaggio a Betania, un villaggio nei pressi di Gerusalemme. Nei Vangeli la sua figura emerge anche per la sua forte professione di fede alla morte del fratello, ma l’icona alla quale la si associa più frequentemente è quella di una donna indaffarata, contrapposta a chi sceglie di fermarsi ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Il servizio di Tiziana Campisi:
L’esempio che Santa Marta ha lasciato alla Chiesa è quello del servizio solerte, di una dedizione accurata per tutto ciò che serve per accogliere Gesù. La sua encomiabile laboriosità rischia però di farle trascurare la sua vita interiore. Per questo, quando, intenta ad offrire al Maestro un confortevole ristoro nella sua casa, Marta chiede a Gesù di esortare la sorella Maria ad aiutarla, riceve invece un amorevole richiamo, come ha ricordato Benedetto XVI all’Angelus del 18 luglio dello scorso anno:
"'Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto –, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta'. La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano".
La riflessione del Papa ha inoltre specificato cosa deve caratterizzare l’operato del cristiano, che deve essere animato dall'amore:
“… la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità. Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande”.
Ma se dalla solerzia di Marta apprendiamo a non disperderci in miriadi di faccende che ci fanno trascurare l’amore, dalla sua professione di fede alla morte del fratello Lazzaro, impariamo che, solo abbandonando le nostre umane certezze, la vita in Dio fa sperimentare prodigi che non credevamo possibili.
(Musica)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In rilievo, nell'informazione internazionale, la Somalia, dove la guerra rischia di vanificare gli sforzi umanitari.
Cinquant'anni fa moriva il cardinale segretario di Stato Domenico Tardini: in cultura, un articolo di Eliana Versace, l'annuncio della scomparsa dato da Papa Giovanni XXIII (dopo la recita dell'Angelus) e il ricordo del porporato scritto, all'indomani delle esequie, su "L'Osservatore della Domenica", da Federico Alessandrini.
Vittime e carnefici: intervista di Giuseppe Rusconi, direttore del mensile on-line "Il Consulente Re" allo storico Vicente Carcel Orti, in occasione del settantacinquesimo anniversario della Guerra Civile spagnola.
Gaetano Vallini sul Fiuggi Family Festival.
Sedici metri di mosaico nelle Terme di Traiano: scoperta nella galleria sudoccidentale del Colle Oppio.
La Gmg nel cammino di un giovane sacerdote: nell'informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini a mons. Miguel Delgado Galindo, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici.
◊ Nel Corno d’Africa, oltre 12 milioni di persone, tra cui più di due milioni di bambini, rischiano di morire a causa della siccità. Secondo l’Onu, la crisi umanitaria si aggraverà nei prossimi mesi e, in particolare, le aree più colpite saranno quelle meridionali della Somalia. E’ un dramma che in molte regioni dell’Africa Orientale riguarda intere popolazioni, come sottolinea al microfono di Emanuela Campanile, suor Laura Girotto, missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice e responsabile del progetto "Kidane Mehret" ad Adwa, in Etiopia:
R. – Da noi arrivano soprattutto le tribù delle zone più desertiche, che sono quelle naturalmente più colpite. Bisogna dire molto chiaramente che la siccità ha colpito tutto il Corno d’Africa. Quindi, è veramente una situazione molto difficile in questo momento.
D. – Quanta gente avete già accolto?
R. – Decine di migliaia. Ci sono intere tribù, intere popolazioni che si spostano. Sono nomadi di natura, quindi si spostano dove possono per trovare aiuto.
D. – Nella sua missione li accogliete o la vostra è una tappa di passaggio?
R. – Sono persone di passaggio, nel senso che cercano veramente di che sopravvivere: hanno bisogno di cibo e di acqua. Si portano appresso i pochi animali che hanno, anche se molto spesso noi non possiamo badare agli animali e diamo priorità assoluta alle persone, dando loro acqua e cibo. Siamo fortunate, perché abbiamo delle scorte che sono arrivate l’anno scorso e queste scorte di cibo preziosissimo le stiamo destinando per questa emergenza.
D. – Perché è così importante, anche dal punto di vista territoriale, la vostra missione?
R. – Noi siamo in una delle zone più depresse del Tigray, Adwa, nel Nord dell’Etiopia, ai confini con il Sudan, in una terra devastata da continue guerre. La nostra presenza sembra aver riportato la speranza per questa popolazione, che si sente tuttora dimenticata dal resto del mondo. Non ci sono interessi economici in quella zona: ci sono solo persone che faticano a sopravvivere, che vorrebbero avere un futuro, e noi siamo forse riuscite a dare loro una speranza nel futuro. Abbiamo investito nell’educazione per i bambini, ci siamo presi cura delle fasce più deboli - le donne, che sono sempre le più discriminate – e abbiamo dato il via ad un volano, che sembra essersi messo in moto e che veramente apre grandi speranze.
D. – In quali progetti è impegnata la vostra missione?
R. – Stiamo costruendo un ospedale. Nella nostra zona non ci sono ospedali degni di questo nome. Abbiamo una continua strage degli innocenti: muoiono bambini per malattie che sarebbero totalmente curabili anche a livello domestico nei nostri Paesi. Quindi, stiamo costruendo questo ospedale, ma è un’impresa titanica. Chi vuole aiutarci ci dia una mano per questo ospedale e ogni vita che sarà salvata sarà anche merito vostro. (ap)
◊ Bandiere a mezz'asta oggi in tutta la Norvegia dove si celebrano i primi funerali delle 76 vittime delle stragi del 22 luglio. Ad Oslo, inoltre, è prevista una commemorazione organizzata dal movimento giovanile del Partito laburista, bersaglio della strage sull'isola di Utoya. Alla funzione prenderà parte anche il premier, Stoltenberg, e gli esponenti del governo. Intanto c’è attesa per il secondo interrogatorio al quale verrà sottoposto il 32.enne attentatore norvegese Andres Breivik. Il primo obiettivo degli investigatori è quello di chiarire se l'uomo abbia agito da solo. Non cessa intanto, a livello nazionale ed internazionale, il dibattito innescato da quanto accaduto in Norvegia, sulla convivenza e il multiculturalismo, sulle spinte xenofobe e i timori razzisti. Per conoscere meglio ciò che accade ora nella società norvegese, Gabriella Ceraso ha raccolto la testimonianza di Helga Koinegg del Movimento dei Focolari di Oslo:
R. - Ci sono diverse voci in giro, questo è chiaro. Penso però che la cosa più importante sia che la Norvegia, prima del 22 luglio 2011, era un’altra cosa, non si può fare più un confronto.
D. - Come è cambiata?
R. - Anche qui, ad Oslo, ci sono ambienti musulmani in cui, forse, il dialogo è più difficile. Ci sono anche dei politici che non sono a favore degli stranieri. Invece adesso hanno affermato di voler cambiare il proprio linguaggio e di voler avere un nuovo dialogo. Questa è una cosa totalmente nuova. La Norvegia è un Paese davvero democratico, calmo: c’è una convivenza pacifica, ma non ci si impegna più di tanto nel conoscere l’altro. Dopo il 22 luglio, invece, è scattata una nuova fratellanza fra tutti: in qualche modo non esistono più musulmani o cristiani, stranieri o norvegesi. Siamo diventati, tutti, un unico popolo.
D. - La società come si spiega questo gesto di follia, di odio, da parte di un cittadino norvegese?
R. - Ancora non se lo spiega, si è ancora tanto sotto shock, il fatto è ancora troppo fresco nella memoria. Si pensa comunque che sia opera di una persona, non di un gruppo. Una persona che si è formata da un’ideologia, non dipende dall’essere musulmano o cristiano.
D. - Il premier norvegese, Stoltenberg, ha ripetuto: “Cresceremo ancor di più in democrazia, apertura”…
R. - Sì, adesso ognuno la pensa così. Ieri il principe Haakon ha visitato la moschea, e questo non è mai avvenuto prima. Ha voluto recarsi lì proprio per parlare con loro, perché tra i giovani, su quell’isola, c’erano anche dei musulmani.
D. – Quindi il dolore, in questo senso, ha unito. Questo colpisce, perché non è una reazione consueta, anche a livello governativo...
R. - Sì. Quest’azione ha tirato fuori la cosa più positiva: riconoscere l’altro come fratello, al di là della convinzione che si ha. Uno dei giovani diceva una cosa che è poi diventata uno slogan: “Se un uomo, da solo, è capace di odiare così tanto, quanto noi saremo capaci di amare quando siamo insieme?”. Un altro diceva che certo il futuro della Norvegia si farà adesso, passo dopo passo, bisogna vedere come riusciamo a farlo. Penso che siano tutti dotati di buona volontà e che questo dolore sia stato così grande che quasi ci obbliga a fare qualcosa di più bello, a sfruttare le parole che abbiamo ascoltato in questi giorni. (vv)
Crisi del debito Usa, i vescovi americani: tutelare le persone più deboli
◊ Negli Stati Uniti, ancora nessun accordo sull’innalzamento del debito pubblico, mentre si avvicina la data del 2 agosto, termine ultimo per evitare il default. Forti preoccupazioni anche da parte di Wall Street, mentre il Dipartimento del Tesoro si prepara ad affrontare il peggio stilando una lista con le priorità dei creditori. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, principale antagonista del presidente Obama sulla questione dell’innalzamento del tetto del debito ha visto naufragare per mancanza del numero legale il voto sul piano elaborato dai repubblicani. Una circostanza che complica ulteriormente l’uscita dall’impasse in cui gli Stati Uniti si sono venuti a trovare e mette a serio rischio il sistema economico statunitense. Si avvicina, infatti, molto rapidamente la data del 2 agosto, indicata dal Tesoro americano come il termine temporale per il default, in breve la data in cui gli Stati Uniti non saranno più in grado di fare fronte al proprio debito e quindi ai creditori. I tecnici al momento lavorano a un piano d’emergenza per decidere le priorità nei pagamenti, con i creditori che avranno la precedenza. A mostrare forte preoccupazione è anche Wall Street, che attraverso 14 amministratori delegati di altrettante banche chiede al presidente Obama di raggiungere un accordo prima che sia troppo tardi per l’economia.
