Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 23/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: il serio impegno di conversione a Cristo è la via che conduce la Chiesa alla piena unità visibile
  • Celebrati ieri i 505 anni delle Guardie Svizzere
  • Il cardinale Camillo Ruini sulla beatificazione di Giovanni Paolo II: la cosa che più colpiva era la profondità e la spontaneità del suo rapporto con Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Presidenziali in Portogallo: il presidente uscente Cavaco Silva favorito nei sondaggi
  • Netta maggioranza di ‘si’ al referendum sull’indipendenza del Sud Sudan. Mons. Mazzolari: il popolo sud sudanese sia unito e orientato al bene comune
  • Libano, domani consultazioni parlamentari per superare la crisi politica
  • Presentato dalla comunità di Sant'Egidio un progetto per sottrarre alla miseria e alla violenza i giovani dell’America Latina
  • Luoghi di culto per stranieri: sono 256 nella provincia di Roma. Presentata la Guida di Caritas e Ufficio Migrantes
  • L'impegno di "Next Onlus" in Madagascar: dare assistenza sanitaria qualificata e gratuita
  • “Lo spirito e il fuoco”. In un libro la storia straordinaria di don Mario Torregrossa
  • Chiesa e Società

  • Il dialogo tra cattolici e ortodossi a 20 anni dall’estinzione dell’Urss
  • Si è spenta ieri a Roma Tullia Zevi, storica figura dell’ebraismo italiano
  • Congresso delle Ccee sulla Pastorale universitaria per l’Europa
  • Indonesia, l'impegno di un sacerdote saveriano per la ricostruzione
  • La Caritas coreana forma una nuova agenzia per i poveri del nord
  • Malaysia, un dizionario potrebbe risolvere la controversia sul termine Allah
  • Sri Lanka, sacerdote chiede giustizia per le vedove di guerra Tamil
  • La missione delle suore di St. Paul De Chartres a Taiwan compie 50 anni
  • Congo: al via un progetto Caritas per l’inserimento lavorativo delle donne
  • Solidarietà, “La strada dei sogni” conduce fino a Nairobi
  • Varie iniziative per celebrare il 2011 Anno internazionale della chimica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontri in Albania. Oggi i funerali delle vittime. Tensioni anche in Tunisia e Algeria
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: il serio impegno di conversione a Cristo è la via che conduce la Chiesa alla piena unità visibile

    ◊   Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà dopodomani, Benedetto XVI ha sottolineato stamani all’Angelus che “il serio impegno di conversione” conduce la Chiesa alla piena unità. Il Papa ha anche ricordato i “cardini” su cui i cristiani devono fondare la loro vita per un'autentica testimonianza. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    All’Angelus il Papa ricorda che è sempre attuale il richiamo del Vangelo alla conversione “perché il regno dei cieli è vicino”:

    “Il serio impegno di conversione a Cristo è la via che conduce la Chiesa, con i tempi che Dio dispone, alla piena unità visibile”.

    Sono un segno di questo cammino ecumenico gli incontri che in questi giorni si moltiplicano in tutto il mondo. Domani inoltre inizierà a Roma una sessione di incontro della Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Antiche Chiese Orientali. Ed è “molto significativo” – aggiunge il Papa - che il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” sia stato proposto dalle Chiese e Comunità cristiane di Gerusalemme, “riunite in spirito ecumenico”:

    “Sappiamo quante prove debbono affrontare i fratelli e le sorelle della Terra Santa e del Medio Oriente. Il loro servizio è dunque ancora più prezioso, avvalorato da una testimonianza che, in certi casi, è arrivata fino al sacrificio della vita. Perciò, mentre accogliamo con gioia gli spunti di riflessione offerti dalle Comunità che vivono a Gerusalemme, ci stringiamo intorno ad esse, e questo diventa per tutti un ulteriore fattore di comunione”.

    Benedetto XVI sottolinea poi che anche oggi, per essere nel mondo “segno e strumento di intima unione con Dio e di unità tra gli uomini”, i cristiani devono fondare la loro vita su quattro cardini:

    “La vita sul fondamento della fede degli Apostoli trasmessa nella viva Tradizione della Chiesa, la comunione fraterna, l’Eucaristia e la preghiera. Solo in questo modo, rimanendo saldamente unita a Cristo, la Chiesa può compiere efficacemente la sua missione, malgrado i limiti e le mancanze dei suoi membri, malgrado le divisioni”.

    Divisioni – osserva il Santo Padre - che già l’apostolo Paolo dovette affrontare nella comunità di Corinto, come ricorda la seconda Lettera biblica di questa domenica: “Vi esorto, fratelli – scrive San Paolo – ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire”:

    “L’Apostolo, infatti, aveva saputo che nella comunità cristiana di Corinto erano nate discordie e divisioni; perciò, con grande fermezza, aggiunge: “E’ forse diviso il Cristo?” (1,13). Così dicendo, egli afferma che ogni divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore, che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia”.

    Seguendo l'insegnamento di San Paolo - ha detto infine il Papa dopo l'Angelus- siamo invitati ad abbandonare "lo scandalo delle nostre divisioni e a portare a tutti il messaggio di Cristo Risorto". Preghiamo Dio - ha concluso rivolgendosi dopo l'Angelus ai pellegrini francesi - che affretti "l'ora in cui la Chiesa sia pienamente unita".

    inizio pagina

    Celebrati ieri i 505 anni delle Guardie Svizzere

    ◊   Le Guardie Svizzere hanno festeggiato ieri sera i 505 anni della loro fondazione. Mons. Fernando Filoni, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, ha presieduto la Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria in Campo Santo. Durante l'omelia il presule, dopo aver portato il saluto del Papa, ha ricordato che "il Signore rivolge a tutti l'invito a seguirlo, e chiama alcuni a condividere e collaborare alla sua missione, affidando a ciascuno un compito particolare". "Per tale motivo servendo il Santo Padre voi in modo speciale - ha sottolineato mons. Filoni - partecipate alla missione universale della Chiesa. Ciò vi doni rinnovato slancio nella fedeltà e nel servizio". Dopo la Santa Messa, si è tenuta la parata in Piazza San Pietro, con bandiera, banda musicale e alabardieri, per ricordare la fondazione del Corpo. Era il 22 gennaio del 1506 quando i primi 150 soldati svizzeri giunsero a Roma, chiamati da Papa Giulio II. Un altro storico evento che riguarda il Corpo Pontificio risale al 6 maggio del 1527, quando le Guardie Svizzere, alla guida del comandante Kaspar Roeist, a difesa di Papa Clemente VII, furono attaccate dall'esercito di Carlo di Borbone, composto da 12 mila uomini in maggioranza Lanzichenecchi. Nell'occasione 147 guardie, compreso il comandante, resistettero per ore per permettere al Papa e ai cardinali di raggiungere, attraverso il ''passetto'' di Borgo, Castel Sant'Angelo. Per commemorare questo episodio, le nuove guardie prestano giuramento di fedeltà al Pontefice il 6 maggio di ogni anno. ''Acriter et fideliter'', onore e fedeltà” è il motto della Guardia svizzera pontificia. (A cura di Amedeo Lomonaco)

    inizio pagina

    Il cardinale Camillo Ruini sulla beatificazione di Giovanni Paolo II: la cosa che più colpiva era la profondità e la spontaneità del suo rapporto con Dio

    ◊   Giovanni Paolo II sarà proclamato beato il prossimo primo maggio. Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce un miracolo avvenuto per intercessione di Papa Wojtyla. La beatificazione coinciderà con la Domenica in Albis, cioè la prima successiva alla Pasqua, nella quale lo stesso Papa polacco istituì la Festa della Divina Misericordia. Davide Dionisi ha chiesto al cardinale Camillo Ruini, vicario generale emerito di Sua Santità per la diocesi di Roma, come è stata accolta la notizia:

    R. – È stata per me una gioia grande e anche molto personale. Dopo tanti anni in cui ho avuto la grazia di Dio di potere collaborare strettamente con Giovanni Paolo, con una persona che adesso anche la Chiesa ufficialmente riconosce come beato, è questo il primo gradino verso il riconoscimento della santità.

