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Sommario del 12/06/2011
◊ La Chiesa è cattolica, cioè aperta a tutti, perché lo Spirito Santo l’ha creata come “la Chiesa di tutti i popoli”, al di là di razze, classi e nazioni: è quanto ha affermato il Papa nell’omelia della Messa nella Solennità di Pentecoste da lui presieduta nella Basilica di San Pietro. Benedetto XVI ha sottolineato che se la Chiesa fosse opera dell’uomo sarebbe già estinta. Al Regina Caeli il Papa ha invocato lo Spirito Santo perché nel mondo la pace e il dialogo prevalgano sulle armi e il rispetto della dignità dell'uomo superi gli interessi di parte. Il servizio di Sergio Centofanti.
Pentecoste e Babele, due realtà presenti nel mondo: amore e odio, unità e divisione. Il Papa spiega che la Pentecoste è la “festa della creazione”, festa dello Spirito Creatore:
“Per noi cristiani, il mondo è frutto di un atto di amore di Dio, che ha fatto tutte le cose e del quale Egli si rallegra perché è ‘cosa buona’, ‘cosa molto buona’ (cfr Gen 1,1-31). Dio perciò non è il totalmente Altro, innominabile e oscuro. Dio si rivela, ha un volto, Dio è ragione, Dio è volontà, Dio è amore, Dio è bellezza”.
Una bellezza sfigurata dal peccato dell’uomo che ha reso necessaria la redenzione di Cristo. Gesù risorto soffia sui discepoli, che ricevono lo Spirito. Entriamo nel mistero della Pentecoste:
“Dallo scompiglio di Babele, da quelle voci che strepitano una contro l’altra, avviene una radicale trasformazione: la molteplicità si fa multiforme unità, dal potere unificatore della Verità cresce la comprensione”.
Vivere la Pentecoste significa comprendersi nella diversità: attraverso la fede, la speranza e l’amore si forma la nuova comunità della Chiesa di Dio. Ed è lo Spirito Santo che “anima la Chiesa”:
“Essa non deriva dalla volontà umana, dalla riflessione, dall’abilità dell’uomo e dalla sua capacità organizzativa, poiché se così fosse essa già da tempo si sarebbe estinta, così come passa ogni cosa umana. Essa invece è il Corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo”.
Con la Pentecoste “cadono tutti gli steccati” perché lo Spirito Santo comunica e diffonde “l’amore che abbraccia ogni cosa”. Per questo “la Chiesa è cattolica fin dal primo momento”:
“Fin dal primo istante, infatti, lo Spirito Santo l’ha creata come la Chiesa di tutti i popoli; essa abbraccia il mondo intero, supera tutte le frontiere di razza, classe, nazione; abbatte tutte le barriere e unisce gli uomini nella professione del Dio uno e trino. Fin dall’inizio la Chiesa è una, cattolica e apostolica: questa è la sua vera natura e come tale deve essere riconosciuta. Essa è santa, non grazie alla capacità dei suoi membri, ma perché Dio stesso, con il suo Spirito, la crea, la purifica e la santifica sempre”.
Al termine dell’omelia, il Papa commenta il passo del Vangelo odierno che ricorda come i discepoli gioiscano al vedere il Signore risorto, non solo perché l’Amico perduto è di nuovo presente, ma perché c'è molto di più ...
“Perché l’Amico perduto non viene da un luogo qualsiasi, bensì dalla notte della morte; ed Egli l’ha attraversata! Egli non è uno qualunque, bensì è l’Amico e insieme Colui che è la Verità che fa vivere gli uomini; e ciò che dona non è una gioia qualsiasi, ma la gioia stessa, dono dello Spirito Santo. Sì, è bello vivere perché sono amato, ed è la Verità ad amarmi”.
Al Regina Caeli, Benedetto XVI aggiunge che lo Spirito Santo “dà significato alla preghiera, dà vigore alla missione evangelizzatrice, fa ardere i cuori di chi ascolta il lieto messaggio, ispira l’arte cristiana e la melodia liturgica”.
Quindi, ricorda che domani a Dresda, in Germania, sarà proclamato Beato Alois Andritzki, sacerdote e martire, ucciso dai nazisti nel 1943, all’età di 28 anni, nel lager di Dachau: “eroico testimone della fede, che si aggiunge alla schiera di quanti hanno dato la vita nel nome di Cristo nei campi di concentramento”. Il Papa, nel giorno di Pentecoste, affida alla loro intercessione “la causa della pace nel mondo”:
“Possa lo Spirito Santo ispirare coraggiosi propositi di pace e sostenere l’impegno di portarli avanti, affinché il dialogo prevalga sulle armi e il rispetto della dignità dell’uomo superi gli interessi di parte. Lo Spirito, che è vincolo di comunione, raddrizzi i cuori deviati dall’egoismo e aiuti la famiglia umana a riscoprire e custodire con vigilanza la sua fondamentale unità”.
Poi, ricorda che dopodomani, 14 giugno, ricorre la Giornata Mondiale dei Donatori di Sangue…
“ … milioni di persone che contribuiscono, in modo silenzioso, ad aiutare i fratelli in difficoltà. A tutti i donatori rivolgo un cordiale saluto e invito i giovani a seguire il loro esempio”.
E, infine, saluta i giornalisti riuniti a Pistoia per il Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato dall’associazione Greenaccord sul tema: “Lo spazio comune dell’uomo nel creato”. “Ai giornalisti impegnati per la tutela dell’ambiente – conclude - va il mio incoraggiamento”.
La gioia del popolo gitano all'indomani dello storico incontro con il Papa in Vaticano
◊ Mai più vessazioni, rifiuto o disprezzo verso gli zingari: questo l’appello del Papa ieri nello storico incontro in Vaticano con circa 2000 rappresentanti del popolo gitano. Un evento gioioso, caratterizzato da danze e musiche tipiche di questo popolo. Ascoltiamo le testimonianze di alcuni zingari raccolte da Fabio Colagrande:
R. – Sono Bonan, vengo dall’ex Jugoslavia. Sono dell’etnia Rom.
D. – Cosa rappresenta per lei questo incontro con Benedetto XVI?
R. – E’ una cosa bellissima, anche perché non è stata la comunità Rom a chiedere questo incontro, ma è stato il Papa stesso! E’ una cosa bellissima!
D. – Questo gesto che significato ha per voi?
R. – Rimarrà in tutti i cuori dei Rom. Rimarrà scritto nella storia! I Rom di tutte le culture e di tutte le etnie sono venuti da tutte le parti del mondo.
D. – La Chiesa e il Papa chiedono alla comunità cattolica, al mondo, di non essere razzisti nei confronti delle comunità dei Rom e dei Sinti. Voi come commentate questo gesto?
R. – E’ una cosa bellissima, bisogna integrare tutti …
D. – Però, la Chiesa chiede anche a voi un impegno a rispettare la legalità, per aiutare questa integrazione. Voi ve la sentite di impegnarvi?
R. – Come no? Molti di noi già si sono impegnati e sono integrati. Pian piano seguiranno anche gli altri. Basta far loro capire questo e poi ascoltarli, aprire un dialogo e far capire anche alle amministrazioni la necessità di un’integrazione.
D. – Lei è consapevole del fatto che magari per colpa di alcuni delle vostre comunità che non si comportano in maniera corretta, a pagare poi sia tutto un popolo?
R. – Sì, ne sono consapevole, ma questo non riguarda soltanto la cultura Rom: in tutte le culture di tutto il mondo c’è la parte buona e la parte cattiva. Ma c'è una differenza, a causa dei pregiudizi nei riguardi dei Rom: se un Rom fa qualcosa di male, se ne parla mesi e secoli, mentre se la stessa cosa è fatta da un’altra persona, se ne parla due giorni e finisce così. Questo è il problema. Ovunque ci sono sempre i buoni e i cattivi.
D. – E’ vero che sta cambiando qualcosa nelle vostre comunità? Che vi state integrando di più, che avete abbandonato il nomadismo?
