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Sommario del 05/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti
  • “Lux in Arcana”: per la prima volta fuori dal Vaticano l’Archivio Segreto, in mostra nei Musei capitolini dal febbraio 2012
  • Padre Lombardi: sono illegittime le recenti ordinazioni sacerdotali compiute dalla Fraternità San Pio X
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi greca: a rischio il sistema bancario del Paese
  • Il Sud Sudan verso il giorno dell'indipendenza: scontri e tensioni con il Nord
  • Rapporto Inail: infortuni in calo sul lavoro
  • Chiesa e Società

  • Myanmar: nel conflitto nel Kachin la Chiesa va in aiuto dei profughi
  • Nepal: a Terai decine di morti e oltre 100mila sfollati per le piogge monsoniche
  • Unicef: l'Iraq è uno dei Paesi più pericolosi al mondo per l’infanzia
  • Pakistan: fallisce il tentativo di impadronirsi con la forza di un ospedale cristiano
  • Londra: marcia di protesta e petizioni in favore delle minoranze religiose in Pakistan
  • Siria: appello alla pace e al dialogo del patriarca siro-ortodosso Ignatius Zakka I
  • Mons. Bertin: la presenza della Chiesa in Somalia e a Gibuti è stata quasi del tutto distrutta
  • Batterio killer: nei germogli di fieno greco provenienti dall'Egitto le origini del contagio
  • Gabon: al via l'Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale
  • Nigeria: il vescovo di Maiduguri non esclude implicazioni politiche negli utimi attentati
  • Colombia: la Chiesa si offre per un nuovo tentativo di mediazione
  • Ucraina: sconcerto della Chiesa per la profanazione di una croce a Kiev
  • Bosnia-Erzegovina: per il cardinale Puljic nel Paese i cattolici sono una minoranza tollerata
  • Sacerdoti sempre più giovani e consapevoli negli Stati Uniti
  • Canada: per i vescovi del Québec le rivelazioni “private” vanno trattate con prudenza
  • Congolese residente in Italia marcia per la pace nel suo Paese lungo la via Francigena
  • Inghilterra: Conferenza della Chiesa cattolica su giustizia e lavoro
  • Sri Lanka: la Chiesa ha ricordato i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI
  • Mons. Cantafora: la visita del Papa in Calabria sarà una svolta per tutta la regione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Proteste e vittime nel mondo arabo: in Libia proseguono le trattative tra Tripoli e Bengasi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in visita all’Osservatore Romano per il 150.mo: un giornale unico che annuncia il Vangelo e va alla radice degli avvenimenti

    ◊   Un giornale unico che aiuta i fedeli a valutare i segni dei tempi con la speranza della fede: così, Benedetto XVI ha definito “L’Osservatore Romano”, nella visita al quotidiano della Santa Sede, avvenuta stamani. Occasione dell’avvenimento, il 150.mo di fondazione del giornale, celebrato lo scorso primo luglio. Il Pontefice, che ha parlato quasi interamente a braccio, ha espresso riconoscenza a quanti “fanno” questo giornale “con passione umana e cristiana e con professionalità”. Un lavoro definito “prezioso e qualificato, al servizio della Santa Sede”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal direttore, il prof. Giovanni Maria Vian. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Vorrei dirvi di cuore come si fa in casa: buon compleanno!”: così, con semplicità, Benedetto XVI ha voluto esprimere la sua gratitudine al quotidiano della Santa Sede, giunto al “notevole traguardo” dei 150 anni di vita. Nella sua visita, il Papa ha potuto incontrare tutto il personale dell’Osservatore Romano, un centinaio di persone di diverse nazionalità, e nel suo discorso si è dunque soffermato sul contributo speciale che il giornale diretto da Giovanni Maria Vian offre nel panorama dell’informazione:

    “Non è solo una officina, è soprattutto un grande osservatorio, come dice il nome; osservatorio per vedere le realtà di questo mondo e informare noi su queste realtà. Esse riflettono ... sia le cose lontane che quelle vicine”.

    Il Papa si è così soffermato su quello che ha definito “uno dei grandi vantaggi dell’Osservatore Romano” e cioè “un’informazione universale che realmente vede il mondo, e non solo una parte”:

    “Nei giornali normali si informa, ma con una preponderanza del proprio mondo che fa qualche volta dimenticare molte altre parti di questa terra che sono non meno importanti. Qui si vede qualcosa di questa coincidenza di 'urbs et orbis' che è caratteristica della cattolicità, in un certo senso anche una eredità romana: realmente, vedere il mondo e non solo se stessi”.

    Ancora, ha proseguito il Papa, “L’Osservatore Romano” si occupa delle “cose lontane” anche in un altro senso:

    “L’Osservatore non rimane nella superficie degli avvenimenti, ma va alle radici: oltre la superficie, ci mostra le radici culturali, il fondo delle cose. E' per me, non solo un giornale, ma anche una rivista culturale. Ammiro come sia possibile ogni giorno darci grandi contributi che ci aiutano a capire meglio l’essere umano, le radici da cui vengono le cose e dove sono comprese, realizzate, trasformate”.

    Ma, ha soggiunto il Papa, il quotidiano vaticano “vede anche le cose vicine”, il “nostro piccolo mondo che tuttavia è un mondo grande". Benedetto XVI ha poi constatato che “nessuno può informare su tutto”:

    “E’ sempre necessaria una scelta, un discernimento. E’ perciò decisivo, nella presentazione dei fatti, il criterio di scelta: non c’è mai il fatto puro, c’è sempre anche una scelta che determina che cosa debba apparire e cosa non debba apparire”.

    Il Papa ha rilevato che oggi queste scelte delle priorità, “sono spesso e in molti organi dell’opinione pubblica, molto discutibili”. L’Osservatore Romano si fa invece guidare dal senso di giustizia e dal Vangelo. Dunque, ha affermato, “abbiamo come criterio la giustizia” e “la speranza che viene dalla fede”. Ecco perché, ha concluso con gratitudine, L’Osservatore Romano non fa solo “informazione” ma anche “formazione”. Dal canto suo, il direttore del giornale, il prof. Giovanni Maria Vian ha espresso la sua gratitudine per l’incontro familiare che il Papa ha riservato ad ogni dipendente dell’Osservatore Romano. Quindi, si è soffermato sul motto del giornale che campeggia sulla testata “Unicuique suum, non praevalebunt”:

    Unicuique suum, un principio della filosofia antica, la giustizia, tratta dal diritto romano, l'altra - non prevalebunt - deriva dal detto di Gesù nel Vangelo di Matteo. E' lo stesso detto che contiene il Tu es Petrus. Quindi questo significa veramente un'unità profonda, profondamente intrecciata: Tu es Petrus, non prevalebunt. Siamo naturalmente tutti nella stessa piccola barca, navicula Petri. Grazie Santità”.

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    “Lux in Arcana”: per la prima volta fuori dal Vaticano l’Archivio Segreto, in mostra nei Musei capitolini dal febbraio 2012

    ◊   "Lux in Arcana": il titolo della Mostra dedicata all’Archivio Segreto Vaticano, in programma a Roma nei Musei Capitolini. Un evento denso di attese per gli studiosi e per il grande pubblico, presentato stamane nella Sala Stampa della Santa Sede. Ne hanno parlato con i giornalisti il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, insieme al sindaco Gianni Alemanno, al cardinale Raffaele Farina, archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e al prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, mons. Sergio Pagano. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “L’Archivio Segreto Vaticano si rivela”, il sottotitolo della Mostra, che a partire da febbraio 2012 sarà ospitata per circa sette mesi fuori dalla città leonina, sul Colle Campidoglio, simbolo che evoca – ha osservato il cardinale Bertone – il ‘cuore’ di Roma e il suo rapporto con la sede petrina, che si rinnova:

    “Ancora una volta, abbiamo sperimentato che, nelle difficoltà e nello sforzo comune di mettere insieme prospettive diverse, si cresce: il dialogo, lo scambio di esperienze, la discussione scientifica migliora sempre le finalità alle quali si tende con spinte diverse”.

    Fu proprio Sisto IV, grande mecenate della Biblioteca Vaticana, cui volle conferire un carattere di ‘pubblica utilità’ e qui formare un primo nucleo d’archivio, a donare nel 1471 la Lupa bronzea e altri tesori al popolo romano, comandando che fossero allocati nel Palazzo dei Conservatori al Campidoglio, luogo fondativo degli attuali Musei capitolini.

