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Sommario del 29/06/2011
◊ Nella preghiera e nella gioia Benedetto XVI ha festeggiato oggi il 60mo di sacerdozio. Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, il Papa ha presieduto stamane la Santa Messa nella Basilica Vaticana, imponendo a 41 arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno – secondo tradizione in questa ricorrenza - il Pallio, simbolo della dignità vescovile e segno di comunione con la sede di Pietro. Alla celebrazione eucaristica ha partecipato – come di consueto – una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il servizio di Roberta Gisotti:
(musica Messa)
“Non vi chiamo più servi ma amici”. A sessant’anni dal giorno della mia Ordinazione sacerdotale sento ancora risuonare nel mio intimo queste parole di Gesù…”
Lo ha confidato Benedetto XVI, nella sua omelia: le parole evangeliche pronunciate dal cardinale Faulhaber nel giorno della sua ordinazione, sono impresse nella sua mente:
“'Non più servi ma amici': io sapevo e avvertivo che, in quel momento, questa non era solo una parola 'cerimoniale', ed era anche più di una citazione della Sacra Scrittura".
“Ciò che avveniva in quel momento era ancora qualcosa di più”, ha osservato il Papa:
“Egli mi chiama amico. Mi accoglie nella cerchia di coloro ai quali si era rivolto nel Cenacolo”.
“Nella cerchia di coloro che Egli conosce in modo del tutto particolare”:
“Mi conferisce la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi peccati”.
Il Signore “si affida a me”, ha proseguito il Santo Padre:
“Non siete più servi ma amici”: questa è un’affermazione che reca una grande gioia interiore e che, al contempo, nella sua grandezza, può far venire i brividi lungo i decenni, con tutte le esperienze della propria debolezza e della sua inesauribile bontà”.
Nell’amicizia con Gesù “è racchiuso l’intero programma di una vita sacerdotale.” Ma “che cosa è veramente l’amicizia?”, si è chiesto Benedetto XVI:
“L’amicizia è una comunione del pensare e del volere”.
Ma “oltre alla comunione di pensiero e di volontà” - ha aggiunto il Papa - il Signore menziona un terzo, nuovo elemento:
“Egli dà la sua vita per noi. Signore, aiutami a conoscerti sempre meglio! Aiutami ad essere sempre più una cosa sola con la tua volontà! Aiutami a vivere la mia vita non per me stesso, ma a viverla insieme con Te per gli altri! Aiutami a diventare sempre di più Tuo amico!”.
E, “il primo compito dato ai discepoli – agli amici – ha ricordato il Santo Padre – è quello di mettersi in cammino, di uscire da se stessi e di andare verso gli altri”:
“Vogliamo seguire il Dio che si mette in cammino, superando la pigrizia di rimanere adagiati su noi stessi, affinché Egli stesso possa entrare nel mondo”.
Ma Gesù chiede anche di portare frutto, “un frutto che rimanga!”, ha esclamato Benedetto XVI, richiamando l’immagine dell’uva, frutto della vite, da cui si ottiene il vino:
“Perché possa maturare uva buona, occorre il sole ma anche la pioggia, il giorno e la notte. Perché maturi un vino pregiato, c’è bisogno della pigiatura, ci vuole la pazienza della fermentazione, la cura attenta che serve ai processi di maturazione”.
Non è questa – si è domandato Benedetto XVI – “un’immagine della vita umana, e in modo del tutto particolare della nostra vita di sacerdoti?”:
“Volgendo indietro lo sguardo possiamo ringraziare Dio per entrambe le cose: per le difficoltà e per le gioie, per le ore buie e per quelle felici. In entrambe riconosciamo la continua presenza del suo amore, che sempre di nuovo ci porta e ci sopporta”.
Il pensiero del Papa si è poi rivolto nell’odierna solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo alle autorità ecclesiali e civili, agli ambasciatori, ai religiosi e fedeli laici assiepati nella Basilica, porgendo un saluto particolare a Bartolomeo I, il Patriarca ortodosso ecumenico e alla delegazione inviata a Roma.
Quindi prima di imporre loro il Pallio – ricordiamo - una stola di lana bianca, con ricamate piccole croci, simbolo del gregge di Cristo, Benedetto XVI si è rivolto ai nuovi arcivescovi, spiegando che i Palli – che vengono benedetti nella festa di Sant’Agnese - richiamano “il giogo dolce di Cristo” che viene posto sulle spalle:
“È un giogo di amicizia e perciò un ‘giogo dolce’, ma proprio per questo anche un giogo che esige e che plasma. È il giogo della sua volontà, che è una volontà di verità e di amore”.
Pallio che “significa molto concretamente – ha sottolineato Benedetto XVI - anche la comunione del Pastori della Chiesa con Pietro e con i suoi successori”...
“…significa che noi dobbiamo essere Pastori per l’unità e nell’unità e che solo nell’unità di cui Pietro è simbolo guidiamo veramente verso Cristo”.
Infine all’Angelus prima l’omaggio del Papa alla sua diocesi:
“O Roma felix!” si canta, oggi, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di questa Città”.
Poi il grazie di Benedetto XVI in questo giorno speciale per lui e per tutta la Chiesa:
“Sono grato al Signore per la sua chiamata e per il ministero affidatomi, e ringrazio coloro che, in questa circostanza, mi hanno manifestato la loro vicinanza e sostengono la mia missione con la preghiera, che da ogni comunità ecclesiale sale incessantemente a Dio, traducendosi in adorazione a Cristo Eucaristia per accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo”.
(musica Messa)
Mons. Guido Marini: gli Apostoli Pietro e Paolo, "roccia" e "passione" della fede cristiana
◊ La festa con la quale la Chiesa celebra oggi i Santi Pietro e Paolo presenta una liturgia particolarmente ricca. Sul significato dei simboli che la caratterizzano, Tiziana Campisi parlato con mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie:
R. – Si tratta di una solennità molto importante nel corso dell’anno liturgico e mi pare che i due significati principali siano proprio quelli che ci rimandano agli Apostoli Pietro e Paolo: da una parte, l’Apostolo Pietro con il quale confermiamo la nostra fede; dall’altra parte, l’Apostolo Paolo con il quale rinnoviamo la nostra passione, il nostro entusiasmo per l’annuncio del Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, ogni anno, celebrare questa solennità dei santi Pietro e Paolo in un modo poi del tutto particolare, ovviamente, qui a Roma, per l’intera cristianità deve proprio significare questo: riconfermare la propria fede con grande entusiasmo e anche con grande riconoscenza al Signore per il dono che ci è stato fatto, e nello stesso tempo riaffermare anche la nostra precisa intenzione, il nostro desiderio di portare a tutti l’annuncio del Vangelo che salva la vita.