    D. – Lei ha conosciuto Giovanni Paolo II nel lontano 1984 e ha vissuto a stretto contatto con lui. C’è qualcosa della personalità di Papa Wojtyla che le è rimasto dentro?

    R. – La cosa che più colpiva era proprio la santità, la profondità e la spontaneità del suo rapporto con Dio: il suo modo di pregare, la sua preghiera … Lui era capace di immergersi immediatamente nella preghiera, di ‘sprofondarsi’ nella preghiera. E anche il suo atteggiamento costante, per cui tutte le cose di cui si occupava, di cui parlava erano sempre compiute in questa chiave del rapporto con Dio.

    D. – Quale è stato, secondo lei, il tratto distintivo del suo pontificato?

    R. – In primo luogo, quello dell’evangelizzazione. Ricordiamo le parole dell’inizio: “Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!”. La presenza di Dio, la presenza di Gesù Cristo, il rilancio della fede: è stato un grande evangelizzatore in prima persona, dalle parrocchie di Roma a tutti i Paesi del mondo. E’ stato anche un grande promotore delle forze capaci di evangelizzazione nella Chiesa. In secondo luogo, questa evangelizzazione riguardava proprio l’uomo concreto, quindi la sollecitudine per l’uomo concreto: Cristo Redentore dell’uomo. E anche l’altra frase famosa: l’uomo è la via della Chiesa e sulla via che va da Cristo all’uomo la Chiesa non può essere fermata da nessuno. Con questa prospettiva, è riuscito ad incidere profondamente anche sul corso della storia: in qualche modo, ha cambiato il mondo.

    D. – Anche Benedetto XVI ha continuato il suo messaggio, raccogliendone l’eredità…

    R. – Io credo che Benedetto XVI, così come è stato il primo collaboratore di Giovanni Paolo II, è anche l’erede originale e creativo, naturalmente, ma il grande erede di questo pontificato e il grande continuatore di questo pontificato. Per cui, tra i due pontificati c’è una continuità profondissima. Decisiva è certamente la diversità delle due personalità. Per quanto riguarda Benedetto XVI vorrei richiamare due sue frasi: “Dio al centro”. Dio è al centro della vita e l’umanità deve riscoprire questa centralità di Dio. E la seconda è: “Allargare gli spazi della razionalità umana”. Allargare gli spazi per riscoprire la dignità dell’uomo, il valore della persona umana. In fondo, in altri termini è quello che Giovanni Paolo II esprimeva con l’evangelizzazione e con l’uomo, via della Chiesa.

    D. – Come si preparano i fedeli al prossimo primo maggio? Quale è l’atmosfera che si respira già in questi primi giorni?

    R. – Io penso che ci sia un’attesa enorme, a Roma ma anche in Italia e nel mondo, e che si tratterà di trovare le forme più opportune perché tutta questa gente possa venire e possa partecipare, così come ha potuto partecipare nelle indimenticabili giornate dei funerali di Giovanni Paolo II o anche nell’altra grande esperienza delle Giornate mondiali della gioventù. (gf)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Presidenziali in Portogallo: il presidente uscente Cavaco Silva favorito nei sondaggi

    ◊   Elezioni presidenziali in apparenza senza grande suspense oggi in Portogallo: tutti i sondaggi prevedono la vittoria, già al primo turno, del capo di Stato uscente, il conservatore 71.enne Anibal Cavaco Silva. Sull’esito della consultazione potrebbe pesare, però, l’incognita dell’astensione. I portoghesi sono soprattutto concentrati sulle conseguenze della finanziaria "lacrime e sangue" fatta votare in dicembre, per il secondo anno consecutivo, dal governo di Socrates con l'obiettivo di arginare il deficit. Secondo l’agenzia Fitch, il Portogallo probabilmente tornerà in recessione nel 2011 ed è fra gli Stati dell’area euro che rischiano un taglio del rating. Sull’appuntamento elettorale e sulla situazione sociale del Paese Fausta Speranza ha intervistato padre Vitor Melicias, presidente dell’associazione di volontariato Unione Europea delle Misericordie:

    R. – Soprattutto per i disoccupati e per i poveri aumentano le difficoltà. Ma si riscontra anche una grande solidarietà tra la gente. Anche quando recentemente il Banco Alimentare contro la fame ha fatto ricorso al volontariato, la risposta è stata veramente straordinaria, direi veramente fantastica. Siamo tutti rimasti quasi stupiti della risposta spontanea del popolo. Per questo, in realtà, le difficoltà aumentano ma sia la Chiesa sia le istituzioni sociali, le Misericordie ed altri si stanno organizzando anche con l’aiuto dell’assistenza sociale perché questi problemi non sfocino nel dramma.

    D. – In alcune zone d’Europa, e non solo d’Europa, alla crisi economica si accompagna anche una crisi di valori. E' così anche in Portogallo?

    R. – Sì! Purtroppo, questo è un fenomeno universale. Trovo che sia anche una delle ragioni dell’altra crisi. Se anche è iniziata come crisi finanziaria e poi è diventata crisi economica, rischia di diventare pure una crisi sociale. Tutto questo trova le sue radici nella mancanza di valori, nella corruzione, nel fatto che la gente si preoccupa più dei propri interessi personali o del proprio gruppo piuttosto che degli interessi della comunità, di quello che si chiama “il bene comune”. Viviamo quel momento del quale il grande Papa Giovanni Paolo II aveva parlato tante volte: viviamo in un mondo senza valori né economici né sociali. C’è l’emarginazione sia dei valori etici, morali ed anche dei valori spirituali. E davvero l’Europa, che è stata “mater et magistra” di una civilizzazione di diritti umani, di cultura di solidarietà deve riprendere – a mio avviso – questo respiro dei valori e, soprattutto, della solidarietà.

    D. – Qual è la fiducia del popolo portoghese nei confronti dei politici?

    R. – E’ molto ridotta, perché l’esperienza degli ultimi anni è stata negativa. Dopo la speranza del 25 aprile, della rivoluzione di 30 anni fa, nel 1975, la gente è un po’ delusa dell’operato dei politici. Però ci rendiamo conto che non è un caso isolato quello del Portogallo. Per questo, ciascuno cerca di industriarsi per tornare ad una società civile, ma c’è tanto da fare.

