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Sommario del 07/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: educare, atto di amore in un mondo in cui si considera pericoloso parlare di verità
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Orrore e sdegno per la morte di quattro bambini Rom per il rogo di una baracca nella capitale
  • Egitto: 14.mo giorno di proteste. L'opposizione: insufficienti le riforme proposte dal governo
  • Fragile tregua tra Cambogia e Thailandia dopo gli scontri sul confine
  • Libertà dei popoli e revisione dei modelli di sviluppo al Forum sociale di Dakar
  • Campagna italiana di sensibilizzazione sulla distrofia muscolare
  • La festa della Comunità Nuovi Orizzonti per il riconoscimento pontificio
  • Chiesa e Società

  • Rimpasto di governo in Pakistan: sarà eliminato il Ministero per le Minoranze religiose
  • Madhya Pradesh: i cristiani chiedono protezione in vista di un pellegrinaggio di indù radicali
  • Indonesia: aperta la settimana dell’Armonia fra le religioni, ma proseguono attacchi a minoranze
  • Sud Sudan. I leader religiosi: i guerriglieri dell'Lra sono una minaccia per il nuovo Stato
  • Spagna: circa mille bambini con meno di 5 anni muoiono ogni ora nel mondo
  • Libano: "inquietudine" dei vescovi maroniti per la situazione nel mondo arabo
  • Perù: allarme dei vescovi per i poteri al capo di Stato sugli investimenti esteri in Amazzonia
  • Brasile: Campagna missionaria 2011 su Missione ed ecologia
  • Australia: in aumento le iscrizioni nelle scuole cattoliche
  • Kansas City: Conferenza di episcopaliani e anglicani per l'unità con la Chiesa cattolica
  • Dal 13 al 19 febbraio, missione in Russia dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani
  • Ambiente: la Commissione Europea chiede efficienza e inventiva negli investimenti
  • Veglia di preghiera a Roma per i cristiani perseguitati
  • Polonia: appello di mons. Nowak ai parlamentari per la difesa della vita e della famiglia
  • Giordania: presto una chiesa greco-ortodossa a Betania
  • Convegno dei vescovi vicini al Movimento dei Focolari
  • “Messaggio d’invito” della Cei al Congresso eucaristico ad Ancona il 3-11 settembre
  • Roma: al via la Settimana sulla formazione spirituale nei seminari
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al-Bashir prende atto della scelta di secessione del Sud Sudan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: educare, atto di amore in un mondo in cui si considera pericoloso parlare di verità

    ◊   L’educatore cristiano sia espressione d’amore e testimone della verità: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica, ricevuti stamani in udienza in Vaticano. Il Papa ha messo l’accento sull’urgenza per la Chiesa di rispondere alla sfida dell’emergenza educativa nei seminari come nelle scuole. Quindi, ha ribadito che in un tempo segnato dal relativismo, la verità va annunciata con “fedeltà coraggiosa e innovativa”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale prefetto del dicastero, Zenon Grocholewski. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Educare è un atto d’amore, esercizio della ‘carità intellettuale’ che richiede responsabilità, dedizione, coerenza di vita”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso ai membri del dicastero per l’Educazione cattolica. Il Papa ha ribadito quanto sia importante affrontare il tema, a lui particolarmente caro, dell’emergenza educativa. Una sfida, ha detto, tra le più urgenti che “la Chiesa e le sue istituzioni sono chiamate ad affrontare”:

    “L'opera educativa sembra diventata sempre più ardua perché, in una cultura che troppo spesso fa del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, instillando così il dubbio sui valori di base dell'esistenza personale e comunitaria”.

    Il Papa ha quindi elogiato il servizio svolto dalle istituzioni formative che “si ispirano alla visione cristiana dell’uomo e della realtà”. Ed ha messo l’accento sull’importanza della formazione negli anni di seminario. Quest’ultimo, è stato il suo auspicio, “sia una tappa preziosa della vita in cui il candidato al sacerdozio fa l’esperienza di essere ‘un discepolo’ di Gesù’”. Ha così riaffermato la necessità per i seminaristi di “vivere insieme” ed amare “la dimensione comunitaria” che anticipa la “fraternità sacramentale”. Il Pontefice ha poi rivolto il pensiero alla teologia esortando a rendere “sempre più solido il legame” tra essa e lo studio della Sacra Scrittura:

    “Il teologo non deve dimenticare di essere anche colui che parla a Dio. E’ indispensabile, quindi, tenere strettamente unite la teologia con la preghiera personale e comunitaria, specialmente liturgica. La teologia è scientia fidei e la preghiera nutre la fede. Nell’unione con Dio, il mistero è, in qualche modo, assaporato, si fa vicino, e questa prossimità è luce per l'intelligenza”.

    E richiamando il Beato John Henry Newman ha sottolineato la connessione della teologia con le altre discipline che formano assieme un “circolo del sapere”. Solo Dio, ha rilevato, “ha rapporto con la totalità del reale”. Di conseguenza, ha avvertito, “eliminare Dio significa spezzare il circolo del sapere”:

    “In questa prospettiva le Università cattoliche, con la loro identità ben precisa e la loro apertura alla ‘totalità’ dell’essere umano, possono svolgere un’opera preziosa per promuovere l’unità del sapere, orientando studenti ed insegnanti alla Luce del mondo, la ‘luce vera che illumina ogni uomo’”

    Occorre, ha detto il Papa, il “coraggio di annunciare il valore ‘largo’ dell’educazione, per formare persone solide”. Serve, ha soggiunto, “una fedeltà coraggiosa ed innovativa, che sappia coniugare chiara coscienza della propria identità” e apertura all’altro per vivere insieme nelle società della propria vita:

    “Anche a questo fine, emerge il ruolo educativo dell’insegnamento della Religione cattolica come disciplina scolastica in dialogo interdisciplinare con le altre. Infatti, esso contribuisce largamente non solo allo sviluppo integrale dello studente, ma anche alla conoscenza dell’altro, alla comprensione e al rispetto reciproco”.

    Il Papa ha affermato che “con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, la presenza dell’educatore cristiano” diventa “espressione di amore e testimonianza della verità”. Infine ha offerto la sua riflessione sul contributo che Internet può dare alla formazione dei seminari, tema questo sul quale la Congregazione sta approntando un documento. La Rete, ha osservato il Papa, “per la sua capacità di superare le distanze e di mettere in contatto reciproco le persone, presenta grandi possibilità anche per la Chiesa e le sue missioni”. Il suo utilizzo, ha poi aggiunto, deve sempre essere “intelligente e prudente”:

    “Anche in questo campo è di estrema importanza poter contare su formatori adeguatamente preparati perché siano guide fedeli e sempre aggiornate, al fine di accompagnare i candidati al sacerdozio all'uso corretto e positivo dei mezzi informatici”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale delle Filippine, in visita "ad Limina".

    Benedetto XVI ha nominato ausiliare della diocesi di Suwon (Corea) il rev. Linus Lee Seong-hyo, professore e direttore del Centro per Ricerche Accademiche di Suwon, assegnandogli la sede titolare vescovile di Torre di Tamalleno. Il rev. Linus Lee Seong-hyo è nato il 6 luglio 1957, in Gi-dong Paldal-gu, Suwon-si, Kyonggi-do, diocesi di Suwon (allora arcidiocesi di Seoul). Ha studiato all’Università Ajou; alla Seoul National University, conseguendo un MA in Electronics; al Seminario Maggiore di Suwon; al Seminario Maggiore di Trier, Germania (1987-1992); infine, all’Università Cattolica di Parigi (1993-2001), ottenendo il Dottorato in Teologia. È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1992. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti ministeri: 1992-1993: vicario parrocchiale, Ho-gye; 1993-2001: studi per il Dottorato in Francia; 2001-2003: parroco, Osan; in pari tempo professore aggiunto presso l’Università Cattolica (Seminario Maggiore) di Suwon; dal 2003: professore presso la suddetta Università Cattolica e direttore degli affari pastorali presso la medesima (2004-2006); 2006-2008: decano degli affari accademici, sempre presso la medesima Università; dal 2008: editore di Tesi della Korean Theological Association.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il sale, la luce, la vita: all’Angelus il Papa ricorda che il malato è anzitutto una persona.

    Una sfida sempre nuova: in prima pagina, una riflessione di Lucetta Scaraffia sul motu proprio “Ubicumque et semper”.

    Voglia di futuro al Cairo: in rilievo, nell’informazione internazionale, le trattative in Egitto tra Governo e opposizione per uscire dalla crisi.

    L’uomo più pericoloso di tutta l’Inghilterra: in cultura, Donna Orsuto sulla spiritualità del laicato secondo John Henry Newman.

    Convegno a Madrid per presentare la nuova traduzione della Bibbia promossa dai vescovi spagnoli.

    Dentro un silenzio che diventa musica: Emilio Ranzato recensisce il film “No Greater Love” di Michael Whyte.

    Uno stralcio di Paolo Portoghesi dal libro “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della Comunità del Porcellino”.

    L’offerta di sangue del filosofo: Roberto Cutaia su Antonio Rosmini e la perfezione della vita cristiana.

    Internet in seminario per formare il sacerdote del futuro: nell’informazione vaticana, Benedetto XVI alla plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica.

    Paolo VI nella temperie del post-Concilio: nell’informazione religiosa, il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, sul celibato sacerdotale nell’insegnamento dei Pontefici.

