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Sommario del 10/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Pontificia Accademia Ecclesiastica: il diplomatico vaticano sia al servizio del Vangelo e della pace tra i popoli
  • Domani l'incontro di Benedetto XVI con gli zingari europei, a 75 anni dal martirio del Beato gitano Ceferino Giménez Malla
  • Altre udienze, rinunce e nomine
  • Benedetto XVI crea in Canada l'Eparchia di Toronto dei Caldei. Intervista con mons. Louis Sako
  • All'Onu di Ginevra, il 20 giugno evento sul Beato Wojtyla e i diritti umani. Intervista con mons. Tomasi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Referendum, Acli e Focsiv: acqua resti un bene comune gestito pubblicamente
  • Il cardinale Ravasi inaugurerà la 66.ma edizione della Sagra Musicale Umbra
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: mobilitazione per Farah, la cattolica islamizzata a forza; come lei oltre 700 vittime l'anno
  • Terra Santa: a Pentecoste preghiera delle Chiese per la pace e la riconciliazione
  • Gmg: prevista la partecipazione di 20 giovani cattolici di espressione ebraica
  • Iraq: missione di Pax Christi per il sostegno delle comunità cristiane
  • Meeting Onu sulla lotta all’Aids. Ban Ki-moon: "Non abbassare la guardia”
  • India: i giovani cristiani promotori di pace nel nordest del Paese
  • Sudan: Medici Senza Frontiere in prima linea per gli sfollati di Abyei
  • I vescovi dell’Africa australe lanciano l’allarme sui diritti umani in Swaziland
  • Guinea Bissau: la Chiesa plaude alla legge che abroga le mutilazioni genitali femminili
  • Angola: la Casa di accoglienza del minori di Luanda gestita dai volontari Salesiani
  • Nicaragua: mons. Brenes commenta il Messaggio dei vescovi sulla dignità umana
  • Giappone: nuovo programma della Caritas per gli sfollati dello tsunami
  • Filippine: raccolta doni per rilanciare il dialogo interreligioso nel Mindanao
  • Sri Lanka: la Conferenza dei religiosi celebra i 50 anni di attività
  • Lourdes: da oggi Mostra fotografica su Giovanni Paolo II e Benedetto XVI al santuario mariano
  • Pontificia Facoltà Auxilium di Roma: due corsi per la "protezione dei bambini"
  • Presentato Milano il primo summit trasversale Italia-Israele, sullo sfondo dell'Expo 2015
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Croce Rossa internazionale chiede accesso in Siria
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Pontificia Accademia Ecclesiastica: il diplomatico vaticano sia al servizio del Vangelo e della pace tra i popoli

    ◊   Il diplomatico vaticano è innanzitutto un servitore del Vangelo: è quanto sottolineato da Benedetto XVI agli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica, ricevuti stamani in Vaticano. Nel suo discorso, il Papa si è soffermato sulla formazione spirituale dei futuri nunzi apostolici, ribadendo che un diplomatico vaticano è prima di tutto un sacerdote. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto da mons. Beniamino Stella, presidente dell’Accademia in cui si formano i sacerdoti che faranno parte del servizio diplomatico della Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Come dovrebbe agire un nunzio apostolico? Nel suo discorso ai futuri diplomatici vaticani, Benedetto XVI ha risposto indicando alcune qualità umane che dovrebbero contraddistinguere il lavoro di chi è chiamato a tale missione: pazienza, costanza, equanimità e fermezza nel dialogo. E tuttavia ha messo l’accento su ciò che davvero identifica il suo servizio:

    “Egli, in primo luogo è un sacerdote, un vescovo. Un uomo, dunque, che ha già scelto di vivere al servizio di una Parola che non è la sua. Infatti, egli è un servitore della Parola di Dio, è stato investito, come ogni sacerdote, di una missione che non può essere svolta a tempo parziale, ma che gli richiede di essere, con l’intera vita, una risonanza del messaggio che gli è affidato, quello del Vangelo”.

    Ed è proprio sulla base di questa identità sacerdotale, ha aggiunto Benedetto XVI, che “si viene ad inserire, con certa naturalezza, il compito specifico di farsi portatore della parola del Papa”, tanto nei confronti delle Chiese particolari quanto di fronte alle istituzioni statali e alle organizzazioni internazionali. Ancora, il Papa si è soffermato sulla delicatezza del ruolo dell’ambasciatore, che fin nel mondo antico veniva inviato per portare in maniera autorevole la parola del sovrano:

    “Sta qui la vera abilità del diplomatico e non, come talora erroneamente si crede, nell’astuzia o in quegli atteggiamenti che rappresentano piuttosto delle degenerazioni della pratica diplomatica. Lealtà, coerenza, e profonda umanità sono le virtù fondamentali di qualsiasi inviato, il quale è chiamato a porre non solo il proprio lavoro e le proprie qualità, ma, in qualche modo, l’intera persona al servizio di una parola che non è sua”.

    Infine, il Papa ha ribadito che i rappresentanti diplomatici, nonostante le rapide trasformazioni della nostra epoca, sono sempre impegnati “nella costruzione della comunione possibile tra i popoli” e nel “consolidarsi tra di essi di rapporti pacifici e solidali”.

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    Domani l'incontro di Benedetto XVI con gli zingari europei, a 75 anni dal martirio del Beato gitano Ceferino Giménez Malla

    ◊   In occasione del 75.mo anniversario del martirio del gitano spagnolo Ceferino Giménez Malla, proclamato Beato da Giovanni Paolo II il 4 maggio del 1997, una numerosa rappresentanza di zingari europei parteciperà domani e domenica, a Roma, al pellegrinaggio promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Momento culminante del raduno sarà l’incontro, in programma domani nell’Aula delle Benedizioni, di Benedetto XVI con oltre 1500 nomadi appartenenti a diverse comunità ed etnie. Un’incontro che si aggiunge ad altre dense pagine di storia. Le ripercorre in questo servizio Amedeo Lomonaco:

    (musica tzigana)

    E’ il 26 settembre del 1965 e gli zingari della tendopoli allestita a Pomezia ricevono la visita di Paolo VI. Papa Giovanni Battista Montini presiede la Santa Messa e durante l’omelia sottolinea come l’incontro con il popolo nomade sia “un’esperienza nuova”, un “grande avvenimento”, una “scoperta differente”:

    “Voi oggi, come forse non mai, scoprite la Chiesa. Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al cento, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno è solo nella Chiesa; siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati”.

    In quella “memorabile giornata”, Papa Paolo VI si rivolge a coloro che chiama “cari nomadi” e “cari gitani” con amore paterno. Il suo appello è quello di un padre premuroso:

    “Fidatevi! Non abbiamo nulla da chiedervi, se non che voi accettiate la materna amicizia della Chiesa. Potremo fare qualche cosa per voi, per i vostri figli, per i vostri malati, per le vostre famiglie, per le vostre anime, se accorderete alla Chiesa e a chi la rappresenta la vostra fiducia”.

    L’invito a non aver paura, a vivere alla luce del Vangelo, ha scandito la vita di Ceferino Giménez Malla, umile zingaro spagnolo fucilato nel 1936, durante la Guerra civile spagnola, per aver difeso un sacerdote che stava per essere arrestato. Giovanni Paolo II lo proclama Beato il 4 maggio del 1997 e lo indica come “modello da seguire ed esempio significativo dell'universale vocazione alla santità”:

    “La sua vita dimostra che Cristo è presente nei diversi popoli e razze e che tutti sono chiamati alla santità, che si raggiunge osservando i suoi comandamenti e rimanendo nel suo amore”.

    La carità di Cristo non conosce limiti di razza e di cultura e “ogni precetto – sottolinea Benedetto XVI all’Angelus del 13 febbraio scorso – diventa vero come esigenza d’amore”. Riferendosi al drammatico caso di cronaca dei quattro bambini Rom morti nella loro baracca bruciata, il Papa sottolinea che la "pienezza della legge e la carità":

    “Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto”.

    E in questa società la dimensione itinerante del popolo zingaro è anche una testimonianza di libertà interiore di fronte al consumismo, un richiamo al fatto che la nostra vita è un continuo pellegrinaggio verso un’altra Patria, quella celeste.

    (musica tzigana)

    Ma come è nata l’idea di un incontro Benedetto XVI e una rappresentanza di zingari europei? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

    R. – L’idea è nata a seguito di un colloquio privato concessomi dal Santo Padre Benedetto XVI. Nella sua sollecitudine verso i poveri, il Papa ha manifestato particolare preoccupazione per la minoranza zingara ed ha espresso il desiderio di incontrare gli Zingari in Vaticano, affidando a questo Pontificio Consiglio la promozione dell’evento. Il nostro Dicastero ha chiesto la collaborazione della Fondazione “Migrantes” della Conferenza Episcopale Italiana, come pure della Diocesi di Roma e della Comunità di Sant’Egidio. A pochi giorni dall’Udienza possiamo dire che il gruppo degli Zingari sarà composto da circa 2000 persone, convenute a Roma anche per festeggiare il 75.mo anniversario del martirio e i 150 anni dalla nascita del beato Zeffirino Giménez Malla (1861-1936), gitano martire della fede di origine spagnola.

    D. - Che significato assume questo gesto in un contesto europeo in cui numerosi Paesi lavorano per favorire l’integrazione degli zingari, ma persistono diffidenze ed episodi di antiziganismo?

