Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 30/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • “Dio non è un oggetto di sperimentazione umana”: così, il Papa alla consegna del “Premio Ratzinger” a tre studiosi di teologia
  • Il Papa ai nuovi arcivescovi metropoliti: non anteporre nulla a Cristo e rafforzare il legame speciale con il Successore di Pietro
  • Rinnovata attenzione ad ecumenismo, donne e bioetica: così, il Papa nel messaggio all’Osservatore Romano per i suoi 150 anni
  • Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Sterzinsky: come vescovo di Berlino, s’impegnò per la riconciliazione
  • Alla vigilia dell'udienza del Papa al direttivo della Fao, intervista a mons. Travaglino, Osservatore vaticano presso l'agenzia Onu per l'alimentazione
  • I frutti della “Caritas in Veritate”, a due anni dalla pubblicazione. Con noi, l'economista Flavio Felice
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Polonia per la prima volta alla guida del semestre di presidenza dell'Unione Europea
  • Svezia: sconcerto per una scuola che elimina ogni riferimento tra alunni maschi e femmine
  • Crisi alimentare nel Corno d'Africa a causa di una gravissima siccità
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: abolito il Ministero federale per le Minoranze religiose che costò la vita a Shahbaz Bhatti
  • Paul Bhatti: “Mio fratello Shabhaz ucciso da Al Qaeda, indagini finalmente sulla pista giusta”
  • Myanmar: preti e suore aiutano 20mila profughi kachin, vittime della repressione
  • India: nel Karnataka aggrediti e arrestati due pastori, per false accuse di conversioni forzate
  • Hong Kong: protesta per il rispetto della libertà religiosa
  • Libia: duemila profughi intrappolati nel deserto al confine col Ciad
  • Congo: l’appello dei vescovi per un processo elettorale pacifico
  • Intersos: in Congo si costruiscono scuole per togliere i bambini dalla guerra
  • Costa Rica: la Chiesa contro la fecondazione in vitro e le ingerenze dell’Osa
  • Indonesia: l’arcidiocesi di Semarang si prepara al secondo Congresso Eucaristico
  • Cina: auguri per i 100 anni dei missionari di Maryknoll da parte della comunità cattolica
  • Etica ed economia: il cardinale Scola apre a Venezia la Summer Ethics Conference 2011
  • Bangkok nominata “Capitale mondiale del libro 2013” dall’Unesco
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo il sì di Atene al piano di austerity, imminente via libera dei fondi Ue
  • Il Papa e la Santa Sede



    “Dio non è un oggetto di sperimentazione umana”: così, il Papa alla consegna del “Premio Ratzinger” a tre studiosi di teologia

    ◊   Un grande onore per i vincitori ricevere il “Premio Ratzinger” dalle mani del Papa. L’ambito riconoscimento - istituito dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI è stato conferito, stamane, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in Vaticano. Tre i premiati: un patrologo il prof. Manlio Simonetti e due teologi il sacerdote spagnolo Olegario Gonzàlez de Cardedal ed il monaco cistercense tedesco Maximilian Heim. Presenti alla cerimonia il cardinale Ruini e mons. Giuseppe Scotti, presidenti rispettivamente del Premio e della Fondazione. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Che cos’è veramente la teologia? Si è chiesto Benedetto XVI, cogliendo l’occasione del Premio a lui intitolato per offrire una dotta dissertazione. “La teologia” - ha premesso - secondo la tradizione “è scienza della fede”.

    “Ma qui sorge subito la domanda: è davvero possibile? O non è questo in sé una contraddizione? Scienza non è forse il contrario di fede? Non cessa la fede di essere fede, quando diventa scienza? E non cessa la scienza di essere scienza quando è ordinata o addirittura subordinata alla fede?

    Questioni che nella scienza moderna sono “ancora più impellenti, a prima vista addirittura senza soluzione”, ha osservato il Papa, spiegando che limitare la teologia nel campo della storia o della prassi, lascia “senza risposta la vera domanda”: “è vero ciò in cui crediamo?”, dove è “in gioco” la verità. "La parola della fede non è una cosa del passato" e "se la teologia si ritira totalmente nel passato, lascia oggi la fede al buio". Benedetto XVI ha, quindi, messo in guardia dal “dispotismo della ragione, che si fa giudice supremo di tutto. Questo genere di uso della ragione è certamente impossibile nell’ambito della fede”.

    "La ragione sperimentale appare oggi ampiamente come l’unica forma di razionalità dichiarata scientifica. Ciò che non può essere scientificamente verificato o falsificato cade fuori dell’ambito scientifico. Con questa impostazione sono state realizzate opere grandiose; che essa sia giusta e necessaria nell’ambito della conoscenza della natura e delle sue leggi nessuno vorrà seriamente porlo in dubbio".

    “Esiste tuttavia un limite a tale uso della ragione”, ha sottolineato il Papa:

    “Dio non è un oggetto della sperimentazione umana. Egli è Soggetto e si manifesta soltanto nel rapporto da persona a persona: ciò fa parte dell’essenza della persona”.

    C’è poi un altro uso della ragione, “che vale per l’ambito ‘personale’, per le grandi questioni dello stesso essere uomini.

    “L’amore vuole conoscere meglio colui che ama. L’amore, l’amore vero, non rende ciechi, ma vedenti. Di esso fa parte proprio la sete di conoscenza, di una vera conoscenza dell’altro”.

    E, “quando non c’è questo uso della ragione, - ha proseguito il Santo Padre - allora le grandi questioni dell’umanità cadono fuori dell’ambito della ragione e vengono lasciate all’irrazionalità”.

    "Per questo un’autentica teologia è così importante. La fede retta orienta la ragione ad aprirsi al divino, affinché essa, guidata dall’amore per la verità, possa conoscere Dio più da vicino".

    Ha concluso Benedetto XVI, questa la sfida insita nella teologia, di cui l’uomo ha bisogno:

    “perché essa ci spinge ad aprire la nostra ragione interrogandoci circa la verità stessa, circa il volto di Dio".

    A tracciare il profilo dei premiati, oltre alle parole di lode del Santo Padre, è stato il cardinale Ruini: del prof. Simonetti, studioso di letteratura cristiana antica ha evidenziato “l’attenzione primaria ai testi, trattati con grande acutezza e perizia filologica e interrogati con penetrante acutezza”; del prof. Gonzalez teologo di fama internazionale, ha sottolineato il bagaglio di ampia conoscenze che ne fa un punto di riferimento nel panorama culturale in Spagna; del prof Heim, abate del monastero di Heiligenkreutz in Austria, ha ricordato la tesi di dottorato, “uno dei più acuti e importanti contributi allo studio del pensiero teologico” di Joseph Ratzinger.

    inizio pagina

    Il Papa ai nuovi arcivescovi metropoliti: non anteporre nulla a Cristo e rafforzare il legame speciale con il Successore di Pietro

    ◊   Un incontro familiare all’insegna della "comunione ecclesiale". Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in Aula Paolo VI, gli arcivescovi metropoliti, insigniti ieri del Sacro Pallio, insieme ai famigliari e ai fedeli. Nel suo intervento, pronunciato in più lingue, il Papa si è soffermato sul vincolo speciale che lega i nuovi metropoliti al Successore di Pietro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Assolutamente nulla anteporre a Cristo, poiché neanche Lui ha preferito qualcosa a noi”: Benedetto XVI ha ripreso un’esortazione di San Cipriano per indicare ai nuovi arcivescovi metropoliti la “stella polare” della loro missione. Il Papa ha innanzitutto sottolineato “il clima di comunione ecclesiale” dell’udienza, un incontro “semplice e familiare”. Quindi, ha rivolto agli arcivescovi metropoliti una particolare benedizione:

    “Il Signore vi benedica sempre e vi aiuti, nel vostro quotidiano ministero episcopale, a far crescere le comunità a voi affidate unite e missionarie, concordi nella carità, ferme nella speranza e ricche del dinamismo della fede”.

