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Sommario del 04/06/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Zagabria: la Croazia aiuti l’Europa a ravvivare i valori cristiani
  • Mons. Eterović: il Papa invita i cristiani a testimoniare la fede anche nella vita pubblica
  • Il Papa: la Croazia nell'Ue difenda il primato cristiano dell'uomo da burocrazia e astratto razionalismo
  • Mons. Zupan: far sentire la voce delle tante famiglie che vivono la fede nel silenzio dei mass media
  • Telegramma del Papa al presidente Napolitano: l'Italia sostenga la famiglia con adeguati interventi
  • Rinunce e nomine
  • Mons. Tomasi all'Onu: resta molto da fare per eliminare la violenza contro le donne nel mondo
  • Sostegno per il Sud Sudan: l’editoriale di padre Federico Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Guerra civile nello Yemen: ferito il presidente Saleh
  • In 600 piazze d'Italia l'iniziativa dell'associazione Auser: pasta contro la mafia
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Batterio killer: il bilancio sale a 19 vittime, falso allarme in Italia
  • Una giornata in difesa della vita promossa dalla Missione della Santa Sede all'Onu
  • Pakistan: niente fondi per le minoranze nella Finanziaria
  • Bangladesh: piano del governo per integrare le scuole islamiche nel sistema pubblico
  • Il messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata mondiale dell'Ambiente
  • Nepal: una spedizione di alpinisti e sherpa pulisce l’Everest dai rifiuti
  • Presto in Terra Santa un nuovo monastero benedettino
  • Bolivia: assemblea della pastorale sociale Caritas
  • Hong Kong: successo della raccolta fondi annuale della Caritas
  • Marina militare e Ospedale Bambino Gesù insieme per i bambini con malattie rare
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: folla ad Hama ai funerali dei manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Zagabria: la Croazia aiuti l’Europa a ravvivare i valori cristiani

    ◊   Testimoniare i valori morali fondamentali che sono alla radice “del vivere sociale e dell’identità” dell’Europa e conservare e ravvivare il patrimonio comune di valori umani e cristiani. Questo l’auspicio di Benedetto XVI per la Croazia e tutto il Vecchio Continente, arrivando questa mattina a Zagabria, per il suo 19.mo viaggio apostolico internazionale. Dopo aver ricordato le visite in Croazia del suo predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, il pensiero del Papa è andato alle famiglie croate che celebrano la loro prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche. Il servizio della nostra inviata a Zagabria, Giada Aquilino:

    Una nazione che fin dalle origini “appartiene all’Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei suoi figli”. Con queste parole Benedetto XVI ha voluto ritrarre la Croazia, giungendo questa mattina attorno alle 10.45 – in anticipo di un quarto d’ora sul programma - all’aeroporto internazionale “Pleso” di Zagabria, per il suo 19.mo viaggio apostolico internazionale in occasione della prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate. Ad accoglierlo il nunzio apostolico in Croazia, l’arcivescovo Mario Roberto Cassari, il presidente croato Ivo Josipović, l’arcivescovo di Zagabria, il cardinale Josip Bozanić, e il presidente della Conferenza episcopale croata, l’arcivescovo Marin Srakić, autorità civili e religiose. Tra i fedeli presenti, anche una famiglia in abiti tradizionali, con cinque figli, che ha offerto dei fiori al Papa.

    “Srdačno pozdravljam ljubljenu hrvatsku zemlju”...
    Benedetto XVI ha salutato in croato quella che ha definito l’“amata terra croata” e ha ringraziato il presidente Josipović, che nel suo discorso aveva ricordato la lunga tradizione cristiana della Croazia, parlando del “cattolicesimo come elemento essenziale dell’identità nazionale e culturale” e ricordando il ruolo chiave della Santa Sede nella storia del Paese, ora proiettato verso l’Unione Europea. Il pensiero di Benedetto XVI è andato quindi alle tre visite compiute in Croazia dal Beato Giovanni Paolo II nel 1994, 1998 e 2003. Il Papa – parlando in italiano - ha quindi ricordato la “lunga storia di fedeltà” che lega la Croazia alla Santa Sede: “oltre tredici secoli di forti e speciali legami, sperimentati e consolidati in circostanze talvolta difficili e dolorose”, ha detto. Parlando invece di altri legami, quelli della Croazia all’Europa, il Pontefice ha riflettuto sulle radici del Vecchio Continente:

    "Le sfide che derivano dalla cultura contemporanea, caratterizzata dalla differenziazione sociale, dalla poca stabilità, e segnata da un individualismo che favorisce una visione della vita senza obblighi e la ricerca continua di 'spazi del privato', richiedono una convinta testimonianza e un dinamismo intraprendente per la promozione dei valori morali fondamentali che sono alla radice del vivere sociale e dell’identità del vecchio Continente".

    A vent’anni dalla proclamazione dell’indipendenza, nel 1991, e “alla vigilia della piena integrazione della Croazia nell’Unione Europea”, proprio la storia di questo Paese “può costituire un motivo di riflessione per tutti gli altri popoli del Continente”, aiutandoli “a conservare e a ravvivare l’inestimabile patrimonio comune di valori umani e cristiani”:

    "Possa così questa cara Nazione, forte della sua ricca tradizione, contribuire a far sì che l’Unione Europea valorizzi appieno tale ricchezza spirituale e culturale".

    Benedetto XVI ha quindi ricordato il motto del suo viaggio,”Insieme in Cristo”, per la prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate, che lo porterà domani a celebrare la Santa Messa all’Ippodromo di Zagabria:

    "Questo importante momento sia occasione per riproporre i valori della vita familiare e del bene comune, per rafforzare l’unità, ravvivare la speranza e guidare alla comunione con Dio, fondamento di condivisione fraterna e di solidarietà sociale".

    Ringraziando tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione della visita e “dinanzi alle sfide che interpellano oggi la Chiesa e la società civile”, il Santo Padre ha invocato sulla Croazia e sui suoi abitanti “l’intercessione e l’aiuto del Beato Alojzije Stepinac”, il cardinale croato tanto venerato dalla popolazione, morto martire nel 1960 per le conseguenze di una dura prigionia sotto il regime comunista di Tito:

    "Possa egli accompagnare le giovani generazioni a vivere in quella carità che spinse il Signore Gesù Cristo a donare la vita per tutti gli uomini".

    Al termine della cerimonia di benvenuto, pregando per il patrono della Nazione, San Giuseppe, e la Vergine Maria, “Fidelissima Advocata Croatiae”, il Papa si è trasferito al palazzo presidenziale di Zagabria, sui pendii del monte Medvenica, per una visita di cortesia al presidente della Repubblica. Esperto del diritto, il capo dello Stato Josipović è un apprezzato autore di opere di musica classica contemporanea. Per questo, nello scambio dei doni, il Pontefice, anch'egli amante della musica, ha regalato al presidente un volume di Codices Cantorum Miniature, che illustra i manoscritti miniati della Cappella Sistina. A Benedetto XVI, il presidente Josipovic ha donato una riproduzione della prima canna di "do" del più antico organo esistente nella parte settentrionale della Croazia. Quindi alla nunziatura apostolica, sulla collina di Ksaver, il Papa ha incontrato la presidente del governo, Jadranka Kosor. Dopo il colloquio privato c'è stato lo scambio dei doni: un trittico di medaglie del pontificato da parte del Papa, un crocifisso in oro e argento e la riproduzione di un evangeliario dell’XI secolo da parte della premier. Nei colloqui con il presidente e il premier sono stati affrontati i temi della famiglia, dei giovani e dell'educazione. Nel pomeriggio, il Pontefice incontrerà al Teatro nazionale croato gli esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e i leader religiosi. Verso sera, sarà il momento dell’abbraccio dei giovani croati a Benedetto XVI, nella veglia di preghiera in Piazza Josip Jelacić.

