Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 27/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI firma i decreti per un gruppo di futuri Beati, alcuni dei quali martiri nel Novecento
  • Altre udienze
  • La riflessione dell’arcivescovo Menichelli sull’Angelus di Benedetto XVI
  • Sarà un "clic" di Benedetto XVI a lanciare “news.va”, il nuovo portale d'informazione vaticano
  • Messaggio per la Domenica del Mare 2011. Mons. Vegliò: difendere i diritti dei marittimi
  • Messa del cardinale Sodano per i vent’anni di indipendenza della Slovenia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Cambogia: storico processo a quattro leader del sanguinoso regime dei Khmer Rossi
  • Il neo direttore Fao, Graziano da Silva: la riforma dell’agenzia tra le priorità
  • L'Etiopia, volto dell'Africa che migliora tra nuovi business e vecchie povertà
  • Napoli, i roghi dei rifiuti aumentano le patologie respiratorie dei bambini
  • Allarme dei Banchi Alimentari d'Europa: il taglio degli aiuti mette a rischio fame milioni di persone
  • Conclusa la Settimana di formazione della Cei per i divorziati risposati. Intervista con don Paolo Gentili
  • Chiesa e Società

  • Myanmar: l'aiuto della Caritas per il popolo kachin coinvolto nel conflitto. L'appello del vescovo
  • Canada: Lettera dei vescovi al Papa per il 60.mo di sacerdozio
  • India: un arcivescovo cattolico e la nipote di Gandhi insieme per la pace
  • Medio Oriente: 67 Ong arabe esprimono dubbi sui pacchetti d'aiuti di Ue e Usa
  • Messico: un gruppo di immigrati centroamericani rapito da uomini armati a Veracruz
  • Argentina: i vescovi invitano a “scegliere la vita invece che la droga”
  • Haiti: torna alto il rischio colera, l’Avsi diffonde le buone pratiche dell’igiene
  • Spagna: dichiarazione dei vescovi sui diritti della persona nella fase finale della vita
  • Nord Corea: in un video l'estrema povertà in cui versa il Paese
  • Cina: la vitalità della diocesi di Liao Ning
  • Indonesia: il Corpus Domini celebrato con solennità nelle chiese di tutto il Paese
  • I progetti dei Salesiani per i giovani africani in difficoltà
  • Burkina Faso: al via il festival cinematografico Ciné Droit Libre
  • Cipro: il presidente Christofias ricorda la storica visita di Benedetto XVI
  • Usa: il cardinale Foley insignito di un premio alla carriera. Assegnato il “Frannie Award 2011”
  • Laurea honoris causa all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, segretario di Giovanni XXIII
  • Italia: il ricordo del presidente Napolitano nel 31.mo anniversario della strage di Ustica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gheddafi, mandato di arresto internazionale per uccisioni e stupri di massa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI firma i decreti per un gruppo di futuri Beati, alcuni dei quali martiri nel Novecento

    ◊   Benedetto XVI, nel ricevere in udienza questa mattina il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha firmato i decreti riguardanti il riconoscimento del miracolo per quattro futuri Beati e, analogamente, anche per un gruppo di martiri del Novecento, in gran parte della Guerra civile spagnola. Inoltre, il Papa ha approvato il riconoscimento delle virtù eroiche per un Beato del Cinquecento e per altri sette tra Servi e Serve di Dio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    È messicana e scomparsa in tempi relativamente recenti una delle due prossime Beate che la Chiesa eleverà agli altari. Maria Agnese del SS.mo Sacramento è la fondatrice di due Congregazioni, una femminile e una maschile: le Missionarie Clarisse del SS.mo Sacramento e i Missionari della Chiesa Universale. La sua scomparsa risale al 22 luglio del 1981, all’età di 77 anni. L’altra Venerabile alla cui intercessione è stato attribuito un miracolo è una madre di famiglia tedesca, Ildegarda Burjan, scomparsa in Austria all’inizio degli anni Trenta dopo aver fondato la Società delle Suore della Caritas Socialis. Anche due sacerdoti saliranno presto agli altari, un italiano e un francese. Il primo, Mariano Arciero, vissuto nel Settecento, fu un modello di carità del clero partenopeo; il secondo, il domenicano Giovanni Giuseppe Lataste, visse circa un secolo dopo: un contemplativo, fondatore delle Suore del Terz’Ordine di San Domenico a Betania, che si spense a soli 37 anni.

    Tra i Decreti approvati da Benedetto XVI spiccano i nomi di alcuni martiri uccisi in odio alla fede durante alcune delle pagine più nere del Novecento. Il vescovo spagnolo di Lleida, Huix Miralpeix muore nel 1936 durante la Guerra civile che insanguina il suo Paese. La stessa sorte, nello stesso anno, è condivisa dalla religiosa spagnola Giuseppa Martinez Perez, una delle Figlie della Carità di San Vincenzo, che perde la vita con altre 12 compagne in luoghi e tempi diversi, tra l’agosto e il dicembre del ’36. Nel 1944 viene ucciso invece dai nazisti il prete austriaco Carlo Lampert, all'interno del campo di concentramento tedesco di Halle sul Saale. Spagnolo è l’arcivescovo di Valencia, il Servo di Dio Giuseppe Maria García Lahiguera, fondatore della Congregazione delle Suore Oblate di Cristo Sacerdote spentosi nel 1989 e del quale il Papa ha riconosciuto le virtù eroiche. Virtù eroiche riconosciute anche per il sacerdote indiano, Matteo Kadalikattil, e per il sacerdote italiano Raffaele Dimiccoli. Analogamente, le virtù eroiche sono state riconosciute per quattro le Serve di Dio, una polacca del 16.mo secolo e tre italiane vissute tra l’Otto e il Novecento. Singolare il riconoscimento delle virtù eroiche riguardanti Giovanni Marinoni, sacerdote veneziano vissuto tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento, professo dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini già venerato come Beato dai suoi contemporanei e confermato nel culto dal Clemente XIII nel 1762, senza che però fosse mai stata celebrata la cerimonia di Beatificazione.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, nel corso della mattinata, in successive udienze, i cardinali Patabendige Don Albert Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo in Sri Lanka, Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile e Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio Cor Unum.

    inizio pagina

    La riflessione dell’arcivescovo Menichelli sull’Angelus di Benedetto XVI

    ◊   Senza l’Eucaristia la Chiesa non esisterebbe: è uno dei passaggi forti dell’Angelus di ieri di Benedetto XVI che, nella Solennità del Corpus Domini, ha offerto ai fedeli una appassionata riflessione sul valore inestimabile dell’Eucaristia. Sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, diocesi che il prossimo settembre ospiterà il Congresso Eucaristico italiano:

    R. – Il binomio Eucaristia-Chiesa è un binomio sostanziale. La Chiesa è grembo, a un tempo, che custodisce l’Eucaristia ma è anche il frutto di un’Eucaristia che si rinnova, che si ridona, che si riattualizza e che si rivive. Accanto a questo, metterei anche la figura del sacerdote. Questo è un trinomio sostanziale, rispetto al Mistero dell’Eucaristia: Eucaristia, Chiesa e sacerdozio.

    D. – Lei accennava anche alla dimensione del dono. Il Papa sempre all’Angelus ha detto, in questo senso, che l’Eucaristia è anche una sorta di antidoto alla cultura individualistica e, dunque, egoistica che si va diffondendo nel nostro tempo...

    R. – E’ proprio così. L’Eucaristia è parola che invita alla gratitudine innanzitutto, è un atto di grazie, un rendimento di grazie. Ma il gesto che fa Gesù Cristo, il dono di sé, richiama un’altra parola, che è appunto la gratuità. Queste due parole possono essere ben viste, ben accolte, ben celebrate – uso anch’io la parola del Santo Padre – come terapia per questo tempo, così individualista, poco disposto a donare pienamente, soprattutto a donare il tempo, la propria vita per il bene degli altri.

    D. – Il Papa ha anche aggiunto che proprio grazie all’Eucaristia, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato e continua ad essere nel mondo una forza di comunione...

    R. – La forza della Chiesa è Gesù Cristo: Gesù Cristo vivo, presente. Gesù è contemporaneo all’umanità e alla Chiesa dentro il mistero dell’Eucaristia, attraverso il mistero dell’Eucaristia. Mi auguro proprio che, sempre noi credenti, si abbia questa consapevolezza di attaccarci a Gesù Cristo, di essere uniti totalmente a Gesù Cristo, perché solo così possiamo veramente vantare una nostra gloriosità, una nostra indispensabilità.

    D. – In questo senso, il Congresso eucaristico, che si celebrerà proprio nella sua diocesi in settembre, potrà essere un momento forte davvero di comunione e che dia anche nuovo vigore alla Chiesa?

    R. – Questa è la grande speranza che, tra l’altro, è la via assunta anche nel tema del Congresso. Il tema del Congresso è “Signore da chi andremo?”, con un sottotitolo che poi esplicita anche quanto sinora ho detto in questa intervista: cioè, l'importanza dell’Eucaristia per la vita quotidiana. Bisogna che noi si faccia uno sforzo: primo, di interiorizzare questo Sacramento e, secondo, uno sforzo di "rompere" – se così posso esprimermi – la distanza culturale che c’è tra il celebrato e il vissuto. Una vita eucaristica per il vero credente in Gesù è veramente l’unica vita che vale. (ap)

    inizio pagina

    Sarà un "clic" di Benedetto XVI a lanciare “news.va”, il nuovo portale d'informazione vaticano

    ◊   Novità multimediali in Vaticano. Presentato stamani, nella Sala stampa della Santa Sede, il nuovo portale “news.va”, che sarà on line a partire dal prossimo 29 giugno: sarà il Papa a dare il primo click. Ne hanno parlato con i giornalisti mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana e Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “News.va” farà il suo esordio nella festa dei Santi Pietro e Paolo, a suggellare il 60.mo dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. E, sarà proprio il Papa domani per i Vespri a dare il primo "clic" su un tablet: il video dello storico gesto sarà poi on line sul nuovo portale multimediale vaticano. “Un’importante iniziativa - ha sottolineato l’arcivescovo Claudio Maria Celli - nella storia di tutto rispetto” della comunicazione nella Santa Sede, a partire da L’Osservatore Romano che quest’anno compie 150 anni, alla Radio Vaticana che ne ha festeggiati 80, al Vatican Information Service, all’Agenzia Fides, alla Sala Stampa e al Centro Televisivo Vaticano:

    “Da questo 29 giugno, sarà possibile trovare su news.va le principali notizie stampate o messe in onda dagli altri media vaticani”.

