![]() | ![]() |

Sommario del 23/07/2011
◊ Con la solenne celebrazione del 2 agosto si chiude a Cartago in Costa Rica l’anno giubilare indetto per il 375.mo anniversario del ritrovamento dell’immagine di Nostra Signora de los Ángeles, patrona del Paese. Per l’occasione il Papa ha nominato suo inviato speciale il cardinale Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey, e in una lettera inviata al porporato ha auspicato che “le anime di tutti i fedeli siano rafforzate dalla venerazione di questa sacra immagine”. Il servizio di Cecilia Seppia.
“Tutti sanno che esistono innumerevoli segni sacri capaci di diffondere la religione cristiana su tutta la terra, di accrescere la devozione dei fedeli e fra le testimonianze straordinarie c’è anche l’immagine della Nostra Signora degli Angeli conservata nella Basilica di Cartago". Sono le parole che il Papa rivolge al cardinale Robles Ortega al quale ha affidato l’importante compito di rappresentarlo in occasione delle celebrazioni del 2 agosto che chiudono l’anno giubilare in Costa Rica. Sono passati 375 anni dal rinvenimento di quella piccola statua segno della presenza della Madre di Dio in quel luogo, spiega ancora il Pontefice, ma essa continua ad essere un punto di riferimento. L’auspicio del Papa è che i tanti cittadini che parteciperanno alle celebrazioni per questo anniversario, possano non solo ammirare la prodigiosa icona, ma ne comprendano il senso profondo e ottengano un rinnovato slancio nella fede. Appena 20 centimetri di altezza, tratti da meticcia, viso arrotondato e l’immancabile manto con cui copre il Bambino Gesù, mentre indica con la mano destra il suo cuore immacolato. E’ questa l’effige venerata da milioni di pellegrini. A trovarla, nel villaggio dei Pardi, su una enorme roccia da cui scaturiva una sorgente, è stata una ragazzina della città di Cartago, Giovanna Pereira, il 2 agosto del 1636. Felicemente sorpresa, la piccola l’ha portata a casa e riposta in un’arca di legno ma il mattino seguente la statuetta era scomparsa. Così tornò sul posto e ne trovò un’altra che provò a conservare accuratamente ma anche questa il giorno dopo non c’era più e così ancora, finchè Giovanna non corse in chiesa a parlare con il parroco. Don Alonso, comprese che si trattava di un avvenimento soprannaturale e che quella piccola statua era di fatto una rappresentazione della Madonna, che desiderava essere onorata e venerata proprio e solo in quel luogo. I fedeli hanno cominciato ad invocarla come Vergine Bruna, poi Vergine dei Pardi, ancora Regina di Cartago, per ultimo le fu dato il nome di Madonna degli Angeli per essere stata trovata il 2 agosto, data in cui l’Ordine francescano onora la sua Patrona come Santa Maria degli Angeli. Tre anni dopo il ritrovamento fu costruita la prima chiesa, poi nel 1674 i fedeli, sempre più numerosi hanno deciso di edificare un tempio che fosse degno di lei, ma due secoli dopo un terremoto lo distrusse completamente. Solo nel 1912 ha avuto inizio la costruzione dell’attuale Santuario nazionale che nel ‘35 Papa Pio XI ha costituito Basilica Minore. Tante le tradizioni e le celebrazioni con cui il popolo costaricano manifesta il suo affetto e la sua devozione alla “Nigrita”. Una su tutte la cerimonia della Vestizione o la Romaria, il lungo pellegrinaggio per chiedere grazie particolari. Il 2 agosto poi la solenne Eucaristia perché la Vergine, secondo le parole di Benedetto XVI regni in tutti i cuori del mondo.
◊ Benedetto XVI ha dato il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina del padre Dmytro (Bohdan) Hryhorak a Vescovo dell’Eparchia di Buchach degli Ucraini, finora amministratore apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" della medesima Eparchia. Padre Dmytro Hryhorak è nato il primo gennaio 1956 a Ivano-Frankivsk (Ucraina). Ha frequentato l’Istituto di Nafta e Gas a Ivano-Frankivsk ottenendo il grado di ingegnere meccanico (1973-1978), lavorando come tale nella fabbriche di Ivano-Frankivsk. Nel 1989 è entrato nell’Ordine di San Basilio Magno e il 2 febbraio 1997 ha emesso i voti perpetui. Ha continuato i suoi studi di filosofia ed è stato ordinato sacerdote il 25 ottobre 1992. In seguito ha compiuto corsi di Teologia presso l’Istituto Teologico-Catechetico di Ivano-Frankivsk (1993-1995). Ha ottenuto il grado di Magister in Ecclesiologia all’Università Cattolica di Lublino (Polonia). Ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali: collaboratore parrocchiale, cappellano nelle carceri di Ivano-Frankivsk, parroco di Lutsk e Volodymyr-Volyn’sky (1998). Il 28 luglio 2007 è stato nominato amministratore apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" dell’Eparchia di Buchach. Oltre all’ucraino, parla il russo e il polacco; conosce anche l’italiano, l’inglese, il tedesco, lo slavo antico e il greco.
◊ Il Santo Padre ha nominato il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alla celebrazione per il centenario della dedicazione della Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Mosca (Federazione Russa), in programma il 25 settembre 2011.
La Chiesa festeggia Santa Brigida, compatrona d'Europa. Il ritratto di Benedetto XVI
◊ La Chiesa ricorda oggi nella liturgia la compatrona d’Europa, Santa Brigida di Svezia. Moglie e madre, e poi vedova e mistica, Brigida di Svezia è vissuta lungo l’arco del 1300, in un periodo in cui si annoverano le pagine tra le più difficili del Papato, quelle della “cattività avignonese”. La Santa scandinava fu una delle donne che con fervore e determinazione si batté per l’unità della Chiesa e per restituire dignità al ruolo del Successore di Pietro. A lei, Benedetto XVI ha dedicato lo scorso anno un intenso ritratto. Alessandro De Carolis ne ricorda alcuni passaggi:
La vita di Brigida di Svezia è la storia di due storie. La storia di una donna vicina a Dio che rende santo un matrimonio e la storia di una donna vicina a Dio che rende santa se stessa, santificando chi le sta vicino. Nel primo caso, uno splendido esempio di coerenza cristiana domestica. Nel secondo, di coerenza cristiana pubblica. Benedetto XVI ne parla con scoperta ammirazione durante un’udienza generale dello scorso autunno, il 27 ottobre del 2010, quando le sue catechesi ritraggono alcune delle grandi figure femminili del Medioevo. Brigida nasce nel 1303 a Finster, nel nord della Svezia. A 14 anni è, per l’epoca, in età da matrimonio. Lei si sente attratta dalla consacrazione a Dio, ma non si oppone al volere del padre. Per 28 anni, è una moglie e madre attenta, amorevole e profondamente cristiana, al punto che – nota il Papa – anche una dei suoi otto tra figlie e figli, Caterina, verrà proclamata Santa:
“La sua saggezza pedagogica fu apprezzata a tal punto che il re di Svezia, Magnus, la chiamò a corte per un certo periodo, con lo scopo di introdurre la sua giovane sposa, Bianca di Namur, nella cultura svedese. Brigida, spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera ‘chiesa domestica’”.
La quotidianità di Brigida spiega ciò che oggi si è largamente smarrito sul senso del matrimonio cristiano, e cioè che i coniugi possono dimostrarne la “bellezza” coltivando la grazia che sostiene il loro specifico Sacramento. Con tenerezza e aiuto reciproco, osserva il Papa. Con solidarietà e partecipazione alla vita della Chiesa. Brigida, culturalmente preparata, insegna al marito, Ulf, a leggere e a studiare, favorendo con ciò la sua carriera. E assieme a lui, ricorda Benedetto XVI, “pratica con generosità” opere di carità verso i poveri:
“Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede. Penso con riconoscenza a tante donne che, giorno dopo giorno, ancor oggi illuminano le proprie famiglie con la loro testimonianza di vita cristiana”.
Poi questa parte della storia termina nel 1341. Ulf muore e Brigida, rimasta vedova, non cerca un altro uomo, ma Dio. Si trasferisce in un monastero cistercense, dove comincia ad avere delle rivelazioni divine, molto particolari, visioni intense sull’amore di Dio per l’umanità. Ma anche rivelazioni sulla sorte della Chiesa del suo tempo, soprattutto sul Papato, che in quel periodo ha lasciato la sede di Roma per la Francia:
“Ricevendo questi carismi, Brigida era consapevole di essere destinataria di un dono di grande predilezione da parte del Signore: 'Figlia mia – leggiamo nel primo libro delle Rivelazioni –, Io ho scelto te per me, amami con tutto il tuo cuore ... più di tutto ciò che esiste al mondo'. Del resto, Brigida sapeva bene, e ne era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana”.
