Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 25/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Associazione Santi Pietro e Paolo: nella società di oggi più che mai c’è bisogno di fedeltà
  • Altre udienze e nomine
  • Gmg di Madrid: pubblicato il programma della visita del Papa, dal 18 al 21 agosto
  • Il Papa benedice il "Cristo del Pacifico", la monumentale statua che dominerà dall'alto la capitale peruviana di Lima
  • Il cardinale Kasper all'omelia dei Beati martiri di Lubecca: il Vangelo ha bisogno di testimoni dalla schiena diritta
  • Domani a Milano saranno elevati agli onori degli altari tre Beati milanesi
  • P. Lombardi sulla Festa del Corpus Domini: l'Eucaristia è il segno dell'amore "globale"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Irlanda. Il Congresso eucaristico nazionale, momento di riconciliazione e rinnovamento
  • "Sprazzi di luce fra intricati rovi": le esperienze dei detenuti di Rebibbia raccolte in un libro
  • La storia russa protagonista alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro
  • Il commento del teologo padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità del Corpus Domini
  • Chiesa e Società

  • Libia: il vicario apostolico di Bengasi lancia un appello per la pace nel Paese
  • Egitto: i salafiti assediano una chiesa copta
  • Myanmar: violenze tra l’esercito governativo e quello kachin: oltre 10 mila profughi
  • Pakistan: Rapporto all’Onu sul caso di Farah Hatim, cattolica islamizzata a forza
  • India. I vescovi del Madhya Pradesh al premier: “Promuovere l'armonia fra le religioni”
  • Madagascar: povertà e malnutrizione per due bambini malgasci su tre
  • Sud Sudan: tutte le religioni in preghiera per la pace
  • Zambia: il vicario della diocesi di Mansa chiede più trasparenza nei lavori pubblici
  • Cile: i vescovi ribadiscono l’importanza di un sistema educativo di qualità
  • Emergenza carceri in Venezuela: il cardinale Urosa Savino chiede modifiche al sistema
  • Cuba: sostegno della Chiesa alla formazione di dirigenti di piccole e medie imprese e cooperative
  • Cina: il vescovo di Nan Jing in visita di scambio pastorale nella diocesi sudcoreana di Daejeon
  • Bolivia: in un libro la drammatica realtà del lavoro minorile che coinvolge 800 mila bambini
  • Italia: due milioni di euro dalla Lombardia per l'Incontro mondiale delle Famiglie
  • Genova: per il cardinale Piacenza è necessaria una “nuova primavera culturale”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cina: inizia a Budapest il tour europeo del premier cinese Wen Jiabao
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Associazione Santi Pietro e Paolo: nella società di oggi più che mai c’è bisogno di fedeltà

    ◊   Una lieta ricorrenza per celebrare il valore servizio alla Chiesa e al Successore di Pietro: stamani, nella Basilica vaticana, Benedetto XVI ha incontrato i membri dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, nel 40.mo anniversario del sodalizio voluto da Paolo VI. Il Papa ha colto l’occasione per ribadire quanto, in una società come quella odierna, vada riscoperto il valore della fedeltà. Prima dell’udienza pontificia, gli associati avevano partecipato ad una Messa celebrata sempre in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Gioia e affetto: sono stati questi i sentimenti che hanno contraddistinto l’udienza del Papa all’Associazione Santi Pietro e Paolo, in occasione del 40.mo di fondazione da parte di Paolo VI. E proprio a Papa Montini è andato il primo pensiero di Benedetto XVI:

    “Una ricorrenza felice, che invita al ringraziamento, al Signore innanzitutto, e all’amato Servo di Dio Paolo VI, che tanto ha fatto per rinnovare anche l’ambiente Vaticano secondo le esigenze contemporanee”.

    Il Pontefice ha elogiato l’impegno dei tanti volontari dell’Associazione che collaborano al buon ordine delle celebrazioni in Vaticano e a numerose iniziative caritative. Impegni, ha osservato il Papa, che "richiedono una motivazione profonda che va sempre rinnovata, grazie ad una intensa vita spirituale":

    "Per aiutare gli altri a pregare, bisogna avere il cuore rivolto a Dio; per richiamarli al rispetto dei luoghi santi e delle cose sante, occorre avere in se stessi il senso cristiano della sacralità; per aiutare il prossimo con vero amore cristiano, dobbiamo avere un animo umile e uno sguardo di fede. Il vostro atteggiamento, spesso senza parole, costituisce un’indicazione, un esempio, un richiamo, e come tale ha anche un valore educativo".

    Quindi, ricordando che la patrona del sodalizio è la Virgo Fidelis, si è soffermato sul valore della fedeltà:

    “Oggi più che mai c’è bisogno di fedeltà! Viviamo in una società che ha smarrito questo valore. Si esalta molto l’attitudine al cambiamento, la 'mobilità', la 'flessibilità', per motivi economici e organizzativi anche legittimi. Ma la qualità di una relazione umana si vede dalla fedeltà! La Sacra Scrittura ci mostra che Dio è fedele. Con la sua grazia e l’aiuto di Maria, siate dunque fedeli a Cristo e alla Chiesa, pronti a sopportare con umiltà e pazienza il prezzo che questo comporta”.

    Il Papa non ha poi mancato di rivolgere un particolare pensiero ai giovani dell’Associazione, in particolare a quanti stamani hanno pronunciato la “solenne Promessa di fedeltà”:

    “Saluto i giovani con speciale affetto, e li incoraggio a seguire l’esempio del Beato Pier Giorgio Frassati, amando Dio con tutto il cuore, gustando la bellezza dell’amicizia cristiana e servendo Cristo con grande discrezione nei fratelli più poveri”.

    Quindi, Benedetto XVI ha ricordato che mercoledì prossimo ricorre il suo 60.mo anniversario di sacerdozio ed ha ringraziato l’Associazione per l’omaggio fatto per l’occasione:

    “Il dono che mi avete voluto offrire, una bella casula, mi ricorda che sono sempre prima di tutto Sacerdote di Cristo, e mi invita anche a ricordarmi di voi quando celebro il Sacrificio redentore. Grazie di cuore!”

    Prima dell’udienza del Papa, il cardinale Tarcisio Bertone aveva celebrato una Messa per l’Associazione nella Basilica Vaticana. Nella sua omelia, il porporato ha sottolineato che, oggi più che mai, “abbiamo bisogno di testimoni convinti e coraggiosi della fede”, soprattutto dove questa viene “disprezzata e relegata a questione privata”. Il cardinale Bertone ha inoltre affermato che la direzione da seguire per gli associati del sodalizio Santi Pietro e Paolo è “credere, amare, pregare”, impegnandosi nella nuova evangelizzazione come chiesto dal Papa.



    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata il principe e gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Fra’ Matthew Festing, con il suo seguito, e l’arcivescovo Giuseppe Pinto, nunzio apostolico nelle Filippine. Nel pomeriggio è prevista l’udienza al cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Sua Beatitudine Béchara Pierre Raï, con il consenso del Sinodo della Chiesa Maronita, dopo aver informato la Sede Apostolica, ha trasferito a norma del can. 85 - paragrafo 2 - del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali l’arcivescovo di Haifa dei Maroniti, Paul Nabil El-Sayah, esarca patriarcale di Gerusalemme, Palestina e Giordania, a vescovo della Curia patriarcale. Il Santo Padre ha conservato al Presule il titolo di arcivescovo ad personam. Mons. Paul Nabil El-Sayah, 70 anni, ha studiato nel Seminario di Ghazir prima di frequentare gli studi di Filosofia all’Università St Joseph di Beirut. Ha studiato Teologia in Irlanda dove ha ottenuta la Licenza. Ordinato sacerdote, ha svolto il ministero di vice parroco e ha conseguito un Dottorato in Educazione. È stato rettore della St Joseph School, quindi ha svolto tra gli altri l’incarico di docente e il ministero di parroco. È stato anche segretario aggiunto del Consiglio delle Chiese del Medio-Oriente e segretario della sezione Fede e Unità nel medesimo Consiglio. Il Sinodo della Chiesa Maronita l’ha eletto nel 1996 alla sede arcivescovile di Haïfa e ad Esarca Patriarcale di Gerusalemme, Palestina e Giordania. Nel 2010, è stato incaricato di condurre una Visita Apostolica dell’Ordine Libanese Maronita. Oltre l’arabo, parla il francese e l’inglese.

    inizio pagina

    Gmg di Madrid: pubblicato il programma della visita del Papa, dal 18 al 21 agosto

