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Sommario del 20/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Settimana per l’Unità dei Cristiani. Il cardinale Koch: pregare insieme per i nostri fratelli perseguitati
  • Udienze
  • Padre Lombardi su Al Azhar e dialogo interreligioso: la linea d’apertura della Santa Sede rimane immutata
  • Successo di vendite per il libro-intervista "Luce del mondo". Don Costa: offre risposte che affascinano anche i non cristiani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Europarlamento: approvata la mozione in difesa dei cristiani e della libertà religiosa
  • Suora agostiniana uccisa in Congo: il ricordo del direttore di Cbm Italia
  • Cina-Usa: economia e diritti umani al centro del vertice tra Obama e Hu Jintao
  • Il Sud Sudan verso l'indipendenza: Intersos lancia l'allarme profughi
  • Stati Uniti: 50 anni fa l’inizio della presidenza di John F. Kennedy
  • Emergenza giovani in Italia. Acli: sistema scolastico e lavorativo dietro la disoccupazione
  • Il Festival delle Scienze parla della “fine del mondo”: intervista con padre Maffeo della Specola Vaticana
  • “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller al Teatro dell'Opera di Roma
  • Chiesa e Società

  • Il segretario della Lega Araba sul futuro comune tra cristiani e musulmani
  • Australia: continua l'impegno della Chiesa per gli alluvionati del Queensland
  • Medici Senza Frontiere: casi di colera ad Haiti in diminuzione ma resta l’allerta sanitaria
  • Filippine: appello dei vescovi contro la criminalità
  • Sri Lanka: urgente per i gesuiti l'assistenza a profughi ed ex profughi tamil
  • Thailandia: il dramma dell'aborto. La Chiesa parla di società malata
  • Grecia: vescovi cattolici contrari alla costruzione di un muro per bloccare l’immigrazione illegale
  • Portogallo: critiche dei vescovi sui tagli governativi alla scuola non statale
  • Germania: la Chiesa sollecita misure in favore delle vittime di abusi negli orfanatrofi
  • Usa: lettera dei vescovi alla Camera dei Rappresentanti sulla riforma sanitaria
  • Il cardinale Sepe negli Usa: ponti di dialogo tra Napoli e New York
  • Il cardinale Bagnasco: “La fede si testimonia con la coerenza della vita”
  • Comitato caritativo della Cei in visita in Terra Santa per sostenere la presenza cristiana
  • Messa in suffragio del Patriarca emerito armeno cattolico Giovanni Pietro XVIII Kasparian
  • Nasce Caritas Korea International, prima agenzia umanitaria internazionale della Chiesa coreana
  • Cina: l'impegno della comunità cattolica per i più bisognosi in vista del capodanno
  • Il Talmud per la prima volta verrà tradotto in italiano
  • Seminario dell’Istituto Toniolo sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace
  • 150 anni dell’Unità d’Italia: presentato a Roma il calendario delle iniziative
  • Roma: collaborazione scientifico-sanitaria Ospedale Bambino Gesù-Cina
  • Francesco Zanotti, nuovo presidente della Federazione italiana settimanali cattolici
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq. Attentato contro i pellegrini sciiti: almeno 50 le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Settimana per l’Unità dei Cristiani. Il cardinale Koch: pregare insieme per i nostri fratelli perseguitati

    ◊   “La fedeltà all'insegnamento degli apostoli ci unisce”: è il tema odierno della Settimana per l’Unità dei Cristiani, che vivrà momenti di grande significato ecumenico. Lunedì 24, il Papa riceverà in udienza privata una delegazione della Chiesa Unita Evangelica-Luterana della Germania. Il giorno prima, invece, il cardinale presidente del dicastero per l’Unità dei Cristiani, Kurt Koch, presiederà un incontro ecumenico presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura. Come momento centrale dell’avvenimento, verrà piantato e benedetto un albero in gemellaggio con il progetto del “Giardino di Lutero” a Wittenberg in Germania. Infine, martedì 25 gennaio, alle ore 17.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo a conclusione della Settimana di preghiera. Al rito prenderanno parte rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Quest’anno la Settimana per l’Unità dei cristiani è dedicata in particolare ai fedeli vittime della persecuzione e delle discriminazioni. E’ quanto sottolinea il cardinale Kurth Koch, al microfono di Mario Galgano:

    R. – Ich glaube, es ist gerade im Westen höchste Dringlichkeit, dass wir diese …
    Credo che proprio nel mondo occidentale sia della massima urgenza prendere coscienza della moderna persecuzione dei cristiani. Per molti in Europa le persecuzioni dei cristiani sono parte della storia della Chiesa, perché tutti ne hanno sentito parlare. Ma che oggi i cristiani rappresentino il gruppo religioso maggiormente perseguitato, purtroppo non è ancora entrato nella consapevolezza collettiva. In questa Settimana per l’unità questo fatto sarà reso visibile perché noi pregheremo per i cristiani perseguitati, denunceremo apertamente tutti i casi di martirio ed indicheremo come la “cristianofobia” sia in costante aumento nell’Europa occidentale. Abbiamo la coscienza vigile per l’antisemitismo che sta rinascendo e nei riguardi dell’islamofobia che va espandendosi, ma poi siamo ciechi davanti alla cristianofobia che pure è presente tra di noi.

    D. – Sulla strada dell’unità dei cristiani, a che punto siamo, oggi?

    R. – Auf dem Weg. Weder am Anfang noch am Ziel, …
    In cammino. Né all’inizio, né alla meta. Non dobbiamo comportarci come se fossimo appena all’inizio, ma non possiamo nemmeno fare finta di essere già arrivati alla meta. Ci troviamo lungo un percorso che richiede molta pazienza, e la pazienza è la sorella più piccola della speranza. Il fatto che siamo fiduciosi si manifesta nel fatto che conserviamo la nostra pazienza.

    D. – Come sono i rapporti oggi con gli ortodossi e i protestanti?

    R. – Ich glaube, der Grundunterschied besteht darin, dass wir mit den Orthodoxen …
    Credo che la differenza fondamentale consista nel fatto che abbiamo molto in comune con gli ortodossi e con i vetero-orientali. Quando mi trovo ad avere contatti con i membri delle Chiese vetero-orientali, dai quali in realtà siamo separati ormai da oltre 1500 anni, mi sento a casa perché loro hanno la stessa struttura ecclesiale. Quello che ci separa un po’ è la cultura diversa. Mentre con le Chiese nate dalla Riforma non abbiamo in comune una larga base di fede, abbiamo però in comune la stessa cultura, ed io ho l’impressione che per molti cristiani, cattolici come riformati, a volte la comune base culturale sia più importante della comune base di fede.

    D. – Recentemente è stato istituito l’Ordinariato per gli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica. Come affrontare da un punto di vista ecumenico questa situazione?

    R. – Erstens haben wir hier in Rom eine klare Arbeitsteilung: Für „anglicanorum coetibus“, …
    Intanto, qui a Roma abbiamo una chiara divisione dei compiti: per gli anglicani che desiderino venire nella nostra Chiesa è competente la Congregazione per la Dottrina della Fede; noi, nel Consiglio per l’Unità dei cristiani, continuiamo il nostro dialogo ecumenico. Nell’era dell’ecumenismo, le conversioni sono e rimangono una questione di coscienza dei singoli. Quel che c’è di nuovo è che si presentano gruppi interi, con sacerdoti e vescovi, e qui la nostra posizione, della Chiesa cattolica, del Santo Padre è questa: se qualcuno bussa alla nostra porta, non si può non aprire. Questa è la nostra posizione. Comprendo che per la Chiesa anglicana possa essere molto difficile, ma c’è anche una nostra premura perché noi vogliamo contribuire affinché il mondo anglicano possa ritrovare la propria unità.

    D. – Cosa fare oggi per proseguire sul cammino ecumenico?

    R. – Das hängt natürlich vom jeweiligen Dialog ab; wir haben ja im Einheitsrat …
    Questo naturalmente dipende dai singoli dialoghi. Nel Consiglio per l’Unità abbiamo quindici dialoghi diversi con quindici differenti Chiese: ognuno è un caso a sé. Fondamentalmente, servono due cose: il dialogo dell’amore e il dialogo della verità Infatti, senza il dialogo dell’amore, senza i rapporti amichevoli che si costruiscono e che si vogliono approfondire il dialogo della verità non potrà progredire. Poi, ci sono ancora tante questioni di cui parlare, che possono aiutare a trovare una base comune nella fede affinché possiamo celebrare insieme l’Eucaristia. (gf)

    Sull’importanza della Settimana per l’Unità dei Cristiani e le possibilità di rafforzamento dell’ecumenismo, Fabio Colagrande ha intervistato il pastore metodista, Massimo Aquilante, presidente della Federazione chiese evangeliche d’Italia:

    R. – E’ senz’altro altamente significativo, denso di significati e di ricadute, il fatto che le Chiese si riuniscano insieme intorno alla Parola di Dio nel momento della preghiera, della celebrazione, dell’adorazione, per chiedere al Signore della Chiesa l’unità ma anche per dare un segno concreto.

    D. - A questo proposito il Concilio Vaticano II parlò dell’approfondimento spirituale come l’anima di tutto il movimento ecumenico. Cosa pensa di questa affermazione?

    R. - Il movimento ecumenico vive nella misura in cui le Chiese che lo portano avanti si rapportano costantemente al centro della fede cristiana, che è appunto Gesù Cristo, nella Parola di Dio e in atteggiamento di preghiera, ovviamente, chiedono appunto l’intervento di Dio per un fatto specifico della ricerca dell’unità della Chiesa.

    D. – In un recente intervento il cardinale Koch ha ricordato che l’unità non è un fine in sé ma si pone al servizio dell’annuncio del Vangelo. E’ una prospettiva con cui è d’accordo?

    R. – Mi sembra una dichiarazione molto significativa e anche molto condivisibile. La ricerca dell’unità non significa l’abolizione, l’omologazione delle posizioni diverse, differenti e su vari punti anche contrastanti. La ricerca dell’unità è che ciascuna Chiesa si rimetta costantemente di fronte al Signore della Chiesa, di fronte quindi a Gesù Cristo Parola di Dio incarnata e in questo movimento, in questo mettersi di fronte a Dio, innanzitutto faccia autocritica, confessi il proprio peccato, e soprattutto riconosca che la Chiesa di Cristo è ben più grande della propria Chiesa di appartenenza.

    D. - Di fronte alla secolarizzazione dell’Occidente, ai cambiamenti geopolitici della presenza cristiana nel mondo, in quali settori vede oggi più possibile e auspicabile la collaborazione tra le Chiese cristiane?

