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Sommario del 16/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il rammarico di Benedetto XVI per la nuova ordinazione episcopale illegittima in Cina. La Santa Sede: libertà di fede per i cattolici cinesi
  • Nomine
  • La Chiesa e la lotta all'Aids. Mons. Mupendawatu: garantire ai poveri l'accesso alle cure
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Si è spento mons. Mazzolari, vescovo di Rumbek, sempre al fianco del popolo del Sud Sudan
  • Napolitano ringrazia il parlamento per la rapida approvazione della manovra economica. Critiche per le ricadute sulle famiglie
  • Si conclude il primo Seminario della comunicazione per i vescovi brasiliani. Interviste con mons. Celli e il cardinale Damasceno Assis
  • Aperta all'Aquila la Casa del volontariato
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Catastrofe umanitaria nel Corno d'Africa: la Chiesa si mobilita
  • Sud Sudan: gli auguri del Secam al nuovo Stato africano
  • I vescovi argentini: è immorale la legge sulla depenalizzazione dell'aborto
  • Usa: l'arcidiocesi di Detroit festeggia per la prima volta la sua Patrona, Sant'Anna
  • Perù: il “Centro di studi e sviluppo umano integrale” di Arequipa diventa realtà
  • Aperto al pubblico tutti i giorni il sito del Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano
  • Bangladesh: gravi difficoltà sanitarie nella zona di Chittagong Hill Tracts
  • I giovani delle Seychelles presenti alla Gmg di Madrid
  • L’arcidiocesi di Barcellona accoglie 11.500 giovani di passaggio verso la Gmg di Madrid
  • La Sierra Leone ricorda padre Balthazar Barreira, primo missionario dell’Africa occidentale
  • Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo in Messico
  • L’Opera Romana Pellegrinaggi presenta “Omnia Vatican & Rome”
  • Fuci: dal 31 luglio al 6 agosto la settimana teologica di Camaldoli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nove morti in Iraq per un attentato nella città santa sciita di Kerbala
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il rammarico di Benedetto XVI per la nuova ordinazione episcopale illegittima in Cina. La Santa Sede: libertà di fede per i cattolici cinesi

    ◊   Benedetto XVI "si rammarica" per la nuova ordinazione episcopale illegittima, avvenuta giovedì scorso a Shantou, in Cina. Lo afferma la Dichiarazione con la quale la Santa Sede si riferisce oggi all’avvenimento, ribadendo il diritto dei cattolici cinesi a professare liberamente la propria fede e apprezzamento per la resistenza messa in atto da vescovi e fedeli nel tentativo di sottrarsi a un evento contrario all’unità della Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Non è un vescovo riconosciuto dalla Santa Sede e ora – per esserlo diventato al di fuori della comunione con il Papa, che per questo “si rammarica” – incorre nella sanzione prevista dal Codice di Diritto Canonico, ovvero la scomunica latae sententiae. È questa, in sintesi, la posizione nella quale si trova da giovedì scorso il sacerdote Giuseppe Huang Bingzhang, consacrato in modo illegittimo vescovo di Shantou, nella provincia cinese di Guangdong. Al primo punto della Dichiarazione con cui fa luce in merito, la Santa Sede afferma che, per essere stato “ordinato senza mandato pontificio e quindi illegittimamente”, il presule “è privo dell’autorità di governare la comunità cattolica diocesana” di Shantou, mentre per tale atto egli è incorso “nelle sanzioni previste dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico”. “Il rev. Huang Bingzhang – sottolinea la Dichiarazione – era stato informato da tempo che non poteva essere approvato dalla Santa Sede come candidato episcopale, dato che la diocesi di Shantou ha già un vescovo legittimo” e “più volte – rivela – al rev. Huang era stato richiesto di non accettare l’ordinazione episcopale”.

    La Santa Sede afferma poi di essere stata “al corrente” del fatto che “alcuni dei vescovi, contattati dalle Autorità civili, avevano manifestato la propria volontà di non partecipare ad un’ordinazione illegittima, mettendo in atto anche forme di resistenza” e che, “nonostante ciò, i presuli sarebbero stati obbligati a prendervi parte”. “In merito alla loro resistenza – si asserisce nella Dichiarazione – è bene rilevare che tale atto rimane meritorio davanti a Dio e suscita apprezzamento in tutta la Chiesa. Uguale apprezzamento va anche a quei sacerdoti, a quelle persone consacrate e a quei fedeli che hanno difeso i propri pastori, accompagnandoli in questo difficile momento con la preghiera e condividendone l’intima sofferenza”. Al terzo punto del documento, la Santa Sede “riafferma il diritto dei cattolici cinesi di poter agire liberamente, seguendo la propria coscienza e rimanendo fedeli al Successore di Pietro e in comunione con la Chiesa universale”. La Dichiarazione termina riferendo che Benedetto XVI, “avendo appreso questi avvenimenti, ancora una volta si rammarica” di come venga “trattata la Chiesa in Cina e auspica che si possano superare al più presto le presenti difficoltà”.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo di Cúcuta (Colombia) mons. Julio César Vidal Ortiz, finora vescovo di Montería. Mons. Julio César Vidal Ortiz è nato il 19 giugno 1944 a Tierralta, diocesi di Montelíbano. Ha frequentato il Liceo nel Seminario Minore di Montería e ha proseguito gli studi filosofico - teologici nel Seminario Maggiore di Barranquilla. E' stato ordinato sacerdote il 7 aprile 1973 incardinandosi nella diocesi di Montería. Ha compiuto gli studi di perfezionamento a Barcellona ove ha ottenuto la Licenza in teologia. Durante il suo ministero sacerdotale è stato vicario parrocchiale in diverse parrocchie, poi è stato nominato parroco di Chinú, Sotavento e di "Nuestra Señora de Fátima" a Montería. Contemporaneamente al ministero parrocchiale ha svolto diversi incarichi a livello diocesano come delegato per il clero e membro della commissione diocesana per le vocazioni, direttore spirituale del Seminario Minore di Montería e vicario generale della diocesi. Il 16 dicembre 1993 è stato nominato prelato di Alto Sinú ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 18 febbraio 1994. Il 29 dicembre 1998 la prelatura è stata eretta diocesi con il titolo di Montelíbano e mons. Vidal ne è divenuto il suo primo vescovo. Il 31 ottobre 2001 è stato nominato vescovo di Montería.

    Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Ihosy (Madagascar) padre Fulgence Razakarivony, vice-segretario del Segretariato amministrativo della Conferenza Episcopale del Madagascar. Padre Fulgence Razakarivony è nato il 16 agosto 1963 a Betsiholany. Ha compiuto gli studi primari a Betafo, e quelli secondari nel Seminario Minore diocesano di Antsirabé. Entrato tra i Salettiani, ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso l’Istituto Cattolico del Madagascar (I.C.M.), ed ha emesso i voti perpetui nel 1990. È stato ordinato sacerdote l’8 agosto 1993. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1993-1996: vicario parrocchiale del Distretto missionario di Ankazomiriotra; 1996-1999: parroco del medesimo Distretto; 1999-2002: vicario parrocchiale e curato del Distretto di Ambararatabe, in Diocesi di Tsiroanomandidy; 2002-2004: Corso di formazione per formatori di Religiosi all’Istituto Cattolico di Parigi; 2004-2006: direttore dello Scolasticato dei Salettiani Foyer La Salette ad Antananarivo; 2006-2007: direttore della Scuola apostolica di Antsirabé; 2006-2009: assistente del provinciale; dal 2009: vice-segretario amministrativo della Conferenza Episcopale Malgascia.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Matamoros (Messico) mons. Ruy Rendón Leal, finora vescovo prelato di El Salto. Mons. Ruy Rendón Leal è nato a Ciudad de Cadereyta de Jiménez, nello Stato di Nuevo León, il 27 ottobre 1953. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di Monterrey. Poi, nel 1995 ha ottenuto la Licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. È stato ordinato sacerdote l’8 settembre 1979, con incardinazione nell’arcidiocesi di Monterrey. Il 28 settembre 2005 è stato nominato vescovo prelato di El Salto, ricevendo l’ordinazione episcopale il 30 novembre successivo. Attualmente è membro della Commissione per l’Università di México.

