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Sommario del 19/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa: unità dei cristiani nella fede e nella condivisione dei beni, nessun cristiano deve essere povero
  • Benedetto XVI ai genitori che hanno perso figli: la sofferenza si trasformi in speranza con l'aiuto di Maria
  • Il Papa nomina il cardinale Nicora presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria
  • Altre nomine
  • Il cardinale Tarcisio Bertone ai futuri nunzi: rinunciate ai progetti personali e seguite Cristo
  • La Beatificazione di Toniolo, modello di coerenza per i laici cattolici impegnati nella società
  • Documento finale del Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq e Afghanistan: non si ferma la catena di attentati e violenze
  • Rapporto sulle armi: record di esportazioni dall'Unione Europea
  • I grandi discorsi di Benedetto XVI al centro di tre incontri al Vicariato di Roma
  • Chiesa e Società

  • Iraq. La Chiesa assira: cristiani attaccati e spinti a lasciare il Paese, la condanna non basta
  • I vescovi Usa illustrano al Congresso le priorità dell’episcopato nella nuova legislatura
  • Usa: i vescovi lodano l'allentamento delle restrizioni a Cuba deciso dal presidente Obama
  • New York: il cardinale Sepe in visita all'Onu: “spetta a noi umanizzare la globalizzazione”
  • India: i familiari del pastore cristiano morto in Orissa contestano le indagini della Polizia
  • Russia: la Chiesa ortodossa chiede al governo di sostenere la famiglia e contrastare l’aborto
  • Ucraina: appello al presidente Yanukovic per assicurare uguaglianza alle comunità religiose
  • Alluvioni in Brasile: raccolta fondi e aiuti dall'estero della Caritas
  • Venezuela: simposio di Missionologia sulla secolarizzazione come sfida alla missione
  • Cina: l'evangelizzazione, priorità assoluta delle comunità cattoliche
  • Vietnam: il pellegrinaggio delle reliquie di don Bosco risveglia la fede dei giovani
  • Sud Corea: un Glossario per far conoscere la fede cattolica agli operatori dei mass media
  • Sud Sudan: un voto libero ma l'Onu esprime ancora timori
  • Senegal: al via un seminario per ridare speranza all'Africa
  • Camerun: i vescovi disapprovano la donazione dell'Ue ad associazioni omosessuali del Paese
  • Budapest: le Chiese europee incontrano la nuova presidenza dell’Unione Europea
  • Rapporto Onu: forte ripresa economica del turismo globale nel 2011
  • Francia: musulmani di diverse tendenze denunciano chi uccide in nome dell'islam
  • Olanda: iniziativa della Radiotelevisione cattolica Rkk sul Beato Titus Brandsma
  • Ancona: si aprono domani le manifestazioni italiane dell' "Anno Kolbiano"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tunisia: più di 100 morti in 5 settimane di scontri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa: unità dei cristiani nella fede e nella condivisione dei beni, nessun cristiano deve essere povero

    ◊   Pur “segnata da difficoltà e incertezze”, la storia del movimento ecumenico “è anche una storia di fraternità”. E’ una delle affermazioni che hanno caratterizzato questa mattina l’udienza generale di Benedetto XVI in Aula Paolo VI, dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, aperta ieri. Parlando della condivisione dei beni, il Papa ha auspicato che nessun cristiano sia povero nella Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Uniti nell’ascolto degli Apostoli, nella condivisione dei beni, nello spezzare il Pane eucaristico e nella preghiera. I “quattro pilastri” della prima comunità cristiana, quella indivisa, sono anche i pilastri del cammino ecumenico. La catechesi di Benedetto XVI è partita sostanzialmente da questo assunto. E’ sulla strada delle origini, tracciata dai loro progenitori nella fede, che i cristiani devono porre, ha affermato il Papa, “l’unico solido fondamento sul quale progredire nella costruzione dell’unità visibile della Chiesa”. E duemila anni fa, se i cristiani erano visibilmente uniti era proprio grazie alle “quattro caratteristiche” che li distinguevano da tutti gli altri, scelte come titolo-guida della Settimana 2011 e sulle quali il Pontefice si è soffermato una ad una. Per prima cosa, ha ribadito, è necessario partire dall’ascolto del Vangelo, con quella fede con cui allora si ascoltavano i dodici compagni di Cristo:

    “Ancora oggi, la comunità dei credenti riconosce nel riferimento all’insegnamento degli Apostoli la norma della propria fede: ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci dagli Apostoli. Fermezza nella fede è il fondamento della nostra comunione, è il fondamento dell’unità cristiana”.

    Secondo punto, la comunione fraterna. Condividere le proprie sostanze, ha riconosciuto Benedetto XVI, ha assunto nella storia della Chiesa “modalità sempre nuove di espressione”. Una di queste, peculiare, è quella dei rapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni:

    “La storia del movimento ecumenico è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada”.

    Ma la condivisione dei beni riveste anche un evidente aspetto di giustizia sociale, come il Papa non ha mancato di rilevare subito dopo esprimendo una precisa speranza che è anche un segno della capacità dei cristiani di oggi di sentirsi fra loro una famiglia:

    “Nessuno nella comunità cristiana deve avere fame, deve essere povero: questo è un obbligo fondamentale. La comunione con Dio, realizzata come comunione fraterna, si esprime, in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia”.

    Il terzo di quegli aspetti che, come ha asserito con fermezza il Pontefice, “non sono un modello del passato”, ma “devono sempre costituire la vita della Chiesa”, riguarda la “frazione del pane”, ovvero la celebrazione dell’Eucaristia:

    “Durante questa settimana di preghiera per l’unità è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato. Tale dolorosa esperienza, che conferisce anche una dimensione penitenziale alla nostra preghiera, deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice”.

    Parlando infine della quarta peculiarità dei cristiani, la preghiera, Benedetto XVI ha parlato di quella per eccellenza, il “Padre Nostro”, che esprime – ha osservato – il “noi” della comunità cristiana unita nel suo insieme:

    “È provvidenziale il fatto che, nel cammino per costruire l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta, che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano (…) Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la ‘costruiamo’ noi, ma la 'costruisce' Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo d’amore che è lo Spirito Santo e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa è sua e non nostra”.

    In apertura di catechesi, il Papa aveva ricordato come agli inizi della storia cristiana lo Spirito Santo aveva fatto di “persone di diversa lingua a cultura” un “unico corpo” con l’obiettivo di “essere luogo di unità e di amore”. Da queste premesse, ha concluso Benedetto XVI, discende la “comune responsabilità” che i cristiani hanno oggi “verso il mondo”:

    “Dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento. E’ importante, allora, crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani”.

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    Benedetto XVI ai genitori che hanno perso figli: la sofferenza si trasformi in speranza con l'aiuto di Maria

    ◊   Al termine dell’udienza generale il Papa ha salutato i membri dell’Associazione “Figli in paradiso: ali tra cielo e terra”, che riunisce i genitori colpiti dalla morte, spesso tragica, dei figli. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il saluto del Papa all’Associazione è affettuoso, forte l’invito ai genitori:

    “Non lasciatevi vincere dalla disperazione o dall’abbattimento, ma trasformate la vostra sofferenza in speranza, come Maria ai piedi della Croce”.

    Calda la raccomandazione ai giovani:

    “Nell’esuberanza dei vostri anni giovanili, non mancate di calcolare i rischi e agite in ogni momento con prudenza e senso di responsabilità, specialmente quando siete alla guida di un autoveicolo, a tutela della vostra vita e di quella altrui”.

    Il Papa incoraggia i sacerdoti che accompagnano spiritualmente le famiglie colpite dalla perdita di figli a proseguire generosamente in questo importante servizio. Quindi, assicura una speciale preghiera di suffragio per tutti i giovani che hanno perso la vita:

    “Sentite accanto a voi la loro spirituale presenza: essi, come voi dite, sono ‘ali tra cielo e terra’”.

    L’Associazione “Figli in Paradiso” è stata fondata dal padre francescano Angelo De Padova, a partire da una dolorosa esperienza personale: la morte improvvisa del fratello. Ascoltiamo padre Angelo al microfono di Rosario Tronnolone:

    R. – Vedendo i miei genitori distruggersi, dividersi, non reagire più mi sono detto: “Qualcosa bisogna fare!”. E così, pian piano ho iniziato a celebrare la Messa per due giovani ragazze morte in un incidente, nel 2004. Vedevo le mamme distrutte e dissi: preghiamo insieme ogni mese per queste vostre figlie. Pian piano ho visto la chiesa riempirsi di altre mamme che cercavano un punto di riferimento nella fede, nella preghiera. E così, in sei anni abbiamo creato 20 gruppi in 20 Paesi in cui i parroci sono impegnati a celebrare la Messa per i ragazzi, e molti gruppi fanno anche il cammino di mutuo-aiuto per l’elaborazione del lutto. Oltre alla fede c’è bisogno anche di un luogo, dove esprimere i sentimenti, le emozioni … Alle persone in lutto a volte si dice: “non ti preoccupare, vai avanti, fatti coraggio, hai altri figli, so come ti senti”. Ma le mamme soffrono a sentire queste frasi, perché non sono vere, sono frasi di circostanza, sono frasi fatte. E allora abbiamo creato questi gruppi dove le mamme si sentono accolte e non giudicate da nessuno. Non più “poveretta, poverina”, ma in uno stesso luogo, lo stesso dolore trasformarlo poi in amore.

    D. – Come si trasforma questo dolore in qualcosa di positivo?

    R. - Attraverso opere di carità, attraverso progetti di missioni all’estero, costruzioni di scuole materne in Africa, adozioni a distanza oppure volontariato nella Caritas, nel catechismo … Occorre investire il dolore in qualcosa di positivo, e questo grande dolore – prima o poi – avrà il suo frutto. Io sono anche cappellano in un ospedale. Quando c’è un intervento chirurgico, c’è sempre il drenaggio per fare uscire tutto quello che c’è di “brutto” dentro; se non c’è il drenaggio, arriva l’infezione. Così è anche per il dolore: se non si fa uscire, il dolore, ci si ammala nella mente, nel corpo, nella psiche. Si ammala tutta la famiglia, perché poi il papà e la mamma si chiudono, gli altri fratelli dicono: “non ho perso soltanto un fratello, ho perso anche una mamma e un papà, non mi pensano più, non mi parlano più, non cucinano più” … e così si ammala la famiglia e si ammala la società, pian piano, perché la famiglia è la cellula fondamentale della società. Quindi, con la preghiera e con i gruppi di mutuo aiuto cerchiamo di sanare questa grave ferita. Da una ferita può sempre nascere qualcosa di positivo. Nelle strutture vecchie, antiche, dalle crepe nei muri esce sempre un filo d’erba: così anche nella morte di un figlio dobbiamo trovare il positivo. E’ difficile, ma è possibile: attraverso Gesù e attraverso un cammino di comunione tra di noi. (gf)

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    Il Papa nomina il cardinale Nicora presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria

    ◊   Il Papa ha nominato presidente dell’Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria, il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, e membri del Consiglio direttivo il prof. Claudio Bianchi, il prof. Avv. Marcello Condemi, il prof. Giuseppe Dalla Torre e il dott. Cesare Testa. L’Autorità di Informazione Finanziaria è stata costituita con la Lettera apostolica del Papa, in forma di Motu Proprio, del 30 dicembre scorso, con cui veniva emanata la nuova Legge vaticana contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo. E’ un organismo autonomo ed indipendente con incisivi compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo nei confronti di ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente ed organismo dello Stato della Città del Vaticano, dei dicasteri della Curia Romana e di tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede. L’Aif sarà chiamata a vigilare sul rispetto dei nuovi provvedimenti dal prossimo primo aprile, data di entrata in vigore della Legge. La nuova normativa – affermava un comunicato della Segreteria di Stato pubblicato insieme con il Motu Proprio – si iscrive nell’impegno della Sede Apostolica per l’edificazione di una convivenza civile e giusta ed onesta. In nessun modo – concludeva la nota - si possono trascurare o attenuare i grandi principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità.

