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Sommario del 25/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale: l’evangelizzazione, il servizio più prezioso che la Chiesa rende all’umanità
  • Telegramma del Papa al presidente Medvedev: profondo dolore e ferma riprovazione per il violento attentato a Mosca
  • Nomina
  • Benedetto XVI a S. Paolo fuori le Mura per la conclusione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani
  • Il Papa e il web, tra innovazione, verità e "falsi profili": commenti di padre Antonio Spadaro e del prof. Pier Cesare Rivoltella
  • In marzo, a Parigi, il lancio del “Cortile dei Gentili” promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Strage all'aeroporto di Mosca. Si segue la pista del terrorismo caucasico
  • Disagio morale e onorabilità della politica: le parole del cardinale Bagnasco in apertura del Consiglio episcopale permanente della Cei
  • Presentato il prestigioso volume "Roma. Musei Vaticani" edito dalla Treccani, viaggio iconografico
  • I media e il Vaticano II: le notizie non devono stupire ma informare
  • Chiesa e Società

  • Messico: cordoglio per la morte di mons. Ruiz, il "vescovo dei poveri" del Chiapas
  • Costa d'Avorio: i vescovi condannano le violenze e invitano tutti ad osservare i patti
  • Pakistan: il 30 gennaio grande preghiera per la pace nel Paese indetta dai vescovi
  • Usa: "sì" dei vescovi a proposte di legge per la vita e la libertà di coscienza in campo sanitario
  • India: annunciato un rito di "riconversione" di massa all’induismo di tribali cristiani
  • Orissa, continui casi di violenza contro i cristiani. Il governo non fa rispettare la legge
  • Indonesia: manifestazioni di estremisti contro l’apertura di Yasmin Church di Bogor
  • Filippine: ucciso un giornalista e attivista per i diritti umani. Sconcerto nel Paese
  • Sri Lanka: il cardinale Ranjith incontra artisti e giornalisti dell’arcidiocesi di Colombo
  • Bangladesh: il Ministro dell’Istruzione promette più sostegno alle scuole cattoliche
  • Regione Lombardia: Premio per la pace consegnato al vescovo iracheno Warduni
  • I leader religiosi delle Filippine: stop alle estrazioni minerarie nell’arcipelago di Romblon
  • Laos: dopo 40 anni, la prima ordinazione sacerdotale nel nord del Paese
  • Venezuela: “Si vuole far tacere la Chiesa” denuncia l’arcivescovo di Caracas
  • Cile: suore missionarie e giovani fra le popolazioni colpite dal sisma del febbraio scorso
  • Dopo le proteste, reintrodotte le feste cristiane nell’agenda dell’Ue per gli studenti
  • Romania: vescovo greco-cattolico invitato a incontro fraterno dal Patriarcato ortodosso romeno
  • Alcuni leader anglicani assenti all’Assemblea dei primati della Comunione, oggi a Dublino
  • Afghanistan: l'aumento del prezzo dell'oppio minaccia la lotta contro la produzione di droga
  • Cina: la congregazione di Santa Teresa del Bambino Gesù celebra 80 anni di vita
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libano: Miqati incaricato ufficialmente di formare il nuovo governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale: l’evangelizzazione, il servizio più prezioso che la Chiesa rende all’umanità

    ◊   La Chiesa non si chiuda mai in se stessa, ma annunci il Vangelo a tutti i popoli: è l’esortazione di Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, pubblicato oggi e che si celebrerà il prossimo 23 ottobre. Il Papa ribadisce che l’evangelizzazione è una dimensione essenziale della Chiesa, ed un compito oggi ancor più urgente in un tempo di secolarizzazione che porta molti a vivere come se Dio non esistesse. Il Papa non ha poi mancato di sottolineare che l’animazione missionaria va sempre accompagnata dalla solidarietà verso i più bisognosi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto, ma è un dono da condividere, una bella notizia da comunicare”: è quanto sottolinea Benedetto XVI che nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale ribadisce che ogni battezzato è chiamato a portare a tutti la Buona Novella. Anzi, soggiunge il Papa, questo è “il servizio più prezioso che la Chiesa può rendere all’umanità e ad ogni singola persona alla ricerca della ragioni profonde” della propria esistenza. Il compito dell’evangelizzazione, scrive il Papa, “non ha perso la sua urgenza”. E avverte che “non possiamo rimanere tranquilli al pensiero che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo Messaggio di salvezza”.

    Nel documento, il Pontefice osserva inoltre che “si allarga la schiera di coloro che, pur avendo ricevuto l’annuncio del Vangelo lo hanno dimenticato e abbandonato”, non riconoscendosi più nella Chiesa. Molti ambienti, “anche in società tradizionalmente cristiane”, prosegue, “sono oggi refrattari ad aprirsi alla parola della fede”. Il Papa indica nell’“imperante relativismo” la causa di un “cambiamento che porta ad una mentalità e ad uno stile di vita che prescindono dal Messaggio evangelico come se Dio non esistesse”. Una mentalità, constata, che esalta la “ricerca del benessere, del guadagno facile, della carriera e del successo come scopo della vita, anche a scapito dei valori morali”. Di qui la necessità per tutti i fedeli di rispondere alla vocazione missionaria, “una risposta essenziale per la vita della Chiesa”. L’opera evangelizzatrice, infatti, “è essenziale” per la Chiesa e non può essere considerata come “una delle tante attività pastorali”.

    Richiamando Paolo VI, il Messaggio sottolinea dunque che l’animazione missionaria attribuisce un’attenzione particolare alla solidarietà. “Non è accettabile”, scrive il Papa, “che nell’evangelizzazione si trascurino” la “promozione umana, la giustizia, la liberazione da ogni forma di oppressione, ovviamente nel rispetto dell’autonomia della sfera politica”. E aggiunge che “disinteressarsi dei problemi temporali dell’umanità significherebbe dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso”. La Giornata missionaria, è dunque l’auspicio di Benedetto XVI, “ravvivi in ciascuno il desiderio e la gioia di ‘andare’ incontro all’umanità portando a tutti Cristo”.

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    Telegramma del Papa al presidente Medvedev: profondo dolore e ferma riprovazione per il violento attentato a Mosca

    ◊   Benedetto XVI ha espresso la propria “ferma riprovazione” per l’attentato che ieri ha insanguinato l’aeroporto Domodedovo di Mosca, causando la morte di 35 persone e il ferimento di altre 110, di cui oltre una quarantina in gravi condizioni. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato al presidente della Federazione russa, Medvedev, il Papa parla di “grave atto di violenza” ed esprime “profondo dolore” e “sentimenti di vicinanza spirituale” ai familiari delle vittime. Benedetto XVI, si legge ancora, “assicura fervide preghiere di suffragio per le vite stroncate” e un “particolare pensiero” a “quanti sono rimasti feriti”, inviando a tutti un “benedicente saluto”.

    Per questa sera, intanto, l'arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi, ha convocato i fedeli per questa sera a San Pietroburgo per una veglia di preghiera in suffragio delle vittime dell'attentato. Una strage, ha affermato il presule all'agenzia Sir, che "ci ha lasciati con un profondo dolore, provocando anche una ferma riprovazione per questo nuovo e gravissimo atto di violenza". "In questi momenti inaspettati - ha soggiunto - quando la morte coglie improvvisa, senza che ci sia una preparazione, abbiamo però una certezza, ed è che là dove nessuno ci può accompagnare, Cristo ci attende. E' questo il pensiero e la preghiera che in questi giorni eleviamo per le vittime". Resta, ha concluso mons. Pezzi, "lo sconforto e l'incertezza anche per la modalità con cui è stato compiuto questo atto di violenza e questo ci impone di pregare la Madonna perché ci protegga e aiuti tutti a non perdere la ragione e l'amore alla vita, a non scegliere mai per la morte come soluzione".

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    Nomina

    ◊   Nelle Isole di Capo verde, Benedetto XVI ha nominato vescovo della Diocesi di Mindelo il sacerdote Fidei donum, Ildo Augusto Dos Santos Lopes Fortes, finora cancelliere della medesima diocesi e parroco della parrocchia São Vincente. Il 46.enne neo presule all’età di 10 anni è emigrato in Portogallo, assieme ai genitori. All’età di 19 anni è entrato nel Seminario Maggiore di Caparide e poi ha proseguito gli studi ecclesiastici nei Seminari Maggiori di Almada e di Cristo Rei dos Olivais, del Patriarcato di Lisbona. Ha seguito corsi in Teologia Sistematica ed in Diritto Canonico, ottenendo la Licenza in Teologia dall'Università Cattolica portoghese. Ordinato sacerdote, ha ricoperto tra gli altri gli incarichi di parroco, di membro del Collegio di consultori e del Segretariato diocesano per la Catechesi, docente alla Scuola di formazione per diaconi permanenti.

    La Diocesi di Mindelo (2003), ha una superficie di 2.230 kmq e una popolazione di 166 mila abitanti, dei quali 149.230 cattolici, suddivisi in 14 parrocchie, servite da 19 sacerdoti (7 diocesani, di cui 5 Fidei Donum e 12 religiosi), 5 fratelli religiosi, 53 suore e 10 seminaristi maggiori.

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    Benedetto XVI a S. Paolo fuori le Mura per la conclusione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani

    ◊   Benedetto XVI presiederà stasera, alle 17.30 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, quest’anno sul tema “Uniti nell'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera”. Sempre a San Paolo fuori le Mura, il cardinale presidente del dicastero per l’Unità dei Cristiani, Kurt Koch, aveva presieduto un incontro ecumenico che aveva vissuto come momento centrale la messa a dimora di un albero in gemellaggio con il progetto del “Giardino di Lutero” a Wittenberg, in Germania. Per una testimonianza sull’importanza del dialogo ecumenico in Terra Santa, Philippa Hitchen ha intervistato il vescovo anglicano di Gerusalemme, Suheil Dawani:

    R. - In Jerusalem there are thirteen traditional churches…
    A Gerusalemme sono presenti 13 chiese tradizionali e l’adesione ecumenica è veramente molto forte, come testimoniano anche altri appuntamenti nei quali ci ritroviamo insieme, come nelle feste maggiori. Ci incontriamo quasi ogni mese per discutere dell’attuale situazione dei cristiani e delle maggiori sfide che devono affrontare la Chiesa e la comunità cristiana a Gerusalemme. Posso dire che ci sono buone relazioni tra tutte le Chiese presenti qui a Gerusalemme.

    D. – Questo accade a livello di leadership delle Chiese o anche a livello di semplici fedeli, forse un po’ frustrati dai mancati progressi - progressi ufficiali - del movimento ecumenico?

    R. - Well, the work, the main work is among the leadership…
    Il lavoro principale viene svolto dalla leadership delle Chiese, ma i fedeli sono veramente molto uniti fra loro. In questa regione, a chiunque si chieda a quale confessione appartenga, non risponderà mai dicendo: “Sono cattolico, ortodosso o anglicano…”. Noi siamo cristiani. E siamo molto, molto uniti. Credo, tuttavia, che da parte nostra, delle Chiese, ci sia ancora molto da fare.