    R. – Come ama sottolineare il Santo Padre, la Chiesa ha la missione di essere accogliente e di aiutare i cristiani a superare ogni sentimento di diffidenza, timore o, peggio ancora, di rifiuto verso gli zingari. Pertanto essa accompagna con fiducia gli sforzi perché siano riconosciuti agli zingari i diritti di minoranza. Inoltre, essa sostiene l’autentica integrazione di questo popolo e cerca di aiutarlo a inserirsi nella società, mantenendo la propria identità culturale. La Chiesa non cessa, poi, di ricordare che anch’essi sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità. Negli ultimi decenni, si è notata fra i giovani zingari una presa di coscienza della propria dignità e il desiderio di un maggiore coinvolgimento nelle decisioni che li riguardano. Si tratta di una realtà percepita anche dal Consiglio d’Europa e dagli altri organismi internazionali, i quali offrono al popolo zingaro programmi d’aiuto per uscire dall’emarginazione e partecipare, a pieno titolo, ai diritti e ai doveri della società. Certamente, c’è ancora molto da fare per rendere più fruibili gli strumenti di cui dispongono gli organismi internazionali e gli Stati.

    D. – A che punto è lo sviluppo di una pastorale specifica dedicata alle popolazioni zingare?

    R. – La pastorale specifica degli zingari ha il compito fondamentale di evangelizzare e di portare loro Cristo. Ma essa non può sottrarsi dalla sua responsabilità nell’ambito sociale e dal dovere di denunciare le condizioni di povertà in cui versano e le discriminazioni di cui sono oggetto. Di fronte, poi, alle sfide che vengono dalle comunità zingare, la Chiesa è chiamata a trovare nuove vie e metodi adeguati per essere efficace nel suo ministero. Una delle strade da percorrere è quella di insistere sulla qualità delle relazioni tra zingari e società, che si devono basare sul rispetto reciproco, sulla conoscenza personale, sull’accoglienza e sul riconoscimento delle legittime differenze. Certamente, non è un compito facile, ma vi si impegnano con entusiasmo operatori pastorali, sacerdoti, diaconi e religiosi e religiose. Frutto del lavoro pastorale sono le vocazioni di popolazioni zingare: per esempio, da pochi mesi in India è stato nominato il primo vescovo gitano, e vi sono due vicari generali, 25 sacerdoti e 30 Suore. Infatti, anche le Chiese locali sono più sensibili nei riguardi di questa pastorale specifica e collaborano con organizzazioni internazionali, Congregazioni religiose e Movimenti ecclesiali.

    D. – Qual è la strada per favorire l’integrazione degli zingari nei Paesi europei?

    R. – L’integrazione non è un processo a senso unico. La società, come pure gli zingari, devono mostrarsi disponibili a percorrere cammini di dialogo e di mutuo arricchimento, che permettono di valorizzare e accogliere gli aspetti positivi di ciascuno. Tra i fattori che possono contribuire ad avviare l’integrazione degli zingari, mettendoli in condizione di partecipare in modo attivo alla vita sociale, economica e politica, vi sono, tra l’altro, la formazione, l’educazione e la qualificazione professionale. I governi e le autorità locali già offrono loro la possibilità di accedere all’istruzione scolastica, utile alla reciproca conoscenza e accoglienza tra bambini e giovani zingari e non zingari. L’Unione Europea ha avviato un programma di formazione di mediatori culturali e sociali per gli zingari. La Chiesa è attiva in questo campo con alcune Congregazioni religiose e Movimenti ecclesiali. Per esempio, in Europa vi sono oggi ben 14 Comunità salesiane che operano per far diventare i ragazzi e i giovani zingari protagonisti del proprio sviluppo umano, sociale e cristiano. Posso menzionare i centri educativi di Bardejov e Košice in Slovacchia, di Kazincbarczika in Ungheria, di Stara Zagora in Bulgaria, di Havivarov nella Repubblica Ceca e di Tirana in Albania. Inoltre, per favorire l’inclusione sociale è necessaria un’opera di sensibilizzazione volta a dare un’immagine positiva degli zingari, della loro identità culturale e dei loro valori, come il senso della famiglia, il rispetto degli anziani, l’amore per la musica, per la danza, ecc. Trattandosi di un processo che coinvolge due interlocutori, non mi stancherò di dire che è necessaria anche da parte degli zingari una buona dose di fiducia, di impegno e di partecipazione.

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    Altre udienze, rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina, in successive udienze, un gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell’India, in visita ad Limina, e l’ambasciatore della Costa d’Avorio Benjamin Konan Kouamé con la consorte, in visita di congedo. Nel pomeriggio è in programma l’udienza al cardinale Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    In Argentina, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Tucumán, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Luis Héctor Villalba. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Alfredo Zecca, del clero dell’arcidiocesi di Buenos Aires, già rettore dell’Università Cattolica argentina. Il nuovo presule, 62 anni, dopo l’ordinazione sacerdotale è stato, fra l’altro, superiore nel Seminario maggiore di Buenos Aires e nell’Istituto di Orientamento vocazionale San José, concludendo la Licenza in Filosofia e Pedagogia. In seguito, ha continuato gli studi di Teologia presso l’Università Cattolica argentina e ha ottenuto la Laurea presso quella di Tubinga. È stato nominato rettore del Seminario maggiore di Buenos Aires e decano della Facoltà di Teologia della UCA. È anche professore ordinario della Facoltà Teologica dell’Università Cattolica argentina, consultore della Congregazione per l’Educazione cattolica, della Commissione di Fede e Cultura nella Conferenza episcopale argentina e incaricato della Relazione Fede-Cultura nell’arcidiocesi di Buenos Aires.

    In Nigeria, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sokoto (Nigeria), presentata per raggiunti limiti di età da mons. Kevin J. Aje. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Matthew Hassan Kukah, vicario generale nell’arcidiocesi di Kaduna. Il nuovo vescovo ha 59 anni e ha completato gli studi di Filosofia e di Teologia al Seminario maggiore St. Augustine di Jos. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto, fra gli altri, l’incarico di professore e responsabile degli studenti al Seminario St. Augustine, Jos, il master in Studi per la Pace al Università di Bradford, Inghilterra; l’incarico di segretario generale della Conferenza episcopale, membro della Commissione investigativa Human Rights Violations del governo federale della Nigeria, consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso. Inoltre, dal 2004 è parroco alla St. Andrew’s parish, Kakuri, Kaduna. Da febbraio a luglio 2005 è stato segretario della National Political Reform Conference del governo federale della Nigeria; dal 2005: Chairman of the Ogoni-Shell Reconciliation del governo federale della Nigeria. Dal 2007 al 2009, è stato anche membro del Comitato per la riforma elettorale nel governo federale della Nigeria.

    In Italia, il Pontefice ha nominato vescovo di Sabina-Poggio Mirteto mons. Ernesto Mandara, finora ausiliare della diocesi di Roma. Il presule, 58 anni, ha studiato Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e la Pontificia Università Gregoriana. Completati gli studi istituzionali ha perfezionato la sua formazione presso l’Accademia Alfonsiana fino ai corsi di laurea. Ordinato sacerdote, è stato, fra l’altro, parroco di Santa Maria delle Grazie al Trionfale in Roma dal 1990 al 2002 e anche, per qualche tempo, prefetto della XXXII prefettura. Dal 2002 è stato direttore dell’Ufficio Edilizia Culto e segretario dell’Opera Romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove Chiese presso il Vicariato di Roma. Attualmente è membro del Consiglio di Amministrazione della fondazione "Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena" della Conferenza episcopale italiana.

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    Benedetto XVI crea in Canada l'Eparchia di Toronto dei Caldei. Intervista con mons. Louis Sako

    ◊   Benedetto XVI ha eretto l'Eparchia caldea del Canada, con il titolo di Mar Addai di Toronto dei Caldei, nominandone come primo vescovo il 74.enne mons. Hanna Zora, trasferendolo dalla Sede di Ahwaz e conservandogli il titolo di arcivescovo ad personam. Sono circa 38 mila i fedeli caldei in Canada, in maggioranza concentrati in alcune aree del Paese, nelle quali spiccano - oltre a Toronto - metropoli come Montréal, Vancouver ed Ottawa. La nuova Eparchia, pur essendo motivo di gioia perché offre un punto di riferimento ai cristiani caldei del nord America, custodisce in sé il segno della diaspora che interessa i cristiani iracheni nel mondo. Al microfono della collega della redazione inglese, Emer McCarthy, ne parla l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako:

    R. – L'Eparchia di Toronto dei Caldei è una cosa molto positiva, che mostra l’universalità della Chiesa. Nello stesso tempo, però, è triste vedere tanti cristiani andare via dopo duemila anni ed essere isolati nella loro chiesa locale, con tutto il patrimonio cristiano, liturgico che li caratterizza. Con il tempo, i cristiani caldei dovrebbero essere integrati nella società occidentale, sia in Canada, che in America che altrove. L’importante è non incoraggiare i cristiani ad andare via o ad essere delusi, perché l'Iraq è la loro patria, qui pure c’è bisogno di dare una testimonianza del Vangelo. Qui noi abbiamo una nazione: questa è la nostra terra e ci sono le nostre chiese. Ci sono chiese, del V-VI-VII secolo. C'è dunque una grande storia alle spalle, e bisogna cercare di non svuotare il Paese di cristiani.