    Il cardinale Attilio Nicora, dopo aver partecipato ai lavori preparatori all'accordo di modifica del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica, per vari anni è stato vescovo della grande ed articolata diocesi di Verona. In seguito, per conto della Conferenza episcopale italiana, ha seguito le problematiche di carattere giuridico ed è stato vice-presidente della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europa. Dal 2002 è presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e membro di vari dicasteri della Santa Sede.

    Il prof. Claudio Bianchi, già ordinario di Ragioneria nell’Università La Sapienza di Roma, è stato membro di Collegi dei revisori di vari enti collegati con la Santa Sede. E’ autore di pubblicazioni in materia aziendale.

    L’avv. Marcello Condemi è professore associato di Diritto dell’Economia nell’Università G. Marconi di Roma, dove insegna diritto bancario. E’ esperto ed autore di numerose pubblicazioni in materia di diritto bancario e finanziario e di antiriciclaggio. Già magistrato ordinario e avvocato cassazionista nella Banca d’Italia, è stato per molti anni componente della Delegazione italiana presso il Gafi e del Comitato Antiriciclaggio ex lege n. 197 del 1991, costituito in seno al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ricopre cariche di rilevo in campo creditizio e finanziario.

    Il prof. Giuseppe Dalla Torre è magnifico rettore della Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta), presso la quale ha insegnato diritto pubblico ed ora diritto ecclesiastico e diritto Canonico. Tiene corsi su rapporti tra Chiesa e comunità politica in diverse università pontificie. È autore di varie pubblicazioni. Ha partecipato, come segretario della delegazione governativa italiana, ai lavori della Commissione paritetica per la revisione del Concordato fra Italia e Santa Sede (1976-1983).

    Il dott. Cesare Testa dal 1985, per vari anni, presidente dell’Istituto Centrale di sostentamento del Clero, contribuendo all’impostazione dell’attuazione del Concordato per quanto concerne il sostentamento del clero e gli enti ecclesiastici. Ha contribuito all’attività di monitoraggio per la verifica dell’andamento del sistema dell’8 per mille.

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    Altre nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo della diocesi di Pécs (Ungheria), presentata da mons. Mihály Mayer in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato amministratore apostolico della medesima circoscrizione mons. András Veres, vescovo di Szombathely.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Belo Horizonte (Brasile) il rev. canonico Luiz Gonzaga Féchio, del clero della diocesi di São Carlos, finora parroco della Parrocchia dei "Santos Anjos" a São Carlos, assegnandogli la sede titolare vescovile di Puzia di Bizacena. Il rev. Canonico Luiz Gonzaga Féchio è nato il 4 dicembre 1965, a Matão, nella diocesi di São Carlos. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 dicembre 1990 e si è incardinato nella diocesi di São Carlos, nella quale ha svolto gli incarichi seguenti: vicario parrocchiale e parroco della Parrocchia "Santo Antônio de Vila Prado" (1991-1992), parroco della Parrocchia "Nossa Senhora das Dores" in Bariri (1993-1998), rettore del Seminario Propedeutico "Nossa Senhora do Patrocínio" in Jaú (1998-2008). Dal 2008 è rettore del Seminario Maggiore "João Paulo II" e parroco della Parrocchia "Santos Anjos" in São Carlos.

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    Il cardinale Tarcisio Bertone ai futuri nunzi: rinunciate ai progetti personali e seguite Cristo

    ◊   “Anche il vostro lavoro di ufficio, compiuto con umiltà e discrezione, potrà contribuire all’impegno della Santa Sede per un mondo più giusto e fraterno nel nome di Cristo”. E’ quanto ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nell’omelia dei Vespri celebrati ieri pomeriggio nell’occasione della Festa di Sant’Antonio Abate, patrono della Pontificia accademia ecclesiastica, dove si formano i futuri nunzi apostolici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato quanto sia importante avere “nunzi illuminati e lungimiranti, coadiuvati da validi collaboratori, con una profonda e ampia visione di Chiesa, una Chiesa che vive nelle realtà del mondo e che cerca di orientarle verso la ‘pienezza’ che è Cristo stesso”. Il porporato si è poi soffermato su aspetti fondamentali per “un’adeguata formazione durante gli anni di permanenza nell’Accademia”. Tra questi, “l’esigenza di rinunciare a se stessi, ai propri progetti personali, per seguire Cristo” con lo stesso ardore di Sant’Antonio che, sospinto dall’amore per Gesù, “lasciò tutto e si consacrò interamente alla preghiera e alla penitenza”. “Gesù lo diceva chiaramente a quanti si proponevano come suoi discepoli: o si sta con Lui o contro di Lui”. Questa sequela deve consistere in un reale e pieno stare con il Signore, “senza ricercare i propri interessi immediati e senza privilegiare i propri modi di pensare o di vivere”. Il porporato ha esortato quindi i sacerdoti dell’Accademia a “curare in profondità la personale appartenenza interiore a Cristo e alla Chiesa sotto la guida del Santo Padre”. Riferendosi allo specifico servizio nelle rappresentanze pontificie, il cardinale Tarcisio Bertone ha detto che c’è bisogno di “giovani sacerdoti che vivano pienamente le loro giornate nella preghiera, nel lavoro, nella vicinanza concreta alle Chiese locali, con il consiglio e l’affetto, con generoso spirito di abnegazione, specialmente nelle ore difficili e talvolta drammatiche di un Paese e della sua gente”. Una gioia profonda – ha aggiunto il cardinale segretario di Stato - è “quella di essere discepoli di Cristo e servitori del Sommo Pontefice”. E’ la gioia di ‘remare’ insieme a tanti altri fratelli “sulla barca di Pietro, perché essa possa navigare spedita, malgrado i venti contrari e le onde della storia che a volte la investono”.

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    La Beatificazione di Toniolo, modello di coerenza per i laici cattolici impegnati nella società

    ◊   Un limpido testimone cristiano al servizio del bene comune: la Chiesa italiana ha accolto con grande gioia l’annuncio della prossima Beatificazione dell’economista cattolico Giuseppe Toniolo. Figura esemplare di laico impegnato nella vita sociale del Paese, Toniolo è stato l’ideatore di iniziative di grande valore come le Settimane Sociali e la Fuci, la Federazione degli universitari cattolici. Vissuto tra l’ ‘800 e il secolo scorso, Toniolo è senza dubbio uno dei principali ispiratori della Dottrina sociale della Chiesa, che troverà nell’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII la sua pietra miliare. Sull’importanza di questa Beatificazione, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente delle Settimane Sociali dei Cattolici italiani:

    R. – Il messaggio più forte che io vedo è che questo annuncio della Beatificazione arriva dopo una serie di appelli di Benedetto XVI e anche del cardinale Bagnasco e anche della recente Settimana sociale, per promuovere la crescita di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica in Italia. Mi pare che questa sia una bella risposta, davvero il segno che viene dal Signore, per dire che è possibile. E’ stato possibile per Toniolo impegnarsi al servizio del bene comune del Paese in un’epoca in cui c’era il “non expedit” e quindi i cattolici non potevano essere impegnati direttamente in politica. Oggi le situazioni sono cambiate: ci sono altre difficoltà. Ma è davvero la missione dei laici che viene rilanciata e, direi, confermata da queste figure.

    D. - Il bene comune è sempre stato l’obiettivo perseguito da Toniolo nelle sue molteplici iniziative. Un tema sempre attuale …

    R. – E’ un tema sempre attuale perché è un’espressione che nasce dal discorso della carità: il bene comune amplia questa visione della carità, supera la sfera soltanto individuale; il bene comune non è neanche soltanto un servizio ad alcuni settori della società, ma è invece la ricerca del bene di tutti e di ciascuno e quindi in questo senso servire il bene comune è davvero il livello più alto di carità che un cristiano possa vivere.

    D. – Si può essere impegnati in economia o in politica ed essere santi: questo è anche un messaggio forte, della Beatificazione di Toniolo, particolarmente forte oggi?

    R. – Evidentemente, ogni vocazione cristiana – consacrata, laicale – è una vocazione che è strada alla santità. Toniolo, nelle università italiane dell’epoca, è professore di materie quanto mai laiche; direi che è anche una santità che si sposa con la laicità: non soltanto con lo status di laico, ma direi proprio con uno stile di vita sanamente laico e laicale, dove c’è il terreno fertile perché il Vangelo possa dimostrare tutta la sua forza al servizio dell’uomo! (gf)

    Giuseppe Toniolo ebbe delle intuizioni profetiche per l’impegno dei cattolici nella vita sociale, in un contesto peraltro non facile per la Chiesa come quello dei primi anni dopo l’Unità d’Italia. Su tale aspetto dell’azione del futuro Beato, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente delle Settimane Sociali:

    R. – Non a caso, Toniolo è stato ricordato nella scorsa Settimana sociale, quella del 2007, insieme ad Armida Barelli, come uno dei capostipiti del laicato italiano, quello delle Settimane sociali, dell’università cattolica, dell’Azione cattolica, cui poi hanno attinto i Padri conciliari per definire la forma del laico oggi. In un testo degli anni ’50, von Balthasar disse: “Questi laici, questi delle Settimane sociali, dell’università cattolica, hanno svegliato il gigante che dormiva”. E il gigante che dormiva era la Chiesa.

    D. – Economista, sociologo, promotore di iniziative sociali e culturali, padre di famiglia: Toniolo è davvero una figura poliedrica. Quale è stato, secondo lei, tra i tanti, il merito principale del futuro Beato, anche guardando al difficile contesto italiano dei suoi tempi?

