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Sommario del 20/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il congedo di Benedetto XVI da San Marino: cari giovani, fuggite dalla prigione delle cose, Cristo ha le risposte che cercate
  • Giornata mondiale per i rifugiati: interventi di mons. Vegliò e del commissario Onu Antonio Guterres
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La "primavera araba" e il futuro del Medio Oriente al Convegno della Fondazione "Oasis", creata dal cardinale Scola
  • L'Iran, 24 mesi dopo le proteste dell'"Onda verde"
  • Giornata storica per il web che cambia faccia con l'approvazione dei domini di "primo livello"
  • Poveri e solidarietà: a Napoli concluso il convegno promosso dall'arcidiocesi e dalla Comunità di Sant'Egidio
  • Chiesa e Società

  • Nella sede Onu di Ginevra un incontro sul contributo di Papa Wojtyla ai diritti umani
  • Sudan: il vescovo di El Obeid lancia l’allarme sul conflitto armato tra Nord e Sud
  • Pakistan: ieri la Giornata di preghiera contro le violenze anticristiane
  • Corea del Sud: una Messa per riprendere il dialogo con il Nord
  • Costa d'Avorio: Caritas Internationalis stanzia un milione di euro per gli aiuti umanitari
  • Al Global Forum di Bonn oggi si è discusso di accesso all’acqua, un diritto per tutti
  • Cina orientale: le alluvioni hanno causato 170 vittime
  • Nuova Zelanda. Christchurch trema, aumenta la miseria, migliaia di casi di stress post-traumatici
  • Congo: il governo di Kinshasa vara un piano per i bambini di strada
  • Concluso a Vilnius l’incontro annuale dei segretari delle Conferenze episcopali d’Europa
  • Russia: il Comune di San Pietroburgo autorizza la processione cattolica del Corpus Domini
  • La solidarietà dei vescovi del Venezuela ai detenuti e alle loro famiglie
  • Perù: concluso il Seminario sulle risorse naturali e la Missione della Chiesa
  • In Tajikistan una legge per fermare il radicalismo islamico
  • Canada: i vescovi rinnovano il loro sostegno all’Organizzazione Sviluppo e Pace
  • Austria: a Mariazell l'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
  • Festa nelle chiese di Cina, Mongolia e Taiwan per l’ordinazione di nuovi sacerdoti e diaconi
  • Cina: oltre 8 mila visitatori per la prima Mostra di Arte sacra in una parrocchia di Pechino
  • Sud Africa: un campo di calcio a Yeoville contro lo sfruttamento dei minori
  • A Roma un incontro sull’Eucaristia e il rinnovamento della vita cristiana
  • Italia: le scuole materne cattoliche (Fism) scendono in piazza contro i tagli dei contributi statali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: il presidente Assad parla alla nazione e annuncia cambiamenti istituzionali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il congedo di Benedetto XVI da San Marino: cari giovani, fuggite dalla prigione delle cose, Cristo ha le risposte che cercate

    ◊   I sammarinesi restino fedeli ai valori delle fede cristiana: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nel discorso ai Capitani reggenti e al Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica di San Marino. Nel suo intervento, nella storica cornice della Sala del Consiglio del Palazzo pubblico, il Papa si è soffermato sul valore della sana laicità, in particolare con riferimento alla difesa della vita e alla promozione della famiglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La forza di San Marino è la sua fedeltà ai valori cristiani: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che nel suo discorso alle autorità sammarinesi si è soffermato sui veri capisaldi di una società democratica che persegua il bene comune. Il Papa ha innanzitutto elogiato l’attaccamento dei sammarinesi alle proprie radici cristiane che ne rappresentano l’identità più profonda:

    “Grazie ad essa, si può costruire una società attenta al vero bene della persona umana, alla sua dignità e libertà, e capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo a vivere nella pace. Sono questi i capisaldi della sana laicità, all’interno della quale devono agire le istituzioni civili, nel loro costante impegno a difesa del bene comune”.

    La Chiesa, ha soggiunto, “rispettosa della legittima autonomia di cui il potere civile deve godere, collabora con esso al servizio dell’uomo, nella difesa dei suoi diritti fondamentali, di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura”:

    “Per questo la Chiesa si impegna affinché le legislazioni civili promuovano e tutelino sempre la vita umana, dal concepimento fino al suo spegnersi naturale. Inoltre, chiede per la famiglia il dovuto riconoscimento e un sostegno fattivo. Ben sappiamo, infatti, come nell’attuale contesto l’istituzione familiare venga messa in discussione, quasi nel tentativo di disconoscerne l’irrinunciabile valore”.

    A subirne le conseguenze, ha poi aggiunto, “sono le fasce sociali più deboli, specialmente le giovani generazioni, più vulnerabili e perciò facilmente esposte al disorientamento, a situazioni di auto-emarginazione e alla schiavitù delle dipendenze”. Talvolta, ha poi osservato il Papa, “le realtà educative faticano a dare ai giovani risposte adeguate e, venendo meno il sostegno familiare, spesso essi si vedono precluso un normale inserimento nel tessuto sociale”:

    “Anche per questo è importante riconoscere che la famiglia, così come Dio l’ha costituita, è il principale soggetto che può favorire una crescita armoniosa e far maturare persone libere e responsabili, formate ai valori profondi e perenni”.

    Riprendendo poi un discorso del Beato Giovanni XXIII, il Pontefice ha rivolto il pensiero all’“amore della libertà” che a San Marino, ha detto, vanta “squisitamente radici cristiane”:

    “La libertà che le istituzioni sono chiamate a promuovere e difendere a livello sociale, ne manifesta una più grande e profonda, quella libertà animata dallo Spirito di Dio, la cui presenza vivificante nel cuore dell’uomo dona alla volontà la capacità di orientarsi e determinarsi per il bene”.

    Il Papa non ha mancato di incoraggiare il popolo sammarinese, che affronta oggi difficoltà economiche comuni al contesto italiano e internazionale. E ha concluso il suo discorso con un augurio per il futuro di San Marino:

    “Esprimo di cuore l’auspicio che l’intera vostra comunità, nella comunanza dei valori civili e con le sue specifiche peculiarità culturali e religiose, possa scrivere una nuova e nobile pagina di storia e divenga sempre più una terra in cui prosperino la solidarietà e la pace”.

    Ultimo atto di questa intensa visita di Benedetto XVI nella Diocesi di San Marino Montefeltro, è stato l’incontro con i giovani, a Pennabilli, in provincia di Rimini, sede vescovile della diocesi. Quattromila i ragazzi che in Piazza Vittorio Emanuele, antistante la Cattedrale diocesana, hanno accolto festosi il Pontefice ed hanno ascoltato le sue parole. Il servizio del nostro inviato a San Marino, Salvatore Sabatino:

    (applausi + musica)

    Era il momento più atteso di questa breve ma intensa visita del Papa nella diocesi di San Marino – Montefeltro. Quello a cui loro, i giovani, si sono preparati per settimane. Carichi di speranze e di aspettative, consapevoli dell’importanza di questo incontro con Benedetto XVI. “Attendono da Lei parole forti – ha riferito il vescovo della diocesi, mons. Luigi Negrisui cui fondare l’esistenza di oggi e il cammino del futuro”:

    "Santità, i giovani sono il punto più debole della nostra Chiesa e della società; sono vittime di operazioni o dí manipolazioni condotte su di loro dalla cattiva cultura e dai cattivi maestri che hanno dominato nell'ultimo secolo e mezzo la vita della nostra società e delle nostre istituzioni".

    Poi la parola è passata ad uno di loro, Marco Angeloni, che al Papa ha voluto esprimere gratitudine per l’incontro, non tralasciando però una descrizione puntuale e sentita delle difficoltà che i giovani vivono oggi: la consapevolezza che il Sacramento della Cresima è per molti l’addio al cristianesimo, la mancanza di una proposta educativa attraente, la difficile unità familiare, le relazioni amicali dominate da edonismo e materialismo, la mancanza del lavoro e la paura del quotidiano.

    "Santità, ci aiuti a capire il senso della nostra vita, il valore dell'esperienza, per sentire vibrare il nostro io e non subire i meccanismi del potere che ci circonda nelle sue varie forme".

    “Siamo qui per ascoltare le sue parole – aggiunge Marco – sicuri che attraverso i suoi insegnamenti potremo riscoprire la forza per diventare autentici protagonisti nei nostri paesi, e non semplici spettatori”. Una richiesta che si trasforma in una serie di domande concrete:

    "Il desiderio di essere liberi si può realizzare davvero? Come uscire dalla trappola dell'inutile ricerca di godimento personale, dalla rincorsa ad un piacere che ci lascia ultimamente tristi, delusi e mancanti? Come sperimentare ciò che Lei tante volte ci ha detto: “Cristo non toglie nulla, ma dona tutto?".

    Domande che il Papa ascolta con attenzione e alle quali risponde richiamando il Vangelo, il celebre episodio in cui il Signore era in cammino e un tale – un giovane – gli corse incontro e, inginocchiatosi, gli pose questa domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Un interrogativo dietro cui si manifesta l’esigenza di pienezza da trovare nell’esistenza quotidiana:

    "L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso: che cosa sono io?, per che cosa devo vivere? La verità che cerchiamo che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza".

    Il Papa parla poi della ricerca di verità in noi stessi, dell’inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare; un’inquietudine di cui prendere coscienza, non avendo paura di porsi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Domande che presuppongono risposte mai parziali. Imparate – esorta il Pontefice – a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia, che il vostro cuore è una finestra aperta sull’infinito:

    "Una delle illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe dato risposte e soluzioni a tutti i problemi dell’umanità: e vediamo che non è così. In realtà, se anche ciò fosse stato possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande più profonde sul significato della vita e della morte, sul significato della sofferenza, di tutto, perché queste domande sono scritte, per così dire, nell’animo umano e oltrepassano la sfera dei bisogni".

    L’uomo, anche nell’era del progresso scientifico e tecnologico – aggiunge Benedetto XVI – rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza, che non si ferma alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio. Eppure esiste un rischio:

    "Quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, dell’immediato, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione 'orizzontale', ma comprende anche quella 'verticale'. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà, alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore".

    Cari giovani – aggiunge il Papa – è proprio nell’apertura alla verità intera di noi stessi e del mondo che scorgiamo l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Egli viene incontro ad ogni uomo e gli fa conoscere il mistero del suo amore.

    "In Lui, in Cristo, potete trovare le risposte alle domande che accompagnano il vostro cammino. Non in modo superficiale, facile, ma camminando con Gesù, vivendo con Gesù. L’incontro con Cristo non si risolve nell’adesione ad una dottrina o una filosofia, ma ciò che Lui vi propone è di condividere la sua stessa vita e così imparare a vivere, imparare che cosa è l’uomo, che cosa sono io".

    Poi un appello forte da parte del Santo Padre:

    "Non temete di affrontare le situazioni difficili, i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore vi accompagna, è con voi!".

    Vi incoraggio a crescere nell’amicizia con Lui attraverso la lettura frequente del Vangelo e di tutta la Sacra Scrittura, la partecipazione fedele all’Eucaristia, l’impegno all’interno della comunità ecclesiale, il cammino con una valida guida spirituale. Lasciate che il mistero di Cristo illumini tutta la vostra persona!