    D. – Padre Vitor, qual è il suo appello al vincitore di queste elezioni?

    R. – A chiunque sia, che continui ad aiutare il popolo portoghese a conservare la calma, a conservare il senso dell’aiuto vicendevole, della pace sociale, della fiducia nel futuro e anche della solidarietà verso i più poveri, perché ci sono – purtroppo – delle regioni al mondo che hanno difficoltà ancora maggiori. Per questo, chi verrà a governarci dovrà trasmettere fiducia, speranza e forza collettiva, e non lo scoramento. (gf)

    inizio pagina

    Netta maggioranza di ‘si’ al referendum sull’indipendenza del Sud Sudan. Mons. Mazzolari: il popolo sud sudanese sia unito e orientato al bene comune

    ◊   I risultati finali del referendum per l’indipendenza del Sud Sudan da Kharthoum saranno annunciati, probabilmente, il prossimo mese di febbraio. Ma in base a dati parziali, con oltre l’80 per cento di schede scrutinate, appare scontata la maggioranza di ‘si’. La consultazione è stata indetta per porre fine a 20 anni di guerra civile fra il Nord, a maggioranza arabo e musulmano, ed il Sud, abitato in prevalenza da cristiani. Sugli aspetti di questo referendum che potrebbe portare alla creazione di un nuovo Stato John Baptiste Munyambibi ha intervistato mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, diocesi in Sud Sudan:

    R. – Sono tanti gli aspetti coinvolti! Anzitutto, le risorse naturali, che sono tutte al Sud: tutto il petrolio che rimane è al Sud. L’uranio, il marmo, il granito sono tutti al Sud! E poi la ricchezza agricola del Sud è enorme! E il Nord vorrebbe averle tutte, queste cose, o almeno condividerle. Con l’indipendenza avviene la separazione tra Nord e Sud e tutto diventa di proprietà dello Stato del Sud. Un altro aspetto, poi, è la perdita di prestigio politico da parte di Khartoum. L’orgoglio di questa Nazione del Nord è sicuramente offeso dall’incapacità di esercitare un buon governo politico che avrebbe potuto portare all’unione.

    D. – I cittadini del Sud certamente hanno scelto l’indipendenza, anche se ancora non sono disponibili i risultati ufficiali. Quali le sfide per la nuova Nazione?

    R. – Anzitutto, la nuova Nazione deve integrarsi. C’è bisogno di una dose enorme di perdono: perdono per il Nord e per le guerre che abbiamo subito. Ma adesso, se ci sono ostilità, bisognerà metterle da parte. Se abbiamo il desiderio culturale della vendetta, sarà necessario seppellirlo per fare nascere un Paese in cui possiamo integrarci, possiamo lavorare insieme. Lavoriamo per il bene comune perché questo Paese nasca e cammini, ma cammini unito.

    D. – Perché decine di migliaia di sud-sudanesi hanno lasciato il Nord prima del referendum?

    R. – Molti dei sud-sudanesi che erano andati a Nord sono ora fuggiti. Fuggendo hanno perso molte delle loro proprietà, comprese le case e la terra, perché il governo non li ha risarciti. Sono venuti al Sud per timore di un governo repressivo che, con l’indipendenza del Sud, potrebbe creare condizioni più difficili non solo per la gente del Sud che rimarrà al Nord. Anche la Chiesa avrà da soffrire a causa di questo governo che diventerà sempre più islamico.

    D. – Come avete accolto i profughi nel Sud?

    R. – Abbiamo creato immediatamente dei campi profughi che dovrebbero essere transitori. La Chiesa ha delle responsabilità non solo umane ma anche pastorali. Poi ci sono le agenzie internazionali di aiuto. Hanno registrato tutti questi rifugiati che sono arrivati da noi perché sono scappati dal Nord. Li hanno registrati al Sud. E poi c’è una regolare distribuzione di cibo per questa gente. (gf)

    inizio pagina

    Libano, domani consultazioni parlamentari per superare la crisi politica

    ◊   Crisi di governo in Libano. Il leader druso, Walid Jumblatt, ha abbandonato la maggioranza di governo guidata dal sunnita, Saad Hariri, per passare con l’opposizione capeggiata dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah e sostenuta dalla Siria. Da domani le consultazioni parlamentari diranno se vi sarà la possibilità di formare un nuovo esecutivo per il premier Hariri, figlio del leader Rafik Hariri, assassinato nel 2005. Un episodio dietro il quale, secondo lo stesso Jumblatt, vi era proprio Damasco. Ma quali i motivi della decisione di Jumblatt? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:

    R. – E’ un passaggio importante ma anche abbastanza previsto. Walid Jumblatt guida una piccola minoranza, la minoranza drusa. Suo padre era stato ucciso dai siriani, ma negli anni sono accadute tante cose e lui stesso dice: “Io la mia posizione l’ho tenuta e alla fine mi sono trovato solo a tenere questa posizione”. “Gli altri, intanto, facevano i loro giochi. A questo punto - spiega Jumblatt - faccio un’altra volta la scelta di realismo”. E quindi si schiera con la Siria e con Hezbollah.

    D. – Che cosa unisce, o divide, Jumblatt da Hezbollah e dai filo siriani?

    R. – Non credo che ci siano tanti punti di unione. Però in questo momento non ci sono particolari punti di divisione. Nei confronti della Siria, invece, è ripreso un certo atteggiamento di tregua fredda e in qualche misura questo è accaduto dopo che lo stesso primo ministro libanese Saad Hariri – il figlio di quel Rafik Hariri che è stato assassinato nel 2005 – è andato a Damasco e ha quasi chiesto scusa al presidente Assad di aver dubitato di lui, sapendo e temendo che i responsabili potessero essere altri. Quindi, non vedo particolari unioni strategiche con Hezbollah e anche con la Siria. Nei riguardi della Siria vedo un atteggiamento realistico, e se Jumblatt decide di fare questa scelta, mi pare evidente che gli altri rappresentanti drusi lo seguiranno.

    D. – Quali speranze per il premier uscente, Saad Hariri, di ricreare un esecutivo?

    R. – Se Saad Hariri torna a compiere un passo nei confronti dell’opposizione, che significa prendere le distanze da eventuali pronunciamenti del Tribunale dell’Onu, Saad Hariri potrebbe sicuramente tornare ad essere un nuovo candidato. Ma, per la verità, tutta la parte che oggi si ritrova all’opposizione – compreso Jumblatt – ha ripescato un altro leader sunnita, Omar Karame. Secondo la Costituzione, il presidente sarà scelto tra i cristiani maroniti, il capo del governo tra i musulmani sunniti e il presidente del parlamento tra i musulmani sciiti. Quindi l’uomo alternativo a Saad Hariri potrebbe essere Omar Karame. Ma Omar Karame era primo ministro anche quando fu ucciso Rafik Hariri e questo crea una serie di difficoltà che lasciano intendere una cosa abbastanza realistica: questa crisi di governo non si risolverà così in fretta! (gf)

    inizio pagina

    Presentato dalla comunità di Sant'Egidio un progetto per sottrarre alla miseria e alla violenza i giovani dell’America Latina