    ◊   La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato oggi il programma del Viaggio apostolico di Benedetto XVI a Madrid, in occasione della XXVI Giornata mondiale della Gioventù. Il Papa partirà la mattina di giovedì 18 agosto alla volta di Madrid. Qui, dopo la cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale, il Pontefice incontrerà, in serata, i giovani nella Festa di accoglienza nella Plaza de Cibeles della capitale spagnola. Il giorno dopo, venerdì 19, la giornata del Pontefice inizierà con la visita di cortesia ai Reali di Spagna nel Palazzo de la Zarzuela, seguito dagli incontri con giovani religiose e docenti universitari. Quindi, dopo il pranzo con un gruppo di giovani, il Pontefice riceverà in nunziatura il presidente del governo. La serata si concluderà con il toccante momento della Via Crucis con i giovani nella capitale iberica.Sabato mattina, il Pontefice confesserà alcuni ragazzi della Gmg e successivamente celebrerà una Messa con i seminaristi nella Cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena. A seguire, il Papa pranzerà con i cardinali e i vescovi spagnoli, incontrerà i Comitati organizzatori della Gmg e visiterà la Fundacion Instiuto S. José, In serata, infine, Benedetto XVI presiederà una Veglia di preghiera all’aeroporto “Cuatro Vientos”. Sempre all’aeroporto madrileno, domenica 21 agosto, il Papa celebrerà la grande Messa per la XXVI Giornata Mondiale della gioventù. Nel pomeriggio, dopo il pranzo con i cardinali spagnoli, il Papa incontrerà i volontari della Gmg e in serata farà ritorno a Roma.

    inizio pagina

    Il Papa benedice il "Cristo del Pacifico", la monumentale statua che dominerà dall'alto la capitale peruviana di Lima

    ◊   Un Cristo a braccia levate, che domina la capitale peruviana di Lima rivolto verso l’oceano. È la monumentale statua, alta 37 metri, la cui benedizione, avvenuta ieri, è stata salutata anche da Benedetto XVI. Il Papa ha voluto indirizzare un messaggio di vicinanza spirituale alla Chiesa del Perù, stretta attorno all’effigie del suo Protettore, il “Cristo del Pacifico”. Nel testo inviato al cardinale arcivescovo di Lima, Juan Luis Cipriani, Benedetto XVI auspica che “la contemplazione di questa immagine spinga tutti a crescere nell’amore di Dio e dei fratelli affinché, ispirati dalla parola del Salvatore, lavorino in modo infaticabile alla costruzione di una società più giusta, solidale e fraterna”.

    La statua del “Cristo del Pacifico” è stata realizzata in Brasile ed è stata trasportata a Lima in blocchi. Eretta su una collina prospiciente l’oceano, sovrasta la capitale peruviana e sarà visibile anche di notte, grazie ai 26 proiettori che la illumineranno. (A cura di Alessandro De Carolis)

    inizio pagina

    Il cardinale Kasper all'omelia dei Beati martiri di Lubecca: il Vangelo ha bisogno di testimoni dalla schiena diritta

    ◊   I cristiani, in quanto tali, non possono essere gli “amici di tutti”, o quelli che stanno “dalla parte dei vincitori”, ma testimoni coerenti di Cristo, anche di fronte alla morte. Lo ha affermato questa mattina a Lubecca, in Germania, il cardinale Walter Kasper, nell’omelia della Messa di beatificazione di Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller, tre sacerdoti tedeschi martiri, uccisi dai nazisti nel 1943 ad Amburgo. Con loro venne ucciso anche il pastore evangelico-luterano, Karl Friedrich Stellbrink, commemorato questa mattina durante la Messa, presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La sera del 10 novembre 1943, nelle celle del carcere di Amburgo, c’è movimento, rumore di stivali, gli ordini secchi che precedono la gelida liturgia di una esecuzione capitale. C’è tutto fuorché la paura di chi sta per morire. In quattro vanno verso la ghigliottina: sono sacerdoti, nel giro di mezz’ora saranno martiri: Johannes Prassek, Eduard Müller, Hermann Lange, che ha solo 31 anni. Il loro reato, recitano le carte della condanna, è “disfattismo, malizia, favoreggiamento del nemico e ascolto di trasmissioni ostili”. In realtà, da cristiani e sacerdoti hanno condanato pubblicamente il nazionalsocialismo e questo li ha portati alle scale del patibolo. Con loro muore anche un pastore evangelico, Karl Friedrich Stellbrink, che scrive alla moglie: “Ora l’attesa è finita, e finalmente torno a vedere chiaramente la strada davanti a me, e la meta è ben nota a noi cristiani. Veramente, non è difficile morire e affidarsi nelle mani di Dio”. Il cardinale Kasper ha ricordato questa e le altre frasi d’addio lasciate dai martiri di Lubecca durante un’omelia commovente e vigorosa, vero elogio della fierezza dell’essere cristiani.

    “Questi quattro uomini – ha affermato il presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani – ci dicono cosa significa essere un cristiano: stare dove sta Gesù, vivere e morire con lui”. E con una schiettezza che viene dalle ferite di un passato sempre presente nella coscienza dei tedeschi, ha soggiunto: i martiri di Lubecca “ci dimostrano che in quel tempo, non c’erano soltanto quelli che seguivano perché accecati o quelli che partecipavano perché vigliacchi; c’era anche l’altra Germania. C’erano cristiani coraggiosi che non hanno abbassato la testa e che non si sono lasciati piegare”. Anche oggi, ha incalzato, “abbiamo bisogno di uomini e donne di questo calibro, perché i cristiani sono oggi il gruppo più perseguitato in tutto il mondo”. E anche laddove, come in Occidente, la persecuzione consiste al massimo nel “sopportare il fatto che qualcuno storca il naso”, o “che a volte si faccia dell’ironia e del sarcasmo sui cristiani e sulla Chiesa”, c’è comunque “bisogno di uomini e donne onesti, che non si adeguino, che nella libertà cristiana siano coerenti con la loro fede, che pensino, parlino e vivano in maniera diversa”. Anche perché oggi come al tempo del nazismo, ha ricordato il cardinale Kasper, ciò per cui si lottava non è cambiato: la dignità della vita e il diritto alla vita, la guerra e la violenza, la xenofobia.

    Cristiani con la schiena dritta, dunque, ieri e anche oggi. “In quanto cristiano – ha proseguito con energia il porporato – non sempre si può stare dalla parte dei vincitori. Il cristianesimo non è una religione del benessere, e da cristiano non è pensabile essere un everybody’s darling”, vale a dire un amico di tutti. “Il cristianesimo soltanto di nome non vale nulla. Noi abbiamo bisogno di testimoni, e proprio in questa crisi di credibilità del cristianesimo alla nostra latitudine, solo i testimoni possono essere veramente convincenti”. E pensando alla figura del pastore evangelico martirizzato con i tre nuovi Beati, il cardinale Kasper ha concluso: “Il nostro ecumenismo è fondato sull’ecumenismo dei martiri. Non è un ecumenismo da strapazzo. Noi abbiamo bisogno di cristiani dal pensiero ecumenico, convinti della loro identità rispettivamente cattolica, evangelica o ortodossa e che ne rendano testimonianza (…) La divisione ci rende poco credibili. Essa è contraria alla volontà di Gesù ed è uno scandalo agli occhi del mondo e delle grandi sfide che noi tutti cristiani ci troviamo a dover affrontare. L’ecumenismo deve essere un cantiere per la costruzione del futuro comune nell’unica Chiesa per la vita, per la pace e per la giustizia nel nostro mondo”.

    inizio pagina

    Domani a Milano saranno elevati agli onori degli altari tre Beati milanesi

    ◊   Tre “radiose figure di santità ‘ordinaria’”: così l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha definito i tre servi di Dio, figli dell’arcidiocesi milanese, che saranno beatificati domani mattina con una solenne celebrazione nel capoluogo lombardo. A presiedere la cerimonia, il legato pontificio, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi:

    Un “Curato d’Ars ante litteram”, “l’angelo di San Vittore” e il “Patriarca della Chiesa di Birmania”: tre figure imponenti nella loro semplicità, così alte eppure così vicine agli ultimi accanto ai quali scelsero di vivere la loro vita. Don Serafino Morazzone, Suor Enrichetta Alfieri (al secolo Maria Angela) e padre Clemente Vismara, che i devoti chiamano familiarmente i Beati milanesi, sono un sacerdote diocesano, una religiosa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret e un religioso del Pontificio Istituto delle Missioni Estere: tutti figli dell’arcidiocesi di Milano. Se dovessimo trovare una parola-chiave per unire le loro vite, sarebbe sorriso”: quello che don Serafino portava alla comunità di Chiuso, quello che suor Enrichetta donava ai detenuti del carcere di San Vittore e poi ai tanti ebrei che contribuì a salvare dalla deportazione, quello che accompagnò sempre padre Clemente nella sua Birmania, allora terra in gran parte inesplorata. Rocce solide alle quali appoggiarsi, vista anche la lunghezza dei loro ministeri: don Serafino fu parroco nello stesso paese per 49 anni, suor Serafina rimase la “mamma dei carcerati” per 28, padre Clemente di anni in Birmania ne trascorse 64. Vite diverse, che mostrano quanto eterogenei e variegati possano essere i cammini che conducono alla vicinanza a Dio, come solo i Santi possono essere. Ce lo spiega il cardinale Angelo Amato, al microfono di Roberto Piermarini:

    “Padre Vismara, Suor Enrichetta e don Serafino sono tre volti dell’unica santità di Nostro Signore Gesù Cristo. Ancora una volta la diocesi di Milano offre alla Chiesa e alla società tre modelli di santità, che sono anche tre esempi di vita buona secondo il Vangelo”.

