Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 28/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli: la comunione che ci lega diventi piena unità
  • Benedetto XVI nomina il cardinale Scola nuovo arcivescovo di Milano. Succede al cardinale Tettamanzi
  • Nomina in Segreteria di Stato
  • Il cardinale Piacenza sui 60 anni di ordinazione del Papa: in lui il sacerdozio ha la freschezza di un cuore giovane
  • I cardinali Rylko e Rouco Varela fanno il punto sulla Gmg a un mese e mezzo dal raduno
  • Mons. Celli sul nuovo portale "news.va": in un colpo d'occhio tutta l'informazione vaticana in tempo reale
  • Un anno fa l'annuncio del Papa del dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Intervista con mons. Fisichella
  • Mons. Travaglino alla Fao: proteggere le aree rurali dei Paesi poveri per diminuire il numero degli affamati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Sudan attende l'arrivo dei caschi blu. L'appello di mons. Mangoria: si torni subito alla pace
  • La "Freedom Flotilla 2" pronta a partire per Gaza. Sale la tensione in Israele
  • "L'Anno Paolino": in un volume della Lev. L'autore, Graziano Motta, ripercorre i dodici mesi dedicati dal Papa all'Apostolo delle genti
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: il governo è pronto ad abolire il Ministero per le Minoranze religiose
  • India: digiuno di massa dei cristiani per chiedere giustizia, uguaglianza e diritti ai dalit
  • Egitto: si moltiplicano gli episodi di violenza contro i cristiani
  • Canada: i vescovi ribadiscono che la Chiesa non condanna mai le persone con orientamenti gay
  • Myanmar: la Chiesa cattolica prega per la pace e la riconciliazione
  • Africa orientale: aperta la plenaria dell’Assemblea dei vescovi nel 50.mo di attività
  • Zimbabwe: la Chiesa nuovamente nel mirino del regime di Mugabe
  • Si è chiuso in Burundi il primo seminario sulla promozione della pace e dei diritti umani
  • Nicaragua. L’arcivescovo di Managua prega per la stabilità del Paese
  • Il Sudamerica celebra la Giornata per la carità del Papa
  • I vescovi degli Stati Uniti e l’energia pulita
  • Cina: la solennità del Corpus Domini come impulso all'evangelizzazione
  • Europa: seminario della Comece sull’integrazione dei rom
  • Ucraina: presentato il Catechismo della Chiesa greco-cattolica
  • Germania: i vescovi presentano un documento sociale sul tema delle pari opportunità
  • Il forte impegno della Chiesa anglicana in favore della tutela del Creato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grecia paralizzata dallo sciopero generale alla vigilia del voto del parlamento sul piano di austerità
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli: la comunione che ci lega diventi piena unità

    ◊   In occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo che ricorrerà domani, una delegazione del Patriarcato ecumenico ortodosso di Costantinopoli ha iniziato oggi la tradizionale visita a Roma, che viene ricambiata dalla Santa Sede in occasione della Festa di Sant’Andrea, Patrono del Patriarcato. I rappresentanti patriarcali sono stati ricevuti in tarda mattinata in Vaticano da Benedetto XVI. Roberta Barbi:

    “Il Dio della pace sia con tutti voi”: con questo saluto che San Paolo, l’Apostolo delle Genti, rivolgeva ai cristiani di Costantinopoli, il Santo Padre ha accolto questa mattina la delegazione del Patriarcato ecumenico ortodosso, presente anche quest’anno a Roma per la solennità dei Santi Pietro e Paolo. Agli Apostoli, ha sottolineato Benedetto XVI, “il Signore Gesù conferì il compito di essere testimoni del Vangelo di Salvezza”:

    “Gli apostoli hanno portato a compimento fedelmente questa missione, testimoniando sino al sacrificio cruento della vita la fede in Cristo Salvatore e l’amore verso Dio Padre”.

    Il Papa ha poi evidenziato come la partecipazione della delegazione a questa occasione esprima la fraternità che unisce la Chiesa di Roma e il Patriarcato ecumenico:

    “L’intima vicinanza spirituale che sperimentiamo ogni volta che ci incontriamo è per me motivo di profonda gioia e gratitudine a Dio. Al tempo stesso, però, la comunione non completa che già ci unisce deve crescere fino al raggiungere la piena unità visibile”.

    L’amicizia tra la Chiesa e il Patriarcato, inoltre è un vincolo solidamente fondato sulla fede ricevuta dalla testimonianza degli Apostoli. Ed è proprio “con la testimonianza comune della verità del Vangelo – ha aggiunto il Pontefice – che potremo aiutare l’uomo del nostro tempo a ritrovare la strada che lo conduce alla Verità”:

    “In un contesto storico di violenze, indifferenza ed egoismo tanti uomini e donne del nostro tempo si sentono smarriti”.

    Il Santo Padre ha poi ricordato con gioia l’impegno condiviso dal Patriarca Bartolomeo I sui temi fondamentali della ricerca della verità, della giustizia e della pace e, nel ricordo del Beato Giovanni Paolo II, ha invitato tutti i fratelli cristiani a partecipare a una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace che si svolgerà il 27 ottobre ad Assisi:

    “Il camminare insieme sulle strade della città di San Francesco sarà il segno della volontà di continuare a percorrere la via del dialogo e della fraternità”.

    Anche il Patriarca di Costantinopoli ha inviato attraverso la delegazione un messaggio al Papa, in cui ha espresso la propria gioia per questo appuntamento annuale in cui si celebrano, scrive, “Pietro, la pietra della fede e Paolo, la lode dell’universo”, se ne ricordano il martirio e la testimonianza di fede. Bartolomeo I ha infine rivolto a Benedetto XVI gli auguri per il 60.mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che ricorre domani.

    inizio pagina

    Benedetto XVI nomina il cardinale Scola nuovo arcivescovo di Milano. Succede al cardinale Tettamanzi

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Milano presentata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, per sopraggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato a succedergli il cardinale Angelo Scola, finora Patriarca di Venezia. Come nuovo arcivescovo metropolita della diocesi ambrosiana, il porporato riceverà domani il Pallio da Benedetto XVI, nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il cardinale Scola sarà a Venezia fino al 7 settembre, come Amministratore apostolico con le facoltà di vescovo diocesano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Voglio vivere questa nomina come uno scambio di amore”: così, il Patriarca di Venezia, Angelo Scola, ha confidato i sentimenti con i quali ha accolto, “in obbedienza”, la decisione del Papa di nominarlo arcivescovo di Milano. Parlando nella sede del Patriarcato, il cardinale Scola ha ammesso che “in questo momento” il suo cuore “è un po’ travagliato”. Da una parte, ha detto, “ci sono il fascino della splendida avventura vissuta” nelle terre di San Marco, “che dura ormai quasi da un decennio, e il dolore per il distacco” dalla comunità dei fedeli di Venezia. Dall’altra, ha soggiunto, “mi aspetta la Chiesa di Milano, quella in cui sono stato svezzato contemporaneamente alla vita e alla fede”. Nella sua prima lettera rivolta alla Chiesa milanese, il cardinale Scola chiede, dunque, al Signore di potersi “inserire, con umile e realistica fiducia, nella lunga catena degli arcivescovi” che si sono spesi per la Chiesa ambrosiana. ''Ho bisogno di voi, di tutti voi, del vostro aiuto – scrive il porporato – ma soprattutto, in questo momento, del vostro affetto”. Dal canto suo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, in una lettera di ringraziamento ai fedeli, si dice “lieto di trasmettere il testimone della guida pastorale” dell’arcidiocesi di Milano al cardinale Scola.

    Numerosi i messaggi di auguri al nuovo arcivescovo di Milano, tra cui quelli del presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. Nel suo scritto, il capo dello Stato si dice certo che il cardinale Scola proseguirà a Milano il proficuo lavoro avviato a Venezia in favore della “reciproca comprensione tra le religioni, basata sui valori dell’accoglienza e del mutuo rispetto”.

    La nomina del cardinale Scola ad arcivescovo di Milano racchiude in sé anche la dimensione del ritorno a casa. Il porporato, 70 anni il prossimo 7 novembre, è infatti nato a Malgrate, piccolo comune sulle rive del Lago di Como, appartenente all’arcidiocesi ambrosiana. Di umili origini, figlio di un camionista e di una casalinga, fin da giovane Angelo Scola ha partecipato all’Azione Cattolica e, ai tempi dell’università, è stato presidente della Fuci milanese. Laureatosi in Filosofia presso l’Università Cattolica, è stato ordinato sacerdote nel 1970, all’età di 29 anni. Ha proseguito gli studi teologici a Friburgo, conseguendo il dottorato in teologia. Impegnato attivamente in “Comunione e Liberazione”, il cardinale Scola ha collaborato alla fondazione della Rivista Internazionale “Communio”, entrando in rapporto, tra gli altri, con Joseph Ratzinger, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar. Nel 1982, è stato nominato professore di Antropologia teologica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, presso la Lateranense.