    Parlando quindi in francese, il Pontefice si è soffermato sul valore del Pallio imposto ai nuovi metropoliti nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo:

    “Vous qui avez reçu le pallium…”
    “Voi che avete ricevuto il pallio, segno liturgico che esprime il particolare legame di comunione con il Successore di Pietro – ha detto – siate testimoni gioiosi e fedeli dell’amore del Signore” che cerca di riunire i suoi figli nell’unità della stessa famiglia. Sul valore della stola del Pallio si è anche soffermato parlando in lingua inglese:

    “The pallium is received from the hands…”
    “Il Pallio – ha osservato – viene ricevuto dalle mani del Successore di Pietro e indossato dagli arcivescovi come segno di comunione nella fede e nell’amore” nella guida del Popolo di Dio. Il Pallio, ha soggiunto, richiama i vescovi “alla responsabilità di essere pastori secondo il cuore di Gesù”. Un legame, quello con la Sede Apostolica, che il Papa ha rammentato anche nei saluti in lingua spagnola. Il Pontefice ha così concluso il suo intervento tornando a parlare in italiano. Ha ringraziato il Signore per la “sua infinita bontà” nel “donare Pastori alla sua Chiesa”, ed ha assicurato loro la sua vicinanza:

    “A voi, cari arcivescovi metropoliti, assicuro la mia spirituale vicinanza e il mio orante sostegno al vostro servizio pastorale, il cui requisito necessario è l'amore per Cristo, a cui nulla deve essere anteposto”.

    inizio pagina

    Rinnovata attenzione ad ecumenismo, donne e bioetica: così, il Papa nel messaggio all’Osservatore Romano per i suoi 150 anni

    ◊   “Un giornale di idee, organo di formazione e non solo di informazione”: così, Benedetto XVI definisce l’Osservatore Romano ricordando il “lungo e significativo cammino” dei 150 anni che il quotidiano compie domani 1 luglio. In occasione di “questo importante anniversario” oggi al direttore Giovanni Maria Vian il Papa ha inviato un messaggio che viene pubblicato in forma integrale nell’edizione odierna del quotidiano della Santa Sede. I punti salienti del messaggio nel servizio di Fausta Speranza:

    “Mantenere fedelmente il compito svolto in questo secolo e mezzo”: questo il mandato di Benedetto XVI insieme con alcune indicazioni forti per il cammino da ora in avanti. “Attenzione all’Oriente cristiano, - scrive Benedetto XVI - all’irreversibile impegno ecumenico delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, alla ricerca costante di amicizia e collaborazione con l’Ebraismo e con le altre religioni, al dibattito e al confronto culturale, alla voce delle donne, ai temi bioetici che pongono questioni per tutti decisive.” Inoltre in concreto il Papa chiede espressamente di “continuare l’apertura a nuove firme e – sottolinea – tra queste quelle di un numero crescente di collaboratrici”. Chiede anche di “accentuare la dimensione e il respiro internazionali che – ricorda – sono stati presenti fin dalle origini del quotidiano”. Così – spiega il Papa – l’Osservatore Romano sa esprimere "la cordiale amicizia della Santa Sede per l’umanità del nostro tempo, in difesa della persona umana”. E del nostro tempo Benedetto XVI dice che è “segnato spesso dalla mancanza di punti di riferimento e dalla rimozione di Dio dall’orizzonte di molte società, anche di antica tradizione cristiana”. Per questo tempo – spiega - l’Osservatore Romano deve essere “giornale di idee, di formazione e non solo informazione”, “dopo centocinquant’anni di una storia di cui – sottolinea - può andare orgoglioso”. Una storia fatta da “un lungo e significativo cammino ricco di gioie, di difficoltà, di impegno, di soddisfazioni, di grazia”. Un cammino di cui il Papa sottolinea anche “la singolarità e la responsabilità” nel far conoscere il Magistero dei Papi, nell’essere “uno degli strumenti privilegiati a servizio della Santa Sede e della Chiesa”.

    Nel suo messaggio, Benedetto XVI ricorda l’origine del quotidiano in “un contesto difficile e decisivo per il Papato”. Ne ricorda la fondazione su iniziativa privata e poi l’acquisto da parte della Santa Sede. Soprattutto ricorda “la linea di imparzialità e di coraggio mantenuta di fronte alle tragedie e agli orrori che segnarono la prima metà del Novecento”. Dal primo conflitto ai totalitarismi, agli orrori della Shoah e della seconda guerra mondiale. “Anni tremendi” – ricorda il Papa - seguiti dal periodo della Guerra fredda e della persecuzione anticristiana attuata dai regimi comunisti in molti Paesi. Eppure – sottolinea il Papa – “nonostante la ristrettezza dei mezzi e delle forze, il giornale della Santa Sede seppe informare con onestà e libertà, sostenendo l’opera coraggiosa di Benedetto XV, di Pio XI e di Pio XII in difesa della verità e della giustizia, unico fondamento della pace”. In particolare dalla Seconda guerra mondiale – afferma Benedetto XVI – L’Osservatore Romano potè così "uscire a testa alta”. Benedetto XVI poi non manca di ricordare citazioni del cardinale Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI: la memorabile definizione di “singolarissimo quotidiano” e quella di “faro orientatore”.

    inizio pagina

    Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Sterzinsky: come vescovo di Berlino, s’impegnò per la riconciliazione

    ◊   Cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale Georg Sterzinsky, arcivescovo emerito di Berlino. Il porporato che aveva 75 anni si è spento, stamani, nella capitale tedesca dopo una lunga e dolorosa malattia. In un telegramma al vescovo ausiliare, Matthias Heinrich, amministratore diocesano dell’arcidiocesi di Berlino, il Papa esprime la sua vicinanza ai fedeli berlinesi che soffrono per la morte del porporato. Il cardinale Sterzinsky, scrive il Papa, “ha guidato una diocesi all’epoca divisa politicamente e con la caduta del Muro di Berlino e con l’unificazione della Germania unì la diocesi come vescovo di tutti”. Il suo “lungo operare”, soggiunge il Pontefice, “era soprattutto caratterizzato alla conciliazione”. Inoltre, si legge nel telegramma, era desiderio del porporato “stare vicino alle persone senza patria, ai rifugiati e ai migranti e dare loro una patria” nella famiglia della Chiesa.

    La Chiesa tedesca è, dunque, in lutto per la scomparsa del cardinale Sterzinsky. Dopo le difficoltà del secondo dopo guerra, che costrinsero la sua famiglia ad abbandonare la propria casa per trovare asilo nel 1946 a Thüringen, il futuro arcivescovo di Berlino cominciò a metà anni ’50 a svolgere studi filosofici e teologici presso il Seminario regionale di Erfurt. Nel 1960 è stato ordinato sacerdote. Per quindici anni, dal 1966 al 1981, è stato parroco della comunità di San Giovanni Battista nella Città Universitaria di Jena. Si trattava della più numerosa comunità parrocchiale compresa nel territorio della ex-Repubblica Democratica Tedesca. Successivamente, come amministratore apostolico dei Territori di Erfurt-Meiningen si è impegnato particolarmente in campo ecumenico. Il 28 maggio 1989 è stato eletto vescovo di Berlino, poi elevata a sede metropolitana. Dunque, come presule ha vissuto gli avvenimenti che hanno scandito l'abbattimento della cortina di ferro e il crollo del muro di Berlino. Nel 1990, con l’unificazione della Germania, anche la Conferenza episcopale di Berlino è confluita nella Conferenza episcopale di Germania, sotto la presidenza del vescovo di Mainz, Karl Lehmann. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel Concistoro del 28 giugno 1991.