    ◊   La comunità di Sant’Egidio, con il sostegno della Provincia di Roma, ha presentato in questi giorni nella capitale un nuovo programma per sottrarre alla miseria e alla violenza i giovani dell’America Latina, in particolare a quella delle bande che imperversano nelle periferie delle metropoli. Si tratta di un progetto che vuole dare continuità a quello già portato avanti nel 2005-2009, che ha coinvolto più di 5.000 bambini e 900 giovani. E agli operatori della Comunità di Sant'Egidio arrivati stamani in Piazza San Pietro dall'America Latina e dall'Africa è anche arrivato il saluto all'Angelus di Benedetto XVI. Il servizio di Debora Donnini:

    “Per un mondo senza violenza”: questo il nome del programma che intende aiutare i giovani dell’America Latina a uscire dalla povertà e dal rischio di finire in mano alle gang di ragazzi delle periferie di molte città del centro e Sudamerica, le cosiddette maras. La Comunità di Sant’Egidio da anni si occupa di questi giovani a rischio con le cosiddette “Scuole della pace”. Emblematica l’esperienza di Jaime Aguilar della comunità di Sant’Egidio in Salvador:

    R. Abbiamo lavorato nei quartieri poveri. Molta gente scappava dalla guerra interna del Paese e quando questa è terminata le “maras” hanno preso il controllo di queste zone, arruolando tanti giovani e costringendoli così a vivere nella violenza. Nei quartieri dove abbiamo operato, dal 1987, i giovani hanno avuto la proposta di un nuovo modello di vita: hanno avuto le armi del Vangelo e dell'amicizia per riuscire a dire “no” alle bande.

    D. - Quanti ne avete strappati dalle mani delle bande?

    R. - Interi quartieri… Ma la violenza ancora continua e quindi noi continuiamo ad aprire centri in questi quartieri per cercare di aiutare anche le nuove generazioni ad avere una possibilità. Si parla di centinaia di migliaia di persone, perché si tratta di generazioni che sono cresciute dicendo “no alla violenza e sì alla convivenza”.

    Tanti gli obiettivi del progetto, che si propone di coinvolgere circa mille ragazzi a Cuba, Haiti, Salvador, Nicaragua, Honduras, Colombia e Ecuador. Si passa dal sostegno allo studio a quello affettivo e psicologico. Fondamentalmente si cerca di rendere i giovani soggetti attivi del cambiamento dell’ambiente in cui si trovano a vivere. I volontari di Sant'Egidio provvederanno, oltre che alla scolarizzazione, anche all'inserimento dei ragazzi di strada, dei disabili, delle minoranze etniche e dei figli delle famiglie a rischio e all'integrazione dei giovani come educatori nelle ''Scuole della pace'' della Comunità.(mg)

    inizio pagina

    Luoghi di culto per stranieri: sono 256 nella provincia di Roma. Presentata la Guida di Caritas e Ufficio Migrantes

    ◊   E’ stata presentata nei giorni scorsi a Roma la quinta edizione della Guida ai luoghi di culto per gli immigrati realizzata dalla Caritas diocesana della Capitale e dall’Ufficio Migrantes della Diocesi. Il volumetto censisce 256 luoghi di incontro e di preghiera per gli immigrati nella Provincia di Roma. Sono 208 quelli nella Capitale, con un incremento di 34 centri di culto rispetto al 2008. Il servizio di Fabio Colagrande:

    “Una guida che mostra la vocazione della città di Roma, centro del cattolicesimo e, allo stesso tempo, luogo in cui la libertà religiosa trova la sua massima espressione”. Così il direttore della Caritas diocesana, il vescovo Enrico Feroci, ha descritto l’edizione 2011 di questo vademecum sui luoghi religiosi della città, realizzato in collaborazione con gli assessorati alle Politiche Sociali di Comune e Provincia di Roma. La guida è nata nel 1998 per rispondere alle esigenze spirituali degli immigrati e per evidenziare il ruolo sociale che rivestono i centri di preghiera. Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico immigrazione Caritas-Migrantes:

    R. - Quando si parla di religione, normalmente, si ha diffidenza: nel mondo di oggi c’è una grande diffidenza nei confronti di uno che vive la dimensione religiosa. Invece in questa guida, con molta semplicità vengono raccolti tutti i luoghi di preghiera e di incontro di tutte le religioni - musulmana, induista, ebraica, buddista, sikh, etc - e mostra questi luoghi come luogo dove si vada anzitutto a pregare. Questo perché per un fedele la dimensione religiosa non è una dimensione di spreco ma luogo dove si coltivano tante attività sociali e culturali di grande sostegno al processo stesso di integrazione. Tra queste, l’aiuto per imparare la lingua italiana, ma anche per non dimenticare il loro Paese affinché siano delle persone equilibrate.

    Tra le strutture elencate, sono 153 quelle delle comunità cattoliche. Seguono 35 centri ortodossi, dei quali oltre la metà situati fuori Roma. Nella Capitale ci sono centri di culto dei protestanti, dei musulmani, degli ebrei, dei buddisti, dei sikh e induisti. Il commento del dott. Antonio Adamo, pastore della Chiesa valdese di Piazza Cavour a Roma:

    R. - E’ una bellissima iniziativa che permette ai cittadini, ed ovviamente ai cittadini immigrati, di avere tutte le informazioni fondamentali per poter trovare i propri luoghi di culto. Ma questo permette anche ai romani e alle romane di conoscere quale sia la realtà religiosa della propria città. E’ un’apertura ad un mondo più grande che è presente nelle nostre città, tra i lavoratori migranti, tra studenti e studentesse.

    D. - Indicare tutti questi luoghi dove pregano i fedeli delle altre religioni è un invito a rispettare la libertà di coscienza di ogni immigrato…

    R. - E’ fondamentale perché la dimensione religiosa è quella più intima e delicata della persona umana. Quando si è stranieri, in un luogo che non è la propria patria, in un luogo del quale spesso non si conosce la propria lingua, è fondamentale poter avere la possibilità di ritrovarsi in breve tempo vicino a persone che confessano la propria fede religiosa. In questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ho apprezzato particolarmente questa iniziativa, proprio perché si inserisce in una dimensione di accoglienza fraterna e, quindi, non di semplice tolleranza senza alcun tipo di supporto. Io ti accolgo e ti do tutte le informazioni che sono necessarie per poterti ritrovare un pochino come a casa tua. Questo è importantissimo. Io credo che, soprattutto dopo quello che recentemente è accaduto in Egitto e in Nigeria, questo sia un segno da parte dei cristiani, una risposta adeguata ai tempi. E’ un segno di pace ed anche questo è importante tenerlo in considerazione! (mg)

    inizio pagina

    L'impegno di "Next Onlus" in Madagascar: dare assistenza sanitaria qualificata e gratuita

    ◊   Aiutare lo sviluppo del Madagascar offrendo assistenza sanitaria qualificata e gratuita: è questo l’obiettivo dell’Associazione “Next Onlus”, che dal 1999 opera nel Paese africano. Drammatica la situazione sul territorio: in Madagascar, il reddito annuo pro capite è di 250 euro, il tasso di denutrizione è pari al 63% della popolazione e si registrano 500 casi di peste l’anno. Ma come opera concretamente la “Next Onlus”? Isabella Piro lo ha chiesto al suo fondatore, il medico Luigi Bellini:

    R. – La “Next Onlus” ha cominciato la sua azione assistendo 10 bambini, 20 bambini, 100 bambini: oggi, mille bambini dell’entroterra dove ci sono donne che coltivano la terra e sono donne oneste, lavoratrici … Questo è stato il primo lavoro effettuato dalla “Next”, ma continua tuttora dopo 12 anni. Oggi operiamo nel Paese attraverso l’assistenza sanitaria che viene erogata in un grande centro diagnostico che è unico nel Nord-Madagascar ed è il più grande di tutto il Madagascar. Questo centro è nato dal lavoro di sette-otto anni. Noi diamo assistenza qualificata nel settore diagnostico che per il 35 per cento della sua totalità è assolutamente gratuito per tutti.