    D. – La testimonianza da rendere al mondo, cioè le cose che concretamente si possono fare insieme. La mia esperienza è che su questo terreno non solo si possono fare tante cose insieme ma già si fanno. Penso, per esempio, a tutto il settore del lavoro nell’accoglienza degli immigrati, degli stranieri. Molte di queste cose noi le facciamo già insieme e anche questo è cammino ecumenico: spendersi insieme per una società più a dimensione umana, una società più giusta, questo è importante.(bf)

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, mons. Adolfo Tito Yllana, arcivescovo tit. di Montecorvino, nunzio apostolico nelle Repubblica Democratica del Congo.

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    Padre Lombardi su Al Azhar e dialogo interreligioso: la linea d’apertura della Santa Sede rimane immutata

    ◊   Sulle notizie circa un comunicato dell’Accademia di Al Azhar del Cairo sul dialogo interreligioso, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha risposto in forma orale che “il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso sta raccogliendo le informazioni necessarie per una comprensione adeguata della situazione”. In ogni caso, ha concluso padre Lombardi, “la linea di apertura e desiderio di dialogo del Pontificio Consiglio rimane immutata”.

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    Successo di vendite per il libro-intervista "Luce del mondo". Don Costa: offre risposte che affascinano anche i non cristiani

    ◊   “Fame di risposte e di punti di riferimento stabili” in un’epoca che spesso ne difetta. E’ la lettura che l’Osservatore Romano dà delle “cifre record” totalizzate finora dalle vendite del libro-intervista di Benedetto XVI “Luce del mondo”, realizzato con il giornalista Peter Seewald e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV). L’edizione italiana, informa l’articolo, ha subito esaurito la prima edizione di 50 mila copie, mentre la seconda risulta “integralmente prenotata”. Analogo l’andamento registrato dalle vendite in lingua inglese (100 mila copie), francese (80 mila) e tedesca (200 mila), per un totale che “nelle diverse lingue sfiora il milione di copie”. Senza contare, si informa, delle trattative in corso “per pubblicare in altre 11 lingue”. A dettare il successo del libro, spiega il direttore della LEV, don Giuseppe Costa, sono “il tono semplice, diretto, colloquiale” e “l’immediatezza del linguaggio” usato dal Papa per rispondere tanto alle domande “alte”, quanto a quelle che toccano i “vari aspetti della vita del cristiano”, senza mai tirarsi indietro. “E’ questo – afferma don Costa – che lo rende un libro al di fuori delle stagioni”, in grado di affascinare anche i non cristiani. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La nuova evangelizzazione: in prima pagina, l’arcivescovo Rino Fisichella sulla lettera apostolica di Benedetto XVI “Ubicumque et semper”.

    In prima pagina, l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, di una mozione in difesa dei cristiani.

    Il presidente Giorgio Napolitano ricorda Alexander Dubcek, leader della primavera di Praga.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il dialogo senza spigoli, alla Casa Bianca, tra Obama e Hu Jintao.

    In cultura, Enrico dal Covolo e Giorgio Israel su fede e ragione alla luce del discorso di Benedetto XVI all’università di Ratisbona.

    Ecco perché non sappiamo leggere la storia: su Paul Veyne tra studio dell’antichità e interpretazione del presente in un articolo di Laurent Larcher.

    Il trionfo della purezza innocente: Fabrizio Bisconti sulle prime immagini di sant’Agnese.

    Nell’informazione vaticana, il cardinale Grocholewski inviato speciale del Papa a Manila per il quarto centenario della fondazione della Pontificia Università Santo Tomas.

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    Oggi in Primo Piano



    Europarlamento: approvata la mozione in difesa dei cristiani e della libertà religiosa

    ◊   Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha approvato, stamani, a larghissima maggioranza la risoluzione a difesa dei cristiani e della libertà religiosa nel mondo. La risoluzione, sottoscritta da tutti i gruppi politici presenti nell’emiciclo, è stata presentata a seguito dei violenti attacchi contro le minoranze cristiane in Nigeria, Iraq ed Egitto. Per un commento su questo importante risultato, Alessandro Gisotti ha intervistato l’on. Carlo Casini, presidente della Commissione affari costituzionali dell’Europarlamento:

    R. - Sono molto contento, soprattutto per l’unanimità: non ci sono state difficoltà di alcun tipo. Devo dire che questa risoluzione si colloca nell’ambito più generale del diritto alla libertà religiosa, che non è soltanto di carattere intimistico e privato, ma è anche pubblico e comprende quindi anche il diritto alla manifestazione pubblica degli atti di culto. In particolare, in questo momento, la risoluzione è per i cristiani che sono perseguitati in tutto il mondo. La raccomandazione è molto forte, perché si rivolge in primo luogo ai governi dei Paesi dove questi episodi sono avvenuti. La risoluzione ha riassunto tutti i casi di persecuzioni e li ha condannati tutti, chiedendo alle istituzioni - e in particolare alla Commissione e al Consiglio - di esaminare l’opportunità di una pressione anche, diciamo così, economica, perché si può dire che in tutti i Trattati di assistenza reciproca tra gli Stati e soprattutto di aiuto allo sviluppo è scritto che essi debbono rispettare i fondamentali diritti dell’uomo.

    D. - Quali sono, dunque, le sue aspettative ora che la mozione è stata approvata, praticamente all’unanimità?

    R. - Il problema è che l’Alto Rappresentate per i Rapporti Esterni, la signora Ashton, che per la verità - secondo un giudizio abbastanza diffuso - non ha adeguatamente fatto sentire la sua voce: di fatto, ci aspettiamo ora un maggiore impegno da parte di questi Paesi, dalla Nigeria all’Egitto, all’Iraq fino ad arrivare alle Filippine. Noi abbiamo dimenticato le nostre origini, la nostra tradizione cristiana, la nostra cultura cristiana… In molti aspetti predomina il tema della concorrenza, dell’economia. Se in qualche modo riuscissimo ad introdurre la testimonianza di questi martiri, che sono uccisi esclusivamente in nome della loro fede a Cristo, e con questa loro testimonianza riuscissimo a suscitare qualche inquietudine in noi stessi, in noi europei, potrebbe essere vero - ancora una volta - quello che si dice degli antichi martiri: “Il sangue dei martiri è seme e nuovo vigore”. (mg)

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    Suora agostiniana uccisa in Congo: il ricordo del direttore di Cbm Italia

    ◊   Jeanne Yegmane era una suora agostiniana della Repubblica Democratica del Congo: è rimasta vittima di un agguato lo scorso 15 gennaio. Infermiera oftalmica specializzata, collaborava con Cbm Italia Onlus, che opera nel campo sanitario contro le malattie oculari e altre forme di disabilità. Era in viaggio con altri operatori, quando alcuni ribelli hanno sparato contro i loro veicoli, uccidendola. Luciano Miotto, direttore nazionale di Cbm Italia, al microfono di Anna Rita Cristaino, racconta chi era suor Jeanne:

    R. - Ho incontrato suor Jeanne nell’aprile del 2010, quando sono andato a Isiro per concordare tutti i passi da compiere per arrivare all’inaugurazione della clinica. Alla clinica fanno capo tre diocesi - Isiro, Wamba e Dungo - che si trovano nell’Alto Wele, nel Congo nord-orientale. La suora rappresentava la diocesi di Dungo. Suor Jeanne era una suora tranquilla, rispettosa, calma, ma anche risoluta e fiera e soprattutto molto legata alla sua gente. Era diventata un’infermiera oftalmica specializzata e faceva questo lavoro con una passione infinita. La cosa che più le piaceva era quando poteva muoversi con le cliniche mobili: girava per tutti i villaggi, individuava le persone che stavano male e le inseriva in una nota per farle operare successivamente. L’anno scorso, nonostante la clinica di Isiro non fosse ancora finita, sono stati effettuati 460 interventi di cataratta, con interventi da campo e con attrezzature mobili.

    D. - Avevate ricevuto minacce o qualcuno voleva ostacolare il vostro operato, o è stato soltanto causale il fatto che sia stata colpita la suora ed altri appartenenti alla vostra associazione?

    R. - Nell’Alto Wele viviamo, purtroppo, in una situazione non piacevole: i ribelli rappresentano una “situazione endemica”: anni fa, vicino ad Isiro sono state uccise moltissime persone - e, a breve, avremo anche la proclamazione di una martire cristiana - ma da allora ad Isiro non avevamo più avuto fenomeni così rilevanti. La zona di di Dungo è invece una zona molto più calda e in cui sporadicamente questi gruppi ribelli arrivano, colpiscono e spariscono. La suora - questo è quello che crediamo - è stata colpita casualmente e gli altri membri del gruppo, che si trovavano sui mezzi, sono stati feriti e le ferite sono di macete. Pensiamo che la cosa sia endemica, dovuta alla guerra per lo sfruttamento delle risorse di quell’area del Congo.

    D. - Quale progetto state portando avanti nella Repubblica del Congo?

    R. - Siamo già presenti a Kinshasa, a Butembo e a Kisangani e adesso siamo presenti anche ad Isiro. Isiro avrà una clinica che servirà quattro milioni di persone. A Isiro non ci sono strade: ci arriva attraverso piste praticabili soltanto qualche mese l’anno; è difficilissimo trovare tutto e non c’è elettricità. Il bello è che qui ad Isiro si incontrano persone aperte, persone disponibili e che amano la vita.

    D. - Suor Jeanne era una suora congolese agostiniana: qual è la realtà della Chiesa del Congo?

    R. - La Chiesa congolese è una Chiesa giovane; una Chiesa che ha subito notevoli falcidie negli ultimi anni, ma è sempre risorta e rinata; una Chiesa caratterizzata da sacerdoti, religiosi e fedeli molto giovani, ma molto preparati. Penso che questa Chiesa riuscirà a fare grandi cose buone per il popolo di Dio. (mg)

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    Cina-Usa: economia e diritti umani al centro del vertice tra Obama e Hu Jintao

    ◊   Divergenze sui diritti umani, rapporti sempre più stretti sul fronte economico-finanziario. Si può riassumere così l’incontro di ieri a Washington tra il presidente cinese Hu Jintao e l’omologo statunitense Barack Obama. Il capo di Stato cinese è stato accolto alla Casa Bianca in pompa magna. Dagli Stati Uniti, ci riferisce Elena Molinari:

    “Oggi possiamo gettare le basi della cooperazione tra Usa e Cina per i prossimi 30 anni”, ha esordito il presidente americano. Quindi ha ricordato che “i diritti umani devono essere garantiti a tutti e che formano le basi di una società più armoniosa”. “Suggeriamo di dialogare con il Dalai Lama per risolvere le differenze e preservare l’identità religiosa del popolo tibetano”, ha aggiunto Obama. I due leader - in quello che è già stato chiamato "G2" - hanno concordato che la cooperazione fra Usa e Cina è indispensabile per lo sviluppo e la pace nel mondo. Hu Jintao ha dichiarato di essere a Washington per migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e ha riconosciuto - almeno a parole - l’universalità dei diritti umani. Nessuna apertura, invece, sulla rivalutazione della valuta cinese, ma per dimostrare buona volontà la delegazione di Pechino ha annunciato di aver siglato contratti di importazioni dagli Stati Uniti per 45 miliardi dollari.

