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Sommario del 03/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al neo ambasciatore austriaco: una casa comune in Europa possibile solo se fondata sulle radici cristiane
  • Benedetto XVI alla Comunità de l’Emmanuel: in un mondo spesso disorientato, portate la luce di Cristo a tutti
  • Per la Giornata del malato mons. Zimowski chiede solidarietà a chi soffre e preghiere per Papa Wojtyla "malato tra i malati"
  • Benedetto XVI ai religiosi: siate testimoni limpidi di quel Vangelo che tanti cercano di oscurare
  • Altre udienze e nomina
  • Il Papa nella prefazione di "Youcat", sussidio per i giovani della Gmg: conoscete la vostra fede come un musicista le sue note
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi in Egitto, una decina le vittime negli ultimi scontri. "No" delle opposizioni alla proposta di dialogo del governo. Pressioni Usa e Ue su Mubarak
  • Gmg, una "palestra" che addestra al coraggio di testimoniare la fede in pubblico
  • Chiesa e Società

  • I timori delle Chiese mediorientali sulla possibilità di deriva islamista in Egitto
  • Pakistan, gli estremisti contro Asia Bibi e per il rilascio dell’assassino di Taseer
  • Pakistan: per i vescovi la legge sulla blasfemia dà potere agli estremisti islamici
  • India: cristiani in piazza per contestare il Rapporto sulle violenze in Karnataka
  • Francia: critiche dei vescovi per il mancato riferimento Ue alle persecuzioni anticristiane
  • Germania: i cattolici chiedono di accogliere più cristiani iracheni nel Paese
  • Delegazione di leader cristiani, musulmani ed ebrei in visita ad Auschwitz
  • Sri Lanka: la diocesi di Mannar chiede al governo verità sugli abusi dei diritti umani
  • In aumento nel mondo i prezzi degli alimentari. Raggiunto un picco storico
  • Somalia. Appello di Intersos: la siccità sta devastando l'agricoltura
  • Cuba: il nunzio sul ruolo della Chiesa cubana e la vocazione mariana dell’isola
  • Messico: il nunzio apostolico chiede di non accettare le "narco-elemosine"
  • Usa: chiarimento sulla pastorale sanitaria fra i vescovi e l'Associazione cattolica Cha
  • Croazia: lettera dei vescovi per la visita del Papa prevista per giugno
  • Spagna, mons. Montes: la vita consacrata è una sfida per il mondo secolarizzato
  • Il cardinale Bagnasco ai religiosi: testimoniare una diversa concezione dell’uomo
  • Sabato 12 febbraio, a Bologna, la prolusione “Il cortile dei Gentili”
  • Il Patriarca ortodosso di Mosca: “Necessario che la Chiesa intervenga nel sociale”
  • Indonesia: migliora la collaborazione tra le confessioni religiose
  • Anglicani: al Sinodo della Chiesa d'Inghilterra il documento Arcic sui dogmi mariani
  • Burkina Faso: a 50 anni dall'indipendenza la Chiesa riflette sul suo impegno per lo sviluppo
  • Senegal: al via il Comboni e social Forum 2011
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nello Yemen, migliaia di manifestanti in piazza per chiedere le dimissioni del presidente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al neo ambasciatore austriaco: una casa comune in Europa possibile solo se fondata sulle radici cristiane

    ◊   Le radici cristiane della Casa comune europea, le relazioni Stato e religione e la difesa della famiglia e del matrimonio tradizionale tra uomo e donna. Sono i temi affrontati da Benedetto XVI nel discorso tenuto questa mattina al nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss, ricevuto in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Santo Padre ha inoltre espresso soddisfazione per l’impegno del governo austriaco in sede europea in merito alla difesa del Crocifisso e alla promozione della risoluzione sulla libertà religiosa. Il servizio di Marco Guerra:

    La costruzione di una comune casa europea può avere successo solo se si fonda sul cristianesimo e sui valori del Vangelo. Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss, offre un’analisi del complesso scenario europeo in cui i Paesi sono chiamati a riscoprire le radici cristiane per perseguire il bene comune. Più di una cultura cristiana – ha spiegato il Pontefice – vale la fede vissuta in cristo e l’amore per il prossimo che si basa sulla parola e la vita di Cristo così come l’esempio dei Santi. E proprio in tal senso il Papa esorta a volgere lo sguardo all’esempio di quattro grandi testimoni della fede austriaci, beatificati di recente: Francesco Jagerstatter, suor Restituta Kafka, Laszlo Batthyany-Strattmann e Carlo I d’Asburgo. Un’Austria – ha ricordato il Papa – da sempre vicina al successore di Pietro. Un Paese che nella sua cultura, nella sua storia e non ultimo nella sua vita quotidiana ha sempre mostrato una profonda fede cattolica, come testimoniano le migliaia di fedeli che hanno partecipato alla visita pastorale e al pellegrinaggio a Mariazell di quattro anni fa.

    Il Papa ha poi posto l’accento sulla lunga tradizione austriaca in materia di coesistenza tra culture e religioni per introdurre la questione delle molte frizioni di cui risente il rapporto tra Stato e religione in diversi Paesi del vecchio continente. Da un lato – osserva il Papa – le autorità politiche cercano di escludere la religione dalla sfera pubblica e dall’altro vogliono secolarizzare il messaggio del vangelo adattandolo alla cultura attuale. Per questo motivo Benedetto XVI ha espresso particolare apprezzamento per l’impegno del governo austriaco in sede europea in merito alla difesa del crocefisso e alla promozione della risoluzione sulla libertà religiosa. Il riconoscimento della libertà religiosa – sottolinea il Santo Padre - consente alla Chiesa di svolgere le sue attività a vantaggio della comunità: dall’educazione ai servizi caritativi. Un altro aspetto importante – ha detto in conclusione il Papa - è una ponderata dalla politica della famiglia che rappresenta uno dei principi fondamentali della vita umana e dell’ordine sociale. La famiglia viene definita scuola di umanità che si fonda sull’amore reciproco, la lealtà e la cooperazione. Il Pontefice ha quindi chiesto un particolare sforzo per la tutela del matrimonio tra uomo e donna e la vita nascente.

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    Benedetto XVI alla Comunità de l’Emmanuel: in un mondo spesso disorientato, portate la luce di Cristo a tutti

    ◊   Nell’Eucaristia trovate la forza per annunciare la Parola di Dio a tutti gli uomini: è l’esortazione di Benedetto XVI ai membri della Comunità de l’Emmanuel, ricevuti stamani in occasione del 20.mo anniversario della morte del loro fondatore, Pierre Goursat. Il Papa ha sottolineato come nel mondo di oggi ci sia bisogno di un rinnovato dinamismo apostolico, radicato in una vita autenticamente eucaristica. Quindi, ha lodato l’iniziativa Fidesco della Comunità de l’Emmanuel a favore delle popolazioni dei Paesi poveri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Rivolgendosi ai sacerdoti e laici della Comunità l’Emmanuel, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’importanza dell’adorazione eucaristica per approfondire la propria vita spirituale ed annunciare la Parola di Dio:

    “Dans un monde souvent désorienté et à la recherche de nouvelles raisons…”
    “In un mondo sovente disorientato e alla ricerca di nuove ragioni di vita – ha detto il Papa – la luce di Cristo deve essere portata a tutti”. Di qui, l’invito del Papa a diventare “ardenti missionari del Vangelo” tra gli uomini del nostro tempo. “Abbiate sete di annunciare la Parola di Dio”, è stato il suo incoraggiamento. Ed ha rilevato come nei nostri tempi l’urgenza di questo annuncio si faccia sentire particolarmente tra le famiglie, spesso divise, tra i giovani e negli ambienti intellettuali:

    “Contribuez à renouveler de l’intérieur le dynamisme apostolique…”
    “Contribuite – ha esortato ancora il Papa – a rinnovare dall’interno il dinamismo apostolico delle parrocchie, sviluppando i loro orientamenti spirituali e missionari”. Benedetto XVI ha incoraggiato i membri della Comunità l’Emmanuel ad essere attenti soprattutto alle persone che ritornano alla Chiesa e che non hanno beneficiato di una catechesi approfondita. “Aiutateli – ha detto il Papa – a radicare la loro fede in una vita autenticamente teologale, sacramentale ed ecclesiale”. Lodando poi l’impegno della Comunità per le popolazioni dei Paesi più disagiati, ha auspicato che la loro testimonianza di carità “diventi una forza per la costruzione di un mondo più giusto e più fraterno”. Infine, ha ribadito l’importanza di una vera comunione tra i membri della Comunità:

    “Cette communion, qui n’est pas simple solidarité humaine…”
    “Questa comunione – ha constatato – non è una semplice solidarietà umana tra i membri di una stessa famiglia spirituale”, ma è “fondata sulla vostra relazione con Cristo e sull’impegno comune a servirlo”. Questa vita comunitaria, ha concluso, è allora per la società “una testimonianza vivente dell’amore fraterno che deve animare tutte le relazioni umane”.

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    Per la Giornata del malato mons. Zimowski chiede solidarietà a chi soffre e preghiere per Papa Wojtyla "malato tra i malati"

    ◊   “Dalle sue piaghe siete stati guariti”: il titolo del messaggio di Benedetto XVI per la prossima Giornata mondiale del malato, che verrà celebrata come ogni anno l’11 febbraio, nella ricorrenza della Beata Vergine di Lourdes. Stamani, nella Sala Satampa Vaticana, ne ha parlato con i giornalisti l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, alla vigilia del Seminario conclusivo, sabato prossimo a Roma, delle celebrazioni per i 25 anni del dicastero. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Sondare il mistero della sofferenza umana alla luce della fede e promuovere solidarietà verso i malati, “perché nessuno venga lasciato solo né privo di cure adeguate”. Mons. Zimowski ha sottolineato le finalità di questa Giornata – ricordiamo – istituita 19 anni fa da Giovanni Paolo II.