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    Oggi in Primo Piano



    Orrore e sdegno per la morte di quattro bambini Rom per il rogo di una baracca nella capitale

    ◊   Riunione di emergenza in prefettura a Roma dopo la tragedia, la notte scorsa, nel campo abusivo di via Appia Nuova nella quale in un rogo scoppiato all’interno di una baracca sono morti quattro fratellini di età compresa tra i 4 e gli 11 anni. Le autorità capitoline chiedono l’accelerazione degli ultimi sgomberi previsti dal piano Nomadi e poteri speciali per fronteggiare la situazione. “Il presidente della Repubblica Napolitano – ha detto il sindaco Alemanno – visiterà i famigliari delle vittime”. Intanto cordoglio è stato espresso dal cardinale vicario Agostino Vallini che invoca condizioni di vita dignitose e sicure per i nomadi, “procedendo a un graduale inserimento e al superamento dei campi rom. Il consiglio d’Europa definisce il fatto “una tragedia annunciata che ricorda le condizioni nelle quali molti cittadini rom vivono in Europa”. Paolo Ondarza ha sentito Gianluigi de Palo, assessore alle politiche per la Famiglia, l’educazione e i giovani del Comune di Roma.

    R. – Penso che sia un lutto di tutti. Facciamo sempre la corsa a trovare il colpevole, ma quando ci sono delle persone in campi non attrezzati, tutti dobbiamo sentirci responsabili. Ci sono situazioni di grande svilimento della dignità umana: ho visto, infatti, personalmente, bambini che giocavano con le carcasse di animali morti, dove non c’era l’acqua. Sono convinto che il “piano nomadi” sia una risposta. Io ho visitato più volte sia il campo rom Casilino 900 che il campo della Martora, che adesso non esistono più, e lì era molto più facile che succedessero situazioni come quelle che si sono verificate ieri notte. Quindi, penso davvero che serva fare un patto tra le istituzioni, la società civile, le parrocchie e i singoli cittadini, per cercare di rendersi conto che è giunto il momento di trovare una risposta reale all’accoglienza.

    D. – Quindi, evitare lo scontro politico in questo momento, evitare la rassegnazione e rendersi tutti corresponsabili di una situazione che necessita di una risoluzione...

    R. – Assolutamente! Ciascuno di noi deve domandarsi se nella sua vita è accogliente e se questo tipo di situazioni oggi ancora lo scandalizzano. Tuttavia c’è bisogno di una risposta politica, e condivido quello che dice il sindaco: bisogna trovare una soluzione. Il “piano nomadi” dà una risposta, e se non altro è una risposta concreta, nel cercare di togliere situazioni non gestite e portarle in situazioni a livello di dignità umana, dove l’acqua, la luce e il gas vengono gestiti diversamente.(ap)

    Intanto il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, si prepara a dichiarare il lutto cittadino per commemorare i quattro bimbi Rom, come richiesto dalla Comunità di Sant'Egidio. Quest’ultima ha organizzato per mercoledì pomeriggio una veglia di preghiera per ricordare Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul, e perché questo lutto sia di tutta la città ma anche un segno di accoglienza per le tante famiglie Rom che non si sentono accolte in questa città. Al portavoce della Comunità, Mario Marazziti, Federico Piana ha chiesto se la tragedia poteva essere evitata.

    R. – Poteva essere evitata – può sempre essere evitata! – se si decide che gli zingari sono persone e che hanno diritto a stare in un posto dove si possa vivere. E’ inutile fare gli sgomberi se non c’è immediatamente un’alternativa più vivibile, perché altrimenti si creano nuovi insediamenti abusivi, un nuovo cosiddetto degrado … Tutto questo è possibile, perché a Roma sono 7 mila persone, di cui 3.500 sono ragazzini. Si possono far andare tutti a scuola; si possono affittare case, si possono creare veri campi attrezzati, che non si lascino poi all’abbandono … E tutto questo, in qualche anno si risolve.

    D. – In questo caso, la famiglia aveva rifiutato di andare in un residence …

    R. – C’è un’infinitesimale minoranza che non vorrebbe stare in un punto fisso. Se parliamo di 7 mila persone, io ritengo che neanche cento siano le persone che potrebbero preferire una situazione più precaria. Perché loro hanno rifiutato? Non lo so. Potrebbe essere perché in quel residence ci sono famiglie loro rivali, cioè che hanno litigato con qualcuno … A noi, certe volte, non piace stare vicino a qualcuno con cui abbiamo litigato … Bisogna creare soluzioni personalizzate …

    D. – Il sindaco Alemanno ha detto: “Voglio poteri speciali sui campi” …

    R. – I poteri speciali … ma, è vero che Roma è una città complicata. A me interessa che si faccia, si faccia bene, e anche che si aggiusti il “piano-nomadi”.

    D. – E naturalmente, questo deve essere fatto in tempi brevi …

    R. – Vogliamo che, mentre si cerca di far presto, si faccia molta attenzione ai dettagli. Noi siamo disponibili ad indicare i dettagli, se saremo ascoltati. (gf)

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    Egitto: 14.mo giorno di proteste. L'opposizione: insufficienti le riforme proposte dal governo

    ◊   E’ giunta al 14.mo giorno la protesta in Egitto contro il governo. Epicentro delle manifestazioni resta piazza Tahrir, al Cairo, dove migliaia di persone continuano a chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak. I manifestanti hanno anche cominciato a diffondere un loro giornale, “Midan al Tahrir”, che porta il nome della piazza divenuta il simbolo delle proteste. L’obiettivo - spiegano i sostenitori del quotidiano - è di dar vita ad una “nuova comunità di giornalismo in Egitto”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La protesta contro Hosni Mubarak prosegue nonostante alcune aperture maturate ieri, dopo l’incontro tra il vice presidente egiziano, Omar Suleiman, e rappresentanti dell’opposizione. E’ stato assicurato, in particolare, che verrà creata entro marzo, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche, una commissione per promuovere riforme costituzionali. Ma per l’opposizione radicale e in particolare per il gruppo dei “Fratelli musulmani” le riforme proposte sono insufficienti e incomplete. Il vice presidente egiziano ha inoltre rifiutato di assumere i poteri di Hosny Mubarak, come chiesto invece dagli schieramenti dell'opposizione. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente Barack Obama ha auspicato “una transizione politica ordinata” per arrivare alla formazione di “un governo rappresentativo” che resti anche un “partner” di Washington. “E’ importante non credere – ha aggiunto Obama – che le uniche due opzioni siano i ‘Fratelli Musulmani’ o un popolo egiziano oppresso”. Al Cairo, poi, il governo del presidente egiziano Hosni Mubarak terrà oggi la prima riunione plenaria da quando sono iniziate le manifestazioni antigovernative. Proteste alle quali ieri hanno partecipato insieme, in piazza Tahrir, cristiani copti e musulmani, che hanno scandito gli stessi cori contro il presidente Mubarak. Intervenendo stamani proprio sulla complessa situazione in Egitto, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha dichiarato infine che “ogni forma di fanatismo è sempre nociva”. “Il fondamentalismo non giova alla democrazia” e l’affermazione di un potere politico – ha concluso il porporato – “deve rispettare le minoranze”.

    Ma come gli equilibri mediorientali risentono di ciò che sta succedendo in Egitto e nell’area del Mediterraneo? Risponde Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì, intervistata da Giada Aquilino:

    R. - Per ora la rivolta si è espansa a macchia d’olio e per ora sta trionfando la cosiddetta politica di strada, la street politics, ma quello che è ora importante è l’esito che avrà. Se davvero da queste rivolte popolari usciranno regimi democratici, scordiamoci il Medio Oriente che abbiamo conosciuto fino ad oggi, perché sarà la più grande rivoluzione che si è avuta - non solo nell’area ma anche a livello internazionale - da decenni a questa parte. Di democrazia in Medio Oriente si parla fin dalla fine della Guerra Fredda e ancor di più dall’inizio della lotta globale al terrorismo, dopo l’11 settembre 2001. Forme puramente di facciata di democrazia erano già state instaurate: è la sostanza della democrazia che manca. Vediamo adesso che sistemi genuinamente rappresentativi possono essere messi in piedi, ricordando però che in tutti i regimi del Medio Oriente la corruzione è altissima, la pratica dei brogli - prima, durante e dopo le elezioni - è diffusissima, che i sistemi di repressione sono estremamente efficienti.

    D. - Turchia, Gaza, Libano, ora Egitto, senza contare l’Iran: sta cambiando la mappa delle forze islamiche in Medio Oriente?

    R. - Per cambiare, non cambia. L’unica novità è vedere fino a che punto e con quale tipo di rappresentanza saranno inseriti - perché non potranno più essere esclusi - i cosiddetti partiti islamici moderati: mi riferisco alla Tunisia e soprattutto ai Fratelli musulmani in Egitto. Non scordiamo, però, che in Turchia è già al potere un partito islamico e non mi sembra che finora abbia lanciato chissà quali jihad contro gli occidentali o contro altri. Il caso Hamas è un caso totalmente diverso, perché lì si tratta di un discorso che più che l’islam riguarda la “lotta di liberazione nazionale”.