    L’ordinazione episcopale arriva nel 1991, quando il Beato Karol Wojtyla nomina Angelo Scola vescovo di Grosseto. Il nuovo presule sceglie come motto episcopale un passo tratto dalla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Sufficit gratia tua”, “Basta la tua grazia”. Quindi, nel 1995, il Papa lo chiama a rivestire l’incarico di rettore della Pontificia Università Lateranense e preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su matrimonio e famiglia. Nel 2002, è promosso alla sede patriarcale di Venezia e creato cardinale da Papa Wojtyla nel concistoro del 21 ottobre del 2003. L'anno dopo, da una sua intuizione, nasce il Centro internazionale di studi e ricerche “Oasis”, per l’incontro tra cristiani e musulmani. Il Centro si è costituito in Fondazione nel 2009. Autore di numerose pubblicazioni e membro di numerosi dicasteri vaticani, il nuovo arcivescovo di Milano è stato relatore generale del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia, tenutosi in Vaticano nell’ottobre del 2005.


    inizio pagina

    Nomina in Segreteria di Stato

    ◊   Benedetto XVI ha nominato capo ufficio nella Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato mons. António Ferreira da Costa, finora minutante nella medesima Sezione della Segreteria di Stato.

    inizio pagina

    Il cardinale Piacenza sui 60 anni di ordinazione del Papa: in lui il sacerdozio ha la freschezza di un cuore giovane

    ◊   Un lungo ministero caratterizzato da "profondità della ricerca teologica e dallo zelo apostolico". Con queste parole il presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, si rivolge in un telegramma augurale a Benedetto XVI, alla vigilia del suo 60.mo anniversario di sacerdozio. Si moltiplicano intanto i messaggi di auguri all'indirizzo del Papa per il suo importante traguardo di domani. Roberto Piermarini ha domandato al cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, quanto l’esempio di umiltà e fedeltà gioiosa di Benedetto XVI al servizio di Dio possa contribuire alla santità dei sacerdoti:

    R. – L’esempio del Santo Padre, per di più in un’epoca mediatica nella quale parola ed immagine volano ovunque e in un attimo, in un batter d’ali, è certamente di portata enorme e nel caso di Benedetto XVI mi pare che questo sia fortissimo perché egli è assolutamente naturale. Cioè, la "mediaticità" del nostro Papa è quanto mai incisiva perché egli non è per nulla mediatico, se così possiamo dire, nel senso però della comune accezione dello spettacolo. Il Papa è quello che è e basta: nulla in lui è studiato, non ci sono “atteggiamenti”. E anche il formidabile Magistero, capace di centrare subito il nocciolo delle questioni culturali del nostro tempo e di aiutare la Chiesa a dare le risposte, è porto con grande naturalezza, con grande semplicità: anche le verità più alte. Emana – direi – un senso di pace, dalla sua persona: quella pace che solo Cristo sa dare e che è propria degli uomini liberi, liberi perché radicati nella verità e nell’umiltà. E la gioia, come la nobile semplicità, emergono dalla pulizia interiore, dal nitore interiore e intellettuale. E così, il 60.mo di sacerdozio di colui che tiene le veci di Cristo Buon Pastore, rappresenta un motivo di riflessione salutare certamente per tutti i sacerdoti che partecipano della missione pastorale e anche per tutti i fedeli e per tutti gli uomini di buona volontà, perché possono vedere e meglio comprendere che cosa rappresenti per loro, e accanto a loro, la figura sacerdotale. Auspico che ciò abbia un influsso anche su chi è chiamato e non ha ancora pronunciato definitivamente il suo “sì”.

    D. – Questo anniversario può essere di stimolo per il nascere di nuove vocazioni?

    R. – Sì, certamente. Lo dico con convinzione, anche perché il vero protagonista degli anniversari di questo tipo è Gesù, Gesù sacerdote. La figura umana del sacerdote che viene festeggiato diviene importante perché si coglie così come quell’eterno sacerdozio di Cristo venga trasmesso, venga incarnato per accompagnare le varie generazioni. E quando la persona è come il nostro amato Papa, siamo aiutati a capire meglio il sacerdozio. Così, i giovani – sui quali c’è un particolare progetto del Signore – sono favoriti nello sbocciare di quel “sì” generoso alla proposta che, in questo modo, viene avvertita con più facilità. I giovani chiamati sono di per sé sempre generosi e vogliono fare qualcosa di valido che serva per gli altri. Ma occorre capire – e questa, piano piano, è la maturazione – che se si impegna solo quello che si ha e non se stessi: penso all’obbedienza, penso alla perfetta castità nel celibato, al distacco dal beni creati e da noi stessi... Se non si fosse così, non si darebbe nulla, non si vivrebbe il sacrificio di Gesù e non si potrebbe essere in quella gioia di cui ci da testimonianza ogni giorno il Santo Padre. Chi è chiamato deve capire che si vive il sacerdozio nella misura in cui si sa morire a se stessi, ma in quel morire a se stessi non c’è nulla di negativo ma c’è uno sbocciare ad una vita più vera. Ecco: il Papa, che dopo 60 anni di sacerdozio è sempre più giovane, in questo senso, insegna come si vive il sacerdozio, e questo è molto stimolante per le vocazioni. Il Papa, nel suo vivere, esistensivamente – cioè in modo che prende tutta la sua esistenza, la quotidiana celebrazione della Santa Messa, fa ben comprendere l’espressione di Gesù: “Ignem veni mittere in terra et quid volo nisi ut accendatur?” – “Sono venuto a portare il fuoco in terra e che cosa desidero se non che prenda fuoco, che si accenda?”. Che si estenda questo fuoco dello Spirito Santo e bruci veramente tutta la materia del sacrificio alla nostra umanità, e tutti – soprattutto tutti i consacrati, tutti i sacerdoti – possano diventare una fiamma unica, unita, una fiamma di amore. L’anniversario di questo 60.mo può far comprendere, anzi: fa comprendere a tutti i chiamati al sacerdozio, che non si tratta di essere buoni sacerdoti, come orizzonte; si tratta di essere semplicemente sacerdoti. Che è molto di più che dire “santi” sacerdoti, “buoni” sacerdoti, perché dicendo “sacerdoti”, se è sacerdote in verità, è un altro Cristo, allora. Il Papa questo ce lo ricorda con la sua stessa presenza. “Buoni” significa dare un carattere di moralità alla nostra vita; si tratta piuttosto, invece, di renderci pienamente consapevoli di essere inseriti nel mistero di Cristo per renderlo veramente presente nel mondo di oggi. Io credo che questo anniversario tutto questo ce lo possa ricordare, ce lo possa far brillare davanti agli occhi. E questo è utile e provvidenziale per i sacerdoti: è provvidenziale per i seminaristi, è provvidenziale per tutti quei ragazzi che stanno avvertendo che c’è qualche cosa. Gli occhi di Dio si sono posati sulla loro esistenza per farli suoi amici in modo tutto particolare. Però, è utile anche per tutti gli uomini di buona volontà, perché comprendere che cosa ci stia a fare il sacerdote nel mondo è un arricchimento per tutti. (gf)

    inizio pagina

    I cardinali Rylko e Rouco Varela fanno il punto sulla Gmg a un mese e mezzo dal raduno

    ◊   Grande l’attesa per la XXVI Giornata mondiale della gioventù, ospitata a Madrid dal 16 al 21 agosto prossimo. A fare il punto sulla preparazione sono stati stamane nella Sala stampa vaticana il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, insieme con il direttore della Comunicazione della Gmg 2011, Yago de la Cierva. Il servizio di Roberta Gisotti:

    (Musica Gmg)

    “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, il motto della Gmg 2011, di cui è stato presentato un video a preannunciare un incontro festoso per centinaia di migliaia di giovani chiamati da tutto il mondo a Madrid. Un evento davvero importante per la Chiesa universale alla quale Benedetto XVI ha invitato i giovani cattolici, ma anche quelli esitanti e dubbiosi nella fede o non credenti, perché il fine di ogni Gmg è l’evangelizzazione, ha ricordato il cardinale Stanisław Rilko:

    “Questa insistenza sull’importanza della fede non vuol dire assolutamente che la Chiesa sia indifferente di fronte ai tanti gravi problemi che affliggono i giovani d’oggi. Al contrario!”

    Giovani, non solo i destinatari ma i protagonisti delle Gmg:

    “La Chiesa insegna, dunque, a guardare le cose più a fondo, senza mai perdere di vista l’essenziale. Ogni Gmg è un’esperienza straordinaria di una Chiesa amica dei giovani, partecipe dei loro problemi, una Chiesa che si pone a servizio delle giovani generazioni".

    Giovani che stanno rispondendo alla chiamata del Papa da ogni parte del mondo:

    “La Gmg di Madrid si annuncia come un evento particolarmente significativo anche se osserviamo le cifre”.

    440 mila gli iscritti a tutt’oggi dai cinque continenti, 1300 anche dall’Oceania, una cifra record rispetto ai tempi della preparazione. Quattordicimila i sacerdoti che li accompagneranno e 744 i vescovi, 24 mila i volontari impegnati nei vari servizi, 250 i luoghi per le catechesi, pronunciate in 30 lingue e 700 mila le copie di YOUCAT, il catechismo per i giovani, in 6 lingue.

    “Ogni Gmg è una grande semina evangelica, è un dono da accogliere con gratitudine e con vivo senso di responsabilità”.

    Grande l’attesa per l’arrivo del Santo Padre giovedì 18 agosto a Madrid, dove nella Piazza de Cibeles lo attenderanno i giovani della Gmg; poi il venerdi la Via Crucis per le strade della capitale spagnola e molti altri incontri anche al sabato prima della Messa conclusiva della Gmg domenica 21.

    “La preparación de la Jornada ha llegado a su punto final…”
    “La preparazione della Giornata – ha aggiunto il cardinale Rouco Varela, arcivescovo di Madrid – è giunta ormai al suo punto finale, più profondo, di quella che rappresenta un’esperienza ecclesiale incentrata sull’incontro dei giovani con il Signore, nei giorni in cui il Papa presiederà questo grande atto” “per vivere insieme quello che la Chiesa celebra: la presenza di Cristo in mezzo a loro e quindi la sua missione e la sua responsabilità di mostrarlo al mondo e in questo caso ai giovani che saranno presenti alla Giornata e attraverso di loro a tutti gli altri giovani del mondo”. (mg)

    inizio pagina

    Mons. Celli sul nuovo portale "news.va": in un colpo d'occhio tutta l'informazione vaticana in tempo reale

    ◊   Sarà in rete a partire dal pomeriggio, con un twit inviato dal Papa sulla rete Internet il nuovo portale "news.va". Da domani, festa dei Patroni di Roma, i Santi Pietro e Paolo, e 60.mo del sacerdozio di Benedetto XVI, sul nuovo sito sarà possibile trovare tutte le principali notizie trasmesse dalla Radio Vaticana, stampate da L’Osservatore Romano, dall’Agenzia Fides e filmate dal Centro Televisivo Vaticano. Il portale sarà in italiano e inglese. Dopo l’estate in spagnolo, poi in francese e portoghese. Alla vigilia del lancio in rete di "news.va", Luca Collodi ha intervistato mons. Claudio Maria Celli presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:

    R. – Il nuovo portale è un portale multimediale, nel senso che chi vi accede potrà leggere le notizie, potrà ascoltare i programmi della Radio Vaticana, potrà seguire filmati on demand su avvenimenti già passati, oppure in determinate occasioni seguire in streaming, e quindi in diretta, le cerimonie del Santo Padre. Una presenza, dunque, multimediale.

