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Sommario del 09/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: gli Stati adottino energie pulite e non pericolose per l'uomo. No alla tecnologia piegata agli interessi di parte
  • Pace, dialogo e rispetto della dignità umana nei discorsi del Papa ai 6 ambasciatori ricevuti in Vaticano
  • Altre udienze e nomine
  • Appello di mons. Tomasi all'Ilo: no alla crescita economica senza lavoro per i giovani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Scontri in Siria: continua l’esodo dei civili dal Paese
  • Polemiche per la liberazione di Battisti. Napolitano: lesi gli accordi tra i due Paesi
  • Calcio scommesse, ripartire dai valori: la riflessione di don Mario Lusek
  • Nel cuore del Congo, una scuola dedicata al Beato Karol Wojtyla
  • A Pistoia il Forum dell’informazione cattolica per la Salvaguardia del creato
  • Apporto degli immigrati fondamentale per la stabilità delle casse dell'Inps
  • Congresso a Roma sulle nuove frontiere terapeutiche per la riabilitazione dei bambini con disabilità
  • Il tema della povertà al centro della 14.ma edizione del Religion Today Film Festival
  • Sugli schermi in Italia il film di Romain Goupil "Tutti per uno"
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: paura per Farah, ragazza cattolica drogata e costretta a convertirsi all’islam
  • Caritas Australia: il 70% dei poveri di tutto il mondo sono donne
  • Sudan: la Chiesa denuncia il dramma umanitario di migliaia di sfollati da Kordofan e Abyei
  • Corno d’Africa: il dramma carestia alimenta l’instabilità dei prezzi
  • Pellegrinaggio in Senegal: il cardinale Sarr invita a pregare per la pace nel Casamance
  • Siria: appello dei Gesuiti all’unità nazionale
  • Messico: la Marcia per la Pace contro violenza e narcotraffico raggiunge Ciudad Juarez
  • Haiti: morti e dispersi per le piogge torrenziali
  • I Paesi latinoamericani celebrano la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani
  • Usa: intera comunità di una parrocchia del Maryland sceglie la comunione con la Chiesa cattolica
  • Indonesia. Le Chiese della Papua al governo: rivedere i contratti delle Compagnie estrattive
  • Scuole di religione nelle carceri dello Sri Lanka
  • Cina: la diocesi di Han Zhou rinasce dopo il terremoto del 2008
  • Mosca: il Comune ordina alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano di interrompere la mensa per i senzatetto
  • Terra Santa: a Gerusalemme, seconda riunione per la pastorale dei migranti
  • Primo incontro di nuove forme di vita consacrata
  • Gmg 2011: un evento a costo zero e un'iniezione per l'economia
  • Spagna: commozione e dolore ai funerali del sacerdote ucciso a Cartagena
  • Eletti i Superiori generali dei missionari e delle missionarie della Consolata
  • Referendum in Italia: manifestazione in Piazza Pio XII a difesa dell'acqua, bene pubblico
  • 24 Ore nel Mondo

  • Continuano i bombardamenti della Nato su Tripoli. Gli insorti resistono a Misurata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: gli Stati adottino energie pulite e non pericolose per l'uomo. No alla tecnologia piegata agli interessi di parte

    ◊   I governi utilizzino energie ambientali pulite e rispettose per l’ambiente, evitando il ricorso ad una tecnologia pericolosa per l’uomo. È quanto Benedetto XVI ha chiesto ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di sei Stati – Moldova, Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda – ricevuti stamattina in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel discorso collettivo, pronunciato in lingua francese, il Papa ha ribadito che la riflessione sulla tutela dell’ambiente non deve essere condizionata da fini politici o economici. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Il primo semestre di quest'anno è stato segnato da innumerevoli tragedie che hanno colpito la natura, la tecnologia e le persone”. Ma ciò che più importa fra loro “è l’uomo”, non la tecnica, né gli interessi di parte. Inizia così, in modo molto netto, il discorso che Benedetto XVI rivolge ai sei ambasciatori seduti di fronte a lui nella Sala Clementina, le cui provenienze geografiche – i cinque continenti – simboleggiano l’universalità dei temi sui quali il Papa intende sollecitare una precisa riflessione. Il Pontefice non cita espressamente le catastrofi cui fa riferimento, peraltro impossibili da equivocare, ma afferma che “l’entità di tali disastri ci interroga”:

    “L’homme, a qui Dieu a confié…
    L'uomo, al quale Dio ha affidato la gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnologia e diventare suo oggetto. Questa consapevolezza deve indurre gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, sulle loro responsabilità per quanto riguarda la nostra vita e la tecnologia. L'ecologia umana è un imperativo. Adottare uno stile di vita che rispetti l'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite, rispettose del patrimonio della creazione e innocue per gli esseri umani, devono essere priorità politiche ed economiche”.

    È necessario “rivedere completamente il nostro approccio alla natura”, che “non è solo un divertimento o uno spazio utilizzabile”, ha insistito Benedetto XVI. Anche perché, ha asserito, in assenza di uno “stile di vita complessivo, che rispetti l'alleanza tra uomo e natura”, la famiglia umana “potrebbe scomparire”:

    “L’ensemble des gouvernants…
    Tutti i governi devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla a svolgere il suo ruolo essenziale nella sopravvivenza dell'umanità. Le Nazioni Unite sembrano essere la sede naturale per una simile riflessione, che non deve essere oscurata da interessi politici ed economici ciecamente partigiani, allo scopo di privilegiare la solidarietà al di là dell’interesse personale”.

    Soffermandosi sul ruolo della tecnologia, Benedetto XVI ha notato che lo sfruttamento delle sue capacità “va di pari passo con i disastri ecologici e sociali”. Troppo spesso si dimentica che il progresso deve andare a vantaggio del lavoro dell’uomo e non della tecnologia, che dell’uomo è una “creazione”. “Puntare tutto su di essa, o credere che essa sia la causa esclusiva del progresso, o della felicità, porta – ha detto il Papa – a una mercificazione dell'uomo”, che si ritorce contro di lui quando si accorge che le aspettative sono state mal risposte:

    “Il suffit de constater les…
    Basta vedere i ‘danni’ del progresso e i pericoli che fa correre all’umanità una tecnica onnipotente e in ultima analisi, non controllata. La tecnica che domina l'uomo, lo priva della sua umanità. L'orgoglio che essa genera ha portato la nostra società a un economicismo intransigente e a un certo edonismo che determina soggettivamente e egoisticamente i comportamenti”.

    Si dimostra dunque “urgente”, ha proseguito il Papa, che il ricercatore e lo scienziato sappiano “coniugare la tecnologia con una forte dimensione etica”, aiutando quindi la natura “a svilupparsi nella linea voluta dal Creatore”. Mentre, da parte loro, “i governi dovrebbero promuovere un umanesimo che rispetti la dimensione spirituale e religiosa dell’uomo”:

    “Respecter son aspiration…
    Rispettare le sue aspirazioni di giustizia e di pace permette la costruzione di una società che si promuove da se stessa, quando sostiene la famiglia o rifiuta, per esempio, il primato esclusivo della finanza. Un Paese vive della pienezza di vita dei cittadini che la compongono, ciascuno consapevole delle responsabilità proprie e della possibilità di far valere le proprie convinzioni. Inoltre, la naturale tensione verso la verità e il bene è fonte di un dinamismo che crea il desiderio di lavorare insieme per realizzare il bene comune”.

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    Pace, dialogo e rispetto della dignità umana nei discorsi del Papa ai 6 ambasciatori ricevuti in Vaticano

    ◊   Dialogo, promozione della famiglia e della pace ma anche educazione e sviluppo sostenibile. Sono tra i temi affrontati dal Papa nei discorsi agli ambasciatori dei 6 Paesi ricevuti in Vaticano. Particolarmente significativo quello rivolto all’ambasciatore di Siria, nel quale il Papa si è soffermato sulle recenti rivolte nei Paesi arabi e sulla difficile situazione nel Medio Oriente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Gli avvenimenti degli ultimi mesi nei Paesi arabi del Mediterraneo, “manifestano il desiderio di un avvenire migliore nell’ambito dell’economia, della giustizia, della libertà e della partecipazione alla vita pubblica”: è quanto sottolinea Benedetto XVI nel discorso all’ambasciatore di Siria Hussam Edin Aaala. Questi eventi, soggiunge, “mostrano anche l’urgente necessità di autentiche riforme nella vita politica, economica e sociale”. Al tempo stesso, osserva il Papa, “è altamente auspicabile che queste evoluzioni non si realizzino in termini di intolleranza, discriminazione o conflitto e ancora meno con la violenza”. Piuttosto, è il suo monito, devono svolgersi “nel rispetto assoluto della verità, della coesistenza, dei diritti legittimi delle persone e delle collettività”, all’insegna della “riconciliazione”. Sono questi principi, è l’esortazione del Pontefice, “che devono guidare le autorità, tenendo conto tanto delle aspirazioni della società civile quanto delle pressioni internazionali”.

    Al tempo stesso, avverte il Papa guardando alla situazione nel Medio Oriente, “va trovata una soluzione globale per far progredire la pace nella regione”. Questa soluzione, sottolinea, deve essere “il frutto di un compromesso” tra le parti e “non di una scelta unilaterale imposta con la forza”, che “non risolve nulla”. E rimarca l’insufficienza delle “soluzioni parziali e unilaterali”. Coscienti delle “sofferenze di tutte le popolazioni” del Medio Oriente, avverte il Papa, “bisogna procedere con un approccio deliberatamente globale che non esclude alcuno nella ricerca di una soluzione negoziata che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli”.

    Il Papa non ha poi mancato di sottolineare il ruolo positivo dei cristiani nella società siriana come anche le armoniose relazioni tra cristiani e musulmani nel Paese, ribadendo che “la via dell’unità e della stabilità di ogni nazione passa dal riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana”. Di qui il richiamo a privilegiare il bene comune, lasciando da parte “gli interessi personali e di parte”. Il dialogo, l’ascolto e la collaborazione, ribadisce il Pontefice, devono essere riconosciuti come la via di confronto fra le diverse componenti della società. Infine, ha ringraziato il popolo siriano per aver accolto, in questi anni, i tanti rifugiati cristiani provenienti dall’Iraq.

    Nel discorso all’ambasciatore di Nuova Zelanda, George Robert Furness Troup, il Papa rinnova la sua solidarietà alle vittime del terremoto che nel febbraio scorso ha devastato la comunità di Christchurch. Né manca di elogiare quanti si sono impegnati con generosità nelle operazioni di soccorso. Il Papa riconosce dunque il ruolo dei neozelandesi nella regione del Pacifico in favore della pace e del sostegno allo sviluppo dei Paesi vicini. Quindi, incoraggia modelli di sviluppo che rispettino l’ecologia. Ancora, ribadisce l’impegno della Chiesa in difesa della persona, dei suoi diritti inalienabili, dal concepimento alla morte naturale, e in favore della famiglia e dell’educazione.

    All’ambasciatore della Moldova, Stefan Gorda, il Papa sottolinea che il legittimo desiderio di questo Paese di entrare nell’Unione Europea non può che avvenire nel rispetto della sua identità culturale fondata sui valori cristiani: in questo senso la Moldova – afferma – “può aiutare con coraggio l’Unione Europea a riscoprire ciò che essa non vuole più vedere o addirittura nega”. Benedetto XVI osserva poi che per superare le problematiche economiche il Paese è chiamato a rispettare gli interessi della sovranità nazionale guardando al benessere di tutte le componenti sociali e non solo di alcune a detrimento di altre. Infine, plaude alla collaborazione tra la Chiesa ortodossa e la piccola comunità cattolica, unite nel promuovere i valori religiosi contro il materialismo e il relativismo.