Mentre la battaglia politica per risolvere la crisi del debito prosegue, i vescovi cattolici stanno esortando i legislatori a ricordarsi, nelle loro valutazioni, delle persone più deboli. In particolare, i presuli statunitensi hanno scritto una lettera ai parlamentari chiedendo attenzione per le fasce deboli della popolazione. Uno dei firmatari è il vescovo di Albany, mons. Howard Hubbard, che al microfono di Robert White si sofferma sull’aspetto morale del dibattito sul debito:
R. – It is the opinion of the bishops...
E’ opinione dei vescovi che il budget abbia anche una portata morale; è un metro di come noi, come nazione, ci occupiamo per gli ultimi tra di noi. Il governo ed altre istituzioni hanno la responsabilità di promuovere il bene comune per tutti, in particolare le necessità di lavoratori e famiglie comuni, che lottano per condurre una vita dignitosa in tempi economicamente difficili. Noi abbiamo affermato che un quadro “giusto” per il budget non si possa fondare su tagli ai servizi essenziali ai poveri: sono necessari sacrifici condivisi da tutti, compresa l’introduzione della adeguata tassazione delle entrate dei ricchi nonché l’eliminazione di spese militari e di altro genere che siano inutili. Vanno poi avviate iniziative a lungo termine come l’assistenza sanitaria e un corretto sistema di pensionamento. Ecco: noi crediamo che siano necessari dei compromessi che coinvolgano tutti e ciascuno nella nostra società e che debbano esserci sacrifici condivisi; la nostra preoccupazione è che l’impatto della proposta sull’innalzamento del tetto del debito possa ricadere in maniera non proporzionale sulle spalle dei poveri e questo, per noi, è grave da un punto di vista morale. (ap)
Tensione in Kosovo, il vicario generale don Gjergji: Belgrado e Pristina affrontino insieme la crisi
◊ Resta alta la tensione al confine tra Kosovo e Serbia. La situazione si è aggravata mercoledì scorso, quando il governo di Pristina ha inviato agenti di polizia e doganieri in una parte del territorio kosovaro rimasto fedele a Belgrado. Poco dopo, alcuni gruppi di serbi kosovari hanno dato alle fiamme il valico di Jarinje, ora sotto il pieno controllo delle forze della Nato. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha inoltre respinto la richiesta, formulata dalla Serbia, di indire una riunione straordinaria. Ma come spiegare questo deterioramento della situazione nell’area al confine tra Serbia e Kosovo? Luca Collodi lo ha chiesto a don Lush Gjergji, vicario generale dell’amministrazione apostolica in Kosovo:
R. – Penso che sia una reazione agli incontri che ci sono stati a Bruxelles fra il Kosovo e la Serbia, sotto il patronato della Comunità Europea. Sono stati raggiunti alcuni risultati concreti, come la libera circolazione delle persone e delle merci. Ma a qualcuno gli accordi non vanno bene: gli estremisti serbi si sono ribellati a questi risultati e a queste trattative e hanno cercato di provocare, in questa maniera, una crisi, che, speriamo, sia a Belgrado che Pristina possano gestire insieme con la Comunità Europea.
D. – Questa crisi, al confine tra Kosovo e Serbia, indica però che il governo kosovaro vuole avere la sovranità su tutto il Paese?
R. – Sicuramente, non esiste Paese al mondo che non possa gestire il proprio territorio e quindi la frontiera e le dogane. I kosovari chiedono semplicemente la reciprocità, cioè tutto quello che vale per noi kosovari deve valere anche per i serbi. Sono dodici anni – troppi – che resistiamo in questa situazione e che si cerca di impedire al Kosovo di poter espandere la giurisdizione su tutto il territorio.
D. – A che punto è la convivenza all’interno del Kosovo, ad oltre dieci anni dalla fine della guerra?
R. – Direi che va abbastanza bene, tranne il punto dolente del Nord, perché con il processo della decentralizzazione si sono creati altri comuni con prevalenza serba. Quindi, all’interno del Kosovo, direi che si vive abbastanza normalmente.
D. – La presenza della forza militare Nato, della Kfor in Kosovo, è ancora utile per il mantenimento della pace?
R. – Non solo utile, ma direi anche indispensabile: è l’unica forza che non viene contestata da nessuno e che sta facendo bene il suo lavoro. (ap)
Economia europea in crisi: Moody's annuncia il possibile declassamento della Spagna
◊ Anche l’economia dell’Europa, come negli Stati Uniti, è in sofferenza. Dopo Grecia e Cipro, l’agenzia di rating Moody’s ha annunciato il possibile declassamento della Spagna, mettendo sotto controllo tre banche del Paese iberico. Immediata la risposta del Ministero delle Finanze di Madrid, secondo il quale – si afferma in un comunicato – “i timori di Moody’s sono basati su analisi errate, che, invece di guardare agli aspetti fondamentali della finanza pubblica, seguono gli sviluppi di breve termine dei mercati finanziari”. Sulle cause della situazione statunitense ed europea, Giancarlo La Vella ha intervistato Giacomo Vaciago, docente di economia all’Università Cattolica di Milano:
R. - Sui due lati dell’Atlantico, negli Stati Uniti e in Europa, c’è una forte carenza di governo. A Washington fra un anno si vota per la Casa e Bianca e c’è un contrasto fra repubblicani e democratici che il presidente non riesce più a mediare. In Europa abbiamo la moneta governata tecnicamente da una banca centrale, ma politicamente dai giochi cooperativi di 17 governi, che però non si parlano, che non sanno fare squadra. In pratica, abbiamo una moneta - e quindi un’area finanziaria valutaria - allo sbando. Siamo quindi tutti spaventati, ed in attesa del peggio.
D. - E’ forse una crisi che nelle more della gestione da parte dei governi, centrali o locali, viene gestita dalle banche?
R. - Il mondo sta crescendo molto fuori dagli Stati Uniti e dall’Europa. Le nostre imprese migliori là crescono e là stanno servendo la crescita del mondo. Noi siamo in declino, quindi è chiaro che dovremmo avere governi capaci di impostare nuove politiche per la crescita, altrimenti le nostri migliori aziende se ne vanno a crescere altrove. Le banche fanno i loro interessi. Attenzione: mentre l’industria, necessariamente, ha una visione di lungo periodo, le banche guadagnano - come tutti i mercati finanziari - fra oggi e domani e i governi, come l’industria, dovrebbero occuparsi del lungo periodo, del futuro di un Paese. E’ chiaro che quando le banche conducono il gioco, i mercati soffrono di miopia. Ci si occupa di cosa si pensa che succederà lunedì, che è un po’ poco per il futuro dell’umanità.
D. - Che cosa dire delle agenzie di rating che annunciano il declassamento di questo e quell’altro Paese?
R. - Direi che fanno il loro mestiere. Esistono da un secolo, e a volte sbagliano. Hanno sbagliato per eccesso di ottimismo per circa dieci anni; adesso le vedo sbagliare dalla parte opposta, sono forse troppo pessimiste. (vv)
Presentata a Roma la 68.ma Mostra del Cinema di Venezia
◊ Un record per la 68.ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 31 agosto al 10 settembre, presentata ufficialmente a Roma: per la prima volta nella sua storia tutti i lungometraggi nelle sezioni ufficiali - Concorso, Fuori Concorso e Orizzonti - sono in prima mondiale. L’apertura è affidata a George Clooney, regista dell’atteso “Le idi di marzo”, una storia di corruzione politica ambientata in un prossimo futuro. Il servizio di Luca Pellegrini:
Forse è anche una fortunata coincidenza avere così tanti titoli importanti e tutti in prima mondiale, alcuni di autori noti e attesi, altri quasi sconosciuti, ma che potrebbero diventare scoperte indimenticabili, perché anche a questo serve una Mostra di cinema. Ci sono certo notizie per invogliare i giovani ad affrontare spese e fatiche del Lido: a cominciare dalla popstar "Madonna", fuori concorso, che racconta la tormentata storia d'amore di Wallis Simpson, oppure un autore di fumetti come Gian Alfonso Pacinotti (Gipi), che rischia per la prima volta col cinema, addirittura in concorso, affrontando ne "L'ultimo terrestre" una storia singolare di alieni, che scendono sulla terra ma sono snobbati dai terrestri in crisi. E ancora dai fumetti arriva la squisita regista iraniana Marjane Satrapi con “Poulet aux Prunes”, ambientato nel 1958 a Teheran, e tanti gli italiani, come Comenicini e Crialese, anche loro in concorso, oppure riuniti nella sezione Controcampo ove, con grande libertà, affrontano temi di forte impatto sociale e politico. Insomma, non di sole star è fatta la Mostra, ma queste ci vogliono. E sono soprattutto americane, con un vistoso ritorno - e un sospiro di sollievo - da parte del direttore Marco Müller:
“Non c’è dubbio che, quando parliamo del cinema che arriva alla Mostra dagli Stati Uniti, non stiamo parlando dei film "mainstream" che usciranno il giorno dopo in tutte le sale del vostro quartiere. Basta pensare al film di apertura, il film di George Clooney. E’ un film tagliente, che parla dell’oggi con spirito critico. Quando andrete a vedere gli altri film, ci sarà Ami Canaan Mann, la figlia di Michael Mann, ci sarà il ritorno di Abel Ferrara con addirittura un film sulla fine del mondo. Quando Al Pacino riesce a realizzare il suo cinema saggistico, a questo punto si tratta di un cinema americano che è molto diverso da quel ‘corpo’ del cinema americano che frequentiamo. E’ un cinema americano che ha bisogno della Mostra”.
