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Sommario del 02/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Pregare per amare Dio e i fratelli in una società carente di valori spirituali: così il Papa nella catechesi dedicata a Teresa d’Avila
  • Giornata della Vita Consacrata. Il Papa: grati per chi compie questa scelta. Intervista con suor Enrica Rosanna
  • Rinunce e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Non si ferma la protesta in Egitto; tensione in altri Paesi arabi
  • Manifestazione a Roma per non dimenticare i rifugiati in ostaggio nel Sinai
  • Riaperto il dibattito sui richiedenti asilo dopo la sentenza europea contro Grecia e Belgio
  • Cyber-crimini: 1 italiano su 4 a rischio furto di identità
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: radicali islamici bruciano a Lahore immagini del Papa e del Ministro per le minoranze
  • Congo. La Chiesa chiede al governo di fare chiarezza sulla morte di suor Jeanne Yengane
  • Filippine. Documento sulla Salute Riproduttiva: il governo vuole continuare il dialogo con i vescovi
  • Costa Rica. Disegno di legge sulla fecondazione in vitro: intervento dei vescovi
  • Congresso Continentale Latinoamericano sulle Vocazioni in Costa Rica
  • Il presidente dei vescovi del Congo: “La missione della Chiesa è di unire gli uomini in Cristo Gesù”
  • Cresce il numero di bambini vittime delle mine antiuomo in Somaliland
  • Tunisia. L'Onu: almeno 219 morti e 510 feriti in scontri di piazza e rivolte nelle carceri
  • India: colosso minerario contro la tribù dei ‘Dongria Kondh’ per costruire una miniera
  • Messaggio dei leader religiosi di Hong Kong per il capodanno cinese
  • Polemiche in Ucraina dove tre Tv indipendenti sono state private delle frequenze
  • Haiti: l’Onu offre assistenza giuridica al Paese caraibico per perseguire l’ex dittatore Duvalier
  • Spagna. Lavoro a picco: salito al 20,33 per cento il tasso di disoccupazione
  • I vescovi della Campania denunciano il degrado del settore socio-assitenziale nella Regione
  • Veglia nella diocesi di Viterbo per la "Giornata della vita"
  • Sabato 12 febbraio, Giornata di solidarietà per la “Raccolta del farmaco”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Elezioni anticipate in Irlanda: si vota il 25 febbraio
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pregare per amare Dio e i fratelli in una società carente di valori spirituali: così il Papa nella catechesi dedicata a Teresa d’Avila

    ◊   Abbiamo bisogno di pregare per imparare ad amare Dio e i fratelli: è l’esortazione di Benedetto XVI, all’udienza generale in Aula Paolo VI, dedicata a Santa Teresa di Gesù, definita “uno dei vertici della spiritualità cristiana di tutti i tempi”. Il Papa ha ripercorso i momenti salienti della grande mistica d’Avila, vissuta nel XVI secolo, sottolineando quanto sia attuale il suo richiamo alla meditazione e al raccoglimento. La catechesi di oggi, ha spiegato il Pontefice, è la prima di una breve serie che completa la presentazione dei Dottori della Chiesa, su cui Benedetto XVI si era già soffermato in precedenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Tutti abbiamo sete di Dio, tutti “nella profondità del nostro cuore” abbiamo il desiderio di Dio e di esserne amici: è quanto affermato da Benedetto XVI nella sua catechesi dedicata alla grande mistica Teresa d’Avila. Il Papa ha quindi rilevato che “nella nostra società, spesso carente di valori spirituali”, Santa Teresa di Gesù “ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione”:

    “L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera (...) il tempo della preghiera non è tempo perso, ma è un tempo nel quale si apre la strada verso la vera vita per imparare da Dio un amore ardente per Lui e per la sua Chiesa e una carità concreta per i nostri fratelli”.

    Il Papa ha rammentato che per la Santa spagnola, riformatrice dell’Ordine carmelitano, “pregare significa frequentare con amicizia” il Signore che ci ama. Quindi, ha messo l’accento sui punti essenziali della “profonda e articolata spiritualità teresiana”:

    “In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva”.

    E tuttavia, ha soggiunto, Santa Teresa non dimentica le virtù umane: “affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura”. Il Papa ha ricordato l’opera mistica più famosa di Santa Teresa, “Il Castello Interiore”, una rilettura del proprio cammino di vita spirituale e al tempo stesso una codificazione del possibile svolgimento della vita cristiana verso la sua pienezza. E’ così tornato a meditare su cosa significa pregare per Teresa d’Avila:

    “La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità”.

    Il Papa ha ricordato l’amicizia della mistica con San Giovanni della Croce con il quale costituisce il primo convento di Carmelitani Scalzi. Né ha mancato di menzionare l’autobiografia di Santa Teresa, intitolata “Libro della vita”, in cui sottopone la sua anima al discernimento del “Maestro degli spirituali”, San Giovanni d’Avila:

    “Lo scopo è di evidenziare la presenza e l'azione di Dio misericordioso nella sua vita: per questo, l'opera riporta spesso il dialogo di preghiera con il Signore. E’ una lettura che affascina, perché la Santa non solo racconta, ma mostra di rivivere l’esperienza profonda del suo rapporto con Dio”.

    Infine, il Papa ha ricordato altri temi cari a Santa Teresa: la centralità dell’umanità di Cristo e l’amore per la Chiesa:

    “Santa Teresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo ‘sensus Ecclesiae’ di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l'Ordine carmelitano con l'intenzione di meglio servire e difendere la ‘Santa Chiesa Cattolica Romana’, ed è disposta a dare la vita per essa”.

    L’udienza generale ha avuto un simpatico fuori programma, quando durante i saluti in inglese, un bambino ha scavalcato le transenne e si è avvicinato al Papa con il quale ha scambiato qualche parola, prima di essere riaccompagnato al suo posto. Al termine dell'udienza, il Papa ha salutato mons. Vincenzo Paglia ed altri presuli amici della Comunità di Sant'Egidio, sodalizio che domani compie 43 anni dalla fondazione.

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    Giornata della Vita Consacrata. Il Papa: grati per chi compie questa scelta. Intervista con suor Enrica Rosanna

    ◊   Al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto ai religiosi e a tutte le persone consacrate nell’odierna Giornata a loro dedicata, che coincide con la festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio. Ha quindi invitato a pregare per “coloro che, facendo i voti di povertà, castità e obbedienza, tendono alla santità, nel servizio ai bambini, ai giovani, alle persone malate, anziane e sole. Siamo grati a loro – ha detto - per le preghiere e il lavoro che svolgono nelle parrocchie, negli ospedali, nelle case di riposo e nelle scuole. Il loro servizio è per la Chiesa un dono particolarmente prezioso”. Oggi alle 17.30 il Papa presiede nella Basilica Vaticana la celebrazione dei Vespri con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica. Sull’attualità di questa scelta evangelica radicale, che ancora oggi compiono tanti uomini e donne nel mondo, Anna Rita Cristaino ha intervistato suor Enrica Rosanna, sottosegretario del dicastero vaticano per i consacrati:

    R. – La vita consacrata, che è vita alla sequela di Cristo, vita che testimonia e si forma nell’esigenza del Vangelo, mi pare che manifesti in modo eminente la vita buona del Vangelo. Le persone che scelgono di seguire Gesù scelgono di vivere tutta la Buona Novella: le esigenze, la gioia, le promesse, le ragioni della speranza cristiana.

    D. – Giovanni Paolo II indicava la castità, la povertà e l’obbedienza come una sfida profetica e una terapia spirituale per il nostro tempo. Qual è la situazione attuale della vita consacrata?

    R. – Leggendo oltre e dentro i numeri, che dicono la presenza della vita consacrata nella Chiesa nei vari Paesi del mondo, Paesi in cui la vita consacrata ha un momento di rinascita e altri Paesi in cui sembra che abbia un momento di declino, mi piace dire che la vita consacrata, oggi, vive un tempo di nuova elaborazione del suo vissuto e del suo modello storico, mentre cerca di riferirsi con forza alla parola, alle istanze dell’umanità contemporanea, ponendosi in un cammino di profonda comunione con le diverse componenti della Chiesa e con le diverse culture del mondo.

    D. – Si parla anche di un’urgenza educativa in riferimento all’animazione vocazionale. Quali strategie intraprendere per educare a comprendere che la vita stessa è una vocazione, un dono di Dio?