    Il Portale ospiterà articoli e video sull’attività del Santo Padre e dei Dicasteri della Curia Romana, ma anche sui più importanti avvenimenti internazionali o situazioni rilevanti per le varie Chiese particolari, che non trovano spazio nei circuiti ordinari d’informazione. “News.va” parlerà all’inizio in italiano e inglese, ma già dopo l’estate - ha assicurato mons. Celli - si aggiungerà un’altra lingua, e a seguire altre ancora. Ma come verranno ordinati i materiali? Il portale, ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, “non ha una sua specifica linea editoriale”:

    "Tutti i media conserveranno la loro autonomia ed identità che risulteranno evidenti dalla presentazione delle principali notizie da loro fornite sul portale".

    I siti dei vari media vaticani resteranno attivi e cosi anche il sito “vatican.va” non scomparirà, ma conserverà la sua missione di porre on line il Magistero:

    "Rispondiamo a due esigenze totalmente diverse. Il sito vatican.va sin dall’inizio è stato un sito documentale e tale resterà ed opererà in piena sintonia con il nuovo portale".

    “News.va”, ha spiegato il direttore de L’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, rafforzerà infatti la collaborazione già esistente tra i vari media vaticani:

    "Dunque, un luogo dove sia più facile orientarsi in rete per chi voglia interessarsi della Santa Sede".

    Il nuovo portale non si propone dunque di inventare nuovi contenuti, ma di aggregarli, e questo pone una sfida ai media vaticani, già molto dinamici nell’ambiente digitale nel quale - ha osservato padre Lombardi - ci siamo finora preoccupati più dei contenuti che dei modi di condividerli:

    "L'avventura che cominciamo con il lancio del portale è molto interessante: cioè, riusciremo veramente a non fare una nuova istituzione che vada in parallelo o in concorrenza con quelle che ci sono, ma che diventi un po' la punta per la presentazione ad un vasto pubblico del meglio e del più dinamico che c'è all'interno delle nostre diverse iniziative?".

    Infine, il grazie di mons. Celli è andata agli artefici del portale, al coordinatore Thaddeus Jones del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e a Gustav Entrala, direttore dell’agenzia spagnola di comunicazione 101, che ha curato la parte tecnica e grafica.

    inizio pagina

    Messaggio per la Domenica del Mare 2011. Mons. Vegliò: difendere i diritti dei marittimi

    ◊   “La mia presenza oggi in mezzo a voi vuole sottolineare che la Chiesa vi è vicina, onora il vostro lavoro, non di rado pericoloso e duro, conosce le vostre ansie e preoccupazioni, sostiene i vostri diritti, consola le vostre solitudini e le vostre nostalgie”. Attinge alle parole che il Beato Giovanni Paolo II rivolse ai marittimi della città di Fano, il 12 agosto 1984, il messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per l'annuale della Domenica del Mare, che si celebra il 10 luglio. Nella nota indirizzata a circa 1.5 milioni di marittimi di oltre 100 nazionalità, il presidente del dicastero pontificio, mons. Antonio Maria Vegliò, ribadisce che “l'Apostolato del Mare è a conoscenza delle numerose situazioni disumane che ancora persistono nel mondo marittimo e si schiera a fianco della gente di mare per ribadire che i loro diritti umani e lavorativi devono essere rispettati”. Per assicurare ulteriore protezione a quanti lavorano sul mare, il presule chiama all’appello “tutti i governi affinché adottino quanto prima la Convenzione dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (Ilo) sul Lavoro Marittimo (Mlc) 2006 e ne favoriscano l’entrata in vigore”. Il 17 aprile 1922, Papa Pio XI approvava e benediceva le prime Costituzioni e il Regolamento dell'Apostolato del Mare. “Novant’anni dopo quell’importante evento – scrive in conclusione mons. Antonio Maria Vegliò – sono lieto di annunciare la convocazione, a Roma, del XXIII Congresso Mondiale dell'Apostolato del Mare, dal 19 al 23 novembre 2012, per riflettere e condividere le sfide derivanti dai continui cambiamenti nel mondo marittimo”. (M.G.)

    inizio pagina

    Messa del cardinale Sodano per i vent’anni di indipendenza della Slovenia

    ◊   “La pace è fragile, se non ha un’anima che la vivifica” ed ha bisogno del “valore della giustizia per essere accettata da ogni popolo”. Lo ha detto il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, celebrando stamani una Messa presso la Chiesa del Governatorato Vaticano, in occasione dei vent’anni di indipendenza della Repubblica di Slovenia. Era, infatti, il 25 giugno 1991 quando il Paese dichiarava la propria autonomia dalla Jugoslavia. La Santa Sede fu tra i primi Stati a riconoscere tale decisione. Nella sua omelia, il cardinale Sodano ha invocato il Signore perché conceda alla Slovenia di conservare “il dono prezioso della libertà e della pace, concedendole di essere sempre fedele a quella preziosa eredità spirituale che ha sempre caratterizzato la sua storia”. “Nella storia dei popoli – ha continuato il porporato – possono talora sorgere delle forze centrifughe che li disgregano”, tanto che gli uomini “nell’ebbrezza del loro potere” possono tentare di costruire la civiltà “prescindendo da Dio”. Un’esperienza “triste” che, purtroppo, l’Europa ha vissuto in diverse epoche della sua storia, ha ricordato il cardinale Sodano. Per questo, ha aggiunto, oggi è necessario invocare il Signore perché “ci liberi dall’odio e dalla vendetta, dagli egoismi e dalle rivalità e ci aiuti a costruire una vera civiltà, la civiltà dello spirito, della giustizia e dell’amore”. Richiamandosi, poi, al magistero di Benedetto XVI, il decano del Collegio cardinalizio ha sottolineato come “ogni società umana debba fondarsi su solide basi spirituali”, perché “una società pluralistica non significa affatto una società agnostica. Uno Stato laico non significa per nulla uno Stato laicista”. Di qui, l’appello forte alla pace, poiché “la pace fra gli uomini ed i popoli è certo un gran valore, ma può essere un dono fragile, se non è sostenuto da valori stabili”, come “la giustizia e la fraternità, che sono il fondamento di ogni civiltà”. Ad invitare il cardinale Sodano è stata l’Ambasciata di Slovenia presso la Santa Sede, guidata dalla sig.ra Maja Maija Lovrenčič Svetek. Ma già venerdì scorso il porporato si era recato a Lubiana, su invito della Chiesa locale: nella capitale slovena, il porporato ha concelebrato un Santa Messa ed ha partecipato alla commemorazione solenni dell’anniversario di indipendenza del Paese, svoltesi nella piazza del Congresso, alla presenza del Capo di Stato, Danilo Türk. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'Angelus Benedetto XVI ricorda, in occasione del Corpus Domini, che l'Eucarestia è il cuore pulsante della Chiesa, il vero antidoto all'individualismo.

    In prima pagina, un editoriale a firma di José María Gil Tamayo dal titolo “Per rendere presente Dio nel nostro mondo: devozione popolare e spazio pubblico della Chiesa”.

    Nel servizio internazionale, in rilievo la crisi libica: l'Unione africana rilancia la trattativa, mentre proseguono i bombardamenti della Nato su Tripoli.

    Quattro donne ebree di fronte al male: articoli di Lucetta Scaraffia, Anna Foa e Giulia Galeotti sulla linea che unisce Simone Weil, Hannah Arendt, Edith Stein ed Etty Hillesum nel rapporto con la catastrofe del Novecento.

    Il Cristo in gloria del Correggio: Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, illustra gli studi che hanno accertato l'attribuzione del dipinto. Sul tema, inoltre, articoli di Nadia Stefanel e di Rodolfo Papa.

    Parola di Dio e unità della Chiesa: Riccardo Burigana sulla traduzione della Bibbia quale tema centrale della Conferenza ecumenica di Glenstal, in Irlanda.

    Gli anglicani e la tutela del Creato: la visita dell'arcivescovo di Canterbury in Kenya.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Cambogia: storico processo a quattro leader del sanguinoso regime dei Khmer Rossi

    ◊   La Cambogia volta definitivamente pagina sul sanguinoso regime dei Khmer Rossi, che sotto la guida di Pol Pot, tra il 1975 ed il 1979, portò il terrore nel Paese asiatico, con la morte di circa due milioni di persone. Oggi, a Phnom Penh, ha preso il via il processo a quattro leader ancora in vita, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. Nel procedimento, che si svolge sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, gli imputati si sono dichiarati non colpevoli. Ma che cosa è rimasto oggi in Cambogia di quel tragico periodo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Emilio Asti, docente di Cultura orientale:

    R. - Anzitutto, dobbiamo ricordarci che durante quegli anni, cioè dal 1975 sino al 1979, anno dell’intervento vietnamita in Cambogia, il regime di Pol Pot causò quasi due milioni di vittime. Si tratta di un periodo veramente terribile che i cambogiani vorrebbero dimenticare a tutti i costi, però purtroppo ancora oggi sopravvivono parenti di molti che furono giustiziati durante quegli anni. Anche se è un capitolo che molti cambogiani non vorrebbero riaprire, alcuni vorrebbero effettivamente mettere sotto processo l’intero periodo del regime dei Khmer Rossi e liquidare definitivamente il passato. Si tratta certamente di un’operazione dolorosa, però ritenuta necessaria, in modo tale che il Paese possa affrontare i numerosi problemi ancora irrisolti come lo sviluppo delle zone rurali, la corruzione estesa a tutti i livelli, e numerosi altri problemi.