    Il “Beato Serafino”, com’era noto per la sua gente, visse il suo ministero sacerdotale nella preghiera e nella carità, dedicandosi al sacramento della Penitenza e al servizio agli altri, specialmente ai poveri e agli ammalati. Un uomo pio e premuroso, citato addirittura nel "Fermo e Lucia" da Alessandro Manzoni:

    “Era povero e austero. Ben presto la sua fama di confessore saggio e misericordioso si diffuse in tutto il circondario, attirando persone semplici, ma anche prelati e letterati, come ad esempio Alessandro Manzoni, che di lui scrisse: ‘Era umile, senza sapere di esserlo’”.

    Suor Enrichetta faceva brillare di misericordia divina l’inferno del carcere, accresciuto dalla malvagità del nazismo. Era segno di speranza in un contesto di morte, donava istanti di felicità rubati alla disperazione della prigionia. Dei reclusi alleviava sofferenze morali e materiali e ottenne anche molte conversioni, prima di diventare una di loro, colpevole di aver aiutato decine di persone destinate ai campi di concentramento. Venne salvata dalla condanna a morte dal cardinale, oggi Beato, Ildefonso Schuster e fu mandata al confino. Del suo lavoro in carcere, c’è una testimonianza d’eccezione:

    “Il grande giornalista e scrittore Indro Montanelli, prigioniero politico a quel tempo a San Vittore, ha scritto di lei: ‘Suor Enrichetta era una stupenda figura di religiosa. Una suora buonissima e coraggiosa. Le sarò grato per sempre’. Così grande era il conforto di quegli incontri, che ancora oggi il ricordo di Suor Enrichetta e della sua veste frusciante suscita in me la devota ammirazione che si deve ai santi, o agli eroi. In questo caso, a entrambi”.

    Padre Clemente è un modello per tutti i missionari ancora oggi, perché incarna nella sua vita tutto quanto c’è di apostolico e di esemplare in un missionario: l’amore per Cristo e per la Chiesa, la passione nell’annunciare la Salvezza, lo spirito di sacrificio, la fede più che solida, la fiducia nella Provvidenza. Una vita avventurosa, la sua, sempre in cammino di villaggio in villaggio, per la quale ringraziava sempre il Signore che lo aveva chiamato fino in Birmania:

    “Con intraprendenza tutta lombarda si adoperò in tutti i modi per aiutare i cristiani e non cristiani a costruire orfanotrofi maschili e femminili, una scuola, un ospedale, il convento per le suore e, per i cattolici, la chiesa. Soleva dire: ‘La vita è bella solo quando ci si vuole bene. È l’amore che fa vincere la vita’”.

    inizio pagina

    P. Lombardi sulla Festa del Corpus Domini: l'Eucaristia è il segno dell'amore "globale"

    ◊   L’Eucaristia assimila l’uomo a Gesù: è uno dei passaggi dell’omelia di Benedetto XVI, giovedì scorso a San Giovanni in Laterano nella Messa per la Solennità del Corpus Domini. Proprio sulla centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e del mondo, si sofferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Un “dinamismo che trasforma la realtà nelle sue dimensioni cosmica, umana e storica”. Un dinamismo di amore che ha origine nella vita trinitaria di Dio e giunge a noi attraverso il cuore di Cristo. Ed è così forte da poter superare le divisioni, da attirarci nell’unione della vita di Dio, da aprire e liberare la nostra individualità dal suo egocentrismo. L’Eucarestia è la via concreta attraverso cui questo amore si diffonde nella Chiesa e nel mondo, la sorgente continua che alimenta la presenza sociale della Chiesa, l’impegno responsabile dei cristiani “nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna”, in particolare nel tempo della globalizzazione. Bisogna rendere presente il vero amore nel tempo della crescente globalizzazione dell’umanità, perché questa non si perda “nella confusione, nell’individualismo, nella sopraffazione di tutti contro tutti”.

    Di tutto questo ci ha parlato il Papa Benedetto celebrando la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, per questo ha pregato a lungo silenziosamente davanti all’Ostia consacrata pubblicamente esposta lungo le vie di Roma. E ha concluso: “Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore… intravedendo il mondo nuovo, in cui regnano la pace e la giustizia, che è la nostra vera patria”. Davvero, nella fede la dimensione umana, storica e cosmica si intrecciano e si fondono. La comunione eucaristica è per il bene di tutti, per il bene del mondo, perché tutto trovi alla fine il suo senso e la sua salvezza.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il valore della fedeltà in una società che cambia; il Papa all'Associazione Santi Pietro e Paolo.

    Nell'informazione internazionale, Leonardo Becchetti sulle scorie lasciate dalla crisi economica.

    Il cardinale e il segreto che fuggiva: in cultura, la presentazione di Inos Biffi al libro "Lettere di Ildefonso Schuster e altri saggi”.

    Voci profonde di un romanzo: Marco Testi su "Il Santo" di Antonio Fogazzaro.

    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Argomenti per lo sterminio lunghi un secolo": della Shoah furono responsabili anche pervasive visioni antisemite che da metà Ottocento attraversarono la cultura europea.

    Un articolo di Franco Perazzolo dal titolo "Cinque feritoie per oltrepassare la banalità": in Armenia il cardinale Gianfranco Ravasi ha parlato del rapporto tra arte e fede.

    L'Accademia russa delle scienze e l'eredità di Giovanni XXIII: laurea honoris causa all'arcivescovo Loris Capovilla.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Irlanda. Il Congresso eucaristico nazionale, momento di riconciliazione e rinnovamento

    ◊   Migliaia di pellegrini si sono recati questa mattina in visita al Santuario mariano di Knock, in Irlanda, dove, in queste ore e fino a domani, si svolge il Congresso eucaristico nazionale. Un appuntamento ecclesiale molto atteso, il primo dopo decenni, che coinvolge tutte le 26 diocesi del Paese e costituisce un momento di preghiera, riflessione e adorazione in vista del 50.mo Congresso eucaristico internazionale, che si terrà a Dublino nel 2012. Il Congresso ha preso avvio stamani con un momento di preghiera seguito da seminari dedicati al tema dell’eucaristia, e dalla celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale Sean Bready, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda. Emer McCarthy, della nostra redazione inglese, ne ha parlato con mons. Michael Neary, arcivescovo della diocesi di Tuam, che ospita l’evento:

    R. - This is the first time that …
    Questa è la prima volta che si sono riunite tutte e 26 le diocesi, con i rispettivi rappresentanti: laici, religiosi, sacerdoti e vescovi. Penso, quindi, vi sia un grande senso di comunità, dello “stare insieme”; un grande senso della nostra dipendenza al Signore e del nostro bisogno di riconciliazione, perché la riconciliazione e il rinnovamento sono strettamente legati. Se non c’è la riconciliazione, il rinnovamento non avrà basi solide. E’ provvidenziale che questo Congresso eucaristico nazionale abbia luogo mentre si celebra la festa del Corpus Domini.

    D. – Perché il Congresso eucaristico nazionale si sta tenendo a Knock, che è un Santuario mariano in Irlanda, anzi “il” santuario mariano irlandese?

    R. – While it is a Marian shrine it has a very ...
    Pur essendo un Santuario mariano, Knock ha un orientamento eucaristico molto forte. A Knock sono apparsi la Vergine, San Giuseppe e San Giovanni. Ma, accanto a loro, c’era l’altare e l’agnello sacrificale: un’allusione inequivocabile all’Eucaristia. L’Eucarestia è al centro di tutti i pellegrinaggi nel nostro Santuario mariano.

    D. – L’incontro di Knock è dunque un momento di riconciliazione e rinnovamento per la Chiesa nazionale irlandese, in vista anche del Congresso eucaristico internazionale di Dublino 2012. Quanto è importante questo Congresso nazionale eucaristico in questa prospettiva?

    R. – I believe that the National Eucharistic Congress is creating...
    Credo che il Congresso nazionale eucaristico stia creando la consapevolezza dell’importanza di questa occasione, non solo per il nostro Paese – non solo per i cattolici qui, in Irlanda – ma anche per coloro che sono andati altrove. In passato, in Irlanda abbiamo sofferto in maniera forte per l’emigrazione e i nostri connazionali hanno portato con loro la devozione all’Eucaristia nei vari Paesi del mondo dove si sono recati. Forse, negli ultimi anni abbiamo avuto la tendenza a guardare molto a noi stessi, a causa delle nostre difficoltà, degli scandali che abbiamo cercato di affrontare. Il Congresso eucaristico credo ci metterà invece in condizione di allargare ulteriormente il nostro orizzonte, di guardare agli altri, e specialmente di guardare al Signore come a Colui che cammina al nostro fianco nell’Eucaristia e ci procura il cibo per il nostro viaggio.

    Sul valore dell’Eucaristia come dono e guida per la Chiesa, Cristiane Murray, del programma brasiliano, ha interpellato mons. Fernando Panico, vescovo di Crato, nel nordest del Brasile, unico rappresentante del Paese sudamericano al Congresso eucaristico nazionale di Knock:

    R. – L’Eucaristia ci dà lezioni di comunione fraterna, di giustizia, di impegno nell’edificazione di un mondo nuovo. E’ scuola di virtù, di dono di se stessi, di rinuncia, di sacrificio. Senza Eucaristia non ci può essere vita di Dio in noi, perché è per mezzo dell’Eucaristia che noi ci approssimiamo a questa vita che è Cristo. Dobbiamo essere la continuazione di Gesù. Questa è l’Eucaristia.