Dopo aver fondato un Ordine religioso, detto del Santo Salvatore, Brigida si trasferisce a Roma e qui viene colpita dal degrado della città e del clero. Anche da ciò si nota la lontananza del Pontefice da Roma e lei intensifica preghiere e suppliche perché tutto ciò finisca e non solo la Chiesa, ma tutta l’Europa, torni – secondo la concezione sociopolitica del tempo – ad avere una unità sotto le guide dell’Imperatore e del Papa:
“Proveniente dalla Scandinavia, santa Brigida testimonia come il cristianesimo abbia profondamente permeato la vita di tutti i popoli di questo Continente. Dichiarandola compatrona d’Europa, il Papa Giovanni Paolo II ha auspicato che santa Brigida – vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione – possa intercedere efficacemente presso Dio, per ottenere la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani”.
Visita in Libano del cardinale Leonardo Sandri
◊ Le Chiese maronita e armeno-cattolica del Libano hanno accolto, nei giorni scorsi, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Leonardo Sandri. La festa di San Charbel e il decimo anniversario della beatificazione del vescovo Ignazio Maloyan hanno fatto da cornice alla visita, caratterizzata anche da altri due eventi che hanno coinvolto la comunità cattolica: l'ordinazione episcopale del nuovo ordinario armeno per l'Europa Orientale, mons. Raphael Minassian, e il 25.mo di episcopato del Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï. Il cardinale Leonardo Sandri è giunto a Beirut giovedì 14 luglio 2011, insieme con il cardinale Renato Martino, presidente emerito dei Pontifici Consigli Iustitia et Pax e della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. I porporati hanno ricevuto un cordiale benvenuto dal Patriarca armeno cattolico, Nerses Bedros XIX Tarmouni, dal nunzio spostolico, mons. Gabriele Caccia, e da altri presuli e sacerdoti. Venerdì 15 luglio, dopo la visita al Patriarca maronita nella residenza di Bkerké, il cardinale Leonardo Sandri si è recato al Carmelo della Theotokos e dell'Unità, ad Harissa. Il porporato ha portato due reliquie del beato Giovanni Paolo II, donate dall'arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislao Dziwisz, nel ricordo della visita compiuta al Carmelo da Papa Karol Wojtyla. In occasione della festa della Madonna del Carmine, si è anche pregato per Benedetto XVI e per l'Oriente. Sabato 16 luglio, nella cattedrale armena di Beirut, il Patriarca Nerses Bedros XIX Tarmouni, ha presieduto la liturgia per l'ordinazione episcopale di mons. Minassian, nominato dal Santo Padre arcivescovo della sede titolare di Cesarea di Cappadocia. Nel suo intervento, il cardinale Leonardo Sandri ha ricordato che i cattolici armeni sono “rimasti fedeli, insieme ai fratelli della Chiesa armena apostolica, alla fede cristiana malgrado le sofferenze e la notte oscura conosciuta nel corso della loro storia”. “Essere vescovo – ha aggiunto il porporato - significa porsi al servizio dell'unità con spirito missionario: ciò impone di avere a cuore il dialogo ecumenico e la sensibilità rispettosa verso i credenti di altre religioni e i non credenti”. Sabato sera, a Byblos-Jbeil, il Patriarca Bechara Rai è stato festeggiato dall’eparchia che lo ebbe come pastore fino alla recente elezione. La stessa sera, nella vicina località di Amehit, il presidente della Repubblìca libanese, il generale Michel Sleiman ha offerto una cena in onore del Patriarca maronita e dei cardinali in visita in Libano. Rivolgendosi al cardinale Leonardo Sandri, il presidente Sleiman ha chiesto “di trasmettere a Benedetto XVI tutto il rispetto e la gratitudine per l'interesse costante che accorda al Libano”.
Domenica 17 luglio, si è poi tenuta la grande festa annuale di San Charbel ad Annaya. Il santuario, che ne accoglie le spoglie mortali, é meta incessante di pellegrini anche non cristiani. Il Patriarca Béchara Boutros Raï ha presieduto la Santa Eucaristia secondo il rito della Chiesa antiochena maronita. L'ultima tappa della visita del cardinale Sandri in Libano ha avuto luogo a Bzommar sui monti che sovrastano la baia di Beirut. In una adorazione eucaristica molto raccolta, presieduta dal Patriarca armeno-cattolico, si è fatto memoria del vescovo e martire Maloyan nel decennale della beatificazione. Il cardinale Sandri ne ha evocato la figura e la testimonianza. “Non solo - ha detto - rimaniamo impressionati dalla sua totale fiducia in Dio, ma ci rendiamo conto che il sacrificio di ogni martire manifesta il sacrificio di Cristo, il quale nella pienezza del tempo ha portato sulla croce le sofferenze, le ingiustizie e i mali del mondo”. (A.L.)
Come riposare? Editoriale di padre Lombardi
◊ Il Papa prosegue a Castel Gandolfo il suo periodo di riposo estivo: un tempo per ritemprare le energie ma anche per prepararsi all’intensa attività che lo attende nelle prossime settimane, a cominciare dal viaggio a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù. Ascoltiamo in proposito la riflessione del nostro direttore, padre Federico Lombardi nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Nelle tre ultime domeniche, salutando i pellegrini di lingua francese dopo l’Angelus, il Papa ha dato alcuni suggerimenti brevi ma preziosi per il tempo estivo. Anzitutto, ha invitato chi può permettersi un po’ di riposo a cercare di usare questi giorni per vivere in un modo nuovo le relazioni con gli altri e con Dio. Se si può interrompere il ritmo quotidiano frenetico o affannoso, è bene prendere un po’ di tempo da dedicare agli altri e al Signore. Il Papa suggerisce anche di mettere nella propria valigia la Parola di Dio, in particolare il Vangelo. La domenica successiva, ha invitato a guardare la creazione intorno a noi, ammirarne la bellezza e trasalire nello stupore che fa presentire la presenza e la grandezza del Creatore. E’ un dono magnifico, da osservare con l’attenzione con cui la guardava Gesù, che ne sapeva interpretare il linguaggio e i segni. Un dono da rispettare, custodire, proteggere, di cui essere responsabili di fronte a Dio, agli altri, all’umanità del futuro. Infine, in un terzo passo, ha invitato i viaggiatori e pellegrini estivi a scoprire con curiosità intelligente e profonda i monumenti del passato come testimonianze di cultura e di fede, vero patrimonio spirituale di legami con le nostre radici, luoghi – come le cattedrali o le abbazie - in cui la bellezza aiuta a riconoscere la presenza di Dio e invita alla preghiera per l’umanità in cammino nel terzo millennio. Amicizia, lettura, natura, cultura, per nutrire e rinfrancare lo spirito e continuare rinnovati la strada.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In rilievo, nell’informazione internazionale, gli atti terroristici in Norvegia.
In cultura, un articolo del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo “Le risposte di Ermanno”: il regista Olmi festeggia gli ottant’anni.
Il giovane rabbino che arginò la furia nazista: Cristiana Dobner su Alexandre Safran e la Shoah in Romania.
Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Quando il ‘Jewish Veteran’ lodava Pio XII”: dagli Stati Uniti nuovi studi su Eugenio Pacelli.
Alessandro Magno eroe arabo: Marco Beck sull’orizzonte della millenaria fortuna del giovane e macedone che è ben più vasto del continente europeo.
Quanto sono vecchi questi giovani dj: Marcello Filotei sul festival “Met in Town” al Parco della Musica di Roma.
Non tutto è perduto: Ca’ Foscari bacchetta Galimberti.
In cerca di totalità nella poesia del quotidiano: Sabino Caronia ricorda Giovanni Giudici.
Nell’informazione vaticana, intervista di Nicola Gori a mons. Antonio Neri, sotto-segretario della Congregazione per il Clero.
Orrore in Norvegia: oltre 90 morti per il duplice attacco di ieri. Il nunzio: follia umana
◊ E’ di almeno 91 morti il bilancio delle vittime del duplice attacco di ieri in Norvegia. I feriti sono oltre 100, di cui 20 in gravi condizioni. La polizia, che tende ad escludere la pista legata al terrorismo di matrice islamica, ha arrestato un giovane 32.enne norvegese. Secondo diversi mezzi di informazione, anche se l'identità non è stata ancora confermata dalle autorità locali, si tratta di Anders Behring Breivik, giovane nazionalista di estrema destra, fermato subito dopo la sparatoria avvenuta ieri sull'isola di Utoya. L’uomo è ritenuto anche il responsabile dell’esplosione della bomba nel centro di Oslo. Un secondo uomo, trovato in possesso di un coltello sull'isola teatro della sparatoria, è stato fermato stamani dalla polizia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
(Suono di sirene)
La Norvegia è un Paese sotto shock. Il primo attacco ha scosso il centro di Oslo con una potente esplosione avvenuta davanti alla sede del governo. Molti uffici, compreso quello del primo ministro norvegese, rimasto illeso, sono stati gravemente danneggiati. Un altro ordigno, inesploso, è stato trovato vicino alla sede della televisione pubblica. Il centro di Oslo è stato subito evacuato ma dopo 90 minuti l’incubo si è ripetuto sull’isola di Utoya, raggiungibile in 30 minuti dal luogo del primo attacco. Diversi testimoni hanno visto un uomo alto, biondo, camminare lentamente e avvicinarsi verso un folto gruppo di giovani laburisti. L’uomo, vestito da poliziotto, ha detto loro: “Vorrei riunirvi tutti”. Poi ha cominciato a sparare. In molti hanno cercato rifugio nelle case. Altri hanno cercato di fuggire gettandosi in acqua. Ma è stata una strage durata diversi, interminabili minuti. Dopo la sparatoria è stato arrestato un uomo che aveva una pistola, un fucile da caccia e un’arma automatica. Sulla persona arrestata si possono ricavare alcune informazioni da internet. Dal suo profilo su facebook sembra emergere l'identikit di uno squilibrato. L'uomo si definisce "single, cristiano e conservatore" con idee di estrema destra e anti-islamico. Manifesta anche il proprio interesse per la massoneria e il proprio odio per la società multiculturale e multirazziale. Restano ancora molti elementi da accertare e le indagini sono tuttora in corso anche perché, secondo alcuni testimoni oculari, un'altra persona, oltre all'uomo fermato, avrebbe aperto il fuoco sull'isola di Utoya. E proprio su quest'isola, stamani è stato fermato un giovane, mentre era in corso il sopralluogo da parte del premier norvegese, Jen Stoltenberg.
