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Sommario del 26/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: l’Eucaristia, cuore della Chiesa, è l’antidoto alla cultura individualistica del nostro tempo
  • L'arcidiocesi di Milano in festa per tre nuovi Beati. Il cardinale Tettamanzi: testimoni luminosi della "piccolezza evangelica"
  • Verso il 60.mo di ordinazione di Benedetto XVI. Messa in Vaticano del cardinale Comastri, intervista con l’arcivescovo Forte
  • In Polonia, il cardinale Grocholewski celebra il VI centenario della dedicazione della cattedrale di Włocławek
  • Oggi in Primo Piano

  • Nessuna giustificazione per la violazione dei diritti umani: l’appello di Ban Ki-moon nella Giornata Onu contro la tortura
  • Giornata dell’Onu contro la droga, una minaccia per le persone e gli Stati
  • L’impegno del Cisp per la Tunisia, culla della “primavera araba”
  • Dal Simposio dei docenti universitari, promosso dal Vicariato di Roma, l'invito a rispondere alle esigenze dei giovani di oggi
  • L’Istituto Sociale di Torino dei padri gesuiti compie 130 anni
  • “11 Settembre”: un libro sulla storia dei sopravvissuti, 10 anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle
  • Chiesa e Società

  • Egitto: Al Azhar propone una carta di valori per rispettare tutte le religioni
  • Usa: iniziativa interreligiosa contro l’intolleranza e il fanatismo
  • Gmg: cinque premiati per il concorso canoro "Amo Madrid"
  • Colombia: saranno circa 5 mila i giovani che si recheranno alla Gmg di Madrid
  • Chiesa Usa: prossima l'istituzione di un Ordinariato per gli anglicani
  • Usa: anche le feste dei Santi patroni ispanici nel Messale Romano
  • Togo: quattro nuovi pozzi per offrire acqua potabile e irrigare la terra nei periodi di siccità
  • Gli Agostiniani recolletti di Roma in aiuto della Chiesa ortodossa georgiana
  • Africa orientale: l'Amecea si prepara a celebrare il 50.mo di fondazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: combattimenti vicino Tripoli, mentre i ribelli annunciano di attendere un'offerta da Gheddafi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: l’Eucaristia, cuore della Chiesa, è l’antidoto alla cultura individualistica del nostro tempo

    ◊   All’Angelus in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha svolto, stamani, un’appassionata riflessione sul valore inestimabile dell’Eucaristia. Ricordando che, in molti Paesi, si celebra oggi il Corpus Domini, il Papa ha sottolineato come senza l’Eucaristia, la Chiesa non esisterebbe. Quindi, ha definito l’Eucaristia una sorta di “antidoto” contro la mentalità individualistica che si va sempre più diffondendo nel nostro tempo. Il Papa non ha poi mancato di ringraziare il Signore per i nuovi Beati, tre proclamati ieri nell’arcidiocesi di Amburgo e tre oggi a Milano. Infine, ha ricordato l’odierna Giornata per la Carità del Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’Eucaristia è “il cuore pulsante” della Chiesa: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, nel giorno del Corpus Domini, ha definito il Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo “il tesoro più prezioso della Chiesa”:

    “Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio”.

    Ed ha soggiunto che l’Eucaristia trasforma quanti la ricevono e così la “Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro”:

    “In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo”.

    I primi cristiani, a Gerusalemme, ha rammentato il Papa, “erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente”. Uno stile di vita che trovava proprio nell’Eucaristia la sua fonte:

    “Anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa Domenicale!”.

    Il Papa ha ribadito con le parole degli antichi martiri di Abitene che senza l’Eucaristia domenicale “non possiamo vivere”:

    “Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune”.

    Ha quindi invocato la Vergine Maria, “Donna Eucaristica”, nelle parole del Beato Wojtyla, affinché alla sua scuola, “anche la nostra vita diventi pienamente ‘eucaristica’, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità”. Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI si è soffermato sulla testimonianza di alcuni nuovi Beati. Ha ricordato la Beatificazione ieri, a Lubecca nell’arcidiocesi di Amburgo, di tre sacerdoti martiri, uccisi dai nazisti. Poi, il pensiero si è rivolto alla Chiesa ambrosiana:

    “Oggi, a Milano, è la volta di don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di padre Clemente Vismara, eroico missionario del Pime in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, suora della Carità, detta “angelo” del carcere milanese di San Vittore. Lodiamo il Signore per questi luminosi testimoni del Vangelo!”.

    Il Papa ha quindi ricordato che si celebra oggi in Italia la Giornata per la carità del Papa, l’Obolo di San Pietro:

    “Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!”.

    Infine, al momento dei saluti ai pellegrini, ha rivolto un pensiero speciale all’episcopato e ai fedeli polacchi che celebrano il 600.mo anniversario della consacrazione della Cattedrale di Włocławek. “La storia eloquente di questo tempio – ha affermato – sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno”.

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    L'arcidiocesi di Milano in festa per tre nuovi Beati. Il cardinale Tettamanzi: testimoni luminosi della "piccolezza evangelica"

    ◊   Grande gioia a Milano per la Beatificazione del sacerdote don Serafino Morazzone, del missionario del Pime Clemente Vismara e della religiosa suor Enrica Alfieri. Il rito di Beatificazione, svoltosi stamani in Piazza Duomo, è stato presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante del Santo Padre, e dal cardinle Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Dal capoluogo lombardo, Fabio Brenna:

    Tre nuovi Beati nell’anno che la Chiesa ambrosiana ha dedicato al tema della Santità. Tre figure che insegnano a “crescere nella grandezza della piccolezza evangelica”. E’ questa la definizione data dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, alle tre figure esemplari che sono state beatificate celebrando il rito nella solennità del Corpus Domini e che “hanno saputo – ha detto l’arcivescovo - porre l’Eucaristia al centro della vita e farne sorgente di Santità per i fratelli.

    “L’Amen che don Serafino Morazzone, suor Enrichetta Alfieri e padre Clemente Vismara hanno pronunciato coincide con l’offerta - senza riserve - della loro vita, messa a totale disposizione degli altri nella varietà e nella diversità delle vocazioni e delle responsabilità ricevute dall’unico Spirito”.

    Il Beato Serafino Morazzone fu curato di Chiuso, presso Lecco, nel ‘700: le sue virtù furono riconosciute dal Manzoni, nella prima stesura dei Promessi Sposi. Enrichetta Alfieri, suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, divenne l’Angelo delle carceri milanesi di San Vittore, in cui prestò la sua opera dal 1923 al 1950, anno della sua scomparsa, distinguendosi soprattutto negli anni della dominazione nazifascista, nel supporto ai prigionieri politici e finendo internata in carcere proprio a motivo di quella sua azione. Padre Clemente Vismara, missionario del Pime, visse dal 1923 al 1988 in Birmania, guadagnandosi il titolo di Patriarca di quella nazione. “Tutti - ha detto nell’omelia il cardinale Tettamanzi - ci indicano che la vita è bella quando è vissuta per gli altri”:

    “Il Beato Serafino non pensò mai di lasciare la sua gente, anche quando gli proposero di fare carriera in posti migliori: la parrocchia di Chiuso era tutto per lui. Suor Enrichetta condivise con le detenute la dura vita del carcere. Padre Clemente sentì con le sue stesse membra le famiglie che gli chiedevano il dono del Battesimo per condividere la fede nell’unico Dio”.

    Tre profili di Santità che la Chiesa di Milano dona, celebrando il quarto centenario della morte del suo patrono San Carlo Borromeo: esempi di una Santità costruita nella quotidianità, ha sottolineato ancora il cardinale Tettamanzi:

    “Sì, questa espressione ‘grandezza della piccolezza evangelica’ trova oggi la sua conferma ecclesiale anche per gli altri nostri Beati, insieme alla certezza – sono parole del futuro Papa Paolo VI – che il Signore sta con i poveri, coi poveri di cuore, con gli umili e soprattutto con chi ama e sa donare”.

