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Sommario del 24/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Cristiani nel web con fiducia e creatività: così il Papa nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali
  • Mons. Celli: il Papa guarda con positività a Internet. Presto un portale multimediale di notizie vaticane
  • Il Papa ai luterani tedeschi: guardare al futuro con speranza anche se la meta dell'unità sembra più lontana
  • La scomparsa di Tullia Zevi: il Papa ricorda il suo contributo alla crescita della società italiana e al dialogo ebraico-cristiano
  • Altre udienze e nomine
  • Lettera della Congregazione per il Clero sull’identità missionaria del sacerdote
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tensione in Albania tra governo e opposizione dopo gli scontri dei giorni scorsi
  • Negoziati segreti tra israeliani e palestinesi: in Medio Oriente si discute sulle rivelazioni di Al Jazeera
  • Il nuovo presidente della Fisc: i giornali cattolici siano un avamposto dell'evangelizzazione
  • Chiesa e Società

  • Vietnam: migliorano le relazioni tra Santa Sede e il governo di Hanoi
  • Vescovi indiani: sì all’ergastolo, no alla pena capitale per l’assassino di un missionario
  • India: la Commissione per i diritti umani chiede la riabilitazione delle vittime in Orissa
  • Giornata della Conferenza Europea delle Radio Cristiane sulla libertà religiosa
  • Irlanda. Il cardinale O'Connor sugli abusi: "Il passato non sarà mai dimenticato"
  • Usa: i vescovi fanno il punto sulla collaborazione con le università cattoliche
  • Repubblica Dominicana: lettera dei vescovi per il V centenario dell’evangelizzazione
  • Bolivia: appello del cardinale Terrazas a un dialogo vero per costruire la pace
  • Venezuela: mons. Santana chiede più forza e dinamismo alla vita di fede
  • Consiglio delle Chiese: a La Paz incontro sulla spiritualità degli indigeni
  • Messico: in netto aumento le aggressioni e i furti nelle chiese del Paese
  • Croazia: il cardinale Bozanic incontra il premier Kosor sulla prossima visita del Papa
  • Francia: grande partecipazione alla marcia in difesa della vita
  • Germania: i vescovi riaffermano il "bene prezioso" del celibato. No ai "viri probati"
  • Pakistan: ancora quattro milioni di senzatetto dopo le recenti alluvioni
  • Ciad: nuovo progetto per garantire acqua potabile e combattere il colera
  • Madagascar: emergenza alimentare tra la popolazione di Tolagnaro
  • Hong Kong: incontro dei Superiori Salesiani su “Senso, missione, sfide ed orientamenti”
  • Taiwan: intenso cammino di preghiera per l’unità dei cristiani
  • Settimana per l’Unità: piantato un melograno per ricordare il soggiorno a Milano di Lutero
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora proteste e scontri a Tunisi contro il governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Cristiani nel web con fiducia e creatività: così il Papa nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali

    ◊   I cristiani sono chiamati ad entrare nel web con fiducia e creatività, perché la cosiddetta “rete” è parte integrante della vita umana: è quanto afferma il Papa nel Messaggio per la 45.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, intitolato “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. La Giornata verrà celebrata il 5 giugno prossimo nella Solennità dell’Ascensione. Come di consueto il Messaggio è stato presentato nella memoria di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa paragona l’era di internet alle grandi trasformazioni avviate con la rivoluzione industriale. “Le nuove tecnologie - osserva - non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa … sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”. ”Le straordinarie potenzialità della rete internet” non possono lasciare indifferente la Chiesa. Così il Papa invita “i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana". Il web sta infatti "contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa". Per questo, "anche in questo campo – afferma - siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia”.

    Tuttavia - aggiunge - "la verità del Vangelo … pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana”. Può venire infatti meno la coscienza di chi sia realmente il nostro prossimo, possiamo essere meno presenti e più distratti rispetto a chi ci è più vicino. “Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!”.

    Esiste poi uno “stile cristiano di presenza nel mondo digitale”: ovvero “una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro” sempre coerente “con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”. Si tratta di uno stile “che stimola il cuore e muove la coscienza” come fece Gesù risorto con i discepoli di Emmaus, che “furono condotti gradualmente alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciò che c’era nel loro cuore”.

    Occorre inoltre “essere consapevoli - afferma il Papa - che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua ‘popolarità’ o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari 'annacquandola'”. In questo modo "i credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui”.

    Il Papa indica anche i limiti connessi al web: “la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento” fino alla creazione artificiale di un proprio “profilo” pubblico, ed invita a evitare alcuni pericoli, “quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale”.

    La sfida è quella di “essere autentici, fedeli a se stessi” e in questo senso il Papa esorta soprattutto i giovani a “fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale”, ricordando che “il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone”. E proprio per la insostituibilità dello stare insieme, rinnova il suo invito a partecipare in tanti alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid il prossimo agosto.

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    Mons. Celli: il Papa guarda con positività a Internet. Presto un portale multimediale di notizie vaticane

    ◊   Il Messaggio del Papa per la 45.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è stato presentato stamani alla Sala Stampa Vaticana. Assieme al direttore, padre Federico Lombardi, sono intervenuti tra gli altri l’arcivescovo Claudio Maria Celli e mons. Paul Tighe, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il Papa ha una visione positiva, ma non per questo ingenua di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione: è quanto sottolineato da mons. Claudio Maria Celli che ha messo l’accento sull’importanza che questo Messaggio attribuisce alla testimonianza dei cristiani nel “continente digitale”:

    “Nel messaggio si parla di uno ‘stile cristiano’ di presenza: è ciò che dà significato al titolo stesso del Messaggio, nel senso che la testimonianza di operatori cattolici non può esaurirsi nella semplice trattazione di temi religiosi, ma è chiamata a manifestarsi sul piano della concreta testimonianza personale”.

    Onesta, aperta, responsabile e rispettosa dell’altro: questo, ha detto il presule, è lo stile della presenza cristiana nei mezzi di comunicazione. Uno stile, ha soggiunto, che sta cercando di portare avanti anche il dicastero per le Comunicazioni Sociali. Mons. Celli e padre Lombardi hanno quindi spiegato che, pur non avvalendosi di Internet, il Papa segue con grande interesse e ammirazione gli sviluppi tecnologici della comunicazione. Se, dunque, Benedetto XVI scrive i suoi discorsi con la penna, come è stato ricordato, è al contempo ben consapevole dell’importanza di strumenti quali Youtube, come ha spiegato padre Federico Lombardi:

    “Quando abbiamo proposto il canale su Youtube, per cui sarebbe venuta fuori la notizia ‘Il Papa su Youtube’, abbiamo dato una bella scheda che spiegava molto bene di che cosa si trattava e lui ha messo il suo ‘BXVI’ - la sua sigla quando dice che una cosa va bene - dicendo di andare avanti e che era perfettamente d’accordo”.

    Durante la conferenza stampa, è stato evidenziato che in occasione della Beatificazione di Papa Wojtyla si renderà ancora più stretta la collaborazione tra Sala Stampa e Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Quindi, l’arcivescovo Celli si è soffermato sulla nascita di un Portale di notizie vaticane, con una spiccata dimensione multimediale:

    “‘Multimediale perché innegabilmente farà riferimento anche alle trasmissioni della Radio Vaticana e a tutto il servizio particolarmente prezioso del Centro Televisivo Vaticano. Vi confesso, ho un desiderio: essere operativi per Pasqua. Una cosa è certa, vi stiamo lavorando intensamente!”

    Da ultimo, padre Lombardi ha annunciato ai giornalisti che il 10 febbraio prossimo verrà inaugurata, ai Musei Vaticani, una mostra per gli 80 anni della Radio Vaticana.
    E nell’odierna memoria liturgica di San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa, patrono della stampa cattolica, mons. Claudio Maria Celli ha celebrato questa mattina a Roma, una Messa nella chiesa di Santa Maria in Traspontina. Nella sua omelia il presule ha esortato gli operatori cattolici dei mass media a lasciarsi guidare dalla Parola di Dio e non dal consenso degli uomini o dal sentire comune, raccomandando inoltre di non confidare troppo nelle proprie forze, per non correre il rischio di sottovalutare il male e di porsi quindi in una situazione di debolezza. Ricordando poi che molti ricorrono a Cristo mossi solo dall’interesse, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha sollecitato giornalisti e operatori della comunicazione a seguire la logica del Vangelo. La liturgia è stata concelebrata, tra gli altri, da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e del Centro Televisio Vaticano, nonché direttore generale della Radio Vaticana, da padre Andrej Koprowski, direttore dei Programmi della Radio Vaticana, e da don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Tra quanti hanno preso parte alla celebrazione, che è stata animata dal coro della nostra emittente, anche il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. (T.C.)

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    Il Papa ai luterani tedeschi: guardare al futuro con speranza anche se la meta dell'unità sembra più lontana

    ◊   “Tutto il nostro impegno per l’unità può portare frutti soltanto se trova le sue radici nella preghiera comune”: così il Papa rivolto alla Delegazione della Chiesa evangelica luterana tedesca, ricevuta stamane alla vigilia della chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. "Anche se la meta dell'unità piena e visibile dei cristiani sembra essersi nuovamente allontanata" - ha affermato Benedetto XVI - "guardiamo al futuro con speranza". Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Oltre 50 anni di lavoro intenso“: nonostante restino “differenze teologiche su questioni in parte fondamentali“, il dialogo tra luterani e cattolici – ha sottolineato Benedetto XVI – ha costruito la base di una comunione vissuta “nella fede e nella spiritualità". "L’impegno della Chiesa cattolica nei riguardi dell’ecumenismo non è - ha ribadito il Papa - “soltanto una strategia della comunicazione in un mondo che si sta trasformando, bensì un obbligo fondamentale della Chiesa, a partire dalla sua missione”. Pure sposando la preoccupazione di tanti cristiani per i frutti del dialogo non ancora “recepiti totalmente dai partner ecumenici”, soprattutto riguardo la comprensione della Chiesa e del Ministero, il Santo Padre ha detto di guardare “al futuro con speranza”. Speranza anzitutto nel “dialogo teologico” per l’intesa su questioni aperte “che rappresentano un ostacolo sulla via dell’unità visibile e della celebrazione comune dell’Eucaristia come sacramento dell’unità tra i cristiani”. Speranza nel dialogo internazionale luterano-cattolico sul tema “Il Battesimo e la crescente comunione ecclesiale” e sul tema “Dio e la dignità dell’uomo”, ripreso nel 2009 dalla Commissione bilaterale tra la Conferenza episcopale tedesca e la Chiesa unita evangelica luterana di Germania. Una tematica dove rientrano – ha osservato Benedetto XVI – anche le problematiche sorte di recente su tutela e dignità della vita umana, cosi pure “questioni urgenti in merito a famiglia, matrimoni e sessualità, che non possono essere sottaciuti o trascurati – ha sottolineato il Papa - soltanto per non mettere in pericolo l’attuale consenso ecumenico”. Sarebbe deplorevole – ha aggiunto - se da questi aspetti che riguardano la vita dell’uomo dovessero nascere nuove differenze confessionali. Oggi il dialogo ecumenico – ha proseguito Benedetto XVI - non può più essere scisso dalla realtà e dalla vita nella fede nelle nostre Chiese, senza arrecare danno a loro stesse”.

