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Sommario del 21/06/2011
◊ Sarà il Papa a chiudere l’11 settembre prossimo ad Ancona il 25.mo Congresso Eucaristico nazionale italiano (Cen). L’evento è stato presentato stamane alla Sala Stampa vaticana dall’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli insieme al dott. Vittorio Sozzi, responsabile del Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana e al prof. Giovanni Morello, presidente del Comitato scientifico delle Mostre allestite in occasione del Congresso. Il servizio di Roberta Gisotti:
Attesa per l’arrivo di Benedetto XVI nel capoluogo marchigiano nella domenica conclusiva del Congresso eucaristico nazionale, previsto ad Ancona dal 3 all’11 settembre, sul tema “Signore da chi andremo?”. Il Papa arriverà alle 9.15 in elicottero - ha anticipato il programma della visita l’arcivescovo Menichelli - nel Molo Wojtyla del Porto di Ancona, dove nel Cantiere Navale celebrerà alle 10 la Santa Messa e reciterà l’Angelus; quindi il pranzo con i vescovi e non solo. Al tavolo del Santo Padre siederanno anche - ha sottolineato mons. Menichelli - operai in cassa integrazione e poveri assistiti dalla Caritas. Poi nel pomeriggio il saluto agli organizzatori nel Centro pastorale di Colle Ameno e l’incontro alle 17 con le famiglie e i sacerdoti nella cattedrale di San Ciriaco e con i giovani fidanzati alle 18, nella piazza del Plebiscito. Infine, alle 19, la partenza e il rientro del Papa in Vaticano.
Ha ricordato l’arcivescovo di Ancona che il primo Congresso eucaristico, si è svolto nel lontano 1891, quando ancora non esisteva la Conferenza episcopale italiana, e che le Marche ne hanno già ospitato uno nel 1930 a Loreto. Riguardo la domanda “Signore dove andremo?” - tratta dal capitolo VI del Vangelo di Giovanni – è Pietro a rivolgerla a Gesù, che si è appena rivelato come cibo di salvezza:
“Abbiamo scelto questo titolo, questo tema perché crediamo che corrisponda un po’ al grido collettivo, sia dei credenti, sia anche del mondo, in ricerca di un senso religioso della vita, spesso in mezzo alle difficoltà del vivere contemporaneo”.
Gesù, riferimento per ogni questione nella vita delle persone: da qui, il sottotitolo del Congresso “L’Eucarestia per la vita quotidiana”:
“Quasi a voler tentare una mediazione tra una distanza culturale che spesso si avverte tra il celebrato e il vissuto: ecco, questo Congresso vuole riassumere questi due significati particolari”.
Quattro le caratteristiche del Congresso, due consuete - ha osservato mons. Menichelli - la popolarità e la religiosità, e due nuove, la territorialità e la tematicità. Cinque gli ambiti di riflessione riproposti a cinque anni dal Convegno ecclesiale nazionale di Verona: affettività fragilità, lavoro e festa, tradizione e cittadinanza, che verranno sviluppati nelle cinque diocesi coinvolte nel Congresso: non solo Ancona ma pure Senigallia, Jesi, Fabriano, Loreto. Un congresso - ha aggiunto Vittorio Sozzi - che vuole essere momento di celebrazione e comunione, connotato da ampia popolarità:
“Questo della popolarità lo si è voluto come un aspetto non secondario, perché la Chiesa che è in Italia è ancora, nonostante tutto, una Chiesa di popolo; è ancora una Chiesa che ha un suo radicamento nelle parrocchie, nelle contrade e nelle città. E in questo momento alto, quale è il Congresso eucaristico, lo vogliamo dire non con le parole, ma con i fatti”.
Tre le Mostre che arricchiranno il Congresso, illustrate dal prof. Morello: “Alla mensa del Signore” con capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo, allestita nella Mole Vanvitelliana di Ancona; “Segni dell’Eucarestia”, rassegna itineranti nella Metropolia, “Oggi devo fermarmi a casa tua”, un’esposizione documentaria curata con la casa editrice Itaca.
In Vaticano, l’84.ma assemblea della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali
◊ Al via oggi, in Vaticano, l’84.ma Assemblea della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali. All’assise, che si concluderà il 24 giugno, sono attesi il Patriarca copto-cattolico, cardinale Antonios Naguib e il neoeletto Patriarca maronita, Bechara Boutros Rai. Alla luce della personale esperienza, riferisce un comunicato della Roaco, i due presuli “offriranno elementi di lettura dell’attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente per orientare il servizio delle agenzie a sostegno della missione delle Chiese Orientali e del loro impegno ecumenico e interreligioso a favore della pace”. Particolare attenzione, prosegue la nota, “sarà riservata anche al Sinodo per il Medio Oriente, celebrato l’ottobre 2010”. Si dedicherà, inoltre, la consueta attenzione anche alla Terra Santa. Alle riunioni è prevista la partecipazione di oltre 20 agenzie cattoliche, provenienti da 10 Paesi occidentali. Saranno presenti anche il delegato apostolico a Gerusalemme, mons. Antonio Franco, e il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa.
La Roaco, conclude la nota, esprime un sentito ringraziamento a mons. Leon Lemmens, per anni segretario della Roaco, e recentemente nominato vescovo ausiliare di Bruxelles-Malines, e a mons. Robert L. Stern, che dopo 22 anni di “instancabile servizio” a capo della Catholic Near East Welfare Association e della Pontificia Missione per la Palestina lascia l’incarico.
◊ Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha inaugurato, stamani a Taormina, il Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo - Bambino Gesù, dell’Ospedale “San Vincenzo”. Nel suo discorso, il porporato ha sottolineato che, tra gli obiettivi di questo Centro, c’è il tentativo di ridurre i “viaggi della speranza” dal Sud Italia e dare una risposta alla domanda di aiuto che viene dalle sponde del Mediterraneo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il cardinale Tarcisio Bertone ha innanzitutto portato, a quanti hanno permesso di realizzare l’ospedale, il grazie di Benedetto XVI per un’opera che viene incontro ai bisogni dei bambini ammalati. Lo scopo del Centro unico di cardiologia pediatrica, ha osservato, è “di mettere a disposizione di una popolazione” di quasi 8 milioni di persone, siciliani e calabresi, un Ospedale di eccellenza. Ed ha sottolineato l'importanza dell'integrazione del personale dell'Ospedale Bambino Gesù con quello della sanità siciliana. Fra gli obiettivi del Centro, ha soggiunto il cardinale Bertone, “vi è quello di cercare di ridurre i ‘viaggi della speranza’ che tante famiglie del sud Italia sono costrette a compiere nel tentativo di offrire le cure più avanzate ai propri piccoli secondo standard e criteri di livello internazionale”.
Si tratta, ha detto ancora il cardinale Bertone, “non solo di far valere una riconosciuta professionalità, ma anche di esprimere quel senso spiccato di umanità, di comprensione, di amicizia e di amore, che alimenta il cuore umano”. Sentimenti, ha avvertito, che “non possono trovare ostacolo quando la domanda di aiuto e di assistenza ci è rivolta anche da coloro che condividono con noi le sponde del mare Mediterraneo”. A loro, “alla loro domanda di assistenza pediatrica, ai loro bisogni di crescita sanitaria futura – è stata l'esortazione del cardinale Bertone – vi invito a guardare per dare senso ed significato al termine ‘Mediterraneo’ che caratterizza” il Centro di Taormina. Questo termine, Mediterraneo, ha concluso è “scelto non a caso” ed “esprime la vocazione naturale della nostra cultura e delle nostre radici”.
Musei Vaticani: presentata la nuova Sala Matisse, domani l'apertura al pubblico
◊ È stata presentata questa mattina dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, la nuova “Sala Matisse”, dedicata all’unico lavoro di carattere sacro dell’artista francese Henri Matisse: la Cappella del Rosario di Vence, in Provenza, della quale quest’anno ricorrono i 60 anni dall’inaugurazione. Nella Sala, che da domani sarà aperta al pubblico, in mostra i bozzetti preparatori dei lavori, donati 31 anni fa alle Collezioni Pontificie dal figlio del pittore che dedicò loro gli ultimi anni di vita, dal 1948 al 1952. La nuova Sala Matisse è collocata presso le Gallerie Pontificie, nel cuore della sezione dedicata al Novecento, allestita grazie al lavoro prezioso della curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea, Micol Forti, tra l’appartamento Borgia e le sale che precedono l’accesso alla Cappella Sistina e offre la visione del cartone preparatorio a grandezza naturale per la ceramica del presbiterio; quelli delle tre vetrate policrome dell’abside, del coro e della navata; e una fusione in bronzo del Crocifisso per l’altare. A breve sarà anche esposta la prima tessitura delle cinque casule colorate e la piccola maquette dell’alta flèche che corona la Cappella. Alla presentazione sono intervenuti anche Vittoria Cimino, dell’Ufficio del Conservatore, e Liana Marabini, dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums. Atteso per l’autunno, infine, un volume dedicato alla Cappella e curato dalla Libreria Editrice Vaticana, in cui sarà pubblicato l’inedito scambio epistolare tra Matisse e Suor Agnès de Jesus che nel 1979 donò le preziose lettere. (A cura di Roberta Barbi)
◊ Il forte e vasto contributo di Papa Wojtyla alla difesa dei diritti fondamentali é stato ricordato a Ginevra in un evento speciale promosso dalle Missioni Permanenti della Santa Sede e della Polonia presso l'Onu ed intitolato ''Promozione dei diritti umani e Giovanni Paolo II''. Da Ginevra, Silvana Bassetti:
Nella grande sala delle Assemblee del Palazzo delle Nazioni Unite, la serata ha dato la parola a personalità che hanno testimoniato dell'impatto delle parole e dei gesti compiuti da Giovanni Paolo II, soprannominato anche il ''Papa dei diritti umani''. ''E' stato veramente un grande uomo, un costante promotore della pace e dei diritti umani'', ha affermato il direttore generale delle Nazioni Unite a Ginevra Tokayev. In un messaggio trasmesso per l'evento, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha menzionato la particolare storia di Karol Wojtyla, che ha conosciuto il nazismo ed il comunismo, ed il suo Magistero. Fin dall'inizio, sottolinea il messaggio, Giovanni Paolo II ha promosso l'essere umano e le priorirà dei valori. Un breve documentario si è quindi soffermato sulle visite compiute da Giovanni Paolo II alle sedi delle Nazioni Unite di New York e di Ginevra, sulle sue parole forti sul valore del lavoro e a difesa della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, l'ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Hanna Sichoka e l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechai Lewy hanno sottolineato l'importanza che Papa Wojtyla ha dato, tra l'altro, al diritto alla vita, alla dignità dell'essere umano e alla difesa della libertà di religione. Giovanni Paolo II è stato il catalizzatore di molti cambiamenti, ha affermato l'ambasciatore polacco. Il cardinale Barbarin ha invede ricordato la scelta di Giovanni Paolo II di compiere il suo primo viaggio dopo la caduta del Muro di Berlino, in Africa a Ouagadougou per lanciare un appello a non dimenticare gli affamati dei Paesi poveri dell'Africa, a non negare loro il diritto alla dignità umana e alla sicurezza della vita. L'ambasciatore Levy ha evocato tra l'altro la visita di Papa Wojtyla alla sinagoga di Roma e la famosa definizione degli ebrei come ''fratelli maggiori''. L'evento al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra si è concluso con un concerto e con l'inaugurazione di una mostra filatelica sui tanti e diversi francobolli dedicati a Papa Wojtyla in tutto il mondo, in particolare in occasione dei numerosi viaggi apostolici compiuti tra il 1978 ed il 2005.