    D. - Pensa che qui a Gerusalemme si possa giocare un ruolo speciale per aiutare noi, che ad esempio siamo a Roma o a Canterbury, a meglio comprendere la mentalità delle Chiese orientali, così da poter compiere progressi tra est ed ovest?

    R. - Well, we have really to say something, the role of Christian community…
    Bisogna dire che, in effetti, il ruolo delle comunità cristiane qui in Gerusalemme è veramente molto importante, perché i cristiani qui sono “indigeni”, cioè vivono qui da sempre. Noi dobbiamo e possiamo essere un ponte per gli altri e in molte occasioni siamo stati effettivamente un ponte tra le altre religioni, tra l’ebraica e la musulmana. Ma possiamo giocare un ruolo importante anche perché alcune nostre Chiese hanno sede fuori dalla regione, pur restando sempre Chiese d’Oriente. Ecco perché possiamo svolgere un ruolo importante nell’unire qui, a Gerusalemme, oriente e occidente. Inoltre, svolgiamo un ruolo molto forte anche nel processo di pace, poiché promuoviamo la pace e la riconciliazione in questa parte del mondo, lavorando con le altre religioni. L’importanza della presenza cristiana qui è vitale per la regione e per Gerusalemme stessa.

    D. - Sembra esserci una consapevolezza crescente tra i cristiani e le Chiese d’Oriente di poter e dover giocare un ruolo ancora più importante nel sostenere i cristiani, piuttosto che aspettare che aiuto e sostengo arrivino dall’esterno…

    R. - We are doing our best to help our parishes and our community…
    Stiamo cercando di fare del nostro meglio per aiutare le nostre parrocchie e la nostra comunità. Ma con le nostre risorse limitate, è difficile far fronte ai loro bisogni. La nostra priorità assoluta è fare in modo che i giovani non lascino il Paese: siamo infatti testimoni di una grande emigrazione da parte dei giovani. E’ molto importante riuscire a farli restare qui. Ed è per questo che per la Chiesa anglicana, come per le altre, l’educazione resta fondamentale. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio per fornire loro un’adeguata formazione, perché restino dove sono nati. Abbiamo bisogno ovviamente anche dell’aiuto di altri partner, soprattutto nel campo dell’educazione e in quello professionale, che cioè aiutino i giovani a trovare un lavoro. I giovani che crescono qui non trovano un lavoro: è per questo che decidono di partire, per questo non vogliono rimanere nel Paese. (mg)

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    Il Papa e il web, tra innovazione, verità e "falsi profili": commenti di padre Antonio Spadaro e del prof. Pier Cesare Rivoltella

    ◊   Nel Messaggio per la 45.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, presentato ieri nella memoria di San Francesco di Sales e intitolato “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”, Benedetto XVI ricorda che i cristiani sono chiamati ad entrare nel web con fiducia e creatività, perché la “rete” è parte integrante della vita umana. Nel documento il Papa aggiunge che “sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni”. Si stanno dunque affermando nuove forme di comunicazione e interrelazione, come sottolinea padre Antonio Spadaro, di Civiltà Cattolica, intervistato da Fabio Colagrande:

    R. – In particolare, il Papa nota che al tempo delle reti partecipative – Facebook, Twitter, YouTube e così via – l’uomo è sempre implicato direttamente in ciò che comunica. Per questo egli invita tutti i credenti ad un’autenticità di vita molto impegnativa. Il Papa scrive infatti che quando le persone si scambiano informazioni in realtà stanno già condividendo molto più che una semplice informazione: condividono se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. I cristiani in rete sono quindi chiamati non ad un’emittenza di contenuti religiosi, ma ad una testimonianza che riguarda scelte, preferenze, giudizi, anche quando non si parla in maniera esplicita di Vangelo.

    D. – Nel Messaggio, Benedetto XVI scrive che “la rete è parte integrante della vita umana”. Cosa implica quest’affermazione?

    R. – Implica che la vera sfida della Chiesa non deve essere quella di usare bene la rete – come spesso si crede – ma quella di vivere bene al tempo della rete. Vivere la rete come uno dei contesti esistenziali, uno degli ambienti di vita. Nel suo messaggio, il Papa afferma una cosa a mio avviso importantissima: “Se usate saggiamente, le nuove tecnologie della comunicazione possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità, di unità, che rimane l’ispirazione più profonda dell’essere umano”. Questo pensiero è estremamente innovativo.

    D. – Questi concetti espressi dal Papa sembrano cancellare il pregiudizio negativo che considera Internet un mondo virtuale, parallelo al reale e, spesso, pericoloso...

    R. – Sono d’accordo, perché il discorso del Papa cancella i pregiudizi e mette in campo, semmai, le questioni serie. Riprendendo ad esempio il discorso della testimonianza - che in questo messaggio mi sembra centrale - quella cristiana non deve rientrare mai in una logica consumistica o di popolarità, direi quasi da “Pagerank”, alla Google, del consenso. Il Vangelo non può diluirsi all’interno di una logica consumistica. Si fa quindi riferimento, in questo messaggio, all’importanza della reticenza, del rinvio silenzioso in un mercato di informazioni. Il riferimento, molto chiaro, ai discepoli di Emmaus ci fa comprendere come quella logica dell’incontro, della mediazione, piena anche di reticenze, è lo stile della presenza del cristiano in rete.

    D. – Le nuove tecnologie, dunque, possono modificare anche il modo di comunicare e addirittura di pensare la fede?

    R. – Sì. Internet, la rete, le tecnologie della comunicazione fanno parte della vita assolutamente ordinaria di molte persone. Per questo contribuisce sempre più a costruire l’identità religiosa degli uomini del nostro tempo. La rete, la cultura del cyberspazio pongono sfide alla nostra capacità più generale di formulare ed ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza nella nostra vita. Certamente, la cultura della rete si incontra con il modo di pensare e vivere la fede. (vv)

    Il Papa sottolinea, dunque, che le vie telematiche portano ad un’interazione parziale, ma possono anche favorire relazioni positive, contribuire al bene integrale della persona. Su queste potenzialità e sui rischi della rete, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il prof. Pier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dell’apprendimento presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. – E’ un aspetto che il Papa sottolinea a ragione, perché normalmente i discorsi di routine, quotidiani, che anche i media riportano, sono eccessivamente preoccupati. Ci sono invece straordinarie potenzialità di questi strumenti – Internet e i social network – che non vanno dimenticate. Una di queste possibilità è proprio l’opportunità che ci danno di prolungare le nostre reti sociali oltre i limiti della presenza.

    D. – Poi il Papa, parlando proprio di social network, sottolinea che questi mezzi offrono sicuramente nuove opportunità di condivisione, di dialogo, ma occorre anche evitarne alcuni rischi. Tra questi, ad esempio, il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo oppure l’eccessiva esposizione al mondo virtuale...

    R. – Gli eccessi quantitativi, il troppo che fa male, è un dato che la ricerca, rispetto ai consumi dei media, ha già evidenziato da tempo. Per quanto riguarda la possibilità di configurare una realtà parallela, nei casi di uso patologico questo è possibile, ma mi sento di essere rassicurante perché, nella stragrande maggioranza dei casi, il social network aumenta la nostra realtà più che sostituirla. Il vero problema del social network è che spesso è luogo di stupidità digitale ed allora lì l’esercizio è quello di arginare la stupidità digitale per far spazio alla saggezza. Si può essere competenti tecnicamente, ma digitalmente stupidi. Occorre invece mirare sempre alla saggezza e questa è la cosa più importante.

    D. – Oltre a questo rischio della banalità – come ricorda la psicologa Sherry Turckle nel suo libro “Soli insieme” – c’è un altro pericolo: quello di avere tanti amici nel mondo virtuale ed essere invece soli in quello reale...

    R. – E’ un problema oggettivo. Vorrei però ricordare che questo è un problema che c’è sempre stato, anche al tempo del libro. Ci sono sempre stati i nostri amici o i nostri compagni di classe che avevano un libro per amico. Quindi, l’assolutizzazione di qualsiasi tecnologia toglie spazio alle relazioni vere e questo non deve mai accadere.

    D. – Un altro aspetto legato ai social network indicato dal Papa è che “bisogna evitare di creare falsi profili” che possono portare ad una costruzione distorta dell’immagine di sé, all’autocompiacimento. L’autenticità, invece, è la chiave di ogni relazione interpersonale, anche su Internet...

    R. – Anche questo è molto vero. Evidentemente, varia da social network a social network. Ci sono social network dove ci si presenta con la propria identità – e quindi anche con l’immagine del proprio volto - ma il fenomeno del fake, ovvero del travestimento e della simulazione di un’altra ’identità, è un fenomeno molto conosciuto, ben presente nel social network. E’ perciò da tenere assolutamente in considerazione come rischio da evitare. (vv)

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    In marzo, a Parigi, il lancio del “Cortile dei Gentili” promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Cultura organizza a Parigi, dal 24 al 25 marzo 2011, il lancio del “Cortile dei Gentili”, nuova struttura vaticana permanente destinata a favorire lo scambio e l’incontro tra credenti e non credenti. L’inaugurazione, informa una nota del dicastero, si articolerà in due parti principali: dei colloqui ed una festa. I colloqui sul tema “Religione, lume e ragione comune” avranno una cerimonia inaugurale nella sede dell’Unesco, giovedì 24 marzo pomeriggio, sotto il patrocinio dello stesso Unesco. Gli altri due colloqui si terranno presso l’Università la Sorbona, venerdì 25 marzo mattina e all’Institut de France, venerdì 25 marzo pomeriggio. A conclusione di questi tre colloqui, si terrà nel Collège des Bernardins una tavola rotonda, a fine pomeriggio.

    Una festa, aperta a tutti, particolarmente ai giovani, su “L’Atrio dello Sconosciuto”, sul sagrato di Notre Dame de Paris, si terrà la sera di venerdì 25: creazioni artistiche, musica, scenografia, luce e suono, spettacoli, incontro e riflessione. Dopo gli spettacoli, la Cattedrale sarà aperta in via del tutto eccezionale per coloro che desidereranno partecipare a una veglia di preghiera e di meditazione condivisa.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'urgenza di evangelizzare nel mondo globalizzato: il messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale.

    La verità ragionevole del matrimonio cristiano: nell'editoriale di monsignor Francesco Ventorino un commento al discorso di Benedetto XVI alla Rota romana.

    La Russia ripiomba nell'incubo del terrorismo.

    Un miliardo e mezzo di persone senza luce elettrica: appello di Ban Ki-moon.

    L'intermediario del maestro: Lucetta Scaraffia presenta l'ultimo libro di suor Cristiana Dobner su Edith Stein e il linguaggio di Dio.