Subito dopo la tragedia, è stato unanime il cordoglio espresso dalla comunità internazionale. Il presidente statunitense Obama ha detto che “quanto accaduto ci ricorda come l'intera comunità internazionale abbia interesse a impedire che avvengano queste tragedie". “Il terrorismo - ha detto il presidente del Parlamento Ue, Buzek - non riuscirà mai a cambiare i nostri valori”. Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha ricordato che l’attacco di ieri ha colpito una città notoriamente associata all'idea di pace. Di “orrore” ha parlato, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla quale ha fatto eco il presidente francese Sarkozy, che ha definito quello di ieri un ''atto odioso e inaccettabile''. Condanna totale è giunta pure dal ministro degli Esteri britannico, Haghe, mentre il presidente della Repubblica italiana, Napolitano, ha inviato un messaggio al re norvegese Harald V. “L’Italia – ha scritto – si unisce al suo Paese nel ripudio di ogni forma di violenza e nell'impegno a favore delle ragioni del dialogo e della pace". Una ferma condanna è giunta anche da parte del segretario generale della Nato, Rasmussen, il quale ha parlato di “atti crudeli e codardi”. Su quanto avvenuto in Norvegia, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il nunzio apostolico nel Paese mons. Emil Paul Tscherrig:
R. - Siamo tutti molto colpiti da questi terribili fatti, da questi due attentati che hanno causato così tanti morti, soprattutto fra i giovani. Facciamo le nostre vivissime condoglianze a tutte le famiglie e a tutte le persone che sono state colpite. Per i norvegesi è una grande catastrofe. I norvegesi già dicono che è la più grande sciagura che ha colpito il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Di fatto è una cosa incredibile: è un Paese pacifico, con una società molto democratica e libera, ed effettivamente quello che è successo è un grande colpo per tutta la popolazione.
D. - Una vera tragedia dunque...
R. - E’ una follia. Tutte queste cose sono follie umane molto difficili da spiegare, sia che abbiano motivi politici o personali. In qualunque caso è sempre una cosa incredibile. Alla fine tutto questo è parte di questa follia umana.
D. - Tutta la comunità cattolica è in preghiera…
R. - La Chiesa cattolica sta pregando e certamente domani ricorderanno i morti anche nella Santa Messa. Tutta la situazione è molto in divenire, la polizia indaga e tutti sono scioccati. (ma)
Nella capitale norvegese Federico Piana ha raggiunto l’incaricato di affari presso l’ambasciata italiana, Pierangelo Cammarata:
“Naturalmente la città - come l’intero Paese - è sotto shock. Questa mattina ho avuto modo di fare un breve giro nel centro della città, almeno dov’è ancora possibile andare, perché in alcune zone non si può accedere, e c’è una calma irreale. Prevale lo shock in tutta la popolazione. In città i principali uffici governativi, il Ministero degli Esteri, il Parlamento e la Casa Reale sono piantonati da soldati dell’esercito e diciamo che, da questo punto di vista, è visibile un innalzamento della sicurezza. E’ stata temporaneamente sospesa l’applicazione del Trattato di Schengen, e quindi ci sono dei controlli rafforzati alle frontiere. Questo però non significa che le frontiere siano state chiuse. Diciamo che ci sono dei controlli maggiori, ma i voli partono regolarmente”.
Per un commento su quanto accaduto ad Oslo ascoltiamo Guido Olimpio, esperto di terrorismo internazionale del Corriere della Sera, intervistato da Salvatore Sabatino:
“Le conseguenze dell’attacco sono più spaventose rispetto a quello che si era prefigurato nelle prime ore. La Norvegia è sotto tiro. I terroristi islamisti di Al Qaeda la tenevano sotto tiro sin da prima, avevano già cercato più volte di colpire il Paese ed altri Stati scandinavi ed ora si scopre la presenza di questi elementi neo-nazisti. Sarà molto importante capire quanto è forte questa minaccia, se è estesa o se si tratta di un gesto di una o poche persone. E’ evidente che uccidere decine di persone in un Paese come la Norvegia, che è una zona tranquilla e non uno Stato sconvolto dalla guerra civile, è qualcosa che deve far riflettere”.
Incontro a Roma sulla "primavera araba": l'intervento di mons. Paglia
◊ La rivoluzione araba, che ha sconvolto in questi mesi alcuni dei principali Paesi del Nord Africa, rischia di lasciare il posto alla depressione economica, all’emergenza sociale e all’instabilità geopolitica. E’ stato questo il tema dell’incontro “Rivoluzioni in corso: primavera araba o inverno meditarreneo?” che si è svolto giovedì scorso a Roma. Tra i relatori, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia che, al microfono di Irene Pugliese, spiega quanto sia importante mantenere alta l’attenzione su quanto sta avvenendo nel Mediterraneo.
R. - Nel Mediterraneo si sta giocando una grande partita, non solo europea, africana e anche asiatica, ma - direi - planetaria, compresa una nuova strategia che gli Stati Uniti devono prendere in considerazione. Quello che a me pare importante è che improvvisamente, senza che nessuno se ne sia accorto, da quelle piazze, senza più paura, senza più violenza è nata una grande domanda: certo, la primavera è sembrata spontanea, ci chiediamo come continuerà e non c’è dubbio che qualora l’Occidente, l’Europa, gli Stati Uniti e altri, alleggerissero o fossero distanti da quanto sta accadendo, l’inverno è assicurato.
D. - Quale deve essere quindi il giusto atteggiamento dell’Occidente verso la situazione Nordafricana?
R. - C’è bisogno di un rinnovamento anche spirituale. Io credo che cogliere quello che è accaduto chiede non solo un’analisi politica, economica, ma c’è bisogno anche di un’analisi che colga le profondità di quello che sta accadendo: l’anelito religioso, l’anelito umanistico, l’anelito alla libertà… Da cristiano devo dire che queste domande sono profondamente umane, sono quella scintilla che Dio ha posto in tutte le culture, in tutti i Paesi ovunque l’uomo voglia vivere davvero come figlio di Dio e pienamente degno di questa realtà.
D. - Quanto può servire agli altri popoli capire fino in fondo quello che è successo e che ancora sta succedendo nel Mediterraneo?
R. - Credo che capire quanto sta accadendo porti un frutto nuovo, prezioso per l’intera umanità. Non è un caso che le tre grandi religioni universalistiche siano nate tutte nel Mediterraneo: non è forse una grande responsabilità da cogliere e da capire per il nuovo millennio? (ma)
◊ Si svolge oggi a Genova il corteo per ricordare, 10 anni dopo, le violenze del G8 del 2001. Gli organizzatori attendono 10 mila persone. Imponente il servizio d'ordine: circa 500 uomini, blindati, elicotteri. Negozi chiusi lungo il percorso: si temono disordini. Ancora aperto il dibattito sui fatti di Genova. Ma che ruolo rivestì il mondo dell'associazionismo cattolico durante il G8 di dieci anni fa? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente ecclesiastico generale dell'Azione cattolica italiana:
R. – Proprio perché volevamo che il mondo cattolico fosse presente in queste grandi discussioni, e conoscendo la difficoltà di intervenire entro le manifestazioni che erano piuttosto predeterminate e abbastanza violente, il mondo cattolico di allora, due settimane prima, fece una sorta di G8 cattolico a Genova, aiutato anche dal cardinale Tettamanzi; si organizzarono incontri, una giornata di studio, anche qualche piccola manifestazione proprio per dire la nostra su questo tipo di problema. A noi sembrava, infatti, che il mondo cattolico fosse un po’ troppo esterno a queste proposte che venivano dai vari movimenti ai grandi della terra. Abbiamo anticipato il G8 proprio per far convergere il mondo cattolico su queste tematiche, indipendentemente dalla manifestazione. E questo ci ha permesso di dire chiaramente il nostro pensiero. Tra gli altri, era intervenuto anche il cardinale Tettamanzi, all’epoca arcivescovo di Genova. E il Papa, in un Angelus, aveva appoggiato la nostra riflessione, la nostra richiesta. Quello che avvenne poi, 15 giorni dopo, cioè durante i famosi fatti luttuosi del G8, comprendeva sicuramente anche rappresentanti del mondo cattolico, con la consapevolezza, però, che avremmo potuto fare emergere molto poco la nostra proposta in termini dialogici, culturali, in termini anche di possibilità di ascolto.