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    Mons. Eterović: il Papa invita i cristiani a testimoniare la fede anche nella vita pubblica

    ◊   Accompagna il Papa nel suo viaggio apostolico anche mons. Nikola Eterović, presule croato e segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Una delle nostre inviate a Zagabria Tracey McClure lo ha intervistato:

    R. – Il Santo Padre viene in Croazia per rafforzare l’amore per Dio e per il prossimo per ravvivare la speranza cristiana in Dio e anche nella vittoria del bene di fronte a tante manifestazioni del male che ci sono oggi nel mondo e anche in Croazia. La società in Croazia adesso è in una fase di passaggio da una società ex comunista che deve curare le ferite ancora aperte di un regime ateo che ha lottato contro la Chiesa ma allo stesso tempo deve confrontarsi con una società aperta al secolarismo, al liberalismo, che alcune volte assume manifestazioni molto violente soprattutto nel campo dei mass media. La visita del Santo Padre aiuterà la Chiesa in Croazia a riflettere sull’essenziale, sul Vangelo e sulla chiamata a essere cristiani a livello personale e familiare, ma anche a livello sociale e pubblico perché i cristiani, soprattutto i laici, devono testimoniare la loro fede cristiana nell’ambiente dove lavorano e sono chiamati ad animare con i valori cristiani la realtà temporale nel campo della cultura, dell’economia e della politica.

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    Il Papa: la Croazia nell'Ue difenda il primato cristiano dell'uomo da burocrazia e astratto razionalismo

    ◊   Un popolo che vive la fede “con il cuore” e che guarda “con grande gioia”, e qualche cautela, all’ingresso del proprio Paese nell’Unione Europea. Sono le due immagini che stamattina Benedetto XVI ha regalato della gente croata, durante il suo tradizionale incontro con i giornalisti a bordo del volo diretto a Zagabria. Il Papa ha risposto a tre domande dei cronisti, che gli hanno anche chiesto una riflessione sul Beato cardinale Stepinac. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Noi non siamo Balcani, ma siamo Mitteleuropa”. C’è più dell’orgoglio nelle parole dei cardinali croati Sipac, Kuharic, Posanic, che Benedetto XVI cita al cospetto dei giornalisti, che gli domandano della Croazia e del suo ingresso nell’Unione Europea. C’è in quelle parole la consapevolezza di un Paese che – riconosce il Papa – si colloca dove “storicamente e culturalmente” è sempre stato, “nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura”. Per questo, il Pontefice ritiene “che il sentimento prevalente sia quello di gioia”, per un approdo in quelle strutture comunitarie che oggi esprimono la nuova unità continentale. E tuttavia, osserva con realismo Benedetto XVI:

    “Si può capire anche un certo scetticismo se un popolo numericamente non grande entra in questa Europa già fatta e già costituita. Si può capire che forse c’è una paura di un burocratismo centralistico troppo forte, di una cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia, della ricchezza della storia e anche della ricchezza della diversità storica (...) L’identità europea è un’identità propria nella ricchezza delle diverse culture, che convergono nella fede cristiana, nei grandi valori cristiani”.

    Le radici cristiane sono il cuore della questione. Il Papa ha augurato che – “nel processo reciproco di dare e avere” rappresentato dall’ingresso nell’Ue – la Croazia possa rafforzare, “contro un certo razionalismo astratto”, la “storicità” e la “ricchezza” che le viene da una cultura intrisa di Vangelo. Quella cultura peraltro subito evidenziata da Benedetto XVI nella prima risposta, quando ha rievocato le due visite compiute da cardinale in Croazia. Ho visto, ha detto, una pietà popolare “molto simile a quella delle mie terre” e una fede realmente incarnata:

    “Una fede vissuta con il cuore, dove il soprannaturale diventa naturale e il naturale è illuminato dal soprannaturale. E così ho visto e vissuto questa Croazia, con la sua millenaria storia cattolica, sempre molto vicina alla Santa Sede ... Ho visto che qui c’è una fratellanza molto profonda nella fede, nella volontà di servire Dio per l’uomo, nell’umanesimo cristiano. In questo senso, mi sembra, c’è un collegamento naturale in questa vera cattolicità, che è aperta a tutti e che trasforma il mondo, o che vuol trasformare il mondo secondo il progetto del Creatore”.

    La terza risposta ai cronisti sull’aereo è stata un breve e intenso ritratto del cardinale Stepinac. Ricordando come, prima contro il regime degli ustascia, strumentalizzato da Hitler, e poi contro il regime comunista, il Beato Stepinac abbia combattuto contro due ideologie antiumane e difeso “il vero umanesimo”, quello che dipende dalla presenza di Dio, che dona all’uomo la sua dignità. In definitiva, ha concluso Benedetto XVI, il destino del Beato Stepinac si può sintetizzare …

    “…in due lotte diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio non solo per i croati, ma per tutti noi”.

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    Mons. Zupan: far sentire la voce delle tante famiglie che vivono la fede nel silenzio dei mass media

    ◊   Sullo sfondo dei primi appuntamenti di Benedetto XVI a Zagabria si staglia il grande raduno delle famiglie cattoliche croate, che domani vivranno il clou della visita pastorale con la Messa che il Papa presiederà nell'area del grande Ippodromo cittadino. Ma già questa sera, alla Veglia di Benedetto XVI con i giovani, ci saranno anche i genitori dei ragazzi a pregare con il Pontefice, nella Piazza Josip Jelačić di Zagabria. La nostra inviata, Giada Aquilino, ha intervistato i coniugi Guido e Verica Kraš Villa. La signora Villa, in particolare, è la coordinatrice della veglia delle famiglie e ne descrive i momenti più significativi:

    R. - (moglie) Abbiamo preparato un’azione che si chiama “Guardia di Pietro”: una preghiera che unisce le famiglie, che pregano ogni sera il Rosario e una speciale preghiera simile al credo: non è il Credo, ma un credo croato, composto nel 1979, quando abbiamo festeggiato 1.100 anni delle relazioni tra la Croazia e la Santa Sede. Inizialmente abbiamo organizzato questa preghiera tra i gruppi-famiglie; poi abbiamo organizzato il forum dei gruppi-famiglie ed abbiamo coinvolto più o meno 25–30 mila famiglie in tutta la Croazia: questo vuol dire circa 100 mila persone, che ogni sera pregano per il Papa nelle loro famiglie. In questi giorni, facciamo la Novena alla Sacra Famiglia, che precede l’incontro con il Papa.

    R. – (marito) Vorrei aggiungere una cosa: le famiglie hanno pregato per il successo della visita di Benedetto XVI in Croazia. E per il successo della visita non è stato inteso che ci fossero delle folle immense, ma che le parole del Santo Padre entrassero nei nostri cuori e noi fossimo pronti non solo ad ascoltare, ma poi a mettere in pratica le parole del Santo Padre.

    D. – In questo cammino che state compiendo, accanto a voi, c’è il piccolo Ivan Karol, vostro figlio, perché si chiama Ivan Karol?

    R. – (moglie) Perché noi da sempre volevamo chiamare il nostro bambino con il nome del Papa Ivan Pavle, cioè Giovanni Paolo. Noi abbiamo perso un bambino prima di Ivan, che si chiamava Ivan Pavle; quando sono rimasta nuovamente incinta avevo dei problemi e c’era un pericolo per Ivan: abbiamo pregato il Papa affinché lo salvasse… Per questo gli abbiamo dato il nome di Papa Karol! (ma)

    Sulla Giornata delle famiglie e sulla situazione dell'istituto familiare in Croazia, Giada Aquilino ha intervistato mons. Valter Zupan, vescovo di Krk, presidente della Commissione per la Famiglia e la Vita della Conferenza episcopale croata:

    R. - Abbiamo visto che c’è davvero bisogno di organizzare le famiglie, poiché da noi la maggioranza di esse seguono le iniziative del Santo Padre, seguono quanto dice la Chiesa, però, la loro voce non si sente: si sente la voce dei mass media che danno tutta un’altra impressione. Perciò abbiamo voluto, in un certo modo, organizzare le famiglie per dare una voce a queste famiglie. E il Santo Padre ha accolto l’invito dei vescovi croati ed è voluto venire proprio a presiedere l’Incontro delle famiglie. Questo, per noi, è un grande avvenimento!