    "Non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche. Vi conforti la testimonianza di tanti giovani che hanno raggiunto la méta della santità: Santa Teresa di Gesù Bambino, San Domenico Savio, Santa Maria Goretti, il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli – che è di questa terra! – e tanti altri, a noi sconosciuti, ma che hanno vissuto il loro tempo nella luce e nella forza del Vangelo e hanno trovato la risposta a come vivere, che cosa si deve fare per vivere".

    (applausi + musica)

    C’è bisogno di un rinnovamento profondo della diocesi a partire da ciò che il Papa ci ha detto: è questo il pensiero di sintesi del vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, all’indomani della visita pastorale di Benedetto XVI. Al microfono di Alessandro De Carolis, mons. Luigi Negri riflette sulla realtà sociale della sua diocesi alla luce delle parole del Papa:

    R. – Io ho avuto la percezione direi “fisica” che il Papa stesse facendo un grande annuncio di fede e di umanità, e che quindi con molta decisione, ma insieme con tanta amabilità, sia andato al cuore della questione, provocando la libertà di ciascuno di quelli che erano lì, di fronte alla proposta della presenza di Cristo. Scavalcando, quindi, da un lato tutti i timori, le incertezze, le difficoltà che sono legate al momento e al temperamento dei giovani, ma dall’altra, relativizzando in modo radicale tutto quel concerto di obiezioni al cristianesimo che vengono dalla mentalità dominante. Quindi, io credo sia stata una proposta autentica, adeguata, pertinente al giovane del Terzo Millennio.

    D. – Le domande che all’inizio i giovani hanno rivolto al Papa sono state, da un lato, lo specchio della realtà difficile che vivono ma, dall’altro, anche il segno di una ricerca di qualcosa che sia più stabile, in un mondo oggi per loro molto avaro di certezze. Volevo chiederle: ha avuto delle eco immediate di cosa abbiano suscitato in loro queste parole?

    R. – Hanno recepito in modo positivo questa grande provocazione. E’ come se, già credenti oppure in ricerca o magari anche lontani ma non pregiudizialmente, si siano sentiti provocati ad assumere una posizione loro, in prima persona. E questo fa nascere l’educazione.

    D. – Anche la sana laicità, intesa come rispetto della vita e della famiglia, evocata da Benedetto XVI nel discorso ai Capitani Reggenti, è un valore di estrema attualità…

    R. – Io credo che lì il Papa abbia riproposto uno dei punti sui quali mi sono soffermato di più, in questi anni: che la tradizione di libertà di San Marino non è un individualismo che, irresponsabilmente, si traduce nel fare tutto quello che pare e piace – dalle banche al patrimonio, tanto per indicare due degli aspetti della Repubblica di San Marino – ma è una responsabilità. C’è una responsabilità che ciascuno si assume di fronte alla sua persona, di fronte alla sua coscienza, di fronte alle situazioni, di fronte alla realtà sociale. E quindi, il Papa ha fatto capire che l’attualità di San Marino è legata alla responsabilità con cui questa popolazione, questa società rispondono – a partire dalla fede – alle circostanze certo non facili in cui si trovano oggi.

    D. – Dopo le sensazioni a caldo, l’entusiasmo, il calore, si apre per la vostra diocesi la pagina del “dopo”. Pagina che inizia da dove, eccellenza?

    R. – Io ci sto pensando: nasce, secondo me, da una puntualizzazione, da un messaggio che vorrò fare a tutto il popolo e il clero. Poi, io ho intenzione, su questo, di fare la tre-giorni del clero che tradizionalmente teniamo in settembre, perché è necessario un ripensamento globale della stessa vita, della stessa struttura della diocesi. E' necessaria, perché ormai le situazioni sono tali per cui non si può andare avanti senza un continuo aggiornamento. Si tratta di fare un ragionamento a partire da quello che il Papa ci ha proposto. (gf)

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    Giornata mondiale per i rifugiati: interventi di mons. Vegliò e del commissario Onu Antonio Guterres

    ◊   Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato che quest’anno coincide, tra l’altro, con il 60.mo anniversario della fondazione dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Ieri a Lampedusa, meta di flussi migratori soprattutto dal Nord Africa, l’Alto Commissario António Guterres ha incontrato i richiedenti asilo e le autorità locali. La Chiesa da sempre è presente tra i rifugiati e gli sfollati. Al microfono di Fabio Colagrande, l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, spiega quali situazioni umanitarie oggi preoccupino il dicastero vaticano:

    R. – Nell’arco dei suoi 60 anni di vita, l’Acnur ha aiutato milioni di rifugiati. Questa organizzazione ha, tra l’altro, sviluppato delle soluzioni per ottenere ai rifugiati la cittadinanza del Paese di reinsediamento o la possibilità di reinsediarsi in altri Paesi. Mentre per la maggior parte dei rifugiati l’Acnur li assistite per poter tornare nei Paesi di origine e ricostruirsi una nuova vita. Tuttavia, l’esistenza stessa di questa organizzazione internazionale indica che la situazione dei rifugiati rimane irrisolta. In origine, l’Acnur era stata creata con mandato triennale. Invece, esso è stato rinnovato e da qualche anno, è diventata un’organizzazione permanente. Purtroppo, i problemi che essa affronta sono in continua evoluzione e le sfide del suo mandato diventano sempre più ampie. L’Acnur nacque per far fronte ai 19 milioni di sfollati europei prima del 1951, in conseguenza alla Guerra Mondiale. Il suo mandato si è poi esteso ai rifugiati ungheresi durante la rivoluzione del 1956. Negli anni seguenti, diverse situazioni in Algeria, Cambogia e Tibet, hanno richiesto il suo intervento in altri continenti. Man mano queste situazioni hanno portato l’Acnur ad interessarsi dei rifugiati di tutto il mondo. Perciò, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha allargato il suo raggio di azione a categorie di persone non protette, quali gli apolidi e le persone sfollate per conflitti militari o per violazione dei diritti umani. Purtroppo, altre nuove sfide sono alle porte. Ad esempio: chi si prenderà la responsabilità di quelle persone che devono lasciare il proprio Paese per motivi climatici? Un’altra sfida da affrontare è rappresentata dall’atteggiamento di ostilità dell’opinione politica, da cui emerge che il problema da risolvere sono i rifugiati stessi e non più le cause che li portano a fuggire.

    D. – Come si esprime oggi l’impegno della Chiesa universale nei confronti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei profughi?

    R. – La Chiesa è presente fra i rifugiati e gli sfollati in diversi modi. Ciò dipende molto dal tipo di coinvolgimento delle Conferenze episcopali o del vescovo locale. Ad esempio, ci sono sacerdoti e suore che sono a contatto diretto con le persone nei campi di rifugiati e a volte il vescovo cura il campo come una vera parrocchia. Inoltre, diverse congregazioni religiose si prodigano direttamente, mentre altre collaborano con il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jesuit Refugee Service). Questo servizio è stato creato da Padre Arrupe, preposto generale dei Gesuiti, per rispondere ai boat people del Vietnam, cioè quei rifugiati che scappavano via mare dalla guerra in Vietnam. Un ruolo speciale è riconosciuto alla Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni (Icmc - International Catholic Migration Commission) che è specializzata nel reinsediamento dei rifugiati in Paesi terzi. Ad oggi, più di un milione di persone sono state reinsediate. Essa porta avanti pure diversi progetti socio-economici, come ad esempio il micro-credito. Inoltre è attiva la Caritas, sia a livello diocesano che a livello nazionale, per offrire vari tipi di assistenza: dagli aiuti per fronteggiare le emergenze, al coinvolgimento diretto per la gestione dei campi di rifugiati. Essa cura i rifugiati traumatizzati e interviene per la reintegrazione dei bambini soldato. Una delle nuove sfide sarà la presenza di “rifugiati urbani”. Questo è un nuovo fenomeno emergente. Infatti, un numero sempre più elevato di rifugiati, al momento circa la metà, si sposta nelle città. Il problema è quindi quello di raggiungerli nelle città ove diventano invisibili e si mimetizzano tra la gente, specialmente nei quartieri poveri.

    D. – Ci sono delle particolari situazioni umanitarie, forse sottovalutate dalla comunità internazionale, che allarmano il vostro dicastero in questo momento?

    R. – Il dicastero segue con grande apprensione tutte le persone rifugiate e sfollate. In particolare, si aggiorna sulle situazioni di emergenza, studia le politiche, sviluppa una pastorale diretta alle diverse necessità. Una delle sue preoccupazioni riguarda i bambini che si trovano nei campi di rifugiati, molti dei quali non conoscono altre realtà perché lì sono nati e cresciuti. Ciò si verifica per esempio nei campi di rifugiati in Tailandia, dove tuttora vivono 150.000 persone, in queste condizioni da vent’anni. Un altro esempio si riscontra nella parte est della Repubblica Democratica del Congo, dove si contano più di un milione e settecentomila sfollati a causa della guerra. Negli ultimi 12 anni, per via delle continue violenze militari, 5,5 milioni di persone sono morte e tantissime donne sono state stuprate. Preoccupante pure la situazione in Sudan con il conflitto in corso ad Abjei, e i continui bombardamenti degli aeroplani. In Darfur, centinaia di migliaia di persone vivono ancora nei campi di rifugiati e non risulta chiaro il destino di tanti del Nord che ora si trovano al Sud e viceversa. Prenderanno forse la nazionalità della nuova Nazione? Avranno ancora il diritto di rimanere cittadini del Sudan? Per di più, il Sud Sudan dovrà fronteggiare il ritorno di un altissimo numero di persone dal Nord del Paese. Il processo della loro integrazione rappresenterà una grande sfida.

    D. – Ormai dall’inizio dell’anno, e anche in queste settimane, si susseguono nel Mediterraneo naufragi di imbarcazioni di fortuna che causano decine di vittime e dispersi. Si tratta molto spesso di profughi provenienti dal Nord-Africa, molto spesso in fuga dal conflitto libico. La sensazione è che l’Europa non abbia trovato una strategia comune per affrontare questa drammatica situazione. Cosa ne pensa?

    R. – Una sfida notevole si presenta nel Nord Africa, specialmente in Tunisia, in Egitto e Libia. Cerchiamo però di guardare questo problema nelle sue reali proporzioni. La Tunisia ha accolto mezzo milione di persone, di cui 290.000 libici. L’Egitto ne ha accolte 340.000, di cui 161.000 dalla Libia. Più di un milione di persone ha lasciato la Libia. In Italia sono giunti 15.000 libici richiedenti asilo, ciò non dovrebbe essere un problema. Altri Paesi industrializzati hanno fatto fronte a situazioni simili e vari “Paesi del Sud” stanno ospitando un grande numero di rifugiati. La Liberia, ad esempio, ha accolto circa 200.000 Ivoriani. Alcune Nazioni industrializzate dichiarano che i rifugiati dovrebbero rimanere nella regione del Nord Africa. Questo è esattamente ciò che sta accadendo nei riguardi dei Libici che arrivano in Italia e in altri Paesi europei. È una tragedia che queste persone debbano scappare imbarcate su carrette del mare che spesso affondano e fanno perdere loro la vita. Oggi, con la disponibilità di mezzi elettronici sofisticati e con l’ausilio di Frontex “l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea", l’Unione Europea dovrebbe essere capace di monitorare queste imbarcazioni e raggiungerle per prestare loro assistenza, prima ancora che si trovino in difficoltà sfiorando la tragedia del naufragio. La chiusura delle frontiere non è la risposta. I Paesi dovrebbero garantire i diritti dei rifugiati ed agire d’accordo con la Convenzione del 1951, che prevede di assistere coloro che hanno bisogno, di accoglierli, e di trattarli come gli stessi cittadini.