    Nel discorso all’ambasciatore del Ghana, signora Geneviève D. Tsegah, il Papa ricorda i recenti progressi fatti dal Paese a livello economico e sociale. Ed elogia la condotta pacifica e regolare delle elezioni. L’armonia etnica, osserva il Pontefice, “è stato un fattore importante per creare le condizioni di pace, stabilità” e progresso per tutti i cittadini. Un impegno che ha visto il contributo delle comunità cristiane locali e che ora, è l’auspicio del Papa, “dovrà essere coronato dalle prossime consultazioni” a livello costituzionale. Né manca di elogiare il clima favorevole alla libertà religiosa che contraddistingue il Ghana, a favore della crescita di tutte le istituzioni del Paese. E ribadisce l’importanza della sintesi tra interessi secolari e religiosi. Si augura infine un corretto uso delle risorse naturali di cui il Ghana è ricco.

    Il tema della libertà di culto – in un Paese diviso a metà tra cattolici e protestanti – ha catalizzato la riflessione di Benedetto XVI nel discorso all’ambasciatore del Belize, Henry Llewellyn Lawrence. Tale libertà, afferma il Papa, è figlia dei valori cristiani sui quali è stata costruita la storia del piccolo Stato centroamericano, che conta circa 300 mila abitanti. Benedetto XVI sottolinea inoltre il ruolo giocato dalla Chiesa nel campo dell’istruzione. Essa, afferma tra l’altro, “porta frutto quando si innesta su virtù già radicate nella famiglia”, che è il “terreno di formazione primaria per serene relazioni ad ogni livello della convivenza umana, nazionale e internazionale”. L’ultimo pensiero del Papa è per i giovani del Belize: grazie a una “solida fede”, oltre che all’intelligenza e alla buona volontà, saranno meglio preparati, rileva, ad assumere la leadership civica e sociale e a provvedere alla nazione un futuro “stabile, giusto e pacifico”.

    All’ambasciatore della Guinea Equatoriale, Narciso Ntugu Abeso Oyana, il Papa ricorda il contributo della Chiesa per la promozione di una società giusta e solidale che rispetti la dignità dell’uomo e l’ambiente, nella ricerca di un’equa distribuzione della ricchezza. Tutto ciò – rileva - è indispensabile per rilanciare un autentico progresso sociale, che raggiunga tutti, ma soprattutto i poveri e i bisognosi, e promuova la vita, la famiglia, l’educazione e la salute di tutti senza mai dimenticare che l’uomo è stato creato a immagine di Dio.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi; l’ambasciatore del Brasile Luiz Felipe de Seixas Corrêa, con la Consorte, in visita di congedo; alcuni presuli dell’India in visita “ad Limina”.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Honiara (Isole Salomone) mons. John Doaninoel, trasferendolo dall’ufficio di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Rabaul (Papua Nuova Guinea).

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    Appello di mons. Tomasi all'Ilo: no alla crescita economica senza lavoro per i giovani

    ◊   Bisogna combattere la crescita senza occupazione per ridare speranza ai giovani e credibilità ai governi degli Stati. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto alla 100.ma Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). Il servizio di Roberta Gisotti:

    Se i Paesi sviluppati “stanno lentamente emergendo” da una crisi finanziaria di entità senza precedenti”, con conseguenze “evidenti in tutti i settori delle società”, “le vecchie formule per il recupero e la crescita economica - ha detto mons. Tomasi – si stanno rivelando meno certe in un ambiente economico integrato a livello globale”, dove i governi nella maggior parte dei casi non sono stati capaci di trovare una ricetta “che restituisca lavoro e includa nuove opportunità d’impiego” per milioni di persone che stanno cercando un’occupazione. Cosicché a dispetto del fatto che massima parte degli indicatori macroeconomici sembrano avere recuperato i livelli pre-crisi, il mercato del lavoro è ancora sofferente: il tasso di disoccupazione resta alto e non mostra segnali di ripresa nel breve termine e nel lungo termine le previsioni sono variabili”. “L’economia mondiale – ha osservato il delegato della Santa Sede - pur crescendo ad un livello stabile non è in grado di creare un sufficiente numero di posti di lavoro”. E, “questo è vero non solo per le economie avanzate ma anche per i mercati emergenti, come la Cina e l’India, dove la flessibilità dell’occupazione è estremamente bassa”, a dispetto del loro tasso di crescita a due cifre”.

    Allora, “dobbiamo fare del nostro meglio – si è appellato il rappresentante della Santa Sede - per evitare questo scenario” di crescita senza occupazione. Tra i più colpiti in ogni Paese sono i giovani, ben 78 milioni i senza lavoro, tra i 15 ed i 24 anni, nel 2010, un tasso più alto del 2,6 per cento rispetto agli adulti. Ha ironizzato mons. Tomasi, che “le economie post-industriali caratterizzate dall’invecchiamento della popolazione, non siano capaci di creare abbastanza opportunità di lavoro” “per soddisfare i bisogni e le aspettative dei loro giovani”, che pure sono pochi in quei Paesi. Altra categoria debole sul mercato del lavoro - ha proseguito il presule - restano le donne. Nei Paesi più industrializzati dell’Ocse, il tasso di occupazione femminile è sotto quello degli uomini del 20 per cento, con punte del 30 per cento in Italia e Giappone, e cosi anche i salari delle donne sono inferiori del 20/30 per cento. Ancora peggio stanno i lavoratori domestici, cosi spesso lavoratrici migranti, in grande aumento per le nuove esigenze di organizzazione sociale, ma che in molti Paesi vivono in condizioni miserabili di esclusione, privi di ogni tutela sindacale e previdenziale.

    Da qui la speranza – espressa da mons. Tomasi - che in questa centesima Conferenza dell’Ilo venga approvata una Convenzione ad hoc sul lavoro domestico. Infine la raccomandazione che sia riaffermata l’importanza di una governance basata sul principio di sussidiarietà e di rappresentanza tripartita (lavoratori, imprenditori, governi) che dall’Organizzazione internazionale del lavoro “un vantaggio nella conoscenza integrata del ‘mondo reale’ riguardo occupazione e lavoro”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’ecologia umana è una necessità imperativa: Benedetto XVI a sei nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

    Seoul traccia la via della pace: nell’informazione internazionale, Giuseppe M. Petrone sulla crisi nella penisola coreana.

    Sentenza della Corte di Cassazione italiana sui risarcimenti alle coppie di fatto.

    Quanta folla nelle tombe di Onesimo, Papirio e Prima: in cultura, Fabrizio Bisconti, Barbara Mazzei e Giovanni Carrù sulle nuove scoperte nell'ipogeo degli Aureli, monumento funebre a cavallo tra due mondi.

    C’è differenza tra vita e verità: Marcello Filotei a proposito di un articolo pubblicato dal “Corriere della Sera”.

    L’inattesa grandezza delle piccole cose: l’introduzione di Giuseppe Sciacca, prelato uditore della Rota Romana, al libro di Alessandra Borghese “Aplomb vaticano. Appunti per Style Magazine”.

    Ma l’uomo non si libera da solo: la postfazione, a cura di Nicola Antonetti, del volume “Sul crinale del mondo moderno. Scritti brevi su cristrianesimo e politica”.

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    Oggi in Primo Piano



    Scontri in Siria: continua l’esodo dei civili dal Paese

    ◊   In Siria, gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza stanno spingendo migliaia di persone a fuggire dal Paese per cercare rifugio in Turchia e Libano. Sono ormai 1.800 le persone che hanno trovato rifugio in Turchia nella tendopoli di Yayladagi, nel sud-ovest del Paese. Ma la situazione è sempre più difficile anche nel nord-est del Libano, dove sono presenti circa 4.500 profughi. Altri 1.500 si trovano a Tripoli. Per un quadro della situazione Stefano Leszczynski ha intervistato Sybella Wilkes, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a Ginevra.

    R. – What we’ve had from the Turkish authorities ...
    Le autorità turche hanno detto di avere la situazione sotto controllo; hanno costituito una tendopoli che quindi ha la capacità di espandersi a seconda del numero di persone che entrano. La Mezzaluna Rossa è sul posto per aiutare, e ovviamente l’Unhcr si è resa assolutamente disponibile, non solo nei riguardi delle autorità turche, ma anche con i rifugiati siriani informandoli dove trovarci se avessero bisogno di entrare in contatto con noi. E le autorità turche indirizzano ai nostri uffici chiunque voglia chiedere asilo.

    D. – Considerando la crisi politica in Siria, temete che questa situazione possa peggiorare nei prossimi giorni?

    R. – Well, of course no one knows …
    Beh, certamente nessuno sa cosa succederà nei prossimi giorni. Quello che è chiaro è che quando i civili – donne, bambini –sono minacciati di violenza, quando aumenta la violenza, loro scappano. Quindi, finché continuerà questa situazione, possiamo certamente aspettarci che la gente cerchi di mettersi al sicuro, se in un altro Paese o in Siria stessa non è possibile saperlo.

    D. – Ankara ha detto che terrà le porte aperte per i rifugiati. Come considera questo atteggiamento?

    R. – Well, it is an exemplary attitude …
    E’ un atteggiamento esemplare. Siamo molto grati che la Turchia abbia mostrato a noi, e soprattutto ai siriani, che se loro dovessero avere bisogno di un rifugio sicuro, questa sarà pronta a darlo.

    D. – Anche il Libano è interessato dal flusso dei rifugiati. Com’è la situazione in questo Paese?

    R. – Well, it’s been some time since Sirians ...
    E’ già da tempo che i siriani si rifugiano in Libano, ma lì sono ospitati e sono accuditi presso le famiglie del posto, dove molti si sono fermati. Anche in questo caso siamo riconoscenti per questo appoggio offerto indirettamente dal governo.

    D. – Quindi, per il momento possiamo dire che non c’è un’emergenza umanitaria per quanto riguarda i rifugiati che scappano dalla Siria?

    R. – No, I think that this is well in hand. …
    No, credo che lì la situazione sia sotto controllo. Ovviamente, siamo molto preoccupati per questa gente, e per coloro che si trovano ancora dall’altra parte e che forse hanno bisogno di fuggire: siamo molto preoccupati per alcune informazioni che non siamo stati ancora in grado di accertare, che riguardano l’accesso al cibo, l’elettricità, l’acqua e naturalmente la sicurezza, in alcune di queste aree vicine al confine.

    D. – Ha avuto notizie da parte di questi rifugiati in merito alla situazione interna in Siria? Avete saputo se ci sono persone sfollate in territorio siriano?

    R. – So far we haven’t heard that …
    Finora non abbiamo avuto notizie in merito, ma siamo pronti ad inviare un gruppo di protezione, se e quando il governo turco ce lo chiederà.

    D. – Avete avuto l’occasione di entrare in contatto con le autorità siriane per essere informati sulla situazione nel Paese?

