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Sommario del 01/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Messa della Solennità della Madre di Dio: la guerra è il "volto orrendo della storia", libertà religiosa diritto intoccabile
  • Benedetto XVI alla preghiera del "Te Deum": vicini a chi soffre, il futuro è un tempo di speranza
  • Oggi in Primo Piano

  • Massacro di cristiani in Egitto. Padre Lombardi: disegno d'odio, il Papa molto addolorato
  • Inizia oggi l’Anno europeo del volontariato: 100 milioni le persone impegnate nel settore della solidarietà
  • Europa, bilancio dell'Anno di lotta alla povertà: il numero di gente in miseria è grande quanto una nazione
  • Il dramma degli oltre 1500 rifugiati somali in Italia. Le Associazioni: gravissimo il degrado in cui vivono
  • Nella notte del nuovo anno, l'ottava veglia di preghiera del Movimento dell'Amore Familiare in Piazza San Pietro e in Abruzzo
  • Il mariologo padre De Fiores: Maria, Madre di Dio, non lascia mai solo nessuno dei suoi figli sulla terra
  • Il commento al Vangelo della seconda Domenica di Natale del teologo, padre Bruno Secondin
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa cattolica in Francia dedica il 2011 alla famiglia
  • La Chiesa d’Inghilterra e Galles impegnata fino ad ottobre sul tema dell’educazione
  • Migliaia di persone attese domani a Madrid per la Messa della Santa Famiglia
  • Proclamato l'Anno internazionale delle persone di ascendenza africana
  • L'Onu promuove per il 2011 l’Anno internazionale delle foreste
  • Le Nazioni Unite indicono per il 2011 l'Anno internazionale della Chimica
  • Lituania: la Chiesa celebra l’Anno della Misericordia di Dio
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Costa d'Avorio sull’orlo della guerra civile: il presidente uscente, Gbagbo respinge l’ultimatum a lasciare il potere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Messa della Solennità della Madre di Dio: la guerra è il "volto orrendo della storia", libertà religiosa diritto intoccabile

    ◊   Le parole non bastano, le nazioni si impegnino in un rinnovato “spirito di pace” perché l’umanità cessi di essere travolta dalle sofferenze prodotte dalla guerra. E’ uno dei pensieri più intensi espressi questa mattina da Benedetto XVI durante l’omelia della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presieduta nella Basilica di San Pietro. Riferendosi alla 44.ma Giornata Mondiale della Pace che si celebra oggi sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”, il Papa ha anche invitato alla tutela dei cristiani troppo spesso vittime di violente discriminazioni. All’Angelus, poi, il Pontefice ha annunciato una sua visita ad Assisi, il prossimo ottobre, per celebrare il 25.mo dello storico Incontro interreligioso con il quale Giovanni Paolo II radunò nel 1986 i massimi capi delle religioni mondiali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La pace che Dio ha donato con suo Figlio al mondo rischia ogni giorno di essere soffocata dalle guerre, che sono “il volto orrendo della storia”. Violenze che mettono a rischio interi popoli e, fra loro, la comunità cristiana troppo spesso discriminata. Per cui non “bastano le parole”, ma serve che le nazioni agiscano con un rinnovato “spirito di pace”.

    (musica)

    Tra l’incenso e i ritmi senza tempo della solenne celebrazione mariana di inizio d’anno sociale, Benedetto XVI porta chi lo ascolta direttamente nel cuore del tempo che invece si fa cronaca e, troppo spesso, dramma. Il Papa ha alternato il fulcro dell’omelia tra il cielo, da dove, ha detto, arriva la pace – “dono messianico per eccellenza”, segno della benevolenza di Dio per l’uomo e della “mediazione” incessante operata dalla Madre di Dio – e il pianeta sul quale persistono purtroppo “logiche di guerra” non “del tutto superate”, che fanno sì che da oltre 40 anni la Chiesa elevi, il primo giorno di ogni anno, “una corale preghiera per invocare la pace”:

    “E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace (…) possa giungere ovunque (…) Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace”.

    Perché ciò sia realizzabile non bisogna dimenticare, ha ripetuto il Pontefice, che “il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale e internazionale giusto e pacifico”. Una considerazione che Benedetto XVI ha legato a quanto affermato nel Messaggio per l’odierna Giornata mondiale della pace, il cui titolo recita “Libertà religiosa, via per la pace”:

    “Ho sottolineato, pertanto, che ‘la libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel tempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice’”.

    E anche se ciò non trova sempre gli auspicati riscontri nei fatti di ogni giorno, il Papa ha asserito con forza:

    “L’umanità non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione”.

    Di qui, un nuovo invito alla Chiesa, sempre schierata sul fronte della pace e ringraziata dal Pontefice anzitutto in quei suoi primi e più stretti collaboratori che lavorano, ha riconosciuto, in favore “di una pacifica convivenza tra i popoli”. E quindi, una esortazione, decisa, alle autorità di governo nazionali e internazionali, poiché la pace, ha osservato, è un traguardo per raggiungere il quale le sole intenzioni sono insufficienti:

    “Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente”.

    (musica)

    In ideale prosecuzione con quanto espresso nell’omelia, Benedetto XVI ha ripreso e sviluppato all’Angelus, recitato poco dopo la Messa, il suo pensiero sulla “sfida”, definita “drammaticamente urgente”, della libertà religiosa nella nostra epoca. Guardando dalla finestra del suo studio la grande folla di persone in Piazza San Pietro, in larga parte composta dalle migliaia di partecipanti a varie iniziative intonate al tema della Giornata mondiale della pace – in particolare quella patrocinata dalla Comunità di Sant’Egidio, ma il Pontefice ha salutato “di cuore” anche i partecipanti alla tradizionale Marcia della pace promossa ad Ancona dalla Cei, da Pax Christi e da Caritas – Benedetto XVI ha ribadito un concetto-cardine del suo Magistero: oggi, ha detto, “da una parte il laicismo” in “modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata”, mentre dall’altra agisce “il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza”. A ciò il Papa ha obiettato:

    “Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace”.

    A questa affermazione, dopo la preghiera dell’Angelus, Benedetto XVI ha fatto seguire un annuncio a sorpresa. A 25 anni dal memorabile Incontro interreligioso che Giovanni Paolo II convocò in Assisi nel 1986, il Papa ha comunicato l’intenzione di celebrare quell’evento in modo analogo, poiché, ha osservato, “chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio”:

    “Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di San Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace”.
    I saluti del Papa, in varie lingue, hanno raggiunti, fra gli altri, gli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare, che durante la notte del cambio dell’anno hanno vegliato in Piazza San Pietro e nella diocesi de L’Aquila, e i giovani dell’Opera Don Orione.

    “Buon anno, buon anno a tutti!”

    Dopo l’Angelus di questa mattina, Benedetto XVI ha telefonato al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per ringraziarlo delle cordiali parole rivoltegli ieri in un messaggio, nel quale il capo dello Stato aveva fra l’altro espresso solidarietà al Pontefice per le “forme di cruenta discriminazione” che da tempo hanno per oggetto la comunità cristiana. Da parte sua, il Papa ha rivolto al presidente gli auguri di buon anno e la sua benedizione per la cara nazione italiana.