    "Hereafter" di Clint Eastwood recensito da Emilio Ranzato, Gaetano Vallini e don Luca Pellegrini.

    L'eutanasia è un arbitrio: il vescovo di Montauban e la proposta di legge in discussione al Senato francese.

    In marcia per rinnovare la missione: la Guardia svizzera compie 505 anni.

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    Oggi in Primo Piano



    Strage all'aeroporto di Mosca. Si segue la pista del terrorismo caucasico

    ◊   A Mosca e nelle zone limitrofe della capitale, proseguono ad ampio raggio le indagini per svelare la matrice dell’attentato che ieri ha fatto strage nell'aeroiporto Domodedovo di Mosca. Per ora si lavora sulla pista dell’indipendentismo caucasico, ma non si escludono svolte clamorose. Il presidente Medvedev annuncia severi provvedimenti per rafforzare la sicurezza nel Paese e per assicurare alla giustizia gli autori della strage. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    La macchina investigativa lavora da ore a pieno regime. Si controllano i filmati dei video a circuito chiuso e si verificano le numerose testimonianze, alcune delle quali discordanti fra loro. Roventi sono le polemiche sulla stampa, specialmente dopo che il presidente Medvedev ha denunciato falle nei sistemi di sicurezza. Gli attentatori, secondo le ricostruzioni di un paio di autorevoli quotidiani generalmente bene informati, sarebbero entrati nello scalo da un ingresso quasi sempre incustodito con in mano una valigia. Un corpo con la testa mozzata è stato trovato dagli inquirenti. Su Internet gira un filmato-testamento con un uomo, probabilmente uno degli attentatori, che urla minacce. Da oltre una settimana, secondo fonti d’agenzia, le forze dell’ordine erano in stato d’allerta, ma non sono riuscite ad evitare la strage. Tre sarebbero tuttora le persone ricercate dalla polizia. Il gruppo sarebbe giunto nella capitale a bordo di un’automobile dal Caucaso. “Il terrorismo – ha ribadito oggi il presidente Medvedev, che ha rimandato un suo viaggio al Forum economico internazionale di Davos – rimane la più grave minaccia per il Paese”. Le misure di sicurezza intorno ad obiettivi sensibili sono state rafforzate.

    L’attentato dell’aeroporto moscovita Domodedovo rappresenta, dunque, un colpo al cuore della Russia. Gabriella Ceraso ha chiesto un’analisi a Vittorio Strada, docente di Lingua e letteratura russa all’Università Ca’ Foscari di Venezia:

    R. – Mi sembra che questo atto così grave sia una svolta nella vita interna della Federazione russa, sia nelle relazioni tra l’opinione pubblica, sia nelle misure che saranno prese dalle autorità, sia come inasprimento della lotta al terrorismo armato. Quello che viene ventilato dalle autorità è la presenza di forze esterne alla Federazione russa stessa.

    D. - Un fatto comunque mirato in un momento ben preciso. Il messaggio quale può essere?

    R. – Può essere una sfida, evidentemente. Una sfida, perché proprio in questo aeroporto ultramoderno gli attentatori sono arrivati indisturbati. Una sfida e una prova di forza nel contesto della situazione interetnica russa, che è molto tesa e che preoccupa fortemente le autorità. Questo avviene in un momento in cui l’opinione pubblica russa è mobilitata spontaneamente in questa direzione. Quindi è un fatto di particolare rilievo. (bf)

    Un attentato eclatante quello all’aeroporto di Mosca. Sugli obiettivi che erano nelle intenzioni degli attentatori, Giancarlo La Vella ha intervistato Emanuele Schibotto, della rivista di geopolitica e relazioni internazionali “Equilibri.net”:

    R. – L’obiettivo di un episodio del genere è senza dubbio quello d’intimidire il Paese, le autorità, diffondere paura ed insicurezza nella popolazione. Il presidente Medvedev ha subito puntato il dito, in maniera molto chiara, contro i responsabili dell’aeroporto russo. Potrebbe essere una mossa per dare tranquillità alla popolazione, per far capire che c’è una persona al comando che dirige le operazioni.

    D. – La pista caucasica indicherebbe che si tratta di un episodio che fa parte delle dinamiche interne russe. Ma, secondo lei, è lecito pensare anche a qualcosa che venga da oltreconfine?

    R. – Secondo me, per quanto possiamo sapere adesso, si tratta di una pista senz’altro interna. E’ da appurare se si tratti della pista cecena o degli indipendentisti del Caucaso del Nord. Sono attentati che si ripetono ciclicamente e che indicano la presenza di due istanze chiaramente contrapposte: l’istanza russa, che difende i propri confini nazionali, la propria sovranità e quella cecena o delle Repubbliche indipendentiste, che rivendicano il principio di autodeterminazione del proprio popolo. (vv)

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    Disagio morale e onorabilità della politica: le parole del cardinale Bagnasco in apertura del Consiglio episcopale permanente della Cei

    ◊   “La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica e respira un evidente disagio morale”. Il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), è intervenuto così sui fatti di cronaca che stanno caratterizzando la vita politica italiana, chiedendo di fare chiarezza in modo sollecito e pacato nelle sedi appropriate. L’occasione è stata l’apertura del Consiglio episcopale permanente, avvenuta ieri pomeriggio ad Ancona. Massima attenzione per la libertà religiosa, soprattutto dopo l’attentato di Alessandria d’Egitto. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Dal cardinale Angelo Bagnasco arriva un duro giudizio sul momento che l’Italia sta vivendo:

    “Si moltiplicano notizie di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci, veri o presunti, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti d’indagine”.

    Ne emerge un quadro desolante: la debolezza etica si mescola con la fibrillazione politica, e i poteri si tendono tranelli. Questo comporta disagio morale nell’opinione pubblica. Dunque, per il presidente della Cei, ognuno deve autolimitarsi.

    “Mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative. Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”.

    Ed è necessario evitare comportamenti radicalmente faziosi, fermandosi in tempo. I vescovi quindi si caricano sulle spalle l’onere di richiamare ai doveri di fondo, di evidenziare le connessioni, di scoprire i pilastri portanti di una comunità di vita e di destino. Insomma, tutta la società deve aiutare, soprattutto, i giovani, ad avere speranza. Una speranza che passa attraverso le riforme, il rafforzamento della famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, l’uscita dalla crisi, il lavoro. Urgente poi redistribuire il reddito e far pagare a tutti le tasse. Preoccupazione poi per le sorti di tanti cristiani, soprattutto in Medio Oriente:

    “Lì la cristianofobìa, che è la versione più corrente dell’intolleranza religiosa, non è lontana dal porsi ormai nelle forme della pulizia etnica o religiosa, benché i cristiani siano colà una componente certo non aggiuntiva né importata, e per secoli quella terra sia stata laboratorio di convivenza tra fedi ed etnie diverse”.

    Sulla libertà religiosa si possono istituire osservatori internazionali, sollevare la questione nelle sedi multilaterali, ricorda il cardinale Bagnasco, “avendo cura che l’interessamento puntuale non scateni ritorsioni sulle spalle già oberate di chi soffre”. Gratitudine, inoltre, a Benedetto XVI per l’imminente Beatificazione di Giovanni Paolo II.

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    Presentato il prestigioso volume "Roma. Musei Vaticani" edito dalla Treccani, viaggio iconografico

    ◊   Un ricco percorso iconografico attraverso le magnificenze dei Musei Vaticani, che sono al tempo stesso custodia di opere d’arte e opere d’arte essi stessi. E’ questo il contenuto del libro “Roma. Musei Vaticani”, presentato ieri nel Salone Raffaello della Pinacoteca dei Musei Vaticani e frutto della collaborazione tra il Vaticano e l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Un volume dall’alto valore simbolico e culturale. Il servizio di Michele Raviart:

    Due tomi di grande formato elegantemente rilegati, millecinquecento tavole provenienti dall’Archivio fotografico vaticano che testimoniano ogni aspetto dei Musei papali, dal Museo Gregoriano Profano alla Cappella Sistina. Sono queste alcune caratteristiche del libro “Roma. Musei Vaticani”, edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani e presentato ieri a Roma.

    L’opera, che vede la luce dopo quasi due anni di lavoro, fa parte della prestigiosa collana “I luoghi dell’Arte”, che dal 2003 raccoglie volumi dedicati alle città d’arte italiane come Firenze, Venezia e Palermo in una felice sintesi tra enciclopedismo e storia dell’arte. Non un mero catalogo, ma uno strumento critico per districarsi nella complessità e nell’unicità dei Musei Vaticani, che non a caso è l’unico dei grandi musei del mondo a definirsi al plurale, come ci spiega il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e autore delle oltre cento pagine di introduzione testuale al volume:

    “Il fatto che siano plurali dimostra l’attenzione, attraverso la storia, della Chiesa di Roma per tutte le forme del fare umano: qui c’è Michelangelo, ma ci sono anche i manufatti degli aborigeni australiani; ci sono le penne degli indiani d’America e ci sono i manufatti etruschi ed egizi; c’è Raffaello e ci sono i vetri dorati del periodo paleocristiano; c’è Moher e Burri e Capogrossi e Arturo Martini e ci sono i rilievi di Daniele da Volterra, piuttosto che le sculture del Laoconte e dell’Apollo di Belvedere. E’ una specie di apertura, a tutto azimut della Chiesa sulla storia del mondo. E questo è oggettivamente affascinante”.

    L’opera sancisce la collaborazione tra il Vaticano e la Treccani. Un sodalizio di altissimo livello culturale, che nell’anno del cento cinquantenario dell’Unità d’Italia, celebra i legami tra la Chiesa e lo Stato italiano perché nelle parole del Presidente dell’Istituto Treccani Giuliano Amato “la storia d’Italia è cultura e arte e la cultura e arte sono storia della Chiesa”. Un principio ribadito dal cardinale Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:

    “In sé l’opera è un’opera unica, perché è una collaborazione internazionale fra i Musei Vaticani e la qualità editoriale della Treccani, che certamente rappresenta l’alta editoria. Questa unità d’Italia che celebriamo nel 150.mo anno è un’unità non chiusa in sé, ma aperta e in cui lo Stato della Città del Vaticano è indipendente ed autonomo, ma che ha una sua presenza culturale significativa, perché la maggior parte dell’arte dei Musei Vaticani è arte italiana”.(mg)

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    I media e il Vaticano II: le notizie non devono stupire ma informare

    ◊   I vantaggi dei media nel campo dell'evangelizzazione sono oggi cosa nota per la Chiesa di ogni parte del mondo. Ma su di essi una luce nuova era stata proiettata già mezzo secolo fa dai padri conciliari, riuniti in San Pietro per i lavori del Vaticano II. La visione conciliare della Chiesa sui mezzi della comunicazione sociale si deve dunque al Decreto Inter mirifica, promulgato da Paolo VI nel 1963. Un documento analizzato da padre Dariusz Kowalczyk nell'12.mo appuntamento della rubrica settimanale dedicata al Concilio:

    Federico Fellini avrebbe detto una volta: quando era nato il cinema, la Chiesa lo aveva considerato l'opera di Satana, e quando finalmente la Chiesa ha scoperto che il cinema poteva essere cosa buona, esso si è già tramutato in un'opera di Satana. Il Concilio però non ha commesso quell'errore, e nel decreto Inter mirifica afferma: “La Chiesa riconosce che questi strumenti se bene adoperati, offrono al genere umano grandi vantaggi […]. Ma essa sa pure che l'uomo può adoperarli contro i disegni del Creatore e volgerli a propria rovina” (n.2).