    Il Collegio Cardinalizio è ora formato da 197 porporati di cui 114 elettori e 83 ultraottantenni. I cardinali tedeschi sono ora sette di cui 5 elettori e 2 ultraottantenni.


    inizio pagina

    Alla vigilia dell'udienza del Papa al direttivo della Fao, intervista a mons. Travaglino, Osservatore vaticano presso l'agenzia Onu per l'alimentazione

    ◊   Il Papa riceverà, domani in udienza, i partecipanti alla Conferenza della Fao in corso fino a sabato. Si tratta della Conferenza biennale, massimo organo direttivo dell'agenzia delle Nazioni Unite. Ad incontrare Benedetto XVI ci sarà il nuovo direttore generale, eletto proprio nei giorni scorsi dalla Conferenza stessa. Si tratta del brasiliano Josè Graziano da Silva, primo rappresentante dell'America Latina a guidare l'organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura. Delle priorità e degli obiettivi dell’Organizzazione, Fausta Speranza ha parlato con mons. Luigi Travaglino, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura Fao, Ifad e Pam:

    R. – La priorità delle priorità direi che sia quella di ridurre il numero di affamati entro il 2015, che, come è noto, ed è bene ricordare, è pure il primo degli otto obiettivi del millennio, approvati dalle Nazioni Unite nel 2000 e riconfermati nel 2010. La seconda priorità è la riforma agraria e il regime di proprietà dei terreni coltivabili, che tengano conto dei diritti dei piccoli agricoltori nella maggior parte dei Paesi. Oggi si sa che c’è tutta una corsa all’acquisto di terreni nei Paesi del cosiddetto Terzo mondo e del Quarto mondo. Al riguardo ho avuto modo di ricordare che all’agricoltura spetta un ruolo centrale, come ha detto anche il Papa, nel più vasto ambito dell’attività economica, un ruolo strategico, capace di dare anche un sostanziale apporto ad una crescita realmente sostenibile. Quindi la Fao, con la sua struttura e il conseguente impegno, deve concorrere a sottolineare la funzione portante dell’agricoltura, non solo come attività di produzione alimentare ma anche come elemento dei più ampi processi di sviluppo di un Paese. Una terza priorità, e la sottolineo volentieri, è l’attenzione alla famiglia rurale. Proprio questa mattina, la 37.ma sessione della Conferenza ha approvato la proposta di chiedere all’Onu che il 2014 sia dichiarato Anno internazionale della famiglia rurale.

    D. – Quali, in tutto questo, gli obiettivi indicati finora da Benedetto XVI?

    R. – Dobbiamo riferirci naturalmente al discorso che Papa Benedetto XVI ha tenuto due anni fa, in occasione della sua visita alla Fao. Il Papa indicava, tra gli altri, questi obiettivi: anzitutto, l’imperativo morale di ridurre il numero di chi soffre la fame, giacché la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti; il secondo obiettivo è la ricerca di un giusto equilibrio tra cooperazione e sussidiarietà, nel senso che chi mette a disposizione le risorse non può considerarle come un investimento a suo esclusivo vantaggio; terzo, scongiurare il rischio che il mondo rurale sia considerato come una realtà di secondo ordine; e, infine, ricorderei ancora l’obiettivo di curare attentamente il rapporto tra lo sviluppo nelle sue varie espressioni, non soltanto lo sviluppo agricolo, ma anche quello industriale, e la tutela dell’ambiente.

    D. – Come guardare alla nuova direzione della Fao?

    R. – In tutti, c’è questa attesa di novità. Ci si augura che ci sia anzitutto un nuovo dinamismo - io me lo sono sentito suggerire, chiedere da diversi colleghi - un nuovo dinamismo che non vuol dire moltiplicazione dei programmi o dei progetti, ma una seria razionalizzazione delle attività che sono già in corso, che sono in programma. Poi, continuità d’azione, tenendo presente le attese degli Stati membri, perché la Fao non è una struttura astratta, ma è fatta da Stati membri. Quindi, la nuova fase deve completare il processo di riforma dell’organizzazione che si trascina da parecchi anni. Ma la riforma attesa, per lo meno dal nostro punto di vista, non dovrebbe limitarsi agli aspetti formali o burocratici, ma dovrebbe essere una riforma in grado di promuovere soprattutto persone consapevoli di essere al servizio di altre persone e dei loro diritti fondamentali. (ap)

    inizio pagina

    I frutti della “Caritas in Veritate”, a due anni dalla pubblicazione. Con noi, l'economista Flavio Felice

    ◊   Il 29 giugno del 2009, Benedetto XVI firmava la sua terza Enciclica, “Caritas in Veritate” sullo sviluppo umano integrale. Un documento che, pubblicato nel pieno della crisi economico-finanziaria mondiale, ha destato ampia eco, ben oltre i confini degli ambienti ecclesiali. Per un primo bilancio sui frutti di questa Enciclica, Alessandro Gisotti ha intervistato l’economista Flavio Felice, direttore dell’Area Internazionale di ricerca Caritas in Veritate della Pontificia Università Lateranense:

    R. – Un documento del Magistero sociale non è un documento che risponde alle questioni urgenti del giorno per giorno. Tuttavia, possiamo riconoscere che con questo documento molti tra professionisti, tra statisti, tra cultori della materia in scienze politiche, in scienze economiche, si siano posti il problema, di un ordine mondiale, ordine globale, seriamente rispettoso della persona umana. Sono nate molte scuole di formazione, sono state proposte e sono nate nuove istituzioni e molti ormai ragionano in termini di ordine economico-politico globale, che tenga conto dei punti salienti del Magistero sociale della Chiesa, in particolare di questa Enciclica.

    D. - Il fuoco di attenzione di "Caritas in veritate", come peraltro di tutti i documenti della dottrina sociale della Chiesa, è la persona con la sua intangibile, inviolabile dignità...

    R. – Sì. Questo è stato il punto centrale di tutto il Magistero sociale, dalla "Rerum novarum" ai nostri giorni, che ha avuto una stupenda accelerata con Giovanni Paolo II. Pensiamo all’Enciclica, sia quella programmatica, che non è propriamente un’Enciclica sociale, ma immediatamente dopo, la "Laborem exercens" e tutte le altre encicliche; Benedetto XVI si inserisce indubbiamente in quel solco con una felice aggiunta, a mio avviso, che è quella di aver indicato una via, la via istituzionale: le istituzioni hanno questa importante funzione di consentire agli individui, alle persone, ai gruppi sociali, ai posti intermedi, di risolvere le problematiche che via, via, si pongono in modo pacifico.

    D. – “Lo sviluppo - scrive il Papa in 'Caritas in Veritate' - è impossibile senza uomini retti che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”. Questo è dunque, in fondo, il punto di svolta, il vero cuore del problema…

    R. – Sì, è il cuore del problema e il cuore del magistero sociale. Mi vengono in mente le parole di un economista tedesco, Wilhelm Röpke, il quale prima che morisse nel suo ultimo libro, il suo testamento spirituale, ha usato questa espressione come titolo: “Al di là dell’offerta e della domanda”. Perché al di là dell’offerta e della domanda c’è l’uomo: al di là e al di qua, possiamo dire! Se noi consideriamo che c’è sempre qualcosa che vada al di là dell’offerta e della domanda e che questo qualcosa sia esattamente la persona umana, cioè il soggetto per il quale domanda e offerta si analizzano, si studiano, si modificano si costruiscono, allora possiamo pensare veramente che le istituzioni che nascono intorno all’economia, intorno alla politica, possono essere anche conformi alla dignità della persona. (bf)

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   In Bielorussia, il Papa ha nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di Pinsk mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mohilev.

    Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Santa Rosa, presentata da mons. Daniel F. Walsh, in conformità al canone 401 §2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Robert F. Vasa, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

    In Inghilterra, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Westminster il reverendo John Sherrington, del clero della diocesi di Nottingham, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ilta.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sul sessantesimo di sacerdozio del Papa; all'interno, un'intervista a padre Hermann Geissler, capo ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede, rilasciata ad Anna Artymiak, per l'agenzia di stampa Gaudium Press, e un articolo di Salvatore M. Perrella.

    Un servizio alla verità e alla giustizia: in prima pagina, Lettera di Benedetto XVI per il 150 anniversario di fondazione dell'"Osservatore Romano", con i contributi, all'interno, del vice direttore e di Raffaele Alessandrini.

    La ragione che segue la fede risponde alla sua vocazione: il Papa durante la consegna dei riconoscimenti ai tre vincitori della prima edizione del "Premio Ratzinger". Gli insigniti sono Manlio Simonetti, tra le massime autorità nel campo del cristianesimo antico, che ricorda l'eredità dello studioso Jean Daniélou; il professor Olegario González de Cardedal, intervistato da Marta Lago, e l'abate Maximilian Heim, del quale viene pubblicato il discorso di ringraziamento.