    R. – Mi pare, innanzitutto, che occorra un cammino che apra all’alterità: a partire dall’Altro, con la “A” maiuscola. I giovani hanno il riferimento a mondi e linguaggi frammentati ed effimeri; noi abbiamo bisogno di qualcosa che sia eterno e sui cui i giovani possano posare e riposare i piedi.

    D. – E’ ancora attuale la scelta di consacrarsi a Dio?

    R. – Io direi che è attualissima, proprio perché i giovani di oggi cercano un senso pieno della vita. E chi più di Gesù può dare il senso della vita, un senso pieno, perenne, che dà felicità? Ovviamente Gesù non promette una vita facile, ma felice, perché è vero che la vocazione è un dono ma è anche una conquista, un approfondimento che viene dalla percezione, dall’attenzione alle varie “Annunciazioni” del quotidiano. (gf)

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    Rinunce e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sigüenza-Guadalajara (Spagna) presentata da mons. José Sánchez González, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Atilano Rodríguez Martínez, finora vescovo di Ciudad Rodrigo. Mons. Atilano Rodríguez Martínez è nato a Trascastro (arcidiocesi di Oviedo, Asturias) il 25 ottobre 1946. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario di Oviedo ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1970. Nel 1992 ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto gli incarichi di Parroco di Berduceo, Oviedo (1970-1973), formatore nel Seminario di Oviedo (1973-1977), Segretario particolare di mons. Elías Yanes, arcivescovo di Zaragoza (1977-1992), parroco (1992-1995) e arciprete (1994-1995) a Gijón. Nominato vescovo titolare di Orea e ausiliare di Oviedo il 5 gennaio 1996, è stato consacrato il 18 febbraio successivo. Il 26 febbraio 2003 è stato trasferito alla diocesi di Ciudad Rodrigo.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Iquitos (Perù), presentata da mons. Julián García Centeno, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre agostiniano Miguel Olaortúa Laspra, direttore del Collegio "San Augustin" di Zaragoza e consigliere provinciale. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Abir maggiore. Padre Miguel Olaortúa Laspra è nato il 22 novembre 1962 a Bilbao (Vizcaya - Spagna). Nel 1981 è entrato nel Noviziato dell’Ordine degli Agostiniano e ha emesso la Prima Professione nell’Istituto il 2 ottobre 1982. Dal 1982 al 1984 ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore degli Agostiniani in Valladolid e poi, dal 1984 al 1987, presso l’Università di Deusto (Bilbao). È stato ordinato sacerdote il 4 ottobre 1987.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Albi (Francia) mons. Jean Legrez, finora vescovo di Saint-Claude. Mons. Jean Legrez è nato il 29 maggio 1948 a Parigi. Ha compiuto gli studi classici presso il collegio cattolico Saint-Jean-de-Passy ed ha frequentato per un anno i corsi di filosofia presso l’Università di Nanterre. Entrato nell’Ordine dei Frati Predicatori nel 1968, ha fatto l’anno di noviziato a Lille e ha compiuto la sua formazione filosofica e teologica presso lo studentato dell’Ordine. Nel 1976, ha conseguito la Licenza in Teologia presso l’Istituto Cattolico di Toulouse. È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1976. Dal 1977 al 1996 ha partecipato al movimento dei "Monaci apostolici", dedicandosi al ministero parrocchiale, prima a Aix-en-Provence, poi ad Avignon e a Lyon, dove è stato parroco di Saint-Nizier per più di dieci anni. Inviato nel Convento di Marseille, vi è stato eletto priore nel 2001. È stato anche consigliere della Provincia domenicana di Toulouse, consigliere teologico dell’équipe nazionale del CLER (Centre de Liaison des Équipes de Recherche), consigliere spirituale della Congregazione religiosa "Piccole Sorelle delle Maternità Cattoliche". Eletto vescovo di Saint-Claude il 22 agosto 2003, è stato consacrato il 23 ottobre successivo. In seno alla Conferenza episcopale è membro della Commissione episcopale per la Liturgia e la Pastorale sacramentale.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo di Ciudad Rodrigo (Spagna) mons. Cecilio Raúl Berzosa Martínez, finora vescovo titolare di Arcavica ed Ausiliare di Oviedo. Mons. Cecilio Raúl Berzosa Martínez è nato in Aranda de Duero, arcidiocesi di Burgos, il 22 novembre 1957. Ha seguito gli studi ecclesiastici nel Seminario di Burgos e nella Facoltà Teologica del Nord della Spagna, dove nel 1984 ha ottenuto la Laurea in Teologia Dogmatica. E’ stato ordinato sacerdote l’8 novembre 1982. Nominato vescovo titolare di Arcavica ed ausiliare di Oviedo il 22 marzo 2005, è stato consacrato il 14 maggio successivo.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di San José del Guaviare (Colombia) mons. Francisco Antonio Nieto Súa, finora vescovo titolare di Teglata di Numidia ed ausiliare di Bogotá. Mons. Francisco Antonio Nieto Súa è nato a Panqueba, diocesi di Málaga-Soatá, il 17 settembre 1948. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia presso il Seminario San Luis Beltrán e presso il Seminario Maggiore San José di Bogotá. Ha ottenuto la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 30 novembre 1973, con incardinazione nell'arcidiocesi di Bogotá. Il 22 ottobre 2008 è stato nominato vescovo titolare di Teglata di Numidia ed ausiliare di Bogotá. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 17 novembre 2008.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Sonsón-Rionegro (Colombia) mons. Fidel León Cadavid Marín, finora Vescovo di Quibdó. Mons. Fidel León Cadavid Marín è nato in Bello, arcidiocesi di Santa Fe de Antioquia (Colombia) il 3 luglio 1951. Ha frequentato il Seminario Maggiore di Medellín ed è stato ordinato il 5 dicembre 1976, incardinandosi nell’arcidiocesi di Medellín. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ottenuto la Laurea in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana di Roma. Come sacerdote è stato parroco e professore nel Seminario di Medellín. Con la creazione della diocesi di Caldas è stato rettore del Seminario Minore e parroco della Cattedrale della nuova circoscrizione. I1 25 luglio 2001 è stato nominato vescovo di Quibdó. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 22 settembre dello stesso anno.

    Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Fortaleza (Brasile) il rev. Rosalvo Cordeiro de Lima, del clero della diocesi di Mogi das Cruzes, finora parroco della parrocchia São José a Salesópolis, assegnandogli la sede titolare vescovile di Castello di Tatroporto. Il rev. Rosalvo Cordeiro de Lima è nato il 25 gennaio 1962 a União dos Palmares (Alagoas). È stato ordinato sacerdote il 1° novembre 1992, ad Arujá, diocesi di Mogi das Cruzes.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Pakistan mons. Edgar Peña Parra, arcivescovo titolare di Telepte.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'amicizia di Dio: all'Angelus il Papa parla di santa Teresa di Gesù.

    Le parole della fede nel vocabolario dei giovani: nell'informazione vaticana, la prefazione di Benedetto XVI a "Youcat", sussidio in vista della Giornata mondiale della gioventù di Madrid.

    La logica di Noè: nell'informazione religiosa, Jean-Claude Guilleband su una nuova sfida che attende la stampa cattolica.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la situazione in Egitto, dove il presidente Mubarak ha annunciato che non si ricandiderà.

    Grave colpa avere lettori: in cultura, Vicente Carcel Orti sul quotidiano "El Debate" nella Spagna degli anni Trenta.

    Un articolo del vescovo Enrico dal Covolo dal titolo "Nel volgare di Dante il segno dei Padri": l'interpretazione spirituale delle Scritture da Origene a Dante (passando per Gioacchino da Fiore).

    Se Dominedio è un fatto di neuroni: Giorgio Israel sulla mente, il cervello e la deriva nichilista.

    Se un cuoco romagnolo passa in Galilea: Silvia Guidi su "La penultima cena" di Paolo Cevoli.

    Come don Achille versò il sangue per gli ebrei: l'"Eco di Bergamo" ricorda il sacrificio del sacerdote ucciso dai nazisti il 23 febbraio 1944.

