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Sommario del 11/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa celebra la Festa di San Benedetto. Il Papa: l'Europa si può ricostruire solo a partire dalle sue radici cristiane
  • Nomine
  • Benedetto XVI rilancia la questione dei marittimi sequestrati dai pirati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Le speculazioni attaccano l'euro. Merkel chiama Berlusconi: fiducia nell'Italia
  • Il Quartetto a Washington per far ripartire il dialogo tra israeliani e palestinesi
  • Giornata della popolazione: vicini ai 7 miliardi. Risorse sufficienti per tutti se distribuite con equità
  • Al via a Giffoni il festival del cinema dei ragazzi
  • Chiesa e Società

  • Congo: ultimo omaggio a mons. Lembi Zaneli, deceduto venerdì scorso in un incidente aereo
  • Pakistan: il Punjab non rispetta la quota per le minoranze. Prosegue il lavoro di Paul Bhatti
  • India: nell'Andhra Pradesh accoltellato un pastore pentecostale
  • Nepal: dopo lo stupro di una monaca buddista, le minoranze chiedono più sicurezza
  • Violenza in Nigeria: 20 morti in un giorno, tre vittime nell’attacco a una chiesa
  • Uganda: leader religiosi uniti contro le mutilazioni genitali femminili
  • Panama: i vescovi affrontano la realtà ecclesiale e nazionale
  • Cile: l’immagine della Madonna del Carmine missionaria nell'isola di Pasqua
  • Venezuela: inaugurato nuovo ambulatorio odontoiatrico infantile
  • California: vescovi contro l'inclusione obbligatoria di contributi di omosessuali nei libri scolastici
  • Grecia: anche la Chiesa cattolica risente delle conseguenze della crisi economica nel Paese
  • Bosnia: negato ai cattolici il diritto alla patria, denuncia mons. Franjo Komarica
  • Germania: processo di dialogo “alla pari” nella Chiesa cattolica tedesca
  • Spagna: rubato dalla cattedrale di Santiago de Compostela prezioso Codice del XII secolo
  • Comunione anglicana: l’intervento dell’arcivescovo Rowan Williams al Sinodo di York
  • Filippine: la Chiesa continuerà a collaborare con il governo al servizio dei poveri
  • Cina: ritiri e catechesi nell'attiva diocesi di Han Dan
  • Germania: a Traunstein una piazza intitolata al Papa
  • Usa: alla Gmg di Madrid anche pellegrini “virtuali”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Affonda nave da crociera russa nel Volga: oltre 100 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa celebra la Festa di San Benedetto. Il Papa: l'Europa si può ricostruire solo a partire dalle sue radici cristiane

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa. Il Papa lo ha ricordato ieri all’Angelus invitando i fedeli ad imparare dal fondatore del monachesimo occidentale a mettere Dio al primo posto. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa, già nella prima udienza generale del suo Ministero petrino, il 27 aprile del 2005, ricorda l’esortazione di San Benedetto, Patrono del suo Pontificato: “non anteporre nulla a Cristo”:

    “All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a San Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!”.

    Al Santo di Norcia dedica in modo specifico l’udienza generale del 9 aprile 2008 sottolineando il valore della sua opera, compiuta nel VI secolo, in un periodo caratterizzato “da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi”:

    “Di fatto, l’opera del Santo e, in modo particolare, la sua Regola si rivelarono apportatrici di un autentico fermento spirituale, che mutò nel corso dei secoli, ben al di là dei confini della sua Patria e del suo tempo, il volto dell’Europa, suscitando dopo la caduta dell’unità politica creata dall’impero romano una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. E’ nata proprio così la realtà che noi chiamiamo ‘Europa’”.

    Un’opera grande nata nel silenzio. Appena ventenne Benedetto lascia gli studi intrapresi a Roma “disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni ... che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo”. Si ritira sui monti presso Subiaco e vive per tre anni completamente solo in una grotta. Un periodo di solitudine con Dio, un tempo di maturazione per superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano:

    “La tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno”.

    Soltanto dopo inizia a fondare i primi monasteri. La sua azione si basa sull’Ora et Labora: la preghiera è il fondamento di ogni sua attività:

    “Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. Nella sua Regola ... sottolinea ... che la preghiera è in primo luogo un atto di ascolto: 'Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti'”.

    La vita del monaco diventa così “una simbiosi feconda tra azione e contemplazione” affinché “in tutto venga glorificato Dio”:

    “In contrasto con una autorealizzazione facile ed egocentrica, oggi spesso esaltata, l’impegno primo ed irrinunciabile del discepolo di San Benedetto è la sincera ricerca di Dio sulla via tracciata dal Cristo umile ed obbediente, all’amore del quale egli non deve anteporre alcunché e proprio così, nel servizio dell’altro, diventa uomo del servizio e della pace”.

    L’opera di San Benedetto forgia la civiltà e la cultura dell’Europa che – afferma il Papa – dopo le “tragiche utopie” del XX secolo, è ancora alla ricerca della propria identità:

    “Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, ‘un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità’”.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nicolet (Canada) presentata da mons. Raymond St-Gelais, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. André Gazaille, finora vescovo titolare di Vaga e ausiliare di Montréal. Mons. André Gazaille è nato a Montréal il 16 maggio 1946 e ha compiuto i suoi studi primari presso il Collegio "Laval" e il Collegio "Saint-Ignace". In seguito, dal 1967 al 1971, ha svolto la sua formazione teologica presso il "Grand Sèminaire de Montréal", ottenendo la Licenza in Scienze Religiose. E’ stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Montréal il 29 maggio 1971. Dal 1971 al 1979 è stato vicario presso la Parrocchia Saint-Rédempteur e, a partire dal 1975, anche cappellano del "Mouvement R³" e "Marriage Encounter". Nel 1979 è stato assegnato come vicario alla Parrocchia "Saints-Martyrs-Canadiens" e dal 1982 parroco della medesima. Nel 1999 è stato nominato parroco anche delle Parrocchie "Visitation-de-la-Bienheureuse-Vierge-Marie" e "Saint-Antoine-Marie-Claret". E’ stato nominato vescovo ausiliare di Montréal l’11 febbraio 2006 ed ha ricevuto la consacrazione episcopale, per le mani del cardinale Turcotte, il successivo 25 marzo.

    Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Montréal: il rev. Christian Lépine, del clero della medesima arcidiocesi, finora parroco di Notre-Dame-des-Champs e Purification-de-la-Bienheureuse-Vierge-Marie, assegnandogli la sede titolare vescovile di Zabi, e il rev. Thomas Dowd, finora direttore del Servizio di Formazione arcidiocesano, assegnandogli la sede titolare vescovile di Treba. Il rev. Christian Lépine è nato il 18 settembre 1951 a Montréal, prima di entrare nel Seminario Maggiore ha studiato al Collège Militaire Royal de St-Jean e all’Ecole Polytechnique de Montréal. E’ stato ordinato sacerdote il 7 settembre 1983 e ha svolto il ministero pastorale come vice parroco. Dal 1986 al 1998 ha studiato teologia a Roma, presso l’Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Teologia Dogmatica. Ha svolto molteplici incarichi sia come vicario parrocchiale che come parroco. Inoltre, è stato segretario del cardinale Turcotte dal 1996 al 1998, anno in cui ha preso servizio presso la Segreteria di Stato e, successivamente, presso la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Dal 2001 al 2006 è stato membro dell’équipe dei formatori del Seminario Maggiore a Montréal, per poi diventare parroco di Notre-Dame-des-Champs e Purification-de-la-Bienheureuse-Vierge-Marie. Il rev. Thomas Dowd è nato l’11 settembre 1970 a Lachine, Montréal. Prima di entrare nel Seminario, ha ottenuto un Diploma universitario di Commercio Internazionale presso la "Concordia University of Montréal". Ordinato sacerdote il 7 dicembre 2001, ha svolto i seguenti incarichi: assistente alla Parrocchia "Holy Name" (2001-2002); assistente alla Parrocchia "St. Thomas Beckett" (2002-2004); amministratore parrocchiale della Parrocchia "St. Veronica" ed assistente alla Parrocchia di "St. Luke" (2005-2006); cappellano del "Lakeshore General Hospital" (2005-2008). Dal 2005 ha collaborato in diversi uffici della Curia: quello per i presbiteri, per le vocazioni, e per la formazione degli agenti pastorali. Ha ottenuto una Licenza in Teologia presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Montréal. Al momento della nomina, il rev. Dowd è direttore del Servizio di Formazione arcidiocesano. Insegna, inoltre, teologia presso l’Università Concordia di Montréal, ed è anche professore di Teologia sacramentaria e liturgica presso il Grand Séminaire di Montréal. Conosce l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo.

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    Benedetto XVI rilancia la questione dei marittimi sequestrati dai pirati

    ◊   Benedetto XVI, incontrando ieri a Castel Gandolfo i familiari dei marittimi ostaggi dei pirati, ha riproposto questo drammatico fenomeno all’attenzione della comunità internazionale: la pirateria, solo l’anno scorso, ha portato 445 attacchi, con 53 navi sequestrate e 1.181 marittimi catturati. A tutt’oggi sono ancora 800 le persone nelle mani dei pirati. Il Papa all’Angelus ha lanciato un accorato appello per la loro liberazione. Sull’incontro di ieri, avvenuto al termine della preghiera mariana, Sergio Centofanti ha intervistato don Giacomo Martino, direttore dell’Apostolato Marittimo della “Fondazione Migrantes” della Conferenza Episcopale Italiana, presente all'evento:

    R. - E' stato decisamente un momento molto bello per tutti. Il Santo Padre ha dimostrato verso queste persone un grande affetto e tutti sono rimasti davvero colpiti dal suo fermarsi con ciascuno. Benedetto XVI li ha guardati negli occhi, ha visto le loro ansie ed ha parlato con loro. Tutte queste persone, ciascuno in un modo diverso - chi era un ex marittimo, chi era la mamma o la moglie - si sentono sicuramente un po’ abbandonate. Forse il nostro compito, come Chiesa, è quello di imparare a pregare con loro, imparare a stargli vicino, imparare insieme a loro a non perdere la speranza. E quello di ieri è stato veramente un grande segnale di attenzione. Quando siamo stati chiamati per fare quest’incontro, ci è stato detto che il Papa voleva fare un piccolo gesto di attenzione verso di loro. Ecco, quello che lui ha definito “un piccolo gesto”, per noi è stato veramente il segno di una Chiesa che cammina con gli uomini, che compatisce, che patisce cioè insieme a loro. Una Chiesa che, quindi, sa ancora farsi vicina alle persone, a qualunque religione o etnia esse appartengano.