    D. – Ci può dare un quadro della situazione odierna dei cristiani e della comunità cristiana, caldea e non, in Iraq?

    R. – L’esodo continua sempre per tante ragioni, anche molto complicate. da noi manca una visione stabile del futuro. La gente è preoccupata e ha paura del futuro; ha paura del fondamentalismo musulmano. Penso, però, che ci sia un modo per vivere qui con gli altri ed è compito della Chiesa locale quello di vedere, di dialogare, di preparare il terreno e di continuare questa testimonianza cristiana, che dura da duemila anni. Nel Nord, nel Kurdistan, mancano i servizi - l’elettricità, l’acqua, le scuole – ma è possibile fare qualche piccolo progetto nei villaggi, per dare alla gente la speranza. Ci sono problemi per tutti gli iracheni e non solo per i cristiani. Anche i cristiani, dunque, hanno una loro parte di sofferenza, ma devono resistere, secondo me. (ap)

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    All'Onu di Ginevra, il 20 giugno evento sul Beato Wojtyla e i diritti umani. Intervista con mons. Tomasi

    ◊   “La promozione dei diritti umani e Giovanni Paolo II”: è l’evento promosso congiuntamente dalla Missione permanente della Santa Sede e della Polonia all’Onu di Ginevra, in programma il 20 giugno prossimo alla sede delle Nazioni Unite. Interverranno numerose personalità ecclesiali ed istituzionali ed è previsto un messaggio del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Verrà, inoltre, proiettato un documentario sul Beato Wojtyla e inaugurata una mostra di francobolli sui viaggi apostolici di Giovanni Paolo II. Alessandro Gisotti ha parlato di questo importante evento con l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra:

    R. - Le Nazioni Unite hanno a Ginevra uno dei pilastri più importanti della struttura internazionale, che è il Consiglio dei diritti umani. Abbiamo pensato - la missione permanente della Polonia e quella della Santa Sede - di mettere in rilievo questo contributo e la personalità di Giovanni Paolo II è particolarmente significativa in questo contesto. Si tratta di una presenza, quella di Giovanni Paolo II, che rimane viva: ha voluto, in qualche modo, fare della Chiesa la “voce dei senza voce” di questo mondo, dei lavoratori polacchi, dei popoli indigeni, dei bambini non nati… E’ stato infatti chiamato anche il “Papa dei diritti umani”. Partendo dal messaggio dell’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e soprattutto dall’insegnamento del Concilio Vaticano II, è riuscito a dare pieno diritto di cittadinanza - diciamo così - ai diritti umani nella Dottrina sociale della Chiesa.

    D. - Particolarmente significative sono le personalità che interverranno…

    R. - Certo. Il messaggio del cardinale Tarcisio Bertone punterà sulla radice teologica da cui parte Papa Giovanni Paolo II, mentre il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, parlerà della libertà religiosa e temi similari. Interessante poi sarà l’intervento dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, sul nuovo capitolo che Giovanni Paolo II ha aperto nelle relazioni con la fede ebraica. E ancora, quello di Hanna Suchcka, ex primo ministro polacco e ora ambasciatrice della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, che affronterà il tema del rispetto del lavoro e dei sindacati. Da tutto questo viene fuori una presentazione che mette in luce come il messaggio fondamentale che la Chiesa dà attraverso Giovani Paolo II sulla indivisibilità e sulla universalità dei diritti umani continui a essere efficace e può diventare la via per raggiungere la pace e per promuovere la dignità, anche dei poveri e dei Paesi sottosviluppati.

    D. - Quanto il Magistero di Giovanni Paolo II è ancora oggi ascoltato, approfondito in sede Onu e quanto questo evento può aiutare a conoscere meglio il pensiero di Karol Wojtyla?

    R. - Oggi, la figura di Giovanni Paolo II rimane una figura viva, anche perché il Santo Padre Benedetto XVI porta avanti alcune delle idee fondamentali che, assieme a Papa Wojtyla, quando era cardinale, aveva promosso: gli insegnamenti di Giovanni Paolo II continuano a essere efficaci e ad avere un impatto concreto. Servono anche a fermentare dibattiti internazionali e situazioni difficili, dove la priorità deve essere data non tanto a quello che è politicamente corretto o a quello che è conveniente, ma alla persona umana. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Al servizio del Papa e della comunione ecclesiale: Benedetto XVI ribadisce il ruolo del diplomatico pontificio.

    Un’esigenza di comunione: nell’informazione vaticana, dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi sulla retta applicazione del canone 1382 del Codice di diritto canonico.

    La ricerca di una dignità negata: intervista di Mario Ponzi all’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, alla vigilia dell’incontro del Papa con gli zingari d’Europa.

    Per Roma con fiducia e determinazione: nell’informazione religiosa, Fabrizio Contessa a colloquio con il cardinale vicario Vallini alla vigilia del convegno diocesano.


    L’adolescenza va protetta: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede alla XVII sessione ordinaria del Consiglio dei Diritti dell’Uomo sui diritti del fanciullo.

    La Francia dice no alla ricerca sulle embrionali: passa la linea del Governo per il divieto con le deroghe.

    In cultura, un articolo di Astrid Haas dal titolo “Per una Chiesa in dialogo”: presentato a Francoforte il libro del cardinale Walter Kasper.

    Per il Pontefice una Baviera in miniatura: un omaggio per il sessantesimo di sacerdozio di Joseph Ratzinger.

    Si chiama donna il futuro dell’India: Gaetano Vallini recensisce una mostra fotografica, in tour internazionale, che fa tappa a Milano.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo “In volo sugli enigmi di Mercurio”: la sonda Messenger indagando sul piccolo pianeta ci darà modo di conoscere meglio l’intero sistema solare.

    Cattedrale di suoni e di parole: Alberto Turco sulla preghiera in musica del canto gregoriano.

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    Oggi in Primo Piano



    Referendum, Acli e Focsiv: acqua resti un bene comune gestito pubblicamente

    ◊   Domenica prossima, dalle 8 alle 22, e lunedì 13 giugno, dalle 7 alle 15, le urne italiane saranno aperte per accogliere gli oltre 47 milioni di cittadini aventi diritto di voto, convocati per esprimere un parere su quattro referendum. La consultazione popolare tocca alcuni quesiti – come la privatizzazione dell’acqua e l’energia nucleare – che hanno polarizzato in modo evidente il dibattito in queste ultime settimane. Il tema dell’acqua, in particolare, sta registrando una forte mobilitazione del mondo cattolico, generalmente contrario alla privatizzazione. Luca Collodi ha chiesto il perché a Sergio Marelli, direttore generale di Focsiv – Volontari nel mondo:

    R. - E’ un impegno importante e significativo, che immagino sarà anche determinante per il raggiungimento del quorum. Penso sia una espressione di un associazionismo cattolico che ribadisce l’importanza di una partecipazione diretta dei cittadini e dei cristiani alla vita politica del nostro Paese.

    D. - Marelli, i laici cattolici si sono in particolare impegnati per mantenere l’acqua pubblica: perché?

    R. - Perché l’acqua è un bene comune. E’ difficile, anche alla luce delle moltissime esperienze precedenti, trovare degli esempi dove con la privatizzazione si è migliorato l’accesso a questo bene comune e, quindi, a questo diritto che deve essere garantito a tutti. In tutti i casi, anche e soprattutto nei Paesi poveri dove come Focsiv lavoriamo, in cui si è riscorsi alla privatizzazione dell’acqua, si è assistito ad un rincaro dei costi e quindi fondamentalmente si è assistito ad una ulteriore esclusione, oltre a quel miliardo e mezzo di persone che ancora oggi - e vale la pena ricordarlo - non dispone dell’accesso ad acqua potabile nel mondo.

    D. - Il fronte del “no” all’acqua pubblica, quelli che non guardano in modo negativo all’ingresso dei privati, dicono che l’attuale Legge Ronchi prevede comunque il mantenimento dell’acqua pubblica. Come stanno realmente le cose?

    R. - Le cose stanno nel modo in cui abbiamo visto anche in altri comparti di privatizzazioni come l’inserimento del mercato è come un cuneo che poi scardina e manda, in qualche modo, in non sostenibilità tutti i sistemi di gestione di questi beni che - ripeto - essendo un diritto devono essere garantiti a tutti. Quindi meglio restare - come dire - con un principio di precauzione che non la gestione e la distribuzione di un bene pubblico come l’acqua, venga consegnata al privato. (mg)

    Ma quale potrebbe essere la normativa più equanime per garantire il diritto a un bene pubblico come quello dell’acqua? Luca Collodi lo ha chiesto a Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli:

    R. - Noi pensiamo che si possa ripartire dal testo che 400 mila cittadini tempo fa hanno presentato come proposta di legge popolare alle Camere, quindi da una logica che sia quella della gestione partecipata dell’acqua. Naturalmente, in cuor mio, io avrei anche un sogno, quello di poter vedere l’acqua come il primo ambito di azione di nuove imprese sociali, imprese nelle quali i cittadini associati, i soggetti no profit – penso alle grandi fondazioni – e anche il pubblico, possano insieme andare a costruire modelli di gestione partecipata.

    D. – Altro quesito referendario per domenica e lunedì prossimi, giornata di referendum in Italia, è il nucleare. Su questo il mondo cattolico non si è espresso in modo diretto, anche se il pensiero è quello di tutelare le generazioni future...

    R. – Certo, credo che da questo punto di vista noi dobbiamo rifarci ad un principio laico, che in questi anni noi abbiamo fatto nostro: quello di precauzione. Credo che, come sul tema della vita, così anche su altre sfide che vedono insieme il tema della vita e il tema della tecnica, della tecnologia, bisogna essere cauti. Prima di tutto c’è l’uomo e ieri Papa Benedetto ce lo ha ricordato con grande forza, e noi dobbiamo andare a costruire delle progettualità e dei sistemi anche economici che tengano conto di questo. Quando si mette a repentaglio la vita dell’uomo si ha sempre torto, non c’è ragione valida per metterla a rischio. (ma)

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    Il cardinale Ravasi inaugurerà la 66.ma edizione della Sagra Musicale Umbra

    ◊   “Dal vecchio al nuovo mondo”, ovvero le relazioni musicali fra Europa e Americhe dal 600 al 900. E’ il tema della 66.ma edizione della Sagra musicale umbra, prestigioso Festival che promuove la musica d’ispirazione sacra, dedicato quest’anno al compositore Francesco Siciliani, nel centenario della nascita. Inaugurazione di rilievo sabato 10 settembre con il Convegno “Musica e Fede” voluto dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura per riaccendere il dialogo tra Chiesa e cultura musicale del XXI secolo, come spiega, al microfono di Gabriella Ceraso, il direttore artistico Alberto Batisti:

    R. – Il cardinale ha voluto aprire il dialogo in generale con la cultura contemporanea. Basti pensare al “Cortile dei gentili” … Nel campo musicale, ancora non si era attivata una forma di colloquio con la musica contemporanea, e il problema di un rinnovamento o restauro, anche, della musica nella liturgia.