    “Innanzitutto, sensibilizzare il popolo di Dio e la società civile al mondo della sofferenza ed aiutare i malati stessi a valorizzare la loro sofferenza. Poi, coinvolgere le diocesi, le comunità cristiane e le famiglie religiose, nella pastorale della sanità. Inoltre, è molto importante in questo anno favorire l’impegno del volontariato. Voi sapete che il 2011 è l’Anno del volontariato in Europa. Questa giornata deve promuovere la formazione spirituale e morale degli operatori sanitari, medici, infermieri ed anche farmacisti. Infine, richiamare l’importanza dell’assistenza religiosa ai malati. Si parla dei sacerdoti, cioè i cappellani ospedalieri, ma anche dei laici che formano una comunione, una comunità per essere vicino ai malati.

    La Giornata mondiale del malato oltre che in ogni diocesi viene celebrata solennemente ogni tre anni. Prossimo appuntamento in Germania:

    “Stiamo già preparando per il 2013 una celebrazione solenne nel Santuario mariano di Altötting, in Germania, nella diocesi di Passau. Sappiamo che questo è il Santuario di Benedetto XVI come la Kalwaria Zebrzydowska era il Santuario di Giovanni Paolo II”.

    Il pensiero di mons. Zimowski è corso quindi alla prossima Beatificazione di Karol Wojtyla:

    “Penso che in ogni diocesi la Giornata mondiale del malato sarà un’occasione propizia per la buona preparazione alla Beatificazione di Giovanni Paolo II, perché ormai il primo maggio è molto vicino. E, in questa occasione, vorrei dire che il Santo Padre era un ‘malato tra i malati’. Lui diceva che aveva tre case: la Città del Vaticano, Castel Gandolfo e anche il Policlinico Gemelli, dove veramente ha trascorso non giorni, ma tanti mesi”.

    Riguardo il Seminario conclusivo del 25.mo anniversario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, esso sarà dedicato al tema “Associazionismo sanitario cattolico e cultura della vita” e verrà ospitato il 5 febbraio presso l’Auditorium S. Pio X a Roma. Attesi numerosi ospiti, anche dall’estero, per confrontare l’esperienza associativa nel campo della salute e della sanità nelle diverse realtà del mondo.

    A inaugurare, al mattino, il Seminario sarà una Messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, presieduta dall’arcivescovo Zimowski, presente il cardinale Angelini. I lavori saranno quindi introdotti dal segretario del dicastero, mons. Redrado. Seguiranno l’indirizzo di saluto del cardinale Barragán, e la Lectio magistralis su “Il ruolo delle associazioni dei fedeli nella difesa della vita nel Magistero Pontificio”, affidata all’avvocato Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici. Al termine degli interventi, il presidente del dicastero chiuderà l’Anno Giubilare. Al pomeriggio, relazione del prof. Viñas, rettore dell’Università di Lérida in Spagna, sul tema “Associazionismo sanitario cattolico e servizio alla vita: problematica e prospettiva”. Quindi, tavola rotonda tra delegati di vari organismi: Federazioni internazionali dei medici (Fiamc) e dei farmacisti cattolici (FipcI), Comitato internazionale cattolico delle infermiere e assistenti medico-sociali (Ciciams), Fondazione Raoul Follereau e Associazione medici cattolici italiani (Amci). Prenderà poi la parola mons. Pintor, vescovo di Ozieri, prima delle conclusioni di mons. Zimowski sulle prospettive future del dicastero.

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    Benedetto XVI ai religiosi: siate testimoni limpidi di quel Vangelo che tanti cercano di oscurare

    ◊   Di fronte alla “progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica” e al “relativismo che tocca i valori fondamentali”, Benedetto XVI esorta i consacrati ad offrire nelle odierne società una “testimonianza cristiana (…) luminosa e coerente”. Celebrando ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana i Vespri della Festa della Presentazione di Gesù al tempio, nella XV Giornata mondiale della vita consacrata, il Papa ha invitato quanti hanno professato i voti di povertà, castità e obbedienza ad orientare “l’intelligenza e il cuore degli uomini (…) verso la ‘vita buona del Vangelo’”. Il servizio di Tiziana Campisi:

    (musica)

    Quella “luce per illuminare le genti”, che è Gesù, è missione di ogni consacrato irradiarla al mondo. Per questo Benedetto XVI ha chiesto a chi ha pronunciato i voti evangelici di fare della propria “azione apostolica” un “impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza”. A suore, frati, monaci e consacrati che con le loro vesti e tonache hanno dato vita ad una suggestiva tavolozza di colori nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre ha evidenziato che oggi, “soprattutto nelle società più sviluppate”, occorre confrontarsi con radicali pluralità, “progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica” e “relativismo”:

    “Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso”.

    Ricordando che la Presentazione di Gesù al tempio è “eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti (…) sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente”, a religiosi, religiose e laici consacrati il Papa ha poi detto:

    “Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la ‘vita buona del Vangelo’”.

    Quindi, i consigli per nutrire la loro scelta di vita:

    “Siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore! Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata ‘nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita’”.

    Nella sua omelia, il Pontefice ha condiviso “tre brevi pensieri” sull’immagine di Gesù presentato al tempio spiegando anzitutto che la luce irradiata da Cristo è il cammino che conduce a Dio. Tale cammino è quello sposato totalmente da chi si consacra a Dio, che diviene “segno e profezia… per il mondo” proprio per la singolare esperienza della “luce che promana dal Verbo incarnato” e la professione dei consigli evangelici.

    Poi, Benedetto XVI ha descritto la “duplice attitudine contemplativa e attiva” della vita consacrata, per il fatto che “nel suo vissuto quotidiano sulle strade dell’umanità, manifesta il Vangelo e il Regno già presente e operante”.

    Inoltre, il Papa ha affermato che essa “è nel mondo e nella Chiesa segno visibile” della ricerca del volto di Dio e delle vie che conducono a Lui.

    (musica)

    Concludendo infine le sue riflessioni, il Santo Padre ha affidato con una speciale preghiera a Maria tutti i consacrati e le consacrate in ogni parte della terra.

    (musica)

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    Altre udienze e nomina

    ◊   Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

    In Slovenia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Maribor, presentata da mons. Franc Kramberger in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato a succedergli mons. Marjan Turnšek, finora vescovo coadiutore della medesima arcidiocesi.

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    Il Papa nella prefazione di "Youcat", sussidio per i giovani della Gmg: conoscete la vostra fede come un musicista le sue note

    ◊   Un sussidio per conoscere la fede cristiana “con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer”. Con questa insolita immagine, Benedetto XVI si rivolge ai giovani nella prefazione di “Youcat”, un libro di prossima uscita in 300 pagine, nelle quali – con un sistema di domande e risposte e un linguaggio agile – ragazzi e ragazze possono trovare esposte le verità di fede contenute nel Catechismo della Chiesa cattolica. Il testo, che uscirà in sette lingue, avrà come primi destinatari i giovani che parteciperanno, in agosto, alla Gmg di Madrid. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’ispirazione iniziale è stata dei vescovi austriaci, guidati dal cardinale Schönborn. Pensando a come preparare al meglio i ragazzi che tra sei mesi saranno a Madrid con il Papa, l’idea era di fornire loro un libro da mettere nello zaino che parlasse della fede con l’immediatezza e la freschezza del loro linguaggio. L’equipe di teologi, esperti di catechesi e di giovani che si è messa al lavoro ha partorito “Youcat”, un sussidio che in quattro sezioni compendia, con illustrazioni domande e risposte, quattro aspetti principali: “Che cosa crediamo”, “La celebrazione del mistero cristiano”, “La vita di Cristo” e “La preghiera nella vita cristiana”. Il risultato è stato particolarmente apprezzato da Benedetto XVI, che ne parla in termini appassionati nella prefazione al libro, pubblicata in esclusiva sul numero di febbraio del “Messaggero di Sant’Antonio”. Ricordando la non facile genesi del “Catechismo della Chiesa cattolica” – un’opera complessa e “audace” perché condensava duemila anni di esperienza e di diversità ecclesiale in un unico libro – Benedetto XVI ricorda che già all’epoca ci si era chiesto se non fosse il caso di “tradurre”, per così dire, il testo del Catechismo avvicinandolo a specifiche categorie di persone.

    “Youcat” è in sostanza questo: una sorta di “traduzione” del Catechismo pensata per i ragazzi. “Spero che molti giovani si lascino affascinare da questo libro”, auspica Benedetto XVI, che osserva: “Alcune persone mi dicono che il catechismo non interessa la gioventù odierna; ma io non credo a questa affermazione e sono sicuro di avere ragione. Essa non è così superficiale come la si accusa di essere; i giovani vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita”. E aggiunge: “Un romanzo criminale è avvincente perché ci coinvolge nella sorte di altre persone, ma che potrebbe essere anche la nostra; questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda da vicino ognuno di noi”. Non si tratta, assicura, di un sussidio “che vi adula, non offre facili soluzioni”, ma “vi presenta il messaggio del Vangelo come la ‘perla preziosa’ per la quale bisogna dare ogni cosa”. Per questo, esorta ancora il Papa, “studiate il catechismo con passione e perseveranza! Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede! Dovete conoscere quello che credete; dovete conoscere la vostra fede – indica Benedetto XVI – con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer”, “come un musicista conosce il suo pezzo”.

    La conclusione è altrettanto schietta e coinvolgente. Sapete, scrive il Papa, che la “comunità dei credenti è stata negli ultimi tempi ferita dagli attacchi del male, dalla penetrazione del peccato all’interno, anzi nel cuore della Chiesa”. Ebbene, afferma, “non prendete questo a pretesto per fuggire il cospetto di Dio; voi stessi siete il corpo di Cristo, la Chiesa! Portate il fuoco intatto del vostro amore in questa Chiesa ogni volta che gli uomini ne hanno oscurato il volto”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La passione per il Vangelo sulle strade dell'umanità: nell'informazione vaticana, il Papa alle religiose e ai religiosi durante i secondi vespri della festa della Presentazione di Gesù al tempio.

    Una vita eucaristica è una vita missionaria: Benedetto XVI alla comunità dell'Emmanuel.