    D. - Parliamo di questa piaga della pirateria…

    R. - E’ un fenomeno che dilaga sempre più. Ultimamente si verifica in particolare sulle coste somale ed è stato preso in mano dalla criminalità organizzata. Queste persone quindi, in modo sistematico, prima soltanto vicino alla costa, poi usando le navi che loro stessi sequestrano come navi-base per ampliare il loro raggio d’azione, in qualche modo si sono veramente organizzate per creare un business. Un business che inizia dal sequestrare delle navi che hanno un enorme valore ma che ricade poi direttamente sulle persone.

    D. - Qual è la sorte degli ostaggi?

    R. - Purtroppo li attendono lunghi mesi di trattative, di gravi tensioni psicologiche. A volte consentono loro di chiamare le proprie famiglie, ma spesso le notizie sono sempre molto gravi, le minacce sono assurde, a volte sono minacce di morte. La vita per loro è incredibile: questi equipaggi di 20, 25 persone di diverse etnie, sono costretti a vivere sulla plancia della nave, fermi, senza nessuna speranza o certezza di come e quando possa finire questa loro prigionia.

    D. - Cosa fanno gli armatori?

    R. - Gli armatori trattano. Trattano un prezzo che ormai è quasi diventato un listino, perché facilmente si parla della quantificazione economica, del valore della nave e del carico, ma si parla troppo poco delle persone. Gli armatori devono ed hanno la grave, unica responsabilità - sicuramente insieme ai governi e a ciascuno di noi - di riportare a casa, salve, tutte le persone dell’equipaggio che si sono affidate alle loro mani.

    D. - Che cosa fa la comunità internazionale per contrastare questo fenomeno?

    R. - La comunità internazionale fa poco. Un grande merito va invece al Santo Padre, perché non solo si è fermato con queste persone, le ha confortate, ha pregato per loro, ma attraverso di loro è andato dritto al cuore di tutti quelli che, a bordo, sequestrati, attendono di essere liberati e di tutti quelli che a terra li attendono. Con questo gesto ha soprattutto voluto portare nuovamente all’attenzione della comunità internazionale - e quindi delle organizzazioni e degli Stati - questo tema, affinché si arrivi ad una vera risoluzione. Una risoluzione che ovviamente non può passare semplicemente attraverso le armi o maggiori pattugliamenti. Questa Somalia, ormai così divisa e così in mano alla delinquenza criminale organizzata a livello internazionale, va bonificata e salvata. (vv)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Rispetto e umanità per i marittimi sequestrati: l'appello del Papa all'Angelus della "Domenica del mare".

    In prima pagina, un editoriale di José Maria Gil Tamayo dal titolo "La necessità di una infoetica": dopo 168 anni chiude "News of the World".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, Obama e la sfida al debito statunitense.

    "Pallade e il Centauro" di Botticelli dagli Uffizi al Museo Puskin di Mosca: in cultura, dal catalogo della mostra, la presentazione dell'ambasciatore d'Italia a Mosca, Antonio Zanardi Landi, e del sovrintendente per il Patrimonio storico, artistico e etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze, Cristina Acidini; con un contributo di Giulia Galeotti.

    Così il monachesimo costruì l'Europa: Timothy Verdon e Roberto Nardin sulla trasformazione sociale e culturale avviata da san Benedetto.

    E se Antigone fosse cattiva?: Silvia Guidi sulla rilettura degli eroi della tragedia Al Festival del Teatro, a Napoli.

    Il Premio Ischia internazionale di giornalismo.

    Nei crocevia difficili della storia: nell'informazione religiosa, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, sulle religioni e il comune impegno per la pace inaugurato nel 1986 ad Assisi.

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    Oggi in Primo Piano



    Le speculazioni attaccano l'euro. Merkel chiama Berlusconi: fiducia nell'Italia

    ◊   Borse europee tutte in pesante calo in mattinata, con uno sguardo all'Eurogruppo che si riunisce per affrontare la questione greca. Per arginare la speculazione, la Commissione Ue vuole interdire l'analisi delle agenzie di rating sui Paesi che sono stati o sono oggetto di un aiuto internazionale. In una telefonata al premier Berlusconi, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che "l'Italia deve mandare segnali urgenti" sul fronte del risanamento dei conti, ma si è detta "fiduciosa" sulla capacità del Paese di prendere le misure necessarie. Alessandro Guarasci:

    Continua ad essere un momento no per le borse europee. Perdono tra l’1 e il 3 per cento. Il Mib a fine mattinata lasciava sul terreno l’1,5%. Una crisi che preoccupa anche il presidente Napolitano, convinto che in questo momento in Italia serva “un impegno di coesione nazionale per affrontare e superare le difficili prove che già sono all'ordine del giorno". Aumenta, infatti, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e i bund tedeschi. Fattore che indica la credibilità del debito pubblico. Lo stesso avviene in Spagna e in Francia. Intanto si riunisce il Consiglio Europeo per definire la partecipazione dei privati al secondo piano di aiuti per la Grecia. Ma comunque è l’Italia in queste ore al centro dell’attenzione, anche se la Cancelleria tedesca afferma di avere fiducia nella capacità dell’Italia di tenere sotto controllo i conti pubblici. Il ministro dell’Economia Tremonti è convinto che per dare un segnale forte ai mercati la manovra potrebbe essere approvata in una settimana. Sentiamo l’opinione dell’economista Angelo Baglioni:

    R. – Direi che l’attacco speculativo di venerdì, e che ancora prosegue oggi, è dovuto anche ai contrasti all’interno del governo: Tremonti è essenzialmente visto come il garante dell’equilibrio dei nostri conti pubblici sui mercati internazionali; nel momento in cui la sua posizione viene messa in discussione, i mercati ne risentono immediatamente.

    D. – Movimenti speculativi si registrano anche sui mercati finanziari di Spagna e Francia. E’ questa, secondo lei, anche un po’ una crisi dell’euro?

    R. – Sicuramente è una crisi dell’euro! Da un anno e mezzo assistiamo ad una continua tensione sui mercati finanziari che riflette il fatto che ci sono alcuni Paesi – in primo luogo la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo – che hanno dovuto ricorrere agli aiuti dei partner europei per far fronte agli elevati debiti pubblici. C’è sempre, in ultima istanza, il pericolo che qualcuno di questi Paesi – a cominciare dalla Grecia – possa uscire dall’area euro e innescare una catena di insolvenze anche di altri Paesi che hanno un alto debito pubblico, tra cui anche la Spagna e l’Italia, naturalmente.

    D. – Secondo molti, queste speculazioni hanno un nome: si chiamano – appunto – “vendite allo scoperto”. Per far capire agli ascoltatori: che cosa sono? E soprattutto, non potrebbero essere vietate?

    R. – Si tratta di un’operazione in cui un operatore, per speculare al ribasso su un titolo, cioè per guadagnare da un’eventuale riduzione del prezzo di un titolo, lo vende sul mercato senza avere in portafoglio questo titolo. Secondo me, è sbagliato accusare della situazione questo tipo di operazioni; la causa dei problemi sono problemi fondamentali, sono squilibri di finanza pubblica. Quindi, accusare la speculazione di essere all’origine dei problemi, secondo me, è fuorviante! (gf)

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    Il Quartetto a Washington per far ripartire il dialogo tra israeliani e palestinesi

    ◊   Il Quartetto per il Medio Oriente (Onu, Ue, Usa e Russia) si riunisce oggi a Washington nel tentativo di rilanciare il negoziato tra israeliani e palestinesi, bloccati da quasi un anno. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il rappresentante della Politica estera dell'Ue Catherine Ashton, il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, cercheranno di spingere per un riavvicinamento delle parti, quando ormai l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen è decisa a chiedere all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a settembre, il riconoscimento dello Stato palestinese. Per poter votare sull’ammissione di una nuova Nazione, occorre un pronunciamento del Consiglio di sicurezza, previsto per il 26 luglio. Nell’imminenza di tale data e in un momento in cui i Paesi arabi e del Nord Africa sono in piena trasformazione, è davvero possibile una ripresa dei colloqui tra israeliani e palestinesi? Risponde Marcella Emiliani docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all'Università di Bologna-Forlì, intervistata da Giada Aquilino:

    R. – Allo stato attuale delle cose, la ritengo un’iniziativa molto improbabile da portare avanti sul terreno. Da una parte, il governo Netanyahu in Israele non intende interrompere - e lo ha già dimostrato ampiamente - il processo di colonizzazione nei Territori, che è il maggiore ostacolo a qualsiasi tipo di negoziato; dall’altra sebbene Al Fatah, cioè il partito del presidente dell’Autonomia palestinese, e Hamas si siano riavvicinati, tuttavia è una riconciliazione troppo recente, che non consente di intravedere un fronte unito dei palestinesi. Quindi è difficile, in un momento come questo in cui il Medio Oriente peraltro è molto inquieto, riuscire a coordinare un’azione che porti al tavolo dei negoziati israeliani e palestinesi.