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    Benedetto XVI alla preghiera del "Te Deum": vicini a chi soffre, il futuro è un tempo di speranza

    ◊   “Il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù che è il Salvatore del mondo”. Lo ha detto ieri sera il Papa, nella Basilica Vaticana, durante i Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, seguiti dal tradizionale Te Deum. Nella sua omelia, Benedetto XVI ha invitato i fedeli a guardare ancora al futuro con speranza, nonostante le tante sofferenze del tempo presente, prima tra tutte la precarietà in cui si trovano molte famiglie. Al termine della celebrazione il Santo Padre ha sostato in preghiera davanti al presepe in Piazza San Pietro. Il servizio di Cecilia Seppia:

    (canto)

    Al crepuscolo di un anno denso di eventi, Benedetto XVI invita i fedeli innanzitutto a rendere grazie al signore per ogni cosa ricevuta e prima ancora per la Grazia in persona che è Cristo Gesù. Nessun bilancio, nessun proposito, semplicemente l’essere grati a Dio per ciò che Egli ci ha donato, consapevoli che questa gratitudine possa aiutarci a riscoprire un grande valore iscritto nel tempo:

    “Scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall’amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo”.

    “L’Eterno entra nel tempo fin dalla creazione e lo rinnova alla radice, liberando l’uomo dal peccato”, afferma il Pontefice, ma è solo con la venuta di Cristo e con la sua redenzione che si arriva alla pienezza dei tempi, come scrive l’Apostolo Paolo al capitolo 4 della lettera ai Galati: con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquista quel significato di grazia e salvezza rinnovatrice che diviene manifesto con il Natale.

    Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali – ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore”.

    Certo che nel Natale ci sia l’invito a ritrovare e riscoprire la presenza di Dio nella vita di ogni giorno, il Santo Padre pensa a tutti coloro che sono nel bisogno:

    “Un ricordo speciale va a quanti sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera”.

    Il Papa si rallegra per come sta procedendo il programma diocesano, per la “capillare azione apostolica” in cui la Chiesa di Roma è impegnata, sostenendo tutti i battezzati a testimoniare la bellezza della fede. Incoraggia i “Centri di ascolto del Vangelo”, saluta con favore le tante iniziative di evangelizzazione e missione, ribadisce la centralità dell’Eucarestia che è luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio. Infine, il pensiero del Papa va a chi attraverso il servizio e il volontariato, spinto dalla carità, dona la sua vita per aiutare gli altri:

    "Ricordo in particolare la visita che ho compiuto all’Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio. Il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie e chiede all’intera comunità diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio. Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito”.

    Ancora, il Santo Padre invita a guardare al futuro e a farlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum, certi di essere sostenuti e accolti dalle braccia di Maria.

    (canto)

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    Oggi in Primo Piano



    Massacro di cristiani in Egitto. Padre Lombardi: disegno d'odio, il Papa molto addolorato

    ◊   E nel giorno in cui Benedetto XVI ha richiamato alla tutela dei cristiani nel mondo, una nuova tragedia ha scosso la comunità copto-ortodossa d’Egitto. Nella notte di Capodanno, almeno 21 persone sono morte e 43 sono rimaste ferite nell’attentato avvenuto davanti a alla “Chiesa dei Santi” del quartiere di Sidi Bishr ad Alessandria d'Egitto. Le principali autorità politiche e religiose dell’Egitto hanno condannato duramente la strage, facendo appello all’unità della nazione. E il cordoglio e vicinanza dei cattolici egiziani alla comunità copta-ortodossa sono state espresse dal nunzio apostolico in Egitto, mons. Michael Luis Fitzgerald. Ci riferisce Marco Guerra:

    Il massacro è avvenuto al termine della messa di mezzanotte. Esplosione devastate ha investito i fedeli che uscivano dalla Chiesa e si è immediatamente propagata alle automobili vicine, moltiplicandone l'effetto devastante. Forse per questo inizialmente si era parlato di un’autobomba, ma in mattinata il ministro dell'Interno ha detto che con ogni probabilità si è trattato di un kamikaze. L'attentato, che non è stato al momento rivendicato, arriva a meno di due mesi dalle minacce espresse nel novembre scorso dall'ala irachena di Al Qaida che, dopo aver rivendicato il sanguinoso attacco alla cattedrale siriaco-cattolica di Baghdad, aveva minacciato la folta comunità copta egiziana. I terroristi islamici avevano intimato di "liberare" due cristiane egiziane che, secondo loro, sono “tenute prigioniere in monasteri” per impedirgli di convertirsi all'Islam. E la pista estera è quella più accreditata fra le autorità egiziane, secondo le quali recenti episodi di violenza "indicano chiaramente che elementi stranieri abbiano preso parte alla pianificazione e all'organizzazione" dell’attacco. Intanto, il Ministero dell'interno egiziano ha imposto stringenti misure di sicurezza intorno a tutte le chiese per contrastare ogni eventuale attacco. Al Azhar, la più alta autorità dell'Islam sunnita, ha subito preso le distanze condannando l'attentato di Alessandria, così come ha fatto il mufti d'Egitto, lo sceicco Ali Gomaa, che ha chiesto di “serrare le fila, di fronte a quelli che mettono in pericolo l'unità del Paese”. Appello all’unità nazionale anche da parte del presidente Mubarak, il quale in un discorso alla televisione ha assicurato che i responsabili della strage non resteranno impuniti. Anche il Papa, informato dell'accaduto, è rimasto profondamente colpito, come riferisce il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    “Siamo sconvolti per questa nuova orribile violenza proprio in occasione di un’importante celebrazione religiosa. Il Papa è stato informato ed è profondamente colpito e addolorato da questi avvenimenti. Si vede che il disegno dell’odio non vuole dar tregua nella sua lotta omicida contro la vita delle persone e la pace. Si stanno versando fiumi di sangue innocente. E’ necessario l’impegno di tutti per opporsi efficacemente all’odio. In questo momento drammatico diciamo la nostra vicinanza alla comunità copta colpita e manifestiamo il nostro intenso desiderio di pace e di sicurezza per tutto il popolo egiziano”.

    E ai nostri microfoni ha espresso il dolore di tutta la comunità cattolica anche il nunzio apostolico mons. Michael Luis Fitzgerald:

    “Vorrei esprimere, a nome di tutti i cristiani e di tutti i cattolici, la mia solidarietà per questa comunità che ha sofferto molti morti e molti feriti e tutta l'inquietudine che questa comunità vive: noi abbiamo celebrato il Natale il 25 dicembre, nelle nostre chiese cattoliche senza difficoltà, mentre gli ortodossi si preparando a celebrare il Natale il 7 gennaio e credo che le celebrazioni si terranno con grande inquietudine. Noi vorremmo condividere con loro tutte le loro sofferenze. Dobbiamo avere fiducia nella sicurezza del Paese, anche se è molto difficile riuscire ad impedire questi attentati. Non sappiamo chi siano i responsabili di questo attentato, ma esprimo di nuovo tutta la mia solidarietà, ancor più in questo giorno in cui preghiamo proprio per la pace. Il Santo Padre ha insisto sulla libertà religiosa come condizione essenziale per la pace”.