R. – Sì, i miei genitori sono in Italia dagli anni Cinquanta, e dagli anni Sessanta sono diventati stanziali, fermi sul territorio romano. Qualche volta andiamo nel nostro Paese di origine, ma solamente per una vacanza di dieci-venti giorni; ma la nostra residenza è a Roma.
D. - Ecco una famiglia Rom, marito e moglie con i figli: da dove venite?
R. - Dalla Romania.
D. - Siete qui con tutta la famiglia?
R. – Sì, siamo cinque persone.
D. – Ma essere accolti qui in Vaticano per voi ha un significato importante?
R. – Sì, ci sentiamo benissimo!
D. – E i figli come si trovano a scuola?
R. – Si trovano bene, imparano.
R. – Le maestre dicono che vanno bene.
D. – Voi avete difficoltà a trovare lavoro?
R. – Sì, un po’ di difficoltà ci sono, ma ringraziamo Dio perché un po’ lavoriamo e non moriamo di fame.
R. – Ringraziamo Dio!
D. - Ai nostri microfoni abbiamo una bambina: come ti chiami?
R. - Io mi chiamo Elisabetta …
D. – Da dove vieni?
R. – Io vengo dalla Romania.
D. – La fede è importante nella tua vita?
R. – Sì.
D. – Se potessi dire qualcosa al Papa cosa gli diresti? Gli faresti un sorriso?
R. – (sorride) Sì!
D. - Lei, signora, cosa vuole dire riguardo alle parole del Papa contro la discriminazione?
R. – Anche noi Rom siamo uguali agli altri. Non ci deve essere discriminazione verso di noi e i nostri figli. Anche noi vogliamo andare a scuola, vogliamo lavorare e abbiamo voglia di essere come tutte le persone. Non vogliamo essere trattati così male. Io sono una persona che lavora e i miei figli vanno a scuola, quindi voglio parlare per i Rom di tutto il mondo: non ci deve essere discriminazione verso nessuno!
D. – Ecco un'altra signora. Come si chiama?
R. – Io sono Rom e mi chiamo Corabia, vengo dalla Romania e abito a Milano. Sono felice, perché sto lavorando e i miei figli vanno a scuola. Abito in una casa. Si può vivere anche in una casa. Se ci troviamo in mezzo alla strada è perché non abbiamo lavoro e siamo poveri, i più poveri del mondo, e non siamo trattati mai bene da nessuno.
D. – Secondo lei, signora, qual è il modo per favorire l’integrazione degli zingari?
R. – Il modo per integrare gli zingari deve essere quello di darci una mano. E poi, il lavoro, perché senza lavoro non si può andare avanti. Non c’è fiducia per noi Rom, ma non siamo come ci dipingono: siamo persone che vogliono avere un’altra vita per i nostri figli e per noi. Se ci daranno una mano e ci aiuteranno ad integrarci, allora noi ci integreremo volentieri. Tutti i Rom di tutto il mondo sono pronti ad integrarsi. Io ho abitato nei campi, ma poi sono cambiata con un lavoro, con una casa, con i miei figli a scuola: possono cambiare tutti, basta avere qualcuno che ci stia vicino e ci dia fiducia. Grazie mille per tutto!
Andrea Riccardi e mons. Perego: no ai pregiudizi, gli zingari hanno sofferto troppo
◊ La Comunità di Sant'Egidio è stata tra gli organizzatori dell'incontro del Papa con gli zingari, insieme al dicastero vaticano per i migranti. Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità:
R. – I Rom sono stati per la prima volta in Vaticano con il Papa: è un gesto di grande affetto, di grande attenzione della Chiesa. I Rom non sono un fantasma che deve spaventare la gente, che deve spaventare le nostre città: sono uomini, donne, sono tanti bambini, tantissimi bambini come noi.
D. – Con questo gesto la Chiesa cosa dice alla società civile?
R. – Dice che il problema dei Rom non è un dramma, che si può risolvere, che bisogna guardare la loro storia, l’olocausto che hanno alle spalle, quante centinaia di migliaia sono morti nella strage dei nazisti, nei lager. E’ un popolo che ha tanto, troppo sofferto. In questo senso si può arrivare ad una soluzione: lavorare sull’istruzione, lavorare sulle soluzioni abitative.
D. – Il Papa chiede al mondo di accogliere i Rom, ma chiede anche agli zingari di impegnarsi...
R. – Io credo che soprattutto il Papa, parlando di Zefirino - questa figura di santità zingara, martire - ha voluto dire ai Rom che si può credere e credendo sperare e credendo amare e credendo rispettare gli altri e credendo non vivere da umiliati e da disperati.
D. – La vostra comunità ha una grande esperienza. Quali sono le strade per l’integrazione, ad esempio anche in una città come Roma?
R. – La nostra comunità, non solo ha esperienza a Roma, dove conosciamo tutti i Rom, ma anche in altre città italiane, in Ungheria, in Francia e in Spagna. La nostra idea è che con i Rom si possa vivere e che il problema dei Rom possa essere risolto: dando le case ai Rom, aiutando i loro bambini, facendoli studiare, investendo sui giovani, perché i Rom sono un popolo giovane.
D. – C’è ancora razzismo verso di loro?
R. – Io direi che ci sia antigitanismo, che è un misto di antico pregiudizio, ma anche di nuovo pregiudizio di europei spaventati. (ap)
Tra quanti hanno collaborato all'evento c'è anche mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei. Ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:
R. – E' stato un incontro meraviglioso. Uno scambio di sentimenti tra il Papa e i Rom, un incontro voluto dal Papa e voluto – al tempo stesso – dai Rom; un incontro familiare: questa è la parola che forse maggiormente sintetizza questo incontro. Ci siamo sentiti tutti in famiglia, nella famiglia della Chiesa. Il Papa ha ricordato questo, nelle sue parole: i Rom sono una porzione importante del popolo di Dio: la loro storia, le loro figure, soprattutto la figura del beato Zefirino, possono dare un valore aggiunto alla nuova evangelizzazione e alla vita della Chiesa, e al tempo stesso sono una provocazione forte perché il tema della cittadinanza globale, il tema del sentirsi a casa nel mondo da parte di tutte le persone sia uno dei temi importanti anche per gli organismi internazionali, oltre che dell’azione della Chiesa.
D. – Il Papa ha ricordato il “grande divoramento”, cioè la persecuzione che gli zingari hanno subito durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha detto: “La coscienza europea non può dimenticare tanto dolore. Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo!”. Dunque, un accenno al passato per parlare, però, anche del presente …
R. – Certamente per parlare del presente perché non ritorni l’esclusione, non ritorni la discriminazione, non ritorni la volontà di costruire espulsione di un popolo che invece, è parte integrante dell’Europa. Questo richiamo forte che è venuto anche dalla testimonianza di una reduce di Auschwitz che ha visto 200 persone della propria famiglia essere uccise nella persecuzione nazista, è stato un ricordo molto importante, perché la storia richiama sempre all’attualità una cultura dell’altro, una cultura dell’attenzione all’altro che, quando viene meno, genera mostri, come tante volte abbiamo visto.
D. – Mons. Perego, il Papa ha detto però agli zingari: “Da parte vostra, ricercate la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui”. Un appello importante …
R. – Un appello importante che dice proprio la volontà di una reciprocità nella costruzione dei diritti e anche dei doveri; una costruzione che ha al suo centro proprio queste parole: legalità, giustizia e attenzione alla città e alla cittadinanza, che sono anche percorsi su cui gli stessi Rom stanno costruendo, oggi, una responsabilità diffusa, stanno costruendo partecipazione.
D. – C’è stato anche un invito del Papa alle istituzioni, affinché si adoperino per accompagnare questo cammino di integrazione …
R. – Noi sappiamo come spesso la politica, quando è governata dall’ideologia, rischia di utilizzare il tema dei Rom in contrapposizione, creando un’opinione pubblica sbagliata. Io credo che anche queste parole alle istituzioni siano parole importanti, perché la politica non usi persone più deboli, ma sia particolarmente attenta alle persone più deboli, più escluse come oggi lo è il popolo dei Rom nelle nostre città.