    D. - A fine luglio il Consiglio di sicurezza dovrà dare il proprio parere sul pronunciamento, a settembre, dell’Assemblea generale dell’Onu riguardo ad uno Stato palestinese indipendente. Gli Stati Uniti - con Obama - si sono detti contrari, così pure il britannico Cameron, mentre il francese Sarkozy sembra più favorevole a un sostegno. Allora, si va verso una battaglia a colpi di veti?

    R. – Probabilmente sì, nel senso che Obama in questa occasione rischia di perdere tutto il credito che ha accumulato appoggiando, seppure indirettamente, le cosiddette rivoluzioni della primavera araba. Questo è molto pericoloso in prospettiva, perché a quel punto chi avrà più la credibilità per mediare in questo tipo di processo?

    D. – In un quadro di spaccatura internazionale, i numeri per lo Stato palestinese sulla carta potrebbero esserci, perché l’Assemblea generale dell’Onu dovrà votare a maggioranza qualificata, quindi i due terzi dei 192 voti: cosa c’è da aspettarsi?

    R: - C’è da aspettarsi un braccio di ferro tra il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea generale dell’Onu. Però, poniamoci questo importante interrogativo: cosa succede se la maggioranza dei Paesi del sud del mondo approva l’esistenza di uno Stato palestinese? Ciò rafforzerebbe i palestinesi stessi e a quel punto sarebbe ben più difficile tenerli emarginati da qualsiasi processo negoziale come è stato fatto fino ad adesso, dopo il fallimento degli accordi di Oslo. In un momento così delicato come questo delle rivoluzioni arabe in corso, è una prospettiva che non fa ben prevedere. (bf)

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    Giornata della popolazione: vicini ai 7 miliardi. Risorse sufficienti per tutti se distribuite con equità

    ◊   Ricorre oggi la Giornata mondiale della popolazione 2011, anno che segnerà la nascita del sette miliardesimo bimbo sul nostro Pianeta. “Un traguardo importante” - sottolinea il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – “per celebrare la nostra comune identità e la nostra diversità”, ponendo sempre attenzione alle persone che in tutto il mondo “aspirano ad ottenere diritti universali che le Nazioni Unite sostengono con orgoglio lavorando senza sosta per ottenerli.” Roberta Gisotti ha intervistato la prof.ssa Sveva Avveduto, direttore dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr:

    D. – Prof. ssa Avveduto, entro quest’anno saremo 7 miliardi ad abitare la Terra. Questo dato - ci veniva detto da molti esperti - ci dovrebbe spaventare; nei decenni passati l’aumento della popolazione è stato visto infatti con grande preoccupazione; non ci saranno risorse sufficienti, si diceva: poi negli ultimi anni si è rassicurato che le risorse invece ci sono. Dov’è la verità?

    R. – Io direi, in due parole, che le risorse ci sono e che il problema è la loro distribuzione iniqua, perché tutte vanno ad una percentuale molto piccola della popolazione mondiale, mentre invece una percentuale molto grande non può godere di queste risorse che il Pianeta effettivamente ha. Gli avanzamenti della ricerca scientifica e delle tecnologie, sicuramente garantiscono una capacità di accedere a queste risorse in maniera più equa. Quindi, gli strumenti ci sono, ci vuole ora una volontà politica e sociale di distribuire queste risorse in maniera equa. Da questo punto di vista, quindi, l’aumento della popolazione non dovrebbe in assoluto spaventare. E’ anzi un indice di benessere della popolazione: perché se una popolazione cresce, vuol dire che sta bene.

    D. – Lo stesso Ban Ki-moon nel suo messaggio per la Giornata odierna sottolinea: “Abbiamo abbastanza cibo per tutti, eppure quasi un miliardo di persone soffre la fame”. A tale proposito, credo che negli ultimi anni i quadri demografici siano fortemente condizionati dai flussi migratori...

    R. – Sì, il problema della fame è un problema tragico, presente e assolutamente reale e come dicevo prima va risolto anche in maniera politica, difendendo il diritto delle persone, chiunque esse siano, all’accesso alle risorse. La popolazione mondiale non è una popolazione statica, in nessun senso: è una popolazione dinamica, anche in senso migratorio, e vediamo il nostro stesso Paese, che è stato un Paese di migrazione fino a pochi decenni fa, e che da un paio di decenni è un Paese di immigrazione. I flussi migratori portano probabilmente qualche problema, ma sicuramente ricchezza, competenze nuove, forze di lavoro nuove e sicuramente una nuova popolazione. Ad esempio in Italia, la crescita dei cittadini che provengono da altri Stati è superiore a quella dei cittadini italiani: l’inversione della tendenza alla crescita zero, è dovuta proprio all’immissione di cittadini di altri Paesi, e questo è un dato da ritenersi positivo.

    D. – Al di là dei flussi migratori, per quanto riguarda appunto la suddivisione del mondo tra Nord, Sud, Ovest ed Est, a che punto siamo negli equilibri di distribuzione della popolazione nel mondo?

    R. – Gli equilibri, se così posso dire, sono piuttosto ‘squilibrati’, nel senso che c’è una popolazione europea che è sicuramente votata ad un invecchiamento complessivo abbastanza forte. Noi vediamo che in quasi tutti i Paesi europei e nell’Europa geograficamente intesa nel suo complesso, la popolazione invecchia sempre di più, mentre invece la popolazione del Sud del mondo cresce e ringiovanisce. Quindi, da questo punto di vista l’asse è piuttosto squilibrato.

    D. – Lei pensa che l’organizzazione politica del Pianeta sia al passo con i cambiamenti demografici?

    R. – Io direi che l’organizzazione politica debba mettersi al passo con i cambiamenti demografici, perché altrimenti saranno i cambiamenti demografici a sommergerla. La non conoscenza delle tendenze della popolazione e della demografia, quindi, può essere non importante nel breve periodo o nell’imminente, ma sicuramente è importantissima per una politica generale dei vari Paesi e quindi del Pianeta.

    D. – Eppure di questa Giornata mondiale della popolazione si parla poco...

    R. – Sì, se ne parla molto nei circoli ristretti di addetti ai lavori ma in realtà complessivamente è un argomento che non è sentito e non sembra essere così importante come altri che riguardano ad esempio il cambiamento climatico o i cambiamenti geografici dell’ambiente. Sicuramente, però, l’impatto delle tendenze demografiche anche sull’assetto complessivo del nostro Pianeta, è importantissimo. (ap)

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    Al via a Giffoni il festival del cinema dei ragazzi

    ◊   S'inaugura questa sera a Giffoni, in provincia di Salerno, il Festival del cinema dei ragazzi. Sono infatti i giovani i veri protagonisti dell'ormai celebre Giffoni FilmFestival che quest'anno prevede un intensissimo programma fino al 21 luglio. Vi parteciperanno 3300 bambini e ragazzi dai 3 ai 23 anni provenienti da 51 nazioni e 150 città italiane. 145 film in cartellone, affiancati da incontri, dibattiti, masterclass e tanti eventi speciali. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Più che un’esperienza di cinema, nei suoi quarantuno anni Giffoni ha dimostrato di essere un’esperienza di vita per migliaia di bambini e di ragazzi, e naturalmente anche per gli adulti che li seguono e le famiglie che li accolgono. “E’ un programma imponente nelle proposte e nei numeri – precisa Claudio Gubitosi direttore e creatore del Festival – nel quale concorrono e si esprimono le più stimolanti energie creative del momento”. LINK è il tema scelto per la nuova edizione, una parola inglese entrata prepotentemente nel nostro linguaggio, con il fine di insegnare ai giovani ad approfondire, attraverso la visione dei film, proprio il termine di corrispondenza, di condivisione, riflettere cioè sui meccanismi della relazione tra gli uomini e le sfide della globalizzazione. Il numero dei partecipanti e la loro provenienza certifica l’importanza e il valore unico di Giffoni. Manlio Castagna, uno dei vicedirettori, precisa in che cosa si differenzia questa esperienza per le migliaia di ragazzi partecipanti.

    “Si differenzia nella capacità di creare un’esperienza per i ragazzi, dai 13 anni in poi, in particolar modo in quanto in questi giorni riescono a confrontarsi e a creare un corto circuito culturale, e non solo culturale, con altre realtà a loro non sempre vicine. Basti pensare che in sala si trovano contemporaneamente ragazzi di Israele e Palestina, America e Iraq, Germania e Corea, e altre 50 nazioni che compongono quel grande parterre e quel mosaico vivissimo e colorato che è la giuria del Giffoni Film Festival. In qualche modo, attraverso i film, che poi diventano strumento per conoscersi anche meglio, i ragazzi si avvicinano a realtà culturali, religiose, geografiche, sociali, veramente molto distanti da loro. E quindi diventa un’esperienza a tutto tondo”.

    Antonia Grimaldi è il secondo vicedirettore del Festival. Lei segue i bambini dagli otto ai dodici anni: come reagiscono dinanzi al compito di giudicare un film, ossia di vivere il cinema non solo come divertimento, ma come strumento di riflessione e di crescita?

    “Con grande senso di responsabilità. Subiscono il fascino del ruolo. Gli piace essere giurati perché significa essere riconosciuti come persone in grado di decidere e di stabilire per una volta qual è il film migliore, che cosa gli piace, che cosa non gli piace. Tra l’altro avvertono molto il fatto di essere ad un festival e hanno aspettative precise rispetto alle nostre proposte. Mi è capitato di sentire bambini di 8, 9 anni discutere tra di loro e dire ‘questo è un film da festival, questo non è un film da festival’... Quindi, sono molto contenti, responsabili e capaci anche di fare distinzioni abbastanza sottili”.