D. – Nei giorni del vero e proprio G8 arrivarono dunque in città per manifestare per una globalizzazione più giusta anche molti cattolici. Secondo lei, sbagliarono a scendere in piazza?
R. – Secondo me, furono un po’ imprudenti, perché noi avevamo appena fatto questo discorso. Io ho vissuto il ’68 a Milano, e quando si facevano grosse manifestazioni o si era a capo della manifestazione, o si doveva soccombere a tutti quelli che avevano già organizzato, anche con la violenza, i loro scontri. Questo sta capitando per la Tav, sta capitando in tante altre realtà. Cioè, per potere controllare manifestazioni di questo tipo in cui sono presenti la stampa, i media, è più capace di intervenire la violenza, piuttosto che il ragionamento. Ecco perché noi, dal punto di vista culturale, volevamo che il cristianesimo non fosse assente da questa ricerca di giustizia mondiale, ma volevamo però anche distinguerci dai metodi violenti che poi purtroppo sono capitati.
D. – C’è chi dice che i cattolici non dovrebbero occuparsi di questi temi: così rischiano di fare politica e si allontanano dall’annuncio del Vangelo …
R. – Noi dobbiamo servire Nostro Signore che vuole che il mondo sia una casa di pace per tutti, che ci sia la giustizia nel mondo, che non continuino le guerre. Noi dobbiamo essere in termini assolutamente pacifici all’interno di tutte le realtà che promuovono la bellezza del Creato, la giustizia, il rispetto dei diritti umani perché tutti possano vivere in modo dignitoso. E’ assurdo che con tutto il cibo che buttiamo, ci sia ancora gente che muore di fame! E se un cristiano non pensa a questo, che cristiano è? Il Signore ci domanderà conto di come abbiamo costruito muri nel mondo per far morire le persone di fame … (gf)
Ma quali sono state per il movimento le ricadute delle violenze? Francesca Sabatinelli ne ha parlato con segretario generale della Focsiv, Sergio Marelli, allora presidente dell’associazione Ong Italiane:
R. – Sicuramente lì ci fu un risultato alquanto negativo. Le manifestazioni di violenza e, purtroppo, poi anche l’assassinio di Carlo Giuliani, gettarono un discredito indiscriminatamente su tutto il movimento della società civile. L’opinione pubblica, che fino a quel momento in qualche modo era anche maggioritariamente con noi, si schierò contro, perché appunto indotta a fare di ogni erba un fascio. Quindi, da allora il movimento no global iniziò un declino del quale ancora oggi si pagano le conseguenze.
D. – L’ingenuità ma anche la convinzione di questo movimento, la voglia di fare politica, oggi sono rimaste?
R. – Penso di sì. Io non penso manchi la volontà di partecipare alla cosa pubblica, quindi alla politica, quanto piuttosto manchino gli sbocchi concreti e anche forse una progettazione per sostenere, per educare, soprattutto i giovani, a partecipare alla cosa pubblica, alla politica. Noi sappiamo tutti che l’invito alla partecipazione deve essere fatto anche attraverso stimoli, progetti che sostengano questa partecipazione, ma anche poi dimostrando che chi si impegna può anche trovare sbocchi concreti. In assenza di questo la volontà che ancora c’è rischia sicuramente di spegnersi. (bf)
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ In questa 17.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta tre parabole in cui Gesù spiega quale sia l’atteggiamento di chi è davvero convertito. Nella prima parabola il Signore dice:
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Tre personaggi diversi sono i protagonisti delle tre parabole del Vangelo: un bracciante agricolo che lavora un campo non suo ma poi lo compra far suo il tesoro che vi è nascosto. Un ricco mercante di perle preziose, che trova una perla preziosa e rara e vende tutto per comprarsela. E poi i pescatori che sanno riconoscere i pesci buoni e gettano via quelli che nessuno comprerebbe. Ma sono protagonisti solo in apparenza, i veri elementi centrali sono il tesoro e la perla: per averli in possesso si vende tutto. La vendita dei beni non provoca disagio, ma pienezza di gioia: perché la scoperta è occasione decisiva della vita. E anche per i pescatori non è la quantità che conta, ma la qualità. Esempi presi dalla vita pratica, facili da capire: più difficile però è realizzare la scelta decisiva. Si tratta di due facce della stessa medaglia: da una parte rendersi conto del valore di quanto trovato; dall’altra avere il coraggio di rinunciare al resto, perché inferiore di valore. Il vero tesoro è il Vangelo, o meglio ancora l’essere discepoli del Signore. Per seguirlo davvero bisogna che tutto il resto conti meno, che si sappia fare un discernimento decisivo, e anche una conversione totale. Per noi davvero il regno di Dio è la cosa più preziosa che abbiamo trovato?
I cattolici in Orissa: niente giustizia a tre anni dai massacri anticristiani
◊ E’ il trionfo dell’ingiustizia e “il fallimento dello stato di diritto” – dicono i fedeli locali – quello che sta avvenendo in Orissa, mentre si avvicina il terzo anniversario dei massacri anticristiani del 2008. Il 24 agosto, il giorno simbolo prescelto, i cristiani dell’Orissa pregheranno e si riuniranno in assemblee per ricordare le vittime e per alzare la loro voce, chiedendo giustizia. Un tribunale locale ha appena condannato ai lavori forzati nove uomini, accusati di violenze, incendi e assemblee illegali, durante l’ondata di persecuzione che colpì i fedeli nel distretto di Khandamal nel 2008. La sentenza del tribunale è giudicata dalla comunità cristiana “troppo morbida e del tutto inadeguata”. Una fonte di Fides in Khandamal spiega: “La situazione nei tribunali è allarmante e non si mette bene per i cristiani, soprattutto perché i testimoni vengono intimiditi, si sentono insicuri e hanno paura. E il nuovo capo della polizia locale è come i suoi predecessori: solo belle parole, ma nessuna azione concreta”. Il cattolico John Dayal, attivista per i diritti umani e responsabile del forum ecumenico “All India Christian Council”, dice in un messaggio inviato a Fides: “Dobbiamo riportare la questione all’attenzione della coscienza nazionale, puntando a una sollevazione della società civile, di Chiese, movimenti, Ong e associazioni”. La società civile indiana, sostiene Dayal, in tutte le sue componenti interreligiose, “deve chiedere al Tribunale di Delhi di ultimare il suo rapporto sulla tragedia; urge riesaminare la situazione dei processi, che siano equi e sicuri; occorre dare compensazioni ai profughi per una riabilitazione completa, specialmente costruendo case e assegnando terre”. Inoltre, nota Dayal, “è opportuno promuovere una serie di programmi e progetti, di Ong e del governo centrale, per lo sviluppo socio-economico della popolazione dell’Orissa”, mentre “sarebbe utile che i grandi network dei mass media internazionali realizzassero documentari sulla situazione attuale a Khandamal”. Nei massacri perpetrati nel 2008 dagli estremisti indù dell’organizzazione “Sangh Parivar”, nel distretto di Kandhamal, oltre 56.000 cristiani, fra dalit e tribali, furono cacciati dalle loro case e dalle loro terre e costretti a rifugiarsi nella foresta o nei campi profughi. In 400 villaggi fu compiuta la “pulizia etnica dei cristiani”e circa 300 chiese furono bruciate. I morti furono circa 100, migliaia i feriti, molte le donne violentate. Oltre 2.000 case non sono state ancora ricostruite e le famiglie cristiane vivono in alloggi di fortuna o in baracche, accampati nella periferia di Bhubanewar, capitale dell’Orissa.