    D. – Quindi, il Brasile porta un grande contributo a Dublino?

    R. – In Brasile, abbiamo celebrato l’anno scorso il 16.mo Congresso eucaristico nazionale e aveva come tema “L’Eucaristia, pane dell’unità dei discepoli missionari”. Questa menzione dei discepoli missionari ci riporta al documento dell’episcopato latino-americano riunito ad Aparecida, dove è stato focalizzato l’aspetto della Nuova evangelizzazione da parte di tutti i cristiani. Il prossimo Congresso eucaristico, invece, sarà celebrato nel 2016 a Belem. Il tema probabilmente sarà: “Eucaristia e condivisione: Amazzonia missionaria”. E’ arrivato il momento che anche l’Amazzonia possa sentirsi missionaria, avendo come punto di partenza l’Eucaristia. E’ l’Eucaristia che ci fa missionari e allora un invito a vivere l’Eucaristia come una condivisione: un solo pane che dice la nostra unità in Cristo. Non possiamo essere egoisti: la Chiesa non ha frontiere. E’ missionaria perché accoglie, è missionaria perché invia.

    inizio pagina

    "Sprazzi di luce fra intricati rovi": le esperienze dei detenuti di Rebibbia raccolte in un libro

    ◊   E’ stato presentato questa mattina, nel carcere di Rebibbia “Sprazzi di luce fra intricati rovi”, il volume che raccoglie le testimonianze dei detenuti del penitenziario romano. Nel corso della cerimonia, alla quale ha preso parte anche una rappresentanza della Radio Vaticana, il concerto del coro polifonico “Musica Insieme” diretto da Ida Scanu. Ha seguito l’evento Davide Dionisi:

    "Ci avete fatto pervenire pagine d’intensa ricchezza umana, che hanno aperto uno spiraglio di luce sul mondo interiore, che vibra anche dietro le sbarre. Spesso a nostra insaputa". Con queste parole Suor Rita Del Grosso, religiosa canossiana volontaria a Rebibbia, ha presentato questa mattina nell’Istituto di pena romano, la raccolta delle testimonianze dei detenuti, intitolata “Sprazzi di luce fra intricati rovi”. Un vero e proprio diario di viaggio che i ragazzi hanno voluto regalare a chi crede ancora che il carcere non sia un luogo che custodisce, ma che educa, un valore e non una misura estrema. Sull’importanza dell’iniziativa editoriale, presentata nella Cappella di Santa Maria del Cammino, ascoltiamo il direttore dell’Istituto di Pena, Stefano Ricca:

    R. - Questa pubblicazione di poesie e di scritti diversi testimonia ancora una volta la necessità di rendere il carcere un luogo vivo, un luogo dove il pensiero sia tenuto sempre vivo, sia presente e dove le persone possano esprimere la propria individualità, le proprie preoccupazioni e le proprie speranze.

    D. – Quanto è importante un’esperienza del genere?

    R. – E’ fondamentale proprio perché consente a ciascuno di sentirsi individuo. Il carcere, purtroppo, tende a massificare questo senso di appiattimento dell’individualità: invece, proprio attraverso l’espressione del pensiero del singolo, rappresentata attraverso la formazione di scritti e di poesie, c'è un'opportunità per cui il soggetto viene considerato come tale e quindi come individuo.

    Un ruolo determinante, in una realtà come quella carceraria, lo assume sempre di più il volontario. Il perché nelle parole di padre Roberto Fornara, cappellano a Rebibbia:

    R. – E’ un’importanza fondamentale, perché – come in ogni ambito della società dove si sperimenta l’emarginazione e le ferite dell’umanità, dove si sperimenta la sofferenza – il volontariato è un seme di positività, un seme di bene, un seme di carità che lenisce le ferite dell’umanità e che contribuisce a ridare speranza.

    D. – Se vogliamo veramente aiutare chi vive questa triste esperienza è importante risolvere un equivoco grande: non identificare la persona che abbiamo di fronte con l’errore che ha commesso. Ma come risolvere questo equivoco, secondo lei?

    R. – Dal punto di vista cristiano, il punto di partenza fondamentale è quello di non porsi nell’atteggiamento di chi ha qualcosa da donare, ma nell’atteggiamento di chi vuole scoprire e vuole incontrare il volto di Cristo nell’altro, di ogni altro: il volto di Cristo sofferente, il volto di Cristo paziente, il volto di Cristo ferito, emarginato. Questo incontro con Cristo è qualcosa che induce alla reciprocità: io porto qualcosa all’altro e, piuttosto, io ricevo anche qualcosa dall’altro. In questo dare e ricevere, e riscoprendo nell’altro il dono di Cristo, penso ci sia la radice dell’atteggiamento del volontariato cristiano.

    D. – Quanto sono importanti iniziative come queste all’interno del carcere?

    R. – Sono importanti a livello culturale, ma anche a livello spirituale e umano. Sono possibilità di donare semi di speranza in un orizzonte dove si fa fatica a trovare la speranza. Ogni iniziativa, come questa, è un balsamo sulle ferite. (mg)

    inizio pagina

    La storia russa protagonista alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro

    ◊   Si conclude domani la 47.ma edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro nella quale proprio le novità emergenti dalle diverse aree culturali costituiscono la sua ragione d’essere e la sua originalità: ospite quest’anno, per la seconda volta consecutiva, la Russia, che ha portato sullo schermo alcune tra le sue opere più significative. Il servizio di Luca Pellegrini:

    In una rassegna cinematografica tra le più longeve in Italia, ma che le ristrettezze economiche ha costretto via via ad assottigliarsi, non mancano mai scelte artisticamente e culturalmente invitanti e coraggiose. Quest’anno è ritornata la Russia, non con la fiction, ma con i documentari, che ne dimostrano tutta la vitalità. Del genere e del Paese. Si va dai materiali di repertorio assemblati per ripercorrere i tragici giorni dell’assedio di Leningrado – di cui ricorrono i settant’anni – agli omaggi che registi di oggi fanno ai colleghi. Quelli di ieri, ad esempio: ed emerge l’avventura artistica e spirituale del grande Tarkovskij, a venticinque anni dalla morte, del quale un curioso Igor’ Majboroda esplora la genesi contrastata di uno dei capolavori, “Stalker”, uscito nel 1979, affermando: “Avevo vent’anni e rimasi molto toccato dalla sua visione, perché in Russia nel periodo sovietico la spiritualità, la religione erano bandite, estromesse dalla vita del popolo. Non lo considerammo, come all’estero, un film di fantascienza, ma un film sociale che raccontava la nostra società in crisi”. Legato a una Russia non più comunista, ma frastornata da un capitalismo altrettanto materialista, è invece Aleksandr Sokurov, del quale Svetlana Proskurina dipinge un ritratto breve e denso: il grande regista russo, che ha ultimato un suo “Faust” pronto per la Mostra del Cinema di Venezia – una riflessione profonda sul male dentro di noi e la forza per combatterlo – non si sottrae alle riflessioni che animano da sempre il suo cinema e l’amore per il suo Paese, senza evitare critiche: “Se non c’è una cultura condivisa, l’uomo regredisce verso lo stato animale", afferma nel documentario. In Russia sono proprio le tradizioni culturali ad avere un’importanza fondamentale: non c’è nulla di più indispensabile, obbligatorio, assolutamente inevitabile per la vita”.

    A Pesaro poi, tra i film in concorso e non, segnano profondamente le immagini feroci di quattro corti diretti dal giovane attore messicano Gael García Bernal, intitolati “Gli invisibili”: sono interviste fatte ai sopravvissuti di un esodo terribile cui si sottopongono schiere di centro e sud americani che attraversano il Messico verso il confine con gli Stati Uniti, subendo, uomini e donne, giovani e vecchi, atrocità di ogni genere. Un inferno terreno vergogna assoluta per tutta l’umanità e di cui pochi hanno il coraggio di parlarne, pochissimi di elevarne una ferma, risoluta denuncia.

    inizio pagina

    Il commento del teologo padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità del Corpus Domini

    ◊   Nel Vangelo della Solennità del Corpus Domini, la liturgia presenta il brano di Giovanni nel quale Gesù, parlando alla folla del mistero del Suo corpo e del suo sangue, afferma:

    "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda".

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Ancora una festa dedicata non a un evento della storia della salvezza, ma ad una verità centrale, che caratterizza longitudinalmente la liturgia che la fede cristiana celebra. È la festa del dono pasquale supremo: il corpo e il sangue del Signore, che costituiscono il tesoro prezioso della Chiesa. La lettura evangelica riprende la parte finale del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao: è il discorso sul pane di vita.

    Mangiare la carne e bere il sangue del Signore è indispensabile per avere la vita: Gesù lo ripete in maniera assertiva e in forma negativa, quasi a chiudere ogni via di fuga da questa che può sembrare una assurdità. Non solo accogliere la presenza di Gesù nel suo dono, ma diventare come Lui dono di vita, assimilando la sua dedizione totale e facendola nostra. Noi facciamo comunione al suo corpo donato, per diventare a nostra volta corpo donato, vita offerta, in piena solidarietà.

