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Sommario del 07/07/2011
◊ Il Papa “esorta i coltivatori diretti ad offrire il proprio specifico contributo per il progresso integrale della società, fondato sulla centralità della persona umana, sulla tutela della famiglia, sulla crescita economica improntata alla solidarietà e posta al servizio della collettività, seguendo il fondamentale insegnamento proposto dalla Dottrina sociale della Chiesa": è quanto si legge nel messaggio inviato a nome di Benedetto XVI dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone al presidente della Coldiretti, Sergio Marini, in occasione dell'assemblea annuale in corso a Roma. Il Pontefice incoraggia i membri della Coldiretti “a proseguire generosamente nella testimonianza dei valori del mondo rurale, animati dalla lunga e radicata tradizione di fede e di civiltà cristiana".
Il Papa a Castel Gandolfo per un periodo di riposo: intervista con padre Lombardi
◊ Il Papa lascia il Vaticano, oggi pomeriggio alle 17.30, per trasferirsi in elicottero nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, dove trascorrerà un periodo di riposo. Per il secondo anno consecutivo Benedetto XVI sceglie di trascorrere le sue vacanze nella cittadina laziale. Ascoltiamo in proposito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Diciamo che Castel Gandolfo è la residenza estiva del Papi da molto tempo, quindi in qualche modo l’eccezione era stata quella inserita da Papa Giovanni Paolo II con dei periodi di soggiorno in montagna. Ora, come sappiamo, Benedetto XVI ha accolto volentieri anche l’invito a recarsi in montagna per alcune volte, però sappiamo anche che a Castel Gandolfo si trova molto bene e che il riposo che è ciò di cui egli ha bisogno e che desidera, è forse garantito più andando direttamente a Castel Gandolfo che trasferendosi per un breve periodo in un luogo non abituale, in cui bisogna anche cambiare le abitudini dal punto di vista degli ambienti e dell’ordine della giornata. Quindi, Castel Gandolfo ha certamente il vantaggio del luogo conosciuto, del luogo già preparato e attrezzato per una normale presenza del Santo Padre, del luogo certamente tranquillo, anche all’altitudine adatta perché certamente più fresco che Roma, ma non particolarmente alto; ha i giardini dove si può camminare, passeggiare; ha gli ambienti in cui il Papa può svolgere quel lavoro intellettuale e culturale, oltre che il tempo di preghiera, che gli è particolarmente caro. Noi, infatti, sappiamo molto bene che il Papa non è per nulla una persona che perde tempo: è una persona che usa il suo tempo intensamente, anche quando si riposa, facendo le cose che gli sono più gustose e abituali, secondo la sua personalità, che sono appunto leggere, studiare, scrivere. Ero stato colpito anche in passato, parlando con il segretario personale del Papa, che mi diceva molto spontaneamente: “Il modo migliore del Papa per riposare è quello di studiare e scrivere di teologia, di Sacra Scrittura, perché sono gli argomenti che lo appassionano”. E tutti noi, quando facciamo delle cose che facciamo con grande gusto e gioia, riposiamo. Una piccola osservazione che vorrei fare, ancora, è che se stare a Castel Gandolfo dà anche al Papa un senso di normalità, di ordinarietà rispetto ad un viaggio che lo porti in un ambiente differente, io penso che il Papa faccia anche attenzione al fatto che dal punto di vista dell’organizzazione, della logistica, della sicurezza il suo andare a Castel Gandolfo è la soluzione più semplice anche per tante altre persone. Infatti, organizzare un servizio di sicurezza e di buon funzionamento di un periodo di presenza del Papa fuori di Castel Gandolfo è una cosa piuttosto impegnativa. Lo si è sempre fatto molto volentieri, quando era veramente desiderato dal Santo Padre, ma comunque mobilitava molte persone e molti aspetti di carattere organizzativo. Credo che il Papa, nella sua discrezione e gentilezza, tenga anche conto che andare a Castel Gandolfo rende più semplici le cose anche per molte altre persone.
D. – Quindi, un periodo di riposo ma anche di preparazione per alcuni importanti avvenimenti …
R. – Certamente. Il Papa ha davanti a sé anche il viaggio in Spagna per la Giornata mondiale della gioventù, e questo interrompe la normale permanenza a Castel Gandolfo: quindi, un motivo in più per andare adesso a Castel Gandolfo, dato che ci sarà comunque uno spostamento nel mese di agosto. Poi, il Papa certamente sta già pensando anche al viaggio in Germania, che è un viaggio importante, impegnativo, molto atteso nella sua Patria e questo sarà uno degli argomenti su cui rifletterà. Possiamo anche dire che il Papa ha già in cantiere un lavoro che ben conosciamo: il completamento della sua grande opera su Gesù di Nazareth. Egli ci ha detto che desiderava completarlo con un terzo volume, anche se di dimensioni più piccole, che è quello sull’infanzia, sui Vangeli dell’infanzia. Ha già cominciato a lavorarvi nei periodi liberi dei mesi passati, però probabilmente questo sarà il tempo adatto per portare l’opera in porto o comunque per portarla decisamente avanti.
D. – Quali sono gli appuntamenti che restano?
R. – Gli appuntamenti importanti che rimangono, anche nel tempo del maggior riposo del Santo Padre, sono sempre gli Angelus domenicali: questi rimangono sempre. Avverranno a Castel Gandolfo, in quel quadro che conosciamo – bellissimo! – del Cortile del Palazzo Apostolico, un quadro diverso da quello della grande piazza, un quadro più raccolto in cui la gente si sente anche più vicina al Santo Padre che è a poche decine di metri di distanza. Anche il suono dell’ambiente, che è così raccolto, è molto vivace, si sentono tutte le grida, tutte le diverse espressioni delle persone presenti … Quindi, l’Angelus a Castello ha una sua caratteristica molto particolare, molto bella e familiare. Poi, le udienze normali nel tempo di luglio sono abolite, compresa l’udienza generale; le udienze generali riprenderanno con il mese di agosto e normalmente – dipende un po’ dal numero delle persone presenti – anche queste hanno luogo a Castel Gandolfo, se non c’è una grande folla che richieda di venire a Roma. Con il mese di settembre, invece, l’attività del Papa torna ad essere decisamente più intensa. Ricordiamo che nel mese di settembre sono in programma anche il viaggio ad Ancona, per la conclusione del Congresso eucaristico nazionale italiano e poi, verso la fine del mese, l’importantissimo viaggio in Germania. Anche le udienze a visitatori importanti riprendono nel mese di settembre con maggiore intensità. Quindi, anche se il Papa generalmente rimane a Castel Gandolfo nel mese di settembre, è un mese di attività già praticamente “normale”.
D. – A quando il rientro in Vaticano?
R. – Il rientro in Vaticano normalmente è alla fine di settembre: questo è lo schema. I mesi di permanenza del Papa a Castel Gandolfo sono luglio, agosto e settembre. (gf)
Due anni fa, la pubblicazione della "Caritas in veritate", prima Enciclica sociale di Benedetto XVI
◊ Il 7 luglio di due anni fa, in un’affollatissima Sala Stampa vaticana, i cardinali Renato Raffaele Martino e Paul Josef Cordes presentavano ai media internazionali la prima Enciclica sociale di Benedetto XVI, la Caritas in veritate. Immediate furono le reazioni in tutto il mondo per un documento che, nel solco della Populorum Progressio di Paolo VI, enunciava, uno ad uno, i grandi principi necessari a uno sviluppo solidale dell’umanità agli inizi del 21.mo secolo. Il giorno dopo, un mercoledì, Benedetto XVI dedicava l’intera catechesi dell’udienza generale alla spiegazione della sua Enciclica. Alessandro De Carolis torna, in questo servizio, alle affermazioni rese quel giorno dal Papa:
La forza della globalizzazione e la forza della disuguaglianza. Da un lato, il montare dell’impulso che, tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila, spinge economie, politiche e culture a maggiori relazioni, scambi, integrazioni. Dall’altro, il dilagare di un moto propulsore opposto, che causa dolorosi paradossi in un mondo globalizzato ma non per questo migliore: spregiudicatezze finanziarie per lo più speculative, diritti umani “che impazziscono” per l’assenza di doveri, eccessiva fiducia nelle risorse di una tecnologia, cui spesso manca il battito di un cuore. Scrive Benedetto XVI nell’Enciclica: “Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità”. Come si riequilibrano allora queste due forze? Con una terza, la forza della carità, spiega il Papa ai fedeli che l’8 luglio 2009 siedono in Aula Paolo VI:
“La carità nella verità è quindi la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. Per questo, attorno al principio Caritas in veritate, ruota l’intera dottrina sociale della Chiesa. Solo con la carità, illuminata dalla ragione e dalla fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di valenza umana e umanizzante”.
In altre parole, il mondo non migliora se, al fondo di una qualsiasi idea o azione, non vi è il genuino amore per l’essere umano; un tipo di amore la cui gratuità ha origine squisitamente divina e incarnazione tipicamente cristiana, sorretto com’è dalla logica del dono. Una logica, afferma Benedetto XVI, che sul piano concreto deve ispirare valori precisi:
“Due sono quindi i criteri operativi, la giustizia e il bene comune; grazie a quest’ultimo, la carità acquista una dimensione sociale. Ogni cristiano – dice l’Enciclica – è chiamato a questa carità, ed aggiunge: ‘E’ questa la via istituzionale … della carità’”.