    D. - Basterà un processo a consentire un reale e cammino verso la pacificazione nel Paese?

    R. - A mio avviso, il processo è un primo passo, un passo essenziale. Certamente, ci vorrà ancora parecchio tempo prima che il Paese possa definitivamente liberarsi del passato. E’ una questione soprattutto psicologica, perché gli incubi del passato perseguitano ancora molti cambogiani. I quattro sotto processo rappresentano, in un certo qual modo, l’intero periodo del regime di Pol Pot, morto nel 1998. Quindi, il processo a questi individui rappresenta quasi un atto dovuto, necessario per l’evoluzione del Paese. Ci troviamo in presenza di una società ancora traumatizzata: sono ancora molti, oggi, i mutilati che ricordano gli orrori di quel regime. Poi, dobbiamo ricordarci che ci sono ancora gravi problemi che impediscono uno sviluppo sereno e completo.

    D. - Che cosa è la Cambogia oggi, dal punto di vista sociale e nei rapporti con la comunità internazionale?

    R. - La Cambogia è un piccolo Paese del Sudest asiatico, che lotta per lo sviluppo, nonostante l’estesa corruzione e il grave problema del turismo sessuale. Purtroppo, in questi ultimi anni l’immagine della Cambogia si è appannata, gli abitanti della Cambogia, i Khmer, sono molto orgogliosi, quindi soffrono anche questa grave umiliazione e si assiste a diversi episodi di rifiuto della cultura occidentale nei suoi aspetti più deleteri. Dall’altro lato, c’è una situazione politica che impedisce una partecipazione più attiva della Cambogia nell’ambito dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico. C’è ancora il problema aperto con il Vietnam, ma anche con la Thailandia. La Cambogia si trova ancora in una situazione piuttosto precaria, circondata da vicini che la considerano una nazione ancora in preda a gravi problemi, una nazione molto arretrata e corrotta: questo impedisce lo sviluppo di rapporti proficui con queste due nazioni. (ma)

    inizio pagina

    Il neo direttore Fao, Graziano da Silva: la riforma dell’agenzia tra le priorità

    ◊   Josè Graziano da Silva, ex ministro brasiliano della sicurezza alimentare, è il nuovo direttore generale della Fao, il primo dell'area latinoamericana nella storia dell'organismo Onu, fondato nel 1945. Graziano è stato eletto ieri a Roma nell’ambito della 37.ma Conferenza biennale della Fao, che si protrarrà fino al 2 luglio con un programma ricco di appuntamenti significativi. Il servizio di Marco Guerra:

    Con 92 voti a favore, contro gli 88 ottenuti dal rivale spagnolo Miguel Angel Moratinos, il brasiliano Josè Graziano da Silva ha ottenuto la carica di direttore generale dell’Organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura. L’ex ministro brasiliano della Sicurezza alimentare ha contato sull'appoggio degli elettori latinoamericani, di quelli africani e dei Paesi in via di sviluppo. Un sostegno motivato anche dai risultati da lui ottenuti nel programma di lotta alla fame, varato dal governo Lula nel 2001, che ha ridotto del 25% la malnutrizione in Brasile. Sul significato di questa elezione, lo stesso Josè Graziano da Silva è stato intervistato dal collega della redazione brasiliana, Rafael Belincanta:

    (parole in portoghese)
    "Io penso che questa elezione rappresenti anche la forza di un Paese emergente, che ha tanto da dire quando si affrontano temi come quelli relativi all’agricoltura, allo sviluppo rurale, alla lotta alla fame e che cerca di sviluppare politiche sociali. Ma rappresenta anche la forza di quelle idee-chiave che prima non erano completamente accettate, ma che oggi invece fanno parte degli obiettivi della Fao. Finora, alla Fao, vi erano fortissimi dubbi riguardo alla lotta alla fame e se tutto questo potesse essere attuabile e realizzabile, così come riguardo allo stesso slancio e alla collaborazione fra i Paesi dell’Emisfero Sud. Adesso c’è il convincimento che questi Paesi del Sud del mondo possano contribuire, in collaborazione fra di loro, soprattutto quando si parla di agricoltura tropicale e di lotta alla fame”.

    Accelerare sulla riforma giù in atto della Fao per rendere più efficiente la sua azione e rinforzare la cooperazione tra i Paesi del Sud del mondo, saranno i punti principali dell’agenda di questo mandato. Su questo tema sentiamo ancora Graziano da Silva:

    (parole in portoghese)
    “Ora abbiamo bisogno di accelerare questo processo e di intensificare alcune azioni, mirate soprattutto laddove appare più necessario e quindi anzitutto nei Paesi più poveri. Credo che abbiamo imboccato la strada giusta”.

    Il neo direttore della Fao entrerà in carica a partire dal primo gennaio del 2012. Fino a fine anno, continuerà a reggere la barra della Fao il direttore uscente, Jacques Diouf, che sabato scorso, in apertura della Conferenza biennale, ha proclamato l’eliminazione della peste bovina scoprendo una targa celebrativa. L'eliminazione della malattia che colpisce i ruminanti, causando miseria e carestia, sarà sancita domani con l’adozione di una Dichiarazione da parte di tutti i membri dell’organizzazione. Il programma della Conferenza include inoltre la firma di una “Dichiarazione di intenti sulla cooperazione programmatica” ai fini della sicurezza alimentare e dell’assistenza alimentare umanitaria, tra Commissione Europea, Fao, Ifad e Programma alimentare mondiale (Pam).

    inizio pagina

    L'Etiopia, volto dell'Africa che migliora tra nuovi business e vecchie povertà

    ◊   L’Etiopia ha conosciuto quest’anno una impressionante crescita economica nonostante si trova in una delle aree più instabili del Africa. Intorno ai suoi confini si dipanano conflitti pluridecennali, come quello in corso in Somalia o quello appena conclusosi nel Sud Sudan. Una condizione che ha spinto il governo etiope ad assumere un ruolo di mediazione molto importante a livello regionale e nell’ambito dell’Unione Africana. Stefano Leszczynski ha intervistato Paolo Dieci, direttore del CISP – Sviluppo dei Popoli:

    R. – Una prima cosa riguarda i conflitti. La situazione della Somalia è vissuta in Etiopia con evidente e comprensibile preoccupazione considerando che i due Paesi confinano e considerando quindi i rischi di instabilità che quella situazione può determinare anche in Etiopia. L’Etiopia è un Paese che sta crescendo economicamente in modo indiscutibile: ha registrato tassi di crescita superiore al 10 per cento nel 2008 e nel 2009. Purtroppo, assieme alla crescita economica, crescono anche le diseguaglianze e questo interpella molto un’organizzazione non governativa di cooperazione come il Cisp e ci spinge a concepire sempre di più i nostri come progetti che mirano a promuovere l’inclusione sociale di tutti coloro che sono esclusi dallo sviluppo.

    D. - Si ha l’impressione quasi che ci sia un maggiore impegno dell’Etiopia a livello regionale e internazionale che non interno di attenzione allo sviluppo sociale...

    R. - Il rapporto della Commissione economica per l’Africa del 2010 afferma che, quasi ovunque nell’Africa subsahariana, mentre avanza il raggiungimento degli Obiettivi del millennio per ciò che riguarda l’accesso ai servizi educativi, sanitari, l’accesso alle vaccinazioni, non avanza il più importante Obiettivo del millennio: la riduzione della percentuale di popolazione che vive in condizioni di povertà estrema.

    D. – Quanto è forte ora sull’Africa questa azione di conquista economica da parte di potenze esterne e questo quanto altera gli equilibri africani?

    R. – E’ molto forte e li altera molto. Non c’è dubbio che la Cina rappresenti il principale partner economico e non solo economico, direi anche politico, dell’Africa subsahariana, se consideriamo che tutti, tranne cinque Paesi dell’Africa subsahariana, hanno sottoscritto un accordo globale di cooperazione con la Cina. L’Occidente deve riflettere anche sulle sue incoerenze nei confronti dell’Africa. Se un Paese come la Cina sta acquistando una crescente popolarità e un crescente consenso in Africa questo si deve anche al fatto che l’Occidente si è mostrato spesso all’Africa in modo incoerente: promettendo e non dando, contraddicendo con alcune politiche, ad esempio con la politica agricola comune europea, quello che voleva fare con altre politiche, per esempio la politica di sicurezza alimentare. La Cina appare oggi a molti leader africani, anche a quelli etiopici, ma non solo, come un esempio di coerenza. (bf)

    inizio pagina

    Napoli, i roghi dei rifiuti aumentano le patologie respiratorie dei bambini

    ◊   Non si allenta l’emergenza rifiuti a Napoli: sono ancora 1700 le tonnellate da smaltire, mentre continuano i roghi di spazzatura per le strade. Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, indagato dalla Procura di Napoli per epidemia colposa, afferma di non voler pagare per colpe altrui. Intanto, a preoccupare sono anche i rischi per la salute: la diossina emanata dalla combustione dei cumuli ha provocato un aumento del 20 per cento delle patologie respiratorie nei bambini nel mese di giugno. E' il dato diffuso dalla Federazione italiana pediatri, Irene Pugliese ne ha intervistato il presidente, Giuseppe Mele:

    R. – Abbiamo notato, in questo mese di giugno, l’aumento, a seguito di roghi, di patologie a carico delle basse vie aeree e soprattutto in soggetti già affetti da asma, quindi in soggetti allergici. Su questi bambini stiamo osservando un effettivo aumento dell’incidenza di processi infiammatori e di flogosi legati a un probabile inquinamento di tipo atmosferico fisico.