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    Oggi in Primo Piano



    Non si ferma la protesta in Egitto; tensione in altri Paesi arabi

    ◊   In Egitto, l’attività del Parlamento è stata sospesa in attesa che i tribunali si pronuncino sui ricorsi sull’esito delle elezioni legislative di novembre contestate dall'opposizione. Sul terreno, poi, proseguono le proteste. Fonti locali riferiscono di scontri tra sostenitori del presidente e manifestanti contro Hosni Mubarak. Diverse persone sono rimaste ferite. Nel Paese, intanto, il coprifuoco è stato ridotto di due ore e Internet, uno dei principali motori delle proteste di questi giorni in Egitto e nel Nord Africa, ha ripreso a funzionare. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Dopo l’imponente manifestazione di ieri, migliaia di persone anche oggi al Cairo si sono radunate nella piazza, teatro delle proteste di questi giorni, per chiedere le dimissioni di Hosni Mubarak. Nella notte, hanno seguito sul maxischermo il discorso del presidente egiziano che ha detto di non volersi candidare alle prossime elezioni. Ma Mubarak ha anche aggiunto di non voler dimettersi per portare avanti il proprio lavoro e preparare la strada al prossimo governo. Il suo discorso è stato bocciato con fermezza dai manifestanti e dall’opposizione.

    El Baradei, ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e incaricato dall’opposizione di negoziare con il governo, ha dichiarato che Mubarak “non ascolta la voce del popolo”. Tra gli schieramenti dell’opposizione radicale, il gruppo dei “Fratelli musulmani” ha inoltre dichiarato che nell’Egitto post Mubarak non intende fondare un “emirato islamico”, come ipotizzato invece da diversi osservatori. Il movimento ha anche precisato che, se prenderà parte al prossimo governo, “i cristiani copti avranno gli stessi diritti dei musulmani e di ogni altro cittadino egiziano”. La situazione in Egitto ha ovviamente un’eco internazionale: negli Stati Uniti il presidente Barack Obama, ha esortato il governo egiziano a iniziare immediatamente il processo di transizione del Paese verso una nuova leadership. “Indicare la classe dirigente” – ha detto Obama - è un “diritto che spetta al popolo”.

    Ma non è solo il mondo politico egiziano ad essere messo in discussione. L’onda delle proteste, dopo Tunisia, Algeria ed Egitto, è arrivata anche in Giordania, Marocco, Yemen e Siria. In Giordania il re Abdallah ha accettato le dimissioni del primo ministro. Anche in Marocco si susseguono rivendicazioni politiche ed economiche. E nello Yemen, poi, il presidente Ali Abdulla Saleh ha confermato, sulla scia delle dichiarazioni di Mubarak, l’intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni. In Siria, infine, su Internet è sempre più prorompente l’appello a manifestare venerdì prossimo, dopo la preghiera islamica, contro la monocrazia e la corruzione. Il mondo arabo e il Nord Africa sono dunque in fermento, in attesa di risposte ad istanze democratiche, politiche e sociali.

    Ma dopo le nuove manifestazioni al Cairo e il discorso di ieri di Mubarak - che ha annunciato di voler traghettare il Paese verso il cambiamento, non essendo però disposto a farsi da parte - quale è il futuro immediato per l’Egitto? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Nord Africa:

    R. – L’annuncio di Mubarak che non si ricandiderà alle prossime elezioni di settembre è un annuncio che, probabilmente, arriva in ritardo, un po’ com’è accaduto con Ben Ali in Tunisia. Sotto la pressione della folla, Mubarak ha cambiato governo, ha nominato un suo vice e adesso dice di non volersi ricandidare. A questo punto, credo che probabilmente l’annuncio possa avere un effetto negativo per lui e positivo per la folla, come era accaduto in Tunisia. Gli egiziani non hanno più paura di andare fino in fondo, e rimane difficile capire quali siano, per Mubarak, le possibilità di rimanere al potere.

    D. – Sarà una transizione “pacifica”, oppure ci sarà comunque una sorta di resa dei conti tra il vecchio e il nuovo regime?

    R. – Si sono già poste le premesse per una transizione controllata, almeno da quello che si riesce a capire. L’esercito che ha comunque avuto sempre un ruolo determinante per il potere, fin dalla rivoluzione di Nasser in poi, ha già preso posizione. Ha detto che non sparerà contro i manifestanti, ha già fatto capire a Mubarak che era tempo di ritirarsi ed è probabile che sia l’esercito a pilotare, in qualche modo, la transizione. Non sarà necessariamente una persona dell’esercito stesso a prendere le redini del potere ma è probabile che chiunque voglia candidarsi alla guida del potere debba, in primo luogo, raggiungere un accordo con i militari stessi.

    D. – Come vedi queste crisi nordafricane che hanno poi, in parte, influito su situazioni di malcontento anche in altri Paesi?

    R. – Sicuramente l’effetto della Tunisia ha sbloccato la paura atavica di questi popoli, di muoversi e di schierarsi massicciamente contro il potere. C’è sempre stata opposizione, ma è chiaro che l’effetto-Tunisia si è fatto sentire ormai in tutta l’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. E’ davvero imprevedibile fino a che punto quest’onda andrà avanti o quando, invece, si fermerà. Così come rimane ancora insoluta la questione di quale tipo di transizione alla fine verrà messa in campo. Sicuramente, i fondamentalisti cercheranno di sfruttare questa situazione poiché libera il campo per la propria azione; c’è da dire, però, che a differenza di altri momenti di crisi nella regione, i fondamentalisti questa volta non hanno avuto alcun ruolo fondamentale. (gf)

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    Manifestazione a Roma per non dimenticare i rifugiati in ostaggio nel Sinai

    ◊   Per non dimenticare tutti i rifugiati tenuti in ostaggio da predoni nel Sinai al confine tra Egitto ed Israele, centinaia di persone hanno partecipato ieri sera a Roma ad una fiaccolata promossa da diverse organizzazioni tra cui Habeshia, Centro Astalli e Cir. Un intenso momento di solidarietà. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Tenere viva la speranza che le coscienze di chi ha la responsabilità di governare si possano risvegliare, portando l’attenzione sui disgraziati del nostro mondo. Questo l’intento di tutti coloro che - ieri sera - “armati” di fiaccole e silenzio, si sono ritrovati al Campidoglio: tra loro don Giovanni La Manna direttore del Centro Astalli:

    R. - Il silenzio è stato scelto per contrastare il silenzio dell’indifferenza, nel quale sono finiti gli eritrei, così come altre persone. Il nostro silenzio voleva essere e vuole essere un silenzio attivo, capace di interpellare, di mettere in crisi le coscienze di quanti hanno il dovere - oltre che la responsabilità - di restituire dignità e riconoscere i diritti di quanti sono costretti ancora a lasciare la propria terra, perché perseguitati. Le parole di chi dovrebbe preoccuparsi di queste persone dicono una cosa, ma la volontà effettiva poi manca. E’ una schizofrenia che ci preoccupa, perché dice che poniamo attenzione solo alle dichiarazioni e non ai fatti.

    D. - Padre La Manna, questa schizofrenia appartiene alle istituzioni: a chi da sempre dice di voler combattere il traffico degli esseri umani…

    R. - Questa è la nostra mancanza e le istituzioni sono innanzitutto le Nazioni Unite, dove si parla di voler pacificare i Paesi di provenienza, mettendo fine ai conflitti. Abbiamo raggiunto un livello di indifferenza preoccupante, dove la vita di una persona può essere messa a rischio o perduta nell’indifferenza totale. Questo è un livello bassissimo di umanità e di civiltà che abbiamo raggiunto. E per questo noi passeremo alla storia come una civiltà che non ha saputo rispettare la dignità delle persone né rispettarne i diritti.

    D. - Avete notizie nuove rispetto a quelle che già si conoscono sulla sorte di queste persone?

    R. - Sappiamo che alcuni hanno perso la vita mentre altri sono finiti in un gioco drammatico: il trafficante che si è fatto arrivare il riscatto, invece di liberare la persona, l’ha rivenduta a qualche altro trafficante per chiedere poi un ulteriore riscatto.