La Caritas in veritate si sofferma via via su quei “grandi principi – dice il Papa – che si rivelano indispensabili per costruire lo sviluppo umano dei prossimi anni”:
“Tra questi, in primo luogo, l’attenzione alla vita dell’uomo, considerata come centro di ogni vero progresso; il rispetto del diritto alla libertà religiosa, sempre collegato strettamente con lo sviluppo dell’uomo; il rigetto di una visione prometeica dell’essere umano, che lo ritenga assoluto artefice del proprio destino. Un’illimitata fiducia nelle potenzialità della tecnologia si rivelerebbe alla fine illusoria. Occorrono uomini retti tanto nella politica quanto nell’economia, che siano sinceramente attenti al bene comune”.
In particolare, soggiunge Benedetto XVI, “guardando alle emergenze mondiali, è urgente richiamare l’attenzione della pubblica opinione sul dramma della fame e della sicurezza alimentare, che investe una parte considerevole dell’umanità”:
“Un dramma di tali dimensioni interpella la nostra coscienza: è necessario affrontarlo con decisione, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri. Sono certo che questa via solidaristica allo sviluppo dei Paesi più poveri aiuterà certamente ad elaborare un progetto di soluzione della crisi globale in atto”.
Da rivalutare “attentamente”, osserva ancora il Papa, è “il ruolo e il potere politico degli Stati, in un’epoca in cui esistono di fatto limitazioni alla loro sovranità a causa del nuovo contesto economico-commerciale e finanziario internazionale”. Parole che in 24 mesi non hanno perso nulla del loro impatto. Come pure l’appello a una “seria riflessione” sul senso e le finalità dell’economia. “Lo esige – riconosce il Papa – lo stato di salute ecologica del pianeta; lo domanda la crisi culturale e morale dell’uomo che emerge con evidenza in ogni parte del globo”:
“L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; ha bisogno di recuperare l’importante contributo del principio di gratuità e della “logica del dono” nell’economia di mercato, dove la regola non può essere il solo profitto. Ma questo è possibile unicamente grazie all’impegno di tutti, economisti e politici, produttori e consumatori e presuppone una formazione delle coscienze che dia forza ai criteri morali nell’elaborazione dei progetti politici ed economici”.
E la stessa riflessione, Benedetto XVI la chiede per i mezzi di comunicazione sociale per il potenziamento del dialogo tra culture e tradizioni diverse, esortando l’umanità ad adottare “un diverso stile di vita”, giacché si è sul pianeta “una sola famiglia” e dunque c’è bisogno di legami di fraternità e di sussidiarietà, oltre che di norme che disciplinino diritti e doveri:
“Il Vangelo ci ricorda che non di solo pane vive l’uomo: (…) per questo ogni programma di sviluppo deve tener presente, accanto a quella materiale, la crescita spirituale della persona umana, che è dotata appunto di anima e di corpo. E’ questo lo sviluppo integrale, a cui costantemente la dottrina sociale della Chiesa fa riferimento, sviluppo che ha il suo criterio orientatore nella forza propulsiva della ‘carità nella verità’”.
Nomine all'Apsa: l'arcivescovo Calcagno nuovo presidente, mons. Mistò nuovo segretario
◊ Il Papa ha accolto la richiesta del cardinale Attilio Nicora, presidente dell'Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria, di essere sollevato dall'incarico di presidente dell'Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ed ha chiamato a succedergli in questo incarico mons. Domenico Calcagno, arcivescovo-vescovo emerito di Savona-Noli, finora segretario dell’Apsa. Nello stesso tempo, il Pontefice ha nominato segretario dell'Apsa mons. Luigi Mistò, finora direttore dell'Istituto Superiore di Studi Religiosi e della Fondazione Ambrosiana Paolo VI di Villa Cagnola in Gazzada Schianno (Varese), e responsabile del Servizio dell'Arcidiocesi di Milano per la Promozione del Sostegno economico alla Chiesa.
Il cardinale Nicora potrà ora dedicarsi in modo esclusivo alla conduzione dell’Aif, eretta da Benedetto XVI con il Motu Proprio del 30 dicembre 2010. Avviata la fase di implementazione della nuova struttura ed emanati i primi provvedimenti attuativi della disciplina introdotta in materia di lotta al riciclaggio, si tratta ora di affrontare in modo organico il confronto e il dialogo con le istituzioni internazionali interessate, perché attraverso le necessarie valutazioni la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano possano ottenere il riconoscimento di "Paese extra comunitario equivalente", entrando a far parte cioè della cosiddetta “White list”, l’elenco degli Stati le cui leggi rispondono ai requisiti internazionali in materia di contrasto al riciclaggio.
Mons. Tomasi: garantire l'accesso universale all’educazione, chiave dello sviluppo
◊ Le organizzazioni religiose, come tutte le istituzioni della società civile, possono dare un contributo decisivo a sostegno dell’accesso universale all’educazione, che è la chiave dello sviluppo. È quanto ha detto mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo ieri a Ginevra alla sessione di alto livello del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc). Nel suo intervento il presule ha evidenziato che, se da un lato l’offerta di servizi educativi di qualità per tutti resta una “responsabilità imprescindibile” dello Stato, dall’altro essa è anche un “compito fondamentale dei genitori, delle Chiese e delle comunità locali” e che “un sistema educativo funziona correttamente” solo quando permette a tutte queste istituzioni di partecipare sia alla pianificazione sia all’attuazione delle politiche educative. Mons. Tomasi ha ricordato in proposito il ruolo fondamentale svolto dalla Chiesa nel campo dell’educazione nel corso dei secoli, in particolare a favore delle fasce sociali più povere, e ha evidenziato come, nonostante il loro carattere confessionale, le scuole cattoliche oggi si distinguano per il loro “approccio aperto e completo” all’educazione, finalizzato alla formazione integrale della persona nella dimensione individuale e sociale. Di qui, in conclusione, l’appello a promuovere una più stretta collaborazione tra Stato e società civile nelle sue varie espressioni, anche attraverso una più equilibrata distribuzione delle risorse finanziarie per raggiungere il comune obiettivo di garantire a tutti l’accesso a un’educazione di qualità. (A cura di Lisa Zengarini)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione internazionale, la visita dell’arcivescovo Dominique Mamberti in Albania.
Rubato il Codex Calixtinus: in cultura, parla il decano dell’archivio della cattedrale di Santiago de Compostela; con l’introduzione di Vincenza Maria Berardi alla prima edizione italiana integrale del Codex, per meglio comprendere l’importanza di una fonte ineludibile per gi studi sul pellgrinaggio composteliano.
La frazione del pane e la libertà di Gesù: Inos Biffi in vista del Congresso Eucaristico Nazionale italiano.
Un articolo di Oddone Camerana dal titolo “Uccidiamo solo la sofferenza”: se un problema etico finisce per essere ridotto a problema tecnico.
L’antisemita che non amava Pio XII: carte inedite completano la figura di Ezra Pound.
Nella terra dove scorrono “pietas” e poesia: Isabella Farinelli sulla Corea del Sud nell’orizzonte culturale internazionale.
Architetture in marcia verso il centro della città: il saggio di Franco Purini, curatore della mostra, a Roma, “Acquedotti romani”.
E’ in gioco il futuro dell’umanità: nell’informazione religiosa, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, sull’impegno delle religioni in vista dell’incontro di Assisi.
Sulle orme degli antichi copisti: nell’informazione vaticana, il prefetto Cesare Pasini sulla nomina di quattro nuovi “scriptores” della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Un’esperienza per avvicinare le culture: il messaggio per la Giornata mondiale del turismo, il 27 settembre; con un’intervista di Mario Ponzi allo scalabriniano Gabriele Bentoglio, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Mons. Mazzolari: il popolo del Sud Sudan orgoglioso di essere una nuova nazione
◊ “Il Sud Sudan è orgoglioso di essere una nuova nazione ed è pronto a conquistare la propria identità nel mondo”. Queste le parole di mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek in Sud Sudan e da 30 anni in missione nella zona, in una dichiarazione alla Cesar Onlus, alla vigilia della proclamazione ufficiale dell’indipendenza dello Stato, sabato prossimo a Juba. Un auspicio per il futuro del Sud Sudan arriva anche dai superiori generali dei missionari e delle missionarie di San Daniele Comboni, padre Enrique Sánchez González e suor Luzia Premoli: in un messaggio diffuso dall’agenzia Misna, si augurano che “la cultura della pace e l’impegno per la riconciliazione” diano “slancio e forza ad una ricerca paziente e non violenta in favore della giustizia e del bene comune”. L’appuntamento del 9 luglio - a cui prenderà parte anche il presidente del Sudan, Al Bashir, su cui pende un mandato d’arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur - arriva dopo un lungo periodo di transizione previsto dagli accordi di pace del 2005, che posero fine a una sanguinosa guerra civile tra parte settentrionale e parte meridionale del Sudan. Ce ne parla Paola Vacchina, vice presidente delle Acli, intervistata da Giada Aquilino nell’ambito delle attività della Campagna italiana per il Sudan, di cui le Acli fanno parte:
R. - Il prossimo 9 luglio ci saranno i festeggiamenti per la costituzione del nuovo Stato indipendente, il Sud Sudan, e questo è un passaggio importante rispetto al consolidamento della pace, che è stata firmata nel 2005. Però le insidie rispetto alla situazione sono ancora grosse, sia nel Sudan del nord sia nel Sud Sudan. Quindi, l’attenzione su questa situazione non deve calare.