    Sono 43 milioni e 700 mila le persone che nel mondo sono costrette a fuggire. I 4/5 sono accolti da Paesi in via di sviluppo. Le cifre arrivano dal "Global Trends 2010", il Rapporto statistico annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Pubblicato oggi, il Rapporto è stato presentato a Roma dall’Alto commissario, Antonio Guterres che ieri a Lampedusa ha incontrato i richiedenti asilo e le autorità locali. Proprio oggi, infatti, ricorre la Giornata mondiale del Rifugiato. Alla conferenza stampa c’era per noi Debora Donnini:

    Nel 2010, si contano quasi quattro milioni di persone nel mondo che lasciano la propria casa. La fotografia scattata dall’Unhcr fa vedere 15 milioni E 400 mila rifugiati, 27 milioni E500 mila sfollati interni e 850 mila richiedenti asilo. Numeri drammatici che non prendono in esame gli spostamenti forzati del 2011, come quelli in Libia, Siria o Costa d’Avorio. I rifugiati sono prevalentemente afghani, ma anche iracheni, somali, della Repubblica Democratica del Congo e sudanesi. Non solo. Ci sono 15 mila 500 domande d’asilo presentate da minori non accompagnati o separati. Sentiamo l’alto commissario dell’Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres.

    “There are two key-factors to be analized: … “.
    Due sono i fattori chiave importanti da tenere presenti. Innanzitutto, che nel 2010 abbiamo avuto il più alto numero di rifugiati e di sfollati mai avuti negli ultimi 15 anni, e questo a causa sia delle numerose crisi nuove che sono insorte, sia a causa delle vecchie guerre che non trovano fine. Il secondo fattore molto importante è che c’è l’impressione errata che sia il mondo industrializzato ad accogliere la stragrande maggioranza di questi rifugiati, quando invece i quattro quinti di questo numero si trova nei Paesi in via di sviluppo, in un momento in cui è in costante aumento il numero di persone che necessitano di protezione. L’unica politica che può essere attuata è quella di mantenere le frontiere aperte".

    A livello europeo, Guterres sottolinea la necessità di armonizzare il sistema per rendere il trattamento quanto più simile nei vari Paesi dell’Unione. Rispondendo ad una domanda, l’alto commissario dell’Onu ribadisce il “no” ai respingimenti. E spiega che, laddove arrivino barche con migranti e rifugiati, la procedura deve essere “la garanzia dell’accesso a tutte le persone”. Poi, aggiunge: “Chi ha il diritto all’asilo politico deve essere accolto mentre gli altri possono essere rimandati indietro nel rispetto del diritto internazionale”. Guterres, che ieri è stato a Lampedusa, ha voluto ringraziare sentitamente gli uomini della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una civiltà unica: in prima pagina, un editoriale del vicedirettore sulla visita di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino - Montefeltro.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi economica greca, con l’Eurogruppo che prende tempo sull’erogazione di nuovi aiuti.

    Abbiamo aperto la finestra e aspettiamo: in cultura, Marco Beck su poesia e fede nella Grecia contemporanea.

    Compagnia di giro in cerca del vero nemico: Claudio Toscani recensisce l’ultimo libro di Ferruccio Prazzoli “Il mondo è rappresentazione”.

    Ambivalenze dell’emancipazione: dormitori separati alla Catholic University of America di Washington.

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Riccardo Burigana dal titolo “Anglicani e luterani al servizio dell’unità”: fino al 25 giugno a Gerusalemme la riunione della commissione internazionale.

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    Oggi in Primo Piano



    La "primavera araba" e il futuro del Medio Oriente al Convegno della Fondazione "Oasis", creata dal cardinale Scola

    ◊   "Medio Oriente, verso dove? Nuova laicità e imprevisto nordafricano". E’ il tema del convegno internazionale che si è aperto oggi a Venezia. Ha promosso l'incontro, che durerà tre giorni, la Fondazione Oasis, creata nel 2004 dal cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola. Sull'inizio dei lavori ci riferisce il nostro inviato nel capoluogo veneto, Giancarlo La Vella:

    Che cosa sta succedendo in Medio Oriente e, soprattutto, che ne sarà delle minoranze cristiane? Da questa provocazione prende spunto il Convegno di Venezia sul Medio Oriente, che ormai è un concetto allargato che va ben oltre le dimensioni puramente geografiche. Quest’area è oggi luogo di confronto, se non di dialogo, tra due mondi: quello occidentale e la sfaccettata realtà arabo-islamica. E, come stiamo vedendo, in questi giorni anche all’interno di quest’ultima stanno avvenendo rivolgimenti decisivi che avranno una inevitabile ricaduta sui futuri rapporti proprio con l’Occidente.

    Apertura di rito al Convegno del presidente di Oasis, il cardinale Scola. Poi, le analisi dei testimoni diretti di quanto sta realmente avvenendo in Paesi investiti dai fermenti rivoluzionari: presuli e laici dalla Siria, Libia, Libano, Penisola Arabica, Giordania, Egitto, Tunisia, Nigeria e Pakistan. Aree, queste, in cui stanno avvenendo fenomeni che rappresentano una sfida anzitutto per la Chiesa locale, come ha sottolineato mons. Maroun Elias Lahham, arcivescovo di Tunisi. “Bisogna rispondere subito - ha proseguito il presule - alle istanze di democrazia e dignità umana. E’ un grido di dolore di fronte al quale non si può rimanere spettatori”. “Sarebbe un errore - ha detto poi il prof. Olivier Roi, orientalista e docente all’Istituto Universitario Europeo - considerare la ‘primavera araba’ come una semplice richiesta di cambiamento: è qualcosa di più radicale, che mette in crisi i punti fermi finora dettati nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo dalle leadership politiche e dalle autorità religiose locali”. Ma sui temi del Convegno, sentiamo il cardinale Angelo Scola:

    R. - Il tentativo di Oasis si innesta in una tradizione ben precisa, che è quella di capire: noi siamo ostinati nel dire che bisogna, prima di tutto, conoscere e capire. Già qualche anno fa, abbiamo introdotto talune categorie nel nostro incontro internazionale che lasciavano percepire i cambiamenti che si sarebbero prodotti: allora, ci hanno colto sì di sorpresa, ma non di sorpresa in senso assoluto. Adesso, vogliamo capire cos’è questo sommovimento che è in atto sia nel Nord Africa, sia nel Medio Oriente, cercando di vedere come questo possa essere una condizione per una scoperta dell’unità del Mediterraneo come un nuovo “mare nostrum” e quindi come una possibilità di costruzione di un serio incontro interreligioso, che è più che mai decisivo per il futuro di tutta quanta l’umanità. In modo particolare, vorremmo cercare di comprendere se questa idea tutta occidentale di laicità può funzionare o no nel paragone con queste forme politiche e istituzionali che sono in atto nei Paesi a grande maggioranza musulmana.

    D. - La situazione dei cristiani?

    R. - La situazione dei cristiani è, spesso, assai dolorosa; è sempre molto provata. Tuttavia, una delle scelte fondamentali di Oasis è stata proprio quella di passare attraverso i cristiani per questo grande lavoro di conoscenza e di comprensione. Qui sono molto numerosi: siamo una decina di vescovi e c’è anche Sua Beatitudine, il Patriarca dei cattolici copti d’Egitto. Loro ci aiuteranno a capire sia i fenomeni che sono in atto, che la loro particolare situazione. (mg)

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    L'Iran, 24 mesi dopo le proteste dell'"Onda verde"

    ◊   In Iran, due anni fa, con la morte della ventiseienne Neda Agha Soltan durante un corteo, arrivavano al culmine le proteste della cosiddetta "Onda Verde" contro la rielezione del presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Davide Maggiore ha chiesto ad Antonello Sacchetti, giornalista e autore di saggi sull’argomento, cosa è cambiato nel Paese in questi 24 mesi:

    R. - La situazione, dal punto di vista politico, si è cristallizzata: il confronto non è più tanto fra riformisti e conservatori, quanto una lotta tra Ahmadinejad e una parte dei conservatori che allora contribuirono alla sua rielezione, ma che oggi sono contro di lui sulla politica economica e la politica internazionale. Da un punto di vista della repressione, la situazione - probabilmente - è ancora peggiore, ed anche il movimento di protesta fatica a trovare degli strumenti nuovi.

    D. - Ahmadinejad oggi è più forte o più debole di due anni fa?

    R. - E’ più debole anche per una serie di fattori fisiologici: tra due anni ci saranno di nuovo le elezioni presidenziali e Ahmadinejad non potrà ricandidarsi. Al di là di questo, ha dovuto affrontare una serie di controversie che gli hanno inimicato una buona parte del fronte conservatore. E’ un personaggio che - forse - si avvia ad uscire dalla scena.

    D. - Che effetti può avere la "primavera araba" sulle ambizioni internazionali di Teheran e sulla tenuta del governo degli Ayatollah?

    R. - Probabilmente, tutta la "primavera araba" ha preso ispirazione proprio da quell’esempio di grande mobilitazione che c’è stata due anni fa in Iran, ma con un contesto decisamente diverso: quelle arabe molto spesso sono autocrazie, mentre quello dell’Iran è un regime molto più complesso, nel quale ci sono anche intere categorie sociali che beneficiano di questo e che non sanno cosa potrebbe accadere se un domani questo regime dovesse cambiare o crollare. Da un punto di vista internazionale, tutto questo cambia un po’ gli equilibri. E’ anche interessante vedere come le dichiarazioni del governo iraniano mutino a seconda che si parli delle rivolte in Siria - che, appunto, sono sempre frutto delle intromissioni dell’Occidente - mentre quando si parla di quelle in Bahrein danno pieno sostegno ai rivoltosi.

    D. - In questo contesto, che ruolo può assumere la comunità internazionale?

    R. - Per quanto riguarda l’Iran, ha avuto e sta avendo un comportamento un po’ altalenante. E’ chiaro che tutto quello che è successo nel Mediterraneo negli ultimi mesi ha catalizzato l’attenzione della comunità internazionale, ma è anche vero che di Iran ormai non se ne parla più da tantissimo tempo. Io non sono tra quelli che auspicano l’isolamento dei regimi: quando sono più isolati, spesso più la repressione aumenta. Detto questo, è auspicabile che la comunità internazionale ripristini un dialogo sulla democrazia, sul rispetto dei diritti umani e soprattutto su quello che sta avvenendo ad alcuni personaggi: i leader dell’Onda Verde - Moussavi e Karrubi - sono di fatto agli arresti domiciliari da mesi e non si hanno notizie certe di quanto stia avvenendo, né mi sembra che dalla comunità internazionale ci sia stata la giusta attenzione riguardo a questo fatto. (mg)

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    Giornata storica per il web che cambia faccia con l'approvazione dei domini di "primo livello"

    ◊   Importanti novità nei domini della Rete vengono annunciate oggi da Singapore, dove è in corso il meeting dell’Icann (Internet Corporation for Assigned Names e Numbers), l’ente internazionale responsabile della gestione del web. Tra i partecipanti all’incontro c'è l’ing. Mauro Milita, responsabile dei Servizi Informatici della Radio Vaticana, che sta seguendo i lavori in rappresentanza della Santa Sede. Roberta Gisotti lo ha intervistato:

    D. - Mauro Milita, prima di conoscere le novità, ti chiedo di spiegare che cosa è l’Icann e quali compiti svolge?

    R. – L’Icann è una sigla che sta per Internet Corporation for Assigned Names and Numbers ed è l’ente internazionale che regola i nomi a dominio su Internet, quindi quando noi digitiamo il classico "www.com" ad esempio, quel nome viene assegnato, regolato a livello mondiale da Icann.

