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Sommario del 05/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alle famiglie croate: nell'Europa in crisi di valori, difendete la vita e mostrate la bellezza dell'amore coniugale duraturo
  • Il ricordo del Beato cardinale Stepinac nelle parole del postulatore della Causa di canonizzazione
  • Benedetto XVI ai giovani in Piazza Jèlacic: solo nell’amore di Gesù si realizza la vera felicità
  • L'incontro del Papa con la società civile croata: senza una coscienza aperta a Dio, l'Europa è destinata all'involuzione
  • Padre Lombardi: non si comprende il popolo croato se non in rapporto alla sua grande fede
  • In Spagna, la Beatificazione del vescovo Palafox, difensore degli indios ai tempi di Filippo IV
  • La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Padre Spadaro: la Rete ha bisogno di relazioni autentiche
  • Oggi in Primo Piano

  • In Perù oggi voto di ballottaggio per eleggere il presidente
  • Il cardinale Scherer: bisogna creare modi nuovi per portare il Vangelo agli uomini di oggi
  • Chiesa e Società

  • Gmg Madrid, la fede corre anche sul web
  • Brasile: al via lunedì la settimana di formazione missionaria per parroci e vicari
  • A Fatima il 9 e 10 giugno il Pellegrinaggio dei bambini
  • Papua Nuova Guinea: l’impegno dei Francescani nelle province più remote
  • Pakistan: la scuola pubblica ha pochi fondi, in crescita le iscrizioni alle madrase
  • Trevi nel Lazio: convegno su “Ragioni del cuore e frontiere della bioetica”
  • La ricerca: un bambino su sei ha ancora paura del terremoto dell’Aquila
  • Autismo: l’Idi lancia due progetti di "pet therapy" per contrastarlo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen: Saleh in Arabia Saudita, "interim" al vice. Ancora morti nonostante la tregua
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alle famiglie croate: nell'Europa in crisi di valori, difendete la vita e mostrate la bellezza dell'amore coniugale duraturo

    ◊   La famiglia tradizionale che affronta difficoltà e minacce, l’intangibilità della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale, l’apertura alla vita. Ma anche il contributo delle “piccole chiese domestiche” all’evangelizzazione nel mondo. Sono questi alcuni dei temi affrontati stamani a Zagabria, in Croazia, da Benedetto XVI alla Santa Messa in occasione della prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate, fulcro del suo 19.mo viaggio apostolico internazionale. Da Zagabria, il servizio della nostra inviata Giada Aquilino:

    La famiglia, fondamentale realtà umana, in Croazia come altrove “deve affrontare difficoltà e minacce”: ha quindi particolare bisogno di essere “evangelizzata e sostenuta”. Questa la riflessione di Benedetto XVI stamani alla celebrazione della Santa Messa all’ippodromo di Zagabria, nella prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate.

    (applausi e canto)

    Accolto da una folla festante di 400 mila persone, che hanno gremito oltre le attese la struttura, a pochi passi dal fiume Sava, e salutato da ben mille sacerdoti e 60 vescovi, fra croati e dei Paesi vicini, Benedetto XVI ha subito rivolto il proprio pensiero alle famiglie cristiane, “risorsa” decisiva per l’educazione alla fede, per “l’edificazione della Chiesa come comunione e per la sua presenza missionaria” in tutte le situazioni della vita:

    “Accanto alla parola della Chiesa, è molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane, la vostra testimonianza concreta, specie per affermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli”.

    Il Papa ha quindi invitato le famiglie ad essere “coraggiose”: “Non cedete a quella mentalità secolarizzata che - ha rilevato - propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio”, perché “è possibile amare – ha aggiunto – come Cristo, senza riserve”, senza aver timore di “impegnarsi per un’altra persona”:

    “Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità! L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona, anziché mortificarla! Il bene della famiglia è anche il bene della Chiesa”.

    Nel suo saluto al Papa - dopo quello iniziale del cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria - l’arcivescovo Valter Zupan, presidente della Commissione per la famiglia e per la vita della Conferenza episcopale croata, sottolineerà più avanti, nel corso della celebrazione, “l’inalienabile diritto di voler vivere e di esprimere pubblicamente i valori mediante i quali la vita ci è stata donata”: “Vogliamo che i nostri bambini – dirà – possano continuare a chiamare i loro genitori ‘mamma’ e ‘papà’”; abbiamo il diritto – aggiungerà mons. Zupan – di chiedere che i nostri governanti rivedano “la legge sull’interruzione volontaria della vita concepita”, introdotta in Croazia nel ‘78. Esaminando l’attuale contesto mondiale, il Papa ha intanto tracciato un quadro della società odierna:

    "Purtroppo dobbiamo constatare, specialmente in Europa, il diffondersi di una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia. Si assolutizza una libertà senza impegno per la verità, e si coltiva come ideale il benessere individuale attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere, trascurando la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi; si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita. Siamo chiamati a contrastare tale mentalità".

    D’altra parte, “la Chiesa viene edificata dalle famiglie, piccole chiese domestiche”. Oggi, molte famiglie cristiane “acquistano sempre più la consapevolezza della loro vocazione missionaria”: riallacciandosi alle riflessioni del Beato Giovanni Paolo II, che per tre volte visitò la Croazia nel ’94, ’98 e 2003, Benedetto XVI ha ricordato che “la famiglia cristiana è sempre stata la prima via di trasmissione della fede e anche oggi conserva grandi possibilità per l’evangelizzazione”.

    (canto Vangelo in paleoslavo)

    Poi, ricordando le Letture della celebrazione e il Vangelo di Giovanni - dedicato alla cosiddetta preghiera sacerdotale di Gesù e cantato durante la celebrazione all’Ippodromo anche in paleoslavo - in questa settima domenica di Pasqua, tra l’Ascensione e la Pentecoste, il Papa ha esortato pastori e genitori a continuare, i primi, il lavoro di “formazione alla fede delle nuove generazioni”, come anche “la preparazione al matrimonio” e “l’accompagnamento delle famiglie”, e – i secondi – a proseguire l’insegnamento ai figli a pregare, ad avvicinarli ai Sacramenti, “specie all’Eucaristia”, ricordando i 600 anni del miracolo eucaristico di Ludbreg, avvenuto nella cittadina del nord della Croazia nel 1411.

    (canto)

    Terminata la Santa Messa, alla recita del Regina Caeli il Papa ha ringraziato per l’intensa e devota partecipazione, ribadendo che il suo dono alle famiglie croate è “la fede di Pietro, la fede della Chiesa”, mentre “voi mi donate – ha notato – la vostra fede vissuta in famiglia”, patrimonio di tutta la Chiesa. Infine, un affidamento delle famiglie croate a Maria:

    "In questo momento ci rivolgiamo a lei, spiritualmente rivolti al suo Santuario di Marija Bistrica, e le affidiamo tutte le famiglie croate: i genitori, i figli, i nonni; il cammino dei coniugi, l’impegno educativo, il lavoro professionale e casalingo. E invochiamo la sua intercessione perché le pubbliche istituzioni sostengano sempre la famiglia, cellula dell’organismo sociale".

    Quindi il Papa ha menzionato il VII Incontro mondiale delle Famiglie, che si terrà il prossimo anno a Milano; poi nei saluti nelle altre lingue, in spagnolo ha ricordato che oggi il Paese iberico ha un nuovo Beato, Juan de Palafox y Mendoza, venerato anche in Messico. In una bella giornata di sole, dopo la pioggia di ieri, il saluto finale di Benedetto XVI è andato ai fedeli di lingua slovena, serba, macedone, ungherese, albanese, tedesco e ovviamente croato presenti all’Ippodromo di Zagabria.