    Fermi nella speranza, ricchi nel dinamismo della fede: Benedetto XVI agli arcivescovi metropoliti ai quali ha imposto il pallio.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sulla Polonia che da domani assume, per la prima volta, la guida del semestre europeo.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    La Polonia per la prima volta alla guida del semestre di presidenza dell'Unione Europea

    ◊   E’ tutto pronto in Polonia per la presidenza semestrale dell'Unione europea, che Varsavia prenderà domani in consegna da Budapest, fino a dicembre 2011. Il Paese dell'Europa centro-orientale, dopo l'adesione all'Ue il primo maggio 2004, si propone - nelle parole del premier Donald Tusk - di diventare “il nuovo motore” comunitario. Fra le priorità indicate da Tusk, c'è anche il ritorno dell'Ue “sui binari di un rapido sviluppo economico”. Ma com’è possibile raggiungere tale obiettivo con la crisi che attanaglia molti Paesi europei, come la Grecia? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Adriana Cerretelli, esperta di affari europei del Sole24Ore:

    R. – La Polonia è il Paese in Europa che ha tra i migliori tassi di crescita - 4,2 per cento - tassi che normalmente nel Vecchio Continente sono sconosciuti. La via delle riforme che l’Europa persegue è quella di sempre: da una parte il rigore di bilancio e dei conti pubblici, perché soltanto con una situazione finanziariamente sana si ritiene di poter avere quella stabilità necessaria a garantire la crescita; dall’altra le riforme strutturali, cioè il famoso programma Europa 2020 che prevede che in tutti i Paesi si acceleri sulla strada delle riforme, perché soltanto modernizzando le nostre economie, rendendole più competitive - con mercati del lavoro più flessibili, con attenzione crescente ai settori della ricerca e dell’innovazione - si possa tenere testa alla concorrenza nell’economia globale, alla concorrenza di Paesi ed economie che sono in grado non soltanto di tenerci testa sul fronte dell’innovazione e della creatività ma anche di “assediarci” con costi del lavoro assolutamente irrisori. Penso naturalmente alla Cina e ai Paesi emergenti.

    D. - Quali sono le altre priorità del semestre polacco?

    R. – Sicuramente una delle grandi priorità della Polonia è quella di definire il nuovo quadro di finanziamento dell’Unione Europea per il periodo dal 2014 al 2020. Il timore è che la crescente preoccupazione dei Paesi più ricchi, che sono i maggiori contribuenti, di applicare anche al bilancio europeo una pesantissima austerità possa alla fine penalizzare, tra gli altri, questi fondi strutturali. Per la Polonia è sicuramente una grossa priorità quella di cercare di difenderli, insieme a una politica agricola che possa tutelare perlomeno l’ecologia del territorio, la qualità dei prodotti. La Polonia è un Paese di tradizione agricola ed è un grande concorrente di Paesi agricoli come la Francia o la Germania.

    D. – In questo quadro, come si inserisce il cammino di avvicinamento della Polonia alla zona Euro? Al momento la valuta è ancora lo Złoty…

    R. - Secondo i programmi del governo non ci sarà un’accelerazione immediata, non certamente prima del 2013 - 2014 e lo si capisce perché, visto lo stato in cui in questo momento si trova l’Euro con il problema greco e con i problemi dell’area mediterranea, sicuramente la Polonia non desidera accelerare le tappe dell’ingresso e al tempo stesso gli stessi Paesi dell’Euro non desiderano allargarsi prima di avere stabilizzato la zona Euro.

    D. - Nelle intenzioni della Polonia, in questo semestre verranno rafforzati i meccanismi per la prevenzione di persecuzioni a danno delle minoranze, incluse le comunità cristiane. Come si pone questo progetto nel solco della protezione europea delle libertà fondamentali?

    R. – L’Europa incomprensibilmente sembra orientata, perlomeno nella sua maggioranza, a quasi ignorare le sue radici cristiane. La Polonia cerca invece di ricordare, di fare ben presente quali sono le nostre origini e questo è tanto più importante in un momento in cui le persecuzioni dei cristiani nel mondo e soprattutto nelle aree più destabilizzate politicamente - penso in particolare al Medio Oriente - si stanno facendo molto più pesanti. (bf)

    inizio pagina

    Svezia: sconcerto per una scuola che elimina ogni riferimento tra alunni maschi e femmine

    ◊   In Svezia, fa discutere il caso di una scuola pubblica materna di Stoccolma che ha adottato un metodo educativo “no gender”, con il quale si intende eliminare ogni riferimento di sesso tra alunni maschi e femmine. Vietato dunque usare parole come “lei” o “lui”, i termini “ragazza” o “ragazzo”, piuttosto che l’uso di differenti colori associati a un sesso o a un altro. L’esempio di questa scuola non è isolato e dimostra una marcata tendenza di alcune società a mettere in dubbio anche l’identità sessuale. Ma quali conseguenze può comportare tale negazione? Marco Guerra lo ha chiesto allo psicoterapeuta e docente universitario, Claudio Risè:

    R. – Un’ampia documentazione clinica statistica ci dice che la negazione della identità di genere crea dei profondi disturbi nell’essere umano perché corrisponde a una privazione di un aspetto della sua identità. Nella società certamente c’è un aumento delle patologie corrispondenti a questi particolari disturbi e in generale uno sviluppo dell’aspetto depressivo perché naturalmente all’identità è legata un’energia, una forza che corrisponde al benessere personale. La mancanza di quella forza, di quella energia, di quella spinta, crea una sorta di depressione generalizzata e riconoscibile in molti aspetti della società occidentale.

    D. – Nella Genesi troviamo scritto: "Maschio e femmina Dio li creò". Non crede dunque che oltre un tentativo di relativizzare il diritto naturale e il dato biologico, ne esista anche uno di distruggere qualsiasi riferimento alla trascendenza spirituale dell’essere umano?

    R. – La mia convinzione è che l’aspetto naturale sia profondamente legato all’aspetto trascendente. Ogni aspetto della natura rimanda all’aldilà, a un aspetto del Creatore, un momento della Creazione e viceversa ogni riferimento religioso rimanda a un’attenzione sacra per la naturalità. I due lati sono profondamente legati e insieme costituiscono l’integrità della persona umana.

    D. - Quindi l’identità naturale è una ricchezza che va valorizzata piuttosto che combattuta?

    R. – E’ un dato della persona umana. Se noi quando siamo ancora nella pancia della madre inizialmente abbiamo tutti e due i sessi dentro di noi e poi gradualmente ne perdiamo uno per mantenere quello con cui nasciamo, questo naturalmente ha un significato profondo nello sviluppo della nostra personalità. La negazione di questo dato, come tutte le negazioni dei dati naturali, è un atto profondamente distruttivo della persona e della stessa umanità. (bf)

    inizio pagina

    Crisi alimentare nel Corno d'Africa a causa di una gravissima siccità

    ◊   La peggiore siccità degli ultimi 60 anni nel Corno d'Africa ha provocato una grave crisi alimentare e alti tassi di malnutrizione. Secondo l’Onu, sono più di 10 milioni le persone colpite. Una situazione drammatica su cui ci riferisce Irene Pugliese.

    In Somalia un bambino su 4 è denutrito; in Kenya 2 milioni e mezzo di abitanti non hanno accesso al cibo e all’acqua; in Etiopia più di 11 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari. Erano 60 anni che nel Corno d’Africa non si verificava una siccità come questa. Una delle consuete stagioni delle piogge è completamente mancata e questo ha provocato una serie di conseguenze gravi sulla vita quotidiana di questi Paesi. Lo conferma Vincent Annoni, coordinatore regionale di Cesvi per Kenya, Somalia e Sudan che da tempo è attivo in questi Paesi:

    “La perdita di raccolti, rappresenta l’impossibilità delle famiglie di riuscire a sopravvivere. Per quanto riguarda l’allevamento - che nella regione è principalmente di cammelli e mucche - è addirittura devastante l’effetto, perché ci sono famiglie che hanno perso quasi la metà del loro intero gregge. Dal punto di vista sanitario, medico, non avendo risorse proprie, non si può accedere a servizi medici che sono a pagamento. Inoltre, non si può avere accesso all’acqua perché anche l’acqua, in questo angolo del mondo, è a pagamento”.