    D. – Negli anni passati, il Madagascaar ha vissuto una grave crisi politica. Oggi qual è la situazione?

    R. – Questa grave crisi politica, provocata sempre dalle stesse cause, cioè miseria e assenza di speranza, rappresenta un disastro umano difficile da fronteggiare. Ci sono gruppi di famiglie potenti che si affrontano tra di loro con un unico scopo: quello di incassare la corruzione pagata da potenze occidentali per ottenere concessioni per lo sfruttamento di miniere o di beni in quel Paese. Pensi che le potenze occidentali hanno ottenuto in Madagascar ufficialmente e a titolo gratuito lo sfruttamento di miniere di uranio e di nichel, l’utilizzo dell’acqua di un grande fiume, un milione e 500 mila ettari di terre per l’impianto di palme con cui poi produrre bio-diesel … E ovviamente, più la struttura sociale è debole, più è debole la struttura organizzativa e politica di controllo del Madagascar, più facile è rapinare il Paese.

    D. – Nel 2009 in Vaticano si è svolto il secondo Sinodo speciale per l’Africa. Qual è stato il riflesso di questa assemblea episcopale sul Madagascar?

    R. – Il Sinodo sull’Africa ha avuto un’eco sostanzialmente all’interno delle diocesi, delle parrocchie, ma a livello sociale non ce n’è stata una grande percezione. Ma chiaramente, tutti i cittadini del Madagascar possono verificare con mano e vedere qual è la grandezza e la profondità dell’azione della Chiesa in Madagascar. E benché nel nostro territorio ci sia una prevalenza di popolazione islamica, il nostro Centro è frequentato da tutti e tutti guardano con stima e ammirazione al lavoro della Chiesa. In Madagascar ci sono tradizioni religiose molto diverse: ci sono islamici di diversi tipi, ci sono cristiani di diversi tipi, sètte di diversi tipi. Ma l’unica entità che riesce ad incidere con un’azione concreta nell’assistenza sociale, nella formazione delle coscienze, questa è solo la Chiesa cattolica.

    D. – Le opere di carità, quindi, diventano uno strumento di dialogo interreligioso?

    R. – Le opere di carità sono sicuramente uno degli elementi del dialogo interreligioso, e sicuramente abbattono barriere millenarie tra gli uomini e le religioni, davanti alla concretezza della presenza di amore, di cristianità, di fratellanza vera, praticata sul campo e non soltanto enunciata.

    D. – A Lei personalmente, l’esperienza in Madagascar cosa ha insegnato?

    R. – Mi ha insegnato la realtà della Chiesa in Africa. In Africa, la Chiesa è l’unica realtà sociale e quindi diventa punto di riferimento di chiunque voglia fare qualcosa. La seconda verità è una conquista della mia coscienza ed è questa: che non solo è necessario capire, ma è necessario agire per trasformare il mondo, nel senso di una realizzazione di una giustizia equa per tutti gli uomini della terra. (gf)

    inizio pagina

    “Lo spirito e il fuoco”. In un libro la storia straordinaria di don Mario Torregrossa

    ◊   Un sacerdote straordinario, che ha dedicato la sua vita agli altri, con coraggio ed eroismo, al di là di ogni sofferenza. È don Mario Torregrossa, la cui figura è raccontata nel libro “Lo spirito e il fuoco”, della giornalista Mara Macrì, edito da Effatà. L’autrice ripercorre le tappe della vita del sacerdote siciliano bruciato da uno squilibrato nel novembre del 1996 mentre era in preghiera davanti al Tabernacolo e scomparso nel 2009. Quelle fiamme hanno devastato il suo corpo ma non hanno mai scalfito il suo animo né la sua forza. Don Mario è stato fondatore della Chiesa di San Carlo da Sezze a Roma e ispiratore del Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto”, di cui Giovanni Paolo II ha benedetto la prima pietra nel 1987. Un’esistenza, la sua, caratterizzata dalla carità e dall’impegno per i giovani e i più poveri, come racconta l’autrice del volume, Mara Macrì, intervistata da Linda Giannattasio:

    R. – Don Mario era al servizio totale della carità e credeva profondamente nella Provvidenza di Dio. Don Mario è riuscito a mantenere tante famiglie della sua parrocchia e chiunque si rivolgeva a lui non andava mai via a mani vuote perché lui era abituato a dare a piene mani e rimaneva nella vita delle persone perché era di un’onestà infinita.

    D. - Una vocazione, la sua, che emerse fin da bambino. Nel libro don Mario racconta che quando da piccolo gli chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?” Rispondeva: “Il Papa, per stare più vicino a Dio!”

    R. – Sì, infatti, lui aveva questa parte insita nel suo spirito che era la vocazione. Nonostante questo, faceva tutto quello che facevano gli altri bambini. Poi, da ragazzo e da adolescente si è fidanzato, amava il rock and roll, si è laureato in legge, per cui ha vissuto la vita in ogni sua sfaccettatura. Ha fatto un percorso molto normale ma tutto questo percorso è stato sempre accompagnato dalla malattia. Don Mario a 12 anni ha avuto un’artrite reumatoide progressiva per la quale si muore soltanto: lui improvvisamente un giorno dopo due anni di grandi sofferenze si sveglia e non ha più nulla. Successivamente ha avuto un carcinoma alla tiroide e misteriosamente poi questo carcinoma si è dileguato. Già prima di nascere aveva rischiato di morire. La madre era incinta di sette mesi e si propagò un incendio nella sua casa: rischiarono tutti quanti di perire in questo incendio.

    D. – Fin da giovanissimo Don Mario conobbe la sofferenza. Ci fu poi l’attentato nel 1996 in cui gli fu dato fuoco. Cosa emerse in lui dopo quella vicenda?

    R. – Quando io l’ho conosciuto sono rimasta veramente sorpresa dalla sua forza d’animo: nonostante avesse avuto ictus, avesse delle malattie che sono subentrate naturalmente in relazione a questo grave attentato, era sempre sorridente. Era una persona che aveva una forza che non era umana e questo era ciò che emergeva dalla sua figura.

    D. – Lei ha ripercorso la vita di questo sacerdote. C’è qualcosa ancora, una caratteristica, un episodio, che si sente di raccontarci?

    R. – Quello che io posso raccontare era la grande unità che c’era nella sua famiglia di origine. Questo fortissimo legame con la zia, con la madre, con le sorelle. Don Mario ha sempre e soltanto aiutato le persone a essere unite perché lui viene dall’unità. Don Mario lasciava il suo letto a chiunque glielo chiedesse: accoglieva barboni, viandanti, chiunque.