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    Chiesa e Società



    Congo: ultimo omaggio a mons. Lembi Zaneli, deceduto venerdì scorso in un incidente aereo

    ◊   È stato tumulato questa mattina mons. Camille Lembi Zaneli, il vescovo di Isangi, nella Repubblica Democratica del Congo, morto venerdì scorso in un incidente aereo. Il presule è stato sepolto all’interno della cattedrale di Maria Mediatrice di Isangi. A presiedere le esequie è stato mons. Marcel Utembi, arcivescovo di Kisangani, insieme a mons. Juline Andavo, vescovo di Isiro-Niangara e a mons. Richard Domba, vescovo di Dungu-Doruma. Nella sua omelia, mons. Utembi ha invitato i fedeli a prendere esempio dal defunto mons. Lembi, il cui motto episcopale recitava “Preghiamo e lavoriamo”. “Nella fede – ha detto l’arcivescovo di Kisangani – il popolo di Dio possa avvertire ancora la presenza del presule defunto”. Quindi, mons. Utembi ha ricordato la missione portata avanti da mons. Lembi: “Nei suoi dieci anni di episcopato – ha detto – egli ha operato per lo sviluppo integrale del popolo di Dio, ovvero lo sviluppo del corpo e dell’anima. Ed ogni giorno, egli ha portato la Parola di Dio alla sua gente”. Tra i gesti concreti di evangelizzazione compiuti da mons. Lembi ci sono la creazione della radio cattolica “Boboto”, la sensibilizzazione per il miglioramento delle condizioni sanitarie, la grande attenzione data alla sfera educativa, così come all’agricoltura, all’allevamento e alla itticoltura. Mons. Utembi ha poi sottolineato il ruolo avuto dal defunto vescovo di Isangi nella crescita del clero diocesano: “Prima di morire – ha detto – mons. Lembi si preparava ad ordinare, tra il 10 ed il 31 luglio, tre nuovi sacerdoti. E tra il 2000 ed il 2011, aveva più che raddoppiato i preti diocesani di Isangi, portandoli da 6 a 13”. Al momento della sua morte, mons. Lembi Zaneli aveva 61 anni. L’incidente del quale è rimasto vittima è accaduto nel tratto aereo tra Kinshasa e Kisangani. Il presule era a bordo di un Boeing 727 della compagnia aerea privata “Hewa Bora”, che è precipitato poco prima dell’atterraggio a causa del maltempo. A bordo c’erano 112 passeggeri e solo 40 sono sopravvissuti. (A cura di Isabella Piro)

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    Pakistan: il Punjab non rispetta la quota per le minoranze. Prosegue il lavoro di Paul Bhatti

    ◊   Su 65 posti vacanti al District Coordination Officer di Khanewal, in Pakistan, nessuno è stato ricoperto da un cristiano, come invece imporrebbe la quota del 5% riservata alle minoranze, che fu introdotta anche nella legislazione del Punjab dal ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo scorso. La mancanza di cristiani tra gli assunti ha scatenato la protesta della minoranza, che l’8 luglio scorso è scesa in strada per manifestare davanti alla sede dell’ufficio governativo, come racconta l'agenzia AsiaNews: “Sono rimasto scioccato quando ho visto solo musulmani tra gli assunti – è la testimonianza di padre Yaqoob Masih, diocesi di Khanewal – noi cristiani non abbiamo alcun organismo cui poterci rivolgere, siamo orfani nel nostro stesso Paese”. Il sacerdote si riferisce all’abolizione del Ministero per le Minoranze, declassato al rango di dipartimento provinciale, disposto dal governo centrale il 30 giugno scorso. Il governo, tuttavia, ha promesso l’istituzione di un nuovo ministero, per l’Armonia e i diritti umani, che dovrebbe assorbire e mantenere a livello federale parte delle deleghe di quello per le Minoranze, ma allo stato attuale questa resta solo una promessa. “Le minoranze hanno diritto di protestare – rispondono dal District Coordination Officer di Khanewal – ma è responsabilità della commissione considerare la quota del 5%”. Intanto prosegue il lavoro del consigliere speciale del primo Ministro per gli Affari delle minoranze religiose, il cattolico Paul Bhatti, fratello di Shahbaz. Bhatti ha presentato un piano d’azione che sarà possibile mettere in pratica solo “se in Pakistan reggeranno le istituzioni democratiche” e di cui ha parlato in esclusiva con l’agenzia Fides. Innanzitutto ha rilevato le problematiche che nel Paese rendono difficile la vita delle minoranze e ne limitano i diritti: instabilità dei governi, crescita dell’estremismo, leggi discriminatorie come quella sulla blasfemia, aumento delle attività terroristiche, povertà, analfabetismo e scarso accesso all’istruzione. Da qui la necessità di compiere alcuni passi fondamentali: a livello locale, ad esempio, la promozione di attività culturali e iniziative di dialogo, l’imposizione di restrizioni e sanzioni ai discorsi che incitano all’odio e alla violenza; a livello giuridico, una revisione di leggi e pratiche discriminatorie e l’assistenza legale e finanziaria alle vittime. L’11 agosto prossimo il governo pakistano dovrebbe appoggiare la celebrazione della Giornata per le Minoranze del Pakistan. (A cura di Roberta Barbi)

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    India: nell'Andhra Pradesh accoltellato un pastore pentecostale

    ◊   “È davvero una vergogna che la minoranza cristiana non abbia libertà di culto in un Paese come l’India, dove la Costituzione garantisce il diritto di praticare e predicare la propria fede”. Così Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna l’ennesimo attacco contro un cristiano. Il 3 luglio scorso quattro radicali indù hanno aggredito il pastore pentecostale G.N. Paul nei pressi del villaggio di Munugodu (distretto di Nalgonda, Andhra Pradesh), mentre tornava dal servizio domenicale, accusandolo di conversioni forzate. L’uomo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha riportato gravi ferite all’addome e alla testa, ma ora è fuori pericolo. Già tre volte prima dell’aggressione, alcuni indù avevano intimato al pastore di interrompere ogni attività di evangelizzazione. La polizia di Munugodu ha registrato il caso, ma nessuno è ancora stato arrestato. Il 3 luglio scorso il pastore, della Chiesa battista indipendente, stava tornando a casa dopo il servizio liturgico, a cui avevano partecipato circa 20 famiglie. All’improvviso, quattro radicali indù lo hanno bloccato e accoltellato. Testimoni hanno assistito alla scena e chiamato un’ambulanza, che ha portato il pastore al Nalgonda Government Hospital. Due giorni dopo, il rev. Paul è stato trasferito all’Osmania Government Hospital di Hyderabad, dove ha subito un’operazione e al momento continua la sua degenza. Secondo Sajan George, lo Stato è in parte complice di queste violenze contro i cristiani: “I fondamentalisti sono incoraggiati dal fallimento dell’applicazione della legge e dalla mancanza di volontà nell’assicurare la giustizia ai cristiani innocenti, vittime della persecuzione”. In tutta l’India, infatti, la giustizia per le vittime del fondamentalismo tarda ad arrivare. “In Kandhamal, 50mila cristiani sono ancora sfollati – spiega il presidente del Gcic – in attesa di poter tornare nelle loro case dopo i pogrom del 2008”. Sajan George ricorda poi la situazione in Karnataka, dove “il rapporto del giudice BK Somasekhara ha scagionato membri del Sangh Parivar e del Bjp, contro ogni evidenza”. (R.P.)

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    Nepal: dopo lo stupro di una monaca buddista, le minoranze chiedono più sicurezza

    ◊   Centinaia di cristiani, islamici e rappresentanti di gruppi tribali hanno protestato ieri a Kathmandu per chiedere al governo una maggiore tutela delle minoranze religiose e più sicurezza. A scatenare la protesta, lo stupro di Sangita Lam, 21 anni, monaca buddista violentata lo scorso 24 giugno da cinque uomini su un bus nel Nepal orientale. Fonti dell'agenzia AsiaNews affermano che la donna è a tutt’oggi ricoverata in stato di semi-incoscienza nell’ospedale di Siliguri (India). I suoi violentatori, fra cui l’autista del bus e il suo assistente, sono ancora a piede libero. Nei giorni scorsi le autorità hanno assicurato il veloce arresto dei criminali, negando però nuove misure di sicurezza a difesa delle minoranze. “In questo momento - ha affermato Gangalal Tuladhar, portavoce del governo - per noi è impossibile garantire la sicurezza a tutte le minoranze, i religiosi devono essere più prudenti e in grado di difendersi da soli”. Secondo Angdawa Sherpa, donna e membro dell’Assemblea Costituente del Nepal, “Lo stupro di Sangita è un atto di violenza contro tutte le minoranze religiose”. La Sherpa critica l’inerzia del governo. La polizia impiega mesi per arrestare chi commette violenza contro esponenti di minoranze religiose. “Se le autorità non daranno una condanna esemplare agli stupratori di Sangita – afferma – vi saranno nuovi casi di violenze contro monaci e religiosi”. (R.P.)