    R. – We have a sizable refugee population …
    Nel Paese abbiamo una popolazione di rifugiati abbastanza grande, per la maggior parte iracheni, e abbiamo contatti regolari con le autorità siriane. Quindi, a quel livello la comunicazione è già aperta. (ap)

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    Polemiche per la liberazione di Battisti. Napolitano: lesi gli accordi tra i due Paesi

    ◊   Una decisione che contrasta con i rapporti di amicizia tra Italia e Brasile. Così il presidente della Repubblica Napolitano commenta il no del Supremo Tribunale di Brasilia alla richiesta da parte del governo italiano di estradare l’ex terrorista Cesare Battisti. Vivo rammarico è stato espresso anche dal premier Berlusconi: “Pur rispettando la volontà dei giudici – ha detto – l’Italia continuerà la sua azione e attiverà le opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali". L’ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, è già uscito dal carcere di Papuda, a Brasilia, dove era detenuto da più di quattro anni. Sdegno dai familiari delle vittime. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    Cesare Battisti è libero. Il Supremo tribunale federale di Brasilia ha infatti respinto il ricorso del governo italiano contro la decisione dell’ex presidente Lula che concedeva asilo politico all’ex terrorista dei Pac condannato, tra gli altri reati, per quattro omicidi. Dure le reazioni dall’Italia. Per il presidente Napolitano, la decisione dei giudici brasiliani assume un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti tra l’Italia e il Brasile, sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo. Pieno appoggio dal Quirinale ad ogni “passo” che l’Italia vorrà compiere “per assicurare il rispetto delle convenzioni internazionali”. Il governo pensa già ad un ricorso presso la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja. Dunque, il caso non è chiuso come conferma Nicoletta Parisi, docente di diritto internazionale all’Università di Catania:

    R. – Adesso si apre una fase politica di rapporti internazionali, rovinati da questa decisione, ovviamente. Brasile e Italia sono membri delle Nazioni Unite, ambedue hanno scelto la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia per risolvere le controversie e quindi l’Italia può proporre ricorso alla Corte internazionale con aspettative di successo: la corte, probabilmente, si pronuncerà a favore dell’Italia.

    D. – E i tempi, quali potrebbero essere?

    R. – I tempi non sono brevissimi nel senso che in meno di due anni la controversia non potrà essere risolta.

    D. – Che significato politico assume la decisione della Suprema Corte brasiliana?

    R. – E’ senz’altro un segnale politico negativo che il Brasile ha voluto mandare all’Italia, e significa che il Brasile non dà fiducia all’Italia e non la dà sul fronte dell’amministrazione della giustizia; il nostro Ordinamento è certo carente per tanti aspetti – il sistema delle carceri fa acqua da tutte le parti, abbiamo procedimenti molto lunghi – però certamente la situazione nei confronti di Cesare Battisti è stata riconosciuta come legittima con una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Secondo me, i giudici hanno voluto tutelare l’autonomia del potere dell’ex presidente Lula.

    Stando alla difesa, Battisti adesso intenderebbe chiedere un visto permanente di soggiorno per continuare a vivere nel Paese sud-americano da uomo ormai libero. Grande la rabbia tra i familiari delle vittime del terrorismo che definiscono la sentenza del Supremo Tribunale di Brasilia l’ennesimo schiaffo. (gf)

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    Calcio scommesse, ripartire dai valori: la riflessione di don Mario Lusek

    ◊   Continua a occupare le cronache italiane lo scandalo del calcioscommesse. Durante un convegno su “L’educazione che sfida lo sport”, che si è svolto ai Musei Vaticani, Davide Maggiore ha chiesto al direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale di tempo libero, turismo e sport, don Mario Lusek, che immagine dello sport emergerebbe, se queste accuse fossero confermate:

    R. - E’ un’immagine mortificata che crea tensione e ansia soprattutto per chi crede nei valori dello sport e per questo lavora nello sport di base, perché questi valori non siano oscurati dal clima che stiamo respirando tutti.

    D. - Secondo le cronache i giocatori sarebbero spesso i primi protagonisti delle "combine": l’atleta può ancora rappresentare un modello di comportamento?

    R. - L’atleta oggi viene considerato un mito e al mito gli si perdona tutto, anche i comportamenti illeciti. Sicuramente bisogna ridefinire anche la figura dell’atleta e soprattutto bisogna accompagnare la formazione dell’atleta non soltanto dal punto di vista tecnico e agonistico, ma anche dal punto di vista etico e morale. Su questo stiamo formando dirigenti, persone e quella rete capillare di presenza che sicuramente non farà notizia, che sicuramente non arriverà sulle prime pagine dei giornali, ma potrà dare un contributo ad uno sport dal volto umano e - visto che siamo anche credenti - ad uno sport che è aperto anche ai valori alti e non soltanto ai valori umani che già condividiamo. E’ una sfida difficile, ma non impossibile. Noi siamo abituati a dire che all’impossibile bisogna dare un calcio.

    D. - Quali valori oggi può ancora trasmettere lo sport?

    R. - Soprattutto quello del rispetto delle regole: se esistono queste situazioni di malaffare è lo sport che insegna a rispettare le regole. Nel momento in cui si infrangono le regole, si frantuma l’edificio sportivo e si frantuma anche la persona. (mg)

    Sempre al microfono di Davide Maggiore,il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, Edio Costantini, si è soffermato sulle prospettive del calcio italiano:

    R. – Oggi il mondo del calcio è fondato su tre grandi pilastri: i soldi, la televisione, gli atleti. Bisogna allora rimettere al primo posto l’uomo, lo sport e poi conseguentemente tutto il resto.

    D. – Di fronte alle voci di gare truccate o di doping, ma anche ai toni costantemente alti che caratterizzano oggi lo sport, i giovani non rischiano la disaffezione?

    R. – Sono tantissimi i ragazzi giovani che incominciano a fare sport. Poi, all’età di 14, 15 anni c’è l’abbandono e, soprattutto, c’è una selezione spietata solo dei migliori.

    D. – Quale deve essere l’atteggiamento degli educatori per restituire una dimensione etica allo sport?

    R. – C’è bisogno di un progetto educativo, di una società sportiva, e c’è bisogno soprattutto di bravi e competenti allenatori, che abbiano a cuore la vita dei ragazzi, dei giovani di oggi.

    D. – Ha fatto scalpore la sua proposta di sospendere i campionati professionistici per un anno. Come il mondo del calcio potrebbe sfruttare questa pausa di riflessione?

    R. – Questo atto forte è un time-out, perché va riscritto il progetto del sistema calcio italiano, che non è solo educativo, ma è anche un progetto aziendale, un progetto culturale, che veramente ridisegni la funzione sociale che lo sport, e in modo particolare il calcio, ha sviluppato nella storia italiana del Dopoguerra. (ap)

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    Nel cuore del Congo, una scuola dedicata al Beato Karol Wojtyla

    ◊   Una scuola materna dedicata al Beato Giovanni Paolo II: è l’iniziativa del parroco di Mongana, villaggio della diocesi di Lisala nel cuore della Repubblica Democratica del Congo. Il progetto è stato interamente finanziato dall’Opam, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo. Intervistato da Alessandro Gisotti, il presidente dell’Opam, mons. Aldo Martini, si sofferma sull’importanza di questa scuola per la comunità locale:

    R. – Il parroco di questo villaggio ha voluto fare una scuola materna, in attesa che poi i ragazzi crescendo andassero a scuola e che si potesse fare una scuola elementare nel villaggio stesso. Ha fatto una piccola scuola di rami, di terra battuta e di frasche, che è in condizioni pietose. Quindi, per ricordare la beatificazione di Giovanni Paolo II si è rivolto all’Opam, proponendoci di costruire questa scuola in mattoni e con un tetto in lamiera. La particolarità è che le tre sezioni della scuola hanno ricevuto dei nomi che ricordassero le tappe della vita di Papa Giovanni Paolo II: Wadowice, il paese natale; Cracovia e il Vaticano. I bambini vengono chiamati dalla gente del posto in modo molto affettuoso “les petites cracoviennes”, i piccoli cracoviani. La gente è rimasta entusiasta e ha collaborato molto attivamente, offrendo manodopera e fornendo le pietre.

    D. – Quanto è importante l’alfabetizzazione, la scuola per l’appunto, per le nuove generazioni di questa area, per la diocesi di Lisala?

    R. – La scuola è fondamentale. Tutti i vescovi della regione, che è tutta in piena foresta equatoriale, hanno messo tra le loro priorità proprio l’alfabetizzazione e la scuola, essendo normalmente regioni prive di strutture scolastiche. Le scuole presenti risalgono all’epoca dei belgi, ma sono state in gran parte distrutte, perché la zona è rimasta molto colpita dalle due guerre del Congo: manca l’energia elettrica, manca l’acqua potabile. Quindi, hanno investito molto e stanno chiedendoci aiuto per sostenere l’alfabetizzazione, perché vedono nell’alfabetizzazione, e quindi nella cultura, l’unica possibilità di risorgere per questa popolazione.

    D. – Può parlarci del legame tra Giovanni Paolo II e l’Opam?

    R. – Il legame passa attraverso il suo fondatore, don Carlo Muratore, che è stato missionario in Venezuela per 15 anni. La nascita dell’Opam nasce proprio dalla constatazione che senza la cultura, senza la scuola, senza l’alfabetizzazione, una persona è una persona dimezzata, una persona che viene esposta ad ogni sorta di pericolo, di sfruttamento da parte degli altri, e che non conosce neanche i propri diritti. Giovanni Paolo II e don Carlo si erano incontrati nel ’92, durante un incontro del Centro cattolico internazionale che festeggiava i suoi 40 anni qui a Roma e, in quell’occasione, stringendo la mano a don Carlo, il Papa disse “l’alfabetizzazione, quale importantissimo compito”. Dopo di che, compiendo l’Opam i suoi 20 anni di fondazione, il Papa nello stesso anno mandò un telegramma di augurio e di incoraggiamento e soprattutto nel ’95 dedicò la lettera quaresimale al tema dell’alfabetizzazione. (ap)

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    A Pistoia il Forum dell’informazione cattolica per la Salvaguardia del creato

    ◊   Un percorso triennale cominciato con il tema del tempo, poi il cammino e infine lo spazio. “Lo spazio comune dell’uomo e del creato”, è infatti il titolo dell’ottavo Forum dell’informazione cattolica per la Salvaguardia del creato, che si aprirà domani a Pistoia. L’incontro organizzato dall’associazione culturale Green Accord onlus, si propone di far riscoprire il valore della convivialità e delle relazioni, sottolineando i rischi di conflitti che lo spazio urbanizzato può creare nella biosfera. Marina Tomarro ne ha parlato con Andrea Masullo presidente del Comitato scientifico Green Accord.

    R. – Noi muoviamo un’analisi critica al modello di sviluppo consumista nei luoghi in cui marginalizza l’uomo: l’uomo viene messo da parte, l’economia viene “finanziarizzata” e quindi diventa un meccanismo fine a se stesso che finisce con l’opprimere quello che dovrebbe essere invece l’oggetto del suo funzionare, quindi la valorizzazione dell’uomo.

    D. – Sullo spazio nelle aree urbane in che modo si possono conciliare progettazione e sostenibilità?

    R. – Proprio in ambito urbano, materialmente, vediamo questo processo di marginalizzazione dell’uomo, soprattutto in Italia, dove abbiamo delle splendide città storiche in cui c’è tutta una storia urbana. Quindi, vediamo in questo ultimo secolo stravolto completamente il tessuto urbano: gli spazi pensati come spazi di socialità, la piazza, i luoghi di incontro ormai sono luoghi invasi dalle automobili, spazi invivibili soprattutto per le categorie più deboli, come i bambini e gli anziani. C’è una storia che si è interrotta con il processo economico moderno, che andrebbe ricucita e ripresa. Riportare l’uomo al centro della città: possiamo dire con una battuta che oggi al centro della città c’è l’automobile e questo non è molto bello.