    Sull’accaduto la collega della redazione francese Mary Duhamel ha sentito il vescovo di Assiut - Lycopolis dei copti, mons. William Kirillos:

    “Ci aspettavamo qualcosa del genere, perché ogni tanto c’erano delle minacce contro i cristiani d’Egitto. In questo caso, si tratta dei nostri fratelli ortodossi, perché - secondo i fondamentalisti islamici - tengono chiuse nei monasteri delle donne che si sono convertite all’Islam e che, secondo loro, devono lasciare libere. Ma la verità - se queste donne siano passate realmente all'Islam o no - nessuno lo sa. E' una cosa ancora non chiara: alcuni dicono di sì, mentre altri dicono di no. Quindi, purtroppo, per noi non è stata una vera sorpresa… Ci si aspettava qualcosa e soprattutto per le feste ci si aspettava un colpo del genere. Tutto questo ha inevitabilmente provocato una forte reazione da parte dei nostri fratelli ortodossi, che non vogliono più celebrare pienamente il Natale come ogni anno e che non vogliono ricevere le autorità civili che verranno per presentare i loro auguri”.(mg)

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    Inizia oggi l’Anno europeo del volontariato: 100 milioni le persone impegnate nel settore della solidarietà

    ◊   "Volontari! Facciamo la differenza": è questo lo slogan dell’Anno europeo del volontariato che inizia oggi. Più di 100 milioni di europei sono impegnati in attività di volontariato e il settore rappresenta circa il 5% del PIL delle economie nazionali. Ma soprattutto i volontari vivono alcuni valori e obiettivi europei previsti dai Trattati: in particolare in termini di promozione della coesione sociale, della solidarietà e della partecipazione attiva. Del significato e delle attese per questo anno dedicato al volontariato, Fausta Speranza ha parlato con Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv, la Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario:

    R. - Penso che il significato sia quello di tornare a sottolineare, alle istituzioni e all’opinione pubblica, la valenza e il valore di questo settore, diventato oramai fondamentale per ogni società e per ogni democrazia evoluta, sia per il suo contenuto - diciamo - di solidarietà e quindi un contenuto educativo propedeutico, sia anche per il suo contributo e valore economico. Ormai, il volontariato è diventato una parte essenziale delle economie dei Paesi sviluppati: basti pensare a quanto il volontariato garantisce in termini di servizi fondamentali alle persone e in particolare proprio a quelle più vulnerabili.

    D. - Vogliamo fare una breve fotografia con l’aiuto di alcune cifre…

    R. - Le cifre sono sempre difficili da indicare con certezza, soprattutto per un settore di questa natura: parlando dell’Italia, l’Istat dice che oggi circa sei milioni di italiani fanno volontariato in maniera sporadica e un milione e mezzo lo svolge in maniera continuativa. Comincia a diventare, anche da un punto di vista sociologico e sociale, un fenomeno di una certa rilevanza.

    D. - Da questo Anno europeo, c’è un qualcosa di concreto che ci si aspetta a livello di istituzioni?

    R. - Per il nostro Paese ciò significherebbe - ad esempio - accettare questa nostra richiesta, che facciamo ormai da tempo: approvare una legge per la stabilizzazione del 5 per mille. Anche quest’anno, siamo dovuti scendere in piazza ed esercitare delle pressioni perché nella proposta governativa di finanziaria - oggi si chiama “legge di stabilità” - anche quest’anno era sparito il 5 per mille. E' stato reintrodotto solamente con il decreto "Milleproroghe", a fine anno, proprio al fotofinish, e solo perché noi abbiamo esercitato pressioni. Non si può continuare ogni anno a dover lottare per ottenere quello che ci sembra essere un minimo dovuto: la possibilità di favorire quei cittadini che vogliono dare le proprie risorse per le attività di volontariato delle Ong e del Terzo Settore in genere.

    D. - Anche a livello europeo, ci si aspetta un esempio altrettanto concreto dalle istituzioni, quindi da Bruxelles, dalla Commissione europea…

    R. - Dovendo scegliere un esempio, parlo della necessità di avere riconosciuto uno “status del volontario europeo”. Spero si giunga all’approvazione. Anche questo è un lavoro iniziato ormai molti anni fa, al quale stiamo dedicando parecchio tempo, investendo risorse significative. Penso che anche qui sarebbe un bel segnale se le istituzioni dell’Unione Europea - e in particolare la Commissione - adottassero questo statuto del volontario europeo. L’obiettivo è omogeneizzare e standardizzare e quindi anche un po’ orientare le legislazioni e le normative nazionali alla luce proprio di un quadro più armonico e quindi anche più rispondente al bisogno di una maggiore presa di coscienza del fatto che oggi siamo in Europa e non più solo in singoli Stati sovrani.

    D. - Dott. Marelli, ci aiuti a ragionare su questo: a volte si pensa che i servizi sociali dovrebbero essere assicurati dalla società, dalle istituzioni e, dunque, pensiamo che il volontariato in qualche modo supplisca a qualcosa che invece dovremmo avere dallo Stato. E’ giusto pensare così e, in qualche modo, essere un po’ contrariati per questo?

    R. - Io penso che il volontariato svolga un ruolo importante e - come si dice oggi - di sussidiarietà: permette di intervenire anche in ambiti che sicuramente devono essere responsabilità del pubblico. Certamente, ciò deve avvenire non nella direzione di una deresponsabilizzazione dello Stato, ma piuttosto - viceversa - in una prospettiva in cui lo Stato valorizza e sostiene queste associazioni di volontariato, in nome e alla luce della sussidiarietà, proprio perché svolgono un servizio più efficace, anche a minor costo, ma soprattutto più vicino ai cittadini e più vicino alle comunità. Se si dovesse comprendere questa logica, e se si dovesse agire in questa direzione, io penso che la rabbia che oggi, è vero, un po’ cova nelle associazioni di volontariato - perché si sentono e ci sentiamo abbandonate - probabilmente potrebbe anche rientrare.(mg)

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    Europa, bilancio dell'Anno di lotta alla povertà: il numero di gente in miseria è grande quanto una nazione

    ◊   Con la fine del 2010 si è concluso anche l’Anno Europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. L’iniziativa sollecitata dalle Caritas di tutto il Vecchio continente si è svolta nei Paesi dell’Unione Europea con varie manifestazioni mirate a sensibilizzare le istituzioni e la società civile su una piaga che secondo dati diffusi da Bruxelles riguarda oltre 75 milioni di persone. Per un bilancio Paolo Ondarza ha intervistato Paolo Pezzana, rappresentante italiano nella Task Force 2010 di Caritas Europa:

    R. – Sul piano politico e legislativo, è stata definita la creazione di una piattaforma che si occupi della promozione e dell’inclusione sociale della lotta alla povertà e che chieda agli Stati membri, verificando nell’impegno concreti passi in avanti, sono stati individuati progetti, le buone pratiche migliori, che si chiederà di imitare. Quindi, durante il 2010, sul piano della cultura, silenziosamente, con l’attenzione di pochi media sensibili, migliaia di persone hanno ricevuto comunicazioni chiare e forti sulla necessità di porre fine all’esclusione sociale.