D. – Il rito include l’imposizione del Pallio ad alcuni nuovi arcivescovi…
R. – Il Pallio sta a significare per i presuli una loro particolare autorità e giurisdizione sulle Chiese loro affidate ma questa loro autorità e giurisdizione viene esercitata in comunione con il vescovo di Roma. Il Pallio è proprio il segno di questa comunione degli arcivescovi metropoliti con il vescovo di Roma. Ecco, allora, il motivo e il ricco significato dell’inserimento di questo rito all’interno della solennità dei Santi Pietro e Paolo.
D. – Quest’anno la celebrazione della solennità dei santi Pietro e Paolo si è arricchita con la ricorrenza del 60.mo anniversario di sacerdozio di Benedetto XVI. Come si è inserita nella liturgia?
R. – Nel 1951, proprio il 29 giugno, Papa Benedetto è stato ordinato sacerdote. Proprio per questa coincidenza, quest’anno, si è pensato di dare particolare solennità alla celebrazione così che con la Cappella Sistina sarà presente anche l’Accademia di Santa Cecilia, insieme all’orchestra, verranno eseguite alcune parti musicali molto belle tra cui anche alcune parti della celebre “Messa di Papa Marcello”. Questo per quanto riguarda un po’ l’aspetto bello, solenne, di questa celebrazione, nella quale poi certamente ci sarà un grande invito a pregare per Papa Benedetto, per la sua persona, per il suo Pontificato.
D. – Il 29 giugno: un momento particolare per la Chiesa, soprattutto per quella di Roma. Come farne tesoro?
R. – Noi nei Santi Apostoli Pietro e Paolo vediamo i fondamenti, le colonne della Chiesa di ieri, di oggi, di sempre, che ci rimandano realmente a questa fede di Pietro che viene riconfermata lungo la storia dai suoi successori nella quale ci riconferma oggi Papa Benedetto. Quindi, credo che questa solennità ci parli dell’amore e della fedeltà alla Chiesa, che dobbiamo rinnovare con gioia, con entusiasmo, con grande passione. Io credo che questo sia il grande messaggio che ogni anno, il 29 giugno, viene riproposto a tutti noi. (bf)
◊ Il mondo abbraccia Papa Benedetto XVI che oggi celebra il 60.mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Molti sono i messaggi di auguri e gli omaggi giunti al Pontefice da tutto il mondo. Il servizio di Roberta Barbi:
Era il 29 giugno 1951, quando nel Duomo di Frisinga, l’allora 24.enne Joseph Ratzinger ricevette l’imposizione delle mani da parte dell’arcivescovo di Monaco, Michael Faulhaber. A 60 anni da quel giorno, che segnò l’inizio di una missione pastorale che lo ha condotto fino al Soglio di Pietro, sono in molti a volersi stringere affettuosamente al Papa e rendergli omaggio per questo importante anniversario. A esprimere al Santo Padre la vicinanza dei pastori e dei fedeli di tutto il mondo, che oggi lo ricordano nella preghiera, è il decano del Collegio cardinalizio, cardinale Angelo Sodano, all’inizio della Messa solenne dei SS. Pietro e Paolo:
“Interpreti di questo immenso coro noi oggi ci stringiamo intorno a Lei, posto dallo Spirito Santo a guidare la Santa Chiesa di Dio all’inizio di questo terzo millennio cristiano. Se l’Eucaristia sempre ci unifica, come Ella sovente ci ricorda, oggi ci unifica ancora di più intorno al Successore di Pietro”.
In quella splendida giornata d’estate, insieme con il futuro Papa furono ordinati altri 45 sacerdoti, tra i quali anche suo fratello Georg: il "Ratz-musicale", come lo chiamavano in Seminario, per distinguerlo dal minore Joseph, il "Ratz-bibliofilo". La collega del Programma tedesco della Radio Vaticana, Gudrun Sailer ha raccolto il ricordo personale di mons. Georg Ratzinger di quella giornata così importante e delle aspirazioni di due giovanissimi sacerdoti fratelli e da quel giorno anche confratelli:
(parole in tedesco)
“Mio fratello aveva già conseguito una certa esperienza nel campo della scienza teologica. Era chiaro che la sua vita sarebbe stata la teologia; la mia vita mi portò, invece, verso la musica. Però, non era chiaro fin dove le nostre vocazioni ci avrebbero condotto: all’epoca, per noi la cosa più importante era diventare sacerdoti. Ovviamente, le responsabilità e le funzioni sono molto più difficili per un Papa che per un sacerdote. Comunque, l’ordinazione sacerdotale è il fondamento per l’ordinazione episcopale e per l’elezione al Soglio Pontificio”.
In un messaggio al Papa, anche i Frati Minori della Custodia di Terra Santa hanno voluto manifestare la propria vicinanza e l’augurio di “ogni grazia” al Successore di Pietro, al quale, “seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, rinnovano ubbidienza filiale”. Non sono mancati neppure gli auguri del mondo politico: il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, si è rivolto a nome della nazione al Santo Padre ringraziandolo per la “luminosa testimonianza di profondi valori spirituali e morali e per l’incessante azione in favore della pace e del dialogo tra le nazioni”. Certamente indimenticabile, per Benedetto XVI e per tutti noi, la lettera che al suo indirizzo scrisse dieci anni fa Giovanni Paolo II come omaggio per il 50.mo anniversario del suo sacerdozio, prendendo spunto dalla coincidenza con la solennità dei Santi Pietro e Paolo: “In Pietro risalta il principio di unità, fondato sulla fede salda come roccia del principe degli Apostoli – scriveva – in Paolo l’esigenza intrinseca al Vangelo di richiamare ogni uomo e ogni popolo all’obbedienza della fede […] come non scorgere in queste due componenti anche le coordinate fondamentali del cammino che la Provvidenza ha disposto in Lei, Signor Cardinale, chiamandola al sacerdozio?”.