    D. – Quali sono le cause maggiori?

    R. – Ovviamente, gli agenti fisici, perché è chiaro che nei bambini che già presentano una patologia cronica a carico dell’apparato respiratorio, cioè i soggetti asmatici, possono contribuire a scatenare la situazione allergica e quindi noi abbiamo visto un 10-20% in più di questi bimbi, che effettivamente stanno presentando questi processi infiammatori. Quello che a noi preoccupa sono soprattutto i roghi e cioè la diossina che si sprigiona in seguito ai roghi nella spazzatura. Questo sicuramente crea condizioni di inquinamento atmosferico superiore rispetto alle altre città e con il caldo e l’alta temperatura si propaga molto di più. Le preoccupazioni, per quanto ci riguarda, vengono soprattutto da questi processi ambientali che si modificano.

    D. – Come si possono evitare questi rischi?

    R. – Quello che noi consigliamo è di andare al mare e di andare in montagna, ma il mare produce sicuramente un effetto molto più benefico, rispetto al resto. Quindi, lo stare lontani da fonti inquinanti di per sé migliora drasticamente la situazione patologica. Inoltre, il cibo deve essere ben cotto e bisogna lavare sempre molto bene le mani ai bambini. Bastano poche misure igieniche, anche quelle più elementari, per ridurre i rischi legati a problemi di tipo gastrointestinale e legati al cibo stesso. Preferire i cibi cotti per cercare di ridurre le contaminazioni che in estate possono aumentare, in quanto i germi si riproducono più facilmente con le alte temperature. Io voglio tranquillizzare anche la città e i cittadini di Napoli, dicendo che, ad oggi, i dati che emergono sono estremamente confortanti per quanto riguarda i tumori, e quindi l’incidenza dei tumori nei bambini: non c’è nessuna differenza statisticamente significativa tra la provincia di Napoli e il resto d’Italia, ma anche con il resto d’Europa. (ap)

    inizio pagina

    Allarme dei Banchi Alimentari d'Europa: il taglio degli aiuti mette a rischio fame milioni di persone

    ◊   Quindici milioni di persone nel Vecchio continente sono a rischio povertà. La denuncia arriva dalla Federazione Europea Banchi Alimentari, in seguito alla decisione della Commissione Ue di tagliare dell’80 per cento i fondi per i poveri forniti dal Pead (il Programma Europeo di aiuto alimentare). Una vera e propria "bomba ad orologeria", che potrebbe portare a rischiosi conflitti sociali e che solo il Consiglio dei ministri Ue dell’Agricoltura, previsto per domani a Bruxelles, può disinnescare. Oggi la Conferenza europea per lanciare l’appello ai grandi della terra. Cecilia Seppia ha sentito Andrea Giussani, vicepresidente Fondazione Banco Alimentare Onlus.

    R. – Secondo le statistiche europee, i poveri sono, in generale, circa 43 milioni, ma di questi, 15 milioni rientrano nella povertà tipicamente alimentare, e cioè coloro che non riescono oggi a garantirsi un pasto intero ogni due giorni. La riduzione di questo programma da 500 milioni di euro a 113 milioni - questa è la decisione della Commissione Europea - produrrebbe quindi, di fatto, una riduzione di più di 1/5 nell’intervento. Quindi, è chiaro che le risorse messe in gioco producono un’ondata di povertà spaventosa. Ogni Stato europeo patirebbe per questo una ricaduta, differente Stato per Stato.

    D. - In Italia, i poveri sono oltre tre milioni: la diminuzione di cinque volte dei beni alimentari erogati rischia di compromettere la tenuta del sistema di welfare...

    R. - Come si sa, il Banco alimentare è un ente di sussidiarietà e quindi non fornisce direttamente gli alimenti ai poveri, ma sostiene circa 8200 strutture caritative, e queste saranno messe in forte dubbio di sopravvivenza, di sostenibilità, perché oggi ricevono la grandissima parte degli alimenti, che a loro volta ridistribuiscono, dalla Bondazione e dai vari banchi alimentari.

    D. - Domani è in programma il Consiglio dei ministri europei dell’agricoltura. Dunque, Il vostro appello arriverà sul tavolo dei 27. Qual è l’auspicio?

    R. - La Commissione Europea dia il buon esempio rilanciando in qualche modo parte del programma e magari chieda una contribuzione a diverse nazioni, di modo che con questo metodo sfidi la capacità d’intervento dei singoli Stati. L’auspicio è che tutto rientri in binari di ragionevolezza e di attenzione alla povertà e al momento storico che vediamo. La mia sintesi è: si gioca un pochino su questa sfida, ma forse in modo molto serio c’è il fatto di vedere se l’Europa, se i grandi dell’Europa, se i governanti dell’Europa, tengono più a un’applicazione regolamentare, a delle regole, o tengono più alla sorte dei poveri. (ma)

    inizio pagina

    Conclusa la Settimana di formazione della Cei per i divorziati risposati. Intervista con don Paolo Gentili

    ◊   Si è chiusa ieri a Salsomaggiore, in provincia di Parma, la settimana di formazione “Luci di speranza per la famiglia ferita”, organizzata dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). Per la prima volta, sacerdoti, animatori della pastorale familiare delle diocesi e delle associazioni familiari hanno discusso, insieme con esperti e specialisti, della situazione delle persone separate e dei divorziati risposati all’interno della Chiesa. Un’importante iniziativa che ha avuto molto successo e che sicuramente sarà ripetuta, spiega don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Cei, al microfono di Federico Piana:

    R. - Si è parlato soprattutto di riannunciare con chiarezza l’indissolubilità del matrimonio perché lì, per le persone che hanno acquisito una nuova unione, si pone tutta la questione di non poter accedere ai Sacramenti. Un fatto al quale si lega per molti l'esperienza di un grande dolore e che è però una verità da annunciare. Ma si è parlato anche della carità pastorale da vivere: dell’accoglienza da parte della comunità cristiana che guarda a questa sua parte dolorante del corpo ecclesiale con particolare attenzione, con particolare cura.

    D. - Lei ha detto si tratta come credenti di cambiare il nostro sguardo?

    R. – Sì, perché nella cultura nella quale viviamo – che pone, come diceva Benedetto XVI, una sorta di dittatura del relativismo etico per cui sembra che ogni individuo abbia il suo punto di riferimento e non esista l’unica verità, che per noi invece è Cristo crocifisso e risorto – in questo contesto culturale questa questione sta diventando ancora più importante da accompagnare. Crediamo, quindi, che in realtà ogni famiglia che vive la separazione è solo la punta di un iceberg: cioè mostra chiaramente la fatica di amare, la difficoltà di amare che c’è nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Oggi, non c’è una coppia di sposi della quale potremmo veramente garantire a pieno che ci sia una fedeltà per tutta la vita, anche se noi lo osiamo sperare e ci crediamo fermamente. Ma tutto questo va aiutato e sostenuto dalla comunità cristiana con interventi concreti, occorrono anche politiche famigliari che sostengano la famiglia. In tutto questo, la comunità può dare un volto profetico.

    D. – Concretamente, don Paolo, la Chiesa cosa può fare? Qual è la pastorale che può mettere in campo in questo caso?

    R. – Noi abbiamo parlato anche di coppie “angelo”: cioè, di coppie che magari avendo superato delle difficoltà delle crisi – e quindi vivendo loro per primi la fatica di dover ogni giorno ricostruire la propria vita sponsale – possano farsi compagni di viaggio di altre con una formazione adeguata; formazione adeguata alla quale sono chiamati anche i sacerdoti. Oggi non è più possibile affrontare con improvvisazioni questi argomenti così difficili e non è più possibile tenersi distanti dalle famiglie separate che chiedono, pur nella difficoltà di vivere le indicazioni del Magistero, di essere accolte. Allora, non si tratta solo di dare indicazioni: si tratta di farsi compagni di viaggio. Abbiamo pensato a quattro tappe: accogliere, che è il primo volto della Chiesa; discernere, perché le situazioni sono molto diverse; accompagnare, cioè farsi compagni di viaggio sulla via di Emmaus e infine educare, cioè mostrare l’orizzonte della vita buona. Anche per la samaritana che era una che aveva vissuto nel Vangelo esperienze di fallimenti matrimoniali c’è stata la possibilità di una vita buona. La vita buona non è fare le cose nel “fai-da-te”, non è l’autonomia: è il rientrare dentro le braccia della Chiesa e delle indicazioni sapienti del Magistero.(bf)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Myanmar: l'aiuto della Caritas per il popolo kachin coinvolto nel conflitto. L'appello del vescovo

    ◊   La guerra non dà tregua nello stato di Kachin, nel Nord del Mynamar. Mentre la violenza continua, mettendo a dura prova la popolazione civile, si fa strada, attraverso la Caritas Myanmar (Karuna) la solidarietà verso la popolazione di etnia kachin (un milione di persone a larga maggioranza cristiana). Chiedendo l’anonimato per motivi di sicurezza, un sacerdote della diocesi di Myitkyina (che copre il territorio dello stato Kachin) racconta all'agenzia Fides la difficile situazione che i fedeli vivono. “Le violenze e i bombardamenti continuano. Il problema per gli sfollati è abbandonare i raccolti, il che significa fame, sofferenza, veder sfumare il lavoro e i sacrifici di un anno. Le chiese sono aperte per l’accoglienza, la Caritas si è mobilitata e da tutte le diocesi si stanno organizzando aiuti per la diocesi di Myitkyina, interessata dal conflitto. Le notizie sono frammentarie, ma sappiamo che le sofferenze dei civili proseguono e gli sfollati aumentano, sono oltre 10mila. Il tutto è reso ancor più difficile dalla stagione delle piogge”. Attualmente, informa il sacerdote, vi sono almeno 800 sfollati accampati a Myitkyina: 220 sfollati nella chiesa cattolica di San Giuseppe, 330 nella chiesa battista, altri sparsi in templi buddisti e nei villaggi intorno. A raggiungere i civili e i profughi che si trovano nelle aree di conflitto, isolate dalle comunicazione, sono le onde di Radio Veritas e di Radio Free Asia. Radio Veritas si rivolge ai profughi incoraggiandoli e anche informandoli sui combattimenti, a volte anche invitandoli a lasciare i territori per la loro incolumità. Dal canto suo mons. Francis Daw Tang, vescovo di Myitkyina, molto preoccupato per la situazione dei fedeli kachin, è intervenuto a Radio Veritas lanciando un appello alla popolazione e dicendo: “Prego per voi, mio piccolo gregge, e non vi abbandono. La Chiesa è pronta ad aiutarvi, le nostre chiese e i fedeli vi accolgono a braccia aperte, per asciugare le vostre lacrime e consolare la vostra sofferenza. Restate uniti, portate i pesi gli uni degli altri, il Signore vi è vicino. Confidate in Lui, tutti noi continuiamo a pregare per la pace”. Intanto nel resto del Myamnar non circolano notizie sul conflitto in atto nel Nord. Il giornale ufficiale del regime non ne parla o, quando lo fa, addossa le colpe della violenza ai ribelli dell’esercito Kachin. La pressione internazionale intanto sta crescendo: il governo degli Stati Uniti ha chiesto la fine delle ostilità e una inchiesta dell’Onu per le violazioni dei diritti umani che si registrano nel conflitto in atto. (R.P.)