◊ La “Chiesa Cristiana Indonesiana” (Gereja Kristen Indonesia, GKI) – denominazione della Chiesa protestante con forte presenza di comunità nell’isola di Giava – continua la sua lotta per la legalità e la giustizia, contro le angherie delle autorità civili di Bogor. La cittadina si trova nell’area della “megalopoli Giacarta”, dove si registrano tensioni fra gruppi estremisti dell’Islamic Defenders Front (FPI) e comunità cristiane. La GKI da tempo ha ricevuto una regolare autorizzazione a costruire una chiesa a Bogor. Ma la realizzazione dell’opera viene impedita dai militanti islamici e anche dalla posizione sfavorevole del sindaco di Bogor, Diani Budiarto, che ha emesso un provvedimento di revoca del permesso. Il sindaco, notano i fedeli, “si rifiuta di eseguire un ordine della Corte Suprema e di ripristinare la legalità a Bogor”. La GKI, data l’ostilità e l’abuso di potere delle autorità civili, ha diffuso un appello, inviato all’Agenzia Fides, in cui si lancia un “SOS” e si afferma che, data la crescente tensione, “i fedeli cristiani sono esposti al rischio di persecuzione di massa”. L’appello stigmatizza l’atteggiamento di “intolleranza e di tirannia dei rappresentati del governo” che, nascondendosi dietro le proteste della popolazione locale, non fanno rispettare la legge, perpetrando una autentica ingiustizia. Il mancato intervento delle autorità, avvisa la GKI, “può generare violenze, in quanto i militanti islamici cercano di impedire che si svolgano le assemblee della Chiesa”. I fedeli della GKI, infatti, nonostante la legge sia dalla loro parte, da oltre due anni, non avendo una chiesa, sono costretti a riunirsi e celebrare i riti in strada, con tutti i relativi problemi, le limitazioni, la vulnerabilità, i rischi per la sicurezza. Quella del sindaco Budiarto – afferma la GKI – è una vera e propria “sfida al diritto”, che impedisce arbitrariamente la libertà di culto. Nell’ultima riunione del Consiglio comunale di Bogor, tenutasi il 15 luglio scorso, hanno parlato alcuni rappresentanti che hanno lanciato “intimidazioni e minacce di mobilitazione di massa”, contro i cristiani della GKI, invitandoli a mettere fine alle assemblee in strada. Nessuno però, denuncia la GKI, “ha voluto ascoltare le spiegazioni dei cristiani, ha alzato la voce per tutelarne i legittimi diritti, o ha ricordato il verdetto della Corte Suprema”. I cristiani della GKI ritengono che “la revoca del consenso a edificare la chiesa”, emessa dal sindaco, sia totalmente nulla e, appellandosi al governo centrale, chiedono la protezione delle autorità. I fedeli si dicono pronti a continuare la loro campagna per la difesa dei lori diritti e per la libertà di culto in Indonesia: “Ci auguriamo che la Repubblica di Indonesia, basata sulla Pancasila, sappia davvero proteggere i propri cittadini, in base alle garanzie assicurate dalla Costituzione del 1945” conclude il testo. La GKI ha di recente incassato il sostegno di alcuni rappresentanti della “Nahdlatul Ulama” (NU), la maggiore organizzazione musulmana indonesiana, promotrice di un islam moderato. I membri della NU, di fronte alla disputa di Bogor, hanno affermato “la supremazia del diritto” e condannato ogni atto di violenza “contro le minoranze di qualsiasi religione”.
Malawi. L’arcivescovo di Blantyre: il governo prenda l’iniziativa del dialogo
◊ “Servono capacità di ascolto e dialogo, e il governo deve prendere l’iniziativa”: monsignor Tarcisius Gervazio Ziyaye, arcivescovo di Blantyre, la capitale economica del Malawi, parla con la Misna dopo aver visto negozi saccheggiati e case in fiamme. “Come vescovi – dice monsignor Ziyaye – sottolineiamo che la pace deve prevalere su ogni divisione, per il bene del paese”. Sono trascorse poche ore da quando la Conferenza episcopale del Malawi ha rivolto un appello a chi, in vario modo, è stato responsabile delle violenze di mercoledì e giovedì. “Fermate ogni forma di violenza e saccheggio” è stato detto ai dimostranti, “ascoltate con attenzione e onestà le richieste del popolo” è stato chiesto al governo. Sono le stesse parole che ripete l’arcivescovo di Blantyre, una delle città dove i cortei sono degenerati in saccheggi e scontri con la polizia che hanno provocato vittime e feriti. Il “dialogo”, chiesto dalle organizzazioni della società civile e ipotizzato ora anche dal presidente Bingu wa Mutharika, appare l’unica soluzione perché i problemi da affrontare sono tanti. Ci sono le difficoltà economiche alimentate dalla sospensione degli aiuti finanziari della Gran Bretagna e c’è il nodo della libertà, emerso a febbraio con l’arresto dei professori universitari accusati di aver tenuto lezioni sulle “rivoluzioni arabe”. Ma il dialogo, suggerisce monsignor Ziyaye, è anche forma mentale, categoria dell’anima. I vescovi lo hanno scritto in una lettera pastorale pubblicata a ottobre, nella quale si denunciavano i rischi di “un eccesso di fiducia in se stesso” del governo e si metteva in guardia da “cambiamenti introdotti senza ascoltare le legittime aspirazioni del popolo”. Secondo diverse fonti della Misna, nell’esecutivo quel documento ha alimentato perplessità e malumori. Monsignor Ziyaye nega che i rapporti tra la Chiesa e il governo siano “tesi” ma allo stesso tempo ricorda come una richiesta dei vescovi di incontrare il presidente resti insoddisfatta ormai da mesi.
Senegal: ad un mese dalle manifestazioni di piazza, l’arcidiocesi di Dakar invita al dialogo
◊ Oppositori e sostenitori del presidente senegalese Abdoulaye Wade sono scesi in piazza stamani a Dakar, per ricordare i violenti disordini scoppiati il 23 giugno: un mese fa, la folla protestò contro un progetto di riforma costituzionale mirante per abbassare al 25% la soglia minima di voti per l’elezione presidenziale ed a creare un vicepresidente nel febbraio 2012. Centinaia furono i feriti di quella manifestazione. E in vista di quella odierna, l’arcidiocesi di Dakar ha diffuso un comunicato in cui invita al dialogo e al rispetto delle “libertà individuali e collettive”. “I senegalesi e tutto il Paese – si legge nel testo – sono invitati al dialogo civico, politico, sociale e religioso, affinché la vera fraternità, la verità, la pace sociale e l’unità nazionale prevalgano sull’egoismo e la menzogna”. In particolare, la Chiesa di Dakar chiede alle autorità di “porsi in ascolto della popolazione in tutte le sue componenti, le sue diversità sociali e religiose, facendo attenzione soprattutto ai bisogni vitali, così da prevenire i sentimenti di frustrazione e di ingiustizia, causa ricorrente di conflitti e disordini sociali”. Un ulteriore invito, poi, viene rivolto a tutte le confessioni religiose perché operino “nel dialogo e nel rispetto reciproco, in vista di una conoscenza e riconoscimento autentici, fattore di intesa cordiale e di pace”. Centrale, quindi, l’appello a tutta la popolazione “a premunirsi contro ogni forma di discriminazione e di violenza, in particolare commessa sui gruppi religiosi, di qualunque appartenenza siano”. In questo contesto, continua l’arcidiocesi senegalese, è essenziale “il rispetto della libertà di culto”, così come “la tutela delle minoranze e la salvaguardia dei beni pubblici e privati”. Per questo, la Chiesa di Dakar deplora tutti “gli attacchi e le distruzioni dei luoghi di culto”, esprimendo rammarico perché “ciò avviene in un Paese come il Senegal, terra dell’ospitalità e del dialogo, riconosciuto come tale a livello internazionale e panafricano”. Infine, l’arcidiocesi auspica che le manifestazioni odierne possano aiutare “a costruire il Paese”. (I.P.)
Il cordoglio del Consiglio ecumenico delle Chiese per gli attentati in Norvegia
◊ “La Norvegia ha sperimentato un livello di violenza orribile e senza precedenti contro persone innocenti”: è il commento del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), il rev. Olav Fykse Tveit, dopo i due attentati che hanno sconvolto la città di Oslo. Una situazione drammatica che ha colpito profondamente il rev. Tveit, essendo egli norvegese d’origine: “L’attacco alle istituzioni principali di una società democratica e a giovani innocenti riuniti per discutere su temi politici mi ha lasciato scioccato. Sono profondamente addolorato, soprattutto perché tutto questo è successo nel mio amato Paese”. “In un momento come questo – ha aggiunto il segretario generale del Cec – il popolo ed il governo norvegese hanno bisogno della solidarietà internazionale e delle preghiere di tutta la Chiesa. Ora, anche noi conosciamo la realtà di tanti altri Paesi nel mondo in cui la violenza colpisce vite innocenti”. Per questo, il rev. Tveit ha chiesto a tutte le Chiese appartenenti al Cec di pregare affinché “la Norvegia riesca a rimanere unita anche in futuro, come un Paese aperto e amante della pace”. “Restiamo uniti per un mondo di giustizia e pace – ha continuato il Pastore – senza odio né vendetta, ma con i valori della democrazia, tutelando la dignità e i diritti umani di ogni persona, perché siamo tutti creati ad immagine di Dio”. Infine, il Cec ha assicurato preghiere di suffragio per tutte le vittime degli attentati ed i loro familiari. (I.P.)