    D. - Proprio la Turchia che ruolo potrebbe assumere nella regione?

    R. – Il premier Erdogan può favorevolmente esprimersi nei confronti di quanto sta succedendo e lo fa. Non si scordi, però, che in Medio Oriente i turchi non sono gli arabi. Si può benissimo fare un discorso generale tra musulmani, ma quando poi si parla di specificità quello che conta è ormai il confine nazionale e quindi gli egiziani pensano agli egiziani, i tunisini ai tunisini e via dicendo. (mg)

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    Fragile tregua tra Cambogia e Thailandia dopo gli scontri sul confine

    ◊   Nuovi colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi oggi nei pressi del tempio di Preah Vihear, conteso alla frontiera fra Cambogia e Thailandia, nonostante l'accordo per un cessate il fuoco fra i due Paesi. Lo ha reso noto il primo ministro cambogiano Hun Sen. Venerdì scorso, in un doppio scontro a fuoco fra i due eserciti erano morte quattro persone, tra cui due civili, portando a 20 il bilancio degli incidenti dal 2008. Alla base di queste tensioni ci possono essere motivazioni di carattere economico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Monica Ceccarelli, esperta di Thailandia per Asia Maior:

    R. - Sicuramente ci sono diversi aspetti che muovono la contestazione e gli scontri che ne sono seguiti. Gli scontri avvengono soprattutto per la protesta che è stata condotta dalle cosiddette “camice gialle”, che rivendicano il tempio come territorio thailandese. C’è poi un discorso economico che può riguardare il turismo: come sappiamo la Thailandia come seconda voce del proprio Pil ha proprio il turismo internazionale che in questi anni - a causa dei disordini - ha subìto una caduta pressoché verticale. Per quanto rihguarda la Cambogia, sta crescendo moltissimo e ci sono investimenti di grandi multinazionali per sviluppare il settore turistico. Sicuramente una delle mete turistiche più ambite, anche in futuro, potrà essere questo tempio del Preah Vihear. La battaglia riguarda, quindi, anche questi aspetti turistici ed ha comunque conseguenze dal punto di vista economico molto importanti.

    D. - Washington è molto vicina alla Cambogia e la Thailandia, pur essendo considerata la “portaerei” americana del Sudest asiatico, si è invece molto avvicinata alla Cina per motivi commerciali. Crede che queste tensioni possano avere ripercussioni sui rapporti tra Stati Uniti e Cina?

    R. - Credo assolutamente di “no”. Stiamo parlando di una questione assolutamente minore, che è vissuta come minore anche dalla stessa Cambogia e dalla stessa Thailandia. Parliamo di quattro chilometri quadrati, quindi di una situazione veramente limitata. La Thailandia è da sempre un fedele alleato degli Stati Uniti, è stata il baluardo contro la diffusione del comunismo nell’area del sudest asiatico e i rapporti con la Cina sono prettamente di carattere economico e commerciale. Conoscendo abbastanza bene la cultura thailandese ed asiatica, credo che questo non abbia conseguenze a livello politico: i rapporti con la Cina sono commerciali ed economici; quelli con gli Stati Uniti sono di altro tipo e il sostegno degli Stati Uniti rappresenta una delle certezze che da sempre la Thailandia ha.

    D. - Quella del tempio del Preah Vihear è una lunga questione che dura ormai da anni; è una questione di contesa territoriale. Secondo lei, cosa ci possiamo attendere?

    R. - Su come andrà a finire è, in questo momento, molto difficile riuscire a fare una previsione di qualsiasi tipo. Di certo c’è che i rapporti con la Cambogia sono tesi da molto tempo: l’origine della tensione - il tempio del Preah Vihear - risale addirittura alla mappa che fu accettata nel 1907, ma che non rispettava degli accordi che erano stati presi nel 1904. Si tratta, quindi, di una tensione ormai centenaria. Le tensioni, diciamo, riguardano altri fattori: la Cambogia ha dato, ad esempio, ospitalità a Thaksin Shinawatra, il primo ministro destituito con il colpo di Stato nel 2006, e Hun Sen lo ha addirittura nominato consigliere economico del governo cambogiano. Tutto questo ovviamente non facilita i rapporti tra i due Paesi. (mg)

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    Libertà dei popoli e revisione dei modelli di sviluppo al Forum sociale di Dakar

    ◊   Si é aperta ieri a Dakar, in Senegal, l'11.ma edizione del Forum Sociale Mondiale. Con 1.205 organizzazioni da 123 Paesi più la Palestina, il Kurdistan e il Sahara Occidentale, il Forum vede quest'anno una grande partecipazione di esponenti africani, presenti con delegazioni da 45 Stati del continente sui 53 totali. Sulle prime battute di questo evento, e in particolare sulla Messa per il Forum celebrata dal cardinale senegalese Théodore-Adrien Sarr, ci riferisce da Dakar Marina Piccone:

    “Quando ci sono abusi da parte del potere, è naturale che la gente manifesti il proprio sgomento e indichi quali siano le sue attese. Se ben gestite, le proteste possono portare ad una nuova primavera per il Maghreb e anche per altre nazioni africane, dove la popolazione sta prendendo coscienza dei propri bisogni ed è pronta a manifestare il disappunto contro i governi”. Sono le parole del cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, ieri durante la Messa nella chiesa dei Martiri dell’Uganda davanti a duemila fedeli, tra cui molti stranieri, partecipanti al Forum sociale mondiale. E di ribellione della gente, stanca del sistema capitalistico e consumistico, ha parlato Evo Morales, presidente della Bolivia, dal palco allestito all’Università Cheik Anta Diop, luogo dell’evento. Dichiarandosi fiero di essere al World Social Forum, una manifestazione che lui come sindacalista ha frequentato più volte, ha detto che solo attraverso i movimenti di base si riescono a capire i veri problemi e le esigenze della gente. Morales ha parlato dopo aver partecipato alla marcia che ha segnato l’inizio del Forum sociale mondiale: una folla di circa 20 mila persone, sotto un sole inclemente, ha percorso le vie della città per raggiungere l’università. Della marcia hanno fatto parte anche carovane venute da diversi Paesi africani. Una, in particolare, di ciclisti italiani, organizzati dall’Uisp, ha pedalato dal Mali fino in Senegal per finanziare progetti di solidarietà come una casa per i migranti di ritorno in Mali, e corsi per operatori professionali di nuoto, vela e subacquea a Foundiougne, in Senegal, un Paese dove il 90 per cento delle persone non sa nuotare e dove molti giovani perdono la vita in mare. Oggi l’evento più atteso è l’intervento dell’ex presidente del Brasile, Luis Inácio Lula da Silva. (gf)

    Tra i numerosi temi affrontati al Forum, anche quello del lavoro minorile. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, più di 300 milioni di bambini tra i 5 i 14 anni sono sfruttati a tal punto da andare incontro a morte precoce o a mutilazioni irreversibili. Liberalizzazione economica e organizzazioni criminali alimentano questa piaga, come spiega, al microfono di Emanuela Campanile, il presidente della Federazione internazionale “Terre des hommes”, Raffaele Salinari:

    R. - La liberalizzazione dell’economia significa anche che tra economia criminale e economia legale la zona grigia diventi sempre più larga, perché non si sa dove comincia una cosa e dove finisce un’altra, sempre in nome e per conto del profitto. All’interno di questo gorgo, di questo vortice troviamo poi le fasce più esposte, quelle più fragili: le donne e i bambini. I bambini, in particolare, sono un investimento notevole per la criminalità organizzata, perché il bambino può essere rapito o può essere addirittura comprato a pochissimo prezzo da famiglie povere e quindi molto esposte a questo tipo di sollecitazioni, per essere poi utilizzato come un vero e proprio utensile da lavoro: il bambino può fare il bambino soldato; può essere sfruttato nella prostituzione, nella microcriminalità organizzata, nella pedopornografia … Io do soltanto un dato, e parliamo soltanto dell’Europa: sono più di tre miliardi di euro i provenenti della pedopornografia infantile in mano alla criminalità organizzata. In estrema sintesi, è chiaro pertanto che, dal punto di vista dei valori, cioè della riduzione dell’uomo a cosa, quindi della “reificazione” dell’individuo, l’economia liberista ha nei bambini una delle vittime predestinate.
    D. - Quale ambito bisogna rivedere quando si parla di sfruttamento del lavoro minorile?

    R. - Il primo livello è la revisione alla radice di questo modello di sviluppo, chiamiamolo sviluppo, chiamiamolo di civilizzazione, chiamiamolo di sfruttamento di massa delle popolazioni mondiali dove, appunto, le ricchezze vengono accumulate, creando ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più esclusi. Il primo problema è, quindi, riuscire a guardare la cosa nel suo complesso: e guardare la cosa nel suo complesso ha a che fare, prima ancora che con l’economia e con la finanzia, con i livelli etici e cioè con i livelli della nostra percezione del mondo. Dobbiamo chiederci veramente - e questa è una domanda radicale - perché siamo arrivati a tutto questo? Perché siamo arrivati a costruire questo modello di civilizzazione? Perché rimaniamo indifferenti - se non eccezionalmente - alla quotidianità della violenza che ci circonda e che circonda anche i nostri bambini? Da questo dobbiamo poi risalire ad un altro tipo di politica, ad un altro tipo di economica, dove per esempio l’Organizzazione mondiale del lavoro da sempre lamenta che i diritti fondamentali del lavoro sono sempre meno rispettati nelle economie liberiste. Quindi è necessario ripartire dal diritto del lavoro, diffondere il diritto del lavoro, affermare il diritto del lavoro come precondizione, anche, per eliminare le forme peggiori di sfruttamento. Però, ripeto e ribadisco: il primo livello è etico e morale, dobbiamo interrogare le nostre coscienze sul perché siamo arrivati dove siamo adesso. (mg)

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    Campagna italiana di sensibilizzazione sulla distrofia muscolare

    ◊   “SOStieni chi ha la distrofia di Duchenne, fai il primo passo”. E’ il tema della campagna che si svolge in Italia da oggi al 21 febbraio, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia genetica degenerativa dovuta all’assenza di una proteina, detta distrofina. Sulla distrofia muscolare e in particolare su quella di Duchenne, Eliana Astorri ha intervistato la dott.ssa Marika Pane, neuropsichiatra infantile presso l’ospedale Gemelli di Roma:

    R. – La distrofia muscolare è una malattia rara. Vengono colpiti solamente i maschi, perché è una malattia legata al cromosoma “X”. La mamma di solito è portatrice sana della malattia e ha il 25% di possibilità di trasmettere la malattia soltanto ai figli maschi, mentre le figlie femmine, possono essere sane o portatrici sane. La distrofia muscolare, in generale, è una miopatia grave, perché caratterizzata da un quadro di sovvertimento dell’architettura della fibra muscolare. Esiste più di un tipo di distrofia muscolare: quelle più frequenti si manifestano in età pediatrica e, comunque, sono anche più frequenti come numero e sono la distrofia muscolare di Duchenne e di Becker.