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    Il ricordo del Beato cardinale Stepinac nelle parole del postulatore della Causa di canonizzazione

    ◊   Dopo la Messa, Benedetto XVI si è recato nella nuova sede della Conferenza episcopale croata per il pranzo con i vescovi del Paese. Nel pomeriggio, il Papa si sposterà alla Cattedrale di Zagabria per presiedere la celebrazione dei Vespri con il clero, i seminaristi, i religiosi e le religiose croate. Al termine, Benedetto XVi si raccoglierà in preghiera sulla tomba del Beato Alojzije Stepinac, situata alle spalle dell'altare maggiore della Cattedrale. Coraggioso difensore della libertà religiosa sotto il regime di Tito, il cardinale Stepinac si spegne nel 1960 per una malattia contratta in carcere. La nostra inviata, Giada Aquilino, ricorda il porporato nell'intervista al postulatore della sua Causa di canonizzazione, mons. Juraj Batelja:

    R. – E’ una bella figura della Chiesa nel XX secolo, uno dei grandi pastori e dei grandi martiri che, con la sua voce viva, con l’esempio della sua vita salvò l’unità della Chiesa in Jugoslavia con la sede Romana, offrì la sua vita per salvare la Chiesa. Di fronte all’offerta di Tito di staccare la Chiesa in Jugoslavia dalla Santa Sede e istituire una Chiesa nazionale, lui si chiese: “Che cosa sarebbe questa Chiesa? Un ramo secco …”. Per questo motivo, rimase fedele fino in fondo, fino alla fine.

    D. – Stepinac fu vicino agli ebrei, agli zingari, ai perseguitati. Quanto è attuale, oggi, la sua figura?

    R. – Dobbiamo dire che sono stati pochi coloro che hanno levato la voce per difendere i diritti umani e la dignità della persona, dell’uomo durante le persecuzioni, in particolare del XX secolo. Vorrei citare un passo molto importante dalle sue omelie, in cui egli diceva che il razzismo si deve condannare perché noi abbiamo sempre dichiarato, anche pubblicamente, i principi della legge eterna di Dio, senza badare se si tratta di croati o serbi, di ebrei o zingari, di cattolici o musulmani, di ortodossi o di chiunque altro. La Chiesa cattolica non conosce razze di padroni né razze di schiavi. "La Chiesa cattolica conosce solo la razza delle creature di Dio, e se stima qualcuno più degli altri questo è colui che ha il cuore più nobile e non il pugno più forte": queste sono le parole pronunciate dal pulpito del duomo di Zagabria occupata dai tedeschi, quando per dire queste cose, si poteva perdere la vita. Ecco che ci troviamo di fronte ad una testimonianza coraggiosa che è arrivata fino alla fine, per rimanere fedele a Cristo ed i suoi santi insegnamenti. Una cosa molto interessante è stato quanto Stepinac disse una volta: “Dopo le Sacre Scritture, il libro più meraviglioso e utile è quello della vita dei santi”. Nell’anno prima della sua morte scrisse ad un artista: “Soltanto i santi e le sante sono veri eroi ed autentica grandezza dell’umanità”. Oggi, queste parole possono essere applicate a lui come il compimento di una profezia. Ognuno di noi può trovare qualcosa di meraviglioso e utile nel libro della vita di questo vero eroe. (gf)

    L’avvicinamento della Croazia all’Unione Europea passa anche attraverso la riconciliazione tra le diverse comunità che hanno vissuto la guerra negli anni ’90. Un conflitto che resta difficile da dimenticare. Ascoltiamo la testimonianza di Mira Dujela, vicepresidente dell’Associazione Italo-Croata a Roma, intervistata da Giada Aquilino:

    R. – La guerra ha cambiato tutti i cittadini croati. Ha cambiato tutti noi. Io avevo 14 anni quando è iniziata e per me è stato uno stravolgimento totale della mia vita. Io ho fatto un Capodanno sotto le bombe: c’era solo il tempo di festeggiare, da mezzanotte a mezzanotte e un quarto… Dopodiché si rientrava tutti nei sotterranei, perché iniziavano i bombardamenti. E’ caduta una bomba davanti casa l’unica sera che ero fuori. Sono degli avvenimenti che non puoi dimenticare, così come la sofferenza delle persone in quel periodo. Ti cambia proprio la vita. Mi chiedevo perché sul mio territorio ci fosse un esercito - diciamo - straniero, che fino a poco prima era dello stesso Paese, e che adesso attaccava la mia città invece di difenderla… Mi sono fatta mille domande… Era una cosa più grande di ciò che potevamo immaginare.

    D. – Oggi, ci sono tensioni tra le diverse comunità?

    R. – Per quanto riguarda la Croazia, noi stiamo lavorando tantissimo e non solo per riconoscere - perché sono già riconosciute - le minoranze linguistiche ed etniche, a parte quella dei serbi, che hanno comunque anche un posto in parlamento da noi. La comunità rom ed altre comunità slovene sono riconosciute a livello statale e hanno un posto nel parlamento e nel governo croato. Sosteniamo anche economicamente queste minoranze: c’è una legislazione proprio in favore delle minoranze linguistiche.

    Prima di congedarsi dalla Croazia, Benedetto XVI farà una breve sosta nella residenza del cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanić, quindi si trasferirà in auto all'aeroporto internazionale "Pleso" dove pronuncerà un discorso di commiato. Il decollo dell'aereo pontificio è in programma per le 19.45 e l'arrivo allo scalo romano di Ciampino per le 21.15.

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    Benedetto XVI ai giovani in Piazza Jèlacic: solo nell’amore di Gesù si realizza la vera felicità

    ◊   “Lasciatevi prendere per mano da Gesù, solo in Lui si realizza la vera felicità”. E’ l’invito che il Papa ha rivolto ieri sera agli oltre 50 mila giovani che hanno preso parte alla Veglia di preghiera nella storica piazza Josip Jèlacic e nelle vie limitrofe. Benedetto XVI li ha esortati a non lasciarsi disorientare da promesse allettanti di facili successi, ma a cercare la verità che va oltre e a non dubitare dell’amore di Dio. Prima della celebrazione, il saluto del presidente della Conferenza episcopale croata, mons. Srakic, e la testimonianza di vita e di fede di due giovani, Daniel e Mateja. Il servizio di Cecilia Seppia:

    (canto)

    Sono centinaia, anzi migliaia i giovani arrivati in piazza Jelacic per incontrare il Papa e grazie alla loro presenza questo luogo culmine della frenesia quotidiana, crocevia di incontri e comunicazione diventa uno straordinario cenacolo, un tempio la cui volta è il cielo stesso, che agli occhi di Benedetto XVI sembra chinarsi su ciascuno, per proteggere e accogliere i cuori in cerca di Dio. Ecco allora l’invito del Pontefice, in risposta agli applausi e ai cori dei ragazzi che poco prima avevano portato in processione la Madonna della Porta di Pietra, protettrice di Zagabria: essere sempre lieti nel Signore, custodire questa stessa gioia anche nei momenti oscuri, come ci racconta San Paolo nella lettera ai Filippesi, proclamata in piazza: “Egli si trova in carcere, spiega il Santo Padre, è incatenato, ma l’annuncio e la testimonianza del Vangelo non possono essere imprigionati”. Il Papa descrive la giovinezza come tempo propizio per poter scoprire il significato dell’esistenza, un tempo intriso di speranze, di scelte impegnative, di sentimenti e interrogativi sul senso e sulla felicità di fronte ai quali Gesù si pone come la risposta autentica e decisiva:

    "Lasciate che vi prenda per mano! Lasciate che entri sempre di più come amico e compagno del vostro cammino! DateGli fiducia, non vi deluderà mai! Gesù vi fa conoscere da vicino l’amore di Dio Padre, vi fa comprendere che la vostra felicità si realizza nell’amicizia con Lui, nella comunione con Lui, perché siamo stati creati e salvati per amore, e solo nell’amore, quello che vuole e cerca il bene dell’altro, sperimentiamo veramente il significato della vita e siamo contenti di viverla, anche nelle fatiche, nelle prove, nelle delusioni, anche andando controcorrente.

