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Sommario del 17/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: la Somalia è in piena catastrofe umanitaria, tutto il mondo la aiuti
  • Oggi in Primo Piano

  • L'agonia del Corno d'Africa e l'azione della Caritas. Beccegato: servono acqua, cibo e protezione per gli sfollati
  • L'Europa in crisi, sulle famiglie e i poveri il fardello dell'austerity. Un'analisi
  • Sconfiggere l'Aids nei Paesi poveri: la storia di Siama, salvata dai farmaci a basso costo
  • L'inferno silenzioso delle carceri italiane: detenuti ammassati, personale ai minimi termini
  • Il Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione digitale: libertà di espressione non vuol dire attendibilità, troppa spazzatura nel web
  • Estate solidale: i volontari dell'Auser accanto agli anziani che hanno bisogno di aiuto e compagnia
  • Nel tempo dello svago, il riposo dell'anima che fa bene al corpo. Intervista con padre Enzo Bianchi
  • Chiesa e Società

  • Egitto: Acs finanzia cinque progetti per restituire un futuro alla Chiesa locale
  • Pakistan: la Caritas in prima linea nella lotta al lavoro minorile
  • Ungheria: approvata una legge che riduce a 14 le comunità religiose riconosciute dallo Stato
  • L’Università Gregoriana promuove i corsi di Missiologia e Teologia delle Religioni per un mondo globalizzato
  • “Heroic Media” lancia un servizio di news a favore della vita e della famiglia
  • “Estate missionaria Giovani”: vacanze alternative per sostenere i più poveri in Costa d’Avorio
  • Settimana europea di storia religiosa: “Dal Mediterraneo alla Cina”
  • Più di 50 mila preghiere per Benedetto XVI sul sito "Rezaporelpapa.com"
  • Al via in Ungheria il Colloquio europeo delle parrocchie
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia, Gheddafi: “Non lascerò mai”. Siria: costituito il consiglio di salvezza anti-Assad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: la Somalia è in piena catastrofe umanitaria, tutto il mondo la aiuti

    ◊   Una “mobilitazione internazionale” per salvare la Somalia dalla “tremenda carestia” e dalla “gravissima siccità” che la stanno devastando, uccidendo o costringendo alla fuga innumerevoli persone. È l’appello lanciato questa mattina da Benedetto XVI dopo la preghiera dell’Angelus, recitata dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. In precedenza, il Papa aveva offerto una breve riflessione sul senso delle parabole evangeliche, che mettono in risalto la bontà di Dio e l’invito per l’uomo a imitarla. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il paradosso delle piogge che distruggono e della siccità che uccide. Schiacciati, nel mezzo, gente che scappa disperata, o non sa dove andare, o non ne ha più la forza. Le notizie che arrivano dalla Somalia e da quella porzione orientale del continente africano hanno addolorato il Papa, che all’Angelus ha chiesto al mondo di non restare immobile davanti a questa tragedia:

    “Con profonda preoccupazione seguo le notizie provenienti dalla regione del Corno d’Africa e in particolare dalla Somalia, colpita da una gravissima siccità e in seguito, in alcune zone, anche da forti piogge, che stanno causando una catastrofe umanitaria. Innumerevoli persone stanno fuggendo da quella tremenda carestia in cerca di cibo e di aiuti. Auspico che cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”.

    Un appello collettivo alla bontà, quello di Benedetto XVI. Che poco prima di recitare l’Angelus, si era soffermato proprio su questo aspetto, esaltato in modo speciale dalla parabola ascoltata nel Vangelo domenicale. Con questo genere di discorsi, ha osservato il Papa, Gesù “invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono”. “Regno dei cieli – ha soggiunto – significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza”:

    “Il ‘cielo’ non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo il volere divino”.

    Nella parabola, l’ostacolo è simboleggiato dall’erba cattiva, la zizzania, seminata di notte dal “nemico”. Questo, ha affermato Benedetto XVI…

    “…significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici”.

    Così facendo, l’uomo può scoprire che la bontà di Dio può essere imitata:

    “Il Salmo 85 lo conferma: ‘Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca’. Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono, cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’”.

    Al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato i fedeli in sei lingue, ricordando – in particolare in lingua polacca – la festa di ieri della Beata Maria Vergine del Carmelo, venerata anche con il titolo di Maria Madre di Dio dello Scapolare:

    Szkaplerz, to znak szczególnej łączności…
    Lo scapolare è un particolare segno dell’unione con Gesù e Maria. Per coloro che lo portano è un segno del filiale abbandono alla protezione della Vergine Immacolata. Nella nostra battaglia contro il male, Maria, nostra Madre ci avvolga con il suo manto”.

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    Oggi in Primo Piano



    L'agonia del Corno d'Africa e l'azione della Caritas. Beccegato: servono acqua, cibo e protezione per gli sfollati

    ◊   L’Africa orientale è dunque in agonia per la peggiore siccità degli ultimi 60 anni che ha colpito in particolare la Somalia, ma anche Kenya, Etiopia e Gibuti. L’emergenza non è finita, mentre alcune zone sono ora devastate da piogge torrenziali che si abbattono sui campi profughi, ormai allo stremo. La Chiesa si è attivata fin da subito, attraverso l’invio dei primi aiuti economici e mediante il supporto delle tante associazioni presenti sul posto. Tra queste, la rete Caritas, che sta predisponendo un programma globale di aiuti d’urgenza per l’intero Corno d’Africa. Linda Giannattasio ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas Italiana, come si stia muovendo l’Associazione, ascoltiamo:

    R. – La prima azione è quella concreta di venire incontro ai bisogni di queste popolazioni, sia dal punto di vista dei bisogni primari, che dei tanti problemi collegati a quanto sta accadendo. Quindi, non solo acqua e cibo, ma anche la parte sanitaria, l'assistenza alle persone nella loro rilocazione altrove: in alcuni punti si unisce il problema del cibo a quello della sicurezza, a quello dello spostamento di numerosissime persone. Il lavoro, quindi, è molto complesso e coinvolge più nazioni e la creazione di una rete tra le Caritas colpite da questo enorme problema senza precedenti nelle ultime decadi rende il tutto estremamente complesso ed estremamente delicato.

    D. – Agli sforzi che state facendo sul posto si unisce anche Caritas Italiana, che da anni è impegnata nel Corno d’Africa in collaborazione con tutte le Chiese locali...

    R. – Tradizionalmente, manteniamo un forte impegno nel Corno d’Africa, sia in Somalia – dove da più di 20 anni lavoriamo molto per quello che si può fare forse nel Paese più povero e più dimenticato al mondo – sia con la presenza di operatori, sia con finanziamenti e progettazione di interventi. I Paesi colpiti sono numerosi: il Gibuti, in particolare, dove abbiamo due volontari a fianco del vescovo, mons. Bertin; Kenya, Etiopia, dove anche abbiamo avuto e abbiamo operatori e volontari. C’è poi l’Eritrea, l’unico Paese oltre alla Somalia a non essere neanche nelle liste dell’Onu per lo sviluppo umano, perché non ci sono nemmeno i dati relativi alle povertà. Sono tutti Paesi molto problematici, proprio perché appena succede qualcosa di diverso e di grave, oltre ciò che già li aggrava, non hanno la capacità di rispondere ai bisogni della popolazione.