    La formula di Beatificazione è stata letta dal Legato del Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Al termine della celebrazione, cui hanno preso parte 300 sacerdoti, una ventina di vescovi e almeno 8 mila fedeli, il collegamento di Piazza Duomo con l’Angelus del Papa.(mg)

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    Verso il 60.mo di ordinazione di Benedetto XVI. Messa in Vaticano del cardinale Comastri, intervista con l’arcivescovo Forte

    ◊   La comunità dei Padri agostiniani e la Pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano hanno ricordato, stamani, il 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano. Si moltiplicano, dunque, le iniziative di preghiera per celebrare questo significativo anniversario, che ricorre il prossimo 29 giugno. Sull’importanza dell’ordinazione sacerdotale di Joseph Ratzinger, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

    R. – La sua storia sacerdotale diventa ricca di messaggio e di significato per tutti. Joseph Ratzinger ha dedicato la sua vita – per usare le sue stesse parole in un testo di alcuni anni fa – al servizio della Parola di Dio che cerca e si procura ascolti fra le mille parole degli uomini. In questa frase mi sembra che ci sia tutto il senso della vocazione, della missione sacerdotale di Joseph Ratzinger, oggi Benedetto XVI. Egli ha voluto porre la sua intelligenza, il suo cuore, tutte le sue energie al servizio della Parola di Dio. Di fronte a un mondo quale quello della sua giovinezza, sconvolto dai totalitarismi, dalla violenza della guerra, di fronte a un’Europa che cercava ragioni per vivere, per sperare dopo la distruzione di quegli anni… egli ha sentito più che mai l’urgenza di dare agli uomini l’unico messaggio capace di riempire il loro cuore di fiducia e di speranza: la Parola della rivelazione del Dio vivente! Questa è anche un’impresa che oggi caratterizza il suo Pontificato.

    D. – In uno scritto autobiografico di qualche anno fa, quando era ancora cardinale, il Papa definisce il giorno dell’ordinazione il giorno “più importante della sua vita”. Questo un sacerdote, un pastore come lei lo comprende bene…

    R. – Io mi permetterei di citare un’esperienza molto personale. Sul letto di morte, mia mamma che aveva avuto ben otto figli, io ero l’ultimo, mi disse: il giorno più bello della mia vita è stato quello della tua ordinazione sacerdotale. Io nel mio cuore sentii la verità di questa parola perché coglie che cos’è l’ordinazione sacerdotale: cioè, il dono di Cristo che ci rende partecipi della sua funzione di mediatore fra Dio e gli uomini e del suo sacrificio al Padre per la salvezza del mondo come sacerdote. Per chi capisce questo nella fede, l’ordinazione sacerdotale è veramente la pietra miliare e mi sembra che la celebrazione del 60.mo di sacerdozio di Papa Benedetto possa servire a tutti noi, specialmente a noi sacerdoti, a riscoprire la gioia e la bellezza di questo inizio sempre presente. Allo stesso tempo può servire alla Chiesa e al mondo a ripensare la bellezza del sacerdozio cattolico in un momento in cui la questione della pedofilia ha gettato ombre che vanno dissipate anche perché si farebbe torto, se non si facesse questo, alla straordinaria ricchezza di santità e di impegno di innumerevoli sacerdoti nella vita della Chiesa e della società.

    D. - Qual è il suo augurio a Benedetto XVI per il 60.mo di ordinazione sacerdotale?

    R. – Che possa vedere molti frutti di questa sua azione vissuta con dedizione incondizionata, con fede profondissima, nella gioia. Farli nascere nel cuore di tanti uomini e donne del nostro tempo, e specialmente giovani, grazie all’incontro col Signore Gesù che lo sostiene nell’impegno quotidiano per la causa del Vangelo.(bf)

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    In Polonia, il cardinale Grocholewski celebra il VI centenario della dedicazione della cattedrale di Włocławek

    ◊   Il cardinale Zenon Grocholewski, inviato speciale del Papa, ha presieduto stamani la Messa per il VI Centenario della dedicazione della Cattedrale di Włocławek, in Polonia, intitolata alla Beata Vergine Maria, Assunta al Cielo. Alla celebrazione, nella quale si è anche reso grazie al Signore per la Beatificazione di Papa Karol Wojtyla, hanno preso parte tutti i vescovi polacchi, tra cui il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanisław Dziwisz, già segretario particolare di Giovanni Paolo II. Nella Cattedrale di Włocławek, ricca di storia e capolavori artistici, venne ordinato sacerdote, nel 1924, il futuro cardinale Stefan Wyszyński. In questo luogo, il Beato Giovanni Paolo II presiedette un incontro con i catechisti e il mondo della scuola il 6 giugno 1991, durante il suo quarto viaggio apostolico in Polonia.

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    Oggi in Primo Piano



    Nessuna giustificazione per la violazione dei diritti umani: l’appello di Ban Ki-moon nella Giornata Onu contro la tortura

    ◊   “La tortura non può essere mai giustificata, né in stato di guerra, né in situazioni d’emergenza per la sicurezza nazionale”. Sono le parole del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione dell'odierna Giornata internazionale delle vittime di tortura, istituita nel 1997 dalle Nazioni Unite. Sono 98 i Paesi in cui figurano tortura e maltrattamenti. Metà della popolazione mondiale vive sotto governi che la praticano, un rifugiato su quattro è stato torturato. In Italia il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) dal 1996 è impegnato in progetti di accoglienza e cura delle vittime. Attualmente segue circa 600 persone, fornendo loro assistenza legale, sociale e psicologica. Nel tempo si sono registrati anche segnali positivi nella lotta a questo drammatico fenomeno. Lo conferma Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, intervistato da Francesca Sabatinelli:

    R. – Qualcosa in senso positivo è successo in questo periodo: c’è stato, ad esempio, lo sviluppo delle competenze penali internazionali del Tribunale dell’Aja, che ha anche la facoltà di giudicare e condannare i torturatori o i mandanti della tortura. Questo è un importantissimo segnale per molti Paesi e per molti regimi, ma anche per torturatori individuali: non c’è più una "zona franca" dove è possibile fuggire alla giustizia, perché ormai la giustizia è internazionale!

    D. – C’è comunque da ricordare che ci sono Paesi – e l’Itala è tra questi – che non contemplano nel Codice Penale il reato di tortura…

    R. – Questo effettivamente è scandaloso! E’ un obbligo ormai internazionale da quando l’Italia ha firmato e ratificato la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite contro la tortura, in base alla quale c’è l’obbligo di inserire nel Codice Penale nazionale il reato di tortura. C’erano delle proposte; un dibattito era iniziato alla Camera, ma ad oggi questo reato non c’è nel Codice...

    D. – Noi siamo legati all’immagine della tortura allo scopo di estorcere notizie, ma esiste la tortura anche fine a se stessa?

    R. – Sì. C’è la tortura – se così si può dire – dovuta a puro sadismo: tutti ricordiamo le foto e le immagini del carcere di Abu Ghraib, in Iraq, dove non c’era neanche l’intento di estorcere confessioni o notizie, ma si trattava di sadismo puro. Certamente c’è anche il fenomeno della tortura come atto di punizione, più che dovuta all’idea di ottenere informazioni. Il dibattito su tutto questo è certamente aperto, le forme ed anche le intenzioni dell’applicazione della tortura possono essere diverse da situazioni a situazione, da Paese a Paese, ma hanno comunque un comun denominatore: la tortura è sempre una sistematica offesa perpetrata sul corpo e sulla mente di un individuo, con il solo scopo di annientarlo!

    D. – Il Cir ci ricorda che la tortura è anche molto vicina a noi europei, perché un rifugiato su quattro, di quelli che arrivano in Europa, ha personalmente subito esperienze di tortura…

    R. – Effettivamente riscontriamo l’aumento del numero di donne, di ragazze provenienti da Paese africani, ma non solo, che arrivando raccontano della tortura subita, spesso anche sotto forma di violenza sessuale: e questo viene perpetrato spesso non solo nel Paese di origine, ma anche e proprio durante il viaggio per arrivare in Europa.