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    Violenza in Nigeria: 20 morti in un giorno, tre vittime nell’attacco a una chiesa

    ◊   Nuove violenze in Nigeria hanno colpito, in parte, la comunità cristiana locale: almeno 17 persone hanno perso la vita, ieri sera, a Maiduguri, nel nord-ovest del Paese, in una sparatoria tra le forze di sicurezza e presunti estremisti islamici della famigerata setta dei Boko Haram. Ma in mattinata altre 3 persone erano rimaste uccise in un attentato dinamitardo contro una chiesa. L’edificio colpito si trova a Suleja, sobborgo della capitale Abuja. Due delle persone sono rimaste uccise nell’esplosione, una terza è deceduta in seguito in ospedale. Nessuna rivendicazione sinora, anche se probabilmente si tratta dell’ultimo degli atti terroristici contro la minoranza cristiana della Nigeria settentrionale, dietro i quali c’è l’estremismo islamico. E proprio appartenenti alla setta musulmana dei Boko Haram sarebbero stati protagonisti delle violenze scoppiate ieri anche a Maiduguri, nel nord-ovest della Nigeria: almeno 17 persone, tra le quali un adolescente, sono rimaste uccise in una sparatoria tra le forze di sicurezza e gli estremisti. Contrastanti le ricostruzioni dell’accaduto: secondo un portavoce dell'esercito, una pattuglia ha risposto a un ordigno esplosivo lanciato da alcuni uomini armati. Alcuni testimoni oculari, invece, sostengono che sono i militari ad aver aperto il fuoco per primi, uccidendo alcuni civili sospettati di avere aiutato gli aggressori e di avere incendiato alcune abitazioni. (A cura di Giancarlo La Vella)

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    Uganda: leader religiosi uniti contro le mutilazioni genitali femminili

    ◊   Alcune Chiese dei distretti ugandesi di Kapchorwa e Bukwo, hanno stretto una alleanza con le Ong locali Inter African Committee Uganda (Iacu) e Reproductive, Educative Community Health (Reach) per combattere la mutilazione genitale femminile (Mgf) nelle regioni di Sebei e Pokot. Il pastore Francis Sawenge Kotil della Chiesa della liberazione del distretto di Bukwo - riferisce l'agenzia Fides - ha ammesso che il sangue perso con questa pratica è una maledizione, ma che ora, con il sostegno delle Chiese, si potranno fare passi avanti nell’eliminazione della Mgf. Anche il coordinatore del Programma dell’Iacu di Sebei ritiene che la lotta contro la pratica delle Mgf a Sebei avrà esito positivo perché le Chiese hanno dichiarato apertamente di volersi unire per combatterla. “Finora abbiamo perso tempo cercando di sradicarla, perché non eravamo pienamente sostenuti dalle Chiese, ma da quando i leader religiosi si sono uniti a noi, possiamo finalmente vincere” si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia Cisa. La direttrice del Reach programme di Kapchorwa ha dichiarato che ci vorrà del tempo per abolirla completamente a Kapchorwa e Pokot, poichè è ancora attuata nel vicino Kenya, dove molti genitori portano di nascosto le proprie figlie per sottoporle a questo strazio e poi ritornano a casa. Si è rivolta anche al governo kenyota affinchè arresti gli eventuali colpevoli che attraversano il Kenya. Secondo le statistiche, le ragazze mutilate nel 2011 sono 820 rispetto alle 550 registrate nel 2008, confermando il fatto che la pratica sia ancora attuata nonostante la messa al bando nel 2010. I colpevoli rischiano 10 anni di carcere, ma in caso di morte della ragazza in seguito a questo atto crudele vengono condannati a morte. (R.P.)

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    Panama: i vescovi affrontano la realtà ecclesiale e nazionale

    ◊   La realtà ecclesiale e quella nazionale, sono al centro del documento conclusivo redatto dalla Conferenza episcopale del Panama al termine della 192.ma assemblea plenaria che si è appena conclusa. Per quanto riguarda il primo dei temi affrontati, riferisce l’agenzia Fides, i vescovi hanno sottolineato gli sforzi positivi fatti nel campo della formazione all’interno dei seminari e per i missionari, preparati sulla base del documento di Aparecida e nell’ambito della Missione nazionale, e nella promozione delle parrocchie. Scarsa, invece, la presenza dei laici impegnati in questo fronte. Inoltre, si sono svolti in molte diocesi incontri pastorali preparatori all’assemblea nazionale che si terrà dal 13 al 16 gennaio 2012 ed è stato ricordato anche l’appuntamento con il V centenario dell’evangelizzazione di Panama, che cadrà nel 2013, anno nel corso del quale si svolgeranno l’assemblea del Celam a maggio e la riunione annuale del Sedac a novembre. Sulla realtà nazionale i presuli hanno constatato uno scollamento tra gli interessi della classe politica e le esigenze del popolo panamense: “È necessario e indispensabile umanizzare la politica e ripristinare il suo senso etico, dando il primato alla dignità umana, al bene comune e al rispetto della volontà degli elettori – scrivono – inoltre è anche importante dimostrare la coerenza tra il proprio comportamento e i principi morali nello svolgimento della propria missione”. Infine, l’episcopato ha espresso la propria preoccupazione per l’incremento della violenza nei diversi ambiti della società, in particolare la famiglia: “Chi promuove la famiglia promuove l’uomo - concludono – chi attacca la famiglia attacca l’uomo”. (R.B.)

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    Cile: l’immagine della Madonna del Carmine missionaria nell'isola di Pasqua

    ◊   L’immagine missionaria della Madonna del Carmine, donata dal Santo Padre al Cile, percorrerà 4.000 chilometri per completare il suo percorso attraverso il Paese continentale e insulare: la notizia è giunta all’agenzia Fides dalle Pontificie Opere Missionarie (Pom) del Cile. Il suo arrivo sull’Isola di Pasqua è previsto per mercoledì 13 luglio intorno alle ore 20. L’immagine sacra sarà accolta da funzionari e autorità dell'Isola, subito dopo avrà inizio una processione verso il tempio “Teresa delle Ande”, dove si celebrerà la Santa Messa di accoglienza. Il programma preliminare della visita, prevista per 6 giorni, evidenzia l'incontro della Madonna Missionaria con i bambini degli asili, la visita all'ospedale e ad una casa di riposo. Nel programma ufficiale è compresa anche la visita al Governatorato Marittimo, alla caserma della polizia, alla sede del comune e alla Giunta provinciale. Sabato 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, è prevista una processione sul lungomare e una visita alle cappelle in onore della Virgen del Carmen. (R.P.)

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    Venezuela: inaugurato nuovo ambulatorio odontoiatrico infantile

    ◊   Un nuovo centro odontoiatrico infantile è stato inaugurato in Venezuela, a Humocaro, nella zona rurale nello Stato di Lara. Dedicato a Matteo Candini, un bimbo italiano morto di leucemia, la struttura si trova all’interno della clinica pediatrica “Angelo custode”, l’unica nella zona in grado di offrire cure a ottomila bambini. Il paese di Humocaro, riporta l'agenzia Fides, si trova sulle Ande ed è abitato da persone molto povere: le case, costruite in legno e fango, sono sovente in condizioni igieniche inadeguate. La maggioranza dei bambini è malnutrita e il tasso di abbandono scolastico è molto alto; le medicine sono spesso troppo costose. Punto di riferimento, per l’intera comunità locale, è il monastero trappista Nuestra Seňora de Coromoto, sostenuto dal 2003 dall’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi): l’ambulatorio pediatrico lavora sotto la supervisione di suor Chiara Piccinini e della Fundación San Antonio. L’inaugurazione del Centro segue un’altra iniziativa: il 21 maggio scorso, infatti, un gruppo di medici ha effettuato visite gratuite e consulti pediatrici a circa duecento tra bambini e giovani. L’ambulatorio è stato realizzato grazie alla raccolta fondi di Stefano Matteucci, del gruppo Amistad e attraverso un progetto dell’Unione Europea in partnership con Avsi. Nel Venezuela, quarto Paese esportatore di petrolio, la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà. (G.I.)

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    California: vescovi contro l'inclusione obbligatoria di contributi di omosessuali nei libri scolastici

    ◊   I vescovi della California hanno espresso la loro ferma contrarietà a un progetto di legge che vuole imporre l’inclusione nei libri di testo scolastici dei contributi di omosessuali, bi-sessuali e transessuali alla storia e alla cultura americana. Il “Fair, Accurate, Inclusive and Respectful Education Act” (Legge per un’educazione giusta, accurata, inclusiva e rispettosa ), già approvato lo scorso mese di aprile dal Senato statale, è passato il 5 luglio anche alla Camera dei Rappresentanti, e attende la firma del Governatore democratico Jerry Brown. L’attuale ordinamento dello Stato già prevede una speciale tutela nell’insegnamento di materie come la storia per particolari “gruppi culturali e razziali” compresi gli indiani d’America e gli afro-americani. Il nuovo testo aggiungerebbe nuove categorie protette, tra i quali le persone disabili, altri gruppi etnici e appunto le persone con diversi orientamenti sessuali. Secondo i sostenitori della legge, il provvedimento servirà a superare i pregiudizi dei giovani nei riguardi degli omosessuali. Per i vescovi californiani, che hanno lanciato in questi mesi una vasta campagna contro la sua approvazione, si tratta invece di un provvedimento “inutile e intrusivo” ed è il risultato “più dell’attivismo dei gruppi di interesse che della volontà degli elettori con figli a scuola”. In un commento pubblicato sul quotidiano diocesano “The Tidings” – riferisce l’agenzia Cns - l’arcivescovo di Los Angeles José Gomez parla di un “nuovo esempio di ingerenza governativa nella libertà educativa dei genitori”. Se sarà firmato dal Governatore Brown, la California sarà il primo stato americano ad introdurre nelle proprie scuole l'insegnamento della storia di omosessuali, bisessuali e transgender come gruppo sociale riconosciuto dallo Stato. (L.Z.)