    R. – Ne ricorderei due. Il primo è di avere tenuto unita la propria vita. E’ una persona che non si è dedicata solo a impegni ecclesiastici, solo a impegni familiari, solo a impegni scientifici o economici o politici, ma da persona grande e pur tuttavia normale ha costruito una vita ordinata. Il secondo, grande contributo è avere aiutato i cattolici italiani e la Chiesa ad uscire dalla difficile condizione di “non expedit”, non tanto rivendicando astratti diritti o diritti di parte, ma aiutandoli a elaborare una visione su tutta la società italiana e il suo futuro.

    D. – Una delle grandi idee di Toniolo sono le Settimane sociali. Cosa resta oggi, giunti alla 46.ma edizione, di quella intuizione di ormai oltre un secolo fa?

    R. – Avere un pensiero grande sulla città, sull’Italia. Nella “Caritas in veritate”, Benedetto XVI utilizza un’espressione bellissima per dire tutto questo: parla di “via istituzionale della carità”, quella via che ci aiuta a trasformare il vivere sociale in città. Toniolo e le sue Settimane sociali hanno dato senz’altro un grande contributo ad intuire questa via. (bf)

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    Documento finale del Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha pubblicato oggi il testo del Documento finale dell’Ottavo Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti, tenutosi a Roma, dal 12 al 16 dicembre 2010, sul tema “Circhi e Luna Park: ‘cattedrali’ di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato”. Tra gli obiettivi dell’Incontro, era prioritario quello di far meglio conoscere alle Chiese locali la pastorale per i Circensi e i Fieranti, allo scopo di favorire maggiore attenzione nei confronti delle odierne problematiche che riguardano le persone che si dedicano allo spettacolo itinerante. Si è cercato di considerare tale sollecitudine nell’ampio contesto della pastorale ordinaria della Chiesa, con la convinzione che in essa “nessuno è straniero” perché essa “non è straniera a nessun uomo”. A tal fine si è rivelata particolarmente fruttuosa l’analisi della realtà socio-culturale e religiosa del mondo dello spettacolo viaggiante, delle condizioni di vita, dei problemi e delle sfide con cui esso si trova oggi a confronto. I lavori sono stati introdotti da mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio, con un intervento su “La Chiesa al servizio dei Circensi e dei Fieranti”.

    Il Documento finale elenca alcune raccomandazioni: gli ordinari diocesani, i parroci, gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per quanto a ciascuno compete, si sforzino di garantire alle comunità credenti dello spettacolo viaggiante maggiori opportunità di ricevere Gesù Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia, rendendo più facile l’accesso alla celebrazione della Santa Messa e, più in generale, la partecipazione a tutti i sacramenti. Nello stesso tempo, gli Operatori pastorali offrano il loro aiuto ai Fieranti e ai Circensi nell’incontro con la Parola di Dio e nel cammino spirituale, facendo da tramite con le Chiese locali e, a volte, diventando quasi una “parrocchia viaggiante”. Le comunità diocesane e quelle parrocchiali sostengano il lavoro degli operatori pastorali, favorendo una mentalità di apertura e una cultura d’accoglienza nei confronti dei Circensi e dei Fieranti. Le persone del circo e del lunapark siano sensibilizzate e sollecitate a cercare e, possibilmente, a rafforzare l’aggancio con la comunità ecclesiale che vive nel territorio sul quale temporaneamente si stanziano, in una dinamica di mutuo dare e ricevere, usufruendo dei momenti in cui gli impegni lavorativi sono meno pressanti.

    Le Istituzioni pubbliche - esorta il Documento vaticano - in sinergia con le Comunità ecclesiali e gli Organismi sensibili alle esigenze dei Circensi e dei Fieranti, realizzino iniziative per l’educazione scolastica dei viaggianti. Già esistono forme di accompagnamento scolastico e “scuole del circo” in alcuni Paesi, con progetti interessanti, ma si tratta di casi limitati, mentre in molte Nazioni i ragazzi sono in difficoltà. La situazione è migliore dove ci sono maestri o mediatori familiari scolastici, che spesso integrano il loro insegnamento con la parte religiosa. Poiché si fa sempre più incisiva la presenza delle sette e dei nuovi movimenti religiosi alternativi, il Congresso raccomanda che si contrasti il proselitismo religioso mediante il dialogo ecumenico e interreligioso, da una parte, e si rafforzi l’identità cristiana e l’adesione a Gesù Cristo, dall’altra. Soprattutto le comunità ecclesiali si sentano chiamate ad offrire accoglienza e calore umano, anche valorizzando gesti e devozioni popolari amati dalle persone dello spettacolo viaggiante, dando attenzione e sostanza a ciò che già esiste. Considerando che soltanto in alcuni Paesi esistono normative per la regolarizzazione della situazione giuridica dei Circensi e dei Fieranti, gli Stati e i Governi siano incoraggiati a tutelare i diritti delle persone dello Spettacolo viaggiante, al fine di considerarle a tutti gli effetti parte integrante della società. Le Amministrazioni pubbliche e le Autorità locali – conclude il Documento finale - riconoscano il valore socio-culturale dello spettacolo viaggiante e contrastino ogni eventuale forma di marginalità e di pregiudizio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nessun cristiano deve essere povero o soffrire la fame: l'appello del Papa durante l'udienza generale dedicata alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il vertice - alla Casa Bianca - tra i presidenti statunitense e cinese.

    Il successo di "Luce del mondo" rivela molte cose: Silvia Guidi intervista don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana.

    Se l'intervistato è il Papa (da Leone XIII a Benedetto XVI passando per Paolo VI e Giovanni Paolo II): in cultura, l'articolo del direttore nel numero della rivista "Vita e pensiero" in uscita oggi.

    Su liturgia e architettura, un articolo di Paolo Portoghesi dal titolo "Per avere pietre viventi l'estetica non basta".

    La brutta copia dell'Illuminismo: uno stralcio del colloquio tra il cardinale Walter Brandmuller e il regista e giornalista Ingo Langner che apre il libro "Ateismo? No grazie! Credere è ragionevole" (presentato domani a Roma, nella Libreria internazionale Paolo VI).

    Grido d'allarme su "La Croix" per le chiese di Parigi.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq e Afghanistan: non si ferma la catena di attentati e violenze

    ◊   Nuovi attentati in Iraq e in Afghanistan che confermano la loro natura di scenari di guerra ancora estremamente attivi. Stamani due attentati a nord di Baghdad hanno provocato 15 vittime, mentre è salito a 65 morti il bilancio delle vittime di ieri a Tikrit. Stessa situazione in Afghanistan, dove dopo l’assalto alla base italiana di Bala Murghab costato la vita a un militare italiano stamattina una mina ha provocato la morte di 13 civili. E i governi occidentali s’interrogano sempre più di frequente sull’utilità di mantenere i propri contingenti militari in questi Paesi ancora così lontani dalla democrazia. Sulle ragioni di questa mancanza di sicurezza Stefano Leszczynski ha intervistato Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo.

    R. - Io credo che il problema fondamentale stia nel fatto che le forze di coalizione non sono riuscite a guadagnare la fiducia di gran parte della popolazione e quindi vengono ancora percepite come un esercito di occupazione. Chiaramente, questo crea tensioni all’interno della società, che vengono ampiamente sfruttate da chi porta avanti un discorso di radicalizzazione. In più, i nuovi governi che sono stati introdotti da questi Paesi dopo il cosiddetto processo di liberazione, sono in realtà dei governi estremamente corrotti.

    D. – Come mai l’Occidente non ha saputo individuare personaggi validi, che potessero prendere il controllo in maniera salda sia in Iraq sia in Afghanistan?

    R. – Questo non è avvenuto perché sono stati presi individui sicuramente di dubbia moralità e di dubbia etica, che vivevano negli Stati Uniti come Chalabi, per quanto riguarda l’Iraq inizialmente, e Karzai, per quanto riguarda l’Afghanistan – e sono stati messi a capo di questi nuovi governi: le conseguenze le vediamo oggigiorno.

    D. – Conflitti così lunghi, con un così alto numero di vittime, fiaccano le opinioni pubbliche dei Paesi occidentali che iniziano a premere, a pensare sempre più ad un ritiro ...

    R. – Le conseguenze, secondo me, sono disastrose. Penso che un ritiro dall’Afghanistan creerebbe anche dei grossi problemi in Pakistan, dove la situazione, come ben sappiamo, non è assolutamente tranquilla. Il Pakistan potrebbe diventare uno Stato perduto, come è successo in altri Paesi, in conseguenza proprio del ritiro delle truppe nel Paese limitrofo, l’Afghanistan. Nello stesso tempo, però, mantenere le truppe, e cioè continuare con questa strategia, non porta ad una situazione migliore e tanto meno non porta alla democrazia. Quindi, io penso che ci voglia un ripensamento ed un cambiamento radicale di strategia e di politica estera non solo da parte degli Stati Uniti, ma di tutti i Paesi che fanno parte della coalizione, per poter portare la democrazia – quella vera – all’interno di un Paese come l’Afghanistan o l’Iraq. Questo, però, comporta un impegno decennale. (ap)

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    Rapporto sulle armi: record di esportazioni dall'Unione Europea

    ◊   Nel 2009, hanno raggiunto la cifra record di 40,3 miliardi di euro le licenze all’esportazione di materiali bellici dei Paesi dell’Unione Europea. La Francia si conferma il maggior esportatore, seguita dall’Italia che supera la Germania e il Regno Unito. Sono alcuni dei dati riportati nel XII Rapporto sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Anna Rita Cristaino ha intervistato Giorgio Beretta di "Unimondo" e membro della Rete Italiana Disarmo.

    R. - Il rapporto presenta tutta una serie di dati, ma non fa commenti o analisi. Il primo fatto è questo: 40,3 miliardi di autorizzazioni all’esportazione che significano un incremento del 20%; il secondo fatto è che i principali acquirenti di armamenti da parte dell’Unione Europea sono ormai i Paesi del Sud del mondo, cioè tutta quell’area di Paesi dove molto spesso le garanzie democratiche e il livello di libertà, non sono sempre osservati; e il terzo dato importante è che, appunto, c’è un altro raddoppio di esportazione di armamenti, che è soprattutto quello verso le aree più calde del pianeta, le aree di maggior conflittualità - e non è un caso che il primo acquirente di armamenti dell’Unione Europea siano i Paesi del Medio Oriente.