    D. – Ed ora le novità annunciate sui domini. Perché si parla di un evento storico, che cosa accadrà?

    R. – Finora, i domini di primo livello, cioè i nomi che sono dopo il punto – ad esempio, .com, .org, ecc. – erano limitati a pochi esempi e più che altro di tipo istituzionale, appunto “org”, che sta per organization, “com” che sta per commercial e così via. La rivoluzione è che si aprono nuovi domini di primo livello, quindi sarà possibile per enti, istituzioni e anche per privati proporre una gestione in proprio di nomi di primo livello. Questo significa aprire Internet al di là di ogni possibile utilizzo, raccogliendo i nomi a dominio per categoria, perciò è una vera e propria grande rivoluzione, anche sotto il profilo economico, perché sarà una grande spinta per l’economia mondiale.

    D. – Perché permetterà alle istituzioni, agli enti e ai privati di pubblicizzarsi in qualche modo attraverso il nome sul dominio…

    R. – Non soltanto per questo, perché permetterà di ottenere l’assegnazione di domini di primo livello. Ad esempio, si potranno avere dei domini come ".hotel" o qualsiasi altra parola e poi riassegnare i secondi livelli, ovvero le attività umane saranno raccolte per nomi di dominio. Chi potrà acquistare il diritto di rivendere poi i domini di secondo livello, naturalmente, ne farà un grosso business evidentemente, perché questo è a carattere mondiale.

    D. – Questo significa anche una semplificazione, un’agevolazione per gli utenti…

    R. – Sicuramente sì, perché mentre prima queste grandi categorie raccoglievano in sé una grande pletora di organizzazioni diverse, di strutture anche di finalità diverse degli enti che erano presenti su Internet, questo specializzerà ulteriormente le attività. Faccio un esempio molto semplice, sciocco quasi, che può essere “.dog” per dire il cane: ebbene, tutto ciò che riguarda i cani, tutto ciò che riguarda qualsiasi altra attività, e tutto l’indotto che è connesso con quel nome a dominio, potrà essere agevolmente rappresentato con quel nome a dominio.

    D. – L’Icann è nata nel 1998 sotto l’amministrazione Clinton ed ha sede negli Usa, ma ora sono in molti, Cina e Russia capofila, a chiedere che il governo di Internet passi sotto l’egida dell’Onu. E’ una richiesta ragionevole?

    R. – Dal nostro punto di vista, sicuramente è una richiesta comprensibile, perché all’interno di Icann esiste quello che viene chiamato il “Gac” altra sigla, che sta per Governmental Advisory Commitee, nel quale sono rappresentati più di 50 governi e istituzioni a livello mondiale, quindi è una specie di piccola Onu dell’Internet. Al momento, questa struttura di cui la Santa Sede fa parte sin dall’inizio, ha soltanto una funzione consultiva. Naturalmente, è abbastanza evidente che la comunità internazionale non veda molto di buon occhio un predominio americano, quindi sta cercando di richiedere che il controllo di un’attività fondamentale per l’uomo, come Internet, passi nel possibile controllo della comunità internazionale, ovvero in qualche modo delle Nazioni Unite.

    D. – Questo è dibattito aperto al momento…

    R. – E’ un dibattito aperto da tempo. Gli americani, naturalmente, hanno promesso che la tendenza sarà quella, perché al momento Icann è supportata e appoggiata dalla Camera di commercio degli Stati Uniti. I principali server che regolano il traffico sono ancora fisicamente negli Stati Uniti, ma naturalmente via via che il “Gac” aumenterà la propria rappresentanza mondiale – e anche dopo questa giornata storica sicuramente aumenteranno – il livello di pressione sarà tale per cui credo che prima o poi – ma è una mia opinione personale naturalmente – la cosa riuscirà. (ma)

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    Poveri e solidarietà: a Napoli concluso il convegno promosso dall'arcidiocesi e dalla Comunità di Sant'Egidio

    ◊   Si è chiusa ieri sera a Napoli la due giorni di lavori sul tema “Il dono e la speranza, gli amici dei poveri a convegno”: il primo appuntamento mondiale per mettere al centro i bisognosi ma anche i tanti uomini e donne di buona volontà che si spendono per loro. La manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Diocesi di Napoli ha visto la partecipazione di oltre 1500 volontari in rappresentanza di 157 organizzazioni che hanno voluto celebrare la carità, come ricchezza autentica, vera e propria riserva di umanità. Per un bilancio, Cecilia Seppia ha sentito Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - Direi che il punto anzitutto è sulla carità. Io credo che sia un’autoconvocazione dal basso - 150 movimenti, associazioni e comunità, veramente amici dei poveri - per dire: “Oggi non contano solo i soldi. Oggi i poveri possono aiutarci a ritrovare un umanesimo, un umanesimo cristiano di cui ha bisogno il nostro Paese”.

    D. - La carità come ricchezza e come risorsa per ciascuno e quindi per il singolo, per la Chiesa, per il Paese…

    R. - I poveri tornano al centro della Chiesa, il Vangelo dei poveri torna al centro dell’agenda e della vita personale: l’incontro col povero cambia la vita, la forza debole della preghiera e i poveri che in realtà interrogano i nostri stili di via… Questa parte non la può fare lo Stato: a noi non interessa né l’assistenza né il sostituirci ai servizi pubblici. C’è il problema di riumanizzare, di ritrovare la “pietas”, di ritrovare l’arte del vivere insieme. Tutto quello che sembra che il nostro Paese abbia un po’ smarrito.

    D. - Benedetto XVI ha detto che “i poveri sono il tesoro della Chiesa”: lo scopo di questo convegno è anche ribadirlo alla società civile? Fare in modo che sia un pensiero condiviso?

    R. - Io credo assolutamente di sì. Io penso sia stata una grande festa dello Spirito Santo. Immagini tutte le storie di condivisione, le innovazioni, le invenzioni per stare accanto ai poveri: il bambino disabile che non ha più i capelli dietro la testa perché nessuno lo ha mai preso in braccio e poi, pian piano, ricrescono perché si comincia a prenderlo in braccio, magari perché adottato. In realtà, i poveri hanno una forza: hanno la forza di interrogarci e di farci essere come dobbiamo e come possiamo essere. Tutto questo oggi è il bene che manca all’Italia: è un’Italia che ha smarrito se stessa. Gli immigrati che sembrano essere sempre un pericolo; i rom che sembrano essere sempre un pericolo; gli anziani che sembrano essere sempre più un peso: è una società che ha smarrito perfino le parole per dire come è la realtà; una società che chiama clandestini quelli di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo ritrovato un linguaggio e il linguaggio è - banalmente - che sono nostri fratelli… Questo non è buonismo, ma è essere semplicemente noi stessi e che tutto questo fa di noi persone - uomini e donne - che possono aiutare l’Italia a ritrovare un pensiero e una umanità.

    D. - Molte testimonianze a confronto, tanti gruppi, tante associazioni uniti dalla scoperta di un bagaglio comune: quello di voler fare qualcosa insieme per un unico obiettivo...

    R. - Io direi ancora di più, più di un bagaglio comune. Lei immagini la comunione e dove si riscopre l’ecumenismo? Dove si riscopre la centralità del Vangelo dei poveri, dove don Benzi diventa patrimonio di tutti, dove il servizio della Comunità di Sant’Egidio diventa un servizio a tutti. Io credo che questo sia un tesoro straordinario e che questa sia la normale festa dell’essere cristiani. Non c’è una ricetta, non c’è un documento finale, ma c’è molto di più: c’è una comunione che è stata una festa dello Spirito, è la Pentecoste con i poveri.(mg)

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    Chiesa e Società



    Nella sede Onu di Ginevra un incontro sul contributo di Papa Wojtyla ai diritti umani

    ◊   La promozione dei diritti umani e Giovanni Paolo II. È questo il titolo dell’evento in programma stasera a Ginevra nella grande sala delle Assemblee del Palazzo delle Nazioni Unite. Promosso dalle Missioni Permanenti della Santa Sede e della Polonia presso l’Onu, l’evento vuole rendere omaggio a Papa Wojtyła dedicandogli un atto solenne cui parteciperanno personalità ecclesiali, membri delle numerose organizzazioni internazionali presenti a Ginevra, diplomatici, giornalisti e il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, con un messaggio speciale. L’evento commemorativo intende sottolineare proprio a Ginevra, città sede del Consiglio Onu dei diritti umani, il ruolo di Papa Giovanni Paolo II nello sviluppo dei diritti umani universali. Un documentario di dieci minuti – hanno annunciato gli organizzatori dell'evento – precederà una discussione nel corso della quale saranno approfondite le dimensioni sociale, politica, spirituale ed universale del contributo di Papa Wojtyła alla causa dei diritti e delle libertà fondamentali dell’essere umano. Per parlarne sono attesi il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Hanna Sichoka e l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechai Lewy, che evocherà il nuovo corso delle relazioni ebraico-cristiane aperto da Papa Wojtyla. Durante il suo lungo pontificato, il Papa “polacco” ha posto l’accento sulla dignità umana per tutti, la libertà di associazione, di coscienza e religione, il diritto al lavoro, all’azione politica e alla vita ed ha così contribuito – afferma un comunicato stampa sull’evento – a cambiamenti fondamentali in Paesi colpiti dall’oppressione e la dittatura. La serata si concluderà con un concerto e con l’inaugurazione di una mostra filatelica sui numerosi viaggi apostolici compiuti da Giovanni Paolo II, tra il 1978 ed il 2005. (Da Ginevra, Silvana Bassetti)

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    Sudan: il vescovo di El Obeid lancia l’allarme sul conflitto armato tra Nord e Sud

    ◊   Il vescovo di El Obeid, Macram Max Gassis, ha denunciato all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) la grave situazione del Sudan a pochi giorni dalla separazione tra il Nord e il Sud del Paese in due Stati indipendenti, votata in un referendum popolare e che diventerà operativa il 9 luglio prossimo. Il presule, in particolare, ha parlato della regione di frontiera del sud Kordofan, oggetto di un esodo di massa da parte della popolazione per ragioni di sicurezza, data la criticità della situazione soprattutto nella capitale Kadugli, attaccata dall’esercito del Nord all’inizio di questo mese. Secondo il vescovo, la cui diocesi di competenza si estende prevalentemente a Nord, tra i gruppi etnici più colpiti ci sono i Nuba, sia musulmani che cristiani. La speranza risiede nei negoziati avviati giovedì scorso, come riporta l’agenzia Fides, tra l’esercito del Nord Sudan e il Sudanese People’s Liberation Army. Sul piano umanitario la situazione è molto grave. Secondo suor Carmen, una missionaria comboniana messicana che opera nell’area dei Monti Nuba, che fanno parte del sud Kordofan, dove continuano i combattimenti tra gli eserciti di nord e sud Sudan, “intere famiglie continuano ad errare senza meta, prive di assistenza umanitaria, mentre continuano i bombardamenti da parte dell’aviazione governativa. Siamo preoccupati per i nuovi combattimenti, ma speriamo ancora che la comunità internazionale possa venire in nostro soccorso” afferma la missionaria all'agenzia Fides. Le piogge continuano a battere incessantemente la zona e gli sfollati sono privi di protezione” dice mons. Roko Taban Mousa, amministratore apostolico di Malakal. “I bambini e gli anziani sono i più colpiti da questa drammatica situazione: malaria e diarrea continuano a mietere vittime. Non vi sono quindi miglioramenti significativi delle condizioni umanitarie. (R.B.)