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    Grecia: anche la Chiesa cattolica risente delle conseguenze della crisi economica nel Paese

    ◊   Anche la Chiesa cattolica greca sta risentendo delle conseguenze della grave crisi economica nel Paese. Ad affermarlo è l’arcivescovo di Atene Nikolaos Foskolos che in un’intervista all’agenzia Cns parla di una situazione drammatica. “Questa crisi – ha detto - potrebbe essere la peggiore nella nostra storia. La corruzione è diffusa dappertutto, soprattutto nella classe politica. Non riceviamo alcun aiuto dallo Stato o da altre Chiese occidentali e i nostri fedeli non possono dare di più. Le nostre parrocchie sono in gravi difficoltà e tra qualche mese non saremo neanche in grado di pagare il nostro personale e i nostri dipendenti”, ha aggiunto il presule. Secondo mons. Foskolos, la nuova stretta fiscale decisa dal governo greco per venire incontro alle richieste dell’Europa e degli istituti finanziari internazionali peserà più sulla Chiesa cattolica che su quella ortodossa, che pure è stata colpita anch’essa in modo pesante. “Siamo solo una piccola minoranza, con poche proprietà e risorse e in questi ultimi anni abbiamo dovuto sostenere il peso di molti cattolici provenienti dai Paesi poveri migliore che passano per la Grecia per cercare una vita migliore in Europa”, ha spiegato, evidenziando come le condizioni in cui versano alcune parti del Paese ricordano il Terzo mondo. La crisi ha costretto anche la Caritas greca e le Missionarie della Carità a tagliare gli aiuti ai rifugiati. Ad Atene un ostello e due mense per poveri saranno chiuse entro la fine dell’anno per mancanza di fondi. “Molte persone soffrono la povertà in Grecia. Stiamo facendo il possibile, ma non possiamo andare avanti così”, ha detto mons. Foskolos. (L.Z.)

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    Bosnia: negato ai cattolici il diritto alla patria, denuncia mons. Franjo Komarica

    ◊   "In Bosnia la comunità internazionale chiude gli occhi davanti a gravi violazioni di diritti umani fondamentali": a denunciarlo all’“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs) è stato mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka nella Repubblica Serba di Bosnia (Sr), in visita nei giorni scorsi in Svizzera su invito dell’Opera di diritto pontificio. Il presule - riferiscono le agenzie Sir e Apic che lo ha intervistato - ha raccontato che a 15 anni dalla fine della guerra ai cattolici non è permesso far ritorno nelle proprie case. "Si tratta di un crimine, della negazione di uno dei diritti fondamentali dell'uomo: il diritto alla patria". Durante la guerra, nella sola diocesi di Banja Luka, oltre 70mila cattolici sono stati cacciati dai villaggi e, ad oggi, solo in 5.800 si stima, abbiano potuto farvi ritorno. Una possibilità che non è stata invece negata a più di 250 mila musulmani che già da tempo hanno ripreso possesso delle proprie abitazioni: "Un'ulteriore prova - ha detto il vescovo - di come oggi la pulizia etnica sia un'ingiustizia di fatto tollerata". Questa "sconvolgente espulsione" della minoranza cattolica è stata confermata anche da Valentin Inzko, dal 2009 rappresentante speciale dell'Unione europea per la Bosnia Erzegovina. Il diplomatico austriaco ha dichiarato "quanto sia difficile per i cattolici trovare un lavoro e quanto essi si sentano svantaggiati e discriminati dalle autorità". Inzko ha inoltre espresso la sua intenzione di incalzare il governo locale - non appena questo si sarà insediato - per quel che concerne la difesa degli interessi della minoranza cattolica. A diversi mesi dalle elezioni dello scorso ottobre, però, nel Paese la formazione di un governo comune rimane un obiettivo lontano. Per il nunzio apostolico in Bosnia Erzegovina, mons. Alessandro D'Errico, "il fattore decisivo per il futuro della nazione sarà il miglioramento della situazione sociale. Dobbiamo dare delle prospettive concrete soprattutto ai giovani, altrimenti le cercheranno altrove". Il nunzio ha anche sottolineato l'importanza delle cosiddette "scuole europee", frequentate sia da cristiani che da musulmani e fortemente impegnate in favore della riconciliazione. Nel 2010 l’Acs ha realizzato progetti nel Paese per un valore totale di quasi 600mila euro. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Germania: processo di dialogo “alla pari” nella Chiesa cattolica tedesca

    ◊   È terminato ieri a Mannheim il primo atto del processo di dialogo della Conferenza episcopale tedesca per il futuro della Chiesa cattolica. Alla due giorni di discussione, definita “alla pari” sia dai vescovi che dai laici presenti, hanno partecipato circa 300 rappresentanti delle diocesi, come riporta l'agenzia Sir. “Un dialogo alla pari, arricchente, in cui ha prevalso l’atmosfera di ascolto - rileva mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca - l’azzardo è stato premiato perché la direzione del nostro cammino è giusta e posso assicurare che proseguiremo su questa strada”. Durante l’incontro “abbiamo potuto sperimentare cosa vuol dire essere in cammino, uniti nella fede”, continua mons. Zollitsch. Il presule dichiara di aver “percepito che sta nascendo una nuova capacità di linguaggio e comunicazione nella Chiesa tedesca”. Questo e gli altri sviluppi del processo di dialogo saranno comunicati da Zollitsch ad agosto in un incontro con Benedetto XVI, cui sarà accompagnato dal cardinale Reinhard Marx e dai vescovi Franz-Josef Hermann Bode, titolare della diocesi di Osnabrück, e Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen. (G.I.)

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    Spagna: rubato dalla cattedrale di Santiago de Compostela prezioso Codice del XII secolo

    ◊   Un furto probabilmente risalente alla settimana precedente, ma scoperto solo martedì scorso, si è verificato nella Cattedrale di Santiago de Compostela, in Spagna. A essere stato sottratto è il Codice Callistino: un’opera del XII secolo, dal valore incalcolabile, attribuito al monaco cluniacense Aymerico Picaud di Pitou, che accompagnò Papa Callisto nel suo pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo nel 1109. Formato da cinque libri e due appendici, rilegato in tomo unico nel 1964, il Codice nacque con l’intenzione di diffondere la devozione all’apostolo Giacomo, ma è anche una guida per i pellegrini con consigli pratici, oltre a descrizioni dell’itinerario, degli usi e costumi della popolazione e delle opere d’arte che s’incontrano lungo il Cammino. La polizia sta indagando sulla dinamica dei fatti: il decano della Cattedrale, José María Díaz, ha spiegato che solo tre persone hanno accesso alla cassaforte dell’archivio in cui il Codice era custodito insieme con altri documenti di valore e che uno di loro ha assicurato che fino al giovedì della settimana precedente il Codice era ancora al suo posto. Il Codice, inoltre, non viene mai spostato, neppure per le esposizioni, non esistendo assicurazioni tali da poter coprire il furto, e all’interno della Cattedrale ci sono molte telecamere che pare non abbiano ripreso nessun movimento strano; assenti anche i classici segni del furto con scasso. “Il Capitolo si sente vittima di una tremenda illegalità - ha detto all'agenzia Zenit il decano – in 800 anni ha sempre saputo conservare il Codice”, del quale esiste una copia esatta in mostra al Museo. Il ministro della Cultura spagnolo, Ángeles González-Sinde, infine, ha sottolineato l’efficienza dimostrata in passato dalla polizia nazionale in casi di questo tipo. (R.B.)

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    Comunione anglicana: l’intervento dell’arcivescovo Rowan Williams al Sinodo di York

    ◊   «Il rinnovamento del ministero pastorale è sempre più necessario per assicurare, nel prossimo futuro, alla nostra comunità di fedeli, sia una rinnovata crescita numerica sia una maggiore maturità spirituale»: lo ha affermato l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, nel corso del suo intervento davanti ai partecipanti al sinodo in svolgimento a York fino a domani. All’inizio del discorso - riferisce L'Osservatore Romano - Williams ha ricordato le sue recenti visite ai fedeli del Congo e del Kenya, sottolineando la vitalità della fede di queste comunità anglicane nonostante le difficili situazioni di povertà e di conflitto interno. L’arcivescovo ha osservato come i pastori in Africa debbano quotidianamente affrontare grossi sacrifici; e la serenità con la quale essi portano avanti la missione può essere giustificata solo dalla loro profonda fede in Dio. Affrontando i temi che riguardano da vicino la comunità anglicana inglese, il vescovo di Canterbury ha ribadito lo stretto legame tra la crescita del numero dei fedeli e i servizi che questi sono capaci di rendere nell’ambito delle loro comunità. Tra questi servizi, Williams ha ricordato quello nel campo dell’educazione anche per la ricorrenza della fondazione della «National Society» e ha sottolineato che negli ultimi anni questa e altre organizzazioni anglicane hanno moltiplicato gli sforzi per incrementare costantemente il livello dell’istruzione impartito negli istituti che gestiscono. Successivamente, l’analisi di Williams si è concentrata sul ruolo del ministro ordinato e sulle sue molteplici funzioni nell’ambito delle comunità parrocchiali. Per il primate anglicano, è sempre più necessario che la preparazione dei ministri riguardi sia i temi della tradizione biblica sia quelli attuali in modo di avere degli strumenti culturalmente adeguati ai molteplici compiti. A conclusione dell’intervento al sinodo, Williams ha affermato che «soltanto una Chiesa fondata sull’amore è realmente capace di convertire, servire e celebrare». L’inaugurazione dei lavori del sinodo anglicano è stato caratterizzata dal caloroso saluto rivolto a sua beatitudine Anastas, arcivescovo ortodosso di Tirana, Durazzo e di tutta l’Albania, che, insieme ad altri rappresentanti religiosi cristiani, presenzia i lavori dell’assemblea di York. L’agenda dei lavori del sinodo prevede l’esame sul ruolo delle organizzazioni religiose anglicane nel settore scolastico inglese, sul lavoro che queste svolgono nell’ambito di comunità con caratteristiche multireligiose e sui progressi nel dialogo con le altre religioni. Come ricordato anche da Williams, gli anglicani celebrano quest’anno la ricorrenza del 200° anniversario della «National Society», l’organizzazione a carattere religioso che gestisce 4.700 scuole in Inghilterra e centosettantadue nel Galles. In occasione dell’evento, i partecipanti al sinodo di York stanno approfondendo l’esame sul ruolo di questi istituti d’istruzione che tuttora conservano forti legami con le parrocchie ma, allo stesso tempo, si dimostrano aperti alle esigenze delle comunità da cui provengono i loro studenti. (R.P.)