    Il pensiero del Papa è andato infine al prossimo storico anniversario del 2017, che marcherà i 500 anni dalla pubblicazione delle Tesi di Martin Lutero sulle indulgenze. Sarà questa l’occasione per luterani e cattolici – ha auspicato Benedetto XVI – “di celebrare a livello mondiale una memoria ecumenica comune”, di lottare per le questioni fondamentali, non sotto forma trionfalistica”, ma piuttosto come professione di fede nel Dio trinitario, come pure ha sottolineato nel suo discorso di saluto al Papa il capo della delegazione luterana tedesca, il Dr. Johannes Friederich.

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    La scomparsa di Tullia Zevi: il Papa ricorda il suo contributo alla crescita della società italiana e al dialogo ebraico-cristiano

    ◊   Si sono svolti questa mattina, al cimitero romano del Verano, i funerali di Tullia Zevi, già presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, spentasi sabato scorso all’età di 92 anni. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa esprime cordoglio ai familiari e alle comunità ebraiche italiane assicurando le sue preghiere. Benedetto XVI ricorda “l’alto profilo morale e l’autorevole contributo” che Tullia Zevi diede “in favore della crescita nella società italiana dei valori della democrazia, della pace, della libertà e del sincero e fecondo dialogo tra ebrei e cristiani”. Da parte sua, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, questa mattina ha definito Tullia Zevi “una grande leader, una grande ebrea italiana immersa nella realtà politica, una testimone antifascista e contro l'intolleranza”. Presenti alle esequie anche esponenti del mondo cattolico: tra questi, per la comunità di Sant’Egidio, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Paolo Ondarza gli ha chiesto un ricordo di Tullia Zevi:

    R. - Tullia Zevi, l’ho conosciuta tanti anni fa quando era presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Lei ha, tra l’altro, partecipato all’incontro interreligioso di preghiera per la pace a Milano nel 1993 su invito del cardinale Martini e della Comunità di Sant’Egidio, e ricordo ancora la sua presenza, sempre molto cortese. Era una donna di grande cultura, che era riuscita a sottrarsi al periodo fascista e che portava nel cuore il dramma della Shoah. Ricordo la sua preoccupazione per l’antisemitismo risorgente … Era però anche una donna che ha saputo comunicare una grande speranza: la speranza che si potesse vivere insieme, anche se diversi; che si potesse collaborare anche tra religioni e tra fedi diversi per costruire un mondo dove fosse possibile il dialogo, la pacifica convivenza, la comprensione gli uni degli altri, senza rinunciare alla propria identità.

    D. - Questa la traccia che ha lasciato: quale l’eredità da raccogliere?

    R. - L’eredità si muove in due direzioni. La prima è quella secondo cui la cultura avvicina ed aiuta a capire, a capire gli altri. Noi viviamo di tanti pregiudizi e l’antisemitismo si nutre dei pregiudizi: questo penso sia il primo dato. Il secondo è quest’attenzione affinché non risorgano - attraverso i pregiudizi - forme di antisemitismo ma anche di razzismo, di antigitanismo … E oggi nel nostro Paese queste forme sono troppo diffuse.

    D. - E’ quindi un messaggio rivolto alle giovani generazioni?

    R. - Certamente, su questo era molto attenta. Ha scritto un libro di memorie della sua vita, con la nipote, credo proprio con l’intento di comunicare - attraverso la sua storia - questo patrimonio culturale, questa tradizione, questo modo pacifico di vivere, a tutti ma - credo - soprattutto alle giovani generazioni. Anche perché i testimoni della Shoah, pian piano, stanno scomparendo. E’ quindi bene che, attraverso la vita di queste persone, ricordiamo ciò che ha voluto dire e ciò da cui dobbiamo stare in guardia sempre.

    D. - Per tenere viva la memoria, ma anche per far fronte a quei pericoli che ancora oggi si presentano, come gli atteggiamenti di razzismo o di antisemitismo...

    R. - Direi di sì. Occorre vivere, vigilando: ecco, direi vigilando! Per noi cristiani la vigilanza è poi una parte fondamentale del messaggio di Gesù e del messaggio evangelico. Credo che questo sia il monito che lascia a noi, ma direi anche una speranza, perché lei è stata una donna di speranza. (mg)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio per il Dialogo Interreligioso.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Dubrovnik (Croazia) il rev. Mate Uziniƒ, del clero dell’arcidiocesi di Split-Makarska, finora rettore del Seminario Maggiore. Il rev. Mate Uziniƒ è nato il 17 settembre 1967 a Dubrava, arcidiocesi di Split-Makarska. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Split-Makarska il 27 giugno 1993. Per tre anni ha prestato servizio pastorale nelle parrocchie di Omiš e Otriƒ-Struge. Nel 1996 ha ripreso gli studi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, ottenendo nel 2000 la Licenza in Diritto Canonico e Civile. Ritornato a Split nello stesso anno, è diventato Vicario Giudiziale (2000-2002) e nello stesso tempo, collaboratore pastorale nella parrocchia Gospe u Siti, Strožanac-Podstana. Dal 2001 ad oggi è rettore del Seminario Maggiore. Inoltre, è membro del Consiglio Presbiterale e del Consiglio della Conferenza Episcopale Croata per i Seminari e le Vocazioni.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo di Málaga-Soatá (Colombia) mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, finora vescovo titolare di San Leone ed Ausiliare di Medellín. Mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid è nato a Bello, arcidiocesi di Medellín, il 18 ottobre 1962. Ha compiuti gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Medellín, ha ottenuto poi il Dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. È stato ordinato sacerdote dal Servo di Dio Giovanni Paolo II a Medellín il 5 luglio 1986. Dal 1989 al 2006 è stato officiale della Pontificia Commissione per l’America Latina. Durante il suo soggiorno a Roma ha collaborato pastoralmente nella parrocchia di Roviano ed è stato Direttore della Casa di Formazione a Roma dell’arcidiocesi di Medellín e Direttore della Domus Internationalis Paulus VI. I1 24 gennaio 2006 è stato nominato vescovo titolare di San Leone ed ausiliare di Medellín. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 1° aprile dello stesso anno.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Santa Rosa in California (U.S.A.) mons. Robert Francis Vasa, finora Vescovo di Baker. Mons. Robert Francis Vasa è nato a Lincoln (Nebraska) il 7 maggio 1951, nella diocesi omonima. Ha frequentato gli studi filosofici presso il Seminario di San Tommaso a Denver (1968-1972) e quelli teologici presso il Seminario della SS. Trinità a Dallas (1972-1976). In seguito, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (1981). È stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1976, incardinandosi nella diocesi di Lincoln. Nominato vescovo di Baker il 19 novembre 1999, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 26 gennaio 2000.

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    Lettera della Congregazione per il Clero sull’identità missionaria del sacerdote

    ◊   “Rinvigorire lo zelo apostolico e missionario dei sacerdoti”. Questo lo spirito della Lettera circolare, pubblicata dalla Congregazione per il Clero, intitolata “L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera”, ovvero dei tre uffici di insegnare, santificare e governare. La Lettera riprende e rilancia il tema dell’ultima Assemblea plenaria del Dicastero, svoltasi nel marzo 2009. Per questo ripropone nella premessa l’allocuzione di Benedetto XVI, al fine di offrire le direttrici fondamentali, riconducibili nella cornice teologica benedettina, per approfondire “questioni attuali di cruciale importanza per la vita della Chiesa”, come spiega il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, in un articolo di presentazione del testo pubblicato su L’Osservatore Romano. “La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria”, sottolinea la Lettera, ricordando che “il Concilio Ecumenico Vaticano II, sull’onda dell’ininterrotta Tradizione, è quanto mai esplicito nell’affermare la missionarietà intrinseca della Chiesa. La Chiesa non esiste da sé e per se stessa: essa trae la sua origine dalle missioni del Figlio e dello Spirito; la Chiesa è chiamata, per sua natura, ad uscire da se stessa in un movimento verso il mondo, per essere segno dell’Emmanuele, del Verbo fattosi carne, del Dio-con-noi”. I padri della Plenaria hanno concordato, osserva il cardinale Piacenza, su “la necessità di un rinnovato impegno missionario”, a fronte del “progressivo costante avanzare della secolarizzazione, con il conseguente disfacimento di quelle strutture culturali e sociali, che concorrevano in maniera non irrilevante alla trasmissione della fede”, suggerendo quindi “un autentico ‘sussulto’ di responsabilità, sia in ordine alla missione ‘ad gentes’, sia nei confronti del quotidiano esercizio del ministero, il quale domanda di essere vissuto in maniera autenticamente apostolica e, perciò, missionaria”. La Lettera pone in evidenza – osserva ancora il porporato - “la necessità universale di una rinnovata prassi missionaria, la quale dipende in primo luogo dalla coscienza che ciascuno ha di essere discepolo”. “La missione, in tal senso, non è tanto un’organizzazione di eventi, la cui riuscita sarebbe legata alle capacità umane, né tantomeno una strategia di progressivo ‘indottrinamento universale’. La missione accade ed è efficace laddove vive, prega, soffre e opera un autentico discepolo di Cristo”. “L’auspicio – conclude il prefetto del Dicastero vaticano – è che la Lettera possa continuare a contribuire a sostenere il quotidiano impegno missionario dei sacerdoti, nella consapevolezza che esso deriva, e in certo modo dipende, fondamentalmente, dall’accoglienza orante dell’opera dello Spirito Santo nella loro vita”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il messaggio del Papa per la 45.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali: "La verità anche nel mondo virtuale".

    Di spalla, l'appello del presidente della Banca centrale Trichet che ha richiamato i Paesi Ue ad un maggior rigore. Sempre in prima, un pezzo sulle manifestazioni in Belgio per protestare contro il protrarsi del vuoto di governo ad oltre 200 giorni dal voto.

    In seconda pagina l'apertura è dedicata alla situazione di tensione ancora presente in Albania, mentre la spalla è dedicata alla rielezione del presidente portoghese Cavaco Silva alle elezioni di ieri. Al centro, le proteste contro i progetti di privatizzazione che stanno minacciando la foresta di Sherwood, resa celebre dal mito di Robin Hood.

    Nelle pagine centrali del giornale, dedicate alla cultura, Auschwitz negli occhi di un bambino, lo struggente diario per immagini di Thomas Geve e "Architetto dell'ermetismo" un ricordo di Carlo Bo, firmato da Claudio Toscani, a 100 anni dalla nascita dell'intellettuale cattolico.

    A pagina 4, "L'alfa e l'omega dell'homo faber" di Antonio Paolucci, Musei Vaticani in due volumi dell'Enciclopedia italiana, illustrati con oltre 1200 immagini; accanto a un articolo del direttore dei Musei, l'intervento di Tullio Gregory, direttore di XXI secolo Treccani.