    D. – Prevenire la tortura prevede la possibilità di monitorare luoghi che potrebbero essere a rischio. Voi avete espresso timori per alcune situazioni specifiche dell’Italia, come quelli nei Cie, Centri di identificazione ed espulsione…

    R. – Questi centri non sono assolutamente accessibili: né per i giornalisti né per gli operatori delle Organizzazioni non governative e neanche per gli avvocati, se non quelli prescelti dalle autorità di Polizia stessa. Questo è di per sé un rischio di atti di violenza, che potrebbero risultare anche in atti di tortura. (mg)

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    Giornata dell’Onu contro la droga, una minaccia per le persone e gli Stati

    ◊   L’Onu celebra oggi la Giornata mondiale contro il consumo e lo spaccio di droga: due fenomeni – scrive il segretario generale Ban Ki-moon nel messaggio diffuso per l’occasione – che negli ultimi anni sono diventati “una grave minaccia per la salute e la sicurezza degli individui e degli Stati”. Secondo i dati ufficiali, nell’ultimo anno i consumatori, anche occasionali, di droghe sono stati tra i 150 e i 270 milioni, dato in linea con quello dello scorso anno. A tracciare un quadro globale, al microfono di Davide Maggiore, è Antonio Mazzitelli, dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il crimine:

    R. – Dal punto di vista del consumo, alcune droghe mostrano una tendenza al ribasso, soprattutto negli euromercati principali, come la cocaina negli Stati Uniti. Altre droghe, invece, stanno continuando ad essere sempre più domandate e sempre più abusate, in particolare le droghe sintetiche, i prodotti chimici e i prodotti farmaceutici. Dal punto di vista globale, ogni anno muoiono nel mondo più di 200 mila persone, per la grande maggioranza giovani, per il consumo di droga. E’ un numero che deve essere abbassato con politiche che possano offrire ai consumatori la possibilità di trattamento e di riabilitazione. Abbiamo stimato che lo 0.6 per cento della popolazione mondiale può essere considerato come un consumatore con problemi di dipendenza e quindi con problemi seri alla salute. Questo è sicuramente un numero importante, ma che indica anche che il contenimento funziona.

    D. – Quali sono in particolare le situazioni su cui è necessario tenere alta l’attenzione?

    R. – Sicuramente l’abuso dei prodotti farmaceutici, distribuiti attraverso strutture e sistemi leciti, ma che - in molti scenari – finiscono per contribuire ad una situazione di abuso senza nessun controllo. Anche una serie di nuove droghe, che non sono sotto il controllo internazionale, commercializzate con nuove formule, possono arrivare ai consumatori come prodotti leciti. Queste droghe sono origine di danni importanti per la salute.

    D. – Quali sono in questo fenomeno il ruolo e il peso delle grande organizzazioni criminali?

    R. – La droga continua ad essere uno dei principali mercati per il rafforzamento delle organizzazioni criminali. Le organizzazioni criminali approfittano della mancanza di collaborazione tra i diversi Paesi e aprono nuovi mercati tanto dal punto di vista del prodotto, come dal punto di vista geografico. Questo postula, quindi, una lotta alle organizzazioni criminali transnazionali, come pure un’attenzione alle possibili soluzioni al problema della droga, focalizzate alla prevenzione e all’offerta di servizi di trattamento e di riabilitazione ai consumatori di droga; ad una politica di giustizia per evitare che il consumatore si trasformi – lui stesso – in un veicolo di espansione del potere delle organizzazioni criminali. Rafforzare tutto quello che è la lotta alle organizzazioni criminali, indipendentemente dal tipo di prodotto che mettono sul mercato vuol dire utilizzare in maniera più puntuale e più efficace gli strumenti che sono consegnati alla comunità internazionale e ai diversi Stati contro il traffico di stupefacenti, la tratta delle persone, il traffico dei migranti e il traffico di armi. (mg)

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    L’impegno del Cisp per la Tunisia, culla della “primavera araba”

    ◊   La “Primavera araba” ha vissuto momenti di drammatica violenza, molti dei quali ancora in corso. La Tunisia, considerata la “culla” e l’epicentro della rivolta nel mondo arabo sta conoscendo, in un clima di relativa pacificazione e di entusiasmo, il proprio processo di transizione democratica. A testimoniarlo è Debora Rezzoagli, coordinatrice operativa dei programmi per l’Africa del Cisp–Sviluppo dei popoli. Stefano Leszczynski l’ha intervistata:

    R. – All’alba delle famose elezioni che ci dovrebbero essere - previste per luglio ma molto probabilmente spostate ai primi di ottobre - c’è un gran fermento. Questo a Tunisi. Il resto del Paese, invece, sembra un po’ staccato da quello che si vive a Tunisi nonostante in tutto il Paese ci sia una gioventù al lavoro e si stia lavorando per prepararsi alle elezioni e per poi cercare di trovare la strada più giusta per creare un governo democratico.

    D. – La transizione democratica in Tunisia sta avvenendo a livello politico?

    R. – Ci sono un numero spropositato di partiti: tra i 60 e gli 80 partiti. Di conseguenza la società civile sta tentando di capire qualcosa di più. Sono pronti ad ascoltare, a confrontarsi, però per loro questa elezione è fondamentale perché a seconda di chi sarà rappresentato nell’assemblea costituente si garantirà in qualche modo la rappresentatività di più voci.

    D. – Qual è la cosa che differenzia la Tunisia dagli altri Paesi arabi?

    R. – L’impressione è che la fuga quasi immediata di Ben Alì – e che non abbia neanche tentato di rimanere - ha dato la possibilità di creare immediatamente quello spazio che gli altri Paesi ancora non riuscivano ad ottenere. Poi è vero anche che una serie di dinamiche del passato, del recente passato, create dall’Rdc e dal partito di Ben Alì, ancora oggi restano sul territorio e di conseguenza la vera trasformazione sta ancora avvenendo.

    D. - Prima di diventare “primavera araba” era conosciuta come “rivolta per il pane”. I problemi vengono affrontati da un punto di vista economico o al momento tutto questo è ancora lontano e bisogna partire dalle basi?

    R. – No, bisogna aspettare un po’ nel senso che non c’è una ripresa economica vera e propria, anzi è proprio la fase di transizione caratterizzata da una fase di stallo. Però, è un Paese che ha continuato a muoversi in qualche modo.

    D. – Si è parlato spesso in relazione all’emigrazione dalla Tunisia, quindi all’emigrazione in Europa, di un “dissanguamento” del Paese che perdeva le forze giovani, intere generazioni…

    R. – La mia impressione è che chi crede nella rivoluzione, chi ci ha creduto e chi spera veramente in un cambiamento è rimasto e non ha alcun dubbio a rimanere, a restare lì e ad essere protagonista di quello che accade. Chi è partito probabilmente è chi era veramente in difficoltà come anche molti che fuggono da un sistema che magari prima li proteggeva e adesso non c’è più. Anzi abbiamo saputo di molti, soprattutto fra i giovani, che stanno rientrando proprio per vivere questo periodo di transizione.(bf)

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    Dal Simposio dei docenti universitari, promosso dal Vicariato di Roma, l'invito a rispondere alle esigenze dei giovani di oggi

    ◊   "L’università del futuro deve puntare sulla formazione e sulla creatività, ma soprattutto donare la speranza di un futuro dignitoso alle nuove generazioni". Con questo auspicio si è concluso, ieri a Roma, l’VIII Simposio dei docenti universitari sul tema “L’università e la sfida dei saperi. Quale futuro?”. L’incontro è stato promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio di Marina Tomarro:

    Creare un’università non solo per i giovani ma con i giovani, che dia loro delle risposte e li ascolti, che diventi punto di incontro e di accordo tra generazioni differenti. Questo tra gli obiettivi finali dell’VIII Simposio internazionale dei docenti universitari che si è concluso ieri a Roma. La riflessione di Anna Maria Favorini, docente all’Università di Roma Tre e membro del Comitato scientifico del meeting:

    R. – L’obiettivo principale è stato – come diceva lo stesso titolo – la sfida dei saperi. L’Università si interroga sui problemi emergenti in ambito formativo, educativo e professionale, tenendo conto delle difficoltà che l’Università vive in questo periodo per quanto riguarda la ricerca, le richieste che ci vengono dai nostri giovani e soprattutto per il malessere che provano per quanto concerne questa difficoltà di impegnarsi in un arco di studi lunghi, trovando poi un punto interrogativo su quello che faranno dopo. Questo sicuramente crea delle grosse perplessità.