Tre territori fanno da contrappeso: Egitto e Siria e le loro tribolazioni politiche con tre documentari e una curiosità, il primo film in assoluto prodotto dalle Samoa, diretto e interpretato dagli isolani. Ma ci sono molte altre nicchie e tutte "di tendenza", che intersecano le sezioni e confermano la personalità degli autori, di ieri e di oggi: ecco allora il caro, vecchio Ermanno Olmi, ottantenne, che se ne va fuori concorso con "Il villaggio di cartone", la storia di un sacerdote, e i veterani Maselli-Lizzani-Gregoretti-Russo a fargli ottima compagnia con Scossa, un viaggio della memoria, per ricordare la tragedia del terremoto di Messina e Reggio, centotre anni fa. Infine, non cercate temi quest'anno alla Mostra, ma solo film, suggerisce Müller: "Abbiamo scelto soltanto quelli per far sognare e pensare. E, naturalmente, quelli belli". Dal 31 agosto il pubblico giudicherà.
Corno d’Africa: il volontariato internazionale si unisce per far fronte alla crisi umanitaria
◊ Cresce la solidarietà per le popolazioni duramente colpite dalla siccità che sta devastando il Corno d’Africa. Caritas Kenya, ad esempio, sta lavorando nel nord del Paese, distribuendo cibo e acqua nel campo profughi di Dadaab. “E’ una situazione abbastanza preoccupante”, ha affermato al Sir il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi e presidente della conferenza episcopale del Kenya, “perché dai Paesi vicini stanno arrivando molti profughi. Per noi non è del tutto facile sostenerli. Accoglierli è per noi una sfida che ci richiama alla responsabilità, al dovere di aiutarli e salvaguardarli non solo da un punto di vista politico ma umano. E’ una responsabilità di tutto il popolo”, sostiene il porporato, che aggiunge: “come Chiesa, tramite la Caritas, abbiamo lanciato una raccolta fondi. Nel frattempo la Croce Rossa e le parrocchie vicine al campo stanno cercando di fare il possibile per dare alimenti e beni di prima necessità”. Il Vis, il servizio di volontariato internazionale delle opere salesiane, agisce invece in Somalia, dove è attivo dal 1998, impegnato soprattutto in opere idrico-sanitarie. “L'intervento nell'emergenza”, spiega all'agenzia Sir Gloria Paolucci, coordinatrice dei progetti Vis in Etiopia, “mira a contribuire all'immediato miglioramento delle condizioni fisiche, igienico-sanitarie e umane della popolazione della parte orientale dell'Etiopia al confine con la Somalia, colpita da siccità, carestia, e in fuga dalla guerra. Si tratta di un'area di confine dove gli equilibri sono molto delicati, una terra di approdo di migliaia di rifugiati somali in fuga dalla carestia e siccità”. In Italia si è attivata “Agire”, l'agenzia italiana di risposta alle emergenze, che da stasera e fino al 12 agosto, ha attivato un numero di sms solidale. Inviando un messaggio al 45500, si potrà contribuire, al costo di 2 euro, al sostegno dei programmi umanitari di Agire, attivi in Somalia, Kenya e Etiopia, che coinvolgono con oltre 1.200 operatori umanitari che garantiscono sicurezza alimentare, assicurano forniture di acqua potabile e supportano i sistemi sanitari locali nel fare fronte alle conseguenze più acute della crisi. “La situazione ha ormai largamente superato il livello d’allerta”, ha affermato in un comunicato Marco Bertotto, direttore di Agire, “in alcune regioni della Somalia è già stato dichiarato lo stato di carestia. Se non si mette in atto un’azione decisa e immediata per portare aiuti, migliaia di vite peseranno sulla nostra coscienza”. Al fine di promuovere l’iniziativa, da stasera alle 22 fino alla notte del 31 luglio, il numero 45500 verrà proiettato su tre storici monumenti italiani: la Mole Antonelliana a Torino, Palazzo Marino a Milano e il Colosseo a Roma. (A cura di Michele Raviart)
La Caritas italiana lancerà un appello per 20 milioni di euro per il Corno d'Africa
◊ Sarà lanciato la prossima settimana un appello d’emergenza della rete internazionale Caritas, pari a 20 milioni di euro. Probabilmente sarà suddiviso in otto appelli diversi, per ciascun Paese africano coinvolto nella carestia e siccità nel Corno d’Africa. Lo anticipa in un'intervista all'agenzia Sir Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana. “Si sta compiendo un grande piano di aiuti complessivo per il primo trimestre che dovrebbe ammontare a 20 milioni di euro per i 5 Paesi più colpiti (Somalia, Gibuti, Etiopia, Kenya ed Eritrea) e i 3 Paesi a rischio (Uganda, Sud Sudan e Tanzania)”, spiega il responsabile della Caritas. Secondo Beccegato le cifre stanziate finora dalla comunità internazionale “probabilmente sono sottostimate, se è vero che è la più grave siccità degli ultimi 60 anni in Africa, in un territorio molto vasto e in una zona già estremamente provata da guerre o altri gravi problemi”. “Sarà necessario lavorare anni – afferma -. Poi dovrà essere fatta una politica diversa rispettando la Convenzione Onu contro la desertificazione, con un impegno maggiore in ambito rurale, senza strumentalizzare questa situazione inviando sementi ogm, rischiando di creare dipendenza. Su questo punto la Chiesa del Kenya, ad esempio, è molto contraria. Bisogna fare un intervento qualitativo e quantitativo per il bene di questi popoli e non per nostri secondi fini”. Beccegato sottolinea soprattutto il tema dell’”efficacia” degli aiuti, per evitare che finiscano nelle mani sbagliate: “Secondo noi bisogna coinvolgere soprattutto le basi: non solo i governi e i politici, ma anche gli enti locali, le società civili, per una capillarità della presenza e per il coinvolgimento dei contadini, dei villaggi, delle comunità rurali. L’intervento deve essere ben pianificato e partecipato”. Il responsabile di Caritas italiana raccomanda anche di “aprire corridoi umanitari in Somalia, ma che siano effettivamente garantiti e mantenuti per molti mesi, altrimenti ci sarà una catastrofe umanitaria”. A livello mediatico, invece, constata come la crisi sia “già stata dimentica dai grandi media mainstream. La notizia è stata lanciata solo quando ne ha parlato il Papa all’Angelus e con l’appello della Fao. Ma se scende l’attenzione mediatica si riduce anche quella politica. Perciò la responsabilità dei media è almeno pari a quella della politica”. (R.P.)