    E mentre il presidente Hu Jintao si trova negli Stati Uniti, è giunta la notizia che il Pil della Cina è aumentato in termini reali del 10,3% nel 2010, rendendo possibile il sorpasso sul Giappone e diventando così la seconda economia al mondo, alle spalle degli Stati Uniti. Ovviamente gli aspetti economici sono stati preponderanti in questo viaggio. Washington e Pechino hanno stretto legami ancora più forti dei precedenti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, esperto di politica americana del quotidiano “La Stampa”:

    R. - Hanno fatto accordi per scambi commerciali che prevedono esportazioni dagli Stati Uniti verso la Cina per 45 miliardi di dollari, che si calcola produrranno circa 230 mila nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. In una situazione di crisi economica, come quella in corso, naturalmente l’America non può fare a meno di un’opportunità di questo genere. Da tempo, il ruolo economico che ha la Cina sta facendo parlare tutti gli analisti di un "G2": un rapporto privilegiato fra Cina e Stati Uniti, che stanno diventando le potenze dominanti del pianeta. Sullo sfondo di questi interessi economici restano, però, ancora delle divergenze politiche abbastanza significative.

    D. - Persistono, infatti, le distanze sul fronte dei diritti umani, anche se Hu Jintao ha detto - sollecitato da Obama - che è un tema universalmente importante…

    R. - Diciamo che ha fatto una piccola concessione lessicale, dicendo che la Cina riconosce l’universalità dei diritti umani: ha detto che su questo settore il suo Paese sta facendo dei grandi progressi, ma ha anche ribadito l’antica linea cinese, che essendo la Repubblica Popolare un Paese in via di sviluppo, in sostanza, ha ancora la necessità, in certi casi, di mettere lo sviluppo davanti al rispetto dei diritti umani. Naturalmente c’era poi la questione aperta del Premio Nobel per la pace, che si trova ancora in prigione in Cina … La concessione lessicale che ha fatto Hu Jintao può essere significativa di un cambiamento che è in corso in Cina oppure può essere semplicemente una concessione che ha fatto per soddisfare dal punto di vista delle apparenze pubbliche l’ospite americano: questo si vedrà poi nei prossimi anni, soprattutto se gli Stati Uniti continueranno a mantenere questa pressione su Pechino sul tema dei diritti umani.

    D. - Questo viaggio di Hu Jintao negli Stati Uniti sancisce ufficialmente lo spostamento dell’asse politico-economico americano verso Oriente: non si rischia di isolare l’Europa?

    R. - Gli Stati Uniti continuano ad avere interessi molto forti in Europea sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico e culturale. Non ci sono alleati migliori degli Stati Uniti nel mondo. Quando ci sono crisi, come quella della guerra al terrorismo o della situazione in Afghanistan o della situazione che c’era in Iraq, gli Stati Uniti non hanno un altro continente o un altro gruppo di alleati altrettanto fidati a cui appoggiarsi. E’ chiaro, però, che dal punto di vista del peso geopolitico, la Cina e l’Estremo Oriente in generale stanno acquistando un’importanza sempre più significativa ed è inevitabile, quindi, che si vada verso un rafforzamento dei rapporti. (mg)

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    Il Sud Sudan verso l'indipendenza: Intersos lancia l'allarme profughi

    ◊   I dati non sono stati ancora ufficializzati, ma la scelta per l’indipendenza del Sud Sudan sembra essere la vincitrice nel referendum svoltosi dal 9 al 15 gennaio. In sette dei dieci stati in cui si è votato la maggioranza per il sì alla separazione da Khartoum sarebbe superiore al 90 per cento ed il quorum del 60 per cento dei votanti sarebbe stato ampiamente superato. Il nuovo Stato africano, il 54.mo del continente, quello del Sud Sudan, sta quindi per nascere. Tra le molte incognite che i sud sudanesi devono affrontare anche quella del ritorno di centinaia di migliaia di profughi. Per un aggiornamento sulla situazione nella regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Luca Gammarelli, responsabile dell’Ong Intersos in Sud Sudan:

    R. – La situazione è molto calma. Non si vedono segni particolari di tensione o, piuttosto, di inquietudine. Non ci sono particolari segni per le strade delle maggiori città in riferimento all’imminente dichiarazione dei risultati del referendum. Quindi, dal punto di vista della sicurezza, e dal punto di vista politico, è tutto calmo.

    D. – Nonostante tutto, ci sono però delle preoccupazioni …

    R. – Sì. Ci sono preoccupazioni a livello umanitario relativamente al ritorno di svariate decine di migliaia di persone – le cifre parlano di 180 mila – e sono persone che stanno tornando da Khartoum nel Sud: si tratta, quindi, di persone che erano sfollate a Khartoum – quindi nel Nord del Paese – e che per le diverse incertezze relative al referendum stanno decidendo di tornare al Sud.

    D. – Quali sono i problemi connessi a questa ondata di ritorno?

    R. – Il pericolo maggiore è quello relativo al fatto che queste persone – appunto 180 mila ad oggi, ma in futuro si prevede che possano arrivare a 350 mila – ritornano in un Paese, il Sud Sudan, che è tutto da ricostruire e dove i servizi di base sono già di per sé scarsi per garantire un livello di vita sufficiente alla popolazione che già risiede nel Sud Sudan.

    D. – Si parlava anche di condizioni gravi di alcune persone tornate al Sud, di donne che avevano subito violenza …

    R. – Bisogna pensare che queste persone sono ormai in viaggio da alcune settimane e in condizioni al limite dell’umano, nel senso che devono fare un viaggio nel quale devono riportare tutti i loro averi dal Nord al Sud, con il quale devono ricostruire la propria vita in una zona dalla quale sono stati assenti da moltissimi anni. La sfida che Intersos sta contribuendo ad affrontare è quella di riuscire a garantire alle persone, soprattutto a quelle più vulnerabili tra quelle che sono rientrate, condizioni di vita minime perché si possa tranquillamente affermare che tornano in dignità.

    D. – Osservando l’atteggiamento delle persone del Sud Sudan, come si spiega il fatto che vi sia tanta pacatezza pur con un esito così certo del referendum? Come mai questa cautela?

    R. – Probabilmente c’è molta cautela da parte delle autorità sud-sudanesi nel pronunciarsi sul risultato che comunque sarà un risultato storico perché cambierà per sempre le relazioni tra Nord e Sud. Quindi, credo che sia una questione di prudenza.(gf)

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    Stati Uniti: 50 anni fa l’inizio della presidenza di John F. Kennedy

    ◊   Il 20 gennaio di 50 anni fa iniziava la presidenza di John F. Kennedy. Mille giorni conclusi tragicamente con l’assassinio a Dallas, ma che tuttora mantengono un rilevante influsso sulla politica e sull’immaginario collettivo americano e non solo. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ritorniamo a quella giornata di mezzo secolo fa nella quale Jfk prestava giuramento come 35.mo presidente degli Stati Uniti:

    (Musica)

    “My fellow Americans: ask not what your country…
    Miei concittadini americani, non chiedetevi cosa il vostro Paese possa fare per voi. Ma cosa voi possiate fare per il vostro Paese. Miei concittadini del mondo: non domandatevi cosa l’America farà per voi, ma cosa assieme possiamo fare per la libertà degli uomini”.

    Con queste parole, John Fitzgerald Kennedy si presentava al mondo. A soli 43 anni, il giovane senatore cattolico di Boston iniziava dunque la sua breve e intensa esperienza presidenziale. Il discorso inaugurale al Campidoglio, in una gelida mattinata di Washington, segnava l’inizio non solo di una nuova presidenza ma anche di un nuovo stile nel modo di fare politica. E’ quanto sottolinea il giornalista e biografo dei Kennedy, Gianni Bisiach:

    “Quel 20 gennaio fu una grande giornata. Da parte di Kennedy il messaggio forte fu l’invito all’America ad avere coraggio e, quindi, a non temere il dialogo: avere coraggio nell’affrontare le difficoltà della politica mondiale. Si stabiliva così un rapporto diretto. Kennedy andrà in tutto il mondo: in Africa, Asia, in Sudamerica. Cercherà di portare una nuova politica nel mondo e i giovani apprezzeranno questa cosa dopo gli anni grigi della Guerra Fredda. Con la sua immagine giovanile, simpatica e aperta ha iniziato questa nuova era. Dicendo quel giorno: ‘Non chiedete cosa l’America può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro Paese’, significava che ognuno veniva coinvolto con la sua personale responsabilità. Era un periodo nuovo a livello mondiale: il mondo, forse, era più aperto alla speranza di quanto non lo sia oggi”.

    La crisi dei missili a Cuba, la sfida con i sovietici per la conquista dello spazio, l’impegno a favore dei diritti civili degli afro-americani, ma anche il fallimento dello sbarco alla Baia dei Porci e l’inizio del conflitto in Vietnam. Luci ed ombre di un presidente che l’assassinio a Dallas ha cristallizzato nella memoria, lasciandone intatto il mito. Il commento del politologo della Johns Hopkins University, John Harper:

    “La figura di Kennedy è stata molto mitizzata da subito dopo la sua morte. Poi, è stata anche molto criticata, quando sono venuti fuori i fatti della sua vita personale. Adesso abbiamo una visione più equilibrata. Tra gli storici c’è una visione molto positiva di Kennedy: era un uomo pragmatico, pronto al compromesso per evitare il disastro, molto coraggioso e composto in situazioni di estrema tensione, come la crisi di Cuba. Quindi, rimane un modello di compostezza, di lucidità e di coraggio nel gestire le crisi. Rimane, poi, qualcosa di misterioso e di sfuggente in quest’uomo, perché non sappiamo, naturalmente, cosa avrebbe fatto, se fosse sopravvissuto: le circostanze della sua morte susciteranno per sempre un grande fascino”.