    D. - Furono tanti i suoi gesti di carità, le opere concrete. Tra queste il centro di formazione giovanile Madonna di Loreto. Sognava anche un dormitorio per i poveri …

    R. – Sì, don Mario sognava tutto quello che di meglio ci poteva essere per gli altri. Ha costruito una chiesa dal nulla. Quindi, è partito proprio da una piccola cosa, un terreno che gli era stato regalato e su questo terreno inizialmente c’era un grande box che accoglieva soltanto giovani. Lui celebrava messa in un garage! Nel momento in cui è riuscito attraverso la Provvidenza, la preghiera, l’unione a raccogliere un po’ di soldi, ha cominciato a edificare questa chiesa. Contemporaneamente voleva creare questo centro di formazione. E’ andato avanti: la parrocchia di San Carlo da Sezze attualmente accoglie 20 mila persone. Penso che abbia lasciato una grande eredità. (bf)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il dialogo tra cattolici e ortodossi a 20 anni dall’estinzione dell’Urss

    ◊   A 20 anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch, e il responsabile per le Questioni esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion Alfeyev, s’incontreranno il 19 marzo prossimo a Würburg, in Germania, per parlare delle prospettive di avvicinamento tra cattolici e ortodossi. L’appuntamento è inserito nella cornice del IV Congresso internazionale “Punto d’incontro: Chiesa universale”, organizzato dall’associazione cattolica Aiuto alla Chiesa che soffre. Attualmente - precisa l’agenzia Zenit - il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa si sta concentrando sulla questione del primato del Vescovo di Roma, argomento che all’epoca del Pontificato di Paolo VI appariva come il maggiore ostacolo alla ricomposizione, mentre oggi, per Benedetto XVI “costituisce anche la più grande opportunità per l’unione”, spiega il cardinale Koch. “Servirebbe da una parta che la Chiesa cattolica approfondisse maggiormente l’idea che il primato del Vescovo di Roma non è una semplice appendice giuridica esterna, ma un elemento che si basa sull’ecclesiologia eucaristica – ha aggiunto il porporato – la Chiesa ortodossa, invece, dovrebbe affrontare con determinazione il problema, fondamentale per il futuro dell’ecumenismo, dell’autocefalia e cercare soluzioni adeguate per recuperare la propria unità interna”. (R.B.)

    inizio pagina

    Si è spenta ieri a Roma Tullia Zevi, storica figura dell’ebraismo italiano

    ◊   All’età di 92 anni è scomparsa ieri Tullia Zevi, figura storica della comunità ebraica italiana. Da qualche settimana era ricoverata all’ospedale Fatebenefratelli di Roma. Giornalista, intellettuale illuminata, fu la prima donna a ricoprire, dal 1983 al 1988, l’incarico di presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). Fu lei a firmare, nel 1987 con Bettino Craxi, la storica intesa che da allora regola i rapporti tra lo Stato italiano e l’ebraismo. Nata a Milano nel 1919 da una famiglia ebrea borghese, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, fu costretta a scappare prima in Francia e poi negli Stati Uniti, dove completò gli studi universitari e musicali: suonava, infatti, l’arpa a livello professionale. Alla fine della guerra tornò a Roma con il marito Bruno Zevi e qui svolse la sua carriera da giornalista, per 30 anni corrispondente del quotidiano israeliano Maariv. Tullia Zevi ricevette anche diverse onorificenze: una fra tutte, la nomina a Cavaliere di Gran Croce, nel 1992, il massimo titolo assegnato dallo Stato italiano. Unanime il cordoglio del mondo politico e della comunità ebraica d’Italia: “Una figura storica che ci lascia un vuoto difficile da colmare – ha detto il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici – fu la prima a gestire, in modo eccellente, la comunicazione esterna dell’ebraismo”. “Ha rappresentato l’anima laica dell’ebraismo italiano, mantenendo sempre un equilibrio virtuoso con le esigenze religiose – ha aggiunto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni – con lei finisce un’epoca di ricostruzione post bellica: dobbiamo molto a lei se oggi l’ebraismo italiano è più apprezzato e riconosciuto”. I funerali si svolgeranno domani mattina a Roma. (R.B.)

    inizio pagina

    Congresso delle Ccee sulla Pastorale universitaria per l’Europa

    ◊   Un dialogo aperto, quello tra scienza e fede, che si trova ad affrontare sfide sempre nuove: è questo, insieme con le prospettive future dell’università in Europa, il tema che discuterà la delegazione di partecipanti al Congresso europeo delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) per la Pastorale universitaria, che si svolgerà a Monaco di Baviera dal 27 al 30 gennaio prossimi. Al convegno, intitolato “Formazione, educazione e Vangelo”, prenderanno parte anche rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali. L’obiettivo dell’incontro - riferisce il Sir - è quello di confrontarsi, valutare le esperienze del passato e riflettere, così, sulle modalità della futura collaborazione della Pastorale universitaria in Europa. In programma il 28 gennaio una conferenza stampa dell’arcivescovo di München e Freising, cardinale Reinhard Marx. Il 29 gennaio l’incontro con la comunità universitaria dell’ateneo Ludwig-Maximilian e l’omaggio agli studenti cristiani vittime della violenza nazista. (R.B.)

    inizio pagina

    Indonesia, l'impegno di un sacerdote saveriano per la ricostruzione

    ◊   È sempre “una vera esperienza di fede” l’unione e la collaborazione tra laici e sacerdoti che a Yogyakarta, in Indonesia, ha il volto e le braccia di padre Rodolfo Ciroi, saveriano di origini italiane da 35 anni nel Paese asiatico, e degli attivisti del Kelompok Bhakti Kasih Kemanusiaan (Kbkk). Il loro incontro, avvenuto all’indomani del violento sisma che nel 2009 colpì l’area di Padang, nel West Sumatra, ha portato, oggi alla ricostruzione della zona devastata dall’eruzione del vulcano Merapi, nell’ottobre scorso. I lavori sono partiti dal sistema d’irrigazione distrutto dalla colata di lava e ha riportato l’acqua potabile, tra gli altri, a un convento di suore e alla casa di riposo per le religiose di Santa Teresa. Le ricostruzioni sono state rese possibili dai fondi raccolti, spesso tramite posta elettronica, e dal sostegno di un gruppo di cattolici indonesiani. A unire il sacerdote italiano agli attivisti locali è “una forte attenzione e un grande amore per le persone”. “È un modo per mostrare l’amore di Dio agli altri – ha commentato con AsiaNews padre Ciroi – sono felice di incontrare molti membri del Kbkk che usano la loro rete di contatti per rendere concreto lo spirito di compassione e amore di Dio, che diventa azione per gli altri”. (R.B.)

    inizio pagina

    La Caritas coreana forma una nuova agenzia per i poveri del nord

    ◊   Una nuova organizzazione per portare aiuto e sostegno ai poveri di tutto il mondo, con un occhio di riguardo alla vicina Corea del nord: questo il progetto che sta avviando la Caritas della Corea del sud, che ha affidato la formazione del nuovo gruppo di lavoro a padre Gerard Hammond, missionario dei Maryknoll esperto di problematiche nordcoreane. La nuova agenzia internazionale “servirà a farci lavorare senza fraintendimenti negli affari internazionali e sarà riconosciuta dai governi di tutto il mondo", racconta ad AsiaNews il vescovo Saverio Ahn Myong-ok, presidente della Caritas coreana. "Lavoreremo per i poveri di tutto il mondo, per garantire loro una dignità di base in quanto esseri umani. Avremo sostegno finanziario grazie alle donazioni dei fedeli dei vari Paesi, che ci aiuteranno". (R.B.)