    D. – Non si tratta di una nuova testata giornalistica della Santa Sede...

    R. – Esattamente. Questo sarà solamente un "aggregatore", se posso usare questo termine, nel senso che noi presenteremo quelle notizie, le più importanti notizie, che poi si possono trovare su L’Osservatore Romano, nei programmi di Radio Vaticana, nel Vatican Information Service o nell’Agenzia Fides della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Quindi, noi non faremo altro che mettere insieme con un’opportuna presentazione le notizie che già sono presenti negli altri media vaticani.

    D. – Possiamo definire questo "news.va" una piattaforma per orientare chi naviga in rete e che voglia interessarsi della Santa Sede?

    R. – Io ritengo che questa sia la cosa positiva: noi anzitutto prendiamo le notizie dai singoli media vaticani e loro mantengono una totale autonomia. Quindi, L’Osservatore Romano continuerà a pubblicare, la Radio Vaticana avrà i suoi programmi e così le altre fonti di informazione legate alla Santa Sede. Per chi, però, vive lontano specialmente, per il quale è difficile potere entrare in contatto con le altre realtà, è più facile avere tutto a disposizione in questo unico sito. Poi, posso già darle questa prima notizia: per la prima volta nella storia un Papa annuncerà sulla rete Twitter l’apertura del sito "news.va" e invierà la sua benedizione. Oggi pomeriggio, quindi, il Centro Televisivo Vaticano filmerà questo importante momento mediatico, quando Benedetto XVI invierà un twit con un suo messaggio beneaugurante. (ap)

    inizio pagina

    Un anno fa l'annuncio del Papa del dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Intervista con mons. Fisichella

    ◊   Un anno fa, Benedetto XVI, durante la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, annunciava l’intenzione di voler creare un nuovo Pontificio Consiglio con il compito di "promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio", ma che stanno vivendo una sorta di "eclissi del senso di Dio". Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nasceva poi nel settembre 2010 con la Lettera Apostolica Ubicumque et semper. A un anno da quell’annuncio del Papa, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del nuovo dicastero, traccia un bilancio dei primi mesi di lavoro. L’intervista è di Fabio Colagrande:

    R. – Intenso lavoro e grande entusiasmo. Io penso che con questi due temi si possa riassume un po’ questo anno, dal momento in cui il Papa annunciava un anno fa il suo desiderio di istituire un Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Direi che, in quest’anno, da una parte abbiamo realizzato la struttura – ormai il dicastero è quasi al completo – e dall’altra parte si è incrementato l’entusiasmo. All’inizio, forse, avevamo un po’ di incertezza per la strada da seguire, mentre adesso notiamo l'entusiasmo per il Magistero del Papa e soprattutto per la risposta estremamente positiva che viene da tantissime parti del mondo: di interesse, di partecipazione... Io non ho mai assistito, devo essere sincero, a un’attesa così profonda, che per alcuni versi mette anche un po’ a disagio.

    D. – Possiamo dire che il vostro compito è un compito di cui si sente un gran bisogno spirituale…

    R. – L’istituzione di questo Pontificio Consiglio è uno dei frutti più maturi del Concilio Vaticano II. L’anno prossimo saranno 50 anni dall’apertura del Concilio ed è sufficiente riprendere tra le mani il discorso iniziale del Beato Giovanni XXIII, nel quale ripetutamente il concetto che esprime è quello che la Chiesa deve riprendere ad annunciare il Vangelo con miglior forza, facendosi capire dall’uomo contemporaneo. Abbiamo, in questi 50 anni, tanti segnali: penso all’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e al Sinodo del ’74 proprio sul tema dell’evangelizzazione. Penso a tutto il Magistero di Giovanni Poalo II che, per primo, nel 1979 ha forgiato l’espressione “nuova evangelizzazione”. E poi penso al gesto profetico di Benedetto XVI con il nuovo dicastero. Tutti questi fatti messi insieme costituiscono, direi, un tessuto nella vita della Chiesa che consente di dire realmente è un’esigenza spirituale, ma anche un’esigenza profondamente pastorale. Si sente il bisogno da parte di tanti delle nostre chiese particolari, dei movimenti antichi e nuovi, di dover intraprendere la strada per annunciare di nuovo, e con maggior credibilità e convinzione, il Vangelo di sempre.

    D. – All’inizio della prima Plenaria del vostro dicastero – che si è svolta nel mese di maggio – Benedetto XVI vi ha invitato a delineare un progetto e in particolare vi ha invitato a farvi carico della formazione per le nuove generazioni. Questa è una pista di lavoro importante per il vostro dicastero…

    R. – Fondamentale. Il Papa ha detto di costruire un progetto, ma di renderlo anche evidente con dei segni. Questo dicastero ha già ormai in programma alcuni segni che saranno pubblici e quindi renderanno evidente anche il progetto sotteso. Dobbiamo anche essere, però, rispettosi dell’avvenimento che sarà molto importante per noi: la convocazione, nell'ottobre del 2012, di un Sinodo proprio su questo tema: “La nuova evangelizzazione e trasmissione della fede”. In questo momento, si deve evidenziare che alla nuova evangelizzazione si sta lavorando già da diverso tempo: noi non siamo al punto zero, ma siamo in un cammino che costantemente progredisce e continua. Dobbiamo cercare di dare un’unità a tutto questo e soprattutto dare un fondamento che costituisca anche l’obiettivo per la Chiesa dei prossimi decenni. Ma lo dobbiamo fare ascoltando anche le Conferenze episcopali, ascoltando anche tutte quelle realtà ecclesiali – antiche e nuove – che in questi decenni si sono rimboccate le maniche ed hanno realmente messo in atto metodologie di nuova evangelizzazione ed anche con grande risultati. Uno dei temi fondamentali si basa su un assunto: non si può fare nuova evangelizzazione se non ci sono nuovi evangelizzatori. Desideriamo allora dare dei segni alla Chiesa della presenza di nuovi evangelizzatori, per suscitare un ulteriore entusiasmo e per rinnovare lo spirito missionario, che deve essere presente poi nelle nostre comunità particolari, nelle nostre Chiese locali. (mg)

    inizio pagina

    Mons. Travaglino alla Fao: proteggere le aree rurali dei Paesi poveri per diminuire il numero degli affamati

    ◊   Proteggere i diversi ecosistemi agricoli dei Paesi poveri e l’accesso alle risorse idriche perché si possa lottare con più efficacia contro la fame e sostenere “coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito”. È una delle affermazioni dell’arcivescovo Luigi Travaglino che in queste ore, nella sua veste di osservatore permanente, tiene alla sede Fao di Roma il suo intervento alla 37.ma sessione della Conferenza dell’agenzia Onu. Mons. Travaglino auspica che la Fao possa rilanciarsi nel suo impegno internazionale con “rinnovato vigore”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Una struttura agile ed armonica, che opera a servizio degli affamati in costante sussidiarietà rispetto all’azione dei governi”. La Fao del ventunesimo secolo dovrebbe essere questo, secondo l’opinione della Santa Sede. Davanti al neodirettore dell’agenzia Onu, José Graziano da Silva, e ai delegati riuniti a Roma, mons. Tramaglino ha messo a confronto il lavoro della Fao nel contesto della crisi mondiale, che sta condizionando da anni l’economia mondiale. Crisi, ha osservato, vuol dire “insicurezza alimentare”, che pesa enormemente su chi già prima pativa miseria e denutrizione, senza contare i danni arrecati dalle catastrofi naturali. Il rappresentante pontificio è andato al sodo, soffermandosi sulla tutela del lavoro agricolo, dal quale dipende gran parte della sussistenza di molte nazioni povere. “Come ha evidenziato la recente crisi alimentare – ha affermato – sembra finalmente emergere con maggiore forza l’idea che all’agricoltura spetta un ruolo centrale nel più vasto ambito dell’attività economica, un ruolo strategico, capace di dare anche un sostanziale apporto ad una crescita realmente sostenibile”. Mons. Travaglino ha parlato di “protezione dei diversi ecosistemi agricoli, condizionati dalla variabilità e dai mutamenti climatici”. E non ha taciuto “le preoccupazioni per la crescente diminuita disponibilità di acqua sia per l’uso agricolo sia per il consumo umano, che mette a serio rischio – ha denunciato – l’obiettivo di adeguati livelli di sviluppo”.

    C’è poi la riflessione legata al ruolo, definito “crescente”, delle nuove tecniche di lavorazione agricola e al sostegno che le stesse ricevono sia nella fase di produzione sia in quella di utilizzo e di commercializzazione degli alimenti. Citando Benedetto XVI, mons. Travaglino ha ribadito che “un’ordinata ricerca che voglia rafforzare la produzione agricola in ragione di una domanda crescente di cibo non può dimenticare le ragioni della sicurezza degli alimenti e quindi la salute dei consumatori, come pure della sostenibilità della produzione agricola, e cioè la protezione ambientale”. Più ancora delle tecniche, va sostenuto l’elemento umano: la “donna rurale”, ha asserito l’osservatore della Santa Sede, gioca un “ruolo centrale” in questo orizzonte, perché è al centro dello sviluppo della famiglia e di un’intera comunità.

    La Fao dunque, ha detto ancora mons. Travaglino, deve “concorrere nel promuovere nelle aree rurali infrastrutture, la presenza delle istituzioni, come pure adottare non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni delle popolazioni beneficiarie”. Tuttavia, regole e politiche servono a poco se non sono sorrette da “spirito di servizio e di solidarietà”. Di questo, ha affermato il presule, deve tener conto la Fao nel suo “processo di riforma già avviato” che la riguarda. “L’attenzione degli Stati membri, come pure quella della società civile nelle sue preziose forme di organizzazione, deve rivolgersi – ha insistito l'osservatore vaticano – agli impegni che la Fao è chiamata a svolgere nel presente e nel futuro immediato verso le diverse regioni del mondo; impegni che chiedono uno sforzo supplementare perché si possa procedere con la dovuta attenzione ad affrontare i problemi e le esigenze degli ultimi, nel nostro caso quanti soffrono per la fame e la malnutrizione e, più in generale, coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il momento più importante della mia vita: sessant'anni fa, il 29 giugno 1951, Joseph Ratzinger veniva ordinato sacerdote.

    Un impegno straordinario per proseguire il cammino del dialogo: nell'informazione vaticana, il messaggio del Papa alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli per la festa dei santi Pietro e Paolo.

    Il primo twit di un Papa: sul nuovo portale della Santa Sede intervista di Mario Ponzi all'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.