    Grazie all’intervento dello Spirito, il pane è realmente il corpo donato di Gesù, il vino il suo sangue versato: non un vago ricordo, un simbolo strano. È la fonte della nostra fede, Gesù agnello immolato. Facciamo nostra la frase di Agostino: “Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità!”.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Libia: il vicario apostolico di Bengasi lancia un appello per la pace nel Paese

    ◊   Un appello perché “torni presto la pace e a riconciliazione” in Libia. È il messaggio lanciato ieri da mons. Sylvester Carmel Magro, vicario apostolico di Bengasi, che descrive in un’intervista all'agenzia Sir la lenta ripresa della sua comunità e della città da mesi sotto il controllo degli insorti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). “La situazione a Bengasi non è più pericolosa come prima, perché ora i combattimenti si sono spostati nella zona di Tripoli, molto lontano da noi. C’è uno sforzo generale di ripresa, anche se la gente è ancora molto scossa da quanto accaduto. Si tenta di tornare alla vita di prima. La vita religiosa e civile sta riprendendo, siamo riusciti perfino a celebrare la Settimana santa. Ora c’è più speranza. Noi abbiamo sempre avuto buoni rapporti con tutti e continuiamo il nostro lavoro serenamente. Mons. Magro parla di un lento ritorno alla normalità e spiega che da un mese si è ripreso a celebrare la messa ogni venerdì e la chiesa è piena, anche se ci sono solo 250 persone, mentre prima la sua comunità era composta di circa 10.000 cattolici, tutti immigrati. I cattolici sono in maggioranza filippini”. Sono rimaste anche 30 suore infermiere e sei sacerdoti che lavorano con lui in vicariato. Aspettiamo – è il messaggio di mons. Magro - e speriamo che torni la pace e che siano esaudite le nostre preghiere e i nostri sacrifici”. (L.G.)

    inizio pagina

    Egitto: i salafiti assediano una chiesa copta

    ◊   Un assedio durato circa cinque ore perpetrato con armi e bastoni da centinaia di estremisti salafiti, che hanno persino minacciato di uccidere il parroco che stava celebrando la messa. È quanto accaduto giovedì sera nella chiesa di San Giorgio a Bani Ahmed, nell’arcidiocesi di Minya, in Egitto, già attaccata lo scorso 23 marzo, quando gli stessi salafiti hanno fermato i lavori di restauro della chiesa. Secondo padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sentito dall'agenzia AsiaNews, i salafiti non vogliono il restauro e hanno attaccato l’edificio insospettiti dal trasloco di alcuni paramenti sacri in un magazzino della parrocchia. Il sacerdote spiega che gli estremisti non tollerano la presenza dei cristiani e trovano qualsiasi pretesto per distruggere le chiese. Intanto cresce la preoccupazione nell'arcidiocesi di Minya, che ha emesso un comunicato denunciando il "ritorno dei salafiti nel villaggio” e accusando il governo dei militari di non fare abbastanza per proteggere i cristiani. (L.G.)

    inizio pagina

    Myanmar: violenze tra l’esercito governativo e quello kachin: oltre 10 mila profughi

    ◊   Dopo 17 anni di tregua infuriano nuovamente i combattimenti in Myanmar tra l’esercito governativo e quello indipendentista kachin (Kia), che prende il nome dallo Stato più settentrionale del Paese; tensioni violente, queste ultime, sfociate in scontri che hanno costretto finora alla fuga oltre 10mila civili di etnia kachin, in maggioranza cristiani. I combattimenti, di cui non si conosce ancora il bilancio delle vittime, sono ripresi lo scorso 9 giugno anche se nelle ultime 48 ore sembrano aprirsi deboli spiragli di tregua da entrambe le parti. Gli scontri sono iniziati, racconta una fonte dell'agenzia Fides, perché il governo birmano ha stretto un accordo con la Cina per la costruzione di una diga che alimenterà una centrale idroelettrica nel territorio kachin. La centrale dovrebbe fornire energia alla popolazione cinese ma il progetto potrebbe causare lo sfollamento e l’inondazione di villaggi e territori dove vive la popolazione kachin, che dunque si è ribellata. Intanto è sempre più allarmante la situazione delle migliaia di profughi: “C’è un bisogno urgente di assistenza umanitaria e di preghiere per le migliaia di civili costretti alla fuga”, ha fatto sapere all’agenzia Misna monsignor Raymond Sumlut Gam, presidente della Caritas Myanmar, vescovo di Banmaw, diocesi nello Stato Kachin. “I militari governativi non esitano a compiere atrocità e vendette sulla popolazione civile è inoltre l’allarme lanciato all’agenzia Fides da un sacerdote della diocesi di Myitkyina (nel Nord del Myanmar), che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza. “La situazione è drammatica in quanto la popolazione civile, già molto povera, è allo stremo”, ha aggiunto. In tale dolorosa situazione, “la Chiesa locale di Myitkyina sta facendo il possibile per ospitare i profughi, per confortare e incoraggiare la popolazione, esortando i fedeli ad aiutarsi reciprocamente. Inoltre sacerdoti, religiosi e fedeli pregano incessantemente per la pace, affidando a Dio la loro immane sofferenza”. (L.G.)

    inizio pagina

    Pakistan: Rapporto all’Onu sul caso di Farah Hatim, cattolica islamizzata a forza

    ◊   Un dettagliato rapporto sul caso di Farah Hatim, la ragazza cattolica rapita e islamizzata con la forza sarà presentato nelle prossime settimane al Consiglio Onu per i Diritti Umani di Ginevra quale caso di abuso dei diritti umani e delle libertà personali: lo conferma all’agenzia Fides il pool di Organizzazioni non governative cattoliche accreditate all’Onu che avvieranno la segnalazione. Una volta completato il rapporto e l’appello ufficiale all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, le Ong promotrici – “Dominicans for Justice and Peace”, “Franciscans International” e “Pax Romana - cercheranno di allargare il numero dei firmatari, coinvolgendo altre organizzazioni, cristiane e non. Ricevuto il rapporto, l’Alto Commissario è tenuto, per statuto, ad aprire un’indagine ufficiale. Un rapporto salutato con favore anche da mons. Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all’ufficio Onu di Ginevra. Il caso di Farah rappresenta uno dei circa 700 casi che si registrano ufficialmente ogni anno di ragazze rapite e convertite, che si aggiunge ai tanti casi non denunciati. Attualmente la famiglia di Farah si trova a Islamabad, sotto la protezione del Ministero Federale per l’Armonia e le Minoranze, che a sua volta ha avviato una indagine, contattando le autorità locali di Rahim Yar Khan (sud Punjab), dove è avvenuto il rapimento. Intanto, il governo pakistano dimostra di non gradire i giornalisti stranieri che intendono documentare e realizzare inchieste sulla vita dei cristiani in Pakistan, ritardando e di fatto negando – senza fornire alcuna motivazione – i visti di ingresso nel Paese. Lo riferisce sempre l’agenzia Fides. Il caso di Farah Hatim, ma anche quello di Asia Bibi (cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia), l’assassinio del Ministro Shabhaz Bhatti nei mesi scorsi e la grande attenzione riservata dalla comunità internazionale, hanno, infatti, sollevato il tema del rispetto dei diritti umani e, in particolare, dei diritti delle minoranze religiose. Il governo pakistano inoltre non avrebbe gradito l’opera della giornalista francese freelance Anne-Isabelle Tollet che, dopo alcuni mesi nel Paese, una volta tornata in patria ha scritto il libro “Blasfema”, che racconta la storia di Asia Bibi. (L.G.)

    inizio pagina

    India. I vescovi del Madhya Pradesh al premier: “Promuovere l'armonia fra le religioni”

    ◊   Dire no ad ogni forma di discriminazione verso i membri di religioni minoritarie nel rispetto delle prerogative assicurate dalla Costituzione indiana e promuovere l'armonia fra comunità religiose diverse assicurando piena laicità all'azione di governo del Madhya Pradesh, nell’India centrale. Sono queste le richieste formulate dal Consiglio dei Vescovi cattolici del Madhya Pradesh in una lettera al primo ministro dello stato, Shivraj Singh Chouhan. La missiva giunge dopo le polemiche dei giorni scorsi, quando Prabath Jha, Presidente dello stato e leader politico del partito nazionalista indù “Bharatiya Janata Party” (BJP), ha tenuto discorsi pubblici incitando all’odio religioso e alla violenza contro i cristiani. Nella lettera, giunta all'agenzia Fides, i presuli ricordano i passaggi della Costituzione indiana in cui si afferma esplicitamente che tutti i cittadini sono uguali e godono di uguali diritti, senza distinzioni di credo, casta, cultura, etnia. Per questo i vescovi chiedono al Primo Ministro di far rispettare tutte le garanzie costituzionali di cui anche i cristiani, come cittadini dell’India, sono pienamente titolari. Il testo suggerisce inoltre di introdurre nello Stato “un corretto insegnamento di tutte le religioni”, per far fronte alla campagna di odio e di diffamazione che i gruppi estremisti indù conducono contro cristiani e musulmani. Inoltre si invita il governo a non operare discriminazioni di sorta nel coinvolgere le comunità religiose nei programmi governativi, soprattutto nel campo dell’accesso all’istruzione. Infine l’invito a portare avanti un’azione politica caratterizzata dalla laicità e dal rispetto del pluralismo culturale e religioso che contrassegnano tutta l’India. (L.G.)