    D. – Ci può spiegare esattamente perché queste sono diverse e perché colpiscono i bambini?

    R. – La distrofia muscolare di Duchenne e la distrofia muscolare di Becker sono dovute a due mutazioni diverse dello stesso gene – il gene che si chiama “xp21” – responsabile della produzione di una proteina. Questa proteina si chiama distrofina, che nelle distrofie muscolari di Duchenne è totalmente assente, mentre nei pazienti affetti da distrofia muscolare di Becker è parzialmente presente o comunque ridotta.

    D. – Può essere diagnosticata in fase prenatale?

    R. – Se noi già conosciamo all’interno di una famiglia la presenza di quella specifica mutazione, possiamo andare a ricercare nel feto la stessa mutazione presente – per esempio – in uno zio o in un fratellino.

    D. – Una volta nato il bambino, quali sintomi si manifestano?

    R. – Il primo sintomo che noi andiamo a trovare è l’aumento delle “cpk” che è un enzima, appunto, presente nel muscolo. Spesso capita, quindi, che un bambino vada in ospedale perché è affetto da una febbre alta, da una tonsillite, o da un’otite. Facendogli degli esami del sangue di routine si trovano i valori del “cpk” estremamente elevati. Per noi è un segno caratteristico di qualcosa che non va a livello muscolare. Questi bambini normalmente non hanno una vera e propria “corsa”, ma hanno quella che si chiama la “marcia automatica”. Non riescono a saltare alzando i piedi da terra, hanno una camminata un po’ traballante e per alzarsi da terra questi bimbi si arrampicano su sé stessi: per noi sono tutti segni caratteristici di questa patologia. Inizialmente sono bambini normali, ma intorno ai sei-sette anni cominciano a perdere alcune delle acquisizioni motorie che avevano acquisito e intorno ai 13 anni smettono di camminare. Ad oggi non esiste una cura per la distrofia muscolare di Duchenne o di Becker, però, sicuramente ad oggi abbiamo una porta aperta davanti a noi. Infatti, proprio in questi mesi partirà uno studio clinico per testare una terapia a base di cellule staminali adulte su bambini affetti da distrofia muscolare di Duchenne: nei pazienti verranno iniettate queste cellule che sono prelevate da un fratello sano, nel tentativo di migliorare la forza e a migliorare la deambulazione di questi bambini. (ma)

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    La festa della Comunità Nuovi Orizzonti per il riconoscimento pontificio

    ◊   Una giornata di condivisione e di gioia in nome dell’amore di Cristo e dell’aiuto ai giovani emarginati. E’ la festa di “Nuovi Orizzonti”, che si è svolta ieri pomeriggio a Roma per celebrare il riconoscimento pontificio come “associazione internazionale dei fedeli”, ottenuto venerdì scorso. Un pomeriggio di spiritualità e preghiera, culminato con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinal Stanislaw Ryłko, ma anche di musica, con i concerti di Andrea Bocelli e Nek. Il servizio di Michele Raviart:

    “Un sigillo ufficiale della Chiesa per premiare la fantasia missionaria e l’entusiasmo della fede che ha salvato molti giovani dalla strada ricostruendo la loro anima dalle fondamenta”. Con queste parole il cardinale Stanislaw Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha voluto celebrare il riconoscimento pontificio della comunità “Nuovi Orizzonti”, che da circa 20 anni si occupa del recupero dalla strada di giovani finiti in situazioni di disagio. Una comunità nata dalla vocazione di Chiara Amirante a condividere con gli emarginati la gioia di Cristo Risorto e di fare della loro vita un grazie di amore all’amore di Cristo. Cinzia Celletti, giunta al Teatro Don Orione di Roma insieme ad un migliaio di fedeli, ci spiega l’attività del Centro “Nuovi Orizzonti” di Montevarchi, del quale è coordinatrice:

    “Accogliamo persone che vengono dal disagio della strada, dal disagio del carcere, e soprattutto cerchiamo di recuperare l’anima di questa persona. Quindi, quello che cerchiamo di fare è offrire un programma riabilitativo basato sul Vangelo. Questo riconoscimento è importante perché ci dà l’opportunità di diffondere lo spirito di Nuovi Orizzonti in tutto il mondo attraverso questo dono della Madre Chiesa che ci dà l’opportunità veramente di fare tutto quello che possiamo per il dolore del mondo”.

    “Nuovi Orizzonti” conta oltre 140 centri in tutta Italia e all’estero, incontrando un milione di giovani ogni anno e sostenendo circa 100.000 persone, vittime di droga, alcol, prostituzione e abbandono. Alessandra Melidonis, coordinatrice del Centro di accoglienza di Como:

    “Per noi è un momento molto grande in cui è come se Gesù veramente avesse voluto dirci: "Questo è il mio sigillo su quello che voi state facendo per le strade di questo mondo che sta morendo per mancanza d’amore, Io ci sono e questo amore è per tutti". E’ un momento per noi di grazia grandissima, di commozione molto forte, e veramente ci dà una grande responsabilità nel portare avanti quello che il Signore ogni giorno ci chiede per portare i suoi figli di nuovo a Lui”.

    140.000 sono inoltre i “Cavalieri della Luce”, giovani che attraverso “Nuovi Orizzonti” si impegnano a testimoniare Gesù e a vivere il Vangelo pienamente e senza compromessi. Tra di loro Carlo De Dominicis di Padova:

    “Un anno e mezzo fa ho ricominciato grazie a Nuovi Orizzonti un cammino spirituale. Improvvisamente tutto quello che prima mi sembrava assurdo, ridicolo, folle, mi è parso più che sensato e ho capito che non era casuale quello che mi era successo nella vita e in particolare in quei giorni che ero a Medjugorie a fare gli esercizi spirituali di Nuovi Orizzonti. Da lì ho sentito un continuo desiderio di approfondimento, di ricerca che mi ha portato proprio a stravolgere un po’ le abitudini della mia vita. Partecipo alle attività di formazione e una volta al mese seguiamo Chiara e, inoltre, partecipo anche all’evangelizzazione di strada”.

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    Chiesa e Società



    Rimpasto di governo in Pakistan: sarà eliminato il Ministero per le Minoranze religiose

    ◊   Si avvicina un rimpasto di governo in Pakistan e mentre fervono le trattative fra i leader politici, si apprende che l’esecutivo guidato da Yousaf Raza Gilani, del People’s Power Party (PPP), taglierà alcuni dicasteri. Fra questi il Ministero per le Minoranze religiose, guidato dal cattolico Shahbaz Bhatti, che - riferisce l’agenzia Fides - diventerà probabilmente un Dipartimento del Ministero per gli Affari religiosi. Fra le minoranze cristiane circola il timore di “un passo indietro per il rispetto dei diritti umani”; “non vi sarà più nessuno – paventano - che metterà in dubbio la legittimità della legge sulla blasfemia". Peter Jacob, segretario della Commissione “Giustizia e Pace” sottolinea “che quel Ministero è sempre stato, per il Governo, una sorta di alibi e uno specchietto per le allodole. Guardando gli ultimi anni, - spiega - non vi sono stati provvedimenti governativi e risultati concreti in favore delle minoranze religiose, per eliminare le discriminazioni”. Per questo auspichiamo – aggiunge - che il Ministero per le Minoranze sia assorbito dal Ministero per i Diritti umani”. Anche mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, commenta “che vi sia o non vi sia un Ministero per le Minoranze”, la posizione della Chiesa “verso il Governo non cambia”; al governo chiediamo – sottolinea – il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali delle minoranze religiose, fra le quali i cristiani”. Per questo, sottolinea mons. Saldanha “urge lavorare per abbattere le discriminazioni sociali e per promuovere lo sviluppo socio-economico delle nostre comunità”. A tal fine “continueremo – prosegue il presule - ad invocare l’abolizione della legge sulla blasfemia, anche se vediamo che ora, dopo le manifestazioni e gli avvenimenti degli ultimi mesi, la situazione è in fase di stallo”. Da oltre una settimana, sul sito del Governo pakistano il rimando alla pagina web del Ministero delle Minoranze è inaccessibile, impendo di seguirne tutte le attività. Il 4 febbraio il Ministro Bhatti ha incontrato a Washington il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti alla promozione dei diritti umani e della piena libertà religiosa in Pakistan. Secondo fonti dell'agenzia Fides, i ripetuti appelli e le manifestazioni della comunità internazionale sarebbero fra le ragioni che hanno generato la volontà di sopprimere il Ministero per le Minoranze. La politica pakistana intenderebbe “in tal modo, ribadire la sua indipendenza e l’ostilità verso ogni interferenza esterna”. Secondo le stese fonti il rimpasto di Governo metterebbe il luce la debolezza del People’s Power Party, costretto ad allearsi con partiti islamici che ne stanno condizionando pesantemente l’operato. (R.G.)