    D. - Quali sono i problemi delle famiglie croate, oggi?

    R. - Sono un po’ i problemi che interessano le famiglie in tutta l’Europa: la disgregazione, i divorzi… Possiamo dire, però, che in Croazia c’è ancora una bella percentuale di famiglie che veramente segue la Chiesa e ha una vita religiosa. Da noi, per esempio, l’88% dei bambini delle scuole medie frequenta l’insegnamento della religione a scuola e così avviene anche nelle scuole superiori. Si può dire, insomma, che la nostra gente è ancora abbastanza attaccata alla pratica religiosa. Però direi che si sente anche qui, pian piano, una disgregazione e abbiamo bisogno di una parola di conforto, di sostegno. E siamo sicuri che il Santo Padre saprà dare questo sostegno nei suoi interventi.

    Del ruolo della famiglia in Croazia, Giada Aquilino ha parlato con uno dei coordinatori della Giornata nazionale, il prof. Željko Tanjić:

    R. – La famiglia nella nostra società ha un ruolo importante: secondo tutti i sondaggi, la famiglia per i croati è al primo posto dei valori. Certamente, al momento, qui in Croazia ci sono molte difficoltà: difficoltà economiche, sociologiche, ma anche relative agli stessi valori. Credo che uno dei messaggi più importanti del Santo Padre sarà di rafforzare quel senso dell’importanza della famiglia per la nostra società. D’altra parte, anche la nostra società trova a confrontarsi con molte questioni che riguardano il futuro, i valori, la questione della verità, come lavorare insieme per la nostra società e che contributo può dare la Chiesa a tutto questo. Credo che le sue parole daranno un grande sostegno alla Chiesa, affinché sia coinvolta nella vita della società, portando la testimonianza del Vangelo.

    D. – Nel cammino di avvicinamento all’Unione Europea, la Croazia come può cambiare attraverso questi valori?

    R. – Il pensiero del Santo Padre qui è molto importante, perché parla sempre di queste ‘radici cristiane della società europea’, che anche noi sentiamo come molto importanti. Però il problema noi lo avvertiamo, perché noi vediamo la Comunità europea soltanto attraverso le lenti economiche e politiche; tra molti croati c’è la convinzione che la stessa Unione Europea non riesca a far arrivare molto bene questo sentimento. Questo a volte è un problema. Credo che il Santo Padre voglia darci prima di tutto una forte spinta per valorizzare i nostri valori cristiani, testimoniarli, per entrare nella Comunità Europea proprio con questi valori. Dall’altra parte, anche noi dobbiamo accettare e rafforzare certi aspetti della vita democratica, della società, del ruolo della legge. Tutte cose che stiamo ancora sviluppando e che dobbiamo imparare dalla stessa Comunità Europea. (vv)

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    Telegramma del Papa al presidente Napolitano: l'Italia sostenga la famiglia con adeguati interventi

    ◊   Durante il suo viaggio per Zagabria il Papa ha inviato un telegramma di saluto al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ricordando che la sua visita apostolica in Croazia avviene in occasione della Giornata delle famiglie cattoliche. Quindi, ha invocato “sull’intera nazione italiana copiosi doni di luce e sapienza affinché continui a riconoscere l’istituto familiare cellula fondamentale della società sostenendolo con adeguati interventi”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Aberdeen (Scozia), presentata da mons. Peter Anthony Moran, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre benedettino Hugh Gilbert, finora abate del monastero di Pluscarden. Padre Hugh Gilbert è nato a Emsworth Hants, in Inghilterra, il 15 marzo 1952 da famiglia anglicana. È stato ricevuto nella Chiesa cattolica a 18 anni, la vigilia di Natale del 1970. Educato in varie scuole a Londra, ha poi frequentato il King's College dell'Università di Londra conseguendovi il baccalaureato in Storia nel 1974. Entrato nel monastero di Pluscarden in Scozia, è stato successivamente inviato a Fort Augustus Abbey per gli studi e la preparazione al sacerdozio. Ha emesso la professione monastica solenne nel 1979 ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1982.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di México (Messico) il rev. Crispin Ojeda Márquez, del clero della diocesi di Colima, assegnandogli la sede titolare di Dumio. Il rev. Crispin Ojeda Márquez è nato il 19 marzo 1952 a Tecomán, diocesi di Colima. È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1979.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Tlalnepantla (Messico) il rev. Efraín Mendoza Cruz, rettore del Seminario maggiore della medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare di Cubda. Il rev. Efraín Mendoza Cruz è nato il 24 novembre 1959 a Tlalnepantla (Messico). È stato ordinato sacerdote il 18 ottobre 1988.

    Il Santo Padre ha nominato il cardinale Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo emerito di Sevilla, suo Inviato speciale alle celebrazioni conclusive dell’Anno giubilare nel 500.mo anniversario dell’erezione canonica delle prime circoscrizioni ecclesiastiche delle Americhe: Santo Domingo e La Vega (Repubblica Dominicana) e San Juan de Puerto Rico (Porto Rico), in programma il 7 e l’8 agosto 2011.

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    Mons. Tomasi all'Onu: resta molto da fare per eliminare la violenza contro le donne nel mondo

    ◊   Molta strada resta da fare per eliminare la violenza contro le donne e perché alle donne venga riconosciuta pari dignità ovunque nel mondo: sono parole di mons. Silvano M. Tomasi, rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. L’arcivescovo mons. Tomasi è intervenuto ieri alla 17.ma sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Il servizio di Fausta Speranza:

    “La radice del problema resta un punto di vista che ignora o rifiuta l’uguale dignità della donna” rispetto all’uomo. Così mons. Tomasi va al cuore della persistente discriminazione che emerge dai rapporti internazionali. Ricorda quella che definisce la “tragica realtà della violenza contro le donne” citando la disumana pratica dello “stupro usato come arma durante i conflitti”, il traffico di “ragazze vendute come merce”, “donne lavoratrici domestiche abusate impunemente”, “giovanissime rapite e obbligate a matrimoni forzati o a forzati aborti”. Violenze simili accadono “dove prevalgono povertà e instabilità sociale”, dice mons. Tomasi sottolineando che “dobbiamo riconoscere che alcuni sistemi legali e tradizioni ancora condonano tutto ciò”. Inoltre mons. Tomasi ribadisce che “l’ingiusto e negativo trattamento delle donne causa negativi effetti fisici, psicologici e sociali duraturi”.

    “C’è molta strada da fare”, ribadisce mons. Tomasi che cita Benedetto XVI nel discorso ai partecipanti al convegno internazionale “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza” nel 2008: “Ci sono luoghi e culture dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità e nell'industria del consumo e del divertimento. Dinanzi a fenomeni così gravi e persistenti – sono parole di Benedetto XVI - ancor più urgente appare l’impegno dei cristiani perché diventino dovunque promotori di una cultura che riconosca alla donna, nel diritto e nella realtà dei fatti, la dignità che le compete.”

    Mons. Tomasi afferma che in ogni caso “il miglioramento nelle condizioni di vita e di sostentamento e l’accesso per tutti all’istruzione” restano un elemento che aiuta la società a prevenire le discriminazioni contro le donne. “L’istruzione – sottolinea mons. Tomasi – può servire come veicolo per creare una mentalità che sostenga e rispetti le donne”. E dunque ricorda, sempre con le parole di Benedetto XVI, che “Dio ha creato l'essere umano maschio e femmina, con un’unità e allo stesso tempo una differenza originaria e complementare”. E conclude chiedendo di “costruire un’uguaglianza creativa e un mutuo rispetto”.