    inizio pagina

    Madagascar: povertà e malnutrizione per due bambini malgasci su tre

    ◊   Due bambini malgasci su tre vivono in condizioni di povertà e il 50% dei bambini con meno di cinque anni ha una crescita rallentata a causa della malnutrizione. La situazione in Madagascar è particolarmente grave nella città di Amboasary Sud, nella regione sudorientale di Anosy, dove presso il Centro per il Trattamento e la Cura della Malnutrizione Acuta con Complicazioni (Creni) vengono ricoverati i bambini il cui rapporto peso-altezza determina uno stato di malnutrizione acuta. Sempre nella stessa città, collegato con la clinica è attivo un altro centro per il Trattamento e la Cura della Malnutrizione Acuta senza Complicazioni (Crenas). Un grafico del Creni di Amboasary Sud mostra che circa un terzo dei 130 ricoveri registrati nel 2010 si è verificato tra i mesi di marzo e maggio, alla fine della stagione più secca, ma i medici locali sostengono che la siccità è un problema ciclico che colpisce la regione solo ogni tanto, mentre ci sono fenomeni sociali ed economici di vecchia data che costituiscono una minaccia costante per la sicurezza alimentare. Nella zona meridionale più arida, le condizioni climatiche sempre più imprevedibili rischiano di far aumentare la malnutrizione tra i bambini, in particolare tra i mesi di ottobre e marzo, quando il cibo scarseggia. La malnutrizione cronica spesso è causata da una scarsa alimentazione prolungata nel tempo. Il personale medico e gli operatori sanitari addetti ad identificare la malnutrizione nei bambini si rivolgono al Crenas, da lì quelli più gravi e con complicazioni vengono inviati al Creni. In genere i bimbi rimangono al Creni 10 giorni e dopo aver recuperato un pò di peso vengono inviati nuovamente al Crenas, dove mamme e figli vengono aiutati con supporti e formazione, cibo terapeutico pronto all’uso da portare a casa. Si tratta di pasta di arachidi molto nutriente che contiene micronutrienti e costituisce una vera salvezza per una zona del Paese dove il 60% della popolazione vive ad oltre 5 km di distanza dal centro sanitario più vicino. Inoltre, secondo alcuni esperti, contribuiscono a queste carenze proteiche anche “tendenze locali” o tabù che riguardano il consumo di determinati alimenti in zone dove la carne è un lusso insostenibile per la maggior parte della gente. Ai bambini è vietato mangiare uova e pollo e le patate dolci possono essere mangiate solo appena raccolte. I polli sono considerati "sporchi" e c’è la credenza che mangiare le uova renda muti uomini e donne. (R.P.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: tutte le religioni in preghiera per la pace

    ◊   Una preghiera comune per costruire un futuro di pace per tutte le etnie e le fedi del Sud Sudan. È l’iniziativa cui hanno partecipato ieri i rappresentanti delle Chiese cristiane e della minoranza musulmana nel centro di Juba, nello Stato indipendente da Khartoum che nascerà il 9 luglio. “Le diversità devono essere un fattore di forza e non una fonte di conflitto”, dice all’agenzia Misna padre José Vieira, missionario comboniano e giornalista dell’emittente cattolica “Radio Bakhita”. All’incontro hanno preso parte i rappresentanti di 13 Chiese e della comunità musulmana, maggioritaria in Nord Sudan ma molto esigua al Sud. Ad animare l’evento, la speranza che il dialogo sia possibile anche nelle regioni settentrionali governate dagli ex nemici di una guerra civile durata dal 1983 al 2005. Nel nord, infatti, la comunità sud-sudanese e cristiana resta numerosa nonostante le centinaia di migliaia di persone tornate nelle terre d’origine in vista dell’indipendenza. Padre Vieira rivolge infine un pensiero al conflitto in Sud Kordofan, una regione dove secondo alcune fonti l’esercito di Khartoum starebbe compiendo violenze e abusi anche su base etnica. (L.G.)

    inizio pagina

    Zambia: il vicario della diocesi di Mansa chiede più trasparenza nei lavori pubblici

    ◊   Maggiore trasparenza e correttezza. È quanto chiesto alle autorità dal Vicario generale della diocesi di Mansa, nello Zambia, padre Mambwe Mpasa, in riferimento all’appalto per i progetti stradali nel Paese, che potrebbe creare occasioni per la concessione di tangenti e il dilagare della corruzione. Il vicario di Mansa – riferisce l’agenzia Fides - si è detto convinto che se il governo prendesse il tempo necessario per realizzare questi progetti, senza fretta, ci sarebbero maggiori probabilità di assegnare i lavori a persone competenti. Padre Mpasa ha dunque invitato le autorità a seguire le procedure previste per l’assegnazione dei servizi, visto che non c’è alcuna emergenza, e ha chiesto al governo di informare onestamente la nazione riguardo alla provenienza del denaro stanziato per i progetti stradali e alle modalità secondo cui viene inserito nel bilancio nazionale. Inoltre si è detto rammaricato per il fatto che il governo non tenga informata la gente sulle questioni di maggiore importanza che riguardano il Paese. (L.G.)

    inizio pagina

    Cile: i vescovi ribadiscono l’importanza di un sistema educativo di qualità

    ◊   L’educazione è un bene pubblico che deve essere valorizzato, perché dalla qualità dell’educazione dipende la qualità della vita. Lo afferma la Conferenza episcopale del Cile, in una dichiarazione resa nota ieri e intitolata “Umanizzare l’educazione, compito di tutti”. La nota dei vescovi - a firma del presidente dei presuli, l’arcivescovo Ricardo Ezzati Andrello, e del responsabile della Commissione episcopale per l’Educazione, mons. Héctor Vargas Bastidas - arriva in un momento di tensione nel Paese sudamericano: in poco più di due mesi, infatti, gli studenti, in particolare i giovani liceali, sono scesi in piazza cinque volte per chiedere allo Stato più fondi per l’insegnamento pubblico e le infrastrutture scolastiche. Solo ieri, a Santiago del Cile, 20mila ragazzi hanno manifestato chiedendo a gran voce soluzioni concrete. Dura la reazione della polizia, che ha arrestato oltre cento giovani. “I ragazzi devono essere ascoltati – scrive la Chiesa cilena – e questo è un bene per la società”. Pur riconoscendo e apprezzando i numerosi sforzi e i passi avanti compiuti dallo Stato nel settore educativo, lungo tutti gli ultimi anni, i presuli tuttavia sottolineano la necessità di “consolidare un modello educativo di qualità, giusto e dignitoso, in cui ogni studente, al di là delle proprie condizioni personali e sociali, abbia assicurata la formazione necessaria per svilupparsi integralmente, costruire un progetto di vita completo e apportare il proprio contributo alla società contemporanea”. Per raggiungere questo obiettivo, afferma la nota episcopale, è necessario l’impegno di tutte le parti coinvolte, ovvero “lo Stato, le istituzioni educative, i docenti, le famiglie e gli stessi studenti. È urgente proseguire nella ricerca di proposte condivise”, per trovare soluzioni giuste. E tali soluzioni, continuano i vescovi, non devono essere “arbitrarie”, né contemplare “la violenza fisica o verbale”. Bensì, “solo una reale volontà di dialogo” aiuterà ad affrontare “problemi molto complessi ed originati da cause diverse”, che come tali “non possono risolversi tutti nell’immediatezza di un conflitto”. Quindi, la Chiesa cilena si appella allo “spirito democratico” e al “dialogo, che è sempre un metodo fruttuoso, una via costruttiva nel rispetto e nella fiducia”. I vescovi del Cile, poi, richiamano quanto già detto nel 2006 e nel 2008 sull’educazione come strumento per superare la povertà ed accrescere la qualità delle relazioni umane tra la popolazione, e sugli studenti come centro di una formazione “genuina” che “umanizzi il mondo, produca cultura, trasformi la società e costruisca la storia”. “Normalizzare l’attività educativa – conclude la nota – richiede la volontà di discernere quelle riforme necessarie che i giovani ed il Paese sperano di avere. E questo è un compito che riguarda tutti”. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Emergenza carceri in Venezuela: il cardinale Urosa Savino chiede modifiche al sistema

    ◊   Occorrono cambiamenti reali ed efficaci al sistema carcerario del Venezuela per risolvere l’emergenza nel Paese. E’ questo, in sintesi, l’appello della Chiesa cattolica al governo venezuelano in relazione ai frequenti episodi di violenza nelle prigioni. Nel contesto dell’apertura del IV Congresso Eucaristico Nazionale, a Caracas, fa sapere l'agenzia Fides, i rappresentanti della Chiesa hanno espresso solidarietà alle famiglie dei prigionieri e dei membri della Guardia Nazionale morti negli incidenti di Rodeo. Soltanto con la volontà di modifiche efficaci al sistema carcerario il Paese potrà risolvere questo problema, ha detto il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, indicando come unici responsabili di questo tragico evento, coloro che hanno permesso il commercio delle armi nelle prigioni e dicendosi stupito per “la quantità di armi e dal traffico di droga all'interno delle carceri”. Il porporato ha chiesto alla comunità cattolica di pregare per contribuire a una soluzione pacifica della crisi nelle prigioni e alle autorità di offrire più informazioni sulla situazione, in particolare per le famiglie dei prigionieri. L’arcivescovo di Caracas ha infine rivolto un appello ai prigionieri che ancora non depongono le armi all'interno del carcere, affinché si arrendano pacificamente. (L.G.)