    Il Papa ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Cracovia (Polonia): mons. Grzegorz Ryś, del clero della medesima arcidiocesi, finora rettore del Seminario Maggiore di Cracovia, assegnandogli la sede titolare di Arcavica; padre Damian Andrzej Muskus, finora segretario provinciale per la Formazione, assegnandogli la sede titolare di Amaia. Mons. Grzegorz Ryś è nato il 9 febbraio 1964 a Kraków. Il 22 maggio 1988 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per l’arcidiocesi di Cracovia. Padre Damian Andrzej Muskus è nato il 6 settembre 1967 a Nowa Sarzyna. Il 4 ottobre 1991 ha emesso i voti perpetui nell’Ordine Francescano dei Frati Minori e il 12 giugno 1993 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

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    La Chiesa e la lotta all'Aids. Mons. Mupendawatu: garantire ai poveri l'accesso alle cure

    ◊   Non se ne parla più con la serrata insistenza di anni fa, ma è certo che – con i suoi 34 milioni di malati, alla fine del 2010 – l’Aids è una patologia ben lungi dal poter essere sottovalutata. Lo dimostra l’intenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità di ridurre nettamente entro il 2015 il numero dei bambini sieropositivi, come pure le numerose iniziative internazionali di studio, dedicate alla lotta al virus dell’Hiv. L’ultima in ordine di tempo è quella in programma per domani a Roma, la sesta Conferenza mondiale organizzata dalla Ias, l’International AIDS Society, che si protrarrà fino al 20 luglio. Anche la Santa Sede combatte da anni la diffusione del morbo e si batte per un più facile accesso alle cure per i più poveri, come ha dimostrato anche il Convegno del maggio scorso, organizzato dalla Fondazione “Il Buon Samaritano”. La responsabile del Programma francese della nostra emittente, Romilda Ferrauto, ne ha parlato con mons. Jean-Marie Mupendawatu, nominato due giorni fa segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute:

    R. – Il Convegno dedicato a “La centralità della cura della persona nella prevenzione e nel trattamento delle malattie da Hiv-Aids” è stato organizzato dalla Fondazione Il Buon Samaritano che fa capo a questo Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Durante i lavori, organizzati e condotti alla luce del magistero, è stato possibile conseguire diversi risultati importanti a partire dalla possibilità di fare il punto, in modo anche scientifico e sociologico, sulla pandemia. Un evento di enorme importanza se si considera che, secondo i più recenti dati a nostra disposizione, vi sono oltre 120 mila presidî sanitari che fanno riferimento a questo dicastero. Si tratta di realtà che vanno dal piccolo dispensario nella giungla al grande policlinico. Tornando al Convegno, durante i lavori è stata fortemente ribadita la necessità di estendere le terapie antiretrovirali anche alle persone e alle comunità più disagiate, ad esempio in alcune aree del continente africano, nelle quali si registra un accesso alle cure inferiore al 5%. Dunque, i due giorni di approfondimento hanno confermato di rappresentare un’articolazione attuativa della nostra Conferenza internazionale tenuta nel novembre scorso, incentrata sulla più recente Enciclica di Papa Benedetto XVI e intitolata “Caritas in veritate. Per una cura della salute equa ed umana”. Sempre in merito al Convegno del maggio scorso, abbiamo avuto delle ricadute estremamente positive aiutando – anche attraverso la vostra Radio e gli altri organi di stampa, cattolici e non, che hanno seguito con grande attenzione e competenza i lavori – a divulgare le basi sulle quali si fondano le posizioni della Chiesa. Posizioni che, fra l’altro, stanno trovando sempre maggiori conferme anche nelle più recenti ricerche scientifiche realizzate da scienziati indipendenti. Auspichiamo che l’altissimo livello di scambio e di confronto pacifico che abbiamo raggiunto nel Convegno, organizzato dalla Fondazione “Il Buon Samaritano”, possa dare la forza di perseguire i più alti obiettivi a tutte le persone di buona volontà che operano nel settore. E che si giunga a comprendere le posizioni della Chiesa universale e quanto esta si curi della salute integrale e della dignità della persona. Speriamo che già nella Conferenza che si terrà a Roma si possa giungere a migliorare quanto emerso nel corso del Summit e dalla conseguente dichiarazione del giugno scorso.

    D. – Può ricordarci quando è stata istituita e quali sono gli obiettivi della Fondazione?

    R. – La Fondazione “Il Buon Samaritano” è stata istituita il 12 settembre 2004 dal Beato Papa Giovanni Paolo II, che ha voluto affidarla al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. I beneficiari delle sue opere sono gli infermi più bisognosi, in particolare quelli affetti da Hiv-Aids, i loro familiari, le vedove e gli orfani. Quando la fondò, Giovanni Paolo II invitò “tutti gli uomini di buona volontà, in modo speciale quelli dei Paesi economicamente più avanzati, a volere contribuire”, così da mettere in pratica, come sollecitato nella Lettera apostolica ‘Novo Millennio Ineunte’, quella “nuova ‘fantasia della carità’”, che – è scritto – “si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione”. Nell’adempiere il proprio mandato, la Fondazione, ha già prestato assistenza a centinaia di migliaia di bisognosi in tutti i continenti, sostenendo economicamente progetti già attivi, principalmente nel settore dell’assistenza sanitaria. Le sue attività sono caratterizzate dalla mancanza di spese logistiche e gestionali, grazie anche all’impegno dei referenti e delle realtà ecclesiali presenti nei diversi territori a partire dalle nunziature e dalle conferenze episcopali.

    D. – Quali sono le novità nell’ambito delle attività della Fondazione?

    R. – Il “Buon Samaritano” sta cercando di contribuire a fronteggiare l’attuale grave carenza di medicinali nei Paesi economicamente svantaggiati. A tal fine è stata fra l’altro varata partnership con il “Catholic Medical Mission Board” (Cmmb). Si tratta di un organismo non governativo con base negli Usa impegnato da circa un secolo in favore delle popolazioni più disagiate. Ciò ha reso possibile l’invio gratuito di prodotti farmaceutici a ospedali ed altri centri sanitari della Chiesa Cattolica, a partire da coloro che si occupano della prevenzione e della cura dell'Hiv-Aids.

    D. – E per quanto riguarda il dicastero?

    R. – Stiamo già lavorando alla prossima Conferenza internazionale, in programma, com’è ormai tradizione, in autunno. Posso anticiparvi la data esatta: 24, 25 e 26 novembre, con questo tema “La pastorale sanitaria a servizio della vita alla luce del magistero del Beato Giovanni Paolo II”. Sara dunque dedicata anche al fondatore di questo Pontificio Consiglio, il quale – oltre ad aver mostrato sempre una grande attenzione al mondo della malattia – ha portato coraggiosamente su di sé la croce di grandi patimenti fisici.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Se la felicità ha il nome di Gesù: in prima pagina, Francesco Ventorino sul metodo della nuova evangelizzazione indicato da Benedetto XVI.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi libica: gli Stati Uniti riconoscono il Consiglio nazionale di transizione.

    In cultura, anticipazione della prefazione di André Vauchez a "Benedetto XVI. Donne del Medioevo. Il genio femminile nella storia del popolo di Dio".

    Dal caos di Trafalgar Square alla poesia di una chiesa: Alessandro Scafi su preghiera e arte italiana alla National Gallery di Londra.

    L'incomprensibile vedova deragliante: Giulia Galeotti recensisce l'ultimo libro di Joyce Carol Oates.

    Ritrovata una splendida Giovanna d'Arco: Claudia Di Giovanni su un importante e casuale scoperta negli archivi delle Filmoteca Vaticana.

    Nell'informazione religiosa, ampi stralci dal primo capitolo del libro di Lorenzo Fazzini dedicato alla figura del vescovo di Rumbek, in Sud Sudan, monsignor Cesare Mazzolari, morto improvvisamente questa mattina.

    Don Zeno Saltini e la città della legge fraterna: Piersandro Vanzan ricorda, a trent'anni dalla morte, il fondatore di Nomadelfia.

    Nel'informazione vaticana, dichiarazione della Santa Sede sull'ordinazione episcopale nella diocesi di Shantou, provincia di Guangdong, Cina Continentale.

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    Oggi in Primo Piano



    Si è spento mons. Mazzolari, vescovo di Rumbek, sempre al fianco del popolo del Sud Sudan

    ◊   E’ morto stamani, all’età di 74 anni, mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, in Sud Sudan. Il presule stava concelebrando la Santa Messa e all’inizio del rito di consacrazione è stato colpito da un malore. Successivamente, è stato trasportato in ospedale dove i medici hanno constatato il decesso, avvenuto nel giorno della festa della Beata Vergine Maria del Monte del Carmelo. Sabato scorso, mons. Mazzolari aveva partecipato alla cerimonia per l’indipendenza del Sud Sudan affermando che questo popolo è orgoglioso di diventare una nazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Mons. Mazzolari era nato il 9 febbraio 1937 a Brescia. Entrato nei Comboniani, il 17 marzo 1962 viene ordinato sacerdote. A Cincinnati, negli Stati Uniti, opera fra i neri e i messicani che lavorano nelle miniere. Nel 1981 arriva in Sudan: prima nella diocesi di Tombura, poi nell'arcidiocesi di Juba. Nel 1990 diventa amministratore apostolico della diocesi di Rumbek. Nel 1991 riapre la missione di Yirol, la prima di una lunga serie: alcune di esse dovranno poi essere abbandonate sotto l'incalzare della guerra sudanese. Nel 1994 è catturato e tenuto in ostaggio per 24 ore dai guerriglieri dell’Esercito Sudanese di Liberazione Popolare, gruppo armato indipendentista in lotta contro il governo di Khartoum. Il 6 gennaio 1999 viene consacrato vescovo da Papa Giovanni Paolo II. Per 30 anni, mons. Mazzolari ha vissuto coraggiosamente in mezzo alla sua gente condividendo le conseguenze della guerra e della povertà. A tutti chiedeva l'impegno a “non dimenticare perché la gente del Sud Sudan ha bisogno di una pace giusta nel rispetto dei diritti umani”. Poi sabato scorso ha partecipato alla cerimonia per l’indipendenza del Sud Sudan, diventato il 54.mo Stato dell'Africa.

    Per un ricordo di mons. Mazzolari ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il missionario comboniano, padre Giulio Albanese:

    R. – Di missionari cristiani ne ho incontrati davvero, davvero tanti in giro per le Afriche, ma indubbiamente padre Cesare – perché anche se era diventato vescovo il rapporto amicale era tale, per cui l’ho sempre chiamato così ... in fondo per me è stato un padre - è stata una figura eccezionale, non fosse altro perché aveva una grandissima dedizione nei confronti della sua gente, della Chiesa di Rumbek, che ha servito – è bene rammentarlo – prima come amministratore apostolico, dall’inizio degli anni ’90, e poi Giovanni Paolo II ritenne opportuno dargli la nomina di vescovo, perché potesse servire meglio quella Chiesa che tanto amava.