    D. – Voi richiamate l’attenzione anche sul problema dei cambiamenti climatici e sul loro impatto negativo, in particolare sui più poveri...

    R. – Sì, il tema del riscaldamento globale, il tema della produzione del cibo, che ha conosciuto negli ultimi anni numerosissime situazioni simili non solo in Africa, ma anche in Australia, anche nell’Asia centrale, anche nell’America Latina. In più c’è un altro fenomeno, che il Papa ha giustamente denunciato con grande forza, che è quello delle speculazioni sui prezzi del cibo. Questo problema è collegato anche a tutto quello che è successo nel Nord Africa. Ci sono, quindi, tutta una serie di fenomeni collegati fra loro, rispetto ai quali bisogna entrare nel dettaglio ed evitare che vadano poi a discapito di milioni di persone. (ap)

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    L'Europa in crisi, sulle famiglie e i poveri il fardello dell'austerity. Un'analisi

    ◊   La crisi economica in alcuni Paesi europei, come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, senza escludere quella paventata in Italia, sta generando la delusione delle famiglie e delle classi sociali medio-basse, che appaiono le più colpite dai provvedimenti di austerity adottati dai singoli Stati per far fronte ai rischi di bancarotta. La manovra italiana, ad esempio, ha eliminato la gratuità di alcuni servizi sanitari o i bonus per i figli a carico. Perché si sono fatte queste scelte? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari:

    R. – Perché non siamo riusciti a dare la risposta politica a un’Italia dell’Europa, che è molto più forte tutta unita, della speculazione, garantendo così anche i Paesi più piccoli. Si è intervenuti in molti Paesi, in particolare in Italia, soprattutto su ciò che era più facile colpire, forse con la speranza che ognuno, venendo colpito in misura relativamente piccola, protestasse di meno. Si è persa un’occasione di realizzare degli interventi che avessero, da un lato, un contenuto di maggiore equità e, dall’altra, soprattutto, un contenuto di rilancio dell’economia. Perché, è triste dirlo, ma tutto quello che stiamo subendo potrebbe non essere utile a stabilizzare la situazione, quindi potrebbe richiedere ulteriori interventi, anche in tempi relativamente brevi.

    D. – Dare invece più soldi alle famiglie, per far circolare il denaro, non sarebbe stata questa una risposta sufficiente a far ripartire in qualche modo l’economia?

    R. – Il mio personale giudizio sulla manovra messa in atto in Italia è fortemente negativo, non solo perché appunto colpisce maggiormente chi è più debole, ma anche perché è una manovra che fa male all’economia: colpisce ulteriormente i consumi e la domanda interna. Quindi, ha veramente un effetto recessivo. L’alternativa c’è. Rendiamoci conto: abbiamo sbagliato a eliminare la tassazione sul principale cespite matrimoniale degli italiani, che è la prima casa, non perché pagare le tasse sia bello, ma perché tutti devono contribuire in proporzione a quello che hanno, altrimenti finiamo con il colpire in particolare quei cittadini troppo poveri per avere delle proprietà e troppo poveri per pagare l’Irpef e li colpiamo togliendo tutti gli strumenti che servivano a mantenerli fuori della povertà. Abbiamo una fascia di famiglie vulnerabili preoccupante, perché si rischia di metterle in condizioni sempre più difficili. Questo fa male a loro, come famiglie, ma fa male anche all’economia, perché poi non c’è consumo.

    D. – In un mondo globalizzato come il nostro è molto forte la partecipazione agli organismi internazionali. Quanto costa agli Stati far parte di organismi internazionali?

    R. – Il problema non è tanto se partecipare a questi organismi – cosa che ritengo senz’altro utile – ma è come partecipare, nel senso che non possono ridursi a essere dei meri osservatori di quello che succede. Bisogna ritrovare, credo, una capacità politica da parte degli Stati sovrani di lasciare l’economia funzionare il più possibile, ma di intervenire con decisione laddove si vede che il funzionamento dell’economia non va bene per i cittadini dei singoli Paesi. Sono organismi – in particolare l’Unione Europea – che hanno una serie di competenze che per essere messe in atto richiedono tutta una serie di lavori e istruttorie di decisione. Quello che credo colpisca di più non è tanto relativo al fatto che ci siano questi burocrati, ma al fatto che non se ne percepisca l’utilità concreta: c’è tutto questo "esercito" europeo schierato a Bruxelles: ma in Grecia, come in Portogallo, e per alcuni giorni abbiamo temuto anche in Italia, questo esercito non riesce a schierarsi a difesa dei cittadini. Allora, giustamente, la gente si chiede a cosa serva tutto questo, se poi nel momento dell’effettivo bisogno non c’è la capacità e la possibilità di intervenire.(ap)

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    Sconfiggere l'Aids nei Paesi poveri: la storia di Siama, salvata dai farmaci a basso costo

    ◊   L’accesso universale alle cure anti-Hiv oggi è un obiettivo possibile. Lo sottolinea Medici Senza Frontiere, nel giorno in cui a Roma si apre la Conferenza internazionale sull’Aids. Negli ultimi dieci anni, grazie alla diffusione della versione generica dei farmaci antiretrovirali, è stato possibile abbattere i prezzi delle terapie ed espandere rapidamente i programmi di cura anche laddove non si credeva possibile. Tuttavia denuncia l’organizzazione oltre ad aver sensibilmente ridotto gli stanziamenti, oggi i Paesi ricchi stanno agendo per avvantaggiare in maniera sleale le aziende farmaceutiche che producono prodotti sotto brevetto, troppo costosi. Al microfono di Paolo Ondarza, la toccante testimonianza di Siama Abraham Musine, promotrice della salute per Msf in Kenya:

    R. – My name is Siama Abraham Musine and I’m 36 years...
    Mi chiamo Siama Abraham Musine ed ho 36 anni. Sedici anni fa ho scoperto, attraverso il test, di essere sieropositiva. Ricordo che ho iniziato a stare molto male e, nel giro di poco tempo, tutti i membri della mia comunità, della mia famiglia hanno cominciato a dirmi che sarei morta molto presto e che avrei fatto vergognare la famiglia, perché tutti i membri della comunità avrebbero saputo che sarei morta perché sieropositiva. Mi preparavano per un percorso molto rapido alla morte, perché questo è, più o meno, il pregiudizio che si ha riguardo la malattia. Quando mi sono trovata in ospedale, mi è stato detto che esisteva una terapia anche per l’Hiv, ma purtroppo, però, non potevo permettermela in quel periodo, perché bisognava pagare per fare le terapie anti-Hiv. Nel 2004, sono venuta a sapere che Medici Senza frontiere offriva queste terapie nello slum di Kibera e quindi ho deciso di recarmi lì per ricevere questo trattamento. Quando sono arrivata a Kibera ero dimagrita, stavo davvero molto male. Sono bastati due mesi e non solo il mio stato di salute, ma anche il mio atteggiamento nei confronti della vita è cambiato notevolmente. Sono riuscita a parlare con mia madre e l’ho convinta che quello che stavo facendo era un percorso molto buono. Da quel momento, mia madre ha cominciato a sostenere me e anche tutte le altre famiglie della comunità che avevano problemi simili al mio.

