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Sommario del 12/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • La preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio: la Chiesa sostenga i malati di Aids
  • Rinuncia e nomina
  • Partirà in Quaresima 2012 la “Missione Metropoli” per la Nuova Evangelizzazione
  • I vescovi tedeschi sui preparativi del viaggio del Papa in Germania: già 175 mila le prenotazioni
  • Messa in San Pietro presieduta da mons. Mamberti per l’inizio del semestre europeo di presidenza della Polonia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: ucciso il fratello del presidente Karzai. Militare italiano muore per una mina
  • Borsa italiana in ripresa. Gotti Tedeschi: dietro le speculazioni, una visione "drogata" dell'economia
  • Internet, dilagano i siti legati all'occulto e al satanismo. Intervista con don Aldo Buonaiuto
  • Il fenomeno-piaga del poker on line in Italia: migliaia di giocatori compulsivi, tre miliardi di euro bruciati nel 2010
  • Mensa per i poveri curata da mamme e figli di una scuola romana retta dai Lasalliani
  • Chiesa e Società

  • Sud Sudan. Mons. Kussala: serve un grande aiuto per creare un buon governo
  • Cina: autorità impongono a vescovi di partecipare a una ordinazione episcopale illegittima
  • Pakistan: approda all’Alta Corte di Multan il caso di Farah Hatim, la cattolica islamizzata a forza
  • Filippine: il dolore del presidente dei vescovi per lo scandalo delle lotterie
  • Due turisti americani rapiti nelle Filippine: torna l’incubo di Abu Sayyaf
  • Laos: allarme per la vita di due pastori protestanti ed alcuni loro fedeli incarcerati
  • Afghanistan: tasso di mortalità materna e infantile tra i più alti del mondo
  • Otto Paesi controllati dal Comitato Onu che combatte la discriminazione contro le donne
  • Colombia: Messaggio dell’episcopato sulle prossime elezioni locali
  • El Salvador: appello della Chiesa per fermare la violenza
  • Da ieri pellegrinaggio in Russia di una delegazione di vescovi umbri
  • Germania: la Chiesa sostiene nuove inchieste sugli abusi sessuali commessi nel passato
  • Polonia: nuovo progetto di legge contro ogni tipo di aborto
  • Lussemburgo: la Chiesa invita a riflettere sul progetto di legge sull’aborto
  • Camerun: il presidente Biya nomina mons. Watio membro del Consiglio elettorale
  • Brasile: “Fraternità e sanità pubblica” il tema della Campagna di Fraternità
  • Al via in Brasile il primo Seminario di comunicazione per i vescovi
  • India: la Chiesa Siro-malabarese indice uno speciale Anno missionario
  • Cina: Corsi di formazione estiva per sacerdoti, religiosi e laici nella diocesi di Liao Ning
  • A Betlemme in bicicletta per portare dall'Irlanda aiuti alla Casa per l'infanzia della Sacra Famiglia
  • Sms di solidarietà per "L'Ospedale della pace" di Chirundu in Zambia
  • Scomparso l’ex responsabile del programma bulgaro della Radio Vaticana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dura reazione di Francia e Usa all’assalto delle ambasciate ieri a Damasco
  • Il Papa e la Santa Sede



    La preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio: la Chiesa sostenga i malati di Aids

    ◊   Benedetto XVI invita i fedeli a pregare per il mese di luglio affinché "i cristiani contribuiscano ad alleviare, specialmente nei Paesi più poveri, la sofferenza materiale e spirituale degli ammalati di Aids": è questa l’intenzione generale affidata per questo mese dal Papa all’Apostolato della preghiera. La questione dell’Hiv ha un aspetto paradossale: dal punto di vista dei fatti, la Chiesa, attraverso le sue strutture, si prende cura del 25% dei malati di Aids in tutto il mondo. In alcune zone africane la percentuale arriva anche al 100%. Ma sul fronte mediatico, la comunità cattolica riceve spesso molte accuse, nonostante la Chiesa in questo campo – ha ricordato con decisione Benedetto XVI – faccia "più di tutti gli altri". Federico Piana ne ha parlato con padre Giuseppe Bellucci, responsabile dell’Ufficio stampa della Compagnia di Gesù a Roma ed esperto dell'argomento:

    R. – Sappiamo tutti molto bene quanto sia grave il flagello dell’Aids un po’ in tutto il mondo. Se per esempio diamo uno sguardo alle statistiche, ci accorgiamo che il fenomeno è veramente impressionante: ci sono delle stime delle Nazioni Unite che risalgono al 2007 ma parlano di 33 milioni di sieropositivi. Diciamo che nel frattempo, dal 2007 ad oggi, la situazione mondiale è peggiorata. Il primo continente ad essere colpito è l’Africa, dove si parla di 25-28 milioni di sieropositivi. C’è ancora il messaggio al popolo di Dio dei vescovi africani alla conclusione del Sinodo, che è anche molto chiaro su questo tema e dice: “La Chiesa non è seconda a nessuno nella lotta contro l’Aids e nella cura delle persone infette o contagiate da esso”. Se guardiamo in particolare all’Africa la Chiesa è una delle prime organizzazioni che si è presa cura dei malati di Aids. Grazie anche all’aiuto dei Paesi ricchi, le Chiese locali hanno potuto dare l’avvio a una serie di attività di assistenza umana e cristiana ai malati. E’ chiaro che l’assistenza non basta. C’è bisogno soprattutto di prevenzione, di educare al rispetto per il valore sacro della vita e a una corretto approccio della sessualità. Questo certamente è un compito molto grande di tutte le Chiese locali, a ogni livello, da quello parrocchiale fino a quello diocesano.

    D. – Inoltre, padre Bellucci, bisogna dire che la sofferenza di questi malati è, sì, fisica ma molto spesso anche spirituale…

    R. – A questo proposito, vorrei sottolineare un aspetto molto importante. I Gesuiti hanno fondato nel 2002 un’associazione, l’Ajan, e il padre Michael Czerny – che è stato all’inizio il fondatore e fino a due anni fa ne è stato anche il direttore – sottolinea con molta precisione che l’Aids non è solo una forma di infezione o una malattia, ma per la Chiesa è soprattutto un problema culturale, personale, familiare, sociale e spirituale. Ciò che la Chiesa riesce a fare – e come cristiani dobbiamo essere fieri di poter fare questo – è trattare i malati nella loro integralità e non semplicemente come malati: per esempio, un sieropositivo può rivolgersi alla Chiesa per ricevere tutta una gamma di cure e di sostegno che si possono riassumere nell’essere accettati come persone e incoraggiati a continuare a vivere una vita per quanto è possibile piena, lunga, senza permettere che l’Aids sia una sentenza di morte.

    D. – Padre Bellucci, perché è importante in questo mese di luglio pregare come ha chiesto il Papa all’apostolato della preghiera? Perché la preghiera è importante in questo caso?

    R. - La Chiesa crede nell’aiuto del Signore, per qualunque iniziativa. Soprattutto quando si tratta di problemi gravi, noi sappiamo che non possiamo risolverli soltanto con le forze umane. Credo che la prospettiva di fede sia una dimensione fondamentale in tutti i campi. (bf)

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    Rinuncia e nomina

    ◊   Nel Granducato del Lussemburgo, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Luxembourg, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Fernand Franck. Al suo posto, il Papa ha nominato padre Jean-Claude Hollerich, gesuita, finora vicerettore della Sophia University di Tokyo. Il nuovo presule ha 52 anni. Ha cominciato la sua formazione al sacerdozio diocesano a Roma con gli studi alla Pontificia Università Gregoriana. Entrato nella Compagnia di Gesù, ha seguito la formazione del suo Ordine nella Provincia del Belgio meridionale e del Lussemburgo. Dopo il noviziato a Namur e due anni di tirocinio pastorale a Lussemburgo, è partito per il Giappone dove ha fatto gli studi di lingua e cultura giapponese e ha ripreso lo studio della teologia alla Sophia University di Tokyo. Ha terminato la teologia a Francoforte (Germania) con la licenza. Ordinato sacerdote, ha proseguito ancora gli studi di lingua e letteratura tedesca con la Licenza alla Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera, terminati con la licenza. Ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di docente, responsabile della pastorale vocazionale, cappellano alla Sophia University di Tokyo, dove dal 2008 è rettore della comunità dei Gesuiti e vicerettore della medesima Università per gli Affari Generali e Studenteschi. E’ stato anche delegato della Conferenza episcopale giapponese per la preparazione e la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia nel 2005.


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    Partirà in Quaresima 2012 la “Missione Metropoli” per la Nuova Evangelizzazione

    ◊   Si chiamerà “Missione Metropoli” la nuova iniziativa pastorale per la nuova evangelizzazione che coinvolgerà contemporaneamente nella Quaresima del 2012, alcune delle maggiori città europee. E’ quanto è emerso dalla riunione promossa dal presidente del Pontifico Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione mons. Rino Fisichella, che ha convocato ieri in Vaticano, nella sede del nuovo dicastero, cardinali e vescovi di Barcellona, Esztergom-Budapest, Mechelen-Bruxelles, Dublino,Colonia, Lisbona, Liverpool, Parigi, Torino, Varsavia e Vienna. Al microfono di Roberto Piermarini mons. Fisichella spiega qual è stato il motivo della riunione.

    R. – Il motivo è molto semplice: è una delle iniziative che il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione pone in essere nei prossimi mesi. L’abbiamo chiamata “Missione metropoli”, perché sono stati con noi diversi cardinali e vescovi di città europee - per il momento solo grandi città europee – per concordare insieme, in che modo dare una risposta alla nuova evangelizzazione, nella situazione di crisi in cui si trova l’Europa. Non dimentichiamo che ci sono stati due Sinodi riguardanti l’Europa - uno nel ’91 e uno nel ’99 - e non dimentichiamo che nel 2003 il Beato Giovanni Paolo II ha scritto “Ecclesia in Europa”, e questo si pone sulla stessa scia, sulla stessa onda.

    D. – Eccellenza, che cosa è emerso da questo incontro?

    R. – E’ molto interessante, perché l’iniziativa si articolerà due momenti: impegni nella pastorale ordinaria, soprattutto impegni dedicati alla formazione, e, dall’altra parte, nella Quaresima del 2012, ci saranno in dodici grandi città in Europa che, contemporaneamente, svilupperanno le stesse iniziative. Credo che questa sia l’originalità: un segno che sia comune e che sia contemporaneo. In una parola: è una prima risposta a quanto il Papa chiedeva proprio alla nostra prima riunione della Plenaria, e cioè superare la frammentarietà e dare segni di unità.

    D. – Quale contributo ha dato questo incontro, in vista anche del prossimo Sinodo del 2012, proprio sul tema della nuova evangelizzazione?