    Le fondamenta cristiane della casa comune europea: nell'informazione internazionale, il Papa al nuovo ambasciatore d'Austria.

    E il mondo si accorse che Dio non era morto: in cultura, Paolo Becchi su libertà religiosa e diritti umani nella società multiculturale.

    Democrazia e senso etico: il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, su Stato laico e bene comune nel discorso di Benedetto XVI alla Westminster Hall.

    Su "La Civiltà Cattolica", il Vaticano II e la modernità.

    Moltmann e il Cortile dei gentili: un'intervista su "Avvenire".

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi in Egitto, una decina le vittime negli ultimi scontri. "No" delle opposizioni alla proposta di dialogo del governo. Pressioni Usa e Ue su Mubarak

    ◊   Ancora scontri in Egitto, dopo una notte di violenze costata la vita ad una decina di persone. In queste ore, proseguono i tafferugli nella centralissima piazza Tahrir al Cairo, mentre il governo tende inutilmente la mano ai partiti di opposizione. Intanto, mentre la Conferenza episcopale del Nord Africa ha affermato che nelle rivolte c’è una "rivendicazione di libertà e dignità" da parte dei giovani, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è unito al nuovo, duro monito del presidente Usa, Obama, che ha chiesto al governo egiziano una transizione immediata. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Aumenta la pressione internazionale sulle autorità egiziane per avviare immediatamente l’annunciata transizione democratica. Duro il monito lanciato dal Presidente Obama che ha chiesto a Mubarak un passaggio di potere pacifico esprimendo sgomento e rabbia per le violenze. Violenze che non accennano a diminuire. Il bilancio delle vittime delle ultime 24 ore è fermo ad una decina di morti e 800 feriti, ma sparatorie e carri armati caratterizzano in queste ore piazza Tahrir al Cairo. Sul piano politico, diversi rappresentanti del governo ribadiscono di essere pronti ad avviare il dialogo con le opposizioni, ma i leader dei partiti anti Mubarak hanno rifiutato l’offerta. L’Unione Europea ha invocato risposte concrete per il popolo e protezione per i dimostranti. Il premier egiziano Shafiq ha negato il coinvolgimento delle istituzioni nei fatti degli ultimi giorni. Chiedendo scusa per le violenze sui manifestanti il capo dell’esecutivo ha garantito l’apertura di un’inchiesta assicurando che i responsabili di quanto accaduto saranno puniti. Intanto è arrivata la presa di posizione de vescovi del nord Africa. In un comunicato, diffuso oggi al termine della loro riunione, che si è svolta in questi giorni in Algeria, hanno affermato che nelle rivolte, in Egitto come in Tunisia, c’è una “rivendicazione di libertà e dignità, in particolare da parte delle giovani generazioni”. In queste ore, infine, si è fatto sentire anche il numero uno del Palazzo di Vetro, Ban Ki-moon, che ha sottolineato tra l’altro la necessità di garantire l’incolumità dei giornalisti.

    Sulle aperture del governo, che ha mostrato disponibilità ad intavolare un dialogo con l’opposizione e anche con i manifestanti, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente al Cairo Paolo Mastrolilli, inviato nella capitale egiziana del quotidiano La Stampa:

    R. – Sono giorni che il governo dice di voler aprire il dialogo con l’opposizione, però poi passi concreti non sono avvenuti. L’opposizione tra l’altro è molto frastagliata fra i vecchi partiti, come il Wafd, i Fratelli musulmani e poi quella che sta in piazza, cioè i ragazzi della protesta. Finora, queste persone hanno detto che non sono disposte a discutere con il governo fino a quando il presidente Mubarak non andrà via. Dopo gli incidenti di ieri, non sarà facile farli sedere al tavolo delle trattative con le stesse persone che sono accusate di averli provocati.

    D. – Anche oggi i sostenitori di Mubarak sono scesi in piazza. Come può essere letta questa mobilitazione degli uomini del presidente?

    R. – Ieri, sono stato in mezzo alla manifestazione e siamo stati - tutti i giornalisti - oggetto di trattamenti, diciamo, aggressivi da parte dei sostenitori di Mubarak. Naturalmente, il sospetto è che siano stati mobilitati dal partito, dal governo. In alcuni casi, i membri della protesta dicono di aver fermato persone che avevano addosso delle tessere identificative della polizia, del Ministero dell’interno. Ho visto anche la piazza dove c’è la protesta, in una moschea dove stanno curando i feriti e purtroppo anche lì la situazione è molto tesa.

    D. – Il ruolo dell’esercito in queste ore come può mutare?

    R. – È la questione decisiva. Finora, in sostanza, l’esercito è rimasto a guardare. Aveva consentito le manifestazioni pacifiche dei giorni scorsi, ma adesso c’è questo scontro tra sostenitori di Mubarak e sostenitori della protesta. C’è stata una fortissima sparatoria qui in piazza verso le 4 del mattino - che ha provocato una decina di morti - e in quel caso l’esercito a un certo punto è intervenuto e ha cominciato a sparare in aria per disperdere le persone. Ma la chiave naturalmente sta nel capire da che parte sceglierà di schierarsi l’esercito: se scegliesse definitivamente di abbandonare il presidente, probabilmente Mubarak sarebbe costretto a lasciare il Paese. Se invece l’esercito decidesse di schierarsi contro la protesta e magari compiere degli atti di violenza, la repressione potrebbe essere completata.

    D. – Quali scenari si aprono dopo gli appelli a una transizione immediata da parte di Stati Uniti e Unione Europea?

    R. – Gli eventi delle ultime ore hanno isolato politicamente sul piano internazionale Mubarak. Questa carenza di appoggio sul fronte internazionale significa per l’Egitto la perdita di consistenti aiuti economici. Si tratta di vedere se queste prese di posizione convinceranno Mubarak, ma soprattutto l’apparato intorno a lui, ad accettare il dialogo con la protesta e soprattutto, probabilmente, l’uscita di scena del presidente. Mubarak e il regime potrebbero anche decidere però di resistere, nonostante l’opposizione che ormai si sta coalizzando pure a livello internazionale.

    D. – Si hanno notizie su dove sia ora Mubarak?

    R. - Nei giorni scorsi, erano girate delle notizie che fosse a Sharm el Sheik sul Mar Rosso, poi però è stato in varie occasioni ripreso dalla televisione in un centro operativo militare che si trova qui al Cairo. Quindi, non c’è certezza su dove si trovi.(bf)

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    Gmg, una "palestra" che addestra al coraggio di testimoniare la fede in pubblico

    ◊   I primi manifesti cominciano a comparire in alcuni degli scorsi più celebri di Madrid. Il volto di Benedetto XVI e del motto della prossima Gmg, "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede", preparano al grande raduno di agosto, quando dal 16 al 21 del mese circa due milioni di giovani - secondo le ultime stime - saranno nella capitale iberica per gli appuntamenti finali dela Giornata insieme con il Papa. Al microfono di Emanuela Campanile, don Maurizio Mirilli - direttore del servizio diocesano per la Pastorale giovanile di Roma - racconta come ogni Gmg sia occasione di incontro con Cristo e di annuncio:

    R. - Bisogna avere il coraggio, il coraggio della fede e la Gmg ha anche questo aspetto: quello di mostrarla pubblicamente al mondo, davanti a milioni di giovani. Mostrare il proprio cammino senza ostentazione, naturalmente, ma senza nemmeno paura. Ma affinchè questo coraggio arrivi necessita di una esperienza concreta. Chi è Dio per questi giovani? Se un giovane non fa l’esperienza della persona di Gesù Cristo, parla di un’idea, di un’ideologia. Ma la fede cristiana non è questo: è importante aiutare i giovani a conoscere bene che cos’è il Vangelo.

    D. - Tra l’altro, il Papa in uno dei suoi discorsi ha detto testualmente: “Una prima condizione è conoscere la figura di Gesù, come ci appare nei Vangeli”...

    R. - Esattamente, e non come ci appare dai media o da qualche “imbonitore” qualsiasi che va in tv e dice: Gesù ha detto questo. E’ bene aiutare i ragazzi ad andare direttamente alla fonte, al Vangelo, fargliene fare un’esperienza concreta e solo allora avranno anche il coraggio di difenderlo, il coraggio di annunciarlo, il coraggio di andare in piazza, in mezzo ai giovani di tutto il mondo, a comunicare la propria fede.

    D. - Voi volete creare dei rivoluzionari?

    R. - No, noi vogliamo semplicemente accompagnare i giovani all’incontro con Colui che può cambiare la vita - questo sì! - che può dare senso pieno alla vita. Se proprio vogliamo parlare di rivoluzione è la loro vita, normale, ordinaria, che assume un volto completamente diverso rispetto a prima: diventano persone che si spendono, persone che amano sino a donare sé stesse, persone che si danno alla generosità in un mondo, invece, totalmente egoistico.

    D. - Bisogna ritornare, dunque, prima di tutto, al desiderio di imparare l’arte del buon vivere?

    R. - Esattamente: educare la gente alla “vita buona” del Vangelo non solo è buono, ma è anche motivo di felicità. Questa è la chiave di volta. Da educatore bisogna trasmettere questo ai giovani.(ma)

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    Chiesa e Società



    I timori delle Chiese mediorientali sulla possibilità di deriva islamista in Egitto

    ◊   L’agenzia Sir ha raccolto diverse testimonianze di esponenti delle Chiese cristiane mediorientali all’eventualità di una svolta islamista nell’Egitto del dopo Mubarak. L’arcivescovo di Baghdad dei Latini, mons. Jean B. Sleiman, ad esempio, ammette che l’Islam al potere nel Paese farebbe paura e che “per l’Iraq le conseguenze sarebbero negative. La corrente islamista è trasversale a tutti i Paesi e non la si può ignorare, la comunità internazionale non faccia l’ipocrita”. Il presule conclude dicendo che, in caso di instaurazione di un regime radicale, in Egitto i cristiani saranno i primi a pagare. Il passaggio del potere nelle mani dell’Islam non è un’ipotesi da scartare neppure secondo mons. Selim Sayegh, vicario patriarcale latino per la Giordania, che si dice certo che “gli islamisti avranno cura dei loro connazionali cristiani anche per accreditarsi all’opinione pubblica e alla comunità internazionale”. Anche il vicario apostolico dei Latini di Beirut, mons. Paul Dahdah ha dichiarato di seguire la vicenda con un certo timore, mentre per il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, a essere preoccupante non sarebbe tanto “una deriva islamista, ma un cambio nella politica con Israele”. “Un ruolo importante spetta alla comunità internazionale che deve continuare a investire in Egitto per accompagnare lo sviluppo economico”, ha aggiunto. Infine, il Patriarca greco-melchita di Antiochia, Gregorio III Laham, afferma di confidare sulla “stabile situazione interna” del suo Paese, anche se su Facebook è stato lanciato un appello a scendere in piazza per la prima “giornata della collera del popolo siriano”. (R.B.)