    Pietro ha superato il sole e Paolo la luna: in prima pagina, Manuel Nin sulla festa dei santi apostoli nella tradizione siro-occidentale.

    In cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, Fabrizio Bisconti e Carlo Ebanista sull'annuncio - da parte della Pontificia Commissione di Arte Sacra - della scoperta nella catacomba di san Gennaro a Napoli di un'immagine dell'apostolo Paolo risalente al VI secolo.

    Pietro a Roma è scolpito nella roccia: Carlo Carletti sul risveglio di interesse per una questione avviata nell'Ottocento.

    Per una cultura della responsabilità: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla Conferenza ministeriale dell'Aiea.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il Sudan attende l'arrivo dei caschi blu. L'appello di mons. Mangoria: si torni subito alla pace

    ◊   In Sudan, un appello per una pace immediata è arrivato oggi dal vescovo ausiliare di El Obeid, mons. Michael Didi Adgum Mangoria. E ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha deciso di inviare 4200 caschi blu nella regione petrolifera di Abyei, contesa tra il governo di Khartoum e il sud del Paese, che il 9 luglio dichiarerà la sua indipendenza. Sulla portata storica e simbolica di questa scadenza, Davide Maggiore ha intervistato il professor Pierluigi Valsecchi, docente di Storia dell’Africa all’Università di Pavia:

    R. – Il Sud Sudan è la prima nazione africana che nasce in confini diversi da quella che era stata una colonia europea. Tutti gli altri Paesi africani ripercorrono i confini di ex colonie europee. Un elemento ripreso nella carta fondativa dell’organizzazione dell’Unità africana per evitare una serie di processi conflittuali, che si erano aperti al momento dell’indipendenza, però il processo che ha condotto questo Paese all’indipendenza si è realizzato attraverso un accordo di compromesso.

    D. - Quali sono le poste in gioco più importanti nella contesa tra i due nuovi Stati?

    R. - Ci sono problemi geopolitici legati agli equilibri in tutta questa grande regione, nel Corno d’Africa, dell’Africa orientale. Ci sono poi altre poste importanti. Un problema che si sta ponendo già ora è quello relativo ai confini fra i due nuovi Paesi. Il confine fra sud e nord non è tanto una linea dritta quanto un’area di transizione abitata da gruppi o favorevoli all’aggregazione con il nuovo Stato del Sud, oppure a mantenere il rapporto col nord. Non dimentichiamo che queste aree sono comunque aree petrolifere e effettivamente anche la definizione del confine può determinare il controllo di porzioni importanti della risorsa petrolifera da parte del nord o del sud.

    D. - Il governo di Khartoum dopo la secessione sarà più forte o più debole?

    R. – L’indipendenza della parte meridionale del Paese mette in discussione tutta la realtà nazionale sudanese quale entità statuale omogenea, con una forma di equilibrio che dopo l’indipendenza del Sud non venga ridiscusso anche nelle altre componenti del Paese. Tutto dipenderà da come effettivamente il Sudan riuscirà ad affrontare questo colpo alla dimensione e all’immagine nazionale. Per certi aspetti, la secessione del Sud può contribuire a una definizione di maggiore omogeneità del resto del Paese.

    D. – Quali sfide dovrà affrontare il neonato governo sudista?

    R. – Il Paese che nasce è un Paese relativamente marginale, piccolo, debole: non ha sbocco al mare, controlla una risorsa importante come il petrolio il cui sfruttamento però sfugge quasi completamente alla struttura del neonato Stato del Sud Sudan. Si è andato definendo in contrapposizione al Nord, ma contrapposizioni di tipo etnico regionali sono molto forti.

    D. – C’è il rischio, viste le tensioni delle ultime settimane, che tra Nord e Sud riesploda il conflitto armato?

    R. – Apparentemente, nelle zone di frontiera è già in atto, se non altro un consolidamento delle opposizioni. E’ uno di quei focolai di tensione che non possono non chiamare in causa il rapporto fra i due Stati anche in maniera conflittuale.(bf)

    inizio pagina

    La "Freedom Flotilla 2" pronta a partire per Gaza. Sale la tensione in Israele

    ◊   Cresce la tensione nel Mediterraneo a causa della “Freedom flottiglia 2”, che partità nei prossimi giorni da Creta alla volta della Striscia di Gaza. Il gruppo di almeno 350 attivisti vuole rompere il blocco navale imposto da Israele per motivi di sicurezza, portando a Gaza generi di prima necessità alla popolazione locale. Intanto, si teme che possa ripetersi il bagno di sangue del 31 maggio 2010, quando i militari israeliani cercarono di fermare una nave diretta a Gaza, causando la morte di nove attivisti turchi. E c’è da segnalare una spaccatura netta in seno al governo dello Stato ebraico: da una parte il premier Netanyahu, che ha autorizzato i giornalisti locali e stranieri a salire sulle navi militari israeliane allo scopo di assicurare la massima trasparenza e una credibile copertura degli eventi. Dall’altra, il ministro degli Esteri Lieberman, che lamenta la presenza a bordo di terroristi "alla ricerca di violenza e spargimenti di sangue''. In che modo una gestione negativa di questo evento potrebbe compromettere la tenuta del governo israeliano? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali:

    R. - In gioco, secondo me, c’è molto di più che la stessa tenuta del governo che è fragile ormai da tempo. La vera partita è quella che si gioca in vista di settembre, quando ci sarà all’Onu il voto sullo Stato palestinese, che l’Autorità palestinese intende portare avanti. Netanyahu è molto preoccupato da questo voto e teme che un precipitare della situazione sulla questione della Flottiglia, sulla falsariga di quanto accaduto l’anno scorso, possa portare a conseguenze internazionali pesanti nei confronti di Israele. Di qui, la spaccatura anche all’interno del governo, dove Lieberman è su una posizione molto più oltranzista per la difesa del blocco a Gaza a tutti i costi.

    D. - Anche l’Amministrazione Obama ha scongiurato un nuovo disastro umanitario esortando le parti alla moderazione. Verrà ascoltata questa presa di posizione così forte di Washington?

    R. - Io credo che non si ripeterà comunque lo scenario dell’anno scorso, c’è molta prudenza. L’anno scorso la situazione scappò di mano un po’ a tutti. Credo che quest’anno ci sarà molto più un confronto di tipo dimostrativo. Lo stesso governo israeliano ha dato nei giorni scorsi alla Marina il mandato di fermare la flottiglia, ma cercando in ogni modo di evitare lo scontro. Anche la situazione sul campo a Gaza è un po’ diversa, dopo l’apertura del valico di Rafah. Per cui, questo tipo di operazione credo che sarà molto più simbolica, o almeno, tutto lascia pensare che tutti cercheranno di evitare uno scontro del tipo di quello dell’anno scorso.

    D. - I maggiori timori di violenze, secondo alcuni, sarebbero legati a un battello acquistato da una ong giordana, sul quale dovrebbero viaggiare attivisti giordani, palestinesi e yemeniti. E’ un’ipotesi realistica o solo propaganda?

    R. - Certamente, anche all’interno della Flottiglia c’è chi probabilmente mira anche a un confronto di tipo aperto con le forze militari israeliane. Però, non dimentichiamo che ci sono anche le altre nove barche con a bordo molti attivisti provenienti dagli Stati Uniti, e anche cittadini israeliani. Leggevo che il 30% delle persone a bordo sono ebrei. Tutto lascia pensare, comunque che - anche se davvero, come dice Israele, è possibile che dentro ci sia qualcuno che vuole cavalcare in maniera violenta questa occasione - questi siano comunque una presenza marginale. Il grosso è costituito da pacifisti e anche da molti operatori del mondo dell’informazione. Lo stesso quotidiano Ha’aretz, che è uno dei più importanti quotidiani israeliani, ha a bordo una delle sue giornaliste di punta. E’ davvero difficile, credo, che la situazione possa scappare di mano come l’anno scorso.(ma)

    inizio pagina

    "L'Anno Paolino": in un volume della Lev. L'autore, Graziano Motta, ripercorre i dodici mesi dedicati dal Papa all'Apostolo delle genti

    ◊   Una documentazione completa delle celebrazioni dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI tra il 2008 e il 2009 per celebrare il bimillenario dalla nascita dell’Apostolo delle Genti, è raccolta nel volume di Graziano Motta, intitolato proprio “L’Anno Paolino” ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il libro dedica un’attenzione particolare agli eventi che hanno riunito il mondo cattolico intorno alla figura di San Paolo, protagonista della nuova evangelizzazione, come racconta l’autore al microfono del nostro collega, Rosario Tronnolone:

    R. – L’Anno Paolino viene indetto da Sua Santità Benedetto XVI perché viene intuito il valore di San Paolo nel grande disegno della nuova evangelizzazione delineato all’epoca del Concilio, che Papa Paolo VI aveva concretamente proposto, ma che ha avuto poi in Giovanni Paolo II una sua esplicita proposizione continua: è lui che parla per primo in termini espliciti della nuova evangelizzazione. E chi, se non San Paolo, poteva essere il protagonista della nuova evangelizzazione che oggi la Chiesa avverte essenziale, indispensabile, urgente per la realtà occidentale soprattutto? E questo discorso vale anche per l’Europa orientale cristiana, che sta vivendo un momento di grande disorientamento. Quando l’arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale di Montezemolo, propone al Papa la figura di San Paolo come protagonista straordinario della nostra esperienza di fede, di insegnamento della dottrina, e ne parla al Papa, questi ne è entusiasta, come racconterà più volte il cardinale di Montezemolo durante le celebrazioni dell’Anno Paolino. Il Papa coglie subito l’idea di celebrare San Paolo proprio nella consapevolezza che l'Apostolo sia il personaggio che nell’areopago di oggi possa essere lo stimolo catalizzatore, entusiasmante propulsore della nuova evangelizzazione.

    D. – Il Papa tra l’altro aveva sottolineato nel momento dell’indizione dell’Anno Paolino una delle intenzioni che gli erano più care, rispetto a questo anno, e cioè l’aspetto dell’ecumenismo, che è così importante in San Paolo...