    I prezzi dei beni primari hanno subito brusche impennate, in questa regione dell'Africa, con terribili conseguenze per la popolazione più povera che vive con pochi dollari al giorno. Una situazione drammatica, che secondo l’Onu sicuramente fino al 2012 non migliorerà. Ancora Annoni:

    “Una siccità come questa fa sì che le comunità ci mettano 3, 4, 5 anni a recuperare. Siamo già alla terza o quarta siccità negli ultimi 5, 6 anni. Non siamo nemmeno in grado di sapere se l’anno prossimo avremo una stagione delle piogge "normale" oppure se saremo di nuovo in questa situazione drammatica”.

    Difficile vedere una prospettiva di cambiamento, dunque, soprattutto se al problema di origine naturale si aggiungono le condizioni di povertà di questi Paesi. L’acqua, sostiene ancora Annoni, c’è: a mancare sono i mezzi per estrarla e per purificarla. Anche l’acqua del sottosuolo, quindi, che non è "falciata" dalla siccità, come quella piovana, diventa impossibile da utilizzare. Il resto delle risorse idriche poi sono a pagamento e la maggior parte della popolazione non può permettersele. (ma)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Pakistan: abolito il Ministero federale per le Minoranze religiose che costò la vita a Shahbaz Bhatti

    ◊   Il Ministero federale per le minoranze religiose del Pakistan, le cui finalità di integrazione e dialogo costarono la vita al cattolico Shahbaz Bhatti, non esiste più. La decisione è stata presa oggi dal governo pakistano nell’ambito della riorganizzazione amministrativa del paese, che elimina altri sei ministeri federali, tra cui quello dello sviluppo delle donne e della salute, per trasferirne le funzioni a livello provinciale. Sebbene il premier Raza Gilani abbia definito la riforma “un passo storico per rafforzare la democrazia”, la chiusura del ministero è stata duramente criticata dalla minoranza cristiana del Pakistan, composta da circa 20 milioni di persone. Deluso anche il successore di Bhatti, il ministro Akram Gill che, pure ha riconosciuto la legittimità della decisione presa dalle istituzioni pakistane. Il ministro si è detto poi fiducioso sulla creazione del nuovo Ministero federale per l’Armonia interreligiosa e per i diritti umani, promesso da Gilani per la settimana prossima e che dovrebbe assorbire parte delle deleghe riguardati le minoranze religiose. (A cura di Michele Raviart)

    inizio pagina

    Paul Bhatti: “Mio fratello Shabhaz ucciso da Al Qaeda, indagini finalmente sulla pista giusta”

    ◊   “Le indagini sull’omicidio di mio fratello Shabhaz sono, finalmente, sulla pista giusta: è opera di talebani e di fanataci islamici. Ora aspettiamo la cattura degli esecutori del delitto, che sono a Dubai. Il Ministro dell’Interno, Rehman Malik, ha annunciato un mandato di cattura internazionale”: è quanto dichiara all'agenzia Fides Paul Bhatti, fratello del compianto ministro cattolico Shabhaz Bhatti, e attualmente Consigliere speciale del Primo Ministro per gli Affari delle minoranze religiose. In un colloquio con Fides, Paul Bhatti ha commentato i risultati dell’inchiesta del governo pakistano sui colpevoli dell’assassinio. La Commissione di inchiesta predisposta dal Ministro dell’Interno ha reso noto che, secondo le indagini effettuate, a organizzare l’omicidio è stata la “Brigata 313” di Al Qaeda, conosciuta come “armata fantasma” e guidata dal leader talebano pakistano Ilyas Kashmiri. Secondo il rapporto della Commissione, il gruppo ha incaricato un comandante dei talebani della provincia del Punjab, Asmatullah Mawaia, di eliminare il ministro, e il piano è stato poi eseguito da elementi del gruppo estremista “Tehrik-e-Islami”, insieme con una fazione del gruppo “Ghazi Force a Islamabad”. Paul Bhatti afferma: “Dopo depistaggi e tentativi di derubricare l’omicidio a frutto di inimicizie personali, gettando fango su mio fratello, la verità sta emergendo: eravamo convinti che fosse stato ucciso per il suo impegno, per la difesa dei diritti umani, dei diritti dei cristiani, per la coraggiosa denuncia contro la legge sulla blasfemia. Ora le indagini ci danno ragione. Ne auspichiamo un rapida conclusione, con la cattura degli esecutori materiali del crimine. Sarebbe un buon segno per la salute dello Stato di diritto in Pakistan”. “Nel rispetto del memoria di mio fratello – conclude – continueremo la sua opera e la sua missione, lavorando per la tutela delle minoranze religiose su tutto il territorio nazionale”. La “Brigata 313” è l’organizzazione militare di Al Qaeda in Pakistan ed è responsabile di numerosi attentati. Contiene al suo interno gruppi talebani e gruppi jihadisti islamici di varia estrazione come: “Laskhar-e-Jhangvi”, “Harkat-ul-Jihad-al-Islami”, “Lashkar-e-Taiba”, “Jaish-e-Mohammed”, “Jundallah” ed altri. Secondo alcuni analisti la brigata avrebbe infiltrati nell’esercito e nei servizi di intelligence pakistani. (R.P.)

    inizio pagina

    Myanmar: preti e suore aiutano 20mila profughi kachin, vittime della repressione

    ◊   “Pulizia etnica” ed “emergenza umanitaria”: è quanto sta avvenendo nello Stato kachin, nel Nord del Mynamar, dove infuria un conflitto fra l’esercito regolare birmano, e il Kachin Independent Army, secondo quanto denuncia all'agenzia Fides un sacerdote locale, che chiede l’anonimato per motivi di scurezza. Preti e suore della diocesi di Myitkyina (che copre il territorio dello Stato kachin) – riferisce il sacerdote – “stanno facendo di tutto per aiutare i profughi di etnia kachin, quasi tutti cristiani, vittime di una feroce repressione messa in atto dai militari birmani”. Gli sfollati interni sono circa 20mila e aumentano costantemente: almeno 5.000 si trovano a Laiza (città al confine con la Cina), oltre 2.000 nella città di Shwegu, più di 10mila nei villaggi di Manwing e Prang Hku Dung ed altre migliaia sparsi nelle foreste. Gli scontri sono iniziati quando il governo birmano ha stretto un accordo con la Cina per la costruzione di una diga che alimenterà una centrale idroelettrica nel territorio kachin. Il progetto causerà lo sfollamento e l’inondazione di villaggi e territori dove vive la popolazione kachin, che si è ribellata provocando una violenta repressione da parte dell’esercito birmano. Sacerdoti, suore e laici – spiega la fonte di Fides – si stanno prodigando per salvare la vita ai loro fedeli, mettendo al sicuro gli abitanti dei villaggi, e allontanandoli dalle aree di conflitto: “Si tratta di donne, vecchi e bambini che sono alla mercè dei soldati. Questi, quando incontrano i villaggi kachin, compiono, per vendetta, ogni sorta di violenza, abuso e razzia: uccidono anziani e bambini, stuprano donne, bruciano case, confiscano le proprietà. Usano senza pietà metodi da pulizia etnica: è una vera tragedia”. “Per questo – continua – i civili lasciano in fretta e furia i villaggi, per sfuggire alla violenta repressione, spostandosi verso luoghi ritenuti più sicuri. E i rifugiati sono in gravi difficoltà per la stagione della piogge. Stiamo vivendo una autentica emergenza umanitaria”. “I preti e le suore li stanno aiutando mettendo a rischio la loro stessa vita: infatti potrebbero essere arrestati in qualsiasi momento dai militari, con l’accusa di collaborare con i ribelli. Ma si tratta di aiutare persone innocenti e indifese, per cercare di salvarle da un terribile destino”, rimarca. Secondo le stesse fonti, dopo le pressioni internazionali, la giunta militare birmana ha mandato messaggi distensivi, dicendosi propensa a un cessate-il-fuoco. Ma, d’altro canto, sta dispiegando ingenti forze e mezzi militari nel nord del Paese, per sferrare “un’offensiva finale” e distruggere l’esercito kachin, formato da guerriglieri dispersi nella foresta. Intanto in tutte le chiese della diocesi di Myitkyina si prega per la pace. (R.P.)

    inizio pagina

    India: nel Karnataka aggrediti e arrestati due pastori, per false accuse di conversioni forzate