    Il caos in Egitto prevale su tutto, ma anche prima la sorte di queste persone non era una priorità del governo Mubarak. “Oggi nel Paese manca un interlocutore istituzionale”: denuncia don Moussé Zerai, di Habeshia, che da mesi si occupa di questi poveretti, “ma anche prima - continua - nessuno al Cairo aveva mosso un dito per aiutarli”. Don Zerai sollecita l’intervento delle autorità italiane e delle forze Onu ed è l’unico in contatto diretto con alcuni dei sequestrati: fingendosi un familiare, i rapitori gli consentono di telefonare ai prigionieri per facilitare il pagamento di un eventuale riscatto. Ecco la testimonianza di uno degli eritrei ricevuta dalla nostra emittente:

    (Parole in eritreo)
    “Siamo qui, prigionieri. Non mangiamo da tre giorni… Fa freddo, piove e siamo tutti in mezzo al fango, abbandonati …. E stiamo male, molto male!”.

    Del primo gruppo dei 250 rapiti una settantina sono stati liberati dopo il pagamento del riscatto; i morti finora sarebbero una ventina, altri sono scomparsi e si teme siano rimasti vittime del traffico di organi. Ma il numero reale dei sequestrati resta ancora del tutto sconosciuto. (mg)

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    Riaperto il dibattito sui richiedenti asilo dopo la sentenza europea contro Grecia e Belgio

    ◊   La recente condanna da parte della Corte europea per i diritti umani nei confronti di Grecia e Belgio accusati di avere violato i diritti fondamentali di un richiedente asilo, riapre nei Paesi dell’Unione europea il dibattito sulla necessità di riformare ed armonizzare le politiche in materia di rifugiati. Ad essere criticato dai giudici di Strasburgo è stato, in particolare, il cosiddetto ‘regolamento di Dublino II’ del 2003 che impone l’obbligo di presentare domanda d’asilo nel primo Paese di approdo dell’UE, senza però curarsi se quel Paese rispetti o meno gli standard minimi di accoglienza. Il servizio di Stefano Leszczynski.

    Tutto ha preso il via dopo il ricorso presso la Corte europea per i diritti umani di un richiedente asilo afghano, fuggito da Kabul nel 2008 perché minacciato dai talebani ed arrivato in Belgio dopo un lungo viaggio attraverso Iran, Turchia e Grecia. Bruxelles, applicando il regolamento di Dublino, che prevede che il richiedente asilo debba presentare domanda nel primo Stato membro dell’UE in cui approda, rifiuta di aprire la pratica per l’asilo e espelle l’afghano verso la Grecia, dove quest’uomo è stato costretto a vivere in condizioni inumane senza ricevere alcun aiuto. Pochi giorni fa i giudici di Strasburgo hanno condannato il Belgio e la Grecia a risarcire il richiedente asilo per le umiliazioni subite. Solo una storia a lieto fine? In apparenza, perché la decisione della Corte europea ha di fatto ripercussioni importanti come ci spiega Monica Spatti, ricercatrice di Diritto internazionale presso l’Università cattolica di Milano.

    R. – Il fatto di questa sentenza è una novità, perché finora il meccanismo di Dublino non era mai stato criticato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Invece, in questo caso, il Belgio viene condannato per avere espulso uno straniero verso un Paese, la Grecia che è notorio non tuteli adeguatamente i richiedenti asilo.

    D. – Una decisione di questo tipo apre uno scenario più ampio sul diritto di asilo in Europa?

    R. – Secondo me, peserà anche molto, perché gli Stati membri dell’Unione Europea si ritengono tutti Stati sicuri, dove esistono delle discipline armonizzate – dovrebbero almeno essere armonizzate – dove dovrebbero essere forniti gli stessi standard di tutela. Questo però non accade: la Grecia – e lo si mormorava da tempo – non tutela adeguatamente i richiedenti asilo e adesso abbiamo una sentenza che lo accerta.

    E non è cosa da poco questa se si pensa che molti sono i casi di richiedenti asilo respinti in passato verso Paesi dell’UE che non ne tutelavano pienamente i diritti, nonostante i molti appelli lanciati dagli organismi internazionali che operano in difesa dei rifugiati. Laura Boldrini portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:

    R. – Nel caso della Grecia, vorrei specificare che l’Alto Commissariato aveva già emesso un documento a tutti i Paesi dell’Unione Europea nell’aprile del 2008 e invitava gli Stati dell’Unione Europea a non rimandare indietro richiedenti asilo in Grecia, proprio perché le condizioni di assistenza e di protezione in quel Paese non erano assolutamente adeguate. Nel caso del Belgio, questo richiedente asilo che ha fatto il ricorso dovrà essere rimborsato proprio per il danno che ha subito e, appunto, dovrà avere la possibilità anche di soggiornare in Belgio.

    D. – Oggi possiamo dire che la situazione dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Europa sia migliorata rispetto al recente passato o no?

    R. – Quello che anche questa sentenza dice è che forse alcuni meccanismi della legislazione europea dovrebbero essere messi a punto e, quindi, credo che questa sarà un’occasione per fare anche alcune riflessioni su questo meccanismo del regolamento di Dublino II.(ap)

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    Cyber-crimini: 1 italiano su 4 a rischio furto di identità

    ◊   In Italia è sempre più allarme furti di identità in Internet. Secondo una ricerca dell’Unicri, l’agenzia dell’Onu per la prevenzione del crimine, un italiano su quattro rischia di vedere clonati i propri dati personali e incappare in truffe e crimini anche gravi. Lo studio, inoltre, evidenzia come solo il 5 per cento degli intervistati sia informato di questo pericolo e sappia difendersi correttamente. Ma quali sono gli strumenti che possiamo mettere in atto per evitare di cadere nella rete dei cyber rapinatori? Federico Piana lo ha chiesto a Luca Bolognini, Presidente dell’istituto italiano per la privacy:

    R. – Tra i consigli che si possono dare c’è quello di non abbondare troppo con le informazioni che mettiamo sui social network e, in generale, sui siti internet e nei forum. Non abbondare troppo con immagini e con informazioni. Per eseguire un furto d’identità, che può portare anche ad una frode creditizia, basta sapere nome, cognome, data e luogo di nascita di una persona.

    D. – Allora in che modo possiamo difenderci?

    R. – Ci sono degli strumenti per difendersi ulteriormente. Quando si scopre di essere oggetto di un crimine di questo genere ci si può rivolgere alla polizia postale, al Garante della privacy per richiedere un corretto trattamento dei propri dati, ci sono servizi – che peraltro costano poco, poche decine di euro all’anno – che monitorano questi dati e che quindi ci avvisano subito se qualcuno ha pagato qualcosa o meglio non ha pagato, ha fatto una frode, ha clonato una carta o, peggio ancora, ha acceso un mutuo a nostro nome.

    D. – Però non si può avere paura di utilizzare Internet ed i social network…

    R. – Sarebbe assurdo, nel 2011, pensare questo, cioè che non vanno utilizzati questi nuovi strumenti. Vanno utilizzati con intelligenza, possibilmente con moderazione, circondandosi di persone che si conoscono veramente ed adottando quelle cautele che adotteremmo comunque nella nostra vita di tutti i giorni. Non si vede perché, queste cautele, non dovremmo adottarle on-line. Va aggiunta anche un’altra cosa: l’on-line, Internet, non è del tutto slegato dall’off-line. Certe volte i malintenzionati possono arrivare alla nostra identità digitale partendo da qualcosa di estremamente fisico e reale, ad esempio rovistando nella nostra spazzatura, dove possono trovare estratti conto bancari ed altre informazioni utili per creare un profilo digitale falso. Quindi attenzione: c’è un ponte tra le due realtà. (vv)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: radicali islamici bruciano a Lahore immagini del Papa e del Ministro per le minoranze

    ◊   I gruppi radicali islamici, riuniti nella rete “Alleanza per difendere l’onore del Profeta” (Ttnr), hanno bruciato immagini e manichini del Papa e del ministro federale per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, nonchè il simbolo cristiano della Croce. La notizia è stata riportata all’agenzia Fides dall’“Alleanza di tutte le minoranze del Pakistan” (Apma). Il fatto è accaduto domenica scorsa durante la manifestazione per le strade di Lahore di oltre 40 mila militanti islamici contrari ad ogni modifica della legge sulla blasfemia, alla liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte con l’accusa di blasfemia. A tale riguardo è intervenuto mons Lawrence Saldhana, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, riferendo che “i radicali islamici hanno attaccato il Papa, accusandolo di interferire nella vita del Paese. Hanno bruciato la sua immagine e la Croce”. “Questo ci dispiace molto, - ha detto - ferisce i nostri sentimenti di fedeli cristiani”. E per questo, “ci dissociamo - ha aggiunto - da ogni atto violento e chiediamo il rispetto di tutti i simboli sacri, a qualsiasi religione appartengano”. La manifestazione di Lahore ha, inoltre, confermato l’ostilità verso il ministro per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, che secondo l’Apma “è in serio pericolo di vita, in quanto è stato lasciato completamente solo a livello politico”. L’Apma sottolinea pure che “le misure di sicurezza in atto per difenderlo sono del tutto insufficienti”. Solidarietà al ministro Bhatti è giunta da mons. Saldanha. “A nome di tutti cristiani del Pakistan – ha dichiarato il presule - vogliamo esprimere al ministro tutta la nostra solidarietà e gratitudine per il suo impegno sociale e politico in difesa delle minoranze religiose”. (R.G.)