    Ancora una volta Benedetto XVI, richiamando il tema scelto per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, esorta i giovani a rimanere radicati in Cristo, a crescere nell’amicizia con il Signore attraverso la sua Parola, l’Eucarestia, l’appartenenza alla Chiesa, l’aiuto dei sacerdoti:
    "Il Signore Gesù non è un Maestro che illude i suoi discepoli: Egli dice chiaramente che il cammino con Lui richiede l’impegno e il sacrificio personale, ma ne vale la pena! Cari giovani amici, non lasciatevi disorientare da promesse allettanti di facili successi, da stili di vita che privilegiano l’apparire a scapito dell’interiorità. Non cedete alla tentazione di riporre fiducia assoluta nell’avere, nelle cose materiali, rinunciando a scorgere la verità che va oltre, come una stella alta nel cielo, dove Cristo vuole condurvi. Lasciatevi guidare alle altezze di Dio!"
    Per fare ciò il Papa chiede ai giovani di guardare all’esempio e alla testimonianza dei tanti discepoli che hanno vissuto il loro tempo portando nel cuore la novità del Vangelo: Chiara e Francesco d’Assisi, Rosa di Viterbo, Teresa di Gesù Bambino, ma soprattutto, qui in Croazia, il Beato Ivan Merz: "Questa giovane esistenza sottolinea il Pontefice, donata per amore, porta il profumo di Cristo ed è un invito a non temere di affidare se stessi al Signore" e a comprendere, come ha saputo fare Maria, la meta alla quale tutti siamo chiamati: la piena comunione con Dio:
    "
    Tutta la nostra vita è un cammino verso l’Unità e Trinità d’Amore che è Dio; possiamo vivere nella certezza di non essere mai abbandonati. Cari giovani croati, vi abbraccio tutti come figli!".

    (musica)

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    L'incontro del Papa con la società civile croata: senza una coscienza aperta a Dio, l'Europa è destinata all'involuzione

    ◊   Se l’Occidente emargina dalla vita sociale la coscienza, “l’Europa è destinata all’involuzione”. Se invece la ascolta, “c’è speranza per il futuro”. Lo ha affermato ieri pomeriggio Benedetto XVI al Teatro Nazionale di Zagabria, durante il suo Incontro con gli esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale e imprenditoriale della Croazia, alla presenza anche del Corpo diplomatico e dei leader di altre religioni. Il Papa ha ribadito che le religioni devono essere sempre “una forza di pace”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La costruzione di una società realmente civile e libera – e dunque rispettosa dell’uomo e dei suoi diritti – passa per un “punto critico” inalienabile: la coscienza. Ascoltarla apre al progresso, negarla condanna all’involuzione. Al Teatro Nazionale croato – simbolo culturale di un popolo che da 20 anni ha ripreso a coltivare in piena autonomia le sue arti e la sua cultura – platea e palchi sono gremiti dagli esponenti più autorevoli del Paese. Occhi e orecchi sono in ascolto di una “lectio magistralis” che non si limita a stimolare l’intelletto degli oltre 750 invitati, ma cerca il loro cuore. Dopo aver premesso che le religioni devono “purificarsi” per corrispondere in modo genuino alla loro missione – “essere una forza di pace” – Benedetto XVI dichiara subito che l’oggetto della sua riflessione è la coscienza, intesa come "luogo" in cui trovano “fondamento trascendente” quei valori che sono il fondamento di qualsiasi società:

    “Se la coscienza, secondo il prevalente pensiero moderno, viene ridotta all’ambito del soggettivo, in cui si relegano la religione e la morale, la crisi dell’occidente non ha rimedio e l’Europa è destinata all’involuzione. Se invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene, luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in umanità – che è la forza contro ogni dittatura – allora c’è speranza per il futuro”.

    Ricordare le “radici cristiane”, così sentite in Croazia, “è necessario”, ha proseguito Benedetto XVI, “anche per la verità storica”. Occorre capire, ha insistito, “il perché e il come” si siano prodotti degli eventi – la nascita di un movimento artistico come di una università – per valorizzarne il dinamismo, quello di “una realtà spirituale che diventa culturale e quindi sociale”. E qui, il Papa ha preso ad esempio il gesuita e studioso di scienza, padre Ruđer Josip Bošković, che nel Settecento redasse una “Teoria della filosofia naturale” nella quale ben risalta, ha detto, “il felice connubio tra fede e scienza”:

    In Bošković c’è l’analisi, c’è lo studio di molteplici rami del sapere, ma c’è anche la passione per l’unità. E questo è tipico della cultura cattolica. Per questo è segno di speranza la fondazione di un’Università Cattolica in Croazia. Auspico che essa contribuisca a fare unità tra i diversi ambiti della cultura contemporanea, i valori e l’identità del vostro Popolo, dando continuità al fecondo apporto ecclesiale alla storia della nobile Nazione croata”.

    “L’apertura mentale” di uomini come padre Bošković, ha esortato Benedetto XVI, stimoli la costruzione del bene comune, al quale la Chiesa dedica “il suo contributo più proprio e prezioso”. Un contributo, ha soggiunto, che comincia dalla famiglia e trova sponda nella parrocchia, grazie alle quali bambini e ragazzi imparano le Sacre Scritture – definite dal Papa “il ‘grande codice’ della cultura europea” – e si aprono al "senso della comunità fondata sul dono” e “non sull’interesse economico o sull’ideologia:

    “Questa logica della gratuità, appresa nell’infanzia e nell’adolescenza, si vive poi in ogni ambito, nel gioco e nello sport, nelle relazioni interpersonali, nell’arte, nel servizio volontario ai poveri e ai sofferenti, e una volta assimilata la si può declinare nei più complessi ambiti della politica e dell’economia, collaborando per una polis che sia accogliente e ospitale e al tempo stesso non vuota, non falsamente neutra, ma ricca di contenuti umani, con un forte spessore etico”.

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    Padre Lombardi: non si comprende il popolo croato se non in rapporto alla sua grande fede

    ◊   Al termine della Messa di questa mattina, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha incontrato per un briefing i giornalisti al seguito del viaggio papale e ha risposto ad alcune loro domande. Anche ieri sera, al termine della prima giornata del viaggio apostolico, padre Lombardi aveva incontrato i cronisti. La nostra inviata, Giada Aquilino, lo ha avvicinato e gli ha chiesto un commento sui primi eventi della visita:

    R. – C’è un’accoglienza veramente cordiale e profonda da parte di tutto il popolo nei confronti del Santo Padre. Sentendo parlare, per esempio, i presentatori dell’incontro culturale, notavo la loro riflessione su come la cultura cristiana sia identificata con la storia culturale della Croazia: cioè, questo popolo non si può capire, non può capire se stesso, se non nel suo rapporto con la fede cristiana e con la Chiesa cattolica anche come istituzione. Io sono stato molto colpito del fatto che l’incontro coi giovani si sia svolto nella piazza principale di una grande città e sia stato un incontro che, con molta naturalezza, ha avuto non solo parole e canti, ma anche l'adorazione silenziosa dell’Eucaristia. se pensiamo a una grande città secolare, è difficile immaginarsi un’adorazione eucaristica nel centro della piazza più frequentata... Quindi si vede che - anche se questo è un Paese moderno, un Paese che vive le sfide della secolarizzazione come tutti gli altri Paesi europei - di fatto questa identità profondamente cristiana e cattolica viene avvertita tuttora come molto reale, molto concreta. Per cui, il Papa è accolto veramente come una persona di famiglia e i discorsi che egli fa vengono percepiti, anche in tempi in cui questo non è più scontato, come "familiari" per chi li ascolta, per la cultura di questo popolo.