    D. – Mons. Mazzolari è stato soprattutto un missionario, un pastore sempre vicino alla propria gente...

    R. – E’ stato sicuramente un uomo di frontiera. Aveva una grande empatia nei confronti della gente, nel senso che riusciva a cogliere i loro problemi, le loro istanze. Davvero è il caso di dirlo: ha dato voce a chi non ha voce e si è speso fino all’ultimo. Effettivamente era provato - ormai era come una candela che pian piano si stava consumando - ma ce l’ha messa tutta e ha aspettato che il suo Sudan, il Sud Sudan diventasse indipendente. Ha aspettato che quelle che erano le istanze di democrazia, di partecipazione da parte anche di quella società civile, fossero davvero rispettate. E se c’è stata una realtà in tutti questi anni, che è stata a fianco della gente, come espressione qualificata della società civile, è stata certamente la Chiesa cattolica nel Sud Sudan. E mons. Mazzolari non si è mai tirato indietro.

    D. – Mons. Mazzolari non si è mai tirato indietro, anche in situazioni molto difficili...

    R. – Io l’ho seguito in alcune circostanze molto particolari della sua vita, come missionario e anche come cronista, nel senso che ho avuto la fortuna, il privilegio di vederlo i primi anni del suo incarico pastorale a Yirol, nel Sud Sudan, in una situazione davvero disperata: aveva un manipolo di missionari e ricordo che la missione era circondata dall’esercito di Karthoum. Eppure in quella circostanza lui fece la scelta di rimanere a fianco della gente, rischiando la vita. E non è stato solo in quella circostanza, che ha messo a repentaglio la sua vita. Questo lo ha fatto sempre con grande generosità. Ma c’è un altro aspetto che mi ha colpito in questi anni. Anche nei momenti più difficili, il suo sorriso non è mai venuto meno, comunque coltivava una speranza che definirei davvero proprio come “ottimismo di Dio”.

    D. – Mons. Mazzolari sicuramente non ha celato il proprio ottimismo, in occasione della cerimonia di indipendenza sabato scorso del Sud Sudan...

    R. – Una coincidenza importante. Sembra quasi che lui abbia aspettato proprio fino all’ultimo per andarsene: ha aspettato che il Sud Sudan diventasse indipendente. Credo che quella festa lui l’abbia davvero celebrata nella fede, nella consapevolezza che in una maniera o nell’altra il bene prende sempre e comunque il sopravvento sul male.

    D. – Ricordiamo anche che mons. Mazzolari era una persona molto realista...

    R. – Contrariamente a quello che qualcuno a volte ha pensato, non era assolutamente un buonista, ma era una persona che aveva anche la capacità di saper leggere la realtà con molto realismo. Questo certamente lo ha aiutato nell’esercizio del proprio ministero. Era anche un grande sognatore. Credo che questo sia in fondo uno degli aspetti più belli, perché poi, in una maniera o nell’altra, uno deve riuscire a guardare oltre l’orizzonte.

    D. – Un’altra costante nella vita di mons. Mazzolari è stata la preghiera...

    R. – Io ricordo che in una delle ultime conversazioni che abbiamo avuto, mi diceva che ormai si stava avvicinando l’età della pensione e che, quindi, avrebbe scritto una lettera al Santo Padre, come previsto tra l’altro dal Diritto Canonico, di rinuncia. In quella circostanza ricordo che gli chiesi “Poi che cosa vuoi fare?” e lui mi ha risposto con una parola secca: “L’unica cosa che mi rimane da fare è pregare”. Stava male da parecchi anni - soffriva a causa di problemi, di complicanze cardiache – ma non si è mai risparmiato. Se ha trovato la forza di andare avanti e ha davvero sperimentato quella che i padri della Chiesa chiamano “parresia”, è proprio perché questa dimensione della contemplazione lo ha sempre accompagnato. (ap)

    Ma riascoltiamo la voce di mons. Cesare Mazzolari. In questa intervista rilasciata alla Radio Vaticana prima dell’indipendenza del Sud Sudan, il vescovo di Rumbek sottolineava con gioia la solidarietà ricevuta dalle Conferenze episcopali africane di fronte alle tante difficoltà della Chiesa sudanese e la sua preoccupazione per i cristiani del Nord Sudan:

    “La Conferenza Episcopale del Sudan sente vicino a sé un profondo spirito di solidarietà da parte delle Conferenze episcopali africane. Conferenze che vogliono appoggiarci, esserci di aiuto nel far conoscere la situazione in Sudan e, soprattutto, starci vicini sia attraverso la loro presenza sia con la loro operosità. Il tutto affinchè il periodo post-referendum sia tranquillo, sereno e si concluda positivamente. Siamo davvero molto riconoscenti per questo e, come Conferenza del Sudan, abbiamo scritto un appello in cui presentiamo la situazione del Paese. Una situazione che sta cambiando: il Sudan non sarà più uguale, avrà un futuro diverso, ed anche la Chiesa sudanese, dopo questo referendum, non sarà più la stessa. Le preoccupazioni che stanno a cuore ai vescovi sudanesi - ma ancor più profondamente alla vita dei nostri fedeli - riguardano un senso di apprensione sul futuro della realtà della Chiesa nel Paese, soprattutto nel Nord, dopo il referendum. Al momento si sta verificando un esodo abbastanza massiccio dei nostri fedeli sud-sudanesi, che ritornano da Khartoum verso il Sud. Questo, però, non avviene con molta facilità. Viene impedito ed ostacolato dal governo di Khartoum, il quale non gli permette di vendere le loro proprietà, le loro terre ed avere quindi i mezzi per trasferirsi con la famiglia al Sud”.

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    Napolitano ringrazia il parlamento per la rapida approvazione della manovra economica. Critiche per le ricadute sulle famiglie

    ◊   La manovra “dei sacrifici”, che consentirà all’Italia di superare i rischi di bancarotta, ha ricevuto ieri il via libera della Camera dei Deputati. La legge prevede, tra gli altri, forti tagli alle agevolazioni in campo sanitario e ai contributi per i figli a carico. Critiche, per questo, le associazioni delle famiglie. Anche le opposizioni hanno espresso obiezioni, tuttavia, non hanno utilizzato l’arma dell’ostruzionismo in aula seguendo l’appello del presidente Napolitano, che ha ringraziato per la scelta. Su come si è giunti in tempo di record all’approvazione della manovra da quasi 80 miliardi, sentiamo il servizio di Giampiero Guadagni:

    Ha dunque retto in Parlamento l’intesa politica caldeggiata dal capo dello Stato, per difendere l’Italia dagli attacchi della speculazione. E Napolitano, che ha promulgato la legge, ha parlato di straordinaria prova di coesione nazionale, che rafforza la fiducia nell’Italia delle istituzioni europee e dei mercati. Nel merito, gli schieramenti politici valutano in modo assai diverso il provvedimento: “rigoroso e in linea con gli impegni europei” secondo la maggioranza; “socialmente iniquo e inadatto a metterci al riparo della tempesta” secondo le opposizioni, che fanno sapere: “abbiamo consentito di approvare la manovra in tempi rapidi per il bene dell’Italia, ma ora il governo deve andare a casa”. Intanto il premier Berlusconi incassa il risultato politico: assicura che nei due prossimi anni di legislatura realizzerà le riforme necessarie, ma ammette che “la riduzione delle tasse adesso non è possibile”. Nel mondo cattolico c’è grande preoccupazione per i tagli che la manovra impone alle famiglie, che – ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco – devono essere difese a tutti i costi, perché sono la base della società civile. Critiche da parte delle associazioni: dalle Acli alla Caritas al Forum delle associazioni familiari.

    A suscitare reazioni negative riguardo alla manovra varata ieri è anche lo scarso peso dei tagli ai costi della politica, tagli in precedenza promessi. Stipendi, benefici, strutture amministrative rimangono pressoché intatti. Una mancata partecipazione ai sacrifici richiesti dal provvedimento, su cui Luca Collodi ha chiesto il parere del prof. Antonio Maria Baggio, docente di Etica politica all’Istituto universitario Sophia di Loppiano.

    R. - Direi che anche se ci fossero stati dei tagli pesanti a tutto ciò che riguarda lo stile di vita dei nostri politici, non avremmo comunque totalizzato una quantità di risparmio tale da sostituire la manovra, questo è pacifico. Certo che il messaggio, invece, è simbolico: il politico che si tassa lo stipendio, che riduce i privilegi che ha, dice al Paese “Io sono al servizio del Paese e voglio soffrire insieme ai cittadini, ai quali impongo dei pesi piuttosto gravosi”. Ci sarebbero stati dei provvedimenti molto utili da prendere. Innanzitutto, realizzare l’abolizione delle province, se ne parla molto. Ma non lo hanno fatto. Adesso nessuno, a livello politico, si sente di farlo, perché tutti si stanno preparando alle elezioni e non si può smantellare un apparato come quello provinciale che ha anche il grande scopo di drenare i consensi e di costruire le campagne e la vita normale dei partiti. Avrebbero anche potuto toccare delle categorie professionali importanti: pensiamo all’ordine degli avvocati, dei notai. Il fatto che non si sia neppure voluto iniziare il discorso, dice qual è il Paese di riferimento per il governo, cioè non le famiglie - perché sono state toccate -, non i ceti produttivi - perché non sono stati aiutati -. La società di riferimento sembra essere composta da quei ceti che godono di una rendita di sociale di posizione e questo certamente non è un segnale positivo.