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    Congo. La Chiesa chiede al governo di fare chiarezza sulla morte di suor Jeanne Yengane

    ◊   “Per amore del nostro popolo non possiamo tacere di fronte alla banalizzazione dei fatti da parte del governo centrale attraverso le sue dichiarazioni”: si esprimono così sacerdoti, religiosi e religiose della diocesi di Dungu-Doruma, nella Repubblica Democratica del Congo, riunitisi nei giorni scorsi per discutere dei recenti fatti di cronaca (incursioni della LRA, Armata di Resistenza del Signore, assassinii, rapimenti, mutilazioni) culminati nell’omicidio di suor Jeanne Yengane. In un memorandum dal titolo “Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo”, il clero diocesano afferma che “c’è una confusione voluta e sostenuta tra quanti detengono il potere nella Repubblica Democratica del Congo, il governo ugandese e la comunità internazionale” e che foreste e savane “sono invase non soltanto dalla presenza di truppe armate quali LRA, UPDF (Forze di difesa del popolo ugandese), e FARDC (Forze armate della Repubblica Democratica del Congo) ma anche da allevatori nomadi comunemente chiamati ‘Mbororo’”, cosicché non è facile stabilire a chi attribuire la responsabilità di fatti deplorevoli. La scorsa settimana mons. Richard Domba, vescovo della diocesi, ha guidato una marcia pacifica organizzata perché si faccia luce sulla morte della religiosa che sarebbe stata uccisa da ribelli ugandesi della LRA. “Costatiamo con costernazione – scrivono sacerdoti e religiosi – il silenzio colpevole e complice dei nostri eletti, sia provinciali che nazionali, di fronte alle miserie degli elettori che li hanno portati al potere per parlare in loro nome”. Dunque il memorandum chiede al governo centrale del Paese di “prendere disposizioni necessarie per porre fine alla confusione che regna tra gli elementi di LRA, FARDC e UPDF circa l’individuazione di responsabilità legate ad atti criminosi” e “di creare una commissione d’inchiesta mista per chiarire le circostanze della morte di suor Jeanne Yengane, per avviare il procedimento giudiziario nei confronti dell’autore o degli autori, nel quadro della lotta contro l’impunità”. Infine l’appello alla comunità internazionale perché esorti il governo congolese, come Paese sovrano, ad assumersi le proprie responsabilità per garantire sicurezza alla popolazione di fronte alla minaccia della LRA e perché venga creato “un tribunale penale speciale per giudicare gli autori dei crimini e i loro complici che hanno massacrato e massacrano semplici cittadini”. (T.C)

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    Filippine. Documento sulla Salute Riproduttiva: il governo vuole continuare il dialogo con i vescovi

    ◊   Il governo Aquino ha detto di voler continuare il dialogo con i vescovi, sul controverso disegno di legge sulle politiche familiari e di controllo demografico che è all’esame del Parlamento. Fonti di Fides nella Chiesa filippina, che ieri aveva minacciato di abbandonare il tavolo delle trattative, auspicano anch'esse che “il dialogo continui per il bene della nazione”. Il governo rimarca che il Ministro per la Salute, Enrique Ona, sta redigendo la bozza del nuovo documento intitolato “Documento sulla Paternità e Maternità Responsabile”, che sarà sottoposto al Congresso, in sostituzione del precedente “Documento sulla Salute Riproduttiva”. Il nuovo testo dovrebbe presentare indicazioni sui metodi contraccettivi naturali e artificiali, lasciando libertà di scelta. Ieri, i vescovi filippini hanno pubblicato una Lettera Pastorale, firmata dal presidente della Conferenza Episcopale, mons. Nereo Ochimar, dal titolo “ Scegliere la vita, rifiutare il Documento sulla Salute Riproduttiva”. La Lettera ribadisce l’assoluto “no” al Documento, ricordando gli articoli della Costituzione in cui allo stato viene riconosciuto il compito di proteggere la famiglia, la madre e il concepito. “Siamo ad un punto di svolta per la nazione”, nota la Lettera. “Davanti a noi ci sono le differenti versioni del Documento sulla Salute Riproduttiva o del Documento sulla Paternità e Maternità Responsabile. Ma questo documento, in tutte le sue versioni, ci invita comunque a fare una scelta: scegliere la vita o scegliere la morte”. I vescovi notano che tale Documento è un forte attacco ai valori umani, ai valori della cultura filippina e “non ne rispetta il senso morale”. E’ invece il prodotto di una visione “secolarista e materialista” che sta prendendo piede anche nella società filippina. La Lettera Pastorale confuta tutte le argomentazioni di quanti difendono il Documento: promuove la contraccezione ed è quindi contrario alla vita umana; non riduce il tasso di aborti, né aiuterà a prevenire la diffusione dell’Aids (è stato già dimostrato in paesi come la Thailandia che la diffusione del condom ha moltiplicato i casi di Aids); non è la via giusta per contrastare il fenomeno della sovrappopolazione e della povertà. Per questo i vescovi ne chiedono l’immediato ritiro dalla discussione del Congresso filippino, invitando i legislatori a “considerare la dignità conferita all’uomo da Dio e il valore della vita umana”. La Chiesa ha affermato, infine, che è pronta a ritirare la sua delegazione dal tavolo del negoziato con il governo se queste istanze non saranno ascoltate. Intanto gli attivisti pro-vita hanno lanciato una campagna di firme, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle piazze, per fermare l’approvazione del “Documento sulla Salute Riproduttiva”. I gruppi affermano di operare in sintonia con la Commissione Episcopale per la Vita e per la Famiglia, con cui hanno organizzato numerose iniziative per febbraio il “Mese per la vita”. Le firme saranno inviate ai membri del Congresso, che sono all’80% cattolici, “nella speranza che vorranno tenere conto della volontà popolare”.

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    Costa Rica. Disegno di legge sulla fecondazione in vitro: intervento dei vescovi

    ◊   I vescovi della Costa Rica hanno presentato in Parlamento la loro posizione riguardo al disegno di legge n. 17900 sulla fecondazione in vitro e sul trasferimento di embrioni, nell’intento di contribuire alla discussione parlamentare dalla prospettiva dell’antropologia cristiana, dell’etica e del magistero ecclesiale. Valori – quelli della dottrina cristiana – condivisi dall’immensa maggioranza dei cittadini costaricani, che dovranno dunque esseri considerati nel momento in cui l’Esecutivo intende rispondere alla richiesta della Commissione Interamericana sui Diritti Umani (CIDH) affinché sia soppressa l’interdizione della fecondazione in vitro e del trasferimento di embrioni, vigente nel Paese dal 2000 su dettato della giurisprudenza costituzionale. In virtù della propria missione evangelica e del suo dovere apostolico, la Chiesa desidera proporre una dottrina morale conforme alla dignità della persona e alla sua vocazione integrale, spiegando i criteri per la valutazione morale delle applicazioni della scienza alla vita umana, in particolare ai suoi inizi. Tali criteri sono essenzialmente “il rispetto, la difesa e la promozione dell’uomo, il suo diritto primario e fondamentale alla vita e la sua dignità come persona, dotata di anima spirituale, di responsabilità morale e chiamata alla comunione beatifica con Dio”. Presentata con frequenza all’opinione pubblica come l’ultima opportunità per le donne con problemi di sterilità, “tale tecnica permette che esseri umani, allo stadio più debole e indifeso della loro esistenza, siano selezionati, abbandonati, assassinati o utilizzati come materiale biologico. Secondo il magistero della Chiesa, il criterio fondamentale per chiunque voglia affrontare tale tema è che “il frutto della generazione umana, fin dalla costituzione dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale: essere umano da trattare come persona dal momento del concepimento, titolare dunque da quello stesso momento dei diritti della persona, soprattutto del diritto inviolabile alla vita”. La Chiesa – continua il documento – è contraria alla fecondazione omologa in vitro, che comporta un’elevatissima perdita di embrioni e la deliberata manipolazione delle cellule. Come riconosciuto dalla “Convenzione Americana per i Diritti Umani”, “ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita, diritto protetto dalla legge e, in generale, a partire dal momento del concepimento. Nessuno può essere privato arbitrariamente della vita”. Secondo tale tesi – prosegue il documento – il diritto alla vita fin dal concepimento non è un tema esclusivamente religioso, nonostante si voglia portare il dibattito solo su questo terreno. Il vero significato della scienza – sottolineano i vescovi al termine del loro documento – è il servizio alla vita umana; va quindi ribadito che non è lecito sacrificare in alcun caso l’essere umano al successo della scienza o della tecnica”. (M.V.)