    Carte, pergamene, codici, manoscritti, atti e documenti, posti dai Papi, ormai da quattro secoli, al servizio degli storici e dei dotti, per la prima volta esposti al grande pubblico, agli appassionati e ai curiosi fuori dal Vaticano, come ha sottolineato il cardinale Farina:

    “E’ una rivelazione pensata e voluta senza remore o timori - certo con la spinta dell’occasione dei 400 anni della fondazione – e direi di più con l’orgoglio di un servizio alla Chiesa e alla cultura prestato per ben quattro secoli con indefesso lavoro di custodia, di censimento, di cura, di progresso della ricerca sempre più avanzata”.

    “Lux in Arcana”, ovvero luce sugli archivi, per loro natura gelosi, protettivi, vigili nei confronti dei tesori che custodiscono, ha detto il cardinale Bertone. Luce sulla natura, contenuti e attività della “vetusta istituzione”, ha fatto eco al porporato mons. Pagano”, spiegando il criterio selettivo:

    “…abbiamo di necessità «selezionato» fra i milioni di carte conservate nell'Archivio Segreto Vaticano, circa 100 documenti che possano illustrarne la complessità dei contenuti nel modo più esaustivo possibile”.

    Tra i testi citati dal prefetto dell’Archivio vaticano si va dal Dictatus Papae di Gregorio VII del XI secolo, al codice del 1600 del processo a Galileo Galiei, ai documenti sulla Seconda Guerra mondiale.

    Un evento unico e straordinario, ha rimarcato il Sindaco Alemanno, sgombrando il campo da curiosità sensazionalistiche, distorsive del vero significato e valore della Mostra per conoscere la storia dell’umanità.

    Fra tre o quattro anni – ha anticipato ai giornalisti mons. Pagano – sarà conclusa la catalogazione dei documenti sul Pontificato di Pio XII, che saranno portati al Papa, il quale deciderà se aprirli al pubblico. E così anche uscirà a breve un libro coedito dal Vaticano con documenti e testimonianze inedite dell’Archivio Segreto sull’eccidio degli Armeni da parte dei Turchi alla fine della prima Guerra mondiale.

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    Padre Lombardi: sono illegittime le recenti ordinazioni sacerdotali compiute dalla Fraternità San Pio X

    ◊   Le ordinazioni sacerdotali compiute recentemente dalla Fraternità San Pio X sono da considerarsi “illegittime”: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rispondendo ad alcune domande sull’argomento. Padre Lombardi ha ribadito quanto affermato dal Papa nella sua Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica del 10 marzo 2009:

    "Finché la Fraternità (San Pio X) non ha una posizione canonica nella Chiesa – sottolinea Benedetto XVI - anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa (...) finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri (...) non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per un’informazione universale e umana: Benedetto XVI in visita all’“Osservatore Romano” per il 150.mo di fondazione ne evidenzia il ruolo originale nel panorama della stampa internazionale. Il saluto del direttore al Papa.

    “Lux in arcana. L'Archivio Segreto Vaticano si rivela”: in cultura, gli interventi del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, del cardinale archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Raffaele Farina, e del vescovo prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, Sergio Pagano.

    Un articolo di Piero Benvenuti dal titolo “Benvenuto a bordo Santità!”: il ricordo di astronauti e scienziati della Stazione spaziale internazionale che, il 21 maggio scorso, ebbero l'eccezionale opportunità di colloquiare con Benedetto XVI grazie al collegamento radio tra la Stazione e la Biblioteca Vaticana; con un contributo di Maria Maggi sul progetto “Anti Matter Spectrometer”, dal quale si attendono risposte ai problemi alla base della fisica delle particelle elementari.

    Le ragioni della pace e l'unico Logos; nell’informazione religiosa, il cardinale William Joseph Levada sull'incontro di Assisi il 27 ottobre prossimo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'appello dell'Onu ai Governi ad accogliere i rifugiati.

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi greca: a rischio il sistema bancario del Paese

    ◊   La crisi finanziaria greca sarà la prima emergenza che dovrà affrontare Christine Lagarde, che si insedia oggi a Washington alla guida del Fondo Monetario Internazionale. L’organismo dovrà muoversi su un terreno minato dalle ultime prese di posizione dell’agenzia di Rating, Standard & Poor's, secondo cui il piano francese per il Paese ellenico non è efficace. Da parte sua, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che continuerà ad accettare le obbligazioni greche come collaterale per i prestiti, a meno che tutte le principali agenzie di rating non dichiarino il default. Ma quali sono i rischi concreti che corre a questo punto l’economia greca? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. – E’ chiaro che c’è una bomba che rischia di esplodere, che riguarda tutti a quel punto, non solo la Grecia, perché un default greco si trascina dietro le banche greche, le banche che hanno titoli greci in portafoglio, ma stanno in Francia e in Germania, e la stessa Banca Centrale Europea, che ha in portafoglio molta carta greca, direttamente acquistata o collaterale di finanziamenti fatti. La Bce sta difendendo con i denti la possibilità di soluzioni concordate tra banche e Grecia. Non c’è, però, nessuna certezza che si riesca ad evitare un’esplosione del sistema bancario greco.

    D. – Il Ministero delle Finanze di Atene, entro la fine del 2011, dovrà reperire quasi 7 miliardi di euro per coprire il buco nero apertosi nelle entrate fiscali. E’ possibile intervenire con un’altra manovra?

    R. – La riflessione dovrebbe essere più generale. Quando scopri che un Paese ha fatto troppi debiti e non cresce abbastanza e, quindi, non è in grado di ripagare i debiti, le misure di austerità, nel frattempo adottate, peggiorano la situazione. Questa è la tragedia greca che si sta recitando ad Atene: è un cane che si morde la coda. Bisogna fare il contrario: bisogna congelare il debito, aiutare il Paese a crescere, rendendo così sostenibile quel debito e fare in modo che venga ripagato negli anni.

    D. – Nei prossimi giorni dovrà essere istituito l’Ufficio per le privatizzazioni, condizione necessaria per l’arrivo dei capitali europei nel nuovo pacchetto di sostegno. Di quale tipo di privatizzazioni si parla?

    R. – Si parla di immobili, di asset industriali in mano al settore pubblico. Attenzione: gli asset di un Paese in crisi sono svalutati, quindi, in questo momento, non ci sarà la coda ad acquistare da parte di nessuno.

    D. – E molti temono invece per l’arrivo della Cina. Che tipo di conseguenze si potrebbero avere in questo caso?

    R. – E’ chiaro che la Cina ha risorse finanziarie enormi e può comprarci e installarsi in Europa. Sarebbe il neoricco che compra i castelli della vecchia famiglia nobile impoverita. Certo, conferma che se noi europei non sappiamo fare squadra fra noi 27, chi ci guadagna sono i competitors. (ap)

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    Il Sud Sudan verso il giorno dell'indipendenza: scontri e tensioni con il Nord

    ◊   “Il Sudan tra guerra e pace”. È il titolo della conferenza stampa, svoltasi oggi a Roma presso la Camera dei Deputati, organizzata da Campagna italiana per il Sudan e Tavola della pace per fare il punto sul quadro politico del Paese africano, alla vigilia - il prossimo 9 luglio - della proclamazione ufficiale dell’indipendenza del Sud Sudan: il nuovo Stato diventerà il 54.mo del Continente africano. Dopo il referendum del gennaio scorso, le ultime tensioni nella zona dell’Abyei, al centro di un’aspra contesa tra Nord e Sud, e gli scontri armati tra i due eserciti - quello di Khartoum e di Juba - in Sud Kordofan destano profonda preoccupazione per un “futuro stabile e pacifico” dei due Paesi. Lo dicono gli operatori di Campagna italiana per il Sudan e Tavola della pace, che ai lavori hanno presentato il dossier “Un nuovo Sudan: il Sud”, in cui si sottolinea come l’appuntamento di sabato prossimo non sia un punto d’arrivo, ma un momento intermedio di un processo di pace tutto da costruire. Sui punti salienti del documento, Giada Aquilino ha intervistato Giovanni Sartor, di Mani Tese, una delle organizzazioni che fa parte della Campagna italiana per il Sudan:

    R. – Sono due i punti da sottolineare. Il primo è che l’indipendenza del Sud Sudan, la formazione di un nuovo Paese - la Repubblica del Sud Sudan - è un evento che ha in sé una complessità molto elevata, che non è riconducibile o riducibile al fatto che le persone hanno deciso liberamente di determinare il proprio futuro, costituendo un nuovo Stato. Le sfide sono molte e minacciano la stabilità e la pace sia del Sud Sudan, il nuovo Stato, sia anche del vecchio Stato che resterà il Sudan. Il secondo punto caratteristico del dossier è che, pur parlando di Sud Sudan, abbiamo voluto paragonare le problematiche che il nuovo Stato dovrà affrontare a delle situazioni del Nord, perché ci saranno comunque delle ripercussioni molto significative: e questo spesso non viene ricordato.