    D. – Andiamo al tema di quest’anno: “Dal vecchio al nuovo mondo: le relazioni tra queste due sponde dell’Oceano”, relazioni musicali. Voi andate a ritroso, dal Novecento che proponete soprattutto attraverso la figura di Bernstein, protagonista in più di un concerto, fino alle origini di questa fusione Europa-America …

    R. – Sì: Jordi Savall, nel suo concerto a San Bevignate, curerà proprio questo rapporto di scambio che c’è stato tra i conquistadores, che portavano la loro musica iberica, e le nuove tradizioni popolari che poi hanno dato il via ad una musica creaola, fatta tutta di innesti. Gli stessi innesti che l’evangelizzazione delle Americhe ha portato nel nuovo mondo attraverso figure di grandi polifonisti, e sono composizioni particolarmente suggestive che ci porteranno dal Messico fino alle famose “riduzioni gesuitiche” di Argentina, Bolivia, Paraguay, Brasile, anche, dove i missionari gesuiti hanno insegnato la musica ai popoli Guaraní.

    D. – Citiamo anche gli interpreti di questo repertorio d’eccezione delle origini della musica sacra in America Latina: saranno eseguite ed interpretate dall’Ensemble Tallis Scholars, diretto da Peter Phillips, così come le “riduzioni gesuitiche” di cui lei ha parlato saranno interpretate dagli specialisti dell’ensemble vocale e strumentale “Ex Cathedra”. Che ruolo ha avuto la musica nell’evangelizzazione del Nuovo Mondo?

    R. – Importantissimo! Era diventato uno degli strumenti che avvicinava proprio linguisticamente il mondo dell’Occidente, e la spiritualità dell’Occidente cristiano, a queste nuove popolazioni, portando loro in dono – insieme alla Buona Novella – anche il grande patrimonio di un abbraccio universale di cui solo la musica è capace.

    D. – Tra i tanti protagonisti di prestigio della vostra edizione 2011, c’è anche Daniel Harding, il direttore della Filarmonica della Scala, con un programma particolare …

    R. – Ho chiesto a Daniel Harding di portare a questo Festival la “Sinfonia del Nuovo Mondo”: mi sembrava un suggello naturale di un grande europeo che assume dalla sua persistenza in America umori musicali totalmente inediti per la sua cultura, ma che si associano a questa straordinaria nostalgia di ritmi e melodie della patria lontana.

    D. – Lei, direttore artistico della Sagra musicale umbra, come definirebbe l’edizione di questo 2011?

    R. – Un itinerario; un viaggio. In questo caso, un viaggio verso terre che, dal punto di vista della cultura musicale, per noi sono ancora terre sconosciute. Certo, siamo invasi – per così dire – da musica americana, ma siamo totalmente ignoranti su come si sono create le diverse tradizioni musicali americane. E queste si sono create attraverso un innesto. (gf)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: mobilitazione per Farah, la cattolica islamizzata a forza; come lei oltre 700 vittime l'anno

    ◊   Sono oltre 700 ogni anno i casi registrati di ragazze cristiane sequestrate, costrette a sposare uomini musulmani e forzate alla conversione all’islam. E molti casi sfuggono a tale conteggio in quanto non vengono denunciati. Lo riferiscono all’agenzia Fides fonti nella Chiesa locale, impegnate a contrastare tale fenomeno, oggi tornato alla ribalta per il caso di Farah Hatim, ragazza cattolica rapita, convertita e costretta a contrarre matrimonio islamico nella città di Rahim Yar Khan, nel Sud Punjab. Sul caso è in atto una mobilitazione della comunità cristiana in Pakistan e della società civile, con l’intento di sensibilizzare le istituzioni: la “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”, nota Organizzazione non governativa fondata dall’avvocato Asma Jahangir, ha attivato i suoi canali, promuovendo una indagine sul caso. La Commissione pubblica un rapporto annuale e monitora il rispetto dei diritti umani nel Paese. La Commissione “intende vederci chiaro” in un caso che rappresenta una “patente violazione dei diritti umani individuali”, riferisce una fonte all’interno della Commissione. L’avvocato Asma Jahangir è personaggio di grande rilievo in Pakistan: è la donna Presidente dell’Associazione degli Avvocati presso la Corte Suprema, nota per l’impegno in difesa dei diritti umani e dei diritti delle donne, ed è una voce molto autorevole. Si spera che un intervento della Commissione possa contribuire a sbloccare la situazione, a far emergere le connivenze politiche e gli abusi commessi anche dai funzionari pubblici nella vicenda di Farah. Il caso di Farah, intanto, ha già varcato i confini del Pakistan, in quanto è emblematico di una situazione insostenibile di violazione della libertà di coscienza e di religione, e tocca un punto caldo anche nei rapporti islamo-cristiani: quello delle conversioni. Sulla vicenda è informato il Congresso del Canada, che sta promuovendo una specifica iniziativa politica per sollecitare un passo del governo canadese verso il governo pakistano, mentre anche alcuni membri del Parlamento italiano intendono portare la vicenda all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee. (R.P.)

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    Terra Santa: a Pentecoste preghiera delle Chiese per la pace e la riconciliazione

    ◊   Una preghiera per la riconciliazione, l’unità e la pace sarà celebrata domani (ore 18 locali) presso la chiesa del Patriarcato Latino di Gerusalemme in coincidenza con la Veglia della Pentecoste, che quest'anno tutti i cristiani celebrano nella stessa data. A presiederla - riferisce l'agenzia Sir - sarà il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Giunta alla sua sesta edizione, questa Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese di Gerusalemme intende chiamare tutti i cristiani nel mondo ad unirsi in una comunione di preghiera per le intenzioni della riconciliazione, dell’unità e della pace. L’iniziativa, infatti, prese il via nel 2005, grazie ad alcuni monaci e laici nel corso di una veglia di preghiera notturna al Santo Sepolcro a Gerusalemme. La Chiesa latina proporrà un solenne Vespro della Vigilia di Pentecoste pregato in latino, arabo ed ebraico, che rifletterà la sua tradizione e le sue specificità locali. La preghiera sarà trasmessa in diretta da vari canali televisivi cristiani, in Medio Oriente, in Europa e, nelle Americhe in differita. Sarà seguita da un documentario sulla Chiesa latina. (R.P.)


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    Gmg: prevista la partecipazione di 20 giovani cattolici di espressione ebraica

    ◊   Fra i milioni di giovani che prenderanno parte alla Gmg di Madrid 2011, in programma dal 16 al 21 agosto, ci sanno anche 20 i giovani cattolici di espressione ebraica che, da Israele, si muoveranno alla volta della capitale spagnola. Ad annunciarlo all'agenzia Sir, uno dei due animatori del gruppo, l’italiano Benedetto Di Bitonto, studioso di letteratura ebraica, da circa due anni in Israele per terminare il suo dottorato di ricerca. “I giovani – spiega in un’intervista - arrivano, in particolare, dalle kehillot, le comunità, delle principali città israeliane”. Benedetto Di Bitonto riferisce anche della preparazione all’evento da parte del gruppo che “in questi ultimi mesi ha partecipando a ben 5 incontri e ritiri, l’ultimo risale al 4 giugno scorso, nel corso del quale i giovani, tra loro ucraini, filippini e cileni ma tutti nativi israeliani, hanno scelto il nome del loro gruppo, ‘Fiore del deserto’ ed il logo, due colombe in volo quasi sovrapposte”. I 20, la cui presenza è stata resa possibile da alcuni benefattori, parteciperanno anche ai “Giorni nelle diocesi”, avendo attivato una sorta di gemellaggio con la diocesi di Santiago di Compostela. “Credo che a Madrid emergerà tutta la nostra singolarità di una comunità di minoranza che vive e opera in un contesto a maggioranza ebraica. Siamo un piccolo gruppo che ha, tuttavia, il privilegio di vivere in Terra Santa. Questa esperienza servirà a rafforzarci nella fede e nella consapevolezza che facciamo parte della Chiesa universale”. (M.G.)

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    Iraq: missione di Pax Christi per il sostegno delle comunità cristiane

    ◊   Portare aiuto e solidarietà alle comunità cristiane irachene. E’ questo l’obiettivo della visita in Iraq di una delegazione di Pax Christi Italia, guidata dal presidente, mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia. La missione, iniziata il 4 giugno, si conclude oggi. In questi giorni, spiega mons. Giudici interpellato dall'agenzia Sir, “abbiamo incontrato prima di tutto le comunità e le autorità religiose. Ma non sono mancati confronti anche con le famiglie, sia di cristiani sia di musulmani. Abbiamo avuto la possibilità di parlare anche con i responsabili di associazioni sciite e sunnite del Paese”. Tutto ciò, aggiunge, “ci ha permesso di riflettere insieme sulla pace, che è un grande dono di Dio, e sulla necessità che le comunità dei credenti, sia cristiane sia musulmane, abbiano chiaro l’impegno, che deriva dalla religione, di rispettare il prossimo”. Attualmente, prosegue il presule, “l’immagine dell’Iraq è quella di una terra che sta provvedendo a sviluppare le proprie possibilità economiche e anche industriali. Un dato è emblematico: nei primi mesi del 2011 il Pil (Prodotto interno lordo, ndr) nazionale dell’Iraq è cresciuto del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo dimostra che la ricchezza del petrolio rappresenta una grande risorsa”. Tuttavia, secondo il vescovo di Pavia “esistono ancora zone del Paese in cui le persone non si muovono con sicurezza: questo rende più difficile lo sviluppo economico”. Inoltre, “come in ogni società avanzata, in Iraq molte persone continuano a vivere in una condizione di estrema povertà: è il frutto di una società complessa e in pieno sviluppo, nella quale molte tensioni non sono ancora sopite”. Tutto ciò, conclude il vescovo, “fa pensare al fatto che la guerra non risolva mai i problemi, ma piuttosto tenda ad ingigantirli”. (M.G.)