    A chiudere, "Là dove il bello è riflesso dell'Eterno", alcuni stralci dell'intervento del cardinale Davide Lajolo presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

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    Oggi in Primo Piano



    Tensione in Albania tra governo e opposizione dopo gli scontri dei giorni scorsi

    ◊   Dopo le violente manifestazioni antigovernative dei giorni scorsi, in Albania prosegue lo scontro politico. Il premier Sali Berisha ha avviato un’inchiesta parlamentare, parallela a quella della magistratura, sul tentativo di rovesciamento dell’ordine costituzionale. L’iniziativa è stata definita un vero e proprio “golpe” dal leader dell’opposizione socialista, Edi Rama, che ha anche chiesto l’intervento della comunità internazionale, per evitare che il Paese ripiombi nel clima di guerra civile di 14 anni fa, quando venne archiviato definitivamente il periodo comunista. Sulla situazione attuale, Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Quercia, analista di questioni internazionali:

    R. - Uno scontro molto duro ed anche pericoloso, che richiama eventi di oltre 10 anni fa e che pensavamo ormai superati. La Comunità internazionale ovviamente può e deve intervenire. Resta il problema dell’ingerenza negli affari interni di un Paese, che è sempre un limite difficile da aggirare: per cui la Comunità internazionale, l’Europa e in particolare l’Italia - che rappresenta in Albania anche la stessa Unione Europea - dovrebbero sostenere con forza la necessità di abbassare il livello della tensione e portare i due partiti - che si confrontano da quasi due anni sul risultato delle elezioni politiche - ad un tavolo di incontro e di confronto.

    D. - C’è realmente una possibilità di dialogo, secondo lei?

    R. - La politica albanese - in linea con tutti i Balcani - ci ha abituato ad escalation negli scontri e a radicalizzazioni delle posizioni politiche. Credo, quindi, che senza un intervento della comunità internazionale sia difficile che si mettano intorno ad un tavolo. Naturalmente, la prima mossa spetta al governo, ma l’opposizione deve anche accettare di tornare in Parlamento, che ha abbandonato da quando ha contestato il risultato del voto politico.

    D. - C’è la possibilità che questo confronto possa arrivare a qualcosa di più grave?

    R. - Abbiamo visto una pessima gestione dell’ordine pubblico. La protesta dell’opposizione - legittima - certamente è stata una protesta violenta. Tuttavia, la risposta delle forze di sicurezza è stata eccessiva e non coerente con gli standard democratici. In questi scenari, ci si può aspettare ogni possibile radicalizzazione del conflitto. Quindi è fondamentale che tutte le parti - dall’Unione Europea ai Paesi vicini e alla comunità internazionale - vengano coinvolte affinché gli standard del confronto politico, anche della contestazione politica, siano quelli accettabili nei Paesi candidati all’Unione Europea. L’Albania rischia, in questo modo, di fare molti passi indietro nel cammino per l’adesione all’Unione Europea.

    D. - E’ Berisha la figura che può traghettare l’Albania verso un futuro ingresso nell’Unione Europea?

    R. - L’Albania ha fatto molti progressi, considerato anche il livello da cui è partita la transizione della società albanese. Di questo va dato atto sia alle forze dell’attuale governo che dell’opposizione per aver creato le condizioni per una forma di sviluppo anche rapido e tumultuoso, che porta con sè molte contraddizioni. Oggi sono gli albanesi che devono scegliere quale sia la strada migliore per arrivare nell’Unione Europea: certamente gli standard del confronto politico non sono soddisfacenti! (mg)

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    Negoziati segreti tra israeliani e palestinesi: in Medio Oriente si discute sulle rivelazioni di Al Jazeera

    ◊   L'Autorità nazionale palestinese nel 2008 e nel 2009 avrebbe offerto segretamente a Israele ''enormi concessioni'' su Gerusalemme che lo Stato ebraico avrebbe poi rifiutato. A rivelarlo l'emittente panaraba Al Jazeera, che ha pubblicato assieme al britannico Guardian alcuni dei circa 1.700 file segreti su centinaia di incontri tra palestinesi, israeliani e americani. L’Anp ha respinto le rivelazioni: ''Non abbiamo segreti da nascondere'', ha detto il presidente Abu Mazen. Intanto è giunta la sentenza della Commissione d’inchiesta israeliana sull’attacco contro la flottiglia pacifista. Il servizio di Graziano Motta:

    Una divisione minuziosa dei quartieri di Gerusalemme Est emerge dai documenti segreti sui negoziati israelo-palestinesi, avvenuti tre anni fa. Migliaia di protocolli di lavoro e scambi di corrispondenza, che evocano scenari di soluzione per la Spianata delle Moschee o che riguardano la sovranità sui quartieri-satellite della città, come anche un possibile scambio di territori, il ritorno di 100 mila profughi palestinesi in dieci anni o la liberazione di prigionieri. Documenti che i fondamentalisti islamici di Hamas denunciano come “liquidatori della causa palestinese”; per il negoziatore Saeb Erekat sono in gran parte menzogneri. E’ stato pubblicato anche il rapporto della Commissione israeliana d’inchiesta sull’arrembaggio alla flottiglia turca, che intendeva violare il blocco di Gaza. “L’arrembaggio – si sostiene – avvenne nel rispetto del diritto internazionale ed i soldati uccisero per legittima difesa”. Risultanze completamente diverse da quelle accertate dalla Commissione internazionale, promossa dalle Nazioni Unite.

    L’Autorità nazionale palestinese ha dunque respinto e criticato le rivelazioni di Al Jazeera e del britannico Guardian. Ma è possibile che tra il 2008 e 2009 ci possano essere state delle concessioni palestinesi poi rifiutate da Israele? Risponde Maria Grazia Enardu, docente di Storia di Israele moderno all’Università di Firenze, intervistata da Giada Aquilino:

    R. - E’ possibilissimo, anche perché in quel momento l’Olp, che è la maggioranza di Fatah, era in grande difficoltà. E’ anche possibile - ma lì ci si avventura nelle ipotesi - che abbiano deciso di provarle tutte per misurare i confini delle eventuali vere discussioni con Israele.

    D. - Per quanto riguarda i negoziati, che anni erano quelli?

    R. - Si parla del 2008-2009, il che indica un momento in cui si passò dal governo Olmert, che era un governo di centro destra, al governo Netanyahu insediatosi nel marzo del 2009, che è un governo di destra ed estrema destra.

    D. - Secondo le rivelazioni, l’Anp avrebbe proposto l’annessione da parte di Israele di tutti gli insediamenti a Gerusalemme tranne Har Homa e poi una divisione della Città Vecchia. Che tipo di accordo sarebbe stato?

    R. – Quello che i documenti rivelano sono discussioni preliminari. Mai e poi mai si è arrivati a un vero negoziato che stabilisse punto per punto il contenuto di queste proposte. Semmai è interessante - secondo quanto si legge in questi documenti - che Israele abbia rifiutato questa proposta preliminare. Le conseguenze vere di lungo termine, che si vedranno da domani in poi, sono che - superata la fase di sconforto che hanno i palestinesi nel vedere rivelati, vere o meno vere che siano queste fonti, i loro tentativi di negoziato - domani in qualunque sede diplomatica che conti potranno dire a voce alta ai loro interlocutori: noi le abbiamo provate tutte.

    D. – Perché proprio ora, secondo lei, sono uscite queste notizie?

    R. - Se è vero che partono da rivelazioni di Al Jazeera, possono esserci dinamiche interne al mondo arabo che come sappiamo è piuttosto movimentato in questo frangente; però possono anche essere situazioni di puro desiderio di scoop che maturano in un momento particolare.

    D. – A livello ufficiale i negoziati sul futuro palestinese potrebbero essere influenzati da queste rivelazioni?

    R. – I negoziati no, ma potrebbe essere influenzato il quadro di riferimento. In sede Onu si parla di risoluzioni. Si sa che è in preparazione - il che non significa che poi ci si arrivi - una possibile risoluzione Onu che condanni gli insediamenti di Israele e si sa che questa risoluzione ha già l’appoggio di 120 Paesi. Non si sa se gli americani, cioè la presidenza Obama, opporranno il veto. Si parla anche del riconoscimento, in futuro, di uno Stato palestinese fatto da importanti Stati europei e non europei, sempre in ambito Onu. E’ la strada che forse il primo ministro Fayyad potrebbe percorrere, anche sulla base di questo ‘incidente’ di rivelazione dei documenti.(bf)

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    Il nuovo presidente della Fisc: i giornali cattolici siano un avamposto dell'evangelizzazione

    ◊   Per la prima volta un laico è stato eletto presidente della Federazione dei Settimanali Cattolici Italiani, alla quale aderiscono 188 testate promosse dalle Chiese locali e attive sul territorio italiano. Si tratta di Francesco Zanotti, direttore del giornale della diocesi di Cesena-Sarsina “Corriere Cesenate”, che al microfono di Federico Piana esprime la propria emozione per questa elezione:

    R. - Una grande emozione, accompagnata anche da una grande preoccupazione di rispondere alle attese. Laico o sacerdote nel nostro mondo non fa la differenza: il nostro mondo è molto cambiato negli anni. La nostra Federazione è nata nel ’66 dall’intuizione magistrale di alcuni sacerdoti che sentirono la necessità di mettersi insieme, di mettersi in rete. E’ una delle prime reti, nata proprio perché le esperienze che si vivevano nelle singole diocesi rischiavano di rimanere isolate ed abbandonate. Quindi hanno avvertito questa necessità di lavorare insieme, di mettere insieme le idee ed elaborare un pensiero, per pensare insieme ed anche per essere opinione pubblica in questo Paese.

    D. - Quali saranno gli obiettivi e le priorità?

    R. - Proseguire il lavoro avviato dagli altri. In questi giorni ho ringraziato tutti i presidenti precedenti e tutti quelli che mi hanno aiutato in questi anni, sin da quando ho messo per la prima volta piede all’interno della nostra Federazione. Sono veramente tanti, soprattutto sacerdoti, che per me sono maestri ed educatori, ma anche i laici che mi hanno insegnato, mi hanno avviato a questo mondo. E mi hanno soprattutto trasmesso una passione, che non è una passione solo per una professione, ma è la passione per l’uomo, l’uomo visto come immagine di Dio. Quando noi, sui nostri giornali, trattiamo delle notizie dobbiamo sempre avere coscienza del fatto che stiamo trattando notizie che riguardano delle persone. Ci vuole quindi sempre il massimo rispetto!