    D. – Una parte non piccola del budget stanziato per il 2010 dall’Unione Europea era dedicata al coinvolgimento dei media: ma questo, possiamo dire, non c’è stato…

    R. – Sì: personalmente sono piuttosto critico su come è stato impiegato il budget per i media. La comunicazione è rimasta di nicchia: di povertà si è parlato poco, invece si è parlato ancora molto seguendo certi stereotipi…

    D. – “Abbiamo seminato cultura della solidarietà”, dite voi organizzatori. Ma, sempre utilizzando questa metafora contadina, la semina è solo l’inizio di un processo vitale…

    R. – Il contadino sa bene che, dopo la semina, il suo compito non è finito, ma soltanto iniziato. Il primo dovere che ci troviamo di fronte in questo momento è la vigilanza attiva: continuare a fare pressione, continuare a stare attenti, continuare a fare proposte e a denunciare quelle situazioni nelle quali alle parole non seguono i fatti. E, dall’altra parte, continuare a fare.

    D. – Anche perché, numeri alla mano, oltre 75 milioni di persone in Europa vivono al di sotto della soglia di povertà ed è impressionante perché, messi insieme, costituiscono uno Stato più grande della Germania…

    R. – Questa nazione fa parte dell’Europa tanto quanto le altre, e – se vogliamo un’Europa unita – dobbiamo partire dall’unità nella solidarietà.

    D. – In tal senso, è un progresso che la povertà sia stata affrontata, durante quest’anno, non come un problema del singolo Stato membro, ma dell’intera comunità europea?

    R. – Si tratta di un problema strutturale, e se ne è preso atto. Non so se per ragioni di convenienza o per ragioni veramente culturali, ma l’importante è che se ne sia preso atto.

    D. – Le crisi di Grecia ed Irlanda come hanno modificato il vostro lavoro di questi dodici mesi?

    R. – Noi non possiamo che ribadire, e lo abbiamo fatto nel corso di tutto questo anno, che anche in risposta a queste crisi se non si cambiano gli stili di vita, se non si modificano gli stili di consumo, se non si da più peso alla dimensione della ridistribuzione solidale all’interno degli Stati membri, l’Europa non potrà avere futuro. La persona come principio è il centro di congiunzione tra la dimensione macroeconomica, quella microeconomica e quella sociale. (gf)

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    Il dramma degli oltre 1500 rifugiati somali in Italia. Le Associazioni: gravissimo il degrado in cui vivono

    ◊   La situazione nell'ex ambasciata della Somalia in via de Villini a Roma è drammatica e non può più essere ignorata: è l’appello lanciato dalle associazioni che giovedì scorso hanno organizzato una conferenza stampa nel palazzo che dà riparo ai rifugiati somali. Presenti la Federazione nazionale della stampa italiana, l’associazione "A Buon diritto", il Consiglio italiano rifugiati, Medici per i diritti umani, Migrare e Articolo 21. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

    Sono tra i 1.500 e i 1.700 i rifugiati che a Roma vivono in condizioni disastrose. Circa 150 di questi sono a Via dei Villini 9, in pieno centro città, zona borghese, elegante, sede di ambasciate, come quella che una volta era della Somalia e che oggi ospita somali fuggiti dalla guerra che infuria nel loro Paese. Un edificio di tre piani, con terrazze e giardino, ridotto in uno stato di gravissimo degrado: pericolante in molti punti, sporco, pieno di calcinacci e vetri. E’ qui che queste persone vivono, in condizioni igienico-sanitarie disastrose: questa la denuncia dell’Organizzazione Medici per i diritti umani, che li assiste. Una situazione, questa, che non può più essere ignorata dalle istituzioni, spiegano le associazioni che stanno seguendo il caso: si tratta di persone - è questa la preoccupazione dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati - che sono state riconosciute dall’Italia come rifugiate, uno status che prevede - sia per la legge italiana che per il diritto internazionale - specifici interventi di protezione, che invece mancano totalmente. Ibrahim è in Italia dal 2008, con moglie e due figli piccoli, sono stati tutti separati, e lui da un anno vive a Via dei Villini:

    R. - Non mi piace abitare qua, ma abitare qua è obbligatorio.

    D. - In che condizioni vivete?

    R. - Difficili. La nostra vita è difficile: non abbiamo da mangiare, non abbiamo luce, non abbiamo diritti, non abbiamo niente. Ma anziché dormire per la strada, è meglio dormire qua. La strada è ancora più brutta di qui.

    D. - Siete tutte persone che siete fuggite dalla Somalia e avete quindi la protezione umanitaria…

    R. - Sì. Abbiamo tutti i documenti della protezione umanitaria e siamo tutti somali. Nel nostra Paese c’è la guerra e noi non possiamo ritornare…

    Da circa 40 giorni, a seguire da vicino queste persone c’è Shukri Said, dell’Associazione “Migrare”, somala di origine e oggi cittadina italiana. Si è battuta con forza per rendere visibile questa situazione ed è indignata dal silenzio e dall’assoluta indifferenza delle autorità del comune di Roma e di quella delle autorità nazionali.

    R. - E’ un ghetto, è un lager. E’ un posto totalmente abbandonato e veramente indescrivibile. E’ un posto di degrado, senza luce, senza acqua e senza riscaldamento: da 20 anni senza manutenzione. Una situazione assolutamente insostenibile.

    D. - Ci sono 140 persone in questo posto…

    R. - Sì, sono 140, ma poi intorno a questo posto ruotano 250 anche 500 persone, dipende. Molti tentano di andare in Europa, ma vengono respinti e quindi tornano qui. Quindi aumentano e diminuiscono.

    D. - Dove dormono, dove mangiano, dove si lavano?

    R. - Non si lavano, non hanno bagni, non hanno riscaldamento e non hanno acqua calda… Hanno due punti acqua, ma quando fa freddo si bloccano. perché ormai sono pieni di calcinaccio ed i tubi sono ormai tutti rotti. Fanno la fila per lavarsi alla Caritas. E’ un inferno. Basta pensare alla notte, senza un’illuminazione, con rischio anche di cadere per le scale…

    D. - Quindi, a questo punto, che cosa si chiede?

    R. - Le istituzioni, il volontario, il presidente della Repubblica, il governo, il Comune: chiediamo che si muovano. Questi ragazzi sono stremati, stanno molto male.