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    Madhya Pradesh: i cristiani chiedono protezione in vista di un pellegrinaggio di indù radicali

    ◊   Nello Stato indiano del Madhya Pradesh crescono le preoccupazioni della comunità cristiana locale per il pellegrinaggio organizzato dal 10 al 12 febbraio prossimi a Mandla per la festa della divinità indù Narmada. Il mega-raduno, a cui sono attese due milioni e mezzo di persone, è infatti promosso da alcuni gruppi induisti radicali che hanno annunciato di volere organizzare per l’occasione una riconversione di massa all’induismo dei tribali diventati cristiani o musulmani. Il timore è che l’evento possa degenerare in violenze anti-cristiane, non nuove in questo Stato indiano. Per questo – riferisce l’agenzia Ucan - le comunità cristiane hanno deciso di rivolgersi all’Alta Corte dello Stato per avere protezione. “Siamo preoccupati per la nostra incolumità e sicurezza dal momento che la risposta del governo del Madhya Pradesh alla nostra richiesta di protezione è stata piuttosto tiepida”, ha dichiarato il vescovo di Jabalpur Gerald Almeida. La speranza della comunità cristiana è che la Corte Suprema possa intervenire con un’ordinanza. La polizia locale, da parte sua, ha assicurato che la situazione è sotto controllo e che non vi è alcun motivo di preoccuparsi. Tra i cristiani però continua a crescere la paura, tanto più che, secondo fonti locali, diverse comunità cristiane avrebbero già subito aggressioni e minacce negli ultimi mesi. Il Madhya Pradesh è uno degli Stati indiani più colpiti in questi anni dalle violenze religiose dei fondamentalisti indù che, come è noto, accusano i cristiani di convertire con ogni mezzo i tribali e i poveri e sradicarli dalla loro cultura. L’escalation è cominciata dalla salita al governo locale nel 2003 del Baratiya Janata Party (Bjp), il braccio politico di questi movimenti ultra-nazionalisti. (L.Z.)

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    Indonesia: aperta la settimana dell’Armonia fra le religioni, ma proseguono attacchi a minoranze

    ◊   Si è aperta con messaggi di dialogo e di pace, con auspici di riconciliazione ed inviti alla tolleranza la Settimana per l’armonia interreligiosa, inaugurata ieri, a Giacarta, in Indonesia. Migliaia di credenti di tutte le religioni – musulmani, cristiani, indù, buddisti – hanno affollato le vie della capitale per celebrare un’iniziativa, voluta dalle Nazioni Unite, che in Indonesia sia le comunità religiose che le istituzioni intendono celebrare con particolare enfasi. Ma l’evento – riferisce l’agenzia Fides - è stato anche segnato dalla violenza: tre i morti e i feriti nel distretto di Pandeglang tra i membri della setta islamica “Ahmadiyah”, ritenuti eretici dagli integralisti islamici “Questo ed altri episodi ci convincono ancora di più dell’urgenza di coltivare il dialogo interreligioso e l’armonia”, ha commentato mons. Johannes Maria Pujasumarta, segretario della Conferenza episcopale indonesiana. “L’obiettivo della Settimana per l’armonia, allora, è quello di abbassare le tensioni e consolidare il clima di amicizia e fraternità fra credenti di religioni diverse, che ha sempre caratterizzato la società indonesiana” ha aggiunto il vescovo. Anche Din Syamsuddin, noto leader musulmano, vice presidente dell’Indonesian Council of Ulema (Mui) e a capo dell’Indonesian Inter-Religious Council, parlando a una platea multireligiosa, ha rimarcato la speranza “che questo evento mandi un messaggio ai seguaci di tutte le religioni in Indonesia: costruire, come nazione, l’unità e la concordia”. Da tempo le comunità religiose di minoranza denunciano un crescente clima di intolleranza. Nei giorni scorsi un rapporto del noto Istituto indipendente di ricerca “Setara Institute for Peace and Democracy” ha rilevato che nel 2010 si sono verificati oltre 216 casi di flagranti violazioni della libertà religiosa in Indonesia. Il documento segnala che 91 casi nell’area di Giava occidentale, mente a Giava orientale gli abusi sono stati 28. Di questi episodi, 75 riguardano le comunità cristiane e 50 sono stati contro i seguaci della Ahmadiya. Ben 43 luoghi di culto cristiani – documenta il Rapporto - sono stati attaccati, con grave violazione dei diritti al culto delle comunità cristiane. Secondo lo studio la Polizia avrebbe spesso coperto o evitato di fermare le violenza, perpetrate soprattutto da gruppi estremisti islamici, come l’Islamic Defenders Front. Il Rapporto critica quindi il Governo di Guacarta e in particolare il Ministero per gli Affari Religiosi per non ha saputo garantire diritti e libertà alle minoranze religiose. (R.G.)

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    Sud Sudan. I leader religiosi: i guerriglieri dell'Lra sono una minaccia per il nuovo Stato

    ◊   L’indipendenza del sud Sudan, approvata dalla stragrande maggioranza dei votanti nel referendum del 9-15 gennaio, è minacciata dalla presenza dei guerriglieri dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) avvertono i membri della Acholi Religious Leaders Peace Initiative, che si sono riuniti nel nord Uganda. Gli Acholi sono il gruppo etnico maggioritario del nord Uganda. Appartengono a questa etnia sia i membri dell’Lra sia le vittime ugandesi di questo gruppo. Da anni l’Lra ha abbandonato il nord Uganda, trovando rifugio in una vasta area che va dal nord-est della Repubblica Democratica del Congo al sud-est del Centrafrica, fino al sud Sudan. “L’Lra senza dubbio costituisce una minaccia per il sud Sudan” dice all’agenzia Fides mons. Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, la diocesi sud-sudanese più colpita dalle azioni del gruppo. “Solo tre giorni fa i guerriglieri hanno attaccato il mio villaggio natale, Source Yubu, dove hanno ucciso 4 persone e rapito altre 7” afferma il vescovo. I leader religiosi Acholi hanno ribadito la loro opposizione ad una soluzione militare (sostenuta dai governi dei Paesi interessati) ed hanno lanciato un appello perché vengano riprese le trattative di pace con la dirigenza dell’Lra. Anche mons. Kussala afferma che “solo il negoziato può mettere fine alle violenze dell’Lra” e sottolinea: “Anch’io - ha detto - lancio un appello per la ripresa del dialogo con l’Lra”. (R.P.)

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    Spagna: circa mille bambini con meno di 5 anni muoiono ogni ora nel mondo

    ◊   Con una nuova iniziativa, l'Ong cattolica di volontari Manos Unidas, impegnata contro fame, povertà, malnutrizione, malattie, mancanza di istruzione e sottosviluppo, ha presentato la Campagna “Su mañana es hoy”, in riferimento al raggiungimento del quarto Obiettivo di Sviluppo del Millennio, la riduzione della mortalità infantile. L'obiettivo - riferisce l'agenzia Fides - non si limita ad una riflessione attenta sul problema ma vuole trovare soluzioni e azioni immediate di intervento vista la gravità. Secondo le statistiche, ogni ora nel mondo muoiono circa mille bambini con meno di 5 anni di età per cause facilmente prevenibili. Si tratta di morti precoci, conseguenze di politiche ingiuste e di una irregolare distribuzione di ricchezze nel mondo. (R.P.)

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    Libano: "inquietudine" dei vescovi maroniti per la situazione nel mondo arabo

    ◊   “Attesa e inquietudine” per la situazione nella Regione e, in generale, nel mondo arabo, sono state espresse dai vescovi maroniti del Libano nella loro riunione mensile svoltasi a Bkerke, lo scorso 2 febbraio, sotto la presidenza del card. Pierre Nasrallah Sfeir. Nel comunicato finale dell’incontro, i vescovi esprimono “ansia per la situazione caratterizzata dalla richiesta di cambio di regime, da rivoluzioni, da proteste di massa, come è successo a Tunisi e come sta accadendo ora in Egitto”. “Deplorevole è lo spargimento di sangue” aggiungono i vescovi che “chiedono a Dio di risparmiare alla regione ulteriori scosse e di ispirare i leader politici a lavorare per l'instaurazione della giustizia e della pace nei loro Paesi”. Nel comunicato i vescovi maroniti ringraziano Dio per “la situazione abbastanza buona che si registra in Libano, nonostante la sua complessità” ed augurano al neo primo Ministro" - il neo premier è Najib Mikati, sostenuto dal partito sciita Hezbollah e dal suo leader, Hassan Nasrallah - “il successo nella sua missione che esige saggezza e fermezza”. (R.P.)

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    Perù: allarme dei vescovi per i poteri al capo di Stato sugli investimenti esteri in Amazzonia

    ◊   La Conferenza episcopale del Peru, e in particolari i vescovi e vicari delle regioni amazzoniche, hanno espresso la loro viva preoccupazione per la promulgazione di alcuni decreti che concedono al Presidente della Repubblica poteri straordinari in materia di investimenti esteri. In concreto, queste facoltà consentono al governante peruviano di decidere, senza nessun controllo, discussione o contro peso, su 33 progetti di investimento a carico di capitali straneri, da realizzare soprattutto nelle regioni amazzoniche. “Questi decreti, scrivono i presuli, hanno come scopo principale di esonerare tali progetti dal verdetto di uno studio sull’impatto ambientale” e dunque di fare a meno delle “necessarie autorizzazioni amministrative”. Ricordando dichiarazioni precedenti così come riflessioni del documento conclusivo della Conferenza di Aparecida, i vescovi ribadiscono di non voler ostacolare nulla che possa essere di aiuto alla crescita materiale del Paese ma, spiegano, accogliendo le angosce di numerosi fedeli e regioni della nazione, di ritenere un dovere richiamare l’attenzione delle autorità “sul bisogno ineludibile” che questi progetti si sostengano su adeguati “studi ambientali, che sono requisiti fondamentale nel caso delle attività minerarie ed energetiche, poiché occorre conoscere le gravi conseguenze sulla popolazione e sulla biodiversità nel caso di errore nel modo di affrontare l’ambiente”. I presuli peruviani ricordano anche le diverse occasioni in cui pastori della Chiesa sono stati chiamati a mediare fra le autorità e le popolazioni in merito a conflitti nati proprio perché non si era tenuto conto dell’impatto ambientale di certe attività produttive. Si è trattato quasi sempre, riporta la nota dei vescovi, di “conseguenze che hanno colpito i più poveri, già vittime di un’emarginazione clamorosa”. Un terzo dei 200 conflitti sociali degli ultimi due mesi sono stati problemi riguardanti la devastazione ambientale, precisano i vescovi, concludendo quindi con un esortazione alle autorità, in particolare al Presidente, affinché queste facoltà assegnate al capo dello Stato possano essere riviste e modificate”. (A cura di Luis Badilla)