    D. - Tutto questo mentre l’Istat ci dice che in Italia la povertà sta gradualmente ma costantemente aumentando…

    R. - Ci sarà un ulteriore aumento, perché uno dei problemi, con questa manovra, sul quale sono d’accordo analisti di vari orientamenti, è che molti dei provvedimenti contenuti sono posticipati al 2013-2014, cioè dopo le elezioni. Il segnale è negativo, non è positivo. Si dice, in sostanza, “noi non vogliamo decidere adesso, lasciamo la parte più bollente di questa patata, che è la finanziaria, a coloro che verranno dopo di noi”. Significa dire: “noi, per due anni, non faremo niente di rilevante sul piano strategico”. Questo è chiaro che incoraggia gli speculatori, diffonde incertezza e tutto questo si traduce proprio matematicamente in povertà. Pagheremo tutto di più. Quindi, qui c’è una povertà che viene creata dall’assenza o da decisioni politiche errate. Attenzione, questo è un profilo immorale: non è un mero dibattito di partito, su cui si può essere d’accordo o meno. Decisioni che programmano una povertà successiva sono decisioni assai sbagliate.

    D. - C’è una via d’uscita a questa situazione?

    R. - Sembra ormai chiaro che serve un ricambio forte della classe politica e, per farlo, bisogna cambiare la tanto vituperata legge elettorale, che affida ai capi dei partiti la scelta degli organi legislativi. Gruppi di privati decidono quindi sugli organismi pubblici che a loro volta decidono le sorti di un Paese. Si deve perciò cambiare la classe politica, ma serve anche che la società sia disposta a favorire questo cambiamento. (vv)

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    Si conclude il primo Seminario della comunicazione per i vescovi brasiliani. Interviste con mons. Celli e il cardinale Damasceno Assis

    ◊   Si conclude oggi a Rio de Janeiro il primo Seminario sulla comunicazione per i vescovi brasiliani, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dalla locale Conferenza episcopale. L’incontro ha permesso ai presuli di considerare l’elaborazione e l’efficacia dei piani pastorali da un punto di vista comunicativo, in un’epoca condizionata da una rapidissima evoluzione dei linguaggi. L’inviato della Radio Vaticana, Silvonei Protz, ha chiesto un bilancio dei lavori del Seminario all’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero vaticano delle Comunicazioni:

    R. – Sono stati giorni molto intensi e si toccava con mano l’interesse dei vescovi, non solo per i temi proposti ma per il problema della comunicazione in seno alla Chiesa. Credo sia sempre più forte la convinzione di come i nuovi media favoriscano il processo di evangelizzazione. Però, mi sembra che emerga ancora più profondamente – e credo che sia un frutto di questo incontro – la consapevolezza che questi mezzi non siano più solamente strumenti da utilizzare, ma che diano origine a una cultura digitale, con la quale la Chiesa deve dialogare attraverso un linguaggio che possa essere compreso dall’uomo e dalla donna di oggi, affinché emerga più chiaramente il messaggio evangelico. Questo è stato anche ciò che i vescovi hanno chiesto, e ritengo sia un impegno per tutta la Chiesa, e non solamente in Brasile. La sera stessa dell’apertura del Seminario, citavo una poesia di un poeta angloamericano, il quale diceva che l’uomo di oggi ha bisogno di silenzio e di calore, proprio quando la società invece non riesce a produrre altro che baccano e freddo. Ecco: l’uomo di oggi è in questa ricerca profonda. E c’è una peculiarità, nel messaggio cristiano: che più che l’uomo a cercare Dio, è Dio che cerca l’uomo. E allora direi che la Chiesa deve aiutare l’uomo ad accogliere questa iniziativa di amore di Dio.

    D. – Finito l’incontro dei vescovi, inizia un altro evento della comunicazione, il “Mutirão Brasileiro de comunicação”. Anche lei sarà presente…

    R. – Ho pensato che fosse bene essere presenti, perché questo grande incontro vedrà più di 800 operatori cattolici che lavorano nel campo della comunicazione: mi sembrava che fosse importante far vedere che la Chiesa apprezza la loro attività e come affidi la diffusione della Parola di Gesù, che salva l’uomo e dà all'uomo la sua vita. (gf)

    Un commento positivo a questa prima edizione del Seminario della comunicazione giunge anche da uno dei principali partecipanti, l'arcivescovo di Aparecida, il cardinale Raymundo Damsceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana, al microfono di Silvonei Protz:

    “La Chiesa, in Brasile, è senza dubbio progredita molto nel campo della comunicazione. In Brasile abbiamo circa 250 radio cattoliche, che esistono da molto tempo. "Radio Aparecida", ad esempio, è una radio che sta per compiere 60 anni di vita. Da circa 15-20 anni, poi, abbiamo molti canali televisivi cattolici, come la "Rete Vida", la "Rete Segulo 21". Questo seminario porterà certamente un grande contributo, darà nuovo impulso alle diverse diocesi del Brasile. La comunicazione, in questo Paese, sta diventando sempre più importante nel campo dell’evangelizzazione per ogni diocesi e comunità”.

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    Aperta all'Aquila la Casa del volontariato

    ◊   E' stata inaugurata oggi all’Aquila la Casa del volontariato. Un segno importante di ricostruzione sociale del capoluogo abruzzese, dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Uno spazio dove il volontariato potrà svolgere la sua funzione di supporto alla rinascita di una comunità così gravemente colpita dal sisma. Sulle caratteristiche di questo progetto sentiamo, al microfono di Irene Pugliese, Roberto Museo, direttore del Coordinamento Nazionale dei centri di Servizio per il Volontariato, tra i responsabili del progetto.

    R. - E’ un progetto di 'infrastruttura sociale' che vede la sua genesi appena dopo il terremoto, per cui l’obiettivo è porre al centro una serie di necessità e di bisogni per una ricostruzione partecipata della città.

    D. - Come sarà organizzata la Casa del volontariato?

    R. - Ci saranno 845 mq, articolati su cinque spazi funzionali. Ambienti attrezzati per le organizzazioni di volontariato ed anche una foresteria con 15 posti letto, destinata ad ospitare studenti che partecipano ai campi di lavoro e di ricerca sui temi del volontariato.

    D. - Quale è l’importanza della presenza del volontariato all’Aquila?

    R. - L’importanza è fondamentale. La ricostruzione non è soltanto materiale, di case. L’Aquila, oggi, ha quanto mai bisogno di ricostruire relazioni, socialità, rispondere alle nuove povertà. Il volontariato, in questi due anni, ha risposto a queste esigenze laddove invece l’amministrazione, spesso, lo ha fatto in ritardo.

    D. - Com’è attualmente la situazione, per quanto riguarda la ricostruzione?

    R. - Siamo nella fase finale della “ricostruzione leggera”, che concerne cioè quelle case che erano sì distrutte ma superficialmente, leggermente. Adesso deve iniziare la vera ricostruzione: quella di un centro storico che è ancora fermo, esattamente come il 6 aprile del 2009, quella di un’identità di una comunità e di una popolazione che fa fatica ad andare avanti e a vedere dei segni di rinascita. (vv)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 16.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta tre parabole. Nella prima Gesù paragona il regno dei cieli a un campo dove un uomo ha seminato del buon seme. Ma mentre tutti dormono viene il suo nemico, che semina della zizzania in mezzo al grano. Una volta cresciuta, i servi vogliono subito sradicare la zizzania, ma il padrone del campo – afferma Gesù – risponde:

    “No, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    A mali estremi, estremi rimedi, dice un proverbio. Nel campo seminato a grano buono spunta inattesa anche la zizzania, erba inutile e anche dannosa, che rischia di togliere humus e spazio al grano. È il problema della presenza in questo mondo non solo del bene, ma anche del male: specie quello provocato dalla malvagità umana. È forse una smentita palese della bontà di Dio, anzi una minaccia al bene da lui diffuso? Allora meglio intervenire subito, stroncare e tagliare, prima che faccia troppo danno. Eppure Dio non ha fretta, non sradica tutto perché rimanga solo il bene; i suoi tempi non sono i nostri, egli attende e valuterà. Bene e male sono proprio come due pianticelle, crescono tante volte molto vicine, e bisogna saperle distinguere, senza infiammarsi di santo zelo aggressivo, che rischia di fare ancor più danno: proprio come dice la parabola, sradicando grano buono e zizzania. Questa parabola è associata nel testo alla similitudine del granellino di senape e del lievito nella pasta: tutti e due danno effetti grandi, quasi impensabili. Ecco allora l’insegnamento: il bene è presente sempre, anche se a volte sembra tanto discreto. Ma custodito e sostenuto con discrezione diviene grande realtà, prova di una fecondità generosa e sapiente. Chi ha orecchi, ascolti!