Sull'importanza e il significato di questo evento, Silvana Bassetti ha intervistato l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra:
R. - E’ appena finita la 17.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani. Questo Consiglio rappresenta il terzo pilastro importante della struttura delle Nazioni Unite e si trova qui, a Ginevra. Alla Missione di Polonia e alla Missione della Santa Sede è dunque parso opportuno ricordare la figura di Giovanni Paolo II, sotto l’aspetto del suo contributo allo sviluppo dei diritti umani. Ha dato un impulso enorme ad una varietà di diritti, tanto che è stato chiamato “il Papa dei diritti umani”. Ad esempio, egli ha posto l’accento, in maniera molto originale, sull’uomo come via della Chiesa, cioè il rispetto della dignità della persona umana e dei diritti fondamentali inerenti a questa persona, come la libertà religiosa, il diritto al lavoro, alla vita, alla libertà di associazione per i lavoratori. C’è, quindi, una varietà di aspetti della personalità di Giovanni Paolo II che tocca direttamente il campo d’interesse del Consiglio dei Diritti umani.
D. - Oltre al messaggio speciale del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, vi sono state testimonianze molto diverse…
R. - Perché le personalità coinvolte rappresentano delle dimensioni diverse del mondo dei diritti umani. L’ambasciatore Hanna Suchocka - che è attualmente ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede ma che è stata anche primo ministro - ha potuto dire una parola chiara sul ruolo che definirei sociale e politico di Giovanni Paolo II. Un altro aspetto originale è quello del cambiamento dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la fede ebraica: per questo l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede ha parlato, da questo punto di vista, della libertà di coscienza, della libertà di religione e quindi di un diritto fondamentale che oggi deve essere rispettato in ogni parte del mondo per garantire la pace. Nell’apertura di Giovanni Paolo II verso la religione ebraica, c’è l’apertura verso tutte le religioni, perché, di fatto, ha mostrato - ad esempio con l’incontro di Assisi - che il dialogo è la via maestra per cercare di creare la pace e la comprensione nel complesso mondo odierno, pur rispettando l’originalità e le differenze religiose, che non devono essere mescolate in un sincretismo che non ha efficacia. Il messaggio dato dall’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, si è incentrato molto sull’aspetto fondamentale per tutti i diritti umani, che è la libertà di coscienza e la libertà religiosa. (vv)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un approfondimento sulle nuove forme di "povertà invisibile", "L’Europa che ha fame". I tagli ai bilanci dell’Unione europea hanno colpito pesantemente i cittadini più deboli; sono stati infatti ridotti di oltre tre quarti, il 77 per cento, i fondi della borsa alimentare che distribuisce cibo gratis ai poveri, un programma di solidarietà europea che da anni sostiene i più vulnerabili e le famiglie che vivono in condizioni di disagio economico. In base ai dati della Commissione europea ci sono 43 milioni di persone a rischio povertà alimentare, cittadini che non possono permettersi un pasto decente ogni due giorni.
L'articolo di spalla, firmato da Giuseppe Versaldi, è invece dedicato alla comune radice del celibato e dell'amore coniugale.
Nel servizio Internazionale, a pagina 3, un ampio articolo è dedicato al ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, di cui presto il presidente Obama annuncerà tempi e modalità.
Nella doppia pagina centrale dedicata alla cultura, Emmanuele Morandi, intervistato da Silvia Guidi, parla dell'istituto di studi tomistici di Modena che ha contribuito a fondare negli anni Ottanta, pensato per far conoscere l’opera di Tommaso d’Aquino, ma soprattutto per far dialogare professionisti del pensiero e "dilettanti" della filosofia.
Accanto, "Uno scandaglio nell’anima contemporanea. Arte religiosa e modernità secondo Paolo VI" e un approfondimento sulla nuova Sala Matisse ai Musei Vaticani.
A pagina 8 ampio spazio viene dedicato alla recente visita del Papa a San Marino. Mario Ponzi ha intervistato il segretario di Stato per gli affari esteri della Repubblica di San Marino, Antonella Mularoni. «Il Papa - ha detto il segretario di Stato sammarinese - ci ha fatto comprendere il valore di un sano laicismo nato, come il nostro, da profonde radici cristiane. I valori su cui San Marino ha sempre fondato la sua esistenza e la sua sopravvivenza nei secoli - e cioè la strenua difesa della libertà e della democrazia, il rispetto dei diritti fondamentali delle persone e degli altri popoli - sono oggi valori acquisiti dalla comunità internazionale. Ma è bene continuare a testimoniarli in ogni occasione, perché a volte prevalgono altri riferimenti. I Paesi piccoli non hanno grandi interessi economici da difendere e possono dunque levare la loro voce in questa direzione senza condizionamenti su scelte di principio irrinunciabili».
Grecia: attesa dell'Europa e dei mercati finanziari per il voto di fiducia al governo
◊ Grande attesa, in Grecia, per il voto di fiducia, di questa sera, al governo che dovrà varare il programma di austerity. L'Eurogruppo, infatti, ha dato ad Atene due settimane di tempo per approvare il "pacchetto" – che comprende dal risanamento dei conti alle privatizzazioni - oppure dall'Europa e dal Fondo monetario internazionale non verranno più garantiti finanziamenti. Atene riuscirà a centrare questo obiettivo? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Carlà, esperto di economia internazionale:
R. – Adesso diventa quasi eminentemente una questione politica, più che una questione economica. Quello che bisogna vedere è se in Grecia esista la possibilità politica, specialmente dopo gli ultimi scontri di piazza, di trovare una coesione sufficiente, anche tra maggioranza e opposizione, per far approvare un ulteriore piano di “lacrime e sangue”. Quindi, non esattamente quello che ci vuole per "spingere" la carriera dei politici, in questa fase molto complicata, molto difficile per la vita della Grecia.
D. – I timori si moltiplicano anche sul fronte internazionale: si teme un effetto contagio. Intanto, le borse vanno giù. Come si potrebbe invertire questo meccanismo?
R. – Il modo per invertirlo è dare chiarezza ai mercati. La cosa che i mercati normalmente temono di più è proprio l’incertezza. E qui l’incertezza si protrae, perché è abbastanza evidente che, al di là degli accordi di facciata, esistono due posizioni ben precise in Europa: una è quella di tutti e l’altra è quella della Germania, anche se la Germania poi in realtà ha anche da perdere da un eventuale default disordinato della Grecia. Intanto, ci rimette per il fatto che quasi 60, 70 miliardi sono a disposizione delle banche tedesche e poi per il fatto che molto probabilmente per l’Euro sarebbe una situazione molto, molto difficile. Quindi, io penso che sia possibile immaginare che alla fine, a metà luglio, se la Grecia dimostrerà la buona volontà necessaria, questi aiuti arriveranno.
D. – La nuova tranche di aiuti ad Atene che tipo di effetti può avere anche sui mercati internazionali, sull’Euro, e quanto effettivamente fa uscire la Grecia da questa situazione?