All'anniversario del Papa dedicato lo spettacolo pirotecnico della "Girandola di Castel Sant'Angelo"
◊ Al 60.mo anniversario di sacerdozio di Benedetto XVI è dedicata in modo speciale la quarta edizione della “Girandola di Castel Sant’Angelo”, lo straordinario spettacolo di fuori pirotecnici che questa sera, dalle 22, illuminerà il cielo del centro di Roma. La Girandola si rifà a una secolare tradizione risalente ai Papi del Rinascimento e più volte descritta da celebri poeti e scrittori, col tempo fissata al 29 giugno. Emanuela Campanile ne ha parlato con Nicoletta Fattorosi Barnaba, esperta di tradizioni romane:
R. – Era veramente una festa importante, che finiva appunto con questi fuochi artificiali magnifici. Pensate che i fuochi artificiali, a Roma, li hanno disegnati, dal ‘500, dei grandi artisti: Michelangelo, Bernini, Fuga, Vanvitelli. Il primo fuoco artificiale è stato fatto nel 1481, per l’elezione di Sisto IV della Rovere; da allora in poi, c’è stata questa grande tradizione romana, perché venivano da fuori per vedere i fuochi e soprattutto la girandola di Castel Sant’Angelo per San Pietro e Paolo. I primi che disegnò Bernini, li fece dopo aver visto l’eruzione dello Stromboli: rimase talmente incantato che volle rifare l’eruzione del vulcano con una girandola. Questa sua fortissima emozione è rimasta scritta, l’ha scritta proprio lui: vedere un fuoco vero, che era quello dello Stromboli, riprodotto poi in una girandola. Quindi, dalla natura all’artificio, che però ci stupisce in entrambi i casi, perché è veramente molto bello. E finire queste feste religiose con una luce simile – il simbolo della luce lo sappiamo tutti qual è – è davvero fantastico.
D. – In nome di una tradizione antichissima...
R. – Esatto. Dobbiamo dire grazie a queste antiche tradizioni, che ci hanno lasciato davvero molto. (vv)
Il primo, storico tweet di un Papa lancia nel web il portale d'informazione vaticano "news.va"
◊ “Cari amici, ho appena dato l’avvio a news.va. Sia Lodato Gesù Cristo, Con le mie preghiere e la mia benedizione. Benedetto XVI”. Con queste parole, ieri pomeriggio il Papa, digitando su un tablet, ha inaugurato il nuovo portale vaticano di informazione. Inizialmente in italiano e inglese, il portale offre da oggi un ricco ventaglio di notizie e servizi multimediali, grazie a una piattaforma sulla quale converge la produzione dei singoli media della Santa Sede: L’Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il Ctv, l’agenzia Fides e il Vatican Information Service, prodotto dalla Sala Stampa Vaticana.
Per la prima volta nella storia, il varo del nuovo portale è stato dato da un Pontefice nel web attraverso un tweet, un segnale lanciato su Twitter, uno dei social network più popolari del momento, con milioni di iscritti.
◊ Lo sviluppo della tecnologia nucleare ha bisogno di uno sviluppo parallelo di una “cultura di sicurezza e incolumità”, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche “nella coscienza pubblica in generale”. È quanto ha affermato il rappresentante vaticano intervenuto alla Conferenza ministeriale dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, svoltasi nei giorni scorsi a Vienna. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Lo spettro della catastrofe della centrale giapponese di Fukushima ha aleggiato sui partecipanti alla recente Conferenza dell’Aiea, dettando l'agenda dei lavori e in particolare la riflessione del rappresentante vaticano, intervenuto per rendere noto il parere della Santa Sede su quello che ha definito “un problema globale”. La crisi innescata a Fukushima dal sisma e dallo tsunami e soprattutto le sue drammatiche conseguenze, dovute alla contaminazione radioattiva di persone, animali, acqua e terra richiede – ha affermato anzitutto l’esponente vaticano – che le autorità impegnate nella crisi nucleare in Giappone procedano con la “massima trasparenza” e “in stretta cooperazione con l’Aiea”. Tuttavia, ha proseguito, il disastro solleva numerose domande. “È legittimo – si è chiesto – costruire o conservare reattori nucleari operativi su territori che sono esposti a gravi rischi sismici?”. E ancora: “La tecnologia di fissione nucleare o la costruzione di nuove centrali atomiche o l’attività costante di quelle esistenti escludono l’errore umano nelle loro fasi di elaborazione, di funzionamento normale o d’emergenza?”. C’è poi la questione dello smantellamento dei reattori nucleari obsoleti che pone ulteriori domande: che ne sarà del materiale nucleare? Cosa e chi sarà sacrificato? Il problema di cosa fare con i rifiuti radioattivi viene semplicemente scaricato sulle spalle delle generazioni future? Gli Stati sono disposti ad adottare nuovi livelli di sicurezza e incolumità? Se è così, chi li controllerà? Domande cruciali dalle quali, ha osservato con realismo il delegato pontificio, discende una considerazione ineludibile e cioè che “senza trasparenza, sicurezza e incolumità non si possono perseguire con diligenza assoluta”. Anche perché, ha soggiunto, “un rischio nucleare pari a zero a livello mondiale è impossibile, considerando che esistono ancora armi nucleari e centrali nucleari attive che devono essere gestite”.
Poiché in gioco vi sono esigenze di massima priorità per ogni essere umano – come la tutela dell’ambiente dall’inquinamento, il rischio di perdita della biodiversità, gli effetti del cambiamento climatico legato alle emissioni di gas a effetto serra e tutto ciò che questo, nel lungo periodo, può avere sulla sicurezza alimentare – il rappresentante della Santa Sede ha invitato Stati e governi a studiare politiche di intervento non solo a livello tecnico ma anche “culturale ed etico”. “Se, nel breve periodo – ha affermato – misure tecniche e legali sono necessarie per la protezione di materiale e di siti nucleari, nonché per la prevenzione di atti di terrorismo nucleare, i cui eventuali effetti devastanti sono veramente difficili da immaginare, allora, sul lungo periodo, sono necessarie anche misure di prevenzione, misure che penetrino nelle più profonde radici culturali e sociali”. “Assolutamente necessari” per la Santa Sede sono dunque “programmi di formazione per la diffusione di una ‘cultura di sicurezza e incolumità’ sia nel settore nucleare sia nella coscienza pubblica in generale”. Con un “ruolo speciale” riservato a dei “codici comportamentali” precisi nel settore nucleare, che alzino al massimo grado la consapevolezza sui “possibili effetti” dell’attività di chi opera nel settore. “La sicurezza – ha chiosato il rappresentante vaticano – dipende dallo Stato, ma soprattutto dal senso di responsabilità di ogni persona”.