    D. – A proposito del popolo croato, il Papa ha incontrato le massime autorità dello Stato. I temi affrontati sono stati educazione e famiglia …

    R. – E’ da notare che le massime autorità dello Stato stanno partecipando a tutti gli eventi, a tutti i momenti di questo viaggio, non solo alle visite protocollari. Quindi, i massimi rappresentanti delle istituzioni sentono la visita del Papa come qualcosa che è gradito e che sostiene il cammino di questo popolo, di questa nazione. Questo è un fatto molto bello, ovvero il Papa trovi una sponda di dialogo partecipe, di dialogo serio, nelle autorità su temi che ci stanno così a cuore.


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    In Spagna, la Beatificazione del vescovo Palafox, difensore degli indios ai tempi di Filippo IV

    ◊   La Chiesa ha da oggi un nuovo Beato, il vescovo spagnolo Juan de Palafox y Mendoza, vissuto nel XVII secolo. La cerimonia di Beatificazione, celebrata nella Cattedrale di El Burgo de Osma, in Spagna, è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e rappresentante del Santo Padre. Su questa poliedrica figura di vescovo, difensore degli indios, consigliere reale, mistico e mecenate, ascoltiamo il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Vescovo e viceré in pubblico, monaco ed eremita nel segreto”: in questa definizione di uno storico si riassume la straordinaria personalità, ricca di carismi, del Beato Juan de Palafox y Mendoza, vissuto nella prima metà del XVII secolo, tra la Spagna e il Messico. Una vita iniziata drammaticamente con l’abbandono da parte della madre che poi pentita prenderà l’abito di carmelitana scalza. Un’infanzia umile con la famiglia adottiva che non dimenticherà anche quando, dopo aver studiato nel Collegio dei Gesuiti a Tarragona, entrerà nella corte del re di Spagna Filippo IV per il quale rivestirà importanti incarichi nel Nuovo Mondo. Tra gli uomini più brillanti del suo tempo, letterato e mecenate, don Juan de Palafox decise tuttavia di lasciare la vita mondana per dedicarsi alla vita spirituale. Sull’attualità della sua testimonianza, la riflessione del cardinale Angelo Amato:

    “Ci sono elementi che fanno del Palafox un pastore di grande attualità: ad esempio, la sua vicinanza ai poveri e diseredati, l’interesse, la stima e la difesa degli indigeni, la carità e la sollecitudine per i sacerdoti, il suo zelo pastorale nel conoscere e nel soddisfare le necessità spirituali e temporali dei suoi fedeli, lo spirito di orazione e di adorazione eucaristica, lo spirito di mortificazione e di austerità, il suo amore profondo alla Vergine e al Santo Rosario”.

    Rosario, che il Palafox, definì “il breviario di tutti quelli che non sanno leggere”. A 39 anni, dunque, il Beato divenne vescovo di Puebla de los Angeles, in Messico. E qui si impegnò senza risparmio di energie in favore degli indios. Un aspetto del suo servizio episcopale che viene sottolineato dal cardinale Amato:

    “Palafox fu un infaticabile protettore e difensore dei nativi americani e dei loro diritti. Conoscendo i maltrattamenti e le umiliazioni da loro subiti, egli si adoperò presso le autorità civili per eliminare abusi e sfruttamento. Questo permette di gettare un po’ di luce sugli immigrati di oggi, uomini e donne, spesso sfruttati, con salari di miseria e con situazioni di solitudine e di famiglie divise”.

    Ma il Beato Palafox, che concluse la sua vita come vescovo della diocesi spagnola di Osma, fu anche un patrono delle arti. A lui si deve la costruzione della Cattedrale di Puebla e della Biblioteca Palafoxiana che rifornì di cinquemila libri di scienza e filosofia. Lui stesso prolifico scrittore, i suoi scritti sono racchiusi in 15 volumi, ci ha lasciato in particolare un diario spirituale intitolato “Vita interiore” che descrive, giorno per giorno, il suo combattimento spirituale “nell’estirpare il male e piantare ciò che è santo e buono”.

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    La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Padre Spadaro: la Rete ha bisogno di relazioni autentiche

    ◊   Si celebra oggi la 45.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. Nel messaggio per l’occasione, pubblicato nel gennaio scorso, Benedetto XVI invita i cristiani ad entrare nel web con fiducia e creatività, testimoniando il Vangelo anche nel "continente digitale". Un’esortazione ribadita in un videomessaggio per l’occasione anche dal presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli. Sull’evangelizzazione ai tempi di Internet, Alessandro Gisotti ha intervistato il gesuita, padre Antonio Spadaro, redattore di “Civiltà Cattolica”, esperto di nuove tecnologie della comunicazione:

    R. - Nel suo messaggio, il Papa afferma una cosa importantissima: se usate saggiamente, le nuove tecnologie della comunicazione possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità, che rimane l’aspirazione più profonda - scrive il Papa - dell’essere umano. Quindi, la Rete non è un’opinione o un qualcosa che può esserci e a un certo punto sparire: la Rete ormai è un ambiente antropologico, che fa parte dello sviluppo dell’umanità. La sfida della Chiesa, oggi più che mai, non deve essere quella che riguarda il modo di usare bene la Rete, ma vivere in generale bene al tempo della Rete. Quindi, la vera sfida, che pone anche questo messaggio in maniera molto chiara, consiste nell’imparare a essere connessi in maniera fluida, naturale, etica e anche quasi spirituale.

    D. - Anche in occasione delle rivolte nei Paesi arabi abbiamo visto quale forza abbiano oggi i social network: può essere – anche questo – uno strumento di nuova evangelizzazione, un territorio di nuova evangelizzazione?

    R. - Sì e direi che proprio l’elezione al Pontificato di Benedetto XVI ha accompagnato – se così posso dire – la trasformazione del mondo della Rete in un network sociale. Lucidamente Benedetto XVI, in questo messaggio, ci aiuta a capire come la società digitale non sia più pensabile e comprensibile attraverso i contenuti, ma debba considerare innanzitutto le relazioni: i social network sono sostanzialmente delle reti di relazioni, all’interno delle quali i contenuti vengono condivisi. Il Papa, quindi, nota che al tempo delle reti partecipative, l’uomo è sempre implicato direttamente, in prima persona in ciò che comunica e per questo invita tutti i credenti a una autenticità di vita molto impegnativa.

    D. - Da tempo lei non solo studia, ma ha un’esperienza diretta della Rete: come si può dare una testimonianza cristiana nel "continente digitale"?