    D. - Sono continuate anche le esportazioni verso Paesi sotto embargo, nonostante ci sia una posizione comune dell’Unione Europea che chiede agli Stati membri di non esportare armi verso Paesi che possono utilizzarle per la repressione interna o per aggressione internazionale …

    R. - E’ un fattore estremamente preoccupante. Alla fine del Rapporto, infatti, è elencata una serie di Paesi tra cui la Cina, l’Iran e la Repubblica Democratica del Congo, il Libano, la Liberia, la Sierra Leone, lo stesso Myanmar - di cui non è riportata la cifra; sono preoccupanti soprattutto le esportazioni verso la Somalia e il Sudan. Questo fatto pone ulteriori interrogativi sulla serietà dei Paesi membri dell’Unione Europea nel rispettare quelle norme che loro stessi si sono dati e hanno accettato. C’è un meccanismo di controllo preventivo, ma non c’è poi un meccanismo di controllo su quanto effettivamente è avvenuto. Questo spetta al Parlamento europeo, ma spetta in modo particolare anche ai singoli Parlamenti nazionali.

    D. - Quindi, che cosa richiede maggiore attenzione, da parte dei singoli Parlamenti o da parte del Parlamento europeo in generale?

    R. - All’interno dell’Unione Europea sono state approvate diverse direttive; una in particolare, che intende facilitare i trasferimenti intra-europei di armamenti. In base a questa direttiva oggi tutti gli Stati membri, ed anche l’Italia, stanno modificando le leggi sulle esportazioni di armamenti. Voler quindi facilitare i trasferimenti intra-europei di armamenti non deve diventare la scusa per diminuire i controlli sulle effettive esportazioni e soprattutto i controlli verso quei Paesi che sono a rischio di gravi violazioni dei diritti democratici. (ma)

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    I grandi discorsi di Benedetto XVI al centro di tre incontri al Vicariato di Roma

    ◊   Un ciclo di tre letture teologiche basate sui grandi discorsi di Benedetto XVI pronunciati a Ratisbona, Parigi e a Londra. E’ l’iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria che partirà domani sera alle 20 nel Palazzo del Vicariato di Roma e proseguirà per i prossimi due giovedì. Al primo appuntamento, sul discorso all’Università di Ratisbona, interverranno mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, Francesco D’Agostino, docente all’Università di Tor Vergata, e Giorgio Israel, docente alla Sapienza. Marina Tomarro ha intervistato il prof. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale Italiana e moderatore del ciclo d'incontri:

    R. – L’idea di fondo non è solamente leggere, ma approfondire il contenuto di questi tre importanti discorsi di Benedetto XVI e farlo in un contesto che tende ad invitare il mondo scientifico, il mondo accademico a prendere sul serio questi discorsi e perciò discuterli con una lettura che parta, ovviamente, da una riflessione teologica. Questo significa anche l’inserimento della cultura teologica nel contesto della cultura universitaria: nel nostro Paese manca questa prospettiva e mi pare molto positivo che si apra questa discussione.

    D. – Possiamo trovare un filo conduttore tra questi tre grandi discorsi?

    R. – Certamente! Le occasioni sono diverse. Il discorso all’Università di Ratisbona è in un contesto pienamente accademico, anzi molto speciale, perché è l’Università nella quale il Papa aveva insegnato come professore di teologia ed è sulla linea dell’approfondimento del rapporto tra fede e ragione; è un’apertura della ragione che non deve essere limitata alla sperimentazione: da un’apertura della ragione ad una concezione più ampia. Quel discorso è davvero la base, forse, di tutto il percorso. Il secondo incontro è dedicato al discorso tenuto a Parigi ed è un rapporto con la cultura. Il terzo, quello tenuto a Londra, è sul rapporto tra l’etica e le autorità civili. Sullo sfondo, complessivamente, c’è questo ridare all’elemento religioso uno spirito di libertà e di ricerca della verità e il posto che ha nella vita dell’uomo e nella vita sociale.

    D. – A chi sono rivolti in particolare questi tre incontri?

    R. – Questi tre incontri sono rivolti anzitutto alle comunità universitarie. Da tempo, a Roma, c’è un lavoro comune, non solamente tra le Università dello Stato e le Università libere, ma anche con le Università ecclesiastiche. Roma è un grande bacino di presenza universitaria, ed è prezioso mettere in contatto tutto questo. L’incontro, tuttavia, è aperto al mondo sociale, al mondo politico istituzionale e tende ad approfondire questi aspetti anche per sviluppare un impegno, non solo nel settore formativo, ma anche nel settore socio-politico ed economico. L’Università del resto non può vivere chiusa in se stessa e allora, anche in questo caso, c’è un’apertura al contesto nel quale ci si muove. (ap)

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    Chiesa e Società



    Iraq. La Chiesa assira: cristiani attaccati e spinti a lasciare il Paese, la condanna non basta

    ◊   “Dire la verità chiaramente: i cristiani vengono regolarmente attaccati e spinti a lasciare l’Iraq”. A chiederlo al mondo occidentale è l’arcidiacono Emanuel Youkhana, coordinatore degli aiuti umanitari per le famiglie cristiane in Iraq della Chiesa assira dell’Est, in un’intervista all’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). L’arcidiacono nega, come afferma il governo iracheno, che “il terrore è diretto non contro i cristiani ma contro tutti. Gli attentati sono chiaramente diretti contro i cristiani. Non è sufficiente condannare ciò che è successo. I cristiani non hanno paura per gli attentati attuali ma temono per l’avvenire e per ciò che ancora potrà arrivare”. Per l’arcidiacono essi temono soprattutto l’islamizzazione in costante aumento nella società come dimostrerebbe il fatto che numerose donne cristiane non osano lasciare le loro case se non con il velo. Recentemente la Facoltà di Musica dell’Università di Bagdad è stata chiusa poiché la musica è incompatibile con la sharia. Nell’intervista padre Youkhana critica anche il fatto che la Costituzione irachena discrimina i cristiani. Dispone, ad esempio, che vi siano sempre dei rappresentati religiosi musulmani tra i giudici della Corte Costituzionale del Paese. “La Costituzione – afferma - deve riconoscere uguale trattamento ai cristiani e non deve renderli cittadini di seconda o terza categoria. Non è più sufficiente limitare le nostre richieste ad una maggiore protezione delle chiese; che cosa ne è infatti delle scuole, delle abitazioni, della vita di tutti i giorni?”. La fuga dei cristiani dall’Iraq è continua: ogni settimana, afferma l’arcidiacono, quattro aerei lasciano Bagdad diretti a Beirut e la maggior parte dei passeggeri sono cristiani. “L’obiettivo della Chiesa è ridare speranza e fiducia alla sua gente. È necessario intervenire soprattutto sui bambini ed i giovani. Essa gioca un ruolo chiave poiché trasmette alla gente un messaggio di speranza e dona sostegno materiale”. Il futuro dei cristiani è dunque nelle loro stesse mani, “il governo non fa nulla, i cristiani sono senza difesa ma non senza speranza. Ma la speranza non si può fondare solo sulle parole. È importante che i media rendano conto della situazione dei cristiani. La Chiesa universale e le opere di beneficenza offrono una solidarietà morale e materiale forte ma la Chiesa non ha i mezzi per fornire tutte le infrastrutture né per provocare cambiamenti politici”. Ed è qui, per padre Youkhana che “i governi devono intervenire”. (R.G.)

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    I vescovi Usa illustrano al Congresso le priorità dell’episcopato nella nuova legislatura

    ◊   In occasione dell’insediamento del nuovo Congresso negli Stati Uniti, il presidente della Conferenza episcopale (USCCB), mons. Timothy Dolan, ha inviato una lettera a tutti i Rappresentanti e Senatori per illustrare “i principi e le priorità” che guideranno gli interventi dell’Episcopato nel corso della nuova legislatura. Interventi non politici, ma - precisa la missiva - dettati dal desiderio di “offrire un contributo costruttivo al dibattito pubblico sui valori e le politiche che disegneranno il futuro della nazione”. Dalla reiterata opposizione al finanziamento pubblico dell’aborto, alla difesa del matrimonio e della famiglia tradizionale, alla riforma sanitaria varata l’anno scorso dall’Amministrazione Obama, alle misure per affrontare la crisi economica, alla questione dell’immigrazione, alla politica estera americana, all’educazione, la lettera affronta i principali temi che saranno al centro dell’agenda politica negli Stati Uniti nei prossimi due anni. La prima priorità della Chiesa americana resta la difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale: i vescovi, si legge nella missiva, “continueranno a lavorare per proteggere la vita dei più vulnerabili e dei membri senza voce della famiglia umana, soprattutto dei bambini non nati, dei disabili o malati terminali”. In questo senso resterà ferma la loro opposizione a qualsiasi misura volta ad estendere la pratica dell’aborto, compresi i finanziamenti pubblici. Legata alla difesa della vita vi è quella del matrimonio tradizionale: i vescovi – afferma il testo – insisteranno nell’opposizione a qualsiasi modifica alla definizione del matrimonio quale unione indissolubile ed esclusiva tra un uomo e una donna, nella convinzione che esso dia “un contributo unico e insostituibile al bene comune della società”. Analogamente, saranno sostenute tutte le misure a tutela della famiglia. La Chiesa – prosegue il testo - continuerà poi la sua battaglia per una sanità di qualità accessibile a tutti, compresi gli immigrati, in cui l’aborto non venga finanziato da fondi pubblici e venga garantita la libertà di coscienza. Un altro tema che preme all’Episcopato è la riforma equa dell’immigrazione per correggere le storture dell’attuale sistema che, si legge nella missiva, “danneggia sia gli immigrati che il Paese.” Un altro tema affrontato dalla lettera è la crisi: di fronte al persistere delle difficoltà economiche negli Stati Uniti con le sue pesanti ripercussioni umane – si legge nel testo - i vescovi americani sosterranno tutte le misure finanziarie e fiscali che ottemperino all’”imperativo morale di tutelare i poveri e i vulnerabili”. Per quanto riguarda la politica estera degli Stati Uniti, la USCCB – afferma in conclusione la missiva - sosterrà gli sforzi di Wahington per una “transizione responsabile” che permetta di porre fine alla guerra in Iraq e Afghanistan e tutti gli interventi in difesa della libertà religiosa e contro la persecuzione dei cristiani nel mondo. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Usa: i vescovi lodano l'allentamento delle restrizioni a Cuba deciso dal presidente Obama

    ◊   I vescovi statunitensi - riferisce l'agenzia Zenit - plaudono la decisione governativa di allentare le restrizioni riguardo il sostegno economico ed i viaggi a Cuba, sotto embargo dal 1962. Secondo l’ordine esecutivo, emesso venerdì scorso dal presidente Obama, sarà possibile ai gruppi religiosi, culturali ed educativi promuovere viaggi a Cuba “per favorire i contatti” con la gente e “sostenere la società civile”. Sarà anche permesso inviare fino a 500 dollari a trimestre a persone non familiari a Cuba “per aiutare ad espandere l'indipendenza economica del popolo cubano e sostenere una società civile cubana più vibrante”. Il vescovo Howard Hubbard di Albany, New York, presidente del Comitato della Conferenza dei vescovi cattolici statunitensi per la pace e la giustizia internazionale, ha emesso una dichiarazione a nome dei presuli lodando i cambiamenti di politica di Obama. “Sono passi - ha dichiarato – modesti ma importanti nel promuovere le nostre speranze per un miglior rapporto tra il nostro popolo e quello cubano, un rapporto che implica grandi promesse per favorire un cambiamento reale e positivo a Cuba. Speriamo e preghiamo”, ha concluso mons. Hubbard, perché siano un'altra tappa “verso il sostegno della gente di Cuba nel raggiungere maggiore libertà, diritti umani e libertà religiosa”. (R.G.)