D. – Ricordiamo che Benedetto XVI ha voluto sottolineare la collaborazione degli zingari alla missione evangelizzatrice. Diciamo che tra gli zingari ci sono già sacerdoti, diaconi, persone consacrate …
R. – Certamente! E’ stato pubblicato dal Pontificio Consiglio per i migranti e da un gruppo di persone della “Migrantes” un volume che presenta 100 profili di sacerdoti nel contesto europeo, e quindi anche nel contesto italiano. Ci sono diaconi … dentro le nostre città ci sono 180 operatori che cercano di accompagnare non solo sul piano sociale, ma anche sul piano – appunto – della evangelizzazione, coniugando insieme evangelizzazione e promozione umana. Penso che sia un appello forte, perché le nostre Chiese locali formino operatori amici dentro i campi, dentro le strutture, le realtà della vita dei Rom perché non si sentano esclusi dentro la Chiesa.
D. – L’impressione è che gli zingari abbiano portato in Vaticano un’atmosfera anche di festa popolare molto forte: ce lo conferma?
R. – Sì, certamente. I colori, la musica, la gioia che hanno portato … certamente è stato un aspetto importante che dice come anche il tema della festa sia un tema che caratterizza questo popolo e noi sappiamo quanto abbiamo bisogno di gioia, di festa e di speranza anche dentro le nostre Chiese, dentro le nostre città … (gf)
A Dresda la Beatificazione di un sacerdote ucciso nel lager nazista di Dachau
◊ Si svolge domani a Dresda, in Germania - come ha detto il Papa al Regina Caeli - il rito di Beatificazione di Luigi Andritzki, sacerdote diocesano, martire nel lager di Dachau, alla presenza del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Santo Padre. Alojs nacque il 2 luglio 1914 a Radibor (Sassonia), in una famiglia di cinque figli: i tre maschi scelsero gli studi di teologia e due divennero sacerdoti, tra cui il nuovo Beato. Dopo la maturità, studiò Teologia e Filosofia a Paderborn tra il 1934 e il 1937. Divenne portavoce degli studenti sorabi - comunità di lingua slava che risiedeva a est di Dresda - e redattore del loro giornale universitario. Dopo aver frequentato il seminario a Schmochtitz, fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di S. Pietro a Bautzen, il 30 luglio 1939 e venne nominato responsabile della Pastorale giovanile, cappellano della Hofkirche di Dresda e direttore dei Pueri Cantores. I giovani lo ammiravano per la sua rettitudine e per il suo spirito sportivo. Per la sua noncuranza nei confronti del regime nazionalsocialista fu preso di mira dall’apparato statale. Dopo una rappresentazione teatrale, fu sottoposto a interrogatorio dalla Gestapo. Padre Alojs disse allora ai suoi giovani: Ciò non è che l’inizio”. Il 21 gennaio 1941 venne arrestato con l’accusa di “attacchi subdoli allo Stato e al Partito”. Nell’ottobre dello stesso anno 1941 fu deportato nel lager di Dachau. Durante il trasferimento fece la conoscenza del religioso benedettino Maurus Münch di Treviri. Fin dall’arrivo al campo, i due promisero solennemente di non lamentarsi mai e di non dimenticare in alcun momento la loro vocazione sacerdotale. Con altri sacerdoti formarono un circolo di studio in cui tre sere alla settimana si leggeva la Sacra Scrittura; dal gruppo biblico nacque anche un circolo liturgico. A Dachau Andritzki si ammalò di tifo. Prossimo alla morte, chiese al guardiano di poter ricevere la Santa Comunione; il guardiano rispose: “Vuole Cristo? Riceverà un’iniezione”. Il 3 febbraio 1943, Alojs Andritzki venne ucciso con un’iniezione letale. L’urna contenente le sue ceneri fu inumata nel Vecchio Cimitero cattolico di Dresda il 15 aprile 1943. Il vescovo di Dresden-Meissen, mons. Joachim Reinelt, avviava la fase diocesana del processo di Beatificazione di Andritzki il 2 luglio 1998; il 10 dicembre 2010, il Santo Padre Benedetto XVI autorizzava la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio del Servo di Dio. (A cura di Marina Vitalini)
Siria: infuriano gli scontri, civili in fuga. Gli Usa: è crisi umanitaria
◊ Non accenna a fermarsi la violenza in Siria, dove da questa mattina è in corso una sanguinosa battaglia nella città di Jisr al-Shungur, al confine con la Turchia. La tv di Stato riferisce di due morti accertati e di molti prigionieri catturati dall’esercito siriano che da giorni assedia i ribelli asserragliati in città. Ma a preoccupare, ora, è anche la situazione umanitaria. Il servizio di Roberta Barbi:
Dopo una settimana di bombardamenti, questa mattina l’esercito siriano del presidente al Assad è entrato a Jisr al-Shughur, per “espellerne i gruppi armati”. La tv di Stato di Damasco definisce così i ribelli che si oppongono al governo e che descrive “barricati nel centro e nelle periferie”. Ci sono vittime, molte le persone catturate, tante le armi sequestrate e gli ordigni disinnescati con cui gli insorti avrebbero minato ponti e strade. Sempre la tv di Stato riferisce di “aver ripulito l’ospedale nazionale” dai gruppi armati, mentre testimoni oculari hanno raccontato alla Bbc di sparatorie e case incendiate. Jisr al-Shughur è ormai una città fantasma, data la sua posizione vicina al confine con la Turchia, dove i profughi ospitati nelle tendopoli tirate su nel sudovest sarebbero ormai più di cinquemila, secondo fonti ufficiali turche. E mentre gli Stati Uniti accusano il governo siriano di aver causato una crisi umanitaria nel nord del Paese, lo sdegno dell’Europa è espresso dalle parole dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, che chiede di porre fine alla repressione, di rilasciare i prigionieri politici che restano in carcere nonostante l’amnistia e di autorizzare l’ingresso in Siria della Croce Rossa e di osservatori internazionali per verificare il rispetto dei diritti umani. Infine, all’Onu è allo studio una bozza di risoluzione promossa dalla Gran Bretagna e appoggiata da Francia, Germania e Portogallo che riceve, però, il no della Russia.
E proprio sulla spaccatura in seno alla comunità internazionale causata dalla situazione siriana, Eugenio Bonanata ha intervistato Stefano Torelli, responsabile Medio Oriente e Maghreb di Equilibri.net che analizza, in particolare, la posizione di Mosca:
R. - La Siria è sempre stata l’alleato privilegiato della Russia sin dai tempi della guerra fredda, quando la Siria era proprio il "satellite" per antonomasia dell’Unione Sovietica nell’area mediorientale. Ultimamente, un paio di anni fa, la Russia ha firmato un accordo per rimettere in funzione una propria base militare navale nel porto di Tartus in Siria: questo vorrebbe dire per la Russia avere una base sul Mar Mediterraneo, una cosa che Mosca ha sempre cercato sin dagli imperi zaristi. Inoltre tra i due Paesi ci sono accordi economici, militari e di sicurezza, infatti tutto l’arsenale bellico della Siria proviene dalle industrie russe. Per queste ragioni la Russia ha tutto l’interesse a mantenere questa situazione in Siria, dove, invece, un eventuale cambiamento di governo potrebbe anche portare alla creazione di un ambiente ostile per la Russia. Questo, per il momento, è il motivo principale della discordia: la Russia, a differenza di altri teatri, ha interessi diretti in Siria e quindi eserciterà tutta la sua influenza per far sì che la situazione non venga modificata, almeno non tramite lo strumento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
D. - Anche alla luce dell’atteggiamento della Turchia che ha voltato le spalle a Damasco, c’è ancora spazio per la mediazione?
R. - Questo a mio avviso è un tassello in più che fa pensare che il regime di Assad sia sempre più isolato e che una mediazione cominci ad essere, se non impossibile, difficilissima!