    Il Concilio indica la necessità di una retta coscienza nell'uso dei mass media, soprattutto in riferimento a due questioni particolarmente controverse. La prima riguarda la ricerca e la diffusione di notizie. L’informazione dovrebbe non soltanto essere conforme alla verità dei fatti, ma dovrebbe anche rispettare i diritti e la dignità dell’uomo. Oggi, quando per attirare l’attenzione del pubblico si cercano soprattutto delle notizie sensazionalistiche, vale la pena ricordare l’affermazione del Vaticano II che “non ogni conoscenza giova, 'mentre la carità è costruttiva'” (n.5). Ciò, ovviamente, non vuol dire che i mass media non dovrebbero più esercitare il controllo sociale.

    La seconda questione “riguarda le relazioni tra i diritti dell'arte […] e le norme della legge morale” (n.6). Il decreto Inter mirifica afferma che il primato dell'ordine morale oggettivo è superiore rispetto a tutte le più diverse forme dell'attività umana, compresa l'arte. Non è vero che a coloro che si dedicano all'arte si deve “permettere di più”. Prescindendo dalla dimensione etica si possono creare solo delle cosiddette installazioni le quali, prive di una vera profondità, si limitano solo a provocare.

    Il postulato del Concilio che – per poter affrontare le questioni sopra menzionate – si deve formare “sacerdoti, religiosi e laici, i quali sappiano usare con la dovuta competenza” professionale e morale i mezzi di comunicazione, oggi è più urgente che mai.

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    Chiesa e Società



    Messico: cordoglio per la morte di mons. Ruiz, il "vescovo dei poveri" del Chiapas

    ◊   È morto ieri mattina per complicazioni legate all’ipertensione e al diabete di cui soffriva e che il 12 gennaio scorso avevano portato al suo ricovero in un ospedale di Città del Messico, mons. Samuel Riuz Garcia, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas. Premiato nel 2002 dalla giuria del Premio internazionale per i diritti umani, istituito nel 1978 dall'Unesco, e candidato nel 1994 al premio Nobel per la Pace per il ruolo di mediazione svolto tra il governo messicano e l’insurrezione zapatista dell’Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale), monsignor Ruiz è stato più volte definito il vescovo “degli indios e dei poveri”. La notizia - riferisce l'agenzia Misna - ha sollevato un’ondata di commozione nel Paese dove, l’ormai 86enne vescovo era ricordato come un uomo di pace vicino alle necessità degli ultimi e più poveri della società messicana, ovvero i contadini indigeni delle regioni meridionali del Messico. A San Cristobal de Las Casas, la città chiapaneca di cui Ruiz è stato vescovo per oltre 40 anni, il corpo del vescovo emerito è arrivato nella notte, atteso da centinaia di persone. I funerali sono previsti domani e monsignor Ruiz dovrebbe essere sepolto alle spalle dell’altare della “cattedrale della pace”, la principale Chiesa di San Cristobal. Ieri migliaia di persone, incluse numerose personalità politiche appartenenti a ogni schieramento parlamentare, si sono recate alla cappella del Centro universitario culturale (Cuc) di Città del Messico dove era stata portata la salma del presule. Officiando la messa in omaggio di mons. Samuel Ruiz organizzata nella cappella del Cuc, il vescovo di Saltillo, mons. Raúl Vera, ha ricordato come “tatic" (che significa "padre" in lingua tzotzil) Samuel ha sempre avuto occhi per vedere l’immagine di Dio in ognuno dei suoi fratelli e sorelle”. “Tu, tatic Samuel, sei stato perseguitato per aver seguito la causa della giustizia. Sei stato oggetto di ingiurie e calunnie e di innumerevoli persecuzioni, vituperi e insulti per aver difeso la causa di Gesù” ha detto mons. Vera in piedi di fronte alle spoglie di mons. Ruiz, mentre la folla rendeva omaggio con applausi e ovazioni all’emerito vescovo chiapaneco. La messa funebre di domani sarà officiata dal nunzio apostolico mons. Christophe Pierre, mentre la protezione civile sta già organizzando punti di accoglienza e ristoro per le migliaia di indios attesi da tutto il Chiapas per rendere l’ultimo omaggio al loro vescovo. Assunto l’incarico della diocesi di San Cristóbal a soli 35 anni, mons. Ruiz si rese subito conto della situazione di emarginazione, povertà e abbandono nella quale vivevano gli indigeni del Chiapas, sfruttati da proprietari terrieri che si servivano di bande criminali per seminare il terrore. Durante i 40 anni di servizio nella sua diocesi, mons. Ruiz ha visitato 2042 comunità, percorrendo tutta la zona a piedi o a cavallo. Nel 1974 organizzò un congresso al quale parteciparono 2000 indigeni del sud del Messico e nel 1988 fondò il Centro dei diritti umani Fray Bartolomé del Las Casas. Nella storia del Messico sarà ricordato come una delle figure religiose di maggior influenza per la difesa e la denuncia di violazioni nei confronti degli indigeni, per la lotta contro le discriminazioni razziali e per il suo impegno per la pace nei negoziati tra governo e guerriglieri. (R.P.)

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    Costa d'Avorio: i vescovi condannano le violenze e invitano tutti ad osservare i patti

    ◊   “Condanniamo le morti violente in nome della dignità della persona umana cara a Dio. È anche in nome del rispetto della vita umana che ci opponiamo all’uso della forza, della violenza e di ogni tipo di armi per risolvere la crisi post-elettorale ivoriana” si legge nella dichiarazione, inviatA all’agenzia Fides, pubblicata al termine della 91.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, che si è conclusa il 23 gennaio a Bingerville. Nei giorni scorsi, diverse persone sono state uccise in alcune aree del Paese, in scontri con le forze dell’ordine o in raid commessi da bande paramilitari. La crisi politica originata dal rifiuto del Presidente uscente Laurent Gbagbo di riconoscere la vittoria di Alassane Ouattara, nel secondo turno delle elezioni presidenziali del 28 novembre, rischia di sprofondare il Paese nel caos e nella guerra civile. Un rischio che i vescovi denunciano in questi termini: “Che ci sia risparmiata un’altra guerra che non farà altro che aumentare il disagio e la miseria e farà crescere il numero dei morti”. “Per questo - prosegue la dichiarazione - facciamo nostre le parole del Servo di Dio Paolo VI, nel discorso pronunciato in occasione della Giornata Mondiale della Pace 1976: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono soprattutto le armi morali, che danno forza e prestigio al diritto internazionale; quelle, per prime, dell’'osservanza dei patti”. I vescovi intendono inoltre fare chiarezza su alcune polemiche che hanno coinvolto alcuni uomini di Chiesa: “Vorremmo anche cogliere l'occasione per illuminare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà sulle false accuse contro alcuni membri del collegio episcopale ivoriano. Vogliamo rassicurare il popolo di Dio, l'opinione nazionale ed internazionale, che nessun membro della gerarchia cattolica è stato coinvolto in alcun atto di corruzione o si è reso colpevole di appropriazione indebita. Noi, vescovi della Costa d'Avorio, invitiamo i fedeli cattolici e tutti gli uomini di buona volontà a seguire il cammino della ricerca della verità e della giustizia. Infine, invitiamo tutti a non scoraggiarsi, ma a perseverare nella preghiera e nell'amore del prossimo, per creare una Costa d'Avorio più solidale e fraterna” conclude il messaggio. (R.P.)

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    Pakistan: il 30 gennaio grande preghiera per la pace nel Paese indetta dai vescovi

    ◊   Di fronte alla polarizzazione che affligge la società, di fronte alle divisioni che spesso sfociano in violenza, di fronte all’uso strumentale della religione da parte di movimenti islamici radicali, la Chiesa cattolica ha indetto una grande preghiera per la pace in tutto il Paese. Come comunicato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Pakistan, la Giornata si terrà in tutte le chiese domenica prossima, 30 gennaio, e avrà un carattere allargato, a livello ecumenico e interreligioso. Sono invitati, infatti – si legge nella nota diffusa da mons. Lawrence Saldhana, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale – le altre chiese cristiane presenti nel Paese, nonché esponenti di altre religioni, attivisti per i diritti umani e tutti gli uomini di buona volontà che credono nella pace come “bene supremo da tutelare per il Pakistan”. Sarà una Giornata di preghiera e digiuno per chiedere a Dio il dono essenziale della pace, e per mostrare che “come cristiani, il nostro contributo è sempre quello di unire, di portare un messaggio di riconciliazione e di perdono”, spiega padre John Shakir Nadeem, Segretario della Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali, rimarcando che in tutte le chiese e negli istituti cristiani è iniziata la mobilitazione per chiamare i fedeli alla preghiera. La Giornata del 30 gennaio vuole essere la risposta pacifica alle mobilitazioni, spesso di natura violenta, che “gruppi islamici radicali continuano a indire in tutto il Paese, in difesa della legge sulla blasfemia”, spiega il sacerdote. Una manifestazione dei movimenti radicali è annunciata proprio per il 30 gennaio, “ma noi cristiani non vogliano reagire o rispondere alle provocazioni, bensì pregare e digiunare, rimettendo nelle mani di Dio le difficoltà che oggi vive il Pakistan”. La situazione sociale, nota padre Nadeem, “è tesa a tutti i livelli: la povertà affligge larghe fasce di popolazione; il fanatismo prende piede e si fa pervasivo; i partiti politici, di maggioranza e opposizione, sembrano badare ai propri interessi piuttosto che al bene comune”. In tale contesto, “le minoranze cristiane soffrono per discriminazione ed emarginazione”. Sulla legge della blasfemia “credo che, data la tensione che avvolge il Paese, non è realistico pensare alla sua abolizione o alla revisione. Ma si potrebbero almeno promulgare nuove leggi che aiutino a evitarne gli abusi” conclude il sacerdote. (R.P.)