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    Sostegno per il Sud Sudan: l’editoriale di padre Federico Lombardi

    ◊   Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, convocato ieri sera dal Gabon, presidente di turno dei Quindici, ha chiesto al governo di Khartoum di ''ritirarsi immediatamente dalla regione di Abyei'', contesa tra Nord e Sud del Sudan. Il Consiglio di Sicurezza esprime la propria preoccupazione per il deteriorarsi della situazione nell'area, ricca di petrolio, chiedendo in particolare alle truppe sudanesi di fermare le violenze. Sulla difficile situazione nel Sudan, il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Il 9 luglio deve nascere il 54.mo Stato africano, il Sudan meridionale, 6 mesi dopo che il referendum del 9 gennaio scorso ha sancito con una schiacciante maggioranza la volontà di indipendenza della popolazione. Uno Stato con confini diversi da quelli lasciati in eredità dall’epoca coloniale, un popolo reduce da oltre vent’anni di guerra civile sanguinosa e crudele - come ogni guerra -, per affrancarsi dalla supremazia del Nord arabo ed islamico. Un popolo che ha atteso a lungo la libertà e la pace, e che vede la prossima dichiarazione d’indipendenza a Juba come una festa e una grande speranza. Giustamente tutto il continente guarda a questi eventi come a una novità importante e significativa: riuscirà a farsi strada una nuova democrazia africana?

    La posta in gioco è importante. Non possiamo restare indifferenti alle minacce di instaurazione della Sharia al nord e agli attacchi militari alla regione dell’Abyei, nuova provocazione alla guerra. Non possiamo restare indifferenti alle sofferenze dei numerosissimi sfollati rientrati dal nord al sud o fuggiti ora dall’Abyei, a rischio di fame e di malattie nella stagione delle piogge in arrivo. Se poi pensiamo alla sfida di unire un popolo non immune dalle divisioni tribali e poverissimo dal punto di vista non solo economico, ma anche culturale, alla necessità di formare una classe dirigente, ci rendiamo conto perché i vescovi del luogo, facciano appello con urgenza alla solidarietà internazionale. Motivi di speranza non mancano, ma sono fragili, e vanno sostenuti con decisione da tutti se vogliamo vedere infine sorgere una luce di giustizia e di pace nel cuore dell’Africa.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita del Papa in Croazia.

    La nuova evangelizzazione secondo Papa Wojtyla: nell’informazione religiosa, il cardinale Paul Josef Cordes sull’importanza dei laici e l’indispensabilità dei ministri ordinati.

    Nell’informazione internazionale, Francesco Citterich sulle elezioni anticipate in Portogallo.

    Conosci nella misura in cui sei: in cultura, Silvano Zucal su San Bonaventura nel pensiero di Romano Guardini.

    Luca M. Possati e Maria Maggi ricordano Ruder Josip Boskovic (nato trecento anni fa) astronomo e fisico, matematico e architetto, filosofo e teologo, diplomatico e viaggiatore e, non ultimo, poeta.

    In chiesa di notte per non perdere il lavoro: l’arcivescovo Nikola Eterovic sulla persecuzione dei cristiani nell’Europa dell’est.

    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Dall’obiettivo i tratti di un'identità collettiva”: nella città del tricolore la rassegna Fotografia Europa celebra i 150 anni dell’unità d’Italia.

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    Oggi in Primo Piano



    Guerra civile nello Yemen: ferito il presidente Saleh

    ◊   Drammatica la situazione in Yemen, dove gli scontri hanno provocato solo ieri 50 morti nella capitale Sanaa. Attaccato, con numerosi colpi di granata, il palazzo presidenziale. Ferito il presidente Saleh, che è stato ricoverato per cure mediche in un ospedale dell'Arabia Saudita, ma che ieri sera è apparso in TV, smentendo le voci sulla sua morte, circolate nel corso della giornata. Saleh ha attribuito l’attacco alla confederazione tribale degli Ashed, definita "una banda di fuorilegge", ed ha invitato le forze armate e di sicurezza a rispondere con "fermezza alla sfida". Un affondo che preoccupa la comunità internazionale: la Germania ha chiuso la propria ambasciata, mentre l’UE ha messo a punto un piano di evacuazione per i cittadini europei. Per un commento su quanto sta accadendo nel Paese, Salvatore Sabatino ha intervistato Camille Eid, esperto di Paesi arabi del quotidiano “Avvenire”:

    R. – La guerra civile è ormai un dato di fatto nello Yemen. Il Paese è spaccato in due parti. Abbiamo la guardia presidenziale e le élite dell’esercito della sicurezza nazionale che sono sotto il comando del presidente, anche perché sono comandati o da suo figlio o dai suoi nipoti. Dall’altra parte le tribù principali - chiamarle “bande” non corrisponde alla verità perché si tratta di una delle principali tribù, gli Ashed, e dei loro alleati - costituiscono una buona parte della popolazione. Qui siamo in piena guerra civile e tocca anche la capitale Sanaa.

    D. – Lo Yemen resta un Paese strategico per la lotta al terrorismo e non è un caso che da Washington sia giunta la condanna per l’attacco al palazzo presidenziale. Secondo te, gli Stati Uniti temono un cambio al vertice?

    R. – Non direi che temono proprio. Vogliono sicuramente avere certezze, garanzie, circa il futuro del Paese. Non scordiamoci che l’Europa e gli Stati Uniti hanno chiamato il presidente Saleh a destituirsi e ad accettare la mediazione dei Paesi del Golfo e quindi accettare almeno questa transizione. Chiaramente gli Stati Uniti già da parecchi mesi insistono sul fatto che lo Yemen rappresenta un terreno fertile per il fondamentalismo e soprattutto per al Qaeda. I giornali americani parlano di una guerra segreta condotta dagli Stati Uniti insieme all’esercito yemenita contro al Qaeda e del fatto che la principale minaccia alla sicurezza Usa è rappresentata proprio dalla presenza di al Qaeda nello Yemen.

    D. - Il Consiglio di cooperazione del Golfo si è detto intenzionato a riprendere la mediazione tra Saleh e le opposizioni, interrotta – lo ricordiamo – il 23 maggio scorso. Ha ancora peso secondo te questa mediazione?

    R. – Sì, nel senso che i Paesi del Golfo hanno più influenza di altri Stati sullo Yemen, che dipende in gran parte da questi sei Paesi. Ma sappiamo che il presidente Saleh, quando è arrivato il momento di mettere la firma a questo accordo, ha cambiato idea. Non so fino a che punto l’opposizione gli darà ulteriore tempo per ritornare a questa mediazione. Penso che adesso la parola sia passata alle armi. (bf)

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    In 600 piazze d'Italia l'iniziativa dell'associazione Auser: pasta contro la mafia

    ◊   Oggi e domani, nelle piazze italiane, torna la Pasta Antimafia, la cui vendita andrà a sostenere gli anziani attraverso i servizi offerti dal Filo d’Argento Auser. Del 'Filo amico degli anziani' e dell'iniziativa della pasta solidale, ci parla Luigi De Vittorio, vicepresidente Nazionale Auser. Intervista di Eliana Astorri:

    R. - Filo d’Argento Auser è un sistema di aiuto agli anziani, in particolare a quelli soli e non autosufficienti, che in Italia sono oltre 5 milioni, quasi 6 milioni. Per svolgere questa attività di aiuto si parte da un ascolto telefonico: esiste un numero verde nazionale gratuito, che è il 800995988. Formando questo numero, l’anziano in difficoltà, l’amico o il parente dell’anziano, viene messo in contatto con il punto di ascolto Auser più vicino. Presenta quindi le proprie esigenze e nei limiti del possibile noi interveniamo con le nostre attività, che vanno dalla compagnia telefonica alle attività di aiuto nella mobilità, soprattutto per anziani che hanno bisogno di visite e controllo; aiuto anche per piccole faccende domiciliari; aiuto per la spesa e quindi consegna a domicilio della spesa e dei farmaci; e poi informazioni per quello che riguarda le richieste più impegnative che richiedono una consulenza professionistica di tipo fiscale. La richiesta assolutamente in crescita è quella relativa all’aiuto nel trasporto. La mobilità è una condizione della vita sociale e da questo punto di vista è evidente che l’anziano e soprattutto l’anziano non autosufficiente è in difficoltà. Si consideri, inoltre, che la fascia prevalente di utenza è rappresentata da donne sopra i 75 anni. Si capisce come, soprattutto se non esiste una famiglia che aiuta queste persone, l’esigenza della mobilità è quella più forte.