    D. – Lei, poi, ha deciso di mettere a frutto la sua esperienza di vita ed infatti oggi è promotrice della salute nelle comunità. Porta la sua testimonianza e si adopera per chi è affetto da Hiv...

    R. – I’m proud to make part...
    Sono orgogliosa di far parte di quel gruppo di persone che dimostra quanto i farmaci generici siano efficaci. Se dopo 16 anni, da quando ho scoperto di essere sieropositiva, sono ancora viva, attiva e produttiva, sicuramente i farmaci generici funzionano. Penso a me stessa e vedo come sono in grado di costruirmi la casa, di badare a me stessa, sostenermi, mantenermi, pagare gli studi a mio figlio. E non solo: lavoro nella mia comunità per la promozione della salute. Tutto questo lo devo ai farmaci generici, che contribuiscono a ridare una vita e un futuro alle persone. E questo, per me, significa avere un futuro, avere una vita.

    D. – Dalla sua storia mi sembra di capire che sono due gli ostacoli con i quali si è dovuta confrontare: da una parte il pregiudizio e l’ignoranza e dall’altra la difficoltà a reperire i fondi per acquistare i farmaci. Oggi, persistono questi due ostacoli, secondo lei?

    R. – I would say that social stigma…
    Per quanto riguarda il pregiudizio, devo dire che i pregiudizi, a livello sociale, sono diminuiti moltissimo. Personalmente, ho una percezione del pregiudizio nei miei confronti che è quasi inesistente. Parlo di me come di una persona segue una terapia, perché ovviamente quando non si seguono le terapie si viene consumati da questa malattia. Le terapie, invece, rendono tutti noi delle persone vive, attive, produttive, in grado di condurre una vita normale. Per quanto riguarda invece la questione dei finanziamenti, chiedo a tutti i Paesi membri del G8 di onorare i finanziamenti promessi al Fondo mondiale, per far sì che sempre più persone siano in grado di accedere alle cure. Se non si aumentano i finanziamenti, se non si concedono questi soldi, la gente non potrà più avere accesso a queste cure e questo crea ovviamente un doppio problema, perché nel momento in cui noi, sieropositivi, abbiamo accesso alle cure, siamo degli elementi produttivi nella società e le nostre vite miglioreranno se stesse e la società.

    D. – Lei sottolinea poi come la terapia antiretrovirale non sia una cura difficile da portare avanti e lo sottolinea proprio perché lei stessa, da quando iniziò questa terapia, era spaventata alla sola idea di portarla avanti...

    R. – The treatment is very simple...
    Le terapie sono molto semplici da seguire, perché si tratta di una o due pillole al giorno. O una sola pillola, o una la mattina ed una il pomeriggio e chiunque può impegnarsi a prendere due pillole al giorno. Fra l’altro, è molto importante il fatto che queste terapie hanno portato al minimo storico i rischi del contagio infettivo”. (vv)

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    L'inferno silenzioso delle carceri italiane: detenuti ammassati, personale ai minimi termini

    ◊   Nei primi sei mesi di quest'anno, 34 sono stati i suicidi nelle carceri italiane e 532 i tentativi. Oltre 2.500 gli episodi di autolesionismo grave, 153 le aggressioni a danno degli agenti. A fornire i dati è la "Uil Pa Penitenziari". Questi numeri, denuncia il sindacato, "coniugati all'imminente esaurimento dei fondi per l'ordinaria amministrazione, testimoniano l'imminente implosione dell'intero sistema penitenziario". A oggi, nelle prigioni vivono quasi 70 mila persone, circa 23 mila in più rispetto alla disponibilità di posti. Una situazione di sovraffollamento denunciata anche dal Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che di recente ha visitato le carceri della Regione. Fabio Colagrande lo ha intervistato:

    R. – La situazione ormai è arrivata ad un punto che sembra di non ritorno. Abbiamo un affollamento enorme, abbiamo aule dedicate alla socialità che sono state trasformate in celle, abbiamo celle da quattro posti, nelle quali ci sono dieci, undici, dodici detenuti, con tanti letti messi uno sull’altro e detenuti che dormono per terra, abbiamo una situazione igienico-sanitaria spaventosa. Inoltre, non vedo una capacità di far sì che le forze politiche prendano atto di questa realtà e si dedichino a risolverla.

    D. – Non c’è solo il sovraffollamento, ma c’è anche una situazione drammatica, aggravata dalla carenza di personale e di risorse finanziarie...

    R. – C’è stato un taglio delle risorse finanziarie recentissimo, che porterà come conseguenza a una riduzione delle mercedi che vengono date ai detenuti che lavorano in carcere. Inoltre anche le cooperative sociali – che assumono detenuti in lavorazioni interne od esterne al carcere – rischiano di avere tagli enormi, per cui non possono mantenere le persone nel lavoro. Persino la manutenzione ordinaria non viene più garantita. C’è da dire poi che tutto il personale sta soffrendo le pene dell’inferno, perché la polizia penitenziaria, che si trova nel carcere 24 ore su 24, ormai è ridotta ai minimi termini.

    D. – Veniamo in particolare al caercere romano di Regina Coeli, dove sono reclusi 1141 detenuti a fronte di 724 posti. Lei, nella sua analisi, evidenzia anche le cause di questo sovraffollamento dato dal numero degli arresti...

    R. – In pratica, le norme approvate nel nostro Paese sono norme che privilegiano sempre la custodia cautelare: sempre. Ora, accade che le persone vengano arrestate e portate in carcere anche quando si potrebbe evitarlo, come dice il Codice. D’altra parte, tante persone potrebbero benissimo essere messe agli arresti domiciliari o anche nelle comunità terapeutiche, laddove si tratti di tossicodipendenti.

    D. – Sempre per quando riguarda la situazione di Regina Coeli, lei ha parlato di un edificio che ormai è una vecchia struttura...