    R. – Erano i due aspetti che lui ha messo in evidenza subito. La prima esigenza che avvertiva era di far conoscere meglio il pensiero di San Paolo dal punto di vista dottrinale. Questo è il primo obiettivo dell’Anno Paolino. Il centro propulsore è la Basilica di San Paolo, che ha avuto un ruolo, che ha sviluppato grazie anche ai monaci benedettini, nel portare avanti la ricomposizione dell’unità dei cristiani. E questi due binari sono stati quelli che hanno accompagnato l’Anno Paolino, dalla sua preparazione fino al suo compimento e al dopo, perché proprio noi altri abbiamo visto – e questa è la ragione di questo libro – la straordinaria ricchezza di eventi che ha prodotto questo Anno anche dal punto di vista ecumenico. Chiamato dal cardinale di Montezemolo, con il quale ho avuto una frequentazione per moltissimi anni, come collaboratore per la comunicazione - e sono stato posso dire uno dei collaboratori più stretti in tutti i momenti della giornata - ho annotato quanto ho potuto di quello che il cardinale stesso ha messo in moto nel mondo. Evidentemente, ci sono state delle città che hanno vissuto con particolare attenzione l’evento: le città paoline per nome per esempio, come San Paolo del Brasile, o importantissime come Damasco, essendo legata a San Paolo come momento straordinario di fede. Le mie annotazioni servivano anzitutto per il notiziario che la Basilica di San Paolo fuori le Mura redigeva tutti i giorni. Lo preparavo dal punto di vista contenutistico e veniva diffuso poi via Internet. Raccoglievamo, e raccoglievo in particolare, tutte le iniziative che si svolgevano in queste città paoline importanti. Che cosa non ha fatto Malta, per esempio! Un qualcosa di straordinario. Come pure San Paolo del Minnesota, tanto per citare un'altra località. E non parliamo delle diocesi paoline d’Italia. Questo è stato un aspetto della celebrazione paolina. L’altro è stato un fervore di pubblicazioni, di conferenze. Le conferenze non si contano: ce ne sono state in San Paolo importantissime e ne è stato l’iniziatore il cardinale Ravasi, come presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Poi Università, libri, lezioni, settimane bianche... L’Anno Paolino ha inoltre generato il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. (ap)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Pakistan: il governo è pronto ad abolire il Ministero per le Minoranze religiose

    ◊   Il governo del Pakistan è pronto ad abolire il Ministero Federale per le Minoranze religiose, frammentandolo in “divisioni” che saranno decentrate nelle province pakistane. Le competenze del Ministero saranno dirottate, dunque, dal livello federale a quello provinciale, secondo un piano di “devolution” che toccherà altri Ministeri federali. Nel mondo politico pakistano, il provvedimento, salvo variazioni dell’ultimo minuto, entrerà in vigore il 1° luglio e significherà “cancellare dall’agenda del governo centrale i temi legati ai diritti delle minoranze”, notano fonti dell'agenzia Fides nella comunità cristiana, esprimendo delusione e preoccupazione. “In tal modo – proseguono le stesse fonti – si uccide il compianto ministro Shabhaz Bhatti una seconda volta: la prima volta è stata la sua eliminazione fisica, la seconda è eliminare il suo progetto e la sua eredità politica, per cui tanto si è impegnato”. Il progetto di eliminare un dicastero divenuto “scomodo” era già presente nel rimpasto annunciato a febbraio 2011, ma poi l’abile manovra di Shabhaz Bhatti, che aveva ottenuto il pesante sostegno del Segretario di stato Usa Hillary Clinton, aveva scongiurato quell’ipotesi, ampiamente circolata anche dopo la morte di Bhatti. La mancata menzione del Ministero per le minoranze nella legge Finanziaria del 2011-2012 presentata dal governo un mese fa, che l’aveva lasciato senza fondi dandogli di fatto una funzione puramente decorativa, è stata il passo preparatorio all’abolizione definitiva del Dicastero dal gabinetto federale. L’attuale Ministro di Stato per le Minoranze (una sorta di vice-ministro), il cattolico Ackram Gill ha protestato vivacemente contro l’abolizione: nei giorni scorsi Gill ha guidato una delegazione di parlamentari e politici in un colloquio con il Primo Ministro Raza Gilani e ha anche organizzato una manifestazione di protesta fuori dal Parlamento. Anche la Commissione permanente del Parlamento pakistano per gli Affari delle Minoranze ha espresso ferma opposizione al provvedimento che attua il decentramento. Nei giorni scorsi, fedeli cristiani e indù hanno organizzato conferenze stampa e incontri pubblici chiedendo un ripensamento del governo. Un sacerdote di Lahore afferma: “Siamo delusi e amareggiati. In tal modo i diritti dei cristiani saranno messi ulteriormente nel dimenticatoio e spariranno dall’agenda politica nazionale. Resteremo ancor più indifesi. Per i fondamentalisti sarà un ‘via libera’ a nuove aggressioni, violenze e persecuzioni contro i cristiani”. (R.P.)

    inizio pagina

    India: digiuno di massa dei cristiani per chiedere giustizia, uguaglianza e diritti ai dalit

    ◊   Sarà un digiuno che cadrà in un momento politico di rara importanza per le minoranze religiose e per tutta la società indiana: come riferito all’agenzia Fides da fonti locali, i cristiani dell’India hanno annunciato dal 25 al 27 luglio l’iniziativa di un digiuno nazionale di massa, per riportare all’attenzione del governo l’annosa questione della dignità e dei diritti umani, ma anche della promozione sociale ed economica dei dalit, i “fuori casta”, la massa di persone (oltre 250 milioni) che si trovano all’ultimo grado della scala sociale in India, in una società che – pur avendo formalmente abolito il sistema castale – ancora lo vive e lo rispetta nella prassi sociale e anche istituzionale. Il digiuno è organizzato dalla Commissione Nazionale per i Dalit cristiani (National Coordination Committee for Dalit Christians) e dal Consiglio Nazionale dei Dalit cristiani (National Council of Dalit Christians) organismi che hanno coinvolto un’ampia rete di associazioni e comunità cristiane in tutto il territorio federale. Per due giorni i cristiani di tutte le denominazioni saranno in strada a New Delhi digiunando pubblicamente, mentre il 28 luglio, a conclusione dell’evento, si terrà una marcia simbolica verso il palazzo del Parlamento federale indiano. Scopo dell’iniziativa è chiedere, in particolare, il rispetto dei diritti costituzionali, specialmente in nome dei principi di laicità dello Stato e di libertà religiosa, per i dalit di fede cristiana, che subiscono ulteriori discriminazioni e restano esclusi dal sistema educativo e dall’accesso a molti servizi pubblici. Ai dalit cristiani, già di per sè segnati dallo stigma dell’intoccabilità e del pregiudizio, molti diritti e opportunità sono negate proprio a causa della loro fede. Per questo le associazioni cristiane chiedono la revisione del paragrafo 3 della Costituzione (sul cosiddetto “Scheduled Castes Order”), in modo da concedere pari opportunità di sviluppo, diritti e tutele ai dalit cristiani e musulmani, rispetto a quelli di religione indù, ai quali sono accordate garanzie e benefit per la loro promozione sociale, non riconosciuti ai dalit di religioni diverse. I cristiani invitano il governo del Partito del Congresso ad “adempiere ai suoi obblighi costituzionali”, intervenendo in tal senso, in quanto “si tratta di una fondamentale questione di giustizia e di uguaglianza”. La richiesta giungerà al Parlamento impegnato nella sessione estiva dei lavori, nella quale la United Progressive Alliance, formata dal Partito del Congresso e da altri partner minori, ha già intenzione di approvare alcuni provvedimenti molto importanti per la società indiana: una legge sulla sicurezza alimentare; una sull’esproprio delle terre; la legge contro la corruzione e la legge sulla violenza intercomunitaria, che dà poteri di intervento al governo centrale negli Stati nazionali. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto: si moltiplicano gli episodi di violenza contro i cristiani

    ◊   Aumentano le violenze contro i cristiani nell’area dell’Alto Egitto, dove è più difficile il controllo da parte del governo e dove spesso la polizia simpatizza con gli estremisti musulmani. L’ultimo episodio riferito dall'agenzia AsiaNews, in ordine cronologico, è avvenuto sabato scorso nel villaggio di Awlad Khalaf, dove centinaia di persone si sono scagliate contro le abitazioni di 8 copti dandole alle fiamme. Gli estremisti hanno bloccato la costruzione di una casa, convinti che i cristiani volessero trasformarla in una chiesa. Appena due giorni prima, a Bani Ahmed, un gruppo di salafiti aveva fatto irruzione in chiesa durante la messa e minacciato di morte il parroco. Inoltre, il vuoto di potere seguito al rovesciamento di Mubarak, ha visto crescere il numero di rapimenti di ragazze copte convertite con la forza all’Islam: del 12 giugno scorso è la denuncia di scomparsa di due giovani di 14 e 16 anni a Miniya, poi ritrovate e ora ricoverate in un ospedale psichiatrico. “A queste condizioni – ha commentato Mark Ebeid, attivista copto per i diritti umani, secondo il quale i sequestri e le altre azioni sono organizzate con i soldi dell’Arabia Saudita – dubito che i cristiani potranno restare ancora molto in queste zone”. (R.B.)

    inizio pagina

    Canada: i vescovi ribadiscono che la Chiesa non condanna mai le persone con orientamenti gay

    ◊   La Chiesa non condanna mai le persone con orientamenti omosessuali, “che di per sé non sono né un peccato né una colpa morale”, bensì la pratica dell’omosessualità in quanto comportamento “obiettivamente disordinato”. È quanto ribadiscono i vescovi canadesi nella Lettera “Il ministero pastorale con i giovani che hanno attrazioni sessuali verso persone dello stesso sesso”. Il documento, preparato dalla Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza episcopale (Cecc/Cccb), è rivolto ai sacerdoti, ai genitori, agli educatori e agli stessi giovani omosessuali ai quali si propone di offrire un sostegno e un orientamento pastorale alla luce dell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità umana. In questo senso esso non affronta il dibattito sulle origini e le cause dell’omosessualità, la cui genesi psichica – come evidenzia il Catechismo della Chiesa cattolica - resta in gran parte inspiegabile, quanto piuttosto come vivere cristianamente questa condizione e come la Chiesa nel suo insieme debba accogliere le persone omosessuali. I vescovi sottolineano in particolare il dovere dei sacerdoti e degli agenti pastorali che lavorano con i giovani a “non perpetuare con parole e azioni l’ingiustizia, l’odio e la violenza contro le persone omosessuali” che purtroppo ancora alligna nella nostra società e a promuovere piuttosto nelle comunità parrocchiali “un atteggiamento di accoglienza” nei loro confronti. I fedeli, vengono a loro volta esortati a trattare queste persone con il rispetto e l’amore dovuto a tutti gli esseri umani creati da Dio, ma anche a testimoniare la verità autentica della Chiesa sulla sessualità umana contro l’idea di libertà diffusa nella moderna società secolarizzata: “La vera libertà cristiana – ricorda il testo - non è cedere al desiderio di fare quello che si vuole, ma accettare la verità che ci rende liberi”. Contro il modello edonistico oggi imperante, la lettera indica quindi nella castità, intesa non come rinuncia all’amore, ma come sublimazione dell’amore in Cristo, la vera via per vivere in modo sereno la propria condizione omosessuale. Una strada non facile, ma che – affermano i vescovi - si può affrontare con l’aiuto di Dio, la preghiera assidua, il frequente accostamento ai sacramenti e l’aiuto di amici virtuosi. In conclusione, essi esprimono la loro “profonda gratitudine” a tutti coloro che “con saggezza e amore accompagnano i giovani che scoprono le proprie inclinazioni omosessuali: i sacerdoti, i loro collaboratori e collaboratrici pastorali, i genitori e gli educatori”. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Myanmar: la Chiesa cattolica prega per la pace e la riconciliazione