    ◊   “Ancora accuse infondate di conversioni forzate, con la complicità di radicali indù e amministrazione: basta!”. È la dura condanna del Global Council of Indian Christians (Gcic), dopo l’ultimo episodio contro i cristiani. Martedì scorso la polizia ha arrestato due pastori pentecostali delle Chiese indipendenti nel distretto di Hubli (Karnataka), per l’accusa di conversioni forzate mossa da un gruppo di radicali indù. Le denunce riguardano tre sezioni del Codice penale: 295A, ferire sentimenti religiosi; 447, violazione proprietà privata; 341, costrizione illecita. Circa 10 persone, membri del Bajrang Dal (ala giovanile del Vhp – Vishwa Hindu Parishad, organizzazione estremista indù), hanno teso un agguato al pastore M. Sandeep, 28 anni, e a fratel Isaac, 32 anni, mentre tornavano da un servizio pastorale. Li hanno interrogati “con rabbia” e accusati di aver tentato di convertire degli indù al cristianesimo. Dopo averli perquisiti, in cerca di testi e oggetti cristiani, li hanno pestati, presi a parolacce e schiaffeggiati. Poi, gli aggressori hanno chiamato la polizia, che ha portato via i religiosi. Secondo alcuni testimoni, i funzionari avrebbero lasciato i due senza cibo fino alla sera, per poi convalidare l’arresto e le accuse. “Non si tratta di un caso isolato, ma è la routine”, afferma Sajan K George, presidente del Gcic. “La polizia del Karnataka riceve denunce e procede con leggerezza all’arresto, senza approfondire. Così, in tutto il Karnataka moltissimi cristiani hanno già affrontato false accuse di conversioni forzate o fraudolente. Altri cristiani invece ricevono minacce, vengono picchiati o disturbati durante la preghiera”. Il Gcic è in contatto con le vittime e i loro avvocati, per garantire il massimo aiuto. (R.P.)

    inizio pagina

    Hong Kong: protesta per il rispetto della libertà religiosa

    ◊   Più di cento cattolici guidati dal cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, hanno protestato ieri (festa dei Santi Pietro e Paolo) davanti al Liaison Office, l’ufficio del governo centrale cinese nel Territorio, contro i trattamenti definiti inumani che le autorità cinesi applicano al clero nella Cina continentale. Inoltre, hanno chiesto il rilascio degli uomini di Chiesa detenuti. Uno dei rappresentanti della comunità cattolica, Patrick Poon, - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha parlato durante la manifestazione per dire che i fedeli di Hong Kong sono stati “costretti a scendere in strada” dato che “i diritti umani, e in modo particolare la libertà religiosa, dei cattolici cinesi sono stati violati in maniera molto seria, fino ad arrivare a una situazione intollerabile”. I cattolici sono scesi in piazza dopo aver partecipato a una messa presieduta dal cardinale Zen in una cappella adiacente. La liturgia ha celebrato il giorno di festa con preghiere per i perseguitati e i sofferenti in Cina. L’evento è stato organizzato dalla Commissione diocesana Giustizia e pace. (R.P.)

    inizio pagina

    Libia: duemila profughi intrappolati nel deserto al confine col Ciad

    ◊   Intrappolati nel deserto a causa del conflitto in Libia. Sono le oltre 2000 persone, per lo più ciadiane, scoperte dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) nelle aree di Al-Gatrun e di Sebha, nella Libia meridionale. “Lo stato di salute di queste persone è molto preoccupante, hanno trascorso settimane nel deserto, senza protezione dal sole, dal vento o dalla sabbia, senza accesso all’acqua, al cibo o a medicinali. È un miracolo che non ci siano stati morti in questi condizioni” ha fatto sapere all’agenzia Misna Qasin Sufi, esponente dell’Oim. I migranti, tra i quali molte donne, bambini e anziani, hanno trascorso fino a sei settimane in viaggio da località come Misurata, Cufra e Al Jufra. “La forte presenza di donne, di bambini e di persone anziane evidenzia il fatto che si tratta di migranti che vivevano e lavoravano in Libia da tanto tempo, anche da trent’anni. Per loro dover tornare in Ciad, dove non sanno cosa li aspetta, è motivo di forte preoccupazione e di paura” sottolinea l’Oim in una nota. “La situazione di queste persone è struggente, alcuni hanno perso famigliari, donne che non hanno più notizie dei mariti, famiglie separate a causa del conflitto” riferisce ancora l’organizzazione. L’intenzione degli operatori umanitari, come l’Oim e la Mezzaluna Rossa, che distribuiscono acqua e altri beni comprati al mercato di Sebha, è quella di procedere a un’evacuazione via aerea verso il Ciad e il Niger. Secondo le stime dell’Oim sarebbero 44 mila finora i migranti subsahariani, che hanno varcato il confine meridionale con il Ciad nelle scorse settimane, mentre in 75 mila avrebbero raggiunto il Niger. (M.R.)

    inizio pagina

    Congo: l’appello dei vescovi per un processo elettorale pacifico

    ◊   Mancano cinque mesi alle elezioni nella Repubblica Democratica del Congo: il 28 novembre, infatti, il Paese sarà chiamato alle urne per le consultazioni presidenziali e legislative. In vista di questa importante tornata elettorale, la Chiesa locale ha lanciato numerosi appelli, affinché le votazioni si svolgano correttamente e in un clima pacifico. E proprio nei giorni scorsi, mons. Nicolas Djomo, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) è tornato a far risuonare tale appello. Il presule è intervenuto al Centro cattolico Nganda per il lancio di un fondo di solidarietà intitolato al Beato Isidore Bakanja, giovane martire dei primi del ‘900, morto in seguito alla fustigazione inflittagli in odio alla fede cristiana. In particolare, mons. Djomo ha ribadito: “Perché le elezioni siano tranquille, è necessario che il processo elettorale si svolga in un clima di fiducia e che i candidati accettino, in buona fede, di sottoporsi al verdetto delle urne”. “Elezioni pacifiche – ha aggiunto mons. Djomo – sono soprattutto e prima di tutto il frutto di spiriti e cuori pacificati”. Quindi, il presidente della Cenco ha chiesto ai politici di dare prova di democrazia, astenendosi da ogni forma di violenza nei confronti degli avversari e proponendo progetti di sviluppo per il Paese. Inoltre, mons. Djomo ha chiesto ai candidati di offrire alla popolazione l’occasione di votare secondo coscienza e responsabilità. Poi, il presule si è congratulato con il Consiglio dell’apostolato dei laici cattolici del Congo (Calcc) per il lancio del Fondo Isidore Bakanja: “La vostra impresa – ha detto – si allinea pienamente alle missione che vi è stata affidata dai vostri vescovi. Avete dato il via ad una grande e bella impresa; fate di tutto per non abbandonarla”. Per aprire il Fondo, ogni cattolico congolese è stato invitato a donare un dollaro americano e collette speciali si sono svolte anche nelle parrocchie. Ma questa non è l’unica iniziativa di solidarietà portata avanti dalla Cenco: proprio sabato scorso, la Conferenza episcopale ha siglato un protocollo di intesa con i leader di otto confessioni religiose. Obiettivo dell’accordo: collaborare in modo permanente nell’ambito dell’educazione civica ed elettorale della popolazione. L’impegno è quello di assicurare a tutti i congolesi la formazione necessaria sui processi di democratizzazione del Paese e sull’importanza del servizio in favore del bene comune. (I.P.)

    inizio pagina

    Intersos: in Congo si costruiscono scuole per togliere i bambini dalla guerra

    ◊   “Costruiamo le scuole in Congo per togliere i bambini dalla guerra”. È la campagna lanciata da Intersos per evitare che i bambini siano rapiti e costretti a fare i soldati. Nel distretto dello Uélé, all'estremo Nord della Repubblica Democratica del Congo, ogni giorno 300 bambini attraversano 12 chilometri di foresta equatoriale per andare a scuola. Nel tragitto subiscono soprusi, sono derubati e rischiano di essere rapiti dalle milizie armate del Lra (Esercito di resistenza del Signore). Nel 2009 - riferisce l'agenzia Sir - la scuola primaria di Bakudangba venne quasi distrutta dai ribelli. I maestri e l’amministratore decisero di non chiuderla, ma hanno spostato le lezioni nei locali della scuola primaria cattolica a Doruma, il centro abitato più grande che dista, appunto, 12 chilometri dal piccolo villaggio. Per ridurre il rischio di reclutamento di bambini soldato dovuto ai continui spostamenti nelle zone insicure della foresta “stiamo ricostruendo – spiega Ludovico Gammarelli, capomissione in Congo – la scuola primaria nel villaggio di Bakudangba. Servono i materiali per rimettere in piedi i sette edifici della scuola. Solo una classe è tuttora integra ma va ristrutturata, due hanno solo pareti in mattoni”, mentre il resto è completamente distrutto. Mancano inoltre “gli arredi, i banchi e le lavagne”. “Serve un sostegno concreto – evidenzia Gammarelli – per portare a termine i lavori al più presto”. (R.P.)