    R. – Sì, è una struttura vecchia, antica, che peraltro nacque a suo tempo per altri scopi, ed è una struttura che cade a pezzi: ogni giorno c’è da riparare qualcosa. Inoltre, non ha gli spazi per la socialità. Se uno va a vedere come stanno i detenuti quando c’è l’ora d’aria, vede un cortile cintato da mura alte, tutto cemento, senza niente, dove se ne stanno al sole o all’ombra. E quella non è un’ora d’aria, diventa quasi un’ulteriore pena aggiuntiva. L’affollamento, poi, aggrava ancora questa situazione, in carenza di personale, che effettivamente è drammatica. Il personale della polizia penitenziaria è stressato, subisce anche danni psicologici molto gravi.(ap)

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    Il Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione digitale: libertà di espressione non vuol dire attendibilità, troppa spazzatura nel web

    ◊   Dialogo piuttosto che ragionamento. È così che il Rapporto presentato nei giorni scorsi dall’Istituto di ricerca del Censis e dall’Ucsi, l’Unione cattolica della stampa italiana, “fotografa” il panorama attuale della comunicazione. Uno scenario dominato dai social network, e quindi – sostiene il Rapporto – da una comunicazione di tipo “orizzontale”, piuttosto che di “approfondimento”. Antonella Palermo ha chiesto un commento sui risultati del Rapporto al presidente dell’Ucsi, Antonio Melodia:

    R. – E' quasi un paradosso: da una parte abbiamo i tg, questi grandi strumenti che perdono credibilità per errori gestionali fatti dalla loro conduzione, e dall’altra c’è una convinzione - se vogliamo un po’ ingenua - che tutto quello che è libero e spontaneo sia autorevole e controllato. Purtroppo non è così. Resta ancora forte il bisogno che nella comunicazione abbiano peso delle competenze professionali, che facciano un po’ da garanzia, da guida, da faro nei grandi flussi comunicativi. E’ un mondo, questo della comunicazione su Internet, che ha bisogno di essere anche "ricolonizzato" con regole professionali, deontologiche e competenze che non sempre gli sono totalmente congeniali. Ovviamente, perché questo possa avvenire, bisogna che i giornalisti per primi si assumano le loro responsabilità, che siano una categoria autonoma, libera e non sottomessa ai poteri forti, cioè quelli economici, politici. E’ un problema generale del sistema-Paese. Un sistema-Paese che non ha una buona comunicazione si condanna, in qualche modo, a regredire.

    D. – Anche la stampa cattolica è in crisi?

    R. – No. La stampa cattolica mi pare sia quella che sta meglio, e questo dipende anche dal fatto che ha una sua forte riconoscibilità, identità. E’ quella che si legge anche più volentieri perché si sa di trovarci cose un po’ diverse da quelle così simili e uguali tra loro che si trovano su altri giornali.

    D. – Cosa si chiede alla stampa cattolica, oggi?

    R. – Di mettersi veramente in contatto con la struttura anche territoriale della Chiesa - le parrocchie, le diocesi - e costruire un rapporto informativo legato sostanzialmente al territorio. Oggi, non basta più la stampa nazionale: la Chiesa ha molte potenzialità di questo tipo per svolgere un servizio che nel campo laico non viene svolto o che, se viene svolto, lo si fa insufficientemente o male, ovvero la cosiddetta "informazione di prossimità". (vv)

    Sempre sul tema del Rapporto Censis-Ucsi, si nota che la continua fuga in avanti dei modi di comunicazione imposti dal digitale sta scavando un solco sempre più netto tra le nuove generazioni che li padroneggiano e quelle meno abituate alla multimedialità, che non sono più solo gli anziani. Lo constata, al microfono di Antonella Palermo, il direttore del Censis, Giuseppe Roma:

    R. – E’ soprattutto questa accelerazione dei fenomeni di diversificazione dei vari media, e soprattutto l’impatto del digitale e la rottura che c’è tra le generazioni attorno al digitale, che va al di là del tema degli anziani che non sanno usare il computer. Ormai, ci sono dei modi di informarsi, dei modi di vedere i film, di ascoltare la musica che sono completamente diversi non tanto per gli anziani, ma anche per le stesse generazioni dei quarantenni, dei cinquantenni. L’altra cosa che sorprende è la grande vitalità e attendibilità della radio, che è il mezzo più vecchio di tutti - ha cento anni - ma che dimostra di essere uno dei più attendibili, quanto a contenuti, e non ha quel riverbero negativo che la televisione crea con dei personaggi spesso improbabili, che sono sempre presenti, con qualche problema anche di affidabilità giornalistica. Quindi, la radio, oggi, forse è il mezzo che ha mantenuto la sua tradizione e l’ha moltiplicata in meglio.

    D. – Leggo ancora tra i dati: oltre l’80 per cento lamenta il fatto che nel web circoli troppa spazzatura...

    R. – Sì ed un bene, perché la gente se ne accorge. Ma va rilevato anche un altro dato: nonostante noi italiani vorremmo sempre tutto e gratis, abbiamo un 25 per cento che dice che per avere maggiore qualità – quindi dei filtri, delle mediazioni, delle selezioni – sarebbe anche disposto a pagare. E’ una piccola pattuglia, ma potrebbe essere anche una controtendenza rispetto alla tanta spazzatura che c’è sul web. (ap)

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    Estate solidale: i volontari dell'Auser accanto agli anziani che hanno bisogno di aiuto e compagnia

    ◊   Aiuto a domicilio, compagnia, trasporto, consegna di spesa e pasti pronti, sedi climatizzate aperte tutto luglio e agosto in molte città italiane: è ciò che prevede il Piano Emergenza estate dell’Associazione di volontariato e promozione sociale Auser, per aiutare gli anziani ad affrontare meglio il caldo, ma anche solitudine e mancanza di servizi sul territorio. La presentazione dell’iniziativa, ieri a Roma, è stata anche occasione per fare il punto sulla difficile condizione degli uomini e delle donne della terza e quarta età oggi in Italia. Adriana Masotti ha sentito il presidente nazionale Auser, Michele Mangano.

    R. – Il dato fondamentale è che c’è un aumento della domanda di assistenza. Questa è la dimostrazione che c’è molto bisogno e c’è una forte esclusione di carattere sociale. Aumenta il numero delle prestazioni: l’anno scorso, abbiamo erogato due milioni e 200 mila prestazioni verso le persone anziane, quindi la stessa persona sicuramente ha usufruito di diverse prestazioni, dalla mobilità alla compagnia domiciliare, alla spesa portata a casa... Dunque, c’è un impegno fortissimo delle volontarie e dei volontari. L’altro dato che emerge è l'aumento visibile delle Asl, degli enti locali e degli stesse assistenti sociali che affemano di rivolgersi alle associazioni di volontariato per le attività di assistenza. Questo si traduce, sostanzialmente, in un arretramento dell’intervento pubblico nell’ambito dei servizi sociali e socio-sanitari, soprattutto per le persone non autosufficienti, e quindi il nostro non è più un intervento di natura complementare, ma rischia di essere un intervento sostitutivo, cosa che non è possibile perché cambierebbe la natura del volontariato.

    D. - Quindi, possiamo dire che, in generale, la popolazione anziana in Italia sta soffrendo maggiormente in questo periodo?

    R. – Noi siamo convinti di sì: la crisi morde le persone più deboli, in questo caso, in modo particolare, le persone anziane che vivono da sole. Occorre attrezzarsi per dare risposte adeguate e qualificate, anche perché il numero dei volontari non cresce: non perché ci sia un calo della solidarietà, ma perché di fronte alla crisi e ai bisogni che sono dentro alle famiglie, molti volontari dedicano il loro tempo al proprio nucleo familiare e sottraggono il tempo all’attività di volontariato rivolta verso gli altri.