    D. - Vi chiamano per esigenze pratiche, ma chiamano anche soltanto per avere un po’ di compagnia…

    R. - Questa è una cosa singolare all’apparenza: spesso ci chiamano persone che vogliono solamente parlare con noi, perché sono sole, si lamentano… In relazione a questo, noi abbiamo istituito un particolare servizio telefonico, soprattutto in alcune città, che è quello di chiamare le persone che abitualmente si rivolgono a noi, ma in questo caso siamo noi che chiamiamo, e auguriamo loro il buon giorno e nel giorno del loro compleanno e del loro onomastico, gli facciamo gli auguri. Sembra una sciocchezza, ma è molto significativa.

    D. - Torna l’iniziativa della “Pasta antimafia”, ma di cosa si tratta?

    R. - Questa è un’iniziativa che noi svolgiamo da 6-7 anni e, come altre associazioni, abbiamo una Giornata nazionale di raccolta fondi. Ci teniamo a precisare che è una giornata che gestiamo in prima persona: non appaltiamo questo servizio, ma sono i nostri volontari a farlo. Soprattutto nei comuni medi e piccoli, annualmente, sono presenti con un gazebo nelle piazze principali dei paesi per presentare l’Auser, per farsi conoscere e per acquisire non solo risorse che fanno certo sempre comodo, ma anche - per esempio - nuove adesioni e nuovi volontari. In questa occasione, offriamo la “pasta della solidarietà”. La “pasta della solidarietà” viene prodotta dalla Cooperativa Placido Rizzotto, che coltiva il grano nei terreni confiscati alla mafia in Sicilia. E’ una cooperativa di Libera e in questo modo noi parliamo di una Giornata che intreccia legalità, impegno per la legalità e impegno di solidarietà.

    D. - Per trovare quali sono le piazze italiane?

    R. - Si può andare sul sito Auser. Noi calcoliamo che quest’anno avremo circa 600 piazze: probabilmente di più, ma comunque circa 600 piazze. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Solennità dell’Ascensione la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù risorto si prepara a salire in cielo, alla destra del Padre. Si manifesta su un monte in Galilea ai discepoli, che tuttavia restano dubbiosi. Ma il Signore li esorta così:

    “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    È arrivato il momento del commiato, Gesù lascia definitivamente i discepoli. L’appuntamento è in Galilea, da dove tutto era cominciato, come piace ricordare a Matteo, non tanto per valore geografico, ma simbolico e teologico. Era territorio di mescolanza etnica e religiosa, sui confini con altri mondi religiosi e facile preda degli eserciti invasori. In quel contesto la missione che Gesù affida ai suoi discepoli acquista orizzonti aperti e sfidanti: la loro destinazione sono “tutti i popoli” e l’impegno dura “fino alla fine del mondo”. Eppure sono solo uno sparuto gruppetto, sprovveduti e anche dubbiosi su tutto quello che hanno visto e vissuto. Non fa niente, a loro Gesù affida il compito di raggiungere i popoli e annunciare il vangelo del Regno, chiamandoli a conversione e apertura di cuore. Dovranno battezzarli, cioè immergerli nel mistero del Dio Uno e Trino, dovranno comunicare le grandi Parole di Dio pronunciate dal Figlio, perché ne siano impregnati e in esse trovino senso e verità a cui vincolarsi con amore. Ci vuole davvero, come scrive Paolo nella seconda lettura, “uno spirito di sapienza e di rivelazione” per mantenere fedeltà al messaggio genuino, per mettersi sulle strade dell’annuncio con coraggio e creatività, per attraversare Giudea e Samaria e spingersi fino ai confini della terra. Interverrà lo Spirito, li temprerà col fuoco e la profezia.

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    Chiesa e Società



    Batterio killer: il bilancio sale a 19 vittime, falso allarme in Italia

    ◊   Continua a fare paura il "batterio killer" Escherichia Coli che, in pochi giorni, ha già ucciso 19 persone tra Europa e Stati Uniti. Smentita, invece, dall’azienda sanitaria dell’Alto Adige, la notizia di un primo caso sospetto in Italia: non è il "batterio killer", ma una comune infezione gastrointestinale, questa la diagnosi delle analisi di laboratorio per un turista tedesco ricoverato a Merano. Il batterio, però, continua a uccidere: ieri in Germania la diciannovesima vittima, registrata nel Brandeburgo, alle porte di Berlino, tutt’altra zona rispetto all’area di Amburgo dalla quale l’epidemia si è propagata circa un mese fa. Intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa il punto della situazione: i casi di contagio del batterio e della derivata sindrome emolitico-uremica, coinvolgono ben 13 Paesi, compresi gli Stati Uniti, dove sono stati accertati due casi direttamente collegati all’epidemia tedesca. Il ministro della Sanità Daniel Bahr è tornato a mettere in guardia la popolazione dal consumo di ortaggi crudi, mentre tra gli epidemiologi dell’Oms si fa strada l’ipotesi che l’origine del batterio, particolarmente pericoloso perché derivante da un incrocio di batteri preesistenti, sia animale e che la diffusione sia dovuta a una contaminazione dell’acqua. Intanto, l’allarme sta avendo effetti devastanti sul settore ortofrutticolo: secondo un’indagine di Eurobarometro, un cittadino europeo su 3 in questo periodo sta evitando l’acquisto di frutta e verdura. (A cura di Roberta Barbi)

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    Una giornata in difesa della vita promossa dalla Missione della Santa Sede all'Onu

    ◊   “Avremo parole di verità. Non resteremo in silenzio! Saremo coerenti nelle nostre azioni, nelle nostre parole, nei nostri atteggiamenti, nei nostri pensieri e nel nostro impegno. Non importa quale sia il prezzo, non importa quanto lungo sia il viaggio, non importa quanto siano forti le voci di morte che vorrebbero mettere a tacere la Verità, che è la Luce del mondo”. Hanno recitato tutti insieme questa preghiera, dal titolo “Impegno per la Vita”, i 500 giovani che ieri hanno preso parte a un evento organizzato a New York, nella sede delle Nazioni Unite, organizzata dalla Missione Permanente della Santa sede presso l’Onu, dal Parlamento universale dei giovani e dall’associazione internazionale Gioventù Identes. I ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 30 anni, si sono confrontati sull’attualità e sul tema della necessità di proteggere e promuovere la vita umana in ogni sua fase. Nel corso della giornata, che ha riscosso un enorme successo di pubblico, con 13 scuole superiori e 20 università rappresentate (tra cui il Seminario maggiore di New York), oltre a un gruppo di studenti della scuola di medicina Kaplan, sono stati annunciati i vincitori del prestigioso premio “Fernando Rielo per la gioventù”. Il tema del premio era la difesa della vita nella linea dell’insegnamento dell’Evangelium Vitae, e il ruolo che i giovani possono assumere come fari di cultura e di speranza in un mondo minacciato dalla cultura della morte. I premiati avranno la possibilità di partecipare, spesati, alla Gmg di Madrid ad agosto: l’evento, in effetti, si inseriva nell’ambito della preparazione alla riunione dell’Onu sui giovani e alla Giornata Mondiale della Gioventù. Delle battaglie della Santa Sede in difesa della vita ha parlato nel suo intervento l’arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, mentre è stato letto un messaggio del presidente dell’Istituto di vita consacrata di Cristo Redentore Missionarie e Missionari Identes, padre Jesus Fernandez: “La follia di un pensiero laico che invece di promuovere la cooperazione e la condivisione dei beni per ridurre la povertà – ha scritto – al contrario esalta la cultura della morte non è più accettabile”. L’evento si è concluso con il concerto del cantante portoricano Josè Feliciano. (R.B.)