    Via dei Villini è solo una delle tante storie della capitale, dove di ghetti di questo tipo ne esistono altri, in totale assenza di qualunque politica pubblica e di strutture di accoglienza - questa la denunciano le associazioni - in grado di sostenere l’inserimento sociale e la ricerca di occupazione, l’accesso ai servizi e il riconoscimento dei diritti di cittadinanza.(mg)

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    Nella notte del nuovo anno, l'ottava veglia di preghiera del Movimento dell'Amore Familiare in Piazza San Pietro e in Abruzzo

    ◊   Dalla finestra del suo studio, Benedetto XVI non ha mancato di salutare, al termine dell'Angelus di oggi, i membri del Movimento dell'Amore Familiare, fondati da don Stefano Tardani, che la scorsa notte, in Piazza San Pietro, hanno animato l’ormai tradizionale Veglia di preghiera. Tema particolare di quest’anno "L’unità e la pace nelle famiglie e tra le Nazioni". Una riflessione proposta da mons. Oscar Rizzato ha aperto l’incontro, quindi - ad ogni ora - si è ripetuta la recita del Rosario, assieme a canti e preghiere. Suggestiva la deposizione di lumi davanti al Presepe monumentale della Piazza, come segno di offerta a Cristo delle attese e delle speranze di ogni famiglia. L’iniziativa, alla sua ottava edizione, si è svolta per la prima volta, in contemporanea, anche nella chiesa degli Angeli Custodi di Paganica, in Abruzzo. Sul suo significato, Federico Piana ha sentito Gianluca Farese, del Movimento dell’Amore Familiare:

    R. – In una nottata così particolare, quando nel mondo c’è tanta confusione, c’è una ricerca del divertimento a tutti i costi, proprio in questo momento abbiamo sentito la necessità di fare silenzio, di raccoglierci in preghiera davanti al Santo Presepe. E quale posto migliore di Piazza San Pietro, che è il centro della cristianità e dove la cristianità si riunisce? Questa preghiera è proprio per ringraziare il Signore di tutti i doni ricevuti durante l’anno e per augurarci un anno migliore. E’ bene che ripartiamo da una pace più profonda, che si possa ricostruire nel cuore di ognuno di noi e che poi proprio dalle persone possa crescere all’interno delle famiglie.

    D. – Per quale motivo per la pace è necessaria la preghiera? Che forza ha la preghiera?

    R. – Non possiamo limitarci a pensare che la pace sia un’assenza di guerra e quindi che sia semplicemente un impegno umano della persona a non creare un attrito con gli altri. La pace è qualcosa di molto più profondo: la pace è un dono, un dono che ci fa il Signore e come tutti i doni non possiamo fare altro che domandarlo. E con la preghiera ci rivolgiamo al Signore, affinché doni a ciascuno la possibilità di raggiungere quella pace interiore che possa poi condividere con gli altri, farla trasparire e maturare all’interno della propria famiglia, del proprio nucleo lavorativo, nella propria nazione, tra i popoli.

    D. – Hai toccato un tema fondamentale: la famiglia. Penso che la pace si debba ottenere prima in famiglia e poi nella società…

    R. – Senz’altro è così. La famiglia è un nucleo molto importante. Vediamo come sia stato Dio stesso a scegliere per Gesù l’ambito familiare, la famiglia umana, il calore di una mamma e di un papà, per poter mandare suo Figlio e donarci tutto il suo amore, tutta la sua pace. E’ Dio stesso che parte dalla coppia, che vuole inserire Gesù e donarcelo proprio in questo contesto.

    D. – Chi organizza questa veglia è il Movimento dell’amore familiare. Due parole, in chiusura, per raccontarci che cos’è questo movimento fondato da don Stefano Tardani:

    R. – Siamo un gruppo di famiglie, ma anche singoli e fidanzati. Abbiamo un percorso che ci porta a donare la nostra vita nella missione e quindi ad aprirci agli altri. La nostra risposta è proprio questa: all’amore che Dio ha per noi, sentiamo di voler offrire la nostra vita, il nostro tempo, le nostre forze per adoperarci per la costruzione del suo Regno qui, sulla Terra. (gf)

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    Il mariologo padre De Fiores: Maria, Madre di Dio, non lascia mai solo nessuno dei suoi figli sulla terra

    ◊   “Il titolo di ‘Madre di Dio’, che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza (…) Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata madre di ogni uomo". E' un passaggio dell'omelia che Benedetto XVI ha pronunciato durante la Messa di questa mattina nella Basilica Vaticana. Sul significato della Solennità di Maria Madre di Dio, la riflessione del religioso monfortano, padre Stefano De Fiores, al microfono di Federico Piana:

    R. – Maria appartiene proprio al nucleo essenziale del cristianesimo perché – come dice Benedetto XVI – se il cristianesimo è Gesù Cristo che si fa uomo, noi non possiamo ignorare che questo avviene nel grembo della Vergine Maria. Per cui, se noi rimanessimo nell’Antico Testamento potremmo fare a meno di unire teologia con mariologia, ma questo non possiamo farlo, nel Nuovo Testamento, perché Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”, il Dio che si è fatto uomo dal grembo della Vergine Maria.

    D. – Eppure, padre Stefano, il ruolo salvifico di Maria non si esaurisce diventando Madre di Dio ma continua nella storia, perché Maria è chiamata a condurci al Signore…

    R. – Certamente. Se Maria è la Madre di tutti i discepoli amati da Gesù, rappresentati ai piedi della Croce dalla figura molto tipologica di Giovanni, questo è un compito che fa sì che Maria – come dice il Concilio – non ha deposto la sua funzione salvifica, ora che è in cielo, ma continua ad interessarsi dei fedeli, alla nascita e alla formazione dei quali Ella collabora con amore di madre.

    D. – In tutto questo, le apparizioni mariane che ruolo hanno?

    R. – Nell’interpretazione dei teologi, in genere si mette in primo piano questo: Maria appare perché è una madre, e una madre si interessa dei figli, non è indifferente a quello che i figli compiono nel cammino della vita. E soprattutto, interviene perché dobbiamo classificare le apparizioni non tanto come illuminazione del Vangelo – il Vangelo è già chiaro e le apparizioni possono ricordarcelo – ma sono da classificare tra i carismi profetici: sono una profezia per la Chiesa. Quindi, la Madonna appare per richiamare la Chiesa a non addormentarsi, perché si avvicinano i tempi finali della storia in cui la Chiesa deve lottare contro il male che si agguerrisce sempre di più: la Chiesa non deve farsi trovare impreparata. Per questo, l’invito alla preghiera, alla vigilanza, alla conversione è un invito costante in tutte le apparizioni della Vergine.

    D. – Qual è il modo migliore per rivolgerci a Maria, per pregarla al meglio, nel modo migliore?

    R. – E’ quella ricordata nella Lettera agli Efesini (2, 18), in cui si dice: “Andiamo nello Spirito, per mezzo di Cristo, al Padre”. Quindi, la preghiera liturgica è quella che sfocia sempre nell’adorazione del Padre. Ma così dev’essere anche ogni nostra preghiera a Maria, perché Maria ci è stata data da Cristo come madre, e la madre accompagna il figlio nel cammino della vita. Così, ognuno di noi deve ricorrere a Lei nelle tribolazioni ordinarie e anche nelle gioie. Maria, quindi, è una figura che ci accompagna, un’immagine che ci accompagna, un’immagine conduttrice perché ci porta verso il Cristo e verso i doveri della vita cristiana di ogni giorno. (gf)

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    Il commento al Vangelo della seconda Domenica di Natale del teologo, padre Bruno Secondin

    ◊   Domani, seconda Domenica dopo Natale, la liturgia ci propone il Prologo del Vangelo di San Giovanni:

    “In principio era il Verbo,
    e il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio.
    Egli era, in principio, presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui
    e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste…
    E il Verbo si fece carne
    e venne ad abitare in mezzo a noi”

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    (musica)

    Una pagina di inesauribile profondità apre questo nuovo anno: quel bambino venuto al mondo in circostanze non ordinarie è la Parola eterna, il Figlio vivente del Dio eterno. Ha posto la sua tenda fra noi, ha carne fragile, forma umanissima come quella di un bimbo indifeso e da accudire. Eppure tutto è stato creato dal Padre alla Sua presenza, e tutto il Creato tende con Lui a Dio Padre, però raccolto nelle sue mani ferite e purificato dal dono della sua vita. Giovanni evangelista in questo prologo esprime una lunga contemplazione, una sua comprensione intima che ha fatto gemere e trasfigurare ricordi e verità: il mistero eterno si è fatto visibile, la grazia tutto ha pervaso, la vita ci è stata comunicata in maniera gratuita e totale. Ma bisogna accogliere questa luce, questa presenza, questa novità assoluta con cuore aperto, con mani solidali, con passi di danza e di libertà. “Pienezza di grazia e di verità”, ci ha comunicato: siano questi gli orizzonti con cui apriamo il cammino del nuovo anno. Un cordiale augurio di felice anno nuovo a tutti gli ascoltatori. E che la forte carica di entusiasmo e di fede di questa pagina diventi in noi sorgente viva di grazia e contemplazione!