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    Pakistan: ieri la Giornata di preghiera contro le violenze anticristiane

    ◊   Ha raccolto l’adesione entusiastica delle comunità cristiane di tutte le confessioni e anche delle altre comunità religiose presenti, la Giornata di preghiera per il Pakistan che si è svolta ieri in risposta al moltiplicarsi delle violenze anticristiane che si susseguono nel Paese, specialmente nella provincia del Punjab. Uno degli ultimi casi è stato segnalato dalla Fides: si tratta della vicenda d Farah Hatim, una giovane cattolica costretta con la forza a convertirsi all’Islam e a sposare un musulmano a Rahim Yar Khan. Il consigliere speciale del Primo ministro per gli Affari delle minoranze religiose ha detto di aver promosso l’avvio di un’indagine per accertare se la ragazza sia davvero trattenuta contro la sua volontà, mentre il suo caso è arrivato in Parlamento. Ancora più drammatica, se possibile, la storia di Rani Masih, una donna di 35 anni, madre di tre figli e affetta da tubercolosi, che tre mesi fa ha lasciato la famiglia musulmana presso la quale era domestica a causa delle proprie condizioni di salute e in cambio ha ottenuto una denuncia di furto da parte della stessa, convalidata dalla complicità delle forze dell’ordine che le hanno estorto una dichiarazione di colpevolezza. Un sacerdote di Muzaffargarh, di cui la cittadina di Sultan dove è avvenuto il fatto è distretto, padre Sajid Masih, ha raccontato all'agenzia AsiaNews come spesso nel Punjab famiglie cristiane, per fame e per necessità, siano costrette al lavoro forzato. La data scelta per la Giornata di preghiera, il 19 giugno, coincide con la celebrazione in Pakistan della Festa del papà: “Vogliamo ringraziare il nostro Padre che è nei cieli e chiedere la sua benedizione per la nostra terra, che vive una situazione difficile – ha detto Haroon Barkat Masih, direttore della Masihi Foundation, impegnata nella difesa dei cristiani e promotrice dell’iniziativa – vogliamo creare ponti tra comunità diverse, essere voce degli emarginati, costruire una società tollerante e armoniosa”. La Giornata ha trovato l’appoggio del vescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Anthony Rufin: “Apprezziamo l’iniziativa, che manda un messaggio chiaro: i cristiani pregano per il loro Paese in un momento cruciale per il futuro, hanno sempre avuto un ruolo positivo per lo sviluppo, ma ancora oggi sono discriminati e a volte perseguitati – ha detto – vogliamo dire che siamo pienamente pakistani e preghiamo il Padre celeste per la pace in Pakistan”. Consensi sono arrivati anche dal leader della comunità Sikh, Sardar Kalyan Singh: “La giornata porta un messaggio di speranza a tutte le comunità, specialmente alle minoranze”, e dallo studioso musulmano Mehfooz Ahmed Khan: “Il Pakistan ha bisogno di tali iniziative per promuovere l’armonia. Deploriamo le violenze che i cristiani subiscono nel Punjab”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Corea del Sud: una Messa per riprendere il dialogo con il Nord

    ◊   “Chiedere la fine delle ostilità che stanno dividendo ancora di più la penisola coreana”: questo l’obiettivo della Messa per la pace organizzata dalla Conferenza episcopale della Corea del sud e celebrata venerdì scorso nella zona demilitarizzata sul confine, cui hanno partecipato circa 20mila cattolici sudcoreani. “Stiamo affrontando la crisi peggiore mai verificatasi dalla divisione della Corea – ha detto il vescovo di Chunchon, Luca Kim Woom-hoe – dobbiamo tornare a rispettarci l’un l’altro”. Il vescovo, che è anche presidente della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano, ha aggiunto all'agenzia AsiaNews: “Come ho scritto nel mio messaggio per la Giornata dell’Unità, la Corea del Nord deve impegnarsi in molti campi, se vuole rispetto, deve migliorare la situazione dei diritti umani e iniziare a comportarsi con sincerità”. “Il compito dei cattolici del Sud – ha concluso – è pensare a quei fratelli al di là del confine che vengono lasciati morire di fame. Abbiamo bisogno di un atteggiamento attivo, non dobbiamo scordarci che siamo apostoli di pace”. (R.B.)

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    Costa d'Avorio: Caritas Internationalis stanzia un milione di euro per gli aiuti umanitari

    ◊   Sono 668 milioni di valuta locale, pari a circa un milione di euro, i fondi stanziati da Caritas Internationalis per la crisi in Costa d’Avorio. Dal 13 al 30 giugno, infatti, una delegazione dell’organizzazione internazionale per gli aiuti umanitari soggiornerà nel Paese africano per una missione di sostegno e solidarietà con gli ivoriani. A distribuire concretamente gli aiuti sarà poi la Caritas della Costa d’Avorio, diretta da padre René Agbo Agbo. I beneficiari di tali fondi saranno 27mila abitanti, tutti situati ad Agboville, Abidjan e nelle periferie. Oltre agli aiuti umanitari, la Caritas si sta già occupando di assicurare la corretta assistenza sanitaria, nutrizionale ed igienica a tutti gli ivoriani, guardando con particolare attenzione alla piaga dell’Aids, alla questione della vaccinazione infantile e a drammi come la violenza sessuale e il rimpatrio degli sfollati. Intanto, un forte appello alla pace nel Paese è arrivato, nei giorni scorsi, dall’arcivescovo di Abidjan, mons. Jean Pierre Kutwa, che ha celebrato una Messa nella Parrocchia di Nostra Signora dell’Incarnazione. Nella sua omelia, il presule si è rivolto in particolare ai giovani, invitandoli ad essere “ambasciatori di pace”, evitando di chiudersi al dialogo ed al confronto. Centrale, poi, la sua esortazione a coltivare l’amore in senso evangelico: “L’amore ci unisce in modo profondo – ha detto il presule – L’amore e la pace vanno di pari passo. La vittoria sul nostro egoismo, sul nostro amor proprio ci condurrà alla pace”. Mons. Kutwa ha inoltre condannato qualsiasi tipo di violenza, così come quell’ordine sociale derivante dalla paura o dal timore, ricordando ai fedeli che spetta prima di tutto a loro darsi da fare per lo sviluppo del Paese. “Continueremo ad aspettare il Buon Samaritano per costruire la Costa d’Avorio? – ha chiesto il presule ai partecipanti alla Messa – Non abbiamo forse le competenze necessarie?”. Per questo, l’arcivescovo di Abidjan ha esortato tutti a partecipare alla prossima campagna di evangelizzazione, sul tema “Tutti per uno, uno per tutti e insieme per Dio”, invitando soprattutto i giovani a presentare suggerimenti concreti entro la metà di luglio. Infine, il presule ha avuto un pensiero e una preghiera speciale per tutte le vittime della crisi nel Paese. (I.P.)

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    Al Global Forum di Bonn oggi si è discusso di accesso all’acqua, un diritto per tutti

    ◊   Al Deutsche Welle Global Media Forum di Bonn, in cui si discute nei prossimi tre giorni di diritti umani in un mondo globalizzato e delle sfide per i mezzi di comunicazione, si è parlato oggi del diritto all’acqua e ai servizi sanitari essenziali per ristabilire un maggiore ordine nel nostro universo. L’acqua, infatti, è uno degli elementi essenziali per la nostra esistenza. Eppure 884 milioni di persone non hanno ancora accesso a quella potabile, due miliardi e 600 milioni non possono neppure lavarsi come si deve e oltre un miliardo di persone non godono di servizi sanitari adeguati. Acqua pulita e servizi sanitari, in effetti, potrebbero salvare la vita di tanti bambini e favorire lo sviluppo del processo educativo che li tiene irretiti nella povertà. La maggior parte di coloro che non hanno accesso all’acqua potabile e a servizi igienici, sono i poveri sia delle aeree urbane, sia di quelle rurali. Nel luglio 2010 per la prima volta nella storia, una risoluzione delle Nazioni Unite riconosce il diritto umano all’acqua e ai servizi sanitari e ribadisce che ambedue sono essenziali per la realizzazione di tutti i diritti. Assicurare che ogni essere umano possa avere accesso almeno a 20 litri di acqua al giorno per i suoi bisogni è il minimo che si possa richiedere: l’adozione e il riconoscimento di questo diritto è una vera conquista negli oltre 20 anni in cui si discute su questo argomento. (Da Bonn, Enzo Farinella)

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    Cina orientale: le alluvioni hanno causato 170 vittime

    ◊   Sono state riconosciute come le piogge torrenziali più devastanti dal 1955, le alluvioni che da giorni stanno insistendo sulla Cina orientale, in particolare sulle regioni dell’Hubei e dello Zhejiang. Il bilancio ufficiale, secondo AsiaNews, è di 170 tra morti e dispersi, mentre oltre cinque milioni di persone sono state colpite in vario modo dal disastro, la maggior parte delle quali sono state evacuate con l’aiuto dell’esercito. Non si contano i danni, soprattutto ai raccolti, già distrutti dalla siccità che aveva afflitto in particolar modo la zona lungo lo Yangtze, mille fabbriche sono andate distrutte e le frane e gli smottamenti provocati dalle acque hanno seppellito decine di villaggi. Secondo gli esperti, il disastro avrà ripercussioni sul prezzo del riso e degli altri cereali a livello mondiale. (R.B.)

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    Nuova Zelanda. Christchurch trema, aumenta la miseria, migliaia di casi di stress post-traumatici

    ◊   “Piccoli e grandi terremoti, scosse di assestamento come vengono chiamate, continuano a colpire Christchurch, la più grande città del Sud della Nuova Zelanda. Dopo l’ultima devastante scossa registrata lo scorso mese di settembre, oltre 7 mila scosse di assestamento hanno continuato ad affliggere gli ormai stanchi cittadini di Christchurch”: lo comunica all’agenzia Fides padre Paul G. Shannahan, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nella Nuova Zelanda. “Lunedi scorso diverse scosse di 6,3 e 5,3 gradi della scala Richter hanno colpito il quartiere centrale degli affari e la parte orientale della città, producendo nuove fuoriscite di acqua e fango maleodoranti. Ogni giorno si lavora per eliminarne migliaia di tonnellate. Sono esplose più di 55 nuove condutture – prosegue il sacerdote -. Molti edifici danneggiati sono andati distrutti ed alcuni verranno demoliti. Quasi la maggior parte delle costruzioni in mattoni e pietra, come la storica Cattedrale anglicana, sono rimasti danneggiati in modo irreparabile, altrettanto vale per la secolare Cattedrale cattolica. Non solo sono scomparsi molti degli edifici storici della città, ma le strade continuano a crollare e a inondarsi di liquami, così le forniture di acqua potabile sono state ancora una volta interrotte. Le continue scosse stanno causando anche la perdita di molti posti di lavoro” aggiunge padre Shannahan. “Ancora più preoccupante è il fatto che i medici stiano riscontrando in migliaia di persone sintomi da stress post traumatici, in particolare in quelle le cui case sono rimaste gravemente danneggiate: sono davvero stanche di tutto e di dover aspettare le indecisioni del governo e delle agenzie assicurative che dovrebbero provvedere al pagamento del rifacimento dei lavori e stabilire le zone più sicure dove poter ricostruire. Altre 3 scosse di assestamento del 4.4 grado hanno colpito la città venerdì scorso. Christchurch è conosciuta come la più inglese delle città ed è chiamata ‘Città Giardino’, tuttavia la miseria continua ad aumentare per la maggior parte della popolazione e il costo della vita cresce”. Padre Shannahan conclude invitando tutti alla preghiera per questa popolazione così gravemente provata. (R.P.)