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    Pakistan: niente fondi per le minoranze nella Finanziaria

    ◊   Non ci sono fondi per le minoranze, nella legge finanziaria presentata ieri dal governo pakistano. Il Ministero federale per l’Armonia e le Minoranze, fa notare l'agenzia Fides, non avrà dunque a disposizione stanziamenti adeguati per promuovere iniziative, progetti e attività in favore delle minoranze non musulmane, tra cui cristiani e indù. La spesa complessiva prevista dal provvedimento, presentato dal ministro federale delle Finanze, Abdul Hafeez Shaikh è di 2767 trilioni di rupie, il 14% in più rispetto allo scorso anno. Per il settore pubblico la spesa prevista è di 730 miliardi di rupie. Il problema, riferiscono fonti di Fides nella società civile pakistana “è capire come saranno spesi questi soldi negli investimenti pubblici, e quanti si perderanno nei rivoli della corruzione”. “In ogni caso – è la conclusione – la mancata menzione delle minoranze significa relegarle allo stato di emarginazione e sottosviluppo in cui già si trovano”. Per quanto riguarda i dati complessivi della manovra, il deficit è di 850 miliardi di rupie, il 4% del Prodotto interno lordo. Il ministro Shaikh ha espresso soddisfazione per l’aumento del 26% delle esportazioni, dichiarando che le priorità del governo restano la stabilità economica e la bassa inflazione. E’ però urgente, ha notato, una riforma fiscale, perché, nel Paese, solo 1,5 milioni di persone su 180 che lo abitano, pagano le tasse. (D.M.)

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    Bangladesh: piano del governo per integrare le scuole islamiche nel sistema pubblico

    ◊   In Bangladesh “integrare le madrase (le scuole islamiche) nel sistema pubblico è un fatto positivo: significherebbe maggiore controllo dello Stato, e adeguamento delle madrase agli standard e ai curriculum dell’istruzione pubblica”. A dichiararlo all'agenzia Fides è padre Silvano Garello, missionario saveriano a Dhaka, studioso e autore di saggi sull’educazione. Il piano del governo locale di inserire le scuole islamiche nella pubblica istruzione non porterebbe, a suo parere, a “islamizzare l’istruzione statale” ma, al contrario, a “inserire materie come la scienza, l’inglese, la matematica, l’informatica, nell’istruzione fornita dalle madrase”. In questo modo, spiega il missionario, “le madrase sarebbero sottoposte al vaglio e al controllo statale, e si potrebbe tutelare di più la formazione di milioni di bambini e giovani. E’ quanto accade, ad esempio, alle scuole cristiane”. Un’altra fonte cattolica interpellata da Fides, tuttavia, mette in evidenza anche i problemi che potrebbero nascere al momento dell’attuazione della riforma. Le madrase, infatti, non sarebbero facili da censire e controllare, perché ne esistono di tre tipi. Il governo dovrebbe riuscire facilmente a verificare gli standard educativi delle madrase cosiddette “Alia”, perché sono già riconosciute e finanziate dallo Stato. Sono invece private le scuole della rete “Quami”, che non ricevono sussidi statali. La fonte di Fides fa notare che queste “sono circa 50 mila”. “Diffondono – aggiunge – un’interpretazione restrittiva ed estremista dell’Islam e sono finanziate dall’Arabia Saudita”. “E’ molto difficile – spiega la fonte – che il governo riesca a prenderne il controllo o a influenzarle”. In più “è altrettanto difficile se non impossibile – prosegue – controllare una galassia che non è stata nemmeno censita”, quella delle scuole islamiche ‘fai-da-te’, create in piccole moschee o case private da singoli predicatori: secondo le stime, sarebbero circa 450 mila. “Nutriamo seri dubbi – conclude poi la fonte, impegnata nella difesa dei diritti umani – sulla effettiva volontà del governo di costruire uno Stato realmente laico e dove vi siano pari opportunità per tutti. Oggi i cittadini non musulmani sono comunque discriminati e considerati cittadini di seconda classe”. I musulmani sono circa il 90% dei 165 milioni di abitanti del Bangladesh, dove l’Islam è religione di Stato. I cristiani sono lo 0,5 per cento, di cui 320 mila cattolici. (D.M.)

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    Il messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata mondiale dell'Ambiente

    ◊   È sviluppo la parola chiave della Giornata Mondiale dell’Ambiente che ricorre domani e che s’incentra sul tema “Foreste: natura al vostro servizio”, scelto per sottolineare il valore di questo come degli altri ecosistemi per la società, specialmente a vantaggio dei poveri. Sviluppo sostenibile, ma anche sviluppo sociale, economico e ambientale: se non si darà importanza a tutti e tre, “non costruiremo un mondo giusto”. È questo il senso del messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon in vista di questa giornata, in cui ha invitato la comunità internazionale a fare un uso più intelligente possibile del capitale naturale, perché l’inquinamento atmosferico e delle acque, come la degradazione della pesca e delle foreste sono tutti fenomeni che hanno un impatto forte sulla prosperità e il benessere umano. Ad ospitare la Giornata Mondiale dell'Ambiente 2011 è l'India, che è tra i Paesi maggiormente impegnati nell'affrontare le pressioni del cambiamento ecologico e ha fatto molto per l'impiego delle energie rinnovabili e per lo sviluppo di un'economia "verde". In sintesi, riferisce l'agenzia Sir, il messaggio del segretario generale per la Giornata è di prendere le misure necessarie per realizzare le promesse del vertice sulla Terra in vista dell’appuntamento del giugno 2012 "Rio +20", la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo ambientale. (R.B.)

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    Nepal: una spedizione di alpinisti e sherpa pulisce l’Everest dai rifiuti

    ◊   Un centinaio di persone, tra sherpa e alpinisti, hanno partecipato, il 29 maggio scorso, alla ripulitura dei rifiuti lasciati dai turisti durante i trekking sul Monte Everest. Il progetto, denominato “Saving Mount Everest, Waste Management Project 2011” è stato organizzato dalla "Summitteers Association Eco Himal", in collaborazione con il ministero del Turismo nepalese e l’aviazione civile in occasione del 58.mo anniversario dalla prima ascensione alla montagna nota come “il tetto del mondo”. L'agenzia "AsiaNews" riferisce che i 29 alpinisti e i 65 portatori, aiutati da 75 yak, hanno portato a valle oltre 8 tonnellate di rifiuti, tra cui pezzi di elicottero, bombole e lattine, alcune delle quali rimaste intrappolate nel ghiaccio per oltre 50 anni: tra questi, quelli non riciclabili saranno trasformati in giochi o venduti come souvenir. Si stima che sulla montagna restino ancora 50 tonnellate di spazzatura da raccogliere; in effetti, dal 1953 a oggi, oltre 3500 alpinisti hanno raggiunto la cima dell’Everest. (R.B.)