    D. – Adesso, con la manovra economica, sembra che gli anziani debbano essere ancora una volta quelli che pagano di più?

    R. – Noi al governo chiediamo una maggiore attenzione alle politiche sociali. Oltre il 70 per cento delle persone anziane vive con le pensioni al minimo di circa 450-500 euro al mese, ma anche quelle che si vogliono bloccare sono pensioni da 1.000-1.100 euro, appena. Quello che noi chiediamo con forza al governo è di potenziare le politiche sociali. Non si può azzerare il fondo sulla non autosufficienza; non si può ridurre il fondo per l’infanzia, per gli immigrati: tutto questo su chi ricade? Un sindaco di fronte a questa difficoltà di disponibilità di risorse, di fronte all’aumento della domanda, non può fare altro che o aumentare le tariffe dei servizi o porre le addizionali o rivolgersi alle associazioni di volontariato… Quello che chiediamo è un’inversione di rotta di questa direzione.

    D. – Per ritornare all’Auser. Avete un programma o un’attività particolare per questi mesi estivi?

    R. – Sì, per i mesi estivi, come ogni anno, i nostri circoli e le nostre sedi – 1.500 in tutta Italia – resteranno aperti a luglio e ad agosto per rispondere al bisogno delle persone anziane. C’è nel nostro sito un elenco dalla A alla Z di tutti i servizi che i comuni in questo periodo estivo erogano alle persone anziane. E poi c’è l’attività di socializzazione che le nostre volontarie e i nostri volontari svolgono per stare vicino agli anziani, in momenti di così particolare difficoltà. (bf)

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    Nel tempo dello svago, il riposo dell'anima che fa bene al corpo. Intervista con padre Enzo Bianchi

    ◊   Come ad ogni estate, le strade delle vacanze portano molte persone sui sentieri dello spirito. Seguendo un consiglio spesso ribadito anche da Benedetto XVI, uomini, donne e giovani preferiscono raggiungere, in queste settimane, luoghi nei quali è possibile abbinare il riposo del corpo a quello dell’anima. Uno tra i più rinomati è certamente il Monastero di Bose, meta di arrivi da tutto il mondo. Giorgia Innocenti ne ha parlato con il priore, padre Enzo Bianchi:

    R. – Le vacanze sono un’occasione – come dice il verbo latino “vacare” da cui deriva il termine “vacanze” – per contemplare, per pensare, per prendere le distanze da quello che ogni giorno ci coinvolge come lavoro, impegno, routine, e dedicarci ad altro, in questa distanza. Io amo molto pensare ad una parola di un anziano monaco, un Padre del Deserto, che diceva: “Oggi è il primo giorno dei giorni che mi restano da vivere, quindi ricomincio”. La vacanza può essere l’occasione per ricominciare nella vita spirituale, per un ritorno al Signore, per guardare in modo nuovo la vita che ci sta davanti. Perché l’interruzione che si fa nel tempo è un’interruzione che ci aiuta a percepire meglio il cammino che noi facciamo.

    D. – Nel brano evangelico, Gesù ci invita a staccarci dalla folla, dal lavoro e a ritirarci in un luogo solitario...

    R. – E’ molto importante, questo invito di Gesù nel Vangelo, ad andare in un luogo solitario. Abbiamo bisogno – proprio per giudicare noi stessi e le nostre reazioni – di prendere distanza dalla folla, dal quotidiano, trovare silenzio e solitudine e quindi interrogarci, fare un’opera di discernimento, esercitarci a giudicare le realtà in cui viviamo che a volte rischiano di alienarci, di diventare degli idoli, per noi. E’ molto importante, questa lontananza. Anche un pittore si allontana dal quadro per giudicare sua opera, man mano che la completa. E noi, per fare davvero un capolavoro della nostra vita spirituale, abbiamo bisogno di prendere le distanze dal quotidiano, in modo da giudicarla, da leggerla in verità.

    D. – La Comunità di Bose offre la possibilità di stare a contatto con la natura. Sembra quasi ricordare l’invito di San Francesco: “Nella natura e nel silenzio si riesce a parlare con Dio”. Ha un augurio da fare a tutti gli italiani che partono?

    R. – Sì: che trovino il tempo di silenzio e di solitudine all’interno dello spazio delle vacanze, e ascoltino le loro profondità, il loro cuore. Questo è molto importante, perché bisogna imparare che nelle nostre profondità c’è la presenza di Dio e Dio ci può parlare. Se noi apriamo il cuore, se noi sappiamo far cessare i rumori di voci inutili attraverso il silenzio, se noi ci togliamo dalla folla, dalla massa e ci mettiamo in una condizione di solitudine, è possibile ascoltare il silenzio, ascoltare il nostro cuore e, in profondità, ascoltare Dio che ci parla. (gf)

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    Chiesa e Società



    Egitto: Acs finanzia cinque progetti per restituire un futuro alla Chiesa locale

    ◊   Restituire un futuro alle zone più povere dell’Egitto, costruire centri sanitari e sale parrocchiali, ma anche formare nuovi seminaristi. Sono solo alcune delle iniziative portate avanti nei cinque progetti sovvenzionati nel Paese dall’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). L'ufficio britannico dell'Associazione lo ha annunciato parlando di un pacchetto di programmi per le comunità cattoliche di molti Paesi, dall'India all'Uganda, come riferisce l’agenzia Zenit. In Egitto, Acs fornisce in primo luogo aiuto economico alle suore che lavorano nella diocesi di Assiut, dove le comunità religiose offrono educazione cristiana e aiutano a gestire i dispensari nelle zone più povere dell'Alto Egitto, a sud della capitale Il Cairo. Nella stessa zona, Acs-Gran Bretagna sovvenziona la formazione di 15 seminaristi della diocesi di Minya, che avviene nel monastero di San Leone Magno, nel sobborgo cairota di Maadi. Un altro progetto riguarda poi il restauro di una chiesa al Cairo, mentre gli ultimi due consistono nell'aiutare la costruzione di un centro sanitario e di una sala parrocchiale multifunzione nella diocesi di Sohag, sempre nell'Alto Egitto. “Agitazioni politiche e sociali hanno provocato scontri etnici e religiosi”, ha affermato Neville Kyrke-Smith, direttore di Acs-Gran Bretagna, che ha sottolineato la paura e l'ansia dei cristiani in Siria, Iraq, Libano e Terra Santa, spiegando l'importanza di continuare ad aiutare la Chiesa in Medio Oriente a seguito di una visita dello staff dell'associazione in varie Diocesi del Paese. “La supplica costante che ho ascoltato richiamava la richiesta del Santo Padre di aiutare i cristiani a rimanere nella loro patria – ha detto – perché sono una parte fondamentale della società, che incoraggia il dialogo e la speranza per il futuro”. (L.G.)