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    New York: il cardinale Sepe in visita all'Onu: “spetta a noi umanizzare la globalizzazione”

    ◊   Un contributo in più per consolidare “i buoni rapporti tra cristiani e ebrei” è dare voce a Napoli in maniera nuova: “Napoli città solidale, città dell’accoglienza e dell’apertura al dialogo”. Lo ha sottolineato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nell’incontro ieri - riferisce l'agenzia Sir - con il rabbino Arthur Schenier, nella sinagoga di Park East, a New York, portando ad esempio la Commissione ‘Amicizia ebraico-cristiana’ che, “a Napoli, svolge una intensa e proficua attività”. Il cardinale Sepe, in questi giorni in visita negli Stati Uniti, si è recato ieri anche nella sede delle Nazioni Unite per incontrare la Missione d'Italia e la Missione della Santa Sede, accolto dall’ambasciatore italiano Ragaglini e dal nunzio apostolico Chullikatt, insieme al quale ha poi concelebrato la Messa nella Cappella del Palazzo di Vetro. “È necessario essere ancora più uniti per globalizzare la giustizia, la solidarietà e la pace”, ha raccomandato il porporato nel suo discorso. “Noi tutti sappiamo – ha aggiunto - che nella grande famiglia dei popoli non vi può essere fratellanza senza solidarietà, senza lottare con le armi della giustizia per il bene comune”. Da qui “la necessità di fare fino in fondo ogni sforzo per assicurare a tutti una delle libertà fondamentali: la libertà religiosa”. Il cardinale Sepe ha poi partecipato ad una colazione di lavoro con diversi esponenti dell’Appeal of Conscience Foundation, istituita dal rabbino Arthur Schneier nel 1965, per difendere la libertà religiosa ed i diritti umani in tutto il mondo. “Il mondo sta cambiando - ha osservato l’arcivescovo - per un processo di globalizzazione che, nato come elemento positivo che consente l’incontro, lo scambio, oggi rischia di dividere anziché unire popoli e nazioni avendo assunto come valore assoluto della globalizzazione il valore economico. È in questo contesto che diviene ancora più decisivo il nostro ruolo come uomini di fede. Spetta a noi umanizzare la globalizzazione”. Per il porporato, “abbiamo il difficile ed esaltante compito di seminare il seme della pace, perché ogni autentica fede non può che professare la giustizia e la solidarietà. In questo momento così difficile, in cui atti estremi sembrano minacciare ogni possibilità di incontro tra le diverse confessioni religiose, dobbiamo lavorare incessantemente per affermare sempre più, contro il solo uomo economico, l’uomo religioso che, aperto all’altro, guarda all’uomo sempre come fine e mai come mezzo e ha come unica bandiera che accomuna tutti i popoli la bandiera della pace”. (R.G.)

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    India: i familiari del pastore cristiano morto in Orissa contestano le indagini della Polizia

    ◊   Il pastore protestante, Saul Pradhan, ucciso lo scorso 11 gennaio, nello Stato indiano dell’Orissa, sarebbe morto annegato. Lo rende noto la Polizia di Pokala, dopo i risultati dell’autopsia condotta ieri sul corpo del pastore, che scagionerebbe i due estremisti indù, accusati del suo omicido. La notizia, come riferisce all'agenzia AsiaNews, ha scatenato l’ira dei familiari e degli abitanti del villaggio che accusano le autorità di aver manipolato le indagini, per difendere Marda Pradhan e Baiju Mallick, sospettati del crimine. I familiari del pastore, inoltre, chiedono che sia effettuato un nuovo esame autoptico. La figlia di Pradhan, Tarumi, e altri parenti riferiscono che al momento del ritrovamento il corpo di Saul mostrava fratture alle gambe ed escoriazioni al volto e al torace, segni evidenti di un’aggressione. I due indù, imprenditori edili, erano i datori di lavoro di Saul Pradhan e sono stati visti con lui il giorno della sua scomparsa. Nel 2008, essi, hanno preso parte ai pogrom anticristiani, durante i quali è stata demolita la casa del pastore. Padre Bijay Kumar Pradhan, vicario dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, afferma che prima dell’uccisione di Saul, Marda e Baiuju avevano ordinato al pastore di convertirsi alla religione indù, minacciando gravi conseguenze per un suo rifiuto. Intanto, Chiesa e attivisti cristiani chiedono che sia fatta giustizia, tanto che Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha invitato tutti i cristiani del villaggio a raccogliere prove contro gli assassini per spingere le autorità ad intervenire. (M. I.)

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    Russia: la Chiesa ortodossa chiede al governo di sostenere la famiglia e contrastare l’aborto

    ◊   Sono state consegnate, ieri, dalla Chiesa ortodossa russa alcune proposte in materia di politica familiare per contrastare la crescente pratica degli aborti. La Russia, è fra i Paesi del mondo con il più alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2008, si sono registrati 1 milione 234 mila aborti a fronte di 1 milione 714 mila nascite. L'iniziativa è stata decisa dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, e sarà l’argomento di discussione della prossima riunione del Consiglio di Stato, organo consultivo presieduto dal presidente della Repubblica, Dmitrij Medvedev e al quale partecipano anche responsabili politici. La Chiesa chiede che le interruzioni volontarie di gravidanza non siano più a carico del sistema di assicurazione medica e dei fondi fiscali, ad eccezione del caso in cui la donna corra pericolo di vita ed auspica una procedura per “informare obbligatoriamente le donne di tutte le conseguenze negative” di un aborto, la firma da parte della paziente di un consenso informato e che imponga un periodo di riflessione di due settimane prima dell'operazione. Il Patriarcato di Mosca chiede altresì la creazione, in ogni reparto di maternità, di un “centro di crisi” composto da psicologi e religiosi e l'istituzione di una rete di orfanotrofi per donne sole e in difficoltà. Secondo il Patriarca, il compito prioritario del medico deve essere la salvaguardia della gravidanza. Inoltre, il primate ortodosso, suggerisce allo Stato di prevedere un corso formativo nelle scuole e di supportare le campagne mediatiche che condannano l'aborto e promuovono la maternità. Viene, inoltre, ritenuto necessario garantire legalmente ad ogni famiglia di poter decidere autonomamente tutte le questioni riguardanti la propria vita privata e, ai genitori, di poter educare i loro figli secondo le proprie convinzioni, proteggendoli da situazioni pericolose o immorali, aiutandoli nella comunicazione con l'altro sesso, regolando i loro impegni quotidiani, anche con il contributo dei precetti religiosi. Per il Patriarca Kirill, infine, occorre ridurre al minimo e chiarire con rigorosi provvedimenti legislativi la sottrazione dei bambini alle famiglie di origine, senza una sentenza del tribunale. E’ la prima volta che la Chiesa ortodossa trasmette direttamente alle autorità russe un documento ufficiale contenente proposte concrete. Una conferma, questa, che il Patriarcato di Mosca considera l'attuale crisi demografica - dal 1993 a oggi la popolazione russa è diminuita di quasi 6 milioni di abitanti - una questione prioritaria. (M. I.)

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    Ucraina: appello al presidente Yanukovic per assicurare uguaglianza alle comunità religiose

    ◊   Una lettera-appello, riferisce l’Osservatore Romano, è stata rivolta ieri al presidente della Repubblica ucraina, Viktor Yanukovi, da 50 deputati del Parlamento per garantire l'uguaglianza delle comunità religiose e bandire ogni forma di discriminazione. I fautori dell'appello, come riferisce l'agenzia Religious Information Service of Ukraine, sono convinti che i tentativi posti in essere dal Governo di privilegiare e di proteggere il ruolo della comunità ortodossa, legata al Patriarcato di Mosca, danneggino i principi del rispetto delle confessioni e delle religioni e contribuiscano ad alimentare le tensioni nel Paese. “Noi, deputati dell'Ucraina, esprimiamo profonda preoccupazione, si legge nella lettera, per il sostegno che come capo dello Stato, e Governo in generale, date soltanto a una sola comunità religiosa, la Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca, mentre altre comunità religiose, che uniscono milioni di fedeli ucraini, sono in maniera manifesta trascurate e discriminate dalle autorità”. Il riferimento è alle possibili modifiche di tematiche quali, la legge sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose, la normativa che regola la libertà costituzionale di coscienza e l'attività delle organizzazioni religiose, approvata dal Consiglio supremo di Ucraina il 23 aprile 1991. Inoltre, si cita nella lettera, come altra possibile causa di tensione, il possibile trasferimento della cattedrale di Santa Sofia (complesso più rappresentativo del Santuario nazionale di Sofia a Kiev) nella giurisdizione dell'area della riserva nazionale del Monastero delle Grotte, situato nella stessa capitale, che è amministrata dalla Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca. La comunità è divisa tra la Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa ucraina autocefala, alle quali si aggiungono alcune comunità ortodosse minori. La Chiesa ortodossa raggruppa il maggior numero di fedeli. La seconda Chiesa per consistenza numerica è quella cattolica, strutturata sull'osservanza di due riti: la Chiesa greco-cattolica ucraina di rito bizantino e la Chiesa di rito cattolico latino. Sono inoltre attive comunità di cattolici di rito armeno, di cristiani protestanti, di ebrei e di musulmani. Già nell'aprile del 2010, l'arcivescovato maggiore di Kyiv-Haly, aveva inviato un comunicato del sinodo al presidente Yanukovi, chiedendo di garantire di fronte alla legge uguali diritti per tutte le Chiese e le organizzazioni religiose. (M. I.)

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    Alluvioni in Brasile: raccolta fondi e aiuti dall'estero della Caritas

    ◊   La Caritas brasiliana, tramite la Campagna nazionale “Sos Sudeste” lanciata il 12 gennaio scorso, ha raccolto finora 300 mila reais (circa 134 mila euro) per portare aiuti alle popolazioni colpite dalle alluvioni nello Stato di Rio de Janeiro, considerata “la maggiore tragedia ambientale mai accaduta nella storia del Brasile”. Secondo una nota della Caritas brasiliana ripresa dall'agenzia Sir, sono saliti a oltre 700 i morti e 15 mila le persone sfollate. Hanno inviato denaro anche le Caritas della Germania (50 mila euro), del Portogallo (50 mila euro), della Svizzera (50 mila euro). La Cei ha inviato la settimana scorsa un milione di euro e 10 tonnellate di aiuti. Anche gli Stati di San Paolo, Minas Gerais e Espirito Santo hanno iniziato ad essere colpiti da forti piogge, più di un milione le persone coinvolte. (R.P.)