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    Presto in Terra Santa un nuovo monastero benedettino

    ◊   Sta per sorgere un nuovo monastero a Tabgha, in Terra Santa, grazie all’intervento dell’associazione caritativa "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs). Si tratta di una struttura moderna, confortevole e soprattutto antisismica, in cui trasferire i monaci custodi della chiesa della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci, sulle rive del Mar di Galilea, che attualmente risiedono in una struttura risalente agli anni '50 situata in un’area ad alto rischio terremoti, all’inizio della Valle del Giordano. L’agenzia Zenit riferisce di un progetto che sarà ultimato entro ottobre e che uno dei membri della comunità benedettina tedesca che vive lì, Jeremias Marseille, descrive come “non solo una casa, ma un chiostro in cui la vita monastica possa crescere e un luogo di ritiro e riflessione in cui accogliere anche pellegrini e turisti che possono arrivare fino a cinquemila al giorno”. Ma certamente sarà l’oratorio “il cuore del nuovo monastero”, un luogo tranquillo per pregare per la pace, ancora lontana in Medio Oriente. Il nuovo edificio è un progetto comunitario dell’Associazione tedesca di Terra Santa e dei Monaci benedettini, priorato dipendente dall’Abbazia della Dormizione sul Monte Sion a Gerusalemme e nascerà sulla chiesa costruita nel 1982, a sua volta eretta sul sito di una chiesa bizantina distrutta nel 614 dai persiani, che si fregia di un pavimento in mosaico del V secolo e della più antica testimonianza scritta dei dintorni, risalente al IV secolo. (R.B.)

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    Bolivia: assemblea della pastorale sociale Caritas

    ◊   La persona nel contesto della Missione permanente: è questo il tema della XI Assemblea nazionale della pastorale sociale Caritas in Bolivia. L’Assemblea, che avrà come slogan “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10) si svolgerà nel vicariato apostolico di Camiri, come riferisce la Fides. “Ci aspettiamo la partecipazione dei vescovi e dei responsabili della Caritas diocesana, per promuovere, durante i giorni di riunione a Camiri, gli obiettivi di questa Assemblea”, ha detto il segretario esecutivo della Pastorale sociale Caritas, Juan carlos Velasquez. Tra i temi all’ordine del giorno, quello della “parrocchia missionaria”, iniziativa promossa da tempo dalla Conferenza Episcopale boliviana e che ha come punto forte la promozione della Caritas parrocchiale. Altri aspetti che verranno affrontati sono: la formazione sulla base della Dottrina sociale della Chiesa, l’attuazione delle Campagne di solidarietà della Caritas parrocchiale, l’impatto sull’opinione pubblica e il rafforzamento della pastorale sociale Caritas nel Paese. Una riflessione verrà dedicata anche al tema della cooperazione internazionale, oggi limitata, ma aperta a possibili collaborazioni con diverse Caritas di Paesi europei su progetti specifici. (D.M.)

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    Hong Kong: successo della raccolta fondi annuale della Caritas

    ◊   La raccolta fondi della Caritas di Hong Kong nell’ultimo anno ha raggiunto una cifra record. Lo ha sottolineato, nella sua omelia per la Messa di ringraziamento il vescovo di Hong Kong, mons. John Tong Hon, come riferisce l'agenzia Fides. I 26 milioni di dollari locali frutto della raccolta si trasformeranno in uno strumento di pace e di amore verso i più poveri, ha sottolineato il presule. In occasione della Messa una cinquantina tra parrocchie, scuole cattoliche, enti diocesani e civili sono stati premiati per il loro contributo, così come numerosi singoli. La Caritas di Hong Kong ha vissuto una forte crescita dalla sua fondazione nel 1953: oggi ha 275 unità di servizio, più di 5300 impiegati, 14 sedi locali, ed è sostenuta da oltre 10 mila volontari: opera soprattutto nei settori sociale, dell’educazione, sanitario dell’ospitalità e parrocchiale, e fa parte di Caritas Internationalis. (D.M.)

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    Marina militare e Ospedale Bambino Gesù insieme per i bambini con malattie rare

    ◊   Si è concluso, questa mattina a Gaeta, “Malattie rare nostrum”, il viaggio di cinque giorni di un gruppo di bambini affetti da malattie rare a bordo della "Nave Italia", il brigantino a vela più grande del mondo, accompagnati dalla Marina Militare e da un’equipe dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Cinque giorni bellissimi di navigazione tra Civitavecchia, il litorale laziale e l’arcipelago pontino, oltre a una regata velica organizzata dall’associazione "Sailing for children" e alla Capitaneria di porto di Gaeta, in cui i piccoli hanno potuto mettersi in gioco nella vita di bordo e guadagnare fiducia e indipendenza. A seguire, nel pomeriggio, si è svolto un seminario di formazione per giornalisti dal titolo “Mass media e malattie rare. Informazione più competente, famiglie meno sole”, con il patrocinio del Ministero della salute. Una malattia viene considerata rara quando colpisce fino a 5 persone ogni 10mila, ma questo non significa che i contagiati siano pochi: considerando che le malattie rare conosciute finora sono tra le 7 e le 8mila, si parla di un fenomeno che solo in Europa interessa milioni di persone. Il progetto “Mare nostrum”, che durerà tre anni, mira a coinvolgere i ragazzi affetti dalla stessa patologia rara, una ogni anno, fornendo loro stimoli nuovi e positivi, così da farli uscire dall’isolamento che spesso affligge questi piccoli pazienti e le loro famiglie. Non solo “speciali” nella malattia, dunque, ma eccezionali nella vita. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: folla ad Hama ai funerali dei manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza

    ◊   Nella città di Hama, in Siria, folla ai funerali dei manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza del regime durante le proteste di ieri. Testimoni sul posto riferiscono di almeno 100 mila persone per le strade della città dove si registrano oltre 50 morti. Intanto, secondo l’ultimo bilancio complessivo della repressione, fornito da attivisti per i diritti umani siriani, sono oltre una sessantina i civili che hanno perso la vita nell’ennesimo venerdì di protesta tra le città di Damasco, Rastan Latakia e Qamshili.

    Libia
    Elicotteri di attacco britannici e francesi sono entrati per la prima volta in azione in Libia. La Nato, attraverso un comunicato, ha chiarito che hanno colpito veicoli blindati e truppe fedeli al colonnello Gheddafi nella zona di Brega. Negativo il commento della Russia: per il ministro degli esteri di Mosca, Lavrov, la missione dell’Alleanza nel Paese “slitta verso un’operazione terrestre” che – ha precisato – sarebbe una cosa del tutto “deplorevole”. Lunedì prossimo, un emissario del Cremlino sarà a Bengasi per incontrare i vertici dei ribelli nel tentativo di mediare tra le parti in conflitto.

    Egitto
    In Egitto, l’ex ministro delle Finanze, Youssef Boutros Ghali, è stato condannato a 30 anni di prigione in contumacia per aver abusato della sua posizione per corruzione e per abuso di potere. Lo affermano testimoni del processo, secondo i quali l’uomo, ricercato dall’Interpol, è stato anche condannato ad una multa dell’equivalente di otto milioni di euro. E’ stato ritenuto colpevole di aver utilizzato auto sequestrate alla dogana e risorse del suo Ministero nel quadro della sua campagna elettorale nel 2010.

    Pakistan
    Ucciso in Pakistan il capo operativo di Al Qaeda, Ilyas Kashmiri, sulla cui testa pendeva una taglia da cinque milioni di dollari. La morte, confermata dal suo gruppo attraverso una lettera, è avvenuta durante il raid compiuto ieri sera da un aereo senza pilota americano nella zona tribale del Waziristan. Intanto, nel distretto dell’Upper, sempre al confine con l’Afghanistan, le forze di sicurezza pakistane hanno ucciso 26 ribelli, nell’ambito di scontri che proseguono da quattro giorni. Per la polizia il bilancio complessivo dell’operazione è di un centinaio di morti: per oltre due terzi sono talebani.