I vescovi degli Stati Uniti: la gravidanza non è una malattia, no alle leggi sulla sterilizzazione
◊ "La gravidanza non è una malattia, e la fertilità non è una condizione patologica. La gravidanza e la fertilità non possono essere soppresse con qualsiasi mezzo tecnicamente possibile". Lo ha ricordato il cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Commissione episcopale sulle attività della vita, a nome dei vescovi degli Stati Uniti, i quali ribadiscono con forza la loro opposizione - insieme con i gruppi American United for Life - a una proposta legislativa, approvata dal Governo federale, che prevede la copertura finanziaria per la sterilizzazione chirurgica e il controllo nascite nei piani di assicurazione privata a livello nazionale. Lo riferisce L’Osservatore Romano. Il provvedimento - secondo i presuli - "metterebbe a repentaglio il bene delle donne e dei bambini" e sarebbe lesivo della coscienza dei fornitori di tali servizi. La legislazione sanitaria approvata nel 2010 prevede un elenco di "servizi preventivi" per le donne che i nuovi piani di assistenza sanitaria devono coprire senza franchigie o partecipazioni ai costi. Un comitato dell'Istituto di medicina dell'Accademia nazionale delle scienze ha abbozzato degli orientamenti, non vincolanti, su richiesta del segretario del Department of Health and Human Services, Kathleen Sebelius. Il comitato ha raccomandato "l'intera gamma" dei contraccettivi e delle procedure di sterilizzazione approvati dal Governo federale. Secondo il cardinale DiNardo, in quelle "raccomandazioni" c'è un'ideologia sottostante che "va al di là di ogni valutazione oggettiva dei bisogni di salute delle donne e dei bambini". Se il comitato poi dovesse implementare le sue "raccomandazioni" violerebbe "le profonde convizioni morali e religiose di molti". L'Institute of Medicine, insomma - ha evidenziato il porporato - con i suoi consigli ha "perso un'occasione per promuovere una migliore assistenza sanitaria per le donne e riaffermare il valore inviolabile della vita umana". È opportuno ricordare che il Department of Health and Human Services degli Stati Uniti ha incluso nei piani sanitari del Patient Protection and Affordable Care Act (Ppaca) - ovvero la riforma del sistema sanitario introdotta nel 2010 che ha ampliato considerevolmente il numero delle persone che beneficiano dei piani assicurativi sanitari - la contraccezione e i sistemi di sterilizzazione come "servizi di prevenzione per la salute delle donne". Inoltre, sono state rimosse alcune tutele per gli operatori sanitari che, per esempio, intendano manifestare la propria obiezione di coscienza in merito ai servizi connessi con la fecondazione in vitro o la contraccezione chimica. Dall'episcopato si esprime, ed è sta espressa in più occasioni, la preoccupazione per il rischio che i metodi contraccettivi e i sistemi di sterilizzazione possano diventare "pratiche comuni nell'ambito dell'applicazione della riforma sanitaria". Negli Stati Uniti, fra l'altro, è stata autorizzata la commercializzazione della cosiddetta pillola "Ella" (Ulipristal) definita come "metodo contraccettivo di emergenza" che può bloccare l'ovulazione, ma anche agire sull'embrione impedendone l'annidamento nell'utero. A tale riguardo, il cardinale DiNardo, più volte, ha ribadito che "l'inclusione di servizi come la contraccezione, la sterilizzazione e la prescrizione dei farmaci abortivi nei piani sanitari pone un evidente conflitto potenziale con il diritto di coscienza", ricordando che "per mesi, programmi come il Planned Parenthood e i gruppi pro-aborto hanno premuto affinché i cosiddetti "servizi preventivi" prevedessero anche la somministrazione dei farmaci abortivi". In tal modo, e "in maniera arbitraria", "non si proteggono le varie denominazioni religiose, incluse quelle che costituiscono la spina dorsale della rete di strutture private di cura, i cui valori respingono questi servizi preventivi".
Regno Unito: al via i preparativi per celebrare il primo anniversario della visita del Papa
◊ È trascorso quasi un anno dalla visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, svoltasi dal 16 al 19 settembre 2010. In vista del primo anniversario, la Chiesa locale ha lanciato un invito ai fedeli “a condividere testimonianze di grazia”, così da celebrare l’evento nel modo spirituale migliore. “Condividete le vostre esperienze – spiega in un videomessaggio mons. Kieran Conry, presidente della Pastorale per l’evangelizzazione e la catechesi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – Cosa ha fatto per voi il Papa? Vi ha ispirato in qualcosa? Cosa è successo dopo la visita del Santo Padre? Vi sentite diversi rispetto ad un anno fa, anche nel vostro essere cattolici? Spero che la risposta sia ‘Sì, mi sento diverso e mi sento migliore’ e che la vita delle persone sia cambiata”. L’anniversario della visita di Benedetto XVI sarà celebrato dal 16 al 18 settembre nelle varie parrocchie del Paese: venerdì 16 è prevista la penitenziale, mentre sabato 17 tutti i fedeli sono invitati a condividere ricordi e fotografie dell’incontro con il Papa, offrendo anche intenzioni di preghiera speciali per Benedetto XVI. Domenica 18 settembre, invece, tutte le parrocchie sono chiamate ad indire una colletta per supportare l’opera di evangelizzazione della Chiesa di Inghilterra e Galles. Sempre domenica 18, verrà celebrata una Messa di ringraziamento per la visita del Santo Padre, nel giorno in cui, tra l’altro, la Chiesa locale celebra la Domenica missionaria nazionale. Il tema scelto per giornata è “Un vento fresco sulle nostre vele” e mons. Conry lo spiega così: “Ciò che vogliamo dire alla gente è di gonfiare le proprie vele con un vento fresco, di lasciarsi catturare dall’entusiasmo e dalla gioia di Cristo per scuotere via la polvere della stanchezza, dell’indifferenza e dell’apatia che si è insinuata nelle nostre vite”. “Riempiamo le nostre vele con la fiducia e la gioia di essere cattolici – conclude il presule – Ed è per questo che il tema della Domenica missionaria nazionale è quello di non perdere slancio nella fede”. Da segnalare, infine, che le testimonianze dei fedeli potranno essere inviate tramite e-mail all’indirizzo missionvolunteer@cbcew.org.uk. (A cura di Isabella Piro)
Ucraina: grazie al sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre cresce la comunità cattolica latina
◊ «La comunità cattolica del nostro Paese vive oggi una nuova primavera, anche grazie al sostegno che riceviamo da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). Senza la solidarietà dei suoi benefattori, la buona volontà e il loro buon cuore, non avremmo potuto e non potremmo farcela. Loro sono per noi una fonte inestimabile di speranza, grazie alla quale la nostra Chiesa potrà fiorire di nuovo». È quanto affermato da monsignor Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo di Lviv dei Latini e presidente della Conferenza episcopale ucraina. Lo riferisce L’Osservatore Romano. La Chiesa cattolica latina in Ucraina è una Chiesa giovane, molto attiva ma con forte bisogno di aiuto. Acs è, fin dagli anni del regime sovietico, una grande sostenitrice di questa Chiesa, per la quale nel 2010 ha realizzato progetti per oltre 4,5 milioni di euro. Numerosi gli interventi di ricostruzione e restauro realizzati in questi anni, tra cui anche quello della curia di Lviv dei Latini, oltre a quelli per la formazione dei seminaristi e dei ragazzi, con la stampa del catechismo intitolato: «Cristo nostra Pasqua». Sono passati circa 20 anni da quando Papa Wojtyła, nel 1991, rinnovò la struttura della Chiesa latina che conta oggi 7 diocesi, 13 vescovi, 3 seminari e circa 800 parrocchie. «La nostra comunità — racconta monsignor Mokrzycki — sta vivendo la sua rinascita dopo i difficili anni di comunismo che hanno minato la fede e la morale della popolazione, anni in cui chiese ed edifici religiosi sono stati distrutti e i sacerdoti uccisi o esiliati». Molto attiva la pastorale, in particolare quella giovanile, ma anche la carceraria e l’ospedaliera. Ogni anno vengono organizzati ritiri spirituali e campi estivi per ragazzi e «i frutti di questa nostra rifioritura già si vedono — afferma il presule — anche se c’è ancora molto da fare. Soprattutto abbiamo bisogno di strutture, di nuove chiese e di locali per la catechesi». Uno dei problemi più difficili da affrontare è quello della restituzione delle proprietà confiscate durante il regime comunista. «Finalmente siamo rientrati in possesso della curia vescovile — aggiunge — ma la nostra comunità ha bisogno almeno di altre due, tre chiese». Nonostante le difficoltà, la Chiesa latina nel Paese gode di una grande partecipazione di fedeli e di un numero importante di vocazioni. «Abbiamo la fortuna di avere molte congregazioni — conclude l’arcivescovo di Lviv dei Latini — che con il loro carisma arricchiscono la nostra comunità, offrendo la possibilità di scegliere il proprio cammino di spiritualità».