D. - Quanto è possibile un intervento militare nel Paese?
R. - Il segretario generale della Nato, Rasmussen, ha testualmente risposto che la Nato non può intervenire in tutte le crisi del mondo, lasciando intendere che forse ancora non siamo nella condizione per un intervento militare. Certo è che l’escalation verbale da parte di alcuni Paesi occidentali - soprattutto Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, cui adesso si aggiunge anche la Turchia - sta pian piano salendo e di solito questo è un campanello di allarme, nel senso che spesso a tutto questo segue un’azione più concreta. (ma)
Elezioni in Turchia: il premier Erdogan grande favorito
◊ In Turchia si sono aperti questa mattina alle 7 ora locale nell’est del Paese e, un’ora dopo, anche nelle regioni occidentali, i seggi allestiti per le elezioni legislative. Al voto sono chiamati 50 milioni di elettori e, secondo tutti i sondaggi, il premier Recep Tayyip Erdogan avrebbe un terzo mandato già in tasca. Solo altri due partiti potrebbero superare l’altissima soglia di sbarramento al 10%: i socialdemocratici del Chp e i nazionalisti dell’Mhp, dai cui risultati può dipendere la riforma costituzionale auspicata da Erdogan e che richiede la maggioranza dei due terzi del Parlamento. Davide Maggiore ha chiesto a Ennio Remondino, già corrispondente della Rai da Istanbul, quali sono le prospettive per gli scenari politici futuri:
R. – Tutti prevedono una riaffermazione dell’Ak Party di Erdogan. Si tratterà di vedere le proporzioni di questa vittoria e soprattutto quali sono le componenti interne che vincono. Poi ovviamente ci sarà il partito di tradizione laica appoggiato dai militari: l’unico che ha la certezza di entrare in Parlamento, perché in Turchia vale un sistema di sbarramento molto severo, al 10 per cento. Quindi, c’è il rischio che si ritorni a due partiti soltanto rappresentati all’interno del Parlamento.
D. – Molti analisti prevedono un terzo mandato consecutivo per Erdogan. Una permanenza al potere così lunga potrebbe portare con sé dei rischi?
R. – Credo che le condizioni di democrazia sostanziali in Turchia siano cresciute negli ultimi anni. Di fatto si tratta di definire il ruolo delle forze armate che deve essere ricollocato in un modello civile europeo. Erdogan è un islamista, ma non dà segnali di forzatura, quanto meno a livello di politica interna e internazionale, in quella direzione. Direi che la minaccia di un’islamizzazione della Turchia sia abbastanza improbabile.
D. – Erdogan guida un partito islamico, ma la Turchia ha una forte tradizione di laicità dello Stato...
R. – E’ vincolata dalla Costituzione in alcuni articoli che sono definiti immodificabili. Va ricordato che il 99 per cento della popolazione turca è di religione islamica. In Turchia c’è formale libertà religiosa, ma nella sostanza problemi ancora esistono. Sono comunque episodi che stanno all’interno delle contraddizioni di un enorme Paese.
D. – I risultati di queste elezioni potrebbero risentire degli effetti della primavera araba?
R. – Credo che questo tipo di primavera araba, che non è più di spinta integralista, ma sembra più di spinta innovatrice, intellettuale, portata veramente a rivendicare i diritti di democrazia, non sia in contraddizione con ciò che sta sviluppando la stessa società turca.
D. – Se l’esito delle elezioni sarà quello previsto, la Turchia sarà più lontana o più vicina all’adesione all’Unione Europea?
R. – Decisamente più vicina, perché i più convinti sostenitori di un’adesione all’Unione Europea sono queste componenti di islamismo moderato, mentre qualche resistenza è nella componente laica che dovrebbe per tradizione guardare di più al nostro Occidente, avendo al suo interno anche vaghe componenti social-democratiche. (ap)
Giornata contro il lavoro minorile: 115 milioni di bambini impiegati in attività pericolose
◊ Sono 115 milioni i bambini nel mondo impiegati in forme di lavoro pericoloso. Lo rivela l’Ilo, l’Organizzazione mondiale del lavoro, in un’indagine presentata in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile 2011 che si celebra oggi. Un fenomeno che riguarda soprattutto Africa e Asia, ma che coinvolge tutto il mondo. Sulla gravità di questa situazione Irene Pugliese ha intervistato Furio Rosati direttore del programma “Capire il lavoro minorile” dell’Ilo.
R. – Secondo le ultime stime globali, sono circa 215 milioni i bambini in attività di lavoro minorile e, di questi, 115 milioni in attività pericolose.
D. – Quali sono le forme di lavoro più pericolose per i bambini e quali quelle in cui sono maggiormente coinvolti?
R. – La gran parte dei bambini è coinvolta in agricoltura e in attività con le loro famiglie: in piccole imprese o piccoli laboratori artigiani. I pericoli che hanno di fronte sono diversi: in agricoltura, derivano dall’uso di sostanze chimiche come pesticidi e così via; esposizione per un lungo periodo al sole molto forte e la lunghezza della giornata lavorativa, che per molti è molto lunga. Per un numero di bambini non trascurabile, che, per esempio, lavora negli alberghi, nei ristoranti e così via, c’è l’esposizione al rischio di abusi.
D. – In quali zone del mondo è maggiormente diffuso il lavoro pericoloso tra minori?
R. – L’incidenza più elevata si ha in Africa, dove circa il 15 per cento dei bambini è coinvolta in forme di lavori pericolosi, e poi in Asia, dove i numeri sono molto elevati: circa 48 milioni di bambini.
D. – Il rapporto che avete presentato si chiama “Bambini nei lavori pericolosi. Quello che sappiamo, quello che dobbiamo fare”. Cosa si può fare contro questo fenomeno?
R. – Gli interventi sono di natura diversa. Il primo è a livello legislativo: bisogna assicurarsi che i Paesi abbiano in piedi la legislazione necessaria, sia di adesione alle convenzioni internazionali sia anche di traduzione di questa adesione alle convenzioni internazionali in legislazione interna. Il secondo gruppo di interventi è mirato alla protezione immediata e al salvataggio, se così vogliamo dire, dei bambini e quindi interventi specifici, a volte anche difficili se si pensa ai bambini vittime di abusi e così via.(ap)
Appello di padre Chiera: abbiamo bisogno di aiuti per salvare i nostri “meninos de rua”
◊ In 25 anni di attività, la “Casa do Menor” (www.casadomenor.org), fondata da padre Renato Chiera, ha salvato 60 mila bambini abbandonati nelle strade delle città brasiliane. Li ha sottratti alla schiavitù del narcotraffico e al mercimonio sessuale come anche alle azioni spietate degli “squadroni della morte”. Ora, l’organizzazione fondata dal sacerdote piemontese fidei donum si trova in difficoltà. Alessandro Gisotti ne ha parlato con lo stesso padre Renato Chiera, raggiunto telefonicamente a Rio de Janeiro:
R. – La prima difficoltà è che il governo brasiliano sta cambiando le leggi di accoglienza rispetto ai ragazzi. Ci crea dei problemi, perché sono solamente cinque anni che lavoriamo in una certa maniera e questo esige un tempo: noi educhiamo questi ragazzi. L’accoglienza può durare al massimo due anni e con due anni io non posso prendere un ragazzo nella droga e così via, trasformarlo e aiutarlo a professionalizzarsi. Non è possibile in due anni! Bisogna ricostruirlo umanamente, dargli dei valori spiritualmente, perché lui possa cominciare a studiare, possa cominciare a volere qualcosa e voler apprendere una professione.
D. – C’è anche un problema economico, perché il costo della vita in Brasile è aumentato...
R. – Il costo della vita è aumentato moltissimo, perché il Brasile è cambiato moltissimo. Oggi abbiamo molte difficoltà. E siccome è cambiata questa politica, gli aiuti del governo per questo tipo di accoglienza non arrivano. Quest’anno non abbiamo ancora ricevuto dal governo brasiliano i soldi che ha deciso di darci.