D. - Ci sono delle zone, come l’Abyei e il Sud Kordofan, dove la situazione non è affatto pacificata. Qual è il vostro appello?
R. - L’appello è proprio alle organizzazioni internazionali a continuare a facilitare gli incontri, gli scambi, facendo tacere le armi che invece, purtroppo, si sono fatte nuovamente sentire in tutte queste zone, in particolare, di confine.
D. - Quale è stato il ruolo della comunità internazionale in questi anni?
D. - Credo che sia stato molto importante, perché l’attenzione internazionale ha permesso di non abbandonare le popolazioni civili. C’è stato un movimento rilevante di aiuti umanitari e di progetti che hanno favorito la costruzione di legami tra le popolazioni, tra le diverse etnie, e poi la possibilità di affrontare anche tutte le emergenze - sia quelle umanitarie sia quelle della vita ordinaria - di queste persone in situazioni difficili, già nel periodo della guerra e poi dopo la firma del trattato di pace. Naturalmente, c’è stato anche un ruolo molto importante dal punto di vista diplomatico, che ha portato alla costituzione del nuovo Stato. Questa però non può essere vista come un punto di arrivo: è una fase del processo, ma non può essere considerata come un punto finale perché altrimenti si lascerebbero riemergere tensioni, conflitti locali, situazioni di difficoltà proprio nella gestione della transizione.
D. - Quali sono quindi i primi problemi da risolvere in questo nuovo Stato?
R. - Bisogna sostenere l’affermazione di un percorso che porti realmente alla partecipazione dei cittadini di tutte le etnie alla vita politica, alla vita del Paese: vanno riconosciute tutte le componenti della società. Il rischio in queste situazioni è sempre quello che possano riaccendersi dei focolai di ribellione, di lotta, per affermare progetti di parte e che non ci sia invece una partecipazione complessiva alla costruzione di un futuro positivo per tutto il Paese. L’obietto è quindi di costruire un’unità, un processo unitario che sia realmente democratico e rispettoso di tutte le componenti della società. (ma)
Giustizia al femminile nel Rapporto della nuova agenzia dell’Onu per le donne
◊ “Il progresso delle donne nel mondo: nell’ambito della giustizia”. Pubblicato ieri il primo rapporto della nuova agenzia dell’Onu “Un Women”, nata nel gennaio scorso dalla fusione di quattro organismi delle Nazioni Unite già impegnati nel campo dei diritti delle donne. Il servizio di Roberta Gisotti.
Ancora oggi, la legge non è uguale per le donne rispetto agli uomini in troppi Paesi del mondo. Michelle Bachelet, ex presidente del Cile, alla guida della neonata agenzia Onu ha scelto il tema della giustizia per fare il punto sull’emancipazione femminile. Si apre con un paradosso il rapporto: se il secolo passato ha visto espandersi in ogni regione del Pianeta i diritti delle donne, pure questi diritti per la maggior parte delle donne non si sono tradotti in eguaglianza e giustizia. 100 anni fa solo due Paesi riconoscevano il voto alle donne mentre oggi tale diritto è praticamente universale; ben 186 Paesi - su 192 rappresentati all’Onu - hanno ratificato la Convenzione per eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e 139 Stati sanciscono l’uguaglianza nelle loro Costituzioni. Eppure norme inadeguate e lacunose applicazioni rendono queste garanzie vuote promesse, di alcun impatto sulla vita quotidiana delle donne. Tanto che abbiamo 600 milioni di donne, più della metà delle lavoratrici nel mondo, occupate in impieghi precari, intrappolate in lavori insicuri, spesso fuori legge. A dispetto poi dei progressi legislativi, milioni di donne subiscono violenze nella vita privata, generalmente per mano dei loro partner, abusi all’interno delle coppie, sottaciuti nel 90 per cento dei casi e che non vengono puniti in ben 127 Paesi. Senza contare – denuncia il rapporto Onu - che la violenza sessuale delle donne è un carattere distintivo nei moderni conflitti.
Ma si può tenere forzatamente indietro le donne senza compromettere il progresso dell’umanità? Quanti studi hanno già dimostrato che la parità per le donne è la chiave di volta per lo sviluppo dei Paesi poveri e che valorizzare il genio femminile è fondamentale per rafforzare le democrazie nei Paesi ricchi? Da qui 10 suggerimenti elaborati nel rapporto: appoggiare le organizzazioni delle donne in ambito legale, incrementarne la presenza nelle strutture giuridiche e di polizia, favorirne l’accesso alla giustizia e sostenerle nei processi legali, controllare l’equità degli iter giudiziari, rafforzare i programmi di riparazione dei torti subiti, inserire le quote rosa per aumentare le parlamentari, porre l’uguaglianza delle donne al centro degli obiettivi del Millennio. Un piano d’azione ambizioso che difficilmente potrà però realizzarsi se non disporrà dei necessari finanziamenti. Michelle Bachelet aveva infatti previsto di raccogliere per la sua agenzia 500 milioni di dollari da parte di Stati e organizzazioni internazionali, ma ne ha incassati finora solo 80. Le donne contano ancora poco.
Istat: in forte aumento divorzi e separazioni. Il fenomeno dilaga anche tra gli anziani
◊ In Italia le separazioni e i divorzi sono in costante crescita. Lo rileva l’Istat che stamani ha diffuso alcuni dati: nel 1995 ogni mille abitanti i divorzi sono stati 80 di fronte ai 181 del 2009. Aumentano fortemente poi le separazioni di coppie in cui uno dei coniugi ha più di 60 anni. Il servizio di Debora Donnini.
Matrimoni sempre più in difficoltà in Italia. Da 15 anni crescono separazioni e divorzi che nel 2009 sono stati 54.456, con un più 0,2% rispetto all’anno precedente. Le separazioni invece, sempre nel 2009, 85.945, con un incremento del 2,1%. Trend in crescita, dunque, anche se con percentuali più contenute rispetto al 2007 -2008: periodo nel quale si registrava un 3,4% per le separazioni e 7,3% per i divorzi. La durata media di un matrimonio al momento della separazione è di 15 anni con un’età media per gli uomini di 45 anni e di 41 per le donne. Dati che, rileva l’Istituto di statistica, risentono anche della diminuzione delle nozze sotto i 30 anni e dell’aumento delle separazioni degli over 60, che dal 2000 al 2009 sono praticamente raddoppiate. Ma il fenomeno è diffuso in modo differente sul territorio nazionale. Al Sud i matrimoni durano di più: su mille matrimoni 198,6 le separazioni mentre nel Nordovest se ne registrano ben 374,9 e nel Lazio 400. Dalla fotografia scattata dall’Istat emerge che per separarsi si sceglie generalmente la procedura consensuale e che più della metà delle coppie è con figli avuti durante il matrimonio. E nella maggior parte dei casi, 86,2%, l’affidamento è condiviso.
Minori sempre più preda dell'alcol: convegno promosso dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
◊ Inizia domani a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, il primo Convegno Nazionale organizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sulla “Sindrome Metabolica in pediatria”. Si farà il punto della situazione su un fenomeno che sta dilagando sempre di più fra i giovanissimi: l’uso e abuso di alcool. Secondo le ultime statistiche dell’Istituto Superiore della Sanità, in Italia, beve il 42% dei minorenni maschi e il 21% delle femmine. E il dato ancora più preoccupante riguarda gli under 16: diciotto su cento fanno consumo di sostanze alcoliche. Eliana Astorri ne ha parlato con il prof. Valerio Nobili, responsabile dell'Unità di epatologia all'Ospedale Bambino Gesù:
R. – I dati purtroppo non sono buoni, anzi sono dati molto allarmanti, perché stimiamo un numero globale di circa 400 mila ragazzi, tra i 12 e i 17 anni, che fanno uso, e a volte anche abuso, di alcol, e non solo nel weekend come in genere si tenta di dire.
D. – E’ sconvolgente che oltre agli adolescenti sia un fenomeno in aumento anche fra i bambini!
R. – Sì, questo per certi versi è l’aspetto che ci ha sorpreso di più, e cioè l’età che si è leggermente abbassata negli ultimi quattro, cinque anni, in quanto adesso non è raro vedere bambini di 12, 13 anni, consumare bevande alcoliche.
D. – L’uso di alcol porta ovviamente a quali conseguenze gravi?
R. – Come tutti sappiamo l’organo bersaglio dell’alcol è il fegato. Lei consideri che parallelamente all’aumento del numero dei bambini che bevono c’è il boom del problema obesità e che anche nel problema obesità l’organo più danneggiato è il fegato. Ecco perché noi, che facciamo i pediatri e facciamo anche gli epatologi, stimiamo che negli anni a venire questi ragazzi avranno grossi problemi epatici in un numero sproporzionatamente più grande di quello che vedevamo 10, 15, 20 anni fa.
D. – Avranno problemi epatici, ma questi ragazzi potrebbero anche essere dei potenziali alcolisti in età adulta?
R. – Questo è scientificamente dimostrato: prima si comincia a bere, più facile è il fatto che si diventi dipendenti dall’alcol. Sono tantissimi gli studi letterari che dimostrano questo aspetto. Ovviamente, prima si comincia a bere, prima insorge il danno epatico e minore è l’aspettativa di vita di un soggetto che beve.