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    Congresso Continentale Latinoamericano sulle Vocazioni in Costa Rica

    ◊   Continuano i lavori del II Congresso Continentale Latinoamericano sulle Vocazioni, promosso dal Dipartimento per le Vocazioni e i Ministeri del Consiglio Episcopale Latinoamericano, che si svolge a Cartago (Costa Rica) dal 31 gennaio al 5 febbraio 2011. I lavori della prima giornata sono stati concentrati su alcune relazioni che hanno evidenziato il grande cambiamento culturale in atto nella società Latinoamericana, con tutte le possibilità e i limiti che porta con sé, secondo quanto comunicano all’Agenzia Fides i padri Rogazionisti presenti a San José. Nel suo intervento don Carlos Silva, membro del Centro nazionale vocazioni dell’Uruguay e docente di Pastorale vocazionale nel dipartimento vocazioni del CELAM, ha rimarcato che la pastorale vocazionale in questo continente “ha più futuro che passato”, soprattutto se essa saprà contare sull’unione delle forze con la pastorale giovanile e familiare. Oltre alla lectio divina, guidata dal padre claretiano Gabriel Naranjo Salazar, biblista, nella quale è stato dato un ampio quadro sul ruolo decisivo della Parola di Dio nella pastorale vocazionale, è stato affrontato l'altro importante aspetto della situazione socioculturale del continente, al fine di meglio comprendere in quale realtà sociale ed ecclesiale viene proposto il discorso sulle vocazioni.

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    Il presidente dei vescovi del Congo: “La missione della Chiesa è di unire gli uomini in Cristo Gesù”

    ◊   “La missione della Chiesa è quella di formare un solo popolo di fratelli in Cristo Gesù”: lo ha detto nei giorni scorsi mons. Nicolas Djomo, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO). Il 30 gennaio, il presule ha celebrato una Messa a Lubumbashi, capoluogo della provincia del Katanga, in occasione della presa di possesso canonico dell’arcivescovo locale, mons. Jean-Pierre Tafunga. Citando le parole di Benedetto XVI nel libro-intervista “Luce del mondo”, Mons. Djomo ha ricordato che l’impegno dei vescovi nella missione della Chiesa singifica “non piegarsi al diktat delle opinioni dominanti, ma agire per convinzione interiore, anche se così si avranno delle difficoltà”. Il presidente della CENCO ha poi invitato i fedeli e tutte le personalità politiche presenti alla celebrazione ad agire in modo tale che il Vangelo diventi una forza trasformatrice della società, orientando le scelte dei governanti e di tutta la popolazione, rendendola più ospitale e solidale con i bisognosi. “Il vostro nuovo arcivescovo – ha detto mons. Djomo – sarà al vostro fianco come promotore e difensore della dignità della persona umana in nome del Vangelo. È da Gesù, infatti, che ha origine il senso e la misura del suo potere”. “In una collaborazione franca che rispetti l’identità e la missione propria di ciascuno di voi – ha concluso il presule – riuscirete a costruire una città pacifica, aperta, prospera e fonte di benessere per tutti”. Grazie al sottosuolo ricco di prodotti minerari, la città di Lubumbashi è un punto di riferimento per moltissime persone, di tutte le condizioni sociali e religiose. L’arcidiocesi, quindi, è il risultato di un operato di lunga data della Chiesa e vede un clero in crescita e un laicato consapevole delle proprie responsabilità nella missione della Chiesa stessa in tutto il mondo. (I.P.)

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    Cresce il numero di bambini vittime delle mine antiuomo in Somaliland

    ◊   Recentemente la regione autonoma del Somaliland ha registrato un aumento nell'esplosione di mine e ordigni inesplosi (UXO). In una nota di Ahmed Ali Maah, direttore del Somaliland Mine Action Center (SMAC), di cui è pervenuta copia all’Agenzia Fides, si legge che il numero di bambini vittime delle mine antiuomo nel Paese è aumentato negli ultimi due anni: negli ultimi 3 anni hanno perso la vita 93 bambini. A dicembre ne erano rimasti feriti 2, a gennaio ne sono morti 3 e feriti altri 5. L'ultimo incidente è stato registrato il 27 gennaio nell'insediamento di Sheedaha, Hargeisa's Kodbur District: un bimbo è rimasto ucciso e altri due feriti in seguito all'esplosione in un parco giochi. Secondo il SMAC, le mine si trovano in Somaliland da oltre due decenni, collocate nel corso di tre conflitti diversi. Il primo (1964) e il secondo (1977-78) erano tra la Repubblica Democratica somala e l'Etiopia per quella che è adesso la Regione Somala Etiope. Il terzo conflitto (1981-91) è quello tra il Movimento Nazionale Somalo in lotta con l'esercizio nazionale somalo dell'allora presidente Mohamed Siyad Barre. Secondo il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), tra il 1988 e il 1991 nel Paese furono messe tra le 400 e le 800 mila mine. Sono stati identificati almeno 24 tipi di mine antiuomo provenienti da 10 Paesi diversi. Gli operatori delle ong chiedono una maggiore sensibilizzazione al problema con programmi specifici nelle scuole.

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    Tunisia. L'Onu: almeno 219 morti e 510 feriti in scontri di piazza e rivolte nelle carceri

    ◊   Sono almeno 219 le persone rimaste uccise in Tunisia nelle proteste di massa che hanno condotto alla caduta del regime di Zine al-Abidine Ben Ali, ex presidente del Paese maghrebino. A riferirlo è stato Bacre Waly Ndiaye, capo della missione di verifica inviata in loco dalle Nazioni Unite. Il funzionario Onu ha precisato che 147 persone sono morte negli scontri di piazza, mentre altre 72 vittime erano detenute nelle carceri in rivolta. I feriti ammontano invece a 510. La precedente stima dei morti stilata dall'Onu era di "almeno 100", mentre qualche giorno fa il ministero dell'Interno tunisino ne aveva riferiti appena 78. Ndiaye ha puntualizzato che il bilancio non deve intendersi come definitivo, tanto che la missione del Palazzo di Vetro sta proseguendo nei propri accertamenti, rivolgendo una forte raccomandazione per una ''riforma del sistema di sicurezza nel Paese”. (R.G.)

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    India: colosso minerario contro la tribù dei ‘Dongria Kondh’ per costruire una miniera

    ◊   Di nuovo minacciata la tribù indigena ‘Dongria Kondh’, nello Stato indiano dell’Orissa, che lotta per la sua sopravvivenza. La società Vedanta Resources, colosso minerario, che fa capo al facoltoso impreditore indiano Anil Agarwal, sta cercando infatti di sfidare il divieto, imposto dal ministero dell’Ambiente, di effettuare estrazioni di bauxite sulla ‘montagna sacra’ dove vive la tribù. Da oggi il caso sarà esaminato dalla Corte Suprema dell’Orissa. Già l'anno scorso gli indigeni 'Dongria Kondh’ erano riusciti a fermare il progetto di una miniera, grazie al clamore internazionale della loro protesta, ma adesso rischiano di nuovo di perdere le terre da cui dipende la loro sopravvivenza. Una storica decisione che era stata salutata come una vittoria del “popolo delle foreste'' contro lo strapotere delle multinazionali.(M.I.)