    D. – Ma a volte anche lo spazio dell’uomo diventa ingombrante per il creato ...

    R. – Il modello di sviluppo consumista considera lo spazio della natura come uno spazio da sfruttare o da riempire per qualsiasi tipo di attività, senza una lettura della sua storia, senza una lettura dei valori preesistenti. Questa è un po’ l’origine anche dei grandi problemi ambientali: ricordando le bellissime parole di Giovanni Paolo II, oggi vediamo una natura tiranneggiata che si ribella, piuttosto che una natura governata saggiamente. (ap)

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    Apporto degli immigrati fondamentale per la stabilità delle casse dell'Inps

    ◊   Gli immigrati hanno un compito fondamentale nella stabilità delle casse previdenziali. Sono infatti circa 2.700.000 gli stranieri iscritti all’Inps, ma solo 110 mila percepiscono una pensione. E’ quanto emerge dal IV rapporto Inps sui lavoratori di origine immigrata, realizzati da Idos, Caritas-Migrantes, assieme all’istituto. Alessandro Guarasci:

    Sono per lo più dipendenti di aziende, oltre un milione e 700 mila, e per quasi i due terzi risiedono nel Nord. E’ un vero esercito quello dei lavoratori stranieri. Due milioni e settecentomila persone che versano circa sette miliardi e mezzo di contributi. Gli assegni pensionistici agli immigrati, invece, non incidono per più di 600 milioni di euro. Maria Paola Nanni, redattrice del dossier statistico Caritas-Migrantes:

    “In quanto estremamente giovani rispetto agli italiani, sono dei fruitori ancora assolutamente marginali di prestazioni pensionistiche, che rappresentano poi la principale voce di spesa che viene finanziata attraverso i contribuiti previdenziali”.

    Il loro apporto è vitale per la tenuta delle casse previdenziali. Gli stranieri fanno più figli e questo vuol dire più contributi. Buona l’immagine che gli stranieri hanno dell’Inps, anche se si può ancora migliorare, dice la dirigente Angela Fucilitti:

    “Gli immigrati richiedono una maggiore attenzione per quanto riguarda gli opuscoli tradotti in lingua e i moduli in lingua. Ma l’Istituto si è già attivato da questo punto di vista, perché il nostro contact center già fornisce dei servizi plurilingue, nelle sette lingue maggiormente diffuse in Italia: a breve verrà implementato con altre due lingue maggiormente rappresentative”.

    Ad uguali doveri rispetto agli italiani, dovrebbero corrispondere per gli stranieri uguali diritti, come la possibilità di votare alle amministrative ed altro, secondo Franco Pittau, responsabile del dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes:

    “Se uno ha la stabilità del soggiorno, questo si ripercuote poi sul ricongiungimento familiare, sull’acquisizione della cittadinanza, sull’acquisizione della carta di soggiorno e del permesso di soggiorno di lunga durata. E’ un circuito virtuoso che noi, molte volte, teniamo lontano da noi, perché siamo diffidenti e, invece, come abbiamo visto, va anche a nostro favore”.

    Ma qui, è chiaro, è la politica che deve intervenire.

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    Congresso a Roma sulle nuove frontiere terapeutiche per la riabilitazione dei bambini con disabilità

    ◊   L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù promuove da oggi fino all’11 giugno, presso il Centro congressi Angelicum della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino a Roma, il 23.mo Meeting annuale dell’European Academy in Childhood Disability, il più importante Congresso sulle nuove frontiere terapeutiche per la riabilitazione dei bambini con disabilità. La quattro giorni romana riunirà i massimi esperti mondiali, provenienti da Europa, America, Asia e Sudamerica, per confrontarsi e fare il punto sulla ricerca nel campo delle neuroscienze e dei nuovi percorsi per il recupero funzionale dei bambini disabili anche attraverso il ricorso alla tecnologia robotica, ambito nel quale l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù rappresenta l’eccellenza a livello internazionale. Nel corso del Congresso saranno presentati i risultati delle ricerche dell'ultimo anno da parte di gruppi di studio internazionali. Sull’obiettivo del Meeting ascoltiamo il responsabile della Struttura complessa di neuroriabilitazione pediatrica del Bambino Gesù, Enrico Castelli, al microfono di Eliana Astorri:

    R. - L’obiettivo è quello di confrontare gli specialisti che, a livello internazionale, si occupano del bambino con varie forme di disabilità e dei problemi delle loro famiglie. E’ il Congresso più importante e che raccoglie - in questo caso - più di 500 specialisti che arrivano da 48 nazioni diverse. Il Congresso è l’occasione per aggiornare le competenze professionali in diversi ambiti della disabilità, da quella motoria a quella cognitiva, a quella sensoriale, alle problematiche di tipo psicologico…

    D. – Quali sono le nuove frontiere in questo campo per quanto riguarda le terapie?

    R. - Ci sono diverse novità nel campo farmacologico, per esempio riguardo alla protezione del sistema nervoso dopo un danno o per facilitare il recupero dopo una lesione del sistema nervoso e del cervello. Vi sono nuove tecniche che si stanno affacciando in campo riabilitativo, che sono certamente delle novità assolute, come - ad esempio - l’impiego delle tecnologie e della robotica nel trattamento dei problemi di controllo motorio del braccio o della gamba. In questo caso, per la prima volta, abbiamo organizzato in questo Congresso una sessione dedicata proprio a questo tipo di strategia e di trattamento.

    D. - Lei parla di post traumi, ma anche di lesioni genetiche?

    R. - Diciamo che il Congresso si occupa di tutti i tipi di disabilità, indipendentemente da quella che ne è la causa, che colpiscono il bambino o l’adolescente: ci sono, quindi, sia lesioni congenite - la più frequente è la paralisi celebrale infantile, che colpisce un bambino su 500 nati vivi - sia tutte le cause di tipo acquisito e quindi dal trauma cranico all’ictus, alle encefaliti, ai tumori celebrali e così via.


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    Il tema della povertà al centro della 14.ma edizione del Religion Today Film Festival

    ◊   E’ stata presentata ieri, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, la 14.ma edizione del Religion Today Film Festival, in programma dal 14 al 26 ottobre 2011 in diverse città italiane, tra cui Trento, Roma, Milano, Bolzano e Nomadelfia, in provincia di Grosseto. Katia Malatesta, direttrice del Festival, ha illustrato al microfono di Rosario Tronnolone il tema dell'edizione 2011: "Povertà. Problema o occasione?".

    “La povertà è senz’altro un concetto che si presta a letture diversissime all’interno delle diverse tradizioni e forse anche all’interno di ogni tradizione in sé: per cui si può andare dalla povertà come sventura o maledizione celeste alla povertà, invece, come scelta volontaria di ascesi e di rinuncia nell’ambito di una propria ricerca spirituale. Dall’altra parte povertà è evidentemente anche ingiustizia, sperequazione sociale, anche in un’ottica globale internazionale di rapporti tra nord e sud del mondo. E questo anche ci interessa molto".

    Il concorso è aperto a film, cortometraggi, documentari e reportage a tema religioso che dovranno pervenire entro il 10 luglio. L’apertura dei lavori si terrà a Trento, dove saranno proiettati tutti i film in concorso e dove si riunirà la giuria internazionale, composta da cinque esperti di varie provenienza, sia culturale che religiosa. Tra le priorità di Religion Today spicca il rapporto con i giovani in quanto occasione unica per avvicinare gli adulti del domani all’importanza di una cittadinanza aperta e rispettosa di tutte le diversità culturali e religiose. Ancora Katia Malatesta:

    “Abbiamo iniziato ad avviare un dialogo con la Tony Blair Faith Foundation alcuni mesi fa, perché dal 2010 organizza un festival di cortometraggi che si chiama 'Faith shorts', con finalità molto simili a quelle di Religion Today e quindi con un’attenzione al dialogo tra le diverse comunità religiose e con un’attenzione anche alle dinamiche globali internazionali della povertà, dell’emarginazione. Quest’anno, quindi, sembrava che proprio fosse destino che si realizzasse un incontro: e così è stato. Per cui quest’anno, per la prima volta, nell’ambito del Festival proporremo una selezione dei migliori film di 'Faith shorts', che sono film realizzati da ragazzi giovani e giovanissimi: molti di loro sono adolescenti e quindi minorenni. Ci sono cose estremamente interessanti che vengono da ogni parte del globo e che noi useremo sicuramente per le scuole, perché il punto di vista è proprio quello dei ragazzi e quindi particolarmente adatti a raggiungere il pubblico dei nostri ragazzi, ma che proporremo anche agli adulti proprio perché alcuni sono film realizzati in modo assolutamente professionale e con idee completamente nuove". (mg)

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    Sugli schermi in Italia il film di Romain Goupil "Tutti per uno"

    ◊   E’ uscito in Italia, dopo il successo e le discussioni che ha suscitato in Francia, “Tutti per uno” di Romain Goupil: una undicenne cecena rischia il rimpatrio e, tra tanta intolleranza, trova rifugio e conforto nell’affetto e nell’attenzione di una mamma francese. Un film che affronta le questioni difficili e dolorose dell’immigrazione attraverso gli occhi di un gruppo di bambini posti dinanzi alle ingiustizie e alle ipocrisie degli adulti. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Nell’anno 2009 Milana, di origine cecena, ha undici anni: vive a Parigi un’adolescenza fatta di piccole cose. E di grandi difficoltà: è immigrata, è illegale. Con gli amici, comunque, va a scuola, gioca, scherza. Cendrine, una mamma concreta, semplice e sensibile - interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, in splendida forma - si prenderà particolare cura di lei, accogliendola in famiglia, tutelandola nella sua adolescenza, salvandola dal rimpatrio forzato e da certe odiose violenze che colpiscono i più piccoli. Infatti, l’aria è gravida di malessere, di paure, di delazioni, di intolleranza. Nel 2067 Milana ha settant’anni e ricorda così quella sua giovinezza e i fatti che le capitarono: il suo volto invecchiato scandisce l’inizio e la fine del film. Ma, tra i tanti fatti accaduti, non ricorda più il nome del Presidente francese d’allora! Romain Goupil, parigino, si è detto fiero, e giustamente, di questo suo piccolo film, convinto, in cuor suo, di avere fatto la cosa giusta: attraverso gli occhi e le esperienze di un gruppo di bambini di diversa etnia, raccontare il clima intimidatorio e ipocrita che intorbidisce la società dei nostri anni. Il suo desiderio è stato quello di immaginare il mondo di oggi commentato sessant’anni dopo, facendolo con un senso di distacco e per confermare come sia davvero inammissibile ciò che sta accadendo, nell’ambito delle politiche immigratorie. Pentimento dell’umanità in un non troppo lontano 2067? “Non c’è bisogno di pentirsi nel 2067 - risponde il regista -. Il film è realizzato nel nostro 2010 e noi dobbiamo interrogarci fin da oggi sulle ingiustizie subite da questi ragazzi. Il pentimento futuro sarebbe la sconfitta del nostro presente”. Si sente l’ansia di ritrovare e praticare una giustizia perduta, che i bambini mettono in pratica fuggendo dalla realtà acerba e dolorosa, nascondendosi in uno spazio buio e nascosto, creando il panico nelle famiglie e tra i politici. “Ma loro non fuggono la realtà - precisa Goupil - al contrario la impongono agli adulti, alle autorità e ai loro genitori. Urlano a tutti con le loro azioni: ‘Se voi continuate nelle vostre ingiustizie, voi ci perderete!’. Ci mettono in guardia e ci ricordano una legge morale fondamentale: sempre proteggere il più debole”.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: paura per Farah, ragazza cattolica drogata e costretta a convertirsi all’islam