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    Filippine: la Chiesa continuerà a collaborare con il governo al servizio dei poveri

    ◊   La Chiesa filippina continuerà a collaborare con il Governo al servizio dei poveri, nonostante le attuali tensioni con l’esecutivo. Così mons. Arturo Bastes, vescovo di Sorsogon, in merito alla nuova polemica apertasi la settimana scorsa su ‘donazioni’ non trasparenti che avrebbero ricevuto diversi vescovi dal “Philippine Charity Sweepstakes Office”(Pcso), ente che gestisce le lotterie di Stato popolari. Il caso è scoppiato quando il direttore del Pcso ha rivelato che negli anni scorsi erano stati emessi assegni per un ammontare di milioni di pesos a favore di almeno sette vescovi per acquistare veicoli di servizio, tra i quali dei Suv. A detta del responsabile dell’Ufficio, la Chiesa cattolica sarebbe stata l’unica confessione a beneficiare di questi flussi di denaro, contro il dettato costituzionale che vieta donazioni a favore di un gruppo religioso. Secondo mons. Bastes, riferisce l’agenzia Ucan, le accuse sono state volutamente gonfiate dai media per screditare la Chiesa, impegnata in questi mesi in un lungo braccio di ferro attorno alla controversa Legge sulla salute riproduttiva (Rh Bill): “Ci sono tanti casi di corruzione che coinvolgono l’Ufficio governativo per le lotterie. Queste vicende sono una ben piccola cosa a confronto e ci domandiamo il perché di simili attacchi frontali contro questi vescovi che so per certo hanno agito per amore della gente”, ha detto il presule. “Invece di attaccare, il governo dovrebbe ringraziare e sostenere la Chiesa”, ha detto ancora il presule chiedendo “di risparmiare i vescovi da questa vergogna”. (L.Z.)

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    Cina: ritiri e catechesi nell'attiva diocesi di Han Dan

    ◊   “Le comunità ecclesiali di base possono aiutare i fedeli a conoscere meglio le Sacre Scritture attraverso l’aiuto di una guida che esercita, così, un’opera di carità e di evangelizzazione”. È quanto spiegato da mons. Pietro Feng Xin Mao, vescovo di Jing Xian, al ritiro spirituale mensile dei sacerdoti della diocesi di Han Dan, nella provincia dell’He Bei, in Cina, il 4 e 5 luglio scorsi. Secondo le notizie pervenute all'agenzia Fides, mons. Feng ha incoraggiato a promuovere “l’Adorazione eucaristica e la devozione al Sacro Cuore di Gesù perché sono la forza e il motivo di tutte le opere caritative e missionarie”. La diocesi, con l’aiuto delle suore della Congregazione diocesana dello Spirito Consolatore, ha attivato il 6 luglio, la terza edizione di un corso di catechismo per ragazzi. Quest’anno i partecipanti sono quasi raddoppiati e hanno superato la quota di cento bambini. Durante la presentazione del corso, la Superiora della congregazione ha ribadito il compito di prendersi cura dei ragazzi per garantire loro una crescita umana e spirituale. I catechisti, selezionati attentamente tra religiosi e laici, prepareranno i ragazzi a ricevere la prima comunione. (G.I.)

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    Germania: a Traunstein una piazza intitolata al Papa

    ◊   La cittadina bavarese di Traunstein, dove l’allora neosacerdote Joseph Ratzinger celebrò la “Primiz”, ovvero la sua prima Messa, l’8 luglio 1951 nella chiesa parrocchiale di Sant’Osvaldo, ha intitolato al Papa una piazza proprio in occasione del 60.mo anniversario dell’ordinazione di Benedetto XVI. Durante la cerimonia in cui è stata scoperta la targa azzurra con la scritta “Papst Benedikt XVI Platz” alla presenza di un centinaio di persone, riferisce L’Osservatore Romano, il sindaco Manfred Kösterke ha ricordato le parole con le quali lo stesso Pontefice ha rievocato quel giorno nel suo libro “Dalla mia vita. Ricordi, 1927-1977”. “La gioia che riempiva quasi palpabilmente la chiesa – scrive il Papa – coinvolse tutti nell’azione sacra, nella forma vivissima di una partecipazione attiva che non aveva bisogno di una particolare operosità esteriore”. Non è la prima iniziativa che la cittadina tedesca intraprende in onore di Papa Ratzinger: nel 2006 al Santo Padre è stata conferita la cittadinanza onoraria; l’anno successivo un busto raffigurante il Papa è stato collocato in una delle strade principali della città. “È il riconoscimento di un uomo che viene dal nostro ambiente e contemporaneamente un segnale del fatto che la religione ha un posto nella vita pubblica – è stato il commento del parroco, Georg Lindl – il messaggio cristiano passa per le case e per le piazze: è per il mondo. La Chiesa tradirebbe se stessa se si ritirasse dall’ambiente pubblico”. Alla cerimonia era presente anche Rupert Berger, ordinato sacerdote insieme con i fratelli Ratzinger nel Duomo di Frisinga il 29 giugno 1951. (R.B.)

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    Usa: alla Gmg di Madrid anche pellegrini “virtuali”

    ◊   Grazie a Facebook e Internet, ma soprattutto grazie a un’iniziativa dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale degli Stati Uniti di cui riferisce l'agenzia Sir, anche i ragazzi che non potranno partecipare fisicamente alla Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Madrid dal 15 al 21 agosto prossimi, potranno farlo almeno virtualmente. Attraverso un’applicazione ad hoc, infatti, tutti potranno creare il loro avatar e caricare in tempo reale sul web foto e video: già in 900 si sono iscritti per partecipare a questo pellegrinaggio virtuale. Mappe di Google, inoltre, forniranno le immagini dei pellegrini realmente presenti e le loro posizioni momento per momento, mentre chiunque potrà aderire all’iniziativa inviando messaggi scritti. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Affonda nave da crociera russa nel Volga: oltre 100 morti

    ◊   Sono 41 i corpi recuperati sinora dai soccorritori dal 'Bulgarià, la nave da crociera russa naufragata ieri nelle acque del Volga, in Tatarstan. Si tratta di 28 donne, 10 uomini, 3 bambini. La nave portava 196 persone pur essendo omologata per 120 ed inoltre risulta non avesse la licenza per imbarcare passeggeri. Al momento solo 79 persone sono state salvate e sono pochissime le possibilità di ritrovare altri sopravvissuti. La nave era stata costruita nel 1955 nell'allora Cecoslovacchia. Oggi, il leader del Cremlino Medvedev ha ordinato un’ispezione generale di tutti i mezzi di trasporto pubblico ammettendo che il battello naufragato “non era in condizioni adeguate”. Ed ha poi affermato che nelle acque russe in futuro non devono più essere usati quelli che ha definito “ferri arrugginiti”. Medvedev ha inoltre chiesto che siano accertate tutte le responsabilità, non solo dell'armatore, ma anche delle autorità pubbliche che hanno controllato il vascello e rilasciato il permesso alla navigazione. Ancora non accertate le cause dell'incidente, avvenuto durante una tempesta di cui sabato il capitano era stato avvertito, come ha precisato il ministero delle situazioni di emergenza.

    Gli Usa: Gheddafi non può restare al potere
    Mentre continua in Libia il braccio di ferro sul terreno tra ribelli e Gheddafi, dagli Stati Uniti arriva il messaggio al rais: non può restare al potere. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il leader libico Gheddafi “non può restare al potere”. A ribadirlo è il Dipartimento di Stato americano, secondo il quale gli sforzi della Nato stanno aumentando la pressione su Gheddafi, consentendo ai ribelli di “operare meglio” per il popolo libico. In ogni caso gli Stati Uniti confermano che continueranno l’impegno nella coalizione per la no-fly zone in Libia e per proteggere i civili. In questa fase la partita in Libia sembra giocarsi a Goualich, piccolo villaggio a 50 km a sud di Tripoli, nelle mani dei ribelli ma oggetto di pesanti bombardamenti delle forze fedeli a Gheddafi. Goualich sconosciuto ai più fino a mercoledì scorso, quando i ribelli lo hanno conquistato, è un piccolo centro strategicamente importante sulla strada che porta verso Tripoli. La questione in Libia si fa sempre più complessa, secondo le fonti di intelligence Usa, per le quali Al Qaeda nel Maghreb sarebbe entrata in possesso di armi sottratte dagli insorti al rais. Intanto la Francia parla di una “soluzione politica” al conflitto, purchè il Colonnello lasci il potere. Il ministro della Difesa francese Longuet afferma che la crisi libica difficilmente sarà risolvibile solo con l'intervento militare e che una soluzione politica sembra stia diventando sempre più auspicabile. E c’è da dire che nelle stesse ore Seif al Islam Gheddafi, figlio del leader libico e portavoce del regime, sostiene, in un’intervista a un quotidiano algerino, che Tripoli conduce i veri negoziati sul conflitto in Libia con la Francia e non con i ribelli.