    inizio pagina

    Canada: Lettera dei vescovi al Papa per il 60.mo di sacerdozio

    ◊   Un Sacerdote, un Profeta, un Pastore: così i vescovi canadesi definiscono Benedetto XVI in una lettera a lui indirizzata in occasione del 60.mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che ricorre il 29 giugno. Nella missiva, a firma di mons. Pierre Morissette, presidente della Conferenza episcopale del Canada, i presuli esprimono i loro auguri al Papa: “In questa felice occasione – scrivono – avremo per Sua Santità un pensiero speciale nelle celebrazioni eucaristiche e nelle nostre preghiere personali. Le nostre offerte spirituali vogliono richiamare e celebrare il ministero sacerdotale del quale Sua Santità partecipa, come segno e strumento del servizio sacrificale di Nostro Signore”. Quindi, i vescovi ringraziano Dio “per aver creato per i fedeli un tale leader e una tale guida pastorale che incoraggia e conferma l’insieme della comunità cristiana ed anche i credenti e i non credenti di tutte le religioni”. Particolare, poi, l’accento posto dalla Chiesa canadese sui “doni straordinari” trasmessi “dal pensiero e dagli scritti teologici di Sua Santità, Padre del Concilio Vaticano II, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ed oggi Sommo Pontefice”. “I Vostri testi, sia che parliate come Successore di Pietro, sia che scriviate libri a titolo personale – si legge nella missiva - sono una fonte inesauribile di ispirazione e di riflessione intellettuale”. Celebrando, quindi, “la triplice funzione di sacerdote, profeta e pastore” al quale Benedetto XVI è stato chiamato, i vescovi canadesi esaltano anche “quella bellezza, verità e saggezza che Dio Padre ricorda di condividere nel suo Verbo fatto carne e nello Spirito Santo”. (I.P.)

    inizio pagina

    India: un arcivescovo cattolico e la nipote di Gandhi insieme per la pace

    ◊   “Ho sempre lavorato sulle piccole cose, so quanto contano. Piccoli gesti fatti nel modo giusto e al momento giusto ci fanno ottenere grandi risultati nel campo della pace. È importante trovare il modo giusto di trattare con le persone: è in questo che spesso si fallisce”. Con queste parole l’arcivescovo di Guwahati, Thomas Menamparampil, ha accettato l’offerta di Tara Gandhi Bhattacharjee, nipote del Mahatma Gandhi, di lavorare insieme per la pace. Bhattacharjee è presidente dell’associazione “Gandhi Smriti and Darshan Samiti”, un’organizzazione istituzionale impegnata in India per la promozione dei valori della non violenza e la difesa dei diritti civili e ha scelto l’arcivescovo “per le sue qualità di abile pacificatore di conflitti e per i risultati ottenuti nel complesso contesto dell’India del nordest”. La regione nordorientale dell’India è un’area particolarmente travagliata da tensioni etniche, tribali, territoriali, religiose e politiche. Per il suo lavoro, riferisce l'agenzia Fides, mons. Menamparampil è stato recentemente proposto per una candidatura al Premio Nobel per la Pace, trovando sostegno sia a Oriente che a Occidente, anche al di fuori del mondo cattolico, come dimostra la collaborazione con Tara Gandhi, che ha detto: “Abbiamo maggiore bisogno di pacificatori rispetto al passato. La violenza genera altra violenza, l’aggressività scatena aggressività e non emerge alcuna soluzione. Quando vi sono divergenze di idee e di interessi occorre usare l’aspetto dialogico e la pedagogia della persuasione”. (R.B.)

    inizio pagina

    Medio Oriente: 67 Ong arabe esprimono dubbi sui pacchetti d'aiuti di Ue e Usa

    ◊   67 organizzazioni non governative, di 12 Paesi del mondo arabo, hanno lanciato oggi una dichiarazione congiunta in cui danno voce a tutte le loro preoccupazioni sui pacchetti di aiuti finanziari sponsorizzati da Unione europea e Stati Uniti per la transizione nei Paesi della regione del Mediterraneo attraversati dalle recenti rivoluzioni popolari. Lo riferisce oggi un comunicato della Campagna per la riforma della Banca Mondiale ripreso dall'agenzia Sir. Questi pacchetti, sostengono le Ong, potrebbero avere degli impatti negativi sui processi di transizione democratica e sconvolgere gli obiettivi di giustizia sociale ed economica che le stesse rivoluzioni si erano date. “I cambiamenti democratici ricercati dalle popolazioni locali non saranno raggiunti con l’aumento degli aiuti legati a condizionalità politiche, ulteriori liberalizzazioni di commercio e investimenti, deregolamentazioni e ricette economiche molto ortodosse che hanno così tanto contribuito alle ingiustizie contro le quali si sono ribellati i popoli di Tunisia ed Egitto” ha dichiarato il direttore della Rete delle Ong arabe per lo sviluppo, Kinda Mohamadieh. “Il percorso verso lo sviluppo passa necessariamente per la volontà dei popoli di ogni singolo Paese, attraverso un processo costituzionale e un dialogo nazionale” ha affermato Mohamadieh, per il quale è importante sottolineare come sulle istituzioni finanziarie internazionali tramite cui dovrebbe “passare” il pacchetto di aiuti “ricada la responsabilità di aver promosso in maniera sistematica per anni gli ingiusti modelli economici che hanno portato all’impoverimento e alla marginalizzazione di molti Paesi nord-africano e del Medio Oriente”. Nel testo le Ong chiedono che “vengano valutati attentamente i prestiti e l’operato nella regione delle banche multilaterali di sviluppo; incentivata la massima trasparenza nella distribuzione dei nuovi aiuti; una revisione da parte di un organismo indipendente dei vari debiti sovrani esistenti, con l’eventuale cancellazione. (R.P.)

    inizio pagina

    Messico: un gruppo di immigrati centroamericani rapito da uomini armati a Veracruz

    ◊   La Casa del Migrante ("Hermanos en el Camino"), diretta da padre Alejandro Solalinde, ha denunciato che venerdì scorso, 24 giugno, un treno partito da Ixtepec, Oaxaca, diretto a Veracruz, è stato intercettato da un commando di dieci persone armate che hanno rapito un gruppo imprecisato di immigrati centro americani. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, l’episodio è avvenuto alla stazione di Medias Aguas, a Veracruz. In una dichiarazione le autorità della Casa del Migrante, gestita dalla Chiesa cattolica, spiegano che "venerdì scorso alle ore 9 il treno è partito da Ixtepec, Oaxaca, diretto a Medias Aguas, Veracruz. Circa 250 persone sono salite sul treno. C'era una forte pioggia e i vagoni del treno hanno fatto manovra, alcuni dei migranti rimasti hanno salutato con delle grida quelli che partivano". Quattro ore più tardi, secondo la dichiarazione, prima di arrivare a Medias Aguas, il treno è stato fermato e intercettato da tre furgoni con almeno 10 persone armate, che hanno cominciato a gridare per far scendere gli immigrati e farli salire sui furgoni. Secondo la breve dichiarazione, "alcuni sono scappati via tra i cespugli e altri che non hanno potuto fuggire, sono stati catturati da queste persone e portati via sui furgoni". Gli immigrati che sono riusciti a sfuggire al gruppo armato, sono tornati alla Casa del Migrante e hanno raccontato che molti dei loro compagni erano stati catturati, tra cui alcuni minorenni. Secondo la loro versione, sul treno c'erano honduregni, salvadoregni e guatemaltechi, che hanno tentato di raggiungere il centro della repubblica messicana, al fine di raggiungere, ognuno con mezzi diversi, il confine tra Messico e Stati Uniti. La notizia del rapimento è stata diffusa dai giornali della zona e fino ad ora non si conosce il numero esatto di persone rapite. (R.P.)

    inizio pagina

    Argentina: i vescovi invitano a “scegliere la vita invece che la droga”