    ◊   Si teme per la vita di Farah Hatim, la ragazza cattolica rapita e costretta al matrimonio e alla conversione all’islam nella città di Rahim Yar Khan, nel sud del Punjab. Come riferiscono all'agenzia Fides i familiari della ragazza, Farah viene costantemente drogata e la sua stessa vita sarebbe in pericolo. Sono tuttora in corso, intanto, i tentativi di scoraggiare la famiglia a proseguire nella sua richiesta di "lasciare libera Farah". Ieri Qasim e Huma Hatim, fratello e sorella della vittima, sono stati convocati dalla polizia locale che ha mostrato loro il certificato di matrimonio, una dichiarazione di conversione all’islam e una foto di Farah, in vesti tradizionali musulmane. La polizia ha concluso che “tutto è regolare”, ribadendo l’invito ai familiari di abbandonare ogni rivendicazione. Secondo Huma and Qasim, quei documenti sono palesemente artefatti. Le supposte firme di Farah sono in urdu – notano – mentre la ragazza usava firmare in inglese. Nella foto, inoltre, la ragazza è totalmente velata, “per coprire le percosse ricevute”, affermano. “La polizia ci vuole convincere a dimenticare Farah, ma noi andremo avanti” dicono i familiari. “Sarà molto difficile vincere questa battaglia e riavere la ragazza”, commenta mons Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore e per diversi anni presidente della Conferenza episcopale. “La legge non è a nostro favore, e poi vi sono molte pressioni sui cristiani e sui funzionari pubblici” rimarca. “Va detto che la nostra Commissione Giustizia e Pace documenta numerosi casi come questo. E molti non vengono alla luce, perché i cristiani sono minacciati e hanno paura di esporsi. Si tratta di palesi violazioni dei diritti umani, della libertà di coscienza e di religione”. Come già segnalato nei mesi scorsi da fonti locali, in Pakistan sono in aumento le conversioni forzate all’islam, gli stupri e i matrimoni forzati. Le vittime sono soprattutto ragazze cristiane e indù, le più vulnerabili, perché di comunità povere, indifese, emarginate, dunque facilmente esposte a soprusi, minacce e violenze. Spesso non hanno nemmeno il coraggio di denunciare le aggressioni. (R.P.)

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    Caritas Australia: il 70% dei poveri di tutto il mondo sono donne

    ◊   Secondo alcuni recenti dati statistici, le donne rappresentano il 70% dei poveri di tutto il mondo. Sono svantaggiate per diversi aspetti che le sottopongono a rischio di povertà e fame, a causa della sistematica discriminazione che subiscono in quasi tutti i settori: istruzione, lavoro, sanità, controllo delle attività, partecipazione nella società. Lo stato di povertà spesso le sottopone a gravi rischi di violenza, in particolare nel corso dei conflitti dove molto spesso sono tra le vittime principali. Caritas Australia ha ribadito la necessità di un cambiamento urgente per tutelare questa categoria, supportando il Millennium Development Goal 3, il quale riconosce che crescita e sviluppo sostenibili possono realizzarsi solo quando tutti, uomini, donne, ragazze e ragazzi, abbiano la totale partecipazione nelle questioni che riguardano la loro vita. Quando le donne hanno il potere economico, a trarne beneficio è l'intera comunità. Alcuni studi dimostrano che le donne impegnano i loro guadagni per le spese familiari che riguardano la salute e il benessere di tutti i componenti della famiglia, per il cibo, i farmaci e l’istruzione. Inoltre maggiore è il livello di istruzione femminile, migliore è la salute materno infantile e lo stesso tasso di sopravvivenza infantile. In alcune zone del mondo le donne provvedono ad oltre il 70% del lavoro agricolo e producono oltre il 90% del cibo. La World Bank ha calcolato che nella sola Africa subsahariana, la produzione alimentare potrebbe aumentare del 20% semplicemente migliorando l'accesso delle donne alle attrezzature agricole, alle varietà di sementi e fertilizzanti. Caritas Australia promuove la salute e il benessere di donne, uomini, ragazzi e ragazze attraverso programmi integrati in tutte le regioni in cui è impegnata. L’organizzazione lavora sia con uomini che con donne per migliorare la partecipazione economica e sociale delle donne e delle ragazze nelle loro comunità. E’ impegnata anche a sradicare alcune delle cause più profonde che generano povertà, come la violenza e gli abusi dei diritti umani che emarginano le donne e le ragazze e impediscono la loro piena partecipazione alla vita della comunità. In Laos, ad esempio, dove il tasso di alfabetizzazione femminile è molto basso rispetto a quello maschile, così come pure le opportunità di lavoro, le famiglie in cui è presente una figura femminile sono considerate particolarmente vulnerabili alla povertà e alla violenza. Caritas Australia interviene nel Paese sostenendo il partner locale e favorendo opportunità lavorative per le donne più emarginate, offrendo loro la possibilità di mandare i propri figli a scuola. Grazie a questo programma si riduce notevolmente la vulnerabilità alla violenza e allo sfruttamento di molte giovani. Nella Repubblica Democratica del Congo, dove purtroppo è molto diffusa la violenza contro le donne, Caritas Australia lavora in partnership con la Caritas locale, Caritas Goma, per garantire assistenza sanitaria e consulenza alle vittime di stupri. A Samoa, attraverso il progetto Women’s Empowerment and Rehabilitation Caritas Goma sostiene le donne attraverso la formazione in comitati locali per la pratica del cucito, per l’artigianato e altre attività che consentano loro di ottenere un reddito. In questo modo le donne migliorano lo stato di salute, alimentazione ed istruzione della loro famiglia. (R.P.)

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    Sudan: la Chiesa denuncia il dramma umanitario di migliaia di sfollati da Kordofan e Abyei

    ◊   “I combattimenti continuano, l’intera popolazione è fuggita dalla città” dice all’agenzia Fides mons. Michael Didi Adgum Mangoria, vescovo coadiutore di El Obeid, nella cui giurisdizione rientra il sud Kordofan (nel sud Sudan), la cui capitale, Kadugli, è da giorni al centro di violenti combattimenti tra le truppe del nord e del sud Sudan. “L’Onu ha inviato alcuni osservatori. Due suore comboniane ed un sacerdote, insieme a qualche decina di persone, sono state fatte sgomberare dalla chiesa dove si erano rifugiati e si trovano ora nel compound degli osservatori dell’Onu” dice il vescovo. Mons. Mangoria, pur apprezzando il loro intervento, sottolinea che gli uomini inviati dall’Onu “sono semplici osservatori e non peacekeeper. Non sono in grado di proteggere nemmeno sé stessi, figuriamoci i civili. Ci sono 7 parrocchie nella regione dei Monti Nuba, di cui una a Kadugli. Ho contattato i parroci delle altre parrocchie e mi hanno detto che da loro la situazione è calma. Il problema è quindi nella città di Kadugli” sottolinea mons. Mangoria. Per far comprendere la gravità della situazione il vescovo riferisce: “questa mattina sono riuscito a telefonare alle religiose che si trovano sotto la protezione dell’Onu, ma non sono riuscivo a sentirle bene a causa del rumore dei combattimenti che provenivano dalla città”. Mons. Mangoria spera che vi siano spazi per una trattativa: “un parlamentare mi ha detto che vi sono dei tentativi di trovare una soluzione pacifica, ma finora la situazione è bloccata e i combattimenti continuano”. Sempre all'agenzia Fides, mons. Roko Taban Mousa - amministratore apostolico di Malakal, nel sud Sudan, sotto la cui giurisdizione ricade Abyei, la località contesa tra nord e sud Sudan, occupata il 21 maggio dalle truppe di Khartoum - afferma che “la popolazione di Abyei è ancora dispersa nell’area del cessate il fuoco e necessita di assistenza. Il dramma umanitario continua”. Gli abitanti dell’area sono fuggiti determinando una grave emergenza umanitaria. “Vi sono persone di buona volontà che da diverse città del sud Sudan inviano aiuti. Questi contributi però non sono sufficienti a far fronte alle necessità di tutti, al massimo possono bastare per 3-4 giorni e poi si è di nuovo da capo” afferma preoccupato mons. Mousa. Secondo le stime ufficiali gli sfollati sono 46.000, mentre alcune agenzie umanitarie affermano che sono circa 100.000. (R.P.)

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    Corno d’Africa: il dramma carestia alimenta l’instabilità dei prezzi

    ◊   Per salvare vite e sostenere chi patisce di malnutrizione acuta serve un intervento urgente su vasta scala visto: è l’allarme lanciato dall’agenzia statunitense ‘Famine Early Warning Systems Network’ (Fewsnet) che riguarda soprattutto Etiopia, Kenya e Somalia. Nei tre Paesi del Corno d’Africa, a soffrire di malnutrizione acuta è il 20% della popolazione. Altri sette milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria. All’origine della situazione critica ci sono due consecutive stagioni di scarse precipitazioni, tra le peggiori dal 1995, che non lasciano ben sperare per le quantità raccolte a settembre prossimo. Le scarse prospettive, unite a riserve piuttosto limitate, stanno contribuendo a mantenere alti i prezzi di vendita dei cereali e dei generi alimentari in generale. Si tratta di un andamento che riguarda anche il resto del continente e molti Paesi del Sud del mondo, sia in Asia che in America Latina. “I prezzi internazionali del cibo rimarranno alti e instabili fino al 2012” e “la situazione generale dei mercati è tesa anche a causa di condizioni meteorologiche incerte. Tutti elementi che rappresentano una minaccia per numerosi Paesi a basso reddito e fortemente dipendenti dalle importazioni”, si legge nella relazione semestrale dell’Organizzazione dell’Onu per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao). Ad alimentare l’incertezza dei mercati è la richiesta crescente di cereali, nonostante raccolti e riserve in lieve aumento. Per il 2011 la Fao prevede un aumento del 21% del costo delle importazioni alimentari che colpirà soprattutto i Paesi del Sud del mondo, a basso reddito e non autosufficienti. A pochi giorni dalla riunione del G20, il prossimo 22 giugno, l’Organizzazione non governativa inglese Oxfam – ricorda poi la Misna - ha chiesto più investimenti e sostegno ai contadini e misure per lottare contro la speculazione sul cibo. In un rapporto intitolato “Growing a Better Future” (“Coltivando un futuro migliore”) gli esperti dell’Ong prevedono che la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il 2050. Si tratta di un dato che non andrà di pari passo con la crescita della produzione agricola, motivo per cui entro il 2030 la crescita dei prezzi dei prodotti essenziali potrebbe sfiorare il 180%. La Fao ricorda inoltre che un miliardo di persone nel mondo patiscono già la fame e che il fabbisogno alimentare aumenterà del 70% nei prossimi 40 anni. (A.L.)

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    Pellegrinaggio in Senegal: il cardinale Sarr invita a pregare per la pace nel Casamance

    ◊   “A Popenguine presenteremo al Signore le nostre sofferenze, le sofferenze del mondo, dell’Africa e del Senegal in particolare”: lo ha detto il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, parlando della 123.ma edizione del pellegrinaggio mariano di Popenguine che si svolgerà dall’11 al 13 giugno e che quest’anno avrà come tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Il porporato, riferisce il sito www.pressafrik.com, ha sottolineato che non c’è sviluppo nella violenza, nell’ingiustizia e senza dialogo. “Riguardo a ciò che viviamo in Senegal – ha aggiunto il cardinale Sarr – è importante riaffermare che non c’è sviluppo senza pace parlando del Casamance”. A quanti vorranno partecipare al pellegrinaggio di Popenguine il porporato ha poi raccomandato il “percorso del pellegrino”: la confessione, la Messa, l’adorazione, la preghiera del Rosario e gli incontri fraterni. (T.C.)