    (musica)

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    Chiesa e Società



    La Chiesa cattolica in Francia dedica il 2011 alla famiglia

    ◊   La Chiesa cattolica in Francia dedica il nuovo anno alla famiglia mediante l’iniziativa “Famiglie 2011”, un articolato programma di ascolto e sinergia con tutte le componenti del nucleo familiare e di confronto e dialogo con la cultura contemporanea. Il progetto ecclesiale muove dalla presa d’atto di nuove situazioni e cambiamenti intervenuti nella struttura e nella vita familiare, per individuare i punti di forza e di debolezza della famiglia di oggi, valorizzare ciò che le famiglie apportano ai singoli e alla società e riproporre l’attualità del messaggio cristiano con l’annuncio della “Buona Novella della famiglia”, cellula base della società e Chiesa domestica. Dalla concertazione tra Chiesa, famiglia e società civile scaturiranno percorsi di speranza e proposte di misure e iniziative per una politica familiare e per una rinnovata pastorale. Famiglia classica, ricomposta, monoparentale: mentre la parola “famiglia” presenta connotazioni profondamente diverse, l’istituzione familiare resta nondimeno il primo fattore di felicità nei sondaggi francesi ed europei, come fonte di benessere, di sicurezza e di realizzazione personale. Davanti alla fragilità della coppia in tempi di crisi morale e sociale, i figli sono percepiti come il principale elemento di unione e “saldatura” tra i genitori, che devono tuttavia affrontare non poche difficoltà per la loro istruzione e per la conciliazione tra vita familiare e vita professionale. Oggetto di approfondimento e sostegno sarà inoltre l’interazione tra vita familiare e trasmissione della fede e il ruolo essenziale della famiglia nel formare ad uno stile di vita in cui il rispetto dell’altro e l’attenzione alle sue necessità siano parte fondamentale. Il programma di “Famiglie 2011” prevede assise diocesane, incontri regionali e alcuni colloqui nazionali: a Lille, il prossimo marzo, sul ruolo sociale della famiglia come primo luogo di solidarietà; a Strasburgo, in maggio, sulla missione educativa della famiglia, a Parigi, in ottobre, per una riflessione di sintesi con uno sguardo alle prospettive future. Sempre nell'ottobre 2011, sono in calendario anche due appuntamenti di massa: il raduno delle associazioni familiari e il pellegrinaggio a Lourdes delle famiglie cattoliche di Francia. (M.V.)

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    La Chiesa d’Inghilterra e Galles impegnata fino ad ottobre sul tema dell’educazione

    ◊   Prosegue fino al prossimo ottobre, nel Regno Unito, l’“Anno dell’Educazione cattolica”, promosso dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e lanciato il 17 settembre 2010 a Londra durante la visita del Santo Padre Benedetto XVI al St. Mary’s University College. In quella circostanza, il Vescovo di Nottingham, Malcolm McMahon, presidente del Dipartimento episcopale per l’educazione e la formazione, ha illustrato al Papa le principale finalità dell’iniziativa: evidenziare quanto è stato raggiunto nel passato nel campo educativo e progettare un futuro che assicuri la migliore educazione agli alunni delle scuole cattoliche. Il tema dell’”Anno” - ”Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” - sarà ripreso ed approfondito nella Conferenza nazionale dei responsabili di istituti scolastici, in programma nella capitale britannica nei giorni 27-28 gennaio prossimi. Tra le iniziative lanciate dalle diocesi nel contesto dell’“Anno”, la Chiesa di Nottingham ha promosso “Il Progetto Angelus”, con il quale si intende anche continuare la riflessione intorno ad alcuni temi centrali della visita del Santo Padre nel Regno Unito: santità, servizio, vocazione, comunicazione e preghiera. La preghiera dell’Angelus collega i cinque temi e costituisce una proclamazione semplice, ma essenziale, del messaggio cristiano: la venuta nel mondo di Gesù Cristo, il Dio fatto uomo, per vivere tra gli uomini e morire per loro. Si incoraggiano quindi docenti e alunni a pregare frequentemente l’Angelus, una devozione tradizionale incentrata sul “sì” della Vergine Maria, che esprime mirabilmente il carattere mariano ed ecclesiale dell’evangelizzazione. (M.V.)

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    Migliaia di persone attese domani a Madrid per la Messa della Santa Famiglia

    ◊   Per il quarto anno consecutivo una solenne “Messa della Santa Famiglia” si celebra domani nel centro di Madrid all’insegna del motto “La famiglia cristiana speranza per l’Europa. Venute da ogni diocesi di Spagna e da altri Paesi europei, decine di migliaia di famiglie cattoliche si riuniranno nella Plaza de Colón, a partire dalle ore 10, per un momento di accoglienza in preparazione alla liturgia, che si concluderà con la preghiera dell’Angelus di Benedetto XVI in collegamento da Piazza San Pietro. L’Altare della celebrazione sarà presieduto da una grande Croce di 20 metri di altezza. A al lato dell’Altare è stato collocato un Presepe a grandezza naturale, che sarà attorniato da bambini. La liturgia, che negli anni precedenti si è tenuta nella domenica della Santa Famiglia - quest’anno il 26 dicembre – è stata spostata alla domenica successiva per evitare a quanti arrivano da lontano di mettersi in viaggio nel giorno di Natale. Nella conferenza stampa di presentazione dell’evento, il vescovo Juan Antonio Reig Pla, coordinatore dell’incontro, ha spiegato il significato del rito, che intende celebrare “la famiglia cristiana”, testimoniare il suo ruolo spirituale e sociale e rendere grazie al Signore per il dono della famiglia, espressione di comunione e fonte della vita. Ricorrendo all’immagine della Basilica di Gaudí, consacrata a novembre dal Santo Padre a Barcellona, il presule ha aggiunto che ogni famiglia è un’autentica “cattedrale” in cui si costruisce e si custodisce l’amore tra tutti i suoi membri, un amore fedele e stabile perché radicato in Cristo e nella vita della Chiesa. Tra le testimonianze previste nel corso dell’incontro, una famiglia numerosa si soffermerà sulla trasmissione della fede, mentre Miriam García, presidente spagnola di Mani Tese, parlerà dell’opera dei volontari a favore delle famiglie in difficoltà. Da parte sua, Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, eseguirà il suo ultimo canto dedicato alla Vergine Maria, preparato per la Gmg di Madrid di agosto. Presieduta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, la liturgia sarà concelebrata dai cardinali Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Paul Josef Cordes, Carlos Amigo e Agustín García-Gasco, insieme con una cinquantina di vescovi spagnoli ed europei. (M.V.)