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    Usa: "sì" dei vescovi a proposte di legge per la vita e la libertà di coscienza in campo sanitario

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti valutano positivamente tre progetti di legge presentati alla Camera dei Rappresentanti che vogliono tutelare meglio la libertà di coscienza dei contribuenti e degli operatori sanitari in materia di aborto. Si tratta della Legge per la protezione della vita (Protect Life Act), della Legge contro la discriminazione sull’aborto (Abortion Non-Discrimination Act, Anda in sigla) e della Legge sul finanziamento da parte dei contribuenti all’aborto (Taxpayer Funding for Abortion Act). In tre distinte lettere, il presidente del Segretariato per le attività pro-vita della Conferenza episcopale, cardinale Daniel Di Nardo, invita i membri del Congresso ad approvare i tre provvedimenti. La “Protect Life Act” – afferma la prima missiva - correggerebbe le storture della riforma sanitaria varata il 21 marzo dell’anno scorso e la adeguerebbe “alle politiche sull’aborto e sui diritti di coscienza a cui da tempo sono improntati i programmi sanitari federali, evitando che l’aborto venga finanziato con fondi pubblici e tutelando la libertà di coscienza degli operatori sanitari”. Quanto alla Legge contro la discriminazione sull’aborto, il cardinale Di Nardo sottolinea come la proposta riaffermi “un principio elementare: che nessuna struttura sanitaria può essere costretta dal governo a praticare o a partecipare ad aborti”. Infine, la terza lettera relativa al provvedimento sul finanziamento da parte dei contribuenti all’aborto rileva come esso traduca in legge un orientamento politico ampiamente condiviso dall’opinione pubblica e dal Congresso da più di tre decenni: ossia che “il governo non può usare i soldi dei contribuenti per sostenere o promuovere gli aborti volontari”. “Il vantaggio di questa legge – conclude il cardinale Di Nardo - è che eviterà problemi ed equivoci sul finanziamento pubblico dell’aborto nella legislazione futura” e che si potranno discutere misure che promuovano realmente un’assistenza sanitaria universale. Le questioni del finanziamento pubblico dell’aborto e della libertà di coscienza sono stati i punti sui quali più forti sono state le obiezioni dei vescovi americani durante il lungo dibattito per l’approvazione della riforma sanitaria voluta dal Presidente Obama. Un altro punto controverso della Patient Protection and Affordable Care Act per l’episcopato è l’esclusione dalla copertura sanitaria di buona parte degli immigrati. (L.Z.)

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    India: annunciato un rito di "riconversione" di massa all’induismo di tribali cristiani

    ◊   La Chiesa del Madhya Pradesh è molto preoccupata dall’annuncio di diversi gruppi induisti radicali locali di volere organizzare una riconversione di massa all’induismo di tribali diventati cristiani o musulmani. L’iniziativa, non nuova nel suo genere in India, è prevista dal 10 al 12 febbraio a Mandla per la festa della divinità indù Narmada. Un sacerdote del posto - riferisce l’agenzia Églises d’Asie ripresa dall’Apic - ha detto che tra le comunità cristiane sta crescendo la paura. Vi è infatti il fondato timore che l’evento, a cui sono attese più di due milioni di persone, sia un pretesto per scatenare nuove violenze anti-cristiane . Per questo la Chiesa locale ha chiesto al più alto rappresentante dello Stato nel distretto misure adeguate per garantire l’incolumità delle minoranze. Ad alimentare i timori è il moltiplicarsi in queste settimane di proclami e appelli da parte di movimenti fondamentalisti indù “a fare pulizia di cristiani a Mandla” e a prepararsi il prossimo febbraio alla grande cerimonia di conversione di massa. Secondo fonti locali, diverse comunità cristiane avrebbero già subito aggressioni e minacce negli ultimi mesi per convincerle a rinunciare alla propria fede. L’ultima vittima è un pastore protestante minacciato per avere rifiutato di dare un'offerta per la festa di Narmada. Insieme all’Orissa, al Maharashtra, all’Uttar Pradesh, al Karnataka, all’Andra Pradesh e al Chattisgarh, Il Madhya Pradesh è uno degli Stati indiani più colpiti in questi anni dalle violenze contro i cristiani. Il pretesto è sempre lo stesso: l’accusa loro rivolta di convertire con ogni mezzo i tribali e i poveri e sradicarli dalla loro cultura. L’escalation è cominciata dalla salita al governo locale nel 2003 del Baratiya Janata Party (Bjp), il braccio politico di questi movimenti ultra-nazionalisti fautori dell’Hindutva, l’ideologia che vuole rendere l'intera India una nazione indù. (L.Z.)

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    Orissa, continui casi di violenza contro i cristiani. Il governo non fa rispettare la legge

    ◊   In Orissa, continuano i casi di omicidi, violenze e discriminazioni a danno dei cristiani, a due anni dai pogrom indù costati la vita a 75 persone. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc) - riferisce l'agenzia AsiaNews - nel 2010 sono 62 i casi di violazioni dei diritti umani a danno di cristiani e dalit. Lo scorso 18 gennaio K. G. Balakrishnan, responsabile della Nhrc, si è recato a Bhubaneswar, invitando le autorità locali a stilare un piano per fermare i continui episodi di intolleranza religiosa e di casta, con particolare attenzione al distretto di Kandhamal. Padre Ajaya Kumar Singh, direttore dei servizi sociali dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, sottolinea che il governo dell'Orissa dovrebbe fare di più per migliorare la situazione dei diritti umani in Orissa e nel distretto di Kandhamal. Secondo il sacerdote, le autorità dovrebbero anche iniziare a distribuire adeguati indennizzi alle famiglie delle vittime colpite dalla furia dei pogrom indù del 2008, a tutt’oggi non ancora risarcite. Adikanda Singh, dalit e attivista per i diritti umani, sottolinea la necessità di un piano di sicurezza contro le violenze compiute dagli estremisti indù. Egli imputa al governo la responsabilità di questa situazione. “Il sistema di giustizia ha fallito – afferma - e non è riuscito a punire gli autori dei crimini. Ciò dimostra che lo Stato non è in grado di giudicare in modo uguale i suoi cittadini”. In questi anni, il clima di paura dovuto alla debolezza delle istituzioni ha costretto oltre 50mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. A tutt’oggi, gran parte degli autori dei crimini è in libertà e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere, con minacce e discriminazioni. (R.P.)

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    Indonesia: manifestazioni di estremisti contro l’apertura di Yasmin Church di Bogor

    ◊   “Conversioni forzate”, queste la motivazione alla base delle proteste e delle minacce di gruppi di estremisti islamici contro l’apertura della chiesa Taman Yasmin a Bogor (West Java), in Indonesia. Una protesta, quella degli estremisti, intrapresa nel 2008 e portata avanti fino ad oggi, nonostante la sentenza della Corte suprema che, lo scorso 14 gennaio, ha riconosciuto ai cristiani il diritto di celebrare messa nell’edificio. A tutt’oggi - riferisce l’agenzia Asianews - la chiesa è ancora chiusa e l’amministrazione locale di Bogor non è mai intervenuta per far rispettare la sentenza. L’Associazione della comunità islamica di Bogor (Fui), accusa i cristiani di conversioni forzate e in questi giorni ha fatto circolare una lettera che invita tutti gli islamici della città a riunirsi presso la chiesa protestante per bloccare la messa domenicale. Uno dei responsabili della comunità, anonimo per motivi di sicurezza, afferma che i cristiani “non vogliono più sentire falsità da parte del governo" e sottolinea la volontà di sapere “se c’è o meno Indonesia un’autorità in grado di far rispettare la legge”. In questi giorni gruppi interreligiosi hanno accusato il presidente Yudhoyono di aver nascosto i continui casi di intolleranza religiosa da parte degli estremisti islamici. Per difendersi, lo scorso 18 gennaio il presidente ha invitato i leader a discutere il problema insieme ai suoi ministri. (M.I.)

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    Filippine: ucciso un giornalista e attivista per i diritti umani. Sconcerto nel Paese

    ◊   Gerry Ortega, giornalista e attivista per i diritti umani è stato ucciso ieri a colpi di arma da fuoco, nella città di Puerto Princesa, sull’isola di Palawan, nel centro dell’arcipelago filippino. Si tratta del 142° giornalista che perde la vita in 25 anni, ed è l’ulteriore vittima della scia di esecuzioni extragiudiziali che da decenni sconvolgono il Paese. Proprio alcuni giorni fa - riferisce l'agenzia Fides - i vescovi filippini avevano messo in guardia per l’aumento della criminalità e della violenza, che colpisce soprattutto giornalisti, religiosi, attivisti, sindacalisti, avvocati e quanti difendono i diritti delle fasce di popolazione più povere ed emarginate. Ortega, infatti, era impegnato nel Comitato per la salvezza dell’isola di Palawan e per la protezione delle sue comunità indigene. Spesso nelle sue trasmissioni radiofoniche dava spazio al Forum di missionari, comunità cristiane, Ong, associazioni ambientaliste che hanno lanciato una petizione per impedire la devastazione di una delle più belle isole dell’arcipelago filippino: Palawan rischia di essere devastata a causa di vasti progetti di estrazione mineraria autorizzati dal governo filippino, centrale e provinciale. Palawan è abitata da tribù indigene locali come Tagbanua, Palawanon, Tau't Bato, Molbog, Batak, che vivono in piccoli villaggi sulle aree montuose o lungo le coste, grazie alla pesca e all’agricoltura di sussistenza. “In questo momento l’isola è a forte rischio: sono iniziati infatti i lavori di costruzione delle strade per aprire le cave e i cantieri estrattivi, affidati alle multinazionali MacroAsia e Celestial” informa il Comitato “Salviamo Palawan”. Secondo l’accordo con il governo di Manila, la “MacroAsia” ha diritto di estrazione sulla terra che da sempre appartiene – secondo il concetto dell’ancestral domain – alle comunità indigene, alcune delle quali hanno rari contatti con il mondo esterno. I progetti di sfruttamento minerario mettono dunque seriamente a rischio la loro sopravvivenza. Il Forum ha espresso sdegno e sconcerto per l’esecuzione di Ortega e ha ribadito al governo la richiesta di revocare il “Mining Act” del 1995, che “è stato realmente disastroso per le popolazioni indigene delle Filippine”. (R.P.)

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    Sri Lanka: il cardinale Ranjith incontra artisti e giornalisti dell’arcidiocesi di Colombo

    ◊   Incontro a Colombo tra artisti e giornalisti cattolici con il cardinale Albert Malcolm Ranjith, arcivescovo della capitale dello Sri Lanka. Il raduno - riferisce l'agenzia Asianews – è stato organizzato dalla “Catholic Communication Commission”, con il patrocinio dell’arcidiocesi. Il porporato, ha espresso interesse verso il lavoro svolto da chi si occupa di comunicazione, arte e spettacolo. “So dei molti problemi che affrontate nel fare il vostro lavoro, e quanto a volte vi sentite frustrati, scoraggiati, stanchi e tristi”, ha sottolineato il porporato, assicurando il suo sostegno nell’offerta di riferimenti e consigli. Mercy Edirisingha, nota donna-clown, ha ringraziato il porporato dichiarando che “in passato ci sono stati molti incontri come questo, ma nulla di quanto promesso o suggerito è mai diventato realtà. Spero – ha aggiunto la clown - non accada lo stesso anche questa volta”. Per Maximus Roy, segretario dell’associazione “Catholic Writers”, si è trattato di “una meravigliosa opportunità per noi di esprimerci”, sperando - ha detto - che “questa stessa occasione sia data anche ad artisti e giornalisti di altre diocesi”. In un momento difficile per i giornalisti in Sri Lanka, , l’intervento del cardinale Ranjith è stato salutato con gioia da tutti i partecipanti. (M.I.)