    Di Kennedy restano indelebili alcuni discorsi, pronunciati con una forza e un carisma che anche gli avversari ammiravano. Memorabili le parole di Jfk a Berlino, nel giugno del 1963, a pochi passi dal Muro fatto innalzare dal regime comunista:

    “Two thousand years ago, the proudest boast was Civis Romanus sum…
    Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire ‘civis Romanus sum’. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire ‘Io sono un berlinese’”.

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    Emergenza giovani in Italia. Acli: sistema scolastico e lavorativo dietro la disoccupazione

    ◊   Gli ultimi dati Istat sulla situazione che vivono donne e giovani italiani, resi noti ieri con il dossier “Noi Italia”, hanno suscitato un’ondata di preoccupazione. A far riflettere sono anzitutto i due milioni di ragazzi, tra i 15 e 29 anni, che l’indagine mostra estranei a qualunque percorso di lavoro e di formazione. E con loro le donne, risultate nel 2009 senza alcun lavoro per quasi il 50%. Senza contare il deficit di percorso scolastico e universitario, tra i peggiori d’Europa. Per una lettura di questi dati, Massimiliano Menichetti ha chiesto un parere a Maurizio Drezzadore, responsabile lavoro delle Acli:

    R. – Certamente, è una fotografia preoccupante ed è frutto dell’incrocio di due fenomeni tutti italiani, che sono per noi fortemente critici e ci contraddistinguono dal resto dell’Europa. Il primo è che nell’ambito dell’età scolastica e nel percorso delle superiori, noi abbiamo una dispersione del 23 per cento, e cioè su ogni cento iscritti ai percorsi della scuola secondaria superiore, 23 non terminano per abbandono o per selezioni. Questo evidentemente è frutto di un modello della scuola italiana che pone il suo baricentro sull’apprendimento teorico, astratto, ed è poco attento invece alla quotidianità e ai contenuti del vivere. Il secondo elemento di criticita è la lunga transizione tra la fine degli studi e l’inizio del lavoro. Quindi, nell’arco di età fra i 20 e i 30 anni si crea una disoccupazione giovanile, spesso di lunga durata, che in qualche modo deriva a sua volta prevalentemente da due processi: una scuola che opera in totale asimmetria rispetto all’impresa e al contesto economico, e una rete di imprese che è attenta prevalentemente alle assunzioni di giovani con basse qualifiche e con bassi titoli.

    D. – Ma questo perché accade e che cosa bisognerebbe fare per risolvere questo problema?

    R. – Sicuramente, bisogna rafforzare la filiera tecnico-professionale del sistema scolastico e formativo italiano, che è una risposta adeguata a quell’apprendimento di tipo tecnologico che oggi l’evolversi della società, in particolare l’ampia penetrazione delle nuove tecnologie, richiede; in secondo luogo, bisogna creare un sistema di reti nelle imprese italiane che valorizzi le competenze e le professionalità crescenti. Paradossalmente noi oggi abbiamo una sfida nel sistema economico che porta le piccole imprese, che sono la rete italiana più significativa, a conquistare i mercati esteri, perché ormai questa è la dinamica dei mercati; nel contempo, però, questa sfida non viene sorretta da adeguati profili professionali, perché nelle imprese oggi, prevalentemente, non c’è attenzione ad assumere i laureati, che rimangono una piccola, piccola minoranza.

    D. – Alcuni accusano i giovani di essere dei fannulloni. In realtà non è così: loro subiscono tutto ciò ...

    R. – Sicuramente sì. Si è enfatizzata l'accusa dei giovani come fannulloni, si è enfatizzata la dinamica di permanenza in famiglia dei giovani in Italia, ma sono tutte conseguenze di cause strutturali, non sono scelte. Noi ci aggiriamo, unico Paese in Europa, attorno al 28-29% della disoccupazione giovanile e sappiamo bene che si tratta di giovani senza reddito, che possono vivere solo con il sostegno delle famiglie e, quindi, sono indotti alla permanenza in famiglia anche per un contesto sociale complesso come quello dei costi da sostenere per le locazioni mobiliari. (ap)

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    Il Festival delle Scienze parla della “fine del mondo”: intervista con padre Maffeo della Specola Vaticana

    ◊   Mito e paura millenaristica, ma anche abili operazioni di marketing: c’è un po’ di tutto questo dietro l’idea della “fine del mondo”, che di quando in quando torna ad essere evocata all’interno dell’immaginario collettivo. Da oggi a domenica prossima, all’Auditorium Parco della musica di Roma, l’argomento è al centro dell’edizione 2011 del Festival delle Scienze, al quale partecipano insigni studiosi di varie discipline. Scopo del dibattito, valutare se esistano e siano percepibili i segni premonitori di questo evento, presente in tutte le culture e le religioni, e spesso dipinto con scenari catastrofistici. Partendo da ciò che sulla questione dice la scienza astronomica, Alessandro De Carolis ne ha parlato con il padre gesuita Sabino Maffeo, della Specola Vaticana:

    R. – La scienza degli astri intanto dice che il Sistema solare certamente non è eterno. Si sa che il Sole ha vissuto già quattro, cinque miliardi di anni e che ha la possibilità di continuare ancora in questo modo, come ha fatto fino ad ora, per altri quattro o cinque miliardi di anni: soltanto allora avverrà che il Sole si dilaterà e invaderà tutto l’ambito del Sistema Solare, la Terra sarà inghiottita e quindi sarà finita. E’ una cosa molto lontana ma - direi - abbastanza certa.

    D. – Stando più vicini a noi, al pianeta Terra, ma anche al nostro tempo, immaginare la fine di ciò che vive sul pianeta può non significare per forza ricercarne la causa in un evento extra terrestre ...

    R. – Certamente, sappiamo che circa 65 milioni di anni fa, un corpo estraneo cadde sulla Terra e produsse uno sconvolgimento per cui i paleontologi attribuiscono a questo evento la scomparsa dei grandi animali, dei dinosauri. Come è avvenuto per quel caso, dunque, nessuno può dire se, fra chissà quanti milioni di anni, possa avvenire qualcosa del genere: è del tutto aleatorio. Se prevarrà poi nell'umanità l’egoismo piuttosto che la ricerca del bene comune, potrebbe succedere su scala planetaria ciò che succede nei singoli Paesi, dove si producono guerre e disastri proprio per questo motivo.

    D. – L’uso della tecnologia può, e già lo fa in diversi casi, aiutare l’uomo a prevenire catastrofi potenzialmente letali. Si può pensare però ad una catastrofe "tecnologica", più che naturale, come causa della fine del mondo e, dunque, come motivo di riflessione sulle responsabilità dell’uomo?

    R. – Piccole catastrofi ci sono e dipendono non dalla tecnologia, ma dal non aver usato la tecnologia che bisognava applicare. Penso ai terremoti, alle case che crollano per il fatto che sono stati costruiti edifici senza tenere conto delle norme antisismiche. Penso anche alle alluvioni, alle masse di terra che rotolano a valle distruggendo città intere: è tutta una mancanza di attenzione e di non applicazione della giusta tecnologia. O altrimenti, lo si deve alla costruzione di case dove non avrebbero dovuto essere costruite, ignorando la tecnologia odierna che invece ci fa prevedere che possano avvenire disastri di questo genere. Non è la tecnologia che dà luogo alle catastrofi, ma è l’insipienza dell’uomo quando non la applica come si deve.

    D. – In lei, padre, coabitano - per così dire - le ragioni della scienza e quelle della fede. Queste ultime, in particolare, cosa ci dicono sulla fine del mondo?

    R. – Per quanto riguarda la fede, direi che questa mi aiuta maggiormente a pensare alla fine del mondo che non la scienza. Ci sarà un giorno in cui l’umanità arriverà alla fine e sarà giudicata da Dio. La fede aiuta di più della scienza a tenere presente che un giorno questa umanità finirà; non so se finirà anche il mondo. C’è una parola del Signore che dice che questa fine verrà, ma non ci dice quando, e che i giorni saranno abbreviati in considerazione dei giusti: ci potremo trovare, quindi, in situazioni talmente gravi, tristi, penose e violente che la misericordia di Dio potrebbe abbreviare quei tempi per l’intercessione dei giusti, di quelli che si sono comportati in concordanza con i comandamenti del Signore. (ap)

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    “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller al Teatro dell'Opera di Roma

    ◊   E’ andato in scena in prima esecuzione europea al Teatro dell’Opera di Roma, dopo la prima assoluta avvenuta a Chicago nel 1999, “Uno sguardo dal ponte”, versione operistica del noto dramma “morale” di Arthur Miller. William Bolcom, musicista raffinato e dalla grandissima esperienza artistica, rievoca, in una partitura densa di echi pucciniani, gli ambienti degli immigrati italiani negli anni Cinquanta in America, con le loro passioni, regole e sofferenze. Repliche fino al 25 gennaio. Il servizio di Luca Pellegrini.

    "Eddie ha il cuore spezzato. Vivi e lascia vivere Eddie". E' il consiglio pieno di lacrime e paura che Beatrice regala al marito, la cui mente ormai vacilla, sconvolta da insane passioni, che non riesce più a sopire, poi a nascondere. Sullo sfondo, altri drammi: quello dell'immigrazione italiana a New York, della povertà, del sottobosco criminale, delle illusioni facili, condensate nell’aria cantata da Marco, immigrato illegale, che diventerà addirittura un assassino per onore: "In America andai su una barca chiamata Fame...- esclama - Non ti capisco, America!". Frase attinta dal libretto d'opera che Arnold Weinstein ha tratto dal più noto dramma “morale” di Arthur Miller - coadiuvato dallo stesso autore - “Uno sguardo dal ponte”, scritto nel 1955. L’allestimento si avvale prima di tutto di scene imponenti e suggestive di Santo Loquasto, uno spaccato della Brooklyn povera e italiana, con ampie proiezioni grigie a identificare gli spazi della città e una sezione sospesa del famosissimo ponte. E assai accurata la regia di Frank Galati, che afferma: "Scrivere non solo col cuore, ma con la coscienza", esprimendo così perché un dramma di teatro possa acquisire ancora maggiore dignità diventando addirittura un'opera lirica. Come artista americano conosce bene Miller e ne sa interpretare l'alto profilo morale, "perché, appunto, il grande drammaturgo vede una società con una morale: esistono degli imperativi - spiega - dettati dalla coscienza e dal profondo senso di responsabilità, di dovere e di consapevolezza di ciò che è buono o cattivo, giusto o sbagliato". E la storia di Eddi Carbone si addensa proprio sul trascolorare della sua morale verso la sponda di sentimenti disastrosi, abbietti, che saranno la sua rovina, anche fisica. Un dramma, spiega ancora il regista, di "passioni immense" e dunque adattabilissime alla musica e al canto. William Bolcom, mettendo appunto in musica il libretto, ha capito come un melodramma vada diritto al nocciolo emozionale, che esplode negli interni di casa Carbone e sui moli newyorkesi. Forse è un realismo di vecchia data, ma tutti vi si adattano magnificamente, a cominciare dai solisti, che interpretano le ampie volute musicali anche quando riecheggiano più gli stili del musical che quelli del melodramma, assecondati dall’Orchestra e dalla direzione agevole e precisa di David Levi. Esempio che non tutto il contemporaneo deve necessariamente abdicare alla comprensibilità della forma, a scapito di una sintonia col pubblico. E testimonianza che l’opera è ancora un genere vivissimo e pieno di aspettative.