D. – Cos’è la drincoressia?
R. – Questa è un’altra delle bellissime mode che i nostri giovani importano da oltre frontiera: tenersi a digiuno assoluto e poi farsi una grossa bevuta. Voi conoscete il detto popolare di non bere mai a stomaco vuoto ... e loro fanno esattamente il contrario. Pertanto, l’effetto dell’alcol non viene mediato dal cibo dentro lo stomaco, ma è diretto e dannoso totalmente sul fegato.
D. – Quindi, per ubriacarsi più velocemente?
R. – Sapete che sono sempre alla ricerca del fenomeno “sballo”, e questo gli dà un’entrata immediata di alcol nel circolo sanguigno. L’effetto che ne deriva è sproporzionatamente molto più grave.
D. – Come sarà strutturato il Convegno nazionale?
R. – Io sono orgoglioso di avere organizzato il Convegno, sempre con il supporto del mio ospedale, perché avremo la presenza della professoressa Sonia Caprio, che è colei che dirige il dipartimento di pediatria dell’Università americana di Yale. Poi avremo tutti gli esperti nazionali, che si dedicano appunto a questa problematica e che, stando alle stime attuali del nostro Ministero, coinvolge circa un milione e duecentomila bambini. Quindi, un danno sociale molto, molto importante.
D. – Oltre ovviamente al danno sulla salute di queste persone – questi bambini e adolescenti – tutto questo ha anche un costo?
R. – Questa è una domanda molto pertinente. Io vi posso dire che poterlo quantificare qui da noi non è molto facile. Considerate soltanto che per la patologia fegato grasso, e tutto quello che è correlato, in America ogni mattina circa il 4, 5 per cento della forza lavoro non si reca a lavoro. Immaginate appunto il danno che questo produce sul Pil di una nazione. E vi posso garantire che in Italia abbiamo sostanzialmente le stesse percentuali! (ap)
Il direttore di Tv2000 Dino Boffo rilancia la televisione dei cattolici italiani
◊ Da lunedì 11 luglio sarà in onda il nuovo palinsesto di Tv2000, l’emittente dei cattolici italiani. Si tratta di un nuovo contenitore giornalistico che conterrà tutti i programmi diurni della tv. Una svolta giornalistica già iniziata con il nuovo Tg delle 19.40 e il nuovo TgTg, la trasmissione di recensione dei maggiori telegiornali nazionali, in onda alle 20.45. E il direttore di Tv2000, Dino Boffo, già direttore di Avvenire, tornerà a dialogare con i telespettatori tutte le sere, prima del telegiornale. Luca Collodi lo ha intervistato.
R. – Sì: si può parlare di svolta un po’ più giornalistica che va interpretata all’interno di una torsione generale che la nostra televisione sta compiendo, in seguito all’entrata nel digitale terrestre. Se vogliamo avere un senso in questo ventaglio amplissimo di offerta, dobbiamo specificare ancor meglio la nostra identità, e noi – per noi stessi – abbiamo scelto il profilo di una televisione più culturale, di una televisione che non ripudia da sé, anzi, coltiva la dimensione anche religiosa; una tv della bellezza, una tv del racconto e dei racconti sull’umano; una tv aperta alla trascendenza. In questo senso si spiegano due tasselli per noi decisivi, come la Messa quotidiana e la recita del Rosario in diretta da Lourdes.
D. – Quindi, una televisione che cerca di raccontare la vita quotidiana dell’uomo. Ma con quale sguardo? Uno sguardo laico? Uno sguardo cattolico?
R. – Uno sguardo umano, profondamente umano, di simpatia per l’umano. Noi vorremmo portar dentro una grande attenzione al dato di cronaca, nel senso che intendiamo stringere un patto con i nostri telespettatori: loro devono sapere che avranno in presa diretta tutte le notizie che contano. Nello stesso tempo, noi vogliamo portare dentro a questo contenitore giornalistico tutta una serie di attenzioni: di attenzioni ai viaggi, ai pellegrinaggi, alle cose, ai mercatini, ai racconti della storia … Vogliamo portar dentro i riferimenti alla vita della Chiesa, il vissuto religioso, vogliamo portar dentro le diverse dimensioni dell’umano. Non saremo neppure estranei al gossip, nel senso che – magari con un sorriso, magari con una sottile ironia – noi vogliamo che tutto sia compreso in questa curiosità, in questa empatia per l’umano.
D. – Una televisione che cercherà di rispondere, anche, ai dubbi, alle problematiche dei telespettatori perché sarà proprio lei, direttore Boffo, prima del telegiornale serale delle 19.40, a incontrare le richieste dei telespettatori …
R. – Noi vorremmo dare un’interpretazione piena a quella caratteristica della televisione digitale che va sotto il nome di interattività; significa che i telespettatori sono protagonisti della televisione, non sono spettatori, non sono massa passiva. Loro possono entrare nella televisione a partire dalla via più tradizionale, più classica che è quella delle lettere, attraverso le quali i nostri telespettatori, anche i più semplici, possono interferire con la linea, con i contenuti della televisione.
D. – Che significato ha questo rilancio di una tv cattolica nazionale come Tv2000?
R. – Io credo che la nostra televisione sia incaricata di dar prova dell’interesse della comunità credente verso il grande mondo della comunicazione. In questo senso, la Chiesa italiana vuole, attraverso di noi, partecipare all'animazione di un ambito della vita moderna realmente decisivo, come spesso il Papa – anche di recente – ha voluto affermare. Per carità: noi non abbiamo ambizioni soverchie! Vogliamo essere un segno, essere motivo di traino per le tante realtà locali, cattoliche, che si muovono nel nostro Paese. Il digitale terrestre sta facendo soffrire l’emittenza locale, l’emittenza regionale, l’emittenza provinciale. Noi siamo accanto a queste emittenti e vogliamo con loro chiedere a chi conduce le sorti dell’economia e della politica, di voler riconsiderare le norme che stanno mettendo in ginocchio queste esperienze vitali per il territorio. (gf)
Sud Sudan. Mons. Kussala: molti i problemi del nuovo Stato ma "la speranza è alta"
◊ Tra i problemi che il Sud Sudan dovrà affrontare c’è la sistemazione di centinaia di migliaia di immigrati sud sudanesi che stanno rientrando da Khartoum e da altre zone del nord Sudan. Da ottobre 2010 ad oggi sono 300.000 le persone rientrate nel sud Sudan, che si appresta a celebrare l’indipendenza il 9 luglio. “Anche nella mia diocesi si registra il ritorno dei migranti dal nord” dice all’agenzia Fides mons. Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio. “A maggio erano state censite, solo nella mia diocesi, 7.000 persone rientrate dal nord, ma si prevede che il loro numero crescerà ancora nei prossimi mesi. Tre giorni fa abbiamo avuto un incontro con il Governatore, che ha confermato che il Ministero dei Servizi Sociali ha avviato un programma per valutare le capacità professionali dei migranti” prosegue mons. Kussala “Quelli che hanno acquisito alcune competenze tecniche al nord troveranno impieghi qualificati (insegnanti, ingegneri). A coloro che invece non hanno competenze particolari si dovranno assegnare appezzamenti di terreno da coltivare e dove costruire le loro abitazioni. Rimane il problema della scarsità di cibo, perché le persone che rientrano dal nord sono numerose. Stiamo cercando di vedere come possiamo aiutarle”. Un altro problema che dovrà affrontare il nuovo Stato del Sud Sudan è quello dell’insicurezza, che colpisce diverse aree del Paese. Nella diocesi di Tombura-Yambio l’insicurezza è causata in primo luogo dalla presenza dei guerriglieri dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra). “Una settimana fa i guerriglieri dell’Lra hanno attaccato un villaggio, dove hanno ucciso due persone e ne hanno rapite altre tre” sottolinea mons. Kussala. Nonostante questi problemi “nella mia diocesi si vive un clima di festa, si puliscono le strade e le case” dice il presule. “Ieri pomeriggio si è tenuto un momento di preghiera per chiedere l’aiuto del Signore per il nuovo Stato. Tutti parlano dell’indipendenza e, nonostante i problemi, nessuno ha paura del futuro e la speranza è alta” conclude il vescovo di Tombura-Yambio. (R.P.)