    R. – E’ emersa evidentemente questa preoccupazione del prossimo Sinodo. Questa iniziativa di “Missione metropoli” vorrà essere un segno concreto che grandi città, grandi diocesi d’Europa porranno al Sinodo dei vescovi come un progetto già comune che potrà essere anche condiviso.(ap)

    Una delle città europee coinvolte dalla "Missione Metropoli" sarà Liverpool. Il suo arcivescovo, mons. Patrick Kelly, e ha parlato con Philippa Hitchen, collega della redazione inglese della nostra emittente:

    R. - As far as I could tell…
    Per quello che posso dire, Liverpool è di gran lunga la città più piccola in termini di cattolici. Per esempio, se facciamo un paragone il numero di cattolici a Lisbona, Barcellona, Parigi o Dublino, siamo davvero molto piccoli e certamente la realtà di un persistente declino demografico continua a essere un grande fattore con il quale dobbiamo convivere. C’è poi un’altra cosa, di cui spesso non siamo consapevoli: io ritengo che la crisi economica debba essere parte del contesto di tutto quello che oggi noi facciamo come Chiesa. Ed è una cosa che colpisce Liverpool in maniera molto forte, specialmente se accettiamo onestamente che parte dell’origine della crisi economica risieda nelle mutate relazioni tra alcune città in Europa e il resto del mondo. Nel 2008, quando è incominciata la crisi economica, un vescovo africano che si trovava a Liverpool disse: “Quello che sta accadendo è la fine della tratta degli schiavi; tutte le ricchezze che sono venute in Europa occidentale, in particolare, ma non solo, dall’Africa e dal Sudamerica, sono finite. Ora, dobbiamo pensare noi stessi in modo completamente differente”.

    D. – Quindi avete esaminato nel dettaglio aspetti economici, politico-sociali e il ruolo che la Chiesa riveste in tutto questo...

    R. – It was a very broad discussion ...
    E’ stata una discussione molto ampia, differente a seconda del luogo, perché, ripeto, credo che nessuna città sia colpita così pesantemente come Liverpool. Ho portato un esempio demografico: c’è stato un tempo in cui il territorio tra la stazione centrale e il fiume rappresentava nemmeno la metà del territorio cittadino; in quell’epoca, c’erano quasi un milione di persone. Oggi, l’intera città è composta da 450 mila persone. Penso sia radicato nel modello di Chiesa tracciato da San Paolo, in quanto “Corpo di Cristo”, affermare che i membri più deboli sono indispensabili. Credo che queste siano tra le righe più preziose nel Nuovo Testamento. In altre parole, il segno che la che Chiesa dà non è un segno che tiene conto soltanto di coloro che sono molto forti nella loro fede e nelle loro convinzioni, ma parte di questo segno è la nostra famiglia e comprende quelle persone che tirano avanti tra grandi stenti. (ap)

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    I vescovi tedeschi sui preparativi del viaggio del Papa in Germania: già 175 mila le prenotazioni

    ◊   Ci sono già 175 mila prenotazioni per le celebrazioni che scandiranno il viaggio che Benedetto XVI compirà in Germania dal 22 al 25 settembre prossimi. Ieri pomeriggio, a Berlino, la Conferenza episcopale tedesca ha fatto il punto sullo stato dei preparativi della visita apostolica. Roberta Barbi:

    “Dove è Dio c’è il futuro”: sono queste le parole che stanno guidando la Conferenza episcopale tedesca, principale responsabile dell’organizzazione della visita del Santo Padre in Germania del prossimo settembre. Sono già 175 mila le adesioni ricevute per le cinque solenni Messe previste nel corso dei quattro giorni di viaggio di Benedetto XVI nella sua terra natale, dove si recherà per la terza volta da Papa, dopo la visita a Colonia nel 2005 per la Gmg e quella in Baviera l’anno successivo. Il viaggio, stavolta, toccherà la capitale Berlino, Erfurt, nell’ex Repubblica democratica tedesca, Eichsfeld, enclave cattolica nella Turingia protestante, e Friburgo, l’arcidiocesi del presidente dei vescovi tedeschi, mons. Robert Zollitsch. Il viaggio costerà tra i 25 e i 30 milioni di euro, sostenuti dalla Chiesa tedesca, mentre la sicurezza sarà affidata al governo di Berlino.

    Proprio il primo giorno nella capitale costituirà la parte più istituzionale del viaggio: gli incontri previsti con le più alte cariche dello Stato e il discorso davanti al parlamento. Per la Messa solenne all’aperto, nello stadio Olimpico, ci sono già 55 mila prenotazioni: 12 mila sono soltanto i fedeli provenienti dalle vicine Austria e Polonia, ha precisato il coordinatore dell’arcidiocesi di Berlino, Roland Rother.A Erfurt sono confermati gli incontri con esponenti della Chiesa evangelica e luterana e la Messa all’aperto, il 24, nella piazza del Duomo, cui potranno partecipare, per ragioni di sicurezza, le prime 30 mila persone che si sono prenotate: gli altri 12 mila, ha spiegato il vicario generale Raimund Beck, sono state invitati a prendere parte alla preghiera del 23. Il sagrato del Duomo di Erfurt è un luogo fortemente simbolico: la comunità della cittadina – fino a 20 anni fa parte integrante della Germania Est – ha una forte voglia di riscatto e di dimostrare la propria vicinanza al Papa, per non essere più la “Chiesa della diaspora”. Il viaggio si concluderà il 25 a Friburgo con un discorso conclusivo nella Sala concerti della città: nell’arcidiocesi, secondo il coordinatore Pietro Birkhofer, si attendono 100 mila presenze alla Messa e 20 mila alla Veglia di preghiera per i giovani.

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    Messa in San Pietro presieduta da mons. Mamberti per l’inizio del semestre europeo di presidenza della Polonia

    ◊   “L’odierna celebrazione segue la festa di San Benedetto, che è padre della nostra Europa di oggi” e che, proprio per questo, il Papa Paolo VI lo ha dichiarato patrono d’Europa con la lettera apostolica Pacis nuntius del 24 ottobre 1964, definendolo ‘Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà’. E’ quanto ha detto mons. Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati, durante la Santa Messa celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana in occasione dell’inizio del semestre di presidenza polacca all’Unione Europea. “Come l’Europa di Benedetto – ha detto mons. Mamberti - la nostra vive cambiamenti epocali, a differenza della sua, l’attuale contesto europeo possiede tuttavia delle solide radici alle quali attingere e a cui è doveroso guardare”.

    Anche gli uomini di oggi accecati dal progresso e dal benessere – ha aggiunto – “volgono spesso il loro sguardo solo verso la terra, assumendo lo stile di vita in funzione delle sole realtà di questo mondo, senza curarsi di Dio e della sua volontà, dimenticando Dio o almeno vivendo come se non esistesse”. “Quando l’uomo crede di potersi realizzare con le sue sole forze, comincia a nutrirsi di illusioni, a idolatrare le realtà terrene, che, alla fine, lo lasciano deluso”. “Per questo – ha osservato il segretario per i rapporti con gli Stati – il Signore ci richiama alla verità”. “Per metterci sulla giusta strada, per farci progredire nella vera libertà e nella gioia”. “Guardando alla storia d’Europa – ha concluso – costatiamo quante grazie abbiamo ricevuto e quanti mezzi di salvezza, quanti doni continuiamo a ricevere – quanti segni dell’amore di Dio per noi, per i nostri Paesi, per il nostro continente”. (A.L.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Missione metropoli: in prima pagina, l'arcivescovo Rino Fisichella sulla nuova evangelizzazione in Europa.

    Il disastro più grave: in rilievo, nell'informazione internazionale, la denuncia dell'Alto Commissario dell'Onu per i Rfugiati riguardo alla condizione dei profughi somali.

    In cultura, un articolo di Enrico dal Covolo dal titolo "Domande e risposte che non si chiudono mai": dalla lettura del libro-intervista di Benedetto XVI e della sua riflessione su Gesù di Nazareth emerge chiara la strada verso un nuovo umanesimo.

    I Padri della Chiesa valgono Omero e Virgilio: in anteprima, l'intervista di Alberto Bobbio (che apparirà sul prossimo numero di "Famiglia Cristiana") a Manlio Simonetti, grande studioso di Storia del cristianesimo, recentemente insignito del Premio Ratzinger.

    Sangue e morte nell'ultima battaglia del mago: Gaetano Vallini recensisce il film che chiude la saga cinematografica di Harry Potter nata dai romanzi di Joanne K. Rowling; con un articolo di Antonio Carriero su messaggi e valori positivi di un prodotto editoriale e cinematografico con cifre da capogiro.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Mameli si dà al jazz": per l'edizione 2011 del tradizionale festival musicale estivo a Perugia sale sul palco anche l'Unità d'Italia.

    Nelle scuole delle icone: Rossella Fabiani su una mostra, a Roma, che presenta una selezione di opere provenienti dai monasteri medievali serbi.

    Appuntamento con le sorprese dello Spirito: nell'informazione religiosa, Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, sull'incontro tra le religioni ad Assisi il prossimo 27 ottobre.

    Nell'informazione vaticana, la messa celebrata dall'arcivescovo Dominique Mamberti per l'inizio del semestre polacco dell'Unione europea.

    Giustizia e pace fondamento di ogni civiltà: l'omelia del cardinale Angelo Sodano durante la messa per il ventennale dell'indipendenza della Repubblica di Slovenia.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: ucciso il fratello del presidente Karzai. Militare italiano muore per una mina

    ◊   Due gravi episodi oggi in Afghanistan. Un militare italiano ha perso la vita a causa dell'esplosione di una mina sistemata sulla strada dove stava passando il suo contingente. Il fatto è avvenuto nel distretto occidentale di Bakwa. Profondo cordoglio è stato espresso da tutte le autorità per la morte del 40.mo militare in Afghanistan dall'inizio della missione Isaf nel 2004. A Kandahar, invece, in un attentato è stato ucciso il fratello del presidente Karzai, Ahmad Wali. L'episodio è stato rivendicato dai talebani. Una giornata, quella odierna, che probabilmente dimostra in maniera definitiva come sia sempre più difficile il dialogo con i ribelli. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

    R. – In realtà, il dialogo è forse difficile, ma molti lo considerano sempre più necessario. Sono, però, due situazioni diverse. Il nuovo lutto che colpisce l’Italia dimostra l’escalation dell’insicurezza anche nell’ovest del Paese, che fino a qualche anno fa era una zona molto più tranquilla. Purtroppo, contro questi attacchi improvvisati, contro queste bombe ai lati della strada, c’è veramente pochissimo da fare, se si vuole continuare a controllare il territorio, ed è un prezzo che il nostro contingente sta pagando in modo sempre più elevato. Diverso è il discorso del fratello di Karzai: lì si è colpito in modo molto alto e soprattutto hanno colpito una delle persone più compromesse legate all’entourage del presidente. Il fratello di Karzai era, come dire, una sorta di "ras" di Kandahar, la città talebana per eccellenza. Quindi, era un nemico dichiarato dei talebani, ma era anche un personaggio fortemente compromesso con il grande traffico di droga che muove miliardi di dollari in questo Paese e che condiziona pesantemente la ricostruzione e la pacificazione del Paese.