Corno d’Africa: l'Onu chiede nuovi fondi per affrontare l’emergenza siccità
◊ L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato ieri un nuovo appello per far fronte all’emergenza siccità che sta devastando il Corno d’Africa, causando l’esodo di migliaia di persone dalla Somalia ai Paesi confinanti. Secondo le stime dell’agenzia delle Nazioni Unite, la somma necessaria per gestire la crisi ammonterebbe a 145 milioni di dollari, quasi 9 milioni in più rispetto al primo appello di inizio luglio. La nuova richiesta dell’Unhcr consentirebbe il potenziamento delle operazioni di assistenza in Somalia e la consegna a circa 180 mila persone di materiale umanitario, come teli di plastica, utensili da cucina, coperte, taniche per l’acqua e biscotti ad alto contenuto energetico. La cifra stanziata sarà utilizzata per la mappatura e il monitoraggio degli spostamenti di popolazione nelle aree di Mogadiscio, della Somalia centrale e nelle zone al confine con Kenya ed Etiopia. “La popolazione somala non ha mai avuto così bisogno di protezione e assistenza umanitaria come oggi” ha dichiarato in un comunicato George Okoth-Obbo, direttore dell’ufficio per l’Africa dell’Unhcr. “È imperativo che l’agenzia sia messa nelle condizioni di potenziare le proprie attività umanitarie”, ha aggiunto il direttore “per fornire protezione e altre fondamentali attività di assistenza d’emergenza alle persone che si trovano in una situazione di rischio. Se contribuiremo ad evitare che le persone non siano costrette a cercare sicurezza in un’altra area del Paese o fuori del Paese, sarà solo uno sviluppo positivo”. L’Unchr ha ricevuto finora dai donatori 59 milioni di dollari e ha distribuito kit d’emergenza a oltre 100 mila persone nelle regioni meridionali e centrali della Somalia, mentre ulteriori aiuti sono attualmente in distribuzione ad altre 114 mila persone nelle zone dove la siccità produce i suoi effetti più pesanti. “Complessivamente l’Unhcr mira a raggiungere 400 mila persone che si trovano in disperato bisogno di assistenza all’interno della Somalia”, ha dichiarato Bruno Geddo, rappresentante in Somalia dell’Unhcr, “ciò allevierà la sofferenza di alcune delle persone più vulnerabili, che non dispongono dei mezzi per spostarsi in cerca di assistenza”. Particolarmente critica è la situazione a Dabaab, in Kenya, dove si trova un sovraffollato complesso di campi di accoglienza e i rifugiati aumentano di oltre mille unità al giorno. Là l’Unhcr ha realizzato un ponte aereo per il trasporto di migliaia di tende, mentre nel campo etiope di Kobe, dove la malnutrizione rischia di colpire 25 mila persone, l’agenzia fornisce alimentazione terapeutica ai bambini con meno di 5 anni e ha attivato 6 cliniche, alcune delle quali aperte 24 ore su 24. (M.R.)
Il prefetto di Propaganda Fide al 150.mo di San Giustino, evangelizzatore dell’Etiopia
◊ Mons. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, concluderà domenica prossima, nella diocesi di Mefi-Rapolla-Venosa, il ciclo di celebrazioni per il 150° anniversario della morte di San Giustino De Jacobis, evangelizzatore dell’Etiopia. Mons. Filoni presiederà alle ore 16 la Messa nella chiesa di San Fele, paese natio del Santo. Questa celebrazione sarà un'occasione per ricordare la drammatica situazione del Corno d’Africa (e in particolare della Somalia), dove il Santo ha operato come missionario. La partecipazione autorevoledel Prefetto di “Propaganda Fide” - sottolinea l'agenzia Fides - è un segno per scuotere la comunità cristiana e civile a venire in aiuto a quelle popolazioni così duramente colpite dalla carestia. (R.P.)
India: diecimila persone in piazza a Delhi per i diritti dei Dalit
◊ Oltre diecimila persone hanno marciato ieri nelle strade di Nuova Delhi per chiedere al governo di garantire e difendere i diritti di tutti i Dalit. Alla marcia, che è seguita a tre giorni di digiuno, hanno partecipato più di 50 arcivescovi e vescovi, insieme a migliaia di religiosi e laici, cristiani e musulmani. “Io sono un Dalit e soffro quello che voi soffrite”, ha dichiarato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, presente alla manifestazione. Riferisce l'agenzia AsiaNews che il porporato ha chiesto al governo indiano di includere i Dalit cristiani e musulmani nella lista delle caste protette, al fine di evitare una “discriminazione clamorosa” e una violazione della costituzione indiana. Tra i leader della protesta c’era anche l’arcivescovo di New Delhi, mons. Vincent M. Concessao, che da trent’anni si occupa dei diritti dei Dalit. “La nostra causa, che ci ha portato insieme a Delhi da tutto il Paese, è una causa nazionale, ed è racchiusa chiaramente nel Preambolo della nostra costituzione che proclama la sua visione in termini di giustizia, eguaglianza libertà e fraternità”, ha detto il presule, “la giustizia è una causa dell’umanità. E’ la causa di Dio stesso, come ci dice la Bibbia. Di conseguenza coloro che si oppongono alla giustizia, attivamente, con l’inazione o con tattiche dilatorie, scavano la loro tomba. Non hanno bisogno di avversari che li sconfiggano. Non importa quanto siano potenti re e regni e partiti politici: quando compiono ingiustizie sulla gente inerme, cadono”, ha aggiunto mons. Concessao, “e’ già accaduto in passato, e sta accadendo ora e accadrà in futuro perché la giustizia è una richiesta basilare dell’umanità”. Secondo l’arcivescovo i partiti religiosi indù non accetteranno mai che sia fatta giustizia per i Dalit, ma quasi tutti gli altri partiti, sia nazionali che regionali, appoggeranno questa richiesta. “Se il governo fa orecchie da mercante alle lacrime dei Dalit, Dio non lo farà”, ha concluso il presule. (M.R.)
India: l'attivista cristiano trovato ucciso, testimone delle violenze anticristiane in Orissa
◊ Ucciso per aver testimoniato le violenze di un pogrom anticristiano. Questa la ragione che è costata la vita a Michael Digal, leader e attivista cristiano dello Stato indiano di Orissa, trovato morto mercoledì scorso dopo tre giorni di ricerche. Riferisce l'agenzia AsiaNews che Digal aveva fornito la sua testimonianza in tribunale in un caso di violenza avvenuto durante i pogrom anticristiani del 2008 nel distretto di Kandhamal, accuse che avevano portato all’arresto una persona. Dopo aver scontato la pena ed essere uscito di prigione, il condannato aveva stretto amicizia con Digal, guadagnandosi la sua fiducia. Secondo gli inquirenti, la mattina di tre giorni fa il presunto "amico”, avrebbe invitato Digal a fare una gita in bicicletta e, dopo aver raggiunto una foresta, lo avrebbe accoltellato lontano da occhi indiscreti. “Michael Digal è stato testimone delle violenze interreligiose commesse contro i cristiani e ha dato la sua testimonianza in tribunale. Per questo è’ stato assassinato brutalmente da un radicale indù”, ha affermato Sajan K George, presidente del Global Council of India Christians, che ha poi chiesto al presidente dell’Alta corte di giustizia dell’Orissa di intervenire presso il governo dell’Orissa per estendere ai cristiani che hanno testimoniato nei casi di violenza interreligiosa in Kandhamal la protezione concessa ai testimoni. Durante i pogrom di Kandhamal del 2008 furono uccise 38 persone e più di 25mila cristiani tribali furono obbligati ad abbandonare le loro abitazioni (M.R.)
Iraq: a Kirkuk donne cristiane e musulmane unite contro la violenza
◊ L’Unione libera delle donne (cristiane) di Bethnahrain (Mesopotamia) a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, ha tenuto oggi, nella grande aula della cattedrale caldea, una conferenza incentrata sulla “violenza contro le donne”. All’evento hanno partecipato più di 100 donne cristiane e musulmane, insieme a personalità del governo e della società civile. In previsione dell’evento, l’Unione aveva promosso un’inchiesta su mille donne nella città di Kirkuk per capire l’incidenza di fenomeni di violenza subiti in passato. La grande maggioranza delle interpellate (l’88% del totale) hanno affermato di aver subito una forma – più o meno grave – di violenza ed emerge inoltre che la tenenza è di una continua crescita. All’evento organizzato dal movimento femminile ha preso parte anche l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, il quale ha illustrato il punto di vista cristiano nei riguardi della donna. “Il cristianesimo – ha sottolineato il prelato – non crede mai che le donne siano inferiori agli uomini o siano un elemento di importanza secondaria”. Nella gerarchia, secondo il concetto teologico di creazione, ha pari importanza in quanto a valore umano e capacità”. Mons. Sako ha ricordato la Bibbia, dove è scritto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza” (Gen 1, 27). Uomini e donne furono creati ad immagine di Dio, continua l’arcivescovo di Kirkuk, e lo stesso concetto è ripreso nel Nuovo Testamento, dove “la nuova creazione continua di gloria in gloria” (1 Cor 11, 11). Pur potendo creare esseri superiori o inferiori, nella visione cristiana Dio ha creato il genere umano – maschio e femmina – e lo ha dotato di “pari valore e pari dignità in tutto. Sono partner complementari nella creazione e nella salvezza operata da Cristo… Uno ha bisogno dell’altro, si completano e si influenzano a vicenda”. Nel Vangelo non si fa alcuna differenza fra uomo e donna, ha poi spiegato mons. Sako, perché entrambi derivano “dall’essenza di Dio Padre”. In Dio non c'è distinzione di sesso, né a favore delle donne, tantomeno a beneficio dell’uomo. Pertanto la presunta inferiorità delle donne “non viene da Dio Creatore” e anche Cristo con Maria Maddalena, con la Samaritana e con l’adultera ha tenuto un sentimento di compassione, arrivando a esclamare “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” (Gv 8, 3-6). Gesù Cristo ha trattato le donne come “un essere umano capace di amare, capire, lavorare e pensare, collaborare e condividere e comunicare. Il suo rapporto – esclama l’arcivescovo – è un esempio per tutti noi”. Nel suo intervento, il prelato ha ricordato infine papa Giovanni Paolo II che – nell’Esortazione Apostolica “Una nuova speranza per il Libano” del 1997 – afferma chiaramente che le donne meritano un’attenzione particolare per assicurare loro il rispetto dei diritti in vari settori della vita sociale e nazionale e che la Chiesa, nella dottrina antropologica ed educativa, sottolinea la parità di diritti tra uomini e donne, poiché “tale parità viene in quanto ogni essere umano è creato a immagine di Dio” (76-77). Dunque alla luce della visione cristiana, le donne devono godere di pari diritti nella vita politica, sociale, economica e nell’istruzione: devono, ribadisce il prelato, avere “uguale dignità senza discriminazioni” e punta il dito contro “un errato sistema patriarcale e l’ottusità di usi e costumi nella società”, che sono all’origine dei fenomeni di violenza contro le donne, perché le classifica come “esseri inferiori” e ne radicalizza la discriminazione e le vessazioni. A conclusione del convegno sono stati elencati alcuni punti fondamentali per valorizzare l’opera della donna. Tra questi la formazione della personalità della donna, sia dall’interno per le convinzioni personali e nella fiducia in se stessa. Va inoltre respinto ogni tipo di discriminazione e lottare per la giustizia, la pace e l’unità della creazione. Questo richiede un apprendimento continuo grazie alla lettura, allo studio e all’analisi, con convinzione e non per cieca obbedienza. Infine la presenza attiva della donna, che deve avere un ruolo decisionale e a livello di fede, tanto nelle chiese quanto nelle moschee, favorire il rispetto del piano divino e condannare ogni tipo di violenza. (R.P.)