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    Chiesa e Società



    Il segretario della Lega Araba sul futuro comune tra cristiani e musulmani

    ◊   “Musulmani e cristiani del mondo arabo hanno sempre vissuto assieme: il passato, il presente e il futuro di questa regione sono condivisi tra tutti noi”: è un invito alla fiducia e al dialogo costruttivo quello espresso dal segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, in un'intervista telefonica per il sito egiziano di notizie Ahram Online, di cui riferisce anche Baghdadhope . Il segretario generale della Lega Araba è intervenuto sul problema delle violenze contro le comunità religiose, nello specifico quelle cristiane, alla vigilia del Second Arab Economic and Social Development Summit che si è aperto ieri, a Sharm el-Sheikh, in Egitto, al quale partecipano numerosi leader di Paesi arabi. È la prima volta, - riferisce L’Osservatore Romano - che il summit economico prende come oggetto il tema della libertà religiosa. Moussa ha infatti sottolineato che il tema “dell'unità tra i popoli arabi” verrà affrontato contestualmente a quelli principali di economia e di sviluppo. In particolare, ha aggiunto, “quello che proporrò durante il summit è di guardare al tema delle violenze dal punto di vista sociale”, mettendo in rilievo la necessità, ha osservato, “di preservare il patrimonio culturale comune che abbiamo realizzato e che possiamo proteggere dai terroristi”. Il segretario generale della Lega Araba ha anche ribadito che la questione degli attacchi contro le comunità religiose all'interno del mondo arabo “andrebbe trattata indipendentemente da qualsiasi volontà d'intervento da parte di Paesi stranieri”. Moussa, nei giorni scorsi, aveva compiuto una visita in Iraq per incontrare i leader civili e religiosi locali, tra cui anche quelli della comunità cristiana, in preparazione del summit in Egitto e ha, fra l'altro, partecipato, a Baghdad, ad una celebrazione nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, teatro lo scorso 31 ottobre di un violento attentato nel quale morirono una sessantina di persone. Durante la visita nel Paese arabo, Moussa ha potuto ascoltare dai vari rappresentanti cristiani le loro preoccupazioni e, a tale riguardo, ha promesso il sostegno dell'organizzazione in difesa delle comunità cristiane nel Vicino Oriente, rilevando anche l'importanza che i cristiani non abbandonino l'Iraq “perché sono parte della società e non una minoranza bisognosa di protezione straniera”. Prima dell'Iraq, Moussa aveva fatto tappa in Egitto, dove aveva incontrato il Patriarca copto-ortodosso Shenouda III, esprimendo, a nome della Lega Araba, cordoglio e vicinanza per le vittime dell'attentato alla chiesa copto-ortodossa dei Santi d'Alessandria d'Egitto - avvenuto il 31 dicembre - a seguito del quale morirono ventitré persone. (R.G.)

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    Australia: continua l'impegno della Chiesa per gli alluvionati del Queensland

    ◊   L'arcivescovo di Brisbane, mons. John Bathersby, ha espresso solidarietà e sostegno alle vittime delle inondazioni ed ai loro familiari, evidenziando che la Chiesa è "determinata a fare qualsiasi cosa per assisterli". In un messaggio pubblicato dal settimanale dell'arcidiocesi, Catholic Leader - riferisce l'agenzia Fides - mons. Bathersby ribadisce: "le nostre preghiere sono per tutti coloro che sono stati colpiti dalle alluvioni perdendo case, proprietà e beni di ogni genere. Mi sono rivolto alle principali organizzazioni dell'arcidiocesi (istruzione, welfare e servizi parrocchiali) per la pianificazione degli interventi della Chiesa a favore del recupero del Queensland sudorientale, come accade in altre diocesi di tutto il Queensland. La zona della cattedrale St Stephen di Brisbane – prosegue l’arcivescovo - ha subito danni minimi, e l'Arcidiocesi è impegnata al massimo per fare tutto il possibile per i parrocchiani e per tutta la comunità.” Tra le iniziative della Chiesa: l'offerta di sistemazioni adeguate all'interno dell'arcidiocesi; l'assistenza delle parrocchie per la ricostruzione delle aree principalmente colpite; l'offerta di contributi pubblici; l'istituzione di un Fondo Cattolico per le emergenze per assistere finanziariamente in maniera più mirata le persone in maggiori difficoltà. (R.P.)

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    Medici Senza Frontiere: casi di colera ad Haiti in diminuzione ma resta l’allerta sanitaria

    ◊   Resta l’allerta sanitaria ad Haiti anche se la diffusione del colera sembra rallentare. Secondo Medici Senza Frontiere (Msf) – riferisce l’agenzia Sir - non si può abbassare la guardia. “La diminuzione del numero di casi non significa che abbiamo vinto la battaglia. L’evoluzione del colera può essere imprevedibile - avverte Kate Alberti, epidemiologa di Msf a Haiti -, specialmente in un Paese dove la malattia è nuova. Le future piogge possono essere un fattore di recrudescenza, così come le agitazioni sociali possono avere un impatto negativo”. Le dimostrazioni e gli episodi sporadici di violenza, avvenuti negli ultimi giorni del 2010, hanno coinciso infatti con un picco di casi di colera nella capitale perché le persone, non potendosi muovere, non erano in grado di raggiungere le strutture sanitarie. Nella scorsa settimana, Msf ha curato 5 mila pazienti nelle sue 50 strutture in tutto il Paese, facendo salire a 97 mila il numero complessivo di persone curate dallo scoppio dell’epidemia anche nelle strutture da essa supportate. In totale, più della metà dei 181.829 casi totali registrati dalle autorità sanitarie. Secondo le cifre ufficiali, sono 3.759 le persone decedute di colera dal 22 ottobre. (R.G.)

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    Filippine: appello dei vescovi contro la criminalità

    ◊   La criminalità che aumenta e prospera; omicidi, sequestri, episodi di violenza, che balzano ogni giorno agli onori delle cronache; la paura diffusa di tutti i cittadini: sono elementi che preoccupano seriamente i vescovi delle Filippine che hanno lanciato un allarme, invitando il governo a impegnarsi per far rispettare la legge e l’ordine, garantendo la sicurezza della popolazione. In un comunicato inviato all’agenzia Fides, i vescovi della regione di Metro Manila segnalano il degrado dell’ordine nella società, l’impunità e il funzionamento carente della giustizia. Il vescovo di Kalookan, mons. Deogracias S. Iniguez, chiede una inchiesta per studiare meglio il fenomeno e trovare soluzioni adeguate; il vescovo di Catarman, mons. Emmanuel Trance, rimarca che gli omicidi e le esecuzioni extragiudiziali continuano a verificarsi nel Paese “nel silenzio generale”. Secondo il vescovo di Puerto Princesa, mons. Pedro Arigo, presidente della Commissione per la Pastorale carceraria della Conferenza episcopale, “le radici del fenomeno sono in una diffusa cultura dell’impunità e nell’inefficienza nelle forze di sicurezza”. Una situazione che, concordano i presuli, mette in pericolo la pace e l’armonia sociale nel Paese. Per questo, nota il testo, il governo dovrebbe realizzare al più presto una riforma dei corpi di sicurezza e delle forze dell’ordine: si chiede al presidente Benigno Aquino che la questione diventi una priorità nell’agenda politica nazionale. Da parte sua, la Chiesa si impegna a dare un contributo per arginare quello che alcuni osservatori definiscono un “disastro morale”, cioè una totale assenza di educazione delle coscienze dei cittadini, che non esitano a infrangere la legge, a incrementare la corruzione, a compiere atti criminali. Oltre alla volontà politica, infatti, per combattere il fenomeno “urge una mobilitazione dal basso e una rieducazione delle coscienze, nella società”, notano i vescovi. Il governo Aquino ha ereditato una pesante situazione: l’ultimo decennio, sotto l’ex presidente Gloria Arroyo, ha visto un aumento esponenziale di omicidi extragiudiziali di attivisti per i diritti umani, giornalisti, magistrati, avvocati, sindacalisti, religiosi. In otto anni di governo Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie, 1.026 casi di torture, 1.946 arresti arbitrari, oltre 30.000 aggressioni e 81.000 episodi di intimidazioni. (R.P.)

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    Sri Lanka: urgente per i gesuiti l'assistenza a profughi ed ex profughi tamil

    ◊   Oltre 320 mila cittadini tamil soffrono tuttora per lo sfollamento, mentre 190 mila ex rifugiati, tornati a casa dopo la permanenza nei campi profughi – nelle ultime fasi del conflitto civile, terminato nel maggio 2009 – hanno urgente bisogno di protezione e assistenza: è quanto dicono all’agenzia Fides i gesuiti del Jesuit Refuges Service (Jrs), impegnati nel Nord e nell’Est dello Sri Lanka a monitorare quotidianamente la situazione che “oggi è molto pesante, poiché dura ormai da oltre due anni” affermano. I gesuiti raccontano che, nonostante la apparente pacificazione, “nel Nord e nell’Est del paese restano ancora in vigore alcune Zone di Alta Sicurezza e i cittadini di quelle aree continuano a vivere nella precarietà, non sanno quando l’emergenza e la presenza militare finirà e quando potranno tornare a una vita serena”. Il Jrs nota che anche oggi, dopo la pace raggiunta, “il governo sta investendo una cifra considerevole del bilancio nazionale per le spese militari e stanziando ben pochi fondi all’assistenza e alla risistemazione dei profughi del conflitto. Allo stesso tempo le agenzie umanitarie che dovrebbero fornire assistenza agli sfollati subiscono gravi limitazioni e restrizioni al loro operato”. Uno dei problemi ancora aperti è lo sminamento di intere arre che, durante la guerra sono state disseminate con micidiali ordigni esplosivi. Oggi queste zone costituiscono un grave pericolo per la popolazione: le agenzie umanitarie chiedono al governo di provvedere con urgenza, dando assoluta priorità alle operazioni di bonifica, per permettere ai profughi di rientrare nelle loro case. Ma, data la situazione di stallo, accesso al cibo, servizi sociali, istruzione, trasporti restano bloccati in numerose province, impedendo la normale ripresa della vita civile. Anche nei campi profughi allestiti dal governo, notano le Ong sul campo, le condizioni generali di vita “sono inaccettabili, contrassegnate da miseria, carenza di beni primari e di servizi sanitari”. (R.P.)