    D. – In che modo è possibile rendere più efficace la presenza internazionale in territori come quello afghano?

    R. – Tutti gli errori che potevano essere fatti sono stati fatti nei primi anni, quando noi eravamo distratti dall’Iraq e avevamo quindi compromesso la riuscita delle azioni di sicurezza in Afghanistan fra il 2002 e il 2006-2007. Dopo, è stata una corsa e una salita sempre più ripida. Questi colpi sono anche il riflesso del fatto che la strategia Nato in qualche modo funziona e costringe i talebani sulla difensiva nel sudest del Paese, spingendoli verso ovest. Il nostro contingente fa bene il suo mestiere: controlla il territorio, controlla le strade, non solo contro i talebani, ma anche contro i grandi trafficanti di droga, e dunque dà fastidio. Se noi lavorassimo male, se noi stessimo rinchiusi nelle nostre caserme, avremmo meno morti.

    D. – Invece, per quanto riguarda l’attentato al fratello di Karzai, vuol dire che l’entourage del presidente è forse in questo momento l’interlocutore meno credibile?

    R. – Di certo, Karzai vede con grande sospetto ogni trattativa con i talebani che non passi dalla presidenza della Repubblica, perché teme di essere la pedina sacrificabile. Karzai, come presidente, ha sostanzialmente fallito e il suo governo, tranne qualche eccezione, non è milgiore: c’è una grande insoddisfazione sia da parte degli afghani, che della comunità internazionale. Ma certo questo non rappresenta in nessun modo una motivazione che induca all’omicidio del fratello del presidente, per quanto compromesso.(ap)

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    Borsa italiana in ripresa. Gotti Tedeschi: dietro le speculazioni, una visione "drogata" dell'economia

    ◊   Nelle ultime ore il mercato borsistico italiano è in ripresa dopo la forte apertura negativa di stamani (- 4%) ed il crollo di ieri, dovuto ad attacchi speculativi sulla moneta unica europea e sui titoli di Stato italiani. Il Tesoro italiano, intanto, ha emesso oggi oltre 6 miliardi di euro di Bot a 12 mesi con un rendimento del 3,67% rispetto al 3,1% atteso. “Rumors” tra le sale operative delle borse europee parlano inoltre di acquisti di titoli di Stato italiani da parte della Bce. Il cambio euro/dollaro resta al di sopra del minimo degli ultimi quattro mesi, toccato ieri con 1,38 contro il dollaro. Intanto, inizia oggi nel parlamento italiano l’iter della manovra finanziaria, che potrebbe essere approvata entro domenica grazie a un possibile accordo tra maggioranza ed opposizione. Luca Collodi ha chiesto all’economista Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto Opere di Religione (Ior), quali sono le cause di questa nuova crisi economica che investe l’Italia e l’Europa:

    R. – Dico che questa crisi è veramente il più grande frutto della scarsa visione carsa del senso della vita che negli ultimi tempi hanno avuto i grandi “decisori” delle sorti dell’umanità. Se posso esordire con una battuta paradossale, veramente l’origine di questa crisi è nel fatto che i grandi governanti non hanno più fatto gli "esercizi spirituali", e quindi hanno completamente perso quel senso della realtà, il senso del bene comune, il senso di che cos’è un leader… Cosa sta succedendo, adesso? Grandi incertezze, e l’incertezza ha un valore di mercato. E’ paradossale: tutto quello che è incerto – la volatilità, l’incertezza – attrae la cosiddetta speculazione, diventando un’attrattività per il mercato stesso. Che cos’ha provocato questa crisi, oltre i fatti che generano questa volatilità e questa incertezza? Primo: l’esigenza di risolvere i problemi attraverso delle bolle speculative. Secondo: la grande necessità, per le banche, di fare reddito quando oggi la banca commerciale, la banca tradizionale, difficilmente riesce a farlo. E ultimo fatto, i tassi: i famosi “tassi zero”. I "tassi zero" permettono, stimolano, addirittura, la speculazione. Questo provoca dei disagi, i cosiddetti “rischi-Paese”: la speculazione incide addirittura sugli equilibri sociopolitici di una nazione, sulla sua stabilità.

    D. – Possiamo dire che questa crisi ha una responsabilità politica, più che economica?

    R. – La crisi nasce, anche, come responsabilità politica. E’ stata la politica, soprattutto quella americana, che ha stimolato la crescita del debito negli Stati Uniti, per finanziare una crescita del pil a debito delle famiglie americane fino all’eccesso dei “sub-prime”, per assorbire esigenze di crescita che altrimenti avrebbero posto – anche politicamente – gli Stati Uniti in una posizione di minoranza. Sono gli Stati Uniti che hanno creato questo sistema di crescita del debito drammatico e insostenibile: per tenere in piedi un pil che non cresceva. E la mia tesi è che in origine questo pil non cresceva perché l’Occidente – Stati Uniti ed Europa – hanno smesso di far figli, e quindi questa crescita-debito drogata, consumistica, è stata creata proprio per compensare la mancanza di vera crescita economica.

    D. – Questa crisi, secondo lei, impone un ripensamento dell’uso dell’euro almeno in alcuni Paesi più deboli dell’Europa?

    R. – Se l’Europa avesse un governo centrale che si sentisse responsabile nel senso economico di tutta l’Europa, probabilmente oggi potrebbe decidere adeguatamente – pianificandone tutte le sue conseguenze e gestendole – una svalutazione dell’euro per rendere l’Europa in questo momento competitiva.

    D. – Questa crisi è figlia anche di quella mancanza di radici cristiane che in Europa tanti chiedono?

    R. – La cultura cattolica dice che quando le cose vanno male, quando si è in crisi, non si deve dare la colpa agli strumenti: si deve dare la colpa a chi quegli strumenti li usa, quindi agli uomini. E di fatto, non sono tanto gli strumenti da rinnovare, quanto gli uomini che hanno bisogno di essere rinnovati. Gli strumenti sono strumenti, e sono buoni: usati bene o usati male, in funzione di come l’uomo li usa e del senso che l’uomo dà all’uso di questi strumenti. L’economia è uno dei tanti strumenti; la finanza è uno dei tanti strumenti. Di per sé, non è né buona né cattiva: è come la si usa. Il grande male di questi ultimi 20 anni di nichilismo è che si è fuorviato l'uso degli strumenti, con un effetto molto grave: gli strumenti hanno assunto autonomia morale, cioè sono diventati fine, anziché essere un mezzo. (gf)

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    Internet, dilagano i siti legati all'occulto e al satanismo. Intervista con don Aldo Buonaiuto

    ◊   Internet offre sempre maggiori opportunità di informarsi, stabilire relazioni e apprendere. Ma presenta anche numerose insidie. In particolare, sulla rete si stanno diffondendo, sempre più rapidamente, siti legati al mondo dell’occulto e del satanismo. Proliferano spazi web dedicati al maligno e sui social network sono in aumento gruppi di discussione a sfondo demoniaco. Su questo preoccupante fenomeno, che colpisce soprattutto i giovani e anche i minori, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, don Aldo Buonaiuto, responsabile del Servizio anti-sette della “Comunità Papa Giovanni XXIII”, fondata da don Oreste Benzi:

    R. - I siti del mondo dell’occulto prolificano sempre di più. E’ un fenomeno dilagante perché purtroppo questo mezzo di comunicazione così importante si presta anche a favorire e a far veicolare queste realtà tenebrose. Le veicolano dato che non c’è nessuna regola o legge che possa far sì che un minore non acceda a siti che, inizialmente, sembrano soltanto siti che esaltano l’orrore e le cose più nefaste, ma che poi, man mano, "chattando" o navigando, si arriva anche a proposte non semplicemente oscene - il che già sarebbe grave per un minore - ma anche a forme di adescamento. Quindi, il grande pericolo è quello di partire da un mondo apparentemente soltanto virtuale per arrivare poi, invece, a quello reale, di incontri concreti. Purtroppo, al nostro numero verde nazionale anti-sette riceviamo molte chiamate e questi incontri concreti, reali, hanno devastato giovani, minori e famiglie intere.

    D. - Ricordiamo questo numero per poter chiedere anche aiuto…

    R. - La “Comunità Papa Giovanni XXIII”, fondata da don Oreste Benzi, ha messo a disposizione questo numero verde nazionale, anti-sette occulte: 800228866. Un numero che serve proprio a tutti coloro che possono segnalare qualsiasi fenomeno o realtà che meriti attenzione. In questo caso, per segnalare anche quei siti che meritano di essere denunciati ed oscurati dalla Polizia postale. Molto spesso questi siti celano poi delle realtà che dovrebbero essere poste all’attenzione delle istituzioni.

    D. - Come opera il diavolo su Internet e come ci si può difendere?

    R. - Anche il diavolo si aggiorna: non ci sono solo i siti esplicitamente satanici, ma sono diabolici anche tutti quei siti che procurano forti turbamenti alla psiche, ad un sano sviluppo e ad una sana educazione. E’ impensabile e vergognoso che si possano servire queste ‘schifose’ pietanze ai nostri minori. Questi siti dividono anche le famiglie, le coppie. Ci sono persone che stanno tutto il giorno davanti ad Internet, soffocate e imprigionate, persone che si affidano a ciarlatani, potremmo definirle “drogate” da questa macchina. L’occultismo approfitta proprio di questo tipo di siti per propagare le proprie dottrine di morte. E’ davvero inquietante che ci siano persone che vogliono relativizzare e banalizzare il fenomeno. Dobbiamo comunque sottolineare anche che non si può vedere il diavolo ovunque, ci vuole un equilibrio. Sicuramente noi cristiani, noi credenti dobbiamo far sì che ogni forma di ingiustizia ci sia insopportabile. Ecco qual è la sciagura: lasciare questa macchina così importante e utile nelle mani delle tenebre e senza nessun controllo. (vv)

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    Il fenomeno-piaga del poker on line in Italia: migliaia di giocatori compulsivi, tre miliardi di euro bruciati nel 2010

    ◊   Tre milioni di persone dai 20 ai 40 anni giocano al poker on line in Italia. E di questi 120 mila sono coloro che hanno una vera e propria dipendenza. Oltre tre miliardi di euro sono stati bruciati nel 2010 da giocatori incalliti. I dati emergono da un dossier della Commissione parlamentare antimafia sui giochi d’azzardo on line, e in particolare sul poker via web, che sempre più si affermano come frontiere della criminalità organizzata di tipo mafioso. Francesca Smacchia ha chiesto a Maurizio Fiasco, sociologo ed esperto di tematiche collegate al gioco d'azzardo, come nasce questo fenomeno:

    R. – Intanto, dobbiamo segnalare la combinazione del gioco d’azzardo con la tecnologiache perché non è un particolare da poco. Questa combinazione velocizza incredibilmente l’ingresso in condizioni di compulsività e quindi di dipendenza. Consideriamo che i ragazzi hanno già una lunga abitudine di uso di queste tecnologie in solitario – i videogiochi, l’esposizione al televisore per molto tempo, il computer e così via: l’aggiunta della possibilità del gioco d’azzardo ha ovviamente esteso moltissimo la domanda, la platea interecettata da questo fenomeno.