    inizio pagina

    Costa Rica: la Chiesa contro la fecondazione in vitro e le ingerenze dell’Osa

    ◊   Nonostante che lo scorso 15 giugno il Congresso del Costa Rica abbia rifiutato con 26 voti contro e 25 a favore un progetto di legge sulla fecondazione in vitro, la Commissione interamericana per i diritta umani dell'Osa, che ha la sua sede proprio a San José, ha dato al Paese una scadenza precisa - il 31 luglio - affinché modifichi questo divieto. In questo contesto, da alcuni giorni la Chiesa locale si è mobilitata per accrescere la consapevolezza dell'opinione pubblica sulla gravità non solo di un'eventuale adozione di questa tecnica ma anche sulla gravità della pesante ingerenza della Commissione Interamericana. Il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di San José, mons. Hugo Barrantes Ureña ha sollecitato, l'anno scorso, il Governo a non approvare la normativa, in quanto «è una tecnica che, per raggiungere le sue finalità, elimina, nel suo processo, un grande numero di embrioni fecondati, cioè vite umane nascenti». Nell’esprimere «comprensione per gli sposi che non possono appagare il legittimo desiderio di avere figli» ha ricordato però che «un bambino è sempre un dono» e, di conseguenza, non può costituire un mero mezzo per «soddisfare un bisogno o desiderio, ma la sua inviolabile dignità di persona richiede di essere trattato sempre come un fine». Il criterio fondamentale per chiunque voglia affrontare tale tema è che «il frutto della generazione umana, fin dalla costituzione dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale: essere umano da trattare come persona dal momento del concepimento, titolare dunque da quello stesso momento dei diritti della persona, soprattutto del diritto inviolabile alla vita». (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Indonesia: l’arcidiocesi di Semarang si prepara al secondo Congresso Eucaristico

    ◊   “Vivere in Cristo ed essere fecondi”: sarà questo il tema del secondo Congresso Eucaristico che l’arcidiocesi di Semarang, in Indonesia, celebrerà dal 22 al 24 giugno 2012. I preparativi dell’incontro sono già stati avviati, tanto che domenica scorsa si è svolta una cerimonia solenne per l’insediamento dei duecento membri del Comitato organizzatore. La cerimonia si è svolta a Bantul, nella Cappella dell’Adorazione Eucaristica, ed è stata presieduta dall’arcivescovo di Semarang, mons. Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, il quale ha ricordato l’importanza dello “spirito di sacrificio”: “Questo spirito – ha detto – deve essere lo spirito dei vescovi e di tutti i cattolici dell’arcidiocesi”. “E con questo spirito – ha aggiunto – spero che il secondo Congresso Eucaristico possa rispondere pienamente al tema prescelto”. Tanto più che tale tema, ha sottolineato ancora mons. Pujasumarta, è in linea con il titolo del precedente Congresso, ovvero “Condividere cinque pani e due pesci”. “È come una bella armonia – ha spiegato l’arcivescovo indonesiano – Entrambi i temi dimostrano che Gesù Cristo ha trasformato se stesso fino a diventare pane e vino di vita per tutti i suoi fedeli”. Prima della cerimonia di insediamento, mons. Pujasumarta ha benedetto la Cappella del Santissimo Sacramento nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Ganjuran. “La presenza di questa cappella – ha detto padre Emanuel Martasudjita, coordinatore del Comitato – ha un significato davvero speciale. Qui, tutti possiamo incontrare l’infinita gioia di Cristo”. Da notare che il Convegno di Semarang si svolgerà subito dopo il 50° Congresso Eucaristico Internazionale che avrà luogo a Dublino, dal 10 al 17 giugno 2012, intorno al tema “L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”. (I.P.)

    inizio pagina

    Cina: auguri per i 100 anni dei missionari di Maryknoll da parte della comunità cattolica

    ◊   La Società per le missioni estere degli Stati Uniti d’America, nota anche come Società di Maryknoll, compie 100 anni e la comunità cattolica cinese, che è stata la prima fondazione all’estero dei missionari di Maryknoll, partecipa con grande gioia e gratitudine al Signore a questo evento. Negli ultimi venti anni, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, attraverso il ”Chinese Seminary Teachers & Formators Project”, i missionari di Maryknoll hanno formato negli Stati uniti molti vescovi, sacerdoti, religiose e laici cinesi, che sono diventati protagonisti dell’evangelizzazione odierna della Cina. La Società per le missioni estere degli Stati Uniti d'America venne fondata da padre James Anthony Walsh e da padre Thomas Frederick Price nel 1911 a New York. Il 3 settembre 1917, padre Walsh partì per la Cina alla ricerca di una possibile sede per la prima casa fuori dell’America e un anno dopo i primi 4 missionari di Maryknoll si stabilirono nel distretto di Jiang Yang e nella provincia del Guang Dong. Negli anni seguenti, la Santa Sede affidò ai missionari di Maryknoll ben 5 diocesi, dal sud al nord. Dopo il 1949, i missionari del continente si trasferirono a Taiwan: oggi ci sono 32 missionari che lavorano nelle diocesi di Tai Pei, Hsin Chu, Tai Nan, Kao Hsiung, nel campo della pastorale e del servizio sociale. Ad Hong Kong i missionari di Maryknoll arrivarono nel 1918 e oggi la comunità conta 25 sacerdoti, e 3 fratelli religiosi. In totale la Società missionaria di Maryknoll conta nel modno più di 30 case con 550 membri, sacerdoti e religiosi, attivi in Africa, America, Asia e con una casa a Roma. (M.R.)

    inizio pagina

    Etica ed economia: il cardinale Scola apre a Venezia la Summer Ethics Conference 2011

    ◊   “L’economia ha bisogno di etica. Non per correggere a posteriori le deformazioni che essa stessa produce ma per garantirne un più corretto funzionamento”. Così il cardinale Angelo Scola, neo arcivescovo di Milano, ha aperto a Venezia la “Summer Ethics Conference 2011” organizzata dal Master Mega (Gestione Etica di Impresa) dello Studium Generale Marcianum. Il tema al centro del dibattito è il comportamento etico nei diversi ambiti dell’agire, con un’attenzione particolare al “Mediterraneo e i suoi Paesi del sud e del nord". A tale proposito e in riguardo alla situazione in nord Africa, il cardinale Scola ha sottolineato che ''le rivoluzioni tunisina e egiziana sono scoppiate a causa di situazioni di grave deprivazione, soprattutto in ambito giovanile, che hanno fatto emergere una sottostante domanda di dignita', giustizia e liberta''. La Summer Ethics Conference 2011, che si prolungherà fino a domani, è un’occasione annuale di incontro, testimonianza e riflessione su tematiche internazionali di tipo socioeconomico e politico, considerate nelle loro connessioni con la cultura, l’etica, la religione, la responsabilità e il bene comune. A Venezia si alterneranno esponenti di istituzioni governative nazionali ed organismi sovranazionali, imprese private, enti pubblici ed associazioni di categoria, istituzioni accademiche, formative e culturali, istituti e organismi bancari, enti religiosi. Compito dei relatori non solo offrire una fotografia del presente ma anche tratteggiare i possibili scenari futuri a partire dal loro ruolo e osservatorio particolare. (M.R.)