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    Siria: appello dei Gesuiti all’unità nazionale

    ◊   “Imploriamo tutti i siriani a mobilitarsi immediatamente per costruire un autentico dialogo nazionale per una soluzione della crisi in atto”: è l’appello che i Gesuiti di Siria lanciano al termine di un loro incontro tenutosi a Damasco lo scorso 3 giugno. La Siria, “un mosaico bello e vivo”, è ora minacciata dai recenti avvenimenti sfociati nella violenza. “Da qualche mese nel nostro Paese – scrivono i Gesuiti - sono sorte rivendicazioni di riforme sociali e politiche che mirano a rafforzare lo Stato di diritto e la coscienza civile nel rispetto delle libertà individuali”. Tali richieste per i Gesuiti di Siria sono, oltre che “una speranza nuova da tenere in considerazione”, anche “un diritto legittimo e riconosciuto a tutti, consentendo ad ogni cittadino di essere un attore nella trasformazione di questa società”. “Purtroppo, a prendere il sopravvento è stata la violenza e la causa di ciò è stato il rifiuto dell’altro”. “Stiamo assistendo – aggiungono i Gesuiti – a dei tentativi che vogliono fomentare disordini e conflitti confessionali che porterebbero la Siria alla disgregazione”. Nel documento, ripreso dall'agenzia Sir, si esprime poi “sostegno al popolo siriano”. L’unità nazionale non si costruisce “sul rifiuto di una parte della popolazione contro l’altra” ma “sulla convivialità”. “Come cristiani – sottolineano - consideriamo l’unità nazionale come la garanzia della nostra esistenza e la sua perdita una minaccia di estinzione e per questo motivo intendiamo contribuire a rafforzarla”. Per arrivare ad un “dialogo sincero”, tutte le parti devono prendere “in seria considerazione le idee altrui“. I Gesuiti invitano infine al “rifiuto della violenza, che non è segno di debolezza o di paura ma espressione di un principio evangelico essenziale. Ogni credente dovrebbe purificare il suo cuore dal disprezzo, dall'odio e dalla paura per contribuire in tutti i settori della vita sociale al raggiungimento dell'unità nazionale”. (A.L.)

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    Messico: la Marcia per la Pace contro violenza e narcotraffico raggiunge Ciudad Juarez

    ◊   “E’ una espressione della stanchezza a cui sta arrivando la società” e che, pertanto, deve trasformarsi in una conversione del cuore: così si è espresso mons. Alfonso Cortes Contreras, vescovo di Cuernavaca, che sta partecipando alla “Marcia per la Pace con Giustizia e Dignità” che, partita sabato scorso da Cuernavaca, procede verso Ciudad Juarez (Chihuahua), che conta di raggiungere domani. Qui le organizzazioni civili - riferisce l'agenzia Fides - firmeranno il “Patto nazionale per la pace”. Mons. Cortes Contreras ha detto inoltre che le strutture di ingiustizia, di cattiveria e d'inganno sono il risultato della mancanza di valori nella società, e gran parte di questo problema è dovuto alla disintegrazione della famiglia. Malgrado i recenti atti di violenza legati al narcotraffico che hanno avuto luogo a Morelia, anche durante la Marcia della Pace, l’arcivescovo locale, mons. Alberto Suarez Inda, ha invitato tutti i cittadini a trasformare i sentimenti del cuore e a rivolgersi a Dio, poiché le vie di morte lasciano solo distruzione. "E' proprio il contrario del messaggio cristiano: invito tutti i fratelli di Morelia a mettere veramente le mani sul cuore per convertirsi a Dio, nostro Signore, e a lasciare questi sentieri di morte che non producono nulla, solo la distruzione" ha dichiarato l’arcivescovo, osservando poi che la radice del problema coinvolge tutti i cittadini. Pertanto attraverso la famiglia, la trasmissione della fede e dei valori e un'educazione integrale, le persone potranno crescere e promuovere un cambiamento graduale nella società. La Marcia per la Pace ha completato ieri, il quinto giorno di cammino attraverso gli Stati messicani, allo scopo di raccogliere firme per il "Patto nazionale per la Pace", a cura del Movimento Nazionale per la Pace con Giustizia e Dignità. I manifestanti chiedono allo Stato, giustizia per più di 40.000 vittime della "guerra della droga". Centinaia di parenti delle vittime e di membri delle organizzazioni sociali stanno attraversando il Paese esprimendo il loro rifiuto della violenza. Il mese scorso il vescovo della diocesi di Saltillo, mons. Raúl Vera, aveva partecipato ad un’altra Marcia per la Pace che, dopo aver percorso 85 chilometri, era arrivata a Città del Messico, allo scopo di chiedere la fine della militarizzazione causata dalla guerra al narcotraffico e per dire basta alla violenza che ha causato circa 40.000 morti dal 2006. (R.P.)

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    Haiti: morti e dispersi per le piogge torrenziali

    ◊   Almeno 23 i morti e sei dispersi. E’ il bilancio, ancora provvisorio, delle piogge torrenziali che si stanno abbattendo da qualche giorno su Haiti. Fonti della protezione civile hanno fatto sapere che 13 persone sono morte nel crollo delle loro abitazioni o in smottamenti nel quartiere di Petion-Ville, sobborgo residenziale che sovrasta il centro di Port-au-Prince. Sette corpi senza vita – ricorda l’agenzia Misna - sono stati rinvenuti nei quartieri di Delmas, Carrefour e Christ Roi. Un’altra persona è morta a Baradères, nella regione di Nippes, nel sudovest, dove i fiumi sono in piena. Secondo il Centro meteorologico nazionale, le condizioni del tempo non dovrebbero migliorare prima di giovedì. Il neo presidente Michel Martelly, riferiscono i media locali, si è recato in alcuni quartieri alluvionati, dove ha distribuito razioni di cibo. Infrastrutture carenti, abitazioni precarie, presenza di fiumi e di montagne rendono la popolazione haitiana particolarmente vulnerabile durante la stagione delle piogge. (A.L.)

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    I Paesi latinoamericani celebrano la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani

    ◊   Le nazioni dell'America Latina stanno celebrando la Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani, incentrata sul tema: "Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere" (Atti 2,42). La Settimana di Preghiera in Argentina – ricorda l’agenzia Fides - si terrà da domenica prossima al 19 giugno. Nell'arcidiocesi di Buenos Aires l'evento principale, organizzato dalla Commissione ecumenica delle Chiese cristiane in Argentina, si terrà giovedì 16 giugno, nella parrocchia di Nostra Signora della Consolazione. In Bolivia la Settimana di Preghiera si concluderà domenica. L’arcidiocesi di Sucre ha organizzato una serie di attività invitando la comunità dei credenti a riflettere sul modello di Chiesa proposto negli Atti degli Apostoli. Il Presidente del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile, mons. Manoel João Francisco, e il segretario generale, reverendo Luiz Alberto Barbosa, hanno incoraggiato la partecipazione di tutte le comunità brasiliane. "La Settimana di preghiera – ha detto il presule - dimostra l'unità e indica che la fede cristiana possiede dei punti di riferimento comuni, come per esempio, gli Apostoli, che erano responsabili della raccolta degli insegnamenti di Gesù Cristo". In tutta la Colombia la Settimana di preghiera si terrà tra il 12 e il 18 giugno. Domenica avrà luogo una celebrazione ecumenica alle ore 16, nella chiesa greco-ortodossa, Chiesa della Dormizione della Vergine Maria, a Bogotá. (A.L.)

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    Usa: intera comunità di una parrocchia del Maryland sceglie la comunione con la Chiesa cattolica

    ◊   Negli Stati Uniti, l’intera comunità di fedeli di una parrocchia episcopaliana di Saint Luke, a Bladensburg, nello Stato del Maryland, ha deciso di intraprendere il cammino per entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica, in base alla costituzione apostolica Anglicanorum coetibus che prevede l’erezione di Ordinariati per accogliere gli ex pastori e fedeli anglicani. La comunità episcopaliana - riporta L'Osservatore Romano - avvierà i preparativi per essere accolta nella Chiesa cattolica entro l’anno. In una nota dell’arcidiocesi di Washington è spiegato che il cammino è supportato dal vescovo della diocesi episcopaliana, John Bryson Chane e dal presidente del Committee on Doctrine della United States Conference of Catholic Bishops, il cardinale arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl. Si tratta, si osserva, della prima comunità parrocchiale nella diocesi episcopaliana di Washington ad aver assunto la decisione di entrare in piena comunione. Anche negli Stati Uniti è allo studio, infatti, l’erezione di un Ordinariato sul modello di quello di Nostra Signora di Walsingham in Inghilterra e Galles. Il cardinale Wuerl, in occasione della prossima assemblea generale dei vescovi degli Stati Uniti — in programma a Seattle dal 15 al 17 giugno — presenterà un rapporto sull’introduzione della costituzione apostolica Anglicanorum coetibus nel Paese. Il vescovo Chane ha affermato che il cammino è stato concordato con la Chiesa cattolica «in uno spirito di sensibilità pastorale e mutuo rispetto». La decisione è stata adottata dal consiglio pastorale della parrocchia nel gennaio scorso e, domenica scorsa, è stata confermata e approvata da tutta la comunità che conta un centinaio di fedeli. Il pastore della parrocchia, Mark Lewis, ha commentato: «Non vediamo l’ora di continuare a celebrare nella tradizione anglicana, trovandoci al tempo stesso in piena comunione con la Chiesa cattolica». Lo stesso pastore, rettore della parrocchia dal 2006, ha aggiunto di sperare di poter iniziare il percorso per ricevere l’ordinazione come sacerdote cattolico. (R.P.)

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    Indonesia. Le Chiese della Papua al governo: rivedere i contratti delle Compagnie estrattive

    ◊   I contratti firmati dal governo indonesiano con le grandi multinazionali per lo sfruttamento delle risorse minerarie in Papua (o Irian Jaya) “non danno alcun beneficio alle popolazioni indigene”, anzi “creano molti problemi di sicurezza, di sostenibilità ambientale, di violazione dei loro diritti ancestrali”: è quanto affermano le Chiese della Papua al governo indonesiano, chiedendo di rivedere l’appalto firmato con la Compagnia estrattiva americana Freeport Mc Moran. Come riferisce all'agenzia Fides una nota della “Comunione delle Chiese in Papua”, “finora la presenza di imprese estere nella regione non ha portato vantaggi alla popolazione”, ma solo problemi: “i popoli indigeni della Papua sono titolari di diritti consuetudinari sui territori, che vengono del tutto ignorati”. Inoltre, con l’arrivo delle compagnie straniere, i problemi di sicurezza nella regione sono aumentati: nei gironi scorsi la Freeport è stata accusata di essere coinvolta nell’uccisione di alcuni indigeni che protestavano contro la presenza della compagnia. Il governo indonesiano ha forti legami economici con la Freeport: la multinazionale ha appena pagato una tranche di 678 milioni di dollari come compenso per l'accordo di estrazione di risorse minerarie in Indonesia. Dal 1992 a oggi la compagnia ha versato al governo di Giacarta oltre 12,1 miliardi di dollari. Nei giorni scorsi, a conclusione di una conferenza congiunta fra leader civili e religiosi, le Chiese della Papua hanno sottoposto al governo un documento con 22 raccomandazioni, in cui si chiede la revisione del contratto con la Freeport. I leader cristiani rivendicano il loro ruolo nel contribuire alla soluzione di problemi cruciali in Papua: sviluppo umano, istruzione, progresso culturale e formazione spirituale della popolazione. Esprimono il sostegno alla “speciale autonomia territoriale” della Papua, da costruire responsabilizzando – e non mortificando – le comunità locali. Le Chiese della Papua operano in difesa della vita, dei diritti, e della promozione sociale delle comunità indigene, i cui membri spesso sono considerati “cittadini di seconda classe” e di fatto emarginati e discriminati nella loro stessa provincia. (R.P.)