    D. - Quanto i giornali cattolici possono contribuire alla formazione di una retta coscienza della società?

    R. - Quando andammo, nel 2006, in udienza privata in Sala Clementina il Papa ci disse: “Siate luoghi di confronto, luoghi di dialogo per le comunità locali alle quali vi rivolgete”. Noi siamo anche un avamposto - se vogliamo - dell’evangelizzazione, perché arriviamo spesso dove la parola dei pastori non arriva. Vogliamo essere luogo di dialogo e di confronto, ma vogliamo anche raccontare quella parte di realtà e di verità che non passa sui grandi media. Vogliamo raccontare la vita delle nostre comunità locali, quelle notizie positive che non è vero che alla gente non interessino. Faccio un esempio, che a me sta molto a cuore, e di cui hanno parlato moltissimi i settimanali diocesani in queste settimane. Mi riferisco all'impegno di molto persone durante il Natale. Chi ha dato spazio, ad esempio, al periodo di "tre-giorni" che molti giovani - tramite l’Azione Cattolica, gli scout, Comunione e Liberazione, le parrocchie e tanti movimenti ecclesiali - dedicano agli altri durante le vacanze natalizie insieme con tanti adulti e sacerdoti che li accompagnano con passione? Questo avviene perché sta a cuore l’uomo, sta a cuore la persona che ci sta accanto, come ci stanno a cuore anche le grandi questioni nazionali e internazionali. Nulla è escluso da un settimanale diocesano, che è chiamato a dare un giudizio sui fatti, ma salvaguardando sempre le persone! (mg)

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    Chiesa e Società



    Vietnam: migliorano le relazioni tra Santa Sede e il governo di Hanoi

    ◊   La recente visita del cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e la nomina del rappresentante pontificio non-residente per il Vietnam, mons. Leopoldo Girelli, alimentano le speranze della comunità cattolica vietnamita. Si tratta di eventi che contribuiranno “alla graduale normalizzazione dei rapporti diplomatici fra la Santa Sede e la Repubblica Socialista del Vietnam” e offrono “nuovi, concreti segnali positivi per la vita della Chiesa nel Paese”, commenta una fonte di Fides nella Chiesa vietnamita. L’accordo per il rappresentante pontificio non residente è un passo avanti determinante. Mons. Girelli potrà visitare con continuità le comunità cattoliche. La sua presenza servirà a esprimere l’amore e la sollecitudine pastorale del Santo Padre verso i fedeli vietnamiti, che così potranno avvertire la vicinanza del Papa ai loro problemi, sentendosi incoraggiati e consolati nelle difficoltà. La Chiesa vietnamita ne trarrà un sicuro giovamento e potrà guardare al futuro con rinnovata fede e speranza. Non meno significativa la visita nel Paese del sud-est asiatico del cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e inviato speciale del Santo Padre per la chiusura del Giubileo della Chiesa locale. Il porporato ha lasciato ai fedeli vietnamiti “un ricordo di gratitudine, di gioia che resterà a lungo nei loro cuori”. Durante la visita, che si è svolta sotto l’egida della Vergine Maria che protegge e custodisce il popolo vietnamita, il cardinale si è recato al Santuario di Lavang, dove la Madonna è apparsa per la prima volta nel 1798. Qui ha benedetto una nuova statua della Madonna e la prima pietra per il nuovo Santuario, autorizzato dal governo: anche questo è un segnale incoraggiante per la Chiesa tutta. Inoltre il porporato ha incontrato il primo ministro Nguyen Tan Dung e le parti si sono dette concordi nel “dare un nuovo impulso per migliorare le relazioni fra Santa Sede e Vietnam”. Oggi, alla luce di questi ultimi eventi, vi sono fra i fedeli vietnamiti grandi attese, accanto a ottimismo e nuove speranze per la vita pastorale della comunità di 6 milioni di cattolici. La Chiesa vietnamita, da parte sua, mostra una vitalità, un dinamismo interno e uno slancio missionario che spalancano vasti orizzonti per il futuro. (M.G.)

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    Vescovi indiani: sì all’ergastolo, no alla pena capitale per l’assassino di un missionario

    ◊   I vescovi indiani accettano e accolgono con rispetto la decisione della Corte Suprema di commutare in ergastolo la condanna a morte comminata a Dara Singh, l’uomo colpevole di aver arso vivo il missionario australiano Graham Steines e i suoi due figli in Orissa, nel 1999. In un comunicato inviato all’agenzia Fides, la Conferenza episcopale afferma: “La Chiesa ha sempre tenuto una posizione chiara sulla pena di morte, in quanto crede fermamente nella possibilità del pentimento e del cambiamento di vita. Anche nel caso di Dara Singh, la Chiesa vuole dare l’’opportunità di cambiare la sua vita, anche se ha commesso un crimine odioso. La Chiesa pensa a custodire e promuovere la vita, piuttosto che a toglierla, e per questo dà molta attenzione ai valori del perdono e della riconciliazione”. I vescovi ribadiscono che la Corte ha rifiutato l’istanza di cancellare del tutto i reati ascritti all’uomo, confermando la condanna per tutti coloro che aderiscono a forze estremiste che tendono a dividere il Paese e a turbare l’armonia sociale. Inoltre la Chiesa esprime la sua perplessità per la parte conclusiva del giudizio, in cui la Corte deplora “l’uso della forza o della provocazione per interferire nel credo di qualcuno”. “Parlando di conversioni forzate – nota il comunicato dei Vescovi – si può dare l’impressione che sia proprio il problema della conversione religiosa il fattore scatenante del crimine commesso”: fatto, questo, che i vescovi smentiscono categoricamente. La Chiesa, notano, “ha sempre asserito che non crede e che non sostiene alcun tentativo di conversione forzata, e che lo considera come un insulto alla dignità della persona”. Il testo ricorda che la conversione è una scelta che avviene nel profondo dell’animo umano, grazie all’incontro con Dio, e che “la stessa Costituzione indiana garantisce la piena libertà di coscienza e di religione”, principi che la Chiesa ha sempre rispettato pienamente. (R.P.)

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    India: la Commissione per i diritti umani chiede la riabilitazione delle vittime in Orissa

    ◊   Una relazione dettagliata sul pacchetto di riabilitazione delle vittime delle violenze anticristiane del 2008 e un piano di emergenza per evitare nuovi episodi di violenza e discriminazione. È quanto chiesto dalla Commissione nazionale per i diritti umani dell’India (National human rights commission) al Governo dello Stato dell'Orissa. Secondo quanto riporta l’Osservatore Romano, durante una visita nella zona, la commissione, guidata da Justice K.G. Balakrishnan, ha dato diverse raccomandazioni ai funzionari governativi e ha appurato sessantadue casi di violazione dei diritti umani che vanno dai suicidi dei contadini, agli sfollamenti forzati, alle violenze dovute all'appartenenza a una determinata casta. Ci sono stati anche incontri con alcuni alti funzionari governativi, oltre al Primo ministro dell'Orissa, Naveen Patnaik, e con diversi rappresentanti di organizzazioni non governative che operano in India. “La commissione — ha spiegato Adikanda Singh, attivista per i diritti umani dei dalit — ci ha esortato a segnalare tempestivamente per iscritto ogni tipo di sopruso o violazione dei diritti umani che avviene nel distretto di Kandhamal”. Singh ha anche assicurato che la commissione si impegnerà a individuare un relatore che si occuperà di esaminare la situazione a Kandhamal studiando tutti i casi, in particolare di quelli che devono ricevere un risarcimento per i soprusi subiti. L'attivista per i diritti umani dei dalit ha inoltre accusato il Governo dello Stato dell'Orissa per l'aggravarsi della situazione: “Il sistema giudiziario penale non ha convinto, anzi ha fallito. Non si può dire che la giustizia sia uguale per tutti”. Anche suor Justine Senapati ha respinto le affermazioni del Governo che sta fornendo un adeguato pacchetto per la riabilitazione alle vittime di Kandhamal. “Il Governo — ha detto la religiosa — dovrebbe smettere di negare l'evidenza ed esaminare le questioni reali riguardo alle violazioni dei diritti umani”. In India, solo nello scorso anno, sono stati centoquarantanove gli attacchi anticristiani. Secondo un rapporto redatto dall'Evangelical fellowship of India, l'organizzazione che riunisce le comunità cristiane dell'India di diverse denominazioni protestanti, la violenza perpetrata da gruppi estremisti indù ha toccato diciotto Stati della Federazione indiana e in particolare negli Stati di Karnataka, Andhra Pradesh, Madhya Pradesh e Chattisgarh. Negli anni precedenti, gli episodi di maggiore gravità si erano registrati nello Stato dell'Orissa. Proprio l'attenzione dedicata a questa ampia area dalle cronache internazionali ha fatto sì che nello Stato la violenza cessasse quasi del tutto. Secondo il documento dell'Evangelical fellowship of India, gli attacchi includono violenze su persone, luoghi, istituzioni e anche su intere comunità riunite in occasione di celebrazioni liturgie. Si denuncia, in particolare la violenza sulle donne cristiane per intimidazione o per conversioni forzate all'induismo. L'impunità dei colpevoli — sottolinea il rapporto — è la ragione principale per cui le aggressioni continuano. Inoltre, una massiccia propaganda anticristiana operata da molti mass-media alimenta l'odio religioso e istiga alla violenza. (M.G.)

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    Giornata della Conferenza Europea delle Radio Cristiane sulla libertà religiosa

    ◊   La Conferenza Europea delle Radio Cristiane (Cerc) celebra oggi l’annuale Giornata in occasione della memoria liturgica di San Francesco di Sales. L’argomento della Giornata richiama come sempre l’attenzione degli ascoltatori su un evento, una situazione o un’idea che, per la sua importanza o gravità, meriti una riflessione approfondita. Per il 2011, la scelta è caduta sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”, in sintonia con il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace da poco celebrata. La ricerca e la difesa della libertà, in particolare della libertà religiosa, caratterizzeranno dunque le iniziative della Giornata Cerc, che alla preghiera unirà l’espressione del sostegno solidale alle comunità vittime di attacchi e di persecuzioni in non poche regioni del mondo. Nel richiamare l’attenzione sul fenomeno della persecuzione religiosa, le Radio cristiane adempiono al compito di aiutare gli ascoltatori a riconoscere le minacce e gli attacchi rivolti ai cristiani sotto diverse forme e ribadiscono il ruolo del cristiano nella costruzione della pace, “un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai completamente compiuto”. (M.V.)

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    Irlanda. Il cardinale O'Connor sugli abusi: "Il passato non sarà mai dimenticato"

    ◊   “Il passato non sarà dimenticato e vi sarà trasparenza e apertura nell’affrontare questo problema”. Lo ha detto ieri il cardinale Cormac Murphy-O’Connor a proposito degli abusi sessuali commessi da membri della Chiesa irlandese, durante una funzione penitenziale che si è svolta nella cattedrale dedicata a san Patrizio ad Armagh. Alla funzione di penitenza e risanamento - riferisce l'agenzia Sir - erano presenti, oltre al cardinale Cormac Murphy-O’Connor che per volontà di Benedetto XVI guida nella diocesi di Armagh la visita apostolica, la psichiatra Sheila Hollins e mons. Mark O’Toole che assistono il cardinale in questo delicato compito e il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l'Irlanda. “Nelle ultime due settimane ho sentito molte voci - ha detto il cardinale -. Le voci di grande dolore e sofferenza dei sopravvissuti agli abusi. Ho anche sentito voci di fede e una determinazione a perseverare nella costruzione della Chiesa in questa diocesi con la preghiera e l’Eucarestia, la Parola di Dio e il servizio degli altri. Soprattutto ho ascoltato le voci di speranza che il passato non verrà dimenticato e che ci sarà trasparenza nell’affrontare il problema degli abusi”. Ha dato la testimonianza anche la psichiatra Sheila Hollins. “Quello che ho sentito in queste ultime due settimane è la sofferenza di tante persone, persone che non sono state ascoltate e che non hanno sentito la Chiesa accanto a loro, incondizionatamente pronta ad amarli e aiutarli a superare il loro dolore”. “Penso – ha aggiunto l’esperta – che ci sia una lezione per noi, che coloro che hanno subito abusi sono i nostri maestri”. (R.P.)