    D. – Anche perché, spesso e volentieri, il gioco on line si trasferisce nella vita vera, con l'ingressi nei tornei dal vivo. In qualche modo ci si fa conoscere...

    R. – Sì, c’è un’illusione di partecipazione a un gruppo. In realtà, le persone non si vedono, ma si vede semplicemente uno schema proiettato sul monitor. Qui, però, dobbiamo segnalare una variante, perché la partecipazione al poker on line con torneo presuppone dei ritmi, dei tempi e il risultato che perviene al giocatore o allo sconfitto alla fine del torneo. Con il decreto Abruzzo del 2009, si è introdotta invece un’altra modalità molto più insidiosa, quella del pagamento immediato: per partecipare al torneo si versa una quota o si accantona una quota e il risultato viene alla fine delle varie girate del poker. Con il "cash pay", pagando immediatamente, si fa una mano: si vince, si incassa, si fa la mano successiva. Se si perde, si paga. Quindi, la decisione non ha più quel tempo per essere maturata, per essere elaborata: diventa immediata, e tutte le spinte alla compulsività vengono enormemente potenziate.

    D. – E’ possibile anche che l’idea di fare soldi in maniera facile attiri anche i ragazzi, figli di una generazione in cui prevale sostanzialmente il precariato?

    R. – Nel 2002, il Cospes, il Centro studi dei Salesiani, aveva evidenziato – e non c’era ancora il gioco on line, né il poker né di altro tipo – che tra gli adolescenti, addirittura nella prima adolescenza, c’era già una sensibile e netta propensione ai giochi con i soldi. Il denaro ha una sua fascinazione, ha una sua simbologia molto forte, e soprattutto viene associato a dei consumi che il mercato rivolge in particolare agli adolescenti.(ap)

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    Mensa per i poveri curata da mamme e figli di una scuola romana retta dai Lasalliani

    ◊   Una mensa per i poveri all’interno di un Istituto scolastico non statale. E’ la Villa Flaminia di Roma, diretta dai Fratelli delle Scuole Cristiane, i Lasalliani, dove una cinquantina di mamme ogni giorno prepara il pasto per i bisognosi, anche con l’aiuto dei ragazzi. Un’iniziativa che non solo rappresenta un aiuto per i poveri, ma diventa anche veicolo di un messaggio educativo per i giovani. Irene Pugliese ne ha parlato con Antonella Scozzafava, una delle responsabili del progetto:

    R. - E’ un progetto molto particolare, perché credo sia forse l’unica scuola, in Europa, che ha realizzato questa iniziativa, grazie alla lungimiranza di un “frère”, un fratello delle Scuole Cristiane, che prima era il preside di questa scuola e in seguito è riuscito ad ottenere dal Comune la licenza per fare una mensa per i poveri.

    D. - Com’è nata l’idea, per voi genitori, di contribuire attivamente a quest’iniziativa?

    R. - Ha fatto tutto questo “frère”, che è una persona straordinaria ed è riuscito a coinvolgerci. Perché poi, in effetti, una volta che questo progetto inizia, è così ricco e gratificante, anche per noi che ci lavoriamo, che non lo si lascia più.

    D. - Quanti siete a lavorare a questo progetto?

    R. - Adesso saremmo circa 50 mamme, che a turno cuciniamo in questa mensa. Ci sono poi i ragazzi del liceo, che vengono a servire a tavola queste persone.

    D. - Chi viene alla vostra mensa?

    R. - Abbiamo pensionati italiani che non ce la fanno con la pensione, extracomunitari che sono appena arrivati e non hanno lavoro, e poi ci sono i senzatetto, quelle persone che dormono sotto i ponti, che non hanno nulla.

    D. - Qual è il valore educativo per i ragazzi?

    R. - Per i ragazzi, il valore educativo è entrare a contatto con una realtà completamente diversa dalla loro. Tenga conto che la nostra è una scuola frequentata dalla media-alta borghesia romana. Lei sa che ormai, per questi ragazzi, in questa società, vale l’acquisto, il vestito, l’I-pod: hanno tutto e non si rendono conto che ci sono invece persone che non hanno nulla. Si offre loro anche la possibilità di capire che si può essere disponibili, verso gli altri, con dei piccoli gesti, delle piccole cose. Il progetto, quindi, è duplice: da una parte c’è l’assistenza agli indigenti - anche attraverso dei pacchi che consegnamo ogni 15 giorni o ogni mese, a seconda della disponibilità che abbiamo - e dall’altra un progetto educativo per i nostri figli, che vedono con i loro occhi una reale possibilità di azione verso il prossimo, senza magari andare in Africa, perché il prossimo è anche qui, accanto a noi. (vv)

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    Chiesa e Società



    Sud Sudan. Mons. Kussala: serve un grande aiuto per creare un buon governo

    ◊   È stata definita “miracolosa” l’indipendenza del Sud Sudan da mons. Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo nella diocesi di Tombura-Yambio. “Finalmente s’intravede una nuova speranza per una nazione che ha vissuto 20 lunghi anni di guerra civile”, spiega il presule, esortando ora a “perseguire la via della libertà e del rispetto”. “Dobbiamo cogliere - ha detto - la straordinaria opportunità di una pace durevole con i nostri vicini e con il mondo intero”. Il vescovo è, altresì, cosciente delle prove che il Paese dovrà affrontare per fronteggiare l’estrema povertà e i numerosi scontri che continuano a verificarsi. Solo tra il distretto di Abyei ed il Kodofan, 170mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case, come riporta l’agenzia Sir. Fondamentale è quindi il ruolo delle associazioni umanitarie internazionali, tra le quali Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre). Il nuovo Stato è ancora molto fragile e privo d’istituzioni affidabili e trasparenti”, osserva ancora il vescovo Kussala. Per questo c’è “bisogno di tutto l’aiuto possibile per creare un buon governo”. (G.I.)

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    Cina: autorità impongono a vescovi di partecipare a una ordinazione episcopale illegittima

    ◊   Vittime di forti pressioni perché siano presenti a un’ordinazione episcopale illegittima. Si tratta di alcuni vescovi, in particolare della regione del Guandong, in comunione con la Chiesa di Roma, ai quali – secondo notizie provenienti dalla Cina – le autorità vorrebbero imporre la partecipazione a una cerimonia di ordinazione episcopale prevista per il prossimo 14 luglio, dopo che i vescovi si erano rifiutati di accettare. La decisione delle autorità cinesi ha suscitato un’ondata di solidarietà a parte di sacerdoti e cattolici locali, schieratisi nella resistenza al fianco dei loro vescovi. Quest’ultima vicenda riporta alla recente ordinazione episcopale illegittima conferita al sacerdote Paolo Lei Shiyin, della diocesi di Leshan, celebrata lo scorso 29 giugno. Nel definirla illegittima e fonte di disunità per la Chiesa in una Dichiarazione pubblicata lo scorso 4 luglio, la Santa Sede aveva riferito anche della profonda amarezza suscitata dalla notizia in Benedetto XVI, il quale – concludeva la nota – aveva voluto far giungere nell’occasione “agli amati fedeli in Cina una parola di incoraggiamento e di speranza, invitandoli a pregare e ad essere uniti”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Pakistan: approda all’Alta Corte di Multan il caso di Farah Hatim, la cattolica islamizzata a forza

    ◊   Sarà l’Alta Corte di Multan a giudicare e ad appurare la verità sul caso di Farah Hatim, la ragazza cattolica rapita, islamizzata e costretta a sposare un uomo musulmano nella città di Rahim Yar Khan, nel sud Punjab. E’ quanto l’agenzia Fides apprende da Paul Bhatti, consigliere speciale del Primo Ministro per gli Affari della Minoranze religiose in Pakistan e leader dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance). L’Apma aveva tentato nei giorni scorsi una mediazione, chiedendo alla famiglia musulmana presso cui oggi Farah si trova, di incontrare la ragazza, ribadendo la richiesta ufficialmente a un giudice del tribunale di primo grado a Rahim Yar Khan. Il tentativo è fallito perché la famiglia non si è presentata e il giudice stesso ha detto di “considerare il caso chiuso”. Per questo l’Apma ha deciso, in accordo con i familiari della ragazza, di ricorrere all’Alta Corte di Multan. Una denuncia è stata già presentata e si attende la data dell’udienza, in cui il giudice convocherà Farah, la famiglia di origine e la famiglia musulmana per ascoltare le differenti versioni sulla vicenda e appurare la volontà della giovane. “Non avevamo scelta. Dato l’atteggiamento di ostinata chiusura della famiglia musulmana, vogliamo che la giustizia vada avanti e che Farah possa esprimersi: per questo abbiamo dato mandato agli avvocati di presentare un ricorso all’Alta Corte”, dice Bhatti. Il giudice può ascoltare Farah pubblicamente ma anche in un colloquio privato. Se avesse l’impressione che la ragazza, terrorizzata o intimidita, non dica la verità (compiacendo i suoi aguzzini), potrebbe decidere di trasferirla per un periodo di tempo nella “Darul Aman” (“Casa della pace”), istituto governativo con sede nelle principali città del Paese, che accoglie e tiene sotto protezione della polizia le donne maltrattate o rapite. L’istituto è un’opera voluta fortemente da Asma Jahangir, presidente del Consiglio degli avvocati della Corte Suprema e attiva nel difendere i diritti delle donne pakistane. Gli avvocati dell’Apma, che stanno curando il ricorso, hanno intenzione di chiedere che Farah sia trasferita lì per evitare che possa improvvisamente “sparire”. Padre Yousaf Emmanuel, direttore della “Commissione Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale del Pakistan, ha salutato con favore questo passo, ribadendo che “la Chiesa pakistana, che in passato ha salvato e si occupa di proteggere tante giovani cristiane, è vicina a Farah e alla sua famiglia, e intende dare tutto l’appoggio possibile per una felice conclusione di questa triste vicenda”. (R.P.)