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    Thailandia: il dramma dell'aborto. La Chiesa parla di società malata

    ◊   Il problema dell’aborto legale e clandestino in Thailandia emerge con drammaticità, e la Chiesa afferma che la “società è molto malata e ha bisogno di una cura speciale e urgente” da un punto di vista etico. La scoperta di oltre 2000 feti vicino a un tempio buddista nel centro di Bangkok nel novembre 2010 è stata uno shock per molti, e ha aperto una discussione sulla moralità della società. Le autorità hanno lanciato un’inchiesta sulle cliniche che praticano aborti illegali, promettendo di prendere misure drastiche. Una legge del 1957 permette alla madre vittima di violenza, o in pericolo di vita, di ricorrere all’aborto. Ma se non c’è una denuncia ufficiale, l’aborto non è consentito. Il prof. Soomboon Kunathikom, presidente del Royal Thai College di ostetricia e ginecologia sostiene che “Il numero di gravidanze ogni anno in Thailandia è circa di un milione e 40mila unità. Le statistiche del 2010 dimostrano che ci sono circa 800mila nuovi nati. La conclusione è che circa 240mila bambini sono abortiti. Se gli aborti naturali oscillano fra le 96mila-120mila unità, se ne deduce che circa 120mila-144mila aborti sono provocati. Di questi al massimo l’1%, cioè circa 10mila casi, è legale. Quindi ci sono dai 110mila ai 130mila casi di aborto illegale. E’ una cifra agghiacciante”. Mons. Francis Xavier Kirengsak Kovithavanij , arcivescovo di Bangkok ha dichiarato all'agenzia AsiaNews: “Qualcuno pensa che l’aborto sia un diritto della madre che ha il bambino in seno. Questo dimostra che la nostra società è molto malata e ha bisogno di una cura speciale e urgente. Alcuni politici prendono quest’opportunità per promuovere una legge sull’aborto legale. Nessuno ricorda la condotta etica e la virtù della famiglia. L’insegnamento cristiano promuove e sostiene il rispetto della vita. Noi prepariamo le coppie ad avere responsabilità, al sacrificio e a non essere egoiste, il che sembra anticonvenzionale”. Dal canto suo padre Rocco Pairat Sriprasert, camilliano, presidente della Pro-Life Organization, afferma che “la società tailandese pensa che le giovani incinte siano un problema sociale. L’aborto non è la strada per risolverlo. Anche se capisco che i valori sociali stanno cambiando, perché c’è chi pensa che l’aborto sia normale, e uccide il suo bambino per non vergognarsi. Ma vorrei che tutte le religioni esaltassero la ‘Civiltà della vita’ e insegnassero ai loro giovani a costruire una famiglia felice. La società deve essere curata”. (R.P.)

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    Grecia: vescovi cattolici contrari alla costruzione di un muro per bloccare l’immigrazione illegale

    ◊   “Profondamente contrari”, i vescovi cattolici in Grecia, alla costruzione di una barriera per impedire l’ingresso illegale di immigrati nel Paese. “Questo muro – dichiarano - non potrà impedire materialmente il passaggio. Si rischiano spese inutili per tanti chilometri di frontiera”. La reazione dei presuli giunge dopo l’annuncio in tal senso dato dal primo ministro socialista Giorgos Papandreou. Il loro presidente, mons. Francesco Papamanolis, in un’intervista all’agenzia Sir, critica, infatti, questa scelta: “il muro evoca un significato di separazione, di divisione, ed è una scelta che l’opinione pubblica non prende sul serio salvo qualche eccezione come tre vescovi ortodossi. Il guaio – spiega il vescovo - è che si pensa di risolvere il problema dell’immigrazione con queste misure. L’esperienza di Cipro e Berlino evidentemente non insegna nulla. La storia è un’ottima insegnante ma gli uomini non sono buoni allievi”. Il muro, lungo circa 13 chilometri, dovrebbe essere costruito lungo il confine con la Turchia, nelle vicinanze della città di Orestiada, considerato il punto di ingresso principale per gli immigrati illegali. Si calcola che nel 2010 siano stati fermati in quel varco oltre 32 mila clandestini, in maggioranza asiatici e africani. (R.G.)

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    Portogallo: critiche dei vescovi sui tagli governativi alla scuola non statale

    ◊   Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale portoghese - riferisce l’agenzia Zenit - ha discusso martedì scorso a Fatima sui tagli governativi ai finanziamenti della scuola non statale. Padre Manuel Morujão, portavoce dell'episcopato ha sottolineto al riguardo la grande preoccupazione dei presuli portoghesi. Secondo il sacerdote, le nuove norme tagliano del 10% i fondi all’istruzione pubblica e del 30% quelli dell’istruzione non statale. I tagli interessano quasi 100 scuole, con migliaia di alunni e coinvolgono migliaia di genitori, di insegnanti e di impiegati. “I genitori - ha affermato il portavoce dell'Episcopato - hanno il diritto di scegliere dove educare i figli, ed è un dovere dello Stato, promuovere questa libertà”. “L'istruzione privata costa allo Stato meno dell'istruzione statale. I vescovi portoghesi - ha concluso il sacerdote - vogliono che le entità governative aprano il cuore e la mente di fronte alla realtà di dozzine di scuole che devono chiudere, provocando problemi e instabilità sociale”. (M.I.)

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    Germania: la Chiesa sollecita misure in favore delle vittime di abusi negli orfanatrofi

    ◊   Attuare rapidamente i provvedimenti per le vittime di abusi negli orfanotrofi tedeschi negli anni Cinquanta e Sessanta: lo ha chiesto ieri la Conferenza episcopale tedesca tramite il suo segretario padre Hans Langendörfer, in occasione della trasmissione al Bundestag (Parlamento tedesco) del rapporto finale elaborato dalla Tavola rotonda “Heimerziehung”. L’istituzione - riferisce l'agenzia Sir - aveva l’incarico di elaborare proposte a favore delle vittime di abusi verificatisi in passato in orfanotrofi e altre strutture. “Le raccomandazioni contenute nel rapporto finale tengono conto di esigenze fondamentali delle vittime, come la necessità di parlare, il desiderio di riconoscimento, l’offerta di consulenza e sostegno terapeutico, nonché aiuti finanziari a chi ne ha bisogno”, ha detto Langendörfer. “Molte delle vittime attendono da tempo di avere un sostegno. Pertanto, non possono verificarsi ritardi nell’applicazione. Ci auguriamo che il Bundestag approvi le raccomandazioni e faccia il possibile per avviarne l’attuazione in modo rapido ed efficace. Le proposte tengono conto della responsabilità totale per l’educazione negli orfanotrofi di allora, che era distribuita su più soggetti. La Chiesa cattolica e la Caritas si assumono le proprie responsabilità”, ha concluso Langendörfer. (R.P.)

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    Usa: lettera dei vescovi alla Camera dei Rappresentanti sulla riforma sanitaria

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti continueranno a perorare una riforma sanitaria che garantisca la salute e la sanità a tutti, ma che al tempo stesso rispetti alcuni principi morali inderogabili. È quanto affermano i presidenti di tre Commissioni della Conferenza episcopale, in una lettera inviata martedì alla Camera dei Rappresentanti in vista della riapertura del dibattito parlamentare sulla discussa Patient Protection and Affordable Care Act voluta dal Presidente Barack Obama e che la nuova maggioranza repubblicana al Congresso vuole ora abolire. La missiva, firmata dal cardinale Daniel Di Nardo, da mons. Stephen Blaire e da mons. José H. Gòmez, puntualizza nuovamente la posizione più volte espressa dall’episcopato sulla riforma sanitaria. “Piuttosto che schierarci a favore o contro l’abolizione della legge recentemente approvata - si legge nel testo – continueremo ad impegnarci per correggere i seri problemi etici posti dall’attuale legislazione così che la riforma del sistema sanitario possa essere una legge che tuteli veramente la vita di tutti”. Le obiezioni dei vescovi americani al testo approvato nella primavera dell’anno scorso tra molte difficoltà, riguardano – come è noto - l’utilizzo di fondi federali per finanziare l’aborto, la garanzia della libertà di coscienza degli operatori sanitari e la copertura sanitaria degli immigrati. (L.Z.)

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    Il cardinale Sepe negli Usa: ponti di dialogo tra Napoli e New York

    ◊   “New York mi ricorda Napoli in vari suoi aspetti”, così il cardinale Crescenzio Sepe in visita pastorale nella metropoli americana ha unito le due città accomunate dall’aspirazione per il rinnovamento. “Come il capoluogo partenopeo - ha aggiunto il cardinale Sepe - New York è un incrocio di popoli, culture e gente, un luogo che unisce città e culture diverse”. Spiegando una delle ragioni della sua visita, l’arcivescovo partenopeo ha quindi detto che “non dobbiamo limitarci a raccontare Napoli come male, spazzatura e violenza; si è infatti aggiunta una Napoli positiva e io la voglio rappresentare”. Di qui il titolo del suo viaggio “DireNapoli” e il suo slogan “Aprire la porta alla speranza”. Nel suo terzo giorno negli Stati Uniti, Sepe ha incontrato Giulio Terzi, ambasciatore italiano negli Usa, che ha sottolineato l’importanza dedicata al nostro Paese nel 2011 negli Stati Uniti in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Dopo aver visitato le comunità italiane di Queens e Brooklyn, il cardinale ha partecipato ieri a una tavola rotonda sulle migrazioni. Questa sera invece è in calendario un suo incontro alla casa italiana della New York University alla presenza del regista e attore di origine napoletana, John Turturro. Parte della visita pastorale dell’arcivescovo di Napoli è stata dedicata inoltre al dialogo interreligioso. Sepe, ha già incontrato il rabbino Arthur Schneier alla sinagoga di Park Avenue, che il Papa visitò nel 2008, e con lo stesso Schneier parteciperà venerdì ad un dibattito sull’olocausto e su “Napoli e New York: porti di dialogo”, che si terrà alla Scuola d’Italia Guglielmo Marconi. Quindi tornerà in Italia. (Da New York, Elena Molinari)

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    Il cardinale Bagnasco: “La fede si testimonia con la coerenza della vita”

    ◊   L’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha toccato diversi temi durante l’omelia celebrata ieri nella basilica dell'Assunta a Genova, in occasione della festa di S. Sebastiano, patrono dei vigili urbani. Fondamentali i passaggi del cardinale sul tema della fede e del ruolo della famiglia, riferisce l’agenzia Zenit. "Quando una persona ha un nucleo familiare certo e stabile e ricco d'affetti come un focolare, dove riscaldare le proprie fatiche e trovare attenzione, una parola, un gesto, allora il lavoro diventa più facile e più bello”, ha detto il porporato. “Possiamo avere tante soddisfazioni nella vita - ha continuato il cardinale - grandi cose, ma senza la pace dentro, tutto il resto non serve a nulla, o a poco, perché saremo sempre insoddisfatti, inquieti, alla ricerca di altro”. “Il modo primo per annunciare la fede - ha concluso il porporato - è cercare umilmente, con le nostre fragilità e i nostri peccati, ma con decisione, con determinazione e sincerità di cuore di essere coerenti con la nostra fede”. (M.I.)