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    Usa: i vescovi fanno il punto sulla collaborazione con le università cattoliche

    ◊   Favorire un più stretto e costruttivo rapporto di collaborazione tra i vescovi e le istituzioni universitarie cattoliche negli Stati Uniti per promuovere meglio la loro missione e identità cattolica. Questo lo spirito che animerà una serie di incontri previsti nei prossimi mesi tra i vescovi e i rappresentanti delle università nelle varie diocesi americane. Oggetto dei colloqui – riferisce l’agenzia Cns - sarà la verifica dello stato di applicazione delle norme di attuazione della Costituzione Apostolica “Ex Corde Ecclesiae” sulle università cattoliche, a dieci anni dalla loro entrata in vigore negli Stati Uniti, in vista di eventuali correttivi. Al centro del documento, promulgato da Giovanni Paolo II il 15 agosto 1990, sono le responsabilità dei vescovi nella promozione degli istituti cattolici di educazione superiore e, in particolare, nella difesa della loro identità cattolica. Responsabilità che comprendono la potestà di approvare o ritirare il cosiddetto “mandato”, ossia l'autorizzazione all'insegnamento come teologi cattolici, ai sensi del Codice di Diritto Canonico del 1983. In una nota, il presidente della Commissione per l’educazione cattolica dei vescovi Usa mons. Thomas J. Curry spiega che il processo di revisione “aiuterà ad apprezzare i risultati positivi sinora raggiunti e le sfide che restano da affrontare negli sforzi congiunti dei vescovi e dei responsabili degli istituti cattolici di educazione superiore per implementare il documento. Gli incontri – sottolinea mons. Curry – saranno un utile strumento per incoraggiare una collaborazione reciprocamente benefica” tra vescovi e dirigenti universitari “una collaborazione che è essenziale nello spirito della ‘Ex Corde Ecclesiae’”. La nota specifica che la valutazione riguarderà in particolare i seguenti punti: identità cattolica, missione, comunione ecclesiale, servizio reso dalle università e, appunto, l'implementazione della collaborazione tra l'Episcopato e il sistema universitario. Apprezzamento per l'iniziativa è stato espresso dal presidente dell'Associazione dei college e delle università cattoliche americane, padre Dennis Holtschneider, che ha osservato come "l'impegno comune dell'episcopato e delle istituzioni universitarie contribuisca a migliorare il servizio, sia nei confronti della comunità ecclesiale che della società in generale". Un servizio che Benedetto XVI aveva fortemente incoraggiato in occasione della sua visita apostolica negli Stati Uniti nel 2008. Parlando agli educatori cattolici della Catholic University of America il Santo Padre aveva, tra l’altro, evidenziato come la difesa dell’identità degli atenei cattolici non implica una negazione della libertà accademica e che, tuttavia, ogni appello a questo principio “per giustificare posizioni che contraddicono la fede e l’insegnamento della Chiesa ostacolerebbe o addirittura tradirebbe l’identità e la missione dell’Università”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Repubblica Dominicana: lettera dei vescovi per il V centenario dell’evangelizzazione

    ◊   La conferenza episcopale della Repubblica Dominicana, con la firma dei suoi 19 vescovi, guidati dall’arcivescovo della capitale, cardinale Nicolás de Jesús Cardenal López Rodríguez, attuale presidente dell’episcopato, ha pubblicato un’ampia Lettera pastorale incentrata sull’importanza e significato delle celebrazioni giubilare che quest’anno ricordano i 500 anni dell’istituzione dell’arcidiocesi diocesi di Santo Domingo, ricorrenza considerata anche l’inizio dell’evangelizzazione dell’isola caribica. Insieme all’arcidiocesi di Santo Domingo, chiamata anche “primada de América”, si ricordano anche i cinque secoli di esistenza della diocesi de La Vega. Queste due diocesi, insieme con quella di San Jaun di Porto Rico, furono create per decisione di papa Giulio II, l’8 agosto 1511 e perciò, Giovanni Paolo II, chiamò queste circoscrizioni ecclesiastiche “primogenite della fede dell’America” e così vengono ricordate e celebrate in queste mesi. Il momento più importante delle celebrazioni sarà ad agosto e oggi in vista di quella data, i presuli dominicani chiamano ad una preparazione catechetica profonda che serva a tutti cristiani, dell’intero continente, a riflettere sulle radici cristiane di queste nazioni e della molteplici culture latinoamericane e caraibiche. L’episcopato dominicano, proprio per facilitare questo percorso dedicano buona parte della loro lettera a ricordare momenti storici ed ecclesiali rilevanti che in questi cinque secoli hanno marcato a fondo la realtà e la vita dei latinoamericani. Con riferimento alla Repubblica Dominicana i vescovi sottolineano la costante presenza della chiesa cattolica accanto al popolo così come il servizio missionario offerto nelle prime decadi dell’evangelizzazione. È di particolare importanza, osservano i presuli, ricordare anche il decisivo contributo che la Chiesa ha dato lungo questi secoli nel campo dell’educazione e dell’istruzione, soprattutto tra i poveri e i meno protetti. Infine, la lettera dei vescovi dominicani aggiunge: in questi anni “la Chiesa ha assunto anche un ruolo profetico” e non poche volte ha offerto istanze di “mediazione sociale”, in particolare nei casi in cui l’istituzione sociale è fragile o instabile. “Oggi, la nostra Chiesa lavora per raggiungere e conservare l’onestà di vita così come una solida spiritualità tra i suoi membri” e i fedeli cattolici partecipano con entusiasmo e vigore “ai compiti dell’evangelizzazione”. (A cura di Luis Badilla)

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    Bolivia: appello del cardinale Terrazas a un dialogo vero per costruire la pace

    ◊   “È necessario imparare a trovare accordi tra noi per essere in grado, tutti, di stabilire un dialogo profondo che restituisca la speranza che abbiamo perso”. Così, ieri, l’arcivescovo di Santa Cruz, Bolivia, cardinale Julio Terrazas nel corso dell’omelia che ha voluto dedicare in buona parte all’urgenza della riconciliazione e della collaborazione reciproca. Secondo il porporato è sempre più “urgente” cercare le vie e i metodi del dialogo anche perché è l’unico modo di “ricuperare la dignità di coloro che si trovano emarginati” e, soprattutto, di “accrescere la necessaria sensibilità di fronte a coloro che gridano chiedendo giustizia; che chiedono lavoro e che hanno diritto ad un minimo necessario per sopravvivere”. Secondo il cardinale Terrazas nel Paese “esistono divisioni e infantilismi” spesso causate da frasi, parole e giudizi inopportuni e fuori luogo, oppure da spartizioni di benefici personali ed egoistici. Si tratta di una realtà, ha assicurato l’arcivescovo di Santa Cruz, che non solo introduce tra i boliviani la discordia, ma, cosa ben peggiore, ostacola la costruzione di una pace vera e duratura”. Per questo motivo, ha precisato il cardinale Terrazas, “esorto l’intera comunità nazionale a lavorare senza fermarsi in favore di quella pace che tutti desiderano, ma ricordando sempre che non si tratta di una pace che nasce dall’immobilità o dalla mancanza di opinioni e criteri propri. Oggi dobbiamo cercare una pace che nasce dalla giustizia, senza arroganza, senza odio, senza rancore”. (L.B.)

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    Venezuela: mons. Santana chiede più forza e dinamismo alla vita di fede

    ◊   “La festa di San Sebastián è per tutti noi un invito di grande attualità a riassumere con decisione l’impegno cristiano di dare testimonianza di Gesù Cristo nelle realtà in cui ci troviamo immersi”. Così mons. Ubaldo Santana, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale venezuelana, nell’omelia pronunciata durante la Santa Messa che ha presieduto nella cattedrale di San Cristóbal il 20 gennaio, in occasione della festa di San Sebastián. Con l’arcivescovo hanno concelebrato mons. Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal, e mons. Luis Márquez, vescovo ausiliare di Mérida, insieme a numerosi sacerdoti del clero locale. “Quando si parla di martiri e di martirio si tende a pensare che questa forma di esprimere la fede sia una cosa del passato. Senza dubbio non è così”, ha detto l’arcivescovo citato dall’agenzia Fides. Mons. Santana ha ricordato come, secondo studi storici, nei duemila anni di cristianesimo sono stati martirizzati a causa della loro fede in Gesù Cristo almeno 70 milioni di cristiani, di cui 45 milioni e mezzo solo nel XX secolo. “La grande maggioranza di questi martiri contemporanei – ha proseguito - fu sacrificata dall’odio per la fede cristiana in diverse parti del mondo e sotto diversi tipi di regime: il comunismo dell’Unione Sovietica, il nazismo tedesco, le dittature militari centro e sud americane, i governi anticlericali del Messico. Oggi – ha aggiunto - si verificano nel continente asiatico ed africano, provocate dai fondamentalismi pseudo religiosi, attizzati dall’odio e dal fanatismo razziale”. Mons. Santana ha poi evidenziato le decisioni del secondo Sinodo della Chiesa locale, che chiama al rinnovamento nello spirito e nella verità, per essere testimoni audaci del Signore, con la forza dello Spirito Santo. “La Chiesa di oggi ha bisogno di cristiani che siano testimoni coraggiosi del Signore” ha quindi sottolineato l’arcivescovo, “testimoni che di fronte a tanta menzogna, ingiustizia e corruzione, possano rispondere al grido dei giovani e dei poveri, che domandano alla Chiesa, come il salmista, dov’è il tuo Dio?”. Concludendo l’omelia, mons. Santana ha esortato tutti a “prendere sul serio la nostra condizione di cristiani” e ad “imprimere più forza e dinamismo alla nostra vita di fede”, perchè “non basta chiamarsi cristiani cattolici, bisogna vivere come tali, e questa vita si deve riflettere nella nostra condotta personale, familiare, sociale, economica e politica. La nostra gente ha fame e sete di Dio, chiede meno parole e più fatti. La testimonianza evangelica che sta aspettando da noi è un impegno più serio e coerente per i piccoli, i poveri, gli esclusi, con quanti soffrono ogni tipo di maltrattamento e umiliazione nel corpo e nello spirito. Sta aspettando un lavoro più consistente per la pace, la giustizia, i diritti umani, la convivenza fraterna, lo sviluppo integrale dell’uomo”. (M.G.)