    ◊   La Chiesa argentina ha denunciato che "la piaga del consumo di droga si sta espandendo" e ha chiesto alle autorità l'applicazione di politiche mirate ad aiutare chi soffre di dipendenza. Già otto mesi fa - riporta l'agenzia Fides - i vescovi avevano messo in guardia sul fatto che in Argentina l'uso di droghe inizia ormai all'età di otto anni, e ora la Commissione nazionale di pastorale per le tossicodipendenze, guidata da mons. Jorge Lozano, vescovo di Gualeguaychú, ha messo in guardia sul fatto che "c'è una maggiore disponibilità di sostanze, che si possono acquistare con molta facilità", e si sta verificando una ulteriore crescita del traffico di droga. Secondo l'ultimo rapporto mondiale sulle droghe del 2011, pubblicato dalle Nazioni Unite pochi giorni fa, il 7,2% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni ha consumato marihuana almeno una volta nell'ultimo anno. E la cifra sale al 7,6% tra i giovani da 13 a 17 anni. "C'è più offerta, si diffonde l'idea che la droga sia uguale alla sigaretta, che non fa male, e le autorità politiche non diffondono messaggi chiari" ha affermato mons. Lozano in una conferenza stampa, e ha anche ribadito che la Chiesa viene sempre più spesso consultata dalle famiglie e dai giovani colpiti dalla dipendenza dalla droga. Durante un incontro di tre giorni, conclusosi ieri, che ha portato a Lujan i responsabili pastorali di ogni diocesi argentina, la Commissione Nazionale di Pastorale per le tossicodipendenze ha attribuito l'espansione dell'uso delle droghe al crescente traffico della droga. Questo grave problema sociale è "il risultato di un controllo minore, di un maggior numero di tangenti, di minacce e del fatto che viene ormai lasciata la sovranità alle bande mafiose, che riescono a dominare interi quartieri". Al termine dell'incontro, che si è concluso con la Messa presieduta da mons. Lozano nella Basilica di Luján, è stata diffusa una dichiarazione che intende sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alla piaga crescente della droga. Il documento è intitolato "Scegliere la vita è meglio" e collega questa "tragica crescita" alla combinazione di quattro elementi: il crimine, la corruzione, l'impunità e la tolleranza sociale. Il rapporto Onu conferma che l'Argentina è il primo paese del Sudamerica per uso di marihuana e secondo nell'uso di cocaina, dopo il Brasile. Per la Chiesa, il problema va ben al di là delle statistiche e consolida la percezione che l'Argentina abbia smesso di essere paese di transito della droga mentre adesso è Paese di consumo. (R.P.)

    inizio pagina

    Haiti: torna alto il rischio colera, l’Avsi diffonde le buone pratiche dell’igiene

    ◊   L’Avsi è di nuovo in prima linea nel combattere i focolai di colera riaccesisi ad Haiti a seguito dell’arrivo della stagione delle piogge. In particolare l’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale ha ripreso le attività di sensibilizzazione all’igiene. “La prevenzione e la reidratazione immediata è il metodo efficace per evitare il diffondersi dell’epidemia e un’incidenza elevata di mortalità, come quella del focolaio esploso a ottobre – spiega all'agenzia Sir un responsabile dell’Associazione -. Oggi le persone sono più preparate, però le circostanze igienico sanitarie dei campi sfollati sono sensibilmente peggiorate a causa delle piogge torrenziali che allagano i campi e diffondono immondizie, microbi, batteri”. Solo tra ottobre e novembre 2010 si erano contate oltre 5.300 morti, inoltre, essendo ormai passato un anno e mezzo dal terremoto, le regole internazionali e anche nazionali favoriscono lo smantellamento di interventi di emergenza e delle distribuzioni di alimenti, acqua, nonché delle strutture di accoglienza temporanea. Si registra infatti un tasso di mortalità particolarmente elevato nei bambini dai 6 mesi, perché le mamme abbandonano l’allattamento e le loro difese si abbassano, ma anche nei bambini fino a 5 anni, in quanto la carenza di proteine e micronutrienti li rendono particolarmente fragili. Fondamentale sta diventando quindi l’intervento tempestivo per ripristinare le metodiche utili ad evitare il contagio. (M.G.)

    inizio pagina

    Spagna: dichiarazione dei vescovi sui diritti della persona nella fase finale della vita

    ◊   Viene pubblicata oggi una Dichiarazione dei vescovi spagnoli in merito al “Disegno di legge sulla regolamentazione dei diritti della persona nella fase finale della vita”. Nel testo i presuli ricordano le numerose occasioni in cui la Chiesa ha annunciato il Vangelo della vita, secondo il quale “la vita di ogni persona è sacra, anche quando la persona è debole, sofferente o si trova alla fine del suo cammino terreno”. Mentre si riconosce la lodevole intenzione del Disegno legislativo di proteggere la dignità della persona, senza depenalizzare l’eutanasia, i vescovi sottolineano come “una concezione praticamente assoluta dell’autonomia della persona e il peso dato a tale autonomia dal testo legislativo finiscano con l’indebolire l’intenzione dichiarata e con l’oltrepassare il limite proposto di non ammettere l’eutanasia”. Il concetto stesso della dignità umana viene ad essere inficiato, “poiché implicitamente si sostiene che una vita umana potrebbe mancare di dignità tutelabile per disposizione autonoma della parte interessata o addirittura di terze persone”. Il testo approvato dai vescovi rileva inoltre come il medesimo Disegno di legge contenga una definizione riduttiva del concetto di eutanasia, tale da lasciare la porta aperta ad alcune omissioni volontarie che possono causare la morte o cercano in modo diretto di accelerarla, quali una sedazione inadeguata, l’abbandono terapeutico o l’omissione delle cure dovute. La Dichiarazione episcopale è inoltre critica del dettato legislativo nei confronti del diritto umano fondamentale della libertà religiosa, poiché riduce gli operatori sanitari a esecutori della volontà dei pazienti, senza riconoscere loro il diritto all’obiezione di coscienza. Da ultimo, la Dichiarazione torna a proporre un modello di “testamento biologico” conforme ai principi della dottrina cattolica, in una redazione aggiornata rispetto alla formula elaborata dall’Episcopato alcuni anni or sono. (A cura di Marina Vitalini)

    inizio pagina

    Nord Corea: in un video l'estrema povertà in cui versa il Paese

    ◊   Povertà estrema, mercati clandestini, tangenti e minacce alla popolazione. E’ quanto emerge da un video esclusivo girato da un reporter clandestino in Corea del Nord. L’uomo, ovviamente nativo del regime, ha nascosto una telecamera sul proprio corpo per diversi mesi per produrre il filmato, ottenuto in esclusiva dall’emittente australiana Abc. Le immagini (si possono vedere su http://www.abc.net.au/reslib/201106/r790674_6878692.asx sono terribili: si vedono orfani di meno di otto anni che chiedono l’elemosina, soldati che molestano venditori ambulanti per ottenere del cibo, persone che a stento si reggono in piedi. La nota di cronaca più importante all’interno del video è sicuramente il reportage all’interno di un mercato privato nei pressi della capitale Pyongyang. Il governo non ha più razioni da distribuire e ha iniziato da circa due anni a permettere piccoli bazar, dove si pratica soprattutto il baratto. Fra le altre scene, si vede anche un soldato che chiede a un venditore del riso “come omaggio per l’esercito”. Alla richiesta il venditore replica che “gli affari vanno male”, e il soldato si spazientisce: “Chiudi il becco e dammi quello che hai”. Un altro soldato spiega al giornalista che, anche nel potentissimo esercito, “la malnutrizione oramai regna sovrana. Nella mia unità siamo cento, e la metà è malnutrita”. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: la vitalità della diocesi di Liao Ning

    ◊   Evangelizzazione, pastorale e formazione: queste le priorità assolute della diocesi cinese di Liao Ning, guidata dal giovane vescovo Paolo Pei Jun Min, approvato dalla Santa Sede e consacrato nel 2006. La diocesi, invece, ricorda l'agenzia Fides, è stata formata nel 1983 raggruppando quattro diocesi precedenti e conta circa centomila fedeli: nella solennità della Pentecoste ben 305 missionari laici, divisi in 11 gruppi, della parrocchia di Fu Shun, hanno ricevuto il mandato missionario dal parroco, confermando la propria disponibilità al servizio per i prossimi due anni. La parrocchia, affidata ai missionari di Maryknoll, conta circa settemila fedeli all’interno di una diocesi. Il 5 e 6 luglio prossimi, inoltre, la diocesi proporrà un seminario di studio dal titolo “Attualità e sviluppo nel futuro della Chiesa in Cina secondo l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II" per aiutare i sacerdoti a conoscere la realtà della Chiesa e il magistero conciliare. (R.B.)

    inizio pagina

    Indonesia: il Corpus Domini celebrato con solennità nelle chiese di tutto il Paese

    ◊   I riti e le funzioni legate al Corpus Domini hanno attirato migliaia di fedeli in tutto il Paese e, proprio a Semarang, il locale arcivescovo – mons. Johannes Pujasumarta Pr – ha avviato un programma intitolato “Adorazione eterna del Santissimo Sacramento”. Gli indonesiani - riferisce l'agenzia AsiaNews - nutrono una passione particolare per tutti i tipi di rituali, considerati un’occasione unica per manifestare la passione e il legame con Gesù e la Chiesa. Fra i vari riti, l’amore e l’adorazione per l’Eucaristia costituisce uno dei momenti più alti della fede popolare. La commemorazione del Corpo e Sangue di Cristo – che cade il 26 giugno – ha attirato una folla di fedeli nel convento delle suore trappiste dello Java centrale. La festa del Corpus Domini è stata occasione per promuovere processioni eucaristiche e adorazioni in numerose chiese indonesiane. Alla vigilia della Festa migliaia di fedeli si sono riuniti presso la Basilica della Signora di Jatiningsih, nella parrocchia di Klepu, a Yogyakarta. Due settimane prima, invece, è stata la chiesa di San Francesco Saverio a Daratan a organizzare un momento di preghiera comune, registrando il “forte apprezzamento” dei cattolici locali. L’adorazione del Santissimo Sacramento è un rituale praticato con devozione e coinvolgimento dai fedeli di tutto il Paese. Sono moltissimi i luoghi di preghiera dedicati, all’interno di santuari, basiliche e chiese in Indonesia. Mons. Pujasumarta Pr spiega che, durante una messa celebrata di recente nella parrocchia di Ganjuran, egli ha lanciato il II Congresso eucaristico dell’arcidiocesi di Semarang, per promuovere fra i cattolici l’amore per il Santissimo Sacramento. Esso si terrà tra il 22 e il 24 giugno del 2012 e sarà centrato sul tema: “Unisciti e resta in Cristo, perché produrremo frutti”. Il primo Congresso eucaristico a Semarang ha avuto luogo dal 27 al 29 giugno del 2008, sul tema “Condividendo la vita con gli altri” ed è stato promosso dall’allora arcivescovo mons. Ignatius Suharyo Pr., oggi arcivescovo di Jakarta. (R.P.)