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    Congo: il governo di Kinshasa vara un piano per i bambini di strada

    ◊   Il governo della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ha lanciato un progetto per i bambini di strada. Il programma è stato presentato da Ferdinand Kambere Kalumbi, Ministro degli Affari Sociali, dell’azione umanitaria e della solidarietà nazionale. Il progetto mira in primo luogo a far fronte alle gravi problematiche che questi giovani devono affrontare: l’estrema povertà, i conflitti, la malnutrizione, la malaria, l’abbandono e i maltrattamenti, le peggiori forme di lavoro, l’Aids. Secondo il Ministro degli Affari Sociali, nella Rdc vi sono circa 60.000 bambini di strada dei quali 14.000 nella capitale, Kinshasa. Il 74% sono ragazzi e il 26% ragazze. Il 20% di questi non ha mai frequentato la scuola, mentre il 64% ha la licenza primaria. Secondo don Paul Augustin Madimba, parroco di Notre-Dame de Grâce a Kinshasa, che è stato intervistato dal quotidiano “Le Potentiel”, “la ragione principale di questo fenomeno va ricercata nella situazione sociale del Paese. La miseria nella quale la popolazione marcisce ha gettato diverse famiglie nell’instabilità totale. I genitori sono senza lavoro e non sanno come assumersi le loro responsabilità. Persino la famosa solidarietà africana non esiste più. Lo prova il fatto che diversi bambini di strada sono vittime dei maltrattamenti dei parenti dei loro genitori ed altri, dell’assenza di questi ultimi”. Secondo il sacerdote, la soluzione per uscire da questa situazione è combattere la povertà attraverso lo sviluppo, e potenziare il sistema scolastico. (R.P.)

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    Concluso a Vilnius l’incontro annuale dei segretari delle Conferenze episcopali d’Europa

    ◊   Si sono riuniti a Vilnius, in Lituania, dal 17 al 19 giugno scorsi i segretari delle Conferenze episcopali d’Europa per il loro incontro annuale in cui si sono confrontati su questioni di grande attualità per la Chiesa e per la società. I 28 partecipanti alla tre giorni hanno avuto la possibilità di conoscere da vicino la storia della Lituania e di toccare con mano la grande fede radicata in questo popolo già dai tempi della Grande Guerra e dell’instaurazione del comunismo. Il tema dell’incontro era la Nuova Evangelizzazione, di cui si parlerà anche nell’assemblea plenaria del Ccee con i presidenti delle Conferenze episcopali a Tirana dal 29 settembre al 2 ottobre e al Sinodo dei vescovi del 2012. L’agenzia Sir riferisce anche gli altri argomenti a cuore delle Chiese europee, come la libertà religiosa, i tentativi di molti di allontanare la fede dalla piazza pubblica e la crisi demografica del Vecchio continente. Tre, inoltre, sono stati gli incontri della Chiesa cattolica, cui parteciperà il Santo Padre, presentati con l’occasione: la Gmg di agosto a Madrid, l’incontro mondiale delle famiglie a Milano e il Congresso eucaristico internazionale a Dublino. Sabato 18, inoltre, i segretari generali hanno incontrato gli addetti stampa e i portavoce delle Conferenze episcopali per dibattere il tema della comunicazione della Chiesa in tempo di crisi e l’uso dei nuovi media nell’annuncio del Vangelo. (R.B.)

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    Russia: il Comune di San Pietroburgo autorizza la processione cattolica del Corpus Domini

    ◊   L’amministrazione della città di San Pietroburgo per la prima volta, dalla fine dell’Unione Sovietica, ha autorizzato la processione cattolica nella solennità del Corpus Domini sulla strada principale, Nevskij Prospekt (viale della Neva, oppure Prospettiva Nevskij). Ne dà notizia il decanato della regione Nord-Ovest dell’arcidiocesi della Madre di Dio. Questa strada viene spesso chiamata “viale della tolleranza confessionale” perché qui si trovano le chiese delle confessioni principali: ortodossa, cattolica, luterana e armena. La processione con il Santissimo è passata per Nevskij solo due volte: nel 1917 e nel 1918. Ora, dopo 93 anni, i cattolici della città passeranno domenica prossima di nuovo per questa strada simbolo di San Pietroburgo per la solennità del Corpus Domini. La processione sarà presieduta dall’arcivescovo della diocesi della Madre di Dio mons. Paolo Pezzi e ne prenderanno parte i consoli dei Paesi europei. (T.C.)

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    La solidarietà dei vescovi del Venezuela ai detenuti e alle loro famiglie

    ◊   La violenza che infuria nell’ultimo periodo nelle carceri del Venezuela ha spinto i vescovi del Paese a redigere un documento sulla situazione. I presuli, riferisce l'agenzia Fides, segnalano almeno 37 morti e decine di feriti gravi, secondo cifre non ufficiali raccolte dai familiari dei prigionieri, che denunciano in particolare la situazione nell’Internado Judicial capital El Rodeo I a Guatire, nello Stato di Miranda. “I detenuti si scontrano fra loro e contro forze di sicurezza – scrivono – le autorità dello Stato venezuelano non solo violano il mandato costituzionale sancito dall’articolo 272 della Costituzione della Repubblica bolivariana del Venezuela, ma hanno completamente abbandonato la responsabilità di salvaguardare la vita e l’integrità fisica delle persone detenute e punite con il carcere”. Nel testo i vescovi della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale locale denunciano, inoltre, l’azione di bande e mafie interne che, con la complicità delle autorità, esercitano il controllo assoluto all’interno delle strutture penitenziarie, addirittura con l’uso delle armi. Il documento, infine, esprime ai familiari dei detenuti la solidarietà dei vescovi, guidati dal presidente della Commissione e primo firmatario, mons. Roberto Luckert Leon, arcivescovo di Koro. (R.B.)

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    Perù: concluso il Seminario sulle risorse naturali e la Missione della Chiesa

    ◊   Al termine del Seminario Internazionale tenutosi a Chaclacayo, a Lima in Perù, convocato dal Dipartimento giustizia e solidarietà del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam), con il sostegno di Misereor, sul tema delle risorse naturali e della Missione della Chiesa, i partecipanti hanno elaborato un documento finale. Arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi, operatori sociali, professionisti e accademici di 17 Paesi dell'America Latina e dei Caraibi, di Nord America ed Europa che hanno preso parte ai lavori, nel documento finale esaminano la realtà del continente e giudicano questa realtà alla luce della Parola di Dio e della Dottrina Sociale della Chiesa, evidenziando che il dono della vita e delle risorse naturali deve essere curato da tutte le generazioni. “La Chiesa non può ignorare i problemi politici, economici e ambientali della vita delle comunità causati dai progetti minerari, dai lavori di estrazione mineraria e degli idrocarburi, perché colpiscono le comunità più povere e bisognose del continente” afferma una delle conclusioni, secondo la nota inviata all’agenzia Fides dalla Ceas (Commissione episcopale di Azione sociale del Perù). "Scopriamo con preoccupazione il risorgere di epidemie e malattie, di morti premature causate da elevati livelli di contaminazione, e la diffusione del danno ambientale" si può leggere nelle conclusioni dell'incontro. I partecipanti al seminario sono preoccupati anche perché nella maggior parte dei Paesi latinoamericani "non vi è una effettiva consultazione previa con le popolazioni, come stabilito nella Convenzione 169 della Oit (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e nella Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite". La spiritualità del discepolo missionario di Gesù Cristo, si sostiene nel testo conclusivo, è un impegno che si rinnova ed afferma l'opzione per i poveri, le prime vittime degli effetti distruttivi dell'attuale modello economico, e le vittime dei disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici. "I cristiani devono partecipare alla promozione di un'etica ambientale, di trasformazione ed efficace, la Chiesa ha il compito di rafforzare il sistema democratico, perché rispetta la volontà dei cittadini. Tuttavia non sempre ci sono le condizioni per soddisfare le esigenze della popolazione”, conclude la nota. (R.P.)

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    In Tajikistan una legge per fermare il radicalismo islamico

    ◊   La Camera Bassa del Parlamento tajiko ha appena approvato la “legge sulla responsabilità genitoriale” che ha l’obiettivo di fermare il radicalismo che sta prendendo piede nella società, in particolare il radicalismo islamico. Il provvedimento, infatti, riferisce l’agenzia Fides, dichiara illegale far frequentare ai bambini luoghi di culto o scuole religiose non riconosciute dallo Stato e prevede pene molto severe, fino a 12 anni di carcere, per i fondatori di scuole non autorizzate che si pongono l’obiettivo di indottrinare i più piccoli. Il testo, varato con una maggioranza schiacciante, era fortemente voluto dal governo di Okil Okilov, ma è stato aspramente criticato da alcuni leader musulmani che lo definiscono “confuso”. Il concetto di responsabilità genitoriale risulta nella legge, in effetti, molto allargato, e abbraccia l’educazione alla moralità della prole e l’obbligo dei genitori a impedire che i figli fumino, bevano, si droghino o si facciano tatuaggi, pur non prevedendo specifiche sanzioni. La normativa deriva dall’osservazione di alcuni dati preoccupanti raccolti dalle Ong attive in Tajikistan, secondo le quali i bambini di strada, che nel Paese sono circa novemila su una popolazione che ha il 35% di minori sotto i 14 anni d’età, sono nel mirino degli estremisti che intendono reclutarli per trasformarli in piccoli terroristi. Secondo gli osservatori occidentali, infine, il 95% della popolazione tajika è di fede islamica e l’area della Valle Rasht è considerata roccaforte dei gruppi radicali. (R.B.)

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    Canada: i vescovi rinnovano il loro sostegno all’Organizzazione Sviluppo e Pace

    ◊   È un sostegno forte quello ribadito dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale canadese all’Organizzazione cattolica locale per lo sviluppo e la pace (Occdp). Lo rendono noto i presuli stessi, al termine di una riunione di due giorni svoltasi ad Ottawa. Fondato nel 1967, l’Occdp è nata con il duplice obiettivo di offrire aiuto per lo sviluppo del Sud del mondo e di sensibilizzare i cattolici canadesi ai temi della giustizia e della pace. Nei suoi 44 anni di attività, Sviluppo e Pace ha appoggiato quasi 15 mila progetti e programmi in 70 Paesi. Gran parte di questi aiuti sono stati inviati per rispondere a diverse emergenze dopo disastri naturali, o per assistere rifugiati e le vittime di guerre e di conflitti. Il sostegno dei vescovi canadesi è stato riaffermato in una nota ufficiale, dopo una serie di accuse rivolte sin dal 2009 contro l’Occdp. Secondo alcune ipotesi, infatti, l’Organizzazione avrebbe finanziato progetti che avrebbero coinvolto gruppi abortisti messicani. Tuttavia, al termine di un’indagine condotta da un Comitato episcopale ad hoc, tali accuse sono risultate infondate, anche se all’organismo è stato suggerito di vigilare con attenzione prima di attribuire sovvenzioni. “I vescovi del Canada – si legge nella una nota – hanno fondato Sviluppo e Pace e sono sempre stati impegnati in questo organismo attraverso alcuni delegati presenti nel Consiglio di amministrazione. Sono quindi fieri dell’operato compiuto dall’Occdp e ne vogliono assicurare la sopravvivenza e la missione per molti anni a venire”. Quindi, i presuli ribadiscono che tale organismo deve essere “un’opera animata da laici”, e che deve proseguire il suo lavoro “come un’Organizzazione non governativa dedita allo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo e all’educazione della popolazione nell’ambito ecclesiale del Canada”. Quanto alle questioni sollevate “su qualche aspetto dell’esercizio della sua missione”, i vescovi si dicono fiduciosi dell’efficacia delle misure adottate finora. (I.P.)