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    Venezuela: simposio di Missionologia sulla secolarizzazione come sfida alla missione

    ◊   Avrà come tema “Secolarizzazione presente e futuro, sfida per la missione” il Simposio internazionale di Missionologia che si terrà dal 24 al 27 gennaio a Caracas, in Venezuela e che riunirà i rappresentanti delle comunità ecclesiali americane per riflettere sulle sfide che si trova oggi a dover affrontare la missione della Chiesa. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla direzione nazionale del Venezuela delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), al Simposio parteciperanno 120 persone in rappresenza di tutti i Paesi americani, che attraverso conferenze e gruppi di lavoro affonteranno il tema della secolarizzazione come sfida presente e futura della missione, in vista del IV Congresso Missionario Americano (Cam 4) che si celebrerà in Venezuela nel 2013. L’iniziativa è rivolta a tutta la Chiesa americana, che si sta preparando a vivere il suo quarto Congresso Missionario Americano come esperienza profonda di rinnovamento della fede e dell’impegno cristiano e missionario. Ogni Chiesa locale infatti esprime e sollecita il suo processo di maturazione ecclesiale nel continente americano, aperto al mondo, con i suoi timori e speranze, con le sue gioie e tristezze, con le sue debolezze e i suoi punti di forza. Il Simposio sarà inaugurato nel pomeriggio di lunedì 24 gennaio. Mons. Reinaldo Del Prette, vescovo di Valencia e responsabile della Missione continentale in Venezuela, aprirà le riflessioni sulla Missione Continentale, mentre la Santa Messa di apertura del Simposio sarà presieduta da mons. Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida e membro della presidenza del Celam. (R.P.)

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    Cina: l'evangelizzazione, priorità assoluta delle comunità cattoliche

    ◊   All’inizio del nuovo anno, l’evangelizzazione continua ad essere la priorità nella vita delle comunità cattoliche continentali cinesi, che si interrogano su quanto è stato fatto in questo settore durante l’anno concluso e programmano le attività per il nuovo anno. Numerose sono le informazioni giunte al riguardo all’agenzia Fides. Durante l’incontro sul tema dell’evangelizzazione dei due gruppi missionari della diocesi di Tai Yuan, della provincia dello Shan Xi, svoltosi il 15 gennaio, è stato fatto un bilancio dell’anno scorso progettando le iniziative dell’anno nuovo. Secondo i partecipanti, “prima di tutto dobbiamo essere ben preparati noi stessi, per corrispondere all’altezza della missione. La nostra ‘arma segreta’ per una fruttuosa missione dell’evangelizzazione è la Sacra Scrittura. La Bibbia è fonte di forza e di capacità. In secondo luogo occorre avere carità e pazienza, invocando l’aiuto dello Spirito Santo. La terza caratteristica è dare la massima importanza alla famiglia”. Anche i dieci gruppi della “Lettura Biblica” della diocesi di Tai Yuan, nell’incontro del 15 gennaio, hanno confermato il loro impegno missionario attraverso la diffusione della Parola di Dio. “I laici sono chiamati a costruire una comunità ecclesiale di comunione” è stato il tema dell’incontro organizzato dalla parrocchia di Yi Nan, nella diocesi di Lin Yi della provincia di Shan Dong, svoltosi il 16 gennaio. Una quarantina tra laici attivi nella pastorale, catechisti della parrocchia e rappresentanti di una ventina di cappelle, hanno ripercorso il cammino missionario svolto dalla comunità dal 2007 al 2010, confermando la missione come attività principale del 2011. Inoltre è stato deciso di celebrare lungo l’anno un Pellegrinaggio delle reliquie di san Joseph Freinademetz (1852-1908), il missionario verbita che dedicò 30 anni della sua vita alla missione in Cina, per rinnovare l’impegno a seguire le orme del suo spirito missionario. (R.P.)

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    Vietnam: il pellegrinaggio delle reliquie di don Bosco risveglia la fede dei giovani

    ◊   “Vengo a trovarvi e rimango con voi”: è il tema con cui la famiglia Salesiana in Vietnam ha deciso di contrassegnare l’evento straordinario della visita delle reliquie di San Giovanni Bosco, che stanno compiendo un pellegrinaggio in estremo Oriente. Come riferiscono fonti locali all'agenzia Fides, il pellegrinaggio dell’urna del santo ha ricevuto l’approvazione del Comitato centrale per le religioni in Vietnam: la Famiglia Salesiana (i religiosi; le Figlie di Maria Ausiliatrice, che festeggiano il 50° della loro presenza in Vietnam; i laici cooperatori) hanno così potuto preparare l’evento con un programma che ha coinvolto l’intera comunità cattolica del Paese attraverso la circolazione di sussidi, le celebrazioni liturgiche, la Lectio Divina, e incontri di sensibilizzazione destinati soprattutto ai giovani. Le spoglie sono giunte a Ho Chi Minh City il 16 gennaio – provenienti dalla Filippine – e hanno trovato centinaia di giovani che hanno salutato l’arrivo con canti e danze, mentre una fila interminabile di fedeli (oltre 10 mila) ha pazientemente atteso in fila per rendere omaggio al Santo nella sede dei Salesiani. Una solenne concelebrazione Eucaristica (con oltre 30 concelebranti) ha visto la partecipazione di oltre 5.000 persone. Padre Joseph Tran Hoa Hung, Provinciale Salesiano del Vietnam, ha sottolineato che “la visita di don Bosco è soprattutto un richiamo ai giovani, e vuole risvegliare la loro fede, speranza e carità”. I Salesiani in Vietnam registrano un notevole incremento di vocazioni: “I giovani vietnamiti sono affascinati dal carisma di don Bosco”, nota un salesiano locale. In Vietnam i Salesiani sono impegnati soprattutto nella pastorale giovanile e nella gestione di scuole e di istituti di formazione professionale. Le reliquie visiteranno le diocesi di Ba Ria, Da Lat and Xuan Loc, prima di lasciare il Paese, il 1° febbraio, all’indomani della solenne conclusione della visita, proprio nella festa di San Giovanni Bosco, il 31 gennaio. La storia dei Salesiani in Vietnam comincia nel 1942, quando il Salesiano francese don Dupont fu espulso dal Giappone e incorporato nell'esercito francese ad Hanoi. Là fece amicizia con padre Seitz delle Missioni Estere di Parigi (Mep). I due fondarono un orfanotrofio che divenne ben presto una specie di “città dei ragazzi”. Padre Seitz, eletto poi vescovo di Kontum, si ricordò di don Dupont e volle affidare l’opera ai figli di Don Bosco. Era il 3 ottobre 1952. In breve la città dei ragazzi assunse un volto salesiano e si organizzò in scuola professionale. Da allora nonostante alcune difficoltà e pause dovute alla storia del Vietnam e alle restrizioni dei governi comunisti, i Salesiani hanno ampliato e radicato la loro presenza. Oggi i religiosi nativi del Vietnam sono una trentina, operanti con altri salesiani di altre nazionalità. (R.P.)

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    Sud Corea: un Glossario per far conoscere la fede cattolica agli operatori dei mass media

    ◊   La Chiesa coreana ha pubblicato un Glossario ad uso degli operatori della comunicazione e dei mass-media, per chiarire il significato dei termini fondamentali della fede cattolica. Come riferito all’agenzia Fides dalla Chiesa locale, si tratta del “Korean Catholic Glossary for those who are engaged in mass media”, realizzato dalla Commissione per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale della Corea, che contiene 570 voci (in latino, coreano e inglese) usate di frequente dai mass media quando parlano della Chiesa o della fede cattolica. Padre Ignatius Kim Min Su, segretario esecutivo della Commissione, ha spiegato che “spesso i giornalisti, quando devono scrivere articoli che toccano il cattolicesimo, lo fanno senza avere una piena comprensione della materia e dei termini che utilizzano. Per questo abbiamo avvertito la necessità di uno strumento che possa aiutare a comprendere e comunicare correttamente quando si tratta di informazione che tocca la fede cattolica”. Il testo contiene termini del lessico prettamente cattolico di ambiti diversi, come quelli usati nella liturgia, nella teologia, nel catechismo. Include inoltre una appendice informativa che offre una sintesi dei contenuti fondamentali della fede cattolica, notizie sui vescovi coreani, sulla storia della Chiesa in Corea e sui santuari cattolici coreani. (R.P.)

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    Sud Sudan: un voto libero ma l'Onu esprime ancora timori

    ◊   Il flusso di migranti che dal nord tornano nelle regioni meridionali di origine, rischia di alimentare “una crisi umanitaria”: lo ha sostenuto l’inviato speciale dell’Onu per il Sudan, Haile Menkerios, in una riunione del Consiglio di sicurezza dedicata al referendum sull’autodeterminazione del Sud. Secondo il diplomatico delle Nazioni Unite - riferisce l'agenzia Misna - sono oltre un milione e 200.000 i sud-sudanesi rientrati nelle regioni di origine dopo gli accordi di pace del 2005. Il flusso si è intensificato nelle settimane che hanno preceduto il referendum di questo mese. Sulla base dei calcoli dell’Onu, le persone tornate al sud da ottobre sono circa 160.000. Ma le difficoltà sul piano sociale e umanitario legate all’integrazione di questi migranti in un’area tra le più povere dell’Africa non sono state l’unico tema discusso al Consiglio di sicurezza. In linea con le conclusioni delle principali missioni di osservazione di ritorno dal Sudan, ieri sera i rappresentanti dei 15 Paesi membri dell’organismo hanno sottolineato che il referendum si è svolto in modo libero e pacifico. Unanime anche l’appello alla collaborazione tra Khartoum e gli ex-ribelli al governo nelle regioni meridionali affinché, in linea con le scadenze fissate dagli accordi del 2005, i contenziosi aperti siano risolti entro sei mesi. A preoccupare il Consiglio di sicurezza sono soprattutto il rispetto dei diritti di cittadinanza delle minoranze etniche e religiose, la definizione delle frontiere comuni e i contrasti su Abyei, un’area dove si concentra una parte significativa delle risorse petrolifere del Sudan. Il referendum, previsto dagli accordi di pace, si è svolto tra il 9 e il 15 gennaio. Se i risultati giunti dalle prime circoscrizioni scrutinate saranno confermati, il voto porterà alla separazione da Khartoum delle regioni dove è concentrata la maggior parte degli idrocarburi sudanesi. (R.P.)