Pakistan: mons. Saldanha invoca l'unità tra i partiti di ispirazione cristiana
◊ Mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, è abbastanza scettico riguardo la nascita del partito cristiano All Pakistan Christian League (Apcl). Il prelato aggiunge che “negli ultimi 60 anni sono sorti molti partiti politici a opera di leader cristiani volenterosi”, ma “la maggior parte di questi” ha avuto vita breve e non è servita a perorare la causa e difendere i diritti della minoranza religiosa. La All Pakistan Christian League (Apcl) è un movimento politico di ispirazione cristiana che intende promuovere un Paese “forte e democratico”, difendere i diritti dei cristiani e garantire una loro rappresentatività a livello federale e nelle varie province. Sottolineando che si tratta del primo partito “totalmente cristiano” dal 1972, il presidente Salamat Akhtar – assieme al cofondatore Nawaz Salamat – evoca la visione di un Pakistan liberale sancita da Ali Jinnah e invita all’unità fra i cristiani, alla difesa delle donne e all’istruzione per i giovani. L’arcivescovo emerito di Lahore ed ex-presidente della Conferenza episcopale pakistana ricorda come “negli ultimi 60 anni” siano sorti diversi movimenti politici cristiani, ma hanno avuto vita breve perché “il partito è ristretto ai membri di una famiglia o gruppo, ma non rappresenta l’intera comunità”. Interpellato dall'agenzia AsiaNews, mons. Saldanha accusa i cristiani di essere “tristemente noti per la loro mancanza di unità” e aggiunge: “preferiscono promuovere un proprio partito, piuttosto che unirsi a una realtà già esistente”. La politica è legata al denaro e agli affari e molti partiti del passato, spiega il prelato, sono esistiti “solo sulla carta, senza riscontri fra le masse”, per iniziativa di “uomini facoltosi, che hanno il potere economico per promuovere le proprie attività” e interessi. Egli ricorda che l’introduzione nel 2002 da parte dell’ex presidente Musharraf del “sistema elettorale congiunto” – che permette ai non islamici di votare anche i candidati islamici delle rispettive circoscrizioni – ha lasciato “poco spazio” ai partiti cristiani per proporre “propri candidati” e per questo “hanno cessato quasi del tutto di esistere”. Mons. Saldanha si dice “sorpreso” dalla nascita di Apcl e conosce bene il suo leader, il professor Salamat Akhtar, che “è abbastanza anziano e non avrà l’energia e la forza sufficienti per guidare un partito”. Il problema, secondo il prelato, ruota attorno alla “mancanza di fiducia nel sistema democratico” e alla “scarsa speranza di un cambiamento nel futuro” per una situazione che al momento “è disperata” per la minoranza religiosa. “Temo – conclude l’arcivescovo emerito – che tutto questo si risolverà in un ennesimo fallimento”. (R.P.)
Perù: la Chiesa pronta a collaborare sul piano sociale con il neo presidente Ollanta Humala
◊ La Chiesa cattolica è pronta a collaborare con il governo del neo Presidente Ollanta Humala in Perù per migliorare l'inclusione sociale degli strati più poveri della popolazione. Lo ha affermato l'ex presidente della Conferenza episcopale peruviana (Cep), mons. Luis Bambaren: "Nel nostro campo, nel campo sociale, che è ciò che ci tocca, nella cooperazione in tutto ciò che ci riguarda, da parte nostra, è prevista la totale collaborazione". Mons. Luis Bambaren - riporta l'agenzia Fides - ha detto che il messaggio alla nazione del nuovo presidente "è stato molto esauriente", perché ha affrontato le tematiche relative alla situazione dei più poveri, che sono stati coinvolti durante la campagna elettorale. “Penso che (l'inclusione) è un grande impegno, molto difficile, ma questo deve essere anche il rischio quando si cerca d’essere vicino ai dimenticati da generazioni". Durante il suo discorso, il presidente Humala ha detto che dedicherà tutte le sue energie a "cancellare il volto della povertà straziante e della esclusione sociale" nella costruzione di un Perù per tutti, "sempre attento ai più vulnerabili dei nostri fratelli". A questo proposito, mons. Bambaren ha riferito che con questo messaggio "si risveglia la speranza" e, quindi, tutti i peruviani dovrebbero lavorare per avere un buon governo. "Non si tratta più di questioni politiche, ma di un vero senso umanitario, essere vicini alle risposte dei più dimenticati". Infine, il presule ha sottolineato che il Presidente ha anche espresso la sua determinazione nel voler combattere la corruzione. (R.P.)
Bolivia: l'intervento dei vescovi sulla riforma educativa che deve aiutare le famiglie povere
◊ La Chiesa cattolica intende contribuire alla riforma dell’istruzione pubblica, istituita con la legge chiamata Avelino Sinani. In una nota inviata all’agenzia Fides, l'arcivescovo mons. Tito Solari, Arcivescovo di Cochabamba e capo della commissione per l'educazione della Conferenza episcopale boliviana (Ceb) conferma che la Chiesa è in attesa della firma di un accordo con lo Stato da tempo previsto nell’ambito della legge sulla pubblica istruzione. "Come Chiesa vogliamo servire la comunità, sappiamo che questo servizio è più efficace soprattutto per le famiglie più povere, quando una persona ha una vera e propria formazione riesce ad uscire dalla povertà perché ha gli strumenti per avere successo nella vita", afferma il vescovo. La nuova legge è ancora in attesa di regolamento, questo processo richiede tempo, soprattutto nel capire che tipo di riforma dell'istruzione è quello che si vuole realizzare nel Paese. Il vescovo loda anche l'iniziativa del governo di sostenere l'istruzione tecnica e tecnologica, che non c'era nel passato, e ricorda anche che la Chiesa ha gli strumenti e l'esperienza in questo campo soprattutto nelle scuole popolari, come la Don Bosco, Fe y Alegría. Riguardo la riforma delle “scuole di formazione degli insegnanti” (cosiddette "normales"), mons. Solari afferma: “sappiamo di essere nel secondo anno di questo cambiamento e mancano i programmi, c'è una mancanza di progetti educativi. Solo attraverso il cambiamento e un'adeguata formazione degli insegnanti, si potrà avere nel futuro una nuova educazione”, ha concluso. (R.P.)
Ue: una delegazione di Comece e Kek incontra il ministro degli Esteri polacco
◊ Ieri il ministro degli Esteri della Polonia, Radek Sikorski, ha ricevuto una delegazione di rappresentanti delle chiese polacche che sono membro della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e della Commissione delle Conferenze episcopali nella Comunità europea (Comece). L'incontro – informa oggi una nota della Kek - è l'ultimo di una lunga serie di incontri tra le presidenze dell'Ue e le chiese. La delegazione era composta dai rappresentanti delle Chiese locali ortodossa, vetero-cattolica, metodista. Per la Chiesa cattolica polacca hanno partecipato i vescovi mons. Wiktor Skworc, mons. Stanislaw Budzik e mons. Wojciek Polak. La delegazione era accompagnata dal direttore della Commissione “Chiesa e Società” della Kek, Rüdiger Noll, e dal segretario generale della Comece, mons. Piotr Mazurkiewicz. Dopo una presentazione da parte del ministro degli Esteri Sikorski sulle priorità della presidenza polacca dell'Ue, i rappresentanti delle Chiese hanno presentato i temi che sono oggi nella agenda delle Chiese in Europa come le migrazioni, la libertà religiosa, la Domenica e la protezione dell'ambiente. “Il ministro degli Esteri e i rappresentanti delle Chiese – si legge nel comunicato - hanno convenuto che in relazione a ciascun tema, devono essere le persone al centro di tutte le politiche europee” e che “se al momento la ripresa economica è una delle questioni chiave per l'Unione, anche la crescita economica deve essere al servizio della persona e deve essere bilanciata da misure sociali”. Il ministro degli Esteri ha lodato il ruolo delle Chiese volto anche “a portare la voce del popolo a livello europeo”. Nel corso dell’incontro si è parlato anche della crisi dei rifugiati in Nord Africa. Le Chiese hanno esortato la presidenza polacca all’Ue ad “insistere affinché l'Ue fornisca un’accoglienza adeguato a quei pochi rifugiati che raggiungono l'Europa” e sostenga in particolare “quei rifugiati che sono fuggiti dalla Libia e hanno trovato rifugio nei Paesi vicini”. Dalla presidenza polacca le Chiese si attendono che l'Ue faccia “progressi verso un sistema europeo comune di asilo nella seconda metà di quest'anno”. La speranza è che si arrivi presto a “procedure di asilo eque ed accessibili”. “La delegazione delle Chiese – conclude il comunicato - ha ringraziato il ministro degli Esteri per il suo sostegno sul tema della libertà religiosa nel Consiglio europeo all'inizio di quest'anno e per il suo intervento a favore delle minoranze religiose quando sono state attaccate in altre regioni del mondo”. Secondo le Chiese europee, “la libertà religiosa dovrebbe essere una delle questioni da affrontare all'interno della più grande agenda dei diritti umani” da parte del neo Servizio “External Action” dell'Unione Europea. (R.P.)