    D. - Quali ripercussioni ci potrebbero essere sul terreno, visto che la situazione non è affatto pacificata in determinate zone?

    R. - Sicuramente la prima, che è sotto gli occhi di tutti, è che nelle zone di confine - sia a livello del Nord Sudan, mi riferisco allo Stato del Sud Kordofan, sia a livello del Sud Sudan, penso agli Stati di Unity e Warrap e poi all’Abyei, il cui status futuro non è ancora definito e quindi resta lì sospeso tra parte settentrionale e parte meridionale - sono in corso dei conflitti che stanno creando centinaia di vittime e migliaia di sfollati. Questi conflitti sono legati al fatto che non sono stati risolti i problemi di confine tra i due Paesi e che i due Stati stanno ora cercando di posizionarsi territorialmente in maniera migliore, per poi sedersi ad un tavolo e discutere l’accordo.

    D. - Ci sono anche questioni economiche dietro tali tensioni?

    R. - Sì, sicuramente. Queste zone sono anche le regioni più ricche di petrolio e quindi chiaramente discutere un posizionamento, anche di poche decine o centinaia di chilometri, può voler dire che i pozzi petroliferi restano o nel Nord o nel Sud del Paese, facendo intravedere a questa o quella parte la futura possibilità di sfruttamento delle risorse.

    D. - Qual è l’auspicio per il Sud Sudan?

    R. - Che la comunità internazionale oltre che il governo del Sud e quello del Sudan - secondo noi i tre attori principali - si impegnino a trovare un accordo che rispetti le esigenze e le necessità di tutti, senza ricorrere all’uso della forza. Questo richiede certamente da parte della comunità internazionale un grande impegno per sostenere il Sud Sudan e la costituzione di una governance rispettosa dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini.

    D. - Da parte di Khartoum quale impegno ci può essere?

    R. - L’impegno ad accettare, come è già stato fatto, l’indipendenza del Sud, ma anche in qualche modo ad accettare e risolvere in maniera diversa i problemi della cittadinanza dei sud sudanesi: pare, ad esempio, che dopo il 9 luglio chi lavora nel settore pubblico verrà licenziato. Quindi si crea chiaramente un grande problema per i sud sudanesi che vivono al Nord e che perderanno il loro lavoro. L’altra cosa è relativa alla Costituzione: occorre garantire le libertà fondamentali, di espressione e di associazione; mi riferisco al problema relativo alle libertà dei partiti di opposizione a poter lavorare, a poter esprimere le proprie opinioni. Ecco, questo è fondamentale. (mg)

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    Rapporto Inail: infortuni in calo sul lavoro

    ◊   Infortuni in calo sul lavoro. Tra il 2009 e il 2010 gli incidenti sono calati dell’1,9% e il numero dei decessi è sceso sotto i mille casi. E’ quanto emerge dal rapporto Inail, presentato questa mattina a Roma. Per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, un dato importante che fa dell’Italia uno dei Paesi più virtuosi dell’Europa. Alessandro Guarasci.

    Sempre meno gli infortuni sul lavoro in Italia. Secondo l’Inail, nel periodo 2001-2010, tenendo conto dell'aumento dell'occupazione, il dato degli incidenti assume contorni molto importanti con una flessione del 28,4%. I morti sono stati lo scorso anno 980 contro i 1053 del 2009. Una tendenza che riguarda tutte le aree del Paese, molto marcata nel Mezzogiorno. Bisogna comunque fare di più, perché sono invece in aumento gli incidenti dentro casa, ben il 25,6%. Preoccupa poi il fatto che siano in crescita gli infortuni che vedono come protagonisti gli extracomunitari. Il presidente dell’Inail Marco Sartori:

    “A fronte di una sostanziale stabilità del dato occupazionale abbiamo un incremento del numero degli incidenti, non alto, ma che è un segnale su cui ci dobbiamo certamente concentrare. Quindi, l’istituto si deve meglio sintonizzare con un modo di pensare che forse non è pienamente allineato a una totale sicurezza nel mondo del lavoro”.

    Per il presidente della Camera Gianfranco Fini “il calo dei morti sul lavoro è un segnale positivo, ma, ovviamente, non ancora sufficiente”. Secondo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi è importante l’aumento dei controlli e l’aver creato un unico ente, appunto l’Inail, dedicato alla sicurezza:

    “Dobbiamo essere soddisfatti di una riforma strutturale: l’avere creato un unico ente della sicurezza. Siamo lontani da quella dimensione di oltre 4000 infortuni mortali che abbiamo avuto negli anni ’60, ma ovviamente l’obiettivo è quello di tendere a una condizione zero”.

    Nell’Unione Europea l’Italia è ancora lievemente sopra la media degli incidenti, ma il calo che si registra da qualche anno a questa parte fa ben sperare. Sono ancora comunque troppi i casi di incidenti che non vengono denunciati perché l’imprenditore ha paura delle ripercussioni negative.

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    Chiesa e Società



    Myanmar: nel conflitto nel Kachin la Chiesa va in aiuto dei profughi

    ◊   In Myanmar i bombardamenti di artiglieria e combattimenti si stanno intensificando nel territorio delle diocesi di Myiktyina e Banmaw, in tre aree dello Stato del Kachin. E’ solo l’epilogo, riportano fonti locali anonime dell'agenzia Fides, della guerra civile che coinvolge il Nord del Myanmar, dove si affrontano l’esercito regolare birmano e i guerrieri del 'Kachin Independent Army'. "Il governo non fa nulla per aiutare le migliaia di rifugiati civili, che sono vittime inermi del conflitto – riferisce la stessa fonte - così, fra i 20 mila profughi, sono numerosi quelli che stanno morendo per malattie e fame, mentre i militari minacciano chiunque cerchi di aiutare gli sfollati”. La Chiesa si sta attivando per fronteggiare l’emergenza e allestisce campi profughi nelle due diocesi. La Caritas locale – l’unica agenzia umanitaria operativa- lavora attivamente per distribuire cibo e medicine. La Caritas di Myikyina ha allestito il “St. Joseph Refugee Camp” dove sono ospitati 158 rifugiati, soprattutto bambini e giovani. Si cerca di provvedere alla loro sopravvivenza ma garantendo anche la tutela dei servizi d’istruzione. (G.I.)

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    Nepal: a Terai decine di morti e oltre 100mila sfollati per le piogge monsoniche

    ◊   E’ di oltre 30 morti e migliaia di sfollati il bilancio delle piogge monsoniche che in queste settimane hanno colpito il Nepal orientale. Nella regione del Terai (sud est del Nepal) e nelle zone orientali del Paese frane e alluvioni hanno spazzato via oltre 500 abitazioni, facendo circa 100mila senza tetto. I più colpiti - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono i distretti di Banke, Siraha, Sarlahi e Bara. Per soccorrere la popolazione il governo ha inviato nella regione esercito e forze di polizia. Ma la popolazione lamenta ritardi e carenze negli aiuti. Caritas Nepal e altre Ong locali hanno lanciato una campagna nazionale per raccogliere beni di prima necessità e indumenti per i senza tetto. A causa dei cambiamenti climatici il Nepal ha registrato un aumento record delle piogge dal 2006. Secondo il centro meteorologico della Valle di Kathmandu in giugno sono caduti 284 ml di pioggia, circa il 20% in più rispetto al dato del 2010. In questi giorni, le piogge monsoniche si stanno spostando nella parte occidentale del Paese. Questa mattina, nel distretto di Kaski, una frana ha ucciso sei persone della stessa famiglia. Fra le vittime anche tre bambini. (R.P.)