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    Senegal: al via un seminario per ridare speranza all'Africa

    ◊   “Fare eco ai lavori del Sinodo sull’Africa che ha descritto tutta la sua speranza per la vita e lo sviluppo del continente nero”: è questo, si legge in un comunicato di cui dà notizia l’Agence de Presse Sénégalaise, www.aps.sn, lo scopo di un seminario di formazione si terrà da oggi al 23 gennaio a Poponguine, in Senegal. Organizzato dal Forum internazionale dell’Azione cattolica (Fiac), avrà come tema “Vita, pane, pace e libertà per un’Africa prospera, pacifica e riconciliata”. All’incontro prenderanno parte rappresentanti dell’Africa dell’ovest, del Burundi, del Congo, del Camerun, ma anche provenienti dall’Italia, dalla Romania e dalla Spagna. Il seminario offrirà momenti di incontro, di solidarietà, di riflessione per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Obiettivo delle giornate di Poponguine è quello di far si che i laici scoprano la loro vocazione nella Chiesa e nel mondo perché diventino sale della terra e luce del mondo e perché lavorino come lievito per un’Africa riconciliata. Il Forum internazionale dell’Azione cattolica è nato nel 1987 per iniziativa di alcuni rappresentanti dell’Azione cattolica di diversi Paesi riuniti a Roma per il Sinodo dei vescovi sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. (T.C.)

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    Camerun: i vescovi disapprovano la donazione dell'Ue ad associazioni omosessuali del Paese

    ◊   I vescovi del Camerun hanno espresso disapprovazione ed indignazione per la donazione in denaro dell’Unione europea ad associazioni di omosessuali del Paese. Nel comunicato finale diramato al termine del loro 34.mo seminario annuale svoltosi nei giorni scorsi al Centro Giovanni Paolo II di Garoua, riferisce la testata on line www.cameroon-tribune.cm, i presuli riaffermano “la dottrina tradizionale della Chiesa: Dio è amore; Egli vuole che l’uomo viva di questo amore. L’amore può esprimersi nella coppia dell’uomo e della donna uniti nel matrimonio” ed “esortano i fedeli cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a restare fedeli a questo impegno che eleva l’essere umano”. Nel corso dei lavori i presuli hanno discusso in particolare dei compiti della Conferenza episcopale nazionale del Camerun (Cenc) e della pastorale da sviluppare nelle diverse diocesi da incentrare soprattutto sulla promozione dell’uomo. All’ordine del giorno anche il tema dell’autofinanziamento e a tal proposito è stato sottolineato che la povertà della Chiesa non è sinonimo di miseria. Per tale motivo, in una lettera pastorale indirizzata al popolo di Dio, la Conferenza episcopale invita a versare, durante la Quaresima, dei contributi per sostenere le attività della Chiesa. I presuli riuniti a Garoua hanno anche fatto visita al governatore del nord del Paese Gambo Haman che si è rallegrato per gli eccellenti legami esistenti fra la Chiesa cattolica e lo stato. Il prossimo seminario annuale dei vescovi si svolgerà a gennaio del prossimo anno a Mbalmayo. (T.C.)

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    Budapest: le Chiese europee incontrano la nuova presidenza dell’Unione Europea

    ◊   Un “punto di partenza per un proficuo dialogo tra le Chiese e la presidenza ungherese dell’Unione europea”. Sotto queste auspici si è svolto ieri a Budapest l’incontro tra una delegazione delle Chiese ungheresi ed europee e il primo ministro ungherese Victor Orban. A darne notizia – riferisce l’agenzia Sir - è una nota diffusa dalla Kek (Conferenza delle Chiese europee) e dalla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea). Presenti nella delegazione per parte cattolica, il cardinale Peter Erdö, primate di Ungheria nonché presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e il segretario generale della Comece, p. Piotr Mazurkiewicz. A rappresentare le Chiese europee legate alla Kek, il rev. Rudiger Noll della Commissione “Church and Society”, oltre a rappresentanti del Consiglio ecumenico ungherese e membri delle Chiese riformate, luterana, battista, metodista e delle chiese ortodosse. Durante l’incontro gli esponenti ecclesiali hanno parlato di politiche familiari, della situazione dei Rom, della libertà religiosa e della “Strategia Ue 2020”. Il primo ministro Orban ha risposto alle preoccupazioni delle Chiese ed ha accolto il loro impegno attivo. Riguardo i Rom, il primo ministro ha chiesto il supporto delle Chiese affermando che l’integrazione delle comunità Rom dipende da un impegno europeo e non esclusivamente da un impegno nazionale dei singoli governi. Il premier ungherese ha quindi assicurato la sua volontà di dare “una risposta effettiva dell’Unione europea alla persecuzione dei cristiani e all’incremento degli attacchi alle comunità cristiane nel mondo”. Orban ha pure sottolineato che “una delle priorità della presidenza ungherese all’Ue sarà quella di portare l’Europa ai suoi cittadini” ed ha sottolineato come le Chiese possono in questo senso svolgere un importante “ruolo di ponte tra i livelli locale, nazionale e regionale portando la voce del popolo alle istituzioni”. (R.G.)

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    Rapporto Onu: forte ripresa economica del turismo globale nel 2011

    ◊   Secondo l’Onu il turismo globale nel 2010 ha registrato una forte ripresa, dopo il declino causato dalla crisi finanziaria e dalla recessione nel biennio 2008-2009. Nonostante l’aumento dei flussi turistici in ogni Paese, i principali protagonisti della ripresa restano le economie emergenti. “E’ un’ottima notizia, in particolare per quei Paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dal settore per entrate e occupazione”, ha commentato Taleb Rifai, segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (Omt). “Consolidare la crescita nel corso dei prossimi anni” “rappresenta la sfida attuale”, ha aggiunto Rifai. Secondo l’agenzia dell’Onu, la prima area in ripresa è stata l’Asia, grazie agli arrivi di turisti internazionali: 204 milioni lo scorso anno e 181 milioni nel 2009. L’Africa, ha avuto una crescita stabile per tutto il 2010, grazie ad eventi quali la Coppa del Mondo di calcio in Sud Africa. In Medio Oriente, invece, quasi tutte le destinazioni hanno registrato una crescita vicina o superiore al 10%. La ripresa più lenta è stata rilevata in Europa, a causa della sospensione del traffico aereo provocato dall’eruzione dei vulcani irlandesi, insieme all’incertezza economica nell’Eurozona. Nel frattempo, dichiara l’Omt, gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi che li aveva colpiti nel 2009, causata dalle avversità economiche del Nord America e dall’impatto dell’influenza A (H1N1). Tale ripresa economica ha contribuito al miglioramento dei risultati dell’intera area, come anche l’aumento dell’integrazione regionale in America centrale e meridionale, nonché la vitalità delle economie dell’America Latina. La crescita del settore turistico è stata maggiore in Sud America. Tali risultati, tuttavia, non hanno risanato le perdite avute nel 2009 e si attende, conclude il rapporto dell’Omt, una crescita costante nel 2011, sebbene a ritmi più lenti. (M.I.)

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    Francia: musulmani di diverse tendenze denunciano chi uccide in nome dell'islam

    ◊   “L’islam tradito dai terroristi”: con questo titolo il trimestrale Respect Mag, www.respectmag.com, distribuito in Francia lancia un appello per denunciare coloro che uccidono in nome dell’islam. Sottoscritto già da oltre 70 persone di fede, tradizione e cultura musulmana, l’appello invita a firmare la denuncia del “furto di identità da parte di chi uccide ‘in nome dell’islam’”. Ricordando le recenti stragi di cristiani in Medio Oriente, i musulmani firmatari vogliono prendere le distanze da quanti si sono macchiati di tali crimini denunciando come un furto della loro identità da parte degli estremisti. “Queste stragi non sono l’islam, e non rappresentano in nulla i musulmani”, si legge nell’appello, “l’assassinio di cristiani, come di ogni essere umano, è un orrore assoluto – si legge ancora – ma è anche l’islam che si uccide commettendo crimini in suo nome. Come tacere dunque quando si uccide il tuo nome? Dalla Francia, cittadini di fede, tradizione o cultura musulmana – o di tali origini – vogliono esprimere la loro indignazione di fronte a questi massacri”. “Cerchiamo di costruire dappertutto la convivenza nei nostri Paesi multi confessionali” termina l'appello pubblicato dalla rivista nata nel 2004 per dare spazio alle molteplici componenti sociali per un dialogo aperto tra giornalisti, artisti, studenti, imprenditori, educatori e semplici cittadini. Rivista che dal gennaio 2008, in partenariato con l’Unesco e l’Alleanza delle Civiltà (ONU), dà voce anche a giovani di vari Paesi, in aree francofone dove ci sono culture discriminate, zone di conflitto o ambienti sfavoriti. (T.C.)

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    Olanda: iniziativa della Radiotelevisione cattolica Rkk sul Beato Titus Brandsma

    ◊   Il carmelitano Titus Brandsma (1881-1942), martire a Dachau, beatificato nel 1985 da Giovanni Paolo, II è al centro di un’inedita iniziativa della radiotelevisione cattolica olandese RKK, che nei prossimi mesi “seguirà” su Twitter tutti i giorni della detenzione del padre Brandsma, dall’arresto il 19 gennaio 1942 al giorno della morte, il 26 luglio dello stesso anno: un diario spirituale, nel 69.mo anniversario dell’arresto, per riproporre la figura del religioso soprattutto alle giovani generazioni. Docente di filosofia all’Università di Nimega, negli anni del potere nazista il padre Brandsma levò la sua voce contro la persecuzione degli ebrei, pubblicando numerosi articoli contro i crimini commessi dalle truppe di occupazione. Alcuni giorni prima del suo arresto aveva contattato personalmente i direttori dei giornali cattolici affinché bandissero la propaganda nazista dalle colonne dei loro quotidiani. Fatto prigioniero dai tedeschi fu successivamente condotto a Scheveningen, Amersfoort, Kleve, e, infine, Dachau, dove suscitò grande impressione tra gli altri prigionieri per la sua fede incrollabile e la vivacità del suo spirito con cui sapeva rincuorare i compagni di prigionia. Sottoposto a tormenti di ogni genere, allo stremo delle forze venne ucciso da un’iniezione letale e gettato nei forni. Malgrado l’ordine di bruciare anche gli scritti che lo riguardavano, qualcuno riuscì a salvare documenti e testimonianze della sua detenzione. L’iniziativa storiografica su Twitter offre con testi e immagini un “diario” di grande impatto spirituale, che registra le sofferenze subite dal religioso, lo scorrere delle sue giornate e i dialoghi con gli altri internati: una nuova dimensione per Twitter e per la devozione a un eroico testimone del Vangelo e della verità. (M.V.)