    D. - L’incontro è stato occasione di confronto tra i 400 docenti partecipanti, che hanno ribadito la necessità di un lavoro di rete tra loro per un progetto che vada oltre i giorni del Simposio...

    R. – Questa è stata una caratteristica particolare di questo Simposio: hanno partecipato tante università europee e internazionali, che hanno messo a punto delle problematiche, individuando delle tematiche che sono comuni a tutti e altre che si vanno a connotare per la specificità dei Paesi che rappresentano. Il filo conduttore sicuramente può essere uno scambio di interessi, uno scambio di ricerca, anche attraverso i mezzi di comunicazione e la Rete.

    Ma quanto la Chiesa può contribuire al futuro delle università? Mons. Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria:

    R. – Credo che la Chiesa senta la responsabilità di non abbandonare l’università, perché proprio attraverso l’idea di università la Chiesa ritrova se stessa: ritrova cioè la sua capacità di incoraggiare l’uomo alla ricerca, ma soprattutto a motivare quei quattro pilastri che abbiamo individuato - cioè la bellezza, la verità, il bene e la giustizia - che sono pilastri indispensabili per costruire una comunità universitaria che sappia davvero elaborare cultura non per se stessa, ma per l’intera umanità.(mg)

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    L’Istituto Sociale di Torino dei padri gesuiti compie 130 anni

    ◊   L’Istituto Sociale a Torino, diretto dai padri gesuiti, ha compiuto 130 anni. Numerose le iniziative in cantiere dopo la pausa estiva per questo importante anniversario, celebrato pensando soprattutto a come sviluppare nuovi percorsi formativi e culturali per il futuro. Il servizio di Antonella Palermo:

    Nel 1881, a Torino, una cooperativa di insegnanti laici affidava l’Istituto Sociale, che gestiva in città, alla Compagnia di Gesù. Con questo passaggio – che si sarebbe rivelato precursore di una collaborazione laici-gesuiti sempre più stretta in ambito educativo - i padri gesuiti riprendevano in mano il proprio progetto pedagogico che vanta cinque secoli di storia. Il commento del rettore, padre Vitangelo Denora, delegato della Provincia d’Italia per i Collegi:

    “Vogliamo utilizzare questa occasione per dire con forza quanto sia importante oggi dedicarci all’educazione, senza bandiere: una causa comune che deve unire le forze migliori della società, sia pubblica che privata, per dire quanto oggi sia importante scommettere sui giovani e scommettere sul futuro. E’ un elemento di preoccupazione questo disinvestimento che si vede in giro rispetto ai temi educativi e rispetto ai temi della scuola”.

    Decine gli ex studenti del “Sociale” che hanno voluto redigere e sottoscrivere un manifesto per esprimere il ricordo affettuoso alla propria scuola, in nome della sfida educativa che attraversa il nostro tempo perché tutta la società se ne faccia carico. Sette i collegi ignaziani sparsi nella Provincia d’Italia – compreso quello di Scutari, in Albania – per i quali la Compagnia sta promuovendo una rete che li rafforzi e li distingua nel panorama generale attuale dell’offerta formativa. Ma cosa comporta scegliere oggi una scuola paritaria e in particolare una scuola che si richiama ai valori della spiritualità ignaziana? Ancora padre Denora:

    “E’ una proposta educativa completa che accompagna il ragazzo in tutte le dimensioni della sua crescita, dal punto di vista culturale e umano, dal punto di vista spirituale e dal punto di vista sociale. Questa è la tradizione dell’Istituto Sociale, che ha fra i suoi ex alunni personaggi di tutti i tipi e di tutte le estrazioni, ma che si riconoscono fondamentalmente in questa impronta che li ha aiutati a diventare persone libere, persone vere, persone attive nella società, nel mondo e nella Chiesa”. (mg)

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    “11 Settembre”: un libro sulla storia dei sopravvissuti, 10 anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle

    ◊   Cosa fanno oggi gli eroi dell’11 settembre? Come è cambiata la vita dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime? Muove da questi interrogativi il libro “11 Settembre. Una storia che continua”, scritto dal giornalista e collega, Alessandro Gisotti, e pubblicato in questi giorni dalla Effatà editrice. La prefazione porta la firma del cardinale Francis E. George, arcivescovo di Chicago, già presidente della Conferenza episcopale Usa. Il libro propone una serie di toccanti testimonianze raccolte da Gisotti a New York e Washington, tra vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori e familiari delle vittime. In questa intervista di Alessandro De Carolis, l’autore si sofferma sui contenuti del suo libro:

    R. – L’11 settembre ha modificato un po’ la vita di tutti noi, ma quanto ha modificato la vita dei poliziotti, dei Vigili del Fuoco di New York, di chi a New York – come a Washington – ha perso un amico, un familiare? E’ partito tutto da qui. Nel decimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, ma anche a Washington e all’aereo diretto verso la Casa Bianca e schiantatosi in Pennsylvania, ho voluto cercare di capire com’è cambiata la vita delle persone, al di là della “grande storia” che rimane sullo sfondo di questo libro.

    D. – Che cosa hai capito di quello che è cambiato della vita… dieci anni dopo, qual è la consapevolezza profonda che hanno gli americani di quella tragedia?

    R. – Ho capito, guardando negli occhi le persone che ho incontrato a Washington e a New York e ascoltando l’emozione nelle loro voci, che questa pagina non è stata ancora girata, che la ferita è ancora molto profonda. Ci sono dei sentimenti molto contrastanti tra i familiari delle vittime, tra i soccorritori, tra i poliziotti e i vigili del fuoco, tra le persone che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia dell’11 settembre. Da una parte, la voglia di andare avanti: in qualche modo il mio libro, intitolato icasticamente “11 settembre”, si sarebbe anche potuto chiamare “12 settembre”, perché poi nelle storie che racconto si parla soprattutto di come la vita è cambiata dal giorno dopo, dal 12 settembre del 2001. Quindi, questa voglia di andare avanti che, forse, è anche un po’ propria dello spirito americano. Tuttavia, c’è anche un altro sentimento, che è appunto contrastante rispetto a questo, ed è quello di non riuscire ancora, a tutt’oggi, dieci anni dopo, a metabolizzare quanto è successo. Anche perché consideriamo che ogni lutto, ogni situazione tragica per una persona viene amplificata, ogni volta, nell’anniversario dell’11 settembre. Ed immaginiamo quanto potrà accadere quest’anno con il decimo anniversario. Il lutto non è più solo privato, diventa collettivo.

    D. – Un libro di testimonianze è un libro che comunica alla mente, ma parla soprattutto al cuore. Al tuo cuore quale testimonianza, di quelle che hai raccolto, ha detto qualcosa di particolare?