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    Chiesa e Società



    Catastrofe umanitaria nel Corno d'Africa: la Chiesa si mobilita

    ◊   E' emergenza nel Corno d’Africa, afflitto dalla peggiore siccità degli ultimi 60 anni che ha coinvolto 10 milioni di persone e ora colpito da devastanti temporali che da giorni infieriscono sugli sfollati nei campi profughi e hanno già provocato 5 vittime. E’ la drammatica crisi che sta attanagliando Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti ed Eritrea, mentre si teme persino un effetto contagio in altri Paesi, tra cui Tanzania e Sudan, e sono almeno 3mila persone al giorno che fuggono dalla Somalia diretti proprio verso i Paesi vicini. Intanto, la Chiesa si mobilita per far fronte alla crisi: tante le associazioni impegnate sul posto, mentre il Pontificio Consiglio Cor Unum, facendosi interprete della preoccupazione e dei sentimenti di solidarietà con i quali Benedetto XVI sta seguendo la grave situazione in cui versa la Somalia, ha disposto l'invio, a nome del Pontefice, di un primo aiuto. La rete Caritas, già attiva nelle diverse realtà sul posto e ideatrice di un programma globale di aiuto d’emergenza che sarà operativo nelle prossime settimane, ha lanciato un appello per la raccolta di fondi e ha fatto sapere che i campi profughi in Paesi vicini come il Kenya sono ormai al limite della capienza. Un allarme lanciato in particolare sulla condizione dei bambini: in Somalia uno su tre è denutrito e sono loro assieme alle donne incinte, le prime vittime di malnutrizione e malattie trasmissibili. (L.G.)

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    Sud Sudan: gli auguri del Secam al nuovo Stato africano

    ◊   “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”. Così, con una citazione dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) porge i suoi auguri al Sud Sudan, il 54.mo Stato africano che ha proclamato la sua indipendenza il 9 luglio scorso. In un messaggio a firma del cardinale Polycarp Pengo, presidente del Secam ed arcivescovo di Dar-Es-Salam, inviato ai vescovi del Sudan guidati da mons. Rudolf Deng Majak, si legge: “Siamo molto felici del fatto che ora voi siate una nazione africana nuova, sovrana ed indipendente”. “Preghiamo – prosegue il messaggio – perché la Chiesa in Sud Sudan contribuisca in modo non indifferente alla difesa dei diritti del popolo sudanese, così da assicurare che tutti i cittadini vivano in pace, come fratelli e sorelle, in un’unica famiglia di Dio”. Di qui, l’auspicio espresso dal Secam affinché i vescovi sudanesi possano, insieme con “le organizzazioni della società civile”, “esortare la popolazione ad evitare azioni che potrebbero ostacolare il processo di sviluppo del Paese”. Da parte sua, le Conferenze di Africa e Madagascar assicurano al Sud Sudan che continueranno a “favorire la comunione e la solidarietà con la Chiesa locale e con l’intera popolazione, nello sforzo comune di trovare soluzioni valide alle sfide che attendono sia il nuovo Stato che tutta l’Africa”. (A cura di Isabella Piro)

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    I vescovi argentini: è immorale la legge sulla depenalizzazione dell'aborto

    ◊   “L’Argentina è oppressa dalla minaccia del totalitarismo, che cerca di imporre leggi immorali e contrarie al bene comune come quello relativo alla depenalizzazione dell’aborto”. Lo ha affermato l’arcivescovo di La Plata, mons. Héctor Rubén Aguer, durante una celebrazione eucaristica nella basilica di San Ponciano. Il presule – riferisce L’Osservatore Romano - ha avvertito che “il Paese non può permettersi questo” e ha sottolineato che “non tutte le azioni e le decisioni di un Governo democratico rispettano i diritti umani”. “Il diritto alla vita del bambino che deve nascere, nell’ambito della famiglia, è inviolabile”. “Questo orizzonte inquietante di totalitarismo — ha aggiunto — si profila come una vera e propria minaccia per il popolo argentino, se i governi e i legislatori, senza alcun timore di Dio, continuano a imporre decisioni, invece di approvare leggi che rispettano la morale, la vita e la dignità della persona”. Nell’omelia il presule ha osservato che “ci sono potenti che si lasciano vincere dalla vanità e dall’arroganza, non temono Dio e cadono negli eccessi di potere”. “Tale tentazione non è esclusiva delle monarchie assolute, ma anche delle moderne repubbliche”. Mons. Aguer ha sottolineato che la società di oggi ha bisogno di un’etica del potere, un fondamento di onestà e responsabilità per garantire l’effettivo orientamento del potere al bene comune e al rispetto delle regole che ne impediscano l’affievolimento. “Se il possesso di un potere non è determinato dalla responsabilità morale e dal rispetto della persona — ha spiegato — corrode le qualità umane di coloro che lo esercitano”. “La validità della forma repubblicana di governo, che richiede virtù civiche e sociali, radicate sia nei governanti sia nei cittadini, non risolve automaticamente il problema etico dell’esercizio del potere”. “Anche sotto la formalità repubblicana — ha concluso — il governo può nascondere forme di dispotismo”. Numerose organizzazioni pro-vita in collaborazione con il consiglio dell’ordine dei medici cattolici hanno organizzato, mercoledì scorso, una manifestazione di protesta in difesa dei nascituri e contro l’aborto. La manifestazione si è svolta in concomitanza della relazione di Luz Patricia Mejía alla “Commissione interamericana dei diritti umani”. Mejía, relatrice per l’Argentina all’Onu, è la promotrice della cosiddetta “salute sessuale e riproduttiva” che comprende, tra le ipotesi, il sostegno alla depenalizzazione dell’aborto. (A.L.)

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    Usa: l'arcidiocesi di Detroit festeggia per la prima volta la sua Patrona, Sant'Anna

    ◊   Il 26 luglio la Chiesa ricorda Sant’Anna, madre di Maria. Una data che, quest’anno, ricopre un particolare significato per l’arcidiocesi di Detroit, negli Stati Uniti: lo scorso 5 maggio, infatti, la nonna di Gesù è stata proclamata ufficialmente Patrona della città. Per celebrare la ricorrenza, l’arcivescovo di Detroit, mons. Allen Vigneron, presiederà una Messa nella Chiesa di Sant’Anna. Altre celebrazioni eucaristiche avranno luogo dal 17 al 31 luglio in diversi luoghi della città. “Sant’Anna è parte integrante della storia di Detroit – ha detto il presule – ed è stata e sempre sarà la nostra Santa Patrona”. La scelta di un Santo Patrono era stata avviata due anni fa, quando mons. Vigneron, appena nominato arcivescovo metropolita di Detroit, si rese conto che la città non aveva un Santo Patrono. Attraverso, quindi, i bollettini parrocchiali, il sito Internet dell’arcidiocesi, le scuole e i mass media cattolici locali, era stato lanciato un sondaggio, chiedendo ai fedeli di suggerire un nome. In base alle risposte ricevute e insieme ai sacerdoti locali, mons. Vigneron ha quindi optato per Sant’Anna. Il passo successivo è stato l’invio, nel gennaio 2010, di una richiesta formale alla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Una volta ricevuto il decreto ufficiale da parte del Vaticano, Sant’Anna è stata proclamata Santa Patrona di Detroit. La madre di Maria ha un legame particolare con la città industriale del Michigan: la prima Messa che vi fu celebrata risale al 26 luglio 1701. E in quello stesso giorno, il fondatore della città, Antoine de la Mothe Cadillac, pose la prima pietra della parrocchia di “Sant’Anna di Detroit”, la prima chiesa cattolica della città e la seconda in tutta l’America. (I.P.)

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    Perù: il “Centro di studi e sviluppo umano integrale” di Arequipa diventa realtà

    ◊   Dopo dieci mesi di lavoro ininterrotto, martedì 19 luglio alle ore 11.30 partirà la prima fase del "Centro di Studi e sviluppo umano integrale (CEDHI) - Nuova Arequipa", iniziativa di mons. Javier Del Rio Alba, arcivescovo di Arequipa, per fornire una formazione umana integrale e l’abilitazione al lavoro ai giovani e alle madri di famiglia del Cono Nord della città, soprattutto quelli che si trovano in situazioni precarie e di maggiore necessità. Secondo quanto comunica all’Agenzia Fides l’ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi, il CEDHI è situato a Ciudad de Dios, zona bassa del distretto di Yura, dove il governo regionale ha dato in uso all'arcidiocesi di Arequipa 20 ettari di terreno per sviluppare questo progetto di promozione umana integrale. La cerimonia di inaugurazione sarà presieduta dal nunzio apostolico, arcivescovo Bruno Musarò, e saranno presenti il presidente della regione di Arequipa, l’arcivescovo di Arequipa e il sindaco del distretto di Yura. Parteciperanno anche altre autorità, membri della Chiesa, imprenditori, rappresentanti degli enti che hanno collaborato all’iniziativa e cittadini di quel quartiere. La realizzazione di questa prima fase del progetto è stata a carico dell'Ufficio dei progetti infrastrutture dell'arcivescovado di Arequipa e comprende tre aule, un’officina, uffici amministrativi, una sala per il personale, mensa, cortile e servizi igienici. Il contributo economico per la costruzione è stato offerto da diverse realtà spagnole e locali, in denaro o posti di lavoro. Nella sua prima fase il CEDHI offrirà corsi di Informatica, Grafica, Cosmetologia, Installazione Reti Gas e simili. La seconda fase del CEDHI, già avviata, vedrà la costruzione dell'Istituto Superiore tecnologico "Nueva Arequipa", che inizialmente avrà tre corsi di formazione: per gli impianti elettrici a media e bassa tensione, per la professione amministrativa, e una scuola di cucina, con relativi laboratori ed attrezzature professionali. Il CEDHI intende offrire a giovani e madri di famiglia l’abilitazione professionale con il supporto delle aziende locali che non solo sono coinvolte nel finanziamento del progetto, ma forniranno anche i loro tecnici e professionisti come insegnanti e daranno agli studenti la possibilità di fare stage nelle loro aziende e di lavorarvi dopo aver completato la formazione. Il progetto prevede anche attività di formazione umana integrale, familiare e comunitaria, oltre che interventi nel campo della salute, del microcredito e altre misure per promuovere lo sviluppo umano integrale degli abitanti del Cono Nord di Arequipa.