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    Ancona: si aprono domani le manifestazioni italiane dell' "Anno Kolbiano"

    ◊   Si aprono oggi, ad Ancona, le manifestazioni italiane dell’“Anno Kolbiano”, che renderà omaggio alla luminosa figura di san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941) nel 70° del martirio nel lager di Auschwitz. In Polonia, Paese natale del Santo, il Senato nazionale ha stabilito il 21 ottobre scorso di osservare nel 2011 l’“Anno di San Massimiliano”, in omaggio all’opera e all’esempio lasciato dal Martire, simbolo delle vittime del nazismo e “patrono di tempi difficili”. Nella motivazione parlamentare, il pensiero sociale del francescano e il suo sacrificio vengono definiti altamente significativi per la ricostruzione del tessuto civile e sociale del Paese. Figura di spicco nel panteon dei grandi polacchi del XX secolo, autorità morale, educatore e cittadino del mondo, san Massimiliano verrà commemorato a livello istituzionale con conferenze, mostre biografiche e concerti. Da parte loro, in una lettera congiunta, i tre provinciali francescani della Polonia additano il Santo come apostolo della fede cristiana nel solco delle grandi figure spirituali del Medioevo; evangelizzatore della Polonia e del Giappone, il religioso ha rinnovato e rilanciato l’autentico spirito francescano, unendo nella sua testimonianza di vita povertà, austerità, concretezza, interesse per la scienza e la tecnica. Creatore della più importante casa editrice cattolica della Polonia, difensore della dignità della vita umana e uomo della riconciliazione tra polacchi e tedeschi, san Massimiliano si distinse per la sua speciale venerazione alla Vergine Maria che gli ispirò la fondazione a Roma, nel 1917, della “Milizia dell’Immacolata”, un movimento mariano oggi attivo in decine di Paesi del mondo. Il sacrificio del padre Kolbe, che offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia condannato a morire di fame e di sete in un bunker, è al centro della mostra di Ancona, promossa dalla “Milizia”. Allestita dal 21 al 30 gennaio presso il Rettorato universitario del capoluogo marchigiano, la Mostra è preceduta il 20 gennaio da una Conferenza intitolata: “Dov’era Dio ad Auschwitz? San Massimiliano Kolbe: morire per salvare la Vita”; vi prenderanno parte il padre Roberto Brandinelli, Anna Matera, missionaria dell’Immacolata-Padre Kolbe e l’attore Renzo Arato, interprete della fiction televisiva “Cielo violento”. (A cura di Marina Vitalini)

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    24 Ore nel Mondo



    Tunisia: più di 100 morti in 5 settimane di scontri

    ◊   Secondo l'Onu sono oltre 100 i morti in cinque settimane di scontri in Tunisia. Tuttavia, oggi sembra essere tornata la calma, dopo che ieri il premier, Mohammed Ghannouchi, ha annunciato la formazione del governo di unità nazionale per traghettare il Paese verso libere elezioni. La prima riunione dell’esecutivo è prevista per domani. La polizia in assetto antisommossa, tuttavia, resta schierata in alcune zone chiave della capitale, nel timore che esplodano violente proteste. La città è stata teatro, stamani, di nuove manifestazioni. Da Tunisi, il servizio di Stefano Vergine:

    I caffè di Tunisi sono ormai tutti aperti, la gente si accalca davanti alle edicole per leggere i titoli dei giornali. Si continua a scrivere. Le Quotidien è stato fra i primi quotidiani ad andare contro il regime nei giorni scorsi. Si continua perché anche ieri la piazza ha vinto sulla politica e ha indotto quattro ministri a dimettersi e ha creato il dubbio in diversi altri. Seduto davanti ad un caffè di Avenue Bourguiba, un professore universitario di storia contemporanea, parla con altri esponenti dell’intellighenzia tunisina: commentano l’arrivo di Marzouki, leader dei tunisini esiliati, tornato proprio ieri in patria. “Marzouki è conosciuto in Europa ma qui non sappiamo nemmeno quali sono le sue idee”, dicono. Ieri, la tv ed oggi alcuni giornali parlano di lui come del possibile futuro leader nazionale, ma loro - i tunisini che dovrebbero votarlo - dicono che non vogliono che si alimenti un nuovo culto della personalità. “L’Europa lasci che la Tunisia arrivi da sola in fondo a questa rivoluzione”, afferma il professore. Intanto, anche proseguono le manifestazioni.

    Proteste estreme in Egitto e Algeria
    Le proteste in Tunisia rischiano di contagiare altri Paesi, come l’Egitto, dove questa mattina un uomo si è dato fuoco davanti alla sede del governo, al Cairo. Lo hanno riferito fonti della sicurezza. Ieri, un’altra persona aveva compiuto lo stesso gesto davanti all'Assemblea nazionale, sempre al Cairo. Stesso dramma anche in Algeria, dove un giovane si è dato fuoco ieri sera sulla piazzetta centrale di Dellys, vicino a Boumerdes. Il giovane è ricoverato in gravi condizioni.

    Vertice dei leader arabi in Egitto
    Si è aperto questa mattina a Sharm el Sheikh, in Egitto, il vertice economico di leader arabi. Durante l’incontro, l’emiro del Kuwait, Sabah al Ahmed al Jaber al Sabah, ha condannato l’attacco terroristico compiuto nella chiesa dei Santi di Alessandria la notte di capodanno. La consapevolezza delle ragioni dietro questo attacco – ha detto l’emiro – farà fallire i piani dei terroristi e l’Egitto rimarrà un Paese stabile.

    Sud Sudan: "sì" all’indipendenza in 7 regioni su 10
    Continuano ad affluire i dati parziali relativi al referendum della settimana scorsa sull’indipendenza del Sudan meridionale dal resto del Paese. In base ai primi risultati, si registra una stragrande maggioranza di "sì" in 7 regioni su 10 del Sud Sudan. Nei giorni scorsi, la Commissione elettorale ha annunciato che l’affluenza media è stata pari al 96 per cento degli aventi diritto.

    Il presidente cinese Hu Jintao in visita negli Stati Uniti
    Il capo di Stato cinese, Hu Jintao, sarà ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Usa, Barack Obama. In agenda, temi economici e rapporti bilaterali tra le due grandi potenze, ma anche diritti umani, la situazione in Tibet, Nord Corea e Taiwan.

    Medvedev in Medio Oriente
    Il presidente russo, Dmitri Medvedev, nella sua prima visita nei Territori palestinesi ha ribadito il riconoscimento, da parte di Mosca, dello Stato palestinese. Per far progredire correttamente il processo di pace – ha detto il capo di Stato russo – si devono rispettare gli impegni presi. La prima cosa, ha precisato, riguarda il congelamento di nuove colonie in Cisgiordania e Gerusalemme est.

    Crisi politica in Israele
    Crisi politica in Israele, in seguito all’uscita del ministro della Difesa, Ehud Barak, dal partito laburista. Barak ha annunciato che fonderà un nuovo movimento moderato al quale sembra abbia aderito una minoranza di fedelissimi intenzionati a mantenere l’alleanza con il premier Netanyahu.

    Libano: inchiesta sull’attentato contro l’ex premier Hariri
    Il procuratore del Tribunale speciale per il Libano, il canadese Daniel Bellemare, ha depositato ieri all’Aja un atto di accusa confidenziale nel quadro dell'inchiesta sull'attentato mortale contro l'ex premier libanese, Rafiq Hariri, avvenuto sei anni fa a Beirut. Annunciata per oggi una dichiarazione sul significato del documento.

    Tragedia di Smolensk: pubblicate le trascrizioni delle "scatole nere"
    Pubblicate in Russia le trascrizioni complete delle "scatole nere" del Tupolev coinvolto nella tragedia di Smolensk in cui persero la vita il presidente polacco, Lech Kaczynski, la moglie, e decine di altri alti funzionari e ufficiali militari della Polonia. Il governo di Varsavia definisce inaccettabili i risultati dell'inchiesta russa che attribuisce la responsabilità del disastro all'equipaggio, che avrebbe deciso di atterrare a tutti i costi, malgrado le pessime condizioni meteorologiche.

    Italia: caso Ruby
    Sempre più teso il clima politico in Italia. Da ieri, è a disposizione della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera un faldone di 389 pagine, contenente verbali di intercettazioni e interrogatori sulla vicenda Berlusconi-Ruby. L'esame delle richieste della Procura della Repubblica di Milano è stato rinviato a martedì prossimo. Il premier intende comunque andare avanti piuttosto che ricorrere alle urne. L’opposizione chiede che Berlusconi presenti le dimissioni e faccia chiarezza sulle accuse di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. La maggioranza respinge la richiesta di dimissioni affermando che è in atto un attacco politico-mediatico che ha poco di giudiziario.

    Haiti: Duvalier accusato di corruzione
    Ad Haiti l’ex dittatore, Jean Claude Duvalier, giunto a sorpresa domenica scorsa a Port-au-Prince, è stato incriminato per corruzione, furto, concussione e altri crimini compiuti, secondo l’accusa, negli anni in cui è stato al potere, dal 1971 al 1986. Duvalier, che ha lasciato il palazzo di Giustizia di Port-au-Prince da uomo libero, dovrà probabilmente affrontare un processo. Fonti locali rendono noto inoltre che un altro ex presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide, in esilio in Sudafrica, sarebbe pronto a tornare nel Paese caraibico.

    Pakistan: bomba su un calesse provoca almeno due morti
    Ancora un attentato in Pakistan. A Peshawar, nella parte nordoccidentale del Paese, almeno due persone sono morte per l’esplosione di un ordigno collocato su un calesse. La carrozza, trainata da un cavallo, stava trasportando un gruppo di bambini che si stavano recando a scuola. Le vittime sono il vetturino e un bambino deceduto in ospedale a causa delle ferite riportate. Nella stessa provincia, una bomba piazzata su un minibus aveva provocato la morte, lunedì scorso, di almeno 20 persone.

    Pakistan: terremoto nel sudovest
    Un terremoto di magnitudo 7.2 ha scosso il Pakistan sudoccidentale nella notte, seminando il panico tra la gente. Secondo fonti locali, il sisma non ha provocato vittime. L’epicentro è stato individuato 50 km a ovest della città di Dalbandin, vicino al confine con l’Afghanistan.

    Il mullah Omar operato in Pakistan
    Il mullah Omar, leader dei talebani afghani, sarebbe stato operato in Pakistan in seguito a un attacco cardiaco grazie al sostegno ricevuto dai Servizi segreti di Islamabad. Lo riporta il Washington Post. Il mullah Omar avrebbe subito un attacco cardiaco lo scorso 7 gennaio e sarebbe stato ricoverato per alcuni giorni in un ospedale vicino a Karachi. Il giornale cita un documento della rete privata di intelligence guidata da ex ufficiali della sicurezza Usa, “The Eclipse Group”. L’ambasciatore pakistano a Washington, Husain Haqqani, ha detto che tale documento “non ha alcun fondamento”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 19

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.