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    Meeting Onu sulla lotta all’Aids. Ban Ki-moon: "Non abbassare la guardia”

    ◊   “Abbassare la guardia sarebbe un grave errore”; “la lotta all’Aids è un grido per i diritti umani”. È il monito lanciato dal segretario generale Ban Ki-moon in occasione del Meeting di alto livello dell’Assemblea generale Onu in corso a New York (8–10 giugno) volto a tracciare un bilancio degli impegni sottoscritti dalla comunità internazionale e definire gli indirizzi delle politiche di lotta contro Hiv/Aids che gli Stati membri dovranno adottare nei prossimi anni. A 30 anni dalla scoperta del virus “l’attuale stabilizzazione dell’epidemia” non è “un dato consolidato – ha spiegato il segretario dell’Onu citato dal Sir -, per ogni persona che inizia la cura antiretrovirale, ve ne sono due che contraggono il virus” e “ogni giorno si registrano 7mila nuovi casi di infezione”. Al Meeting partecipa anche una delegazione della Comunità di S. Egidio, da anni in prima fila con il progetto “Dream” che dal 2001 ha portato nelle aree più povere dell'Africa le nuove terapie contro l’infezione. L’Osservatorio italiano contro l’Aids auspica “obiettivi ambiziosi” sul “numero di persone cui garantire l’accesso alla terapia antiretrovirale entro il 2015” e “concreti impegni finanziari”, ribadisce “la centralità dei diritti umani delle persone colpite dal virus” e la necessità di rafforzare e integrare “i sistemi sanitari nazionali con quelli per l’Hiv/Aids”. All’Osservatorio aderiscono Ong come ActionAid, Amref, Coopi, Medici con l’Africa Cuamm. (M.G.)

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    India: i giovani cristiani promotori di pace nel nordest del Paese

    ◊   I giovani cristiani nel Nordest dell’India amano la pace e vogliono essere promotori di pace, in un’area travagliata da conflitti etnici e tensioni sociali. Nella diocesi di Kohima (nello Stato del Nagaland), grazie all’iniziativa di un sacerdote locale, padre Anto, opera il movimento cattolico “Peace Channel”, che intende coinvolgere i giovani per “costruire una cultura di pace” nella regione. I giovani di “Peace Channel” agiscono da autentici “messaggeri di pace”, nelle famiglie, nelle scuole, nei collegi, nelle comunità, nei villaggi. La loro missione e il loro impegno è “essere profeti di pace nella società”. Il movimento, spiega all'agenzia Fides padre Anto, è nato “dopo aver visto da vicino, nella regione del Nagaland, la violenza e la morte, con la perdita di molte vite innocenti”. Per questo è nata l’idea di riunire i giovani, portatori di grandi ideali e di tanta buona volontà, “e di renderli protagonisti nella promozione della pace e dell’armonia nel territorio, sensibilizzando i loro vicini, di tutte le etnie e religioni, in nome di valori come pace, riconciliazione, uguaglianza, fratellanza”. I giovani di “Peace Channel” seguono incontri formativi in cui approfondire la situazione del contesto in cui vivono, sulle differenze culturali, etniche, tribali e religiose, per poi mettere in atto adeguate strategie per “costruire ponti”, anche sostenendo iniziative di sviluppo sociale, economico, culturale, nel campo dell’istruzione e dell’educazione ambientale. “Peace Channel” organizza incontri di preghiera, veglie per la pace, seminari e convegni, ed è attiva anche nel campo del dialogo interreligioso, considerato come via efficace per costruire la pace. I giovani – conclude padre Anto – si fanno “ambasciatori di pace” nelle situazioni di tensione come i micro-conflitti fra gruppi tribali nella regione dell’India nordorientale, soprattutto coinvolgendo i loro coetanei e “contagiandoli con il valore della pace”. (R.P.)

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    Sudan: Medici Senza Frontiere in prima linea per gli sfollati di Abyei

    ◊   È allarme umanitario della regione sudanese di Abyei, al confine tra il nord a maggioranza musulmana e il sud cristiano e animista che si autoproclamerà indipendente il 9 luglio, in base al referendum sull’autodeterminazione della regione meridionale, tenutosi lo scorso mese di gennaio. Intere città si sono svuotate e migliaia di persone stanno fuggendo dai combattimenti scoppiati nella regione il 21 maggio scorso, quando il governo di Khartoum ha inviato le sue truppe, appoggiate da milizie filogovernative, ad occupare militarmente il distretto petrolifero di Abyei. La popolazione ha abbandonato le proprie case con poche cose al seguito e le condizioni di viaggio sono particolarmente dure ora che è cominciata la stagione delle piogge e le strade sono fangose. “Sia la popolazione di Abyei che di quella di Agok è sfollata ed è distribuita in differenti aree: vicino Turalei, Mayen-Adun e lungo la strada per Agok” si legge in un comunicato diffuso da Medici Senza Frontiere (Msf) di cui è pervenuta copia all’agenzia Fides. Le équipe mediche dell’organizzazione stanno assistendo gli sfollati che fuggono dagli scontri avvenuti principalmente nella città di Abyei. Msf ha sospeso tutte le attività sanitarie di base in città, mentre nel proprio ospedale di Agok, a 40 Km a sud di Abyei, sono stati ricoverati 50 feriti degli scontri avvenuti nel fine settimana. Un punto per la reidratazione è stato installato nell’ospedale di Agok. La maggior parte dei pazienti ricoverati ad Agok sono stati dimessi, con una razione di cibo terapeutico pronto all’uso per due settimane. L’ospedale continua a fornire assistenza medica di base alla popolazione. Msf sta inoltre installando una base a Turalei per supportare le attività chirurgiche nel centro sanitario locale. Sono state inviate a Turalei anche attrezzature mediche e generi non alimentari di base come ripari, zanzariere, sapone e coperture in plastica. Msf fornisce assistenza umanitaria d’emergenza in Sudan dal 1979 e svolge attualmente 27 progetti in 13 stati del paese. Lavora nella regione di Abyei dal 2006, fornendo assistenza sanitaria di base nella città di Abyei, incluse cure prenatali e trattamenti per la malnutrizione. Nel 2010 le équipe di Msf hanno svolto 18.534 visite mediche ambulatoriali. I parti e i casi più gravi vengono mandati all’ospedale di Agok, che fornisce un vasta gamma di servizi, inclusi chirurgia, maternità, cure ambulatoriali e in degenza, è attivo un reparto di pediatria, uno per la tubercolosi e un centro nutrizionale per i bambini malnutriti. Nel 2010 sono state svolte 31.199 visite ambulatoriali. A gennaio 2011 è stata inaugurata una sala operatoria completamente funzionante. (M.G.)

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    I vescovi dell’Africa australe lanciano l’allarme sui diritti umani in Swaziland

    ◊   “Lo Swaziland è un Paese in subbuglio; un Paese lacerato dall'interno a causa delle azioni di un Capo di Stato indifferente e di un regime che diventa brutale di giorno in giorno”. È quanto denuncia il cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban e portavoce della Southern African Catholic Bishops Conference (Sacbc, della quale fanno parte i vescovi di Sudafrica, Swaziland e Botswana) in un comunicato inviato all’agenzia Fides. La nota è stata pubblicata al termine di una visita nello Swaziland di una delegazione della Sacbc della quale facevano parte lo stesso cardinale Napier; mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg e presidente della Sacbc; mons. Barry Wood, vescovo ausiliare di Durban e mons. Giuseppe Sandri, vescovo di Witbank. Nello Swaziland vige lo stato di emergenza “imposto - ricorda il cardinale Napier - il 12 aprile 1973, quando il Re Sobhuza II usurpò ogni potere legislativo, amministrativo e giudiziario con un decreto reale che stabilisce che l’autorità suprema risiede unicamente nell’istituzione monarchica e nella persona del Re. Sono banditi tutti i partiti politici ed ogni attività politica”. Nonostante la Costituzione dello Swaziland garantisca i diritti inseriti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il fatto che il decreto del 1973 sia anch’esso inserito nella Carta Costituzionale “priva i cittadini dei loro diritti fondamentali: di espressione, di riunione e di associazione”. “Questo - argomenta il cardinale Napier - rende lo Swaziland uno Stato di polizia nel quale i partiti politici rimangono proibiti”. A dimostrazione delle gravi violazioni dei diritti umani, il presule cita la soppressione violenta della manifestazione di protesta del 12 aprile di quest’anno, la morte “in circostanze misteriose” di due attivisti detenuti dalle autorità e la legge antiterrorismo del 2008 “utilizzata dal governo per ridurre al silenzio le voci critiche”. Il cardinale Napier ricorda inoltre che lo Swaziland si trova di fronte ad una gravissima crisi sociale ed economica: registra la più alta percentuale di infezioni di Aids del mondo (26% della popolazione), ha la più bassa speranza di vita del mondo (32 anni), un tasso di disoccupazione del 40%, il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, con meno di 6 dollari al giorno. I vescovi dell’Africa australe lanciano quindi un appello all’Unione Africana ed alla Comunità di Sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) perché “si esamini in maniera critica ed onesta se la Costituzione dello Swaziland sia conforme alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e se il processo elettorale sia in linea con le procedure del Protocollo elettorale della Sadc”. (M.G.)