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    Brasile: Campagna missionaria 2011 su Missione ed ecologia

    ◊   Con il coordinamento delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), l'équipe incaricata di preparare il materiale per la campagna missionaria del prossimo mese di ottobre si è riunita presso la sede delle Pom, a Brasilia, per intensificare il lavoro. Ispirandosi al tema scelto per quest'anno, "La Missione nell’ecologia", padre Savio Corinaldesi, segretario della Pontificia Unione Missionaria, ha presentato i temi della Novena Missionaria che serviranno da fondamento per il nuovo dvd prodotto dalla Verbo Films. Il primo giorno della novena invita a contemplare la bellezza della Creazione, “purtroppo queste meraviglie sono lentamente distrutte, così la seconda riflessione è l'indignazione che riguarda la profanazione di queste opere” scrive padre Savio in una nota inviata all’agenzia Fides. Altre tematiche della Novena: la missione è anche combattere contro l'uso improprio delle opere di Dio, impegnarsi per il loro mantenimento e la loro cura al fine di preservare le risorse naturali. La Missione e le migrazioni forzate a causa dei cambiamenti climatici, condividere con tutti l'acqua e il cibo, difendere l'Amazzonia e collaborare alla evangelizzazione del mondo. I nove temi saranno presentati alla luce della Parola di Dio, con testimonianze di esperienze missionarie e preghiere. Secondo un sondaggio condotto dalle Pom nelle 271 diocesi del Brasile sul materiale della Campagna Missionaria 2010, la produzione della Novena in dvd è ritenuta come un successo che ha reso ancora più popolare la stessa Giornata Missionaria. Il risultato è stato un considerevole aumento della raccolta fatta nella Giornata Missionaria Mondiale, tuttavia secondo mons. Daniel Lagni, ex direttore nazionale delle Pom, l'obiettivo principale della Campagna non è raccogliere fondi ma creare una consapevolezza missionaria che guardi alla missione oltre i confini del Brasile. (R.P.)

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    Australia: in aumento le iscrizioni nelle scuole cattoliche

    ◊   Secondo un rapporto reso noto dal quotidiano australiano The Age, nel 2010 le scuole cattoliche hanno registrato il 53% delle iscrizioni in più, pari a 2.586 studenti, rispetto alle scuole del governo, 543 studenti, e a quelle autonome, 1789. Le cifre, confermate dall'Australian Bureau of Statistics, riportano nel 2010 un aumento delle iscrizioni nelle scuole cattoliche dello Stato di Victoria dell'1.4%, in quelle autonome dell' 1.5% e in quelle governative dello 0.1%. In una dichiarazione di Stephen Elder, responsabile dell'educazione cattolica dell'arcidiocesi di Melbourne, riportata da Cath News, si evidenzia come da queste cifre traspaia la fiducia dei genitori nelle istituzioni cattoliche e l'apprezzamento per il lavoro degli insegnanti e dello staff. "I genitori capiscono che le scuole cattoliche sono comunità vibranti di insegnamento e fede ed offrono ai giovani basi solide per la formazione dei loro valori" ha detto Elder. Tuttavia - precisa l'agenzia Fides - l'esodo dalle scuole pubbliche sembra rallentare in tutta la nazione. Le scuole del governo hanno registrato un 40% di iscrizioni in più nel 2010, rispetto al 35% del 2009. Le scuole cattoliche nel 2010 hanno registrato il 33% in più rispetto al 28% del 2009. In proporzione, nelle scuole autonome, negli ultimi 3 anni, si è avuto un calo in tutto il paese dal 90% nel 2008 al 37% nel 2009 e al 27% lo scorso anno. (R.P.)

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    Kansas City: Conferenza di episcopaliani e anglicani per l'unità con la Chiesa cattolica

    ◊   “Becoming One”: il titolo della Conferenza - organizzata a Kansas City il 25 e 26 febbraio prossimi - dedicata ai fedeli episcopaliani e anglicani degli Stati Uniti, interessati a vivere la loro fede in comunione con la Chiesa cattolica. L’iniziativa – di cui riferisce l’Oservatore Romano - è stata presa da padre Ernie Davis, ex pastore episcopaliano, battezzato e ordinato sacerdote della Chiesa cattolica nel 2002. L’incontro inizierà il 25 sera con la recita delle Noonday Prayers, l’equivalente dei Vespri, presso la parrocchia di St. Therese Little Flower. Nel programma è prevista un’introduzione di padre Davis per spiegare ai partecipanti i principali contenuti della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus e delle norme complementari.Padre Davis ha dichiarato che “molti fedeli anglicani interessati a un nuovo ordinariato fanno parte di piccole comunità che hanno lasciato gli episcopaliani venti, trenta, forse quarant’anni addietro. Questi fedeli – ha aggiunto - hanno dimostrato un attaccamento eroico ai principi fondamentali della fede”. Alla conferenza di Kansas City interverranno altri due relatori: il pastore tradizionalista David Moyer, titolare della parrocchia anglicana Good Shepherd a Rosemont, Pennsylvania, e padre Christopher Phillips, ex pastore anglicano, battezzato e ordinato sacerdote cattolico nel 1983. Questo religioso regge una parrocchia intitolata a Our Lady of the Atonement, a San Antonio, in Texas, con oltre duemila fedeli tra i quali molti ex anglicani. “Il nuovo ordinariato – spiega padre Davis - potrebbe essere organizzato come una diocesi ma senza i limiti geografici. Nella nuova struttura i fedeli ex anglicani ed ex episcopaliani potrebbero continuare a pregare seguendo le loro particolari ‘tradizioni’ pur confessando l’universale ‘tradizione’ della Chiesa cattolica. (R.G.)

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    Dal 13 al 19 febbraio, missione in Russia dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani

    ◊   L'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, incontrerà a Mosca la prossima settimana il presidente russo Dmitry Medvedev. La visita in Russia della signora Pillay durerà una settimana tra il 13 e il 19 febbraio. Al centro dei colloqui – informa una nota dell’Alto Commissariato – sarà in particolare la delicata questione delle violazione dei diritti umani in Cecenia e in Georgia. Si parlerà anche di ''discriminazione, giustizia, migrazioni e dello Stato di diritto'', precisa la nota dell’agenzia delle Nazioni Unite (R.G.)

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    Ambiente: la Commissione Europea chiede efficienza e inventiva negli investimenti

    ◊   Prima di tutto agire in modo efficiente ed intelligente. Il richiamo arriva dalla Commissione Ue nelle direttive in tema di ambiente per raggiungere gli obiettivi fissati al 2020, mediante l’uso ''più efficiente delle scarse risorse disponibili''. La Commissione ha chiesto agli Stati membri di usare le risorse finanziarie in modo ''più saggio, migliorando la qualità degli investimenti”. I punti principali sono: ''la crescita intelligente'' (economia digitale, innovazione dei prodotti e servizi, formazione e libera circolazione dei giovani); ''la crescita sostenibile'' (uso efficiente delle risorse, politiche industriali nella globalizzazione); ''la crescita inclusiva'' (nuove capacità e opportunità di lavoro, lotta contro la povertà). La Commissione Europea sottolinea, in particolare, ''il fondamentale ruolo delle politiche regionali nel raggiungimento di questi obiettivi'' richiedendo che le regioni e le autorità locali, in relazione alle disponibilità di risorse finanziarie, debbano adottare investimenti prioritari in alcuni settori base: efficienza energetica, trasporti decarbonizzati ed a base di energie rinnovabili; protezione dell'ambiente naturale; biodiversità; adattamento ai cambiamenti climatici (compreso l'aumento di resistenza ai cambiamenti del clima); prevenzione delle catastrofi naturali; eco-innovazione attraverso tecnologie verdi. La qualità degli investimenti – sottolinea la Commissione - può essere ulteriormente aumentata applicando i principi di uso efficiente dell'energia attraverso tutto il ciclo di vita dei prodotti e degli acquisti verdi della Pubblica amministrazione. (R.G.)