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    Unicef: l'Iraq è uno dei Paesi più pericolosi al mondo per l’infanzia

    ◊   L’Iraq è uno dei Paesi del mondo più pericolosi del mondo per i bambini. La denuncia arriva dall’Unicef, che sottolinea come nel Paese ci siano circa 3 milioni e mezzo di bambini poveri e oltre 1 milione e mezzo denutriti. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, indicati dall’Onu, oltre 400 mila bambini iracheni denutriti dovrebbero ricevere un’alimentazione adeguata, e circa 700 mila dovrebbero essere iscritti a scuola. Il tasso di mortalità infantile dovrebbe essere ridotto di 100 mila unità, mentre oggi muoiono cento bambini al giorno. Riferisce l’agenzia Fides, che altri 3 milioni di bambini necessiterebbero di una adeguata assistenza sanitaria, mentre altri sono spesso sfruttati come bambini soldato e kamikaze, perchè suscitano meno sospetto e si possono muovere più facilmente ai posti di blocco. Solamente l’organizzazione sciita dell’”Esercito del Mahdi”, avrebbe reclutato e usato i bambini soldato sin dall’inizio dei conflitti, causando oltre 900 vittime e quasi 3 mila feriti. Un'altra minaccia per i bambini è costituita dai residui bellici inesplosi (circa 2,66 milioni di bombe a grappolo e 20 milioni di mine) distribuite su un territorio di oltre 1.700 km quadrati. (M.R.)

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    Pakistan: fallisce il tentativo di impadronirsi con la forza di un ospedale cristiano

    ◊   L’ospedale cristiano della Chiesa presbiteriana unita di Taxila, a 32 km dalla capitale pakistana Islamabad, è stato vittima di “un tentativo di impadronirsi con la forza di una proprietà missionaria”. Riferisce l'agenzia AsiaNews che domenica scorsa tre persone, Malik Nur Muhammad, Malik Riaz e Malik Abdul, hanno denunciato alla polizia locale gli amministratori dell’ospedale per essersi rifiutati di consegnarli la struttura, che i tre sostenevano di aver legittimamente acquistato. Dopo aver tacciato gli amministratori anche di blasfemia, accusa peraltro non registrata dalla polizia, i denuncianti si sono recati poi all’ospedale cristiano per far arrestare gli amministratori, mentre quattro membri del personale venivano trattenuti dagli agenti. Dura la presa di posizione del direttore dell’ospedale, Ashchenaz M. Lall: “La proprietà non è mai stata venduta. Malik Nur e i suoi figli, con l’aiuto di un influente politico locale, hanno fabbricato questo caso contro gli amministratori dell’ospedale cristiano. L’ospedale è stato fondato nel 1922 dai missionari della Missione presbiteriana unita e solo il Consiglio presbiteriano ha il diritto di vendere la proprietà”. Mons. Rufin Anthony, vescovo cattolico di Islamabad-Rawalpindi, si è poi recato in loco e ha preso contatto con vari attivisti e leader cristiani. “Questo non è il primo tentativo di impadronirsi di una proprietà missionaria o della Chiesa con la forza”, ha detto il presule, “l’ospedale cristiano di Taxila è stato preso di mira da vari gruppi in passato, ma la Chiesa cattolica è sempre stata vicina alle altre Chiese quando erano attaccate dalle scuole di pensiero estremiste. Stiamo seguendo la situazione, chiediamo al governo di arrestare i colpevoli e di dare un esempio, così che questi incidenti non si ripetano”. “Le indagini iniziali hanno rivelato che le accuse di Malik Nur Muhammad sono false; ci sono lacune nella denuncia, che è stata registrata grazie all’appoggio di un politico influente. Faremo sì che i colpevoli vengano arrestati”, ha affermato Saqib Zafar, responsabile dell’ufficio di coordinamento distrettuale di Rawalpindi, sollecitato a indagare grazie all’intervento della Chiesa cattolica. Anche l’attivista cattolica Samson Simon Sharaf, ha condannato l’incidente e, dopo aver visitato l’ospedale, ha dichiarato: “I sentimenti religiosi anticristiani sono stati usati per piccoli interessi egoistici, e questo avrebbe potuto condurre a violenze di massa e a distruzioni. E’ stata sventata una grande minaccia”. (M.R.)

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    Londra: marcia di protesta e petizioni in favore delle minoranze religiose in Pakistan

    ◊   Chiedere un’azione più decisa del Regno Unito per difendere i cristiani e le altre minoranze in Pakistan. Questo lo scopo della petizione e della marcia di protesta che sabato scorso a Londra ha raggiunto il numero 10 di Downing Street, residenza del Primo ministro britannico. Tra le ragioni della protesta: sottolineare le violazioni dei diritti umani in Pakistan, chiedere protezione per i cristiani ed abolire la legge pakistana sulla blasfemia, che impone la pena capitale e la reclusione a vita per chi è accusato di offendere l’Islam. Riferisce l’agenzia Zenit che oltre 6 mila firme sono state raccolte e che oltre 300 sono state le persone che hanno preso parte alla manifestazione, promossa da una delegazione ecumenica. “Aiutateci a cambiare la legge sulla blasfemia, che porta a omicidi”, ha detto Neville Kyrke-Smith, direttore per il Regno Unito dell'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), che ha ricordato le morti quest’anno di Salman Taseer, governatore del Punjab e di Shahbaz Bhatti, Ministro federale per le minoranze, uccisi per la loro posizione critica sulla legge. Neville Kyrke-Smith ha poi chiesto al governo di David Cameron di “assicurare che la tutela dei diritti religiosi sia inclusa in ogni discussione con gli altri Paesi”. I suoi commenti sono giunti dopo che il governo britannico è stato criticato a marzo per i piani di aumentare l'aiuto britannico al Pakistan nonostante l'escalation delle violazioni dei diritti umani, soprattutto contro le minoranze. Alla marcia di sabato hanno preso parte rappresentanti delle comunità sikh, induiste e musulmane, che hanno iniziato la manifestazione con discorsi a Lowndes Square, sede delll'alta commissione per il Pakistan, dove è stata consegnata una copia delle petizioni. Anche il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di St Andrews ed Edimburgo, ha firmato la petizione. “Il governo del Pakistan deve rendersi conto dei tremendi abusi contro i diritti umani registrati nel suo Paese”, ha detto Wilson Chowdhry, leader della British Pakistani Christian Association, organizzazione che ha chiesto la liberazione di Asia Bibi, incarcerata in Pakistan a seguito di accuse collegate alla legge sulla blasfemia. Anche l'imam Taj Hargey, del Centro educativo musulmano di Oxford, ha condannato gli estremisti pakistani che commettono violenze in nome di quellla legge. “La gente che commette violenze di questo tipo diffama la mia fede e la scredita”, ha aggiunto l’imam. e “sostiene tutto ciò a cui io mi oppongo”. (M.R.)

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    Siria: appello alla pace e al dialogo del patriarca siro-ortodosso Ignatius Zakka I

    ◊   Un appello ad abbandonare la violenza, a sostegno della pace, della sicurezza e della stabilità e a tornare al dialogo è stato lanciato dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia, nonché capo supremo della chiesa universale siro-ortodossa, Ignatius Zakka I Iwas. Nell’appello, contenuto in una lettera inviata al presidente Assad e riportato dall’agenzia siriana Sana, il leader religioso ha affermato che “la crescente libertà e una forte consapevolezza arricchiscono il multiculturalismo della Siria, garantendone l'indipendenza e la dignità, creando un'atmosfera in cui ognuno ha la libertà di credo e di espressione”. Il Patriarca - riferisce l'agenzia Sir - ha ribadito, inoltre, il suo “sostegno costante per la giustizia sociale, per il ruolo della legge, della pace civile, dell’unità e della coesistenza sottolineando il suo rifiuto del caos che sconvolge il tessuto sociale del Paese ed il mosaico nazionale di unità, e riaffermando che tutti i siriani faranno fronte unico ai piani stranieri che vogliono minare il futuro del Paese”. (R.P.)