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    Pakistan, gli estremisti contro Asia Bibi e per il rilascio dell’assassino di Taseer

    ◊   Si fanno sentire a gran voce gli estremisti islamici del Pakistan, che chiedono la morte di Asia Bibi, la donna cristiana condannata alla pena capitale per blasfemia, e la liberazione di Mumtaz Qadri, assassino reo confesso dell’ex governatore del Punjab, Salman Taseer, ucciso il 4 gennaio. L'agenzia AsiaNews spiega che l’ex governatore rappresentava l’esatto contrario del pakistano medio: istruito e di idee liberali, tanto da dare il proprio sostegno ad Asia Bibi e da opporsi alla legge sulla blasfemia. Nelle ultime settimane oltre 800 tra avvocati e partiti religiosi si sono adoperati per il rilascio del suo omicida e hanno fissato la prossima udienza per domani, 4 febbraio. Quanto alla donna cristiana detenuta da oltre un anno e mezzo, si teme sempre più per la sua vita, tanto che attivisti e organizzazioni che lottano per i diritti umani hanno chiesto che il processo d’appello si svolga in cella, mentre non è ancora stato autorizzato il suo trasferimento, motivato da ragioni di sicurezza, nel carcere femminile di Multan. Intanto il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Rufin Anthony, ha ricordato che il Pakistan, pur essendo nato come nazione per i musulmani, non è uno Stato islamico, e che lo stesso fondatore, Ali Jinnah, nel 1947, respinse l’idea di mischiare nazione e religione. Gli fa eco il missionario padre Joseph Xavier, secondo il quale è necessario ripristinare il valore della laicità dello Stato “affinché le persone equilibrate possano promuovere le loro idee”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Pakistan: per i vescovi la legge sulla blasfemia dà potere agli estremisti islamici

    ◊   La legge sulla blasfemia trasferisce il potere dello Stato nelle mani degli estremisti islamici: è quanto dice all’agenzia Fides la Commissione episcopale “Giustizia e Pace” del Pakistan, lanciando “l’allarme per il rispetto della libertà di coscienza e di religione in Pakistan”. L’ultimo caso che ha destato scalpore nel Paese è la condanna di uno studente musulmano, messo in carcere per blasfemia in seguito alla denuncia di un professore della sua scuola a Karachi, a causa di frasi scritte in un compito in classe. Il caso ha sollevato ulteriori discussioni sulla controversa normativa, che il governo pakistano ha confermato di non voler abolire, né emendare. Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione, rimarca di aver registrato crescenti timori nella società civile pakistana a causa di “democrazia debole, leggi discriminatorie, un sistema inadeguato di istruzione pubblica, una mentalità di tipo feudale, la privazione dei diritti dei cittadini”. D’altro canto “una interpretazione restrittiva della sovranità dello Stato e il processo di islamizzazione della Costituzione compiuto negli anni ’70 e ’80 hanno finito per subordinare i diritti umani al potere del clero islamico e hanno alimentato l’intolleranza religiosa”. Per questo, nota Jacob, “bisogna ribadire che la libertà di pensiero, di coscienza e di religione sono pietre miliari per la vita della nazione”. La Commissione, insieme a numerose altre organizzazioni della società civile, riunite nella rete “Cittadini per la Democrazia”, lavorerà per la “promozione dei valori democratici, sulla base della sovranità dei cittadini”. “Chiediamo al governo di condannare e contrastare ogni forma di estremismo religioso e di intolleranza, e di adottare misure concrete, leggi e strategie per sradicare il terrorismo” conclude Peter Jacob. (R.P.)

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    India: cristiani in piazza per contestare il Rapporto sulle violenze in Karnataka

    ◊   Migliaia di cristiani indiani, di tutte le confessioni, scenderanno in piazza pacificamente sabato prossimo a Bangalore per chiedere il rispetto dei loro diritti. Una fiaccolata percorrerà le vie della città, raccogliendo i cittadini cristiani – ma anche musulmani e indù moderati – che esprimeranno dissenso e protesta verso il “Rapporto sulle violenze anticristiane”, avvenute in Karnataka nel 2008. Il Rapporto, redatto e pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione di inchiesta guidata dal giudice in pensione B. K. Somashekara, viene definito “falso e ingiusto”, in quanto nega ogni responsabilità dei gruppi estremisti indù e assolve l’operato del governo del Karnataka, guidato dal partito nazionalista indù Baratiya Janata Party (Bjp). “Si tratta di una fondamentale difesa della giustizia e dei diritti dei cristiani. Dobbiamo far sentire la voce del dissenso che sale dalla società civile. Chiediamo che il Rapporto venga ritirato e sostituito con una nuova indagine imparziale. Altrimenti si rischia che i movimenti estremisti indù, che vogliono eliminare la presenza cristiana dalla società indiana, finiscano per avere la meglio, con l’appoggio delle istituzioni”, spiega all’agenzia Fides Joseph Dias, attivista cattolico del “Christian Secular Forum”, fra gli organizzatori dell’iniziativa. I cristiani, nota Dias, sono due volte vittime: “Da un lato hanno subìto, e continuano tutt’oggi a subire, attacchi e aggressioni, nell’indifferenza generale; dall’altro vi sono oltre 300 casi di denunce contro i cristiani, registrate presso i tribunali del Karnataka, che li accusano di conversioni fraudolente e di violenze. Chiediamo che questi procedimenti, basati su accuse totalmente false, vengano immediatamente cancellati”. I cristiani rimarcano anche le “chiare responsabilità” del Bjp: “In Karnataka e negli altri Stati indiani dove il partito è al potere, le violenze anticristiane sono nettamente aumentate”, afferma Dias. Nel 2008, durante una ondata di violenze, si contarono in Karnataka oltre 113 attacchi anticristiani in 29 distretti. Negli ultimi due anni si sono registrati nello stato altri 138 episodi di violenza contro persone, luoghi o istituzioni cristiane. (R.P.)

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    Francia: critiche dei vescovi per il mancato riferimento Ue alle persecuzioni anticristiane

    ◊   Dura presa di posizione anche della Chiesa francese per il mancato raggiungimento di un accordo per una comune dichiarazione dei Ministri degli Esteri dell’Ue sulla protezione dei cristiani e la libertà di religione nel mondo. “I 27 membri dell'Unione Europea – scrive il portavoce della Conferenza episcopale francese (Cef) mons. Bernard Podvin, citato dall’agenzia Sir - avrebbero potuto redigere un testo forte e concreto circa la libertà religiosa nel mondo. Avrebbero potuto essere! Sarebbe stato degno. Sarebbe stato elementare”. E invece, “il risultato parla da solo: tergiversamenti e rinvii alle rispettive diplomazie per affinare il testo. Diversi Paesi, tra cui la Francia, hanno chiesto che le proposte siano meno vaghe. E mentre i nostri fratelli credenti sono perseguitati e massacrati nell’esercizio della loro fede, delle cancellerie stanno lavorando per affinare una letteratura che non deve nominare troppo le vittime, per non offendere”. Mons. Podvin ricorda che “la delegazione dei vescovi a Bruxelles (la Comece) trova incomprensibile la controversia, osservando che "l'impegno dell'Unione europea per la difesa dei diritti umani, compresa la libertà religiosa, è chiaramente indicata nel suo trattato". Non meno dure le critiche della sezione francese dell’”Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs), il cui direttore Marc Fromager si è detto “costernato” dal rinvio sine die della decisione. “A forza di dichiarazioni ambigue disconnesse dalla realtà, nel caso specifico il rifiuto di parlare esplicitamente della tragedia della persecuzione anti-cristiana nel mondo, l’Europa mette in mostra, ancora una volta, la sua insignificanza politica”, ha dichiarato Fromager. (L.Z.)

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    Germania: i cattolici chiedono di accogliere più cristiani iracheni nel Paese

    ◊   Il comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) ha rivolto ieri un appello al governo federale per accogliere in Germania un numero maggiore di cristiani iracheni. “È vero che negli ultimi due anni, la Germania ha già ospitato 2.500 profughi. Ma in considerazione dei dati spaventosi, secondo cui 800.000 del 1,2 milione di cristiani ha lasciato l’Iraq, la Repubblica federale tedesca non può rifiutarsi di accogliere altri profughi”, si legge in una lettera del presidente, Alois Glück, alla cancelliera Angela Merkel ripresa dall’agenzia Sir . “I cristiani si trovano in situazioni di emergenza in tutto il mondo. Tanto più è importante che la Germania continui ad adoperarsi - ha affermato Glück - per la protezione delle persone coinvolte. La libertà di religione è un diritto umano primario e inalienabile”. Pertanto, ha proseguito il presidente dello Zdk, in considerazione degli attuali sviluppi “è importante e urgente che il governo federale metta il rispetto dei diritti delle minoranze religiose all’ordine del giorno della propria politica estera, per lo sviluppo e commerciale”. “Ciò vale”, ha concluso, “sia per i rapporti bilaterali della Germania che per i rapporti esterni dell’Ue con Stati terzi”. (R.P.)