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    Bangladesh: il Ministro dell’Istruzione promette più sostegno alle scuole cattoliche

    ◊   Il governo bengalese è deciso a dare un maggiore sostegno alle scuole cattoliche nel Paese. Lo ha assicurato il Ministro dell’Istruzione Mohammad Motahar Hossain rispondendo a una richiesta in tal senso espressa da un gruppo di dirigenti scolastici ed esponenti della Chiesa locale durante un incontro a Mymensingh. Il ministro – riferisce l’agenzia Ucan - ha parlato dell’istituzione di un’apposita commissione di valutazione composta da rappresentanti della Chiesa, sottolineando che l’attuale governo è molto impegnato a promuovere la qualità dell’insegnamento nelle scuole primarie, “poiché – ha detto - è la base dell’educazione superiore”. Tuttavia, secondo il segretario del Consiglio per l’educazione cattolica del Bangladesh, padre Benjamin Costa, l’Esecutivo non fa abbastanza per le scuole gestite dalla Chiesa. In particolare i dirigenti scolastici cattolici hanno lamentato le eccessive limitazioni e la mancanza di aiuti finanziari. Pur essendo gratuite, le scuole primarie cattoliche in Bangladesh, a differenza di quelle statali, non usufruiscono infatti di alcun sussidio governativo. La conseguenza, come ha evidenziato il Ministro della Cultura Promod Mankin, un cattolico, è che gli insegnanti negli istituti cattolici sono sotto-pagati. La Chiesa in Bangladesh, che conta 400mila fedeli su una popolazione di circa 150 milioni di abitanti in netta maggioranza musulmani, gestisce in tutto 287 istituti scolatici e tre college. (L.Z.)

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    Regione Lombardia: Premio per la pace consegnato al vescovo iracheno Warduni

    ◊   È stato consegnato ieri pomeriggio a Palazzo Pirelli a Milano, il Premio per la Pace 2010 assegnato quest'anno dalla Regione Lombardia, a mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Baghdad. “Questo premio – ha spiegato il presule iracheno all’agenzia Sir – è un atto di grande gentilezza e vicinanza al popolo e alla Chiesa irachena. Ringrazio il cielo che c’è ancora qualcuno che si occupa dell’Iraq. Un premio che ricevo a nome di tutta la comunità cristiana”. Una realtà, quella dei cristiani iracheni, vittima di minacce e violenze, come lo stesso mons. Warduni ha ricordato la scorsa settimana durante un’audizione alla Commissione Affari esteri e Comunitari della Camera dei deputati. “La presenza cristiana in Iraq – ha detto il vescovo – esiste da quasi due mila anni. Abbiamo cooperato per la costruzione del Paese. Tanti giovani cristiani sono stati uccisi ed hanno dato la vita per difendere l’Iraq. Per questo chiediamo il diritto alla sicurezza e alla pace”. Il Premio era stato assegnato a mons. Warduni nella cerimonia del 13 dicembre scorso, ma non ritirato dal presule perché impegnato, con altri vescovi iracheni, in un’audizione al Parlamento europeo. Nella motivazione il presidente della Regione ha ricordato “l'opera svolta dal vescovo a favore di tutti i diritti umani e della comunità cristiana”. La situazione in Iraq continua ad essere “difficile”, ha spiegato al Sir mons. Warduni, “non solo per la comunità cristiana che è vittima di barbarie ma per l’intero popolo iracheno, perché un’autobomba non sa distinguere tra un cristiano e un musulmano”. Però, “qualcosa sembra stia cambiando nell’atteggiamento del mondo. In questi anni di burrasca non siamo stati ascoltati. Ultimamente, invece, siamo stati ricevuti al Parlamento europeo, tedesco e italiano. Sembra che le coscienze si siano destate, specialmente in Europa”. Venendo al ruolo che i Paesi occidentali possono svolgere, mons. Warduni ha invocato “una maggior collaborazione per la pace e la sicurezza, chiedendo inoltre la costituzione di un Tribunale internazionale speciale per i crimini commessi contro i cristiani”. “Fino a quando non ci sarà la garanzia del diritto alla vita e ad un lavoro – ha continuato – la popolazione, specialmente i cristiani, continuerà ad emigrare. Quale libertà c’è in un Paese in cui si teme quotidianamente per la propria vita? Il numero dei fedeli nelle nostre chiese si è dimezzato negli ultimi anni”. Dall’altra parte, ha concluso, “è importante risolvere il problema dei rifugiati iracheni che vivono nei Paesi occidentali e, in alcuni casi, rischiano di essere rimandati indietro. Tutti questi sono ambiti in cui l’Europa può fare molto”. (R.G.)

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    I leader religiosi delle Filippine: stop alle estrazioni minerarie nell’arcipelago di Romblon

    ◊   Difesa dell'ambiente e benessere delle popolazioni locali: le motivazioni dell’appello lanciato alle autorità delle Filippine, dai leader religiosi della provincia di Romblon, piccolo arcipelago nella regione centro-occidentale del Paese asiatico. Dopo la temporanea moratoria sulle estrazioni minerarie decretata dal governatore di Romblon il 10 gennaio - riferisce L’Osservatore Romano - cattolici, metodisti, battisti e pentecostali chiedono la definitiva messa al bando di tutte le attività di estrazione mineraria nelle isole di Tablas, Sibuyan e Romblon. “Agli esseri umani è concesso da Dio di usare le risorse naturali a patto che essi non alterino l'equilibrio stabilito dal Creatore”, ha dichiarato mons. Ernie Nonato Fetalino che presiede il Romblon Ecumenical Forum Against Mining (Refam). Per il sacerdote “l'opposizione allo sfruttamento minerario delle tre isole che compongono il piccolo ma bellissimo arcipelago deve essere un proposito anche a livello morale e civile perché l'intervento delle compagnie minerarie mette a rischio non solo l'ambiente ancora incontaminato ma anche la tradizionale armonia sociale delle popolazioni locali e la loro sopravvivenza fisica mettendo in pericolo la risorsa produttiva locale che è quella della pesca”. Oltre alla Chiesa cattolica, aderiscono al Refam la Iglesia Filipiniana Independiente, Foursquare Church, Southern Baptist Church, Jesus is Lord, United Methodist Church, Pentecostals. Il pastore Hermie Allera, metodista e vice presidente del Refam, ha sottolineato che “spetta alla nostra saggezza e razionalità distinguere i vantaggi e gli svantaggi delle azioni che compiamo a noi esseri umani in quanto Dio ci ha donato la facoltà del libero arbitrio”. Il segretario del Refam, il pastore battista Edsel Falcunitin, ha dichiarato che “se dovessero riprendere le attività di estrazione mineraria nelle tre isole dell'arcipelago verrebbe definitivamente danneggiata la loro bio-diversità”. Il pastore Runel Fabriquer ha definito le attività estrattive “un grande male perché non solo inquinano l'ambiente ma fanno anche decadere la nostra moralità e avvelenano le buone relazioni. Armin Rios Marin, ucciso nel 2007, viene da noi considerato un martire”. Armin Rios Marin era un convinto ecologista che venne assassinato nel 2007 dal capo delle Forze di sicurezza della Simbuyan Nickel Properties Development Corporation's (Snpdc), un'azienda specializzata nell'estrazione del nickel. L'omicidio dell'ecologista, con retroscena mai chiariti, è comunque servito in questi anni recenti a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale su questo piccolo arcipelago, soprannominato “le isole Galapagos dell'Asia”. (M.I.)

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    Laos: dopo 40 anni, la prima ordinazione sacerdotale nel nord del Paese

    ◊   La prima ordinazione sacerdotale in quarant’anni nel Laos del nord sarà celebrata il 29 gennaio prossimo. Avrebbe dovuto aver luogo il 12 dicembre scorso ma è stata ritardata di quasi due mesi. Il nuovo sacerdote si chiama Pierre Buntha Silaphet, ha trent’anni, ed è nato a Phom Van, (Sayaboury, nel Nord Laos). Appartiene al gruppo etnico K’hmu’. Singolare, che la comunità cattolica del Laos giudica provvidenziale, è che il nome laotiano di Pierre è “Buntha”, come quello dell’ultimo sacerdote di etnia K’Hmù, ordinato a Luang Prabang il 22 febbraio 1970: 41 anni fa, da mons. Alessandro Staccioli, vicario apostolico dal febbraio 1968 al 1975. In quell’anno il governo decise l’espulsione di tutti i missionari stranieri, senza possibilità di rientrare nel Paese. Da allora padre Tito Banchong, dopo l’espulsione dei sacerdoti stranieri, è rimasto solo nel Vicariato; ed è con comprensibile gioia che ha dato l’annuncio di questa nuova ordinazione. La festa per l’ordinazione, la prima da 40 anni nel vicariato di Luang Prabang, si svolgerà nel villaggio di Phom Van. La piccola comunità cattolica - riferisce l'agenzia AsiaNews - festeggerà Pierre Buntha, quando tornerà al villaggio natale di Phom Van, dopo l’ordinazione, che si farà a Takhek, a 800 km più a Sud. Il vescovo ordinante sarà mons. Marie-Louis Ling, vicario apostolico di Paksé, di etnia K’hmù, come Buntha. Il novello sacerdote diocesano appartiene a una delle famiglie evangelizzate tra il 1960 e il 1975 da padre Piero Maria Bonometti, a Ban Houei Thong nella provincia di Luang Prabang. L’amministratore apostolico, mons. Tito Banchong, ha avuto tutti i permessi necessari dalle autorità per celebrare questo evento. In maniera non ufficiale, è stato fatto capire agli interessati che la cerimonia dell’ordinazione non deve avere troppo risalto, e assumere la forma di una festa di villaggio. Dal 1975 il vicariato di Luang Prabang non ha cattedrale, ma solo piccole cappelle sparse sul territorio. Il governo segue con attenzione la vita e l’attività della chiesa e delle minoranze cristiane. La Chiesa cattolica è presente sul territorio con quattro vicariati apostolici: Luang Prabang, Paksé, Savannakhet e Vientiane. I cattolici sono 39.725, pari allo 0,65% della popolazione. (R.P.)