D. – Qual è l’appello di Casa do Menor?
R. – Dobbiamo lavorare anche di più: la gente del posto, la società. Questa solidarietà sta cominciando, ma è ancora lenta. Noi dobbiamo crescere in questa dimensione. Se l’Italia, l’Europa che ci ascolta, ci possono aiutare in questo momento, sarebbe un momento molto importante, perché ci sono mesi in cui non riusciamo a pagare gli stipendi. Non pagare gli stipendi vuol dire pregiudicare le famiglie e questo ci fa molto male. Abbiamo bisogno di provvedere ad un livello di vita, ad una qualità di vita, per i nostri ragazzi, che sia degna di figli di Dio. Se gli italiani che mi ascoltano, quelli che già ci conoscono da molto tempo, hanno la possibilità di trovare la gioia di aiutare ancora – c’è più gioia nel dare che nel ricevere – li ringraziamo infinitamente. Ma non siamo solo noi che ringraziamo: è la vita dei ragazzi che ringrazia. (ap)
Convegno al Regina Apostolorum sulla vita affettiva dei giovani nell'era digitale
◊ Non perdere la bellezza dei rapporti umani sostituendoli con le nuove tecnologie. E’ l’invito lanciato ieri a Roma dal convegno organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sul tema “La psicologia e le sfide della modernità”: al centro dell’incontro, in particolare, i giovani e la vita affettiva nell’era digitale e problematiche quali anoressia e obesità. Tra i relatori, Daniele Mugnaini, psicologo dello sviluppo e membro dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici. Debora Donnini lo ha intervistato:
R. – All’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici è sempre stata a cuore questa tematica legata alle influenze dei nuovi media, in particolare internet, sulla mentalità stessa delle nuove generazioni, sottolineando non solo le potenzialità ma anche i rischi di interferire nelle modalità di viversi con un’identità solida, portare avanti relazioni stabili … Il rischio che si sta intravedendo è che a forza di connessioni, social network, siti particolarmente degradati tutto questo possa riceverne interferenza.
D. – Voi parlate anche di “iper-sessualizzazione” dei media: come interferisce, questo?
R. – L’iper-sessualizzazione culturale e mediatica comprende il fatto che i contenuti che arrivano da tv, internet, pubblicità ma anche giochi elettronici presentino il valore primario della persona, soprattutto femminile, nella qualità di attirare l’interesse sessuale. E i bambini sono da trattare come maturi sessualmente per cui, alla fine, non ci preoccupiamo di tutti gli stimoli a contenuto sessuale esplicito che arrivano tramite tutti questi nuovi media.
D. – Secondo lei, dietro a questi problemi c’è una società che ha bisogno di vendere sempre di più e per questo propone un modello di corpo da tenere sempre perfetto, il che implica comprare una serie di cose?
R. – Una componente è questa. Uno studio recente ha riconfermato il ruolo che sessualità e violenza hanno nell’imprimere l’immagine pubblicizzata nella memoria dello spettatore e sicuramente il ruolo di provocare forti emozioni ha a che fare con esigenze di accalappiare, vendere …
D. – Quindi, in questo contesto anoressia e obesità cosa sono? Risposte drammatiche all’incapacità di arrivare – o di mantenere – la perfezione?
R. – Pur mantenendo una visione cauta e certamente aperta alla multi-fattorialità delle cause di queste patologie, chi lavora in questi ambiti si rende conto di come, comunque, i media abbiano un ruolo nel favorire o peggiorare la sintomatologia, mantenerla laddove magari ci siano già fattori di rischio. Qiundi, la proposta di standard strettissimi a cui doversi adeguare e questa iper-focalizzazione sul corpo certo non fanno che favorire questo tipo di sintomatologie, nonché anche aspetti depressivi, di ansia e dissociativi.
D. – Di fronte a questo scenario, cosa proponete, anche rispetto a internet e alla pubblicità?
R. – Interventi di educazione nelle scuole, per far prendere consapevolezza innanzitutto ai genitori dei rischi di una iper-esposizione ai media, e quanto sia importante presentare proposte alternative perché i ragazzi ricerchino la loro identità, i loro rapporti affettivi, l’utilizzo del loro tempo libero nella realtà e lo trovino da fonti educative capaci di fare proposte serie. Da un punto di vista legislativo, invece, una maggiore attenzione affinché alcuni siti siano sì, invece, come accade in altri Paesi, chiusi, ci sia un’attenzione maggiore – ad esempio – alle fasce protette di prima serata, dove continuamente ci sono contenuti inappropriati per i bambini … (gf)
I vescovi svizzeri: la Chiesa non è un partito, ma abbraccia la politica quando annuncia il Vangelo
◊ “La Chiesa cattolica non è un partito politico. Essa abbraccia la politica nel momento in cui annuncia il Vangelo. La Chiesa prende partito per quelle persone, che non hanno voce e là dove vengono lesi i diritti degli uomini”. Lo affermano i vescovi svizzeri in un comunicato stampa diffuso giovedì - e ripreso dall'agenzia Sir - alla loro 292.ma assemblea generale, svoltasi dal 6 all’8 giugno nell’abbazia di Einsiedeln. “Quello di impegnarsi nella politica, nella società e nell’economia – aggiungono i vescovi – è il compito specifico dei laici cristiani. Essi lo fanno nello spirito del Vangelo, dell’amore, della verità e della giustizia. La dottrina sociale della Chiesa offre loro un orientamento chiaro”. I vescovi ricordano come in tutti i partiti siano presenti battezzati. “Essi sono spronati a vivere questo impegno da battezzati, per il completo bene di ogni persona”, battendosi in modo particolare per la giustizia, l’uguaglianza sociale, la formazione e l’istruzione e un rapporto responsabile con il creato e con le risorse naturali”. La Conferenza episcopale annuncia infine che sul tema “Chiesa e politica” pubblicherà un messaggio il prossimo 1° agosto, in occasione della festa nazionale della Svizzera. (R.P.)
Germania: una delegazione di vescovi in Iraq per esprimere solidarietà ai cristiani
◊ Una delegazione della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) sarà in Iraq da domani al 18 giugno. Lo ha annunciato ieri il sito della Dbk con un comunicato stampa ripreso dall'agenzia Sir. La delegazione sarà guidata da mons. Ludwig Schick, presidente della Commissione della Dbk per la Chiesa universale e arcivescovo di Bamberga. Scopo del viaggio è “manifestare la solidarietà verso i cristiani del luogo che si trovano in una situazione difficile e consultarsi con responsabili di Chiesa e Stato sulle possibilità che la Chiesa tedesca possa prestare un aiuto efficace”, si legge nel documento. La delegazione incontrerà anche rappresentanti del mondo islamico “per informarsi sul dialogo cristiano-islamico in Iraq”, prosegue il comunicato. Tra i membri della delegazione: Peter Neher, presidente della Caritas tedesca; Harald Suermann, direttore dell’Istituto scientifico missionario Missio; Ulrich Pöner, segretario della Commissione per la Chiesa universale. (R.P.)