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    Delegazione di leader cristiani, musulmani ed ebrei in visita ad Auschwitz

    ◊   Un grande progetto, che ha permesso a “personalità delle tre grandi religioni monoteiste di riunirsi e meditare sul significato dello sterminio”. Così il presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, ha commentato la visita, cui ha preso parte, di oltre cento leader religiosi cristiani, ebrei e musulmani al campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, per commemorare le vittime della Shoah. Ad Auschwitz, oltre a un milione di ebrei, ricorda L’Osservatore Romano, furono uccisi anche 70mila polacchi, 20mila rom e 15mila russi. La visita è stata patrocinata dall’Unesco e organizzata nell’ambito del Progetto Aladino, con l’obiettivo di promuovere la comprensione interculturale e rendere disponibili le informazioni relative all’olocausto anche in arabo, persiano e turco. Tra i partecipanti, il grand mutfi della Bosnia, Mustafa Ceric, che ha sottolineato come la negazione dell’olocausto, come pure della strage di Srebrenica, dove nel 1995 furono trucidati ottomila musulmani bosniaci, contribuisca al possibile ripetersi di nuove stragi. “Questo monumento dell’orrore – ha detto – serve a ricordare che l’intolleranza e l’incomprensione tra i popoli possono spingere gli uomini a costruire un posto votato allo sterminio di altri esseri umani”. Dello stesso avviso anche il gran rabbino di Polonia, Michael Schudrich: “Portare leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani qui – ha concluso – forse aumenta le probabilità che, se ci sarà una prossima volta, l’umanità potrà fermarsi in tempo”. (R.B.)

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    Sri Lanka: la diocesi di Mannar chiede al governo verità sugli abusi dei diritti umani

    ◊   Il governo dello Sri Lanka “deve dimostrare pubblicamente l’impegno per la verità sugli eventi registrati durante decenni di conflitto civile. Questo impegno è premessa indispensabile ad ogni sforzo di riconciliazione”: è quanto afferma una nota della diocesi di Mannar, inviata alla Commissione sulla Riconciliazione istituita dal governo del Presidente Rajapaksa (la cosiddetta “Lessons Learnt and Reconciliation Commission”). La nota, firmata dal vescovo di Mannar, mons. Jospeh Rayappu, e giunta all’agenzia Fides, rimarca l’urgenza di “non coprire la verità sulle violazioni dei diritti umani e sul diritto umanitario”, chiedendo una esplicita chiarificazione sul destino di oltre 146mila cittadini dell’area di Vanni, dei quali non si ha più alcuna notizia dalla fine della guerra. Riconoscendo l’importanza dell’opera per la riconciliazione nazionale, la Chiesa locale “disapprova l’operato della precedente Commissione di Inchiesta che ha fallito nel far emergere la verità sulle violazioni dei diritti umani e sulle esecuzioni extragiudiziali”, citando alcuni clamorosi episodi come l’attacco alla Chiesa cattolica di Pesalai (nella diocesi di Mannar), dove si erano rifugiati molti civili, e la scomparsa del sacerdote cattolico padre Jim Brown, entrambi avvenuti nel 2006. La Chiesa nota che la visita a Mannar dei rappresentanti della Commissione per la Riconciliazione è stata troppo breve: tre giorni per raccogliere informazioni e prove su oltre 30 anni di conflitto. La Chiesa locale segnala anche le migliaia di sfollati ancora presenti nell’area di Mannar, che a 20 mesi dalla fine della guerra non hanno ancora un casa, non hanno mezzi di sussistenza, non hanno accesso all’acqua e ai servizi essenziali come la sanità e l’istruzione. In passato la Commissione per la Riconciliazione era stata fortemente criticata da un gruppo di Organizzazioni non governative internazionali e da settori della società civile dello Sri Lanka. Le Ong criticavano “l’assenza di indipendenza e credibilità”, condizioni basilari per condurre una indagine seria sugli abusi e un’opera efficace per la riconciliazione. (R.P.)

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    In aumento nel mondo i prezzi degli alimentari. Raggiunto un picco storico

    ◊   I prezzi dei principali prodotti alimentari sono saliti ancora durante il mese di gennaio 2011 raggiungendo un “nuovo storico picco” da quando, nel 1990, le Nazioni Unite hanno cominciato a seguire l’andamento degli alimentari sui mercati internazionali. Lo fa sapere l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) in una nota diffusa oggi nella quale si precisa che l’indice dei prezzi alimentari di gennaio 2011 ha raggiunto quota 231, segnando un aumento del 3,4% su dicembre 2010 e confermando la tendenza costante al rialzo dei prezzi registrata ininterrottamente negli ultimi sette mesi. Fatta eccezione per la carne, il cui prezzo è rimasto sostanzialmente invariato a causa di un calo dei consumi registrato in Europa, sono aumentati sia i cereali (3%), gli olii (5,6%), il settore caseario (6,2%) e quello degli zuccheri (5,4%). “I nuovi dati mostrano chiaramente che la pressione al rialzo dei prezzi alimentari a livello mondiale non sembra destinata a diminuire”, ha detto l'economista della Fao Abdolreza Abbassian. “Questa tendenza al rialzo dei prezzi continuerà a persistere anche nei mesi a venire” ha aggiunto Abbassian, precisando che preoccupano soprattutto le ricadute di questi rincari sui Paesi in via di sviluppo a basso reddito che potrebbero avere problemi nel finanziare le importazioni di prodotti alimentari oltre che per le famiglie povere che vi vivono le quali spendono una larga fetta del loro reddito cibo". (R.P.)

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    Somalia. Appello di Intersos: la siccità sta devastando l'agricoltura

    ◊   “Servono camion per il trasporto dell’acqua nella zone più remote, serve bonificare i pozzi contaminati, riaprire quelli in secco. Serve cibo per chi non è riuscito a avere il raccolto. È urgente portare aiuto ai pastori che hanno perso migliaia di animali, è necessario contrastare le malattie che nascono quando manca l’acqua. Diarrea, colera, tifo, proliferano in mancanza di condizioni igieniche di base”. Così Marco Procaccini, operatore umanitario di Intersos per la Somalia, racconta come si vive oggi nel Paese flagellato da 20 anni di guerra ed ora colpito da una siccità prolungata - riferisce l'agenzia Sir - che sta devastando l’agricoltura. “Nella regione meridionale del Medio Shebeli, dove Intersos gestisce un ospedale regionale, un report dettagliato parla di circa 73 mila famiglie colpite dalla siccità - prosegue Procaccini -, e più di 600 mila animali già morti per l’assenza di acqua e di pascoli. Nella regione di Bay migliaia di pastori vagano con le loro mandrie alla ricerca d’acqua con perdite continue di bestiame”. “Stiamo assistendo centinaia di donne e bambini, i più colpiti dall’emergenza siccità; il nostro staff visita i villaggi, distribuisce cibo ad alto contenuto nutritivo, valuta le condizioni di salute dei bambini più piccoli – conclude l’operatore - e quelli che sono più gravi vengono portati nell’ospedale di Jowhar dove ricevono le prime cure: è una corsa contro il tempo”. (R.P.)

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    Cuba: il nunzio sul ruolo della Chiesa cubana e la vocazione mariana dell’isola

    ◊   "La Chiesa sta svolgendo nel Paese un ruolo molto importante", ha dichiarato ieri il nunzio apostolico del Santo Padre presso il governo di Cuba, mons. Angelo Becciu, in un'intervista rilasciata al sito della Conferenza episcopale dell'isola caraibica. "Vedo, inoltre - ha osservato il diplomatico vaticano - la grande disponibilità dei vescovi e dei sacerdoti verso il popolo e la loro capacità di interpretare le difficoltà e le esigenze che la realtà pone al loro lavoro pastorale. Il loro obiettivo consiste nell’aiutare i fedeli del popolo cubano a essere testimoni dell’amore di Dio”. Mons. Becciu, nel corso della sua visita alla località di Guáimaro, una delle tante tappe del pellegrinaggio nazionale della statua della Madonna di Mabica (o Caridad del Cobre), che si concluderà a dicembre 2012 con la chiusura dell'Anno giubilare mariano, ha voluto anche riflettere sull'importanza della presenza della Vergine Maria nella storia di questa nazione. E così, come la Madre di Dio era presente al momento della nascita della Repubblica, ha spiegato il Nunzio, "lo è anche oggi e ciò serve affinché i cubani si sentano una sola famiglia". Ricordando anche le sue esperienze pastorali e diplomatiche in Angola, dove era nunzio prima della nomina come rappresentante del Papa a Cuba, mons. Becciu ha voluto sottolineare la devozione mariana degli angolani: "Sono situazioni e realtà diverse, ma unite da quest'amore per Maria. Si tratta di una devozione radicata nel profondo del cuore dei popoli e dei cattolici. Qui a Cuba si tocca con mano una risposta di massa a questa tradizione mariana, una risposta forte e sincera, e ciò per me è una bella esperienza". (A cura di Luis Badilla)

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    Messico: il nunzio apostolico chiede di non accettare le "narco-elemosine"

    ◊   La violazione dei diritti umani che subiscono gli emigranti centroamericani in Messico sulla loro strada verso il confine con gli Stati Uniti "è scandalosa" ha detto il nunzio apostolico in Messico, mons. Christophe Pierre. Allo stesso tempo - riferisce l'agenzia Fides - ha invitato la comunità cattolica ad agire con trasparenza ed onestà e a non accettare le cosiddette "narco-elemosine" per la manutenzione dei tempi o lo sviluppo delle associazioni di beneficenza. Intervistato dai giornalisti della stampa locale dopo l'inaugurazione, insieme al governatore di Oaxaca, Gabino Cue Monteagudo, del Centro di sviluppo comunitario "Maria di Guadalupe", il nunzio ha detto che gli attacchi contro gli emigranti centroamericani violano la dignità umana con l’offesa delle persone e rappresentano anche un campanello d'allarme per la società, perchè presti attenzione a questo fenomeno e trovi una soluzione. "Questo problema ha assunto una dimensione internazionale perché la sua fonte è la povertà, ma bisogna coinvolgere tutta la società in modo che ponga la persona al centro" ha detto l’arcivescovo, sottolineando che la Chiesa cattolica è presente nella realtà messicana per accompagnare le persone a trovare una soluzione a tutti questi problemi politici e sociali. Infine mons. Pierre ha chiesto ai membri della Chiesa cattolica di non fare patti con il narcotraffico, perché i narcotrafficanti vivono sullo sfruttamento. "Non è possibile ricevere le ‘narcoelemosine’; bisogna essere sempre vigili e vivere in onestà e trasparenza" ha detto il nunzio. (R.P.)