    inizio pagina

    Bangkok nominata “Capitale mondiale del libro 2013” dall’Unesco

    ◊   Bangkok è stata designata quale “Capitale mondiale del libro” per l’anno 2013, in seguito alla riunione del comitato di selezione, composto dai rappresentanti delle tre associazioni principali internazionali del mondo del libro e dall’Unesco. La capitale thailandese è stata scelta “per la sua volontà di riunire tutti gli attori che ruotano attorno al mondo del libro nei differenti progetti proposti, per il suo programma che ha coinvolto tutta la comunità e l’alto livello del suo impegno attraverso le diverse attività che la nomina prevede”. “Rivolgo alla città di Bangkok tutti i miei complimenti per la ricchezza e la varietà del programma che la città si è impegnata a realizzare, e che riguarda soprattutto la gioventù, i lettori svantaggiati e la promozione della lettura per tutti” ha affermato la direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova, che ha aggiunto che “tale programma, mettendo l’accento sulla cooperazione e il dialogo su scala locale, nazionale e internazionale, risponde perfettamente agli obiettivi della “Capitale mondiale del libro, che interessa molte città. Bangkok è la tredicesima città a essere nominata città del libro e segue a Buenos Aires (2011) e la capitale armena Erevan (2012). (M.R.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Dopo il sì di Atene al piano di austerity, imminente via libera dei fondi Ue

    ◊   L’attenzione dell’Europa resta puntata sulla Grecia per il voto del parlamento sul pacchetto di misure contenute nel piano di austerità da 78 miliardi di euro varato ieri. Sul tema è intervenuto anche il presidente della Banca Centrale Europea Trichet, mentre gli istituti di credito tedeschi hanno raggiunto un accordo con il governo sul finanziamento del debito di Atene. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Misure dolorose ma necessarie per aprire le porte alla quinta tranche di aiuti di Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale. I tempi sono molto stretti e a Bruxelles si parla di un via libera già nei prossimi giorni. Stamattina durante la sua audizione al Parlamento europeo il numero uno della Bce, Trichet, ha invitato all’unità nazionale chiedendo di accelerare sulla strada delle privatizzazioni, che potrebbe attrarre molti investimenti privati. Atene ha previsto l'Ufficio per la valorizzazione delle proprietà dello Stato, anche se Trichet sul coinvolgimento diretto dei privati ha chiarito che la decisione spetta ai singoli Stati. Su questo fronte da Berlino si attendono i dettagli circa l’accordo raggiunto in queste ore tra banche e governo proprio sul finanziamento del debito greco. La sorte dei conti di Atene interessa tutti i Paesi europei, nessuno, infatti, sarebbe escluso dall’effetto domino in seguito ad un eventuale default. Intanto si guarda con preoccupazione anche alla crescente tensione sociale nel Paese Ellenico. Gli scontri, cominciati ieri in varie città con l’approvazione del piano da parte del Parlamento, sono andati avanti per tutta la notte provocando decine di feriti.

    Italia
    Anche l’Italia è impegnata sul fronte del risanamento conti. Nelle prossime ore il governo presenterà la manovra da 47 miliardi di Euro, dopo un lavoro di revisione sull’inserimento dei capitoli. Il provvedimento avrà un impatto contenuto nel biennio 2011-2013 mentre il grosso delle misure per la riduzione del debito pubblico è previsto per il 2013 e il 2014.

    Portogallo
    In Portogallo il nuovo governo di centrodestra è pronto a presentare nuove misure di austerità per raggiungere gli obiettivi previsti dal piano di salvataggio definito con il Fondo Monetario Internazionale e con l’Unione Europea. La stampa locale, citando fonti governative, riferisce di misure adottate in anticipo rispetto al termini.

    Libano
    Una delegazione del Tribunale internazionale per il Libano (Tsl) è giunta a Beirut per consegnare alle autorità locali il fascicolo con le incriminazioni per l'assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri, avvenuto nella capitale nel 2005. Secondo media locali nei documenti sono contenuti 4 mandati d’arresto. Si tratta di un “momento storico” ha commentato Rafik Hariri, figlio del leader assassinato e leader dell’opposizione libanese.

    Libia
    Dal summit dell’Unione africana in Guinea equatoriale arriva un nuovo invito dei ribelli libici al colonnello Gheddafi perché lasci il potere. “Vada via, tutto il mondo è d’accordo” ha detto il rappresentante del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi. Intanto, il segretario generale della Nato, Rasmussen, ha dichiarato che l’Alleanza Atlantica non è coinvolta nella fornitura di armi ai ribelli ammessa ieri dalla Francia. Sulla distribuzioni di armi in Libia, anche da parte di Gheddafi, aveva espresso critiche la stessa Unione africana, mentre la Cina ha invitato tutti i Paesi coinvolti ad “attenersi strettamente” alle risoluzioni dell’Onu.

    Yemen
    Sempre più a rischio la situazione nello Yemen. Il governo ha annunciato di aver perso il controllo in 5 province del sud, nell’ambito della battaglia contro i miliziani di al Qaeda. Preoccupa la situazione nonostante l’offensiva militare in corso con l’aiuto degli aerei senza pilota americani. Nella giornata di ieri gli scontri tra esercito e ribelli hanno provocato la morte di decine di miliziani. Sul fronte politico resta ignota la data del rientro nel Paese del presidente Salehe che si trova ricoverato in Arabia Saudita dopo l’attentato dell’inizio di giugno. Atteso nei prossimi giorni un suo discorso televisivo che, secondo la stampa, dovrebbe rassicurare i suoi sostenitori.

    Egitto
    Oltre mille feriti e 40 arresti: è il bilancio degli scontri avvenuti ieri al Cairo, in Egitto. Numerosi manifestanti hanno ingaggiato una dura battaglia con le forze di sicurezza dopo una serie di arresti avvenuti nel corso di una commemorazione delle vittime di Piazza Tahrir. Intanto le autorità hanno rinviato a settembre la sentenza prevista per oggi in relazione alla morte del giovane attivista e blogger Khaled Said, diventato un simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak. Sul banco degli imputati due agenti di polizia accusati di tortura.

    Afghanistan giornalisti
    In Afghanistan, sono stati liberati ieri i due giornalisti francesi sequestrati un anno e mezzo fa. Secondo il ministro degli Esteri di Parigi, Alain Juppé, per Hervé Guesquiere e Stephanie Taponier, reporter di France 3 presi in ostaggio il 30 dicembre 2009, non è stato pagato alcun riscatto.

    Afghanistan Raid Nato
    Dopo l’assalto terroristico di ieri all’Hotel Intercontinental di Kabul, è stato ucciso in un raid della Nato il numero due dell’organizzazione Haqqani, considerata responsabile dell’attacco. Intanto, sia il presidente afghano Karzai che quello statunitense Obama hanno confermato che il ritiro delle truppe americane dal Paese procederà come previsto.

    Bahrain
    In Bahrain respinta la proposta del re al-Kalifa di avviare il dialogo con l’opposizione e di istituire una commissione d’inchiesta sulle violenze dei mesi scorsi. Ieri sera nella capitale Manama c’è stata una manifestazione contro il discorso televisivo del monarca. La piazza ha chiesto nuove riforme politiche e costituzionali e la liberazione dei detenuti politici.

    Arabia Saudita
    "Il governo saudita deve concedere maggiori libertà, prima che sia troppo tardi". Così la principessa saudita Al Saud, citata dalla tv iraniana, secondo la quale bisogna aprire al più presto un dialogo nazionale in quanto – a suo dire - il Paese non è immune dal vento di cambiamento che sta interessando il mondo arabo.

    M.O.
    Nuovo ritardo per la partenza della Flottiglia 2 con aiuti umanitari diretti alla popolazione di Gaza. Una nave irlandese è stata sabotata nel porto turco di Gocek dove si trovava da qualche settimana. Gli organizzatori – in un comunicato - puntano il dito contro Israele. La flottiglia, per ora, resta quindi ancorata ai porti di partenza, la maggior parte dei quali si trova in Grecia.

    Cipro
    A Cipro proseguono i colloqui, sostenuti dall’Onu, che mirano alla riunificazione dell’isola divisa dal 1974 tra le comunità greca e turca. Il presidente greco-cipriota Demetris Christofias e il leader turco cipriota Dervis Eroglu hanno avuto un colloquio nella residenza del rappresentante speciale delle Nazioni Unite nell’isola. I due leader si sono incontrati già altre 3 volte da novembre scorso, e torneranno a vedersi tra una settimana a Ginevra, alla presenza del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 181

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.