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    Austria: a Mariazell l'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale

    ◊   Nuova evangelizzazione, elezioni dei consigli parrocchiali e Gmg: questi gli argomenti all’ordine del giorno dell'assemblea plenaria della Conferenza episcopale austriaca che si svolgerà a Mariazell da oggi al 22 giugno. “Le possibilità e i modi della ‘nuova evangelizzazione’ saranno un tema principale delle consultazioni dei vescovi”, ha annunciato Peter Schipka, segretario generale della Conferenza episcopale, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress ripresa dal Sir. I vescovi, guidati dal cardinale Christoph Schönborn, si confronteranno anche sui preparativi per le elezioni dei consigli parrocchiali del 2012, nonché sulla Gmg di Madrid del prossimo agosto. Inoltre, ha aggiunto Schipka, “un tema fisso di ogni plenaria è la discussione sulla Chiesa e la società in Austria”. La plenaria si aprirà oggi pomeriggio con una preghiera all’altare delle grazie di Mariazell e terminerà con una messa solenne che verrà celebrata il 22 giugno nella basilica, alla presenza dei fedeli che vorranno partecipare. (R.P.)

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    Festa nelle chiese di Cina, Mongolia e Taiwan per l’ordinazione di nuovi sacerdoti e diaconi

    ◊   È festa nella Chiesa di Cina e Taiwan per l’ordinazione di diversi nuovi sacerdoti e diaconi che si è celebrata in cattedrale a Shang Hai il 18 giugno scorso alla presenza di un migliaio di fedeli. “Dovete credere ciò che predicate, insegnare ciò che credete e mettere in pratica ciò che insegnate”: così il vescovo ausiliare della diocesi, mons. Giuseppe Xing Wen Zhi, li ha ammoniti durante il rito, concelebrato da 78 sacerdoti, alla vigilia della solennità della Santissima Trinità. Tra i presenti, anche gli studenti del Seminario Maggiore diocesano di She Shan e del Seminario Minore di Tai Lai, che seguiranno le orme degli ordinati e accompagneranno i nuovi sacerdoti e diaconi con la preghiera. Una gioia simile, ricorda l'agenzia Fides, l’aveva provata il 31 maggio scorso la comunità della diocesi di Ba Meng, in Mongolia, che aveva affollato la celebrazione per l’ordinazione di due nuovi religiosi che hanno a loro volta officiato la prima Messa il giorno successivo, Giornata internazionale del bambino. “Voglio essere sempre un bambino davanti al Signore, con un cuore candido e puro, semplice e buono – hanno spiegato i due neopreti la scelta della data – sempre al servizio di tutti secondo la volontà del Signore”. Infine, anche Taiwan ha potuto festeggiare l’ordinazione di tre nuovi diaconi nel Seminario diocesano della Madre di Dio: la soddisfazione dei tre seminaristi appartenenti al Cammino Neocatecumenale e provenienti rispettivamente, da Ecuador, Spagna e Malaysia, è stata espressa dal celebrante, l’arcivescovo Peter Liu, che ha esortato i giovani a seguire l’esempio dei tre, rispondendo alla chiamata del Signore. (R.B.)

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    Cina: oltre 8 mila visitatori per la prima Mostra di Arte sacra in una parrocchia di Pechino

    ◊   Oltre 80 opere d’arte tra dipinti, sculture, realizzazioni in carta, pannelli con scritte a tema biblico, realizzate da 15 sacerdoti, religiose, seminaristi e laici della diocesi di Pechino, sono stati esposte dal 4 al 12 giugno nella parrocchia dell’Immacolata Concezione a Pechino in occasione della prima Mostra della parrocchia dedicata all’Arte Sacra, allestita in occasione dell’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, questa chiesa secolare in stile barocco, che fu costruita da padre Matteo Ricci, ha contribuito a dare un effetto particolare all’esposizione. Secondo l’organizzatore “oltre 8 mila visitatori, cinesi e stranieri, hanno potuto conoscere la Sacra Scrittura e la fede cristiana attraverso questa finestra dell’arte sacra”. Inoltre è anche un modo per mostrare esempi di inculturazione del Vangelo, perché “l’arte sacra in Cina è stata un po’ trascurata per tanti motivi (guerra, mentalità, modo di percepire la fede…. ). Oggi invece urge creare armonia tra Vangelo e cultura tradizionale cinese, e l’arte sacra è il modo migliore per raggiungere lo scopo”. Contemporaneamente alla Mostra, la parrocchia ha aperto anche un Corso di musica sacra. Entrambe le iniziative sono state prese nell’ambito dell’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici, per dimostrare come l’evangelizzazione si possa realizzare anche attraverso l’arte e la musica sacra. (R.P.)

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    Sud Africa: un campo di calcio a Yeoville contro lo sfruttamento dei minori

    ◊   Un campo di calcio, il sogno di tutti i bambini. Ad un anno dai Mondiali in Sudafrica Ecpat ha mantenuto la sua promessa. I bambini di Yeoville, sobborgo tra i più poveri di Johannesburg, hanno il loro campo di calcio. L'inaugurazione del campo - riferisce l'agenzia Sir - si terrà in autunno quando insieme con tutti i ragazzi di Yeoville, Ecpat, il Mais onlus, il partner locale Mais Africa ed Eurovo tireranno il calcio d'inizio. Il progetto nato in occasione dei Mondiali di calcio, Sudafrica 2010, aveva l'obiettivo, attraverso la promozione del diritto allo sport, di offrire ai giovani di Yeoville “la possibilità di crescere nel rispetto di se stessi e degli altri, per tenersi lontani dai pericoli, tra i quali lo sfruttamento sessuale a fini commerciali. Crescere come dei veri campioni, all’insegna del gioco e del tempo libero (art.31 della Convenzione dei diritti dei bambini e adolescenti) e della protezione dallo sfruttamento sessuale (art.34)”. “Diritti – sottolinea Ecpat - che ancora oggi non vengono rispettati in Sudafrica, un paese che, nonostante la crescita economica arrivata con i Mondiali, stenta a sollevarsi dalle sue piaghe sociali, dall'Aids fino alla violenza e agli abusi sui minori. Ricordiamo che il Sudafrica è primo al mondo per violenze sessuali, un fenomeno fortemente sviluppato all'interno dell'ambiente familiare”. (R.P.)

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    A Roma un incontro sull’Eucaristia e il rinnovamento della vita cristiana

    ◊   “Dall’adorazione all’evangelizzazione”: è il tema di un colloquio internazionale che si è aperto oggi a Roma e si chiuderà il 23 giugno. L’argomento dell’incontro mira a sottolineare il legame fondamentale tra l’Eucaristia e il rinnovamento della vita cristiana, tra una ritrovata capacità di adorazione e l’annuncio efficace del messaggio ai nuovi cristiani e ai fedeli lontani dalla pratica religiosa. L’iniziativa è organizzata dai Missionari della Santissima Eucaristia, una nuova comunità clericale istituita in Francia con lo specifico carisma di promuovere l’adorazione eucaristica perpetua nelle parrocchie e nelle chiese della cristianità; riconosciuta dal vescovo di Fréjus-Toulon, mons. Dominique Rey nel 2007, la comunità segue la preparazione dei formatori preposti alla catechesi eucaristica, facilita la nascita di rapporti tra parrocchie adoratrici, assicura l’animazione dei centri o santuari eucaristici diocesani. Nei sussidi elaborati dai Missionari della Santissima Eucaristia ai fini della formazione, vengono spesso richiamati documenti del Magistero pontificio, tra i quali la Lettera Apostolica Dies Domini (1998), l’Enciclica Ecclesia de Eucharistia (2003) e la Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine del Beato Giovanni Paolo II (2004); del Santo Padre Benedetto XVI vengono in special modo citate l’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Sacramentum caritatis e l’Enciclica Deus caritas est (2006). In occasione del congresso sono riuniti al Salesianum cardinali di curia, vescovi diocesani e membri di congregazioni eucaristiche per un intenso programma di lavoro, che prevede l’esposizione di relazioni di fondo, alternata all’attività di approfondimento nei gruppi. Interverranno, tra gli altri, i cardinali Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, i vescovi Giovanni d’Ercole, ausiliare dell’Aquila, José Ignacio Munilla, ordinario di San Sebastián e Dominique Rey, precedentemente citato. A scandire il programma quotidiano saranno in particolare le celebrazioni eucaristiche, la preghiera dell’Ufficio Divino e l’Adorazione eucaristica serale. Nell’ultima giornata dell’incontro i congressisti si uniranno ai fedeli romani nella partecipazione alla Santa Messa del Corpus Domini, presieduta dal Papa a San Giovanni in Laterano, e alla successiva processione eucaristica verso la Basilica di Santa Maria Maggiore. (M.V.)

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    Italia: le scuole materne cattoliche (Fism) scendono in piazza contro i tagli dei contributi statali

    ◊   Genitori, insegnanti, amministratori di scuole paritarie dell’infanzia aderenti alla Fism sono scesi in piazza sabato scorso a Milano per denunciare i “tagli insostenibili” dei contributi statali per un servizio offerto a 550 mila bambini. Tanti sono infatti i piccoli alunni delle 8 mila scuole materne d’ispirazione cristiana sparse in 4800 comuni, grandi città e piccoli paesi. “Vogliamo ricordare - ha detto Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism - che tutte le scuole paritarie dell'infanzia, tanto quelle della Fism che quelle comunali, fanno parte del sistema pubblico nazionale d'istruzione”. Allora, “c'è da domandarsi – ha proseguito Morgano - a chi giova questa politica del taglia e cuci adottata dal Governo nei confronti della scuola paritaria!”. E, se ricorre spesso negli organi di informazione – ha osservato il segretario della Fism - una polemica sui soldi dati alle scuole paritarie che sarebbero tolti alla scuola statale. In realtà lo Stato risparmia quasi 4 miliardi all'anno grazie alla presenza nel Paese di queste nostre scuole. Quindi oltre al danno anche la beffa”. Per un bambino che frequenta la scuola paritaria dell'infanzia, lo Stato eroga infatti solo 584 euro all'anno, mentre il costo che lo Stato sostiene per ogni bambino frequentante la scuola dell’infanzia statale è di 6.116 euro. La manifestazione di sabato s’inserisce nella campagna di informazione e sensibilizzazione che la Fism sta promuovendo a livello nazionale. Sono, infatti, in arrivo decine di migliaia di cartoline al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed ai ministri Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti spedite dai genitori dei bambini delle scuole Fism per richiamare l'attenzione del Governo sui contributi, rimasti immutati dal 2001, ridotti e poi reintegrati nella Finanziaria 2011 a 526 milioni, di cui ne sono stati però erogati solo 167 milioni. Don Michele Di Tolve, direttore dell'Ufficio Scuola della diocesi di Milano, si è dichiarato molto preoccupato per la situazione delle oltre 700 scuole dell'infanzia paritarie nel capoluogo lombardo, auspicando “il pieno riconoscimento della parità anche economica tra scuole statali e non statali, poiché – ha detto - le scuole paritarie dell'infanzia hanno non solo un ruolo di sussidiarietà, ma di vera e propria supplenza dello Stato”. Durante il sit in è stato anche ricordato che le scuole dell'infanzia nascono in Italia nel 1828, prima ancora dell'Unità d'Italia, ad opera di alcune Congregazioni religiose, mentre quelle statali sono sorte solo nel 1968. Concludendo l’incontro di piazza, il presidente nazionale della Fism, Redi Sante di Pol, ha chiarito: “Non siamo qui per chiedere privilegi”. La Fism sostiene infatti “il diritto dei genitori di scegliere per i propri figli la scuola ed allo stesso tempo chiede il ripristino integrale dei contributi statali, quantunque immutati da 10 anni, per permettere alle scuole dell'infanzia paritarie – che comprendono anche le scuole dell’infanzia comunali - di continuare il loro impegno, avvertito come dovere, di qualità alta del loro servizio educativo”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: il presidente Assad parla alla nazione e annuncia cambiamenti istituzionali