    R. - Seguo ormai da dodici anni, per la rivista “Civiltà Cattolica”, l’evoluzione della Rete e anche alla luce di questa esperienza diretta posso confermarle quanto sia giustificato l’appello del Papa, quando afferma che testimoniare non significa solamente inserire in Rete i contenuti religiosi. Le sue parole vogliono mettere a riparo da una visione troppo ristretta, troppo limitata dell’annuncio e dell’evangelizzazione. Quindi, testimoniare in Rete significa testimoniare nel proprio profilo digitale se stessi e la propria fede. Da qui anche l’importante compito di riflettere su come la Rete stia cambiando il modo di pensare la fede, proprio perché Internet ormai fa parte della vita quotidiana e indubbiamente incide sulla capacità di comprendere la realtà e quindi di pensare anche e di vivere la fede. Per questo da quattro mesi gestisco il blog www.cyberteologia.it, proprio per riflettere su come la Rete e la cultura del ciberspazio pongano obiettivamente delle sfide: la nostra capacità di formulare e di ascoltare un linguaggio simbolico, che parli dei segni della trascendenza nella nostra vita di tutti i giorni. (mg)

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    Oggi in Primo Piano



    In Perù oggi voto di ballottaggio per eleggere il presidente

    ◊   Oggi, in Perù ballottaggio per l’elezione presidenziale. Sembra davvero tutta aperta la partita tra i due candidati usciti vincitori al primo turno: Keiko Fujimori, figlia del presidente-dittatore attualmente in carcere per violazione dei diritti umani e corruzione, e Ollanta Humala, ex militare deciso a seguire le orme del brasiliano Lula da Silva. Il 30% della popolazione vive ancora in povertà, ma il Paese registra una crescita a due cifre e, sul piano economico, entrambi promettono di distribuire il benessere accumulato negli ultimi cinque anni. In ogni caso, la campagna elettorale è stata segnata da accuse reciproche, come spiega, nell’intervista di Fausta Speranza, Luis Badilla, esperto della nostra emittente riguardo le vicende dell’America Latina:

    R. – I due candidati, sia quello che ha preso il primo posto nel primo turno, Humala, sia la signora Fujimori, si presentano all’elettorato con un’eredità, che riguarda il loro passato, piuttosto pesante. Questo è stato molto criticato da parte di tutti. Ora entrambi, che hanno una differenza di sette-otto punti riguardo al primo turno – Humala ha preso il 31 per cento e la signora Fujimori il 24 per cento – devono fare i conti con questo passato. Kiko Fujimori in prima persona no perché è piuttosto giovane. Ma dato che non si è mai dissociata dal padre e non ha mai accettato il fatto che il padre fosse etichettato come dittatore – è arrivata soltanto a dire che suo padre presiedeva un governo autoritario, negando tutte le violazioni dei diritti umani e tutto quello per cui il padre è oggi in carcere – viene vista un po’ come succeditrice dinastica del padre, anche perché tutto il team che c’è dietro di lei è lo stesso che aveva il padre. Per quanto riguarda Ollanta Humala, il problema è che ha 11 cause presso i tribunali per diversi motivi: corruzione, violenza privata e così via. A dire la verità – bisogna dirlo, perché lo afferma anche la stampa locale peruviana – il profilo personale di entrambi, seppur per motivi diversi, è abbastanza delicato e complesso. Quanto peserà tutto ciò nel risultato finale, ancora non lo sappiamo. Loro devono conquistarsi quel 45 per cento dei voti che hanno preso gli altri candidati rimasti fuori dal ballottaggio e lì c’è, sostanzialmente, la classe media peruviana, che sarà decisiva in questo turno elettorale.

    D. – Guardiamo al piano geopolitico regionale. Humala viene definito il “lulandino 2" e quindi, in caso di vittoria, si prefigura un asse preferenziale con il Brasile e forse anche con la Colombia. Nel caso vincesse invece la signora Fujimori, che cosa cambierà nell’equilibrio?

    R. – Secondo tutti gli analisti e secondo me, dal punto di vista geopolitico e dal punto di vista della proposta politica non ci sono molte differenze tra loro. Si tratta sostanzialmente di due proposto molto populiste, come diciamo in America Latina, affidate alla forza e al carisma del capo. I programmi sono diversi in molti aspetti, soprattutto per quanto riguarda i mezzi di produzione strategici, però, alla fin fine, sia l’uno sia l’altra hanno fatto davvero tante promesse che, è evidente, sarà impossibile soddisfare. Per quanto sia positivo il momento per la democrazia peruviana – e questo va sottolineato – è meno promettente, meno positivo per il futuro sia che vinca uno sia che vinca l’altra, Va poi ricordato che questo è un Paese che ha vissuto fino a pochi anni fa una gravissima instabilità politico-istituzionale e questa è un’eredità che sta lì, come una spada di Damocle, e giocherà un ruolo importante nel futuro del Paese.

    D. – In definita, in questa campagna elettorale, così avvelenata anche per via del passato dei candidati e così incentrata sulle questioni e prospettive economiche, c’è stato spazio per parlare di valori?

    R. – Se ne è parlato non in un modo molto approfondito. Spesso lo si è fatto in un modo violento, polemico, perché sono state chiamate in causa le unioni gay, il divorzio, l’eutanasia. Si è parlato cioè di tutti i temi cosiddetti “eticamente sensibili”, che preoccupano non solo la vecchia, cara Europa, ma anche l’America Latina ed altre regioni del mondo. Però, in realtà, non si è approfondita molto questa tematica. La voce della Chiesa, in questo senso, è rimasta purtroppo inascoltata. La Chiesa ha chiesto in diversi momenti di pronunciarsi con chiarezza e trasparenza su questi argomenti, però, alla fine, la necessità di conquistare voti – soprattutto in un ballottaggio – ha oscurato la verità di queste questioni eticamente sensibili. Saranno temi da sviluppare con il prossimo presidente. (vv)

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    Il cardinale Scherer: bisogna creare modi nuovi per portare il Vangelo agli uomini di oggi

    ◊   In questo momento della storia, “la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione”: è la sfida lanciata sabato scorso da Benedetto XVI ai partecipanti alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione da lui istituito l'anno scorso. Sui lavori del dicastero, il collega della redazione brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz, ha intervistato uno dei suoi membri più eminenti, il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile:

    R. – E’ stato un lavoro molto interessante. Ci siamo occupati anzitutto della definizione di quella che potrebbe essere la nuova evangelizzazione. Tutti si domandano: ma cosa è questa nuova evangelizzazione? Cosa deve essere? Si tratta di chiarire i concetti per poi andare alle azioni, alle strategie. Abbiamo anche guardato un po’ a quelle che potrebbero essere le competenze e le iniziative del Pontificio Consiglio che sta iniziando il suo lavoro ed è molto sostenuto dal Santo Padre. La creazione di questo Pontificio Consiglio è stata proprio un’idea del Santo Padre; una risposta a una sua personale preoccupazione dinanzi alla scristianizzazione dell’Europa e, ancor più, dinanzi alla crescita del laicismo e anche di altri fenomeni negativi nei confronti della religione della Chiesa, della questione di Dio. L’uomo di oggi forse si sente sempre più distante dalla fede: cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare? La Chiesa, certo, non si vuole arrendere e non si può arrendere dinanzi a questa situazione. D’altra parte, non è la prima volta che succede nella storia. In diversi momenti della storia della Chiesa, si è dovuta fare una cosa simile, una ripresa dell’evangelizzazione. Questo guardare alla storia ci aiuta anche a capire quello che dobbiamo fare oggi. Abbiamo fatto un po’ tutto questo in questi giorni.

    D. – L’incontro con il Santo Padre?

    R. – L’incontro con il Santo Padre è stato molto interessante. Lui ha ribadito la sua convinzione della necessità di una nuova evangelizzazione come un nuovo annuncio, il bisogno di andare nuovamente a evangelizzare e non smettere mai di farlo. La Chiesa, come in passato, anche oggi è missionaria, è evangelizzatrice. Ma la situazione è cambiata, i soggetti sono cambiati, e quindi dobbiamo creare forme nuove, dobbiamo capire i tempi nuovi per fare un nuovo discorso, anche se il Vangelo è sempre lo stesso. Il Papa ci ha detto questo.