Pakistan: è fallita la mediazione nel caso di Farah, la cattolica islamizzata con la forza
◊ E’ fallito, per ora, il primo tentativo di mediazione della “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma) nel caso di Farah Hatima, la ragazza cattolica rapita, sposata e convertita all’islam dal musulmano Zeehan Iliyas nella città di Rahim Yar Khan, nel sud della provincia del Punjab. L’Apma, fondata da Shabhaz Bhatti, è l’organizzazione della società civile in difesa delle minoranze religiose più diffusa e meglio organizzata nel Paese. Il caso di Farah, spiegano fonti dell'agenzia Fides, è emblematico dei circa 700 casi che ogni anno si registrano in Pakistan di ragazze cristiane rapite e convertite all’islam. Per questo sul caso di Farah si è impegnato Paul Bhatti, leader dell’Apma e Consigliere Speciale del Primo Ministro per le minoranze religiose. Un team di avvocati e di responsabili dell’Apma in Punjab si è interessato del caso nei giorni scorsi, cercando di organizzare un incontro fra la ragazza e la sua famiglia di origine, per accertare le condizioni di salute, fisiche e psicologiche di Farah e, soprattutto, per ottenere la certezza assoluta – ribadita senza condizionamenti, minacce o costrizioni di sorta – della sua volontà di tornare a casa e di abbandonare la famiglia musulmana dove si trova. Un membro dell’equipe dell’Apma spiega: “Abbiamo chiesto, tramite le autorità locali, un incontro privato con Farah. La famiglia del musulmano che l’ha fatta sua sposa sostiene che la ragazza è consenziente. Se ne sono certi, e se questo è vero, perché impedire ai familiari di vederla e agli avvocati di ascoltare direttamente la sua versione? Questo impedimento per noi è davvero sospetto”. Viste le resistenze incontrate, gli avvocati dell’Apma si sono rivolti nuovamente al tribunale di primo grado a Rahim Yar Khan, chiedendo al giudice di presiedere un’udienza in cui ascoltare Farah, la sua famiglia di origine e la famiglia musulmana coinvolta. L’incontro fissato dal giudice avrebbe dovuto tenersi il 4 luglio, ma la controparte non si è presentata, tantomeno c’era Farah. I familiari della ragazza, delusi e in pena, dicono di temere che Farah sia stata portata via dalla città e nascosta in un luogo segreto o addirittura venduta all’estero. Inoltre il giudice li ha nuovamente invitati a “ritirare la denuncia e considerare chiuso il caso”, segno dei pesanti condizionamenti che il sistema giudiziario subisce in casi che oppongono le famiglie cristiane a potenti clan musulmani. L’Apma comunica che intende percorrere tutte le strade legali possibili per incontrare Farah: l’incontro è propedeutico a un possibile ricorso all’Alta Corte per poterla liberare e salvare. Una autorevole fonte di Fides nella Chiesa pakistana afferma: “Il caso è molto delicato, per tutte le implicazioni che porta con sé. Bisogna continuare ad agire con prudenza ma con perseveranza, chiedendo giustizia, come la vedova importuna del Vangelo”. (R.P.)
India: radicali indù pretendono di iscrivere con la forza i propri figli alle scuole cattoliche
◊ Un gruppo di 50 militanti di gruppi indù radicali ha fatto irruzione nella scuola San Giuseppe, delle suore Canossiane a Belgaum, per imporre alle religiose di iscrivere nella loro scuola due ragazzi, figli di un leader radicale indù. E’ accaduto in Karnataka (India sudoccidentale), dove la Chiesa locale riferisce all’agenzia Fides il verificarsi di un paradosso: gli indù radicali vogliono costringere le scuole cattoliche ad istruire i loro figli. “E’ assurdo, in quanto i gruppi estremisti indù criticano e combattono con ogni mezzo possibile l’impegno della Chiesa nel campo dell’istruzione e del servizio sociale” commenta una fonte nella Chiesa locale. “E segno della schizofrenia di questi militanti radicali, spesso responsabili di attacchi contro i cristiani. Ma, d’altra parte, è anche un implicito riconoscimento all’eccellente istruzione fornita dalle nostre scuole” rimarca la fonte. Nella scuola San Giuseppe i radicali indù hanno minacciato e maltrattato le religiose e alcuni docenti, per imporre con la forza l’ammissione di due studenti indù. Il tempestivo intervento della polizia e di alcuni genitori ha impedito che la situazione potesse degenerare. A guidare il gruppo dei radicali era Basangouda Sidramani, uno dei leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp), che ha sbandierato la sua appartenenza al “partito al potere” (il Bjp è al governo in Karnataka) per imporre la sua volontà a suor Thankam, preside della scuola. Le suore e i fedeli della parrocchia in cui si trova la scuola hanno chiesto l’intervento della polizia per garantire la scurezza dell’istituto e il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività scolastiche nelle prossime settimane. (R.P.)
Rapporto Usa: l’India compie “sforzi significativi” contro il traffico di esseri umani
◊ Secondo il Rapporto 2010 del Dipartimento di Stato degli Usa, l’India sta compiendo sforzi rilevanti nel contrastare il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale e la schiavitù moderna, riferisce l’agenzia Asianews. Il Paese asiatico esce dunque dalla cosiddetta 'lista nera' dei Paesi che non prendono adeguati provvedimenti, salendo al livello due, riservato a quegli Stati che non soddisfano l’Atto di protezione delle vittime del traffico di esseri umani (Tvpa), ma stanno promuovendo serie iniziative. In particolare si fa riferimento all'impegno mostrato dai magistrati nel Tamil Nadu e a Mumbai. Mary Goretti, coordinatrice del Western Region Social Service Forum (Wrssf), sottolinea l’importante ruolo della Chiesa contro il traffico degli esseri umani in 15 diocesi della regione occidentale. La Chiesa infatti ha collaborato al progetto denominato ‘Sankrashit’, lanciato dal Wrssf per la protezione di donne e bambini negli Stati del Maharashtra, Goa e Gujarat. Concluso nel dicembre 2010, è stato – spiega Mary Goretti - “una delle prime iniziative su larga scala fatte da organizzazioni legate alla Chiesa, alla quale hanno aderito numerose organizzazioni popolari, enti diocesani di servizio sociale, scuole, istituti e ong. Il progetto ha inglobato la lotta al traffico di esseri umani nei programmi di assistenza della Società diocesana di servizio sociale (Dsss). Ha coinvolto in totale 3.616 persone in corsi e seminari di sensibilizzazione. Nel 2009 inoltre le autorità indiane hanno chiesto ai distretti nel Paese di organizzare cellule anti-tratta. Insieme all’India, anche lo Sri Lanka è salito al cosiddetto livello due, mentre Bangladesh, Afghanistan e Cina restano nella 'lista nera'. (G.I.)
Marocco: per mons. Landel la "Primavera araba" sta portando nuovi germogli nella Chiesa
◊ “Alla fine dell’anno pastorale, noi che abbiamo la grazia di appartenere alla Chiesa del Marocco, dobbiamo avere abbastanza audacia per dire a tutti i continenti che possiamo vivere una fede vivente ed unificante nel cuore del mondo dell’islam”: con queste parole mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat, si rivolge ai fedeli della sua diocesi dalle pagine della rivista Ensemble pubblicata la scorsa settimana. Nell’editoriale del periodico diocesano il presule afferma che la Chiesa del Marocco non può che arricchirsi della “Primavera araba” e che le parole libertà, giustizia, dignità, partecipazione, onestà e responsabilità non sono vuote di senso per i battezzati. Commentando quanto è accaduto negli ultimi mesi nel nord Africa e nel Medio Oriente, mons. Landel scrive che non è possibile restare indifferenti dinanzi a tutto ciò che si trasforma. “E’ per noi un tempo per lasciare penetrare nei nostri cuori tutte le informazioni ‘verificate’; un tempo per leggere quello o quell’altro testo che permetta di gestire meglio l’avvenire non possiamo ignorare tutta questa dinamica che questo popolo che ci accoglie si appresta a vivere … come cristiani – prosegue l’arcivescovo di Rabat – non abbiamo che da rendere conto della speranza che è in noi essendo a servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione. La dove noi siamo semi. In primavera, questi germogli di pace, di giustizia e di riconciliazione possono sbocciare”. Per il presule anche la Chiesa del Marocco sta vivendo una primavera, e ciò nelle celebrazioni liturgiche che manifestano una fede vivente e dinamica, nelle preparazioni ai sacramenti vissute nelle differenti catechesi, nelle riflessioni che si fanno nei movimenti o nei gruppi, nella presenza dei cristiani nell’economia del Paese o nelle università, tra i migranti, nelle associazioni a carattere sociale o educativo, nelle scuole e nella sanità. “Sappiamo gioire per questa primavera della Chiesa alla quale partecipiamo” conclude mons. Landel. (T.C.)
◊ In Europa “aumentano intolleranza e sostegno ai partiti xenofobi e populisti” mentre crescono le “società parallele” di immigrati, in cui trova spazio l’estremismo islamico. Sono alcune delle considerazioni che emergono alla lettura del Rapporto presentato oggi a Roma dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. Il Rapporto denuncia "la diffusione della discriminazione e dell’intolleranza nell’Europa odierna, soprattutto nei confronti dei rom e degli immigrati, ma anche degli immigrati di seconda generazione, spesso trattati - si legge - come stranieri nel Paese in cui sono nati e di cui sono cittadini”. Si mette in luce come tra popolazioni “praticamente senza diritti” trovino purtroppo più spazio fenomeni come l’estremismo islamico. Nel raccomandare dunque un’inclusione sociale che significhi anche in prospettiva il diritto al voto, si sottolinea però che nel frattempo si deve operare per assicurare che da parte di tutti ci sia pieno rispetto delle leggi. E a questo proposito si ribadisce che "né la religione, né un’eccezione culturale possono essere addotte come scusa per giustificare il mancato rispetto delle leggi”. Il Gruppo ha imperniato le sue considerazioni e raccomandazioni sui principi sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare la libertà individuale e l’uguaglianza davanti alla legge. Titolo del rapporto è “Conciliare diversità e libertà nell’Europa del XXI secolo”. C’è da dire che il Segretario generale Jagland ha incaricato di preparare lo studio un anno fa ad un “Gruppo di eminenti personalità” indipendenti provenienti da uno Stato membro diverso del Consiglio d’Europa. Dunque a firmare il rapporto è stato un gruppo di quattro donne e cinque uomini presieduto dall’ex ministro tedesco degli Affari esteri Joschka Fischer. Relatore del rapporto è Edward Mortimer del Regno Unito. (F.S.)