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    Pakistan: la Caritas in prima linea nella lotta al lavoro minorile

    ◊   Ribadire l’impegno della Chiesa in Pakistan per porre fine al lavoro minorile e cercare di ridurre la povertà delle famiglie del Paese: con questo obiettivo si è svolto giovedì scorso, nella parrocchia del Santo Rosario di Faisalabad, un seminario sull’importanza dell’istruzione scolastica. L’evento, organizzato da Caritas Pakistan, si è tenuto ad un mese dalla Giornata mondiale contro il lavoro minorile, celebrata lo scorso 12 giugno, e ha visto la presenza di circa 250 bambini lavoratori, insieme con i loro genitori. In particolare, Rafia Ashfaq, direttore del Centro cattolico di sviluppo umano, ha sottolineato l’importanza dell’educazione e della tracciabilità degli abbandoni scolastici: “Il consiglio diocesano per l’educazione – ha spiegato – dovrebbe includere questo punto nelle sue indagini annuali, poiché esso aiuterà a valutare la situazione socioeconomica delle famiglie cristiane”. Naturalmente, non è la prima volta che Caritas Pakistan scende in campo a fianco dei bambini: già dal 2007, l’organizzazione ha avviato 12 centri educativi in 12 parrocchie di Faisalabad. Attualmente, circa 360 bambini-lavoratori frequentano tre ore di lezione al giorno ed altri 84 sono stati integrati a tempo pieno nelle scuole cattoliche locali. Importante, poi, il coinvolgimento delle famiglie, affinché non rinuncino alla formazione scolastica del figlio per non perdere la sua paga lavorativa giornaliera. Per questo, come ha spiegato Asher Nazir, direttore del programma Caritas destinato ai minori, la Chiesa ha cercato di risolvere il problema con un progetto di generazione di reddito per le piccole imprese, che offre in prestito, ai genitori 15 mila rupie, pari a 336 dollari americani, con un tasso di interesse relativamente basso. E finora, già 95 famiglie hanno ricevuto la somma richiesta. D’altronde, il lavoro minorile è una piaga particolarmente presente in Pakistan, dove si contano circa tre milioni di bambini-lavoratori. Ma la percentuale è alta anche in tutto il resto dell’Asia: secondo i dati di Anti-Slavery International, nel continente il 60% dei minori è costretto a lavorare e, fra questi, il 90% sono bambine. (I.P.)

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    Ungheria: approvata una legge che riduce a 14 le comunità religiose riconosciute dallo Stato

    ◊   Il parlamento ungherese ha approvato mercoledì scorso una nuova legge sulle Chiese, che riduce il numero delle comunità religiose riconosciute dallo Stato a 14, contro le 350 attuali. Il provvedimento, approvato con 254 voti favorevoli e 43 contrari, è stato voluto dal governo conservatore del premier, Viktor Orban, per fermare la proliferazione delle associazioni religiose che dalla fine del regime comunista beneficiano di sussidi pubblici. In molti casi, infatti, si trattava di associazioni nate al solo scopo di ottenere questi finanziamenti. Fra le comunità religiose riconosciute dalla nuova legge figurano – oltre alla Chiesa cattolica, maggioritaria nel Paese – la calvinista, la luterana e la comunità ebraica (circa 100 mila fedeli). Ma ci sono anche nuovi "ingressi", rappresentati dagli ortodossi, i battisti, i buddisti, i musulmani e l’Assemblea della Fede, una setta pentecostale fondata nel 1979 e perseguitata dal precedente regime comunista. Il provvedimento entrerà in vigore il primo gennaio 2012. A partire da quella data, le altre comunità religiose non comprese tra le attuali 14 beneficiarie, e che vogliono essere riconosciute dallo Stato, dovranno inoltrare una richiesta al parlamento che deciderà con una maggioranza qualificata dei due terzi. (L.Z.)

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    L’Università Gregoriana promuove i corsi di Missiologia e Teologia delle Religioni per un mondo globalizzato

    ◊   Profondità e apertura, unite in un programma di studio personalizzato che approfondisca le più rilevanti tematiche della missiologia e della teologia delle religioni. È l’iniziativa della Pontificia Università Gregoriana, in cui si formano attualmente studenti provenienti da 125 Paesi diversi e dove la Facoltà di Missiologia ha deciso di promuovere una pedagogia rinnovata, che permetta di studiare, riflettere e pensare con creatività e serietà. In un mondo sempre più globalizzato e pluralista, nel quale è fondamentale la ricerca della verità, infatti, lo scopo è permettere agli studenti di sviluppare una capacità di riflessione esigente che unisca profondità e apertura. La Facoltà di Missiologia vede al suo interno sia la Missiologia, che insegna agli studenti a riflettere criticamente sulla natura e i metodi dell’attività missionaria, sia la Teologia delle Religioni, che approfondisce lo studio di altre religioni e culture, arricchendoli con la conoscenza della tradizione cattolica. La Teologia delle Religioni a sua volta ha tre indirizzi: "Religioni e culture del Mediterraneo", che approfondisce quest’area ricca di culture nella quale risultano fondamentali le relazioni internazionali e la comune ricerca di pace e giustizia; "Studi islamici", che punta a una acquisizione di solide basi nella storia e nel pensiero religioso dell’Islam, così come una chiara e competente prospettiva cristiana sull’Islam; e "Religioni e culture dell’Asia", per uno studio della storia e delle tradizioni intellettuali delle culture e delle religioni di questo continente e della sua crescente influenza globale. La Facoltà è bilingue (inglese e italiano) ed è caratterizzata da una un approccio interdisciplinare e personalizzato. (L.G.)

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    “Heroic Media” lancia un servizio di news a favore della vita e della famiglia

    ◊   Promuovere la cultura della vita e della famiglia attraverso una fonte globale di notizie che offra una copertura continua su questioni fondamentali e talvolta controverse quali l'aborto, l'eutanasia, la ricerca sulle staminali embrionali, ma anche il matrimonio tradizionale, la pornografia e la clonazione umana. È l’obiettivo di “Heroic News”, un servizio pubblicato sia in inglese che in spagnolo, messo a punto dall’agenzia pubblicitaria no-profit “Heroic Media”, impegnata da sempre in favore della vita. “Heroic Media ha sempre avuto due obiettivi – ha spiegato il fondatore, Brian Follett, ripreso dall'agenzia Zenit – fornire alle donne che affrontano una gravidanza inaspettata alternative promettenti attraverso la pubblicità dei mass media e creare una cultura della vita. Con 'Heroic News' possiamo impegnarci direttamente nell'opera di costruzione di una cultura modellando il sistema delle notizie”. "Heroic News" è "la risposta attesa da tanto tempo alla tradizionale copertura monodimensionale dei media sulle questioni più pressanti della nostra epoca”, ha dichiarato. Alejandro Lostaunau, editore di “Noticias Heroicas”, la versione spagnola di “Heroic News”, spiega inoltre che il servizio sarà utile a molte organizzazioni legate alla vita e alla famiglia. “Dalla Spagna, dove queste questioni giocano un ruolo culturale fondamentale, alla Costa Rica, che ha una delle maggiori tradizioni a favore della vita e della famiglia, questi argomenti sono fondamentali per i fedeli cristiani. 'Noticias Heroicas' li mantiene informati e impegnati”. (L.G.)