Consiglio d'Europa: Assemblea parlamentare per avvicinare i Paesi arabi alle democrazie occidentali
◊ Avvicinare i Paesi arabi all’Europa e mostrare loro i vantaggi della democrazia è tra gli obiettivi della prossima sessione dell’Assemblea parlamentare, che si svolgerà a Strasburgo dal 20 al 24 giugno. La novità è costituita dallo statuto di “partner per la Democrazia” da attribuire ai Paesi locati al di fuori dell’Europa che intendono adottare la Convenzione dei Diritti dell’Uomo come principio sociale. Il primo Paese a ottenere lo statuto speciale sarà il Marocco, già vicino al Consiglio d’Europa perché membro del Centro Nord-Sud, l’organismo che collega l’Istituzione di Strasburgo ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Dalla prossima sessione il Marocco potrà inviare una delegazione parlamentare a Strasburgo e assistere ai lavori dell’Assemblea. Il dibattito, che avverrà martedì 21 giugno in seguito alla relazione di Luca Volonté, presidente del gruppo popolare europeo, sarà preceduto dall’intervento dei leader dei due rami del Parlamento di Rabat Abdelwahed Radi e Mohamed Cheikh Biadillah. La giornata di martedì sarà dedicata quasi interamente ai Paesi del Nord Africa. Nel pomeriggio, infatti, l’Assemblea tratterà dei nuovi rapporti di collaborazione tra il Consiglio d’Europa e le democrazie emergenti nel mondo arabo. È previsto l’intervento del ministro degli Esteri di Tunisia Mohamed Mouldi Kefi. In seguito alla denuncia del Commissario per i Diritti dell’Uomo Thomas Hammarberg sul dovere dei Paesi europei di soccorrere in mare i profughi e gli emigranti, anche se irregolari, l’Assemblea dibatterà questo grave problema che ha visto finora diversi naufragi con decine di vittime. Saranno presenti alcuni profughi che costituiscono la cosiddetta “biblioteca vivente” e che racconteranno le loro esperienze personali. Nello stesso pomeriggio si discuterà della necessità che l’Europa divida le responsabilità dell’emergenza profughi con i Paesi di prima accoglienza. Entrambi i temi riguardano l’Italia. Mercoledì il dibattito verterà sul rapporto “Vivere insieme nel XXI secolo”. redatto dai nove Saggi nominati dal Consiglio d’Europa per suggerire ai governi le linee da seguire per migliorare il dialogo interculturale e conseguire l’integrazione delle minoranze. (R.P.)
Uganda: allarme del vescovo di Lugazi sulla crescita del fondamentalismo islamico
◊ Per poter contrastare la crescita dell’influenza del fondamentalismo islamico occorre una educazione più mirata. E’ l’appello lanciato dal vescovo di Lugazi, nell’Uganda centrale, mons. Matthias Ssekamanya, nel corso di una visita alla sede dell’opera internazionale di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” a Königstein, Germania. Parlando della situazione del Paese, il vescovo ha detto che i musulmani hanno assunto ruoli chiave in diversi importanti Ministeri ugandesi, compresi quelli dell’economia e dell’istruzione. Le statistiche ufficiali dicono che circa il 12% dei 33 milioni di ugandesi siano seguaci dell’Islam, mentre le fonti musulmane affermano che tale percentuale sia del 33%: e il radicalismo si va sempre più diffondendo. Mons. Ssekamanya ha anche evidenziato che queste statistiche sulle appartenenze religiose sono spesso utilizzate come strumenti politici. Il vescovo sostiene inoltre che nella sua diocesi, prevalentemente rurale, occorre uno sforzo maggiore per incrementare l’educazione e contrastare così l’influenza del fondamentalismo islamico. Circa il 42% del milione e mezzo di persone comprese nella diocesi di Lugazi sono cattoliche. La diocesi attualmente si occupa di 194 scuole primarie e 26 secondarie, frequentate da 75 mila studenti, assistiti da 2.300 insegnanti. Obiettivo del vescovo è migliorare la qualità dell’istruzione e la formazione dello staff, perché l’educazione scolastica sia in grado di dare una solida formazione umana in modo da offrire al maggior numero di studenti la possibilità di frequentare l’università. Inoltre, visto che l’istruzione non è un compito limitato solo alle scuole, mons. Ssekamanya vuole concentrare i suoi sforzi anche sull’apostolato della famiglia: "Vogliamo rafforzare la consapevolezza della dignità del matrimonio e della famiglia tra i fedeli, i genitori hanno un ruolo profetico nella vita parrocchiale” ha affermato nel suo intervento diffuso dalla Catholic News Agency. (R.P.)
Il cardinale Bagnasco: reagire alla sonnolenza spirituale, ci fa essere meno vigili davanti al male
◊ "Se non alimentiamo ogni giorno l'anima nell'intimità di Cristo, allora anche il bene si scolora, diventiamo meno vigili davanti alle maschere del peccato e diventiamo preda del male, protagonisti del male". Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell'omelia pronunciata questa mattina nella parrocchia dello Spirito Santo a Sestri Ponente, al centro della vicenda che ha coinvolto l'ex parroco don Riccardo Seppia, arrestato con le accuse di induzione alla prostituzione, offerta di stupefacenti e tentata violenza sessuale su minore. Riferendosi alla solennità della Pentecoste, il porporato ha detto che senza lo Spirito Santo "saremmo smarriti: non conosceremmo la meta del nostro peregrinare terreno, saremmo senza criterio certo del bene e del male". Il porporato ha quindi ammonito: "Dobbiamo reagire alla sonnolenza spirituale, che può insidiare progressivamente tutti fino ad addormentare il cuore. Per questo il Signore risorto ci ha inviato il suo Spirito di luce e di fuoco, per tenere deste le anime, vigili le menti, caldi i cuori del calore della verità e dell'amore”. Ha poi espresso la sua gratitudine ai fedeli per la bella e intensa partecipazione all’Eucaristia: "Ho sentito echeggiare la vostra anima e il vostro cuore – ha detto - la volontà di guardare avanti, di non restare ripiegati sotto le ferite, di rinnovare la fiducia, la speranza di stare uniti nell'amore di Cristo e del Vangelo". Al termine dell'omelia i fedeli hanno rivolto all'arcivescovo un lungo applauso per ringraziarlo della sua presenza e delle sue parole.
Concluso a Pistoia il Forum dell’Informazione cattolica per la salvaguardia del creato
◊ Bisogna riutilizzare gli spazi abbandonati, ricostruire da questi il rapporto armonico tra l’uomo e la natura, restituire alle città le loro piazze, la loro storia come punto di socialità non parcheggi per le automobili”. Questi i propositi conclusivi dell’VIII Forum dell’Informazione cattolica per la salvaguardia del creato, organizzato dall’ Associazione culturale GreenAccord, che si è concluso questa mattina a Pistoia. “La qualità del rapporto tra uomo e natura - ha spiegato Andrea Masullo presidente del comitato scientifico di GreenAccord - è peggiorata a causa del consumismo. La città è cambiata, le periferie divenute contenitori umani, le campagne abbandonate. Impariamo a recuperare invece un rapporto amichevole, tra l’uomo e la natura ripartendo dal ricostruire la storia umana e naturale dei luoghi dove viviamo”. E questa mattina si sono alternate una serie di testimonianze su uno spazio dove il creato si armonizza con l’uomo. In particolare Elena Scarici dell’ Ufficio diocesano per la comunicazione di Napoli ha raccontato il progetto dell’ impronta ecologica, cioè quello spazio occupato da ogni abitante della terra con i suoi fabbisogni e consumi, realizzato con 100 famiglie campione che dallo scorso febbraio hanno vissuto secondo le regole di un consumo regolato, aiutati da kit forniti dalla diocesi. Ad oggi lo stile di vita di queste famiglie è cambiato: ora occorre passare il messaggio agli altri nuclei famigliari. E ieri l’economista Stefano Zamagni, docente presso l’università di Bologna, nella tavola rotonda, ha sottolineato come le tre grandi cause degli attuali problemi ecologici siano l’avidità, l’ingiustizia e il razionalismo “Oggi sappiamo – ha spiegato - che la minaccia più grande all’equilibrio ecologico dipende dalla disparità nella distribuzione del reddito tra Paesi e tra i diversi gruppi sociali all’interno di ogni Stato. È una novità cruciale della quale non si è ancora compresa la portata”. E poi parlando dei giovani ha detto: ”Se vogliamo che i nostri ragazzi siano davvero le sentinelle del creato, dobbiamo educarli alla reciprocità e allo scambio. Bisogna far capire che cos’è il bene comune, dove il mio benessere deve essere compatibile con l’interesse dell’altro e tutti devono guadagnarci. Se questo concetto viene spiegato e testimoniato, questa può essere una via d’uscita credibile dal vicolo cieco in cui si trovano oggi i sistemi economici e le società occidentali”. (Da Pistoia, Marina Tomarro)
Angola: nuovo reparto di pediatria a Chiulo diretto da Medici con l'Africa Cuamm
◊ Ha spiccato il volo l’“Ala di Lulù”, il nuovo reparto pediatrico dell’Ospedale di Chiulo che nel sud dell’Angola fa da riferimento per una popolazione stimata di 600.000 persone, di cui il 18% sono bambini sotto i 5 anni. Per loro, grazie al progetto “Paroledilulù di Niccolò Fabi”, si apre una nuova speranza di cura e di vita. Il nuovo reparto di pediatria - riferisce l'agenzia Sir - consentirà infatti di migliorare la qualità dell’assistenza pediatrica per i circa 110.000 piccoli della zona, e nello specifico per i 3.000 bambini ricoverati ogni anno in Ospedale, in un’area dove 26 bambini su 100, 1 su 4, non raggiungono i 5 anni di età. L’intervento, realizzato grazie ai fondi raccolti dalla famiglia Fabi con il concerto in memoria di Lulù tenutosi il 30 agosto scorso e con la vendita successiva del dvd e del libro Paroledilulù, ha previsto due fronti di attività: la riabilitazione e l’equipaggiamento del nuovo reparto dotato di 40 posti letto (in particolare completando la struttura con 3 stanze per l’isolamento dei casi infettivi e contagiosi e una sala per bambini malnutriti) e il sostegno diretto alle cure dei bambini. I lavori di riabilitazione, portati a termine in soli 8 mesi, sono stati seguiti e supervisionati dallo staff di Medici con l’Africa Cuamm presente a Chiulo, composto attualmente da un chirurgo, un internista, un pediatra e un logista/amministrativo. (R.P.)