    R. – Nella prefazione del libro, io rilevo che non è stato facile scriverlo, perché finché ci si confronta con queste storie leggendo un articolo, guardando un film o ascoltando un’intervista è un qualcosa. Ma incontrare queste persone, poterle abbracciare, poter – in un qualche modo – mettere la propria vita insieme alla loro è molto più toccante… Ti cambia, anche… E non è stato, quindi, innaturale che io parlassi anche della mia famiglia, oltre che ascoltare come era cambiata la vita delle loro famiglie. E’ dunque difficile scegliere una storia tra quelle che racconto nel mio libro, perché poi ognuna, di per sé, mi ha dato ed immagino – lo spero – dia qualcosa a chi leggerà questo libro. Certo, una delle storie che mi ha colpito è quella di una famiglia, una famiglia di Baltimora che non ce l’ha fatta ad incontrarmi per parlare della propria figlia morta nel volo che, probabilmente, gli attentatori avrebbero voluto dirigere verso la Casa Bianca o il Campidoglio e che si schiantò invece in un campo in Pennsylvania… Avevo chiesto di incontrarli, ma non ce l’hanno fatta. Mi hanno risposto via e-mail, comunque raccontandomi quali fossero le loro difficoltà e le loro emozioni. Questo ci dice molto: dieci anni dopo, ancora c’è chi non riesce a parlare faccia a faccia di una tragedia così grande. (mg)

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    Chiesa e Società



    Egitto: Al Azhar propone una carta di valori per rispettare tutte le religioni

    ◊   Non uno Stato religioso, ma costituzionale, democratico e moderno. Così vede il nuovo Egitto la più prestigiosa istituzione universitaria dell’islam sunnita, Al Azhar. Il gran imam del centro, Ahmed El Tayeb - riferisce “L’Osservatore Romano” - ha presentato la nuova “Carta dei valori di Al-Azhar”, nella quale si delinea il futuro dei rapporti tra Stato e religione islamica in Egitto dopo la rivoluzione del 25 gennaio scorso e che si basano su una visione moderata dell’islam. La Carta, composta da undici articoli, è frutto di discussioni e confronto con intellettuali e ulema. La sharia, legge islamica, - afferma la Carta - deve rimanere la fonte principale della legislazione, come prevede l’attuale Costituzione, nel rispetto delle altre religioni, alle quali i fedeli hanno diritto di aderire, assicurando la protezione dei luoghi di culto e la piena libertà di culto senza alcuna restrizione. Secondo Al Azhar, va considerato un “crimine contro la patria” l’incitamento allo scontro interreligioso fra musulmani e copti, così come è necessario schierarsi contro l’uso politico della religione. Intanto, si legge ancora su “L’Osservatore Romano”, le comunità cristiane sono divise sulle nuove norme per la costruzione di luoghi di culto in Egitto. Attualmente, la legge stabilisce che il permesso di costruire una chiesa debba essere concesso dal presidente. Le decisioni sulle richieste per nuove chiese possono dunque richiedere anni, perfino decenni. In base alla nuova legge, le richieste passerebbero prima al governatore generale per una decisione entro tre mesi. Il vescovo copto di Assiut, in Egitto, è ottimista: la nuova proposta, se passasse, renderebbe un po’ più semplice costruire una chiesa nel Paese. Per mons. Kyrillos Kamal William Samaan, anzi, la nuova legge avrebbe l’effetto di attenuare le restrizioni alla costruzione di chiese e segnerebbe un passo avanti fondamentale per i 10 milioni di cristiani in Egitto. Di diverso parere, riferisce “L’Osservatore Romano”, è padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, il quale spiega che nella legge vi sono diverse incongruenze e almeno tre punti della bozza devono essere riesaminati. (A.G.)

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    Usa: iniziativa interreligiosa contro l’intolleranza e il fanatismo

    ◊   Uniti contro l’intolleranza verso l’islam ed ogni altra fede: è l’obiettivo dell’iniziativa “Faith Shared”, “Fede condivisa”, che oggi, negli Stati Uniti, coinvolgerà una cinquantina di luoghi di culto. Leader ebrei, cristiani e musulmani leggeranno brani dei rispettivi testi sacri in segno di dialogo e riconciliazione. L’iniziativa è promossa dalla Interfaith Alliance, un’associazione interconfessionale americana nata nel 1994 per promuovere il dialogo tra le religioni contro il fanatismo e l’intolleranza, e da Human Rights First, associazione internazionale per la difesa dei diritti umani con sede a New York. L’iniziativa, scrive “L’Osservatore Romano”, è nata “sulla scia della crescente intolleranza negli Stati Uniti nei confronti dei musulmani a seguito degli attentati alle Torri Gemelle e al fenomeno del terrorismo”. L’obiettivo di “Faith Shared” è dunque di dimostrare che gli americani rispettano i musulmani e che il pluralismo e la libertà religiosa sono alla base della democrazia statunitense. (A.G.)

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    Gmg: cinque premiati per il concorso canoro "Amo Madrid"

    ◊   “Amo Madrid”, il concorso canoro della Giornata Mondiale della Gioventù, ha già assegnato i suoi premi. La giuria ha selezionato cinque artisti dal Nepal, Colombia, Francia, Italia e Spagna come vincitori ex aequo del concorso, al quale è stato presentato un totale di 270 candidature provenienti da oltre 40 Paesi. I temi scelti - riferisce l'agenzia Sir - sono “We’ve been made one” del nepalese Darryll Wilson; “Elevando mi canción” del gruppo colombiano Jóvenes Misioneros del Santo Padre; “Alegría” del gruppo francese Emmanuel Community; “Radicati in te” degli italiani Andrea Daconto, Alessandro Grasso e Antonio Minervini; “Síguele” dell’Orden y Mandato de San Miguel de España. La giuria - composta dai musicisti Juanjo Melero e Augusto Algueró, i membri del Comitato organizzatore locale della Gmg Javier Láinez e Ángel Matesanz e la responsabile del marketing editoriale del quotidiano Abc, Beatriz Lizárraga - ha inoltre deciso di assegnare due riconoscimenti supplementari per premiare tanto il successo delle riproduzioni nel sito web ufficiale del concorso quanto la miglior voce. La cantante inglese Cherrie Anderson ha ricevuto il premio per il tema più visitato www.madridmeencanta.org con 400.405 pagine viste per “Faith in you” mentre la voce del colombiano Leonardo Jauregui è stata votata come la migliore del concorso grazie alla canzone “Venimos”. (R.P.)

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    Colombia: saranno circa 5 mila i giovani che si recheranno alla Gmg di Madrid