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    Proclamato l'Anno internazionale delle persone di ascendenza africana

    ◊   Con l’indizione per il 2011 dell’“Anno internazionale delle persone di ascendenza africana”, le Nazioni Unite intendono incrementare l’impegno degli Stati e la cooperazione internazionale a beneficio dei discendenti delle vittime della schiavitù e della tratta e concorrere alla tutela dei loro diritti economici, culturali, sociali, civili e politici. Per suffragare l’iniziativa, il testo della Risoluzione sull’“Anno” dell’Assemblea Generale cita numerosi documenti, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti umani e le Convenzioni contro la discriminazione razziale, per i diritti dell’infanzia e sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti. Vengono inoltre ricordate le disposizioni della Dichiarazione e del Piano di Azione della Conferenza del 1993 di Vienna sui diritti umani e della Dichiarazione e del Piano d’Azione della Conferenza contro il razzismo, svoltasi nel 2001 a Durban. Al fine di mantenere viva la memoria della tratta transatlantica e rafforzare l’azione di contrasto alle antiche e moderne schiavitù, l’Onu ha istituito due specifiche giornate di sensibilizzazione da osservarsi, rispettivamente, il 25 marzo e il 2 dicembre. L’“Anno” è stato lanciato a New York il 10 dicembre scorso - nel quadro della Giornata dei diritti umani - dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, affiancato dal responsabile del Gruppo di Lavoro per le persone di ascendenza africana. Nel corso della cerimonia, lo stesso segretario generale ha rivolto un vibrante appello alla comunità internazionale affinché il razzismo venga definitivamente eliminato e sia posta fine all’emarginazione di intere comunità per il colore della loro pelle. Particolarmente colpite da manifestazioni razziste sono le persone di discendenza africana, alle quali è troppo spesso negato l’accesso a diritti fondamentali quali i servizi sanitari di qualità e l’istruzione. Anche oggi – ha aggiunto – gli africani e persone di discendenza africana continuano a subire le conseguenze della tratta transatlantica, “una tremenda tragedia non solo per la sua barbarie, ma per le sue proporzioni e per la negazione dell’umanità stessa delle vittime”. E' quindi urgente, è la conclusione di Ban Ki-moon, promuovere la loro piena integrazione nella vita sociale, economica e politica e la loro partecipazione ad ogni livello decisionale. (M.V.)

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    L'Onu promuove per il 2011 l’Anno internazionale delle foreste

    ◊   Per promuovere più efficacemente la gestione sostenibile, la protezione e lo sviluppo del patrimonio forestale mondiale, le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2011 “Anno internazionale delle foreste”, con la Risoluzione del 20 dicembre 2006. Nel testo viene ricordata l’incidenza delle attività del settore forestale sulla vita di 1,6 miliardi di persone sparse nel mondo e il ruolo fondamentale delle foreste - in quanto ecosistemi - nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nella protezione della biodiversità. L’Anno concorrerà in particolare all’opera capillare di sensibilizzazione per la preservazione e l’incremento di ogni tipo di foresta, attraverso la sinergia di governi, organizzazioni internazionali e realtà della società civile. Nel lanciare l’indizione dell’Anno, le Nazioni Unite ricordano la perdita quotidiana di circa 350 chilometri quadrati del manto forestale dovuta alla conversione in terre agricole, all’abbattimento indiscriminato o alla proliferazione degli insediamenti umani. Mentre l’impegno in materia di rimboschimento ha potuto frenare il progressivo depauperamento, si rendono tuttavia necessarie iniziative complementari – avvertono le Nazioni Unite – quali la creazione di uno strumento internazionale sulle foreste e la valorizzazione su scala mondiale delle competenze ed esperienze pratiche di esperti forestali. Alla Segreteria del Forum Onu sulle Foreste è affidato il compito di coordinare le iniziative programmate ai diversi livelli e di rafforzare la collaborazione con gli organismi competenti nell’ambito del sistema Onu, in particolare la Fao, l’agenzia per l’alimentazione e l’agricoltura. L’Anno sarà inaugurato a New York, nel corso del dibattito ad alto livello – il 2-3 febbraio 2011 – della IX sessione del Forum Onu sulle foreste, in programma dal 24 gennaio al 4 febbraio prossimi. (M.V.)

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    Le Nazioni Unite indicono per il 2011 l'Anno internazionale della Chimica

    ◊   Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2011 "Anno internazionale della Chimica”, con la risoluzione del 5 dicembre 2008 che recepiva una richiesta in tal senso sottoposta dall’Etiopia; caratterizzato dal tema “Chimica, la nostra vita, il nostro futuro”, l’Anno offrirà un’ampia gamma di attività interattive, educative e ricreative coordinate dall’Unesco, insieme all’Unione Internazionale della Chimica pura e applicata (Iupac). Con l’iniziativa si intende aumentare la consapevolezza del ruolo della chimica nel rispondere alle necessità del mondo, incoraggiare l’interesse per la materia tra i giovani e suscitare un’attiva partecipazione per un futuro creativo della disciplina. Nel 2011, cadono inoltre due ricorrenze di particolare significato per il mondo della scienza: il centenario del conferimento del Nobel a Marie Sklodowska Curie - occasione per evidenziare il contributo femminile al progresso scientifico - e il centesimo anniversario della fondazione dell’Associazione internazionale delle Società chimiche, che porrà in rilievo i benefici della collaborazione internazionale in ambito scientifico. Il Premio della Fondazione svedese venne assegnato alla scienziata polacca per la scoperta degli elementi radio e polonio, l’isolamento del radio e lo studio della natura e dei composti di questo elemento. Gli eventi programmati nei prossimi mesi porranno a fuoco il potenziale della chimica nell’assicurare la sostenibilità e il progresso della qualità della vita, nonché il concorso della ricerca chimica nella soluzione di problemi cruciali quali l’alimentazione, le risorse idriche, la sanità, l’energia, i trasporti. L’Anno costituirà inoltre un punto focale di informazione e scambio tra le società chimiche nazionali, le istituzioni educative, l’industria, le organizzazioni governative e le ong. In occasione del lancio, personalità del mondo intero si riuniranno all’Unesco di Parigi, il 27 e 28 gennaio prossimi, per una serie di dibattiti e di eventi collaterali sullo stato attuale della ricerca chimica e delle sue applicazioni e sulle prospettive future. In Italia, nel quadro dell’Anno, il Consiglio nazionale dei Chimici organizza a Roma, a giugno prossimo, il XV Congresso nazionale, dal titolo “La Chimica prende il volo”, mentre l’Ordine dei chimici di Parma promuove nella propia città, nell'aprile 2011, la IV edizione della manifestazione “La Chimica… siamo noi”. E’ anche da segnalare il V Salone sulle Bonifiche dei siti contaminati e sulla riqualificazione del territorio, patrocinato dal Consiglio nazionale dei chimici, in programma a Ferrara dal 28 al 30 settembre 2011, con assegnazione di due Premi alle migliori tesi di dottorato e di laurea magistrale discusse nel 2010 in una Università italiana su un tema correlato alla bonifica dei siti contaminati. La partecipazione dei giovani all’iniziativa dell’Onu verrà infine sottolineata dalla Mostra internazionale di dipinti e fotografie “Acqua: ristoro o responsabilità”, dedicata all’acqua e al ruolo essenziale della chimica per garantirne sicurezza e disponibilità. La rassegna riaccoglierà i lavori di studenti dagli 11 ai 15 anni di diversi Paesi di Africa ed Europa e sarà allestita a Roma nel prossimo mese di ottobre. (A cura di Marina Vitalini)