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    “Estate missionaria Giovani”: vacanze alternative per sostenere i più poveri in Costa d’Avorio

    ◊   Raccogliere tremila chili di alimenti e altri generi di prima necessità da inviare ad Abidjan, in Costa d’Avorio, travolta da una guerra civile che sta dilaniando il Paese dallo scorso novembre. È l’obiettivo dell’iniziativa “Missione: tre tonnellate per la Costa d’Avorio”, ripetuta quest’anno dopo il successo del 2010, quando il progetto ha permesso di sostenere 14 mense popolari nella capitale peruviana di Lima. A riproporre la sfida, indirizzata in particolare ai giovani del Lazio, è la Comunità missionaria di Villaregia, nella sede di Roma. Il progetto chiama in causa i giovani tra i 18 e i 32 anni che, per dieci giorni, vogliono vivere un’esperienza all’insegna dell’amicizia, della solidarietà, del lavoro e dell’attenzione ai più poveri. L’iniziativa, intitolata “Estate Missionaria Giovani”, si svolgerà a Roma (Via Berlese, 55 – Km 19 della Laurentina), dal 29 luglio al 7 agosto. I giovani protagonisti di questa estate diversa, all’insegna della solidarietà, busseranno casa per casa, a Cisterna di Latina, e saranno presenti in alcuni supermercati, chiedendo di contribuire alla raccolta alimentare per raggiungere l’obiettivo delle tre tonnellate di cibo, da poter inviare a sostegno dei progetti di sviluppo sostenuti a Yopougon, quartiere della periferia della capitale ivoriana. (L.G.)

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    Settimana europea di storia religiosa: “Dal Mediterraneo alla Cina”

    ◊   Formare sensibilità aperte al dialogo tra realtà antropologiche e religiose diverse, per vivere consapevolmente nella complessità di un mondo globalizzato. È l’obiettivo della 23.ma Settimana europea di storia religiosa, che si svolgerà dal 6 al 10 settembre a Villa Cagnola di Gazzada (Varese), come rende noto l’agenzia Sir. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Ambrosiana Paolo VI e dall’Università Cattolica, si intitolerà “Dal Mediterraneo al Mar della Cina. L’irradiazione della fede cristiana di Antiochia nel continente asiatico e nel suo universo religioso”. Un progetto che, rivelano i promotori, “rivolgerà particolare attenzione alle terre a oriente dell’Impero romano, in cui la diffusione dell'Evangelo ha fatto nascere fin dall’antichità, nell’alveo della tradizione di Antiochia, varie forme di cristianesimo autoctono, in un confronto diretto con molteplici tradizioni religiose”, specialmente con l’islam. Tra le questioni in programma, anche la situazione della Chiesa siro-orientale, l’islamizzazione a opera di Tamerlano, la presenza maronita nel Libano. “Rivolgere attenzione a queste realtà – spiegano – significa prendere consapevolezza del nostro presente e dei problemi che dal vicino Oriente si riverberano sull’Europa”. (L.G.)

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    Più di 50 mila preghiere per Benedetto XVI sul sito "Rezaporelpapa.com"

    ◊   Sono oltre 50 mila le preghiere per il Papa registrate sul sito "rezaporelpapa.com", creato dall'arcivescovado castrense di Spagna, in occasione del 60.mo anniversario di ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. Obiettivo dell’iniziativa, spiega l'agenzia Zenit, infatti, era arrivare a 60 mila preghiere come dono di anniversario. L'arcivescovo castrense, mons. Juan del Río Martín, ha anche stabilito che il giorno dell'anniversario, il 29 giugno, nelle chiese della sua giurisdizione si celebrasse un'ora santa di adorazione eucaristica per le intenzioni del Santo Padre. Le preghiere sono state finora quasi 58 mila, favorite dal sito con un testo di Benedetto XVI sull'importanza di dare la Comunione. (L.G.)

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    Al via in Ungheria il Colloquio europeo delle parrocchie

    ◊   Si svolge da oggi al 22 luglio a Nyíregyháza, in Ungheria, la 26.ma edizione del Colloquio europeo delle parrocchie. Particolare attenzione sarà riservata quest’anno alla situazione delle Chiese nell’Europa dell’Est e alla loro dimensione ecumenica. Saranno, quindi, lette alcune testimonianze della Seconda Guerra mondiale e del periodo comunista, accanto a momenti di preghiera e a un pellegrinaggio al Santuario di Máriapócs. Per i ragazzi dai 16 ai 24 anni, è previsto un programma specifico, che prevede, per esempio, visite ad anziani. Nato dal desiderio di condivisione di una cerchia di amici all’università di Bonn, diventati poi parroci in alcune importanti città continentali, il primo Colloquio europeo delle parrocchie si è svolto nel 1961 e da allora si svolge ogni due anni. Il 60% dei partecipanti è laico. (M.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia, Gheddafi: “Non lascerò mai”. Siria: costituito il consiglio di salvezza anti-Assad

    ◊   In Libia, nuovi bombardamenti Nato hanno colpito nella notte la capitale Tripoli, mentre continua l’offensiva a Brega, tornata dopo diversi passaggi di potere sotto il controllo dei ribelli. Sul fronte diplomatico, c’è attesa per la proposta che l'alto rappresentante dell'Onu per la Libia presenterà a Tripoli e a Bengasi. Ieri sera, intanto, nuovo messaggio audio del colonnello Gheddafi. Il rais ha giurato che non lascerà ''mai'' la terra dei suoi ''antenati''. Linda Giannattasio:

    "Non lascerò mai la mia terra, né il popolo che si è sacrificato per me. Cinque milioni di libici armati libereranno Bengasi e Misurata dai ribelli una volta che sarà data la parola d'ordine''. Il colonnello Gheddafi è tornato far sentire la propria voce, in risposta agli appelli della comunità internazionale che lo ha esortato ad abbandonare il potere. Il messaggio audio è stato diffuso dagli altoparlanti a migliaia di libici, riuniti a Zawiya. Intanto, sul terreno nella notte nuovi bombardamenti Nato hanno bersagliato la parte orientale di Tripoli, dopo che gli insorti hanno riconquistato lo strategico centro petrolifero di Brega, con un'azione costata la vita a dieci ribelli. Si attende ora la ''proposta politica'', che Abdel Ilah al Khatib, alto rappresentante dell'Onu per la Libia, presenterà nei prossimi giorni sia a Tripoli che a Bengasi. Domani, intanto, i ministri degli Esteri dell’Ue si incontreranno di nuovo per fare il punto sulla Libia e preparare il dopo Gheddafi. Idee di transizione si sviluppano anche in Siria, dove al termine di un incontro a Istanbul un gruppo di oppositori del presidente Assad ha annunciato la costituzione di un "Consiglio di salvezza nazionale". Sarà formato da 25 esponenti dell’opposizione, figure del mondo islamico e personalità liberali e indipendenti. Intanto, decine di arresti sono stati compiuti questa mattina a Zabadani, nei pressi di Damasco, circondata dall’alba dalle truppe dell’esercito siriano, che secondo alcune fonti starebbe per entrare anche a Bou Kamal, vicino all’Iraq, dove ieri un civile è morto dopo che le Forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i cittadini che protestavano contro Assad.