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    Filippine: il dolore del presidente dei vescovi per lo scandalo delle lotterie

    ◊   “Ci addolora che molti di voi, soprattutto i giovani, i poveri, le nostre Comunità Ecclesiali di Base siano rimasti confusi dall’apparente incoerenza delle nostre azioni rispetto ai nostri insegnamenti”. Il presidente de la Conferenza episcopale filippina (Cbcp), mons. Nereo Odchimar, interviene così sulla vicenda delle donazioni ricevute da alcuni vescovi dall’ente pubblico che sovrintende alla distribuzione in beneficienza di una parte dei fondi incassati attraverso le lotterie. Il caso – lo ricordiamo - è scoppiato quando il direttore dell’Ufficio governativo ha rivelato che negli anni scorsi erano stati emessi assegni per un ammontare di milioni di pesos a favore di almeno sette vescovi per acquistare veicoli di servizio, violando così le regole che sovrintendono alla distribuzione di questi fondi. Contro le diocesi coinvolte alcuni parlamentari hanno aperto un procedimento di accusa. In un messaggio ai fedeli diffuso ieri al termine della plenaria dei vescovi a Manila, mons. Odchimar riconosce che la vicenda, che ha suscitato vivo scalpore e non poche polemiche nel Paese, ha “profondamente ferito” la Chiesa, ma chiede anche di “essere prudenti nel giudizio e di cercare coscienziosamente l'intera verità che sta dietro a questa controversia. Cerchiamo sempre la verità nella carità”. Il presidente della Conferenza episcopale assicura quindi che “i vescovi coinvolti sono pronti ad assumersi la responsabilità delle loro azioni e ad affrontare le conseguenze se dovesse essere provato che hanno agito in modo illegale, anomalo e incostituzionale”. Il messaggio precisa inoltre che gli stessi vescovi hanno agito in buona fede: “Nel loro desiderio sincero di aiutare la loro gente, non hanno considerato le conseguenze negative che queste elargizioni potevano portare loro”. In conclusione, mons. Odchimar assicura la disponibilità della Conferenza episcopale a riesaminare le forme della collaborazione dei vescovi con le agenzie governative che hanno il compito di aiutare i poveri, “verificando che le sensibilità pastorali siano rispettate e più alti standard etici osservati”. Durante i lavori della plenaria, iniziati sabato, i presuli filippini hanno eletto il loro nuovo presidente. Si tratta di mons. José Palma, arcivescovo di Cebu, che entrerà in carica il primo dicembre. La notizia dell’elezione, secondo quanto riferisce l’agenzia Ucan, è stata accolta con grande entusiasmo dai fedeli dell’arcidiocesi. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Due turisti americani rapiti nelle Filippine: torna l’incubo di Abu Sayyaf

    ◊   Torna la paura per i turisti e per i missionari nelle Filippine Sud. La notizia del sequestro di due turisti americani, in vacanza sull’isoletta di Tictabon, a largo della città di Zamboanga (nell’estremo sud dell’isola Mindanao), ha riportato in primo piano un fenomeno che negli anni scorsi ha visto protagonisti anche dei missionari, come padre Giancarlo Bossi (Pime). Gli ostaggi oggi in mano ai rapitori sono Gerfa Yeatts Lunsmann, un'americana di 50 anni originaria delle Filippine, il figlio Kevin di 14 anni, e un nipote filippino, Romnick Jakaria di 19 anni. Sono stati prelevati oggi da una decina di uomini armati arrivati in barca sull'isola. “Il business dei rapimenti, che diventano una vera e propria forma di finanziamento per i gruppi criminali e terroristi, non si è mai interrotto nelle Filippine Sud” nota all'agenzia Fides padre Paolo Nicelli, sempre del Pime, islamologo e missionario che ha vissuto a lungo nelle Filippine, appena rientrato in Italia dopo un viaggio a Zamboanga City. “Piccole bande criminali rapiscono turisti o uomini d’affari per poi vendere gli ostaggi ad altri gruppi e farne una fonte di guadagno. Se poi gli ostaggi arrivano nelle mani di ‘Abu Sayyaf’, la questione diventa politica ed assume altri contorni”, spiega il missionario. “Negli ultimi sei mesi vi sono stati almeno 11 casi del genere a Zamboanga”, area dove la tensione si fa ancora sentire. Padre Nicelli si riferisce al conflitto in corso nelle Filippine Sud fra gruppi ribelli islamici e governo, che ancora deve sfociare in uno stabile accordo di pace. “Si deve distinguere – ricorda padre Nicelli – fra gruppi terroristi, ufficialmente fuorilegge, come Abu Sayyaf, e gruppi ribelli come il Milf (Moro Islamic Liberation Front) che da anni stanno negoziando con il governo”. Dopo il fallimento della proposta di accordo del 2008 – considerato incostituzionale – il processo di pace “deve ripartire, anche se vi è molta frustrazione nella popolazione, musulmana e non, di Mindanao” racconta. “Le prospettive sono positive – grazie al nuovo governo Aquino – ma si devono chiarire dei punti nodali: i gruppi musulmani non devono più riferirsi a istituzioni storiche come i Sultanati, devono accettare una autonomia regionale, e non pretendere di più, nel rispetto degli interessi della popolazione non musulmana, cioè i cristiani e gli indigeni”. (R.P.)

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    Laos: allarme per la vita di due pastori protestanti ed alcuni loro fedeli incarcerati

    ◊   Versano in gravi condizioni di salute i due pastori protestanti arrestati insieme ad alcuni fedeli nella provincia di Khammouan, nel Laos meridionale. Detenuti in carcere dal 4 gennaio, potranno essere liberati solo se firmeranno un documento di rinuncia alla loro fede. È quanto riportato dalla Human Rights Watch for Lao Religious freedom. Wanna e Yohan sono accusati di aver organizzato un incontro segreto con scopi sovversivi; i due sacerdoti si sarebbero in realtà riuniti con alcune persone, per pregare in occasione del Natale, riferisce l’agenzia AsiaNews. Migliorano lentamente, intanto, le condizioni delle diciotto famiglie cristiane, che non avevano rinnegato la loro religione. Costrette, in due diversi frangenti, all’allontanamento dal villaggio di Katir, nel distretto di Ta-Oyl, vivono in un centro d’accoglienza provvisorio nei pressi del paese; i capi villaggio impediscono loro di ritornare nelle terre e ogni aiuto è ostacolato dalla legge. Ciò nonostante, alcuni lavoratori della zona hanno offerto loro un piccolo appezzamento di terreno per coltivare del riso. “Con l’arrivo della stagione secca le famiglie avevano iniziato ad elemosinare del cibo”, riporta il presidente dell’agenzia umanitaria Sirikoon Prasetsee. (G.I)

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    Afghanistan: tasso di mortalità materna e infantile tra i più alti del mondo

    ◊   Ogni giorno in Afghanistan muoiono di parto 50 donne, una su tre ha subito violenza psicologica o sessuale, e l’età media di sopravvivenza è di 44 anni. Secondo il rapporto State of the World's Mothers 2011, recentemente pubblicato dall’organizzazione Save the Children e ripreso dall'agenzia Fides, nel Paese si registra il più alto tasso di mortalità materna e la più bassa aspettativa di vita femminile del mondo. Oltre l’85% delle donne afghane sono analfabete e il 70% delle ragazze in età scolare non frequentano le lezioni per motivi diversi: dalla mancanza di sicurezza al timore per la propria vita, ai genitori conservatori. Ne risulta che “l’Afghanistan è il peggiore Paese in cui essere mamma”. Anche i bambini del Paese, insieme a quelli dell’Africa subsahariana, hanno il più alto rischio di morte nel mondo. Uno su cinque, si legge nel rapporto, muore prima di aver compiuto 5 anni di età. Il Ministero locale della Sanità è fortemente concentrato sulle misure da prendere per ridurre il tasso di mortalità materna, tra queste la formazione di assistenti al parto. Circa 750 ostetriche professionali si laureano ogni anno dopo 24 mesi di formazione e si stima che arriveranno a 800 nel 2012. Il problema tuttavia sussiste anche perchè l’85% della popolazione vive a 3-4 ore di distanza dai centri sanitari, e il 35% ancora più lontano, o non hanno accesso a nessun tipo di servizio. Nel Paese è anche molto diffusa la mancanza di consapevolezza sulle cure materne, in particolare nelle comunità rurali, mancano strutture mediche nelle zone più remote del paese, dove i mezzi di trasporto e le strade sono molto precari. Circa il 76% delle donne partorisce in casa senza alcun aiuto, o muore prima di arrivare nei centri sanitari. (R.P.)

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    Otto Paesi controllati dal Comitato Onu che combatte la discriminazione contro le donne

    ◊   Sulle carte internazionali i diritti delle donne sono in massima parte del mondo garantiti, ma se guardiamo alle legislazioni nazionali sono ancora molti i Paesi, che non li hanno recepiti, e ancor di più sono gli Stati - soprattutto arabi - dove le donne non godono di condizioni di parità rispetto agli uomini, sovente legalmente o nei fatti discriminate. Ben 186 Paesi su 192 membri dell’Onu hanno infatti ratificato la Convenzione per eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne, 139 sanciscono l’uguaglianza nelle loro Costituzioni, ma pure le donne continuano a patire violenze, ingiustizie, abusi, discriminazioni in famiglia, nel lavoro, nella società. E per questo continua incessante l’attività del Comitato incaricato dall’Onu di controllare l’applicazione della Convenzione (Cedaw), adottata nel dicembre 1979, in vigore dal 1981, il 3 settembre saranno 30 anni. Formato da 23 esperti indipendenti il Comitato convocato a New York, valuterà la condizione femminile in otto Paesi sparsi tra Africa, America Latina, Europa, Africa, a partire oggi dalla Costa Rica (12), a seguire con Zambia (13), Italia (14), Etiopia (15), Corea del Sud (19), Nepal (20), Gibuti (21) e Singapore (22). Durante le sessioni, che sono pubbliche, gli esperti interrogano i rappresentanti governativi su come stiano garantendo alle donne di esercitare i propri diritti cosi come configurati nella Convenzione, composta di trenta articoli. Il Comitato, che svolgerà anche incontri privati per raccogliere denunce di violazioni da parte di singoli o gruppi, produrrà infine le sue raccomandazioni perché ogni governo s’impegni maggiormente per le donne nel proprio Paese. Rapporti che saranno resi noti il 29 luglio, sperando che non restino parole al vento, ma siano ampiamente pubblicizzati. In programma anche una seduta aperta il 18 luglio dedicata alle donne nei conflitti armati e nelle situazioni postbelliche. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Colombia: Messaggio dell’episcopato sulle prossime elezioni locali