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    Messaggio dei leader religiosi di Hong Kong per il capodanno cinese

    ◊   Come è ormai consuetudine, in vista del capodanno cinese i leader religiosi dei sei principali gruppi religiosi presenti ad Hong Kong hanno pubblicato il loro messaggio augurale auspicando prosperità per la patria, progresso e sviluppo per i cittadini di Hong Kong e la crescita di una società in armonia. Il messaggio – riferisce la Fides - è firmato da Tong Wai-ki, presidente della Associazione Taoista di Hong Kong; dal venerabile Kwok Kwong, presidente della Associazione Buddista di Hong Kong; da mons. John Tong Hon, vescovo della diocesi cattolica di Hong Kong; da Tong Yun-kai, presidente della Accademia Confuciana; da Ayub Tuet Che-yin, presidente di The Chinese Muslim Cultural and The Hong Kong Christian Council Fraternal Association; dal vescovo Nicholas Tai Ho-fai, presidente del Consiglio Cristiano di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), nel documento i leader religiosi hanno anche individuato le sfide che deve affrontare la società odierna. Dall’evoluzione tecnologica sfrenata e alle sue conseguenze, soprattutto sui giovani, alla crisi finanziaria che ha provocato un ulteriore divario tra ricchi e poveri. I leader religiosi hanno confermato inoltre il ruolo indispensabile della religione per aiutare i giovani a trovare il senso della loro vita, infatti con lo spirito religioso si possono impegnare insieme a promuovere il progresso sociale. Infine, confermando la maggiore libertà di parola, hanno esortato i mass media di Hong Kong a mantenere sempre una posizione giusta e corretta, secondo il principio del bene comune.

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    Polemiche in Ucraina dove tre Tv indipendenti sono state private delle frequenze

    ◊   Reporter senza frontiere condanna la sentenza della Corte d’Appello di Kiev, in Ucraina, che ha privato tre Televisioni indipendenti, 5 Kanal, TVi ed STB, delle frequenze trasmissive, regolarmente vinte per concorso. In una nota - di cui riferisce il sito Isf-Information Safety and Freedom - l’Organizzazione in difesa della libertà di stampa denuncia la dipendenza della Magistratura ucraina dalle direttive delle autorità governative ed il pericolo, che sta correndo la libera informazione dinnanzi ad inammissibili conflitti di interesse. Quanto sottratto alle tre televisioni, apprezzate nel Paese per una corretta e costante informazione, è stato infatti assegnato ai canali del gruppo Inter, di proprietà del capo dei Servizi segreti, Valerij Khoroshkovs’kyj. Lo staff del 5 Kanal ha criticato la limitazione della libertà di parola. Più duro il direttore generale di TVi, Mykola Knjazhyc’kyj, che ha parlato di vero e proprio ritorno della censura. Come annunciato da Tetjana Malashenkova, legale del Canale delle notizie oneste – come recita lo slogan di 5 Kanal – le tre emittenti ricorreranno alla Corte Europea per i diritti umani per garantire la difesa della libertà di espressione, in un Paese sempre più arretrato nelle liste internazionali sullo stato della democrazia. (R.G.)

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    Haiti: l’Onu offre assistenza giuridica al Paese caraibico per perseguire l’ex dittatore Duvalier

    ◊   L'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha annunciato ieri a Ginevra di aver offerto assistenza giuridica alle autorità di Haiti per il perseguimento dei crimini commessi sotto la leadership dell'ex dittatore Jean Claude Duvalier. Per l'Onu le gravi violazioni dei diritti umani non devono restare impunite. Secondo il diritto internazionale - ha detto Pillay - non vi è prescrizione per le violazioni gravi dei diritti umani, come tortura, uccisioni extragiudiziarie, sparizioni forzate e stupro. ''Haiti ha il dovere di indagare le violazioni gravi dei diritti umani che si sono verificati durante il potere di Duvalier e di perseguirne i responsabili'', ha affermato l’Alto Commissario. ''Le migliaia di haitiani che hanno sofferto sotto questo regime meritano giustizia'', ha aggiunto invitando le autorità haitiane ''a mandare al mondo il messaggio che i loro Tribunali possono stabilire le responsabilità per gravi violazioni dei diritti umani, anche in un contesto umanitario e politico difficile''. (R.G)

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    Spagna. Lavoro a picco: salito al 20,33 per cento il tasso di disoccupazione

    ◊   Allarme in Spagna per la crisi del lavoro. Il numero di spagnoli registrati nelle liste di disoccupazione è salito di 130.930 unità a gennaio per un totale di 4 milioni 230 mila senza lavoro. Vale a dire, in termini percentuali, un rialzo del 3,19 rispetto allo scorso di dicembre e del 4,5 rispetto ad un anno fa. Massima parte delle perdite di posti - l'80 per cento - proviene dal settore dei servizi. Il governo di Madrid non ha ancora fornito cifre ufficiali sul tasso di disoccupazione, stimato al 19,4 per cento nel 2010. Ma l'Istituto nazionale di statistica - il cui metodo di calcolo è diverso da quello del Ministero del Lavoro - ha annunciato, la settimana scorsa, un tasso di disoccupazione del 20,33 per cento alla fine del 2010. Si tratta del livello più alto al mondo, rispetto a tutti gli altri Paesi avanzati. (R.G.)

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    I vescovi della Campania denunciano il degrado del settore socio-assitenziale nella Regione

    ◊   I vescovi campani si dicono fortemente preoccupati sulla situazione del settore sociale nella loro regione, definita "spaventosa" in una nota diffusa questa mattina, dopo la riunione svoltasi ieri a Pompei. Per i presuli la situazione del settore socio-assistenziale "sta assumendo proporzioni intollerabili” “Si registrano – scrivono - gravi ritardi dei pagamenti per alcuni servizi fondamentali: case-famiglia, centri diurni e semiconvitti, assistenza domiciliare e scolastica... Tutto ciò ha portato l'intero settore socio-assistenziale ad una crisi di dimensioni spaventose". "Molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo e le persone più deboli ritornano nelle strade. I presuli campani - senza entrare nel merito delle singole questioni che sono oggetto di confronto tra gli organi statali ai diversi livelli e il Terzo Settore - rivolgono quindi un appello alle Istituzioni per superare i particolarismi e per non disperdere le proprie energie in un rimpallo delle responsabilità ma a collaborare in un dialogo costruttivo. (A cura di Ersilia Gillio)

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    Veglia nella diocesi di Viterbo per la "Giornata della vita"

    ◊   “Educare alla pienezza della vita”, questo il tema scelto dai vescovi italiani per la XXXIII Giornata della Vita che si terrà domenica prossima 6 febbraio. In preparazione all’evento, il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, presiederà una Veglia di preghiera sabato prossimo, alle ore 21, presso la Cattedrale della città laziale. L’incontro è promosso dalla Commissione diocesana di pastorale familiare, in collaborazione con il Movimento per la Vita e il Centro di aiuto alla vita. “Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pienezza della vita”, “che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto”, sottolinea in una nota don Emanuele Germani, responsabile dell’Ufficio stampa della diocesi virterbese. “La nostra corale preghiera – scrive il sacerdote – vuole essere simbolo di forza e coraggio per testimoniare la bellezza della vita che è un dono da preservare e un compito da svolgere con responsabilità”. “Ogni ambiente umano - conclude don Germani – animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiorire la vita”. L’invito a partecipare alla Veglia è rivolto a tutte le comunità parrocchiali, associazioni e gruppi ecclesiali. (M.I.)