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    Scuole di religione nelle carceri dello Sri Lanka

    ◊   Scuole di religione nelle carceri dello Sri Lanka: è l’iniziativa promossa dal governo che intende fornire un’educazione sui temi di fede ai detenuti. L’obiettivo – ricorda l’Osservatore Romano – è di agevolare anche il reinserimento sociale. Corsi educativi sulle religioni cristiana, musulmana, induista e buddista saranno tenuti all’interno di istituti penitenziari e strutture riabilitative per giovani. Il segretario del Ministry of Rehabilitation and Prison Reforms, Desanayake, ha sottolineato che si intende così fornire “l’opportunità ai detenuti di avere un’educazione religiosa, che servirà a migliorare la qualità della loro vita quando saranno usciti dal carcere”. Le comunità religiose hanno accolto favorevolmente il progetto governativo, pur osservando la necessità che l’insegnamento della religione avvenga in maniera professionale, rispettando la specificità dei temi affrontati. Per l’ex cappellano delle carceri nel distretto di Colombo, padre Noel Dias, la volontà del Governo risponde a un’esigenza avvertita più comunemente nella società, ovvero “quella di formare persone oneste e corrette”. L’insegnamento della religione offre dunque l’occasione di formare “dei buoni cittadini”. “Nelle carceri — spiega il segretario dell’Hindu Religious Federation, Ramachandra Kurukkal Babusharma — ci sono persone di ogni tipo, ma qualunque siano le loro colpe, è nostro compito aiutare a espiarle e la religione rende l’esser umano migliore”. Il monaco buddista, Weligama Dhammissara Thero, sottolinea che “i docenti che andranno a insegnare religione nelle carceri dovranno essere ben istruiti”. Anche secondo l’imam Seyed Hassan Moulana, l’insegnamento della religione dovrà comportare un alto grado di professionalità e di rispetto per le tradizioni. “La religione — ha detto — non può essere insegnata in fretta e in poco tempo”. In Sri Lanka, su una popolazione di oltre venti milioni di persone, i buddisti rappresentano il 68,4%, gli indù l’11,3%, i cristiani il 9,4%, i musulmani il 9% e i restanti appartenenti ad altre fedi e confessioni circa il 2%. (A.L.)

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    Cina: la diocesi di Han Zhou rinasce dopo il terremoto del 2008

    ◊   A tre anni dal terremoto, la diocesi di Han Zhong della provincia dello Shaan Xi, che è stata colpita duramente dal terremoto del 12 maggio 2008, sta riprendendo il suo cammino pastorale e missionario. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nei giorni scorsi mons. Yu Ren Shen, anziano vescovo della diocesi, ha consacrato la nuova chiesa della parrocchia di Xi Xiang - che era stata costruita nel 1870 e distrutta dal terremoto del 2008 - ringraziando per l’impegno e la generosità dimostrata i fedeli, i vescovi, i sacerdoti di tutto il paese e anche le autorità locali: tutti hanno contribuito economicamente a sostenere la spesa di un milione di Yuan (equivalente a circa 200 mila euro). La riacquistata vitalità della diocesi si esprime anche attraverso i suoi impegni pastorali: nella Santa Pasqua 15 catecumeni hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana e a maggio si è svolto il corso di formazione permanente per i sacerdoti e i religiosi. La diocesi di Han Zhong è orgogliosa dei suoi quasi quattro secoli di evangelizzazione. Secondo il sito diocesano, nel 1635 il missionario gesuita francese padre Etienne Faber (o Le Fevre) giunse nella provincia dello Shaan Xi portando il Vangelo a questa fertile terra cinese. Nel 1885 la Santa Sede divise la diocesi di Han Zhong dalla diocesi di Shaan Xi, nominando nel 1887 come primo vescovo un missionario italiano. In seguito ha avuto altri 5 Vescovi italiani, soprattutto missionari del Pime, che erano impegnati nella missione locale dalla fine dell’Ottocento. Oggi la diocesi conta 21.000 fedeli, due vescovi, 33 sacerdoti, 7 seminaristi, 20 parrocchie e 22 cappelle, 3 cliniche gestite dalle religiose della Congregazione della Madonna del Buon Consiglio. Annualmente ci sono circa mille nuovi battezzati. La diocesi è molto attiva nella pastorale e nell’evangelizzazione, ed anche nel campo sanitario, educativo e caritativo, con cliniche e scuole. (R.P.)

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    Mosca: il Comune ordina alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano di interrompere la mensa per i senzatetto

    ◊   Per 15 anni, due volte a settimana, la parrocchia russo-ortodossa dei Santi Cosma e Damiano a Shubin di Mosca, ha offerto cibo e assistenza ai senzatetto. Per 15 anni il mercoledì e il venerdì dai 300 ai 600 barboni erano sicuri di avere un pasto completo, medicine, vestiti e un po’ di calore, che nel lungo inverno russo diventa importante quanto il pane. Per 15 anni. Finché a maggio - riporta l'agenzia AsiaNews - l’amministrazione del comune di Mosca non ha ordinato al parroco Alexandr Borisov di interrompere il servizio per motivi igienici. La parrocchia si trova sulla celebre via Tverskaya, tempio di boutique di lusso, banche e sedi di rappresentanza di aziende internazionali; ma soprattutto è di fronte alla sede del Comune da dove pare che il sindaco Sergei Sobianin non gradisse la vista della coda di senzatetto in attesa del loro turno alla mensa e abbia così deciso di ordinarne l’interruzione. Secondo padre Borisov, c’è stata anche pressione da parte di alcuni condomini dirimpettai alla chiesa, che da tempo lamentavano la presenza dei senzatetto. “Ci sono alcune persone – ha denunciato il parroco – che si dicono religiose, partecipano alle funzioni celebrate dal Patriarca, ma poi agiscono solo per distruggere e mai per costruire”. La chiesa dei Santi Cosma e Damiano ha ricevuto la solidarietà del Patriarcato di Mosca che ha scritto all’amministrazione Sobyanin perché si adoperi a fornire una struttura alternativa a quella della parrocchia, dove poter continuare la mensa e le iniziative sociali. “Quella dell’assistenza ai senzatetto – continua il sacerdote – è proprio la sfera dove Stato e Chiesa possono collaborare meglio: il comune potrebbe fornire la struttura dove accogliere i barboni e noi metteremmo il personale e i volontari per svolgere il lavoro”. Si calcola che ogni anno siano 200 i barboni che muoiono per il freddo nella sola capitale. Come per altre megalopoli, quello dei senzatetto a Mosca è un problema annoso, aggravato dall’indifferenza e dai pregiudizi di popolazione e autorità: online e per strada è frequente sentire persone preoccupate che lo Stato assicuri loro il “diritto di non essere sfiorate e infettate da barboni sui mezzi pubblici”. La polizia organizza una sorta di ronde in cui ogni giorno, secondo dati ufficiali, circa 200 senzatetto vengono raccolti e portati in centri d’accoglienza dove vengono lavati e curati, salvo poi essere rimandati in strada. In passato ci sono stati tentativi, sia a livello locale che federale, di reintrodurre nel codice penale il reato di ‘vagabondaggio’, tutti però falliti. Secondo stime del ministero degli Interni, la popolazione dei senzatetto a Mosca arriva fino a 100mila individui, di cui metà possiede un titolo di studio di scuola superiore. Proprio per questo gli esperti credono che sia possibile varare un programma di reinserimento di queste persone nella società. Anche se la volontà della classe politica pare, al momento, andare in un altro senso. (R.P.)


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    Terra Santa: a Gerusalemme, seconda riunione per la pastorale dei migranti

    ◊   Hanno discusso di pastorale per i bambini dei migranti, della necessità di creare legami più stretti con la Chiesa locale e di assistenza per i visti i membri della Commissione per il coordinamento dei sacerdoti e degli animatori pastorali impegnati fra i lavoratori migranti e i richiedenti asilo del Patriarcato latino di Gerusalemme. Sacerdoti, religiose e laici si sono incontrati martedì per la loro seconda riunione annuale a Gerusalemme. A presiedere l’incontro, riferisce il sito web del vicariato di san Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in Israele www.catholic.co, è stato il coordinatore padre David Neuhaus, vicario patriarcale per i cattolici di espressione ebraica. Salutati ma mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, i partecipanti alla riunione hanno ascoltato i suggerimenti di padre Mussie Zerai, sacerdote eritreo che vive a Roma, impegnato nell’assistenza ai rifugiati. Tra gli argomenti all’ordine del giorno della commissione anche la necessità di trovare luoghi di culto per la preghiera comunitaria al di fuori delle chiese e in particolare nelle zone in cui la Chiesa non ha presenze tradizionali. La prossima riunione della Commissione per il coordinamento dei sacerdoti e degli animatori pastorali impegnati fra i lavoratori migranti e i richiedenti asilo si svolgerà a settembre. (T.C.)

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    Primo incontro di nuove forme di vita consacrata

    ◊   Consacrazione, comunione, missione. Sono le tre realtà, che, intimamente relazionate tra loro, “costituiscono la vita consacrata in tutte le sue forme” e “la vocazione ad aprire nuovi cammini nella Chiesa di fronte ai cambiamenti radicali che stiamo vivendo e alla chiamata ad una nuova evangelizzazione”. E’ quanto si legge nella nota, ripresa dall’agenzia Zenit, sul primo incontro di Nuova Forme di Vita Consacrata, tenutosi sabato scorso a Roma. La riunione è stata un’occasione per “approfondire gli aspetti specifici di questi nuovi carismi che lo Spirito ha donato alla Chiesa”. All’iniziativa hanno partecipato 80 rappresentanti di 22 istituzioni, provenienti da 11 nazioni. Sono stati costituiti gruppi di lavoro sia sugli aspetti comuni delle nuove forme di vita consacrata sia sugli aspetti propri di ogni carisma. Alla sessione plenaria ha partecipato anche mons. Joseph William Tobin, segretario del dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il presule ha incoraggiato l’iniziativa, sottolineando anche l’interesse e l’apertura della Congregazione verso questa novità carismatica. (A.L.)

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    Gmg 2011: un evento a costo zero e un'iniezione per l'economia

    ◊   L’attività generata dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid sarà “a costo zero per il contribuente” e sarà “una iniezione di oltre 100 milioni di euro per l’economia spagnola”: lo ha detto ieri Fernando Giménez Barriocanal, direttore finanziario della Gmg. “Circa 50 milioni – ha aggiunto - vengono dall’estero e resteranno in Spagna”. A questo si aggiungerà l’impatto internazionale con la Spagna che mostrerà l'immagine di un Paese capace di organizzare e attrarre più di un milione di giovani di tutto il mondo. Ricordando che la Gmg si autofinanzia con i contributi dei pellegrini (70%) e delle aziende e dei privati (30%), Giménez Barriocanal si è poi soffermato sul prezioso sostegno delle amministrazioni pubbliche e di centinaia di imprese. Il governo spagnolo ha definito la Gmg come “un evento di eccezionale interesse pubblico”. Il direttore finanziario della Gmg – rende noto il Sir - ha sottolineato anche i criteri di austerità e trasparenza nella gestione economica, con “l’obiettivo di spendere il meno possibile e percepire il necessario, oltre a raggiungere il massimo risparmio in tutti i costi”. Lo sforzo organizzativo della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid si concentra ora nel raggiungere più iscrizioni, specialmente di giovani spagnoli. Uno dei motivi per il quale si chiede l’iscrizione è per collaborare con il Fondo di Solidarietà, che permette che giovani senza mezzi possano partecipare alla Gmg. Finora sono ripartiti 780.000 euro, e si spera di raggiungere la cifra di due milioni di euro. La campagna ha anche un tema musicale originale (“Get on!”), composta ad hoc dall’équipe del Marketing e Campagne della Gmg e i suoi volontari. Gabriel González-Andrío, direttore del Marketing della Gmg Madrid 2011, ha spiegato che “con questa campagna” si intende “trasmettere metaforicamente il contrasto tra chi pensa di viaggiare da solo in questa vita e la possibilità di condividere e assaporare questo viaggio con altre persone”. (A.L.)