Gmg: resi noti i vincitori del Premio "Sentinelle del mattino"
◊ I premi internazionali di comunicazione “Sentinelle del mattino”, assegnati dalla Fondazione spagnola “Cronaca bianca” (www.cronicablanca.org), hanno già i loro vincitori. La giuria del concorso ha premiato i migliori lavori giornalistici sulla Gmg, che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto. I premi erano rivolti ad una platea mondiale, tanto che sono arrivati lavori da un grande numero di Paesi: Portogallo, Ucraina, Italia, Spagna, Stati Uniti, Guatemala, Cuba, Colombia, Brasile, Argentina e Australia. Il concorso si associa così allo spirito internazionale della Giornata, che accoglierà a Madrid persone provenienti da tutto il mondo. Tra i lavori esaminati, la giuria ha premiato un documentario peruviano (di Pax Televisión, Lima), un articolo portoghese (su Familia Cristiana) e due programmi radio (Radio Maria, Madrid; Universidad Miguel Hernández de Elche, Alicante) e una pagina web (www.gazteliza.org) spagnoli. Ogni vincitore - riferisce l'agenzia Sir - riceverà 1.000 euro e un master di comunicazione offerti da una università spagnola. La cerimonia di premiazione si svolgerà a Madrid, il 16 agosto, durante gli eventi culturali della Giornata mondiale della gioventù. Il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali ha sostenuto questi premi “per promuovere un giornalismo etico e professionale nella generazione giovane della nostra società”. (R.P.)
Francia: il 2 luglio la prima edizione della "Notte delle chiese"
◊ Si terrà il 2 luglio in tutta la Francia la prima edizione della “Notte delle chiese”, durante la quale tutte le chiese che lo vorranno (circa 100 mila i luoghi di culto sul territorio nazionale, di cui 45mila chiese parrocchiali) potranno tenere le porte aperte “per accogliere - spiega una nota della Conferenza episcopale francese – tutti coloro che si presenteranno”. L'evento - riferisce l'agenzia Sir - organizzato dalla rivista BiMedia Narthex del Servizio nazionale di pastorale e liturgia sacramentale, prende lo spunto dalla “Notte delle cattedrali”, la cui quinta edizione si è svolta lo scorso 14 maggio a Strasburgo, Reims, Meaux, Monaco e in diverse città del Nord Europa, e si propone di “far conoscere e valorizzare la dimensione culturale e il ricco patrimonio degli edifici religiosi”. Un “evento culturale e missionario” che “dovrebbe aiutare a riscoprire la prima dimensione cultuale della Chiesa, facendo al tempo stesso prendere coscienza al maggior numero di persone possibile della ricchezza del suo patrimonio artistico-culturale” osserva mons. Jean Legris, arcivescovo di Albi e membro Commissione episcopale per la liturgia e la pastorale sacramentale. Per Emmanuel Bellanger, direttore editoriale di Narthex, “l'arte è divenuta per molti il luogo di un’esperienza religiosa e di riscoperta della liturgia”. Visite guidate, conferenze, concerti d’organo ed esibizione di cori di musica sacra: il programma delle iniziative è su www.narthex.fr. (R.P.)
Italia: on line l'anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici
◊ Si terrà domani, nella sala stampa della Radio Vaticana (ore 12.30), la conferenza di presentazione della pubblicazione web dell’Anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici (archivi, musei e biblioteche - www.chiesacattolica.it/anagrafe) e l’interoperabilità con l’Anagrafe delle biblioteche italiane del ministero per i Beni e le Attività culturali (MiBac), gestita dall’Istituto centrale per il Catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (Iccu). All’incontro interverranno: Francesco Maria Giro, sottosegretario di Stato ai beni culturali; mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana; Rosa Caffo, direttrice dell’Istituto centrale per il Catalogo unico; mons. Stefano Russo, direttore dell’Ufficio nazionale Beni culturali ecclesiastici. Si tratta di un innovativo servizio ideato e realizzato dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale italiana (Unbce). Attraverso questo servizio, si legge in una nota Cei, “gli archivi, le biblioteche ed i musei diocesani ed ecclesiastici che vi aderiscono metteranno a disposizione di tutti gli utenti del web le informazioni che li riguardano” e “sarà possibile conoscere gli orari di apertura, le condizioni di fruibilità, la dotazione dei servizi, la dotazione di documenti, libri, opere d’arte” e altro. La mappatura presente nell’anagrafe, attraverso la georeferenziazione, permetterà l’individuazione degli istituti su tutto il territorio nazionale. Nell’anagrafe sono censiti in modo completo 1191 istituti, di cui 335 biblioteche, 640 archivi e 216 musei ecclesiastici. L’Anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici, inoltre, andrà ad arricchire di contenuti il servizio realizzato dal MiBac dedicato alle biblioteche e consultabile all’indirizzo: http://anagrafe.iccu.sbn.it. Nell’ambito della conferenza stampa, infatti, verrà firmata la Lettera circolare tra Unbce e Istituto centrale per il Catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (Iccu) del MiBac per il reciproco trasferimento dei dati anagrafe relativi alle biblioteche. L’accordo prevede il riversamento periodico dei dati riguardanti le biblioteche ecclesiastiche verso l’Anagrafe delle biblioteche italiane del MiBac. L’Anagrafe promossa e coordinata dall’Iccu - con la collaborazione di Regioni, Università e Istituzioni culturali - sin dal 1989 raccoglie informazioni dettagliate relative ad oltre 16.000 biblioteche delle diverse tipologie: statali, universitarie, comunali, scolastiche, di ente ecclesiastico e di numerose accademie e fondazioni. (R.P.)
Libia: si combatte ancora, 13 morti a Zawiya
◊ Combattimenti in corso oggi in Libia, dove i ribelli hanno affermato di aver riconquistato parte della città di Zawiya, porto strategico a ovest di Tripoli, e dove si contano almeno 13 morti. Da questa mattina, inoltre, bombardamenti da parte delle truppe fedeli al colonnello Gheddafi sulle montagne berbere a sudovest di Tripoli, intorno alla città di Zenten: un’area da tempo contesa tra i lealisti e gli insorti. Ieri pomeriggio un membro del Consiglio dei leader della rivoluzione di Gheddafi, collaboratore molto vicino al rais nonché suo suocero, sarebbe rimasto ferito durante un bombardamento della Nato vicino alla capitale e si troverebbe in ospedale. L’Alleanza atlantica non ha confermato la notizia diffusa dai ribelli da Bengasi.