    D. – Il contributo dell’America Latina e del Brasile a questo nuovo Pontificio Consiglio?

    R. – Il nostro contributo può essere di rilievo, perché abbiamo già un certo cammino di nuova evangelizzazione; almeno da 20 anni da noi si parla di nuova evangelizzazione. Ci sono già tante iniziative in atto ma soprattutto si è creata una mentalità, un consenso ecclesiale: c’è il bisogno di una nuova evangelizzazione. Tante nuove iniziative sono in atto per promuovere la nuova evangelizzazione. Certo, la nuova evangelizzazione non è un’azione isolata è tutto un insieme della vita ecclesiale che si deve rivolgere verso la missione: tutta la Chiesa si deve riscoprire missionaria. Perciò noi in America Latina, dopo la conferenza di Apareçida nel 2007, puntiamo molto su questo binomio discepoli-missionari: dobbiamo diventare veri discepoli, quindi approfondire la nostra vita cristiana, l’esperienza della fede, per diventare anche missionari. Non si diventa missionari se non si è discepoli. (bf)

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    Chiesa e Società



    Gmg Madrid, la fede corre anche sul web

    ◊   Proseguono senza sosta i preparativi per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg), che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto prossimi. L’ultima iniziativa degli organizzatori, ma solo in ordine di tempo, riguarda l’invio di sms da parte dei responsabili dei gruppi giovanili presenti a tutti i giovani iscritti, in modo che ogni ragazzo possa ricevere un sms del Papa per tutti i giorni in cui parteciperà alla Gmg. In rete, tra Facebook, Twitter e Tuenti sono già 250 mila i giovani che seguono la preparazione dell’evento e ai quali si raccomanda, in caso abbiano bisogno di vitto e alloggio durante tutta la settimana, di iscriversi entro il 30 giugno. Il 15 giugno, invece, scade il termine d’iscrizione per i giovani con disabilità. Infine, riporta la Zenit, la Delegazione diocesana di Insegnamento di Madrid ha messo on line (all’indirizzo www.edelvivesjmj2011.com) un nuovo sito web con materiali didattici e lezioni di religione, inerenti alle tematiche care alla Gmg, che quest’anno ha per tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Il materiale multimediale, corredato da oltre 50 attività pratiche, è organizzato in tre blocchi: la storia e la natura della Gmg, il messaggio di Benedetto XVI per i giovani presenti a Madrid, l’approfondimento del tema scelto attraverso figure come Madre Teresa di Calcutta e realtà vive in seno alla Chiesa, quali Manos Unidas e Caritas. (R.B.)

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    Brasile: al via lunedì la settimana di formazione missionaria per parroci e vicari

    ◊   La prima settimana di formazione missionaria del Brasile per parroci e vicari si terrà a Brasilia dal 6 al 10 giugno. A organizzarla, come riferisce la Fides, saranno le Pontificie opere Missionarie (Pom) brasiliane, in collaborazione con il Centro Culturale missionario (Ccm). L’iniziativa risponde agli auspici della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano, che nel documento di Aparecida parla della necessità di “un risveglio missionario in tutta la Chiesa dell’America Latina e dei Caraibi”, comprese le parrocchie “cellule vive della Chiesa”. Proprio per consentire a parroci e vicari di avere l’opportunità di “una riflessione approfondita e di uno scambio sulle parrocchie missionarie”, il direttore nazionale delle Pom, padre Camilo Pauletti, e il segretario esecutivo del Ccm, padre Estêvão Raschietti, hanno promosso la Settimana di formazione. Questa segue un’altra iniziativa analoga, destinata ai formatori dei seminari, che si è tenuta dal 23 al 27 maggio scorsi. Vi hanno partecipato 32 formatori, dopo che il primo congresso missionario nazionale dei seminaristi, che si è svolto nel luglio 2010 a Brasilia, aveva richiesto che i formatori presentassero anche la tematica missionaria. (D.M.)

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    A Fatima il 9 e 10 giugno il Pellegrinaggio dei bambini

    ◊   Un pellegrinaggio interamente dedicato ai più piccoli, che mira a sviluppare nei bambini l’atteggiamento di adorazione di Dio Santissima Trinità. Questa l’iniziativa di quest’anno di padre Virgilio Antunes, rettore del Santuario di Fatima, in Portogallo, che in occasione del centenario delle apparizioni ha organizzato, per il 9 e il 10 giugno prossimi, il Pellegrinaggio dei bambini in loco, sul tema “Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi adoro”. “Nel credente l’atteggiamento di adorazione è il riconoscimento della trascendenza di Dio – ha spiegato padre Antunes – è l’accettazione del Suo mistero, il desiderio di onorarlo e glorificarlo profondamente”. Nelle settimane precedenti, i bambini sono chiamati - per prepararsi all'evento - a "scoprire un tesoro" che sarà poi portato a Fatima nei giorni del pellegrinaggio. I giorni dell’iniziativa, riporta la Zenit, saranno scanditi da un percorso all’insegna della contemplazione della trascendenza di Dio: il 9 giugno, visita ai luoghi delle apparizioni, offerta di fiori alla Madonna nella Cappellina e la celebrazione “Con l’Angelo, adoriamo il Signore” nella chiesa della Santissima Trinità; il 10, che in Portogallo è anche festa nazionale, le celebrazioni “Tutta la creazione loda il Signore” e “Il mio tesoro sei Tu, Signore”, la recita del Rosario e l’Eucarestia. (R.B.)

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    Papua Nuova Guinea: l’impegno dei Francescani nelle province più remote

    ◊   I missionari Francescani continuano il loro impegno nelle province più remote della Papua Nuova Guinea. Nella provincia di Sandoun, nell’area nordoccidentale del Paese, nel pieno della giungla, tra 1998 e 2008 ha operato da solo padre Piotr Rzucidlo, di origine polacca, dopo che il volontario che si trovava con lui scelse di tornare a casa. Come riferisce la Fides, padre Piotr, che oggi ha 42 anni, ha tra le altre cose costruito con le sue mani una chiesa, a Nuku, dove ora è stato raggiunto da un confratello, frate Lukasz Kwiatkowski, di 29 anni. Il compito di padre Piotr sarà di affiancarlo per aiutarlo ad ambientarsi e a comprendere la cultura locale, poi frate Lukasz lo sostituirà e rimarrà sul posto con tre nuovi frati Francescani guineani. Padre Lukasz ammette di essere spaventato dalla nuova esperienza, ma considera altrettanto certo che Dio gli darà la forza di andare avanti nella sua missione. I Francescani sono presenti in quella zona del Paese fin dagli anni della Seconda Guerra mondiale, e nel 1984 c’è stata la prima ordinazione francescana locale (D.M.)