Grecia: il parlamento approva il piano di austerità. Scontri e violenze ad Atene
◊ Il parlamento greco ha approvato oggi il piano di austerità da 28 miliardi euro concordato la scorsa settimana con il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europea. I voti a favore sono stati 155, 138 i contrari. La decisione politica è stata preceduta e accompagnata da numerosi scontri ad Atene, con gruppi di manifestanti che hanno cercato di dare alle fiamme un palazzo nella centrale piazza Syntagma. Sulla necessità del piano di austerity greco, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Bordignon, docente di Scienza delle Finanze all’Università Cattolica di Milano:
R. – Questo passaggio è necessario per calmare i mercati, per consentire alla Grecia di rifinanziarsi per altri sei. Poi spero che prevalga un po’ di saggezza e che i governanti europei e il sistema bancario trovino una soluzione un po’ più ragionevole.
D. – Si paventa il fantasma dell’uscita dall’euro: che cosa provocherebbe questa eventualità?
R. – Ci potrebbero essere delle conseguenze che in realtà non siamo in grado bene di valutare, perché da una parte i titoli greci fanno parte di tante banche ed istituzioni europee – soprattutto francesi e tedesche – e quindi ci potrebbe essere un pasticcio di dimensioni colossali per un Paese la cui situazione economica è talmente limitata rispetto al resto dell’Europa che potremmo risolverlo molto facilmente.
D. – Altri Paesi a rischio dell’Europa: anche per esempio l’Italia, perché se ne parla ogni tanto…
R. – L’Italia in un certo senso è messa meglio ed è messa anche peggio. E’ messa meglio, perché la struttura finanziaria economica è molto più solida della Grecia, anche la situazione finanziaria è migliore e anche la nostra economica è migliore: noi non abbiamo un grande deficit a livello internazionale e le nostre esportazioni ancora reggono. Il vero problema dell’Italia è un problema di crescita, perché anche il finanziamento di un debito pubblico molto ampio dipende da quanto reddito produce: si può avere anche un grosso debito, ma ha tanti soldi e quindi i debitori non sono preoccupati del fatto questi soldi vengano restituiti. In Italia, invece, c’è il problema che veniamo da un lungo periodo di bassa crescita e questa rappresenta la nostra difficoltà maggiore. E’ messa per certi aspetti peggio – questo è il vero problema dell’Italia, così come della Spagna – perché l’Italia è di dimensioni semplicemente troppo grandi: rappresenta una delle grandi economie dell’euro e non c’è nessun Paese e nessuna istituzione che potrebbe salvare l’Italia. Quindi noi dobbiamo sicuramente salvarci da noi stessi. (mg)
Pakistan: sarà abolito il Ministero per le minoranze religiose guidato da Shabhaz Bhatti
◊ Sarà presto abolito in Pakistan il Ministero federale per le minoranze religiose. Il provvedimento, che entrerà in vigore il primo luglio, dividerà l’attuale dicastero, decentrandolo nelle province alle quali spetteranno tutte le competenze. Il Ministero era stato guidato fino al 2 marzo da Shabhaz Bhatti, ucciso da integralisti islamici per la sua politica a difesa dei cristiani pakistani che ora, a causa del piano di divisione, temono nuove violenze e persecuzioni. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Shahid Mobeen, pakistano, docente all'a Pontificia Università Lateranense:
R. – Penso che Shabhaz Bhatti sia stato ucciso per la seconda volta: è stato ucciso, la prima volta, fisicamente, dai fondamentalisti e la seconda volta dal governo, con il decentramento del Ministero federale, che a lui era tanto caro e che era una sua opera.
D. – Ma per quale ragione Islamabad ha preso questa decisione?
R. – Ho il sospetto che il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan abbia conseguenze sulla politica regionale. Proprio per questo influisce, secondo me, sulle minoranze del Pakistan.
D. – Frammentare, dividere questo Ministero, cosa significherà per le minoranze e quindi per i cristiani anche?
R. – Ci sono quattro regioni nel Pakistan e ogni regione ha il suo governo, rappresentato da più partiti politici. Il Ministero sarà dato alle regioni e ogni parlamentare regionale prenderà il provvedimento per le minoranze della sua regione. Come sappiamo, le minoranze rappresentano la parte più debole, sia a livello sociale che economico, e quindi questo non promette niente di buono, poiché già la quota del 5 per cento, fatta approvare dal ministro Shabhaz Bhatti, non è stata applicata coerentemente a livello federale. Il sud del Pakistan, e il centro-sud in particolare, sarà il cuore della persecuzione dei cristiani in quella regione. Con il Ministero federale, le minoranze avevano la rappresentanza in parlamento, a livello nazionale, nel gabinetto dei ministri, dove il ministro delle minoranze cercava di difendere i diritti e la promozione delle minoranze e questo non sarà più possibile nella politica nazionale.(ap)
Ginevra: siglato un documento ecumenico in favore del dialogo interreligioso
◊ ''Testimonianza cristiana in un mondo multi-religioso. Raccomandazioni di condotta'', è questo il titolo del documento elaborato dalle tre maggiori organizzazioni cristiane per definire i principi e un codice di comportamento comune nella professione e la testimonianza della fede cristiana in un mondo dove le tensioni interreligiose sono in aumento. Frutto di cinque anni di lavori e di dialogo ecumenico, il documento di cinque pagine è stato presentato a Ginevra dai massimi rappresentati del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) e dell'Alleanza evangelica mondiale (Wae). Un momento ''storico'', è stato affermato dai presenti. Le tre entità includono infatti cattolici, anglicani, protestanti, ortodossi, evangelici, le chiese pentecostali ed indipendenti. Insieme rappresentano circa il 90% dei cristiani nel mondo. Ma cosa afferma il documento? Per il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso della Chiesa cattolica Romana, cardinale Jean-Louis Tauran, il messaggio cristiano deve essere proclamato “ma mai imposto''. Ed è così che il documento sottolinea che la conversione appartiene allo Spirito Santo e che ''la testimonianza cristiana in un mondo pluralistico include il dialogo con persone di diverse religioni e culture''. Il testo riafferma il principio della libertà di religione, che include il diritto a ''professare pubblicamente, propagare e cambiare la propria religione''. Il documento contiene dodici principi della testimonianza cristiana – tra i quali il richiamo all'esempio di Gesù Cristo, il rifiuto della violenza ed il rispetto – e sei raccomandazioni. I cristiani sono ad esempio chiamati a pregare per tutti, a costruire rapporti di rispetto e fiducia con le persone di altre religioni e rafforzare la propria identità e fede religiosa. Le raccomandazioni di condotta sono state elaborate nel corso di una serie di incontri il primo dei quali si era svolto a Lariano, in Italia nel 2006, seguito da un'altro a Tolosa in Francia, nel 2007, e da un ultimo a Bangkok, lo scorso gennaio. (Da Ginevra, Silvana Bassetti)