R. – Se guardate bene, l’unico parametro che rimane piuttosto solido è proprio l’Euro. Scende un po’ rispetto al dollaro, quando le notizie sono molto drammatiche e poi sale molto rapidamente e ritorna verso il range attorno all’1 e 46 sul dollaro, quando le notizie diventano più rassicuranti, anche solo un po’ più rassicuranti. Questo vuol dire che fondamentalmente i mercati continuano a credere nella resistenza della moneta unica. Quello che invece poi i mercati si immaginano è che ci saranno situazioni e conseguenze diverse per diverse nazioni nel caso di default, oltre alle solite situazioni che conosciamo molto bene, cioè quelle più critiche del Portogallo, dell’Irlanda e naturalmente anche della Spagna. Si comincia a parlare di nuovo dell’Italia e qualcuno ha cominciato a parlare perfino della Francia, perché l’esposizione delle banche francesi è la più drammatica in Grecia: oltre 80 miliardi. (ap)
◊ Seconda giornata di lavori a Venezia, al Convegno promosso dalla Fondazione Oasis sul tema, quanto mai attuale, "Medio Oriente verso dove? Nuova laicità e imprevisto nordafricano". Dal capoluogo veneto, il servizio del nostro inviato Giancarlo La Vella:
Continuano, al Convegno “Oasis” di Venezia, gli approfondimenti sulla realtà mediorientale, estesa a quanto sta avvenendo in tutto il mondo arabo-islamico. Ancora una volta, in evidenza, le particolarità dei rivolgimenti che stanno interessando la sponda Sud del Mediterraneo, ma anche Siria, Yemen e Bahrein. La possibilità che la protesta si allarghi a macchia d’olio a Paesi apparentemente stabili - come ad esempio l’Arabia Saudita - è oggi reale, proprio perché non si tratta di una mera richiesta di cambiamento ma esigenza di risposte importanti, che mettono in gioco l’organizzazione istituzionale stessa di questi Paesi, sinora fortemente confessionali, in senso islamico. La nuova laicità, citata dal titolo del Convegno, sembra proprio essere quel movimento - fatto soprattutto di giovani - che aspira ad un nuovo Stato, nel quale non sia la sharia, la legge islamica, unica fonte del diritto. Lo Stato laico in senso virtuoso è quello che garantisce il pluralismo, la tutela dei diritti umani, il rispetto di tutte le espressioni civili e religiose. Per dirla con un luogo comune, “una legge uguale per tutti”. Evidenti le ricadute positive, soprattutto per le comunità cristiane, che ora, in quei Paesi, sono invece ghettizzate, se non addirittura oggetto di attacchi indiscriminati. E se questi moti riusciranno a realizzare questi obiettivi, questa sarà la storia del prossimo futuro. Questi i temi affrontati questa mattina al Convegno della Fondazione Oasis, nel corso del quale è apparsa chiara una cosa: il rischio che si cada in una laicità antireligiosa che neghi ogni spiritualità è forte, ma il tentativo va comunque fatto. Di sicuro l’imprevisto nord-africano - per riprendere ancora il titolo del Convegno - non doveva essere una sorpresa per la Comunità Internazionale. E’ di questo avviso, prof. Paolo Branca, docente di cultura arabo-islamica all’Università Cattolica di Milano, intervistato qui a Venezia:
R. - C’era sicuramente da aspettarselo, perché, frequentando questi Paesi, si vedeva una situazione ormai insostenibile di dittatura, mancanza di rispetto dei diritti dei cittadini. Non si poteva prevedere quando, ma era facile immaginare che prima o poi la cosa sarebbe esplosa. Ed infatti, abbiamo visto, poi, con l’effetto-domino, quanto il terreno fosse pronto per questo.
D. - In che senso quanto sta avvenendo è una sfida per l’Occidente?
R. - E’ una sfida per tutti, perché molte delle cose che davamo per scontate - che sono terminate probabilmente anche con la fine della Guerra Fredda - ci mettono di fronte a nuove prospettive, dinanzi alle quali siamo tutti impreparati, ovviamente, ed in piena crisi economica non è facile trovare anche gli strumenti. Come sta dimostrando anche questo convegno, però, penso che siano rimesse in discussione molte cose, che possano anche portare - speriamo tutti - ad un passo in avanti. (vv)
Somalia: si aggrava l'emergenza umanitaria dopo le dimissioni del premier
◊ Continua ad essere drammatica la situazione della Somalia dopo le dimissioni del premier Mohamed Abdullahi Mohamed e l’assassinio avvenuto la settimana scorsa del ministro dell’Interno. Nel vuoto istituzionale che persiste, si aggrava anche la situazione umanitaria della popolazione minacciata da carestie e continui conflitti. Irene Pugliese ha intervistato Sandro De Luca, responsabile programmi in Africa del Cisp, Organizzazione non governativa attiva in progetti umanitari in molti Paesi del mondo:
R. – La Somalia, purtroppo, è un posto dove l’emergenza ormai è talmente strutturale che convive con la normalità. In questo momento si stanno sovrapponendo due crisi profonde: la crisi del conflitto, che ormai va avanti praticamente dall’inizio degli anni ’90, e quella invece legata alla crisi della siccità, che ha creato ulteriori ondate di sfollati interni, di persone in una situazione di insicurezza alimentare grave.
D. – Come si vive oggi in Somalia?
R. – La Somalia è un posto "strano", dove ci sono magari delle opportunità di costruire una vita “normale”, ma tutto questo può essere repentinamente spazzato via dal riaccendersi in quell’area del conflitto. La Somalia ha un bisogno assoluto di istituzioni che funzionino.
D. – L’attuale situazione politica vede un nuovo accordo che prevede uno slittamento delle elezioni ancora di un anno e le dimissioni del premier...
R. – La situazione è in evoluzione. Il primo ministro era una figura tecnica, ma popolare, tanto che la richiesta di dimissioni, che poi appunto sono state accolte, ha provocato manifestazioni molto diffuse nel Paese e il mandato del governo transitorio è stato esteso di un anno, nell’ambito di un processo di mediazione fra l’attuale presidente del governo provvisorio e lo speaker del Parlamento.
D. – Il vento di rivoluzione che ha scosso il Nord Africa in Somalia si è sentito?
R. – Indubbiamente, l’accordo sulle dimissioni del primo ministro ha incontrato una reazione popolare sincera. Ma la situazione della Somalia è tale che è veramente prematuro parlare di un vento di democrazia, che possa effettivamente incidere su una condizione così difficile.
D. – In una situazione così complicata come opera il Cisp?
R. – Cerchiamo di assicurare i livelli minimi accettabili di assistenza sanitaria, far funzionare le scuole, assicurare l’accesso all’acqua in zone dove questo è cruciale per la sopravvivenza della popolazione. (ap)
L'impegno dell'Ail nella Giornata per la lotta contro le leucemie
◊ Si celebra oggi la sesta Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma. Torna dunque l’appuntamento annuale, volto all’informazione e alla sensibilizzazione su queste patologie. Quali sono le iniziative che l’Ail, l'Associazione Italiana contro le Leucemie, propone in questa occasione? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Franco Mandelli, presidente dell’Ail:
R. – Ce ne sono tante a livello delle sezioni, cioè delle province che in tutta Italia hanno sedi dell’Ail. Infatti, l’Ail ha questa caratteristica particolare di dare a tutte le sedi provinciali una indipendenza assoluta. E le province promuovono tante iniziative! Penso che la cosa importante sia di dire che l’Ail nazionale promuove iniziative “globali”: a partire dal numero verde, cui io tengo moltissimo perché ogni anno ha un successo straordinario. Esperti di ematologia di tutta Italia rispondono al telefono ai malati che vogliono chiedere qualcosa. Ci si potrebbe chiedere: come mai un malato telefona, invece di parlare con il proprio medico? E’ logico che sia così. Qualche volta, il medico non ha tempo, il malato non ha la stessa confidenza … Un conto è parlare per telefono, da lontano, e i malati si sentono molto gratificati dal fatto di poter parlare con un medico esperto che però è un medico indipendente rispetto a quello che lo ha in cura.
D. – Puo' ricordare questo numero verde …
R. – 800 22 65 24.
D. – Concludiamo invitando gli ascoltatori a donare il sangue?
R. – Sì! Dobbiamo invitarli a donare il sangue, perché l’Italia è un Paese in cui si dona poco sangue. Quando mi sento dire: ma a noi, il sangue basta – basta per le loro esigenze, per quella piccola città o in quel paese. Ma bisogna aumentare le donazioni ovunque per coprire tutte le esigenze. Basti pensare che a Roma mancano dalle 30 alle 40 mila unità di sangue, e questa è una cosa che mi fa molto, molto vergognare come residente a Roma. Quindi, forza! Un donatore che va a donare il sangue deve riuscire a portare con sé un amico. Raddoppieremmo le donazioni, così … (gf)
Pubblicato il rapporto "Italiani nel mondo 2011", promosso dalla Fondazione Migrantes
◊ Continua ad aumentare il numero degli italiani che vive all’estero: attualmente sono più di quattro milioni. La fotografia viene scattata dalla "Fondazione Migrantes" della Conferenza episcopale italiana nel rapporto “Italiani nel mondo 2011”. Il dossier è stato presentato oggi a Roma ed è dedicato in modo particolare ai 150 anni dell’Unità d’Italia durante i quali circa 30 milioni di italiani, complessivamente, sono emigrati. Il servizio di Debora Donnini.
Non ci sono più gli esodi dei primi del ‘900 ma gli italiani continuano ad andare all’estero: nel 2011 se ne contano oltre quattro milioni, centomila in più rispetto all’anno precedente. A raccontare il volto dell’Italia fuori dai confini, attraverso i dati forniti dall’Associazione italiani residenti all’estero, è la Fondazione Migrantes, nel rapporto “Italiani nel mondo 2011”. Gli emigranti provengono soprattutto dal Sud e dalle isole. Roma, Milano e Napoli le città da dove si va maggiormente via. Vivono soprattutto in altri Paesi dell’Europa, 56%, poi in America, 39,6%, e a seguire negli altri continenti. Tra i Paesi scelti figura in testa l’Argentina, poi la Germania, la Svizzera e ancora Francia e Brasile. Gli italiani all’estero hanno per lo più fra i 30 e i 44 anni. In un messaggio per l’occasione il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso l’auspicio che in materia di emigrazione "la lezione del passato possa tradursi in un insegnamento per il presente, rafforzando quell'antica attitudine all'accoglienza, all'asilo e alla solidarietà che appartiene ai valori autentici del nostro popolo". La riflessione di mons. Giancarlo Perego, direttore della "Fondazione Migrantes", al microfono di Emanuela Campanile:
“Il mondo dell’immigrazione italiana è stato soprattutto il mondo di un’Italia in povertà, in crisi, uscita dalla Guerra. Effettivamente, i migranti partivano alla ricerca di un qualcosa di nuovo, facendo diventare questo 'nuovo', cioè l’emigrazione italiana, un punto di partenza anche per rinnovare l’Italia stessa, il proprio Paese d’origine, attraverso le rimesse, i contatti frequenti, una diffusione della storia italiana in 190 Paesi del mondo. In questo senso, allora, rileggere i 150 anni di storia significa anche rileggere questo avamposto dell’economia, della cultura, della Chiesa italiana che è diventato un valore aggiunto nella ricostruzione ma anche nella costruzione del nostro Paese”.
Le cancellazioni anagrafiche attestano che circa 50 mila italiani vanno in Paesi stranieri per ragioni di lavoro o di famiglia. Più numerosi sono quelli che espatriano per brevi periodi di lavoro. L’emigrazione diventa più giovane con gli oltre 17 mila studenti universitari che si sono spostati nell’anno accademico 2008/2009 all'interno del programma Erasmus. E ancora, ci sono 6.153 operatori "espatriati" per conto delle Ong italiane, centinaia di sacerdoti che assistono le collettività all'estero e migliaia di missionari.