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    Mons. Bertin: la presenza della Chiesa in Somalia e a Gibuti è stata quasi del tutto distrutta

    ◊   La presenza della Chiesa in Somalia e a Gibuti è stata quasi del tutto distrutta in questi due decenni e “sopravvive con qualche opera umanitaria”. Ad affermarlo in un’intervista all’agenzia Cisa è mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Gibuti e Mogadiscio. Nell’intervista, rilasciata a margine della 17.ma assemblea plenaria dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, in corso a Nairobi in coincidenza con il 50° anniversario della sua fondazione, il vescovo cappuccino italiano evidenzia che la guerra e l’insicurezza hanno reso ormai impossibile l’opera di evangelizzazione nei due Paesi del Corno d’Africa e che, a causa del diffondersi del fondamentalismo islamico alimentato prima dal regime iraniano e adesso da Al Qaeda, i rapporti tra cristiani e la maggioranza musulmana non solo facili. Questo, peraltro, non ha impedito l’instaurarsi di rapporti “abbastanza fraterni” e di conquistare anche la stima di alcuni musulmani, ma, spiega il presule, “il problema si pone con chi non ci conosce, che è la maggioranza”. Un altro problema, è rappresentato dalla mancanza di sacerdoti che oggi sono appena tre a Gibuti. In tutta la Somalia si conta una sola parrocchia e fuori dalla città di Gibuti ci sono quattro stazioni missionarie con qualche religiosa. Nella maggior parte dei casi i sacerdoti, tutti stranieri, restano per poco tempo: “I sacerdoti che vengono da noi - spiega mons. Bertin - non sono abituati a vivere in un contesto musulmano in cui l’attività pastorale tra i cristiani è pressoché nulla”. Il risultato è che c’è un continuo via vai. Durante i lavori il presule ha quindi lanciato un appello alle diocesi dell’Africa orientale a mettere a disposizione i loro sacerdoti. (L.Z.)

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    Batterio killer: nei germogli di fieno greco provenienti dall'Egitto le origini del contagio

    ◊   Sarebbe una partita di “fieno greco” proveniente dall’Egitto la causa dell’infezione di Escherichia Coli, il batterio-killer che ha causato negli ultimi mesi 49 decessi nel nord Europa. A darne conferma questa mattina è stato il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), incaricato dalla Commissione europea di Bruxelles di trovare le cause dell’epidemia, che ha contagiato finora oltre 4 mila persone in 13 Paesi Europei. I semi di fieno greco incriminati sarebbero stati importati in Europa dall’Egitto tra il 2009 e il 2011 ed utilizzati per la produzione di germogli. Secondo i dettami della medicina naturale, infatti, i germogli di fieno greco consumati crudi aumenterebbero la produzione di latte materno e avrebbero proprietà antianemiche. L’Ecdc ha perciò invitato i consumatori a non mangiare “germogli o semi germogliati se non adeguatamente cotti” e le istituzioni europee a fare ogni sforzo per rintracciare i semi nei Paesi importatori della partita egiziana. A tal proposito è previsto per oggi pomeriggio un provvedimento della Commissione europea in cui si chiederà agli Stati membri di ritirare ogni lotto di germogli di fieno greco ritenuto sospetto. La notizia sulla provenienza dei semi infetti aveva raggiunto ieri il ministro dell’agricoltura egiziano Ayman Farid Abou Hadid, che aveva tuttavia ripetuto che tutti i controlli compiuti sui semi esportati dai porti egiziani avevano dato risultato negativo. Ora si teme che altri lotti di fieno greco, importati dall’Egitto prima dal 2009, possano essere ugualmente a rischio infezione. (A cura di Michele Raviart)

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    Gabon: al via l'Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale

    ◊   “Un avvenimento di grande importanza per la comunione ecclesiale”: con queste parole, mons. Timothée Modibo ha definito la 9.a Assemblea plenaria dell’Acerac, l’Associazione delle Conferenze Episcopali della Regione dell’Africa Centrale. In qualità di presidente, il presule ha aperto domenica scorsa i lavori dell’organismo episcopale; la Plenaria proseguirà fino al 10 luglio a Libreville, in Gabon. “La Chiesa cattolica di questa regione – ha proseguito mons. Modibo – si augura di avere una pastorale di insieme per rispondere all’appello che Papa Paolo VI lanciò a Kampala nel 1969, nel corso del suo Pellegrinaggio in Uganda, ovvero “Voi africani siete ormai i missionari di voi stessi!”. Appello rilanciato dal Beato Giovanni Paolo II nel corso dei suoi numerosi viaggi in Africa”. “Queste parole – ha aggiunto il presidente dell’Acerac – portino nella nostra società la luce del Vangelo”. Quindi, il presule ha concluso ricordando che nel 2014 l’Associazione celebrerà i 25 anni di attività. All’apertura dei lavori era presente anche il nunzio apostolico in Gabon, mons. Jan Roméo Pawloswski, il quale ha proposto che “ogni Chiesa dell’Africa Centrale abbia una reliquia di Papa Wojtyla, affinché il suo messaggio di pace e di riconciliazione sia perpetuato nelle differenti capitali del continente”. Tra i presenti alla Plenaria, anche il primo ministro gabonese, Paul Biyoghé Mba: “Facendo riferimento a Dio nella sua Costituzione – ha sottolineato - il Gabon, sebbene sia un Paese laico, ha voluto comunque ringraziare e lodare il Signore come fondamento della sua esistenza e della sua speranza”. L’Acerac, lo ricordiamo, è stata istituita nel maggio del 1987 a Yaoundé, in Cameroun, e comprende rappresentanti episcopali di Camerun, Ciad, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Repubblica Centrafricana. (A cura di Isabella Piro)

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    Nigeria: il vescovo di Maiduguri non esclude implicazioni politiche negli utimi attentati

    ◊   Almeno 10 persone sono morte e diverse altre ferite nell’esplosione di una bomba in un bar a Maiduguri, nel nord della Nigeria tra sabato e domenica scorsi. “E’ chiaro che la tensione in città è molto alta, visto che vi sono gruppi armati che vanno in giro a sparare sulla gente”, riferisce mons. Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri all’agenzia Fides. Circa la natura e la causa degli attentati mons. Doeme risponde: “non si può escludere un’implicazione politica. Certi ambienti potrebbero aver 'dirottato' la setta Boko Haram per i propri scopi. Nessuno ha dichiarato esplicitamente cosa vuole ottenere con questi attentati. Certamente vi sono forze che non vogliono la pace nell’area”. Il vescovo di Maiduguri aggiunge che "non sono solo i cristiani ad esser presi come bersaglio. Si pensi al fatto che una bomba è esplosa nei pressi dell’abitazione del capo musulmano di Borno, oppure quando è stato colpito il mercato frequentato da tutti, cristiani e musulmani. Certamente i cristiani sono in sofferenza: diversi fedeli sono stati uccisi e lo scorso mese la nostra cattedrale è stata seriamente danneggiata in un attentato. Ma le vittime non sono solo cristiane”. In precedenza, in un attentato attribuito a Boko Haram, era morto un politico locale. (G.I.)

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    Colombia: la Chiesa si offre per un nuovo tentativo di mediazione

    ◊   “A Cano tendiamo la mano, la mano di un fratello colombiano affinché possiamo raggiungere la pace … Lui, che è un uomo intelligente, deve capire che la violenza porta solo violenza e che quello di cui la Colombia ha bisogno è il perdono”. A nome della Chiesa - riporta l'agenzia Misna - il segretario della Conferenza episcopale colombiana, mons. Juan Vicente Córdoba, si è rivolto così al massimo capo delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), noto con l’alias di Alfonso Cano, chiedendogli di consegnarsi alle autorità e offrendosi per una nuova mediazione tra il governo e la guerriglia più longeva dell’America Latina. “La Chiesa cattolica è disposta a dialogare, a prestarsi come facilitatrice, se il presidente (Juan Manuel Santos) lo consentirà” ha aggiunto il presule, citato dal quotidiano ‘El Tiempo’, parlando da Bogotá. Anche il presidente dei vescovi, mons. Rubén Salazar, ha auspicato una via d’uscita pacifica al conflitto interno che si trascina ormai da quasi mezzo secolo: “L’ideale – ha detto – è che si possa davvero vivere la pace, che non ci sia una sollevazione armata e che lo Stato garantisca per tutti la giustizia in ogni campo. Il nostro messaggio è stato sempre a favore della fine del conflitto”. Secondo mons. Salazar, “la Colombia si è evoluta negli ultimi anni abbastanza per ottenere una vera concertazione, un dialogo, a cui tutti possano partecipare per la costruzione di un Paese migliore”. (R.P.)