Inghilterra: la Chiesa promuove la Giornata della Vita nel segno della felicità
◊ “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”. Da questo passo della Lettera di San Paolo ai Romani prende spunto la “Giornata per la vita 2001” del prossimo 31 luglio, promossa dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e che avrà come tema la felicità. “La vera felicità si prova solo grazie al sacramento della Riconciliazione”, ha detto mons. Bernard Longley, responsabile organizzativo della giornata, che “ci rende tutt’uno con Dio, con il prossimo e con noi stessi”. “L’aumento di fedeli che si accostano alla confessione è dovuto proprio al profondo desiderio che ciascuno di noi ha di ritornare a Dio, fonte della felicità”, ha aggiunto il prelato. Per promuovere la giornata, verranno distribuiti 350 mila opuscoli informativi in tutte le parrocchie dell’Inghilterra e del Galles. Saranno, inoltre, diffuse alcune video-interviste particolarmente significative, come quella a mons. Michael Evans, malato terminale. Nonostante la sua malattia, infatti, il vescovo di East Anglia dà una grande testimonianza di fede, dichiarando di voler portare a termine il proprio mandato episcopale e ricordando che “Dio è amore” e che “la malattia può essere una benedizione”. Il 31 luglio, la colletta delle Messe del giorno celebrate nella regione verrà devoluta ai centri di bioetica o ad organismi riconosciuti dalla Chiesa, che tutelano la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Da segnalare che il tema scelto per la “Giornata per la Vita 2011” si richiama alle parole pronunciate da Benedetto XVI durante il suo viaggio apostolico nel Regno Unito nel settembre 2010: in quell’occasione, rivolgendosi agli alunni del St. Mary’s University College, il Papa affermava: “La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”. (M. R.)
Irlanda: no dei vescovi alla minore retribuzione domenicale avanzata dal governo
◊ Ridurre le retribuzioni domenicali inferirebbe un ulteriore colpo al valore della domenica come giorno di riposo e di preghiera, necessario per il benessere fisico e psichico degli individui e delle famiglie. Così la Commissione della giustizia e della pace della Conferenza episcopale irlandese motiva, in una nota, la contrarietà dei vescovi alla nuova proposta avanzata dal Governo per dare una scossa alla traballante economia del Paese. Secondo i vescovi, la decisione è il frutto di una logica che “privilegia considerazioni economiche a scapito del benessere dei cittadini e del bene comune della società”. “Il valore della domenica come giornata della collettività”, si sottolinea in una nota, “è inestimabile. Per noi cristiani è una giornata centrale per praticare la nostra fede”, un giorno sabbatico in cui “ogni lavoro non essenziale dovrebbe essere evitato”. In molte famiglie, infatti, la domenica è l’unico momento per stare insieme. Va poi considerato che la misura penalizzerebbe soprattutto i soggetti con redditi bassi che hanno bisogno di lavorare la domenica per arrivare alla fine del mese: “sarebbe quindi ingiusto”, afferma la nota, “chiedere a queste stesse persone di sostenere ulteriormente i costi della crisi”. Gli eventuali vantaggi ottenuti nel breve termine dalle imprese sarebbero “annullati dai danni nel lungo termine alla società nel suo insieme”. Se è dunque necessario sostenere le imprese con misure ad hoc, come finanziamenti agevolati è altrettanto evidente che non si possono trascurare gli effetti delle misure scelte “sui soggetti più vulnerabili e sul bene comune”. La difesa della domenica come giorno di riposo è, come è noto, al centro di un vasto dibattito in Europa. Uno studio realizzato da «Deloitte Consulting» per conto della Commissione europea, sembra confermare che gli orari di lavoro non-regolari danneggiano il ritmo sociale e portano i dipendenti a essere più stressati e ad ammalarsi facilmente. (M. R.)
Gmg 2011: fervono i preparativi per 25 mila religiosi e per la Via Crucis di Madrid
◊ A meno di due mesi dalla Giornata mondiale della gioventù del 19 agosto, sono oltre 25 mila i religiosi, sacerdoti e seminaristi che stanno ultimando i preparativi per accorrere a Madrid. Riferisce l’agenzia Sir che quasi la metà di essi sono sacerdoti, che oltre ad accompagnare i gruppi di giovani con i quali viaggiano, daranno anche una mano con la distribuzione dell’Eucaristia nelle Messe e con le confessioni. Durante la “Festa del perdono”, che si celebrerà nel Parque del Retiro della capitale spagnola, oltre mille sacerdoti permetteranno ai fedeli di confessarsi in 15 lingue nei circa 200 confessionali installati nel parco. Alcune giovani religiose avranno l’opportunità di un incontro con il Papa nel Monasterio de El Escorial, mentre il 20 agosto Benedetto XVI celebrerà una Messa alla quale parteciperanno oltre 2.000 seminaristi. Inoltre, nella Via Crucis del 19 agosto - uno degli appuntamenti cardine della Gmg spagnola - ci saranno anche egiziani ed iracheni tra i giovani che porteranno la Croce fino a Plaza de Cibeles di Madrid. “Grande è stata la gioia quando abbiamo avuto la notizia dal Pontificio Consiglio per i Laici, che una rappresentanza di 10 nostri giovani porterà la Croce durante una stazione della Via Crucis. Con loro ci saranno anche 10 giovani dall’India”, ha riferito in un intervista mons. Makarios Tewfik, vescovo egiziano di Ismayliah dei Copti. Stessa soddisfazione anche per padre Saad Sirop Hanna, parroco a Baghdad, rapito e torturato per 27 giorni del 2006: “Ci stiamo preparando in modo particolare per questa Via Crucis. In fondo la nostra vita è una Via Crucis quotidiana circondati come siamo da violenza, abuso, mancanza di diritto e di giustizia”. Complessivamente, dall’Egitto partiranno 300 giovani, mentre 86 arriveranno dall’Iraq. (M. R.)