    Afghanistan
    Possibile l’avvio di negoziati di pace in Afghanistan con i talebani entro la fine dell’anno. Lo ha detto il segretario di Stato americano alla Difesa, Gates, che oggi è arrivato a sorpresa a Kabul per visitare le truppe Usa di stanza nel Paese e per incontrare esponenti politici locali. Sul terreno, intanto, resta protagonista la violenza. Oggi quattro soldati dell’Isaf hanno perso la vita per l’esplosione di una bomba artigianale, mentre un ufficiale dei Carabinieri è stato freddato con un colpo d’arma da fuoco dopo essere intervenuto in difesa di una donna, aggredita da un gruppo di persone. Unanime il cordoglio del mondo istituzionale e politico italiano.

    Iran
    In Medio Oriente, non ci sarà calma fino a quando esisterà il “regime sionista”. Così si è espresso il presidente iraniano Ahmadinejad in occasione del 22.mo anniversario della morte dell'ayatollah Khomeìni. Alla cerimonia, che si è svolta presso il mausoleo a lui intitolato nel sud del Paese, c’era anche l’ayatollah Khamenei. La massima guida spirituale del Paese ha espresso vicinanza al popolo palestinese, ma ha lanciato un appello per mettere fine alla crisi politica che da settimane scuote i conservatori al potere.

    Gaza
    Riaperto, dopo un paio d’ore di chiusura, il valico di Rafah che collega la Striscia di Gaza all’Egitto. La decisione del Cairo dopo la vibrante protesta di alcune decine di palestinesi segnata da momenti di forte tensione ai cancelli. Dalle informazioni a disposizione, l’Egitto ha giustificato lo stop momentaneo con la necessità di non meglio precisati “lavori di ristrutturazione” ai posti di controllo alla frontiera.

    Immigrazione-Tunisia
    Il mare mosso in Tunisia ostacola le ricerche degli immigrati, almeno 150, che viaggiavano a bordo del barcone partito dalla Libia e affondato mercoledì scorso a largo delle coste tunisine. Finora, sono stati recuperati soltanto due corpi. Lo ha precisato l’ufficiale della guardia marittima di Sfax, che coordina le operazioni di recupero. Si tratta di uno degli incidenti più drammatici di quest’anno nel Mediterraneo.

    Cina
    Migliaia di persone oggi in piazza Tienanmen, a Pechino, nel giorno del 22.mo anniversario della sanguinosa repressione che provocò la morte di un numero imprecisato di persone. Massiccio il dispiegamento di forze dell’ordine, che effettuano meticolosi controlli prima di permettere l’accesso alla piazza. Gli Stati Uniti, assieme alle principali organizzazioni per i diritti umani, hanno chiesto alla Cina di chiarire quanto avvenne in quell’occasione. Tuttavia, le autorità di Pechino hanno ribadito che considerano chiusa la vicenda. Oggi, intanto, il presidente di Taiwan, Ma Ying-jeou, ha dichiarato che la Cina dovrebbe liberare i dissidenti arrestati e dimostrare impegno verso le riforme politiche.

    Portogallo
    Elezioni politiche anticipate domani in Portogallo, Stato dell'Ue messo in ginocchio dalla crisi e sottoposto a un rigido programma di austerity in cambio degli aiuti economici stanziati dall’Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) per un totale di 78 miliardi di euro. Il servizio di Riccardo Carucci:

    La campagna elettorale non ha parlato di programmi anche perché l’unico programma possibile è quello imposto da Unione europea e Fmi, ma è stata caratterizzata da inutili polemiche e accuse di errori passati e futuri misfatti. Intanto, si prevede una recessione del 2% sia quest’anno che il prossimo, con una timida ripresa nel 2013 quando il deficit dovrà scendere al proverbiale livello del 3%. Il debito ha raggiunto il 100% del Pil e la disoccupazione è al 12,6%. Sui mercati internazionali, il Portogallo ottiene ancora prestiti ma a interessi sempre più alti. Esistono 9,6 milioni di elettori - cifra molto superiore alla realtà per il permanere delle liste di elettori morti o emigrati - per eleggere i 230 deputati dell’Assemblea della Repubblica, il parlamento unicamerale. I principali partiti sono il socialista di José Sócrates, che è al potere dal 2005, e il partito socialdemocratico, che è di centrodestra nonostante il nome. I sondaggi danno un relativo vantaggio a quest’ultimo, il cui leader, il 47.enne Pedro Passos Coehlo, dovrebbe diventare il prossimo primo ministro. Tuttavia, sarà necessaria qualche sorta di alleanza con il partito popolare di destra per dare la maggioranza assoluta al futuro governo e ci vorrà qualche intendimento anche fra i due partiti principali, auspicato a livello nazionale e europeo per assicurare l’esecuzione del rigido programma di austerità imposto da Unione Europea e Fmi.

    Grecia
    La Grecia ha assicurato che onorerà gli impegni presi con l’Unione Europea dopo il via libera alla quinta tranche di aiuti di 12 miliardi di euro. A pesare l’esito positivo della missione di esperti del Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea che hanno evidenziato i progressi nel risanamento dei conti. Necessario uno sforzo ulteriore soprattutto nell’ambito del rifinanziamento delle banche.

    Serbia
    Atti di vandalismo ai danni di una chiesa ortodossa serba nei pressi di Sarajevo. Ignoti hanno imbrattato la facciata esterna con delle scritte. L’episodio, accaduto in concomitanza con l’arresto del generale Mladic, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato reso noto ieri da media locali. Sempre ieri, inoltre, una bomba è esplosa nel cortile di una moschea poco distante dalla capitale della Bosnia, in una zona abitate prevalentemente da serbi, senza tuttavia provocare vittime.

    Montenegro
    Il Montenegro ha celebrato ieri il quinto anniversario dell’indipendenza. Il 3 giugno del 2006 Podgorica ratificava il referendum svoltosi in maggio, che aveva sancito la separazione dalla Serbia. Con uno sguardo attento all’Europa, ma senza tradire le proprie tradizioni balcaniche, il Montenegro oggi cerca di uscire dai condizionamenti del passato e del presente che, secondo alcuni osservatori, vedono il Paese al centro di traffici illeciti. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alessandro Marzomagno, esperto dell’area balcanica:

    R. - E’ uno Stato che oggi punta sul turismo, sugli investimenti stranieri e anche molto sul gioco d’azzardo, sui casinò. Come spesso succede nei Balcani, si tratta di regimi democratici “imperfetti”, che hanno bisogno di stabilizzarsi. Diciamo che il Montenegro nei primi anni dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia, quando ancora faceva parte della Federazione con la Serbia, è stato un Paese pesantemente legato a organizzazioni criminali, anche italiane. Questi legami non sono del tutto interrotti: c’è ancora chi sospetta che gli affari che vengono condotti non siano del tutto limpidi e di conseguenza la democrazia ha qualche problema ad affermarsi. C’è un sospetto, che sicuramente negli anni scorsi è stata una certezza. Ma ora c’è anche un tentativo di avvicinarsi all’Unione Europea, alle organizzazioni internazionali, cosa che richiede anche un maggior controllo, per esempio sul riciclaggio del denaro, sui traffici di stupefacenti, sul contrabbando delle sigarette. Ci sono tentativi di controllare maggiormente questi traffici, ma credo che non si possa certo dire che siano stati debellati.

    D. – Con quale spirito l’Europa guarda al Montenegro?

    R. – Chiaramente l’Europa tende prima o poi a fare entrare nell’UE tutti gli Stati dell’ex Jugoslavia. Qualcuno c’è già, come la Slovenia, qualcuno è in regime di associazione, come la Croazia, e con qualcun altro, invece, sta iniziando ora il processo di avvicinamento, come per la Serbia. Il recente arresto di Ratko Mladic è servito proprio a questo. Altri Stati, invece, sono molto più in bilico, sono molto più instabili: la Macedonia, il Montenegro e soprattutto il Kosovo che, in questo momento, rappresenta una vera incognita. L'intento dell’Unione Europea di renderli comunitari, perlomeno nel lungo periodo, è anche una maniera per stabilizzarle politicamente l'area. (bf) (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 155

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.