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    Ucraina: sconcerto della Chiesa per la profanazione di una croce a Kiev

    ◊   Una croce è stata crudelmente profanata a Kiev nella piazza dove sorgerà la nuova chiesa di S. Francesco. Il simbolo religioso è stato tagliato a pezzi e bruciato nella notte tra il 3 e 4 luglio, a due giorni dalla benedizione, da coloro che si oppongono alla costruzione dell’edificio di culto. “ E’ un fatto mai accaduto nei vent’anni d’indipendenza del nostro Paese”, precisa all'agenzia Sir mons. Stanislav Shirokoradiuk vicario generale della diocesi di Kiev-Zhytomyr. Sebbene in Ucraina siano state distrutte 30mila chiese cattoliche tra il 1917-1991, “è la prima volta che la Chiesa cattolica romana in Ucraina è umiliata a tal punto”, perché la croce “è il simbolo stesso di Gesù”, sottolinea mons. Shirokoradiuk. A Kiev i fedeli che frequentano la Messa domenicale sono circa 5 mila. Da 18 anni la comunità cattolica chiedeva un terreno per la costruzione della chiesa. Nel 2004 sono state date le autorizzazioni e nel 2010 il terreno è passato di proprietà della chiesa. Attualmente i fedeli si riuniscono nella piccola e scomoda cappella per la messa domenicale: la chiesa più vicina dista un’ora di metropolitana. (G.I)

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    Bosnia-Erzegovina: per il cardinale Puljic nel Paese i cattolici sono una minoranza tollerata

    ◊   Una minoranza tollerata, più che accettata da una società una volta esempio di armonia etnica e religiosa in cui la guerra ha fatto prevalere la logica dell’appartenenza identitaria dell’etnia e della religione. È la fotografia della comunità cattolica in Bosnia-Erzegovina oggi, quale emerge da una lunga intervista dell’agenzia Apic al cardinale Vinko Puljic. Nel colloquio, l’arcivescovo di Sarajevo, elevato al cardinalato da Giovanni Paolo II nel 1994 nel pieno dei bombardamenti della capitale bosniaca, traccia un quadro con luci e molte ombre ancora, in cui non mancano accenti critici anche alla comunità internazionale e in particolare all’Europa. La guerra – spiega - ha profondamente modificato gli equilibri etnico-religiosi nel Paese balcanico a vantaggio della comunità musulmana e a scapito soprattutto dei cattolici, per lo più croati, a cui è stato impedito di tornare nelle proprie terre. Dagli 820mila censiti nei primi anni ’90 oggi essi sono ridotti a circa 400mila, pari al 9% della popolazione, più della metà della quale è musulmana e il 37% è serbo-ortodossa. La situazione della comunità cattolica – dice il cardinale Puljic - riflette questi nuovi equilibri frutto della pulizia etnica e sanciti dagli Accordi di Dayton del 1995. Se le relazioni intercomunitarie sono migliori rispetto a 16 anni fa esse sono lungi dall’essere ottimali. I cattolici – dice il cardinale Puljic – sono di fatto discriminati, sia sul piano politico, sia nei vari ambiti della vita sociale. Così, costruire una chiesa oggi è molto più difficile che costruire una moschea: le trafile burocratiche per ottenere i permessi di costruzione sono molto lunghe. Inoltre, “quasi tutti i media sono in mano al governo e tutti i giornali statali sono musulmani”, dice il porporato. “Noi non abbiamo una televisione, ma solo un settimanale cattolico nazionale. Nella nostra arcidiocesi abbiamo tre mensili e dall’8 dicembre scorso anche un’emittente radiofonica, “Radio Marija Bih””. Anche i programmi scolastici risentono di questi nuovi equilibri. “I libri di storia – dice l’arcivescovo di Sarajevo - affermano che i turchi che hanno conquistato il territorio bosniaco nel XV secolo, non sono stati degli invasori, ma liberatori dall’oppressione cristiana”. L’arrivo di fondamentalisti islamici stranieri durante la guerra ha contribuito a radicalizzare l’Islam bosniaco tradizionalmente moderato, anche se il fenomeno è ufficialmente negato dalle autorità. Non meno delicati i rapporti con i serbo-ortodossi in cui – rileva il porporato – domina una visione molto nazionalista della religione. Il recente arresto del generale Ratko Mladic non ha contribuito a placare gli animi nella comunità serbo-bosniaca che lo considera un eroe. Nell’intervista il cardinale Puljic non risparmia critiche alla comunità internazionale, in particolare all’Europa a cui rimprovera gli Accordi di Dayton che hanno penalizzato i croati e di avere abbandonato a se stessa la comunità cattolica. “L’Europa quando vede un cattolico non aiuta e quando protestiamo veniamo trattati come nazionalisti croati!”, denuncia il porporato, precisando che gli unici aiuti vengono da organizzazioni cattoliche internazionali come “Renovabis”, ”Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs), o associazioni cattoliche e parrocchie italiane. (L.Z.)

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    Sacerdoti sempre più giovani e consapevoli negli Stati Uniti

    ◊   Notizie incoraggianti arrivano dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti: i sacerdoti sono sempre più giovani e coscienti del proprio ruolo. Secondo l’annuale inchiesta, curata dal centro per la Ricerca Applicata all’Apostolato (Cara) dell’Università di Georgetown e riportata da Zenit, il 2011 è il quinto anno consecutivo in cui aumentano le ordinazioni di sacerdoti giovani. Più della metà delle ordinazioni riguarderanno, infatti, persone di età compresa tra i 25 e 34 anni. Sono stati intervistati circa 333 ordinandi su un totale di 440 ordinati nelle diocesi durante quest’anno. La maggioranza appartiene al cattolicesimo dalla nascita, solo l’8% è entrato nella chiesa più tardi. Più della metà degli intervistati ha in seguito due fratelli, un quarto ne ha cinque o più. Circa un terzo ne ha cinque o più. Il 69% del totale è di razza bianca- caucasica, europei e americani. Il 15% è composto da ispanici e latini e il 10% da asiatici e originari del pacifico. Si tratta di persone consapevoli del proprio ruolo: il 21% ha, infatti,partecipato alle Giornate Mondiali della Gioventù prima di entrare in seminario. Il 65% all’Adorazione eucaristica. Il 70% del totale recita inoltre regolarmente il rosario. In media gli intervistati hanno sentito una vocazione precoce, a circa 16 anni. Per il 66% degli interpellati è stato un sacerdote a far prendere in considerazione il sacerdozio. Più precisamente il 71% è stato incoraggiato nella scelta da una persona nella cerchia famigliare o di amici. Non è mancato da parte dei ricercatori l’interesse per i passatempi o le attività extracurricolari. Tra le più consuete appaiono: ascoltare musica (73%), leggere (67%), vedere film (62%), giocare a calcio (41%). Il 33% preferisce fare trekking, cucinare e suonare uno strumento. Il gruppo di quest’anno accoglie, infine, un uomo sordo dalla nascita, diversi rifugiati dal Vietnam, veterani militari e ministri convertiti. (G.I).

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    Canada: per i vescovi del Québec le rivelazioni “private” vanno trattate con prudenza

    ◊   Come devono essere trattate nella Chiesa le cosiddette rivelazioni private? Che cosa sono esattamente? Che rapporto hanno con la Rivelazione? Quali i criteri per determinarne l’autenticità? Sono le domande a cui cerca di rispondere una nota preparata dal Comitato teologico dell’Assemblea dei vescovi del Québec (Aecq) che si propone appunto di fare chiarezza su una questione che interpella non di rado pastori e agenti pastorali. A cominciare dal termine: secondo i vescovi del Québec, alla dizione “rivelazioni private” andrebbe più correttamente preferita quella indicata dal Concilio di Trento di “rivelazioni speciali” o “particolari”. Con queste – spiega la nota – si intendono quelle manifestazioni di origine divina che fanno conoscere verità nascoste relative a una determinata situazione della Chiesa o del mondo . Esse, ricordano i vescovi, “possono assumere diverse forme: visioni, apparizioni, estasi, messaggi, lettere dal cielo, segreti, sogni, chiaroveggenze e profezie e sono presenti nella storia del cristianesimo sin dalle sue origini. Basti pensare ad esempio alle visioni di Teresa d’Avila nel XVI secolo e alle numerosi apparizioni della Vergine nel XIX a Lourdes, a La Salette, nella cappella di Rue du Bac a Parigi, a Fatima nel XX secolo”. Dopo alcune spiegazioni teologiche sul rapporto tra rivelazioni speciali e la rivelazione generale - che è il modo in cui Dio si fa conoscere all’uomo e vale per la Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo - il documento propone alcuni spunti di riflessione sulla loro autenticità, perché , rileva, “le rivelazioni particolari hanno sempre comportato rischi di esagerazioni ed eccessi di ogni sorta”. Esso individua in proposito tre criteri: la fedeltà al Vangelo, i frutti spirituali per i fedeli e il riconoscimento ufficiale del vescovo. Un riconoscimento - sottolinea la nota - che richiede “la massima prudenza”, per evitare manipolazioni e derive superstiziose che nulla hanno a che vedere con la fede autentica. Una rivelazione privata può introdurre nuove espressioni della fede, fare emergere nuove forme di pietà popolare, o approfondire quelle più antiche. Essa può avere un carattere profetico ed essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo oggi. In questo senso non può essere trascurata: “È un aiuto che ci viene offerto” di cui possiamo servirci a condizione però che “nutra la fede, la speranza e la carità che sono per tutti la via permanente della salvezza”. I vescovi del Québec ricordano quindi, in conclusione, che la rivelazione particolare non aggiunge nulla alla rivelazione generale “che è acquisita e universale”, perché Gesù che ci ha rivelato Dio “è la Parola unica e definitiva donata all’umanità”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Congolese residente in Italia marcia per la pace nel suo Paese lungo la via Francigena