Sudan: la Caritas italiana intensifica gli aiuti in vista dell’indipendenza del Sud Sudan
◊ L’avvicinarsi della divisione del Sud Sudan dal governo di Khartoum, prevista per il 9 luglio e sancita dal referendum del gennaio scorso, ha intensificato gli scontri e le violenze nel Paese, specialmente nella regione del Sud Kordofa. Razzie e bombardamenti hanno causato un numero imprecisato di vittime, mentre oltre 60 mila sono le persone in fuga. I vescovi sudanesi hanno perciò lanciato un appello alla pace e una novena che prenderà il via oggi. “La guerra deve terminare immediatamente. C’è una grande sofferenza tra la popolazione. La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per consentire il ritorno della pace” ha denunciato mons. Michael Didi Adgum Mangoria, vescovo ausiliare di El Obeid, una delle diocesi maggiormente colpita dalle ultime violenze. In questo contesto, Caritas Italiana ha annunciato in un comunicato di intensificare il sostegno a Caritas Sudan, unendosi alla preghiera per la pace dei vescovi locali. La Caritas italiana, già attiva in Sudan con un impegno complessivo di oltre 500 mila euro, ha strutturato un piano di aiuto di urgenza in collaborazione con la rete internazionale Caritas, rivolgendosi alle persone che si spostano da nord a sud e in particolare alle fasce più vulnerabili: donne, minori, anziani. L’intervento, iniziato già in agosto 2010, si è concentrato prevalentemente nella distribuzione di cibo, acqua, kit sanitari, teli di plastica ed altri utensili per alloggi provvisori ad oltre 50 mila sfollati. Per i prossimi mesi sono previsti aiuti massicci nei settori dell’igiene, alimentazione, salute, protezione fisica, educazione di base, attività di peace building e educazione alla risoluzione non violenta dei conflitti. Il programma prevede interventi di ricostruzione e riabilitazione di medio periodo, in particolare nell’ambito delle strutture scolastiche e dell’accesso all’acqua (pozzi, sistemi di distribuzione ecc.). (M.R.)
Comore: tolleranza per i cattolici e fedeli in aumento. La testimonianza di mons. Mahuza Yava
◊ La Chiesa cattolica nelle isole Comore sta crescendo, “si svilupperà e avrà un futuro”. Ad affermarlo è mons. Mahuza Yava, vicario apostolico nell’arcipelago dell’Africa sudorientale, in un’intervista riportata dall’agenzia Zenit durante un suo viaggio in Germania. Sebbene i cristiani nelle Comore non arrivino a seimila, su un totale di 750 mila abitanti, la comunità cristiana convive pacificamente con il 99% musulmano della popolazione, di confessione sunnita. In un momento in cui aumentano le preoccupazioni per la crescita dell'islam estremista, il presule ha dichiarato che le relazioni con i musulmani nelle Comore sono positive dal maggio 2010, quando Papa Benedetto XVI ha elevato la missione cattolica nelle isole allo status di Vicariato Apostolico con un suo vescovo. “Possiamo esprimerci liberamente nella misura in cui non facciamo proselitismo. Se non violiamo l'islam non dobbiamo temere per la nostra vita”, ha aggiunto il presule. “E' un islam tollerante che non ha nulla a che vedere con l'estremismo. Come cristiani siamo ben accettati e tollerati”. La Chiesa è stata in parte accettata come risultato del suo approccio caritativo in un Paese che è uno dei più poveri dell'Africa e dipende fortemente dagli aiuti stranieri. Il vescovo ha avvertito che i cristiani sono stati messi spesso sotto pressione per convertirsi all'islam. “Una donna che sposa un uomo musulmano sarà costretta a convertirsi all'islam se non ha una fede forte”, ha dichiarato. “Allo stesso modo, i bambini cristiani sono esortati alla conversione dagli amici a scuola”. Per il fatto di essere un'esigua minoranza, i cristiani sono perciò molto uniti, come una famiglia, ha sottolineato il presule: “Siamo animati dallo stesso spirito, e siamo una cosa sola nella solidarietà”. Il denaro, ha indicato il vescovo, “va direttamente al budget parrocchiale dei sacerdoti e permette loro di avere ciò di cui hanno bisogno: cibo, trasporti, assistenza medica, vestiario”. Secondo le statistiche vaticane, in una generazione i cattolici nelle isole Comore sono passati da 1.300 a oltre 4.300. (M.R.)
Uganda: prodotti artigianali realizzati dai rifugiati grazie all’aiuto dei Gesuiti
◊ Un corso di formazione per la produzione di prodotti artigianali dedicato ai rifugiati di Kampala. E’ quanto offre il Jrs, il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, nel contesto di un'iniziativa volta ad aiutare i rifugiati urbani a conseguire una maggiore autosufficienza. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides, al primo ciclo del corso hanno partecipato un gruppo pilota di cinque rifugiati, che hanno imparato a realizzare orecchini, collane, braccialetti, ciondoli, cinture, cartoline, borse, oltre ad acquisire competenze nel campo del ricamo, utilizzando materiali locali di facile reperimento, come carta, perle di legno e fibre vegetali. "È stata per noi un'occasione preziosa: anziché regalarci un pesce, ci hanno insegnato a pescare, dandoci semplicemente una lenza. Ora sono pronta per la pesca", ha detto Anastase, una rifugiata rwandese che ha partecipato al corso. Il corso di artigianato è stato organizzato in seguito a una valutazione svolta nel 2010 che ha visto i rifugiati esprimere un desiderio in tal senso. "Come rifugiati, abbiamo bisogno di una formazione che possiamo mettere a frutto nell'attuale situazione. Imparare a produrre articoli di artigianato è la cosa migliore per noi", ha detto un rifugiato. Il programma comprende anche corsi di catering, per parrucchieri, e di sartoria. (M.R.)