    inizio pagina

    I progetti dei Salesiani per i giovani africani in difficoltà

    ◊   Sono molti i progetti avviati, in diversi Paesi africani, dai Salesiani e dalle Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice. Da tempo, infatti, soprattutto nelle aree rurali del continente, le comunità hanno avuto bisogno dei missionari per la protezione e l’aiuto dell’infanzia, spesso orfana, mentre oggi sorgono nuove problematiche come quella dell’urbanizzazione incontrollata, delle sanguinose guerre civili e dell’Aids. Tra questi progetti, l’agenzia Fides ricorda il centro di Kampala-Namugongo, in Uganda, nel quale dal 2007 sono accolti circa 150 bambini di strada che vengono curati, vestiti e nutriti, nonché istruiti. Altri due progetti da segnalare sono stati sviluppati in collaborazione con la Procura di Torino. Il primo di essi è l’opera di Kasama, in Zambia, dove ragazze orfane, vittime di abusi sessuali o semplicemente povere, vengono aiutate dalle religiose a divenire responsabili e ad emanciparsi dagli archetipi culturali dominanti anche attraverso il lavoro e lo sviluppo delle individualità personali. A Namaacha, in Mozambico, infine, una trentina di ragazze tra gli 11 e i 18 anni possono andare a scuola e imparare le principali norme igieniche contro la diffusione di malattie come la malaria: nell’area, infatti, sono quasi scomparse le patologie polmonari, fatto di cui ora beneficia tutta la comunità. (R.B.)

    inizio pagina

    Burkina Faso: al via il festival cinematografico Ciné Droit Libre

    ◊   Primavera araba, crisi in Costa d’Avorio ed elezioni in vari Paesi dell’Africa sono gli argomenti dell’edizione 2011 del festival cinematografico “Ciné Droit Libre” (“Cinema Diritto Libero” ndr) che si svolgerà a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, dal 29 giugno al 3 luglio prossimi. Il tema portante scelto per quest’anno dall’associazione Semfilms che ha ideato la kermesse, riporta l'agenzia Misna, è “Nuovi media e democrazia”. In programma, come di consuetudine, proiezioni, ma anche dibattiti, mostre, concerti e corsi di formazione. Le pellicole proposte, in particolare, insisteranno sul “ruolo di primo piano dei nuovi mezzi di comunicazione nello sviluppo e la buona riuscita delle rivolte arabe”, a partire da “Mai più paura” che racconta la rivolta che ha portato al rovesciamento del presidente Ben Ali in Tunisia e da “Egypte: on te surveille!” che racconta la rivoluzione in Egitto. Il 30 giugno sarà la volta di “Gheddafi, il nostro miglior nemico”, una narrazione delle cause dietro al conflitto in corso in Libia, mentre il giorno successivo un’intera serata sarà dedicata ai cinque mesi di crisi postelettorale vissuti dalla Costa d’Avorio. In calendario anche altri film e documentari su temi scottanti per l’Africa come le violenze sui bambini, le sfide della modernità, i difficili rapporti con le ex colonie e due premi: quello offerto dall’organizzazione Amnesty International e dalla fondazione Barbara Hendricks per la pace e la riconciliazione. (R.B.)

    inizio pagina

    Cipro: il presidente Christofias ricorda la storica visita di Benedetto XVI

    ◊   Il Presidente Demetris Christofias ha inaugurato giovedì scorso presso l’Aeroporto internazionale di Larnaka un Parco dedicato alle visite dei Capi di Stato nel Paese. Durante la cerimonia sono state scoperte tre targhe per ricordare le recenti visite ufficiali nell’isola del Santo Padre Benedetto XVI, del Presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev e della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Il Presidente Christofias ha voluto sottolineare l’importanza storica di questi tre eventi che hanno contribuito a consolidare i rapporti diplomatici della Repubblica di Cipro con la Russia, la Germania e il Vaticano, rilanciando il ruolo internazionale del Paese: “Il successo di queste visite – ha detto – ha rafforzato il nostro Paese sulla scena internazionale e il rafforzamento della collaborazione con i leader stranieri ha dato nuovo impulso alle nostre iniziative per la riunificazione dell’isola”. La visita di Benedetto XVI a Cipro, durante la quale il Papa ha consegnato l’Instrumentum Laboris del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, si è svolta dal 4 al 6 giugno 2010 ed è stata la prima di un successore di Pietro sull’isola, in maggioranza ortodossa. (L.Z.)

    inizio pagina

    Usa: il cardinale Foley insignito di un premio alla carriera. Assegnato il “Frannie Award 2011”

    ◊   Il cardinale John Patrick Foley, già presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ed ex direttore del “Catholic Standard & Times” di Philadelphia è stato insignito di un Premio alla carriera da parte della Catholic Academy of Communication Arts Professionals. Il Gabriel Award – riferisce l’agenzia Cns - è stato consegnato sabato scorso a Pittsburgh, giornata conclusiva della Convention annuale dei media cattolici che ha riunito la stessa Accademia, l’Associazione della Stampa Cattolica degli Stati Uniti (Cpa) e l’Associazione dei Comunicatori cattolici del Canada. Alla cerimonia di consegna del premio, il presidente della Catholic Academy of Communication Arts Professionals, Franck Morock, ha sottolineato lo straordinario impegno profuso in tanti anni di carriera dal cardinale Foley nel campo della comunicazione. Una carriera - come ha ricordato lo stesso porporato - iniziata da giovanissimo, quando era ancora seminarista. 76 anni il prossimo novembre, il card. Foley ha annunciato nei mesi scorsi il suo ritiro da ogni incarico, perché malato di leucemia ed è attualmente ospitato in una casa di riposo a Philadelphia. Durante la Convention la Cpa, che celebra quest’anno i suoi 100 anni di vita, ha assegnato anche il cosiddetto Frannie Award 2011, il Premio San Francesco di Sales per i migliori contributi dell’anno al giornalismo cattolico. Il vincitore di questa edizione è Bob Zyskowsky, editore associato e amministratore del “Catholic Spirit”, quotidiano dell’arcidiocesi di St. Paul and Minneapolis. (L.Z.)

    inizio pagina

    Laurea honoris causa all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, segretario di Giovanni XXIII

    ◊   Si svolgerà questo pomeriggio presso l’università di Bergamo, la cerimonia ufficiale nel corso della quale sarà conferita all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, ex segretario di Giovanni XXIII, la laurea honoris causa concessa dall’ateneo, in collaborazione con la Fondazione Giovanni XXIII e dall’Accademia russa delle Scienze. A 96 anni d’età e 71 di sacerdozio, l’arcivescovo Capovilla è stato insignito del prestigioso riconoscimento ad honorem per il suo “apporto personale allo studio dell’eredità spirituale del Sommo Pontefice Giovanni XXIII, protagonista della storia del Novecento, promotore del dialogo delle religioni con il mondo contemporaneo e grande operatore di pace”. Il presule è stato segretario di Giovanni XXIII in Vaticano dal 1958 al 1963 e, ancora prima, quando il futuro Papa Roncalli era Patriarca di Venezia, dal 1953 al 1958, e lo ha servito sempre con generosità e spirito di sacrificio. Dal successore Paolo VI, mons. Capovilla fu consacrato arcivescovo di Chieti e Vasto nel 1967 e poi nominato Prelato di Loreto. Dal 1988 si è ritirato a Sotto il Monte, il paese natale di Giovanni XXIII, dove lavora ancora per la divulgazione dei suoi scritti e della figura del Pontefice Beato. Proprio alla fondazione, interpretando la volontà del Santo Padre, ha donato gli scritti roncalliani, compresi alcuni preziosi inediti. “Se Papa Giovanni nel giorno più solenne della sua vita, l’11 ottobre 1962 ha detto ‘la mia persona conta niente’, io non solo non posso, ma devo dire la stessa cosa – è stato il commento del neodottore all’Osservatore Romano – depongo tutto questo sull’altare di Papa Giovanni come segno del piccolo servizio reso in questi anni alla Chiesa, che amo intensamente”. Mons. Capovilla ha citato così la data dell’11 novembre 1962, l’apertura del Concilio Vaticano II e giorno in cui oggi le diocesi di Bergamo a Milano celebrano la memoria del Beato Giovanni XXIII. Alla cerimonia in onore del prelato friulano, interverranno il rettore dell’università di Bergamo, Stefano Paleari e il vicedirettore dell’Istituto europeo dell’Accademia russa delle Scienze, Valentin Fyodorov; a seguire, lla presentazione del presidente della Fondazione Papa Giovanni XXIII, Marco Roncalli e la consueta laudatio del direttore del Centro studi socioreligiosi dell’Accademia, Anatoly Krasikov. In chiusura il contributo di Serghei Weinstein, della sede russa dell’associazione internazionale per la libertà religiosa. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Italia: il ricordo del presidente Napolitano nel 31.mo anniversario della strage di Ustica

    ◊   “Una tragedia che resta viva nella coscienza dell’intero Paese e che esige una valida e adeguata risposta di verità e giustizia”. Il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha ricordato così, oggi, la strage di Ustica, nel 31.mo anniversario dall’inabissamento, al largo dell’isola, del Dc 9 dell’Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo il 27 giugno 1980, in cui rimasero uccise 81 persone. “Ogni sforzo deve essere compiuto, anche sul piano internazionale, per giungere finalmente a conclusioni che rimuovano le ambiguità, i dubbi e le ombre che ancora oggi circondano quel tragico fatto – ha aggiunto il capo dello Stato nel messaggio inviato per l’occasione all’Associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica – l’iter tormentoso di lunghe inchieste e l’amara constatazione che le investigazioni svolte e i processi celebrati non hanno consentito l’esauriente ricostruzione della dinamica dell’evento e l’individuazione dei responsabili, non debbono far venir meno l’impegno convinto di tutte le istituzioni nel sostenere le indagini ancora in corso”. Il presidente ha quindi rinnovato la vicinanza e la solidarietà a tutti i familiari delle vittime ancora alla ricerca della verità. A questo proposito, alla vigilia della ricorrenza, il presidente dell’Associazione dei Parenti delle vittime, Daria Bonfietti si è rivolta nuovamente al governo affinché questo chieda “con forte volontà politica” ai Paesi cui sono state rivolte dalla magistratura italiana rogatorie internazionali sul caso, come Inghilterra, Francia, Germania e Libia, di dare, finalmente, una risposta. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Gheddafi, mandato di arresto internazionale per uccisioni e stupri di massa