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    Sabato 12 febbraio, Giornata di solidarietà per la “Raccolta del farmaco”

    ◊   “Dona un farmaco a chi ne ha bisogno”. Questo lo slogan dell’XI "Giornata Nazionale di raccolta del farmaco" che si terrà sabato 12 febbraio in tutta Italia. L'iniziativa - riferisce l’agenzia Sir - organizzata dalla Fondazione Banco farmaceutico onlus in collaborazione con la Compagnia delle Opere–Opere sociali, si terrà in oltre 3200 farmacie distribuite in 83 province e in più di 1.200 comuni e, per la prima volta nello stesso giorno, anche in Spagna e in Portogallo. Recandosi nelle farmacie che espongono la locandina del Banco farmaceutico, si potrà acquistare e donare un farmaco da banco a chi oggi vive ai limiti della sussistenza. Nelle farmacie che esporranno la locandina della Giornata, circa 10.000 volontari spiegheranno l’iniziativa ai cittadini. Gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco da banco (cioè che non necessita della prescrizione medica) di cui è maggiormente avvertita la necessità. A beneficiare dell’iniziativa saranno le oltre 420.000 persone che quotidianamente vengono assistite dai 1.312 enti caritatevoli convenzionati con il Banco farmaceutico in tutta Italia. In 10 anni sono stati raccolti oltre 2.010.000 medicinali per un valore di circa 13,1 milioni di euro. (M.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Elezioni anticipate in Irlanda: si vota il 25 febbraio

    ◊   Le elezioni legislative anticipate in Irlanda si terranno il 25 febbraio: lo ha annunciato ufficialmente il governo del premier conservatore, Brian Cowen, che ieri aveva chiesto al capo dello Stato lo scioglimento delle Camere. L’isola è stata travolta dalla crisi finanziaria nei mesi scorsi. Fausta Speranza ha intervistato Tom Clonan, analista dell’Irish Times:

    R. – The Irish people are prepared to take some austerity measures,…
    Gli irlandesi sono disposti ad affrontare misure di austerità, però vogliono che l’attuale governo se ne vada perché lo ritengono responsabile di tutti i problemi attuali. Gli irlandesi pensano che il governo del Fianna Fáil di Brian Cowen non avrebbe avuto l’autorità morale per imporre misure di austerità al popolo.

    D. – Le nuove elezioni quali prospettive aprono?

    R. – The new government, we’re hoping that they negotiate with the IMF…
    Speriamo che il nuovo governo voglia negoziare con il Fondo monetario internazionale e con la Banca centrale europea e che possa ottenere una riduzione del tasso di interesse che stiamo pagando. Gli irlandesi sono molto pragmatici: sono disposti a lavorare sodo, sono disposti a lavorare per uno stipendio un po’ ridotto, a sopportare la fatica, ma i tassi d’interesse sono molto, molto alti e questo è un Paese piccolo. Non sappiamo se riusciremo a sopravvivere per cinque anni con questo tipo di austerità. Ci aspettiamo un po’ di flessibilità da parte della Banca centrale europea. Non cerchiamo una grande rinegoziazione, né una grande trasformazione: soltanto una revisione che ci possa aiutare.(gf)

    Sciopero dei trasporti ad Atene. I giudici: illegale quello dei lavoratori della Metro
    Nuovo black out nel traffico di Atene, a causa della decisione dei lavoratori del settore trasporti pubblico di intensificare le loro mobilitazioni contro il piano di risanamento del settore, già in parlamento in attesa di essere approvato. Indicative delle intenzioni dei sindacalisti sono le agitazioni coordinate di oggi, che riguardano tutti i mezzi, salvo il tram, e che paralizzeranno ancora una volta la capitale. Anche i lavoratori della metropolitana partecipano alle mobilitazioni, ignorando la decisione del tribunale che ha giudicato illegale il loro sciopero. Settimana "calda" anche per il settore della salute pubblica, con lo scontro dei medici e dei farmacisti con il Ministero della sanità.

    Due attentati Pakistan: uccise nove persone, di cui tre bimbi, e cinque agenti
    Almeno nove persone, tre delle quali bambini, sono morte per l'esplosione di una autobomba contro un posto di polizia a Peshawar, in un affollato rione commerciale nell'area di Budh Bair. Altre 19 persone sono rimaste ferite. E cinque poliziotti sono stati uccisi in un agguato compiuto da presunti militanti separatisti nella provincia meridionale del Baluchistan, poche ore dopo il sequestro di un funzionario governativo. Sempre in Baluchistan, provincia che confina con Afghanistan e Iran, sono attivi diversi gruppi separatisti che di recente hanno intensificato gli attacchi contro obiettivi governativi e contro i gasdotti che attraversano la regione ricca di giacimenti metaniferi e altre risorse minerarie.

    Mauritania, esercito uccide tre presunti terroristi
    L'esercito della Mauritania ha fatto saltare stamani un veicolo imbottito di esplosivo alle porte della capitale Nouakchott, uccidendo le tre persone che si trovavano a bordo. Lo rendono noto fonti militari. Il veicolo "tentava di infiltrarsi nella capitale per compiere degli attentati", secondo la fonte. Il mezzo "è stato individuato a 12 km dall'entrata sud di Nouakchott e preso di mira da un obice di una unità speciale dell'esercito". L'esplosione, molto forte, è stata udita in diversi quartieri della capitale. Alcuni militari sono rimasti leggermente feriti.

    Vescovi Ue: rammarico per il mancato voto sulle persecuzioni contro i cristiani
    La Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, si è pronunciata ieri pomeriggio su quella che ha definito una spiacevole riluttanza da parte del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue ad assumersi la responsabilità di firmare un chiaro documento di condanna delle persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze nel mondo. I 27 non hanno trovato l’accordo lunedì scorso su un testo che ricalcava la Risoluzione del Parlamento europeo, come pure la Raccomandazione del Consiglio d’Europa, giunte pochi giorni prima. La Comece nel suo forte comunicato ricorda che “gli attacchi recenti ai cristiani non sono fatti isolati, ma che piuttosto le statistiche documentano che la maggioranza degli attacchi alla libertà religiosa riguarda cristiani”. Inoltre, la Comece sottolinea come tutto ciò era ben documentato e trattato nei pronunciamenti del Parlamento europeo (20 gennaio) e del Consiglio d’Europa (27 gennaio). Ricordando che “il dovere di difendere i diritti fondamentali e tra questi la libertà religiosa viene espresso chiaramente nei Trattati dell’Ue e in molte dichiarazioni ufficiali”, la Comece afferma: “Ci aspettiamo che l’Ue metta in atto azioni concrete per mettere in pratica questi principi”. Del margine di azione possibile, dopo il rinvio della decisione dei ministri Ue, Fausta Speranza ha parlato con l’on. Luca Volontè, capogruppo dell’Udc alla Camera del Parlamento italiano e componente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa:

    R. - Certamente, è una pagina buia per il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, una pagina buia per l’Europa a 27. Si arena l’iniziativa del Parlamento europeo, che ha chiesto direttamente al Consiglio dei ministri dell’Unione Europea di fare un gesto. Non si arenano, invece, gli impegnativi richiami e le impegnative raccomandazioni che il Consiglio d’Europa ha fatto ai 47 Paesi membri, dei quali sono parte anche i 27 dell’Unione Europea. Quei Paesi dell’Unione Europea che fanno parte del Consiglio d’Europa devono allora rispondere agli impegni che l’Assemblea parlamentare ha chiesto loro di assumersi in prima persona.

    D. - Dunque, in concreto, cosa dovrebbe essere fatto contro la persecuzione dei cristiani e in difesa di questo principio di libertà religiosa?

    R. - Diffondere materiale che illustri, anche ai Paesi dell’Unione Europea, quanto siano dannosi gli stereotipi anticristiani e la cristianofobia ormai dilagante in Europa, porre nelle relazioni bilaterali tra i singoli Paesi europei e i Paesi del Medio Oriente - in qualsiasi tipo di accordo, anche commerciale - il tema fondamentale della libertà religiosa e, in particolare, della libertà e della difesa dei diritti religiosi dei cristiani. Inoltre, attuare una politica di asilo che preveda anche la caratteristica della libertà religiosa e della conversione al cristianesimo come uno degli elementi fondamentali per dare il diritto di asilo. Mi sembrano questi - diciamo così - i tre pilastri fondamentali davanti ai quali i Paesi dell’Unione Europea, nonostante il fallimento, non possono nascondersi.(mg)

    Ancora paura nel Queensland: si avvicina il ciclone Yasi
    Ore di paura nel nordest del Queensland, con l'avvicinarsi del catastrofico ciclone Yasi, che promette di essere il più violento nella storia dell'Australia e che si dirige verso la costa punteggiata di cittadine turistiche, prospicienti la Grande barriera corallina. Secondo le ultime previsioni meteo, Yasi raggiungerà la terraferma verso la mezzanotte locale (le 15 in Italia), mantenendo l'intensità di categoria 5, la più alta, paragonabile a quella dell'uragano Katrina. Il ciclone Yasi, il cui fronte si estende per 650 km, sarà accompagnato da venti di 290 km l'ora, piogge torrenziali e alluvioni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 33

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