    ◊   Alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg), che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto, parteciperanno oltre 5.000 giovani colombiani, e si spera che al ritorno possano trasmettere quanto visto e imparato ai loro coetanei. E' “uno sforzo importante per far sì che i giovani colombiani entrino in contatto con quelli dei Paesi europei e di altri, di modo che si sentano incentivati a percorrere vie di riconciliazione e di pace in un Paese che tanto ha sofferto la violenza”, ha indicato all'agenzia Zenit l’ambasciatore della Colombia presso la Santa sede, César Mauricio Velásquez. Un fatto assolutamente inconsueto per la Colombia dalla creazione delle Gmg, visto che nelle edizioni precedenti avevano partecipato al massimo 2.000 giovani. Questo risultato, ha commentato il diplomatico, è stato raggiunto perché “sono stati visitati scuole, istituti, università, promuovendo questo viaggio in Spagna che permetterà ai giovani colombiani di entrare in contatto con Benedetto XVI in un raduno di circa un milione di persone”. Fra le iniziative nel Paese latinoamericano per invitare i giovani, anche quella dell’Ambasciata di Colombia presso la Santa Sede, assieme alla Fondazione Revel e alla Gmg, lo svolgimento di un concorso che ha coinvolto circa 2.000 giovani colombiani invitandoli a leggere l'ultima enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, per poi scrivere un articolo o produrre un videoclip. La giuria del premio ha valutato i 141 lavori e i 27 videoclip, e tra questi ha scelto i 18 lavori migliori. I vincitori dei 18 biglietti aerei sono giovani tra i 15 e i 29 anni, provenienti da università, scuole, chiese e centri culturali di varie regioni. L'obiettivo del concorso era sensibilizzare “verso i contenuti della Caritas in Veritate, che mettono al centro la dignità della persona umana”. “L’enciclica è presentata ai giovani come una via per affrontare i problemi non soltanto della Colombia, ma anche quelli di un mondo globalizzato”, ha commentato l'ambasciatore. “Che 5.000 giovani vadano alla Gmg significa uno sforzo non indifferente – ha aggiunto –, visto che molti di questi ragazzi stanno risparmiando da diversi mesi, altri hanno venduto oggetti personali o preso prestiti per poter affrontare il costo del viaggio, che per il nostro Paese è alto. Far partecipare i giovani all’incontro più importante del mondo significa evitare che rimangano indietro rispetto a quelli di altri Paesi e si aprano a panorami più vasti, ma anche far sì che condividano le loro esperienze di vita, per imparare ma anche raccontare le situazioni di dolore di un Paese che ha sofferto per anni una situazione tremenda”. L’ambasciatore ha precisato che in Colombia “oggi si registra un ambiente più sano, più sicuro e in cui si cerca di dare più opportunità ai giovani". La partecipazione alla Gmg sarà un'esperienza importante per i giovani di un Paese come la Colombia in cui si cerca la riconciliazione dopo una politica di ‘desmovilización’, vale a dire di consegna delle armi e di integrazione nella società civile, promossa dall’allora Presidente Álvaro Uribe, e dove la Chiesa è stata la migliore garanzia per coloro che erano coinvolti. Un Paese in cui ci sono 53.000 ex combattenti che hanno aderito, sia dalla parte della guerriglia che dai paramilitari, vale a dire l’80%; dove la stragrande maggioranza era minore di 25 anni, l’88% dei quali è oggi sulla buona strada. Diverse istituzioni hanno promosso e sostenuto la partecipazione dei giovani alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, come Avianca, Sì 99, Ecopetrol, Endesa, Telefónica, Bbva, Fondazione Konrad Adenauer e Revel. (R.P.)

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    Chiesa Usa: prossima l'istituzione di un Ordinariato per gli anglicani

    ◊   Un Ordinariato personale per gli anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica sarà probabilmente istituito negli Stati Uniti questo autunno, ha affermato il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington. Il cardinale Wuerl, delegato della Congregazione per la Dottrina della Fede per l'introduzione della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus negli Stati Uniti, ha presentato un aggiornamento sul progetto di un Ordinariato all'Assemblea primaverile della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, svoltasi la settimana scorsa a Seattle. Il documento del 2009 di Benedetto XVI - riferisce l'agenzia Zenit - ha offerto una via per favorire l'ingresso di gruppi di anglicani nella Chiesa cattolica attraverso lo stabilimento di Ordinariati personali, un nuovo tipo di struttura canonica. Il cardinale ha rivelato che circa 100 sacerdoti e 2.000 laici hanno chiesto di entrare nella Chiesa attraverso la nuova struttura, e che si è concluso che “sembra fattibile stabilire un Ordinariato negli Stati Uniti in quel momento”. Oltre a ciò, la “Santa Sede ha indicato il suo desiderio di stabilire un Ordinariato negli Stati Uniti questo autunno”. Attualmente il cardinale, come presidente del Comitato ad hoc per l'introduzione dell'"Anglicanorum Coetibus" negli Stati Uniti, è coinvolto non solo nello stabilire chi è interessato a unirsi all'Ordinariato, ma anche nel fornire ai nuovi membri la formazione necessaria per entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica. L'obiettivo primario, ha detto, è un “programma di formazione sacerdotale che permetterebbe una concentrazione di studi nelle aree della divergenza teologica storica in attesa di un'ordinazione sacerdotale”. Il cardinale Wuerl ha dichiarato che con l'approvazione della Congregazione per la Dottrina della Fede verrà offerto un programma da parte del Seminario Maggiore dell'arcidiocesi di Galveston-Houston. Il programma è stato ampiamente sviluppato e sarà diretto da un membro della Facoltà di Saint Mary e da un ex vescovo anglicano, padre Jeffrey Steenson. Dopo aver fornito l'aggiornamento, il cardinale Wuerl ha inviato “ulteriori osservazioni” dei suoi colleghi e “sostegno per questo sforzo”. Il porporato ha sottolineato varie aree in cui i vescovi potrebbero assistere un nuovo Ordinariato, come l'aiuto nel processo di revisione dei possibili candidati al sacerdozio e l'offerta di “uno spazio per l'adorazione a una piccola comunità che sarebbe parte del nuovo Ordinariato. La maggior parte di loro non avrà proprietà come una chiesa e strutture per incontri”, ha spiegato il porporato. “La nostra ospitalità nel fornire loro un luogo per l'adorazione sarebbe un segno di generosità da parte nostra e, sono sicuro, ampiamente benvenuto da loro”. Il cardinale Wuerl ha anche suggerito che i vescovi potrebbero assegnare sacerdoti perché fungano da collegamento con i membri dell'Ordinariato e “servano da mentore per assistere su qualsiasi questione che possa sorgere nel processo di formazione”. Circa i laici, il porporato ha affermato che i vescovi dovrebbero aiutare la loro integrazione nella Chiesa cattolica sostenendo gli sforzi dell'Ordinariato di fornire il “processo catechetico per quei fedeli laici che si uniscono all'Ordinariato e fanno la loro professione di fede come cattolici”. Il primo Ordinariato è stato stabilito a gennaio per l'Inghilterra e il Galles, ed è stato chiamato Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham. Ha circa 1.000 parrocchiani e 42 congregazioni, ed è guidato da cinque sacerdoti che in precedenza erano vescovi anglicani. Altri Ordinariati sono in via di formazione in Australia e in Canada. (R.P.)

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    Usa: anche le feste dei Santi patroni ispanici nel Messale Romano

    ◊   La Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb) ha approvato la traduzione in spagnolo di una serie di aggiunte al Messale Romano per includere le feste dei Santi ispanici e spagnoli. La notizia è stata data dal vescovo Ausiliare di Brooklyn, mons. Octavio Cisneros, che ha rilevato come questa decisione rispecchi un "vero bisogno pastorale" per il crescente numero di ispanici residenti negli Stati Uniti. La Santa Sede - riferisce l'agenzia Fides - ha da poco approvato la nuova traduzione in inglese del Messale Romano, ora dovranno essere approvati anche tali allegati. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha reso noto che questi si riferiscono a preghiere, feste liturgiche e celebrazioni specifiche di ogni paese dell’America Latina, e che non facevano parte del testo comune del Messale in lingua inglese. Tale decisione è stata approvata dall’Assemblea plenaria dei vescovi statunitensi, svoltasi dal 15 al 17 giugno a Washington, ed è il frutto di un anno di lavoro della Commissione per il Culto Divino della Usccb, che è riuscita a raccogliere una serie di testi per la celebrazione della festa dei Santi Patroni più significativi dell’America Latina e della Spagna. Il testo del nuovo Messale dovrà essere usato a partire dal 27 novembre 2011, prima domenica d’Avvento ed inizio del nuovo anno liturgico. (R.P.)