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    Aperto al pubblico tutti i giorni il sito del Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano

    ◊   Inaugurate a Qasr al-Yehud, sulle rive del Giordano, accanto al luogo del Battesimo di Gesù le nuove strutture per i pellegrini. Piazzole riparate dal sole e percorsi agevoli d’ora in poi saranno aperti tutti i giorni. In rappresentanza del custode di Terra Santa, hanno preso parte all’inaugurazione padre Ibrahim Faltas, responsabile delle relazioni con le autorità israeliane e palestinesi e padre Silvio de La Fuente, segretario della Custodia. Il sito, ricorda la pagina web della Custodia di Terra Santa www.custodia.org, è ben noto ai cristiani che vivono in Terra Santa che, una volta l’anno, vi si recano per commemorare il Battesimo di Gesù. Durante gli ultimi tre anni, essendo aumentato il flusso turistico, il ministero del Turismo d’Israele e il governo della Giordania, hanno investito ingenti fondi per rendere il luogo più accessibile. Dal 1967 l’accesso era gestito da giordani incaricati del servizio di frontiera tra Giordania e Israele, oggi le autorità militari e il ministero del Turismo israeliani hanno raggiunto un compromesso stabilendo l’apertura giornaliera. Circa la data che ricorda il Battesimo di Gesù, finora la peregrinazione al Giordano si è svolta l’ultimo Giovedì del mese di Ottobre, dal 2012 sarà celebrata la seconda domenica del mese di gennaio, più in linea con il calendario liturgico. Infatti, la liturgia dell'Epifania, celebrata con grande solennità a Betlemme, comprende tre misteri: l’Adorazione dei Magi, il Battesimo del Signore e le Nozze di Cana. Commemorare a gennaio il Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano sarà occasione per approfondire questo particolare mistero. Ha presieduto la cerimonia il ministro per lo Sviluppo Regionale Silvan Shalom. (T.C.)

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    Bangladesh: gravi difficoltà sanitarie nella zona di Chittagong Hill Tracts

    ◊   L’area di Chittagong Hill Tracts (Cht), in Bangladesh, registra i livelli di assistenza sanitaria più scarsi. Il tasso di mortalità infantile e materna – riferisce l’Agenzia Fides - è tra i peggiori mai raggiunti dalla media nazionale. Gli 1.3 milioni di abitanti dell’area, prevalentemente buddisti, sono distribuiti in tre distretti - Bandarban, Rangamati e Khagrachari - e il 90% si trova in zone rurali dove è oltremodo difficile accedere ai servizi sanitari. Secondo il Civil Surgeon's Office, che gestisce gli ospedali governativi a livello regionale, il 50% dei posti di lavoro nelle strutture sanitarie del governo a CHT sono vacanti. Ci sono poche ambulanze e manca personale esperto che abbia voglia di lavorare in zone così sperdute e pericolose a causa delle continue sfide nella regione, che comprende 11 gruppi indigeni conosciuti come Jumma. Secondo la media nazionale, che registra circa un quarto delle nascite assistite da operatori sanitari esperti, nel distretto di Bandarban solo il 7.6%, usufruisce di questo servizio, come pure nei distretti di Rangamati e Khagrachari che registrano rispettivamente una media dell’11.5% e del 9.1%. Nel distretto di Bandarban si registra il più alto tasso di mortalità infantile del paese, con 63 morti ogni 1.000 nati vivi, contro la media nazionale di 49 morti ogni 1.000 nati. La media dei bambini che muoiono al di sotto dei cinque anni di età è di 85 ogni 1.000, rispetto ai 64 ogni 1.000 nel paese. Un’altra minaccia costante nella regione è la malaria, che è la causa principale delle morti infantili. Nel 2009, nei tre distretti di CHT, è stato registrato il più alto numero di contagi e decessi dovuti a questa malattia rispetto all’intero paese. Quest’anno, alla fine di giugno, il numero di casi è stato quattro volte superiore rispetto allo scorso anno. Il problema è aggravato dal fatto che da queste aree così remote non è possibile raggiungere nessun tipo di struttura sanitaria e il costo dei trasporti è molto elevato. Anche il fattore alimentare continua ad essere molto problematico a causa di diverse crisi attribuite a infestazioni di topi, restrizioni alla coltivazione, aumento dei prezzi e carenza di sementi.

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    I giovani delle Seychelles presenti alla Gmg di Madrid

    ◊   Sono oltre 7.800 i km che separano Madrid dalle Seychelles. Eppure, nonostante la distanza, 85 giovani cattolici di queste piccole isole a sud dell’Equatore, appartenenti all’Africa, non vogliono mancare alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto. Il gruppo è composto per lo più da fratelli delle 11 comunità neocatecumenali che sono nel Paese, informa il sito www.cammino.info. “Stiamo vedendo che il Signore ci sta precedendo in questo tempo di preparazione non privo di difficoltà, e che si vanno aprendo le porte per l’accoglienza durante tutto il pellegrinaggio. È una vittoria di Gesù Cristo che tanti fratelli si stiano impegnando per questo viaggio, tenendo presente che il costo del biglietto equivale al salario di tre mesi di lavoro”. La preparazione, inoltre, comprende anche l’aspetto culturale: “Una buona parte del gruppo non è mai stato in Europa, per cui sarà un viaggio molto speciale non solo per lo spirito”. Per sostenere le spese di viaggio, nel corso dell’anno sono state organizzate diverse raccolte di fondi, ma l’aiuto delle diocesi spagnole non è venuto meno: “Siamo grati alle parrocchie di Guissona a Lleida, Santa Rita di Cascia a Saragozza, Santa Caterina da Siena a Madrid, e San Joaquim de Vedruna a Barcellona per la loro ospitalità – si legge ancora sul sito - Siamo sicuri che saranno giorni unici sia per i pellegrini sia per le famiglie che aprono le loro case”. L’arrivo a Barcellona è previsto per l’11 agosto e dopo pochi giorni, il viaggio proseguirà in pullman verso Madrid. “Saranno due settimane molto intense - informa il sito web - e preghiamo perché Gesù tocchi il cuore di tutti, ovunque sia necessario. Torneremo a Mahé trasformati e pronti a “inondare di acqua viva” tutta l’isola. Chiediamo a tutti di pregare per il nostro Paese e questo pellegrinaggio così speciale per noi”. (I.P.)

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    L’arcidiocesi di Barcellona accoglie 11.500 giovani di passaggio verso la Gmg di Madrid

    ◊   11.500 giovani, circa 20 Paesi del mondo rappresentati, 5 giorni di eventi e celebrazioni eucaristiche: con questi numeri, l’arcidiocesi di Barcellona si prepara a vivere la settimana precedente alla Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid dal 16 al 21 agosto. Dall’11 al 15 dello stesso mese, infatti, la città catalana accoglierà i ragazzi di passaggio verso la capitale spagnola e li accoglierà offrendo loro la possibilità di riflettere sull’importanza della Gmg grazie ad eventi e incontri spirituali. Come informa una nota dell’arcidiocesi di Barcellona, i ragazzi saranno ospitati presso case, scuole e parrocchie predisposte. Sabato 13, poi, alle 10 di mattina, si celebrerà una grande Messa, insieme ad altre migliaia di giovani provenienti da tutte le diocesi catalane. Le prime stime parlano di circa 30mila presenze. Domenica 14, invece, saranno due le principali celebrazioni che si terranno nella Cattedrale della Sagrada Familia: la prima avrà luogo alle 10 di mattina, mentre la seconda alle ore 18. Parallelamente, si terranno concerti ed incontri di preghiera in varie parti della città. “L’obiettivo di queste giornate – si legge nella nota – è quello che giovani di Barcellona condividano la loro fede e la loro cultura con i giovani cristiani di tutto il mondo”. D’altra parte, “lo scopo principale della Gmg di Madrid è quello di far sentire i giovani come pellegrini nella fede, di diventare un punto di raccolta per tutti loro, in modo da aiutarli a riscoprire la centralità della Parola di Dio e dei Sacramenti nella vita quotidiana, per renderli veri testimoni di Cristo”. Una considerazione che si richiama, naturalmente, al motto scelto per questa 36.ma Gmg, ovvero “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, tratto dagli scritti di San Paolo Apostolo. (I.P.)