Il sacerdoto orionino, don Gaetano Piccinini, proclamato “Giusto fra le nazioni”
◊ L’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto, Yad Vashem, ha conferito a don Gaetano Piccinini, scomparso 30 anni fa, il titolo di “Giusto tra le nazioni”. Durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, don Piccinini salvò molti ebrei tra cui lo scultore Arrigo Minerbi, autore della grande statua della Madonna che benedice Roma da Monte Mario. La cerimonia ufficiale si terrà giovedì prossimo presso il Centro Don Orione di Roma alla presenza, tra gli altri, del superiore generale degli Orionini, don Flavio Peloso, che al microfono di Alessandro Gisotti si sofferma sulla figura di don Piccinini:
R. – Gaetano Piccinini è uno dei personaggi eminenti della nostra famiglia religiosa, fondata da San Luigi Orione. La sua vita è tutta identificata con don Orione. Fu raccolto nel terremoto della Marsica – aveva 11 anni – nel 1915, da don Orione stesso. Quindi, Piccinini crebbe "in famiglia". Morto don Orione, lui è stato propulsore della Congregazione in Italia e poi in Inghilterra e negli Stati Uniti. Si lanciava in tutte le emergenze. Quella che ricordiamo con questa medaglia, per la salvezza di molti ebrei durante la Guerra, è una di queste emergenze. Poi, anche successivamente, per esempio, si è lanciato con impegno nel terremoto del Belice in Sicilia, a Gibellina, ma anche nelle alluvioni del Polesine del ’51, fino al Vajont.
D. – Un coraggio del cuore anche a rischio della vita. In particolare, in questa vicenda, lui salvò la vita di molti ebrei...
R. – Divenne un po' il coordinatore in Congregazione di tutta questa opera di salvezza. Questo intreccio di carità, prima lo rivolse verso gli ebrei, poi in uno stretto spazio di tempo, salvò persone anche dell’ambito fascista e poi partigiani: una carità a tutto campo! Come diceva don Orione, la carità non guarda a chi bussa, se ha un nome, se ha una religione, se ha una patria, ma solo se ha un dolore. Se c’era un'emergenza, Piccinini era presente!
D. – Tra gli ebrei salvati da don Piccinini anche lo scultore Arrigo Minerbi, a cui si deve la statua della Madonnina benedicente da Monte Mario...
R. – Sì, per riconoscenza, ma anche per amicizia. Quando si volle sciogliere quel voto che Roma fece, raccogliendo più di un milione di firme per chiedere alla Madonna del Divino Amore di salvare Roma - iniziativa portata avanti da amici ed ex allievi dell’Opera don Orione – si pensò a lui per realizzare questa grande statua, e la onoriamo a Monte Mario, benedicente su Roma. (ap)
Libia: per mons. Martinelli le bombe Nato rischiano di fare il gioco di Gheddafi
◊ “La popolazione libica vuole la fine dei raid aerei. Se la Nato continua a lanciare bombe e fare vittime fra i civili rischia di fare il gioco di Gheddafi, che sta ritornando ad essere un punto di riferimento per la gente che in questo momento sente il bisogno di un leader”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews, mons. Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. “La Nato pur ammettendo di aver ucciso civili, continua a bombardare – sottolinea – la popolazione è disgustata da questo atteggiamento, che non risolve nulla”. Ieri, nella località di Sorman (70 km a est di Tripoli) i raid hanno distrutto l’abitazione di Khouildi Hamidi, fra i fedelissimi del rais, considerato da fonti locali molto amato dalla gente. Secondo il regime vi sarebbero almeno 19 vittime civili, fra cui 8 bambini. Finora la Nato ha ammesso il bombardamento, specificando la natura militare e strategica dell’obiettivo e nega di aver fatto vittime. Mons. Martinelli spiega che questi fatti allontanano la possibilità di un accordo diplomatico prima di settembre, termine fissato dalla Nato per la fine delle operazioni militari. Il prelato dice che “se i leader di entrambe le parti non ricorrono alla via diplomatica il futuro della Libia si fa sempre di più incerto”. (R.P.)
Pakistan: appello per un pastore anglicano scomparso, vittima dei gruppi radicali
◊ Un forte appello per la salvezza di un Pastore cristiano anglicano scomparso da oltre un mese, si è levato dalla comunità cristiana pakistana in occasione della “Giornata di Preghiera per il Pakistan”, celebrata domenica scorsa in tutto il Paese, in risposta alle violenze che colpiscono i fedeli, specialmente nella provincia del Punjab. Il Pastore della Chiesa anglicana Robin Javed è stato sequestrato nella città di Attock (Nord Punjab) il 14 maggio scorso e, nonostante la denuncia presentata alla polizia, da oltre un mese non si hanno sue notizie. La comunità locale teme fortemente per la sua vita, dato che sospettati del sequestro sono gruppi fondamentalisti islamici, legati ai talebani, che infestano l’area e che non esitano ad eliminare i cristiani. Un cristiano locale dice all'agenzia Fides: “non conosciamo la ragione del sequestro, nè ci è stato chiesto un riscatto. Questo silenzio ci preoccupa molto. Siamo in pena per il Pastore Robin Javed”. Domenica scorsa i cristiani di Attock hanno manifestato pubblicamente per le strade, chiedendo più impegno nelle ricerche alla polizia locale che “sembra riluttante a portare avanti indagini serie”. Il vescovo cattolico di Islamabad-Rawalpindi, mons. Rufin Anthony, ha condannato il rapimento, lanciando un appello per la liberazione del Pastore e ha invitato le autorità civili a garantire salvezza e sicurezza alle minoranze religiose. Guidando un momento di preghiera in occasione della Giornata di Preghiera per il Pakistan, indetta dalla “Masihi Foundation”, il vescovo ha detto: “Vogliamo pregare il nostro Padre Celeste affinchè protegga la nostra terra, illumini il governo e le forze dell’ordine. Preghiamo specialmente per tutti gli emarginati e alziamo la voce per loro”. (R.P.)
Medio Oriente: conferenza del Consiglio Mondiale delle Chiese sulla situazione dei cristiani
◊ Si è aperto ieri a Volos in Grecia, per iniziativa del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), una conferenza sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente. La scelta del tema, affrontato nella prospettiva ecumenica, politica e culturale, mostra “la profonda preoccupazione” del Wcc circa la situazione in cui versano i cristiani della Regione e che aveva spinto il Comitato centrale, lo scorso febbraio, a diffondere una dichiarazione in cui si affermava che “con la diminuzione del numero dei cristiani veniva ad essere in pericolo la convivialità tra i popoli, le fedi e le culture”. Numerosi gli interventi in programma - riferisce l'agenzia Sir - tra questi quello di mons. Jamal Khader, uno degli autori del documento “Kairos Palestine”, di Tarek Mitri, ministro dell’Informazione libanese sui cristiani nel mondo arabo, e i temi trattati, il ruolo di Gerusalemme, la secolarizzazione e la democrazia nel mondo arabo, la presenza dei cristiani in Siria, Turchia, in Giordania, in Israele, in Palestina. La conferenza, che si conclude oggi, si inquadra nel vasto impegno che il Wcc porta avanti, da anni, a favore della pace in Medio Oriente e che lo vede in prima fila nel cercare di promuovere azioni ecumeniche globali per disinnescare la violenza mobilitando i leader religiosi perché testimonino la loro fede attraverso azioni concrete per “una pace giusta e duratura”. (R.P.)
La Conferenza delle Chiese d'Europa: ricordare i migranti morti nel viaggio di espatrio
◊ Una giornata di intercessione in memoria di coloro che sono morti alle frontiere dell’Unione europea, da celebrare ogni anno nel periodo compreso tra il 20 e il 26 giugno, è stata proposta dalla Conferenza delle Chiese d’Europa (Cec). Nel luglio del 2009 la Cec in un messaggio aveva dichiarato: «Come Chiese in Europa ci impegniamo a ricordare coloro che sono morti durante il loro viaggio alla ricerca di una vita dignitosa in Europa, attraverso una giornata annuale di preghiera». Le Chiese e le associazioni per i diritti umani nei diversi Paesi europei - riferisce L'Osservatore Romano - hanno risposto all’appello e ricorderanno, domenica 26 giugno, le conseguenze letali della chiusura delle frontiere esterne dell’Unione europea. «Questa chiusura — ricorda in un messaggio la Cec — avviene attraverso tecniche di protezione delle frontiere altamente perfezionate, mediante lo spostamento delle misure di sorveglianza delle frontiere negli Stati confinanti e di transito dell’Ue, e con accordi legali sul respingimento dei profughi, anche se questo vìola i diritti umani». All’iniziativa hanno aderito anche le Chiese e le associazioni per i diritti umani degli Stati Uniti, lungo il cui confine con il Messico sono morti numerosi migranti. Le Chiese ricorderanno nella preghiera i morti senza nome che spesso scompaiono senza lasciare traccia nel mare o nel deserto. Il loro lamento che è stato inascoltato dagli esseri umani, sarà portato dinanzi a Dio. Ciò che avviene alle frontiere — lontano dallo sguardo pubblico e dal controllo — sarà fatto conoscere a tutti. Verranno fornite informazioni sulla situazione dei diritti umani alle frontiere. Ai politici sarà ricordata la loro responsabilità di prendere misure efficaci per proteggere le persone e i diritti umani. Il sinodo dell’Evangelical Church in Germany nel novembre 2010 aveva auspicato un «ulteriore miglioramento della tutela dei diritti umani alle frontiere esterne» e aveva chiesto di «lavorare per creare linee guida vincolanti per le operazioni di Frontex (le frontiere esterne dell’Ue); istituire un sistema di monitoraggio indipendente per controllare le attività di Frontex, al fine di informare regolarmente le istituzioni dell’Ue sulla conformità con il diritto europeo e internazionale, in particolare dei diritti umani fondamentali». Inoltre, il sinodo ha criticato i negoziati dell’Unione europea con la Libia che mirano a una cooperazione in materia di controllo dell’immigrazione, sottolineando che «la Libia non garantisce la protezione dei rifugiati, né tutela i diritti umani». (R.P.)