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    Pakistan: la scuola pubblica ha pochi fondi, in crescita le iscrizioni alle madrase

    ◊   Le scuole pubbliche in Pakistan soffrono di numerosi problemi per la mancanza di fondi, e gli allievi si rivolgono sempre più alle madrase, le scuole islamiche. Lo riferiscono alla Fides fonti della società civile locale, dopo la pubblicazione da parte del governo della “Economic Survey of Pakistan 2010-2011”, in occasione della presentazione della legge finanziaria. Sono gli stessi dati ufficiali a documentare che nel 43% delle scuole manca l’acqua potabile e nel 55% i servizi igienici, situazione che, in alcuni casi, dura da anni. Sono oltre 100 mila le scuole pubbliche non servite dalla corrente elettrica, e 16 mila quelle che non hanno a disposizione un edificio. Particolarmente grave è la situazione delle scuole rurali, carenti dal punto di vista delle strutture e della presenza di insegnanti. Le fonti di Fides definiscono “disastroso” questo stato dell’istruzione pubblica, spiegando che genera e rende comprensibile l’aumento vertiginoso degli iscritti alle madrase, le quali, notano, spesso trasmettono una visione restrittiva ed estremista dell’Islam. Nel rapporto governativo l’istruzione è considerata “centrale nella strategia di sviluppo di una nazione”, e portatrice di un “ruolo vitale” nella formazione. Il budget destinato a questo settore è tuttavia stato tagliato a 9,2 milioni di rupie nell’ultima legge finanziaria, contro gli 11,3 della precedente, denaro che viene utilizzato soprattutto per i salari degli insegnanti. In Pakistan, informa infine il rapporto, il tasso di alfabetizzazione è del 57,7%, ma esistono disparità tra aree urbane (73,2%) e rurali (49,2%) e anche tra uomini (69,5%) e donne (45,2%). (D.M.)

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    Trevi nel Lazio: convegno su “Ragioni del cuore e frontiere della bioetica”

    ◊   “Presenza-cura-famiglia. Le ragioni del cuore e le frontiere della bioetica”. Questi temi, riferisce il Sir, saranno le linee guida del IV Convegno internazionale di bioetica, che si svolgerà a Trevi nel Lazio, il 24 e il 25 giugno prossimi, e sarà aperto dal saluto del vescovo di Anagni, mons. Lorenzo Loppa. Articolato in tre sessioni, dedicate rispettivamente a “La presenza”, “Etica della cura” e “Reciprociità della sofferenza”, il convegno vedrà l’intervento di molti prestigiosi relatori. La prolusione iniziale, su “La vita del morente”, sarà pronunciata da mons. Cataldo Zuccaro, rettore della Pontificia Università Urbaniana. Carlo Ambrogio Setti, dell’Idi, parlerà invece di “Cura e terapia nei testi biblici”, mentre Pierluigi Bruschettini, dell’Ospedale Gaslini di Genova, interverrà sul tema “La maternità tra natura e cultura”. A “l’Igv e il problema dell’eugenismo” sarà dedicato l’intervento di pasquale Giustiniani, dell’Università Federico II di Napoli. La prima sessione si chiuderà con l’intervento videoregistrato di Mario Melazzini, presidente dell’associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. Nella mattinata di sabato 25, tra gli altri, parlerà mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali, che affronterà l’argomento “Bioetica e comunicazione”. Nel pomeriggio, invece, si parlerà di “sofferenza al femminile” e dei “risvegli” dal coma. (D.M.)

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    La ricerca: un bambino su sei ha ancora paura del terremoto dell’Aquila

    ◊   “Bambini e catastrofi naturali: quale salute mentale?”. Dice tutto il titolo del convegno di due giorni che tra Roma e L’Aquila ha riunito i maggiori esperti del mondo che studiano gli effetti sui minori dei disastri naturali come i terremoti. I risultati dell’indagine condotta, la prima di questo genere mai realizzata, su 550 bimbi, fra i 3 e i 5 anni, e su 1200 minori, tra i 6 e i 14, ha evidenziato che un bambino su sei porta ancora dentro di sé, a due anni di distanza, l’orrore del sisma dell’Aquila: paura, terrore, senso di impotenza. L’indagine, precisa la Fides, è stata promossa dall’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani), con il coordinamento scientifico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, il sostegno della Caritas e la collaborazione dei pediatri abruzzesi che hanno aderito volontariamente all’iniziativa, coinvolgendo nel progetto 1800 bambini. Nella due giorni, infine, gli esperti hanno discusso anche della possibilità di applicare il modello scientifico messo a punto in Italia ad altre aree del mondo, come Haiti, il Giappone o il sud della Spagna. (R.B.)

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    Autismo: l’Idi lancia due progetti di "pet therapy" per contrastarlo

    ◊   Contro l’autismo, collaboreranno tra loro l’ospedale romano Idi, il Bioparco della capitale e il parco acquatico Zoomarine. L’Idi sta infatti portando avanti due diversi programmi di "pet therapy" per bambini affetti da autismo, che coinvolgeranno, rispettivamente, delfini e lemuri. Il primo progetto è il proseguimento di un’esperienza iniziata lo scorso anno, quando un gruppo di bambini tra gli 8 e i 14 anni, affetti da autismo, ha iniziato a frequentare la Baia dei pinnipedi (foche e leoni marini) di Zoomarine, con l’assistenza di genitori, terapeuti e addestratori. “L’incontro con animali insoliti e sorprendenti ha gradualmente aiutato i bambini a emergere dal proprio sommerso, e ha fatto affiorare nuove capacità relazionali, giungendo persino a interagire in maniera autonoma, spiega il prof. Davide Moscato, direttore del Centro di Pet Therapy dell’Idi, che esiste da dieci anni e vanta anche una piccola fattoria. Visto il successo dell’esperienza, chiarisce il direttore di Zoomarine, Stefano Cigarini, è venuto il momento “di ‘prendere il largo’, passando dalla Baia dei pinnipedi all’Isola dei delfini, che agli occhi di un bambino appariranno più stupefacenti e comunicativi delle otarie, determinando un’emozione ancora più intensa, e offendo l’opportunità di un contatto più ravvicinato”. Il secondo progetto invece coinvolge il Bioparco e i lemuri che questo ospita: il programma, fa notare il presidente della struttura, Paolo Giuntarelli “esalta la funzione solidaristica, oltre che didattica, del Bioparco”. “Ci auguriamo – prosegue – che i lemuri, con il loro approccio affettuoso e solare, possano stimolare i bambini autistici a uscire, a piccoli passi, dalla foresta dell’isolamento”. (D.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen: Saleh in Arabia Saudita, "interim" al vice. Ancora morti nonostante la tregua

    ◊   Si continua a morire nello Yemen: oggi la cronaca riferisce di almeno sette morti a Sana’a e a Taiz, che vanno ad aggiungersi alle 12 vittime di ieri sera a Zinjibar, nel sud del Paese. Tutto questo nonostante la tregua decretata con la mediazione dell’Arabia Saudita, dove Saleh si è rifugiato dopo essere stato ferito, ma da dove tornerà entro pochi giorni. L’opposizione fa sapere che si batterà contro il suo ritorno. Il servizio di Roberta Barbi:

    È cambiato il presidente, anche se temporaneamente, ma non è cambiata la situazione nello Yemen, dove la tensione resta altissima, soprattutto nella capitale Sana’a, in cui la tregua mediata dall’Arabia Saudita non ha fermato cannonate ed esplosioni nel distretto di Hasaba, teatro negli ultimi giorni degli scontri tra le forze lealiste e la tribù di Hashed, né ha bloccato l’attacco a una caserma affiliata a un gruppo di militari passati con l’opposizione. Intanto, nel sit-in permanente nei pressi dell’Università, molti giovani hanno celebrato quello che considerano “il crollo del regime”, dopo che ieri il vicepresidente, Abd-Rabbu Mansour Hadi, ha assunto ufficialmente le funzioni di presidente e di comandante supremo delle Forze armate, in seguito alla partenza di Saleh, riparato in Arabia Saudita per curare le ferite riportate nell’attacco al Palazzo presidenziale di venerdì scorso. Oggi, il presidente ad interim ha incontrato l’ambasciatore americano a Sana’a per discutere della situazione e successivamente conferirà con alcuni esponenti dell’esercito e con i figli di Saleh, stando ai quali il presidente dovrebbe tornare nello Yemen e riprendere a governare entro pochi giorni. Ma nel Paese si continua a sparare: a Taiz, nel sudovest, sono rimasti uccise cinque persone, tra cui alcuni membri della Guardia repubblicana, mentre ieri sera diversi convogli militari sono stati attaccati nel sud, a Zinjibar, una località che, secondo le autorità, sarebbe nelle mani di al Qaeda.