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    Usa: chiarimento sulla pastorale sanitaria fra i vescovi e l'Associazione cattolica Cha

    ◊   “Il vescovo locale è l'interprete autorevole” nell’applicazione delle direttive etiche e religiose che guidano il sistema sanitario cattolico. È quanto ribadito in uno scambio di lettere tra il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) mons. Timothy Michael Dolan e suor Carol Keehan, presidente e amministratrice delegata della Catholic Health Association (Cha), l’associazione che raggruppa le istituzioni sanitarie cattoliche americane. Le "Etichal and Religious Directives for Catholic Health Care Services", conosciute con l’acronimo di Erd, indicano i principi ai quali si devono attenere gli operatori sanitari cattolici. Fra l’altro viene ribadito che l’aborto procurato intenzionalmente non è mai moralmente ammissibile, ma che soltanto in alcune particolari situazioni di effettivo pericolo di vita per la donna sono applicabili delle procedure mediche che potenzialmente potrebbero causare la morte del nascituro. Le direttive erano state introdotte dalla Usccb nel giugno 2010 in relazione al caso di un controverso intervento chirurgico terapeutico praticato presso il Saint Joseph’s Hospital and Medical Center di Phoenix - che fa parte della rete di strutture della Cha — su una paziente incinta le cui gravi condizioni di salute non avrebbero, secondo i medici, permesso di portare avanti la gravidanza, pena la sopravvivenza della donna. L’aborto in questione era stato condannato dal vescovo di Phoenix Thomas James Olmsted, mentre suor Keehan aveva difeso la scelta del personale medico della struttura a cui nel frattempo lo scorso dicembre è stato ritirato il titolo di cattolico. In una lettera inviata a mons. Dolan, la religiosa ha rinnovato il sentimento di collaborazione dell’associazione con l’episcopato, riconoscendo che “ogni vescovo nella propria diocesi è l’interprete autorevole delle direttive e che un vescovo ha il diritto di interpretare le direttive e anche di implementarle se lo desidera”. Concetto riaffermato nella risposta di mons. Dolan che sottolinea, tra l’altro, l’importanza che la Chiesa parli “con un’unica voce” contro “le crescenti pressioni politiche e sociali che cercano di costringerla a rimettere in discussione i suoi principi” e “l’illegittima intromissione del governo” nella sua missione nel campo sanitario. Suor Keehan era salita agli onori delle cronache l’anno scorso per la sua posizione sulla riforma sanitaria del Presidente Obama. Contro gli orientamenti dell’episcopato, la religiosa aveva dichiarato che, nonostante alcuni punti deboli, la legge non introduceva né aumentava i fondi federali per l’aborto. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Croazia: lettera dei vescovi per la visita del Papa prevista per giugno

    ◊   “Ogni visita pastorale del Papa porta la speranza, fa tornare la fierezza, risveglia la forza interiore, incoraggia e fortifica il senso del valore e della nobiltà che esiste nel nostro popolo”. Così scrive la Conferenza episcopale della Croazia in una lettera in occasione della visita del Santo Padre che sarà nel Paese dell’Europa orientale il 4 e il 5 giugno prossimi. I vescovi custodiscono ancora il ricordo delle tre visite di Giovanni Paolo II, sempre in momenti culminanti della storia del Paese “e così sarà anche con Benedetto XVI che conosce bene le situazioni nelle quali vive la Chiesa in Croazia e l’ambiente in cui si trova la gente croata”. La visita del Papa avviene stavolta in un clima di profonda crisi culturale, economica e politica, dietro la quale si cela una profonda crisi spirituale del Paese, proprio mentre questo sta per entrare nell’Unione Europea. Ciò pone molte nuove “domande e sfide” ai fedeli, soprattutto ai giovani, i quali, è la speranza e insieme l’aspettativa dei presuli per la visita del Papa, “conoscano la forza della fede con maggiore entusiasmo, scoprano la loro identità ecclesiale, testimonino coraggiosamente la presenza cristiana nella società, seguendo l’esempio dei Santi, impegnandosi al bene con la donazione di loro stessi e con la forza della croce”. E proprio ai giovani sarà dedicato l’incontro in piazza Jelačić il 4 giugno, che seguirà il discorso rivolto dal Papa ai rappresentanti del mondo della cultura, della scienza, delle arti, dell’economia, della politica, dello sport, delle comunità religiose e del corpo diplomatico. Il motto scelto per prepararsi alla visita pastorale del Santo Padre è “Insieme in Cristo” e a tal fine la Conferenza episcopale locale ha preparato alcune catechesi basate su momenti di preghiera comunitaria e in famiglia, invocando il premuroso sguardo di San Giuseppe, patrono della Croazia, e del Beato Alojzije, testimone della verità eterna. Per la prima volta, infatti, in Croazia si svolge l’Incontro nazionale delle famiglie cattoliche, che ha come obiettivo sottolineare la comunione matrimoniale come sorgente e fondamento della famiglia stessa, prima e vitale cellula della società umana, scuola della comunione e della solidarietà sociale. Infine, nei due giorni della visita, il Papa sosterà in preghiera sulla tomba del Beato Luigi Stepinac e celebrerà una solenne Eucarestia all’ippodromo di Zagabria il 5 giugno. (A cura di Roberta Barbi)

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    Spagna, mons. Montes: la vita consacrata è una sfida per il mondo secolarizzato

    ◊   “La consacrazione è una sfida nel mezzo di un mondo secolarizzato e anticristiano”: è uno dei passaggi forti del Messaggio di mons. Jesús Sanz Montes per la Giornata Mondiale della Vita consacrata celebrata ieri. Nel documento, intitolato “Saldi nella fede” ed indirizzata in particolare ai giovani consacrati, l’arcivescovo di Oviedo e presidente della Commissione episcopale spagnola per la Vita consacrata scrive: “La speranza di coloro che sono destinatari ed agenti della vita consacrata è quella di rappresentare una sfida per questo mondo contemporaneo che continua a cercare Dio mentre, a volte, si allontana da Lui”. E ciò si verifica, continua mons. Sanz Montes, “quando la testimonianza dei giovani consacrati appassionatamente al Signore parla di una fermezza basata su radici autentiche e, grazie al carisma ispirato dallo Spirito Santo nella Chiesa, narra ciò che i più giovani ed il mondo intero necessitano di vedere: che noi cristiani siamo il prolungamento, nella storia, della manifestazione di Dio Salvatore”. Quindi, aggiunge il presule, “saldi nella fede significa, per un cristiano e soprattutto per un consacrato, avere quella fermezza che non è l’intransigenza dei confusi o la pretesa dei demagoghi. La fede ci pone davanti ad un Tu di fronte al quale si decide ogni istante della nostra vita. E questo Tu è lo stesso Dio”. Poi, mons. Sanz Montes ricorda che “in questa Giornata Mondiale della Vita consacrata troviamo il ‘leit motiv’ della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid il prossimo agosto, alla presenza di Papa Benedetto XVI” e tal proposito cita un paragrafo del Messaggio pontificio per la Gmg: “L’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia”. “La cultura attuale – conclude mons. Sanz Montes, sempre citando il Messaggio del Papa - in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale, si constata una sorta di “eclissi di Dio”, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”. (I.P.)

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    Il cardinale Bagnasco ai religiosi: testimoniare una diversa concezione dell’uomo

    ◊   Testimoniare una diversa concezione dell’uomo e della vita e dimostrare che una società diversa è bella e possibile se si recuperano i valori della serietà e della fatica: così il presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, si è rivolto alla comunità cristiana in generale e ai presenti ieri nella cattedrale della città ligure per la celebrazione in occasione della Giornata della Vita consacrata. “La vita consacrata – ha aggiunto il porporato – racchiude un tratto di perenne freschezza che non è secondo il mondo, ma secondo Dio, annuncio di una realtà nuova che sarà compiuta solamente alla fine dei tempi, per opera del Signore glorioso”. “La Chiesa – ha concluso citando il Concilio Vaticano II – sa di essere arricchita dalla vita consacrata che lo Spirito suscita nei secoli attraverso una corona inesauribile di doni e di carismi”. Infine il cardinale, riporta il Sir, ha precisato che l’obbedienza nasce dalla fede che è informata dall’amore che qualifica ogni consacrazione e che la vita di ogni consacrato riveste la forma dell’umiltà e del dono per amore di Dio e della Chiesa. (R.B.)