    inizio pagina

    Malaysia, un dizionario potrebbe risolvere la controversia sul termine Allah

    ◊   Potrebbero esserci passi avanti nella controversia che si trascina da più di un anno in Malaysia in merito all’uso del termine Allah per indicare il dio dei cristiani. I cattolici hanno avuto il parere positivo dell’Alta Corte, ma il Ministero dell’Interno è riuscito a ottenere una sospensione della sentenza che impedisce di utilizzare il termine dalla stampa cattolica locale. Ora la riedizione di un dizionario malese-latino pubblicato per la prima volta a Roma nel 1631 potrebbe dimostrare che il termine sarebbe anteriore al XX secolo, come invece sostengono gli islamici, e che i missionari giocarono un ruolo chiave nello scambio culturale tra Europa e sudest asiatico già 400 anni fa. “Si tratta di uno strumento cruciale per smentire la credenza sbagliata secondo cui la diffusione del cristianesimo nelle lingue locali della Malaysia sia un fenomeno recente, del XX secolo”, afferma Lawrence Andrew, curatore dell’opera. Il sacerdote ha raccontato ad AsiaNews di aver ottenuto dalla Santa Sede il permesso per la revisione del dizionario già 12 anni fa, ma che solo ora ha avuto le risorse necessarie per farlo. (R.B.)

    inizio pagina

    Sri Lanka, sacerdote chiede giustizia per le vedove di guerra Tamil

    ◊   Giustizia e anche un risarcimento da parte dello Stato che consista nella possibilità di trovare un lavoro onesto e stabile con cui mantenere i propri figli. Questo è quanto chiesto per le vedove di guerra di etnia Tamil dal presidente della Association for peace and development, padre Oswald B. Firth, durante un incontro con la Lessons learnt and reconciliation commission, svoltosi a Colombo tre giorni fa. Il sacerdote ha spiegato ad AsiaNews che molte di queste donne hanno studiato, raggiungendo anche titoli di studio con buoni voti, ma la loro emarginazione resta grave: “Non si possono risposare perché i costumi sociali lo trovano deprecabile e sono spesso sole e insicure, considerate simbolo di malaugurio nei loro stessi ambienti, sono le categorie più vulnerabili della società”. (R.B.)

    inizio pagina

    La missione delle suore di St. Paul De Chartres a Taiwan compie 50 anni

    ◊   Hanno festeggiato 50 anni di missione a Taiwan, due giorni fa, le suore di St. Paul De Chartres, oggi particolarmente attive in ospedale, in un collegio femminile e nel centro di assistenza per donne e bambine indigene gestito dalla Delegazione della Santa Sede presso Taipei. Nell’occasione, quattro consorelle di origine taiwanese e la direttrice dell’ospedale di San Paolo sono state premiate dalle autorità per il loro contributo alla società nei campi dei servizi sanitari e dell’assistenza sociale. Nel nosocomio è stata allestita anche una mostra che illustra i servizi ospedalieri e i progressi raggiunti dalla medicina a Taiwan e ripercorre la storia delle suore missionarie: le prime arrivarono da Hong Kong nel 1960 su invito di mons. Secondino Petronio Lacchio, come ricorda la Fides. Da allora, 47 religiose hanno raggiunto l’isola anche dal Vietnam, dalla Corea del sud e dall’Europa, intensificando il loro servizio con visite a domicilio e occupandosi dell’assistenza medica gratuita e della condivisione delle gioie e dei dolori della popolazione locale. (R.B.)

    inizio pagina

    Congo: al via un progetto Caritas per l’inserimento lavorativo delle donne

    ◊   La Caritas Sviluppo Inongo, nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno svilupperà in particolare progetti per le ragazze madri. Per loro, riferisce la testata on line www.lepotentiel.com, sarà creata una bottega artigianale di taglio e cucito grazie anche all’arrivo di 200 macchine per cucire che consentiranno alle giovani donne di inserirsi nel mondo del lavoro. Lo scorso anno la struttura caritativa diocesana ha anche sostenuto diversi programmi agricoli, come la creazione di un pollaio presso il centro di accoglienza della città, e progetti sanitari come l’avvio di reparti di riabilitazione nelle sezioni pediatria e maternità degli ospedali di Inongo e Oshwe. Agli orfani è stata assicurata assistenza medica mentre oltre duemila bambini sono stati identificati e aiutati. Proprio per offrire una maggiore assistenza ai minori, la Caritas intende, ora, avviare una collaborazione con l’Unicef, che sta ampliando i suoi interventi nell’area. Con il sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, è stato formato personale medico, mentre la pastorale delle parrocchie è stata finanziata con gli aiuti di Missio Aachen. Costituita nel 2008, la Caritas Inongo opera secondo le direttive pastorali del vescovo della diocesi, mons. Philippe Nkiere Kena che nel 2006 ha lanciato una nuova opzione pastorale: con la forza della Parola di Dio, costruire insieme il mondo volgendosi verso i più deboli e i più disagiati per elevarli. (T.C.)

    inizio pagina

    Solidarietà, “La strada dei sogni” conduce fino a Nairobi

    ◊   Resteranno in Kenya fino al 29 gennaio i ragazzi che hanno partecipato al progetto di solidarietà “La strada dei sogni”, finanziato dalla Regione Liguria. Finalmente hanno raggiunto il centro Wofak di Kayole, nelle slum di Nairobi, e la sede di Intersos-Kenya per conoscere da vicino questa realtà. Grazie al progetto, 30 giovani dello slum potranno essere formati grazie a esperienze musicali e teatrali, partecipando ad attività di sviluppo delle capacità individuali e di gruppo, a lezioni di canto, recitazione e danza. Wofak, riporta il Sir, è un’associazione locale che si occupa delle donne e della lotta all’Aids e sta terminando la costruzione di un centro d’accoglienza per mamme e bambini bisognosi. Da tre anni lavora a stretto contatto con Intersos. (R.B.)

    inizio pagina

    Varie iniziative per celebrare il 2011 Anno internazionale della chimica

    ◊   Il 2011 è stato proclamato Anno internazionale della chimica: un’iniziativa congiunta di Iupac, Unione internazionale di chimica pura applicata, e dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Attraverso una vasta gamma di attività interattive dedicate a tutte le età, si celebreranno a livello mondiale i successi della chimica, se ne scoprirà l’utilità in vista della soluzione di alcuni dei problemi più pressanti dell’umanità, come il cibo, l’acqua, la salute, l’energia e i trasporti, e si tenterà di spingere i più giovani verso questa nobile disciplina. Il 2011 non è stato scelto a caso: coincide, infatti, con il centesimo anniversario dell’assegnazione del premio Nobel a Marie Curie, che costituirà un’occasione per ricordare il contributo delle donne alla scienza, e il centesimo anniversario della fondazione dell’Associazione internazionale delle società chimiche. (R.B.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Scontri in Albania. Oggi i funerali delle vittime. Tensioni anche in Tunisia e Algeria