Nasce sul Monte Bianco il “Consiglio di sicurezza dei Paesi poveri”
◊ È in cima alla vetta più alta dell’Europa che nasce oggi il “Consiglio di sicurezza dei Paesi poveri”, organizzazione simbolica che intende richiamare l’attenzione delle grandi potenze e chiedere una riforma della governance mondiale. Protagonisti della cordata sul versante francese del Monte Bianco sono otto responsabili di organizzazioni non governative di Paesi del Sud del mondo. Lo rende noto la Misna. Haiti, Perù, Bolivia, India, Sudafrica, Camerun, Senegal e Libano sono le nazioni in cui operano gli ‘scalatori solidali’, tutti impegnati in progetti di sviluppo, e tutti partner del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo (Ccfd-Terre solidaire), di cui due responsabili e 240 volontari prendono parte all’ascensione, iniziata da Saint-Gervais-les-Bains, in Alta Savoia. “Porre la società civile al centro delle preoccupazioni dei dirigenti mondiali” è il filo conduttore delle rivendicazioni dei promotori dell’iniziativa, convinti che la governance sia “l’edificazione collettiva e partecipativa di un progetto di società basato sui diritti umani” con criteri di apertura, dialogo e rispetto delle differenze. Dal ‘vertice’ sul Monte Bianco partiranno proposte concrete che riguardano la riforma delle Nazioni unite, il debito internazionale, la fiscalità mondiale e la regolamentazione delle aziende multinazionali. “I Paesi del Sud devono avere più spazio nella gestione delle grandi istituzioni internazionali per fare in modo che tali istituzioni non siano un meccanismo di dominazione, ma un meccanismo di regolazione” ritiene Gilbert Moukheiber, lo scalatore libanese, responsabile dell’associazione ‘Mada’ che si occupa si sviluppo economico nel rispetto dell’ambiente. Per l’haitiana Gracita Osias Saint-Louis, tra gli otto protagonisti l’unica donna del gruppo, arrivare fino alla cima del Monte Bianco sarà un’occasione irripetibile di “far sentire la voce delle donne contadine di Haiti e del mondo intero”.
Concluse le celebrazioni per la Giornata della Gioventù di Taiwan
◊ Con la benedizione impartita da mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kao Hsiung, alla delegazione della comunità cattolica di Taiwan in partenza per la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid, in Spagna, dal 16 al 21 agosto, si è conclusa il 17 luglio la Giornata della Gioventù di Taiwan. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, oltre 600 giovani appartenenti a tutte e 7 le diocesi di Taiwan hanno partecipato alla Giornata che si è tenuta dal 14 al 17 luglio nella diocesi di Kao Hsiung sul tema “Ricostruire tutto in Gesù Cristo”. Durante i 4 giorni di incontro, i giovani hanno potuto conoscere le tappe dei 150 anni di evangelizzazione della diocesi di Kao Hsiung, che è stata la padrona di casa dell’evento, e che corrispondono anche ai 150 anni della seconda fase dell’evangelizzazione dell’isola di Taiwan. Inoltre i giovani hanno compiuto il pellegrinaggio a 8 chiese, compresa la basilica della Madonna di Wan Jin, e partecipato ai Seminari su temi teologici e vocazionali. Mons. Peter Liu ha esortato i giovani “a dedicare il tempo che navigano su internet a Dio, per poi trasmetterlo ai coetanei, perché anche loro possano incontrare il Signore, possano essere salvati”. Infine l’arcivescovo ha lanciato un appello ai giovani perché “rinnovino la Chiesa”. La Giornata della Gioventù di Taiwan è una iniziativa lanciata dalla Conferenza Episcopale regionale di Taiwan nel 2004. Il tema della prima edizione (1-3 ottobre a Nan Tou) è stato “Cammino verso Dio e verso l’Amore”. La seconda edizione è stata nel 2007 (dal 22 al 26 agosto a Tai Nan) con il tema “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv13,34). Da allora è diventata un appuntamento annuale, con un tema per ogni anno: “Ricevere il dono dello Spirito santo e testimoniare il Signore” (dal 9 al 12 ottobre 2008 a Tai Pei); “Giovani, fatevi avanti perché Taiwan abbia la speranza; penso, parlo e cammino come Gesù” (dal 19 al 22 agosto 2009 a Tai Chung). L’anno scorso la Giornata è stata celebrata dal 23 al 30 agosto 2010 nella diocesi di Hsinchu, ed ha avuto lo stesso tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10, 17).
Nel Nordest firmato documento di lotta all’alcolismo, presente anche l’arcivescovo di Udine
◊ L’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha voluto partecipare, ieri, a Lignano Sabbiadoro, alla firma di un protocollo d’intesa da parte dell’assessore alle Politiche sociali del Friuli Venezia Giulia, Vladimir Kosic, del suo omologo dal Veneto, Remo Sernagiotto e dalla rappresentante della Land della Carinzia, in Austria, Christine Gaschler-Andreasch, che li vede uniti nella lotta all’alcolismo. “Scelte coraggiose come queste possono promuovere nelle nostre terre una cultura sempre attenta alla vita e sensibilizzare notevolmente l’opinione pubblica – è stato il commento del presule – non solo sul problema specifico, ma soprattutto sull’urgenza di rispondere insieme alla sfida educativa urgente, vitale e impegnativa, che il nostro tempo ci presenta”. La piaga dell’alcolismo affligge da tempo il Nordest e coinvolge, in particolar modo, i giovani che hanno meno di 16 anni, coloro ai quali la legge vieta la somministrazione di alcolici agli esercenti; divieto, però, che è facilmente aggirato acquistando nei supermercati, non sottoposti a questa legge che proibisce la somministrazione, ma non la vendita. Il documento siglato è una dichiarazione d’intenti con la quale le tre regioni s’impegnano a non interrompere le iniziative avviate con il progetto “Alcohol Drinking Awareness”, promosso congiuntamente nell’ambito del programma Interregionale IV Italia-Austria 2007-2013 e si articola in 11 punti che mirano a sostenere le famiglie e le istituzioni scolastiche nei loro compiti educativi, concentrare l’attenzione sui soggetti considerati più a rischio e limitare al massimo le iniziative che promuovono le bevande alcoliche, oltre a incoraggiare controlli più severi da parte delle forze dell’ordine. L’arcivescovo, da parte sua, ha assicurato il pieno sostegno delle comunità ecclesiali, a partire dalla diocesi per proseguire con le singole parrocchie, al progetto. Il consumo di alcol tra i giovanissimi, oltre al problema morale connesso e all’aspetto medico, perché a una certa età l’organismo non è ancora “pronto” a smaltire certe sostanze, ha gravi conseguenze: oltre a essere la causa di molti incidenti stradali, è spesso propedeutico all’uso di altre sostanze illegali. (A cura di Roberta Barbi)
Gmg di Madrid: mostra sui Dipinti del Cristo nel Museo del Prado
◊ E’ stato presentato giovedì scorso, a Madrid, l’itinerario tematico “La Parola fatta immagine. Dipinti del Cristo nel Museo del Prado”, organizzato - in occasione della prossima Gmg - intorno a tredici capolavori esposti nel Museo medesimo che mostrano diversi volti della vita del Cristo; a dette opere è stata aggiunta la “Deposizione” del Caravaggio proveniente dai Musei Vaticani, presente per la prima volta in Spagna. La selezione pittorica intende mostrare visivamente alcuni dei nomi con cui il Cristo stesso si manifesta nei Vangeli o che Gli vengono attribuiti, titoli quali “Buon pastore”, “Luce del mondo”, “Via, verità e vita”, nonché “Agnello di Dio” e “Salvatore del mondo”: una vera “teologia visiva”, con la quale gli autori hanno cercato di rendere sulla tela il significato escatologico di tali denominazioni. Durante l’inaugurazione, presieduta dal ministro della Cultura, signora Ángeles González Sinde, il cardinale arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela ha affermato che i giovani visitatori percepiranno l’iniziativa non solo come per il suo valore estetico, ma anche come profonda esperienza spirituale. Nel percorso, che resterà in allestimento fino al 18 settembre, vengono mostrate opere della scuola spagnola - rappresentata da Velázquez, el Greco, Ribera, Zurbarán e Murillo e di scuola fiamminga, con tele di Van der Weyden e Rubens. L’itinerario del Prado è uno dei 300 progetti avviati nell’ambito del programma culturale della Gmg di Madrid 2011 e costituisce una delle tre mostre principali, insieme all’esposizione “Incontri”, presso il Museo Thyssen e alla rassegna di artisti contemporanei cristiani “Arte e Fede”, ospitata dalla Fondazione Pons. (M.V.)
Libia. Nuove bombe su Tripoli, colpita l’area bunker di Gheddafi
◊ Notte di bombardamenti Nato su Tripoli, in Libia. Ad essere attaccata è stata l’area in cui sorge il palazzo bunker del colonnello Gheddafi. Il servizio di Salvatore Sabatino:
Sette esplosioni, in rapida successione e concentrate intorno a un unico obiettivo: il palazzo-bunker del colonnello Gheddafi. Tripoli, insomma, è tornata sotto attacco delle forze Nato: erano settimane che non accadeva. Di Gheddafi, per il momento, nessuna traccia, nessuna reazione. L’unico commento è giunto dalla tv pubblica, che ha annunciato i bombardamenti, dicendo che sono stati colpiti obiettivi civili. Gli attacchi giungono in un momento particolarmente delicato per il rais e per i suoi sostenitori, attorno ai quali sembra stringersi il cerchio dei ribelli. Postazione su postazione, stanno conquistando terreno, avvicinandosi sempre più alla capitale. E mentre il regime smentisce l’annunciato attacco di ieri alle porte di Tripoli, dalle file degli insorti giunge l’ammissione di perdite umane importanti. Dall’entourage di Gheddafi, invece, si sottolinea la disponibilità ad aprire un canale di dialogo con gli Stati Uniti. Ipotesi, questa, scartata a più riprese da Washington.