Messico: il vescovo di Corboda chiede il rispetto per i migranti centroamericani
◊ La sicurezza ed il rispetto della vita sono necessari per i migranti del Centro America che attraversano le terre di Veracruz, ed è compito di tutti noi dare loro ospitalità per rendere più facile il loro viaggio, anche se questo fenomeno potrebbe essere evitato se ogni Paese creasse dei meccanismi per generare posti di lavoro: lo ha detto il vescovo della diocesi di Cordoba, mons. Eduardo Patiño Leal, durante una conferenza stampa. Secondo quanto riferisce una nota inviata all’agenzia Fides, il vescovo ha considerato positivo l'incontro del governatore Javier Duarte de Ochoa con padre Alejandro Solalinde Guerra, che gestisce la Casa del Migrante ("Hermanos en el Camino"), per cercare delle strategie utili a proteggere i migranti che devono passare attraverso Veracruz. “Questo tipo di riunioni possono aiutare ad evitare tragedie, rapimenti, estorsioni e omicidi dei migranti, che non dovrebbero verificarsi in nessun posto, perché sono atti riprovevoli” ha detto il vescovo. “Il primo diritto del migrante è quello a non emigrare. Se deve emigrare, deve poter contare sulla sicurezza e sul rispetto per la sua vita e la sua salute” ha aggiunto mons. Patiño Leal parlando alla stampa locale. Le parrocchie della diocesi aiutano in modo concreto i migranti, con viveri o altre attenzioni alle loro necessità. Secondo la stampa locale, continua a causare costernazione la registrazione divulgata da padre Alejandro Solalinde Guerra che riporta la conversazione con un ex membro della delinquenza organizzata in cui descrive il modus operandi per attaccare i migranti e come affrontare le autorità di Veracruz. Una delle persone che ha sentito questa registrazione e che è rimasta molto colpita è Navi Pillay, responsabile dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si è mostrata anche molto a disagio per i recenti sequestri di migranti registrati in Messico, attribuiti al gruppo de "Los Zetas". (R.P.)
Panama: all’Assemblea dei vescovi il tema della formazione cristiana attraverso la Radio
◊ E' in pieno svolgimento l'Assemblea ordinaria dei vescovi del Panama che ha avuto inizio il 4 luglio e che si concluderà con la pubblicazione di un messaggio rivolto a tutta la comunità cattolica del Paese dell’America centrale. Ad aprire i lavori dell’Assemblea della Conferenza episcopale di Panama (Cep), che conta sulla partecipazione di tutti i vescovi del Paese, è stato il presidente della Cep, mons. José Luis Lacunza Maestrojuan, vescovo della diocesi di David, cui è seguito l’intervento di mons. Andrés Carrascosa Coso, nunzio apostolico. Ha poi parlato padre Fernando Guardia Jaén, promotore dell'Istituto panamense della Educazione attraverso la Radio (Iper), che, secondo quanto riporta l’agenzia Fides, ha presentato la sua esperienza che consiste nell’offrire una formazione integrale ai giovani e agli adulti, ispirata ai valori e ai principi cristiani, in modo tale che in particolare i giovani diventino capaci di autodeterminazione. Oggi, 7 luglio c’è la solenne Concelebrazione Eucaristica in onore del Santi Apostoli Pietro e Paolo, che sarà presieduta dal nunzio apostolico nella chiesa di Nostra Signora di Guadalupe. La celebrazione verrà trasmessa dalle radio cattoliche del Paese e dalle radio ad esse collegate, e anche in Internet, attraverso il sito della Conferenza episcopale. Domani, in una Conferenza stampa nel Seminario Maggiore San Jose di Panama, alle ore 10,30 locali, i vescovi renderanno pubblico il loro messaggio alla Repubblica di Panama. (F.S.)
2,1 milioni di dollari dei vescovi Usa per 86 progetti pastorali in America Latina
◊ Ammonta a 2,1 milioni di dollari la somma finale stanziata quest’anno dalla Sottocommissione per la Chiesa in America Latina della Conferenza episcopale statunitense a favore dei Paesi sud-americani. Lo stanziamento e le relative assegnazioni sono stati approvati dalla recente plenaria primaverile dei vescovi a Seattle. La somma, frutto della colletta per l’America Latina che si tiene ogni anno a gennaio, è destinata a sostenere vari progetti pastorali e missionari nei Paesi del sub-continente americano. Quest’anno i fondi sono stati assegnati a un totale di 86 progetti. In particolare, il 45% è stato destinato a programmi pastorali, quasi 32% a sopperire ai bisogni di diverse diocesi e il 23% a programmi di formazione per religiosi, seminaristi e sacerdoti. Anche se destinati per lo più a progetti pastorali, una parte dei fondi raccolti con la colletta per l’America Latina, viene usata anche per la ricostruzione di chiese e di altre strutture in aree distrutte da gravi calamità naturali. È il caso di Haiti e del Cile, colpiti dai terremoti del 2010 che hanno beneficiato quest’anno di nuovi finanziamenti. Altri stanziamenti sono stati assegnati alla Chiesa cubana per aiutarla a finanziare progetti di evangelizzazione promossi in occasione del quarto centenario di Nostra Signora della Carità del Cobre; a progetti di pastorale indigena in Salvador e a uno studio per aiutare l’opera pastorale della Chiesa in Colombia. (A cura di Lisa Zengarini)
Assemblea Osce: tra i tanti temi, la riforma dell’Organizzazione
◊ Alla XX sessione annuale dell'Assemblea parlamentare dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) apertasi ieri a Belgrado, oltre 250 deputati provenienti da 56 Paesi di Europa, America e Asia centrale affrontano, fino a domenica, tematiche di grande interesse planetario e discutono delle prospettive di riforma della più vasta organizzazione mondiale nel campo della sicurezza. I partecipanti alla riunione – che ha per titolo 'Rafforzare la capacità e l'efficienza dell'Osce - voteranno su 26 risoluzioni che vanno dalla lotta al crimine organizzato alla transizione politica nel Mediterraneo, dalla sicurezza informatica a quella alimentare, dall'energia nucleare al traffico di organi umani. “In un mondo con continui cambiamenti nelle minacce alla sicurezza e ai diritti umani, l'Assemblea parlamentare incoraggia a operare in modo chiaro e trasparente per cio' che concerne i problemi regionali”, ha detto il presidente dell'Assemblea Petros Efthymiou. “Ora - ha aggiunto - nella nostra XX sessione annuale, e' importante definire i modi in cui l'Osce puo' rispondere al meglio alle nuove situazione createsi nel Mediterraneo e ai conflitti che continuano in varie regioni del mondo”. I lavori dell'Assemblea parlamentare, che sono stati aperti nel pomeriggio dal presidente del Parlamento serbo Slavica Djukic-Dejanovic e dal premier Mirko Cvetkovic, si concluderanno il 10 luglio con l'adozione di una 'Dichiarazione di Belgrado'. (F.S.)
Consiglio Mondiale delle Chiese: le guerre dell'acqua, minaccia per la pace
◊ Viene definita la «guerra per l’oro blu», per rappresentare i conflitti che possono sorgere in varie zone del mondo per il controllo delle risorse idriche. Il tema è stato al centro di un recente incontro promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), a Ulm, in Germania, che ha caratterizzato, fra l’altro, la conclusione del programma «Decade to overcome violence», lanciato nel 2001 dall’organismo ecumenico. L’approfondimento è stato fatto nell’ambito di un’analisi generale concernente le minacce alla pace che potranno scaturire dagli scenari futuri. «Potrebbe accadere che nei prossimi anni — ha sottolineato il segretario generale del Wcc, Olav Fykse Tveit — l’acqua divenga centro dei conflitti». Il Wcc, ha aggiunto, «sta supportando l’Ecumenical Water Network, per dimostrare lo stretto legame esistente tra la pace, la natura e la necessità di riconciliazione tra le popolazioni che sono in conflitto per questioni legate alle risorse naturali». La rete dell’Ecumenical Water Network - riferisce L'Osservatore Romano - riunisce una serie di organizzazioni non solo religiose, ma anche laiche, come le Ong, con il compito di riflettere e di agire per promuovere la giustizia nell’accesso e nella distribuzione delle risorse idriche. «Sempre più l’acqua — si osserva — è trattata come un normale bene commerciale soggetto alle condizioni di mercato e così accade, sempre più spesso, che lì dove sono stati avviati progetti di privatizzazione, ai poveri venga precluso l’accesso all’acqua». E questo, si sottolinea, potrebbe contribuire ad alimentare in futuro i conflitti incentrati proprio sullo sfruttamento delle risorse idriche e sulla possibilità di un libero accesso al loro utilizzo. L’indiscriminato sfruttamento delle risorse idriche, secondo il segretario generale del Wcc, «sta inoltre avendo un impatto anche sull’economia e così accade anche per le risorse alimentari e l’energia». Il programma «Decade to overcome violence» ha visto nell’arco di un decennio una serie cospicua di conferenze, seminari e altre iniziative per promuovere la giustizia e la riconciliazione. «Il tema della pace — ha concluso il segretario generale del Wcc — è importante per tutti. È stato da noi rilanciato e da noi portato avanti quotidianamente in interazione con altri. Esso riguarda gli effetti del nostro stile di vita nei confronti del prossimo». Tra gli eventi più significativi, anch’essi programmati a conclusione del progetto, figura la Convocazione ecumenica che si è svolta a maggio a Kingston, in Giamaica. (L.Z.)