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    Consiglio delle Chiese: a La Paz incontro sulla spiritualità degli indigeni

    ◊   Approfondire e valorizzare la conoscenza della spiritualità delle popolazioni indigene nell'ambito della riflessione teologica e dell'impegno per la difesa dei diritti umani. Questo il senso dell'incontro promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) che si è aperto ieri a La Paz, in Boliva. L'assemblea dal titolo “Affirming Spiritualities of life: Indigenous Peoples' Wisdoms and Traditions in Theological Conversation”, si occupa appunto di tradizioni, culture e soprattutto spiritualità da sempre minacciate e a rischio di sopravvivenza. I lavori, che proseguiranno fino 27 gennaio, vedono la partecipazione di circa quaranta studiosi e teologi, per lo più appartenenti a popolazioni indigene delle diverse aree del pianeta. Si tenta, per la prima volta, la strada di un comune itinerario spirituale anche attraverso il lavoro dei rappresentati di due importanti organismi del Wcc, la commissione “Fede e costituzione” e quella “Mondo, missione e evangelizzazione”, per affermare che la difesa dell'integrità della vita di queste popolazioni è fondamentale anche alla luce degli impegni ecumenici. “Si tratta di uno sforzo importante per i processi di ri-costituzione delle nazioni indigene e della riaffermazione dei loro valori spirituali”, riferisce all’Osservatore Romano Abraham Colque Jimenez, direttore dell'Andean Ecumenical Higher Institute of Theology. E per Maria Chávez Quispe, coordinatrice del programma del Wcc per le popolazioni indigene, anche grazie a questo incontro “si prevede di aprire nuovi orizzonti per il dialogo teologico all'interno delle Chiese”. “Ci aspettiamo anche di avviare un processo di dialogo in grado di rispondere in maniera creativa al periodo di crisi che sta affrontando il mondo, e che in particolare colpisce le popolazioni indigene”. Obiettivo dell'incontro sarà, dunque, quello di facilitare un processo di ascolto e di apprendimento delle tradizioni spirituali caratterizzanti dei popoli indigeni che, ovviamente, si esprimono anche in racconti, canzoni e rituali. Dall'assemblea, si legge in un comunicato del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ci si attende anche un contributo alla riflessione sul documento della Commissione Fede e costituzione Called to be one Church e sul lavoro circa la “trasformative spirituality” della Commissione Mondo, missione ed evangelizzazione. Riflessione che, si prevede, sfocerà in una nuova dichiarazione sulla missione che verrà presentata in occasione della prossima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese in programma per il 2013. L'incontro di La Paz è stato organizzato in collaborazione con alcune organizzazioni ecumeniche locali, quali L’Indigenous peoples pastoral office of the Latin American Council of Churches e l'Ecumenical Community of Theological Education in Latin America and the Caribbean. Una collaborazione, questa, che raccoglie fattivamente l’impegno che il Wcc affermò nel corso dell'assemblea di Porto Alegre, nel 2006. In quell’occasione, infatti, l'organizzazione ecumenica invitò le Chiese e le comunità ecclesiali aderenti ad accompagnare le realtà indigene nella loro lotta per la giustizia e il riconoscimento dei loro diritti, la difesa del territorio, dell'identità e del principio di autodeterminazione. (M.I.)

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    Messico: in netto aumento le aggressioni e i furti nelle chiese del Paese

    ◊   Dal 1993 gli atti di vandalismo contro chiese, i furti di oggetti sacri, le estorsioni e gli omicidi di esponenti del clero sono in netto e costante aumento in Messico. È quanto emerge da un rapporto pubblicato dal Centro cattolico multimediale (Ccm) di Città del Messico e di cui riferisce l’agenzia Apic. Secondo lo studio, coordinato dal giornalista Gustavo Antonio Rangel, nel Paese centro-americano ogni settimana 26 chiese sono oggetto di atti di vandalismo di varia natura. Il fenomeno è aumentato negli ultimi 17 anni del 600%, facendo del Messico il primo Paese dell’America Latina per numero di attacchi contro luoghi di culto. Seguono, nell’ordine la Colombia, il Brasile, il Guatemala, il Venezuela, El Salvador e l’Argentina. Solo il 6% dei delitti viene denunciato alle autorità, sicché i malviventi agiscono nella quasi totale impunità. Gran parte di questi crimini è costituita da furti, soprattutto di opere d'arte sacra, di cui Messico è molto ricco. Secondo il rapporto, il 42% dei responsabili è costituito da ladri “professionisti”, spesso legati alla criminalità organizzata, mentre un altro 37% attacca le chiese per intolleranza religiosa. In aumento anche le estorsioni ai danni di parroci di varie zone del Messico. Non di rado le intimidazioni sfociano in atti di violenza veri e propri. Lo confermano le statistiche , che indicano come dal 1993 ad oggi siano stati perpetrati 18 omicidi. Tra questi - come si ricorderà - il più clamoroso è stato l’assassinio del cardinale Juan Jesus Posadas Ocampo, l’arcivescovo di Guadalajara ucciso il 24 maggio 1993 da alcuni sicari di un cartello del narcotraffico. Alla lista si sono aggiunti nel 2010 due sacerdoti e un laico. Gli Stati messicani dove si registra il maggior numero di violenze sono Sinaloa, Tamaulipas e Guerrero. A questi vanno aggiunti Il Distretto federale di Mexico, gli stati di Chihuahua, Jalisco, Michoacan. (L.Z.)

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    Croazia: il cardinale Bozanic incontra il premier Kosor sulla prossima visita del Papa

    ◊   Nei giorni scorsi, presso la sua residenza, l'arcivescovo di Zagabria, il cardinale Josip Bozanic, ha incontrato il primo ministro della Repubblica di Croazia, Jadranka Kosor. Nell'incontro – riferisce l’agenzia Sir - si è discusso della prossima visita di Benedetto XVI in Croazia, il 4 e il 5 giugno 2011, e dei preparativi sia in corso che quelli già completati. Il primo ministro ha, inoltre, informato il cardinale sullo stato dei negoziati finali per l'adesione della Croazia all'Unione europea, e dei progetti economici, sociali e demografici intrapresi dal governo. Si è anche discusso - riferisce l'agenzia Sir - di temi di attualità di particolare importanza per i cittadini croati. Il cardinale Bozanic, a sua volta, ha ringraziato il premier per il suo impegno a favore del popolo croato. Il programma della visita papale è stato reso noto lo scorso 20 dicembre: "Insieme in Cristo" è lo slogan del viaggio, che prevede l'incontro con il Presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipovic, e con il primo ministro Kosor. Benedetto XVI incontrerà anche rappresentanti della cultura, dell'imprenditoria, della società civile, della politica, nonché il corpo diplomatico e i superiori delle comunità religiose croate. Al termine della prima giornata, il Papa presiederà una veglia con i giovani presso la piazza principale di Zagabria. L'evento centrale della visita pastorale è costituito dalla celebrazione dell'Eucaristia in occasione dell'Incontro nazionale delle famiglie cattoliche croate, previsto per il 5 giugno, sempre nella capitale. Prima di lasciare il Paese, il Papa pregherà presso la tomba del beato cardinale Alojzije Stepinac. (L.Z.)

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    Francia: grande partecipazione alla marcia in difesa della vita

    ◊   Sono stati 40 mila, - il doppio rispetto all’anno scorso - i manifestanti che hanno sfilato ieri a Parigi per la settima marcia in difesa della vita. Famiglie con bambini, single ma anche preti cattolici, pastori protestanti, militanti o semplici cittadini. La marcia, che si definisce “aconfessionale” e “apolitica” ha visto sfilare il corteo dietro lo striscione: “Uniti per difendere la vita”, in occasione del 36.mo anniversario della legge Veil, che ha legalizzato l’aborto in Francia. Quest’anno, oltre alle organizzazioni tradizionali come “Rinascimento Cattolico”, hanno sfilato anche comitati di studenti, operatori sanitari e numerose delegazioni straniere. “Bisogna almeno creare condizioni di accoglienza del bambino tali da dissuadere le madri da abortire”, ha spiegato ai microfoni dei cronisti uno dei partecipanti. La marcia rivendica il riconoscimento della dignità umana fin dal concepimento e – così si legge nel comunicato – “una vera politica a servizio della vita e della famiglia”. A proposito della revisione delle leggi sulla bioetica, che verrà affrontata in febbraio all’Assemblée Nationale, i partecipanti alla marcia chiedono il divieto puro e semplice di qualsiasi forma di sperimentazione o selezione sull’embrione umano. (Da Parigi, Francesca Pierantozzi)

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    Germania: i vescovi riaffermano il "bene prezioso" del celibato. No ai "viri probati"

    ◊   Con un comunicato diffuso sabato scorso, la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) ha preso posizione su una proposta di politici del partito cristiano-democratico Cdu che hanno richiesto l’ammissione al sacerdozio di “viri probati”, persone sposate di comprovata fede che non dovrebbero perciò attenersi al vincolo del celibato. L’argomento, si legge nel comunicato, “non è inserito come tema per i colloqui che si svolgeranno per la preparazione della visita del Santo Padre in Germania”. La Dbk - riferisce l'agenzia Sir - fa inoltre presente che “questa richiesta interessa tutta la Chiesa universale e richiede una riflessione e una decisione a livello di Chiesa intera”. “Il celibato è un bene prezioso”, sottolinea il documento, ricordando come il tema sia stato ripetutamente affrontato anche durante le consultazioni del sinodo dei vescovi a Roma. La Dbk, perciò, rimanda al futuro il momento in cui si potrà “ripensare alle proposte formulate nella lettera e ad altri impulsi per promuovere maggiori vocazioni sacerdotali”. La lettera, firmata da otto politici della Cdu, quasi tutti appartenenti al Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk), era stata diffusa venerdì 21 gennaio: in essa veniva ipotizzata la deroga all’obbligo di celibato anche solo per la Germania per contrastare “l’emergenza di molte comunità senza sacerdoti”. (R.P.)

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    Pakistan: ancora quattro milioni di senzatetto dopo le recenti alluvioni

    ◊   A sei mesi dalle disastrose alluvioni che hanno colpito quasi tutto il Pakistan, nel Paese vi sono ancora oggi oltre quattro milioni di senzatetto. Lo ha reso noto, all’agenzia Misna, la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Le organizzazioni umanitarie riferiscono che un grande numero di famiglie si trovano ancora in condizioni disperate e senza adeguata protezione, mentre le acque non si sono ancora ritirate da vaste zone della provincia meridionale di Sindh. “É in corso un massiccio spostamento di popolazione”, hanno continuato le due associazioni, “mentre innumerevoli abitazioni sono tuttora impraticabili”. Le piogge torrenziali che si sono abbattute su tutto il Paese in luglio e agosto hanno colpito 21 milioni di persone e distrutto 1,7 milioni di case, lasciando parte del Paese in una situazione di emergenza alimentare. “La risposta umanitaria della comunità internazionale - sostengono Croce e Mezzaluna Rossa - non è stata all’altezza dei bisogni”. (M.I.)