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    La Sierra Leone ricorda padre Balthazar Barreira, primo missionario dell’Africa occidentale

    ◊   Il 25 luglio 1605, festa di San Giacomo apostolo, sbarcava a Pogamo, nelle terre della Sierra Leone, il primo missionario dell’Africa Occidentale, l’iniziatore delle missioni in quell’angolo del pianeta africano: padre Balthazar Barreira. Un gesuita – sottolinea l’Agenzia Fides - che ha fortemente segnato la storia e ha indubbiamente determinato il corso degli eventi. Senza la presenza di padre Barreira, la storia della Sierra Leone sarebbe stata certamente diversa. Barreira giunge dal Portogallo nel 1604, dopo un’esperienza nel Regno del Congo. Ha un mandato reale e il preposito generale della Compagnia di Gesù lo assegna all’arcipelago di Capo Verde. Con lui, il responsabile, ci sono altri tre compagni con l’incarico di organizzare un collegio e di prendersi cura degli abitanti di quelle terre. Quando uno del gruppo viene meno, padre Barreira decide di effettuare un’esplorazione della costa e ne visita gli insediamenti, giungendo infine nella Sierra Leone dove si ferma per tre anni. In queste terre - descritte fin dall’antichità dagli esploratori Fenici - trova gli eredi dei conquistatori Mani (un popolo guerriero, proveniente dall’Impero del Mali), che lo accolgono con entusiasmo e si rendono particolarmente disponibili a seguirlo nella religione cristiana. In brevissimo tempo, diversi re, famigliari e autorità di queste comunità, sottomesse nella forma del vassallaggio a un imperatore situato a Capo del Monte, si fanno battezzare. Così, per questi popoli della costa dell’oceano Atlantico, inizia un’epoca di vita felice e di influenza cristiana particolarmente intensa. Questa nuova forma di vita, condiziona e modifica - in vario modo - tanti aspetti della vita sociale e della cultura di quelle popolazioni e immette il seme indelebile del cristianesimo. Padre Barreira, con le sue relazioni annualmente inviate ai superiori, racconta e diffonde le voci della meravigliosa trasformazione di quei regni africani in comunità cristiane, aperte e dinamiche. Queste relazioni vengono pubblicate e tradotte anche in francese, sì da raggiungere ogni angolo della terra. Nell’anniversario del suo arrivo – sottolinea Fides - la Chiesa della Sierra Leone è particolarmente grata a questo suo “patriarca missionario” e lo ricorda con particolare affetto. Tanti segni di vita e di storia d’oggi hanno in padre Barreira una connessione o una giustificazione, non ultima la scuola.

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    Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo in Messico

    ◊   Il Vaticano avrà il pieno sostegno delle autorità del Messico per la realizzazione del VII Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo che si terrà dal 23 al 27 aprile 2012, ha assicurato l'ambasciatore del Messico presso la Santa Sede, Hector Federico Ling Altamirano. In una dichiarazione all’agenzia Notimex, ripresa da Fides, l'ambasciatore ha comunicato che il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha scelto la città di Cancun, nel Messico sudorientale, per questo incontro, e ha definito "eccellente notizia" questo annuncio del Congresso che vedrà la presenza di religiosi e laici impegnati nella pastorale del turismo in tutto il mondo cattolico. "E’ senza dubbio un evento di rilievo, in cui si riconosce l'importanza del Messico in questo campo, e più in particolare nel cosiddetto turismo religioso" ha detto ancora l’ambasciatore, insistendo sul fatto che gli organizzatori (la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Messicana e la Prelatura di Quintana Roo-Chetumal) potranno contare non solo sull'appoggio ma "sull'ampia simpatia" del governo. La Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico è il Santuario più visitato al mondo. Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo (Omt), il Messico è il decimo Paese al mondo per accoglienza dei turisti e il primo in America Latina. "Solo nel 2010 sono stati accolti nei vari luoghi 22 milioni di turisti, quattro milioni e mezzo in più rispetto al 2009. Questo rappresenta in valuta estera circa 12 miliardi di dollari, oltre il cinque per cento dell'anno precedente" ha concluso l’ambasciatore.

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    L’Opera Romana Pellegrinaggi presenta “Omnia Vatican & Rome”

    ◊   È stata presentata ieri a Roma “Omnia Vatican & Rome”, un progetto dell’Opera Romana Pellegrinaggi (Orp) e Roma Capitale con la collaborazione tecnica di Zetema Progetto Cultura e Atac. Si tratta di uno strumento – riferisce il Sir - offerto ai visitatori per consentire loro di avvicinare i tesori artistici, storici, spirituali di Roma usufruendo di una rete logistica di servizi, accessi privilegiati, informazioni, itinerari, ausili multimediali di ultima generazione che concorrono a definire la qualità della proposta culturale e religiosa che Roma offre a tutti i suoi visitatori. L’idea, spiegano gli organizzatori, è quella di colmare “il gap che divideva Roma dalle altre capitali europee dove da tempo esistono offerte integrate di promozione turistica e lo fa partendo dalle radici storiche e religiose che ne fanno un unicum nel mondo”. Omnia Vatican & Rome è un portafoglio di servizi pensato e ideato per permettere al visitatore, turista e pellegrino, di usufruire in 3 giorni delle migliori proposte e delle facilitazioni che sono state pensate per consentire la più completa fruizione dell'esperienza di Roma, città unica per storia e dimensione spirituale: “Duemila anni di storia in tre giornate di esperienze da vivere in totale libertà ma con l’assistenza costante dell’Orp”. Quattro itinerari nel cuore di Roma illustrati mediante audio guide in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Info: www.orpnet.it.

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    Fuci: dal 31 luglio al 6 agosto la settimana teologica di Camaldoli

    ◊   Un corso di esercizi spirituali per universitari (25-30 luglio) e la consueta Settimana teologica di Camaldoli (31 luglio-6 agosto). Sono le proposte per l’estate della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana). La Settimana teologica, che quest’anno avrà per tema “‘Mettimi come sigillo sul tuo cuore’ (Ct 8,6). La cura dei legami nell’epoca delle passioni tristi”, è un appuntamento storico per la Federazione, inaugurato nel 1933 dall’allora assistente ecclesiastico nazionale, Giovanni Battista Montini. L’Agenzia Sir afferma che sono attesi circa 100 studenti universitari provenienti da tutta Italia: verranno guidati nelle giornate camaldolesi dal biblista don Gianantonio Borgonovo e dai coniugi Claudio e Laura Gentili, fondatori del centro di consulenza familiare Centro Betania. “Riteniamo fondamentale – affermano i presidenti nazionali, Francesca Simeoni e Alberto Ratti – una riflessione seria e accurata su una delle caratteristiche costitutive dell’essere umano, quella d’intessere relazioni, e pensiamo che il riferimento al Cantico dei Cantici, quale testo biblico che mette al centro la relazione tra l’uomo e la donna e, di riflesso, tra l’uomo e Dio, costituisca un punto di riferimento prezioso e privilegiato”. Il corso di esercizi spirituali per universitari, invece, sarà sul tema “‘Voi cercate Gesù Nazareno’ (Mc 16,6). Cercare Gesù nel Vangelo di Marco” e le meditazioni saranno guidate dal monaco camaldolese Matteo Ferrari. Info: www.fuci.net.

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    24 Ore nel Mondo



    Nove morti in Iraq per un attentato nella città santa sciita di Kerbala

    ◊   In Iraq, ancora un attentato nella città santa sciita di Kerbala. L’esplosione di una bomba piazzata sotto un’auto della polizia ha provocato la morte di almeno nove pellegrini che stavano partecipando a una celebrazione religiosa. Si tratta del terzo attacco in città negli ultimi due giorni: ieri, sei persone hanno perso la vita in altri due episodi di violenza.

    Medio Oriente
    Nuovo raid aereo notturno israeliano sulla Striscia di Gaza. Un palestinese è rimasto ferito. Si tratta della quarta notte consecutiva di attacchi mirati a contrastare il lancio di razzi da parte di estremisti. Poco dopo l’operazione, due ordigni sono caduti sul territorio dello Stato ebraico senza tuttavia provocare vittime o danni.

    Libia: gli insorti avanzano. Manifestazioni in Siria: 30 morti
    Violate le difese dei fedelissimi di Gheddafi. Questo l’annuncio dei ribelli libici, che hanno confermato di essere penetrati ieri sera a Marsa el-Brega, strategico centro petrolifero del Golfo di Sirte. Previsto per oggi l’assalto finale alla città. Il servizio di Giada Aquilino:

    Prima una missione in avanscoperta, oggi l’assalto a Brega. Questa la strategia dei ribelli libici per l’importante centro portuale e petrolifero del nord, più volte passato di mano dall'inizio delle proteste anti-Gheddafi. Ieri sera, un gruppo di ribelli ha effettuato una ricognizione in città e prima della mezzanotte locale ha ripiegato, attestandosi a circa 4 chilometri dal centro. A frenare l’avanzata, al momento, sono i campi minati creati dai governativi a tutti gli ingressi cittadini che, secondo fonti ospedaliere, hanno provocato una decina di vittime e diversi feriti. Ieri, intanto, il Consiglio nazionale libico ha incassato il riconoscimento ufficiale, come unica autorità legittima di governo, da parte del Gruppo di contatto per la Libia che, riunitosi a Istanbul, ha anche ribadito come per Gheddafi non ci siano altre opzioni all'infuori di un’uscita di scena. Da parte sua, il leader libico ha subito respinto questa presa di posizione della comunità internazionale, incitando i propri sostenitori a ignorare quanto deciso dal Gruppo di contatto. Il vento della "primavera araba", intanto, continua a soffiare in Siria, a quattro mesi dalla prima protesta di piazza, in marzo a Deraa. Oggi, fonti umanitarie riferiscono di 300 arresti, dopo che ieri oltre un milione di persone è sceso in strada per protestare contro il presidente Bashar al Assad. Ancora una volta, le Forze dell'ordine hanno aperto il fuoco contro i manifestanti, uccidendo oltre 30 persone, la maggior parte a Damasco. Tale massacro ha spinto gli attivisti per la democrazia ad annullare la "Conferenza per la salvezza nazionale", programmata per oggi nella capitale. In corso, invece, a Istanbul la riunione di 300 oppositori siriani per decidere una road map sul futuro del Paese.