Kenya: emergenza siccità nella diocesi di Maralal
◊ La siccità che ha colpito diverse regioni del Kenya mette a rischio la sicurezza alimentare di tre milioni e mezzo di persone. E’ la denuncia degli esperti del “Kenya food security steering group”, ribadita da fonti dell’agenzia Misna, che raccontano di una situazione sempre più grave nel territorio della diocesi nord-occidentale di Maralal. Secondo le stime degli esperti del governo, il rischio fame è cresciuto costantemente da gennaio a causa di piogge molto al di sotto della media stagionale, mentre nelle zone più colpite il tasso di malnutrizione ha superato il 20%. Evans Onyiego, responsabile della Commissione giustizia e pace a Maralal, ha affermato che “nelle ultime settimane tra le comunità turkana, samburu e pokot sono aumentati i conflitti per il foraggio e l’acqua e che nel territorio della diocesi sarebbero morte di stenti cinque persone. “La siccità”, ha sottolineato Onyiego, “ha costretto molti pastori a spostarsi in cerca di acqua e pascoli per il bestiame, mentre, si svuotano anche le scuole, perché i bambini devono andar via con i genitori” (M.R.)
Messico: mons. Vera Lopez denuncia il reclutamento dei minori da parte della criminalità
◊ Tra i 14 e i 15 mila appartenenti alle gang giovanili di Saltillo sono ormai incorporati nel crimine organizzato e sono diventati una seria minaccia per la popolazione: l’allarme è stato lanciato dal vescovo della diocesi messicana di Saltillo, mons. Raul Vera Lopez, in un incontro con la stampa locale. Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ha detto che durante la recente Marcia per la Pace sono state rese note informazioni e numeri: per esempio, circa 70 mila giovani sono organizzati in bande, "e il 20% dei 70 mila membri delle gang – ha sottolineato - , vale a dire circa 14/15 mila giovani, che fanno parte delle bande nella capitale dello stato, sono già stati reclutati dalla criminalità organizzata". Secondo la Commissione Pubblica Sicurezza della Camera dei Deputati, sono almeno 23 mila i giovani reclutati dalle organizzazioni criminali in tutto il Paese, come ha riportato la stampa locale. "E’ come nei Paesi dove c'è la militarizzazione per una guerra civile, portata a tal punto che persino i bambini iniziano a prendere le armi" ha denunciato mons. Vera Lopez, che ha chiesto al Presidente Felipe Calderon di cambiare strategia nella guerra condotta contro la criminalità organizzata. "Durante la Marcia per la Pace, prima di raggiungere Città del Messico, l'8 giugno, una persona che lavora nei quartieri di Saltillo con 70.000 bambini che sono organizzati in bande, ha riportato che il 20% di loro sono già reclutati dai cartelli della droga. Quindi – ha proseguito il Vescovo - quel numero di 23 mila giovani reclutati dalla criminalità organizzata in Messico che sta dando la Camera dei Deputati sembra troppo roseo". Mons. Vera ha infine sottolineato la gravità della situazione, insieme alla notizia dei "bambini sicari", ormai identificati in alcune parti del Paese. (R.P.)
Nicaragua: al via la prima riunione delle Chiese delle minoranze africane dell’America Latina
◊ Si terrà questa settimana a Managua, capitale del Nicaragua, la prima riunione delle Chiese ed organizzazioni delle minoranze afro dell’America Latina. Secondo una nota diffusa dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Cmi) riportata dall’agenzia Fides, nella regione latinoamericana e caraibica esistono numerose comunità di origine africana, spesso piccole e sparpagliate, prive di ogni tipo di visibilità o potere politico. Queste comunità sono esposte a molteplici forme di discriminazione che rimangono inosservate. Rispetto ad altri settori della società si trovano inoltre a dover far fronte a problemi quali la povertà estrema, la disoccupazione, la mancanza di istruzione e di abitazioni adeguate, malattie e malnutrizione. Il razzismo istituzionalizzato diventa evidente nelle politiche governative che privano queste minoranze dei mezzi di sussistenza e negano loro pari opportunità, privandole dei loro territori e delle risorse naturali, dando concessioni forestali a multinazionali, senza rispettare così le loro conoscenze, tradizioni e valori. L’incontro di Managua vedrà partecipanti di Brasile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, Honduras, Nicaragua, Panama, Perú, Porto Rico e Venezuela, con l’obiettivo di facilitare uno scambio di esperienze e creare legami di solidarietà e programmi per un’azione comune. La conferenza è stata organizzata dal dipartimento “Pastoral de Negritud” del Consiglio Latinoamericano delle Chiese (Clai), recentemente creato, e dal programma del Cmi “Comunidades justas e incluyentes” (M.R.)
Haiti: nuovo Centro di cura delle Chiese Dominicane contro il colera
◊ Il Servizio Sociale delle Chiese Dominicane (Ssid) ha appena aperto un nuovo “Centro di assistenza al colera” nella comunità di Bom Repos, a Port au Prince, finanziato da organizzazioni cooperative di Corea e Canada. Dal mese di ottobre 2010 la popolazione di Haiti continua ad essere contagiata da una epidemia di colera che ha causato finora la morte di circa 5.400 persone e ne ha contagiate 344 mila, secondo le cifre del governo del Paese delle Antille. In queste ultime settimane è stato registrato un aumento della malattia, in particolare nelle zone della periferia di Port au Prince, e le organizzazioni internazionali hanno intensificato il loro lavoro, compresa l’apertura di alcuni centri di cura per il colera. Il direttore esecutivo del Ssid, Lorenzo Mota King, ha detto che il Centro ha una sala per il monitoraggio e la diagnosi, due sale per il ricovero con 18 posti letto e una sala rianimazione. La responsabile di questo centro è una donna di nazionalità coreana, coadiuvata da un medico, 9 infermiere, 5 ausiliari e 2 promotori della salute, insieme ad altro personale. In una nota ufficiale pervenuta all’agenzia Fides, Mota King spiega che le organizzazioni internazionali che hanno contribuiro a rendere possibile questo progetto sono Diakonia Koreana, della Corea del Sud, e Global Assistance Partners, del Canada. Hanno collaborato anche l’ufficio locale dell’Unicef e la Missione delle Nazioni Unite per la Stabilità di Haití (Minustah). Il Centro si trova in una zona dove vivono oltre 10 mila famiglie in accampamenti, senza alcuna assistenza da parte dello Stato o di organizzazioni private. (R.P.)
Usa: i vescovi difendono il matrimonio tra uomo e donna attraverso un video
◊ Un video per promuovere la protezione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna. È quanto si sono proposti i vescovi degli Stati Uniti, riuniti mercoledì scorso in assemblea plenaria mentre i legislatori dello Stato di New York dibattevano la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Made for life” (“Fatti per la vita”) è il titolo del video, con protagoniste coppie realmente sposate che riflettono sull’importanza del dono dei figli, del ruolo indispensabile dei padri e delle madri e della differenza sessuale. “La nostra cultura dimentica spesso il dono sacro del figlio, e facendo questo fallisce anche nel riconoscere l'importanza fondamentale di una madre e di un padre che sono insieme per la vita e la formazione di quel bambino”, ha affermato all’agenzia Zenit il vescovo Salvatore Cordileone di Oakland, in California, presidente del sottocomitato episcopale per la promozione e difesa del matrimonio negli Stati Uniti. “Nei dibattiti contemporanei sul significato del matrimonio, i diritti e la dignità del bambino dovrebbero essere in prima linea. Il video “Made for Life” invita a un rinnovato apprezzamento per i figli e per il legame tra amore e vita nel matrimonio, un legame possibile solo attraverso la differenza sessuale tra marito e moglie”. “Il video”, ha aggiunto il presule “sottolinea anche un vero gap al giorno d'oggi nella consapevolezza pubblica, che non coglie la stretta connessione tra una cultura della vita e una cultura che promuove e difende il matrimonio, che non possono essere separate”. “Made for life” è il secondo di cinque video che fanno parte di un'iniziativa educativa lanciata nel giugno 2010 e segue il video “Made for each other” (“Fatti l’uno per l’altro”). (M.R.)
Francia: critiche dell’arcivescovo di Parigi ai nuovi programmi di educazione sessuale nelle scuole
◊ Una rappresentazione “sinistra” e “disarticolata” della sessualità umana, che appare così senza alcuna considerazione per l’aspetto affettivo. Così André Vingt-Trois, cardinale arcivescovo di Parigi, ha definito la presenza della “Gender Theory” nei futuri manuali scolastici delle classi degli studi medi superiori francesi, frequentate da ragazzi di 16 anni. La “teoria del genere”, nata negli Stati Uniti trent’anni fa, afferma che nel mondo moderno la differenza tra uomo e donna è più un fatto sociale che biologico, e che l’orientamento sessuale conterebbe quindi più del sesso biologico. Questa teoria, ha affermato il porporato in un’intervista a “Radio Notre-Dame” riportata dall’Osservatore Romano, “è un modo di affrontare l’esperienza umana della sessualità in maniera interamente sistematica, con la pretesa che l’orientamento sessuale sia una costruzione puramente culturale”. “Nessuna predisposizione fisiologica o psicologica “ ha continuato il cardinale Vingt-Trois “ma solo la scelta personale di un orientamento sessuale”, che libera l’individuo da qualsiasi quadro normativo datogli dalla natura e dalla società. L’arcivescovo di Parigi ha poi ricordato come le rappresentazioni simboliche sessuali giochino un ruolo fondamentale nella costruzione della personalità e che introdurre dunque una simile teoria nei programmi scolastici significherebbe proporre “una sessualità che si riduce a una relazione sessuale, senza considerare come questa relazione sia articolata con la costruzione di una persona”. Non mancano inoltre critiche all’impostazione generale dell’educazione sessuale nelle scuole francesi, “centrata esclusivamente sulle malattie sessualmente trasmissibili, per dare consigli su come evitarle, e sull’interruzione di gravidanza, che rappresenta il passe-partout”. Per l’arcivescovo di Parigi, uno degli aspetti più tristi di questa visione è che “quando gli educatori non riescono a predisporre una vera introduzione alla vita affettiva, sono ridotti a farne un tema di scienze naturali”. L’energia affettiva dei giovani, conclude il porporato, non è semplicemente un fenomeno ormonale ma qualcosa che è costitutivo della loro persona e che deve farli crescere, sempre “all’interno di una relazione umana”. (M.R.)