Germania: mons. Ackermann contro i respingimenti in Europa dei profughi nordafricani
◊ Un nuovo orientamento nella politica delle frontiere europee: lo ha chiesto all’Unione europea il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann. In un’intervista al giornale diocesano “Paulinus”, rilanciata dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, mons. Ackermann ha definito "molto preoccupante dal punto di vista dei diritti umani" il fatto che nel Mediterraneo i barconi dei profughi vengano respinti verso le coste del Nordafrica. Mons. Ackermann, presidente della Commissione tedesca di “Justitia et Pax”, ha ribadito che “proprio in considerazione dei cambiamenti in Nordafrica, l’Ue necessita di un nuovo orientamento che tenga conto davvero degli standard dei diritti umani e che realizzi una ripartizione equa tra gli Stati membri dei carichi” che derivano dall’accoglienza dei profughi. Mons. Ackermann - riferisce l'agenzia Sir - è appena tornato da una visita in Uganda e ha raccontato la sua impressione per la povertà vista in quel Paese. Al riguardo, ha rammentato l'obiettivo del dimezzamento della povertà entro il 2015, assunto dalla comunità di Stati internazionale: “Dalle ultime crisi finanziarie a livello globale e nell'Eurozona, vediamo la rapidità con cui si mettono a disposizione somme gigantesche quando c’è la volontà politica”, che è “tutto”, ha osservato mons. Ackermann. (R.P.)
Swaziland: il dramma dei sieropositivi denutriti che devono assumere gli antiretrovirali
◊ Centinaia di sieropositivi denutriti e indeboliti dalla malattia, residenti nelle zone rurali dello Swaziland, sono costretti a mangiare sterco di animali per poter riempire lo stomaco prima di assumere i farmaci antiretrovirali (ARVs). Da studi portati avanti nel settore - riferisce l'agenzia Fides - emerge infatti che l’assunzione degli ARVs a stomaco vuoto può esacerbare gli effetti collaterali dei farmaci, tra i quali mal di testa, vertigini e tremori. Lo Swaziland si trova nel mezzo di una crisi finanziaria nella quale il governo ha tagliato i fondi alle Ong umanitarie locali del 14%. I circa 65 mila abitanti del Paese in cura con gli ARVs temono che la continua incertezza finanziaria potrebbe riguardare anche il loro trattamento e compromettere la loro sopravvivenza. Uno Swazi su quattro tra i 15 e i 49 anni è sieropositivo, il 26.1%, il tasso di prevalenza più alto in tutto il mondo, per una popolazione di un milione di persone. L’Hiv ha colpito anche il sistema scolastico del Paese. I dirigenti delle scuole hanno deciso di chiudere ad agosto per un mese tutte le scuole pubbliche perchè il governo non ha mantenuto l’impegno di pagare le rette di tutti gli orfani e dei bambini più poveri. Un quinto della popolazione dello Swaziland, circa 200 mila bambini al di sotto dei 15 anni, compresi quelli rimasti orfani a causa di Hiv, e gli insegnanti, le cui scuole fanno affidamento sulle tasse studentesche e sui sussidi del governo, dicono che non ci sono più le condizioni per mandare avanti il sistema. (R.P.)
Gmg 2011: il sindaco di Madrid invita i suoi concittadini ad "offrire al Papa una città giovane"
◊ Il sindaco di Madrid, Alberto Ruiz Gallardón, ha rivolto, per la terza volta nei suoi otto anni di permanenza nel municipio di Madrid, un appello a tutti i madrileni in occasione della prossima celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà nella capitale spagnola dal 16 al 21 agosto. In questa comunicazione ha invitato tutti i cittadini di Madrid a offrire al Papa e ai giovani di tutto il mondo “una città giovane, vicina e amica”. Ruíz Gallardón - riferisce l'agenzia Sir - ha spiegato che “Madrid vuole assumersi la propria responsabilità di officiare come ospite di questo evento dando il meglio di se stessa come segno di riconoscenza per la fiducia riposta nelle nostre capacità di essere un luogo genuino di incontro”. Il sindaco ha anche espresso la speranza che “la presenza dei nostri ospiti costituisca un'esperienza piacevole e arricchente, per loro e per noi, cosicché, dopo questi giorni di festa, quando ritorneranno alle loro case, possano diffondere il nome di questa città come sinonimo di calore e ospitalità”. Dei partecipanti alla Gmg il sindaco ha detto: “La gioventù rappresenta sempre la garanzia di un nuovo inizio, che è ciò che porta ogni generazione ad affrontare le proprie sfide”. Perciò, ha invitato ad aprire “le nostre porte al Papa e ai giovani che si sono dati appuntamento qui”. Dopo la lettura dell’appello, il sindaco e parte della corporazione municipale hanno presieduto, insieme con il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, alla consegna degli attestati ai volontari che hanno partecipato ai corsi di sicurezza e di emergenza, realizzati dalla Samur-Protezione civile nell’ultimo anno. Il sindaco ha manifestato il desiderio che Madrid sia “il migliore scenario per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù grazie alla professionalità e alla generosità dei volontari”. Dal canto suo, Ana Botella, vice sindaco e assessore all’Ambiente, ha ricordato che “Madrid è una città che accoglie più di 4.600 eventi pubblici all’anno, ma la Gmg supera di molto gli eventi che si celebrano nella nostra città”. “Niente – ha aggiunto – può sostituire la collaborazione dei cittadini, che è fondamentale affinché questo evento sia un successo”. La formazione dei volontari è iniziata a settembre 2010 e dei suoi corsi si sono avvalsi oltre 10.000 persone. (R.P.)
Gmg 2011: circa 2.500 giovani austriaci a Madrid con il cardinale Schönborn
◊ Sono circa 2.500 i giovani austriaci che parteciperanno alla Gmg di Madrid. Come riportato ieri dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, la delegazione sarà accompagnata dal card. Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale, dal responsabile della pastorale giovanile, mons. Stephan Turnovszky, dal vescovo di St. Pölten, Klaus Küng, e dai vescovi ausiliari, mons. Franz Lackner e mons. Franz Scharl. La Gioventù cattolica, le comunità religiose e molti altri gruppi e movimenti religiosi organizzano viaggi per gruppi di giovani con ben 35 varianti possibili. Per i giovani la Gmg sarà “un mix riuscito” di esperienze di fede e di comunità, ha detto mons. Turnovszky, sottolineando anche l’aspetto universale dell’incontro dei giovani: “Persone di tutto il mondo si incontrano, condividono la fede e sono unite tra loro tramite Gesù Cristo”. Molti dei giovani austriaci parteciperanno alle giornate nelle diocesi dall’11 al 15 agosto, un’esperienza importante secondo Markus Muth, responsabile della pastorale della Gioventù cattolica austriaca: “Spesso è emozionante per i giovani scoprire la naturalezza con cui le famiglie li ospitano, si adoperano per loro e organizzano eventi per loro nelle parrocchie o nelle strutture”. Per i giovani è previsto a Madrid un “incontro austriaco” il 17 agosto con il card. Schönborn e mons. Turnovszky. (R.P.)
Portogallo: i giovani inseriscono Fatima nei loro viaggi per la Gmg di Madrid
◊ Il Santuario di Fatima sarà metà di pellegrinaggio per molti gruppi di ragazzi che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Madrid dal 16 al 21 agosto. Secondo Natalina Ferreira, direttrice del servizio per i pellegrini del Santuario di Fatima, “fino a questo momento si sono fatti annunciare 64 gruppi, che indicano di voler partecipare anche alla Gmg”. “Di questi, 45 verranno prima della Giornata, 19 dopo”, ha detto la direttrice all’agenzia Zenit, affermando poi che “dei gruppi già iscritti, 41 contano fino a 100 pellegrini, 17 tra 100 e 500, mentre il gruppo più consistente porterà a Fatima 2.500 giovani di lingua spagnola provenienti da vari Paesi, soprattutto dell'America Latina”. In particolare si recheranno in Portogallo 13 gruppi del Brasile, 11 degli Stati Uniti, 4 del Canada, 4 dell'Ecuador e 3 della Francia. 2 gruppi arriveranno da Polonia, Argentina, Nuova Caledonia e Vietnam, mentre India, Russia, Porto Rico, Cile, Olanda, Iraq, Filippine, Taiwan, Messico e Timor Est saranno presenti con un gruppo ciascuno. “Per le celebrazioni mettiamo a disposizione dei gruppi più numerosi la chiesa della Santissima Trinità. Quando è possibile, riserviamo una cappella per ogni gruppo o proponiamo la partecipazione alle celebrazioni ufficiali, visto che oltre alle Messe in portoghese abbiamo la Messa ufficiale in italiano, inglese e spagnolo”, ha indicato la Ferreira che ha poi ricordato come il Santuario “voglia accogliere i gruppi pellegrini nel miglior modo possibile, per offrire loro una buona opportunità di approfondimento della fede e interiorizzazione del messaggio di Fatima”. Per l’occasione la “Casa do Jovem, sarà aperta eccezionalmente nei giorni a ridosso dell’evento di Madrid. (M.R.)