    ◊   La Chiesa cattolica del Myanmar ha promosso, domenica scorsa, una giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione che si è svolta presso la cattedrale di San Patrizio, a Banmaw, guidata dal vescovo, mons. Raymond Sumlut Gam, dopo che, il 9 giugno scorso, si sono riaccese le tensioni nello Stato settentrionale del Kachin, al confine con la Cina. Lo stesso presule ha raccontato all’agenzia Misna che dopo l’iniziativa per la pace e la riconciliazione nel Paese, si è svolta una riunione negli uffici del Comune: “Siamo preoccupati – ha detto – abbiamo bisogno di sostegno per i circa diecimila civili, soprattutto donne e bambini, che stanno lasciando la regione”. Le autorità, nel corso del fine settimana, hanno annunciato di aver siglato un cessate il fuoco con il Kia, il braccio armato dell’organizzazione per l’indipendenza del Kachin, smentito in un’intervista a Radio Free Asia dal vicesegretario, che ha detto: “L’esercito Kachin non deporrà le armi finché non ci sarà un governo veramente democratico”. Mentre esercito regolare e indipendentisti si rimpallano le responsabilità dell’innesco degli scontri, vengono rafforzate le misure di sicurezza nelle principali città del Paese, come Naypyidaw, Mandalay e Pyin Oo Lwin in cui, venerdì scorso, si sono verificati attentati terroristici che hanno causato, fortunatamente, solo danni materiali e nessuna vittima. (R.B.)

    inizio pagina

    Africa orientale: aperta la plenaria dell’Assemblea dei vescovi nel 50.mo di attività

    ◊   Si è aperta ieri a Nairobi, in Kenya, e chiuderà il 7 luglio prossimo, l’assemblea dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale (Amecea) che quest’anno festeggia i 50 anni di attività. Il tema pensato per il cinquantenario è “Amecea, famiglia di Dio unita nella celebrazione del giubileo d’oro di evangelizzazione nella solidarietà” e nel corso della plenaria si analizzeranno i significativi progressi registrati nella formazione delle comunità cristiane di base, nel settore educativo e nella promozione della giustizia e della pace. Domani, 29 giugno, inoltre, si celebrerà la memoria liturgica dei Santi Pietro e Paolo, ricordando anche il 60.mo anniversario del ministero sacerdotale di Benedetto XVI e la Beatificazione di Giovanni Paolo II con un incontro presieduto dal capo dello Stato kenyano, Mwai Kibaki, cui sono attesi 350 delegati dei Paesi e membri e della Santa Sede. Tra gli altri appuntamenti in programma, la presentazione di un rapporto sulle attività svolte nell’ultimo triennio e l’inaugurazione del centro studi Paolo VI presso l’Università cattolica della città, dotato di spazio multimediale, archivio elettronico, biblioteca, laboratorio linguistico e sala per videoconferenze, realizzato grazie al sostegno della Conferenza episcopale italiana, che sarà rappresentata all’evento dal direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, don Gianni Cesena, e da padre Giulio Albanese, direttore della rivista “Popoli e Missione”. L’Amecea fu istituita in Tanzania nel 1961 con l’obiettivo di affrontare le principali questioni pastorali della società contemporanea, ma anche di fungere da organismo di servizio per otto episcopati: oltre alla Tanzania, l’Uganda, il Kenya, lo Zambia, l’Etiopia, il Malawi, l’Eritrea, il Sudan, il Gibuti e la Somalia. All’Associazione fanno capo 129 diocesi con 5 cardinali e 170 vescovi. (R.B.)

    inizio pagina

    Zimbabwe: la Chiesa nuovamente nel mirino del regime di Mugabe

    ◊   La Chiesa cattolica dello Zimbabwe è entrata nuovamente nel mirino del governo del Presidente Robert Mugabe. Secondo un’inchiesta pubblicata sul sito del settimanale cattolico britannico “The Tablet” (www.thetablet.co.uk), la Chiesa è ormai considerata un “nemico” da quando i vescovi hanno pubblicato, all’inizio dell’anno, una lettera pastorale critica verso il regime. Il documento denunciava la corruzione definita "un cancro che sta distruggendo il Paese" ed esortava tutti i partiti ad “impegnarsi in un dibattito serio sullo stato della Nazione”, che altrimenti, ammoniva, “continuerà ad essere insidiata dalla violenza, dall’intolleranza politica, dall'ingiustizia, dai brogli elettorali, dalla paura e dall’inganno". Da allora - riferisce “The Tablet”, citando la testimonianza di un sacerdote che ha preferito mantenere l’anonimato - si sono moltiplicate le vessazioni contro sacerdoti cattolici da parte della polizia segreta fedele al Zimbabwe African National Union-Patriotic Front (Zanu-Pf) di Mugabe: pedinamenti, telefoni sotto controllo, arresti arbitrari, intimidazioni e anche torture. Il sacerdote ha riferito che la polizia si infiltra tra i fedeli per spiare quello che viene detto in chiesa, con il risultato che i parroci “non si sentono più liberi di predicare la Parola come vorrebbero, perché non sanno cosa li può attendere dopo la Messa”. Rischiano infatti di essere convocati in commissariato, dove i più fortunati vengono rilasciati dopo qualche ora di interrogatorio, mentre alcuni subiscono torture o trattamenti degradanti. Due settimane fa due sacerdoti fermati dalla polizia sono stati costretti a spogliarsi davanti ad alcune donne poliziotto prima di essere tradotti in carcere. Un altro è stato minacciato con una pistola puntata contro. Ormai, ha detto il sacerdote a “The Tablet”, “lo Zimbabwe è diventato uno Stato di polizia” e la Chiesa “vive nella paura”. Questo mentre il Governo fa di tutto per dividerla. In questo contesto va letta anche la presenza del Presidente Mugabe alla cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II il 1° maggio che l’Esecutivo ha molto mediatizzato per screditare la Chiesa locale. Non è la prima volta che il regime di Robert Mugabe prende di mira la Chiesa. In passato, prima della formazione dell’attuale governo di unità nazionale costituitosi dopo le controverse elezioni del 2008, i vescovi avevano subito diversi attacchi per le posizioni critiche espresse nei confronti dei metodi autoritari di Mugabe al potere da più di trent’anni. (L.Z.)

    inizio pagina

    Si è chiuso in Burundi il primo seminario sulla promozione della pace e dei diritti umani

    ◊   I cristiani che lavorano nell’ambito dei diritti umani devono guadagnarsi, sul campo, la propria credibilità: così il nunzio apostolico in Burundi, mons. Franco Coppola, ha riassunto nell’omelia della celebrazione conclusiva, i temi trattati nel Seminario sul diritto internazionale dei diritti umani alla luce della dottrina sociale della Chiesa, il primo nel suo genere, che si è appena chiuso a Bujumbura. L’appuntamento, organizzato dal Forum internazionale dell’Azione cattolica e al quale hanno partecipato, come precisa la Misna, esponenti delle Commissioni di giustizia e pace, vescovi, sacerdoti e laici, rappresentanti del Rwanda, della Repubblica Democratica del Congo e dell’Unione europea, si poneva l’obiettivo di creare un quadro di formazione sulla tematica legata ai diritti umani. Tra gli impegni che i partecipanti si sono assunti nel corso del seminario, infatti, ci sono l’utilizzo dei media come strumento di trasmissione dei diritti umani, l’educazione a questi temi nelle lingue locali, la difesa della dignità della persona umana, la promozione della pace, la riconciliazione, la giustizia e la solidarietà. Pace, giustizia e diritti umani sono argomenti particolarmente cari e di attualità nella società burundese, dove, anni dopo la fine della guerra civile, le elezioni generali del 2010, che hanno portato al governo Pierre Nkurunziza, hanno riacceso un clima di tensione nel Paese. (R.B.)

    inizio pagina

    Nicaragua. L’arcivescovo di Managua prega per la stabilità del Paese

    ◊   "Il popolo nicaraguense è un popolo maturo e dunque, alle elezioni del prossimo novembre, saprà partecipare con ordine e nel rispetto delle regole". Così, domenica scorsa, l'arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes Solórzano, ha voluto commentare la fase finale della preparazione al prossimo importante appuntamento elettorale. Il presule ha lanciato un’iniziativa riguardante una giornata per la pace e la stabilità da celebrare il prossimo 1° luglio, con il digiuno e la preghiera, per chiedere "al Signore di evitare a questo suo caro popolo ogni tipo di violenza ed estremismo". Secondo l'arcivescovo occorre creare le condizioni adeguate per evitare l'aumento delle tensioni sociali e politiche affinché questa volta non accada ciò che è accaduto in passato, quando le elezioni sono diventate terreno fertile per scontri violenti. Mons. Brenes Solórzano è tornato a chiedere la presenza legale, dunque autorizzata e riconosciuta, da parte delle autorità del Paese, di osservatori internazionali "come accade ormai nei processi elettorali di tutti i Paesi" e "come è stato autorizzato in passato in Nicaragua". Nel corso della sua omelia della messa domenicale presso la chiesa del Perpetuo Soccorso nel quartiere "Villa Progreso", il presule ha insistito sulla presenza di osservatori internazionali, che ha definito “un contributo alla pace, alla stabilità e alla trasparenza. Non si deve rinunciare a questo aiuto: non solo, è un aiuto che deve essere facilitato". Intanto, il Consiglio supremo elettorale proprio in questi giorni dovrebbe decidere sulle forme di partecipazione e presenza degli osservatori alle presidenziali del 6 novembre e da più parti si teme che le nuove leggi possano ostacolare il lavoro di questi gruppi. L'arcivescovo di Managua ha voluto, infine, ricordare l'importanza della preparazione dei partiti politici, dei loro osservatori e di coloro che saranno chiamati al conteggio dei voti: "Dal come loro si prepareranno, dipenderà in parte la correttezza e la serenità delle operazioni di voto". Il 6 novembre i nicaraguensi saranno chiamati a votare per le Presidenziali (i due favoriti sono Daniel Ortega e Arnoldo Alemán ndr) e per il rinnovo dei membri dell'Assemblea nazionale, delle autorità distrettuali e dei rappresentanti al Parlamento centroamericano, il Parlacen. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Il Sudamerica celebra la Giornata per la carità del Papa