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    Veglia di preghiera a Roma per i cristiani perseguitati

    ◊   “Occorre passare da un cristianesimo teorico a uno di testimonianza autentica”. Questo l’invito di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare della diocesi de L’Aquila, pronunciato – riferisce l’agenzia Zenit - tra la notte di sabato e domenica, durante la Veglia di preghiera per i cristiani perseguitati e per la libertà religiosa, svoltasi presso la chiesa romana di San Gregorio VII. Organizzata dal fondatore del Movimento dell’amore familiare, don Stefano Tardani, la Giornata cadeva nel quinto anniversario della morte di don Andrea Santoro, ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006 da un sedicenne di nome Ohuzan Akdil, mentre pregava nella sua parrocchia di Trebisonda, località sul Mar Nero. All’incontro erano presenti numerose famiglie, accompagnate dai figli, che hanno animato la Veglia con canti e preghiere. “E’ paradossale la difficoltà di essere cristiani in Italia dove ci si vergogna del fatto di esserlo”, ha osservato mons. D’Ercole durante la Veglia, ricordando come diversi Paesi dell’Unione europea si siano rifiutati di parlare di martiri cristiani. “Vogliamo essere vicini a quelle comunità cristiane nel mondo che soffrono persecuzioni, intolleranze, discriminazioni e persino atti di violenza e uccisioni”, ha aggiunti don Tardani, precisando che “oggi è ciò che sta accadendo soprattutto nel Medio Oriente, in Terra Santa, in Asia e in Africa”. Il sacerdote ha poi invitato a “camminare come veri cristiani nel mondo ed affermare la libertà di credo e di espressione”. Oltre al rosario, alle preghiere e alle meditazioni sono state letti alcuni brani delle lettere di don Andrea Santoro. “Solo di una cosa bisogna aver paura – scriveva il sacerdote assassinato – di non essere cristiani, di essere, come diceva Gesù, “un sale senza sapore’” e “se dimentichiamo le parole di Gesù, rimetti la tua spada nel fodero e amate i vostri nemici, anche noi sfioriremo”. L’incontro di preghiera, che ha previsto anche l'adorazione del Santissimo sacramento, di fronte a un quadro della Madonna Assunta, copia di quella di Niegowic a cui si rivolgeva Karol Wojtyla da giovane sacerdote, si è concluso con una Messa alle 7 del mattino concelebrata da padre Fabrizio Ciampicali, assistente nazionale dei Francescani, e da padre Jarek Cielecki, direttore del Vatican Service News. (M.I.)

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    Polonia: appello di mons. Nowak ai parlamentari per la difesa della vita e della famiglia

    ◊   “Tutela della vita umana e della famiglia e difesa della presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici”, è l'invito rivolto da mons. Stanislaw Nowak, Metropolita di Czestochowa, in occasione del pellegrinaggio dei parlamentari polacchi al Santuario nazionale della Madonna Nera di Jasna Góra, una tradizione risalente al periodo della Seconda Repubblica Polacca (1918-1939). Durante una conferenza, pronunciata nella Cappella del Rosario, l'arcivescovo Nowak - riferisce l’agenzia Zenit - ha richiamato alcuni passaggi dell’esortazione post-sinodale “Verbum Domini” e del libro “Luce del Mondo” di Benedetto XVI, osservando che “Dio si fa conoscere nel dialogo e ci parla attraverso la sua parola”. Il Metropolita di Czestochowa ha sottolineato che “Dio parla al Parlamento in quanto comunità che rappresenta la Patria” e che in qualche modo Dio lavora con il Parlamento ed invita i parlamentari ad unirsi a lui. “Le conversazioni di Dio con i deputati sono personali, ma hanno una dimensione sociale”, ha continuato mons. Nowak. Il presule ha poi parlato anche di quale dovrebbe essere la missione dei politici, “realizzare la vocazione sociale e la vocazione per gli altri”. Il Metropolita di Czestochowa ha quindi richiamato l'attenzione sui problemi morali che la società polacca si trova ad affrontare al giorno d'oggi: il razionalismo radicale che disprezza l'uomo e la dittatura del relativismo etico. A questo proposito ha osservato che “la Chiesa non deve tacere sulle questioni di moralità sociale”, perché è responsabile per la salvezza dell'uomo, per il suo sviluppo integrale in una prospettiva temporale ed eterna. Il presule ha inoltre affermato che il processo di secolarizzazione e laicismo in atto nella società polacca mira a distruggerne la tradizione religiosa e la cultura cristiana ed ha parlato dell’esistenza di un’“intolleranza diffusa a causa della tolleranza negativa”, quando per esempio si nega la presenza del Crocifisso nelle scuole pubbliche. “In Polonia ci sono attacchi contro la presenza della croce nello spazio pubblico. E ci sono attacchi contro la sacralità di vita umana”, ha detto il presule, esortando infine i parlamentari a promuovere politiche favorevoli alla famiglia, in quanto cellula fondamentale della società e base per lo sviluppo del Paese. (M.I.)

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    Giordania: presto una chiesa greco-ortodossa a Betania

    ◊   Una nuova chiesa intitolata a Sant'Elia verrà costruita per soddisfare il sempre maggior numero di pellegrini che si recano a Betania, in Giordania. Il luogo di culto, si legge sul sito www.terrasanta.net, sorgerà in uno dei siti indicati come probabili per il battesimo di Gesù. Come scrive il Jordan Times, lo ha annunciato l’archimandrita dell’arcidiocesi di Amman della Chiesa greco-ortodossa, Nestorio Mansour. Secondo Dia Madani, direttore della commissione istituita dal governo giordano per gestire il sito del Battesimo di Cristo, dall’inizio di gennaio sono stati tra i 20 e i 22 mila i pellegrini che hanno visitato l’area. La costruzione della chiesa greco-ortodossa, ha spiegato l’archimandrita Mansour, rientra in un progetto di 3 milioni di euro per cui è già stato costruito un monastero (dove si stabiliranno presto alcuni monaci) e un giardino. Il progetto comprende anche una biblioteca, un museo e uno spazio aperto che può ospitare fino a mille fedeli per cerimonie particolari previste dalla liturgia ortodossa, come la Teofania - solennità ortodossa analoga all’Epifania cattolica che, però, pone al centro proprio il battesimo di Gesù - celebrata lo scorso 21 gennaio. Secondo i responsabili ortodossi di Giordania, sono stati almeno 5 mila i fedeli giunti sulla sponda giordana del sito del Battesimo per la solennità. Il governo giordano da tempo mostra una particolare attenzione alle esigenze dei pellegrini cristiani. Nel maggio 2009 Benedetto XVI, in pellegrinaggio in Terra Santa, si è recato a Betania per commemorare il battesimo di Gesù. In quell’occasione, accompagnato dal re Abdallah e da diverse personalità giordane, il Pontefice ha posto la prima pietra di due grandi chiese cattoliche, una di rito latino e una di rito melchita. La prima, una volta costruita, potrà contare su un grande cortile capace di accogliere fino a 8 mila fedeli. (T.C.)

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    Convegno dei vescovi vicini al Movimento dei Focolari

    ◊   “Riscoprire i disegni di Dio nell'oggi". Di questo parleranno 75 vescovi e cardinali provenienti da 40 nazioni dei diversi continenti al 35° Convegno internazionale promosso dal Movimento dei Focolari al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo da domani all’11 febbraio. “In questo tempo di trasformazioni sociali – si legge in un comunicato diffuso oggi e ripreso dall'agenzia Sir -, di crisi e disorientamento che investono tutto il pianeta, ma anche di ricerca di nuovi modelli di testimonianza della fede e di coerenza cristiana, molti sono i vescovi che avvertono l’esigenza di attuare uno scambio di vedute e di esperienze realizzate nei vari contesti culturali”. “Occorre una lettura costruttiva dei segni dei tempi – è il cardinale Miloslav Vlk, moderatore di questi Convegni, ad affermarlo - senza nostalgie di un passato che solo ad un’osservazione miope può apparire migliore del presente. L’oggi è ricco di sfide stimolanti che richiedono nuovi approfondimenti e possono aprire prospettive inedite”. Parteciperanno all’incontro anche il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi, il cardinale Gianfranco Ravasi, Prefetto del Pontificio Consiglio per la Cultura e il cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. (R.P.)

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    “Messaggio d’invito” della Cei al Congresso eucaristico ad Ancona il 3-11 settembre

    ◊   E' stato diffuso, questa mattina, dal Consiglio Permanente della Cei il “Messaggio d’invito al XXV Congresso Eucaristico nazionale”, che si terrà ad Ancona dal 3 all’11 settembre. “Riscoprendo e custodendo - si legge nel messaggio d’invito - la centralità dell’Eucaristia e la stessa celebrazione eucaristica come il ‘culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù’, le nostre Chiese particolari potranno diventare autentiche comunità di testimoni del Risorto”. Il testo - di cui riferisce l'agenzia Sir - presenta anzitutto l’icona biblica che ispira il cammino verso questo Congresso, costituita dalla domanda “Signore, da chi andremo?”, quale confessione dell’apostolo Pietro. I vescovi italiani esortano a “ripartire sempre dalla salvezza cristiana nel suo preminente carattere di avvenimento, che è l’incontro con il Risorto, Gesù il Vivente”. Richiamano poi l’Esortazione postsinodale di Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, dalla quale – scrivono - emerge “la necessità di insistere sull’efficacia dell’Eucaristia per la vita quotidiana”. In quanto coinvolgente “la realtà umana del credente nella sua concretezza quotidiana, l’Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell’uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio’”. Dopo aver ricordato quanto “i cristiani siano riconosciuti e apprezzati come uomini e donne di carità, esperti di umanità, socialmente solidali, anche da quelli che non frequentano la vita della comunità cristiana”, i presuli indicano un collegamento tra il Congresso eucaristico e il Decennio pastorale sull’educazione 2010-2020. “L’agire pastorale - scrivono - deve concorrere a suscitare nella coscienza dei credenti l’unità delle esperienze della vita quotidiana, spesso frammentate e disperse, in vista di ricostruire l’identità della persona”. “Essa – continuano - si realizza non solo con strategie di benessere individuale e sociale, ma con percorsi di vita buona, capaci di stabilire una feconda alleanza tra famiglia, comunità ecclesiale e società, promuovendo tra i laici nuove figure educative, aperte alla dimensione vocazionale della vita”. Aggiungono poi di volersi impegnare “nel cammino verso il Congresso Eucaristico, perché cresca e sia condivisa una rinnovata spiritualità della vita quotidiana. “Lo stile di vita nuovo dei credenti – auspicano - deve trasparire in tutta la bellezza e piena umanità”. (M.I.)