    inizio pagina

    Cuba: sostegno della Chiesa alla formazione di dirigenti di piccole e medie imprese e cooperative

    ◊   La Chiesa cattolica ha organizzato un corso per la formazione di esperti in piccole imprese (Pymes) e in cooperative, già approvate tra le riforme previste dal Presidente cubano Raul Castro. L’obiettivo è che i 40 universitari cubani ammessi al corso, organizzato dal Centro Cultural padre Félix Varela dell’arcidiocesi di La Habana e dall’Università cattolica San Antonio di Murcia, in Spagna, acquisiscano abilità e conoscenze avanzate nella direzione delle imprese, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese e alle cooperative. I docenti saranno spagnoli e cubani e il corso durerà da settembre 2011 a giugno 2012. La Chiesa cattolica, che dal mese di maggio 2010 intrattiene un inedito dialogo con il governo, continua quindi ad essere sempre più presente nella società cubana. Tra i risultati più clamorosi - riferisce l'agenzia Fides - c’è stata la scarcerazione di 126 prigionieri politici. Questo processo di avvicinamento è iniziato con la visita di Giovanni Paolo II nel 1998. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: il vescovo di Nan Jing in visita di scambio pastorale nella diocesi sudcoreana di Daejeon

    ◊   La formazione delle vocazioni, l’evangelizzazione e il servizio sociale, sulle orme dei Santi Martiri coreani, tenuti in grande considerazione dalla Chiesa locale di Daejeon, in Corea del Sud, hanno fortemente impressionato mons. Lu Xin Ping, vescovo della diocesi cinese di Nan Jing (Nanchino), i sacerdoti e i fedeli, che si sono recati in visita di scambio pastorale in Corea dal 13 al 18 giugno. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, sette sacerdoti e due laici di Nan Jing hanno accompagnato mons. Lu in questa visita, rispondendo all’invito della diocesi di Daejeon. Sono stati accolti con grande fraternità ed amicizia dal vescovo della diocesi, mons. Lazzaro You Heung-sik, dal vescovo ausiliare, mons. Augustinus Kim Jong Soo, e dai sacerdoti, religiose/i e fedeli di Daejeon. Durante il soggiorno in terra coreana si sono recati in pellegrinaggio al Santuario e alla casa di S. Andrea Kim Dai Kon (o Kim Tae Gon, 1821–1846) sacerdote martire, hanno visitato il vescovado, il seminario, l’ospedale, la casa degli anziani, il centro dei disabili, la casa editrice e la tipografia, il centro di formazione, oltre a scambiare le proprie impressioni ed esperienze direttamente con i fedeli. Mons. Lu ha sottolineato: “la visita mi ha dato una grande ispirazione. Perché c’è una certa somiglianza tra le due diocesi: entrambe sono grandi città economicamente ben sviluppate, i fedeli sono per la maggior parte benestanti, c’è un grande afflusso dei giovani delle zone rurali verso la città, cresce l’invecchiamento dei fedeli della parte rurale. Quindi la loro esperienza ci aiuterà moltissimo. Ad esempio rafforzando la visita pastorale dei sacerdoti alle famiglie ed ai fedeli della zona rurale, aiutando i giovani immigrati ad avvicinarsi alla Chiesa, dando l’esempio di vita da parte dei sacerdoti e dei religiosi/e, valorizzando le comunità ecclesiali di base, ma soprattutto dando il massimo risalto allo spirito dei Santi Martiri, seguendo le loro orme, per dare una testimonianza viva alla società”. (R.P.)

    inizio pagina

    Bolivia: in un libro la drammatica realtà del lavoro minorile che coinvolge 800 mila bambini

    ◊   Le statistiche indicano che oltre 800.000 bambini hanno un lavoro full time in Bolivia, un quinto della popolazione nella fascia di età compresa tra 5 e 14 anni. Sono ragazzi lavoratori lucidascarpe a La Paz, che indossano una maschera da sci in parte per resistere all’inquinamento, in parte per celare la propria identità e proteggersi dalla discriminazione; sono controllori delle tariffe sui bus di Cochabamba; sono lavoratori informali nei mercati di Salar de Uyuni, dove vendono bottiglie d’acqua ai turisti che visitano le pianure di sale; sono coltivatori di noci brasiliane per molti mesi all’anno rischiando di prendere la malaria nelle giungle vicino a Riberalta. Su queste realtà si sofferma il libro “Diversità in movimento”, scritto da Cristiano Morsolin, esperto dell’Osservatorio sull’America Latina Selvas, che lavora nella Regione Andina dal 2001. Robin Cavagnoud, dell’Istituto Francese di Studi Andini Ifea di La Paz, in occasione della presentazione del libro - riporta l'agenzia Fides - ha sottolineato che “nei Paesi andini la maggioranza dei bambini/e e adolescenti lavoratori si trova nelle zone rurali, dove la partecipazione economica dei bambini è legata alla loro socializzazione e sviluppo dentro la comunità e la famiglia, ma non è un’imposizione dei genitori”. Questi bambini e adolescenti lavorano per aiutare la famiglia, per sostenersi negli studi, per poter provvedere alle proprie spese personali, per garantirsi un futuro migliore rispetto ai loro padri e fratelli sepolti dalla silicosi e dagli incidenti nelle miniere o nelle piantagioni di canna da zucchero. Va segnalata la preoccupazione costante della Chiesa cattolica nei confronti dei bambini lavoratori. Il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, ha sottolineato che “il regno di Dio si esprime quando sentiamo affetto e amore per quelle migliaia di bambini che lavorano in strada o che vanno a lavorare come se fossero adulti, che hanno perso il tempo della loro infanzia, che sono minacciati da molte cose. Però non dobbiamo solo rallegrarci perché si celebra la Giornata del bambino lavoratore, ma dobbiamo pensare che nel piano di Dio, nel Regno di Dio non è previsto che bambini così piccoli non abbiano la possibilità di essere liberi e che non venga riconosciuta la loro dignità”. Nel 2009 è stata approvata la nuova Costituzione boliviana: nell'articolo 61 si riconosce che "lo Stato proibisce il lavoro forzato e lo sfruttamento minorile. Le attività che realizzano i bambini, le bambine e gli adolescenti in ambito familiare e sociale sono orientate alla loro formazione integrale, come cittadini e cittadine, e devono avere una funzione formativa. I loro diritti, garanzie e meccanismi istituzionali di protezione saranno oggetto di una regolamentazione speciale". Questo storico riconoscimento è il frutto di una grande mobilitazione dei bambini lavoratori. E’ la prima volta nella storia moderna dell'umanità che una Costituzione (e non solo il codice dell'infanzia) riconosce il lavoro minorile in condizioni dignitose. (R.P.)

    inizio pagina

    Italia: due milioni di euro dalla Lombardia per l'Incontro mondiale delle Famiglie

    ◊   Due milioni di euro per il VII Incontro mondiale delle Famiglie. È la cifra stanziata dalla Regione Lombardia in occasione di questo importante evento al quale parteciperà anche Benedetto XVI e che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012 sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”. La regione, fa sapere l’agenzia Zenit, metterà inoltre a disposizione il 27° piano del Palazzo Pirelli quale sede dell’incontro. Ad annunciarlo è lo stesso presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, intervenendo ieri presso la Curia arcivescovile di Milano, all’incontro tra la Fondazione Milano Famiglie 2012 e il Pontificio Consiglio per la Famiglia, i due enti impegnati nell’organizzazione. Una notizia accolta con favore dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, che ha ricordato come anche la società, oltre alla Chiesa, si debba “interessare alla famiglia secondo tutti gli ambiti che la riguardano”. Sulla stessa linea Formigoni, secondo cui “la famiglia ha una rilevanza e una centralità non solo ecclesiale, ma sociale e politica” , augurandosi che l’appuntamento del 2012 “possa incidere a livello internazionale sul futuro delle scelte politiche in tema di famiglia”. Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, organismo vaticano incaricato dal Papa di organizzare con la diocesi di Milano l’Incontro mondiale delle Famiglie, ha concluso ringraziando Formigoni per il “lodevole impegno della Regione Lombardia: "ciò – ha detto - dimostra la consapevolezza che la famiglia è un soggetto sociale di importanza fondamentale. La famiglia è di interesse pubblico, non un tema da circoscrivere alla sfera privata come vorrebbe la cultura dominante”. (L.G.)

    inizio pagina

    Genova: per il cardinale Piacenza è necessaria una “nuova primavera culturale”