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    Guinea Bissau: la Chiesa plaude alla legge che abroga le mutilazioni genitali femminili

    ◊   “Desidero ringraziare il Parlamento per l’approvazione della legge contro le mutilazioni genitali femminili nel nostro Paese. E’ un segnale di grande impegno a difesa dei gruppi più vulnerabili della nostra società” ha dichiarato il vescovo di Bissau, mons. José Camnate, in una nota inviata all’agenzia Fides dalla Curia di Bissau. Del provvedimento si discuteva dal 2000, ma non si era mai arrivati ad alcuna soluzione definitiva, sottolinea la nota. Secondo mons. Camnate, probabilmente saranno prevalsi alcuni valori che hanno spinto i deputati a cercare un modo sicuro per procedere e non permettere che sui diritti umani prevalgano le opinioni soggettive di alcuni gruppi. La Chiesa cattolica, in virtù della legge approvata, continuerà a collaborare con le autorità civili per garantire la tutela dei bambini. La legge è stata approvata con 64 voti a favore, 3 astensioni ed un voto contrario, e prevede pene da uno e cinque anni di carcere per chi pratica la mutilazione genitale femminile. (R.P.)

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    Angola: la Casa di accoglienza del minori di Luanda gestita dai volontari Salesiani

    ◊   I bambini poveri ed abbandonati della capitale dell’Angola, Luanda, da circa un mese possono contare sul sostegno della Casa d’accoglienza per minori “Zeferino Namuncurá”, ristrutturata e gestita dai volontari dell’Ong salesiana “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (Vis). La struttura si trova nel quartiere “Boa Vista”, uno dei più poveri di Luanda, ed attualmente accoglie 11 giovani sottratti alla vita di strada e impegnati nel cammino di recupero e reinserimento nella società. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, la ristrutturazione è stata realizzata grazie al progetto “Rafforzamento della rete di protezione sociale dei bambini e adolescenti più vulnerabili e marginalizzati di Luanda” ed è inserita nel programma di attività sviluppato dal Vis per offrire ai bambini e giovani a rischio della capitale dei luoghi in cui crescere e formarsi a integralmente. Il Vis è presente in Angola dal 1991 ed opera in diversi settori, tra i quali educazione, tutela della salute, formazione professionale, difesa dei diritti umani. Negli ultimi anni ha concentrato le sue attività nelle province di Luanda e di Moxico, impegnandosi particolarmente nella formazione dei formatori locali, unendo l’istruzione scolastica, in primo luogo l’alfabetizzazione, con l’educazione allo sviluppo e ai diritti umani. Dei corsi residenziali di formazione hanno beneficiato circa 500 formatori (professori di scuole e animatori di gruppi giovanili); negli incontri di sensibilizzazione sono state coinvolte circa 7 mila persone; 750 operatori “seniores” di alfabetizzazione sono stati coinvolti in corsi di aggiornamento e, tra le altre attività, sono stati avviati anche corsi d’informatica e diverse iniziative per la sensibilizzazione sui diritti umani tramite trasmissioni radio e la stampa. (M.G.)

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    Nicaragua: mons. Brenes commenta il Messaggio dei vescovi sulla dignità umana

    ◊   La Conferenza episcopale del Nicaragua ha pubblicato il 31 maggio scorso un Messaggio in forma di catechesi sulla preghiera del Magnificat della Vergine Maria - ricordando la fine del mese mariano e l’Anno di preghiera per il Nicaragua - con il titolo "Una preghiera per i tempi nuovi". I vescovi invitano a pregare con Maria, ricordando che il Magnificat è la preghiera dei poveri, in cui si ricorda la misericordia di Dio e che Dio è presente nella storia. Secondo i media locali, il messaggio dava anche voce alla coscienza di tutto il popolo riguardo alla situazione politica che sta vivendo il Nicaragua. L’arcivescovo metropolita di Managua, mons. Leopoldo Brenes, in una intervista al programma televisivo “Esta Semana” di cui l'arcidiocesi ha inviato copia all'agenzia Fides, è tornato a commentare il messaggio dei vescovi: “Vogliamo presentare questa preghiera come una catechesi, perché è proprio una catechesi. Come vescovi la recitiamo ogni giorno alla fine della giornata nella Liturgia delle Ore, nella nostra preghiera della sera, e la vogliamo offrire a tutti”. L’arcivescovo di Managua ha aggiunto: “L'invito dei vescovi non è una ricetta magica per il cambiamento della società, ma è una preghiera che fa eco alla voce del popolo che desidera vivere nella giustizia le proprie responsabilità riguardo al cambiamento sociale”. Sul momento politico che vive il Paese mons. Brenes ha detto: “Riguardo alle elezioni, si è creata un po’ di tensione perché la candidatura di Ortega è stata una cosa fuori della norma. Anche se successivamente è stato lo stesso organismo responsabile, il Consiglio nazionale delle elezioni, ad approvare questa scelta, molti hanno avvertito che si è cercato di fare qualche piccola modifica alla legge per giustificare questa candidatura”. L’arcivescovo ha aggiunto: “Sarebbe stato meglio presentare un volto nuovo e, credo, anche più opportuno, ma vedremo come si procederà in futuro. Ci sarà una generazione di nicaraguensi che non avrà la possibilità di far parte dei quadri dirigenti di un partito. Giovani dai 30 ai 45 anni non avranno questa possibilità perché il gruppo politico che ci governa non si rinnova, è ormai molto anziano e continua a non lasciare spazio ai giovani. Tutti siamo utili, ma non tutti siamo indispensabili". Riguardo alla situazione sociale del Paese, mons. Brenes ha evidenziato che il messaggio dei vescovi è di speranza e intende promuovere la dignità della persona, non chiedendo un aiuto puramente assistenzialista. "Noi non diamo suggerimenti concreti su come agire e non presentiamo delle critiche nostre – ha detto l’arcivescovo nell’intervista -. Noi presentiamo delle osservazioni che raccogliamo durante le nostre visite pastorali, dalla stessa gente del popolo che si lamenta e che si fida di noi. Stiamo preparando un’agenda ricca di eventi per pregare per il Paese, e vogliamo che sia un invito al popolo e anche alla classe dirigente a pregare tutti insieme per la nostra nazione” ha concluso. (R.P.)

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    Giappone: nuovo programma della Caritas per gli sfollati dello tsunami

    ◊   La Caritas lancia un nuovo programma di emergenza per la popolazione del Giappone colpita dallo tsunami. Stanziati oltre 3 milioni di euro in beni di prima necessità e programmi di sviluppo economico per le imprese. Il programma sarà operativo da settembre e proseguirà per i prossimi 5 anni. I beneficiari sono gli oltre 19mila sfollati che hanno trovato rifugio nei centri di raccolta della prefettura di Sendai. “A tre mesi dello tsunami gli sfollati vivono ancora in condizioni critiche – afferma padre Daisuke Narui, segretario generale di Caritas Giappone – noi stiamo cercando di stabilizzare le nostre attività per fornire aiuti nel lungo periodo”. In questi mesi la Caritas si è dedicata all’organizzazione di centri di assistenza per gli sfollati e ha reclutato e formato squadre di volontari da inviare nelle zone più colpite. Dalla fine di marzo oltre 1100 persone provenienti da tutto il Giappone hanno aderito alla proposta. "Abbiamo ricevuto centinaia di migliaia di lettere da tutto il mondo con richieste di partecipazione, ma anche preghiere e donazioni per la popolazione colpita – racconta padre Narui. Gran parte di queste lettere le abbiamo donate agli sfollati per dare loro un sostegno spirituale”. A tutt’oggi il bilancio dello tsunami avvenuto lo scorso 11 marzo è di 15mila vittime, 8mila dispersi e 370mila fra case ed edifici distrutti. (R.P.)

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    Filippine: raccolta doni per rilanciare il dialogo interreligioso nel Mindanao

    ◊   Il dialogo interreligioso si alimenta anche con la solidarietà. È quanto hanno pensato i giovani del movimento di Silsilah, movimento per il dialogo islamo-cristiano, organizzando una raccolta di giocattoli e vestiti per 80 bambini musulmani della piccola isola di St. Cruz al largo di Zamboanga, nella regione filippina del Mindanao. L’iniziativa, di cui da notizia l'agenzia AsiaNews, rientra nel programma del Silpeace, che ogni anno coinvolge giovani cristiani e musulmani in seminari e attività caritatevoli nelle aree più povere della regione a maggioranza islamica. Vanessa Andico, coordinatrice del programma spiega che i giovani hanno impiegato una settimana per raccogliere fra la popolazione di Zamboanga vestiti e giocattoli donate da persone caritatevoli di entrambe le fedi. Lo scorso 29 maggio i doni sono stati consegnati ai bambini di St. Cruz. Secondo la Andico la visita è stata un’occasione per portare ai bambini un po’ di gioia e aiutare lo sviluppo delle loro famiglie. Grazie a questa iniziativa la popolazione sa di non essere sola e isolata dal mondo e i giovani volontari del Silpeace hanno la possibilità di vivere un’esperienza di amicizia e carità. L’isola di St. Cruz è un paradiso naturale famoso per le sue spiagge rosa e dista circa un'ora di navigazione dalla città di Zamboanga. Nonostante sia da anni un’importante meta turistica, i suoi abitanti, in maggioranza di religione musulmana, sono ignorati dalle autorità locali e vivono in condizione di estrema povertà. Nel 1989, Silsilah ha costruito una scuola per i bambini, in risposta alla necessità espressa delle famiglie. Esso è a tutt’oggi l’unico istituto presente sull’isola. Al suo interno lavora un gruppo di insegnanti ed educatori cattolici. I suoi corsi sono riconosciuti dal ministero dell’Educazione e vanno dall’asilo fino alle elementari. Fondato da padre Sebastiano D’Ambra (Pime), il movimento Silsilah propone da oltre 20 anni progetti e iniziative come la Conferenza dei vescovi e degli ulema (Bishop ulema forum) e corsi di formazione per giovani cristiani e musulmani. In questi anni il movimento è divenuto un punto di riferimento per la riconciliazione in atto fra governo filippino e ribelli islamici del Moro Islamic Liberation Front (Milf), che per 40 anni hanno combattuto una guerra costata oltre 100mila morti. (M.G.)