    Yemen-Egitto
    Quella di ieri è stata una nuova giornata di mobilitazione in Egitto contro il governo e la giunta militare al potere. In migliaia si sono radunati in Piazza Tharir, al Cairo, in quello che è stato definito “l’ultimo venerdì dell’avvertimento” per chiedere riforme e processi rapidi contro la passata leadership. Manifestazioni, sempre ieri, anche nello Yemen. Nella città di Taiz ci sono stati contri tra sostenitori e oppositori del governo, con la Guardia repubblicana che ha bombardato alcuni quartieri. Il bilancio è di almeno 17 vittime, tra cui tre militari, di decine di feriti.

    Algeria-terrorismo
    Almeno due morti e una decina di feriti in Algeria per un duplice attentato suicida, avvenuto stamattina contro una caserma della gendarmeria a Bordj-Menaiel, a circa 70 chilometri a est di Algeri. Media locali riferiscono che gli attentati sono avvenuti a distanza di una ventina di minuti l’uno dall’altro.

    Immigrazione-Italia
    Due sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Uno in Puglia, con 31 persone – tra afghani, pakistani e iracheni – bloccate la notte scorsa a Lecce, dopo aver raggiunto la terraferma con uno yacht. L’altro, in Calabria, ha riguardato 52 immigrati a bordo di una piccola imbarcazione, intercettata a largo di Riace e fatta approdare nel porto di Roccella Jonica. Provengono, per la maggior parte dall’Afghanistan e alcuni da Iran e Siria. Tra loro, anche 20 bambini, la metà dei quali sotto i due anni.

    Immigrazione-Africa
    Il perdurare dell’emergenza umanitaria in Libia alimenta il flusso incessante di profughi in cerca di sicurezza nei Paesi vicini. Nel campo di Shousha, a Ben Garden, lungo il confine, in territorio tunisino, particolarmente drammatica è la condizione degli esuli di nazionalità non libica: somali, eritrei, nigeriani immigrati per lavoro in Libia, che oggi scontano il paradosso di una legislazione iniqua. Claudia Di Lorenzi ne ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell'Area internazionale di Caritas Italia, in questi giorni visita nel campo:

    R. - I profughi di nazionalità libica sono persone che, generalmente per un accordo tra governi, possono liberamente muoversi in Tunisia. Non sono quindi bloccati nei campi, sono ospiti di amici, parenti, o hanno comunque i mezzi per sostenersi. Queste persone – si parla di circa un milione e mezzo – erano lavoratori immigrati in Libia e molte di esse sono scappate in Egitto o verso Sud o verso Ovest. Una volta arrivate qui in Tunisia, la maggior parte di loro è stata trattenuta in questi campi per l’identificazione e si cerca di capire dove possano andare. Quelli che arrivano, soprattutto dal Corno d’Africa, non potendo tornare nelle loro nazioni di origine per via dell’instabilità di questi posti, restano bloccati qui, in attesa che venga riconosciuto loro lo status di rifugiati e possano recarsi in una nazione disponibile ad accoglierli. Tutto questo processo, per alcuni di loro, sta durando mesi, e questo rende la loro vita molto dura, molto precaria, basti pensare al cibo o alle condizioni sanitarie.

    D. - Come aiutare concretamente queste persone?

    R. - Si sta cercando di fare pressione, perché tutto il procedimento burocratico possa essere velocizzato. La seconda linea su cui si potrebbe muovere tutta la comunità internazionale è rendere accessibili i propri territori a questo gruppo di persone. L’Italia, da sola, potrebbe accogliere queste tre mila persone. Figuriamoci se consideriamo l’Europa o l’Occidente. Si tratta di persone che hanno degli studi alle spalle, una grandissima competenza professionale, molti di loro, in Libia, lavoravano nelle aziende, erano professionisti, per cui potrebbero addirittura essere una risorsa per l’Occidente.

    D. - Rispetto agli aiuti umanitari, qual è il contributo della Caritas?

    R. - La Caritas offre un sostegno per fornire i medicinali, ma anche un apporto psicologico. Si fanno dei corsi d’inglese, di francese, alcuni anche d’italiano.

    D. - Cosa raccontano i profughi delle condizioni di vita che ci sono ora, in Libia?

    R. - La maggior parte di loro è scappata dopo l’inizio dei primi bombardamenti, perché ha preso luogo una situazione di grandissima anarchia: tutti sono armati, c’è il rischio di essere in ogni momento assaltati, derubati o anche uccisi.

    D. - Quali alternative hanno al rientro in Libia?

    R. - Tornare in Libia e cercare di prendere un barcone verso l’Italia. Rischiare la vita per sperare, un domani, di vivere. Oppure aspettare, qui, di essere accolti, un domani, in Ghana, negli Stati Uniti, oppure rischiare la vita e attraversare tutta l’Africa per tornare in Somalia, dove c’è comunque la guerra, la siccità e la gente sta scappando. Stiamo veramente toccando il fondo dell’umanità. (vv)

    Usa-economia
    Ancora nessun accordo negli Stati Uniti sul tetto del debito. Democratici e repubblicani continuano a condividere la necessità di evitare la bancarotta, ma restano divisi sulle modalità da seguire. E il presidente Obama ieri è tornato a rilanciare un appello per evitare il default. Elena Molinari:

    Il presidente Usa vuole che nelle prossime 24 ore i leader della destra gli presentino un piano per l’innalzamento del limite del debito e la riduzione del deficit. Siamo allo scadere del tempo, ha detto Obama, poi ha assicurato di essere pronto ad accettare compromessi. Ma su un punto è rimasto fermo: il piano finora presentato da repubblicani – a suo dire – non è serio, perché non prevede una tassazione adeguata per i più abbienti. L’incertezza politica e il rischio di un default, intanto, stanno alimentando tensioni sui mercati. "Moody’s" e "S&P" hanno già entrambe considerato un abbassamento del rating del debito Usa, che ne farebbe un investimento a rischio. Proprio per questo Obama, ieri, ha tentato di rassicurare i detentori dei buoni del tesoro americani, il bilancio degli Stati Uniti non è drammatico e non richiede nulla di radicale per essere risolto – ha detto – non siamo certo la Grecia o il Portogallo.

    Cina-Usa
    La Cina ha formalmente protestato con gli Stati Uniti in merito alla decisione del presidente Obama di ricevere il Dalai Lama, la massima guida spirituale dei tibetani. Pechino ha chiesto di annullare l’incontro, in programma oggi, invitando a non interferire negli affari interni cinesi. In queste ore, la Casa Bianca ha spiegato in un comunicato che in questo modo Obama punta a “sottolineare il suo sostegno alla preservazione dell'unica identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e alla protezione dei diritti umani di tutti i tibetani''.

    India
    Si aggrava il bilancio delle vittime del triplice attentato di mercoledì scorso, avvenuto nella città indiana di Mumbai. Il decesso di un ferito, avvenuto a stamattina, ha portato a 19 il numero complessivo dei morti. Sul fronte delle indagini, ancora essuna rivendicazione è giunta agli inquirenti, che continuano a cercare indizi per risalire ai mandanti. Il tema del terrorismo, intanto, sarà al centro del vertice bilaterale India-Stati Uniti che si svolgerà a partire da martedì prossimo a New Delhi, dove lunedì 18 arriverà il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

    India-Afghanistan-Onu
    L’India sosterrà l’Afghanistan nella riconciliazione nazionale solo se si cercherà il dialogo con i talebani solo con quei gruppi che abbiano rinunciato alla violenza e riconosciuto la costituzione afghana. E’ il risultato dei colloqui di questi giorni a New Delhi tra leader indiani e rappresentanti dell'Alto consiglio per la pace in Afghanistan (Ahpc), creato dal governo di Kabul per favorire il processo di pace nel Paese. Proprio con questo obiettivo, ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rimosso i nomi di 14 talebani dalla "lista nera" dei ribelli afghani colpiti dalle sanzioni.

    Al Qaeda
    Sarebbe ancora in vita al confine tra Afghanistan e Pakistan, il leader di Al Qaeda, Kashmiri, considerato il possibile erede di Osama Bin Laden. Lo riferiscono media pakistani, che smentiscono una voce circolata oltre un mese fa secondo la quale l’uomo era morto in un raid di un aereo senza pilota nella zona tribale del Sud Waziristan. Per il momento, nessuna conferma da parte dei servizi segreti statunitensi e pakistani. Anche il suo gruppo aveva confermato il decesso del leader.

    Gb-intercettazioni
    Rupert Mardoch ha acquistato uno spazio pubblicitario sui giornali britannici di oggi per chiedere scusa ai lettori e ai cittadini per lo scandalo delle intercettazioni che ha travolto il News of the World. “Ci scusiamo per i gravi torti che sono stati fatti”, recita la frase firmata direttamente dal proprietario di News International. L'azienda ha annunciato che intende pubblicare un secondo annuncio nei prossimi due giorni, per indicare i passi che intende compiere per indagare sulla vicenda e impedire che simili episodi si ripetano in futuro.

    Clinton-Turchia
    Preoccupazione per la libertà di stampa in Turchia. Ad esprimerla è stato il segretario di Stato Usa, Clinton, che, nel suo secondo giorno di visita nel Paese ha invitato i cittadini e gli esperti legali a prestare attenzione. In un'intervista alla tv "Cnn Turk", la Clinton ha sottolineato che questo aspetto è “incoerente con tutti i progressi fatti dalla Turchia”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 197


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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.