    ◊   Seppur in date diverse, in tutto il mondo, precisa la Fides, si celebra la Giornata per la carità del Papa, che cade comunque intorno alla solennità dei Santi Pietro e Paolo, che si celebra domani, 29 giugno. In Sudamerica, ad esempio, alcuni Paesi se la sono già lasciata alle spalle, come l’Honduras che l’ha ricordata domenica scorsa: l’arcivescovo di Tegucigalpa, cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, ha ribadito, con l’occasione, di seguire l’esempio di Cristo nell’assistenza al fratello in difficoltà e ha invitato la comunità a non dimenticare i bisognosi. Anche in Messico la Giornata è stata celebrata domenica scorsa: l’arcivescovo di Yucatán, mons. Emilio Carlos Berlie Belaunzarán, ha scritto una lettera ai fedeli raccomandando la loro partecipazione alla raccolta, un gesto che ha definito di “una forza simbolica unica, segno di comunione con il Papa e di risposta ai bisognosi dei fratelli più poveri”. L’Ecuador ha, invece, coniato lo slogan “Dio ama colui che dona con gioia” per sponsorizzare la raccolta: il Paese, infatti, è sempre stato un grande beneficiario, soprattutto i vicariati apostolici dell’Amazzonia colpiti da disastri naturali. Questo fine settimana, invece, sarà l’Argentina a celebrare la Giornata, all’insegna del motto “La carità è la forza che cambia il mondo”: padre Osvaldo Leone, responsabile della commissione organizzatrice, ha ricordato che si tratta di “un gesto opportuno per manifestare l’adesione filiale dei cattolici al Santo Padre, pregare per lui e per la sua missione di pastore universale”. Domenica, infine, la Giornata sarà celebrata in Bolivia, dove sarà vissuta come “un momento idoneo per celebrare la comunione, la solidarietà e la vicinanza dentro la Chiesa”, e in Perù, dove il delegato nazionale per la raccolta del Papa ha chiesto di collaborare con generosità. L’ultimo Paese, in ordine cronologico, a celebrare la Giornata sarà la Colombia il 10 luglio. (R.B.)

    inizio pagina

    I vescovi degli Stati Uniti e l’energia pulita

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti esortano i leader di Governo e del mondo industriale “ad agire responsabilmente, in maniera equa e rapida”, per implementare gli standard delle centrali di produzione di energia volte a ridurre in maniera sensibile le emissioni di inquinanti tossici nell’atmosfera. È quanto si legge in una nota della Commissione episcopale per la giustizia nazionale e lo sviluppo umano ripresa dall’Osservatore Romano in riferimento alla recente proposta dell’Environmental Protection Agency (Epa) — la principale agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti — sulle emissioni nell’aria di mercurio e sostanze tossiche prodotte dalle centrali. Il presidente della Commissione episcopale, mons. Stephen Edward Blaire il vescovo di Stockton, ha esortato ad adottare interventi il cui impatto non finisca per gravare in particolare sui più poveri ed emarginati. “Anche se ci fossero alti costi a breve termine relativi all’attuazione di queste norme standard — ha sottolineato il presule — si dovrebbe considerare che i benefici per la salute sarebbero tali da superare ampiamente tali costi”. Questi standard, ha concluso, “dovrebbero tutelare la salute e il benessere di tutte le persone, specialmente dei più vulnerabili, compresi i bambini non ancora nati e quelli più piccoli, dai danni causati dall’esposizione all’aria inquinata”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Cina: la solennità del Corpus Domini come impulso all'evangelizzazione

    ◊   Molte comunità cattoliche della Cina hanno celebrato, domenica scorsa, la festa del Corpus Domini, con solenni Eucarestie e processioni che hanno trasformato, come precisa l’agenzia Fides, la festa in un’occasione di evangelizzazione. Nella parrocchia di Fan Ga Da, ad esempio, nella diocesi di Can Zhou, provincia di He Bei, circa duemila fedeli hanno preso parte alla Messa e poi alla processione che, in diverse tappe, ha visitato il santuario mariano, il santuario dedicato a San Giuseppe e il monte della Madonna di Lourdes, dove è stata impartita la benedizione. Sempre nella stessa diocesi, ma nella parrocchia di Zhao Lin, il vescovo, mons. Giuseppe Li Lian Gui, ha presenziato alla funzione concelebrata da 12 sacerdoti diocesani e ha guidato, poi, la solenne processione eucaristica attraverso tutto il villaggio. Infine, nella diocesi di Liao Ning, la parrocchia di Gao Shan Lu, dedicata al Corpo e al Sangue del Signore, ha festeggiato con l’occasione anche il suo primo anno di vita; durante la celebrazione il parroco ha conferito il mandato a 19 volontarie laiche che aiuteranno le religiose e i sacerdoti nell’organizzazione delle attività parrocchiali. (R.B.)

    inizio pagina

    Europa: seminario della Comece sull’integrazione dei rom

    ◊   “L’integrazione dei rom: una necessità, una sfida e un dovere”: con questo titolo si è svolto ieri a Bruxelles un seminario organizzato dalla Commissione Europea, insieme alla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e alla Conferenza delle Chiese europee (Kek). Al termine dei lavori, è stato diffuso un comunicato congiunto, in cui si ribadisce l’importanza del tema trattato e la necessità di risolvere alcuni problemi fondamentali. “La disoccupazione e la mancanza di formazione - ha detto uno dei partecipanti, mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest – sono le due principali sfide che i rom devono affrontare in Europa. Ma è anche importante la formazione delle coscienze, poiché l’uomo, e non il denaro o la tecnologia, è il principale protagonista dello sviluppo”. Il presule ungherese ha poi ribadito che l’inclusione dei popoli nomadi si basa anche sulla collaborazione tra Chiesa e Stato: entrambi, infatti, possono aiutare i rom ad assumersi le proprie responsabilità ed a comprendere i propri doveri nei confronti della società. Centrale, poi, l’appello lanciato dal Seminario perché la società civile ponga fine agli atteggiamenti discriminatori nei confronti di tutte le minoranze: in questo senso, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea sono stati invitati ad affrontare il problema del razzismo. Allo stesso tempo, si è ribadita la necessità di una maggiore formazione, anche a livello scolastico, sulla cultura, la storia e l’identità dei rom. I partecipanti al Seminario hanno infine sottolineato l’importanza di una migliore gestione dei fondi europei destinati all’integrazione dei popoli nomadi. Da sottolineare che nell’aprile scorso è stato approvato il “Quadro dell'Ue per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”. Una normativa ben vista dalle Chiese europee, pur se con qualche perplessità: si sottolinea, ad esempio, che il documento dovrebbe distinguere meglio gli obiettivi a breve termine – come l’accesso al lavoro e al sistema sanitario – da quelli a lungo termine, che richiedono invece un cambiamento culturale di tutta la società. Quanto alla formazione scolastica, le Chiese europee chiedono che sia garantita almeno quella secondaria, in modo da preparare i giovani rom al primo impiego. (I.P.)

    inizio pagina

    Ucraina: presentato il Catechismo della Chiesa greco-cattolica

    ◊   Un testamento della maturità intellettuale della Chiesa, risultato del mandato per il quale essa vive”: l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk, ha definito così il Catechismo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), presentato nei giorni scorsi a Lviv. All’opera, intitolata “Cristo è la nostra Pasqua”, ha lavorato per dieci anni un gruppo di persone guidate dalla Commissione catechetica patriarcale. Il libro è suddiviso in tre parti, dedicate rispettivamente alla fede, alla preghiera e alla vita della Chiesa. Per mons. Shevchuk autore e curatore della terza parte, il Catechismo è sia vecchio che nuovo: “Vecchio, perché la fede è eterna, nuovo perché noi presentiamo i contenuti in modo tale che i nostri fedeli possano comprendere pienamente questa tradizione, in modo tale che il Catechismo possa parlare alla gente di oggi. Fino a poco tempo fa, nel Paese”, ha spiegato il presule secondo quanto riporta il Religious Information Service of Ucraine ripreso dall’Osservatore Romano. All’evento organizzato nel quadro delle commemorazioni del 10° anniversario della visita del Beato Giovanni Paolo II in Ucraina e della beatificazione di 27 martiri greco-cattolici, hanno partecipato esperti provenienti da Stati Uniti, Canada, Russia, Polonia, Brasile, Serbia, Portogallo e da numerose regioni dell’Ucraina, i quali hanno concentrato la loro attenzione sia sui contenuti del Catechismo sia sugli aspetti pratici della loro attuazione nella vita della Chiesa. Il Catechismo, e in futuro il suo Compendio, saranno tradotti in cinque lingue: russo, inglese, portoghese, spagnolo e polacco. Le traduzioni verranno eseguite nei Paesi in cui le suddette lingue sono lingue madri, e la Commissione catechesi ne farà la revisione finale. Nel corso della conferenza stampa che ha accompagnato la presentazione del volume mons. Shevchuk ha parlato anche della missione della Chiesa greco-cattolica ucraina, in particolare del ruolo da giocare nel dialogo tra cattolici e ortodossi. “Noi siamo una Chiesa nazionale — ha detto il presule — e per questo siamo pronti a essere non solo ponte di comprensione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa ma anche a diventare, pienamente, membro del dialogo». (L.Z.)