    Medio Oriente
    La tv di Stato siriana riferisce oggi di tre morti, tra i quali un bambino, e cinque feriti, dei quali tre in gravi condizioni, nel corso delle manifestazioni filopalestinesi indette in occasione della Giornata della Naqsa, cioè il 44.mo anniversario della guerra dei Sei giorni. Secondo l’emittente, i soldati israeliani schierati a Tsahal, nei pressi delle alture del Golan hanno aperto il fuoco contro gli attivisti che stavano tentando di superare la barriera. Intanto, il premier israeliano, Netanyahu, ha fatto sapere che sta valutando l’iniziativa francese di una conferenza di pace israelo-palestinese da tenersi tra alcune settimane a Parigi, iniziativa cui ha già aderito il presidente dell’Anp, Abu Mazen, e contro la quale si è espressa Hamas.

    Siria
    È sciopero generale in segno di lutto, oggi a Hama, la città nel nord del Paese dove venerdì scorso, negli scontri con la polizia, sono morte 48 persone. Intanto, è arrivata la denuncia del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, della chiusura di Internet e e dello spegnimento di diverse reti di telefonia cellulare in gran parte del Paese.

    Pakistan
    È di sette morti e 11 feriti il bilancio dell’attentato di oggi a Peshawar, dove un ordigno comandato a distanza è esploso a una fermata dell’autobus, nei pressi di un bazar. A Gujranwala, inoltre, nel nordest della provincia del Punjab, l’esplosione di una conduttura di gas ha causato tre vittime e una decina di feriti.

    Afghanistan
    Un soldato del contingente internazionale Isaf a comando Nato è morto oggi nell’Afghanistan meridionale nel corso di un attacco degli insorti. Lo ha detto la stessa Forza internazionale di assistenza alla sicurezza da Kabul, che riferisce anche di altri due militari morti a est nello schianto di un elicottero. Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta.

    Iraq
    Forse un missile o una bomba gli inquirenti stanno indagando ha colpito oggi uno stabilimento petrolifero a Zubair, in Iraq, causando l’interruzione delle operazioni di pompaggio.

    Iran
    Decine di persone sono state arrestate durante la cerimonia funebre di Haleh Salebi, la dissidente iraniana morta nei giorni scorsi durante il funerale del padre, a causa di un attacco di cuore dopo uno scontro con le forze dell’ordine. Centinaia di persone hanno partecipato alla cerimonia in suo onore.

    Vietnam
    Centinaia di persone hanno manifestato oggi davanti alle sedi diplomatiche cinesi di Hanoi e Ho Chi Minh City per quella che ritengono una violazione della sovranità nazionale del Vietnam. L’accusa ad alcune navi cinesi è quella di aver provocato una nave vietnamita nei pressi delle Isole Spratly, il cui possesso da tempo è conteso non solo dai due Paesi, ma anche da Filippine, Taiwan, Malaysia, Indonesia e Brunei.

    Cina
    Sono tutti morti i 21 minatori rimasti intrappolati in due diverse miniere allagate in Cina. Il primo incidente è avvenuto il 29 maggio a Guiyang, dove sono rimasti coinvolti 13 minatori; il secondo il 31 maggio nella contea di Dushan, dove sono morti in otto.

    Libia
    Seconda giornata di missione, oggi, per gli elicotteri Apache britannici che hanno distrutto nell’area di Brega una serie di postazioni lanciamissili delle truppe di Gheddafi. A Tripoli, intanto, sono state avvertite diverse esplosioni. Nella giornata di ieri, i raid aerei dell’Alleanza atlantica hanno danneggiato due chiese copte a Misurata e Tripoli, mentre è stato profanato in cimitero di Hammangi a Tripoli, dove sono custoditi anche i resti di ottomila italiani espatriati in Libia.

    Tunisia
    La Guardia costiera locale ha ripescato oggi i primi 20 corpi degli oltre 200 migranti dispersi dopo il naufragio di un peschereccio libico al largo delle Isole Kerkennah, nel sud del Paese. Il barcone, con oltre 800 persone a bordo, era diretto a Lampedusa, ma è affondato martedì scorso.

    Egitto
    Il Tribunale speciale egiziano ha rinviato a giudizio ben 48 persone per gli scontri del 7 maggio scorso tra musulmani e copti che causarono diversi morti e feriti al Cairo, nel quartiere di Imbaba. Tra questi, 22 sono stati arrestati in via precauzionale, altri 26 sono ricercati.

    Kenya
    Almeno 28 persone sono rimaste ferite oggi nell’esplosione avvenuta all’interno di un negozio di ferramente a Nairobi, situato nei pressi di una stazione di servizio. Secondo le prime ricostruzioni della polizia, si tratterebbe di un attentato.

    Sudan
    Il governo di Khartoum ha respinto oggi la richiesta fatta nei giorni scorsi dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, di ritirarsi dalla regione di Abyei, contesa tra il Nord e il Sud del Paese.

    Usa
    È emergenza incendi in Arizona, dove le fiamme stanno divorando gran parte della zona montuosa della parte centroorientale dello Stato, con cenere e fumo arrivati a lambire quasi Albuquerque, in New Mexico.

    Cile
    Le autorità cilene hanno provveduto all’evacuazione di circa 3.500 persone nella regione di Los Rios, a causa delle scosse sismiche e dell’eruzione del vulcano Puyehue-Cordo Caulle, entrato ieri in attività. Il governo ha specificato che non ci sono pericoli imminenti, che le ceneri continueranno a cadere per altre 24 ore e che viene costantemente monitorata la situazione nell’area di Bariloche, centro turistico della Patagonia argentina, dove è stato chiuso l’aeroporto.

    Batterio killer
    È ancora sconosciuta l’origine della tremenda variante del batterio Escherichia Coli che in Europa ha già ucciso una ventina di persone. Le autorità sanitarie tedesche stanno concentrando l’attenzione su un ristorante di Lubecca e su una festa ad Amburgo, mentre il numero dei contagi in Germania sale ufficialmente a 2001. Intanto, la Commissione europea ha convocato per martedì una riunione straordinaria del Comitato di gestione per discutere le misure contro la crisi che sta attraversando il settore ortofrutticolo in conseguenza dell’epidemia che ha cambiato i consumi dei cittadini.

    Portogallo
    Si sono aperti questa mattina alle 9 e si chiuderanno alle 21 i seggi elettorali in Portogallo, dove oltre nove milioni di elettori sono chiamati a votare per le politiche anticipate. Il favorito della vigilia è il partito di opposizione di centrodestra, e comunque chi guiderà il governo dovrà attuare le misure di salvataggio finanziario negoziate con Ue e Fmi.

    Macedonia
    Macedonia al voto, oggi, per le elezioni politiche anticipate indette ad aprile dopo una crisi di governo. La sfida riguarda principalmente il partito conservatore del premier uscente e l’Unione socialdemocratica, ma sono tre i partiti in lizza che rappresentano la minoranza albanese nel Paese, che ammonta a circa due milioni di persone.

    Slovenia
    Importante referendum, oggi, in Slovenia: è richiesta la consultazione della popolazione sulla riforma del sistema pensionistico, un banco di prova per il governo del premier Pahor. Al voto anche una legge per contrastare il lavoro nero e una sui beni d’archivio. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 156

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.