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    Ciad: nuovo progetto per garantire acqua potabile e combattere il colera

    ◊   In Ciad a metà dicembre sono stati registrati 6.369 casi di colera e 180 morti: questi i dati diffusi dall'ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari. Il Paese africano dispone della più scarsa copertura di acqua potabile (solo per il 44.7% della popolazione) e di strutture sanitarie adeguate (sufficienti per il 12% della popolazione) di tutta l'Africa occidentale e centrale. Circa il 90% della popolazione utilizza latrine all'aperto e solo il 14% delle scuole dispone di gabinetti. Per cercare di far fronte a questa emergenza l'Unicef, insieme al Governo e alla fondazione olandese Practica, si sono impegnati in un progetto per garantire acqua potabile e circoscrivere le emergenze di colera. Oltre alle mancanze delle infrastrutture di base, anche adottare uno stile di vita igienicamente adeguato costituisce per le famiglie un problema economico. Ad esempio la gente di Bongor una volta terminato il materiale distribuito dalle agenzie umanitarie, non è più in grado di acquistare regolarmente sapone e candeggina. Sarebbe inoltre necessario operare con maggior forza per la prevenzione: alcuni non comprendono l'importanza di lavarsi le mani fino a quando qualche congiunto non muore di colera. In una scuola di Bongor sono state messe a disposizione latrine temporanee dall'Oxfam-GB. Il colera, sebbene sia prevenibile, è una delle malattie diarroiche con il più alto tasso di mortalità. Una volta avvenuto il contagio attraverso il cibo o l'acqua inquinata, il batterio del vibrio colera rimane nelle feci per 1 o 2 settimane, e senza un intervento sanitario adeguato l'epidemia si diffonde. Purtroppo la maggior parte della popolazione del Ciad non dispone di servizi sanitari nè di acqua potabile. Secondo quanto si legge in un comunicato pervenuto all'agenzia Fides, l'organizzazione Intermón Oxfam Chad ha dichiarato che il governo, una volta terminata l'epidemia, deve impegnarsi sulle infrastrutture di base e a migliorare le condizioni igieniche con progetti a lungo termine, così da porre fine al colera e ad altre malattie causate da questo tipo di situazioni. E' difficile parlare agli studenti di sanità non disponendo di servizi igienici. Tra le scuole nella capitale, N'djamena, gli operatori di Intermón Oxfam hanno constatato che in una scuola 785 studenti non hanno nemmeno una toilette, mentre un'altra dispone di una sola toilette per 623 studenti. (R.P.)

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    Madagascar: emergenza alimentare tra la popolazione di Tolagnaro

    ◊   A causa della siccità continua l’emergenza alimentare a Fort Dauphin (Tolagnaro in lingua malgascia), nell’estremo sud del Madagascar. La Regione, con una superficie di 45 mila kmq, è la più povera, la meno sviluppata, la meno scolarizzata del Paese, con infrastrutture inadeguate e in degrado, ormai abbandonata dal Governo. La popolazione di quasi un milione di abitanti, di cui l'11% cattolici, vive prevalentemente di allevamento del bestiame nelle zone più alte del nord, di agricoltura al sud e di pesca nelle zone costiere. Trattandosi di una zona rocciosa e sabbiosa, dove per la maggior parte dell'anno non piove, la vita è molto dura e, con il prolungarsi della stagione secca, diventa sempre difficile riuscire a sopravvivere a causa della scarsità d'acqua. Il vescovo di Antananarivo, mons. Odon M. Razanakolona, ha raccontato all’agenzia Fides, quanto sia drammatica la situazione. Durante la sua ultima visita nella Regione, infatti, ha riferito di aver spesso incontrato lunghe file di gente che camminavano per chilometri per prendere solo un po’ d’acqua da un piccolo fiume. Secondo quanto raccontano i missionari locali, sono frequenti i casi in cui la gente lascia in gruppo le aree più lontane e devastate dalla siccità e si dirige verso la città di Tolagnaro, perchè per loro “è meglio morire lì per la fame piuttosto che per la sete a casa loro”. A rendere ancora più grave la situazione sono le tradizioni ancestrali e la superstizione, ancora molto seguite in questa Regione. Ad esempio la poligamia e i matrimoni forzati in giovane età sono molto comuni. O ancora, secondo una tradizione dell'etnia dei Tandroy, nel distretto di Androy, quando muore un capofamiglia viene ucciso tutto il bestiame e vengono bruciate anche le case, costringendo i membri delle famiglie a ricominciare tutto da zero. Tuttavia, secondo il vescovo, la fede seminata dai missionari Lazzaristi, primi evangelizzatori della Regione, porta i suoi frutti e si rende viva in questa gente semplice. Inoltre, la Radio cattolica diocesana svolge la sua funzione di organo di comunicazione e di evangelizzazione. (M.I.)

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    Hong Kong: incontro dei Superiori Salesiani su “Senso, missione, sfide ed orientamenti”

    ◊   “Chiamati dal Signore ad essere Superiori: senso, missione, sfide ed orientamenti” è stato il tema dell’incontro di formazione congiunto, che ha riunito i superiori e le superiore della grande famiglia salesiana della provincia cinese. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), all’incontro, che si è svolto ad Hong Kong il 14 gennaio, hanno partecipato i Superiori dei Salesiani (Sdb) e le Superiore delle Salesiane (Fma) e della Congregazione delle Suore dell’Annunciazione del Signore (congregazione nazionale che segue il carisma di don Bosco, fondata nel 1936 a Shao Zhou, della provincia del Guang Dong nella Cina continentale, dal salesiano San Luigi Versiglia, vescovo e martire). A guidare l’incontro è stato don Simon Lam, Superiore provinciale dei Salesiani. A partire dalla Sacra Scrittura, i partecipanti hanno meditato sulle qualità necessarie richieste ad un superiore dalla sua specifica missione, condividendo tre punti principali: il senso e il metodo pratico della direzione (accompagnamento) spirituale; gli orientamenti dell’Istruzione “Il servizio dell'Autorità e l'Obbedienza” (11 maggio 2008) della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societá di Vita Apostolica; la relazione sul tema “Ruolo dei superiori e sfide” presentata da padreTimothy Radcliffe. (R.P.)

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    Taiwan: intenso cammino di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   Seguendo le indicazioni della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, i fedeli cattolici stanno partecipando intensamente alla Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani insieme ai cristiani taiwanesi, seguendo le indicazioni della Santa Sede. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, tutti i rappresentanti delle chiese cristiane di Taiwan, riunite nel Consiglio nazionale delle Chiese di Taiwan, che è guidato da mons. John Hung Shan Chuan, arcivescovo di Tai Pei e presidente della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, si sono riuniti nella chiesa metodista la sera del 21 gennaio e la mattina del 22 per invocare nella preghiera l’unità dei cristiani. Il pomeriggio del giorno seguente, nella chiesa cattolica dedicata alla Sacra Famiglia, si è svolto un concerto dedicato al tema dell’unità, dal titolo “Amore ed Unità”. Nell’occasione è stato ripercorso anche il lungo cammino di promozione dell’unità dei cristiani, avviato a Taiwan nel 1960, con la fondazione del “Consiglio nazionale delle Chiese di Taiwan”. Tale organismo è nato infatti il 20 ottobre 1960, durante un Seminario, svoltosi nell’Università di Tai Chung, promosso dalle Chiese cristiane (presbiteriani, anglicani, evangelici luterani e metodisti) di Taiwan. La Chiesa cattolica di Taiwan è diventata membro del Consiglio nel 1967, seguita dagli ortodossi taiwanesi. Il suo attuale presidente è l’arcivescvo mons. John Hung; il segretario è il sacerdote cattolico don Otfried Chen Ke, che è segretario generale della Conferenza episcopale regionale di Taiwan. L’obiettivo del Consiglio è promuovere l’amicizia e la collaborazione tra le Chiese cristiane, partecipare attivamente all’opera cristiana caritativa e sociale, individuare e rispondere alle esigenze dei tempi, impegnarsi nell’evangelizzazione, rendere concreta l’unità dei cristiani. (R.P.)

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    Settimana per l’Unità: piantato un melograno per ricordare il soggiorno a Milano di Lutero

    ◊   Un albero di melograno unisce idealmente Milano a Wittenberg, la città tedesca di Lutero. L’arbusto è stato piantato sabato scorso da una delegazione della Chiesa luterana tedesca nel giardinetto della chiesa di San Marco nel capoluogo lombardo dove, secondo la tradizione, soggiornò Lutero nel suo viaggio verso Roma nel 1510. L’iniziativa si colloca all’interno della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” che si sta celebrando in tutto il mondo dal 18 al 25 gennaio con il tema: “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nella preghiera”. Nel novembre 2009 la diocesi di Milano partecipò in Germania all’inaugurazione del “Giardino di Lutero” – voluto dalla Federazione luterana mondiale in preparazione alla celebrazione nel 2017 del quinto centenario delle “Tesi di Wittenberg” e progettato dallo studio milanese di Andreas Kipar, architetto-paesaggista - piantando un suo albero. Con il gesto dell’altro ieri i rappresentanti della Chiesa Luterana tedesca hanno inteso ricambiare il dono. L’agenzia Zenit riferisce che nella delegazione erano presenti alcuni vescovi della Conferenza episcopale luterana di Germania e membri del Concistoro e del Sinodo generale composto da laici e da ministri di culto nonché da funzionari degli uffici ecclesiastici. A guidarla Johannes Friedrich, Presidente della Conferenza episcopale luterana di Germania e vescovo della Chiesa di Baviera. In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la diocesi ambrosiana mediante l’Ufficio Ecumenismo e dialogo insieme al Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, ha promosso una serie di iniziative ecumeniche in città e nel territorio diocesano, il cui programma è consultabile sul sito internet www.chiesadimilano.it. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora proteste e scontri a Tunisi contro il governo

    ◊   Riprende la settimana lavorativa a Tunisi dove anche oggi continua la protesta contro il governo. Si attendono ancora migliaia di dimostranti in piazza che continuano a chiedere la dissoluzione dell'esecutivo di unità nazionale cui viene contestata la presenza di troppi membri legati al vecchio regime. Intanto, in mattinata si sono registrati scontri tra manifestanti e polizia, con tiri di lacrimogeni, davanti alla sede del governo dove hanno passato la notte centinaia di persone sfidando il coprifuoco. Tra loro molti giunti ieri anche a piedi nella capitale da più parti del Paese, in quella che viene definita la "Carovana della libertà" e che prosegue la sua marcia verso Tunisi. Sulla ripresa delle attività nel Paese (con ieri si sono conclusi anche i tre giorni di lutto nazionale per le vittime dei disordini) punta molto il governo di unità nazionale che, sebbene contestato, si appella ad un necessario ritorno alla calma per poter procedere nella transizione. A questo proposito segnali di rottura giungono anche con la notizia di arresti eccellenti, ieri, di tre stretti collaboratori di Ben Ali, tra cui un consigliere politico dell'ex leader e l'ex presidente del Senato. Ieri, in serata è stato arrestato anche il proprietario della prima rete televisiva privata tunisina Hannibal, Larbi Nasra, accusato di “alto tradimento e complotto contro la sicurezza dello Stato”.

    Esplosione all’aeroporto di Mosca
    Un'esplosione si è verificata oggi all'aeroporto Domodedovo di Mosca nel settore degli arrivi. Lo riferiscono le agenzie russe precisando che ci sono almeno dieci morti e numerosi feriti.