Italia – immigrazione
Sono stati sette in tutto i barconi arrivati ieri a Lampedusa, l’ultimo dei quali approdato nel primo pomeriggio, e hanno portato sull’isola altri 1506 migranti, tra cui 135 donne e 22 bambini. Torna quindi l’emergenza a Lampedusa, alle prese anche con la crisi del turismo: il sindaco dell’isola ha lanciato un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinché vengano introdotte nel dl Sviluppo misure in aiuto del settore turistico della zona. De Rubeis domani incontrerà il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che coordina gli interventi sul territorio, e martedì sarà ricevuto a Roma dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nel frattempo, stamattina la nave traghetto Excelsior è salpata con 1086 profughi a bordo diretta a Taranto, dove i migranti saranno smistati in diversi centri d’accoglienza; gli altri saranno trasferiti domani.
Pakistan
Almeno 39 persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite nel triplice attentato che nella tarda serata di ieri ha insanguinato Peshawar, città nel nordovest del Pakistan. I tre ordigni, esplosi in rapida successione, hanno coinvolto l’area intorno all’affollato mercato di Khyber Bazar. I talebani, sui quali si concentravano le indagini degli inquirenti, hanno respinto qualsiasi responsabilità sull’attentato: “Noi non prendiamo di mira gente innocente, attacchiamo le forze di sicurezza”, ha fatto sapere il portavoce. La polizia, intanto, avrebbe già arrestato alcuni sospetti.
Italia – referendum
È appena sopra l’11%, alle ore 12, secondo i dati del Ministero dell’Interno, l’affluenza alle urne per i quattro referendum al voto oggi. Le urne si sono aperte alle 8 e si chiuderanno alle 22, ma si riapriranno domani dalle 7 alle 15. Questi i quesiti referendari: l’abrogazione delle norme sulla gestione privata dell’acqua – scheda rossa – l’abrogazione delle norme che stabiliscono la tariffa dell’acqua – scheda gialla – l’abrogazione delle norme che consentono la produzione di energia elettrica nucleare – scheda grigia – e l’abrogazione della norma sul legittimo impedimento – scheda verde. Al voto sono chiamati complessivamente 50 milioni di italiani: 47 residenti sul territorio nazionale e 3 all’estero. Il quorum, che per un referendum non si raggiunge da 16 anni, è del 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Medio Oriente
Il Comitato centrale di Fatah, la fazione palestinese maggioritaria, in una riunione notturna nel Palazzo presidenziale a Ramallah, guidata dal premier Abu Mazen, ha confermato l’economista Salam Fayyad alla guida del governo tecnico palestinese previsto dagli accordi con Hamas firmati al Cairo il 3 maggio. Hamas ha espresso la sua posizione contraria alla nomina, della quale si parlerà martedì in una riunione prevista nella capitale egiziana tra le fazioni palestinesi rivali.
Yemen
Scontri in corso nel sud del Paese, precisamente a Zinjibar, dove un colonnello e due soldati dell’esercito sono stati uccisi questa mattina da militanti di al Qaeda. Inoltre almeno altri due morti e 23 feriti tra i militari sono arrivati all’ospedale di Aden. Le vittime si vanno ad aggiungere ai 21 mujaheddin che sarebbero morti ieri nella provincia di Ayan in uno scontro con l’esercito, che a sua volta avrebbe registrato 10 perdite. Intanto il governo fa sapere che il presidente Saleh tornerà a guidare il Paese non appena si sarà ristabilito: ne è certo il nipote del capo dello Stato, il generale Yahia Saleh, intervistato dalla Bbc. L’ambasciatore yemenita a Londra, infatti, riferisce che stanno migliorando le condizioni di Saleh, ferito nel bombardamento del 3 giugno scorso al Palazzo presidenziale di Sana’a e ricoverato in Arabia Saudita.
Afghanistan
Un gruppo di otto istruttori di una ong americana attiva nel campo della formazione professionale e operante nel Kunar costruction center, sono stati rapiti ieri sera da presunti talebani nella provincia orientale di Kuna, in Afghanistan. Cinque sarebbero già stati rilasciati, mentre fra coloro che restano nelle mani dei sequestratori, ci sarebbe anche il direttore del centro. I talebani non hanno ancora rivendicato l’azione.
Cina
È di 94 morti e 78 dispersi il bilancio ufficiale, confermato dal ministro per le Risorse dell’acqua Chen Lei, dell’ondata di piogge torrenziali che negli ultimi giorni ha colpito la Cina centromeridionale. L’area interessata corrisponde al territorio di 13 province in cui vivono circa 9 milioni di persone.
Giappone
È stata definita dai media locali “la più grande manifestazione antinucleare mai vista nel Paese”, quella che si è tenuta ieri in Giappone nel giorno del terzo anniversario del terremoto e dello tsunami che hanno causato l’incidente nucleare nella centrale di Fukushima. In realtà ci sono state più manifestazioni in tutto il Paese, cui hanno partecipato complessivamente quasi un milione di persone. Intanto la prefettura di Fukushima ha fatto sapere che avvierà rilevazioni della radioattività in altre 745 località, in modo da aggiornare, eventualmente, il piano di evacuazione.
Somalia – morte capo di al Qaeda
La notizia è stata confermata ieri: è morto Fazul Abdullah Mohammed, il comoriano 39enne considerato il capo di al Qaeda in tutta l’Africa orientale, l’addestratore dei combattenti di Shabaab e il finanziatore ed esecutore di diversi attentati nell’area. Mohammed è stato ucciso “per caso” a Mogadiscio, in Somalia, per aver reagito a un posto di blocco. “Un duro colpo per al Qaeda”, è stato il commento del segretario di Stato americano, Hillary Clinton in visita nell’area.
Somalia – pirati
È stata rilasciata oggi dietro il pagamento di un riscatto “enorme” la petroliera kuwatiana battente bandiera degli Emirati Arabi Uniti sequestrata da un gruppo di pirati somali il 28 marzo. Lo ha comunicato Ecoterra International, una ong con sede a Nairobi che si occupa del controllo dell’attività marittima nella regione, secondo la quale i 29 membri dell’equipaggio a bordo, di cui 17 di nazionalità pakistana, stanno bene.
Cile
Continua a causare problemi al traffico aereo la nuvola di ceneri sottili emesse dal vulcano cileno Puyehue-Cordon-Caulle, in eruzione da una settimana. La nube, che viaggia sopra l’Oceano Pacifico, ha determinato la cancellazione di oltre 22 voli verso l’Australia, la Nuova Zelanda e la Tasmania.
Fmi
Il governatore della Banca d’Israele, Stanley Fischer, economista di origine americana che in passato ha ricoperto importanti incarichi alla Banca Mondiale ed è stato il numero due del Fmi, si è candidato ieri ufficialmente alla presidenza del Fondo monetario internazionale. Intanto il Fondo fa sapere che i computer interni stanno subendo un attacco cibernetico, pur rimanendo operativi: sul fatto è stata aperta un’inchiesta.
Batterio killer
“Le indagini sulla variante rara del batterio E-coli continueranno”. Lo ha affermato il commissario europeo alla Salute, John Dalli, dopo la conferma arrivata ieri sull’origine dell’infezione, individuata in alcune sementi germogliate in un’impresa agricola nella Germania del nord, a Uelzen. Ora al centro della questione ci sono i negoziati tra Ue e Russia per la fine dell’embargo imposto da quest’ultima ai prodotti ortofrutticoli europei. L’emergenza legata al batterio, che ha causato 33 morti e oltre tremila contagi in tutto il Vecchio continente, ha determinato perdite al settore ammontanti a circa 500-600 milioni di euro, parte dei quali saranno finanziati dall’Ue. Ieri, infine, le autorità sanitarie thailandesi hanno lanciato l’allarme su alcuni cavolfiori importati dall’Europa, sui quali sono in corso analisi di laboratorio.(Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 163