    ◊   In Siria, dove il presidente Bashar al-Assad ha pronunciato l’atteso discorso alla nazione in risposta alle crescenti proteste popolari. Il capo di Stato ha puntato il dito contro quelli che ha definito sabotatori e ha parlato di riforme, mentre in Turchia sono ormai oltre 10 mila i profughi siriani fuggiti delle repressioni. Il servizio di Marco Guerra:

    “Il processo di riforme politiche ed economiche in Siria proseguirà, ma non nel caos e in un clima di sabotaggio contro la nazione”. Mostra fermezza e qualche apertura il presidente siriano, Bashar al-Assad, nel suo terzo discorso in più di tre mesi di proteste antigovernative, pronunciato stamani dall'aula magna dell'università di Damasco e diffuso dalla televisione di Stato. Nella locuzione durata circa un’ora e venti il capo di Stato ha parlato di “complotto” che “ci rende più forti” e ha accusato “una esigua minoranza della società siriana” di sfruttare le mobilitazioni popolari frutto di “richieste legittime del popolo”. Il leader sirano ha quindi ringraziato “i soldati che hanno dato la vita per la sicurezza della nazione” ma non ha fatto alcun riferimento alle circa 1300 vittime della repressione, denunciate dagli attivisti per i diritti umani. Assad ha poi assicurato che, oltre alle riforme già annunciate, “sarà formato un comitato per emendare alcuni articoli della costituzione”, e che ad agosto “se non ci saranno ritardi nella commissione per il dialogo nazionale sarà eseguita la riforma del parlamento”. Per favorire la pacificazione, il presidente ha quindi annunciato che intende concedere un'altra amnistia generale e ha detto ai profughi siriani in Turchia di tornare in patria senza temere rappresaglie. E mentre la comunità internazionale continua a premere per un’accelerazione sulle riforme, Assad incassa l’esplicito sostegno della Russia. Medvedev ha detto che Mosca utilizzerà il suo diritto di veto all'Onu contro qualsiasi risoluzione che autorizzi l'uso della forza contro la Siria.

    Libia
    Il governo libico ha denunciato, questa mattina, un nuovo attacco della Nato nei pressi di Tripoli, in cui sarebbero morte 15 persone, tra le quali 3 bambini. Obiettivo dell’attacco un collaboratore di Muammar Gheddafi, che fa parte del Consiglio di comando della Rivoluzione. Il raid è avvenuto a circa 24 ore da un altro bombardamento che, per stessa ammissione dei vertici dell’Alleanza, ha provocato almeno vittime civili. Il bilancio, sempre secondo le autorità fedeli a Gheddafi, era stato di 9 morti, fra i quali due bambini, e 18 feriti. All’origine dell’errore, un probabile malfunzionamento tecnico. Intanto, da Lussemburgo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che “la Nato è alla prova della sua credibilità. Non si può correre il rischio di uccidere civili”. Una soluzione alla crisi in Libia – ha aggiunto Frattini - andrebbe trovata “molto prima di settembre”, quando l’Alleanza ha fissato la scadenza della missione militare.

    Tunisia, al via processo a Ben Ali
    Si è aperto, oggi a Tunisi, il processo contro l’ex presidente Ben Ali, costretto ad abbandonare il Paese nel gennaio scorso sotto la spinta di una rivolta popolare che ha poi contagiato altri Paesi della regione, tra cui Egitto e Libia. Come era stato anticipato, la difesa dell’ex capo di Stato ha chiesto un rinvio del processo. Uno dei 5 legali che difende Ben Ali ha spiegato che il rinvio permetterebbe a lui e ai suoi colleghi di studiare per bene il fascicolo, così da poter preparare meglio le argomentazioni difensive. L'imputato, che deve rispondere di ben 93 capi d'accusa diversi, e nel caso specifico di furto e appropriazione indebita di valuta straniera, oro, gioielli e reperti archeologici, come pure di traffico di armi e di stupefacenti.

    Marocco
    Il vento della "primavera araba" torna a lambire il Regno del Marocco, dove ieri un’imponente manifestazione ha paralizzato Casablanca per dire ‘no’ alla riforma costituzionale proposta da Mohammed VI. Una riforma, tuttavia, che l’Ue ha definito ''significativa'' ed in linea con l'aspirazione di uno status "avanzato" nelle relazioni tra Ue e Marocco. Il servizio di Amina Belkassem:

    Migliaia di manifestanti sono usciti in piazza ieri in diverse città del Marocco, per dire no alla riforma costituzionale annunciata venerdì da re Mohammed VI. Una riforma mancata, secondo il movimento del 20 febbraio, nato sull’onda della primavera araba. Circa 10 mila persone hanno sfilato pacificamente a Casablanca, evitando lo scontro con i sostenitori di Mohammed VI. Il progetto costituzionale che dovrà essere approvato con un referendum il primo luglio, prevede una riduzione dei poteri del re e rafforza il ruolo del capo del governo, un impegno chiaro verso la democrazia – ha detto l’Unione europea – anche se secondo gli analisti siamo lontani da quella monarchia parlamentare reclamata dall’opposizione. Il re continuerà a presiedere il Consiglio dei Ministri e il Consiglio Supremo giudiziario, resterà anche la massima autorità religiosa e il capo delle forze armate.

    Grecia, risanamento finanze
    La Grecia dovrà prima varare il pacchetto di riforma sul risanamento delle finanze, se vorrà accedere alla quinta tranche di prestiti da 12 miliardi di Euro da parte dell’Ue e del Fondo monetario internazionale. È quanto hanno concordato dopo sette ore di colloqui notturni i ministri delle Finanze dell’eurogruppo, riuniti a Bruxelles. Nel comunicato finale compare anche l’impegno di un secondo piano di aiuti che coinvolgerà gli investitori privati che detengono il debito greco. Immediate ripercussioni sulle borse europee che hanno aperto in calo per poi muoversi in segno negativo durante tutta la mattinata.

    Afghanistan, contatti Usa – talebani
    Alla vigilia dell’inizio del ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, previsto per luglio, sono in corso contatti tra gli Stati Uniti e i talebani. Lo ha confermato il capo del Pentagono, Robert Gates, che ha però sottolineato come sia fondamentale capire ''chi rappresentino davvero i talebani'', prima di avviare discussioni serie. La scorsa settimana il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato all'unanimità due risoluzioni, volte a separare il carattere delle sanzioni internazionali nei confronti dei terroristi di Al Qaeda e dei talebani afghani non appartenenti all'organizzazione comandata da Ayman Al Zawahiri, dopo l’uccisione di Osama Bin Laden. Sul perché ora Washington abbia voluto confermare i contatti coi talebani, Giada Aquilino ha intervistato Loretta Napoleoni, economista esperta di terrorismo internazionale:

    R. - Perché c’è un’accelerazione dei negoziati, si vuole arrivare ad un accordo prima delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Come c’è stata l’uccisione di Osama Bin Laden, queste sono tutte vittorie che poi Obama presenterà nella sua campagna e saranno nettamente in contrasto con le sconfitte, che invece sta ricevendo sul piano dell’economia.

    D. – A luglio è in programma l’inizio del ritiro statunitense dall’Afghanistan; ma lo stesso Robert Gates non è entrato nei dettagli: perché?

    R. – Perché al momento è impossibile farlo, nel senso che - se ci fosse un ritiro all’inizio di luglio - molto probabilmente ci sarebbe una degenerazione della situazione interna nel Paese, proprio perché i talebani continuano ad avanzare. Quindi, il ritiro deve essere necessariamente legato ad un accordo di pace con i talebani, di modo che il giorno in cui le truppe torneranno a casa il Paese non cada nel caos più totale. Secondo me, il ritiro non avverrà a luglio: verrà posticipato; molto probabilmente alcuni soldati torneranno a casa, ma sarà un numero molto piccolo. Gli americani, almeno fino alla fine dell’anno, in Afghanistan ci resteranno.

    D. – In questa ottica si può leggere la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che nei giorni scorsi ha approvato due risoluzioni volte a separare il carattere delle sanzioni internazionali nei confronti dei terroristi di Al Qaeda e dei talebani afghani?

    R. – Sì, in effetti anche l’Onu si sta muovendo nella stessa direzione. Sono circa 18 mesi che gli americani hanno iniziato questa politica di convincimento di tutta quanta l’organizzazione internazionale: che l’unica soluzione al problema dell’Afghanistan sia appunto la negoziazione con i talebani. Hanno presentato i talebani come delle nuove persone, ma in realtà non è vero, i talebani sono esattamente uguali a quelli che sono stati combattuti nel 2001, anzi, forse in un certo senso sono peggiori, perché sono diventati anche dei narcotrafficanti. Però, la situazione sul territorio è drammatica, nel senso che questa non è una guerra che si riesce a vincere: per uscire da questo pantano politico, ma anche militare, si pensa quindi a negoziare con i talebani. (ma)

    Iraq
    In Iraq, sette iracheni sono rimasti feriti nell'esplosione di una bomba diretta contro un convoglio dell'ambasciata francese a sud di Baghdad. Lo ha reso noto un funzionario del Ministero dell'interno, precisando che si tratta di quattro agenti della sicurezza e tre passanti.

    Pakistan
    In Pakistan, almeno sei militanti afghani della rete talebana Haqqani legata ad Al Qaeda sono rimasti uccisi in un attacco missilistico di un drone americano nel distretto tribale del Kurram. Ed ha suscitato forte sdegno il caso della bambina di nove anni è stata fermata dalla polizia con addosso un giubbotto esplosivo pronto a esplodere. Il drammatico episodio è accaduto nel distretto di Lower Dir, nel nordovest del Pakistan. Secondo le forze di sicurezza, la piccola, è stata portata via giorni fa dalla sua abitazione vicino a Peshawar. I rapitori le hanno somministrato dei sedativi e poi l'hanno condotta vicino a un posto di blocco, ordinandole di far esplodere la bomba. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 171

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.