    ◊   “Occorre conoscere la propria storia per evitare che si ripetano gli stessi crimini” dice all’agenzia Fides John Mpaliza, un congolese originario di Bukavu (Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo-Rdc) e residente in Italia da 17 anni, che sta effettuando una marcia per la Pace per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul dramma congolese. Mpaliza specializzato in informatica presso l’università di Parma, risiede attualmente a Reggio Emilia, dove lavora presso l’amministrazione provinciale. L’anno scorso ha fatto il cammino di Santiago de Compostela attraverso la Spagna e ha avuto la possibilità di parlare con molti pellegrini sulla situazione del Congo. Quest’anno ha voluto fare il cammino della “Francigena”, partendo da Reggio Emilia, passando per Parma, La Spezia, Pisa, Livorno, per arrivare, sempre a piedi, a Roma. L’obiettivo della marcia è lo stesso: sensibilizzare, lungo il percorso, gruppi e istituzioni sulla situazione attuale del Congo. “Come cittadino congolese mi sono detto che dovevo informare l’opinione pubblica su quello che succede nel mio Paese. Visto che mi piace camminare, ho pensato di fare il pellegrinaggio di Santiago di Compostela, avvicinando, con la massima cortesia, gli altri pellegrini, cercando di spiegare loro il dramma della Rdc - dice Mpaliza -. Avevo con me una telecamera con la quale ho registrato i commenti dei pellegrini che ho incontrato. Sono tornato da Santiago con 300 messaggi di pace, videoregistrati in 17 lingue, di 30 Paesi”. “L’anno scorso - ricorda Mpaliza - l’Onu ha pubblicato il rapporto Mapping nel quale si afferma che nella Rdc sono stati commessi gravissimi crimini di guerra con più di 5 milioni di morti. Questo rapporto documenta il periodo dal 1993 al 2003, ma si è continuato a combattere fino al 2009, mentre nell’est del Paese si commettono ancora gravi violenze, basti pensare al dramma degli stupri di guerra. Fatti di cui nessuno sembra interessato a parlare”. (R.P.)

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    Inghilterra: Conferenza della Chiesa cattolica su giustizia e lavoro

    ◊   “Giustizia sul lavoro. Un posto di sicurezza, realizzazione e crescita?”. Con questo tema si svolgerà, dal 15 al 17 luglio, la 33.ma Conferenza annuale della rete nazionale inglese “Giustizia e Pace”. L’evento avrà luogo a Swanwick, in Inghilterra, e vedrà la partecipazione di oltre 300 rappresentanti del settore. Obiettivo dell’incontro, informa una nota, è quello di “risvegliare la consapevolezza delle condizioni lavorative nel contesto economico della società attuale”. Al centro dei lavori, “l’analisi della dignità e della realtà del lavoro contemporaneo in una prospettiva cristiana e alla luce della Dottrina sociale della Chiesa”. “La dottrina cattolica – spiega una delle partecipanti alla Conferenza, Frances O’Grady, segretario generale del Trades Union Congress (Tuc) – riconosce che il rapporto tra l’impiegato e il datore di lavoro è fondamentalmente disuguale. Per questo, i sindacati hanno un ruolo importante sia nel mondo del lavoro che nella società, poiché mettono in moto la solidarietà e danno voce ai lavoratori”. E centrale, in questo senso, la campagna che il Tuc sta promuovendo per rilanciare un salario equo. Numerosi i temi che verranno presi in esame: i lavoratori a rischio, come i migranti, i marinai, i contadini, gli irregolari, le donne costrette alla prostituzione o discriminate; le sfide del settore no-profit; l’impegno della Chiesa e delle organizzazioni di carità; le alternative possibili al commercio delle armi; la ricerca di un equilibrio tra vita privata e lavoro e l’attenzione alla salvaguardia del Creato. (I.P.)

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    Sri Lanka: la Chiesa ha ricordato i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI

    ◊   In Sri Lanka, l’arcidiocesi di Colombo e la nunziatura apostolica hanno organizzato una celebrazione eucaristica, una premiazione e un concerto per commemorare il sesto anniversario del pontificato di Benedetto XVI e il 60mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Tutti gli eventi si sono svolti domenica scorsa. “Benedetto XVI ha grandi responsabilità, come il Buon pastore verso il suo gregge. Dio lo ha scelto come Papa - ha detto il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, nell’omelia della messa - e noi dobbiamo pregare per lui, perché abbia buona salute, una vita lunga, e il coraggio e la forza per nuove missioni”. Insieme all’arcivescovo, ha celebrato la messa di ringraziamento nella cattedrale Santa Lucia a Kotahena, anche il nunzio apostolino mons. Joseph Spiteri. Alla liturgia è seguita la premiazione di un concorso artistico, al quale hanno partecipato 800 bambini della diocesi. Tema della competizione - riferisce l'agenzia AsiaNews - era “Il pastore raggiunge chi ha bisogno, l’amore e la riconciliazione conducono alla condivisione e alla solidarietà”. Nel ringraziare mons. Spiteri, organizzatore dell’evento, il cardinale ha poi invitato i bambini a godersi la loro età in modo corretto, con saggezza e gioia. E ha aggiunto: “Gesù disse ‘lasciate che i piccoli vengano a me’. Così, miei cari figli, andate da Gesù e lasciate che vi accompagni. La vostra vita brillerà”. In palio, oltre a una pergamena siglata dal nunzio, anche premi in denaro. Molti premi sono andati a un gruppo di bambini disabili tamil e singalesi, provenienti da vari istituti e scuole del Paese. (R.P.)

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    Mons. Cantafora: la visita del Papa in Calabria sarà una svolta per tutta la regione

    ◊   “La presenza del Papa in terra di Calabria e tutta la Chiesa valgono molto di più delle somme che saranno spese. Un evento del genere e la storia stessa della Chiesa non si possono ridurre certo ad una mera valutazione economica”. Lo ha detto ieri mattina mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, a proposito dello stanziamento di 500 mila euro da parte della Regione Calabria per l’organizzazione della visita di Benedetto XVI a Lamezia Terme e alla Certosa di Serra San Bruno, prevista per il prossimo 9 ottobre. Il presule si è incontrato con il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, e con il presidente del Consiglio regionale, Franco Talarico, per discutere dell’organizzazione dell’evento. Il finanziamento sarà all’ordine del giorno alla riunione del Consiglio regionale dell’11 luglio. Un intervento “corposo”, ha precisato Scopelliti all’agenzia Sir, “adeguato a quello che è un fatto storico per la nostra terra”. Durante l’incontro, mons. Cantafora ha spiegato che la visita del Pontefice “non può non interessare le istituzioni”, poiché “non è un fatto locale e localistico, ma “si tratta di un evento che costituisce una svolta per la nostra regione”. A conclusione dell’incontro il presule ha poi esortato i due rappresentanti della Regione a tenere “in grande considerazione una tematica come la sanità che interessa la salute e il benessere di tutti i cittadini”, tenendo “sempre presente la centralità della persona in ogni azione politica” (M.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Proteste e vittime nel mondo arabo: in Libia proseguono le trattative tra Tripoli e Bengasi