Zimbabwe: crescono le preoccupazioni della Chiesa per il riaccendersi della violenza politica
◊ Crescono le preoccupazioni della Chiesa in Zimbabwe per il riaccendersi delle violenze politiche tra i sostenitori e gli oppositori del Presidente Robert Mugabe, con l’avvicinarsi delle nuove elezioni presidenziali e parlamentari previste entro l'anno, ma con una data ancora da fissare. Il direttore della Commissione di Giustizia e Pace della Conferenza episcopale Alouis Chaumba, ha confermato all’agenzia Cns che nel mirino del regime ci sono anche vescovi e sacerdoti da quando l’episcopato ha pubblicato a gennaio la lettera pastorale "Let Us Work For The Common Good – Let Us Save Our Nation", che denunciava la piaga della corruzione della classe politica nel Paese. Una denuncia interpretata dai partigiani dello Zanu-Pf di Mugabe come una critica velata al Presidente. Da allora, infatti, si sono moltiplicate le vessazioni e le minacce contro esponenti del clero locale sospettati di appoggiare il Movimento per il Cambiamento Democratico del rivale Morgan Tsvangirai, Primo Ministro dell’attuale governo di unità nazionale. Lo stesso Mugabe ha attaccato verbalmente i vescovi nei mesi scorsi, accusandoli di essere un fantoccio dell’Occidente. Il direttore di Giustizia e Pace ha detto di temere che una recente dichiarazione della Commissione episcopale che chiedeva la fine delle violenze politiche ad Harare possa esporre la Chiesa cattolica a nuove ritorsioni. Un parroco di Mbare, un quartiere della capitale teatro in queste settimane di una escalation di aggressioni contro i sostenitori di Tsvangirai, ha confermato quanto riferito di recente da un sacerdote al settimanale cattolico “The Tablet”: ossia, che i sacerdoti sono spiati e pedinati e rischiano ogni giorno arresti arbitrari da parte della polizia segreta. Lo Zanu-Pf, da parte sua, accusa i sostenitori del Movimento per il Cambiamento Democratico di avere cominciato le violenze. Secondo mons. Churu Muchabaiwa, vice-presidente della Conferenza episcopale, la nuova escalation riflette la “mancanza di cultura democratica” nel Paese: “In Zimbabwe siamo abituati a batterci per ottenere una cosa, non a negoziare. Non dovremmo fare così, ma abbiamo sempre vissuto questo genere di situazioni nella nostra storia”, ha spiegato il presule all’agenzia Apic, durante una visita nei giorni scorsi in Svizzera su invito dell’”Aiuto alla Chiesa che Soffre”. (L.Z.)
Cina: il primo Festival culturale della cattedrale di Bao Ding per rilanciare la missione
◊ Il primo Festival culturale organizzato dalla cattedrale della diocesi di Bao Ding, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, si è svolto il 2 luglio, giorno del 106° anniversario della fondazione della chiesa, al termine di una imponente opera di restauro, la più impegnativa intrapresa dalla sua fondazione, che risale appunto al 1905. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, il parroco ha spiegato che con questa iniziativa si intende “rilanciare la missione di questa chiesa ultracentenaria attraverso la cultura religiosa. Perché la gente conosca il Mistero della Salvezza, per promuovere l’evangelizzazione tra i cattolici, consolidando la loro fede, e per far avvicinare a Gesù e alla Chiesa i non cattolici”. Durante il Festival culturale è stato possibile visitare una mostra che presentava centinaia di fotografie sui 106 anni di storia della chiesa; gli abiti liturgici usati per la Messa negli anni '30 e '40 del secolo scorso; le fotografie dei pellegrinaggi fatte dai parrocchiani negli ultimi anni; dipinti di cattolici e non cattolici che descrivono la Chiesa secondo il loro modo di pensare. Un concerto dedicato alla musica sacra ha inoltre attirato l’attenzione di tante persone, non solo cattoliche. Il giorno dopo, domenica 3 luglio, si è svolta la solenne Celebrazione eucaristica presieduta da mons. An Shu Xin, vescovo coadiutore della diocesi di Bao Ding, a cui hanno partecipato oltre 800 fedeli. La cattedrale della diocesi di Bao Ding dedicata ai SS. Pietro e Paolo fu costruita da un missionario francese nel 1905 in stile gotico. Lungo i suoi 106 anni di vita, ha condiviso le vicissitudini della comunità cattolica locale. Nel febbraio scorso sono iniziati i lavori di restauro, finanziati dal governo essendo la chiesa patrimonio culturale provinciale. Grazie anche alle generose offerte dei parrocchiani e dei cattolici di altre comunità, il restauro si è potuto concludere nel mese di giugno. (R.P.)
Francia: il cardinale Sarah benedirà gli 80 nuovi volontari della Ong cattolica Fidesco
◊ La Ong Fidesco compie 30 anni e sarà il Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il cardinale Robert Sarah, a celebrare la Messa di invio in missione dei 30 nuovi volontari dell’associazione cattolica. Il cardinale Sarah si recherà a Paray-le-Monial, in Francia, il 13 luglio prossimo e la sua presenza - ha spiegato l'organizzazione in un comunicato ripreso dall'agenzia Zenit - sarà un grande stimolo per Fidesco. Presidente di “Cor Unum” dal 2010, il porporato è stato incaricato da Benedetto XVI di vegliare sulla carità della Chiesa universale e su tutte le associazioni umanitarie cattoliche. Il cardinale è spesso inviato per manifestare la solidarietà della Chiesa ai luoghi colpiti da calamità. Di recente si è recato in Giappone. Fidesco è la Federazione Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale per la Cooperazione, una delle cinque principali Ong di Volontariato di Solidarietà Internazionale riconosciute dal ministero degli Esteri di Francia. E' stata fondata dalla Comunità dell'Emmanuele nel 1981 ed è specializzata nell'invio di volontari per progetti di sviluppo e aiuto a persone bisognose. Gli 80 volontari saranno, per un periodo di uno o due anni, in vari Paesi in base alle loro competenze e alle necessità dei soci di Fidesco sul posto: come Haiti, Madagascar, Indonesia, Camerun ed India. I volontari sono single, sposati, con o senza figli, giovani o pensionati e con ogni tipo di formazione professionale. Tutti possono partire grazie alla varietà delle missioni proposte. Attualmente, 200 volontari sono in missione in 35 Paesi. La Messa si svolgerà durante un forum che riunirà più di 1.000 giovani. (F.S.)
Assemblea generale delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo sul Mistero Pasquale
◊ La Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo si riunisce a Mysore, nello Stato indiano del Karnataka, dal 7 al 31 luglio per la propria 20.ma Assemblea generale, intorno al tema “Scegli, dunque, la vita!”. Prendono parte all’incontro 44 Adoratrici dei cinque continenti, che nel corso dei lavori rifletteranno sul significato della loro scelta religiosa di incarnare il Mistero Pasquale nella vita quotidiana, sia a livello personale e comunitario, sia nel mondo esterno attraverso le diverse espressioni di apostolato. Una revisione di vita che ripercorre il cammino compiuto negli anni recenti e orienta la Congregazione nella progettazione del proprio futuro apostolico, allo scopo di poter rispondere – alla luce del Vangelo e con maggior efficacia – alle esigenze dell’oggi. Tra i relatori previsti, il padre Michael Sebastian, verbita, sociologo e docente di Missiologia, svolgerà un contributo su “Scenario mondiale emergente e impegno cristiano per una pienezza di vita”, esaminando gli elementi portanti della risposta cristiana alla globalizzazione e al post-modernismo, mentre da suor Shalini D’Souza, religiosa della Carità di Nazareth, verrà un apporto sulla testimonianza e la profezia nel servizio ai sofferenti e alle vittime dell’ingiustizia, quali aspetti caratterizzanti il vissuto quotidiano delle Adoratrici. Verranno anche sottolineati i temi dell’educazione, della formazione permanente e del discernimento, in particolare nella relazione di suor Maria Hughes, Adoratrice statunitense. La Congregazione oggi in capitolo generale venne avviata nel 1834 da Santa Maria de Mattias (1805-1866), allo scopo di diffondere la spiritualità del Preziosissimo Sangue richiamando l’attenzione del Popolo di Dio al mistero centrale del Cristianesimo: l’effusione del Sangue di Nostro Signore per la redenzione dell’umanità. Una vita religiosa – quella voluta dalla Fondatrice – che fosse adorazione del “calice di salvezza” e servizio all’annuncio del kerygma nei diversi ambiti: catechetico, scolastico, sociale, una missione che oggi si esprime anche come vicinanza alle vittime della tossicodipendenza, dello sfruttamento, dell’emarginazione. Nell’attualità, l’Istituto conta 1.510 religiose, distribuite in 244 comunità di oltre 20 Paesi, dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Russia al Perù, dalle Filippine al Mozambico. (A cura di Marina Vitalini)
◊ E' morta oggi a Roma Maria Rita Saulle, nominata giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica nel 2005. Maria Rita Saulle, professore emerito di diritto internazionale, autore di numerose pubblicazioni in tema di diritto internazionale, diritto internazionale privato, diritto dell'Unione europea, organizzazione internazionale, tutela dei diritti umani - si legge in una nota della Consulta che ne annuncia la morte - ha partecipato ad importanti conferenze internazionali, quale membro della delegazione italiana, contribuendo alla stesura di convenzioni su temi quali la tutela delle donne, dei bambini, delle persone disabili. Importante e' stata anche la sua attività di divulgazione sui media dei problemi di particolare rilievo internazionale. Alla Corte e' stata relatore di importanti decisioni in tema di assistenza alle persone disabili, di tutela della maternità, di misure a sostegno della famiglia. Professore emerito di diritto internazionale, autrice di numerose pubblicazioni in tema di diritto internazionale, diritto internazionale privato, diritto dell'Unione europea, organizzazione internazionale, tutela dei diritti umani, Maria Rita Saulle ha contribuito alla stesura di convenzioni internazionali su temi quali la tutela delle donne, dei bambini, delle persone disabili. Alla Corte Costituzionale è stata relatore di importanti decisioni in tema di assistenza alle persone disabili, di tutela della maternità, di misure a sostegno della famiglia. Il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, appresa la notizia della scomparsa del giudice costituzionale Maria Rita Saulle, in un messaggio alla famiglia ha espresso la sua vicinanza in questo momento di dolore: "Con Maria RitaSaulle scompare un'insigne giurista e studiosa che, al rigore intellettuale e morale, ha saputo accompagnare in ogni momento la sobrieta' dei comportamenti facendosi autorevole interprete delle piu' attuali e complesse questioni della giustizia" con contributi eminenti per i più deboli. Maria Rita Saulle ha collaborato per molti anni con la Radio Vaticana come esperta di problemi di diritto internazionale e della famiglia. (R.P.)