Russia e Georgia una sola fede: incontro dei patriarchi ortodossi Kirill e Ilja II
◊ Quando i rapporti tra gli Stati si deteriorano, è allora che devono diventare più forti i legami tra i popoli che condividono la stessa fede. È quanto, in sintesi, ha sottolineato il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, a margine dell’incontro avuto, martedì scorso, con il patriarca-catholicos della Georgia, Ilja II, entrambi in visita nella capitale ucraina in occasione della ricorrenza di ieri della memoria liturgica di san Vladimir di Kiev e dei festeggiamenti del battesimo della Rus’. Il patriarca Kirill - riporta L'Osservatore Romano - ha sottolineato, infatti, come le due comunità ortodosse intrattengano da tempo un dialogo particolarmente proficuo. «Probabilmente con nessun’altra Chiesa locale ortodossa abbiamo un così ampio scambio di delegazioni, la partecipazione congiunta alle varie feste, un dialogo bilaterale così attivo come con la Chiesa georgiana». E questo nonostante le relazioni complesse tra Russia e Georgia. «Esistono difficoltà nelle relazioni tra Russia e Georgia. Ma non esiste alcuna differenza rilevante tra le due Chiese ortodosse sorelle — ha detto Kirill — e ci auguriamo vivamente che proprio le due Chiese ortodosse possano, come una sorta di locomotive spirituali, trascinare tutti nel superamento delle difficoltà». Infatti, proprio «se si indebolisce il rapporto tra gli Stati, i legami che stringono le persone della stessa fede e i legami tra le Chiese devono, al contrario, rafforzarsi, perché a questo ci esorta Cristo stesso». Nel corso dell’incontro le due delegazioni hanno trattato dei problemi esistenti tra le due Chiese, particolarmente della situazione delle regioni georgiane dell’Abchazia e dello Tschinvali, dove diverse comunità ortodosse si considerano del patriarcato di Mosca. Il patriarca Kirill ha affermato che la Chiesa russa riconosce il fatto che tali regioni rientrano nel territorio canonico della Chiesa ortodossa georgiana e che le due Chiese dovranno impegnarsi a trovare insieme una soluzione alla situazione esistente. Soddisfazione in merito alle trattative è stata espressa anche da Ilja II. (R.P.)
Bangladesh: il governo promuove un incontro per il dialogo interreligioso
◊ Il dialogo interreligioso in Bangladesh è stato al centro di un incontro promosso dal governo del Paese, al quale hanno partecipato novanta rappresentanti di altrettante fedi e confessioni, tra cui quella cattolica. L’iniziativa, sponsorizzata dal Ministero degli affari religiosi del Bangladesh presso l’”Iman training institute” nel distretto di Dinajpur, è stata un’occasione di confronto sulla convivenza religiosa e sull’armonia tra culture diverse. Riferisce l’Osservatore Romano, che padre George Anthony Gomes, responsabile della “Dialogue and Inter-religious Commission” nell’arcidiocesi di Dacca , “ha osservato che l’iniziativa ha portato a compimento gli sforzi intrapresi da anni sul fronte del dialogo” e ha espresso gioia nel constatare quanto sia stato lodato e imitato l’impegno della comunità cattolica”. Balram Roy, rappresentante della comunità indù, ha ricordato inoltre “che è stata la Caritas ad aver avviato per prima, tre anni fa, le iniziative di dialogo nel distretto di Dinajpur”, aggiungendo che “è bello vedere ora il governo interessato a seguire questo modello”. Da parte musulmana, il leader islamico Mamun Mian, ha aggiunto che “le pratiche spirituali e religiose sono attività che riconoscono la dignità umana e questo concetto deve essere diffuso in tutto il Paese per garantire una convivenza pacifica tra le comunità religiose predominanti e le minoranze. Dobbiamo difendere la nostra religione e rispettare la fede e la vita degli altri”. Già nell’aprile scorso il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in visita nel Paese, aveva indicato nel Bangladesh un possibile “modello per la pacifica convivenza tra fedeli di religioni diverse”, mentre nell’ottobre del 2010 oltre cento leader cristiani e musulmani si erano incontrati a Savar. Nell’occasione, il vescovo anglicano Paul Sishir Sarkar aveva ricordato che “nell’attuale società pluralistica la comprensione reciproca e un aperto scambio di opinioni rappresentano un vantaggio per tutti”. (M.R.)
India: crescono i membri del movimento dei “Khrist Bhaktas”
◊ Il movimento indiano dei “Khrist Bhaktas” (Devoti a Cristo), al quale aderiscono persone non battezzate che seguono il messaggio cristiano, è in ascesa e potrebbe raggiungere i 50 mila membri. Ad affermarlo all’agenzia Zenit è padre Paul D’Souza, direttore di un centro di pastorale cattolica nella città di Varanasi, cuore spirituale dell’induismo. I Khrist Bhaktas esprimono la propria devozione per Cristo in stili di preghiera e adorazione tipici della cultura induista dominante nella regione e si riuniscono in “ashram” cristiani, centri culturali e spirituali organizzati per pregare e formarsi su Cristo e la Chiesa. Padre D’Souza ha spiegato come i Khrist Bhakstas siano molto saldi nella loro fede, anche se molti di loro ancora non chiedono il Battesimo ed il merito della loro crescita è dovuta alla sensibilità della Chiesa nei confronti della cultura dei fedeli. Secondo l’associazione caritativa internazionale “Aiuto alla Chiesa che soffre”, ai Khrist Bhaktas è spesso richiesto di praticare la loro fede in segreto per paura di reazioni violente da parte della gente che si oppone a un'evangelizzazione cristiana, anche se sacerdoti e altri leader ecclesiali hanno sottolineato come i membri del movimento non facciano proselitismo e rispondano solo a quanti cercano attivamente di coinvolgersi nel messaggio di Cristo. Per padre D’Souza, uno dei motivi per i quali la gente è attratta dal movimento Khrist Bhakta è il suo stile comunitario di adorazione, diverso da quello dell'induismo tradizionale, in cui la preghiera è privata e tradizionale, mentre per altri il movimento è un’occasione per sfuggire al rigido sistema delle caste che prevale nella regione, soprattutto nelle zone rurali. (M.R.)
Perdono d'Assisi: questa sera si apre il triduo di preparazione della solennità
◊ Prenderà il via questa sera ad Assisi, presso la basilica papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, il triduo di preparazione della solennità del “Perdono di Assisi”, che si celebra annualmente il 2 agosto a partire dalla sua istituzione da parte di S. Francesco nel 1216. Sono famose le parole del Santo che, rivolto ai fedeli raccolti alla “Porziuncola”, disse: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”. Poco prima – ricorda una nota dei Frati Minori – “san Francesco si era recato dal Papa Onorio III per chiedergli il privilegio dell’Indulgenza per questa umile chiesetta. Da allora converge verso la Porziuncola, per varcare questa ‘porta di vita eterna’, un numero enorme di pellegrini desiderosi di ricevere questo dono per sé e i propri defunti”. Il programma del “Perdono d’Assisi” è molto articolato. Fino al 31 luglio col triduo di preparazione sono previste messe, adorazioni, confessioni. La solennità si aprirà lunedì 1° agosto con una solenne concelebrazione presieduta da padre José Rodriguez Carballo, ministro generale dei Frati Minori. Previste varie celebrazioni e il pellegrinaggio della diocesi di Assisi guidato dal vescovo Domenico Sorrentino. Il giorno del “Perdono”, martedì 2 agosto, ci sarà una solenne concelebrazione coi vescovi dell’Umbria e l’arrivo della XXXI Marcia Francescana. Previsti anche momenti ricreativi e musicali. (R.P.)