Romania: uno spot televisivo per una nuova legge in materia d’adozione
◊ Migliaia di bambini abbandonati entrano uno ad uno nello stadio, l’ultimo però non trova posto. Sullo sfondo un contatore rivela il numero dei bambini presenti, più di 40 mila. Poi il messaggio finale, un appello fatto dalla voce di un bambino: “Voglio anch’io i miei genitori”. Queste le immagini, descritte dall’agenzia Sir, dello spot televisivo trasmesso da alcuni giorni in Romania per la campagna di sensibilizzazione sull’abbandono infantile e sulla difficile legislazione in materia di adozione. Ogni anno, vengono abbandonati in Romania almeno 1.300 minori e solo la metà di questi trova una famiglia, mentre il resto è costretto a vivere negli orfanotrofi. La campagna avviata ha suscitato forti reazioni tra gli spettatori che hanno firmato su Internet una petizione per una nuova legge sulle adozioni più efficiente e corretta. Tra le richieste, una semplificazione della procedura adottiva, per togliere i bambini dai centri di accoglienza e creare dei Tribunali per i minorenni in tutte le regioni della Romania, sul modello di altri Paesi. (M.R.)
Wroclaw (Polonia) e San Sebastián (Paesi Baschi, Spagna) capitali europee della cultura per il 2016
◊ Erano sei le città spagnole che ieri speravano di ricevere il titolo di capitale europea della cultura, insieme con Wroclaw (Polonia) per l’anno 2016: Burgos, Segovia, Las Palmas, Cordoba, Saragozza e San Sebastián. La tensione era forte tra i rappresentanti di queste città quando, dopo anni di lavoro, si sono presentati al Ministero della cultura di Madrid per conoscere il verdetto finale di una giuria di tredici personalità delle quali sette appartenenti alle istituzioni dell’Ue e sei spagnole. Erano le 17.25 quando l’austriaco, Manfred Gaulhoffer, a nome della giuria, ha proclamato l’elezione in favore di San Sebastián. Nella motivazione di questa decisione si diceva che il progetto presentato dalla città vincitrice era eccellente e molto intelligente, in particolare perché si intende mettere in rapporto la cultura con la pace e la convivenza in una città e in un Paese che hanno sofferto tanta violenza. Indipendentemente dai valori oggettivi della proposta di questa candidatura, non sono mancate voci contrarie all’elezione, tenendo conto dell’attuale composizione delle autorità locali appartenenti ad una coalizione che non ha condannato esplicitamente la violenza dell’Eta. Da parte sua, il nuovo sindaco ha dichiarato: “Questo progetto ha impegnato tutte le forze politiche e diventerà un punto d’appoggio per la pace e la normalizzazione del nostro Paese”. E l’Università di Deusto dei Gesuiti, con il suo “Campus” a San Sebastián, ha affermato che fin dall’inizio ha sempre collaborato con il progetto, in particolare a causa di alcuni tra gli obiettivi enunciati, quali l’impegno per la pace ed i valori umani, il plurilinguismo e il dialogo interreligioso e interculturale. Sono numerose le manifestazioni previste per l’anno 2.016. Oltre alle celebrazioni i promotori intendono creare nella città un clima di educazione e condivisione ai valori fondamentali partendo dalla cultura. Come diceva il sindaco precedente “si tratta di un progetto culturale al di sopra di ogni schieramento politico”. Mancano ancora cinque anni fino al 2016 e benché siano state definite tante iniziative e perfino il finanziamento fino all’anno 2020, l’ora della verità inizia proprio adesso una volta approvato il progetto. (A cura di padre Ignacio Arregui)
Napoli: rinvenuta un’immagine di San Paolo del VI secolo nelle Catacombe di San Gennaro
◊ “Una delle figure più intense e ieratiche della tarda antichità”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha commentato sulle pagine dell’Osservatore Romano la scoperta di un’immagine di San Paolo risalente al VI secolo all’interno delle Catacombe di San Gennaro a Napoli. L’immagine, ritrovata inaspettatamente durante l’opera di restauro di una tomba, raffigura l’Apostolo delle genti con le caratteristiche tipiche del filosofo classico, incipiente calvizie e barba scura e riccia, nell’atto di acclamare con la mano destra verso la defunta. “La scoperta di questa immagine paolina, avvenuta durante alcuni interventi coordinati dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, con l’importante apporto dell’arcidiocesi e della comunità napoletana”, aggiunge il porporato, “arricchisce e definisce le nostre conoscenze sull’evoluzione iconografica del principe degli apostoli, iniziata a Roma, agli esordi del IV secolo e diffusa, da quel momento, in tutto il mondo cristiano antico”. “In questo contesto”, afferma il cardinale Ravasi, “la figura di Paolo rappresenta iconograficamente il suggestivo crocevia di cultura e di identità, quella ebrea, quella romana e quella greca, che egli aveva incarnato e che aveva caratterizzato la sua opera e la sua attività missionaria in tutto il Mediterraneo”. L’importante scoperta ribadisce l’importanza della Catacomba di San Gennaro, il più grande e meglio conservato tra i cimiteri sotterranei di Napoli e in particolare dell’area della catacomba riservata all’aristocrazia partenopea del V e il VI secolo. “Nata dalla fusione di ipogei gentilizi, ricavati a quote diverse nel costone tufaceo di Capodimonte tra la fine del II secolo dell’era cristiana e gli inizi del successivo, la catacomba fra il III e IV secolo divenne un cimitero comunitario cristiano”, scrive Carlo Ebanista, ispettore delle catacombe della Campania, e “si propone come uno dei monumenti più interessanti in vista di nuove scoperte e considerazioni storiche e archeologiche del mondo funerario paleocristiano”. (M.R.)