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    Spagna: commozione e dolore ai funerali del sacerdote ucciso a Cartagena

    ◊   Ultimo saluto a Cartagena, in Spagna, al sacerdote Ricardo Muñoz Juárez, assassinato lo scorso 3 giugno da alcuni ladri che, in base alle prime indagini, erano entrati in casa per rubare. Il vescovo di Cartagena, mons. José Manuel Lorca Planes, ha presieduto ieri i funerali del sacerdote che aveva 82 anni, molto conosciuto e amato in città. La cerimonia ha avuto luogo alla stessa ora, le 10.00, e nello stesso luogo, la chiesa della Carità di Cartagena, in cui il presbitero era solito celebrare l'Eucaristia. Centinaia di persone, tra cui molti sacerdoti, familiari e amici, hanno partecipato alla Santa Messa. Nell’omelia, mons. Lorca ha invitato a cercare di vivere con speranza questi momenti difficili e a lasciare che parli la giustizia degli uomini. La Polizia continua a indagare, ma i responsabili non sono stati ancora arrestati. Nel marzo scorso – ricorda l’agenzia Zenit - due anziani sacerdoti erano stati brutalmente aggrediti nella loro abitazione a Barcellona. Uno di loro ha perso la vista e la mobilità, l'altro è ancora ricoverato in ospedale con gravi danni cerebrali. (A.L.)

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    Eletti i Superiori generali dei missionari e delle missionarie della Consolata

    ◊   I Missionari della Consolata e le Suore Missionarie della Consolata, riuniti in capitolo generale dal 9 maggio, rispettivamente a Roma e a Nepi, hanno eletto i nuovi Superiori generali: sono padre Stefano Camerlengo e suor Simona Brambilla. Padre Stefano Camerlengo è nato l'11 giugno 1956 a Morrovalle (Mc), ha compiuto gli studi teologici a Torino e Roma, presso l'Università Gregoriana. E’ stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1984 a Wamba, nell'attuale Repubblica Democratica del Congo, Paese in cui ha lavorato a più riprese nell’attività pastorale, formativa e come superiore regionale. L’ultimo Capitolo generale lo aveva eletto vice Superiore generale. Suor Simona Brambilla, di origine brianzola, ha 46 anni. Consigliera generale dal 2005 ad oggi, la nuova Superiora generale si è laureata in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, con la tesi: “Evangelizzare il cuore. L’Evangelizzazione inculturata tra i macua scirima del Mozambico”, frutto della sua esperienza missionaria in Mozambico. I Missionari della Consolata e le Missionarie della Consolata sono stati fondati a Torino dal beato Giuseppe Allamano (1851-1926), che a soli 29 anni venne nominato Rettore del più importante Santuario mariano della città, dedicato alla “Madonna Consolata”, e formatore del giovane clero. I Missionari della Consolata vennero fondati nel 1901 e le Missionarie nel 1910. L’istituto maschile conta oggi circa mille missionari e il ramo femminile 750 suore. La chiusura del Capitolo – ricorda l’agenzia Fides - è prevista per il 20 giugno a Torino, per la festa della Consolata, presso il Santuario dedicato alla Vergine. (A.L.)

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    Referendum in Italia: manifestazione in Piazza Pio XII a difesa dell'acqua, bene pubblico

    ◊   Oltre 200 persone si sono riunite stamani in Piazza Pio XII, a Roma, di fronte Piazza San Pietro, per una manifestazione organizzata da alcuni missionari contro la privatizzazione dell'acqua, in vista del referendum del 12 e 13 giugno. "L’acqua – è stato detto - è un bene non negoziabile, come la vita. Bisogna difenderla da chi vuole privatizzarla con la stessa forza con cui si difende la vita combattendo l'aborto''. Domenica e lunedì prossimi si vota in Italia per quattro referendum abrogativi: uno sul nucleare, due sulla gestione dell'acqua, uno sul cosiddetto legittimo impedimento. Affinché le consultazioni siano valide, deve recarsi alle urne, per ogni quesito, almeno il 50% più uno degli elettori. Nel primo quesito sull’acqua si chiede l'abrogazione di norme che consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali ai privati. Il secondo quesito propone l'abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, il cui importo prevede oggi anche la remunerazione del capitale investito dal gestore. Entrambi i referendum sull'acqua sono stati promossi da una rete di comitati e associazioni. I seggi rimarranno aperti dalle 8.00 alle 22.00 il 12 giugno e dalle 7.00 alle 15.00 il giorno 13. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Continuano i bombardamenti della Nato su Tripoli. Gli insorti resistono a Misurata

    ◊   Si è aperta oggi ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, la terza riunione del Gruppo di contatto sulla Libia. Al centro della riunione, il futuro della Libia nel post-Gheddafi e i meccanismi di finanziamento al Consiglio nazionale transitorio dei ribelli. Gli insorti hanno annunciato che produrranno presto 100 mila barili di petrolio al giorno, grazie allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Cirenaica, regione sotto il loro controllo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La comunità internazionale è tornata a riunirsi attorno ad un tavolo nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi libica. L’obiettivo è di cominciare a discutere del futuro della Libia senza il colonnello Gheddafi. L'Italia si è impegnata ad aiutare il Consiglio nazionale transitorio libico con un credito di circa 400 milioni di euro. La Cina, intanto, chiede un cessate-il-fuoco immediato per “evitare ulteriori catastrofi umanitarie”. La situazione resta drammatica: secondo il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, il colonnello libico ha anche ordinato ai suoi uomini di compiere stupri di massa. Il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, smentisce inoltre al microfono di Debora Donnini quanto riferito dal quotidiano “Liberal”, secondo cui Gheddafi si sarebbe nascosto, da qualche settimana, nella sede dell'episcopato:

    “Smentisco nettamente quanto riportato dal giornale ‘Liberal’ dell’8 giugno 2011, che Gheddafi sia nascosto in chiesa: 'Gheddafi chiuso in chiesa: voci diplomatiche da Italia e Russia avanzano il sospetto. Il Rais sarebbe nei sotterranei di un luogo di culto cattolico a Tripoli'. Smentisco nettamente quest’opinione. Assolutamente non è mai venuto e non ci ha mai domandato ospitalità”.

    Sul terreno, intanto, nuove esplosioni hanno scosso, nella notte, la città di Tripoli. Migliaia di soldati, secondo fonti locali, si sarebbero diretti verso la città di Misurata, ancora sotto il controllo degli insorti. Gli scontri dunque continuano e la Nato ribadisce che proseguirà le operazioni in Libia oltre il termine dei 90 giorni, inizialmente fissato, e per tutto il tempo necessario alla caduta del regime. Vasta eco ha ricevuto anche la notizia della vendita, da parte dei ribelli, di oltre un milione di barili di petrolio a una ditta statunitense. Prosegue infine, senza sosta, la fuga di migliaia di persone, dirette in Tunisia.

    Yemen, scontri a Zinjibar. Migliorano le condizioni di Saleh
    Nella zona sud dello Yemen, prosegue la lotta contro Al Qaeda. Sono almeno 13 i morti – 10 terroristi e 3 soldati – degli ultimi scontri avvenuti nella città di Zinjibar controllata dalla guerriglia dal 29 maggio. L’opposizione avrebbe dato il via libera ai raid statunitensi nell’area, compiuti anche con aerei senza pilota. Migliorano, intanto, le condizioni di salute del presidente yemenita, Saleh, in seguito alle ferite riportate nell’assalto al palazzo presidenziale dei giorni scorsi. Saleh ha lasciato il reparto di cure intensive dopo il successo dell’intervento chirurgico cui è stato sottoposto in un ospedale militare di Riad, in Arabia Saudita.

    La Nato ai talebani: è tempo riconciliazione
    Dopo la morte di Osama Bin Laden in Afghanistan, per i talebani “è arrivato il tempo” di fare una scelta a favore della riconciliazione nazionale. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. “I talebani devono abbandonare la violenza e ogni legame con Al Qaida e rispettare i principi democratici della Costituzione afghana: questa è la strada verso la riconciliazione”, ha detto Rasmussen, sottolineando che in Afghanistan la soluzione non è puramente militare.

    Usa: il progetto iraniano di triplicare la produzione di uranio è una sfida “sfacciata”
    L’annuncio dell'Iran del suo progetto di triplicare la sua produzione di uranio altamente arricchito è un altro “sfacciato” esempio della sfida di Teheran ai suoi obblighi internazionali. Lo ha detto a Vienna l’inviato degli Stati Uniti presso l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, Glyn Davies. L’Iran ha annunciato ieri che triplicherà la sua produzione di uranio, procedendo con l'arricchimento al 20% nell'impianto di Fordo, vicino alla città di Qom.

    Ue: intrapresa la strada giusta contro il batterio killer
    “Siamo sul binario giusto per risolvere la crisi” causata dal batterio Escherichia Coli. E’ quanto ha affermato a Berlino il commissario dell’Unione Europea per la Salute, John Dalli. Al momento in Germania, almeno 25 persone hanno perso la vita a causa del batterio. Nelle ultime ore, tuttavia, è sceso notevolmente il numero dei contagi. L’Unione Europea ha aumentato da 150 a 210 milioni di euro l’aiuto economico ai produttori orticoli colpiti dalla crisi del batterio. La data limite per richiedere gli indennizzi è il prossimo 22 luglio.

    Summit Ue-Russia
    Si conclude domani a Nizhny-Novgorod il 27.mo summit bilaterale Ue-Russia. Sullo sfondo, gli ultimi negoziati per l'ingresso della Russia nel Wto e il blocco delle importazioni di ortaggi europei deciso da Mosca in seguito alla crisi del batterio killer.

    Fukushima: allarme radioattività
    Limitate tracce di stronzio radioattivo sono state rilevate nel suolo della prefettura di Fukushima a oltre 60 km dalla disastrata centrale nucleare. Secondo quanto annunciato dal Ministero della scienza nipponico, le analisi dei campioni prelevati in 11 postazioni tra il 21 marzo e il 6 maggio hanno evidenziato la presenza di stronzio 89 e 90 (altamente radioattivi) in un raggio compreso tra i 22 e i 62 km dalla centrale nucleare, in quantità minime e non pericolose per la salute.

    Tunisia: 45 milioni di euro di Ben Ali in Svizzera
    Ammontano all'equivalente di circa 45 milioni di euro i beni accumulati in Svizzera dall'ex presidente tunisino, Zine El Abidine Ben Ali, dei quali ora il governo di Tunisi sta cercando di rientrare in possesso. Il denaro – riferisce l’agenzia Tap – è depositato sia in conti nominativi che cifrati, che intestati a società di comodo o prestanome riconducibili all'ex presidente o ad appartenenti al suo clan familiare.

    Somalia, elezioni rimandate di un anno
    I due leader della transizione somala, il presidente Sheikh Sharif Ahmed e il capo del parlamento Sharif Hassan Sheikh Aden, si sono messi d’accordo per rimandare di un anno le elezioni politiche e parlamentari del Paese, previste entro agosto. “Siamo d'accordo per differire le elezioni del presidente e del capo del parlamento per 12 mesi, a partire da agosto. “Le elezioni avranno luogo entro il 20 agosto del 2012”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 160

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.