    Washington taglia fondi militari al Pakistan
    La Casa Bianca ha annunciato di voler ridurre di 800 milioni di dollari gli aiuti militari destinati dagli Stati Uniti al Pakistan. La decisione di Washington ha ricevuto l’approvazione dell’India secondo cui il sostegno finanziario ad Islamabad per l’equipaggiamento militare può alterare gli equilibri nella regione del sud est asiatico. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’obiettivo di Washington, secondo diversi esperti, sarebbe in realtà di spingere l’esercito pachistano a promuovere azioni militari più efficaci contro i talebani. Per altri osservatori, la decisione della Casa Bianca fa seguito all’espulsione, da parte delle autorità di Islamabad, della squadra di addestratori militari americani nel Paese asiatico. La sospensione è anche un indicatore delle relazioni, sempre più tese, tra i due Paesi. Il Pakistan – ha affermato il capo dello staff della Casa Bianca, Bill Daley - è un ‘alleato chiave’ degli Stati Uniti, “ma ha preso iniziative che ci hanno dato motivo per sospendere, fino a quando non risolveremo le difficoltà, gli aiuti che i contribuenti americani si erano impegnati a dare”. “Il nostro rapporto con il Pakistan – ha aggiunto - è molto complicato”. Complicazioni acuite, negli ultimi mesi, da crescenti tensioni legate soprattutto all’uccisione, in Pakistan, del capo di Al Qaeda, Osama Bin Laden, da parte di forze speciali statunitensi. La sospensione di un terzo dei 2 miliardi di dollari, che gli Stati Uniti concedono ogni anno al Pakistan, è legata anche a motivi economici. I tagli rientrerebbero nelle riduzioni della spesa del Pentagono per far fronte al deficit e al debito. Il governo del Pakistan, commentando il taglio annunciato dagli Stati Uniti, ha subito dichiarato di essere in grado di combattere la minaccia talebana senza il supporto americano. “L’esercito – ha detto il portavoce militare pachistano Athar Abbas - ha condotto con successo le operazioni militari con le sue risorse, senza alcun supporto esterno”. Ma nel Paese il terrorismo continua a colpire. Sei persone, tra cui tre poliziotti, sono rimaste uccise e altre 19 ferite in un attacco kamikaze compiuto stamani a Batagram. L’attentato è avvenuto durante una manifestazione del partito della Lega musulmana del Pakistan.

    Panetta a Baghdad: agire contro combattenti sostenuti da Iran
    Il neo segretario americano alla Difesa Leon Panetta, oggi in visita a sorpresa a Bagdad, intende chiedere al governo iracheno di agire con forza contro i combattenti sciiti sostenuti dall'Iran, nel giorno in cui un nuovo soldato Usa è rimasto ucciso nel sud del Paese. A dieci giorni dal nuovo incarico di titolare della Difesa, subentrato al segretario Robert Gates, Panetta è atterrato a Baghdad provenendo dall'Afghanistan dove aveva incontrato il presidente Karzai. La sua agenda è fitta di appuntamenti: dall'incontro con il presidente Jalal Talabani, al premier Nouri al-Maliki fino al presidente della regione autonome del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. “Il problema per l'Iraq è la sicurezza e in particolare tutto quello che si cela dietro la consegna iraniana di armi ai ribelli in Iraq. Voglio sollevare tale questione con i dirigenti locali, proprio qui”, ha spiegato Panetta.

    Protesta di agricoltori iracheni con l’Iran: deviato fiume che arriva a Diyala
    Decine di agricoltori iracheni hanno bloccato oggi un posto di frontiera con l'Iran per protestare contro la decisione presa da Teheran di deviare le acque di un fiume che inonda la provincia di Diyala in Iraq. I manifestanti hanno vietato l'entrata di nove autobus di pellegrini al posto di frontiera di Munzuria, a 200 km a est di Bagdad, ha constatato un giornalista dell'Afp. Questo corso d'acqua di 50 km, che nasce in Iran, sfocia nel fiume Diyala, è uno dei cinque affluenti più importanti del fiume Tigri ed è enormemente importante per l'economia della regione irachena. La provincia di Diyala, oltre ad essere considerata il frutteto dell'Iraq, ospita anche tutti i gruppi etnici e religiosi del Paese. Un gran numero di pellegrini iraniani passa ogni anno la frontiera per entrare in Iraq e visitare il mausoleo di Samarra oltre alle città sante sciite di Kerbala e Najaf.

    Missione della Turchia in Iran, Siria, Giordania
    Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha discusso ieri sera a Teheran con il suo omologo iraniano Ali Akbar Salehi gli sviluppi in Siria, in una missione che lo sta portando in diversi Paesi della regione nel tentativo di trovare una soluzione negoziata alla crisi. Davutoglu, giunto in tarda serata in Iran proveniente dall'Arabia Saudita, ha in programma di recarsi anche in Siria e Giordania, secondo quanto sottolinea la elevisione iraniana in inglese PressTv. L'Iran è il principale alleato della Siria nella regione e nelle scorse settimane ha spiegato le proteste siriane come il risultato di un complotto degli Usa e di Israele. Il governo del primo ministro turco Erdogan, preoccupato dall'afflusso nel suo Paese di profughi dalla Siria e dalle possibili ripercussioni sui territori abitati da popolazioni curde a cavallo tra i due Paesi, ha espresso invece impazienza verso la politica repressiva di Damasco, invitando il presidente Assad a fare riforme sostanziali. La Turchia, ha ribadito ieri sera il ministro degli Esteri Davutoglu dopo l'incontro con Saleh, “è contraria ad ogni misura che violi i diritti umani e resista alle richieste del popolo”.

    Ancora manifestanti a piazza Tahrir, al Cairo, in Egitto
    Piazza Tahrir, al centro del Cairo, continua ad essere chiusa al traffico ed occupata da manifestanti che da venerdì stanno effettuando un sit-in a sostegno delle rivendicazione delle rivoluzione di gennaio. Per questo pomeriggio è atteso un sit in di poliziotti e ufficiali davanti al ministero degli Interni per protestare contro il licenziamento, annunciato dal premier Sharaf, degli agenti coinvolti nelle morti dei manifestanti durante la rivoluzione. La stampa egiziana, soprattutto quella di opposizione all'epoca di Hosni Mubarak è critica nei confronti del discorso del premier di sabato sera, in cui ha promesso un rimpasto di governo per il 17 luglio e la sostituzione dei governatori regionali prima del 25 luglio.

    Presto il rientro di Saleh in Yemen: gli Usa chiedono l’accordo di transizione
    John Brennan, il consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, ha incontrato a Riad il presidente dello Yemen, Ali Abdallah Saleh, al quale ha ribadito la “condanna del governo americano all'attacco contro il capo dello Stato ed altri rappresentanti dello Yemen”. Brennan ha chiesto a Saleh di attuare in pieno e velocemente il primo impegno a firmare l'accordo di transizione. Il presidente yemenita Abdullah Saleh ha incontrato all'ospedale militare di Ryad, dove è ricoverato da oltre un mese, John Brennan, consigliere del presidente Usa Barack Obama per l'antiterrorismo. Lo ha annunciato oggi la televisione di Stato mostrando le immagini dell'incontro. Saleh è duramente contestato in patria e si trova in Arabia Saudita dopo essere rimasto gravemente ferito in un attentato lo scorso giugno. Secondo le ultime indiscrezioni, Saleh dovrebbe rientrare nello Yemen il 17 luglio prossimo.

    16esimo anniversario della strage di Srebrenica
    Migliaia di persone, nonostante il caldo torrido, stanno affluendo da stamane a Srebrenica per partecipare alle commemorazioni nel 16mo anniversario della strage di 8 mila musulmani compiuta nel 1995 dalle forze serbo-bosniache del generale Ratko Mladic. Oggi ci saranno anche i funerali di altre 613 vittime di quel genocidio, i cui resti sono stati identificati nel corso dell'ultimo anno con il test del Dna. Alle cerimonie assistono, tra gli altri, due esponenti della presidenza tripartita della Bosnia, il musulmano Izetbegovic e il croato Komsic, il presidente della Croazia Josipovic e l'Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Inzko. La città di Srebrenica, che era 'area protetta dell'Onù, cadde nelle mani della soldataglia di Mladic l'11 luglio e quel giorno 25 mila uomini, donne, bambini, raggiunsero nel panico Potocari con l'intenzione di rifugiarsi nella base dei caschi blu olandesi. Alcuni sono stati fatti entrare, altri no e in ogni caso il giorno seguente sono stati fatti uscire dalla base. Continuano sempre infatti le polemiche sul comportamento delle forze olandesi. C’è da dire che questo è il primo anniversario in cui Mladic è agli arresti.

    11 morti per l’esplosione nella base navale cipriota Evangelos Florakis
    Il ministro della Difesa cipriota Costas Papacostas ha presentato le dimissioni al presidente cipriota Demetris Christofias - che le ha accettate - dopo la serie di mortali esplosioni che hanno devastato una base navale e una centrale elettrica nel sud dell'isola. È salito a 11 morti il numero delle vittime provocate stamani dall’esplosione avvenuta nella base navale cipriota Evangelos Florakis: la violenta esplosione, prodottasi sulla costa meridionale di Cipro, ha danneggiato anche l'adiacente centrale elettrica di Vassilikos, dove si è sviluppato un incendio. La centrale ha interrotto la produzione dell'energia elettrica e un black out ha interessato gran parte delle località sulla costa sud dell'isola mediterranea, già affollate da decine di migliaia di turisti.

    Tragedia ferroviaria in Uttar Pradesh, nel nord dell'India: 68 morti
    È ulteriormente salito a 68 morti il bilancio della tragedia ferroviaria avvenuta ieri in Uttar Pradesh, nel nord dell'India. Tra le vittime ci sono anche due turisti svedesi, mentre un terzo è ferito. Lo riferiscono i media indiani. Il tragico deragliamento di una decina di carrozze del treno Calcutta-Delhi ha causato il ferimento di oltre 250 persone e sollevato polemiche sul cattivo stato dei sistemi di sicurezza e in particolare sul ministero delle Ferrovie affidato a Mamata Banerjee, la leader dei contadini eletta due mesi fa alla guida dello Stato del West Bengala.

    40 studenti morti in incidente stradale nel sud del Bangladesh
    Secondo un nuovo bilancio fornito dalla polizia, almeno 40 studenti sono morti in un incidente stradale nei pressi di Chittagong, nel sud del Bangladesh. Lo riferiscono i media locali. Le vittime sono di età compresa tra 8 e 12 anni e stavano viaggiando su un pullman uscito fuori strada e finito in un canale. Si teme che diversi ragazzi siano ancora intrappolati nelle lamiere del veicolo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 192

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.