Iraq: saranno 150 i giovani iracheni alla Gmg di Madrid
◊ Sono 150 i giovani iracheni che partiranno per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid ad agosto. A rivelarlo all'agenzia Sir è il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni che guiderà la delegazione. “Partiranno in oltre 150 – spiega il vicario - di cui circa la metà dalla capitale, gli altri dal resto del Paese. Per loro, ma anche per altri giovani dai Paesi arabi terrò tre catechesi in lingua araba sui seguenti temi: ‘Radicati in Cristo’, ‘Saldi nella fede’ e ‘Testimoni di Cristo nel mondo’”. Intenso anche il cammino di preparazione: “l’organizzazione ha già promosso due incontri nella chiesa di san Giuseppe a Baghdad, che ha coinvolto molti giovani che hanno, anche, mobilitato le loro parrocchie per racimolare dei soldi per permettersi il viaggio e l’iscrizione alla Gmg. Questo è molto significativo e mostra una chiesa locale molto viva nonostante la situazione nel Paese resti molto tesa”. A livello politico, dichiara mons. Warduni, “non c’è accordo tra i leader politici e questo non aiuta la stabilizzazione del Paese. La ricostruzione procede ma con lentezza, il mercato offre le materia necessarie, ciò che manca è l’unità. Senza di questa nel Paese non si può fare nulla. Ed è anche per questo motivo che i cristiani continuano ad emigrare. Ora che finiranno gli esami scolastici molte nostre famiglie abbandoneranno il Paese. Un nuovo esodo è alle porte”. (R.P.)
Lituania: intervento del vescovo di Kaunas all'incontro dei portavoce degli episcopati europei
◊ Portare la croce della difficoltà e degli ostacoli innanzi al servizio episcopale e alle tragedie personali. E’ il tema della riflessione di mons. Sigitas Tamkievičius, Presidente della Conferenza episcopale lituana e vescovo di Kaunas, intervenuto ieri all’incontro dei portavoce e degli addetti stampa delle Conferenze episcopali a Vilnius, dove ha fatto un paragone fra l’esperienza dei dieci anni trascorsi in un campo sovietico di lavori forzati in Siberia e il difficile ruolo del vescovo nei nostri tempi. A tale riguardo il presule ha detto che ci sono molti aspetti comuni e ha sottolineato “l’importanza di sentirsi vicini a Dio”, sia in carcere, molti anni fa, che durante il servizio episcopale che ha amministrato negli ultimi 20 anni. Secondo l’agenzia Sir, mons. Tamkievičius ha parlato poi delle sfide future della Chiesa cattolica in Lituania, mettendo in evidenza una tendenza generale presente nella società, che riduce la religione a una materia privata che concerne il singolo individuo. “Le persone hanno tendenzialmente un’avversione nei confronti delle esigenze imposte da sacerdoti e vescovi, soprattutto in materia di morale”, ha aggiunto il presule, riferendosi in particolare alle questioni bioetiche, come il trattamento degli embrioni e la fecondazione in vitro, temi attualmente in discussione al parlamento lituano. Mons. Tamkievičius ha anche parlato della Lituania come membro dell’Unione Europea, affermando che, a causa dell’apertura delle frontiere, il Paese ha perduto molti giovani che sono andati nei Paesi occidentali per lavoro, ma allo stesso tempo vede questa appartenenza come una sfida per la nazione “a trovare un modo di preservare l’identità cristiana nella società”. (M.R.)
Gerusalemme: Daniel Diker nuovo segretario del Congresso Ebraico Mondiale
◊ Il Congresso Ebraico Mondiale ha nominato ieri Daniel Diker nuovo segretario dell’organizzazione, che raccoglie e rappresenta le comunità ebraiche di 92 Paesi. Daniel Diker, 50 anni, è cresciuto a New York, risiede in Israele da vent’anni, ed è un noto esperto di politica internazionale. Diker succede a Micheal Schneider, che ha guidato l’organizzazione per quattro anni. (M.R.)
Anglicani e luterani al servizio dell'unità e del dialogo ecumenico
◊ Proseguire una riflessione sull’unità della Chiesa che prosegue da oltre quarant’anni. È quanto si propone la commissione internazionale anglicana-luterana, riunita in questi giorni a Gerusalemme. Riferisce l’Osservatore Romano che il tema degli incontri sarà quello della diakonia, intesa come elemento centrale e peculiare della vita della Chiesa, in grado di aprire nuove piste di ricerca nel campo dell’ecclesiologia e che rappresenta il nodo centrale nel dibattito ecumenico del XXI secolo. In questa prospettiva, sostiene la commissione che dal 1986 pubblica documenti sui temi comuni tra anglicani e luterani, appare di grande rilievo il rapporto tra diakonia e koinonia “che sono due facce della stessa realtà, due facce della stessa medaglia sulla quale è impressa l’immagine di Dio”. La scelta di Gerusalemme quale sede della riunione è un segno del comune impegno nel procedere sulla strada nel dialogo ecumenico per il superamento degli elementi di divisione che frenano la missione e la testimonianza dei cristiani nel mondo e va ben oltre il semplice dialogo tra il Consiglio della Comunione anglicana e la Lutheran world federation. Nonostante la difficile situazione della Comunione anglicana, alle prese con un intenso dibattito interno sul dialogo con il mondo contemporaneo e i problemi che attraversano il mondo luterano, la ricerca di una più profonda comunione all’interno delle singole comunità, delle diverse confessioni cristiane e della Chiesa rappresenta una scelta irreversibile e prioritaria. Il documento sulla diakonia della commissione anglicano-luterana, con le sue profonde connessioni con la riflessione sulla centralità della comunione nella quotidianità della vita dei cristiani, costituisce così un passaggio fondamentale per il movimento ecumenico, chiamato a confrontarsi, dopo aver festeggiato il primo secolo di vita, con una missione fondata sull’annuncio della Chiesa una. (M.R.)
Senegal: i vescovi di Dakar esortano i politici ad impegnarsi per il bene comune
◊ Si sono confrontati sull’odierna realtà della Chiesa e del Senegal i vescovi della provincia ecclesiastica di Dakar, riuniti la scorsa settimana nella capitale del Paese. Durante l’incontro – seconda sessione ordinaria dell’anno – i presuli, si legge sul sito www.walf.sn, hanno affrontato anche la questione del Casamance. Circa il progetto di legge costituzionale sull’elezione simultanea del Presidente e del vice Presidente della repubblica approvato recentemente dal consiglio dei ministri, i vescovi hanno commentato che qualunque politica deve poter condurre al bene del Paese e della popolazione nel rispetto di taluni principi. Padre Jean Noël Diouf, portavoce dei presuli, ha sottolineato la necessità che “i politici e coloro che sono al potere, rispettino la Costituzione”. “Ci sono delle regole democratiche che occorre rispettare per sperare che le decisioni prese avvantaggino la maggior parte dei senegalesi – ha commentato il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar – occorre che gli uni e gli altri lavorino perché le elezioni si svolgano in modo trasparente, nel rispetto della volontà della popolazione, che i risultati vengano accettati e che coloro che vengono eletti possano governare serenamente”. Per i vescovi della provincia ecclesiastica di Dakar la prima missione dei politici è quella di stabilire la pace. “Gli uomini politici, coloro che governano, e così anche l’opposizione, devono essere i primi a preservare la pace. E’ il loro dovere” ha evidenziato il cardinale Sarr. Sul Casamance i presuli hanno riferito di aver condiviso in un recente incontro con il presidente della repubblica Abdoulaye Wade le loro preoccupazioni auspicando che il governo faccia tutto il possibile per la pace nella regione meridionale del Paese. Da parte loro i vescovi hanno annunciato un piano d’azione che cominci dalla preghiera nelle chiese. Contributi di preghiera sono stati chiesti anche ai musulmani e sono stati inoltre pensate progetti di sensibilizzazione. Preoccupazioni sono state infine espresse per l’agricoltura, si temono difficoltà per i contadini coinvolti nella coltivazione delle arachidi poiché le campagne sono in ritardo e i coltivatori non vengono pagati prima della vendita. (T.C.)
Burundi: al via un seminario internazionale su pace e sviluppo democratico dei Paesi africani
◊ Si è aperto il ieri a Bujumbura, capitale del Burundi, il “Seminario di studio sulla legislazione internazionale riguardo ai diritti umani”, primo di una serie di incontri su temi del diritto internazionale e della pace. Obiettivo degli incontri è aiutare i laici a dare seguito ai contenuti del Sinodo dei vescovi per l’Africa del 2009, favorendo la formazione sui temi della politica e della dignità umana con l’obiettivo di partecipare allo sviluppo democratico dei propri Paesi. L’evento è stato promosso dalla Commissione episcopale per l’apostolato dei laici del Burundi (Ceal), dai Movimenti di azione cattolica del Burundi (Mac), dall’Istituto italiano di diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo” e dal Forum internazionale di azione cattolica (Fiac). Riferisce l’agenzia Zenit che i lavori sono stati inaugurati da mons. Evariste Ngoyagoye, arcivescovo di Bujumbura e presidente della Ceal. In seguito il nunzio apostolico in Burundi, mons. Francesco Coppola, ha portato il suo saluto ai presenti mentre mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega e presidente dell’associazione delle conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac) ha svolto una relazione introduttiva esaminando le sfide principali poste alla pace e alla democrazia nei Paesi della regione dei Grandi Laghi. Ad offrire spunti per i lavori di gruppo del pomeriggio si è quindi aggiunta la relazione di don Salvatore Niciteretse, coordinatore per l’Africa del Fiac e segretario della Ceal, sul tema della dignità umana come priorità etica. All’iniziativa in corso a Bujumbura sono presenti 50 partecipanti provenienti dai Mac delle diocesi del Burundi insieme a rappresentanti dal Rwanda, dalla Repubblica Democratica del Congo e dall'Ac della Romania. Nei prossimi giorni sono previsti gli interventi di Carlo Calvani, direttore del Centro di eccellenza sullo sviluppo degli obiettivi del millennio dell’Asean presso l’Istituto asiatico di tecnologia di Bangkok e di Riccardo Moro, portavoce di “Global call to action against poverty – Italia”. E’ prevista, inoltre, la partecipazione di mons. Gervais Banshimiyubusa, vescovo di Ngozi e presidente della Conferenza dei vescovi del Burundi (Cecab) e di mons. Venant Bacinoni, vescovo di Bururi. Il seminario si chiuderà venerdì 24 giugno con l’approvazione di un comunicato finale dei lavori. Dopo l’incontro di Bujumbura seguiranno nei prossimi anni altre tre sessioni, in Rwanda, nella Repubblica Democratica del Congo e in Italia. (M.R.)