    inizio pagina

    Germania: i vescovi presentano un documento sociale sul tema delle pari opportunità

    ◊   Un rinnovamento della società basato sul principio della libertà quale è definito dalla dottrina sociale della Chiesa. E’ quanto chiedono i vescovi tedeschi nel documento "Una società delle pari opportunità, modello per un ordine liberale", presentato ieri a Berlino dal cardinale Reinhardt Marx, presidente della Commissione per la pastorale sociale della Conferenza episcopale. Il testo – riferisce l’agenzia Apic - parte dalla constatazione che si è persa di vista oggi l’attenzione per le condizioni necessarie a garantire un benessere per tutti e sottolinea quindi la necessità di rimettere in primo piano il tema delle pari opportunità. Il filo conduttore del documento di 40 pagine è la nozione di libertà che – come ha detto alla presentazione il cardinale Marx - è un elemento distintivo dell’etica sociale della Chiesa per la quale ogni persona deve avere la possibilità di godere della propria libertà nella società. I vescovi avanzano quindi una serie di proposte di riforma in vari campi per rendere concreta questa possibilità: da misure a sostegno della famiglia, come ad esempio asili nido gratuiti e aiuti ai genitori con bambini portatori di handicap; all’invito agli istituti educativi cattolici a promuovere l’integrazione di bambini di altre culture. I vescovi si esprimono a favore di una maggiore perequazione fiscale anche attraverso l’introduzione di una tassazione dei grandi patrimoni. Essi si dicono peraltro contrari all’introduzione di un salario minimo garantito in quanto rischia di essere una misura assistenziale. (L.Z.)

    inizio pagina

    Il forte impegno della Chiesa anglicana in favore della tutela del Creato

    ◊   La Chiesa anglicana mette al centro il tema dell’ambiente e della sicurezza alimentare: lo ha sottolineato il Primate della Comunione anglicana e arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, in una recente visita in Kenya dove, tra l’altro, ha inaugurato i lavori della prima università anglicana che sorgerà nel Paese a Kanyuambora. “Un numero crescente di cristiani ha realizzato che esiste un rapporto cui bisogna prestare attenzione: il nostro con l’intero Creato”, ha sottolineato il prelato, le cui parole sono state riportate dall’Osservatore Romano. Secondo Williams, infatti, è necessario imparare il modo giusto per relazionarsi con il mondo che ci circonda, “non in termini egoistici, ma imparando a vivere con il Creato e con la saggezza custodita nel Creato che è la saggezza di Dio”. Il Primate ha esortato la comunità anglicana a mantenere vivo l’impegno per promuovere un sano sviluppo delle società, nell’armonico rispetto dei doni del Creato. In Kenya l’arcivescovo ha ascoltato i contadini locali continuamente “sfidati” dalla globalizzazione, dall’adattamento alle mutate condizioni climatiche e dal problema della sicurezza alimentare. Da tempo la Comunione anglicana è presenta in Africa e in Asia per sostenere, in collaborazione con le ong locali, programmi di sviluppo e tutela ambientale. Inoltre, in occasione della riunione del G20 dei ministri dell’Agricoltura, il 22 e 23 giugno scorsi a Parigi, ha scritto una lettera per esortare i governi ad affrontare questioni come la speculazione sui beni alimentari e gli incentivi agli agricoltori delle imprese più piccole; in vista, infine, della Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici che si svolgerà tra novembre e dicembre a Durban, in Sudafrica, ha già diffuso un messaggio di appello ai leader politici affinché si prendano impegni fermi e urgenti. (R.B.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Grecia paralizzata dallo sciopero generale alla vigilia del voto del parlamento sul piano di austerità

    ◊   Al via stamani, in Grecia, un nuovo sciopero generale di 48 ore. Si tratta del quarto dall’inizio dell’anno indetto dai sindacati. Le proteste accompagnano il dibattito al parlamento ellenico sul piano di austerità da 28 miliardi, che sarà votato tra domani e dopodomani. Il servizio di Marco Guerra:

    È paralisi nei servizi pubblici ellenici. Cancellati centinaia di voli interni dell'Olympic Air e dell'Aegean, traghetti fermi nei porti e mezzi pubblici nelle rimesse ad esclusione della metropolitana di Atene, i cui operatori hanno deciso di non scioperare per consentire agli atenesi di affluire nel centro della capitale dove avranno luogo diverse manifestazioni. Epicentro delle proteste sarà di nuovo piazza Syntagma, antistante al parlamento greco, dove sono attese decine di migliaia di dimostranti. Ma tutto il centro della città è già presidiato da oltre 5000 agenti di sicurezza. I sindacati rifiutano il nuovo pacchetto di austerità da 28 miliardi euro concordato la scorsa settimana con gli organismi internazionali. Le misure previste si aggiungono ad altri tagli alla spesa, aumenti fiscali e ad un piano di privatizzazioni da 50 miliardi. Il parlamento si esprimerà su queste misure tra mercoledì e giovedi, solo dopo questo passaggio politico l'Unione Europea e il Fondo monetario internazionale (Fmi) rilasceranno la quinta tranche del prestito di salvataggio da 110 miliardi. Il piano di austerity ha provocato agitazione anche tra gli esponenti del governo socialista, e il primo ministro, George Papandreou, ha lottato per contenere una rivolta interna del partito. All'inizio di questo mese, ha rimescolato il suo gabinetto, nel tentativo di ottenere il sostegno del suo partito al voto di questa settimana. E a poche ore da un voto decisivo per tutta l’Europa, arriva l’accorato appello dal commissario Ue per gli affari economici, Olli Rehn, secondo il quale “Il solo modo per evitare un immediato default” della Grecia è “l'approvazione del nuovo piano” di austerity.

    Italia, manovra
    Anche l’Italia si appresta a varare il suo piano di austerità, una manovra economica da 40 miliardi di euro per fronteggiare la situazione del debito e arrivare al pareggio di bilancio nel 2014. In queste ore, vertice di Maggioranza a Palazzo Grazioli, poi nel pomeriggio il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, illustrerà il piano al governo in vista del Consiglio dei ministri di giovedì prossimo.

    Libia, reazioni al mandato di arresto per Gheddafi
    All’indomani del mandato d’arresto per Gheddafi, uno dei suoi figli ed il capo dei Servizi segreti del regime, spiccato dalla Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi), esponenti degli insorti libici si sono presentati nella sede dell’organismo giudiziario per dire che sono a disposizione per eseguire la cattura del rais. Dal canto suo, il governo di Tripoli ha respinto la decisione della Cpi e ha fatto sapere che non riconosce la sua autorità. Sulle diverse reazioni, il servizio di Amina Belkassem:

    E’ esplosa la festa a Bengasi dopo l’annuncio del mandato d’arresto contro Muammar Gheddafi e il suo secondogenito, Saif al Islam, e il capo dei Servizi segreti, Al Senussi. Ci sono motivi ragionevoli per ritenere che Gheddafi abbia orchestrato un piano per reprimere e scoraggiare con tutti i mezzi la popolazione che manifestava contro il regime, ha dichiarato la Corte dell’Aja. Secondo video, foto e testimonianze, i tre si sarebbero resi responsabili di crimini contro l’umanità, uccisioni, stupri di massa, torture: accuse respinte da Tripoli che non riconosce l’autorità della Corte, "uno strumento dell’Occidente per perseguire i leader del terzo mondo", ha dichiarato il regime, e una copertura della Nato per colpire il rais. Critiche sono arrivate anche dall’Unione Africana, mentre per la Casa Bianca e tutti i Paesi impegnati nella guerra in Libia la decisione dell’Aja dimostra che il colonnello ha perso ogni legittimità.

    Siria
    Il presidente siriano, Assad, aprirà il prossimo 10 luglio i colloqui con i membri dell'opposizione del Paese. Ad annunciarlo l'agenzia ufficiale Sana, dopo che oltre 100 personalità politiche e intellettuali si sono riunite pubblicamente ieri nella capitale Damasco, per chiedere una transizione democratica. Si parla anche della revisione dell’articolo della Costituzione che sancisce la supremazia del partito Baath, al potere da 48 anni. Intanto, a seguito di altri 450 rimpatri volontari, è sceso sotto quota 11 mila il numero di siriani fuggiti dalla repressione di Damasco e ospitati nelle cinque tendopoli turche.

    Iran, missili
    Quattordici missili balistici a corto e lungo raggio sono stati lanciati dall’Iran nel quadro delle manovre iniziate ieri dai Guardiani della rivoluzione e che dureranno dieci giorni. A riferirlo la tv di Stato.

    Tunisia
    Tensione in Tunisia dove il movimento islamico, guidato da Ghannouchi, si è ritirato dalla Commissione nazionale che sta elaborando le riforme per il Paese. Secondo alcune fonti, si tratta di un nuovo attacco alla laicità dello Stato, difesa dalle Forze armate e dalla maggioranza della classe politica.

    Marocco, manifestazioni
    Clima di tensione in Marocco in vista del referendum costituzionale in programma venerdì prossimo. Migliaia di manifestanti ieri sono scesi in strada a Casablanca per sostenere il progetto di riforme del re Mohammed VI che, secondo l’opposizione, prevederebbe una concentrazione di poteri nelle sue mani. Proteste invece a Rabat.

    Afghanistan
    Il governatore della Banca Centrale dell’Afganistan è fuggito all’estero. Lo ha fatto sapere stamattina un portavoce del governo di Kabul, che ha confermato le voci di una fuga dell’uomo negli Stati Uniti diffusa in queste ore. La stampa locale parla di un imminente scandalo-corruzione che coinvolgerebbe l’intero organismo.

    Senegal
    Nuove proteste in Senegal. Ieri sera, nella capitale Dakar sono stati incendiati diversi edifici pubblici, tra i quali quello della Compagnia elettrica nazionale. Gli episodi di vandalismo sono avvenuti al termine di una giornata segnata da manifestazioni popolari, in diverse città, contro il taglio di corrente elettrica che va avanti da alcuni giorni.

    Francia, primarie per le presidenziali
    La leader dell'opposizione socialista francese, Martine Aubry, si è ufficialmente candidata a sfidare il presidente, Nicolas Sarkozy, alle elezioni presidenziali del 2012. Oggi è la data di avvio ufficiale delle candidature per le primarie del Partito socialista, che si terranno il 9 e il 16 ottobre prossimi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 179

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.