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    Togo: quattro nuovi pozzi per offrire acqua potabile e irrigare la terra nei periodi di siccità

    ◊   Nella città di Kong, in Togo, con l’aiuto dei missionari e dei contadini, in poco tempo sono stati costruiti 4 nuovi pozzi, per offrire acqua potabile agli abitanti e per irrigare la terra in tempo di siccità. E’ stato possibile realizzare questo progetto grazie all’impegno del missionario salesiano don Antonio Gutiérrez e alla disponibilità dei contadini del posto. Insieme a cinque diversi gruppi di persone che avevano chiesto la costruzione dei pozzi, il missionario ha visitato i luoghi dove volevano costruirli. Non è stata possibile la realizzazione di solo uno di questi, perché il gruppo chiedeva un pozzo per estrarre acqua potabile vicino alle abitazioni; ma questo tipo di pozzi necessita di caratteristiche particolari che richiedono diverse settimane di lavoro, che gli agricoltori non possono permettersi, in quanto rischiano la perdita del raccolto. “Quando mi sono accorto della loro disponibilità, racconta il missionario in una nota diffusa dall’agenzia Ans e ripresa dall'agenzia Fides, io stesso ho detto loro che avevamo una settimana di tempo. Martedì pomeriggio si sono riuniti e mercoledì hanno iniziato a lavorare in quattro punti diversi, molto distanti gli uni dagli altri: il giovedì già c’erano due pozzi per l’irrigazione dove sgorgava l’acqua, mentre gli altri 2 sono sorti il venerdì”. “Penso sia un’esperienza molto gratificante per loro vedere l’efficacia di un lavoro ben organizzato, e per me è una grande gioia vedere che quest’anno abbiamo scavato già 24 pozzi nella stagione secca. Ciò determina, inoltre, che le donne abbiano più facilmente accesso all’acqua e possano coltivare gli orti vicino casa nella stagione secca” conclude il missionario salesiano. (R.P.)

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    Gli Agostiniani recolletti di Roma in aiuto della Chiesa ortodossa georgiana

    ◊   Mikhail Saakashvili, Presidente della Repubblica della Georgia, ha partecipato alla prima Eucaristia della Chiesa ortodossa nel tempio agostiniano recolletto dei Santi Ildefonso e Tommaso da Villanova a Roma. Con il gesto religioso ed ecumenico di offrire uno spazio per il culto alla Chiesa ortodossa, gli Agostiniani recolletti prestano un'importante aiuto sociale a una delle ultime minoranze migranti che iniziano a insediarsi a Roma, ha reso noto l'Ordine in una nota ripresa dall'agenzia Zenit. Saakashvili ha ringraziato per la collaborazione dell'Ordine, che in questo modo presta un grande aiuto nel campo delle sfide sociali proprie delle ondate migratorie. Il Presidente della ex Repubblica sovietica ha assistito alla prima Eucaristia che la Chiesa ortodossa della Georgia ha celebrato il 2 giugno nel tempio di Sant'Ildefonso. Quella dei georgiani è l'ultima minoranza dei Paesi dell'est europeo ad affluire in Italia da quando la Georgia è diventata indipendente dalla Russia, nel 1991. Da anni cercavano una chiesa in cui celebrare il culto in modo stabile, e lo hanno trovato nel tempio che gli Agostiniani recolletti hanno costruito a Roma tra il 1667 e il 1672. Non è una cessione della chiesa. I recolletti continuano a celebrarvi due Eucaristie al giorno, anche le domeniche e i festivi. Con l'avallo della diocesi di Roma, i religiosi hanno messo la loro chiesa a disposizione dei fratelli ortodossi perché questi abbiano un luogo in cui potersi incontrare e celebrare l'Eucaristia. Nell'atrio del tempio, il Presidente georgiano è stato ricevuto dal priore della comunità religiosa, Pablo Panedas, che gli ha dato il benvenuto e ha ricevuto da lui il riconoscimento per aver accolto la comunità nazionale georgiana. Anche il sacerdote ortodosso, padre Ioanne, ha mostrato la sua gratitudine nel discorso con cui ha accolto il Presidente, che a sua volta l'ha ribadita nelle parole che ha rivolto ai fedeli, per la maggior parte donne giovani e di mezza età che lavorano come badanti o nei servizi domestici. Il Capo di Stato ha esortato i suoi connazionali a continuare a riunirsi e a rafforzare la loro identità e spiritualità, perché, ha detto, “noi georgiani siamo poca cosa quando siamo divisi, ma quando siamo insieme e uniti siamo imbattibili”. (R.P.)

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    Africa orientale: l'Amecea si prepara a celebrare il 50.mo di fondazione

    ◊   Era il 1961 quando nasceva l’Amecea, l’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale. Otto i Paesi membri (Tanzania, Uganda, Kenya, Zambia, Etiopia, Malawi, Eritrea e Sudan, con Gibuti e Somalia come affiliati), unico l’obiettivo: affrontare i problemi pastorali più importanti della società contemporanea. A distanza di 50 anni dalla sua fondazione, l’Amecea si prepara a celebrare questo giubileo con una speciale plenaria che avrà luogo a Nairobi, in Kenya, dal 27 giugno al 6 luglio e che vedrà la partecipazione di oltre 350 vescovi e membri delegati. L’inaugurazione ufficiale avrà luogo il 29 giugno, alla presenza del capo di Stato keniota, Mwai Kibaki. “L’Amecea – spiega padre Pius Rutechura, Segretario generale dell’Associazione in un’intervista pubblicata sul sito Internet della Conferenza episcopale del Kenya – comprende 129 diocesi, con oltre 170 vescovi e 5 cardinali. La Plenaria si tiene ogni tre anni, con lo scopo di rivedere e valutare le attività pastorali portate avanti in tutta la regione”. Padre Rutechura si sofferma poi sul tema scelto per l’imminente incontro, ovvero “L’Amecea famiglia di Dio celebra un giubileo d’oro di evangelizzazione nella solidarietà. La nostra Associazione ha successo grazie alla collaborazione costante tra i sacerdoti, i laici, i religiosi e le religiose che, tutti insieme, formano la famiglia di Dio. Questa unità è il risultato dell’essere toccati pienamente dallo Spirito Santo. Praticamente, l’unità è la nostra forza. Le celebrazioni per il giubileo – continua il religioso – saranno un momento di gratitudine a Dio per i progressi compiuti dall’Associazione, passi avanti raggiunti nelle piccole comunità cristiane, nel settore dell’educazione, nella capacità di costruire e promuovere la giustizia e la pace nei rapporti personali”. Quindi, padre Rutechura spiega come si articoleranno i lavori della Plenaria: “Ci saranno tre sessioni. Il primo giorno, si terranno le celebrazioni per il 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, che ricorre proprio il 29 giugno. Poi, seguirà una sessione più tecnica, in cui i vescovi tracceranno un bilancio del lavoro svolto negli ultimi tre anni, soprattutto per quanto riguarda riconciliazione, giustizia e pace, tema del secondo Sinodo per l’Africa, svoltosi nel 2009. Verrà poi presentato un Centro studi dell’Università cattolica dell’Africa Orientale: si tratta di una pietra miliare nella lotta all’ignoranza nella società. Infine, si procederà con alcune nomine di vescovi membri e la Plenaria si concluderà con una Santa Messa nella Basilica della Sacra Famiglia di Nairobi”. Quanto ai principali risultati ottenuti in 50 anni di attività, il Segretario generale dell’Associazione ne indica soprattutto uno: “La crescita delle piccole comunità cristiane, a partire dal 1973. Ma l’Amecea si è anche concentrata molto sulla promozione della giustizia e della pace in tutta la regione, così come sull’incoraggiare la Chiesa all’auto sostentamento, evitando la dipendenza dalle donazioni esterne”. Infine, padre Rutechura invita tutti i fedeli “a sentirsi parte di questo giubileo. Tutti i cristiani sono stati e sono fondamentali per il successo dell’Amecea. Per questo, chiedo a tutti di contribuire, con le proprie idee, al bene della Chiesa universale”. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: combattimenti vicino Tripoli, mentre i ribelli annunciano di attendere un'offerta da Gheddafi

    ◊   Proseguono incessanti i combattimenti in Libia, in corso da questa mattina a circa 50 km a sud di Tripoli. In queste ore, si sta riunendo nuovamente anche l’Unione Africana per tentare di mettere a punto una "road map" per la pace, mentre i ribelli hanno annunciato di attendere "a breve" un'offerta del colonnello Gheddafi per porre termine al conflitto e si sono detti pronti all’assedio della capitale libica. Il servizio di Linda Giannattasio:

    Gli insorti stanno portando a termine azioni mirate contro le forze di Gheddafi a Tripoli, in vista del momento in cui i ribelli dalle città liberate entreranno nella capitale. È il messaggio di un portavoce dei ribelli che annuncia così un prossimo assedio. Gli insorti tentano di isolare la città e annunciano di attendere "a breve" un'offerta del colonnello Gheddafi per porre fine al conflitto. “Studieremo seriamente questa offerta”, dicono, ponendo quale pre-condizione per ogni trattativa l’allontanamento dal Paese del raìs e della sua famiglia. Proseguono anche gli sforzi di pacificazione dell’Ua, che oggi a Pretoria, in Sudafrica, sta provando una nuova mediazione; da qui, il presidente sudafricano Zuma ha fatto sapere che la risoluzione Onu adottata dalla Nato per condurre le operazioni in Libia "non autorizza l'assassinio politico di Gheddafi". Intanto, i combattimenti proseguono: oggi la tv di Stato ha accusato la Nato di aver bombardato siti civili a Brega, provocando 15 morti e oltre 20 feriti. Secca la smentita dell'Alleanza che precisa: “Ad essere colpiti sono stati bersagli militari legittimi".