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    Sri Lanka: la Conferenza dei religiosi celebra i 50 anni di attività

    ◊   “Continuando a essere lievito attraverso le trasformazioni” è il tema che ha scandito la celebrazione per il 50.mo della Conferenza dei Superiori Maggiori Religiosi (Cmrs) delle congregazioni cattoliche in Sri Lanka, avvenuta il 4 giungo scorso presso la Cappella del provincialato dei Fratelli De La Salle a Colombo, con una messa di ringraziamento, a cui hanno partecipato oltre 200 sacerdoti, religiose e frati. La funzione, di cui riferisce l'agenzia Asianews, è stata presieduta dal nunzio apostolico l’arcivescovo Joseph Spiteri, insieme a mons. Cletus Chandrasiri Perera della diocesi di Rathnapura e al presidente della Csrm padre Rohan Dominic. Padre Rohan nel messaggio per la giornata ha ricordato come “durante questi 50 anni abbiamo viaggiato attraverso la gioia come pure in situazioni difficili. Come tutta la popolazione del Paese, ci siamo trovati in situazioni sociopolitiche, economiche e religiose differenti. Chi ci ha preceduto - ha proseguito il religioso - ha risposto ai segni dei tempi e ha testimoniato una guida profetica, misteriosa, eccezionale e senza confronti. Costoro hanno modellato la Cmrs come una forza collettiva. Nel celebrare i 50 anni di servizio alla Chiesa e alla nazione, li salutiamo per il grande esempio che ci hanno dato”. Padre Rohan ha spiegato che il Cmrs “è una forza collettiva che lavora per la riconciliazione e il miglioramento [sociale e spirituale] della popolazione dello Sri Lanka”. “Siamo più congregazioni religiose che operano come forza unitaria – ha proseguito -. Vogliamo essere strumento di pace e di riconciliazione e usiamo tutte le nostre risorse per la riconciliazione tra tutte le persone, senza distinzioni etniche, di casta o fede religiosa, e per migliorare le loro vite”. Il Cmrs è stato molto attivo durante la lunga guerra civile del Paese e in questi ultimi due anni dopo il conflitto anzitutto per aiutare le vittime. Circa 160 suore hanno prestato servizio nei campi profughi, in ospedali, orfanotrofi, case per anziani e per disabili, anche collaborando con la Caritas Sri Lanka, con i Servizi di Aiuto dei Gesuiti e con il Centro per Società e Religione. Ora molti sacerdoti e suore hanno iniziato il loro lavoro nel settentrione del Paese, per aiutare i programmi di reinsediamento. Una particolare attenzione è dedicata alla riconciliazione tra le diverse etnie, da promuovere attraverso la verità e la giustizia per guarire le tante ferite lasciate dalla guerra. Il Cmrs dello Sri Lanka comprende 53 congregazioni, 27 Congregazioni femminili apostoliche, 6 Congregazioni femminili contemplative, 16 Congregazioni clericali e 4 non clericali. In totale, nello Sri Lanka ci sono 3385 religiosi. Suor Bernadette Fernando ha spiegato che il Cmrs ha funzione di coordinamento tra le diverse Congregazioni, per meglio collaborare nella missione generale della Chiesa, in piena unità con i vescovi. Ci sono due membri del Cmrs in ogni Commissione nazionale della Chiesa cattolica del Paese. La Conferenza è stata istituita 50 anni fa per iniziativa dell’arcivescovo di Colombo cardinale Thomas Cooray, del vescovo di Galle mons. D.M. Laudadio e del vescovo di Kandy mons. Leo Nanayakkara. L’allora delegato apostolico per Ceylon (come si chiamava lo Sri Lanka) il reverendo J.R. Konx presiedette l’incontro e prese atto del desiderio di creare un’unica Conferenza per tutti i religiosi. La Sacra Congregazione degli Istituti della Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica approvarono la Cmrs il 19 dicembre 1960. (M.G.)

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    Lourdes: da oggi Mostra fotografica su Giovanni Paolo II e Benedetto XVI al santuario mariano

    ◊   “Maria, i giovani, il Creato: un comune percorso” è il titolo della mostra fotografica sul Beato Giovanni Paolo II e su Papa Benedetto XVI che viene inaugurata oggi a Lourdes, presso la sede dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). Le immagini ripercorreranno i tanti anni del pontificato di Karol Wojtyla insieme a quelli più recenti di Benedetto XVI. In totale - riporta l'agenzia Sir - saranno 72 pannelli, divisi in due parti: una presso la sede “Salus Infirmorum”, mentre la seconda al piano terra della struttura alberghiera “La Source”. La mostra è ad ingresso gratuito e rimarrà aperta fino al 22 ottobre prossimo. Le immagini provengono dall’archivio fotografico de “L’Osservatore Romano” e dall’archivio personale del fotografo Adam Bujak, di Cracovia. (R.P.)

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    Pontificia Facoltà Auxilium di Roma: due corsi per la "protezione dei bambini"

    ◊   Due corsi universitari di perfezionamento per la prevenzione e la protezione dei bambini dal maltrattamento. Li promuove, a partire dal prossimo anno accademico, la Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma (www.pfse-auxilium.org). “Tecnico della prevenzione della violenza all’infanzia e all’adolescenza” e “Mediatore familiare specializzato nel trattamento di famiglie con gravi conflittualità” sono i nomi dei corsi, che prenderanno il via a settembre 2011 se verrà raggiunto, informa la Facoltà, “un congruo numero di studenti” iscritti. Il primo prepara ad operare con i bambini e con le loro famiglie all’interno di contesti sociali ed educativi (servizi sociali, consultori, centri diurni, scuole, comunità educative ecc.) per la prevenzione e il contrasto al disagio e alla violenza, utilizzando strumenti psico-socio-educativi adeguati e innovativi. Inoltre, si legge nella presentazione, rende capaci di “progettare, realizzare e valutare progetti e servizi di prevenzione della violenza primaria e secondaria con l’utilizzo di diverse tecniche (comunicazione, empatia, intelligenza emotiva ecc.)”. Il corso per mediatore familiare, invece, vuole rafforzare le competenze di quanti intendono operare con continuità sia nella mediazione e nel supporto alle famiglie e alle donne, sia nell’ambito professionale privato o all’interno di servizi per la famiglia. (R.P.)

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    Presentato Milano il primo summit trasversale Italia-Israele, sullo sfondo dell'Expo 2015

    ◊   “Milano è stata e sempre dovrà essere la città dell’accoglienza e dell’ospitalità”. Con queste parole il neosindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha introdotto il suo intervento in occasione della presentazione alla stampa di “Unexpected Israel”, primo summit trasversale Italia–Israele, che sarà ospitato a Milano dal 13 al 23 giugno. Pisapia ha inoltre ricordato come la città ambrosiana sia al contempo gemellata con Tel Aviv e Betlemme, per questo è importante – per Pisapia – continuare ad operare per il dialogo e per la pace in Medio Oriente. Dal canto suo, l’ambasciatore israeliano, Gideon Meir, ha ringraziato le autorità locali presenti – tra le quali il presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà – per l’accoglienza riservata all'iniziativa. Meir si è inoltre congratulato con Pisapia per la volontà di ospitare a Milano un’analoga iniziativa volta a presentare la realtà palestinese. La città di Milano sarà per sette giorni animata nel segno della cultura israeliana. In Piazza Duomo saranno presenti 15 torri multimediali attraverso le quali saranno diffusi audio e video che presenteranno le eccellenze di Israele in tutti gli ambiti, da quello culturale a quello scientifico. Diversi gli eventi culturali che richiameranno a Milano personalità culturali di livello mondiale, quali lo scrittore David Grossman e la cantante Noa. Sempre in ambito culturale la città potrà ammirare mostre – fotografiche e non solo – nelle principali vie di Milano che permetteranno di scoprire il volto inedito di Israele. Non mancheranno gli appuntamenti economici; Milano ospiterà il “First Italian-Israeli Business Forum”, che vedrà tra l’altro l’intervento del ministro israeliano dell’Industria e del commercio e del lavoro, Shalom Shimbon. Un appuntamento che si inserisce nel cammino di avvicinamento ad Expo 2015. Israele è stato tra i primi Paesi ad aderire all’Esposizione Universale che verrà ospitata a Milano e il sindaco Pisapia ha ricordato come questo appuntamento “potrà essere un’occasione per lanciare un messaggio di incontro e non di scontro”. (Da Milano, Edoardo Caprino)

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    24 Ore nel Mondo



    La Croce Rossa internazionale chiede accesso in Siria

    ◊   Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha lanciato oggi a Ginevra un pressante appello per un accesso immediato in Siria a tutte le persone colpite dalle violenze, comprese le persone arrestate o detenute. Il presidente Kellenberger si è detto disposto a recarsi personalmente in Siria per parlare con le autorità di Damasco. Intanto, nel Paese infuriano le violenze. Così come in Yemen, in rivolta contro il presidente Saleh. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

    Gli oppositori lo avevano ampiamente annunciato: anche questo venerdì di preghiera sarebbe stato all’insegna della tensione. E così è stato. Anche perché i manifestanti continuano a marciare, ovunque, contro il presidente Bashar Al Assad; ed il suo esercito non resta a guardare. Neppure ai limiti del proprio territorio, al confine con la Turchia, a nord ovest. Fazzoletto di terra che nei giorni scorsi ha visto il massacro di 120 militari da parte di non meglio identificate bande armate. “La risposta sarà dura”, aveva detto il presidente da Damasco. E la risposta è dura, soprattutto oggi. Tanto che la Turchia, attraverso il premier Erdogan ha accusato il regime siriano di 'atrocità' e di non comportarsi in maniera umana nei confronti dei manifestanti. Le cose non vanno certamente meglio in Yemen, dove si moltiplicano le manifestazioni di dissenso contro il presidente Saleh, che resta al momento in Arabia Saudita, dopo aver subito 2 interventi chirurgici. Necessari dopo il ferimento nel corso dell’attacco contro il palazzo presidenziale di Sanaa, il 3 giugno scorso. Sembra, invece, stiano lasciando lo Yemen i familiari del contestato presidente. Secondo fonti anonime, tre civili hanno perso la vita durante un raid aereo contro presunti appartenenti ad Al Qaeda.