    In Libano, l’opposizione guidata da Hezbollah presenta il suo candidato a premier
    In attesa che inizino a breve in Libano le attese consultazioni parlamentari, l'opposizione guidata dagli Hezbollah filo-iraniani presenterà come proprio candidato a guidare il prossimo esecutivo di “partecipazione nazionale” l'ex premier sunnita Najib Miqati, vicino alla Siria ma un anno e mezzo fa eletto deputato nella lista del primo ministro uscente Saad Hariri, sostenuto dall'Arabia Saudita. Lo riferiscono i media libanesi, ricordando che Miqati, originario di Tripoli nel nord del Paese, ha presentato ufficialmente la sua candidatura nella tarda serata di ieri, offrendosi come personalità in grado di “cooperare con tutti i leader libanesi per formare una squadra di governo solidale che farà uscire il Libano dalla grave crisi in cui si trova”. Il canale tv Lbc, vicino alla coalizione guidata dagli Hariri, ha definito “un tradimento” la candidatura di Miqati, premier per soli tre mesi nel 2005 e che nelle elezioni del 2009 era stato eletto nelle file del gruppo di Saad Hariri. Quest'ultimo sembra non godere più della maggioranza parlamentare dopo che venerdì scorso il leader druso Walid Jumblat, suo ex alleato, ha annunciato il ritiro di almeno suoi sette deputati dalla coalizione di Hariri verso il fronte appoggiato dalla Siria e guidato da Hezbollah.

    Doppio attentato contro gli sciiti nella città santa di Kerbala: uccisi 18 pellegrini
    Con l'esplosione di una seconda autobomba, è salito ad almeno 18 il numero delle persone uccise questa mattina nella città meridionale irachena di Kerbala, meta in queste ore di centinaia di migliaia di persone per le celebrazioni di una ricorrenza religiosa sciita, l'Arbain. Da giorni è in corso un’impressionante impennata della violenza in varie zone dell'Iraq, oltre ai 54 morti provocati giovedì scorso sempre a Kerbala da un triplice attentato, più di cento persone sono morte in altri diversi attacchi analoghi a Tikrit, Baquba e in altre zone della provincia di Dyala. Attacchi rivendicati alcune ore fa dallo 'Stato islamico in Iraq', l'ala irachena di Al Qaeda, con un comunicato diffuso via web.

    Ennesima scuola femminile danneggiata in Pakistan
    Sconosciuti hanno fatto esplodere oggi un rudimentale ordigno all'esterno di una scuola governativa per ragazze nella zona tribale denominata Khyber Agency (Pakistan nord-occidentale), danneggiandolo gravemente. Lo riferisce Dawn News Tv. L'attentato, si è appreso, è stato attuato durante la notte quando l'edificio era vuoto nel villaggio di Khogakhel, nella zona di Landi Kotal, per cui non vi è stata alcuna vittima. Soltanto nell'area di Landi Kotal nell'ultimo anno i gruppi fondamentalisti islamici hanno distrutto almeno otto scuole.

    Cavaco Silva confermato presidente del Portogallo
    È stato un trionfo preannunciato dai sondaggi quello nelle presidenziali portoghesi, per Cavaco Silva. Il leader conservatore, presidente uscente, si è imposto con il 53,05% delle preferenze. Ad attenderlo, ora, saranno 5 anni delicatissimi, incentrati soprattutto sulla crisi economica che ha colpito pesantemente il Paese lusitano. Da Lisbona, ci riferisce Riccardo Carucci:

    Nel pieno rispetto delle previsioni il presidente della repubblica portoghese Anibal Cavaco Silva è stato rieletto per un secondo e ultimo mandato quinquennale con il 53 per cento dei voti. È del resto una tradizione del Portogallo democratico che il capo dello Stato in carica vinca un secondo mandato al primo turno. Il suo principale rivale, il poeta Manuel Alegre, appoggiato dal partito socialista sia pure con scarso entusiasmo e dal blocco di sinistra ha avuto quasi il 20 per cento dei voti. Un medico indipendente, Fernando Nobre, ha sorpreso gli osservatori arrivando al 14 per cento. Quote inferiori hanno ottenuto gli altri tre candidati. È difficile dire se questo voto rappresenta un castigo per il governo socialista minoritario. L’elezione presidenziale è fatta su una base essenzialmente personale e l’appoggio dei partiti non è rilevante. Certo, i rapporti fra governo socialista e Cavaco Silva sono andati deteriorandosi negli ultimi tempi e sebbene ambedue le parti abbiano promesso una collaborazione leale e istituzionale non sembrano destinati a migliorare. Nel suo discorso di vittoria Cavaco Silva ha detto che sarà attivo per aiutare il Paese a superare le gravi difficoltà economiche e sociali che attraversa e in difesa dei più poveri ma ha assunto un tono vendicativo nei confronti dei suoi avversari sconfitti, che non è più piaciuto a vari commentatori. Cavaco Silva fu per 10 anni primo ministro e leader del partito socialdemocratico di centrodestra. È considerato un uomo molto prudente, per qualcuno anche troppo, ma serio e preparato, con una visione corretta dei poteri che il sistema semipresidenzialista portoghese gli concede: poteri di stimolo, di commento, di mediazione, anche di scioglimento del parlamento ma non di governo.

    Al voto anche la Repubblica Centrafricana: elezioni presidenziali e legislative
    Elezioni presidenziali e legislative ieri nella Repubblica Centrafricana. Un Paese alla ricerca di stabilità, che ha vissuto decenni di violenze e colpi di Stato. L’uscente François Bozizé che ha preso il potere nel 2003 ed è stato eletto nel 2005, è considerato il favorito. Il servizio è di Giulio Albanese:

    La macchina elettorale a detta degli osservatori ha lasciato molto a desiderare. In alcune zone peraltro dove operano bande armate locali si teme che possano esservi state azioni intimidatorie che in quelle zone potrebbero aver pregiudicato le operazioni di voto. La consultazione dovrebbe servire a garantire stabilità all’ex colonia francese paradossalmente ricca di diamanti, uranio e oro ma che è poverissima di infrastrutture e di servizi. Avendo attraversato decenni di violenze e colpi di Stato. Il presidente uscente François Bozizé è considerato il grande favorito. In corsa ci sono però anche l’ex presidente che Bozizé ha deposto nel 2003 Ange-Félix Patassé e Martin Ziguélé, primo ministro di Patassé dal 2001 al 2003. I risultati al primo turno sono attesi entro 8 giorni.

    La Nigeria si appella all’Onu per la situazione in Costa d’Avorio
    La Nigeria chiede al Consiglio di sicurezza dell'Onu di autorizzare la forza per allontanare dal potere in Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo. Lo ha affermato il ministro degli Esteri nigeriano Odein Ajumogobia in una lettera aperta pubblicata oggi da vari giornali. La Comunità economica degli Stati africani dell'Ovest (Cedeao), della quale la Nigeria è attuale presidente di turno, “reclama senza equivoci un sostegno internazionale attraverso una risoluzione specifica del Consiglio di sicurezza dell'Onu per convalidare l'uso della forza” contro Gbagbo, ma “in ultimo ricorso”, ha detto Ajumogobia. La grave crisi in atto in Costa d'Avorio, ha aggiunto il ministro, potrebbe sboccare in “una vera guerra”. Laurent Gbagbo”, presidente uscente nelle elezioni ivoriane del novembre scorso, correva contro il candidato Alassane Ouattara (giudicato il vincitore dalla maggior parte della comunità internazionale) ma si è appropriato del voto.

    Scossa di 6.1 gradi Richter in Tagikistan, avvertita anche in Pakistan
    Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.1 è stata registrata stamattina alle 7:45 ora locale (le 3:45 in Italia) nell'Est del Tagikistan. Secondo i rilievi del Servizio geologico degli Stati Uniti, l'epicentro della sisma è stato localizzato a 95 km da Karakul e ad una profondità elevata: circa 90 km. Al momento non si hanno segnalazioni di vittime o danni particolari. La forte scossa è stata avvertita nettamente anche in gran parte del Pakistan settentrionale. Lo riferisce Geo Tv. La terra ha tremato e gli edifici hanno oscillato, ha aggiunto l'emittente, anche nella capitale Islamabad. La gente è scesa in strada al mattino presto, oltre che nella capitale, anche a Rawalpindi, Peshawar, Mansehra, Abbotabad e Charsadda, ed in generale nelle province di Khyber Pakhtunkhwae Punjab.

    Sarkozy parla di obiettivi del G20: la Francia è presidente di turno
    “Se il G20 vuole restare legittimo, dovrà restare efficace”. Lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso della conferenza stampa di inizio anno a Parigi, nella quale presenta gli obiettivi della presidenza francese del G8-G20. “Servono risultati concreti per un'opinione pubblica sempre più impaziente”, ha detto ancora Sarkozy, aggiungendo: “L'ambizione della nostra presidenza è semplice: viviamo in un nuovo mondo, abbiamo bisogno di nuove idee”. Oltre a numerosi giornalisti, sono presenti alla conferenza stampa dell'Eliseo i principali esponenti del governo francese e gli ambasciatori a Parigi dei Paesi del G20.

    Il commissario Ue Rehn preme per misure efficaci per l’eurozona
    L'eurozona ha bisogno con urgenza di misure comuni che ne garantiscano la stabilità: lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, riferendosi in particolare al Fondo salva-stati. In particolare, il commissario ha parlato della necessità di aumentare l'effettiva capacità di prestito del Fondo salva-stati e, allo stesso tempo, di ampliare le funzioni di questo strumento. L'allentamento della tensione sui mercati nelle ultime settimane, “ci ha dato un pò di respiro, ma adesso non c'è motivo di rilassarci", ha commentato. "Adesso - ha aggiunto - dobbiamo agire con la necessaria determinazione”. Da parte sua, la Welt scrive che i governi Ue stanno esaminando la possibilità di ampliare il raggio d'azione del Fondo in modo da concedere ai Paesi a rischio linee di credito preventive per allontanare eventuali manovre speculative.

    Governo a rischio in Irlanda, anche dopo la fiducia
    Il governo irlandese potrebbe esaminare alcuni stralci dalla Finanziaria per accelerarne il passaggio in vista delle probabili elezioni. Lo ha detto il ministro delle Finanze Brian Lenihan in un'intervista all’emittente radio Rte. Il governo irlandese - secondo il Financial Times – sarebbe vicino alla crisi dopo il ritiro dei Verdi dalla maggioranza.

    Crolla la produzione industriale nel distretto di Kaesong in Corea del Nord
    Crolla la produzione nel distretto industriale di Kaesong in Corea del Nord, l'ultimo progetto di cooperazione intercoreano ancora attivo che, dopo il bombardamento voluto da Pyongyang contro l'isola di Yeonpyeong a novembre, ha registrato nello stesso mese un calo record del 15%. In seguito all'attacco di Pyongyang contro l'isola di Yeonpyeong, costato la vita a quattro cittadini sudcoreani, di cui due civili, il governo di Seul ha deciso di limitare il numero di connazionali autorizzati a pernottare nel complesso di Kaesong. I manager del Sud hanno tuttavia protestato contro questa misura, ancora in vigore, lamentando maggiori difficoltà nella produzione. Il consorzio industriale di Kaesong è l'unica iniziativa di cooperazione scampata alle molteplici crisi degli ultimi anni tra le due Coree: un progetto analogo, dedicato alle attività turistiche sul monte Kumgang, è stato sospeso nel luglio del 2008 dopo la morte di una cittadina sudcoreana, uccisa da un soldato del Nord in circostanze mai chiarite. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 24

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.