    Siria: 4 civili uccisi mentre Hezbollah sposta il proprio arsenale in Libano
    In Siria, quattro civili sono stati uccisi ieri vicino a Homs a sud di Damasco dalle forze di sicurezza, secondo quanto afferma l'Osservatorio siriano dei diritti umani; intanto oggi l'esercito siriano è entrato di nuovo in un villaggio ai confini con la Turchia e in una città alla frontiera con il Libano. Nel frattempo, i vertici delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, alleate della Siria, avrebbero spostato dalla Siria in Libano il proprio arsenale di missili a lungo raggio temendo forse la caduta del regime di Assad. Sempre più grave infine l’emergenza sfollati: centinaia di persone, tra le quali molti feriti, si sono rifugiate in Libano, mentre in Turchia i profughi siriani sono già 12 mila.

    Fao: oggi l’elezione del nuovo direttore generale
    Sono cominciate le votazioni per l’elezione del nuovo direttore generale della Fao per il triennio 2012-2015 nell’ambito della 37.ma Conferenza biennale inaugurata ieri a Roma. Sei i candidati alla partenza, ma sono rimasti in lizza solo due: l’ex ministro degli esteri spagnolo, Miguel Ángel Moratinos e il brasiliano José Graziano da Silva. Per essere eletto uno di loro dovrà ottenere la maggioranza dei voti espressi dai rappresentanti dei 191 Paesi membri. Il nuovo direttore generale subentrerà, il prossimo primo gennaio, a Jacques Diouf, il senegalese che guida la Fao dal 1994.

    Cina, rilasciato il dissidente Hu Jia
    È stato rilasciato dopo tre anni e mezzo di carcere il dissidente cinese Hu Jia, uno dei più noti della Repubblica popolare. L’uomo, 37 anni, nel 2008 era stato condannato per “incitamento alla sovversione contro lo Stato”. Conosciuto per le sue battaglie per la libertà d’espressione, ha ricevuto nel 2008 il premio Sakharov assegnato dall’Unione Europea. La liberazione avviene all’indomani dell’inizio del tour in Europa del premier cinese Wen Jiabao. Proveniente dall’Ungheria e oggi in Gran Bretagna per il summit economico britannico-cinese, Wen Jiabao concluderà la sua visita a Berlino.

    Venezuela, il presidente Chavez "riappare" su Twitter
    Dopo le notizie diffuse nelle ultime ore sulle sue condizioni di salute, definite “critiche” da alcuni quotidiani statunitensi, il presidente venezuelano Hugo Chavez, è riapparso via Twitter. Da Cuba, dove è stato operato, Chavez ha fatto sapere di essere stato raggiunto dalla figlia e dai nipoti, inviando un abbraccio ai suoi soldati e al suo “amato popolo”.

    Afghanistan, kamikaze contro un ospedale: il nuovo bilancio è di 38 morti
    Sono 38 le vittime provocate dall’attentato kamikaze di ieri contro l’ospedale di Akbarkhail, nel distretto di Azra, nella provincia orientale afghana di Logar. Le autorità locali hanno riferito che ''le vittime sono pazienti, loro familiari in visita e personale dell'ospedale'' e hanno puntato il dito contro i talebani, che hanno però negato ogni coinvolgimento. In un primo momento era stato diffuso un bilancio di vittime molto più pesante, fino a 60 morti.

    Iraq: 2 morti e 17 feriti in un attentato kamikaze
    E' di due morti e 17 feriti, tra i quali nove agenti di polizia, il bilancio di un attentato suicida compiuto oggi contro un commissariato a Tarmiya, 45 km a nord della capitale irachena, Baghdad. Lo rende noto una fonte del ministero dell'Interno.

    Esplosione a Gaza vicino a una sede Onu: un ferito
    Una potente esplosione si è verificata la scorsa notte a Gaza vicino agli uffici dell'Unsco, un'agenzia delle Nazioni Unite e al quartier generale dell'intelligence di Hamas. Al momento non ci sono notizie di vittime, mentre fonti locali riferiscono del ferimento di un passante e di danni materiali negli uffici dell'Unsco e in una vicina moschea. Ancora sconosciuto l’obiettivo dell'attentato.

    Yemen: entro 48 ore un discorso del presidente Saleh
    Il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh terrà un discorso "entro le prossime 48 ore": lo ha annunciato l'ufficio di presidenza di Sanaa, citato da Al Arabiya. Il presidente comparirà nonostante le ustioni sul suo corpo, afferma il responsabile comunicazioni della presidenza, Ahmed al-Sufi, che fa sapere: la sua apparizione non sarà come se la aspettano i media. Saleh è ricoverato in Arabia Saudita dopo esser rimasto ferito in un attacco al palazzo presidenziale all’inizio di giugno.

    Pakistan, sale a 12 il bilancio dell’attentato a una caserma. Voto in Kashmir
    E' salito a 12 morti il bilancio delle vittime dell'attacco di ieri in una caserma di Dera Ismail Khan, nel Pakistan nord occidentale. Lo riferiscono i media locali. L’attentato è stato rivendicato dai talebani, che hanno parlato di una “vendetta” per l'uccisione di Bin Laden, ammettendo anche la presenza di una donna nel commando suicida. Oggi intanto si vota nel Kashmir pachistano: 2,9 milioni gli elettori chiamati a rinnovare parlamento e governo locale dopo 5 anni.

    Vietnam, tempeste e inondazioni provocano 16 morti
    Tempeste e inondazioni hanno causato la morte di almeno 16 persone nel Vietnam occidentale, in particolare nell’area delle risaie. Centinaia inoltre le abitazioni danneggiate dal forte maltempo, cominciato mercoledì scorso. La stagione delle alluvioni in Vietnam potrebbe durare fino al prossimo ottobre.

    Egitto, scontri tra polizia e familiari delle vittime della repressione
    In Egitto, alcuni scontri si sono verificati stamani alla periferia del Cairo tra poliziotti e familiari delle vittime della repressione della rivolta del 25 gennaio all'apertura dell'udienza del processo contro l'ex ministro degli interni Habib El Adly. Secondo la polizia sarebbero tre i poliziotti feriti mentre non ci sono notizie relative ai manifestanti. El Adly è ritenuto responsabile di aver ordinato di sparare contro la folla nei primi giorni delle proteste, provocando circa 800 morti e seimila feriti. L'udienza è stata rinviata al 25 luglio.

    Italia, emergenza rifiuti a Napoli: 60 roghi nella notte
    Non si arresta l'emergenza rifiuti nel napoletano. Almeno 60 i roghi di spazzatura accesi nella notte in particolare nella zona di Lago Patria, Giuliano e Melito. Sull’accaduto è già stata avviata un’indagine. Sul fronte politico: il leader della Lega Bossi definisce “un imbroglio” il decreto sul trasferimento dei rifiuti in altre regioni ma il premier Berlusconi ribadisce l'intenzione di impegnare il governo per risolvere l'emergenza. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 177

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