    ◊   Spiccato il mandato di arresto internazionale contro Gheddafi. I giudici della Corte penale internazionale (Cpi) hanno accolto la proposta del procuratore della Corte stessa, Luis Moreno Ocampo, che parla di crimini contro l’umanità. Secondo Moreno Ocampo in questo momento in Libia gli attacchi contro la popolazione civile da parte del regime “continuano ad essere perpetrati”, e solo con l'arresto del rais e dei suoi più stretti collaboratori si potrà porre fine a uccisioni e stupri di massa, oltre all'uso diffuso della tortura. Il mandato di arresto è stato deciso anche per il secondogenito del rais libico Saif al-Islam e per il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi: anche loro sono accusati di crimini contro l'umanità. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Gabriele Iacovino analista del Centro Studi Internazionali:

    R. – La decisione rappresenta un po’ lo svolgimento naturale del processo investigativo intrapreso dalla Corte Penale Internazionale e dal procuratore generale, Ocampo. Il problema sarà rendere effettivo questo mandato d’arresto: il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, per esempio, che ha un procedimento uguale sulla propria testa, di fatto continua ad essere - senza alcun problema – il presidente di uno Stato come il Sudan.

    D. – Ma che senso ha un mandato d’arresto nel momento in cui è già in corso un conflitto per capovolgere la guida della Libia?

    R. – Credo che in partenza dovesse essere un’arma in più contro Gheddafi: purtroppo in questo momento, però, non ha tanto potere nella soluzione o nella ricerca di una soluzione della crisi libica. Le operazioni vanno avanti, i bombardamenti su Tripoli vanno avanti: è solo un altro tassello che può contribuire a creare questo clima d’incertezza intorno alla crisi libica.

    D. – Russia e Cina continuano a ribadire: “Gli Stati non si intromettano negli affari dei Paesi arabi, come Siria o Libia”. Che effetto avrà questa decisione della Corte dell’Aja?

    R. – Può creare degli ostacoli nel processo negoziale, nelle trattative diplomatiche per un post-Gheddafi, perché un mandato d’arresto è un documento internazionale e, quindi, chiude alcune strade diplomatiche e può rendere più difficoltoso anche il processo negoziale nei confronti del rais.

    D. – Tra chi cerca di negoziare una conclusione delle violenze in Libia c’è l’Unione Africana, ma il mandato di arresto complica le cose: a questo punto se Gheddafi dovesse cedere il potere, dovrebbe essere sottoposto al giudizio della Corte?

    R. – E’ un ulteriore segnale della Comunità internazionale contro Gheddafi. In questo momento purtroppo può essere solo un ulteriore ostacolo nel processo di transizione e soprattutto nel processo del negoziato. (mg)

    In Siria, primo raduno pubblico dei dissidenti: “Transizione alla democrazia”
    A Damasco, in Siria, il primo raduno pubblico di oppositori, intellettuali e dissidenti ha lanciato un appello per una “transizione pacifica verso la democrazia”. Proseguono intanto le manovre dell’esercito di Damasco nelle zone di confine con la Turchia, Paese in cui il numero dei profughi siriani ha ormai superato gli 11 mila.

    In Egitto, rinviate le elezioni: tempo per i nuovi movimenti per organizzarsi
    In Egitto, sono state rinviate di tre mesi le elezioni parlamentari, originariamente previste per settembre. Sono state quindi accolte in parte le richieste del movimento giovanile protagonista della rivolta del 25 gennaio contro l’ex-presidente Mubarak. Il timore dei movimenti popolari è che le forze dei Fratelli Musulmani e dell’ex partito nazionale democratico di Mubarak possano dominare consultazioni indette troppo presto, non lasciando ad altri movimenti il tempo di organizzarsi. Nessun riferimento è stato invece fatto alle elezioni presidenziali, previste uno o due mesi dopo le legislative nel vecchio calendario.

    Almeno 25 morti in Nigeria nella “città della paura”
    Almeno 25 persone sono rimaste uccise e una trentina ferite in un attacco terroristico attribuito a estremisti islamici avvenuto, ieri pomeriggio, a Maiduguri, città del nord-est della Nigeria a 870 chilometri dalla capitale Abuja. Secondo vari media online, le autorità hanno chiamato in causa un gruppo integralista chiamato Boko Haram, che recentemente si è attribuito la paternità di un attentato contro il quartier generale della polizia a Abuja che aveva fatto 22 vittime. Alcune fonti sostengono che gli attentatori hanno colpito un frequentato bar all'aperto situato nel quartiere periferico di Dala Kabompi. Altre sostengono invece che i locali attaccati sono stati tre. Maiduguri, chiamata anche "la città della paura", è popolata sia da musulmani sia da cristiani ed è teatro di continue violenze. Tra dicembre e gennaio scorsi alcune chiese pentecostali sono state date alle fiamme e sei persone sono state uccise per mano di estremisti islamici.

    Mali: l’esercito mauritano si scontra con al Qaeda, 17 morti
    Ieri, in Mali, un raid dell’esercito della Mauritania contro l’ala maghrebina di al Qaeda si è concluso con 17 morti, di cui 15 militanti islamici. Le autorità mauritane hanno fatto sapere che le operazioni contro il gruppo noto come ‘al Qaeda nel Maghreb islamico’ proseguono anche dopo la distruzione della base che era l’obiettivo del blitz.

    Afghanistan: tre attentati, tra i morti anche due bambini
    In Afghanistan, sette persone sono morte dopo l’esplosione di due diverse bombe nella provincia centro-orientale di Ghazni. Tra le vittime, secondo le autorità, ci sono anche due bambini. Un episodio simile è avvenuto in un’altra provincia, quella di Shahbaz, dove sono rimasti uccisi tre civili. In tutti i casi, gli ordigni erano stati sistemati lungo il bordo di una strada: sono attentati di questo tipo ad aver fatto il maggior numero di vittime civili in Afghanistan.

    Iraq: morti due soldati Usa
    Due soldati americani sono stati uccisi ieri nel nord dell’Iraq, durante un’operazione militare su cui non sono state diffuse altre informazioni. Dall’inizio del mese i militari americani morti nel Paese sono 11, e il totale delle perdite dall’inizio dell’intervento militare nel 2003 è di oltre 4400.

    Kashmir pakistano: due morti in violenze elettorali
    In Kashmir, regione contesa tra India e Pakistan, sono almeno 2 i morti e numerosi i feriti a causa delle violenze scoppiate durante le elezioni che si sono svolte ieri nella parte di territorio controllata da Islamabad. I disordini hanno costretto a sospendere in alcuni seggi le operazioni di voto, a cui ha partecipato circa la metà degli aventi diritto. Secondo i primi dati nella regione si profila la vittoria del Partito popolare dell’attuale presidente pakistano Asif Ali Zardari.

    In Grecia, il parlamento discute il piano di austerity: rischio stabilità per l'Eurozona
    In Grecia, il Parlamento comincia a discutere oggi la legge per l’attuazione del piano di austerity concordato la scorsa settimana con gli organismi internazionali. Nel pacchetto di interventi sul debito un peso importante è rappresentato dalle privatizzazioni. Il servizio di Davide Maggiore:

    Il governo di Atene prevede di ottenere dalla vendita di proprietà statali 50 miliardi di Euro, che saranno totalmente impiegati per la riduzione del debito. Agli investitori privati potranno essere concesse anche spiagge o tratti di costa per un periodo di 50 anni, sia pur con limiti chiaramente stabiliti dalla legge. Le imprese dichiarate ‘privatizzabili’, invece non potranno più tornare proprietà dello Stato dopo essere state cedute. Con gli interventi attualmente in discussione, il governo del premier Papandreou risponde alle sollecitazioni della cosiddetta ‘troika' formata da Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca Centrale Europea, e manda un segnale rassicurante ai creditori esteri. Sul fronte interno, però, l’esecutivo deve fare i conti con le critiche dell’opposizione, ma anche di parlamentari e militanti della sua area politica. Ieri, il ministro delle Finanze tedesco ha dichiarato che se il Parlamento greco dovesse bocciare il pacchetto di austerity, metterebbe a rischio la stabilità dell'intera area Euro.

    Tadic nel villaggio croato di Jadovno: mai più odio interetnico
    Il presidente serbo, Boris Tadic, si è recato oggi nel villaggio croato di Jadovno dove ha partecipato a una cerimonia di commemorazione delle decine di migliaia di vittime, in gran parte serbi, ebrei e rom, uccise nel locale campo di concentramento istituito dal regime filonazista croato durante la Seconda guerra mondiale. La cerimonia si è tenuta nel 70.mo anniversario dell'istituzione del lager, nel 1941. Tadic ha sottolineato la necessità di chiudere definitivamente il capitolo dell'odio interetnico e della contrapposizione fra Serbia e Croazia, due Paesi che - ha detto - hanno “una responsabilità particolare nei confronti delle vittime e per la pace nei Balcani, oltre ad avere un ruolo speciale in Europa”. Più di 40 mila persone, 38 mila delle quali erano serbi, furono uccise nel campo di Jadovno tra il maggio e l'agosto 1941. Con Jasenovac, Jadovno era uno dei maggiori campi di concentramento in Croazia durante l'ultimo conflitto mondiale. Alla cerimonia, alla quale sono intervenuti anche esponenti politici e autorità croate, era presente anche la madre del presidente serbo, Nevenka Tadic, il cui padre, Strahinja Kicanovic, perì nel lager di Jadovno. Il campo di Jadovno fu smantellato nell'agosto del 1941 dalle forze italiane che occuparono la regione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 178

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.