    ◊   Nuove proteste in Siria: epicentro la città di Hama presa d’assalto dai soldati del presidente Bashar al Assad. Manifestazioni e cortei anche in Egitto, mentre in Libia vanno avanti le trattative tra Bengasi e Tripoli. Il governo punta il dito contro la Nato accusandola di ostacolare i colloqui con i ribelli e di colpire nei raid i civili. Oggi, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Rasmussen, ha dichiarato: "Dopo la partenza di Gheddafi, l’Onu dovrà prendere il testimone per guidare il popolo libico verso la democrazia". Sulla questione libica però Russia ed Occidente continuano ad essere in disaccordo. Il servizio Cecilia Seppia:

    Nei Paesi del mondo arabo il grido del popolo continua a farsi sentire, così come la violenza messa in atto dai governi per reprimere manifestazioni e proteste. In Siria, è sotto assedio la città di Hama: qui da ieri sono in corso retate e rastrellamenti e i soldati del presidente Assad hanno arrestato centinaia di persone. Almeno 3 i morti, oltre 40 invece i feriti. A Damasco, Aleppo ed Homs la gente è scesa in piazza e la polizia ha sparato ad altezza uomo, lanciando lacrimogeni e usando manganelli per disperdere la folla, mentre al confine con la Turchia i profughi hanno annunciato uno sciopero della fame in segno di protesta contro la repressione. In Egitto, i manifestanti sono tornati ad accamparsi a piazza Tahrir e da, ieri sera, alcune centinaia di persone, hanno bloccato la strada fra il Cairo e Suez dopo che un tribunale ha rilasciato su cauzione 10 poliziotti incriminati per le uccisioni della rivolta iniziata il 25 gennaio. Sul fronte libico vanno avanti le trattative tra il Consiglio nazionale transitorio e rappresentanti del regime e intanto questa mattina i ribelli hanno sventato un attentato nella città di Bengasi, contro diplomatici e giornalisti. Non si fermano poi i raid della Nato: nel mirino alcuni quartieri di Tripoli e la zona di Bab al-Aziziya, dove si trova il compound di Gheddafi. Sulla Libia, Russia ed Occidente continuano ad essere in disaccordo. Mosca chiede il cessate il fuoco, l’Onu ha risposto di non aver disatteso le consegne imposte dalla risoluzione 1973 e di dover proteggere i civili. Entrambi però guardano al futuro del Paese senza il raìs. Dalla Tunisia arriva infine una nuova condanna contro l’ex leader Ben Alì: 15 anni di reclusione per traffico di armi e droga.

    Iraq: duplice attentato a Taji, 35 morti
    In Iraq, si aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime di un attentato nella città di Taji, 20 Km a nord di Baghdad. Il ministro della Salute Khamis al-Saad ha parlato di 35 morti e almeno 50 feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Fonti di polizia riferiscono di una duplice esplosione nel parcheggio della sede del Consiglio Municipale. Gli attacchi per ora non sono stati rivendicati.

    Afghanistan: a Roma i funerali di Gaetano Tuccillo, ancora violenza nel Paese
    Si sono svolti, questa mattina, nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, i funerali di Gaetano Tuccillo, il militare italiano ucciso il 2 luglio scorso in un attentato in Afghanistan. A presiedere il rito, mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia che nella sua omelia ha esortato alla fratellanza e all’accoglienza. “Gaetano – ha detto il presule – ci ha insegnato che si può accogliere il fratello come un dono, non come un rivale o un nemico”. Quindi ha ribadito che la pace, prima di essere un traguardo, è cammino in salita, infine ha ricordato quella lunga schiera di persone che partono in missione per proteggere la patria e il bene comune. Presente alle esequie il presidente della Repubblica, Napolitano, il premier Berlusconi, il ministro della Difesa La Russa. E intanto resta tesa la situazione nel Paese asiatico. Oggi 4 soldati della Nato sono rimasti uccisi in due attacchi terroristici nell’est.

    Pakistan
    Giornata di violenza anche in Pakistan. Nel mirino le forze di sicurezza di Islamabad vittime di attacchi, condotti con ordigni controllati a distanza, in diverse zone del Paese. Il bilancio complessivo parla di almeno 8 morti e 12 feriti. In un altro episodio, quattro bambini, tra i 4 e i 14 anni, sono stati feriti in modo grave da un colpo di mortaio sparato da una postazione in Afghanistan e finito nel distretto tribale del Nord Waziristan.

    Medio Oriente: Flottiglia 2, nave francese fuori dalle acque greche
    Sembra risolversi la situazione della "Freedom Flottilla", la missione navale umanitaria diretta a Gaza e bloccata da mesi nei porti della Grecia. Una nave francese è riuscita a uscire dalle acque territoriali greche, diretta verso il territorio palestinese. Lo hanno riferito gli organizzatori della missione, spiegando che si tratta di un’imbarcazione di 19 metri con a bordo otto persone tra cui il leader di estrema sinistra francese Olivier Besancenot. La nave – fanno sapere – si trova ora in acque internazionali ed è al momento l’unica della flottiglia ad essere riuscita a salpare dopo il divieto imposto dal governo di Atene di lasciare le coste elleniche per dirigersi verso la Striscia.

    Manovra: è polemica sul lodo Mondadori, le critiche di “Avvenire”
    Salta la conferenza stampa di presentazione della manovra economica, da ieri all’esame del Quirinale. Il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha infatti rinviato l’appuntamento perché impossibilitato a raggiungere Roma per il maltempo. E’ però bufera sul lodo Mondadori contenuto nel testo, in particolare sulla cosiddetta norma pro-Fininvest che consentirebbe di fermare i risarcimenti in appello oltre i 10 milioni, incidendo così sulla vicenda della casa editrice. Insorgono le opposizioni, ma anche La Lega non nasconde il malumore. La norma scatena poi la reazione del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti che segnala la violazione “del principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”. Dal canto suo, il direttore del quotidiano cattolico "Avvenire", Marco Tarquinio, nell’edizione on line del giornale, critica in modo aperto il decreto parlando di particolari sconcertanti. Una manovra – afferma - che chiede sacrifici pesanti a malati, pensionati e statali, in un Paese dove l’evasione fiscale è scandalosa e dove i tagli ai “costi della politica” si limitano alla sola riduzione dei voli di Stato. Sulla norma pro-Fininvest, Tarquinio afferma che, anche se in sé può avere una logica, appare tagliata su misura per la vicenda Mondadori, che riguarda un’azienda di famiglia del premier. “Tutto si può capire, ma non tutto si può spiegare e accettare” - conclude il direttore di Avvenire - e “gli errori si correggono”.

    Istat: nel 2010 stabile la spesa delle famiglie
    Resta stabile la spesa delle famiglie italiane nel 2010 rispetto all’anno precedente. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica, ciascun nucleo spende in media circa 2500 euro. Tuttavia, la maggior parte della popolazione si colloca sotto la soglia dei duemila Euro, con la Sicilia che supera di poco i mille e 500 euro. Cresce il peso di sanità, istruzione e casa, mentre rimane invariata la spesa per i beni alimentari: su questo fronte è invariata la percentuale di famiglie che dichiara di aver diminuito sia la quantità sia la qualità dei prodotti acquistati. Cala, infine, la parte del bilancio familiare destinata al riscaldamento e all’elettricità.

    Cina: Amnesty, fermare la repressione degli Uighuri
    A due anni dalla rivolta del 2009, il governo cinese sta ancora mettendo a tacere le voci di dissenso nella regione del Xinjiang, abitata dalla minoranza degli Uighuri, di etnia turcofona e di religione musulmana. Lo denuncia Amnesty International a due anni dalle violenze esplose ad Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. Qui gruppi di Uighuri attaccarono i residenti cinesi che a loro volta reagirono con violenza. La Cina, denuncia Amnesty, sta attuando “una massiccia repressione contro la popolazione Uighura”: centinaia di condanne sono state comminate per i fatti del luglio 2009 e almeno nove condanne a morte sono state eseguite.

    Strauss-Kahn: imminente non luogo a procedere
    La procura di Manhattan è pronta ad abbandonare le accuse nei confronti di Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, chiudendo il caso di presunto stupro nei confronti di una cameriera, almeno dal punto di vista penale, con un non luogo a procedere. Lo scrive oggi il New York Post. La decisione potrebbe essere presa anche nelle prossime ore, e al più tardi il 18 luglio, quando è in calendario una nuova udienza. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 186

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