    ◊   Proseguono le proteste antigovernative che stanno coinvolgendo diversi Paesi: in Albania sono 113 le persone arrestate dopo i violenti scontri di venerdì scorso nella capitale. Tre le vittime, di una delle quali si sono svolti questa mattina i funerali. “L’opposizione resiste”, fa sapere il leader Edi Rama, che annuncia una nuova protesta venerdì prossimo a Tirana e chiede una netta condanna internazionale dei fatti. Il premier Sali Berisha, intanto, minaccia una “risposta dura”. Forti tensioni permangono anche in Tunisia e Algeria. I dettagli da Linda Giannattasio:

    “Il governo ha condannato a morte i manifestanti, ma l'opposizione resisterà". Il leader socialista e sindaco di Tirana, Rama, punta il dito contro la violenza degli agenti nelle manifestazioni di venerdì. Dal canto suo, il premier Berisha ha definito i dimostranti ''criminali” e ha assicurato una riposta dura a ''chi cercherà di occupare le istituzioni con la violenza''. Un invito alla calma è giunto dalla diplomazia internazionale, ricevuta ieri dal presidente albanese Barim Topi. Lo stesso Rama chiede all’estero una netta condanna per quelli che definisce “omicidi di Stato”. Questa mattina si sono svolti i funerali di una delle vittime ma la protesta continua: rinviata la manifestazione prevista per oggi, mentre Berisha stesso ha indetto per mercoledì un corteo “contro la violenza”. La Procura ha poi ordinato l'arresto di sei ufficiali della Guardia Repubblicana inchiodati da un video e accusati di omicidio per la morte dei dimostranti. Proteste anche in Tunisia, dove centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede del governo per chiedere la dissoluzione dell’esecutivo ritenuto troppo legato al regime e molte altre sono in marcia verso Tunisi da varie zone del Paese. Intanto, è salito a 100 il bilancio delle persone ferite ieri durante le proteste ad Algeri contro lo stato d'emergenza, in atto in Algeria dal ‘92.

    Egitto
    C’è un gruppo estremista palestinese dietro l'attacco alla chiesa di cristiani copti ad Alessandria d'Egitto che ha causato 21 morti. Lo ha dichiarato ai media locali il ministro dell'Interno egiziano. ''Abbiamo le prove decisive del loro atroce coinvolgimento nell'ideazione e nell'attuazione di questo atto terroristico'', ha detto, definendo il gruppo con il nome ‘Esercito palestinese dell'Islam’. La formazione da parte sua respinge ogni accusa.

    Thailandia
    In Thailandia tornano in piazza le camicie rosse. In dodicimila, secondo quanto riferito dalla polizia, stanno manifestando a Bangkok a otto mesi di distanza dalla repressione della grande mobilitazione contro il governo. Tra i manifestanti campeggiano le immagini di Thaksin Shinawatra, l’ex primo ministro in esilio deposto da un colpo di stato nel 2006. Uno dei capi della protesta ha annunciato che le camicie rosse continueranno a manifestare due volte al mese e ha chiesto il rilascio dei leader detenuti nei disordini dell'anno scorso.

    Irlanda
    Il primo ministro irlandese Brian Cowen ha annunciato le dimissioni da leader del partito al potere Fianna Fail, ma continuerà a ricoprire la carica di premier fino alle elezioni parlamentari dell’11 marzo. L’annuncio di Cowen, reso impopolare per la gestione della crisi finanziaria del Paese, giunge dopo una serie di tensioni seguite da un voto di fiducia all'interno del partito. Cowen resta premier, ma il suo governo deve affrontare una mozione di sfiducia depositata dal partito del Lavoro la cui votazione è prevista martedì prossimo in Parlamento.

    Belgio
    Nuova manifestazione oggi in Belgio per protestare contro lo stallo politico che non consente la formazione di un governo a sette mesi dalle elezioni. A Bruxelles sono attesi dai 10 ai 30 mila partecipanti, secondo i media locali. In occasione del corteo, organizzato da studenti francofoni e fiamminghi e definito “politicamente neutrale” è stato chiesto a tutti di vestirsi di bianco, come avvenne per la "Marcia bianca" del ‘96, quando 300 mila persone sfilarono contro il pedofilo Marc Dutroux.

    Italia
    Nella politica italiana prosegue il dibattito sul ‘caso Ruby’. Un appello a maggioranza e opposizione è giunto oggi dal ministro dell’Interno Maroni, che ha chiesto di tornare ai problemi veri del Paese. Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Camera Fini, che ha invitato Berlusconi a dimettersi. La Cassazione ha inoltre confermato il verdetto d'appello per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio per l’ex governatore della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro. Da ieri nel carcere romano di Rebibbia, dovrà scontare una pena di 7 anni.

    Iran
    Ci sono ancora speranze di raggiungere un accordo con le grandi potenze sul nucleare iraniano. A dichiararlo, oggi è il presidente della repubblica islamica, Mahmud Ahmadinejad, che ha rivolto alle grandi potenze questo auspicio nonostante l’esito fallimentare dei colloqui di due giorni conclusisi ieri a Istanbul tra Iran e il gruppo dei 5+1 composto da Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania.

    Pakistan
    In Pakistan almeno sei presunti militanti fondamentalisti sono morti nel Waziristan settentrionale in un doppio raid compiuto da aerei senza pilota statunitensi. Lo riferiscono i media a Islamabad. Sempre nel Paese, 32 persone, tra cui donne e bambini, sono rimaste uccise nello scontro tra un autobus e un’autobotte carica di carburante nella provincia del Sud Sindh. L'autobus trasportava 45 persone e ha preso fuoco dopo l’impatto: diversi i passeggeri rimasti gravemente ustionati.

    Iraq
    Sei esplosioni in sole tre ore e mezzo hanno causato almeno 8 morti oggi nell’area della capitale irachena Baghdad. Sono state colpiti una pattuglia della polizia, un mezzo che trasportava pellegrini iraniani e diversi civili che si trovavano in strada. Tra le vittime anche due adolescenti.

    Medio Oriente
    Il blitz della Marina israeliana sulla nave di attivisti turchi Mavi Marmara il 31 maggio 2010 e il blocco navale imposto dallo Stato ebraico sulla Striscia di Gaza furono "legittimi secondo le norme del diritto internazionale". E' quanto stabilito dalla commissione di inchiesta israeliana. Le conclusioni della commissione sono state approvate da tutti i suoi membri, inclusi i due osservatori stranieri che hanno assistito a tutte le sedute. Lo ha riferito la radio pubblica israeliana.

    Afghanistan
    Circa 200 persone si sono riunite oggi davanti ad una moschea di Kabul per chiedere il rinvio dell'inaugurazione del nuovo Parlamento e permettere a uno speciale tribunale creato dalla Corte suprema di esaminare circa 400 denunce di brogli nelle elezioni legislative del 18 settembre 2010. Lo riferiscono i media a Kabul. I manifestanti, per lo più sostenitori del candidato sconfitto Mujahid, hanno criticato il presidente per aver cambiato la sua decisione di inaugurare l'assemblea il 22 febbraio, cedendo alle pressioni dei nuovi eletti alla Camera bassa. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 23

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.