    Secondo l’Onu, finora morte in Libia almeno 10 mila persone
    In Libia, proseguono i raid aerei della Nato su Tripoli. Anche la scorsa notte la città è stata colpita da bombardamenti. Intanto, l’Onu ha diffuso un bilancio delle vittime dall’inizio della guerra. Il servizio di Davide Maggiore:

    Tra le dieci e le quindicimila persone sono morte, tenendo conto di entrambi gli schieramenti, secondo le Nazioni Unite. La missione dell’organizzazione internazionale, che ha visitato la Libia in aprile, ha anche reso noto che sono state trovate prove di crimini di guerra. Ne sarebbero responsabili tanto le forze di Gheddafi, sospettate tra l’altro di attacchi ai civili e alle unità di soccorso, quanto quelle degli oppositori. Il governo di Tripoli ha però negato ogni responsabilità, accusando invece i ribelli di massacri e cannibalismo. Sul piano militare, dagli Stati Uniti è arrivato oggi il monito del segretario alla Difesa americano, Robert Gates. Le “lacune negli investimenti e nel consenso politico”, ha detto, rischiano di “compromettere” l’efficacia della campagna della Nato. Già ieri Gates aveva invitato i Paesi dell’Alleanza atlantica, compresi quelli ancora non impegnati sul campo, a un maggiore coinvolgimento nella missione. Sul fronte delle trattative, l’inviato del governo russo che ha recentemente incontrato, a Bengasi, alcuni rappresentanti degli insorti ha in preparazione un viaggio a Tripoli, ma è incerto se, nella capitale libica, incontrerà direttamente il colonnello Gheddafi.

    Disordini nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme
    Scontri fra dimostranti palestinesi e reparti della polizia israeliana sono avvenuti nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, al termine delle preghiere islamiche del venerdì. Lo ha riferito la radio militare. Secondo la polizia, dopo le preghiere gruppi di giovani palestinesi hanno lanciato sassi in direzione degli agenti, che erano dislocati al di fuori della Spianata. A quel punto gli agenti hanno avuto ordine di entrare nella Spianata e di disperdere i dimostranti.

    Bahrein: rinviati a giudizio 400 manifestanti
    Circa 400 manifestanti, sono stati rinviati a giudizio in Bahrein dopo le proteste che hanno scosso la monarchia del Golfo, secondo quanto rivelato oggi da un gruppo di opposizione. Wefaq, che rappresenta la maggioranza sciita in Bahrein, ha riferito che 50 persone sono state già condannate a pene variabili dalla condanna a morte a un breve periodo di detenzione. La famiglia sunnita al Khalifa al potere ha soffocato le rivolte degli sciiti cominciate nel marzo scorso, chiamando truppe dai vicini Paesi a guida sunnita e imponendo la legge marziale, revocata solo la settimana scorsa. Il Bahrein, che ospita la Quinta Flotta Usa, ha detto che le proteste per la democrazia erano guidate dal governo sciita dell'Iran.

    Karthoum annuncia di aver ripreso il controllo dello Stato petrolifero del Sud
    L'esercito sudanese sta riprendendo il controllo dello Stato petrolifero del Sud Kordofan, nel centro del Sudan, teatro di combattimenti da diversi giorni con le forze del Sud Sudan. Lo ha affermato oggi il presidente sudanese Omar el Bashir. Nella tarda serata di ieri il principale consigliere presidenziale, Nafie Ali Nafie, ha dichiarato, sempre secondo la Suna, che il Partito del Congresso nazionale (Ncp, al potere) aveva dato “piena liberta”' alle forze armate per riprendere il controllo del Sud Kordofan. L'Onu ha oggi reso noto che i combattimenti in corso da domenica scorsa in questo Stato sudanese continuano a estendersi. Il Sud Kordofan, solo Stato petrolifero del Nord, è al confine con il Sud - che il 9 luglio prossimo diventerà uno Stato indipendente - ed è stato un campo di battaglia durante la guerra civile fra Nord e Sud (1983-2005). Intanto, sempre in Sudan, un'organizzazione per la difesa dei diritti umani ha detto che miliziani appoggiati dall'esercito sudanese hanno giustiziato 16 membri della tribù Zaghawa nel nord della provincia del Darfur dopo che questi avevano cercato di recuperare del bestiame che era stato loro rubato.

    La Commissione Europea parla di adesione della Croazia all’Ue da luglio 2013
    La Commissione europea considera finiti i negoziati con la Croazia e ritiene che la strada sia ormai spianata per l'adesione di Zagabria all'Ue dal primo luglio 2013. Lo ha annunciato il presidente dell'esecutivo europeo, Josè Manule Barroso.

    Summit Ue-Russia
    La Russia ha accettato, oggi, di togliere l'embargo sulla verdura europea imposto da Mosca a causa del batterio killer. Lo ha confermato il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, a margine del summit annuale Ue–Russia aperto stamane a Nizhni Novgorod, nel centro del Paese. Un vertice dunque dominato dalla questione dell’epidemia di Escherichia Coli, che ha provocato in Europa oltre 30 milioni di danni all’agricoltura, e che ha messo in ombra altri importanti temi nelle relazioni bilaterali. L'opinione di Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del "Corriere della Sera", intervistato da Stefano Leszczynski.

    R. – Certamente c’è stata una campagna dei giornali e dei mass media che ha terrorizzato la gente, per cui il governo ha deciso di prendere questo provvedimento di blocco totale. E forse ci sono anche screzi di fondo tra Europa e Russia che magari potrebbero aver portato a questa decisione che, certamente, per la Russia non ha precedenti. C’è un precedente con gli Stati Uniti, quello delle ali di pollo, che gli americani vendevano in gran numero alla Russia - e che adesso vendono di nuovo - e che furono bloccate parecchi anni fa per motivi sanitari, ma in quel caso senza che dietro ci fosse nessuna epidemia. Sicuramente c’era un problema economico di relazioni tra i due Paesi, che aveva portato a questa decisione.

    D. – Ora, quali potrebbero essere le contropartite, al di là delle garanzie sui prodotti da esportare verso la Russia?

    R. – Ci sono probabilmente motivi di altro genere. Un motivo grosso si chiama Wto, World Trade Organization, nel quale la Russia vorrebbe entrare, ma è ancora bloccata dalla Georgia, e ha posto la questione del libero transito sulle frontiere. Ovviamente fra Russia e Georgia “frontiere” vuol dire anche Abkhazia e Ossezia del Sud, le Repubbliche che si sono separate dalla Georgia, che la Russia ha riconosciuto, e che sono state al centro di una guerra del 2008. Chiaramente l’Europa potrebbe premere molto sulla Georgia e quindi questo potrebbe essere un elemento in mano ai russi. Un altro elemento importante è quello del ricco mercato del gas interno ai Paesi europei. La Russia esporta gas in Europa, ma lo vende quasi totalmente alla frontiera e poi sono altre società europee che lo distribuiscono; e la Russia non è un mistero che da molto tempo, tramite Gazprom, vorrebbe entrare in questo mercato molto ricco, perché i margini sono estremamente elevati.

    D. – Nel complesso, come possiamo dire si siano sviluppate in questi ultimi anni le relazioni tra Unione Europea e Russia che, comunque, rimane un partner molto importante?

    R. – Per la Russia, l’Europa è il primo partner mondiale, non c’è dubbio. La Russia è legata a doppio filo e importa tantissimo dall’Europa. Sono state sempre relazioni abbastanza buone, anzi direi quasi ottime con quasi tutti i Paesi e con l’Unione Europea in generale. Ricordiamo che adesso la Russia sta per rilanciare il suo settore automobilistico e la maggior parte delle aziende che hanno deciso di investire direttamente per costruire auto in Russia sono aziende europee. (ap)

    Dopo la liberazione di Battisti, l’Italia richiama l’ambasciatore in Brasile
    Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha richiamato in Italia l’ambasciatore a Brasilia “per un esame della situazione”. La decisione arriva all’indomani del provvedimento del supremo tribunale federale brasiliano che ha negato la scarcerazione e l’estradizione dell’ex terrorista Cesare Battisti. Il ministro ha poi definito la decisione dei magistrati brasiliani “politica e non giuridica”.

    Ancora un’imboscata di maoisti in India: 10 morti nel Chhattisgarh
    In India, un’imboscata di guerriglieri maoisti ha provocato 10 morti tra paramilitari e agenti delle forze di sicurezza, nello Stato orientale del Chhattisgarh. Una bomba a bordo strada è esplosa al passaggio di due veicoli della polizia. Questo è il secondo attacco che i guerriglieri, noti come "naxaliti", sferrano nelle ultime 24 ore. Ieri, infatti, un commando maoista ha ucciso quattro soldati nella stessa zona.

    Delegazione del Partito comunista in Corea del Nord
    Una delegazione del Partito comunista cinese è arrivata oggi in Corea del Nord, per una visita di alcuni giorni. Non sono stati diffusi dettagli sugli argomenti dei colloqui, che però, secondo gli analisti, potrebbero riguardare la cooperazione economica tra i due Paesi e la ripresa dei negoziati sul programma nucleare di Pyongyang. È incerto, inoltre, se la delegazione cinese incontrerà il presidente nordcoreano Kim-Jong Il, che a fine maggio si era recato a sua volta in Cina. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 161

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.