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    Sabato 12 febbraio, a Bologna, la prolusione “Il cortile dei Gentili”

    ◊   Si terrà sabato 12 febbraio all’università di Bologna la prolusione de “Il cortile dei gentili”, la struttura di dialogo tra credenti e non credenti nata in seno al Pontificio Consiglio della cultura su suggerimento del Santo Padre e sotto la presidenza del cardinale Gianfranco Ravasi. Nell’Aula Magna di Santa Lucia, con inizio alle 10 e ingresso libero, presenteranno l’iniziativa lo stesso cardinale Ravasi e il rettore dell’ateneo bolognese, Ivano Dionigi. Interverranno lo scienziato Vincenzo Balzani, il costituzionalista Augusto Barbera, i filosofi Massimo Cacciari e Sergio Givone. L’incontro sarà scandito dalle letture di Sant’Agostino, Pascal e Nietzsche interpretate dall’attrice Anna Bonaiuto. Quello di sabato 12 sarà, dunque, il primo incontro di presentazione della Fondazione “Il cortile dei Gentili”: una sorta di anteprima promossa insieme all’università di Bologna. “Prima ancora del solenne evento che a Parigi vedrà coinvolte le maggiori istituzioni culturali, dalla Sorbona all’Unesco, dall’Académie de France alla stessa Notre Dame - spiega il cardinale Ravasi - l’atto in programma nel capoluogo emiliano sarà una sorta di inaugurazione di un percorso dalle molteplici tappe”. Il porporato ha espresso, poi, la sua gratitudine “a un’istituzione così nobile, antica e gloriosa come l’università di Bologna, al suo rettore, convinto artefice di questa iniziativa, agli intellettuali che vi parteciperanno con i loro interventi e alla folla dei giovani che si sentiranno coinvolti”. “Un’università pubblica e laica che ospita il confronto tra il ‘credere’ e l’ ‘intelligere’”, aggiunge il rettore Dionigi “non abdica alla propria autonomia, ma assolve la propria funzione di istituzione vocata”. “Se l’Alma Mater – conclude - è la comunità di donne e di uomini liberi che studiano e formano generazioni di giovani, allora anche l’attenzione alla sfera religiosa, sia come dimensione storica sia come riflessione personale, ha non solo diritto, ma anche dovere di piena cittadinanza tra le nostre mura”. (Da Bologna, Stefano Andrini)

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    Il Patriarca ortodosso di Mosca: “Necessario che la Chiesa intervenga nel sociale”

    ◊   Con una liturgia celebrata nella cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore a Mosca, ieri il Patriarca Kirill ha festeggiato il secondo anniversario della propria elezione. “Oggi più che mai il potere delle forze del male sul genere umano è fortissimo e la Chiesa non può rimanere indifferente al moltiplicarsi del male”, è stato il suo attacco a quanti accusano la Chiesa ortodossa russa di interferire in campi che non le competono, come la legislazione sul divorzio e sull’aborto o l’idea di introdurre un codice nazionale per l’abbigliamento in modo da bandire vestiti volgari e indecenti, che ha recentemente suscitato diverse polemiche. “La Chiesa non ha esitato ad affrontare le sfide più difficili e la maggiore è proprio quella di cambiare la nostra società e convertirla dall’indifferenza morale allo spirito vero, in grado di sviluppare la vita sulla base della verità di Dio”, ha concluso il Patriarca di Mosca. Infine, riporta l'agenzia AsiaNews, stando a un sondaggio condotto dall’All-Russia Public Opinion Research Center, due terzi dei russi oggi crede che la politica del Patriarcato incontri gli interessi della società e un crescente numero di persone rispetta Kirill. (R.B.)

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    Indonesia: migliora la collaborazione tra le confessioni religiose

    ◊   I rapporti interreligiosi in Indonesia non sono caratterizzati solo da tensioni. Nonostante la crescente strumentalizzazione politica della religione che minaccia la libertà religiosa nel Paese, il 2010 ha registrato un’accresciuta collaborazione tra le religioni. Il dato, per certi versi sorprendente, emerge dal rapporto annuale del Centro studi religiosi e interculturali (Center for Religious and Cross-cultural Studies - Crcs) presentato martedì al Gadjah Mada University di Giakarta. “Il nostro rapporto annuale non si occupa solo delle violazioni della libertà, ma anche degli aspetti positivi dei rapporti interreligiosi”, ha spiegato alla presentazione il direttore esecutivo del Centro Studi Zainal Abidin Bagir. Dallo studio – riferisce l’agenzia Ucan - risulta che nel 2010 sono aumentate “la solidarietà e partecipazione dei leader religiosi e dei cittadini di diverse fedi nell’ambito sociale”. Bagir ha citato come esempi la cooperazione tra la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) e i più importanti gruppi islamici presenti nel Paese per aiutare le vittime del terribile tsunami nelle Isole Mentawal e delle eruzioni del vulcano Merapi lo scorso ottobre. Va inoltre ricordato il giudizio positivo espresso dai docenti delle scuole islamiche indonesiane sul discorso del Santo Padre al Corpo Diplomatico, come anche le recenti critiche mosse al presidente Susilo Bambang Yudhoyono dai capi del movimento interconfessionale Indonesian Committee on Religion and Peace che ai primi di gennaio avevano puntato il dito contro l’esecutivo per non aver mantenuto molte promesse, fra le quali appunto la piena applicazione della “libertà religiosa”. (L.Z.)

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    Anglicani: al Sinodo della Chiesa d'Inghilterra il documento Arcic sui dogmi mariani

    ◊   La discussione di un documento chiave su Maria della Commissione internazionale di dialogo tra anglicani e cattolici Arcic, frutto di anni di lavoro. Compare nell’ordine del giorno del Sinodo Generale della “Chiesa di Inghilterra” che si apre lunedì prossimo 7 febbraio. Si tratta del documento “Mary: Grace and hope in Christ”, “Maria: Grazie e speranza in Cristo”, e verrà discusso mercoledì 9. A presentare all’assemblea sinodale il testo saranno il vescovo cattolico ausiliario di Westminster George Stack e il vescovo anglicano di Guildford Christopher Hill. Al Sinodo sarà chiesto di votare una mozione che chiede, “nel contesto della ricerca di una maggiore unità tra le due comunioni, studi ulteriori delle questioni sollevate dal documento su Maria e in particolare il problema dell’autorità e dello status dei dogmi cattolici della Immacolata Concezione e dell’Assunzione per gli anglicani”. Il documento è stato presentato per la prima volta nel 2004 e fu il primo dialogo internazionale bilaterale che prendeva come soggetto il ruolo di Maria nelle scritture e nella Chiesa. Il Documento - riferisce l'agenzia Sir - affronta anche le questioni più scottanti, quelle relative ai due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione (definito da papa Pio IX nel 1854) e dell’ Assunzione di Maria in Cielo (definito da papa Pio XII nel 1950), non risolvendo però interamente le differenze tra anglicani e cattolici. Da qui la richiesta al Sinodo inglese da parte dell’Arcic e dei due vescovi – cattolico e anglicano – a proseguire gli studi proprio sui dogmi mariani che sono da sempre un ostacolo nella via verso l’unità per la difficoltà degli anglicani a dare alla figura di Maria lo stesso rilievo che le attribuiscono i cattolici. “Un voto a favore è quasi certo”, spiega all'agenzia Sir il portavoce anglicano Steve Jenkins. Durante lo stesso dibattito il Sinodo discuterà anche un rapporto preparato dal “Faith and order advisory group”, il comitato che si occupa di teologia, che è un po’ la risposta anglicana al documento dell’Arcic. In questa relazione il comitato dice che “non era intenzione del rapporto “Arcic” risolvere il problema se agli anglicani debba essere chiesto di accettare i dogmi mariani, ma piuttosto di fornire un fondamento sul quale anglicani e cattolici possano discutere le questioni teologiche che sono le radici dei dogma e così fornire un contesto adeguato nel quale le questioni specifiche possano venire affrontate”. “Mary: Grace and hope in Christ”, conclude il documento del comitato teologico della Chiesa di Inghilterra, “dovrebbe essere visto come l’inizio di una conversazione che dovrebbe essere portata avanti da ulteriori studi congiunti delle nostre comunioni lungo le linee raccomandate in questo documento”. (R.P.)

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    Burkina Faso: a 50 anni dall'indipendenza la Chiesa riflette sul suo impegno per lo sviluppo

    ◊   In occasione del 50° anniversario dell’indipendenza del Burkina Faso, la Conferenza episcopale locale (Cebn) organizza dal 7 all’11 febbraio un convegno dal titolo “L’impegno della Chiesa Famiglia di Dio per lo sviluppo del Burkina Faso”. L’incontro, che sarà ospitato dal Centro nazionale “Cardinale Paul Zoungrana” a Ouagadougou, si propone come occasione di confronto per fare il punto sul contributo della Chiesa locale alla crescita del Paese in questi cinque decenni. Due, in particolare, gli obiettivi, si legge in un comunicato dei vescovi pubblicato sul quotidiano burkinabé “Le Pays”: “da un lato, l’esame delle attuali iniziative della Chiesa per lo sviluppo a livello sociale, economico, culturale, teologico e pastorale e, dall’altro, il miglioramento delle sue strategie per lo sviluppo per renderle più incisive”. “Di fronte alle difficoltà della vita e alle sfide che si profilano all’orizzonte”, afferma la nota ripresa dall’agenzia Apic, la Chiesa burkinabé non vuole assumere né una atteggiamento di passiva rassegnazione, né uno trionfalistico, ma piuttosto svolgere un ruolo costruttivo improntato a un “realismo illuminato dalla fede e dalla ragione”. Dopo avere sottolineato che “la gloria di Dio è la dignità dell’Uomo che cammina con la testa alta”, il comunicato ricorda che nel mondo in generale e in Burkina Faso in particolare la povertà, la fame, le malattie, l’ignoranza e la disoccupazione ipotecano il futuro di milioni di figli di Dio che aspirano legittimamente alla felicità”. Di fronte a queste sfide, il convegno di Ouagadougou si propone di individuare i punti di forza e di debolezza dei vari interventi della Chiesa locale, presente da oltre un secolo nel Paese nel campo sanitario, educativo e della promozione umana e di definire quindi gli orientamenti futuri. Evangelizzata ai primi del XX secolo dai Padri e dalla Suore Bianche, il Burkina Faso conta quasi due milioni di fedeli pari a circa il 13% della popolazione in maggioranza musulmana. (L.Z.)