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    Venezuela: “Si vuole far tacere la Chiesa” denuncia l’arcivescovo di Caracas

    ◊   Il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, ha denunciato che in Occidente i cristiani sono perseguitati da "una corrente secolarista ogni giorno più aggressiva ed intollerante", che vuole "sopprimere Dio nella vita pubblica, colpire la religione cristiana e ridurre al silenzio la Chiesa". E’ quanto si legge nella nota inviata all’agenzia Fides dall’arcidiocesi di Caracas, secondo cui il cardinale si è espresso in questo modo durante l’omelia della Messa che ha presieduto nel tempio maronita di San Charbel, nel quinto giorno delle celebrazioni per l’unità dei cristiani, che si sono svolte dal 18 al 25 gennaio anche a Caracas. Il tema centrale è stato l’unità delle diverse confessioni cristiane, proprio per questo motivo l’arcivescovo di Caracas ha detto che malgrado gli attacchi contro le chiese cristiane, i cristiani hanno come compito principale l’annuncio di Cristo, che vuole istaurare “il regno della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell'amore e della pace. Siamo chiamati - ha detto il cardinale - ad avere un solo cuore e una sola anima: nel focolare domestico, tramite l'affetto familiare; nella vita sociale, nel lavoro e nella vita politica, tramite la considerazione degli altri come fratelli; nella vita di fede, seguendo gli insegnamenti degli apostoli e cercando sempre la verità”. Il cardinale Urosa Savino ha manifestato la sua preoccupazione per la situazione che vive la comunità cristiana in Pakistan, in India, nelle Filippine, in Nigeria ed in Iraq, dove i cristiani vengono addirittura uccisi. “Quando le chiese parlano contro l’aborto e a difesa della vita, quando parlano della famiglia e del matrimonio, c’è chi si sente offeso in modo particolare” ha detto il porporato. La celebrazione ha visto la partecipazione di padre Agustín Saab, Superiore della missione maronita in Venezuela; di mons. Luis Tineo, vescovo ausiliare di Caracas; di altri rappresentanti del Consiglio delle Chiese Storiche di Caracas. (R.P.)

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    Cile: suore missionarie e giovani fra le popolazioni colpite dal sisma del febbraio scorso

    ◊   Profittare del periodo delle vacanze invernali per portare la loro testimonianza di solidarietà fra la gente di Curanilahue e Coliumo, località cilene colpite dal terremoto il 27 febbraio dello scorso anno. E’ quanto realizzato dalle religiose missionarie della Scuola Maria Auxiliadora di Punta Arenas ed alcuni giovani del gruppo Jusam (Gioventù salesiana missionaria) attraverso l'esperienza chiamata “oratorio festivo”, ospitata - fino al 29 gennaio - nella scuola Gabriela Mistral, come parte del Progetto comunitario di riabilitazione fisica, sociale ed economica, promosso dalla Caritas di Concepción. A riportare l’iniziativa è l’agenzia Fides, informata dalla Conferenza episcopale cilena. Suor Silvia Barañados, consigliera e coordinatrice della pastorale scolastica, ha spiegato che nell'oratorio festivo “c'è un tempo fissato per i giochi, uno per l'animazione, e quindi per condividere un momento forte di annuncio: c'è una buona notizia che portiamo, l'annuncio di Gesù che ci ama. Così la catechesi, mirata e basata sulla realtà nella quale ci troviamo, dove magari non tutti sono credenti e forse anche non tutti sono cattolici – spiega suor Silvia - offre la possibilità di lavorare sui valori comuni. Infine diamo la possibilità di ricevere un aiuto alimentare, per questo abbiamo avuto il sostegno della Caritas". (R.G.)

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    Dopo le proteste, reintrodotte le feste cristiane nell’agenda dell’Ue per gli studenti

    ◊   L'agenda Europa, edita dalla Commissione Europea per essere distribuita nelle scuole, verrà corretta - riferisce l’aganzia Zenit - includendo anche le feste cristiane. Alle copie già stampate, che omettevano queste feste mentre menzionavano quelle di altre religioni, verrà invece aggiunto un supplemento. A tale proposito, il presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, aveva scritto al ministro francese incaricato degli Affari Europei, Laurent Wauquiez, per chiedergli di intervenire in sede di Commissione Europea sul tema delle agende 2011. “Mi piacerebbe sapere – queste le parole usate dal porporato - quali sono le misure adottate dal Governo francese nella Commissione Europea per manifestare la propria disapprovazione di fronte a questo attentato alle convinzioni dei cristiani del nostro Paese (in piena opposizione con i trattati che reggono l'Unione Europea) e per ottenere una riparazione morale di quello che viene percepito legittimamente come uno scandalo”. Da rilevare che una petizione di protesta lanciata su Internet il 12 gennaio ha ricevuto in una settimana 32 mila adesioni, in sette lingue. Il ministro Wauquiez ha risposto dichiarando di aver reclamato per iscritto con John Dalli, commissario europeo incaricato della salute e della difesa dei consumatori, la cui direzione stampa l'agenzia Europa. Per il Ministro, “questo episodio è l'opportunità di ricordare che nell'Unione Europea non viene tollerata alcuna discriminazione religiosa”. Il commissario Dalli si è impegnato ad inviare una correzione alle scuole che hanno già ricevuto l'agenda e a correggere l'errore nelle prossime versioni. (R.G.)

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    Romania: vescovo greco-cattolico invitato a incontro fraterno dal Patriarcato ortodosso romeno

    ◊   “Non sappiamo come e quando si ripristinerà l'unità cristiana. Possiamo o no intravederla, ma nessuno conosce il modo nel quale essa diventerà possibile. Se questo scenario appartiene esclusivamente a Dio, Lui ci chiede, nell'attesa del suo dono, che ognuno di noi sia coerente e fedele testimone del Vangelo nella semplicità di compiere il bene, nel rispetto reciproco e nella perseveranza della preghiera comune”. Lo ha sottolineato mons. Mihai Cătălin Fraţila, ausiliare dell’arcieparchia di Făgăraş e Alba Iulia, in Romania, durante un “incontro fraterno” svoltosi nei giorni scorsi nella Cattedrale patriarcale ortodossa di Bucarest nell’ambito della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Nel suo intervento – riferisce “L’Osservatore Romano” - il presule greco-cattolico ha evidenziato come negli ultimi anni la Settimana di preghiera sia stata segnata in Romania da una certa stanchezza. “Abbiamo, ora, il dovere cristiano — ha quindi esortato — di combattere con la speranza soprattutto quella rassegnazione, quel pessimismo che troppo spesso giustifichiamo e accettiamo. Questa occasione d'incontro rappresenta un’opportunità privilegiata e ulteriore per rendere gloria al Signore e accettarci reciprocamente, camminando insieme sulla via della testimonianza evangelica al mondo”, ha aggiunto mons. Fraţila, esprimendo la sua gratitudine e commozione per l’invito a partecipare all’incontro. “L'ortodossia della fede - ha quindi concluso - è determinata dagli atteggiamenti di carità: ‘amiamoci gli uni gli altri affinché confessiamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. (L.Z.)

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    Alcuni leader anglicani assenti all’Assemblea dei primati della Comunione, oggi a Dublino

    ◊   Invito declinato da alcuni primati anglicani alla riunione dei leader della Comunione, in programma a Dublino da oggi fino a domenica. La motivazione - riferisce L’Osservatore Romano - sarebbe la presenza non gradita degli esponenti episcopaliani nordamericani, favorevoli alla consacrazione a vescovo di persone omosessuali. “I vescovi che hanno declinato l'invito possono avere le loro opportune ragioni, ma rimangono comunque membri a pieno titolo della Comunione”. Ha così dichiarato il segretario generale della Anglican communion, Kenneth Kearon, alla Bbc. Per Kearon, un certo numero di assenze all'incontro deve ritenersi infatti normale. “Alcuni non possono partecipare, ha sottolineato, per motivi legati al precario stato di salute che proibisce loro di compiere un lungo viaggio. Altri, come il primate del Sudan e dell'Australia, non possono venire per motivi legati alla situazione politica e a causa delle recenti grandi inondazioni. Tra quelli che contestano i dirigenti episcopaliani, due hanno anche problemi di salute e gli altri ancora non sono certi se verranno oppure no”. Kearon ha inoltre sottolineato che “saranno gli stessi partecipanti a decidere quali sono i temi da discutere e la loro priorità”. Il segretario della Anglican communion ha detto che probabilmente tra i punti in agenda sarà il tema dei pastori e dei vescovi omosessuali, ma sarà importante anche discutere su altri argomenti riguardanti la missione, le opere di assistenza e soccorso ed i programmi di sviluppo. Kearon, ha voluto ribadire che l'Assemblea dei primati che sta per riunirsi a Dublino non ha alcun potere decisionale, ma carattere consultivo per tracciare delle linee guida che certamente avranno una grande influenza. (M.I.)

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    Afghanistan: l'aumento del prezzo dell'oppio minaccia la lotta contro la produzione di droga

    ◊   L'aumento del prezzo dell'oppio potrebbe incoraggiare gli agricoltori ad intensificare in Afghanistan le piantagioni di stupefacenti. L’allarme giunge dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), che in una nota sottolinea il rischio di veder indebolito il fronte di lotta contro la produzione di narcotici nel Paese asiatico. L’ascesa dei prezzi, secondo l’agenzia ONU, è il risultato di speculazioni legate al declino della produzione – dimezzata lo scorso anno - causato da una malattia delle piante presente in natura, che ha devastato il raccolto del papavero da oppio nelle province di Helmand e Kandahar. Il direttore ssecutivo dell’Undoc, Yuri Fedotov, rileva che i prezzi dell’oppio al momento del raccolto, in calo costante dal 2005, hanno registrato nel 2010 un incremento del 164% rispetto al 2009, passando da 64 a 169 dollari per chilo. Così nonostante la produzione sia calata, il fatturato lordo per ettaro di oppio coltivato è aumentato del 36%. Il reddito medio annuo delle famiglie dedite alla coltivazione dell'oppio nel 2009 era del 17% superiore a quello delle famiglie che non la praticavano più. Tuttavia, lo sviluppo rurale ha favorito la coltivazione di colture lecite, e nel 2010 si è osservata una correlazione tra fornitura di assistenza agricola e calo nella coltivazione di oppio. Permettere l'accesso degli agricoltori ai mercati li ha inoltre aiutati ad allontanarsi dalla coltura del papavero da oppio. Fedotov ha quindi incoraggiato i donatori e la comunità afgana a continuare ad investire in programmi di sostentamento alternativi e ad allargare l'accesso degli agricoltori al mercato. (R.G.)