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    Comitato caritativo della Cei in visita in Terra Santa per sostenere la presenza cristiana

    ◊   “Sostenere la presenza cristiana in Terra Santa”. Questo l’obiettivo – riferisce l'agenzia Sir - assunto dal Comitato Cei per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, che in Terra Santa sta portando avanti una serie di progetti. E proprio per verificare l’evoluzione di alcuni di questi che dal 1 al 7 gennaio si è recato in Terra Santa il rappresentante del Comitato, Daniele Cancilla. “La situazione del Paese – dichiara Cancilla - non è semplice e tutto ciò rende l’attività pastorale e di sviluppo sociale molto difficili. Il patriarca latino mons. Fouad Twal ha esposto la situazione non facile che i cristiani, e non solo, stanno vivendo: l’obiettivo primario rimane quello di sostenere la presenza cristiana in questi Paesi”. Tra i progetti che si stanno realizzando, anche con il contributo del Comitato, i più impegnativi sono la costruzione di case a Gerusalemme, Betlemme e Nazareth da parte del Patriarcato e della Custodia. Cancilla ha visitato, tra gli altri, anche il vigneto e la cantina gestiti dai salesiani a Cremisan dove, tra le difficoltà causate dal muro, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo sta sostenendo la produzione e la commercializzazione del vino; la scuola elementare al monte degli Ulivi a Gerusalemme, delle Suore Comboniane e condizionata dal muro che impedisce l’accesso agli alunni e la Scuola elementare e professionale gestite a Betlemme dalla Fondazione Giovanni Paolo II”. (R.G.)

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    Messa in suffragio del Patriarca emerito armeno cattolico Giovanni Pietro XVIII Kasparian

    ◊   Sara celebrata, oggi pomeriggio alle 17.30, nella Chiesa Armena di San Nicola da Tolentino a Roma, una Santa Messa in suffragio di Sua Beatitudine Giovanni Pietro XVIII Kasparian, Patriarca emerito della Chiesa armeno cattolica, morto il 16 gennaio scorso in Libano. A presidere il rito sarà Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, Patriarca degli armeni cattolici di Cilicia. Presente anche il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Leonardo Sandri. Laureato in Filosofia e Teologia, presso l’Università Gregoriana, il Patriarca Kasparian fu ordinato sacerdote nel 1952. Dopo aver ricoperto l’incarico di vice rettore in diversi Seminari, dal 1957 al 1973 fu parroco della cattedrale armeno cattolica del Cairo. Nel 1982 fu eletto a Patriarca degli armeni cattolici di Cilicia. Nel 1999, dopo aver rassegnato le dimissioni da Patriarca, si ritirò nel convento di Bzommar dedicandosi alla vita contemplativa e di studio. I suoi funerali si svolgeranno in Libano sabato prossimo presso la Chiesa Patriarcale San Gregorio Illuminatore-Sant’Elia di Beirut, mentre il rito di sepoltura si terrà presso il Convento di Bzommar, dove giacerà insieme ai suoi predecessori nella Chiesa dell’Assunta dell’Istituto Patriarcale. (M.I.)

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    Nasce Caritas Korea International, prima agenzia umanitaria internazionale della Chiesa coreana

    ◊   La Chiesa sud-coreana ha la sua prima agenzia umanitaria internazionale. Si tratta – riferisce l’agenzia Ucan - della Caritas Korea International, ramo internazionale della Caritas Korea, ed è stata lanciata il 18 gennaio. Obiettivo della nuova agenzia - ha detto alla conferenza stampa il presidente della Caritas Corea, mons. Francis Xavier Ahn Myoung–ok - è di promuovere un maggiore contributo della Chiesa sud-coreana agli aiuti ai poveri nel mondo. Esso è limitato attualmente alle donazioni raccolte nella Domenica della Caritas, celebrata ogni anno nel Paese alla fine di gennaio. “Abbiamo bisogno di più soldi”, ha detto mons. Ahn, assicurando che Caritas Korea International lavorerà “con assoluta trasparenza e alla luce del sole per evitare equivoci nella gestione finanziaria dei fondi ed essere riconosciuta dai governi stranieri”. Un’attenzione privilegiata sarà rivolta agli aiuti ai poveri nella Corea del del Nord, la cui gestione è stata affidata al missionario di Maryknoll padre Gerard Hammond. Il religioso americano ha già visitato diverse volte la Corea del Nord per portare medicine e aiuti contro la tubercolosi. (L.Z.)

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    Cina: l'impegno della comunità cattolica per i più bisognosi in vista del capodanno

    ◊   Come tutti gli anni, in vista del capodanno cinese la comunità cattolica continentale ha intensificato le sue opere di carità soprattutto verso gli anziani soli, gli ammalati, gli orfani, i giovani e i lavoratori immigrati, che hanno sempre la massima attenzione pastorale della Chiesa come tutte le fasce più deboli della società. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides sono numerose le iniziative locali. Il gruppo missionario della cattedrale della diocesi di Wen Zhou, nelle provincia di Zhe Jiang, ha già portato la testimonianza dell’amore di Dio a 15 famiglie disagiate ed all’orfanotrofio, cui ha consegnato aiuti concreti, e la missione continua. Come tutti gli anni, questo gruppo che porta vari tipi di generi alimentari e una somma di denaro, ha visitato tra le altre, una famiglia di sordo-muti con una figlia disabile mentale, un figlio colpito da tumore maligno; una vedova che grazie ai cattolici ha potuto tenere il bambino che oggi ha due anni. Come dicono le famiglie visitate “siamo sfortunati e poveri, ma la grazia di Dio, attraverso questi laici attivi, ci ha fatto sentire figli di Dio come tutti gli altri”. Due viceparroci e due sacerdoti che prestano servizio pastorale nella cattedrale della diocesi di TaiYuan, insieme a 16 ministri straordinari della Comunione, hanno compiuto la visita pastorale e caritativa alle famiglie in difficoltа. Divisi in quattro gruppi, hanno portato la Comunione a 169 famiglie di ammalati e anziani ottantenni. Dal 1994 la Cattedrale porta i sacramenti alle persone anziane e inferme, e la Comunione agli ammalati ogni primo venerdì del mese. In prossimità delle feste, si intensifica ancora di più la cura spirituale e materiale degli anziani e dei malati. La diocesi di Fen Yang, quella di Shi Jia Zhuang e tante altre, si sono prese cura dei giovani, soprattutto dei lavoratori immigrati che non possano tornare a casa per festeggiare insieme ai loro cari questa festa di famiglia. Oltre ad un incontro di fraternità, la comunità cattolica celebra per loro l’Eucaristia e l’Adorazione, organizza un seminario per condividere le loro esperienze di vita e di fede, e per conoscere le difficoltà, ascoltando le loro esigenze e cercando di venire loro incontro. (R.P.)

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    Il Talmud per la prima volta verrà tradotto in italiano

    ◊   Il Talmud per la prima volta verrà tradotto anche in italiano. È quanto prevede un protocollo d’intesa che domani verrà sottoscritto a Palazzo Chigi tra il Governo e l’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). Il progetto - riferisce L'Osservatore Romano - consiste nella traduzione dall’aramaico in italiano dell'antico testo, la più importante opera della cultura ebraica e uno dei pilastri dell’ebraismo. Il lavoro si svolgerà nell'arco di cinque anni e verrà svolto in collaborazione tra le comunità ebraiche, il Collegio rabbinico italiano ed il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Il protocollo verrà firmato da Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, Luciano Maiani, presidente del Cnr, Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei, Riccardo Di Segni, direttore del Collegio rabbinico italiano. (R.P.)

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    Seminario dell’Istituto Toniolo sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace

    ◊   Come è ormai tradizione, anche quest’anno l’Istituto di Diritto internazionale per la Pace “Giuseppe Toniolo” dedica il suo Seminario di inizio anno al Messaggio pontificio per la Giornata mondiale della Pace, che per il 2011 pone l’accento sul tema “Libertà religiosa, via della pace”. Il Seminario si terrà domani pomeriggio a Roma presso la Domus Mariae, in via Aurelia 481. L’appuntamento di quest’anno assume ulteriore valenza e significato in quanto l’Istituto, festeggia con gratitudine la firma di papa Benedetto XVI al decreto con cui si riconosce il miracolo attribuito a Giuseppe Toniolo che porta così alla sua beatificazione. La stessa opera del Toniolo ben anticipa quanto Benedetto XVI sottolinea nell’affermare che la libertà religiosa - e con essa gli altri diritti umani - non dipende da un “riconoscimento” o da una “concessione” dello Stato, in quanto ad esso preesiste, fondandosi sulla naturale dignità della persona. Essa è “via della pace” in quanto il riconoscimento dell’insopprimibile diritto dell’uomo di cercare, o negare, Dio e di adeguare il proprio comportamento alla verità e al bene dà alla comunità il fondamento etico per la ricerca di uno sviluppo positivo e integrale, rispettoso, cioè, dell’uomo. La libertà religiosa, afferma il Papa è “un bene essenziale: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell’insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell’osservanza dei riti. Non dovrebbe incontrare ostacoli se volesse, eventualmente, aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. Perché, continua il Papa, “Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale”. Di questo discuteranno il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontifico Consiglio della Giustizia e della Pace; Francesco Viola, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Palermo, Giovanni Conso, presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto “Giuseppe Toniolo”; Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. Coordinerà i lavori Francesco Campagna, direttore dell’Istituto “Giuseppe Toniolo”. (R.P.)