    ◊   «Le prossime elezioni di ottobre per il rinnovo delle cariche municipali e provinciali siano un’occasione per il Governo di dare una risposta alle emergenze poste dalla estrema povertà di una parte significativa della nostra popolazione, dall’esclusione sociale che colpisce intere regioni e dalla mancanza di opportunità per molti cittadini»: questo è quanto si augurano i vescovi della Colombia che, al termine della novantunesima assemblea plenaria della Conferenza episcopale, hanno diffuso un documento intitolato appunto «Messaggio dell’episcopato sulle prossime elezioni». I presuli - riporta L'Osservatore Romano - sottolineano che il documento intende fornire ai cittadini colombiani «alcuni orientamenti per le elezioni di ottobre affinché esse siano uno strumento efficace per tutti i cittadini per procedere insieme alla costruzione di un Paese fondato sui principi della giustizia, della solidarietà, della fraternità e della pace». Nel testo i vescovi sottolineano che il compito dei nuovi governanti deve essere «strettamente correlato al rafforzamento e alla costruzione delle strutture politiche, economiche e sociali affinché la pace diventi finalmente una realtà e affinché possano essere risolte definitivamente le cause che generano i conflitti e la violenza armata». Sempre nel corso dei lavori dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Colombia, i presuli hanno espresso la loro solidarietà alle recenti denunce sulla grave situazione in cui versa il sistema sanitario nazionale e hanno espresso la speranza che presto si possa procedere a una seria riforma. Per mons. Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo ausiliare di Bucaramanga e segretario generale della Conferenza episcopale della Colombia, «il nostro sistema sanitario ha toccato il fondo e c’è bisogno urgente di una ristrutturazione completa». Il presule ha ricordato che la salute «è un diritto di tutti e questo diritto viene quotidianamente violato». Il segretario generale ha aggiunto «che non è ammissibile che ci sia qualcuno capace di fare affari con ciò che è un diritto. Certamente non è possibile giocare con la vita delle persone». Per il vescovo Córdoba Villota il problema ha radici nella corruzione dell’amministrazione delle risorse pubbliche destinate alla salute. Per il presule, è paradossale che alcune cure siano prescritte solo ai cittadini ricchi mentre i poveri non possono ottenere i medicinali necessari. L’arcivescovo di Bogotá, mons. Rubén Salazar Gómez, ha evidenziato il dramma delle vittime dei numerosi incidenti stradali causati da conducenti che guidano in stato di ubriachezza e ha auspicato leggi più dure per reprimere il fenomeno. (R.P.)

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    El Salvador: appello della Chiesa per fermare la violenza

    ◊   La Chiesa cattolica in El Salvador chiama ad unirsi dinanzi alla situazione di insicurezza che vive il Paese e ritiene molto grave che le autorità e i responsabili delle istituzioni direttamente legati alla questione della sicurezza non riescano ad accordarsi tra loro per risolvere il grave problema. Dopo aver chiaramente affermato che, in nessun caso, la morte di un essere umano possa essere lasciata solo al rimpianto, e aver chiesto giustizia in base alle circostanze in cui si sono verificati i fatti, mons. José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador, ha lanciato un appello alle forze di sicurezza del Paese e alle altre istituzioni coinvolte in qualche modo con il problema della sicurezza, affinché uniscano gli sforzi e i criteri per combattere il crimine. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, l’arcivescovo ritiene che il problema della violenza sia forse ancora più urgente di quello economico, dato che tutti gli altri derivano da questo. "Non si può vivere nella situazione in cui viviamo e continuare come se nulla stesse accadendo, è tempo di fermare questa situazione" ha detto mons. Escobar riferendosi agli alti livelli di insicurezza raggiunti nel Paese. Fino ad oggi nell’anno 2011 si registrano 77 studenti uccisi e 114 omicidi commessi sui mezzi di trasporto pubblico. Ai primi di luglio i funzionari della pubblica sicurezza hanno emesso un rapporto sull’attività svolta nel corso dell'anno passato, giudicandola “soddisfacente”: un miglioramento è stato ottenuto nella lotta contro la criminalità, l'argomento principale, con una diminuzione degli omicidi rispetto allo scorso anno. Nel campo della sicurezza, gli omicidi sono stati ridotti di almeno 400 unità tra giugno 2010 e maggio 2011, rispetto a quelli verificatisi negli stessi mesi degli anni 2009-2010. (R.P.)

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    Da ieri pellegrinaggio in Russia di una delegazione di vescovi umbri

    ◊   «Un gesto di fraternità e dal forte sapore ecumenico»: in queste parole del vescovo di Terni - Narni - Amelia, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, il senso del pellegrinaggio che sta compiendo, insieme con alcuni suoi confratelli, da oggi, lunedì 11, al 16 luglio prossimo a Mosca e a San Pietroburgo, per «visitare la Chiesa ortodossa russa e la piccola ma vivace Chiesa cattolica di quel Paese». Il presule - riferisce L'Osservatore Romano - spiega che l’Umbria è una «terra legata storicamente alla Chiesa d’Oriente. Basti pensare che durante le lotte iconoclaste giunsero in Umbria molti monaci orientali per sfuggire alla persecuzione. Il nostro pellegrinaggio avviene a nove anni dalla visita dell’allora arcivescovo metropolita Kirill di Smolensk, oggi patriarca di tutte le Russie, compiuta in Umbria il 2 ottobre 2002, giorno in cui gli fu conferita la laurea honoris causa in scienze politiche dall’Università di Perugia». È programmato un incontro con i più alti rappresentanti della Chiesa ortodossa, tra i quali, l’arcivescovo Ilarione, presidente del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, e non è escluso l’incontro con il patriarca Kirill. Nella capitale russa sono previste visite ai luoghi della tradizione religiosa ortodossa: come i monasteri di Danilovskij e Donskoj, la lavra della Trinità di san Sergio di Radonezh e la nuova cattedrale del Cristo Salvatore. Oltre alla visita alle chiese del Cremlino e alla piazza Rossa, è stata organizzata anche una sosta al Poligono di Butovo, alla periferia di Mosca, dove tra il 1937 e il 1938 furono fucilate più di ventunomila persone, tra cui quasi mille sacerdoti e decine di vescovi ortodossi e dove oggi esiste un sacrario dedicato alle vittime del totalitarismo. «In quel luogo-simbolo del martirio delle vittime del totalitarismo, toccheremo con mano — sottolinea il vescovo Paglia — ciò che ha detto più volte il beato Giovanni Paolo II: il martirio unisce di più i cristiani». A Mosca è intenso anche il programma degli incontri con esponenti della Chiesa cattolica. Tra questi, il nunzio apostolico, monsignor Ivan Jurkovič, e l’arcivescovo, mons. Paolo Pezzi, con il quale i vescovi umbri concelebreranno l’Eucaristia nella cattedrale cattolica della Madre di Dio. Prima di lasciare la capitale, la delegazione dei vescovi umbri sarà ricevuta dall’ambasciatore italiano Antonio Zanardi Landi. A San Pietroburgo, infine, dopo la visita alla cattedrale ortodossa dei Santi Pietro e Paolo, i vescovi concelebreranno la messa nella parrocchia cattolica di Santa Caterina. (R.P.)

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    Germania: la Chiesa sostiene nuove inchieste sugli abusi sessuali commessi nel passato

    ◊   Due nuovi progetti di ricerca sugli abusi compiuti dalla Chiesa sono stati avviati dalla Conferenza episcopale tedesca(Dbk), riporta l’agenzia Sir. Obiettivo dell’iniziativa è ottenere informazioni attendibili sui casi di abuso sessuale “al fine di contribuire ad una prevenzione più efficace”, ha spiegato il portavoce dalla Dbk, Matthias Kopp. Avvalorando la notizia pubblicata sabato scorso dal settimanale “ Der Spiegel”, Kopp ha aggiunto, che i vescovi di ventisette diocesi tedesche hanno concesso all’Istituto di criminologia di Niedersachsen l’acceso agli atti personali degli ultimi dieci anni, e in casi particolari dal 1945. Nella ricerca sono stati coinvolti anche il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, incaricato dalla Dbk per le questioni di abusi, Norbert Leygraf, direttore dell’Istituto di psichiatria forense dell’Università di Duisburg-Essen e il criminologo Cristian Pfeiffer. (G.I.)

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    Polonia: nuovo progetto di legge contro ogni tipo di aborto

    ◊   Gli attivisti della Fondazione Pro-vita della Polonia hanno raccolto 600 mila firme a favore di un progetto di legge che potrebbe proibire qualsiasi tipo di aborto nel Paese tutelando il bambino non nato sin dal momento del suo concepimento. L’attuale sistema legislativo polacco - riferisce l'agenzia Fides - aveva richiesto ai promotori dell’iniziativa di raccogliere 100 mila firme in tre mesi. La Fondazione, responsabile dell’iniziativa, ne ha raccolte 600 mila in due settimane. L’iniziativa è sostenuta dalla Chiesa cattolica e dal nuovo Comitato parlamentare pro-vita. “Questo progetto costituisce una opportunità per rifiutare definitivamente l’eredità che nazismo e comunismo hanno lasciato portando la pratica dell’aborto in Polonia” si legge in una dichiarazione di Jacek Sapa, membro della Fondazione, diffusa dall’agenzia Aica. Nel 1993 il Paese approvò una delle leggi sull’aborto più restrittive di tutto l’Occidente. Da allora il tasso degli aborti si è notevolmente ridotto: secondo le stime del Ministero della Sanità c’è stato un calo dagli 82 mila aborti registrati nel 1989 ai circa 500 nel 2008. L’attuale legislatura prevede il ricorso all’aborto solo quando al bambino viene diagnosticata una malattia grave, quando la madre ha un problema di salute grave o quando la gravidanza è il risultato di “un atto illecito”. “Tuttavia i medici abusano spesso della legge, e anche se il limite massimo ammesso dalla legge è di 24 settimane, vanno anche oltre” conclude Sapa. (R.P.)