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    Senegal: al via il Comboni e social Forum 2011

    ◊   Analisi della realtà globale dal punto di vista sociale, ma anche economico e politico, in questa particolare congiuntura storica e con uno specifico focus sull’Africa; le religioni e le Chiese in risposta alla sfida globale e la questione dei diritti umani nell’Islam africano: questi i temi, secondo quanto riferito dall’agenzia Misna, del Comboni e social Forum 2011 che si svolgerà a Dakar, in Senegal, fino al 5 febbraio, preludio della famiglia comboniana al Forum sociale mondiale che, invece, partirà il 6 febbraio. Questo social Forum è una delle iniziative a carattere religioso che accompagneranno il Forum sociale mondiale: dal 5 all’11 febbraio, infatti, avrà luogo anche il Forum mondiale di teologia e liberazione, mentre il 10 febbraio religiosi e religiose sono invitati a partecipare a un incontro sul tema dell’accaparramento delle terre, il fenomeno cosiddetto del “landgrabbing”, organizzato dalla Rete Africa-Europa per la fede e la giustizia. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nello Yemen, migliaia di manifestanti in piazza per chiedere le dimissioni del presidente

    ◊   Nello Yemen, il presidente Saleh ha rinunciato ufficialmente alla possibilità di estendere a vita il suo mandato. Tuttavia, l’opposizione non considera soddisfacente tale decisione e oggi ha organizzato una giornata di mobilitazione che ha visto la partecipazione di migliaia di persone in varie città del Paese. Dagli Stati Uniti è arrivato l’apprezzamento per la decisione del leader yemenita, al potere da oltre 30 anni, pensata per arginare le contestazioni di questi giorni sulla scia di quanto avvenuto in Egitto e Tunisia. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli di "Archivio disarmo":

    R. – Considero la vicenda dello Yemen molto diversa sia da quella tunisina che da quella egiziana. Lo Yemen è uno dei Paesi più poveri del mondo, fortemente arretrato: per il prodotto interno lordo è al 173.mo posto a livello mondiale. Quasi la metà della popolazione vive sotto il livello di povertà e contemporaneamente le spese militari sono tra le più elevate: il 6,6 per cento del Prodotto nazionale lordo, ai primi posti a livello mondiale. Con 23 milioni di persone, una presenza di 800 mila rifugiati, per la maggior parte provenienti dalla Somalia, il quadro è estremamente preoccupante.

    D. – A complicare le cose anche la presenza del terrorismo, la situazione interna complessa e una posizione geografica molto allettante...

    R. – Lo Yemen si affaccia su uno stretto di mare - tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden, lo stretto di mare di Bab el-Mandeb - dove passa il 40 per cento del petrolio mondiale: è un’area dal punto di vista geopolitico importantissima. Già da tempo c’è una guerriglia presente sia nel Nord che nel Sud di questo Paese; ci sono infiltrazioni terroristiche e ci sono stati attentati organizzati proprio in Yemen: ricordiamo lo scorso anno i pacchi bomba inviati agli Stati Uniti; un attentato ad un volo Amsterdam-New York, e così via. La situazione è molto delicata.

    D. – Il presidente Saleh, di fatto al potere dal 1978, non lascerà fino al 2013, e questo non basta all’opposizione. Secondo lei si rischia la guerra civile?

    R. – Una transizione rapida può porre fine ad eventuali manovre di destabilizzazione; trascinare nel lungo periodo un processo del genere può invece dar luogo veramente a situazioni di guerra civile e di terrorismo, più o meno diffuso, e così via.

    D. – Intanto, il presidente degli Stati Uniti ha invitato Saleh a Washington...

    R. – Questo probabilmente può aprire spazi interessanti nei rapporti tra mondo occidentale e mondo arabo. Il sostegno che tradizionalmente l’Occidente ha dato a questi regimi sembra stia venendo meno. Le posizioni di Obama sono estremamente avanzate per quello che si poteva immaginare fino a pochi anni fa, rispetto alla tradizionale linea degli Stati Uniti, e quindi probabilmente le pressioni che provengono dalla super potenza americana aiutano in questo senso, ancora di più, l’opposizione a tenere duro nella richiesta di un cambiamento.

    D. – L’unica via, dunque, sembrerebbe quella proposta dall’opposizione: un immediato avvicendamento?

    R. – E’ auspicabile al più presto un passaggio ad un sistema democratico che possa far crescere questo Paese che, altrimenti, si trova sempre più esposto alle influenze da un lato iraniane e dall’altro del caos del Corno d’Aftrica.(ap)

    Giordania
    In Giordania, dopo settimane di proteste, ieri il re Abdallah ha accolto le richieste dell’opposizione accettando le dimissioni del premier Rifai. Al suo posto il sovrano ha nominato Bakhit, già primo ministro, il quale oggi ha promesso di avviare il dialogo con l’opposizione in vista della formazione del nuovo esecutivo. Garantite anche riforme economiche e la revisione dalla legge elettorale che ha portato il movimento islamico a boicottare l’ultima tornata parlamentare.

    Tunisia
    In Tunisia il governo ha azzerato i vertici della polizia, pilastro del regime dell’ex presidente Ben Ali, nel tentativo di riprendere il controllo sugli apparati di sicurezza. “La situazione è in miglioramento”, ha affermato il premier Ghannouchi che in un discorso televisivo ha esortato i suoi connazionali a tornare al lavoro. Nel Paese resta comunque in vigore il coprifuoco, mentre venerdì prossimo Egitto e Tunisia saranno al centro di un vertice europeo a Bruxelles, dove ieri ministro degli Esteri tunisino ha incontrato i vertici dell’Unione assicurando che l’ex presidente Ben Alì è nelle mani della giustizia locale.

    Algeria: uccisi tre membri di Al Qaeda
    L’esercito ha ucciso tre membri dei gruppi armati affiliati ad Al Qaeda per il Maghreb islamico, oggi, vicino a Bouira, in Cabilia (80 km ad est di Algeri). Durante l'operazione sono stati recuperati tre kalachnikov. Nei giorni scorsi, altri due combattenti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza algerine vicino a Chelf, nell’ovest dell’Algeria.

    Pakistan
    In Pakistan gruppi radicali islamici hanno bruciato immagini e manichini del Papa, del ministro federale per le Minoranze, Bhatti, e il simbolo della Croce. A darne notizia è l’agenzia Fides precisando che l’episodio è accaduto domenica scorsa durante una manifestazione a Lahore contro la modifica della legge sulla blasfemia e la liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia.

    Afghanistan-India
    Ultimo giorno di visita del presidente afghano, Hamid Karzai, nella capitale indiana, New Delhi. Durante la sua permanenza, durata due giorni, il presidente afghano ha discusso con il premier indiano Manmohan Singh sui problemi legati alla sicurezza nella regione e in particolare il progetto afghano di dialogo e riconciliazione con i talebani. Preoccupata per l'influenza crescente del Pakistan nella crisi afghana, l'India ha ribadito che è auspicabile una reintegrazione degli insorti nella vita politica afghana, se si abbandonano le armi, viene rispettata la Costituzione e si rompono i legami con Al Qaeda e con altri movimenti terroristici islamici ed arabi.

    Iraq
    Il presidente iracheno Jalal Talabani, il prossimo 12 febbraio si recherà in visita nella città di Damasco su invito del presidente Bashar Al-Assad. Si tratta della seconda visita di Stato di Talabani in Siria, la prima risale al gennaio del 2007. Intanto, in Iraq, si inaspriscono le critiche del parlamento, in seguito alla decisione dell'Alta Corte di lasciare al governo il controllo della banca centrale e di altri organismi, quali la Commissione per l'Integrità (che si occupa della lotta alla corruzione) e la Commissione per i diritti umani. Il presidente del Parlamento, il sunnita Osama al-Nujaifi, ha definito la situazione "una minacca alla democrazia".

    Australia - ciclone
    In Australia enormi danni per il passaggio del ciclone "Yasi" che la notte scorsa ha colpito le coste nord est del Paese senza tuttavia provocare vittime. Sul posto sono al lavoro le squadre di emergenza affiancate da 4 mila militari. Il servizio da Brisbane di Stefano Girola:

    Nella fascia costiera fra Townsville e Cairns, nel Nord-est dell’Australia e a Nord dello Stato del Queensland, si è abbattuto un ciclone la cui violenza ed estensione sono simili a quelle dell’uragano Katryna che nel 2005 rase al suolo New Orleans. La notte appena trascorsa, secondo molte testimonianze, è stata terrificante. Dopo che il ciclone di categoria 5, il massimo grado per fenomeni di questo tipo, ha toccato la costa a Mission beach intorno alla mezzanotte, i venti hanno raggiunto i 290 km orari. Moltissime case hanno perso l’elettricità; in varie zone anche i cellulari hanno smesso di funzionare, isolando completamente famiglie intere. Finora non ci sono segnalazioni di vittime o di feriti gravi sebbene il premier Anna Bligh abbia consigliato di aspettare che il personale di soccorso raggiunga le zone più isolate per rendersi pienamente conto della situazione. Solo due persone risultano al momento disperse. Non sarà facile risollevarsi economicamente: le coltivazioni già flagellate dalle alluvioni del mese scorso sono state nuovamente colpite. "Yasi" ha raso al suolo intere piantagioni di banane, che fornivano all’Australia il 90% di questo frutto. Attualmente il ciclone sta procedendo verso l’interno del Queensland, ma la sua forza distruttiva si è notevolmente ridotta.

    Birmania
    In Birmania è fissata per domani l’elezione del presidente del nuovo parlamento dopo le contestate elezioni del 7 novembre scorso. Oggi l’assemblea ha selezionato tre candidati – tutti del partito del regime – sui 5 nominati in questi giorni. Spetta al futuro presidente la nomina del governo e la leadership del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, che controlla l’esercito.

    Bce
    La Banca centrale europea ha lasciato invariato il tasso di interesse all’1 per cento, al minimo storico. A comunicare la decisione, ampiamente prevista, è stato il consiglio direttivo dell’Istituto di Francoforte in attesa della conferenza stampa del Presidente Trichet.

    Iran
    L’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu ha lanciato l’allarme per il drammatico aumento delle esecuzioni capitali in Iran. Da gennaio si contano già 67 giustiziati, un numero quattro volte più elevato rispetto a quello registrato l’anno scorso. Si tratta soprattutto di trafficanti di droga, ha fatto sapere Teheran, spiegando che il fenomeno interessa anche i Paesi europei. L’opposizione ha chiesto comunque un freno al regime. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 34

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.