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    Cina: la congregazione di Santa Teresa del Bambino Gesù celebra 80 anni di vita

    ◊   La comunità cattolica cinese continentale continua a raccogliere, all’inizio del nuovo anno, i frutti vocazionali con le ordinazioni presbiterali e sacerdotali e con le professioni religiose, incoraggiando i giovani a seguire la strada percorsa da tanti giovani sacerdoti, diaconi e religiose. Secondo quanto l’agenzia Fides apprende da Faith dell’He Bei, mons. Giuseppe Shen Bin, ordinario della diocesi di Hai Men (oggi Nan Tong) della provincia di Jiang Su, consacrato il 21 aprile 2010 con l’approvazione della Santa Sede, ha presieduto il 22 gennaio la solenne professione dei voti perpetui di suor Teresa Shi Ou De, della congregazione diocesana di Santa Teresa del Bambino Gesù. Suor Shi è laureata nella medicina e lavora sulla prima linea dell’evangelizzazione. Nell’omelia il vescovo ha sottolineato il significato particolare della liturgia, che ha voluto espressamente si svolgesse nella cattedrale invece che nel santuario della Madonna di Lourdes di Lang Shan, il luogo “storico” della professione religiosa delle suore. Riferendosi a suor Teresa Shi Ou De, il vescovo ha detto che essa “rappresenta la terza generazione delle religiose, che vantano 400 anni di storia gloriosa nella nostra diocesi, dopo l’apertura dell’anno 1980. Inoltre celebriamo 80 anni di fondazione della loro congregazione. Ho scelto la cattedrale – ha proseguito il vescovo - perche è la chiesa più grande della nostra diocesi, e in questa occasione voglio accogliere più persone possibili, soprattutto i giovani, per stimolare la loro risposta alla chiamata del Signore e incoraggiarli a scoprire la propria vocazione, di cui la nostra missione di evangelizzazione ha tanto bisogno”. La congregazione di Santa Teresa del Bambino Gesù è stata fondata da mons. Simon Zhu Kaimin - uno dei primi vescovi cinesi consacrati da Papa Pio XI nel 1926 a San Pietro in Vaticano - nel luglio 1931. Riaperta negli anni ‘80 del secolo scorso, precisamente a marzo 1985, oggi conta 23 religiose attive nelle parrocchie, nel campo sanitario e sociale. Lungo i suoi 80 anni di vita, la congregazione ha formato oltre 150 religiose. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libano: Miqati incaricato ufficialmente di formare il nuovo governo

    ◊   Rischia di precipitare la situazione in Libano, dove il fronte guidato dagli Hezbollah e sostenuto da Iran e Siria si è assicurato la vittoria politica contro la coalizione capeggiata dal premier sunnita uscente Saad Hariri. Il candidato premier delle opposizioni libanesi, Najib Miqati, ha infatti appena ricevuto dal presidente Michel Suleiman l'incarico formale di formare il nuovo governo. Il servizio di Marco Guerra:

    Il presidente libanese Michel Suleiman e il presidente del parlamento Nabih Berri hanno firmato il decreto con cui s’incarica formalmente l'ex primo ministro Najib Miqati di formare il governo. Dalle consultazioni che si sono svolte questa mattina a Beirut, è emerso infatti che Miqati gode dell'appoggio di 68 deputati, contro i 60 che sostengono il premier uscente, Saad Hariri. L’incarico al magnate delle telecomunicazioni si profilava già da giorni e per oggi era stata indetta “la giornata della rabbia” da parte dei sostenitori del premier uscente Saad Hariri. La nomina di Miqati è quindi destinata a far dilagare la collera della comunità sunnita, che teme i radicali sciiti s'impadroniscano del potere a loro spese. In mattinata si sono verificati scontri nella capitale, Beirut, con l’esercito intervenuto per rimuovere le barricate innalzate dai manifestanti. Proteste vengono segnalate anche nel Nord del Paese dei Cedri, a Tripoli, dove centinaia di persone – tutti sostenitori di Hariri – hanno preso d'assalto un mezzo usato da una troupe della tv araba 'al-Jazeera'. Il veicolo, utilizzato per trasmettere il segnale, è stato incendiato e l'inviato dell’emittente ha chiesto l'intervento dell'esercito. Sul fronte diplomatico, da sottolineare la presa di posizione degli Stati Uniti. Vi sarebbero “grandi preoccupazioni” da parte di Washington se il movimento sciita di Hezbollah assumesse un ruolo maggiore all'interno del nuovo governo libanese. A sottolinearlo il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Philip Crowley, spiegando che i legami con Beirut diventerebbero “più problematici”, investendo anche i finanziamenti Usa al Libano.

    Medio Oriente
    L'Autorità nazionale palestinese è pronta a "scaricare" milioni di rifugiati palestinesi, tanto da accettare il rientro di sole 10 mila persone della diaspora. A diffondere la notizia sono Al Jazeera e Guardian pubblicando una seconda serie di documenti segreti, in cui compaiono i nomi del negoziatore palestinese Saeb Erekat e dell'inviato speciale Usa, George Mitchel. Per gli Usa le rivelazioni rendono tutto più difficile. L’Autorità nazionale palestinese, da parte sua, già ieri aveva respinto e criticato le rivelazioni, da cui emergeva anche la proposta di annessione da parte di Israele di “tutti gli insediamenti a Gerusalemme” tranne Jabal Abu Ghneim (Har Homa) e poi una divisione della Città Vecchia. L’Anp ha inoltre avviato un'indagine per identificare la 'talpa' che potrebbe aver consegnato ad al-Jazira circa 1600 documenti riservati relativi alle trattative con Israele. Secondo la stampa israeliana, il furto dei documenti potrebbe essere avvenuto negli uffici di un 'team' di esperti di origine palestinese, che per anni hanno affiancato i negoziatori dell'Anp.

    Iraq
    Sale a 26 il numero delle vittime di due attentati con autobomba esplose ieri nella città meridionale di Kerbala, mèta in questi giorni di centinaia di migliaia di persone per le celebrazioni di una ricorrenza religiosa sciita. Gli attentati sono stati rivendicati poche ore dopo tramite web dallo “Stato islamico in Iraq”, ala di Al Qaida.

    Afghanistan
    Domani in Afghanistan inaugurazione ufficiale del Parlamento. Lo ha annunciato un comunicato del presidente Karzai. Resta ancora da sciogliere il nodo sui brogli elettorali: i parlamentari chiedono la chiusura del tribunale speciale, sostenuto da Karzai, incaricato di far luce sulle irregolarità e di trasferire invece l’incarico a un tribunale afghano.

    Tunisia, crisi politica
    L’esecutivo di transizione tunisino ha annunciato un “imminente rimpasto”. Quello su cui si sta lavorando è un “governo di saggi” che sarà presentato tra oggi e domani. Il governo tunisino ha inoltre promesso risarcimenti per un totale di 500 milioni di dinari (260 milioni di euro) ai familiari di quanti sono rimasti uccisi nei moti popolari. Con queste iniziative si tenta di arginare le proteste che da oltre un mese stanno mettendo a ferro e fuoco la Tunisia. Alla piazza si è rivolto ieri anche il capo dell'esercito, dichiarandosi ''garante della rivoluzione'' e messaggero delle richieste del popolo. Intanto per il secondo giorno consecutivo almeno un migliaio di persone stanno protestando davanti la sede del governo chiedendo le dimissioni del premier di transizione, Mohammed Ghannouchi.

    Albania tensioni politiche
    Albania ancora in stato di tensione. Si appella alla comunità internazionale il leader dell’opposizione Edi Rama: condanni il governo – ha detto – per l’uccisione di tre manifestanti negli scontri di venerdì scorso. E’ stata, intanto, spostata da venerdì a sabato la manifestazione indetta da Edi Rama. “Se deciderà di attaccare la sede del governo - ha detto il premier Berisha - io sarò qui”.

    Pakistan
    La liberazione di Asia Bibi, l’abolizione in Pakistan della legge sulla blasfemia, il rispetto della libertà religiosa. A chiederli è la manifestazione “L’Italia per Asia Bibi: libertà, giustizia, diritti umani” che si terrà domani a piazza Montecitorio, a Roma ed è organizzata dall’Associazione Parlamentari Amici del Pakistan, Amnesty International, la Comunità di Sant’Egidio e molte altre associazioni. Ieri la conferenza stampa di presentazione. C’era per noi Debora Donnini:

    Le associazioni che domani scenderanno in piazza a Roma chiedono al presidente del Pakistan Zardari di concedere la grazia ad Asia Bibi, la donna pakistana cristiana di 45 anni, madre di cinque figli, accusata di aver offeso il profeta Maometto e per questo condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia. E’ in prigione da giugno 2009 e ora si attende il processo di appello. A parlare della situazione della donna la deputata Luisa Santolini, presidente dell'Associazione Parlamentare "Amici del Pakistan" che riunisce oltre 100 parlamentari in modo trasversale e che ha organizzato la manifestazione…

    “Il presidente è sottoposto a pressioni fortissime tanto è vero che il governatore del Punjab è stato ucciso da una guardia del corpo proprio perché si era espresso a favore dell’innocenza di Asia Bibi e aveva detto che avrebbe cercato di modificare la legge sulla blasfemia. Quindi, il presidente Zardari deve avere molto coraggio e molta convinzione. Noi vogliamo sostenere questo suo sforzo di portare il Paese verso la democrazia. Non siamo contro nessuno ma siamo per il sostegno a queste presenze coraggiose, anche di associazioni musulmane, moderate, cattoliche che in Pakistan manifestano a favore non solo di Asia Bibi ma della modifica della legge”.

    Una manifestazione, dunque, per chiedere anche l’abolizione della legge sulla blasfemia in Pakistan, che fino ad oggi ha causato l’incriminazione di 993 persone con l’accusa di aver profanato il Corano o diffamato Maometto. Ma che intende anche ribadire il diritto alla libertà religiosa in un mondo dove sono ancora molto forti le violazioni.

    Fmi lancia monito su debito sovrano e rivede al rialzo crescita Pil mondiale
    Nuovo monito del Fondo monetario internazionale che sottolinea come i rischi sul debito sovrano nell'area euro si sono ampliati ad altri Paesi. L'istituzione di Washington esorta a “compiere progressi con piani di risanamento dei conti di medio termine ambiziosi e credibili”. L’Fmi chiede inoltre che il fondo salva stati dell’Ue sia rafforzato. Il Fondo rivede poi al rialzo la stima del Pil mondiale per il 2011: quest'anno l'economia crescerà del 4,4%, lo 0,2% in più rispetto a quanto stimato in ottobre. Eurolandia crescerà quest'anno dell'1,5% (stima invariata) e nel 2012 dell'1,7% (-0,1%). Gli Stati Uniti cresceranno nel 2011 del 3,0% (+0,7%) e del 2,7% (-0,3%) il prossimo anno. Intanto si registra un colpo d'arresto per la ripresa in Gran Bretagna. Secondo la stima preliminare dell'Ufficio nazionale di statistica il Pil, nel quarto trimestre del 2010, ha segnato un -0,5% rispetto al trimestre precedente e un +1,7% rispetto allo stesso periodo del 2009 (le attese erano, rispettivamente, per un +0,5% e un +2,6%).

    Usa - Discorso Obama
    Atteso per oggi negli Usa il discorso del presidente Obama sullo stato dell’unione. Il capo della Casa Bianca enuncerà le priorità per combattere il deficit in corso puntando in particolare su formazione e ricerca. Riflettori puntati sulla reazione dei repubblicani, in maggioranza al Congresso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 25

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.