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    Lussemburgo: la Chiesa invita a riflettere sul progetto di legge sull’aborto

    ◊   Una lettera aperta a tutto il Lussemburgo per invitare il Paese a riflettere sull’aborto e le sue conseguenze: l’ha scritta la Commissione diocesana locale per la Pastorale familiare, nel momento in cui è in esame, alla Camera, un progetto di legge relativo all’informazione sessuale, alla prevenzione dell’aborto e alla regolamentazione dell’interruzione di gravidanza. “Non pretendiamo affatto di essere detentori della verità – si legge nella missiva – Vogliamo solo proporre alla società, alla quale apparteniamo, una riflessione su un tema controverso”. Divisa in sette punti, la lettera pone come premessa fondamentale il principio che “l’essere umano è un essere relazionale”. Di conseguenza, “concepire la gravidanza unicamente come una condizione individuale della donna, estrapolata dal contesto familiare e sociale”, significa, di fatto, privare la gravidanza stessa “del suo contesto profondamente umano”. Poi, la Commissione diocesana guarda ai diritti del nascituro ribadendo che “nessuno può disporre della vita di un altro” e che “l’emancipazione di un essere umano che non guardi all’uguaglianza si può ottenere solo a scapito degli altri”. Perciò, sottolinea la lettera, “non è pensabile sacrificare la vita di un nascituro in nome della libertà della donna di disporre del proprio corpo”. Anche perché, continua la Commissione diocesana, “la vita ha inizio dal momento del concepimento. A partire da tale momento, quella vita deve essere protetta e la donna deve poter contare sull’appoggio della società, in caso di difficoltà”. Guardare solo alla libertà di scelta della donna, allora, vuol dire “deresponsabilizzarla dalle conseguenze delle sue azioni”, anzi: significa deresponsabilizzare anche l’uomo, il padre del bambino, che finisce per essere “escluso” da ogni decisione. In questo contesto, si legge ancora nella lettera, diventa importante un’educazione sessuale fornita da personale adeguatamente preparato e “basata su una relazione affettiva responsabile”, perché è necessario “educare i giovani al rispetto dell’integrità del loro corpo, affinché siano pronti a vivere la sfera sessuale in modo sano”. Entrando, poi, nel merito del progetto di legge, la Commissione diocesana esprime perplessità su un punto della normativa che, se approvato, permetterebbe alle ragazze minorenni di abortire senza l’autorizzazione dei genitori. Il che comporterebbe “la destabilizzazione del rapporto genitori-figli e la distruzione del tessuto familiare”. Su un altro punto del progetto di legge, invece, la Commissione diocesana del Lussemburgo si dice d’accordo, ovvero sulla possibilità di un secondo consulto, dopo quello medico. Questo secondo consulto può essere richiesto dalla donna in gravidanza presso qualsiasi struttura autorizzata. La Commissione diocesana si schiera decisamente a favore di questa possibilità, auspicando, anzi, che essa diventi obbligatoria e non solo facoltativa. “Siamo convinti – spiega la Pastorale familiare – che l’aborto sia qualcosa di più di un semplice intervento medico. Esso ha una forte implicazione e una grande ricaduta psicologica. Ecco perché noi chiediamo che questo secondo consulto sia un momento di ascolto professionale, che permetta alle donne in difficoltà di confidarsi, di comprendere il valore delle loro decisioni e di essere aiutate ad affrontarne le conseguenze”. Centrale, inoltre, ribadisce la Commissione diocesana, favorire l’adozione, dando così alle donne in gravidanza la possibilità di partorire sapendo che il loro bambino vivrà comunque in una famiglia. (A cura di Isabella Piro)

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    Camerun: il presidente Biya nomina mons. Watio membro del Consiglio elettorale

    ◊   E’ stata salutata positivamente in Camerun la nomina di mons. Dieudonné Watio, vescovo di Bafoussam, nella commissione elettorale. Il presule, si legge sul sito www.jeuneafrique.com, entra a far parte del Consiglio Elettorale delle Elezioni Camerun (Elecam), che conta adesso 18 componenti, insieme ad altri cinque rappresentanti della società civile. La nomina, firmata dal presidente Paul Biya, è giunta la scorsa settimana. Farà parte della commissione elettorale anche Pierre Titi Nwel, socio-antropologo; già responsabile della Commissione giustizia e pace della Chiesa cattolica, è stato coordinatore nazionale della Commissione elettorale cittadina indipendente. Il presidente Paul Biya ha anche nominato mons. Joseph Befe Ateba, vescovo della diocesi di Kribi, a capo del Consiglio nazionale della comunicazione. Il presule si è specializzato dal ‘91 al ‘94 alla Scuola superiore delle scienze tecniche dell’informazione e della comunicazione di Yaundé, è stato segretario esecutivo del Comitato episcopale panafricano per la comunicazione sociale, addetto stampa del Symposium delle Conferenze episcopali d’Africa e del Madagascar ad Accra, nel Ghana, e del segretario generale dei mezzi di comunicazione sociale dell’associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale. Il Consiglio nazionale della comunicazione è un organo consultivo che formula pareri sul panorama mediatico camerunense, come quando in periodo elettorali si discute della ripartizione di antenne radio e televisive tra i candidati. Le prossime elezioni in Camerun saranno le presidenziali di ottobre. (T.C.)

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    Brasile: “Fraternità e sanità pubblica” il tema della Campagna di Fraternità

    ◊   “Fraternità e sanità pubblica”: questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) per la Campagna di Fraternità del 2012. Il tema è stato presentato nei giorni scorsi da don Leonardo Ulrich Steiner, segretario generale della Cnbb. A fare da cornice alla presentazione, l’Expó Cattolica di San Paolo. All’evento erano presenti anche l’arcivescovo della città, il cardinale Odilo Pedro Scherer, il segretario generale della Campagna di Fraternità, padre Luis Carlos Dias, e alcuni esponenti governativi. “La campagna – ha detto don Steiner– è un periodo di tempo troppo breve perché la popolazione prenda coscienza del tema affrontato. I poveri non hanno sempre accesso al nostro sistema sanitario e la nostra sanità pubblica è un grave problema. Abbiamo bisogno di prendere coscienza di tutto questo, così da sapere come comportarci”. Quindi, facendo esplicito riferimento ai cattolici, don Steiner ha aggiunto: “Noi cattolici facciamo molte cose, ma non sempre esse sono visibili. Noi non presentiamo pubblicamente tutto ciò che facciamo seguendo gli insegnamenti di Gesù”. Per questo, la Chiesa brasiliana esorta tutti a “mostrare ciò che facciamo e promuoviamo a favore della società”. Dal suo canto, il direttore dell’Expó, Fabio Castro, ha ricordato l’importanza della Fiera: “Otto anni fa, abbiamo creato questa Expó, la prima dell’America Latina dedicata al settore religioso. Si trattava di un progetto audace, considerate le sfide quotidiane da affrontare”. Poi, la sottolineatura di qualche criticità: “La Chiesa non sa esporre le proprie opere, perché punta al riconoscimento di ciò che è stato fatto e non alla ricerca di nuovi fedeli. L’Expó, invece, ha proprio questo come obiettivo. Abbiamo bisogno di essere visti per poter evangelizzare sempre più”. La Campagna di Fraternità è un’iniziativa di solidarietà ed evangelizzazione organizzata, sempre in tempo quaresimale, dalla Conferenza episcopale brasiliana. La prima edizione risale al 1964. L’obiettivo è quello di diffondere nella società la cultura del Vangelo a partire dalla riflessione su temi sociali legati all’esercizio della carità cristiana. Oltre alle collette di fraternità, che permettono di raccogliere fondi destinati a progetti di assistenza per le persone più bisognose, la Campagna promuove anche un cambiamento culturale, sociale ed economico per migliorare le condizioni di tutto il Paese. (I.P.)

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    Al via in Brasile il primo Seminario di comunicazione per i vescovi

    ◊   “La comunicazione e l’evangelizzazione nel contesto dei cambiamenti culturali portati dalle nuove tecnologie”. E’ il tema del primo seminario di comunicazione per i vescovi del Brasile, in programma da oggi fino al prossimo 16 luglio, presso il Centro Studi di Sumaré a Rio de Janeiro. Promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dalla Conferenza episcopale brasiliana, l’incontro intende offrire uno spazio di riflessione e di dibattito sul fenomeno della comunicazione e sulla sua evoluzione. Il seminario, che pone l’apostolato sociale della Chiesa come parametro fondamentale per la riflessione, è anche un’occasione per analizzare lo sviluppo storico dei mezzi di comunicazione e in particolare l’apporto delle nuove tecnologie. Al centro della riflessione - riferisce l'agenzia Sir - ci sono anche ambiti peculiari come la cyber cultura, le reti sociali e le trasformazioni antropologiche nella società dell’informazione. Verranno anche approfonditi gli elementi alla base di una teologia della comunicazione in rete e la Missione continentale lanciata ad Aparecida nell’ottica della comunicazione. All’incontro, che sarà aperto dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, parteciperanno tra gli altri il cardinale Raymundo Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana, e mons. Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    India: la Chiesa Siro-malabarese indice uno speciale Anno missionario

    ◊   Il nuovo arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angalmaly dei Siro-malabaresi George Alencherry ha indetto, a partire dal prossimo 15 agosto, uno speciale Anno missionario per celebrare il 50° anniversario dell’inizio dell’evangelizzazione del nord dell’India ad opera dei missionari del Kerala. Tutti i fedeli e le parrocchie cattoliche dello Stato indiano – riferisce l’agenzia Ucan - sono stati invitati a dedicare questo periodo a iniziative missionarie e a sostenere chi parte in missione. Nella sua prima lettera pastorale come capo della Chiesa siro-malabarese mons. Alencherry (succeduto a maggio allo scomparso card. Varkey Vithayal), ricorda che in quanto battezzati e discepoli di Cristo siamo tutti chiamati ad essere missionari. “Chi non adempie a questo dovere – sottolinea il messaggio diffuso il 3 luglio - è come un albero di fichi senza frutti”. Di qui l’invito rivolto ai singoli fedeli, famiglie e parrocchie a partecipare e anche a promuovere iniziative missionarie fuori dai confini del Kerala: “Occorre impegnarsi per organizzare a livello parrocchiale e diocesano incontri missionari, condivisioni di esperienze, corsi sulla missione, ritiri e seminari missionari, campagne di raccolta fondi a sostegno delle missioni”. Tutte queste iniziative – conclude la lettera - contribuiranno al rinnovamento spirituale della Chiesa. Dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa indiana, quella siro-malabarese è la più missionaria. Diverse centinaia di missionari siro-malabaresi lavorano in missioni indiane fuori dal Kerala, in gran parte al servizio di diocesi latine. La Chiesa siro-malabarese ha fondato diverse diocesi del suo rito nel centro e nel nord dell’India in terre di missione dove non esistevano ancora comunità cristiane. (L.Z.)

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    Cina: Corsi di formazione estiva per sacerdoti, religiosi e laici nella diocesi di Liao Ning

    ◊   Incontri estivi di formazione per sacerdoti, religiosi e religiose e laici nella diocesi di Liao Ning, nella provincia nord-est della Cina continentale. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Fides - avviata dal 5 luglio propone diversi temi, che spaziano dalla rilettura dello spirito del Concilio Vaticano II all’attuale situazione della Chiesa, ad approfondimenti di pastorale ed indicazioni per una corretta amministrazione finanziaria della diocesi. Il Seminario di Shen Yang ha inoltre aperto le iscrizioni per il Corso biennale rivolto alle religiose impegnate nell’evangelizzazione. Tra gli argomenti di studio figurano filosofia, teologia, sacra scrittura, spiritualità. L’attuale diocesi di Laio Ning è stata formata nel 1983 raggruppando le 4 diocesi di Shen Yang, Ying Kou, Fu Shun e Re He. Oggi la diocesi si divide in 5 decanati, conta più di centomila fedeli, un vescovo, una novantina di sacerdoti, due congregazioni religiose diocesane (le suore del Sacro Cuore di Maria, con più di cento religiose, e le suore del Sacro Cuore di Gesù, con una settantine di suore), il Seminario maggiore di Shen Yang, 5 case per anziani, tre cliniche gestite dalle suore diocesane e tre centri di servizi sociali. (R.G.)