Libia: i ribelli verso Tripoli. Rasmussen: Gheddafi ha le ore contate
◊ Potrebbe avvicinarsi la svolta in Libia. Si fa sempre più pressante la richiesta di negoziati, ma senza Gheddafi. Intanto, sul terreno, prosegue l’avanzata degli insorti, mentre secondo il segretario generale della Nato, Rasmussen, è arrivata la fine della partita per il leader libico. Il servizio di Eugenio Bonanata:
I ribelli continuano a muoversi verso Tripoli e ora si preparano ad attaccare la città di Gharyan a 40 chilometri dalla capitale. Si segnalano scontri e vittime anche a Misurata. Gli insorti, appoggiati dalle forze Nato, dichiarano la cattura di diversi mercenari dell’esercito lealista proveniente da Ghana e Mali. Intanto, la Cina intensifica i contatti con il Consiglio nazionale di transizione e il prossimo 15 luglio, a Istambul in Turchia, si si svolgerà la riunione del cosiddetto "Gruppo di contatto". Gheddafi, invece, in previsione di un avvio imminente dei negoziati, avrebbe fatto sapere ai mediatori sudafricani di non volere condizionare con la sua presenza i colloqui. Dal canto suo, la Nato, attraverso il segretario generale Rasmussen, ha ribadito che non c’è alcuna preoccupazione per l’impegno degli alleati nello Stato nordafricano. "Sono fiducioso – ha detto – che avremo i mezzi e le risorse necessarie per arrivare fino in fondo alla missione”. Il tema resta al centro del dibattito in molti Paesi europei. In Italia, oggi il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto di rifinanziamento della missione, ma solo fino alla fine a settembre. Una decisione nell’ottica del risparmio e nonostante le polemiche interne alla maggioranza con la Lega che preme per il ritiro da tutti i fronti. Nell’ambito di un finanziamento complessivo di 700 milioni, il testo prevede una riduzione del costo relativo alla Libia da 120 milioni nel primo semestre 2011 a 60 milioni nel secondo.
Siria
Resta sempre preoccupante la situazione in Siria. Amnesty International ha accusato il governo di Bashar al-Assad di crimini contro l’umanità nella repressione delle proteste nella città occidentale di Tal Kalakh. Una ventina le vittime da ad Hama, mentre l’Unione Europea è pronta a rafforzare il pacchetto di sanzioni economiche contro Damasco.
Yemen
Nel sud dello Yemen, cellule di al Qaeda continuano a colpire l’esercito regolare. Almeno 10 soldati sono rimasti uccisi nel corso di un’imboscata dei ribelli che hanno aperto il fuoco contro un mezzo dei militari nei pressi della città di Loder, roccaforte della guerriglia.
Afghanistan
Prosegue la lotta contro i terroristi in Afghanistan. Un raid aereo della Nato condotto stamattina nella provincia orientale di Khost avrebbe provocato la morte di almeno 13 civili tra cui diversi bambini. A diffondere la notizia la tv araba al-Jazeera. Fonti dell’Alleanza atlantica riferiscono dell’uccisione di quattro talebani, precisando che sono in corso verifiche. Intanto, Afghanistan e Pakistan hanno deciso di creare una commissione militare congiunta per affrontare la crisi in corso alla frontiera fra i due Paesi, che ha causato scontri armati e numerose vittime.
Pakistan
Vasta offensiva antitalebana in Pakistan. Almeno 40 guerriglieri sono rimasti uccisi negli ultimi scontri avvenuti nel distretto di Kurram, nella zona nordovest del Paese. La campagna militare, lanciata nei giorni scorsi, ha provocato finora l’esodo di migliaia di famiglie. Le autorità locali hanno assicurato che gli sfollati saranno accolti in tendopoli allestite fuori dalla zona di guerra.
Medio Oriente
Le autorità greche hanno bloccato a largo dell’isola di Creta una nave francese della flottiglia pacifista intenzionata a portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Intanto, in vista della consegna all’Onu del dossier sulla flottiglia dell’anno scorso, centinaia di soldati israeliani presidiano l’aeroporto di Tel Aviv in attesa dell’arrivo di centinaia di attivisti filopalestinesi europei, previsto tra oggi e domani. Sul terreno, infine, stamattina un militare dello Stato ebraico è rimasto leggermente ferito per un razzo anticarro lanciato da miliziani arabi contro una pattuglia, al confine tra Israele e la Striscia di Gaza.
Terrorismo - Mauritania
In Mauritania, l’esercito avrebbe ucciso un’importante leader terroristico locale. E’ avvenuto in questi giorni nell’ambito dell’offensiva condotta in Mali contro al Qaeda nel Maghreb. Per il riconoscimento dell’identità della vittima è stato chiesto l’aiuto dell’Algeria, che da tempo ha costituito una banca dati sui profili degli estremisti islamici attivi nella zona.
Terrorismo - Londra
L’intelligence americana ha reso note nuove possibili strategie d’azione del terrorismo internazionale. Si tratta di bombe impiantate chirurgicamente nel corpo di attentatori suicidi che, in questo modo, riuscirebbero a eludere i controlli di sicurezza negli aeroporti. La tecnica, secondo i Servizi segreti americani, sarebbe stata ideata dal ramo yemenita di Al Qaida. Intanto, in Gran Bretagna, si ricordano oggi gli attentati di sei anni fa a Londra, che causarono oltre 50 morti e 700 feriti. Ci riferisce Sagida Syed:
Erano le 8.50, nella metropolitana della città migliaia di persone raggiungevano il proprio posto di lavoro o di studio: in quel momento, tre bombe esplosero quasi simultaneamente seminando morte e disperazione. Un’ora dopo un autobus a Tavistock Square veniva squarciato da un’altra detonazione: quattro terroristi qaedisti di origini asiatiche si erano fatti saltare in aria colpendo il centro della finanza mondiale, la politica estera del premier Tony Blair e la sua amicizia con il presidente George Bush. Due settimane dopo, il 21 luglio, un altro attentato ai mezzi pubblici fece ripiombare la città nel panico. A sei anni di distanza, le famiglie dei 56 morti, la politica e il Paese ricordano quei tragici momenti, mentre le polemiche sulla lenta risposta dei mezzi di soccorso e della polizia, sul risarcimento alle famiglie e sulla lotta la terrorismo non si sono ancora affievolite. E oggi la ferita viene riaperta dalla rivelazione che il tabloid “News of the World” avrebbe intercettato le linee telefoniche delle vittime, ostacolando i soccorsi e commettendo un grave atto di violazione della privacy.
Italia - Finanziaria
La manovra finanziaria approvata dal governo italiano è aperta a modifiche, ma senza toccare il saldo finale. Lo ha detto il premier, Silvio Berlusconi, ipotizzando il reinserimento in parlamento della cosiddetta norma "salva-Finivest", solo dopo la sentenza dei giudici sul lodo Mondadori. All’indomani del via libera del Quirinale, e in attesa dell’avvio del dibattito parlamentare, la maggioranza continua a difendere il provvedimento che, secondo il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, porterà al pareggio di bilancio entro il 2014. Per le opposizioni, invece, il testo è inaccettabile mentre Comuni e Regioni hanno ribadito le critiche ai tagli durante l’odierna conferenza unificata. In mattinata, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato che gli italiani hanno bisogno di orgoglio e fiducia per affrontare le sfide presenti. Dal Senato, infine, è arrivata l’approvazione del decreto sviluppo su cui l’esecutivo aveva posto la fiducia.
Olanda
Una parete del detto dello stadio olandese di Eunshede è crollata, intrappolando alcune persone. Sul posto due squadre di soccorsi stanno cercando di liberarle. Lo riferisce il sito web della tv pubblica Nos, senza tuttavia fornire altri dettalgi.
Bielorussia
Sarebbero oltre 1.700 le persone fermate dal 15 giugno scorso in Bielorussia, in diverse azioni di protesta promosse attraverso Internet. Lo sostiene il Centro bielorusso per i diritti umani Vesna, citato dall'agenzia Interfax. Gran parte dei fermi, 980, sarebbero stati effettuati nella capitale, Minsk. Nella lista figurerebbero anche 23 giornalisti, dei quali numerosi di nazionalità russa. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 188