Indonesia: la missione di 25 nuovi sacerdoti in una provincia a maggioranza cristiana
◊ Dialogo e annuncio: lungo queste due direttrici si muoverà la missione dei 25 nuovi sacerdoti ordinati all’inizio di giugno nella provincia del Nusa Tenggara Orientale, nel centro dell’arcipelago indonesiano. La provincia comprende 550 isole, fra le quali le tre principali Flores, Sumba e Timor Ovest (la parte occidentale dell’isola di Timor, mentre Timor Est è nazione indipendente). Nusa Tenggara Orientale ha in Indonesia – Paese a 90% musulmano – una specificità: è una provincia a larga maggioranza cristiana, tanto che è definita “il cuore cristiano dell’Indonesia”. Su circa 4 milioni di abitanti della provincia, circa il 90% sono cristiani (perlopiù cattolici), l’8% musulmani e il restante 2% è diviso fra indù, buddisti e animisti. La provincia è divenuta negli anni scorsi un rifugio per i cristiani indonesiani che fuggivano dalla zone di conflitto come le isole Molucche o la Papua indonesiana. Come riferito all’agenzia Fides dalla Chiesa locale, con immensa gioia la comunità cattolica della Provincia ha celebrato nei giorni scorsi l’ordinazione sacerdotale di 25 diaconi provenienti da tre diocesi nel territorio della provincia di Nusa Tenggara Orientale: Weetabula, Atambua e Kupang. La Santa Messa di ordinazione, tenutasi nella cappella del Seminario di San Michele a Kupang – città di Timor occidentale, che è anche capitale della provincia – è stata presieduta da mons. Edmund Woga, vescovo redentorista di Weetabula (sull’isola di Sumba). Alla cerimonia, caratterizzata da musiche e danze tradizionali, hanno partecipato migliaia di fedeli cattolici e anche rappresentanti delle autorità civili, come il sindaco di Kupang, Daniel Adoe. Rivolgendosi ai nuovi sacerdoti, mons. Woga li ha invitati a svolgere la loro missione con entusiasmo e zelo, annunciando il Vangelo e facendosi promotori di dialogo e di comunione, operando per il bene della Chiesa e dell’intera popolazione. Ha poi chiesto l’impegno di tutta la comunità cristiana rimarcando che “la chiamata al sacerdozio è una chiamata di Dio ma anche una chiamata della Chiesa: pertanto la risposta alla chiamata deve essere intesa come responsabilità di tutta la comunità e non solo come responsabilità degli ordinati”. Le diocesi nella Provincia di Nusa Tenggara Orientale sono fiorenti di vocazioni al sacerdozio e donano molti sacerdoti e religiosi ad altre diocesi dell’arcipelago indonesiano. La provincia ha una antica tradizione cristiana in quanto fu il centro propulsore dell’opera dei missionari cristiani in Indonesia a partire dal secolo XVII. (R.P.)
Cina: per la comunità cattolica il pellegrinaggio al centro del mese del Sacro Cuore
◊ Sono diversi i pellegrinaggi della comunità cattolica cinese, sia continentale che della diaspora, che contraddistinguono questo mese di giugno, dedicato alla devozione verso il Sacro Cuore di Gesù. Secondo quanto Faith riferisce all’agenzia Fides, sabato scorso, alla vigilia della solennità della Santissima Trintià, oltre 320 parrocchiani della Cattedrale di Xi Kai della diocesi di Tian Jin hanno compiuto un pellegrinaggio ai luoghi significativi della fede cattolica che rappresentano il percorso dello sviluppo della Chiesa in Cina: la chiesa costruita dal grande missionario belga padre Vincent Lebbe nel 1870 (ricostruita e riparata nel 1988 e nel 2004) che oggi è la più grande chiesa della diocesi di Tian Jin, con oltre 3.000 fedeli e 21 comunità ecclesiali di base; la parrocchia di Shuang Shu, inaugurata e consacrata poco tempo fa; il Centro Pastorale Diocesano che rappresenta la vita di fede odierna. Secondo il sacerdote che ha guidato il pellegrinaggio, “questo breve percorso è stato come una sintesi della storia cattolica diocesana, e nello scambio tra i fedeli ci aiuta a promuovere l’evangelizzazione del futuro”. Un gruppo dei cattolici cinesi della comunità della diaspora del nord Califonia, negli Stati Uniti d’America, il 10 giugno ha compiuto un pellegrinaggio nella comunità cattolica dell’He Bei, visitando in particolare il grande centro dei mass media di Faith e il Seminario Maggiore. Prima di questa tappa avevano già fatto sosta a Macao, Hong Kong, Guang Dong, Zhe Jiang, Shang Hai, Xi An e Pechino, incontrando la comunità locale per scambiare le esperienze legate all’evangelizzazione e alla vita di fede vissuta in ambienti così diversi. Dopo più di due settimane di questa “emozione della fede”, hanno concluso il loro viaggio spirituale in un luogo significativo: la tomba del grande missionario gesuita padre Matteo Ricci, a Pechino. I 75 impiegati disabili di una ditta di proprietà di un cattolico di Xi An, nella provincia di Shaan Xi, all’inizio del mese del Sacro Cuore hanno compiuto un pellegrinaggio particolare all’antichissima parrocchia dedicata a San Giuseppe, nella diocesi di Pechino. Secondo il responsabile della ditta, la meta del pellegrinaggio è stata scelta “perché questa chiesa, costruita nel 1655 dai missionari gesuiti padre Louis Buglio e padre Gabriel de Magallanes, è la seconda chiesa costruita a Pechino, è un monumento storico di primaria importanza, riconosciuto dallo Stato e si trova nel centro storico di Pechino. Mi ha colpito l’entusiasmo dei nostri impiegati disabili, come anche le suore che ci hanno accompagnato. Ho capito che hanno un grande bisogno di vita spirituale”. (R.P.)
Slovenia: ribadita l’importanza della libertà religiosa dai rappresentanti delle diverse fedi
◊ Una “Dichiarazione congiunta dei rappresentanti delle quattro maggiori comunità religiose in Slovenia” è stata firmata ieri a Lubiana in occasione della “Preghiera e il digiuno per la patria”, un evento proposto dai movimenti laicali sloveni per celebrare il ventesimo anniversario dell’indipendenza del Paese. Alla firma ha partecipato mons. Anton Stres, arcivescovo metropolita di Lubiana e presidente della Conferenza episcopale slovena (Ces), Geza Erniša, vescovo capo della Chiesa luterano-protestante, Peran Bošković, arciprete di Lubiana della Chiesa serbo-ortodossa, e Nedžad Grabus, il Muftì della Comunità islamica. Tra i valori riaffermati nella Dichiarazione ci sono la dignità della persona umana, il ruolo della famiglia e l’importanza della libertà religiosa, quali “fondamenti di ogni società e nazione”. La firma della Dichiarazione è stata uno dei momenti salienti dell’iniziativa, che si concluderà domani 22 giugno, con una maratona di preghiera di 24 ore da parte delle maggiori comunità religiose. Gli organizzatori dell’evento, riferisce l’agenzia Sir, vedono in questa forma di spiritualità un importante contributo per dare nuovo slancio alla società slovena. (M.R.)
Ue: pochi fondi per il Programma alimentare
◊ È stata ridotta a meno di un quarto rispetto agli anni passati la cifra stanziata dall’Unione europea per le persone a rischio povertà, a causa di un problema di interpretazione della normativa comunitaria che sarà risolto quanto prima. Anche in Europa, infatti, riferisce l'agenzia Sir, nonostante un tenore di vita generalmente elevato, si stima che vivano 43 milioni di persone a rischio povertà alimentare, intesa come l’impossibilità di assicurarsi un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Il Programma alimentare della Commissione ha dunque riservato 113 milioni di euro da ripartire tra i vari Paesi, che consentiranno agli indigenti, di prelevare gratuitamente scorte di latte in polvere e cereali: “L’importanza del Programma alimentare è riconosciuta da numerose associazioni e Ong – ha detto il commissario per l’Agricoltura, Dacian Ciolos – bisogna trovare un modo per continuare a realizzarlo a medio e lungo termine nel rispetto delle condizioni di conformità giuridica”. (R.B.)
Perugia-Assisi: la Marcia della pace compie 50 anni e “sposa” la primavera araba
◊ La tradizionale Marcia della pace Perugia-Assisi, in occasione del suo 50.mo anniversario, "sposa" la primavera araba. L’edizione di quest’anno, infatti, che si terrà il 23 giugno prossimo, partirà da Sidi Bouzid, luogo simbolo della rivoluzione e città natale di Mohamed Bouazizi, il giovane ambulante che si diede fuoco per protestare per la libertà cambiando, così, la storia dell’intero mondo arabo. L’agenzia Sir riferisce che nel percorso al centro della città avverrà il passaggio di testimone con la Tavola della Pace con una cerimonia presso il Centro della Musica di Tunisi. Con l’occasione sarà inaugurato anche un grande Forum Euro-Mediterraneo che si svolgerà dal 23 al 26 giugno, cui parteciperanno circa 200 giovani provenienti da diversi Paesi arabi e che è stato organizzato dalla Fondazione Anna Lindh. “Sarà una marcia di fratellanza tra i popoli”, la presenta il coordinatore nazionale della Tavola della Pace, Flavio Lotti. La prima marcia della pace Perugia-Assisi si svolse il 25 settembre 1961 da un’idea del filosofo non violento Aldo Capitini. (R.B.)