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    Lituania: la Chiesa celebra l’Anno della Misericordia di Dio

    ◊   La Chiesa in Lituania celebra nel 2011 l’Anno della Misericordia di Dio, con la finalità di alimentare nei fedeli una consapevolezza più profonda del dono della misericordia divina e di diffondere la conoscenza delle apparizioni e dell’immagine di Gesù Misericordioso. Circostanza dell’indizione dell’“Anno” è stata la celebrazione dei vescovi lituani nel novembre scorso a Vilnius, presso la Cappella di Maria Santissima “Porta dell’Aurora”, in occasione dell’annuale Settimana dedicata alla Madonna Mater Misericordiae. Nel corso dei prossimi mesi, celebrazioni e pellegrinaggi si svolgeranno presso il Santuario della Divina Misericordia, nella capitale lituana, dove vissero e operarono i due principali apostoli della Misericordia Divina, Santa Faustina Kowalska (1905-1938) e il suo direttore spirituale, il Beato Michele Sopoćko. Il Santuario custodisce il quadro del Salvatore misericordioso, dipinto nel 1934 dal pittore Eugeniusz Kazimirowski su indicazioni di Sr. Faustina: copie dell’immagine saranno diffuse nei prossimi mesi in tutte le parrocchie del Paese. Uno dei momenti forti dell’Anno sarà il Congresso nazionale della Divina Misericordia, in programma a Vilnius il primo maggio prossimo, seconda Domenica di Pasqua, detta domenica della “Divina Misericordia”, una festa istituita da Giovanni Paolo II nel 2000 in occasione della canonizzazione della Beata Faustina. (M.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Costa d'Avorio sull’orlo della guerra civile: il presidente uscente, Gbagbo respinge l’ultimatum a lasciare il potere

    ◊   In Costa d’Avorio prosegue il duro braccio di ferro tra il presidente uscente, Gbagbo, e il suo rivale, Ouattara, riconosciuto vincitore delle presidenziali del mese scorso da parte di tutta la comunità internazionale. Gbagbo nella serata di ieri ha proclamato che non intende ''cedere'' alle pressioni internazionali ne' al suo rivale, che poche ora prima gli aveva intimato di lasciare la presidenza del Paese entro la mezzanotte. ''Noi non cederemo'', ha affermato Gbagbo in un discorso alla nazione, trasmesso in tv in occasione del Capodanno. Nel Paese, intanto, sono sempre di più gli sfollati che abbandonano tutto temendo il riesplodere della guerra civile. Lunedì prossimo, una rappresentanza della Comunità economica degli stati dell'Africa Occidentale tornerà ad Abidjan per un’ultima mediazione. Se il tentativo dovesse fallire, secondo varie dichiarazioni, la comunità internazionale potrebbe intervenire militarmente e i Paesi dell'Africa Occidentale avrebbero già approntato i piani militari cui fare ricorso.

    Nigeria
    Ancora violenze in Nigeria. Quattro persone sono morte e almeno 12 sono rimaste ferite in un'esplosione avvenuta in un mercato molto frequentato posto all'interno di una caserma nella capitale Abuja. Il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha accusato dell’attentato il gruppo radicale islamico Boko Haram - che nei giorni scorsi ha rivendicato la responsabilità degli attacchi alla vigilia di Natale, costati la vita a oltre 80 persone - ed ha esortato le forze di sicurezza a rintracciare i responsabili.

    Pakistan
    In Pakistan, è di 15 morti il bilancio di tre attacchi di droni statunitensi avvenuti oggi nella regione tribale del Nord Waziristan, nel nordovest del Paese. Secondo una fonte della sicurezza, gli aerei senza pilota statunitensi hanno lanciato una raffica di missili contro due presunti nascondigli talebani e contro un veicolo con a bordo sospetti militanti islamici. Le operazioni segrete della Cia, le prime del nuovo anno, confermano la decisione degli Stati Uniti di intensificare la lotta contro i talebani che si rifugiano in Pakistan. Nel 2010, gli attacchi di droni sono stati circa una centinaio, con un'impennata negli ultimi tre mesi, e hanno causato oltre 650 morti.

    Australia alluvioni
    Le piogge torrenziali che vanno avanti da giorni in Australia hanno provocato le peggiori inondazioni del Paese da decenni e minacciano zone sempre più vaste del Queensland. Più di 200 mila le persone sono vittime colpite dalla catastrofe; in ginocchio anche la redditizia attività mineraria della nazione. I soccorsi si stanno concentrando soprattutto a Rockhampton, dove il fiume Fitzory ha rotto gli argini e aumenta pericolosamente, minacciando tra le duemila e le quattromila case, in attesa della piena che dovrebbe essere mercoledì. Il premier, Julian Gillar, che ha perlustrato la zona, ha detto che le inondazioni sono state devastanti e avranno un pesante impatto economico.

    Italia–Brasile: estradizione Battisti
    In Italia, polemiche accese all’indomani della decisione del presidente brasiliano Lula di non estradare l’ex terrorista Cesare Battisti, appartenente a Proletari armati per il comunismo e riconosciuto colpevole dalla giustizia italiana di quattro omicidi per i quali non ha mai scontato alcuna pena. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto sapere che “la vicenda è tutt'altro che chiusa”, annunciando che l'Italia farà tutto il possibile per far valere i propri diritti. E il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha richiamato l'ambasciatore italiano a Brasilia per comunicazioni. Forte l’indignazione dei familiari delle vittime, che chiedono di passare ai “fatti concreti” per boicottare il Brasile. Intanto, il prossimo 4 gennaio è stato indetto un sit-in di protesta davanti all'ambasciata brasiliana a Roma, aperto a tutte le forze politiche e della società civile italiana.

    L'Estonia entra nell’eurozona
    Da oggi, l'Estonia è il 17esimo Paese europeo ad entrare nell'eurozona. Il passaggio dalla corona alla moneta unica interessa 1,3 milioni di abitanti della piccola Repubblica baltica, portando il numero di europei che la utilizzano a 331 milioni di persone. Per due settimane circolerà ancora anche la corona estone e il tasso di cambio è di un euro per 15,6466 corone. Inoltre, nei primi sei mesi tutti i prezzi saranno indicati nelle due valute. L'Estonia ha sostenuto negli ultimi anni una rigorosa politica dei conti pubblici, che ha permesso di rispettare i parametri di Maastricht, proprio mentre il resto dell'Eurozona non riusciva più a farlo. Tuttavia, la crisi dell'economia globale non ha risparmiato la piccola Repubblica, che ha registrato una flessione del 14% del Pil nel 2009 con un tasso di disoccupazione del 15%. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 1

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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