Siria. Ancora violenze, esplosioni nella notte e un treno fatto deragliare a Homs
Continuano a essere represse nel sangue le rivolte antigovernative in Siria, dove il bilancio dell’ennesimo venerdì di protesta, ieri, è di almeno otto vittime in tutto il Paese. L’epicentro delle violenze, intanto, si sposta nella città di Homs. Roberta Barbi:
Due esplosioni molto forti, sono state avvertite questa notte a Homs, città nel cuore della Siria: provenivano dall’interno della scuola militare siriana, nel distretto di al-Waer. Molti i feriti, portati via dalle ambulanze dalla città vecchia verso l’ospedale militare. Poi, i colpi di arma da fuoco sono continuati fino all’alba. Oggi, invece, un gruppo di sabotatori ha causato il deragliamento di un treno che stava viaggiando da Aleppo a Damasco. A bordo, 480 persone, per lo più donne e bambini: c’è un numero imprecisato di feriti tra i passeggeri e un morto, il macchinista, che è rimasto gravemente ustionato. Il governatore di Homs, Hassan Abdelal, ha spiegato la dinamica della vicenda: gli attentatori hanno smantellato un tratto di binari nella zona di al-Suday, provocando il deragliamento. La prima carrozza del convoglio è stata distrutta dalle fiamme.
Iraq
Ben cinque poliziotti sono morti, mentre i feriti sarebbero complessivamente 17, ieri, in due attentati verificatisi rispettivamente a Baghdad e Baquba. Nella capitale, una bomba è esplosa davanti a un negozio che vende alcolici. A Baquba, invece, le vittime sono state colpite da uomini armati mentre montavano la guardia davanti alla sede di una compagnia turca che si occupa di raccolta dei rifiuti.
Pakistan
Proseguono gli scontri nel distretto tribale di Kurram, nel nordovest del Paese, al confine con l’Afghanistan, dove da settimane è in corso un’offensiva dell’esercito contro i talebani. Le vittime accertate sarebbero una ventina. Intanto, sale a 19 il bilancio dei morti ne disordini riesplosi ieri a Karachi, la città portuale del sud che si stava riprendendo dall’escalation di violenza del mese scorso.
Sri Lanka-elezioni
Non sono mancati i disordini, nonostante le ingenti forze di polizia schierate, fuori dai seggi elettorali in Sri Lanka, dove oggi sono chiamati a votare per il rinnovo degli organi amministrativi locali molti territori Tamil del nord e nordest dell'isola. Si tratta di elezioni storiche: a causa della guerra civile, infatti, non si votava da 29 anni.
Giappone
Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5 sulla scala Richter è stata avvertita oggi in Giappone, nella stessa zona colpita dal devastante sisma dell’11 marzo. L’epicentro è stato individuato in mare, al largo della Prefettura di Miyagi. Non c’è stato allarme tsunami e non sarebbero stati segnalati danni a persone o cose. Nessuna anomalia neppure nella centrale di Fukushima.
Maghreb-al Qaeda
Quindici persone, sospettate di far parte di al Qaeda nel Maghreb, sono state arrestate oggi dalle forze armate del Mali in una zona al confine con la Mauritania, area in cui al Qaeda nel Maghreb è particolarmente attiva. Sarebbero stati trovati anche diversi ordigni posizionati lungo il ciglio di alcune strade, stando a quanto riferito dai media algerini.
Tunisia
Saranno processati martedì prossimo, per la ''fuga in massa'' dal Paese tentata il 14 gennaio scorso, mentre il regime stava crollando, una quarantina di appartenenti al clan familiare dell'ex presidente Ben Ali, tra cui lo stesso dittatore e la moglie Leila. Si tratta del quarto processo al quale Ben Ali viene sottoposto nell'arco di poche settimane: nei due andati a sentenza, è stato condannato complessivamente a 50 anni di reclusione.
Somalia
Gli estremisti islamici Shabaab che controllano parte del territorio del Paese negano l’ingresso in Somalia alle organizzazioni umanitarie che vorrebbero portare aiuto a milioni di somali piegati dalla siccità. Intanto, i fondamentalisti hanno rilasciato il ministro della Famiglia del governo di transizione, Asha Osman Aqiil, rapita ieri, imponendole però di restare nella sua casa di Balad e di non recarsi a Mogadiscio, dove dovrebbe rilevare ufficialmente l’incarico. Nella capitale somala, poi, un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio che trasportava il vicecommissario del governo di transizione per il distretto di Dherkenley. L'uomo è rimasto illeso, mentre tre persone risultano ferite nell’agguato.
Sudan
Una settimana dopo aver accettato un accordo per il cessate-il-fuoco, è stato ucciso oggi il capo dei ribelli del Sud Sudan, Gatluak Gai, mentre si trovava nello Stato di Unity. Secondo l'esercito, il capo della milizia ribelle sarebbe stato ucciso da suoi stressi uomini, mentre secondo le fonti dei rivoltosi sarebbe stato assassinato dalle truppe regolari del Sud Sudan.
Usa. Rotta l’intesa sul debito, Obama convoca Congresso per il week-end
Rischiano di naufragare i negoziati sul piano di riduzione del deficit e del debito degli Stati Uniti, dopo il ritiro di Boehner dalla trattativa. Il presidente americano, Barack Obama, si dice però fiducioso che lo strappo potrà essere ricucito e ha convocato per il week-end alla Casa Bianca i leader del Congresso. Una soluzione dovrà essere trovata entro il 3 agosto, in cui si raggiungerà il limite del debito di 14,3 trilioni di dollari. Da New York, Elena Molinari:
Il tentato accordo raggiunto da Barack Obama e dallo speaker alla Camera, Boehner, si è frantumato. Lo speaker repubblicano ha abbandonato, infatti, il tavolo delle trattative e il presidente ha avviato contatti con il segretario al Tesoro, per escludere la crisi innescata da un possibile default sull’economia e varare piani d’emergenza. “Il presidente non vuole fare quello che è necessario per i nostri problemi - attacca Boehner - ho offerto un piano con mille miliardi di dollari di tagli”. “È difficile capire il ritiro di Boehner - replica Obama - gli americani sono esasperati”. Il presidente ha convocato alla Casa Bianca i leader del Congresso per il fine-settimana: “Dobbiamo avere delle risposte prima dell’apertura di Wall Street lunedì - ha aggiunto Obama - i repubblicani devono assumersi le loro responsabilità”. Obama resta, però, fermo su un punto: non si può a suo parere sanare il deficit solo con tagli ai servizi, occorrono anche maggiori tasse soprattutto sui più ricchi e sulle aziende, ma la destra dice “no”.
Usa-pena di morte
A causa della difficoltà di reperimento del Pentotal, da qualche tempo in Georgia, dove è in vigore la pena di morte per iniezione letale, si utilizza il Pentobarbital: un anestetico solitamente adoperato per l’abbattimento del bestiame. È stato usato anche qualche giorno fa per l’esecuzione di Andrew Grant Deyoung, un giovane condannato per aver ucciso i genitori e la sorella, ma nel suo caso, dopo 19 anni e nonostante le reticenze delle autorità locali, le associazioni che si battono contro la pena capitale hanno ottenuto che l’esecuzione fosse ripresa.
Lettonia al voto: consultazione referendaria per lo scioglimento del parlamento
I sondaggi della vigilia danno al “sì” una vittoria schiacciante, per il referendum di oggi in Lettonia. Gli elettori del Paese baltico, reduce da una fortissima recessione, sono chiamati a confermare o meno la decisione di sciogliere il parlamento presa nel maggio scorso dal presidente, preoccupato dagli stretti rapporti tra legislatori e oligarchi. Giuseppe D’Amato:
La clamorosa iniziativa referendaria è stata voluta dall’ex presidente, Valdis Zatlers. “Uso il linguaggio del popolo - ha detto il già capo di Stato, il cui mandato è scaduto all’inizio di luglio - la politica nazionale sarebbe finita nelle mani di tre oligarchi che la controllano”. Commenti altrettanto duri nella sostanza, ma più formali, sono stati espressi anche da Vaira Vīķe-Freiberga, altro ex presidente: “Se i lettoni approveranno il quesito, il parlamento verrà sciolto ed entro tre mesi si terranno nuove elezioni”. Le ultime legislative si sono tenute nell’ottobre scorso. “Non cambierebbe nulla - ha affermato l’ex premier, Aigar Kalvitis, contrario al referendum - il 90 per cento degli attuali deputati verrebbe rieletto”. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 204