◊ Ennesima giornata di violenze in Iraq, dove si contano decine di vittime a seguito di numerosi attentati in diverse località del Paese. Il più grave a Diwaniya contro l'ufficio del governatore provinciale. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
Un kamikaze e un’auto bomba sono esplosi contemporaneamente davanti il checkpoint posto a protezione della residenza del governatore a Diwaniya, 150 kilometri a sud di Baghdad. Il bilancio fornito dalle autorità è pesantissimo: 25 morti e 30 feriti. La maggior parte delle vittime sono poliziotti. Tensione altissima anche a Baghdad, dove in due diversi attentati dinamitardi hanno perso la vita 2 persone e almeno altre 8 sono rimaste ferite. Sempre nella capitale un militare è stato ucciso da colpi di arma da fuoco sparati da un’auto in corsa. Giornata di sangue, infine, anche a Mussayab: qui si contano cinque vittime a seguito dell’esplosione di una bomba in un locale pubblico. Con il completarsi del ritiro delle truppe statunitensi, la recrudescenza della violenza sta colpendo le forze di sicurezza locali ed esponenti dei governatorati provinciali. La questione ieri è stata al centro del summit dei principali partiti politici iracheni, chiamati a decidere una possibile estensione della presenza delle ultime truppe Usa oltre il termine fissato per la fine del 2011. Il presidente iracheno Talabani ha spiegato che le varie fazioni hanno concordato di tenere un altro meeting "presto" per assumere una posizione politica comune.
Iran politica
Sale la tensione tra gli ultraconservatori iraniani dopo che il Parlamento oggi ha aperto una procedura d'impeachment nei confronti del ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi, fedelissimo di Mahmoud Ahmadinejad, e poi ha bocciato la nomina a ministro dello Sport di Hamid Sajadi, anch’egli indicato direttamente dal presidente. È solo l'ultimo episodio di una disputa che dura da mesi tra i fedelissimi di Ahmadinejad e coloro che li accusano di portare avanti una politica nazionalista laica in opposizione alla suprema guida religiosa del Paese, l'ayatollah Ali Khamenei.
Pakistan, leader religiosi contro terrorismo
Nella regione pakistana del Nord Waziristan circa 300 leader religiosi islamici hanno ufficialmente condannato gli attacchi suicidi, definendoli ‘haram’, cioè contrari alla religione musulmana. La condanna riguarda chiunque recluti e addestri kamikaze, o compia qualsiasi “forma di attività terroristica”. Secondo gli osservatori locali, l’incontro degli ‘ulema’ della scorsa settimana rappresenta un “evento storico” per il Paese e per una regione considerata una roccaforte dei talebani locali. Sempre in Pakistan, è stata fermata ieri ad un posto di blocco – impedendo un attentato - una bambina di appena nove anni, che i terroristi avevano costretto a indossare un giubbotto esplosivo.
Siria, il presidente Assad proclama nuova amnistia
Ancora al centro dell’attenzione internazionale la Siria: secondo gli attivisti anti-governativi tre persone sono morte oggi per mano delle forze di sicurezza durante alcuni scontri. Intanto come annunciato ieri nel suo discorso, il presidente Bashar al-Assad ha proclamato oggi una nuova amnistia generale. Ma le reazioni alle promesse di riforme e aperture fatte dal leader siriano restano per lo più critiche. Il servizio di Davide Maggiore:
L’amnistia concessa riguarda tutte le persone fermate fino a ieri, ed è la seconda dall’inizio delle proteste: la prima era arrivata appena 20 giorni fa. Già da ieri però il discorso di Assad era stato accolto freddamente a livello internazionale: il presidente turco, Abdullah Gül, lo ha giudicato “non sufficiente”, invitando il governo di Damasco a introdurre il multi-partitismo. “Atti e non parole” sono stati chiesti al presidente siriano anche dal dipartimento di Stato americano, e di “punto di non ritorno” e “repressione inaudita” ha parlato il ministro degli Esteri francese Alain Juppé. A sostegno del governo sono intanto scese in piazza a Damasco alcune decine di migliaia di persone. I sostenitori del partito al potere rispondono così ai rappresentanti dell’opposizione, che hanno annunciato il proseguimento della “mobilitazione popolare pacifica” fino “alla caduta di Assad”. E sui social network gli attivisti denunciano anche l’invio di nuove truppe tra Aleppo e il confine con la Turchia, Paese in cui si trovano ormai quasi 11 mila profughi siriani.
Libia
Secondo il regime libico è salito a 19 civili uccisi il bilancio del raid condotto dalla Nato a Sorman, 70 km di Tripoli. Il raid, secondo fonti governative, ha colpito l'abitazione di Khouildi Hamidi, uno dei 12 membri del Consiglio del Comando Rivoluzionario. Dal canto suo l’Alleanza ha ammesso di aver condotto l’attacco, precisando tuttavia di aver preso di mira, con bombardamenti di precisione, solo obiettivi militari. Intanto gli insorti sono riusciti a interrompere il flusso di greggio che passava attraverso un oleodotto situato nei pressi di Zintan. In questo modo viene meno una delle poche fonti di rifornimento dei governativi. Prosegue infine il confronto fra i diversi Paesi dell’Alleanza sulla durata dell’impegno militare. Il numero due dell’aviazione britannica ha detto che “Londra non è in grado di sostenere le operazioni militari in Libia oltre il mese di settembre”. Il premier britannico, David Cameron, assicura però che l’impegno durerà “fino a che non sarà necessario”. Sulle operazioni in Libia intanto si è espresso ieri anche il presidente italiano, Napolitano, affermando che l’Italia resta coerentemente schierata nel quadro dell’impegno sancito dall’Onu.
Tunisia, condannato ex presidente Ben Ali
Il tribunale di Tunisi ha condannato ieri l’ex presidente Ben Ali e sua moglie a 35 anni di prigione e a pagare l’equivalente di circa 46 milioni di euro per malversazione. Un secondo atto del processo alla coppia presidenziale, attualmente ospite in Arabia Saudita, si svolgerà il 30 giugno prossimo per le accuse di possesso illegale di armi e droga.
Egitto politica
In Egitto, l’incitamento allo scontro tra musulmani e copti andrebbe reso “un crimine contro la patria”: lo sostiene l’Università al-Azhar del Cairo, prestigioso centro culturale e religioso dell’Islam sunnita. Nella ‘Carta’ presentata ieri, al-Azhar prende posizione a favore di uno Stato egiziano che rispetti le altre religioni e ne protegga i luoghi di culto, anche se la sharia, come già previsto dall’attuale costituzione, dovrebbe rimanere la fonte principale delle leggi del nuovo Stato democratico. Intanto nel Paese si diffondono notizie allarmanti sulla salute di Hosni Mubarak, che dovrebbe essere processato in agosto. Secondo il suo avvocato l’ex-presidente soffre di un cancro ormai “diffuso in tutto il corpo” nonostante un’operazione chirurgica subita nel 2010 .
Sudan
Il Nord e il Sud del Sudan hanno raggiunto un accordo per la smilitarizzazione della regione petrolifera contesa di Abyei. Le truppe nordiste di Khatrtoum avevano preso il controllo dell’area lo scorso 21 maggio, nonostante non sia stata ancora definita la questione di chi avrà l’autorità politica nella zona, dopo la proclamazione ufficiale dell’indipendenza del Sud, prevista per il 9 luglio. Soddisfazione per l’accordo, che prevede la presenza di truppe etiopiche a garanzia della pace, è stata espressa da Stati Uniti e Onu.
Russia, sciagura aerea
Secondo i primi rilevamenti, sarebbe stato un errore del pilota a causare la sciagura aerea della notte scorsa avvenuta in Russia e costata la vita a 44 persone. Otto i sopravvissuti, uno dei quali in gravi condizioni. Tra loro anche due fratelli di 9 e 14 anni. Il velivolo, un Tupulev-134, ha tentato un atterraggio di emergenza su un'autostrada nei pressi dell'aeroporto di Petrozavodsk, nella Repubblica di Carelia (Russia nord-occidentale). L’aereo spezzatosi in due toccando terra, avrebbe poi preso fuoco.
Slovenia, economia
In Slovenia, il governo di centro-sinistra si indebolisce ancora, dopo che uno dei partiti che lo sostenevano – il secondo in un mese – ha abbandonato la maggioranza. Le difficoltà del governo erano cominciate dopo l’approvazione della riforma delle pensioni, richiesta dal Fondo monetario internazionale per garantire la stabilità dei conti pubblici del Paese, che fa parte della zona euro. La misura aveva provocato le critiche del Partito dei pensionati, che aveva lasciato la maggioranza, ed era stata poi respinta da un referendum all’inizio di questo mese. Il premier socialdemocratico sloveno, Borut Pahor, ha dichiarato di voler continuare a guidare un esecutivo di minoranza fino alla fine del mandato, previsto per il 2012. Il governo, tuttavia, controlla oggi solo 33 seggi su 90 in Parlamento.
Italia - politica
Con 317 sì, 293 no e due astenuti su 612 presenti, il Senato ha approvato questa mattina la fiducia al Decreto legge Sviluppo del governo. Giornata decisiva, oggi, per la politica italiana: dopo il voto di stamani, infatti, nel pomeriggio il presidente del Consiglio Berlusconi interverrà a Palazzo Madama per avviare la verifica della maggioranza, come richiesto dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il discorso del premier sul rilancio del programma di governo dovrebbe incentrarsi sulla riforma fiscale. Ieri sera all’interno della maggioranza accordo raggiunto su due punti: l’apertura al nord di sedi distaccate dei ministeri definite “operative”, per cui è stato presentato un odg alla Camera, e la fine della partecipazione alle operazioni in Libia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 172