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    Roma: al via la Settimana sulla formazione spirituale nei seminari

    ◊   Ha preso il via oggi a Roma, alla Pontificia Università Santa Croce, la Settimana di studio “La formazione spirituale personale nei seminari”, che il Centro di formazione sacerdotale promuove fino all’11 febbraio. Obiettivo dell’incontro, spiegano gli organizzatori, “aprire uno spazio di confronto ed approfondimento sul tema della preparazione dei candidati al sacerdozio nell’ambito della direzione spirituale, tematica che ha acquisito una spiccata sensibilità a seguito dei numerosi e gravi problemi che la Chiesa si è trovata ad affrontare negli ultimi tempi”. Rettori di seminari, direttori spirituali e formatori provenienti da svariati contesti culturali ed ecclesiali - riferisce l'agenzia Sir - a confronto nella consapevolezza della necessità di investire “le migliori energie ecclesiali” nella formazione dei seminaristi, “chiave di volta per un buon andamento del percorso formativo dei futuri sacerdoti”. Sincerità di vita e proposta formativa, formazione alla carità pastorale e alla vita di preghiera, fragilità affettiva e fragilità psichica saranno alcuni dei temi trattati. Fra i relatori: mons. Francesco Cavina della Segreteria di Stato, mons. Salvatore di Cristina e mons. Jose María Yanguas, rispettivamente vescovi di Monreale e di Cuenca (Spagna), e lo psichiatra dell’Università di Milano Franco Poterzio. In programma anche alcuni workshop. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al-Bashir prende atto della scelta di secessione del Sud Sudan

    ◊   Il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir ha dichiarato ufficialmente oggi che accetterà il voto del Sud Sudan sulla secessione dal Nord. “Oggi annunceremo di fronte al mondo intero che accetteremo e rispetteremo le decisioni del Sud”, ha detto Bashir. “I risultati del referendum – in cui il 99% ha votato per la separazione - sono conosciuti e sono per la secessione e noi ci adegueremo al risultato finale”.

    Elezioni a Capoverde
    Si sono svolte ieri le elezioni legislative a Capo Verde per l’assegnazione dei 72 seggi parlamentari. Due i partiti in gara: il Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde, la formazione maggioritaria uscente, e la formazione di opposizione, Movimento per la democrazia. Il servizio di Giulio Albanese:

    Elezioni legislative ieri a Capo Verde. Una consultazione giudicata tranquilla e serena dagli osservatori e dominata ancora una volta dai due grandi partiti, quello di maggioranza, e partito uscente, il Partito Africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde, e quello dell’opposizione del Movimento per la democrazia. Si tratta di un vero e proprio bipolarismo politico, che in questi anni ha consentito l’alternanza nella gestione del potere, a riprova che l’ex colonia portoghese sta dando al resto del continente africano una straordinaria lezione di democrazia. Trecentomila gli aventi diritto e l’affluenza alle urne è stata giudicata più che soddisfacente per eleggere i 72 parlamentari che formeranno l’assemblea nazionale. Sta di fatto che non è oro tutto quello che luccica: sono, infatti, notevoli le disparità sociali tra i capo verdiani. Da una parte vi sono, infatti, politici e commercianti con privilegi dovuti al loro status, mentre dall’altra vi sono i ceti meno abbienti. Sta di fatto che proprio nelle città di maggiore afflusso turistico, come Mindelo, Boavista e Sal, si sta registrando in questi ultimi tempi un degrado delle condizioni di sicurezza, con un aumento dei casi di furti ed aggressioni a scopo di rapina. Naturalmente il tema della sicurezza è scottante, perché il turismo – è bene ricordarlo – è diventato il settore trainante per un Paese con una previsione di crescita del Pil per il 2011 attorno al 6 per cento.

    Pakistan. Incendio devasta il mercato di Lahore
    Almeno 25 persone sono state ferite in un pauroso incendio che ha devastato un mercato di Lahore, in Pakistan. Le fiamme si sono propagate a diverse case circostanti provocando numerosi crolli. L'incendio ha danneggiato anche una moschea. Da quanto si è appreso potrebbero esserci delle persone intrappolate sotto le macerie. Non ci sono ancora ipotesi sulle cause dell'incendio che ha sollevato anche l'attenzione nel premier Syed Yousuf Raza Gilani, il quale ha ordinato un'inchiesta.

    Esplosioni a Karachi
    Due esplosioni, avvenute in differenti quartieri di Karachi (Pakistan meridionale) ma sempre vicino a stazioni di polizia, hanno causato panico fra la gente e ferito due persone. Il primo attentato è avvenuto nel quartiere di Eidgah mentre il secondo, più grave, ha gravemente danneggiato l'edificio che ospita il commissariato del quartiere di Shah Latif Tow. È qui che una donna ed un agente sono rimasti feriti per la caduta di un muro.

    Ucciso nel sud ovest dell’Afghanistan amministratore locale
    L'amministratore governativo del distretto di Bak nella provincia sud-orientale di Khost è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da un commando di talebani mentre si recava al lavoro. Lo hanno reso noto fonti locali. Il comandante delle forze di sicurezza del distretto, Bakhti Khan, ha dichiarato che l'uomo, Sayed Mohammad, è stato attaccato mentre attraversava un bazaar ed è morto sul colpo. “Il commando - ha infine detto Khan - si è avvicinato con un’auto all'amministratore e, dopo averlo ucciso con armi automatiche, è riuscito a dileguarsi”. L'attentato è stato rivendicato da Zabihullah Mujahid, uno dei portavoce storici dei talebani in Afghanistan. Intanto, diverse le vittime e migliaia gli sfollati nella parte occidentale dell’Afghanistan a causa delle piogge torrenziali. La situazione più grave nella valle di Zeerko, dove stanno arrivando i soccorsi umanitari.

    L’Olanda richiama l’ambasciatore in Iran
    L'Olanda ha richiamato il proprio ambasciatore dall'Iran per consultazioni sull'esecuzione della cittadina iraniana con passaporto olandese Sahra Bahrami. Ne dà notizia un portavoce del ministero degli Esteri olandese, riferendo che l'ambasciatore presenterà al ministro iraniano degli Esteri una protesta formale da parte del governo olandese prima di rientrare domani all'Aja. L'Olanda aveva già congelato le proprie relazioni diplomatiche con l'Iran dopo l'impiccagione di Sahra Bahrami. La donna, 46 anni, era stata condannata a morte il 2 gennaio scorso dopo essere stata arrestata nel dicembre 2009 mentre partecipava ad una manifestazione contro Ahmadinejad. Dalla perquisizione nel suo appartamento erano state trovate sostanze stupefacenti e la donna era stata condannata anche per detenzione e spaccio di droga. Già all'inizio di gennaio le autorità olandesi avevano espresso preoccupazione ed avevano chiesto chiarimenti a Teheran. Richieste rifiutate dall'Iran, che non riconosce la doppia cittadinanza e pertanto riteneva Zahra Bahrami esclusivamente propria cittadina.

    Tensione in Albania: scambio di accuse tra maggioranza e opposizione
    Ad oltre due settimane dalla tragica protesta di fine gennaio, in cui hanno perso la vita alcuni manifestanti, non si attenua la tensione politica in Albania. A scaldare ulteriormente gli animi, la morte di uno dei manifestanti feriti negli incidenti di Tirana e ricoverato in gravi condizioni. Il servizio Gherarta Zehji:

    A più di due settimane dalla tragica protesta del 21 gennaio non si stempera la tensione politica in Albania. La maggioranza continua ad accusare l’opposizione di un tentato colpo di Stato, nel quale sarebbero coinvolti, secondo il premier Berisha, anche i servizi segreti, la magistratura e il presidente della Repubblica. A scaldare ulteriormente gli animi è arrivata la notizia che è salito a quattro il numero delle vittime delle manifestazioni. È morto, infatti, sabato, Alex Nika, colpito da un proiettile in testa e gravissimo fin da subito. La sua salma da Ankara, dov’era stato portato in un tentativo estremo di salvarlo, è arrivata ieri a Tirana, dove ad accoglierla c’era anche il leader dell’opposizione Rama. Intanto, i mediatori internazionali continuano ad appellarsi al dialogo tra le parti ed indicano come prossima prova di democrazia le elezioni amministrative dell’8 maggio, alle quali però il partito socialista non parteciperà, se non ci saranno grossi cambiamenti. E per questo venerdì, l’opposizione ha indetto nuove proteste a Tirana e in diverse altre città del Paese.

    Settimana di sciopero dei trasporti in Portogallo
    Settimana di scioperi a intermittenza nei trasporti in Portogallo contro il giro di vite anti-deficit deciso dal governo del premier socialista Josè Socrates. L'agitazione è iniziata questa mattina con una paralisi della metropolitana di Lisbona, dalle 6.30 alle 11. Lo sciopero secondo i sindacati è stato seguito “praticamente al 100%”. La finanziaria "lacrime e sangue" approvata in dicembre dal parlamento per iniziativa del governo Socrates prevede fra l'altro un taglio medio del 5% degli stipendi del pubblico impiego. Da mercoledì a venerdì sono previsti diversi scioperi di alcune ore nelle ferrovie, nel trasporto fluviale a Lisbona come pure nei trasporti urbani nelle principali città del Paese.

    L'opposizione in Birmania chiede il mantenimento delle sanzioni
    La "Lega nazionale per la democrazia" (Nld), il partito guidato dalla leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, ha raccomandato all'Occidente di mantenere le sanzioni alla Birmania, affermando che gli embarghi pesano sul regime militare ma non sulla popolazione. In particolare, un funzionario del partito ha detto di aver effettuato uno studio sull'impatto delle sanzioni. “Abbiamo scoperto che le sanzioni hanno effetto solo sui leader del regime e sui loro soci in affari, non sulla maggioranza della popolo”, ha detto Tin Oo, vice-presidente dell'Nld. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 38

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.