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    150 anni dell’Unità d’Italia: presentato a Roma il calendario delle iniziative

    ◊   Manifestazioni ed iniziative per ricordare il valore dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il programma delle celebrazioni, voluto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato presentato questa mattina a Roma. L’obiettivo è stato privilegiare quegli eventi che hanno in qualche modo un carattere permanente e che mirano all’orientamento dei giovani o che vogliono riqualificare il patrimonio artistico e culturale. Oltre 400 siti che ricordano le guerre di liberazione e il Risorgimento saranno restaurati entro il 17 marzo di quest’anno, tra questi lo Scoglio di Quarto dei Mille di Genova, il Parco della Memoria del Gianicolo a Roma, la Torre Vittorio Emanuele II a San Martino della Battaglia in provincia di Brescia. E poi mostre, manifestazioni, incontri di studio. Il 16 marzo vi sarà la Grande Notte Tricolore, che coinvolgerà tutto il Paese. Il 17, invece, momenti istituzionali nella capitale, mentre il 18 e il 19 marzo, il presidente Napolitano sarà a Torino per avviare i festeggiamenti. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    Roma: collaborazione scientifico-sanitaria Ospedale Bambino Gesù-Cina

    ◊   L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha accolto, oggi, una delegazione di manager ed esperti della sanità cinese provenienti da Shanghai. L’incontro con il Presidente dell’Ospedale, Giuseppe Profiti, ha gettato le basi per avviare una serie di collaborazioni scientifico-sanitarie a partire dall’area di Shanghai. L’eccellenza nei campi della cardiochirurgia, dei trapianti, dell’oncoematologia e della genetica, che confermano l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù come punto di riferimento internazionale nella ricerca e nell’assistenza sanitaria per i bambini e i ragazzi, ha infatti destato particolare interesse anche nella comunità scientifica asiatica, come pure il primo intervento al mondo di impianto di cuore artificiale permanente in un ragazzo di 15 anni, realizzato il 30 settembre 2010 al Bambino Gesù. L’incontro si è chiuso con la piena e costruttiva disponibilità ad avviare innovativi percorsi di collaborazione grazie al supporto delle expertise dei medici e dei ricercatori del Bambino Gesù. (T.C.)

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    Francesco Zanotti, nuovo presidente della Federazione italiana settimanali cattolici

    ◊   E' un laico, Francesco Zanotti, il nuovo presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). Zanotti, direttore del “Corriere Cesenate”, periodico diocesano di Cesena, è stato eletto stamane dal Consiglio nazionale dell'associazione, riunito a Roma. Vice-presidente della Fisc è stato nominato il religioso paolino don Antonio Rizzolo, direttore della Gazzetta d'Alba. Gli incarichi avranno durata triennale. La Fisc, fondata nel 1966, riunisce oggi 187 settimanali diocesani, presenti in 150 diocesi, con una distribuzione di copie settimanali intorno al milione. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq. Attentato contro i pellegrini sciiti: almeno 50 le vittime

    ◊   Nuova ondata di violenze in Iraq. Almeno 50 pellegrini sciiti sono morti nell’esplosione di due autobomba nei pressi della città santa sciita di Kerbala, a 110 chilometri a sud-ovest di Baghdad. Le vittime sono in gran parte donne e bambini. Kerbala è in questi giorni affollata di pellegrini sciiti che celebrano l'Arbain, ovvero il pellegrinaggio annuale ai luoghi santi della città in occasione del 40.mo giorno dopo l'Ashura che ricorda il martirio dell'imam Hussein nell'anno 681. Le celebrazioni religiose sciite di questo tipo sono ormai un obiettivo fisso del terrorismo, in particolare a Kerbala: anche l'anno scorso, in occasione dell'Arbain, un duplice attentato aveva causato la morte di una quarantina di persone e il ferimento di oltre 150 altre. Sempre oggi, un attentatore suicida a bordo di un'autobomba si è fatto esplodere davanti al quartier generale della polizia della città di Baquba, causando la morte di tre persone - fra cui una giornalista e due poliziotti - e il ferimento di altre 30.

    Tunisia: nuove manifestazioni di protesta
    Ancora tensioni in Tunisia, dove tutti i ministri del Raggruppamento costituzionale democratico, il partito dell'ex presidente Ben Ali, hanno rimesso i loro incarichi nel partito, del quale oggi è stato inoltre disciolto il Comitato centrale. Intanto, il governo transitorio si riunisce per la prima volta oggi, mentre nel Paese proseguono le manifestazioni di piazza e gli attacchi contro le proprietà del presidente, fuggito in Arabia Saudita. Stamani, una marcia di protesta, a Tunisi, ha raggiunto il quartier generale del partito del deposto presidente. Per cercare di tenere a bada la folla sono stati sparati colpi d'arma da fuoco d'avvertimento.

    Italia
    La politica italiana continua ad essere incentrata sul caso Ruby, l'inchiesta che vede indagato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. L'opposizione chiede le dimissioni del premier. Il quale, da parte sua, in un videomessaggio torna all'attacco della Procura di Milano. Intanto, i Comuni bocciano il federalismo con la Lega che minaccia il voto se non passa la riforma. Il servizio di Marco Guerra:

    “Una procedura irrituale e violenta indegna di uno Stato di diritto che non può rimanere senza un’adeguata punizione”. È la dura accusa del premier Berlusconi ai pm milanesi che indagano sul caso Ruby. Nel videomessaggio inviato ieri sera ai Promotori della Libertà, il presidente del Consiglio parla di magistrati che, dice, tentano di sovvertire il voto. Segue poi una puntigliosa memoria difensiva, dove Berlusconi dichiara di aver “finalmente letto le 389 pagine” di quella che definisce “l'ultima persecuzione giudiziaria” ai suoi danni. Berlusconi afferma che vorrebbe andare subito dal giudice per difendersi da accuse ma – aggiunge – “non posso presentarmi da giudici che non hanno competenza né funzionale né territoriale” e che “vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica”. Al discorso televisivo del premier è seguita una ondata di polemiche tra maggioranza, opposizione e magistratura. Di attacchi "inaccettabili" parlano esponenti del Consiglio superiore della Magistratura e dell’Associazione nazionale magistrati. Dimissioni ma niente voto è la richiesta comune del Pd e Terzo polo, con quest’ultimo che apre su una rosa di nomi dell’attuale esecutivo per portare a termine la legislatura. Tuttavia, Berlusconi ribadisce volontà di andare avanti per fare le riforme, fra cui quella della giustizia. Quanto alla richiesta di autorizzazione a procedere, la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha deciso di rinviare al 25 gennaio l'esame degli atti con i quali si chiede di poter perquisire gli uffici del contabile del premier. Alla Camera, intanto, nasce “Iniziativa responsabile”, il gruppo composto da 22 deputati fuoriusciti da diverse sigle politiche, che si autodefinisce “un valore aggiunto per la maggioranza”. Infine, i Comuni bocciano il testo della riforma sul federalismo. La Lega fa sapere che se la riforma non passa si andrà al voto.

    Afghanistan: arrivo in Italia della salma del militare ucciso
    È arrivata questa mattina in Italia la salma di Luca Sanna, il militare italiano caduto in Afghanistan. Nel pomeriggio di oggi, dalle 16 alle 19 sarà aperta al Celio la camera ardente e domani alle 10 si svolgeranno i funerali nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Intanto, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, riferendo in parlamento sull’agguato avvenuto nella base di Bala Murghab, ha chiarito che è stato opera di un infiltrato arruolatosi nelle forze armate afghane. Il governo italiano ha dunque confermato il proseguimento della missione del contingente in Afghanistan, nonostante le proteste di una parte dell’opposizione.

    Coree
    La Corea del Sud ha accettato la proposta avanzata dal Nord di avviare colloqui di natura militare di “alto livello”. Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap. Il governo di Seul ha reso noto di aver accettato la proposta di Pyongyang di avviare colloqui militari di alto rango, proponendo anche un dialogo preliminare di preparazione, sempre di tipo militare. La Sud Corea, secondo il Ministero dell'unificazione, ha deciso di proporre negoziati intercoreani tra funzionari governativi “di alto livello” per trattare la questione della denuclearizzazione della penisola.

    Costa d’Avorio
    Il mediatore dell’Unione Africana nella crisi in Costa d’Avorio, il primo ministro del Kenya, Odinga, dopo il fallimento della sua missione, ha minacciato nuove sanzioni economiche nei confronti del capo di stato uscente Gbagbo se non lascerà il potere. Il rivale Ouattara, riconosciuto presidente dalla comunità internazionale, parla di un intervento militare già pianificato per cacciare dal potere il capo di Stato uscente, mentre il consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso l’invio di altri duemila uomini nel Paese.

    Haiti
    L'ex presidente haitiano, Jean Bertrand Aristide, si è detto pronto a rientrare nel suo Paese “in qualsiasi momento” ed ha auspicato - chiedendo alle autorità sudafricane e a quelle di Port-au-Prince di attivarsi in questo senso - che questo possa avvenire “nei prossimi giorni”. Domenica scorsa, era rientrato a Haiti, dopo un esilio di 25 anni in Francia, anche l'ex dittatore Jean-Claude "Baby Doc" Duvalier, arrestato poco dopo il suo arrivo a Port-au-Prince e rilasciato al termine di un lungo interrogatorio. Duvalier ha fatto sapere che non intende interferire nel sofferto processo elettorale in corso nel Paese. In questo modo, ha smentito un suo portavoce che invece aveva parlato di una sua possibile candidatura in vista di nuove presidenziali. Intanto, l'epidemia di colera continua a rallentare, con otto decessi al giorno registrati la settimana scorsa, ma il numero delle vittime si sta avvicinando alla soglia di quattromila. L’ultimo bilancio diffuso dal Ministero della salute e relativo al 16 gennaio indica 3.889 morti.

    Wikileaks
    La polizia svizzera ha fermato l'ex banchiere, Rudolf Elmer, che lunedì scorso aveva consegnato al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, i dati di duemila potenziali evasori, titolari di conti correnti nel paese elvetico, tra cui 40 politici. L'accusa nei suoi confronti è di aver violato la segretezza del sistema bancario.

    Bce economia
    La Banca centrale europea (Bce) nel suo bollettino mensile mette l’accento sulle “tensioni” sui debiti sovrani che hanno riguardato non solo Grecia, Irlanda e Portogallo, ma anche Spagna, Italia e Belgio. La Bce ha rilevato, inoltre, una “positiva dinamica di fondo”, ma anche il permanere di “elevata incertezza” in area euro e di rischi legati ai “mercati finanziari” e ai rincari del settore dell’energia, mentre le esportazioni dovrebbero beneficiare del recupero dell’economia mondiale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 20

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.