Spagna, Zapatero annuncia elezioni anticipate: si vota il 20 novembre
◊ Il primo ministro spagnolo, Jose Luis Zapatero, ha annunciato oggi elezioni anticipate per il prossimo 20 novembre, quattro mesi prima della scadenza naturale del suo mandato. Zapatero, che in precedenza aveva già annunciato che non si sarebbe ripresentato, ha motivato la scelta con la necessità di perseguire stabilità nel Paese. Secondo gli analisti, si tratta di un tentativo di arginare l’emorragia di voti del partito socialista. Il servizio di Michela Coricelli:
Ho deciso di anticipare le elezioni - ha detto il premier socialista Zapatero - per trasmettere sicurezza politica ed economica, confermando un’indiscrezione che circolava ormai da settimane. Gli spagnoli saranno chiamati alle urne il 20 novembre e non a marzo del prossimo anno. In una fase economica difficile – dice il presidente del governo – con segnali di recupero è arrivato il momento di fissare un calendario elettorale. La mossa viene interpretata dagli analisti come un tentativo di arginare la fuga di voti verso il centrodestra. Tutti i sondaggi, infatti, pronosticano un pesante crollo del partito socialista ed una vittoria del partito popolare. Zapatero, in realtà, non era favorevole ad anticipare le elezioni politiche, ma a quanto pare avrebbe ceduto alle pressioni del suo stesso partito preoccupato per il calo di popolarità del governo e del premier, direttamente collegato alla gravissima crisi economica che ha travolto la Spagna, spingendo il tasso di disoccupazione oltre il 20% e alimentando proteste come quelle degli Indignados. Tramonta definitivamente l’epoca di Zapatero. A sfidare il candidato di centrodestra Mariano Rajoi. Per il partito socialista, sarà l’ex ministro degli interni Alfredo Perez Rubalcaba.
Afghanistan, violenze
Ennesima giornata di violenza in Afghanistan. Le esplosioni di due ordigni rudimentali hanno causato oggi, nella provincia meridionale afghana di Helmand, la morte di 23 persone. La prima bomba ha colpito un minibus uccidendo tutte le 19 persone a bordo. Altre quattro persone sono morte quando un trattore ha urtato una mina.
Libia, ucciso capo militare degli insorti
In Libia sono proseguiti per tutta la notte i bombardamenti della Nato su Tripoli. Intanto è mistero sulla morte di Abdel Fattah Younes, 67 anni, il capo dello stato maggiore degli insorti libici in lotta contro il regime. Il militare è stato ''assassinato'' ieri a Bengasi in circostanze ancora poco chiare. Mentre i rivoltosi accusano Gheddafi, si ipotizza anche che Younes sia stato ucciso dagli stessi ribelli, perché sospettato di tradimento. Da Tripoli, il servizio di Cristiano Tinazzi:
La notizia è stata data da Mustafa Abdel Jalil, il presidente del Consiglio nazionale transitorio durante una conferenza stampa. Jalil ha precisato che a uccidere Younes è stato un commando di aggressori lealisti. Non è spiegabile come sia possibile il fatto che il generale circondato da decine e decine di guardie del corpo in stato di fermo, possa essere stato ucciso a Bengasi da militari fedeli a Gheddafi. Una delle ipotesi è che Younes sia stato vittima di una faida interna ai Bengasini. Immediata è stata la risposta della Nato che ha lanciato decine di missili su Tripoli. I bombardamenti sono iniziati verso le dieci di ieri sera e sono continuati per diverse ore. Intanto si continua a combattere. Ieri è partita la maggiore offensiva ribelle sulle montagne a sud di Tripoli. Secondo fonti degli insorti è stato conquistato il villaggio di Ghezaya, a ridosso del confine tunisino.
Dopo la morte di Abdel Fattah Younes, capo di stato maggiore degli insorti libici, assassinato in circostanze ancora poco chiare, cosa cambia negli equilibri interni di questa Libia già spaccata in due? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane:
R. - Bisognerà capire esattamente che cos’è accaduto e com’è avvenuta la morte del generale Younes. I ribelli, in questo momento, si trovano certamente in una situazione di debolezza. Qualunque sia stata la causa della morte - regolamento di conti interno o una mossa di Gheddafi o entrambe le cose - lo schieramento, in queste ultime settimane, si è dimostrato più debole del previsto, incapace di risolvere il conflitto con Gheddafi, anche con l’appoggio della Nato. L’incertezza sullo scenario libico sta quindi aumentando.
D. - E in tutto questo proseguono i bombardamenti della Nato su Tripoli. Non si rischia di esacerbare ulteriormente gli animi?
R. - Sicuramente, continuare con i bombardamenti - che si dimostrano il più delle volte indiscriminati o che comunque colpiscono anche la popolazione civile - non è la migliore preparazione. Anche la Nato, probabilmente, dovrà rivedere la propria strategia militare. Gheddafi ha rifiutato qualsiasi ipotesi di compromesso, ed anche questo pone un ulteriore elemento di incertezza per quanto riguarda la situazione.
D. - Bisogna dire che i ribelli, da parte loro, continuano ad allargare il consenso internazionale con il riconoscimento, da parte della Gran Bretagna, di un’ultima battuta da parte del Portogallo. Si può parlare, secondo te, di un ulteriore scacco per Gheddafi?
R. - Sicuramente, Gheddafi è isolato sul piano politico e non lo è da oggi. Quindi, di certo, i riconoscimenti del Consiglio nazionale di transizione sono importanti ed in alcuni casi, forse, anche troppo tardivi. Questo, però, non cambia la questione. La stessa coalizione internazionale, la Nato, si trova di fronte alla scadenza ideale di settembre e quindi si dovranno prendere delle decisioni importanti, anche se e su come proseguire questa guerra. Dall’altra parte, non si vede come Gheddafi possa essere scalzato militarmente, almeno nel breve periodo, visti i risultati di questi primi mesi di guerra. (vv)
Siria, repressioni
Almeno due persone sono morte nelle manifestazioni in corso oggi in Siria per il 20.mo venerdì di protesta dall’inizio delle contestazioni contro il governo di Bashar al-Assad. Si tratta di due manifestanti colpiti dal fuoco della polizia nella città meridionale di Deraa. Secondo gli attivisti, le uccisioni di stamane seguono di poche ore quelle di altri 5 civili in diverse città del Paese. E sempre oggi un oleodotto, nei pressi della città di Homs, è stato sabotato. L'agenzia Sana ha attribuito l’azione ad un “gruppo sovversivo”; anche il governatore di Homs, Ghassan al-Adel, ha definito l'accaduto “un'operazione terroristica”.
Tunisia nuova condanna per Ben Ali
L’ex presidente Zein-al Abidine Ben Ali è stato condannato a 16 anni per corruzione finanziaria e abuso di potere e frode immobiliare. Avrebbe favorito la figlia Nesrine e il genero Sakherel-Materi, nell’acquisto di prestigiosi appezzamenti di terreno, ad un prezzo di favore. Identica pena è stata assegnata al genero, la figlia ha ricevuto 8 anni. La nuova condanna all’ex capo di Stato tunisino arriva ad un mese di distanza da quella a 35 anni di detenzione per furto e detenzione illegale di grandi somme di denaro.
Mauritania, elezioni
Le elezioni legislative e municipali in Mauritania si terranno domenica 16 ottobre. Lo ha annunciato il governo attraverso un comunicato. L’eventuale secondo turno è stato fissato per il 30 ottobre. Il Parlamento mauritano, eletto con mandato di 5 anni, conta 95 deputati con una maggioranza del partito del presidente Mohamed Ould Abdel Aziz. Le opposizioni, che criticano questa decisione unilaterale, chiedono il coinvolgimento nel processo elettorale di tutti gli attori politici.
Polonia, indagine su sciagura aerea
Le informazioni errate fornite dal personale dell'aeroporto russo di Smolensk, nonché l'insufficiente preparazione tecnica dello scalo, sono state fra le cause dell’incidente aereo del 10 aprile 2010 nel quale morì il presidente polacco Lech Kaczynski, sua moglie Maria e altre 94 persone appartenenti all’elite politica e militare della Polonia. E' quanto sottolineato – nel corso di una conferenza stampa oggi a Varsavia - dalla Commissione d’inchiesta polacca sulle cause dell'incidente, presieduta dal ministro degli interni, Jerzy Miller.
Francia, risultati inchiesta incidente del volo Rio- Parigi
Il rapporto dell'Ufficio francese di inchiesta sugli incidenti aerei (Bea) sul volo Air France Rio de Janeiro-Parigi, che precipitò nell'Oceano il primo giugno del 2009 provocando la morte di 228 persone, individua una serie di errori dei piloti dell'Airbus. Secondo il documento, i piloti non hanno reagito correttamente ad una serie di guasti, in particolare alla rottura degli indicatori di velocità.
Ucraina, incidenti in miniera
Due incidenti in miniera in meno di 24 ore in Ucraina. Il primo è avvenuto a Lugansk, tra giovedì e venerdì notte, dove si contano sedici morti e dieci dispersi. La deflagrazione è avvenuta, probabilmente, a causa di una fuga di gas e metano. Un altro incidente è stato segnalato stamattina a Donetsk. Il bilancio provvisorio è di un morto e otto feriti.
Italia, processo lungo
Il Senato italiano ha votato la fiducia sul ddl del cosiddetto "processo lungo". Con 160 voti a favore, 139 voti contrari e nessun astenuto, palazzo Madama ha concesso il via libera ad un provvedimento che l'opposizione ha definito una nuova legge ad personam per il presidente del consiglio. Il provvedimento adesso torna alla Camera.
Nigeria, liberata nave italiana
E’ tornata in libertà la nave italiana sequestrata dai pirati alcuni giorni fa nel golfo della Nigeria. Il commando ha lasciato l’imbarcazione che ora è in navigazione in acque sicure. I membri dell’equipaggio – fanno sapere – stanno tutti bene. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 210