Commando kamikaze in azione nel cuore di Kabul. Almeno 21 morti nell’attacco ad un Hotel
◊ Nuovo sanguinoso attentato dei talebani nel cuore di Kabul. Un commando kamikaze, appoggiato da un gruppo armato, è entrato in azione ieri sera nell’Hotel Intercontinental, frequentato dagli occidentali. La battaglia ingaggiata con le forze di sicurezza locali si è conclusa solo dopo alcune ore grazie all’intervento degli elicotteri della Nato. Il bilancio è di 21 morti, compresi 9 kamikaze. Ma quali sono le conseguenze sulla popolazione afghana? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Simona Lanzoni direttrice progetti nel Paese della Onlus Pangea:
R. – Le condizioni della popolazione non sono cambiate moltissimo negli ultimi dieci anni. Sicuramente sono migliorate, ma c’è ancora molto, troppo da fare. Una delle maggiori paure della popolazione afghana è che in seguito all’exit strategy diminuiranno le risorse economiche dedicate allo sviluppo e al processo di pace. Inoltre, c’è paura anche sul fronte del rispetto dei diritti delle persone – in primis – delle donne. I talebani, che mostrano i loro muscoli con azioni come quelle che hanno compiuto ieri notte all’Intercontinental, fanno capire che bisogna contrattare con loro a tutti i costi: contrattare con loro vuol dire anche andare loro incontro rispetto a tutti i diritti che fino adesso si sono piano piano conquistati, almeno sulla carta – forse non ancora nella realtà giornaliera – e che devono cercare di implementare tutti i giorni.
D. – A rischio, oltre alla condizione della donna afghana, c’è anche il settore dell’istruzione?
R. – Sono tutti legati, perché i talebani – sappiamo bene – che preferisco avere ovunque delle “madrase” e non garantire il diritto allo studio per tutti, bambini e bambine. Non solo, pensiamo anche al fatto che tutte queste “forze insorgenti” sono tra loro concorrenti perché vogliono guadagnarsi il loro piccolo potere locale e territoriale per poi continuare ad espanderlo. Il problema è serio e riguarda la garanzia della pace a livello della società civile.
D. – L’Afghanistan di domani somiglia sempre di più a quello di ieri: c’è pessimismo in questa affermazione e lei la condivide?
R. – Sì, in parte sì. Credo che comunque i talebani dovranno concedere qualcosa per essere istituzionalizzati. In realtà si farà, però, un passo indietro rispetto a quello che si è fatto fino ad oggi. (mg)
Siria, carri armati in villaggi del nordovest
Proseguono le manovre dell’esercito siriano per contrastare la mobilitazione contro il governo del presidente Bashar al Assad. Oggi, secondo alcuni attivisti per i diritti umani, decine di mezzi corazzati dell’esercito sono entrati in alcuni villaggi nel nordovest del Paese. E per gli organizzatori delle manifestazioni di protesta, sono circa mille solo nell’ultima settimana i civili arrestati: la metà sarebbero studenti universitari. Intanto, prosegue il rientro dei profughi siriani dalla Turchia: il numero degli sfollati è stabilmente sotto gli 11 mila, ma molti altri sono accampati con sistemazioni di fortuna in territorio siriano.
Libia
"Potremmo predisporre un commando militare il cui compito sarà quello di assassinare Muammar Gheddafi". E' quanto ha annunciato il ministro della Giustizia del Consiglio nazionale transitorio libico, Mohammed Ibrahim al-Alaqi. L'esponente dei ribelli libici ha inoltre aggiunto che il Cnt "è intenzionato a rendere esecutivo il mandato di cattura emesso dal Corte penale internazionale nei confronti di Gheddafi". Intanto, secondo un'indiscrezione della stampa francese, Parigi ha iniziato a lanciare con i paracadute equipaggiamenti ed armi ai ribelli libici che stanno combattendo contro le forze fedeli a Gheddafi a sud di Tripoli.
Egitto: proteste contro i militari, 14 feriti in piazza Tahrir
In Egitto, proseguono gli scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti radunati al Cairo in piazza Tahrir. Nella serata di ieri, erano stati almeno 14 i feriti tra i dimostranti che chiedevano le dimissioni del maresciallo Hussein Tantawi, capo del Consiglio supremo delle Forze armate che guida provvisoriamente il Paese. Negli scontri erano rimasti feriti anche 25 agenti. Le autorità militari, in un comunicato, avevano condannato gli incidenti, definendoli “un tentativo di destabilizzare il Paese”.
Sudan: firmato accordo-quadro sul Kordofan meridionale
Le autorità del Nord e del sud Sudan hanno raggiunto ieri un accordo sul Kordofan meridionale, Stato petrolifero che si trova nel territorio di Khartoum, e in cui nelle ultime settimane si sono scontrate le truppe delle due parti. L’accordo, ha fatto sapere l’Splm, movimento al potere nel sud, “è un preludio alla fine delle ostilità”, mentre la questione del cessate il fuoco sarà discussa oggi.
R. D. Congo: la missione Onu prolungata di un anno
Nella Repubblica Democratica del Congo, è stato prolungato fino alla fine di giugno 2012 il mandato della missione Onu: tra i compiti dei caschi blu ci sarà la vigilanza sulle elezioni presidenziali previste per il prossimo novembre. Le Nazioni Unite hanno chiesto al governo del presidente Joseph Kabila, che sarà tra i candidati, di assicurare un voto “libero, onesto, credibile, inclusivo, trasparente, pacifico e tempestivo”.
Myanmar, il governo contro Suu Kyi: “Basta fare politica”
La giunta militare del Myanmar ha chiesto alla leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, di “arrendersi alla legge” abbandonando qualsiasi attività politica. La donna, premio Nobel per la pace del 1991, è accusata di diramare comunicati e mantenere aperta la sede del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, messa ufficialmente fuori legge dai militari. La Lega era uscita vincitrice dalle elezioni tenute nel 1990, il cui risultato era però stato annullato dai militari che avevano preso il potere.
La Cina acquisterà parte del debito dei Paesi europei
La Cina acquisterà “certamente, a seconda delle necessità, una certa quantità di debito sovrano” dei Paesi dell’area euro. A dare l’annuncio è stato ieri il premier di Pechino, Wen Jiabao, che ha tenuto a Berlino una conferenza stampa insieme al cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Cuba- Chavez
Dopo le insistenti voci sul preoccupante stato di salute del presidente venezuelano, Chavez, ieri è apparso alla televisione cubana insieme a Fidel Castro. Il capo dello Stato si trova ormai da molti giorni all'Avana, dove il 10 giugno scorso è stato sottoposto ad un’operazione. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 180