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    A Betlemme in bicicletta per portare dall'Irlanda aiuti alla Casa per l'infanzia della Sacra Famiglia

    ◊   Dall’Irlanda alla Terra Santa in bicicletta. E’ il pellegrinaggio che ha compiuto un settantenne dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che è partito da Malahide per raggiungere su due ruote Betlemme. Frank Hearns, insieme all’amico Blaise O'Rourke, ha percorso circa 3 mila chilometri. I due ciclisti hanno, innanzitutto, attraversato la Manica per sbarcare in Francia, poi hanno pedalato lungo le strade dell'Italia e della Grecia per poi volare verso Tel Aviv. Raggiunta Betlemme, si legge sul sito del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, hanno donato 100 mila euro alla Casa per l’infanzia della Sacra Famiglia gestita dalle Figlie della carità raccolti dai Cavalieri dell’Ordine di Malta irlandesi. “Ovunque, abbiamo incontrato un’eccezionale ospitalità e un grande gentilezza nei Paesi che abbiamo visitato” ha raccontato Frank Hearnes. Il viaggio è stato preparato con cura, ma è stato anche lasciato spazio all'improvvisazione. Il pellegrinaggio è stata segnato dalla preghiera quotidiana e dalla messa domenicale come nutrimento durante il lungo cammino verso la Terra Santa. A Gerusalemme l’arzillo irlandese è stato accolto da mons. William Shomali, vescovo ausiliare. “L’Ordine del Santo Sepolcro è un grande aiuto per la nostra comunità - ha detto il presule - è un sostegno continuo per l’evangelizzazione: continuate su questa strada!”. (T.C.)

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    Sms di solidarietà per "L'Ospedale della pace" di Chirundu in Zambia

    ◊   La diocesi di Milano e il Centro laici italiani per le missioni (Celim) raccolgono fondi per l’Ospedale della pace di Chirundu (Mtendere Mission Hospital) in Zambia, a sostegno delle sue attività di lotta all’Aids, epidemia largamente diffusa nel Paese africano. Il Celim - riferisce l'agenzia Sir - da sempre sostiene i programmi di prevenzione e assistenza per le persone infettate dal virus Hiv gestite dall’ospedale: test, informazione, trattamenti antiretrovirali soprattutto per evitare la trasmissione del virus dalla mamma al figlio, e cure specifiche per i primi anni di vita del bambino. Con il contributo di tutti si può evitare che migliaia di donne, uomini e bambini sconfiggano l’aids con le cure messe a disposizione dalla diocesi. La raccolta fondi è aperta da domenica 17 a sabato 23 luglio: è possibile donare 2 euro inviando 1 sms al 45509 da cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile e CoopVoce o chiamando da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb e TeleTu. “Permettere ad una madre di non trasmettere l’Hiv al suo bambino è possibile”, sostengono i promotori dell’iniziativa. (R.G.)

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    Scomparso l’ex responsabile del programma bulgaro della Radio Vaticana

    ◊   Si è spento ieri a Sofia all’età di 85 anni, l’archimandrita prof. Giorgio Eldarov, che fu responsabile del programma bulgaro della nostra emittente dal 1966 al 1991, nel difficile periodo in cui alla popolazione che viveva nella Bulgaria comunista non arrivava quasi nessuna notizia di ciò che il Papa e la Chiesa stessero facendo. La Radio Vaticana e in particolare il programma bulgaro si stringono alla famiglia e agli amici di mons. Eldarov per la loro perdita. Negli anni Ottanta il programma bulgaro si occupava essenzialmente di fare catechesi al microfono, sotto la guida esperta dell’archimandrita Eldarov, l’unico teologo bulgaro che era stato presente come consulente al Concilio Vaticano II. Originario di Yambol, nel sudest del Paese, a 12 anni fu accolto nel convento francescano e visse quasi interamente la sua vita in Italia, dove si laureò teologo e si specializzò al Pontificio Istituto Orientale di Roma. Nel 1966, quando prese le redini del programma della Radio Vaticana nella sua lingua madre, fu insignito anche del titolo di archimandrita nella Basilica romana di San Clemente, sulla tomba di San Cirillo. Terminato il suo incarico alla Radio del Papa e caduto il regime comunista, tornò a Sofia, dove fondò e diresse il giornale cattolico “Abagar”, il cui archivio è ricco di oltre 30mila libri di notevole valore storico. (A cura di Roberta Barbi)

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    24 Ore nel Mondo



    Dura reazione di Francia e Usa all’assalto delle ambasciate ieri a Damasco

    ◊   Mentre a Damasco si discute di possibili modifiche alla Costituzione, la Francia sottolinea che il presidente siriano “ha superato ogni limite”. Gli Stati Uniti affermano che ha perso legittimità. Ieri le ambasciate di Parigi e Washington a Damasco sono state attaccate da sostenitori di Assad. Il servizio di Fausta Speranza:

    Per il primo ministro francese, François Fillon, il “silenzio” del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria diventa “insopportabile”. Parlando ai microfoni di Europe 1, Fillon conferma che Parigi ha presentato insieme con altri Paesi europei una risoluzione davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu, bloccato dalla Russia e dalla Cina. Il primo ministro francese parla di fuga in avanti del regime siriano dopo che ieri manifestanti pro-regime a Damasco hanno assalito le ambasciate di Francia e di Stati Uniti per protestare contro la visita degli ambasciatori di questi due Paesi nella città ribelle di Hama. E guardiamo dunque anche alla reazione di Washington: il segretario di Stato, Hillary Clinton, dice chiaramente che il presidente siriano Bashar al-Assad “ha perso ogni legittimità” e non è nell'interesse degli Usa che continui a restare al potere. “Non ha onorato le sue promesse e – aggiunge la Clinton - ha cercato e accettato l'aiuto dell'Iran per reprimere il suo popolo”. Per questi motivi - sentenzia - agli occhi degli Usa Assad “non è indispensabile” alla Siria, piuttosto l’obiettivo è che sia realizzata la volontà di trasformazione democratica del popolo siriano”. Parole che sono giunte a Damasco quando ormai era notte, e che pesano come un macigno sugli ormai fragilissimi equilibri diplomatici ancora esistenti tra Siria e Stati Uniti. In mattinata risponde il ministro siriano degli Affari esteri parla di una prova ulteriore della flagrante ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni siriani” e accusando Washington di “provocare e di incitare al proseguimento della crisi”.

    Diplomazia internazionale al lavoro per una via di uscita dalla crisi libica
    In Libia prosegue il lavoro della diplomazia alla ricerca di una via d’uscita alla crisi. La Francia, che oggi discute in parlamento della missione nel Paese, ha confermato contatti con il regime libico, come anticipato ieri dal figlio di Gheddafi. Dagli Stati Uniti il presidente Obama apre alla mediazione della Russia. Intanto viene annunciato che domani il numero due del Cnt, il consiglio nazionale di transizione libico, sarà a Bruxelles per incontri con la Nato e la Ue. Al quartiere generale della Nato, Jibril avrà una riunione informale con i 28 ambasciatori e un incontro bilaterale con il segretario generale Anders Fogh Rasmussen. La delegazione del cosiddetto governo di Bengasi incontrerà poi in giornata anche il presidente stabile della Ue Herman van Rompuy e il presidente della Commissione Ue Jose' Manuel Durao Barroso.

    Nuova giornata di protesta in Egitto
    Piazza Tahrir chiede riforme democratiche e sentenze rapide nei confronti degli esponenti della passata leadership. Proprio questi temi sono stati al centro di un incontro tra il premier ad interim e i vertici giudiziari del Paese. Annunciato inoltre un rimpasto di governo, mentre il processo contro l’ex presidente Mubarak e i suoi figli è in programma il prossimo 3 agosto.

    Lutto in Russia per il naufragio ieri della nave da crociera: almeno 130 i morti
    Giornata di lutto nazionale in tutta la Russia per quella che rappresenta una delle più gravi tragedie degli ultimi anni e cioè il naufragio della nave Bulgària sul fiume Volga, nel quale sono morte quasi 130 persone, la metà delle quali bambini. I corpi non sono stati ancora recuperati. La tragedia apre uno scenario di dubbi e interrogativi sulle cause del disastro: troppe le persone a bordo. Giuseppe D’Amato:

    È la tragedia dei misteri. Quanta gente era veramente a bordo sulla nave non lo sa con certezza ancora nessuno. La cifra è stata portata ufficialmente a 208 dopo che si era parlato di 196 passeggeri. Almeno 25 persone non erano sicuramente registrate ma la capienza massima della nave era di circa 150 persone. A metà giugno il “Bulgaria” aveva passato il regolare collaudo. Allora come mai l’imbarcazione alla partenza aveva il motore sinistro rotto e l’impianto idraulico fuori uso? L’armatore accusa della sciagura il capitano del “Bulgaria”. Il presidente Medvedev ha dato ordine di fare chiarezza e di verificare soprattutto se i pubblici funzionari hanno svolto regolarmente l loro lavoro. Almeno una trentina erano bimbi, tutti rimasti intrappolati in una sala giochi mentre l'acqua del Volga penetrava dagli oblò facendo inabissare il battello in soli tre minuti ad una ventina di metri di profondità: quello accaduto ieri nella repubblica autonoma del Tatarstan, a 80 km dalla capitale, Kazan, è il più grave incidente nautico della Russia post-sovietica, a parte quella del sottomarino Kursk (2000, 118 morti).

    Duri scontri a Belfast tra nazionalisti e unionisti
    Violenti scontri sono scoppiati stamani nella parte cattolica di Belfast e almeno sette agenti di polizia sono rimasti feriti. Le proteste degli indipendentisti, che coincidono con il periodo della marcia annuale degli unionisti Orangisti, sono dilagate nel quartiere cattolico di Broadway. La polizia ha usato proiettili di gomma, i manifestanti hanno risposto con il lancio di pietre e di bottiglie molotov. Al momento, non sembra siano rimasti feriti dei civili. Ogni anno la stagione delle marce dei protestanti culmina il 12 luglio, con la marcia che celebra la vittoria di Guglielmo III d'Orange sul cattolico Giacomo II nella battaglia del Boyne nel 1690. Gli scontri sono iniziati quando gli unionisti hanno dato il via ai fuochi d'artificio per inaugurare la festa.

    Rimpasto di governo in India
    Cambio al vertice in India di 13 ministeri in seguito agli scandali di corruzione. Secondo la stampa locale non riguarda nessun posto-chiave dell’esecutivo guidato da Singh. La manovra era comunque nell’aria. I nuovi ministri giureranno nel pomeriggio.

    Anche oggi alla Casa Bianca i leader del Congresso per la questione debito
    A Washington prosegue il pressing del presidente Obama sui leader del Congresso, che torneranno anche oggi alla Casa Bianca per l’accordo sull’aumento del tetto del debito. Obiettivo che va raggiunto entro 10 giorni. Il presidente ha parlato ieri sera della necessità di giungere ad un compromesso, ritoccando anche il bilancio di due colonne della sua amministrazione: sanità e difesa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 193

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.