    Egitto: il premier accetta le dimissioni del ministro degli Esteri
    Si concretizza in Egitto il rimpasto di governo, promesso la scorsa settimana dopo la nuova ondata di proteste di piazza Tahrir, al Cairo. Il primo ministro egiziano, Essam Sharaf, impegnato da alcuni giorni in una serie di consultazioni con le forze politiche, ha accettato ieri sera le dimissioni del titolare degli Esteri, Mohammed El-Orabi, e potrebbe dare oggi stesso l’annuncio di un nuovo esecutivo.

    Afghanistan: cominciato il processo di transizione
    In Afghanistan, è iniziato questa mattina il passaggio di consegne dall'Isaf, la Forza internazionale a guida Nato, alle forze afgane, che avranno la responsabilità di garantire la sicurezza sul territorio. Ad inaugurare il processo, la cerimonia di consegna della provincia di Bamyan, nel centro del Paese, primo di sette territori individuati dal presidente Hamid Karzai come relativamente sicuri. Sul terreno, intanto, uomini armati avrebbero aperto il fuoco ieri uccidendo tre persone e ferendone altre 12 nel corso di una cerimonia nuziale nella provincia di Baghlan, nel nord del Paese.

    Terrorismo, Algeria: quattro morti il bilancio ufficiale dell’attentato di ieri
    E' di quattro morti e tredici feriti il bilancio ufficiale dell'attentato suicida compiuto ieri mattina in Algeria contro la caserma della polizia di Bordj Menael. I feriti sono sette poliziotti, un uomo della gendarmeria e un civile. Oltre agli attentatori, nelle esplosioni sono morti un netturbino e un agente della gendarmeria, immolatosi per fermare il secondo terrorista che stava per fare esplodere un ordigno tra la folla, giunta in soccorso dei feriti del primo scoppio. Sono ora in corso le indagini per chiarire la dinamica del duplice attentato e individuare gli organizzatori.

    Yemen: un Consiglio di presidenza gestirà la transizione
    Sarà un ''Consiglio presidenziale'' formato da 17 personalità a dirigere lo Yemen durante un periodo di transizione che duri al massimo sei mesi e a formare un successivo "governo tecnico''. Ad annunciarlo, ieri in un incontro con la stampa, uno dei gruppi di giovani impegnati da mesi per chiedere la fine del regime del presidente, Abdullah Saleh. Fra le personalità indicate per l'organismo dell'opposizione, figurano anche l'ex presidente e l’ex premier dello Yemen del Sud.

    Medio Oriente: nuovi raid aerei a Gaza, sette palestinesi feriti
    Nuovi raid israeliani nella Striscia di Gaza. Almeno sette i palestinesi rimasti feriti la scorsa notte a Beit Hanun, nel nord dei Territori, secondo quanto rivelano fonti mediche palestinesi. Si tratta della quinta notte di raid aerei da parte di Israele, che ha però smentito tramite un portavoce militare quest'ultimo attacco.

    Usa, Obama incontra il Dalai Lama. Protesta formale di Pechino
    Barack Obama ha ricevuto ieri alla Casa Bianca, anche se in forma privata, il Dalai Lama, leader spirituale dei tibetani. L'incontro si è svolto nella Map Room, parte della residenza privata del presidente, e non nella Sala Ovale, dove i presidenti statunitensi ricevono i capi di Stato. In una nota sul web, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei, ha ribadito che la Cina "si oppone fermamente a qualsiasi incontro di importanti esponenti dei governi stranieri con il Dalai Lama, in qualsiasi forma".

    Obama: scelte impopolari e sacrifici per evitare un "armageddon" economico
    Per evitare quello un "armageddon" economico, servono "sacrifici condivisi e la volontà di fare scelte impopolari da tutte le parti". Così il presidente americano, Obama, si è espresso in un discorso ai parlamentari circa le soluzioni per scongiurare il fallimento. Ciò significa, ha detto, "spendere meno sui programmi di Difesa, tagliare alcune agevolazioni fiscali e le detrazioni per gli americani più ricchi". In maggio, gli Usa hanno sforato il limite di debito di 14.290 miliardi di dollari.

    Pakistan, attacco a un’autocisterna Nato: un morto
    Una persona ha perso la vita oggi in un attacco a un'autocisterna della Nato compiuto da alcuni combattenti islamici nel distretto tribale di Khyber, confinante con l'Afghanistan. Lo ha riferito una fonte governativa, secondo la quale almeno cinque militanti avrebbero attaccato un mezzo dell’Alleanza, uccidendo l’autista e ferendo il suo assistente. Al momento, nessuna traccia degli assalitori.

    Tunisia, attaccate due caserme di polizia: 4 feriti
    In Tunisia, due caserme della polizia sono state attaccate la scorsa notte da centinaia di persone armate di pietre e bottiglie incendiarie a Tunisi e a Menzel Bourguiba, a una sessantina di chilometri dalla capitale. Negli incidenti, almeno quattro uomini sono rimasti seriamente feriti. Danneggiati anche alcuni negozi. Secondo l’agenzia Tap, la manifestazione di Menzel Bourghiba sarebbe stata organizzata in segno di protesta per il duro intervento della polizia, che venerdì scorso a Tunisi aveva disperso un sit-in di protesta contro il governo.

    Lampedusa: oltre 200 migranti giunti sull’isola
    Proseguono gli sbarchi di migranti a Lampedusa dove Guardia di Finanza e Guardia Costiera hanno soccorso questa mattina un barcone con 231 persone a bordo, tutti partiti dalla Libia e provenienti da paesi dell’Africa sub sahariana. Tra loro 18 donne e 9 bambini. Sbarchi la scorsa notte anche sulle coste del Salento, dove sono stati rintracciati 16 immigrati curdi. Si tratta di quattordici uomini e due donne, delle quali una in avanzato stato di gravidanza per la quale è stato necessario il ricovero in ospedale.

    Rifiuti: 20 roghi tra Napoli e provincia. Duemila tonnellate nelle strade
    È ancora emergenza rifiuti in Campania: 20 gli interventi eseguiti dai Vigili del fuoco in nottata tra Napoli e provincia, per spegnere i roghi appiccati ai cumuli di spazzatura non raccolta nelle strade. Epicentro della crisi continuano ad essere i quartieri di periferia, ma le difficoltà di smaltimento sono visibili anche nel centro cittadino. Sono oltre duemila le tonnellate di rifiuti giacenti oggi nelle strade del capoluogo partenopeo, secondo la stima resa nota da Asia, l'azienda cittadina di igiene urbana. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 198

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.