    ◊   "È la fede la vera 'rivoluzione del mondo, dei rapporti umani e sociali". Occorre dunque una "nuova primavera della fede" perché "non c'è nulla di più attuale, di più moderno, di più contro-corrente e anti-omologante e demagogico, che essere autenticamente, schiettamente cristiani". Così il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione vaticana del Clero, nel discorso pronunciato ieri pomeriggio nella cattedrale di San Lorenzo al termine della processione che si è svolta in occasione della solennità della Natività di San Giovanni Battista, secondo quanto rende noto l'agenzia Sir. "La Chiesa è portatrice di speranza – ha sottolineato - di una speranza che, mentre eccede la sua dimensione umana, è pienamente attualizzata nella sua dimensione divina". Il cardinale Piacenza ha poi invocato una "nuova primavera culturale”, affermando che Dio è la Verità e "di Verità hanno bisogno i nostri giovani, la cultura e la società, la scuola, la famiglia, il mondo del lavoro", ma anche “il mondo della comunicazione: dalla carta stampata alla televisione, dall'editoria ad internet”, oltre alla stessa comunità ecclesiale, che avverte in se il bisogno costante di Verità''. Il cardinale ha proseguito affermando che "abbiamo bisogno di una nuova primavera di memoria, nella quale il passato non sia un fardello da portare e magari da dimenticare o, addirittura, un'onta da lavare, ma divenga fonte luminosa di tradizione" e ha inoltre invocato per Genova una "nuova primavera" di "impegno civile e di operosità economica" perché le famiglie "non siano abbandonate a se stesse, ma possano ancora continuare a sperare”. (L.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Cina: inizia a Budapest il tour europeo del premier cinese Wen Jiabao

    ◊   Il premier cinese Wen Jiabao è a Budapest, prima tappa di un tour europeo che lo porterà anche a Londra e Berlino. Un viaggio di carattere economico, che giunge ad appena nove mesi dall’ultima sua visita nel Vecchio continente. Wen Jiabao è stretto tra questioni interne, soprattutto un'inflazione galoppante, e problemi che vengono da oltre oceano, come la crisi del debito sovrano europeo. Ma quali sono i pericoli che Pechino corre in seguito alla crisi economica in atto in Europa? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Valeria Zanier, docente di Economia della Cina presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia:

    R. – I cinesi si sono molto interessati innanzitutto al debito americano, perché ne posseggono e ne controllano una grande fetta e in un secondo momento anche al debito europeo. Sicuramente, i rischi finanziari sono collegati. Ma il pericolo più imminente è per il discorso degli export cinesi verso l’Europa, perché la crisi in Europa certamente influenza negativamente il commercio estero, quindi quello cinese verso questo continente. C’è da dire però che da diversi anni - da almeno 10, 15 anni - la Cina sta facendo di tutto per passare dal ruolo di fabbrica del mondo a potenza più basata sull’industria hi-tech di alto valore aggiunto.

    D. – La Cina intende aiutare i Paesi europei a superare la crisi, ha spiegato il portavoce del ministro degli esteri Hong Lei. In che modo questo sarà possibile?

    R. – Soprattutto attraverso le sue grandi imprese statali attive nelle energie, ma anche nelle telecomunicazioni, la Cina è già da tempo presente in alcuni Paesi europei con investimenti di resti. Quindi, io presumo che un’informazione del genere possa anche riguardare questo aspetto.

    D. – Per la Cina non è certamente un momento semplice dal punto di vista economico: oltre il terremoto in Giappone, anche la crisi del debito ha cominciato a pesare con l’export cinese in calo. Come reagirà Pechino di fronte a queste problematiche?

    R. – Questo si lega al cambiamento che la Cina ha in mente di operare da alcuni anni: abbandonare il ruolo di potenza esclusivamente legata al basso costo del lavoro e quindi alla produzione interna legata all’export. Senz’altro, un altro motore che dovrebbe mettersi in moto è il consumo interno. Il consumo interno cinese è sempre stato relativamente molto basso rispetto ai ritmi di crescita dell’economia del Paese. Sono già più di 10 anni che il governo cinese ha messo in atto politiche per migliorare le condizioni degli abitanti delle campagne e spingere per un consumo più massiccio sia da parte degli abitanti rurali sia degli abitanti delle città. L’economia cinese ha dimensioni molto elevate e quindi l’obiettivo del governo cinese è proprio cambiare questa tendenza.

    Grecia
    Avrà un valore di circa 110 miliardi di euro il secondo piano per il salvataggio dell’economia greca, che sarà varato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dall’Unione Europea. La stima è arrivata ieri, dallo stesso premier greco, George Papandreou, che ha parlato di un ammontare simile a quello del primo piano di aiuti, varato nel 2010. Oltre che dall’Ue e dal Fmi, il denaro potrà arrivare anche da banche e assicurazioni, che però parteciperanno solo in maniera volontaria.

    Afghanistan e terrorismo
    L’Iran, l’Afghanistan e il Pakistan si impegnano a “fermare le interferenze straniere e a cooperare insieme nella lotta contro il terrorismo e l’estremismo”. È quanto espresso in una dichiarazione comune dai presidenti Ahmadinejad, Karzai e Zardari a margine della Conferenza internazionale contro il terrorismo, svoltasi questa mattina a Teheran. Intanto, in Afghanistan un attentato suicida causa 60 morti in un ospedale. Il servizio di Michele Raviart:

    “Il terrorismo avanza e minaccia più che mai l’Afghanistan e la sua regione”. È quanto ha dichiarato questa mattina a Teheran il presidente afghano, Ahmed Karzai, davanti al presidente iraniano,, Ahmadinejad, e ai suoi omologhi di Pakistan, Tagikistan e Sudan, riuniti insieme per trovare delle contromisure al terrorismo internazionale. E se Karzai parla dei progressi ottenuti dall’Afghanistan nei campi dell’istruzione e della ricostruzione delle infrastrutture, un nuovo, grave, attentato suicida sconvolge il Paese. Un’autobomba è infatti esplosa davanti un ospedale nella provincia di Logar, a sud di Kabul, causando 60 morti e 120 feriti, tra pazienti, famigliari e operatori sanitari. Mentre si contano 18 vittime in scontri tribali al confine con il Pakistan, l’International crisis group denuncia in un documento la collusione tra i più alti vertici del governo afghano e i talebani, criticando il presidente americano, Barack Obama, per non aver mai menzionato la corruzione tra i problemi cruciali dell’Afghanistan. Lo stesso Obama aveva annunciato pochi giorni fa il ritiro di diecimila soldati americani entro la fine dell’anno.

    Siria
    In Siria, sono almeno 14 i morti tra i manifestanti scesi ieri in strada nel centesimo giorni di proteste contro il presidente Assad. Prosegue intanto il dispiegamento delle forze di Damasco nei villaggi vicini al confine con la Turchia, dove è arrivato a 12 mila il numero di profughi. Altri mille siriani sarebbero fuggiti in Libano negli ultimi due giorni.

    Tunisia
    La Tunisia aderirà alla Corte penale internazionale a partire dal primo settembre 2011. A darne annuncio ieri sera è stato l’ambasciatore tunisino all’Onu, Ghazi Jomaa, il quale ha affermato che “senza la protezione dei diritti umani, non c’è ne libertà ne dignità”. La Tunisia del dopo Ben Ali sarà il primo Stato del Nord Africa a riconoscere la giurisdizione della Corte che ha sede all’Aia.

    Fao
    Si apre questa mattina a Roma la 37.ma Conferenza biennale della Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Nell'agenda dei lavori, anche l’elezione del nuovo direttore generale, che succederà al senegalese, Jacques Diouf, in carica da 17 anni. Tra i favoriti, il brasiliano Josè Graziano da Silva, ex-ministro della sicurezza alimentare e della lotta alla fame del presidente Lula, e l’ex ministro degli esteri spagnolo, Miguel Moratinos.

    Osce
    Il Consiglio permanente dell'Osce, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha approvato questa mattina a Vienna la candidatura dell'italiano Lamberto Zannier a segretario generale dell'organizzazione. La nomina, che attende il nulla osta da parte dei ministri degli Esteri dei 56 Stati membri. Zannier, 57 anni, è attualmente a capo della missione Onu in Kosovo (Unmik).

    Iraq
    Torna in Iraq la minaccia di Moqtada al Sadr, un tempo considerato come uno dei più grandi pericoli alla stabilità del Paese. Il carismatico capo sciita ha infatti accolto favorevolmente l’appello di alcuni suoi sostenitori a riprendere gli attacchi contro le truppe americane. Moqtada al Sadr è il leader dell’"Esercito del Mahdi", una milizia che, sebbene abbia cessato le attività nel 2008, conta ancora 60 mila sostenitori in tutto l’Iraq.

    Filippine
    Almeno 4 persone sono morte nelle Filippine a causa della tempesta tropicale "Maeri", che da due giorni sta colpendo il Paese. Alle vittime si aggiungono 11 dispersi, tutti parte dello stesso gruppo di pescatori sorpresi al largo dalla tempesta. Nel nord dell’arcipelago, sono 50 mila le persone evacuate a causa del tifone, che ha provocato inondazioni anche nella capitale Manila.

    Francia
    Un’esplosione ha distrutto una fonderia nella regione francese della Loira, uccidendo due persone e ferendone altre due. L’incdiente è avvenuto in un grande edificio a lato della linea ferroviaria che collega Saint Etienne e Roanne.

    (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 176

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.